La morte è di vitale importanza

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Palazzo "MAGGI" -

Nogara (VR)

INCONTRO DI RIFLESSIONE

LA SOGLIA: "La Morte e di vitale Importanza"

4 Aprile 2004

tratto da: http://www.gianobifronte.it/


PERCORSO DELLA GIORNATA: • •

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Saluti iniziali - Introduzione. Esercizi dinamici: Massaggio ai piedi Dentro e fuori dal cerchio Esercizio di sintonizzazione e di introduzione al tema. Condivisione. Il tema della giornata: Le nostre certezze. La morte è di vitale importanza: solo parlandone ci si può preparare! Esercizio di interiorizzazione e meditazione (I) Esercizio di interiorizzazione e meditazione (II)

Pranzo in comunione

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“Herbie” Esercizio di interiorizzazione e meditazione (III) Commento al film “Patch Adams” Condivisione delle esperienze personali: Cerchio di Luce Saluti finali. I brani proposti durante gli esercizi sono tratti da: Omraam Mikhaël Aïvanhov – Pensieri Quotidiani Anthony de Mello – Alle sorgenti Seminario “Vivere il morire” – Pierluigi Cocco, don Sergio Messina Mitch Albom – I miei martedì col professore Og mandino – Il più grande venditore del mondo

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OGGI Il PRIMO GIORNO IN CUI PREPARO IL RESTO DELLA MIA VITA!

tratto da: http://www.gianobifronte.it/


Un uomo è disteso al suolo: lo vediamo e possiamo pure toccarlo. Ma è morto, qualcosa di invisibile l’ha abbandonato, questo qualcosa che lo faceva camminare, amare, parlare, pensare, e voi potete deporre al suo fianco tutti gli alimenti e tutti i tesori del mondo dicendogli. “Tutto questo è per te, rallegrati!” niente da fare, non si muove. Come si può allora mettere in dubbio l’esistenza del mondo invisibile? Il mondo visibile - il corpo – è nulla se non è animato, sostenuto dal mondo invisibile. Dietro il visibile si deve sempre cercare l’invisibile. Se il mondo esiste per noi, se noi possiamo vedere il cielo, il sole è grazie a questo principio invisibile in noi, che ci permette di scoprirli, attraverso questi strumenti visibili che sono i nostri occhi. Se questo principio invisibile non ci fosse, i nostri occhi non ci servirebbero a niente, non vedremmo niente. Il mondo visibile non è che il contenitore del mondo invisibile, senza il quale non potremmo conoscere nulla di ciò che esiste attorno a noi. Ciò che noi chiamiamo vita è semplicemente l’alternarsi della vita e della morte. Quando ci svegliamo al mattino, sul piano fisico nasciamo, ma moriamo sul piano astrale; la sera, quando ci addormentiamo, moriamo sul piano fisico, ma nasciamo sul piano astrale. Allo stesso modo, quando un essere umano viene sulla terra, nasce qui, ma muore nell’altro mondo; qui è accolto con esclamazioni di gioia e musica, ma dall’altra parte si segue il suo funerale. Al contrario, quando un uomo muore qui, lo si accompagna con le marce funebri, pianti e ci si veste a lutto, mentre dall’altra parte è accolto con gioia, perché quelli che lo ricevono dicono: “Finalmente ritorna!”. …(……).… La legge rimane immutabile: quello che in una regione è vita, in un’altra è morte. Quello che sparisce qui, appare altrove e viceversa.

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Per ogni cosa c’è il suo momento, il suo tempo per ogni faccenda sotto il cielo. C’è un tempo per nascere e un tempo per morire, un tempo per piantare e un tempo per sradicare le piante. Un tempo per uccidere e un tempo per guarire, un tempo per demolire e un tempo per costruire. Un tempo per piangere e un tempo per ridere, un tempo per gemere e un tempo per ballare. Un tempo per gettare sassi e un tempo per raccoglierli, un tempo per abbracciare e un tempo per astenersi dagli abbracci. Un tempo per cercare e un tempo per perdere, un tempo per serbare e un tempo per buttar via. Un tempo per stracciare e un tempo per cucire, un tempo per tacere e un tempo per parlare. Un tempo per amare e un tempo per odiare, un tempo per la guerra e un tempo per la pace. Riconosco che qualunque cosa Dio fa è immutabile; non c’è nulla da aggiungere, nulla da togliere.

Qoelet 3, 1 – 14

…. Noi diciamo che l’ora della morte non può essere prevista. Ma quando diciamo questo, immaginiamo che quell’ora si collochi in un futuro oscuro e distante. Non ci sfiora lontanamente l’idea che abbia un legame con il giorno appena cominciato o che la morte possa arrivare questo stesso pomeriggio…. Questo pomeriggio che ci appare così certo, con ogni prossima ora già stabilita e programmata…. Dal film “Final Destination” … “L’uomo muore, a qualunque età ciò accada, perché non ha altre esperienze da compiere sulla Terra. A quel punto si arresta, momentaneamente la sua evoluzione.”… … “Diciamo solo, ancora, che nessuno muore né un attimo prima né un attimo dopo di quanto gli è necessario, anche se il suo “io” può non essere d’accordo: e ciò spiega sia le lunghissime malattie che le scomparse repentine e apparentemente immotivate, almeno sotto il profilo clinico, di chi era in piena salute. Non si può mancare a questo appuntamento, che è il morire, e che significa passare dal visibile all’invisibile…..” Liberamente tratto per l’esperienza da Piero Cimatti – Abstracta

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“Non si può parlare di ciò che si teme, né si può dire qualcosa di autentico quando si è paralizzati dalla paura. Quando domina il terrore o il senso di colpa, il pensiero e la parola perdono la loro consistenza e la propria dignità. Si sciolgono come neve al sole… Non si può vivere nella paura di morire perché vita e morte sono due realtà forti, autentiche, portatrici di nascita e di valori. E la paura le distrugge, le frantuma in una miriade di atomi impazziti vaganti senza finalità.” “…. Si ha più paura della morte o più della sofferenza? Si teme più il decadimento fisico, così spesso accompagnato da impotenza, da emarginazione e da dolori lancinanti, oppure il momento della morte, il salto in quel baratro di mistero in conoscibile che ci aspetta alla fine della vita?” “Noi dobbiamo amare questa vita con tutte le nostre forze, gustandone ogni istante e non perdendone nessun momento, ma non possiamo trattenerla perché altrimenti la uccidiamo. Non possiamo trattenere la nostra vita né la vita di nessuno. Si fa violenza, cioè si dà la morte quando si obbligano gli altri a fare ciò che è bene per noi. Nessun fine può giustificare un mezzo violento.” Liberamente tratto per l’esperienza da “Vivere il morire” di don Sergio Messina

… “Ho dovuto nascere e crescere in questo modo per fare questo lavoro. Mi ci sono voluti cinquant’anni per capirlo. Cinquant’anni per rendermi conto che non esistono coincidenze nella vita, neanche le circostanze della nostra nascita, e le cose che ci sembrano tragedie non lo sono veramente, a meno che decidiamo di vederle come tali. Infatti possiamo anche considerarle opportunità di crescita, e in tal caso ci sembreranno sfide e suggerimenti di cui abbiamo bisogno per cambiare la nostra vita. Quando sei alla fine della vita e ti guardi indietro, non ai giorni facili, ma a quelli difficili, alle tempeste dell’esistenza, ti rendi conto che sono stati i tempi duri a farti diventare davvero quello che sei…. Uno ha detto una volta: «È come mettere una pietra in una centrifuga. Puoi scegliere tra venir fuori a pezzi o ben lucidato»…” Liberamente tratto da Elisabeth Kübler-Ross

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“La verità è, Mitch, che quando si è imparato a morire, si è imparato a vivere. Ripeto: quando si è imparato a morire, si è imparato a vivere. La maggior parte di noi va in giro come sonnambuli. Non sperimentiamo appieno il mondo perché siamo mezzo addormentati, intenti a fare cose che automaticamente riteniamo di dover fare” “E affrontare la morte cambia tutto?” “Eccome! Si strappa via la roba inutile e ci si focalizza sull’essenziale. Quando ti rendi conto che stai per morire, vedi tutto sotto una luce molto diversa. Impara a morire e così imparerai a vivere" “Morire è naturale. Noi ci sentiamo estranei a questo ciclo della natura, e solo per il fatto di essere uomini siamo convinti di essere superiori alla morte. Non lo siamo invece: tutto quel che nasce, muore.Ma siamo diversi da queste splendide piante e dagli animali. Finché riusciremo ad amarci a vicenda e a ricordarci il sentimento d’amore che abbiamo provato, potremo morire senza uscire realmente dal mondo. L’amore che si è creato resta qui. I ricordi sono ancora qui. E tu continui a vivere, nei cuori di coloro che hai nutrito, educato, o commosso, nella tua famiglia e intorno a te. Lì nello studio di Morrie la vita scorreva un giorno prezioso dopo l’altro. Eravamo seduti vicini, a pochi centimetri dall’ultimo acquisto, un macchina per l’ossigeno (….) “Tutti sanno che si deve morire”, ripeté Morrie, “ma nessuno ci crede veramente. Se lo facessimo, agiremmo in modo diverso” “Così non prendiamo sul serio la morte” dissi. “Proprio così. Mentre c’è un approccio migliore, ed essere preparati in ogni momento. In questo modo ci si può impegnare di più nella vita mentre la si vive.” “Come si può essere preparati a morire?” “Facendo come i buddhisti: Ogni giorno avere un uccellino sulla spalla che ti chiede: ‘è oggi il giorno? Sono pronto? Sto facendo tutto quel che è necessario fare? Mi sto comportando come la persona che voglio essere?’” (Liberamente tratto da Mitch Albom – I miei martedì col professore) tratto da: http://www.gianobifronte.it/


“«Saremo sempre schiavi della paura della morte finché penseremo di essere corpi dotati di un’anima e dimenticheremo che siamo esseri spirituali che stanno facendo un’esperienza corporea.» Questa frase di Teheillard de Chardin mi ha fatto molto riflettere: se penso di essere un corpo con un’anima, tutte le mie richieste saranno sul corpo… …ma se penso di essere un Essere Spirituale che sta facendo un’esperienza corporea, tutte le mie richieste saranno sullo spirituale!!!!” Don Sergio Messina

Se vuoi fare felice qualcuno, diglielo oggi in vita, amico, in vita! Se desideri mandare un fiore non aspettare che muoia: mandalo oggi in vita, amico, in vita! Se desideri dire ti voglio bene alla gente della tua casa o all’amico vicino o lontano in vita, amico, in vita! Non visitare Pantheon né riempire le tombe di fiori riempi di amore i cuori in vita, amico, in vita!

Don Sergio Messina

Amico, spera di trovare la verità finché sei vivo. Gettati a capofitto nell’esperienza finché sei vivo! Pensa… e pensa ancora…. finché sei vivo. Quello che chiami ‘salvezza’ appartiene a un tempo Che è prima della morte. Se non spezzi le catene finché sei vivo, pensi forse che lo faranno i fantasmi?

(Liberamente Tratto da Kabir, poeta mistico indiano del XV secolo – da “Nel Grembo del Buddha” di Gavin Harrison)

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“La morte è già venuta insieme con la tua nascita; dal momento in cui sei nato hai già cominciato a morire. Supponiamo che tu abbia venticinque anni; dunque sei già morto da venticinque anni. In realtà muori istante dopo istante, secondo dopo secondo. Perché allora tanta paura della morte? Alla fine è inevitabile. Che tu muoia oggi o fra cent’anni , non potrai sfuggirle. Perché rimanere tanto turbati? La morte non è che l’annientamento del corpo materiale: appena il corpo smette di funzionare e torna a mischiarsi con i cinque elementi della natura materiale, l’essere vivente si riveste di un altro corpo, determinato dagli atti della sua esistenza passata e delle loro conseguenze. Questo cambiamento del corpo è del tutto simile all’incedere di un uomo per la strada: egli fa un passo, poi quando è sicuro che il piede posato a terra è stabile, solleva l’altro piede. Così i corpi cambiano l’un dopo l’altro e l’anima trasmigra. Guarda con quale attenzione il bruco passa da un rametto all’altro!….” Da “Il Libro di Krishna”

Abbi fiducia, non occorre lottare: siamo tutti parte della totalità. Sorgiamo come onde sull’oceano della totalità e di nuovo ci dissolviamo in quell’oceano. Per un istante godiamo la luce del sole e il vento e poi scompariamo. Ci ergiamo nella bellezza, nella Gioia e nella danza E danzando ci dissolviamo nella bellezza e nella Gioia. Vivi con gioia infinita e con Gioia infinita muori. A questo ti invito a gran voce, ma tu devi uscire alla luce del sole, devi farti coraggio e uscire dall’oscura caverna del tempo, dalle vecchie abitudini, uscire da tuo lungo, lungo, lungo sonno. E quando ti sei svegliato la vita è una danza, un canto, beatitudine, benedizione. Osho tratto da: http://www.gianobifronte.it/


VIVRÒ QUESTO GIORNO COME FOSSE L’ULTIMO DELLA MIA ESISTENZA. ….Vivrò questo giorno come se fosse l’ultimo della mia esistenza. Questo giorno ha un valore incalcolabile per me. Non sprecherò una goccia della vita che mi si offre oggi. Non sprecherò neanche un momento del mio tempo per lamentarmi di ciò che mi è successo ieri. Il passato non ritorna, è sepolto per sempre,e quindi non ci penserò più. Vivrò questo giorno come se fosse l’ultimo della mia esistenza…. Questo giorno è tutto ciò che ho E questi istanti sono per me l’eternità. Saluto questo giorno con gioia e riconoscenza perché è un grande dono per me. Quante persone questa mattina non possono salutare, come invece posso fare io, la luce del sole! Sarà che hanno completato la loro missione e invece la mia è ancora incompleta? Questa potrebbe essere un’ulteriore opportunità per diventare ciò che so di poter essere! Vivrò questo giorno come se fosse l’ultimo della mia esistenza. Quella che chiamo la mia vita non è altro che una misura di tempo. Se non uso bene il tempo che mi si offre oggi distruggo l’ultima pagina di vita che mi si offre. Vivrò intensamente ogni minuto che mi viene offerto oggi, ma soprattutto lo vivrò con amore, perché il suo valore è incalcolabile. Vivrò questo giorno come fosse l’ultimo della mia esistenza. Compirò oggi i doveri di oggi. Oggi accarezzerò i miei figli, fintanto che sono giovani; domani essi se ne andranno, e io pure. Oggi abbraccerò le persone che condividono la mia vita, e le bacerò dolcemente: domani loro se ne andranno e io pure. Oggi aiuterò un amico nel bisogno; domani non potrà più chiedere aiuto, e io non potrò più udire la sua voce. Oggi offrirò me stesso al sacrificio e mi dedicherò al lavoro; domani non avrò nulla da dare, e non ci sarà nessuno a ricevere. tratto da: http://www.gianobifronte.it/


Vivrò questo giorno come fosse l’ultimo della mia esistenza. Assaporerò questo giorno fino all’ultima goccia di esperienza, e ne sarò riconoscente….. …Vivrò questo giorno come fosse l’ultimo della mia esistenza. E se non lo è, cadrò in ginocchio e dirò: “Grazie!” (liberamente tratto da “Il più grande venditore del mondo” di Og Mandino e adattato da Giambattista & Grazia)

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“GODO DEL PRESENTE OGNI GIORNO!” – HERBIE

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Elisabeth Kübler-Ross: Domande e risposte sulla morte e il morire La morte è di vitale importanza L’anello della vita La morte e i bambini

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Don Sergio Messina: Vivere il morire Senza rancori, rimpianti e rimorsi

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Mitch Albom: I miei martedì col professore Ken Wilber: Grazia e grinta Gavin Harrison: Nel grembo del Buddha Cesare Boni: Dove va l’anima dopo la morte? Lev N. Tolstoj: La morte di Ivan Il’ič Sushila Blackman: Volo nell’infinito (L’ultimo insegnamento)

SE IO AVESSI CINQUE SOLI GIORNI DA VIVERE, COME LI VORREI TRASCORRERE? E CON CHI? … PERCHÉ QUINDI QUESTE COSE NON LE FACCIO

ORA?

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Quando al maestro Zen cinese del X secolo, Dasui Fazhen, fu chiesto: “Come starai nel momento in cui arriverà la morte?” egli rispose prontamente: “Quando mi viene servito il tè, prendo il tè; quando mi viene servito un pasto, prendo un pasto”

“Ogni notte, quando vado a letto, muoio. E l’indomani mattina, quando mi sveglio, nasco di nuovo.”

Mahatma Gandhi

Il ricordo più vivido di oggi…..

La sensazione più forte di oggi…..

L’emozione più intensa di oggi….

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Lentamente muore Lentamente muore chi diventa schiavo dell’abitudine, ripetendo ogni giorno gli stessi percorsi, hi non cambia la marcia, chi non rischia e cambia colore dei vestiti, chi non parla a chi non conosce. Muore lentamente chi evita una passione, chi preferisce il nero su bianco e i puntini sulle “i” piuttosto che un insieme di emozioni, proprio quelle che fanno brillare gli occhi, quelle che fanno di uno sbadiglio un sorriso, quelle che fanno battere il cuore davanti all’errore e ai sentimenti. Lentamente muore chi non capovolge il tavolo, chi è infelice sul lavoro, chi non rischia la certezza per l’incertezza, per inseguire un sogno, chi non si permette almeno una volta nelle vita di fuggire ai consigli sensati. Lentamente muore chi non viaggia, chi non legge, chi non ascolta la musica, chi non trova grazia in se stesso. Muore lentamente chi distrugge l’amor proprio, chi non si lascia aiutare, chi passa i giorni a lamentarsi della propria sfortuna o della pioggia incessante. Lentamente muore chi abbandona un progetto prima di iniziarlo, chi non fa domande sugli argomenti che non conosce, chi non risponde quando gli chiedono qualcosa che conosce. Evitiamo la morte a piccole dosi, ricordando che essere vivo richiede uno sforzo di gran lunga maggiore del semplice fatto di respirare. Soltanto l’ardente pazienza porterà al raggiungimento di una splendida felicità.

Pablo Neruda

tratto da: http://www.gianobifronte.it/


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