STRADA â—? PISTA â—? MOUNTAIN BIKE â—? CICLOCROSS â—? MASTER â—? CICLOTURISMO â—? GRANFONDO â—? BMX
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Il Presidente della Repubblica Napolitano ha evidenziato i valori storici e sociali della Corsa Rosa
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CENTO DI QUESTI ANNI
L’OMAGGIO DEL QUIRINALE
ROMA INCORONA IL RUSSO DENIS MENCHOV DEGNO VINCITORE DEL GIRO D’ITALIA DEL CENTENARIO DAVANTI A DANILO DI LUCA AL TERMINE DI UNA SFIDA AVVINCENTE SAN • A San Giustino assegnati i titoli italiani crono • Granfondo-show a MondovÏ e Predazzo
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• Capolavoro del tricolore Damiano Caruso: stacca tutti a Faenza e spodesta l’iridato Malori nel 14° Giro Pesche Nettarine • Il veronese Alessandro Mazzi finisseur nell’internazionale di San Vendemiano • Nel Città d’Ascoli XCO la spunta Lamastra in volata 1-06-2009 15:47:35
PROFESSIONISTI 92° Giro d’Italia, il russo primo davanti a un grandissimo Di Luca e un ottimo Pellizotti di Massimo Rodi
A NOVECENTO METRI dal traguardo finale, con Menchov caduto malamente sui sanpietrini della Passeggiata Archeologica, la classifica finale del Giro del Centenario poteva essere riscritta, annullando, di fatto, quello che 3500 km di corsa avevano fino ad allora codificato: dalle Dolomiti, San Martino di Castrozza, Alpe di Siusi (botta e risposta Di Luca - Menchov); alla crono delle Cinque terre (il russo fa il bis); agli arrivi in salita di Monte Petrano (l’impresa di Sastre) e Blockhaus (quella di Pellizotti e il crollo di Sastre); il Vesuvio, ancora Sastre e quei 4” rubati da Danilo ad alimentare quella fiammella di speranza definitivamente spentasi ad Anagni, con lo “schiaffo” di un belga della Vallonia, Gilbert (di lingua madre francese: quasi un segno del destino). Ma non sarebbe stato giusto, e quell’urlo entusiastico sollevatosi dai supporter del campione abruzzese - che in quel preciso momento vedevano la possibilità per il loro eroe di riconquistare, e definitivamente, la maglia rosa - è rimasto strozzato in gola. Giustamente, aggiungiamo noi, perché Menchov era saldamente primo non solo
Il trionfo di Menchov La crono di Roma, con un tocco di vera suspense, magnifico sigillo ad una corsa spettacolare come mai negli ultimi anni. Il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano ha salutato i ciclisti
L’ABBRACCIO TRA MENCHOV E DI LUCA (FOTO SIROTTI)
nel confronto a distanza con Di Luca, ma stava portando a casa un ulteriore successo di tappa, a conferma di una superiorità tecnica ed agonistica indiscutibile. Quindi, onore al meri-
Il grazie del presidente della FCI, Renato di Rocco
AL TERMINE della spettacolare cronometro di Roma che ha incoronato il russo Denis Menchov, il Presidente della Federazione Ciclistica Italiana Renato Di Rocco ha rilasciato la seguente dichiarazione: “L’abbraccio di Roma è l’ultima immagine consegnata dal Giro d’Italia del Centenario alla nostra memoria. La coreografia più degna per esaltare i significati umani, culturali e storici di questo evento tanto amato dal nostro popolo. Abbiamo visto un mare di gente lungo tutto il percorso che, nel solco della tradizione, ha toccato grandi città, attraversato paesaggi di incantevole bellezza, luoghi sacri dell’arte,
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MENCHOV E DI LUCA, I DUELLANTI - Il loro è stato un confronto entusiasmante. Dieci giorni in maglia rosa il russo, sette l’abruzzese. Due vittorie di tappa l’uno, (Siu-
ma anche terre ferite e di forte disagio sociale. Altri milioni di spettatori hanno potuto seguire la corsa dai teleschermi grazie agli eccezionali servizi offerti dalla Rai. Ancora una volta il Giro ha espresso, insieme a un grande spettacolo sportivo, i valori legati da sempre alla promozione turistica e alla solidarietà. Ricordo, tra i tanti, il progetto promosso d’intesa con il Ministero degli Esteri. La vicenda agonistica è stata pari alle attese. Ci ha tenuti fino all’ultimo con il fiato sospeso. Alla fine ha incoronato un vincitore di rango, ma tutti meritano il plauso, perché hanno gareggiato al meglio delle loro possibilità e senza risparmio. E’ soprattutto grazie ai corridori, al loro sudore, al loro coraggio e alla loro fatica se il Giro è diventato nel corso di un secolo patrimonio della nazione da custodire e da difendere. Lo testimonia l’alto omaggio del Presidente della Repubblica agli atleti e allo staff organizzativo della RCS, che ringrazio anche a nome di tutto il ciclismo italiano”.
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“Il Giro d’Italia patrimonio della nazione”
to per Menchov, terzo ciclista russo a vincere il Giro d’Italia, dopo Evgeniy Berzin nel 1994 (davanti a Pantani e Indurain) e Pavel Tonkov due anni dopo (con Zaina e Olano sul podio).
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FRANCO PELLIZOTTI (FOTO SIROTTI)
si e la crono di Riomaggiore), due l’altro (San Martino di Castrozza, Pinerolo) diversi i distacchi - e ovviamente questo ha fatto la differenza in classifica - medesima la determinazione e la grinta. Che entrambi hanno usato a piene mani per
non cedere l’uno per primo davanti all’altro. Perché la guerra sottile era quella di vedere il cedimento fisico e mentale dell’avversario prima che questi vedesse il proprio. E in questo Menchov è superiore a Di Luca. Tessendo con abilità la tela del
ragno nella quale Danilo, alla fine, si è avviluppato, con la frenesia e la rabbia di chi cerca di ribellarsi a un destino segnato. Tappa dopo tappa, fino alla sfinimento delle energie - che ad Anagni si è visto non solo mentali - mentre Menchov lo segui-
va, passo passo, con furbizia, ma mostrando anche capacità di lottare e di mettere a frutto al cento per cento le sue qualità di attendista. Come in un duello tra pugilatori, il tecnico ha avuto la meglio sul combattente - per semplificare Apollo Creed contro Rocky Balboa - ma è stato quest’ultimo a far sognare i tifosi e a guadagnarne il consenso. E dal punto di vista della popolarità nessun dubbio che Di Luca è stato il vero vincitore di questo Giro, ancora più di quello effettivamente vinto nel 2007. E’ stato battuto sul campo, ma senza mai abbassare la testa, commettendo qualche piccolissimo errore per generosità, soprattutto quando aveva sulle spalle il peso di un pronostico che tutta l’Italia voleva fosse rispettato. Menchov è stato un mostro di regolarità che non esaltato nessuno, ma non ha sbagliato nulla, dimostrando di essere, oltreché forte a cronometro e solido in salita, mentalmente lucidissimo. La Rabobank l’ha assistito al meglio - il dramma di Horillo ha colpito tutti, ma principalmente gli olandesi
Il Presidente della Repubblica rende onore al Giro
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L’omaggio di Napolitano
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E’ STATA la ciliegina sulla torta di un Giro che ha raccolto il favore e il consenso di un vasto pubblico. E tra questi il presidente Giorgio Napolitano, che dopo le premiazioni ufficiali, ha accolto i corridori sul piazzale del Quirinale. Cordiale, fuori dal protocollo, è andato incontro ai ciclisti per stringere loro le mani, consapevole della sofferenza di chi ha corso per quasi 3.500 km. A Denis Menchov ha consegnato il Trofeo del Centenario e in perfetto russo ha pronunciato un: «Come stai dopo la caduta?» che ha sorpreso non poco la maglia rosa. Quell’«adesso bene», appena sussurrato da Menchov col sorriso sulle labbra, ha confermato quanto il Presidente fosse informatissimo sul Giro, che ha seguito per quanto ha potuto con co-
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stanza. Ha chiesto al patron Angelo Zomegnan di riferirgli dell’Abruzzo, della gente. Ha posato per una foto ricordo con Sastre, Pellizotti, Visconti, Scarponi, Garzelli, Menchov, Di Luca, Petacchi, Bruseghin e Basso. Con Di Luca si è intrattenuto sul «carattere dei suoi conterranei abruzzesi». Carolien Gehrels, vice sindaco di Amsterdam, e gradita ospite del nostro Paese, ha formulato complimenti per l’organizzazione del Giro e per la bellezza dei posti che l’Italia ha esportato - grazie alle immagini televisive - in tutto il mondo, confermando la loro intenzione di “ organizzare una cronometro bella come quella di Roma”. Proprio da Amsterdam partirà il Giro edizione 2010, e a Napolitano, che aveva manifestato il de-
siderio di tornarci in visita entro i prossimi due anni, ha offerto l’invito ad assistere proprio alla partenza della corsa rosa. Occasione che il nostro presidente, da appassionato di ciclismo, non lascerà cadere. M.R.
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- ma rispetto ai rivali, il livello medio era inferiore. Ciò nonostante ha retto il confronto e anche di più sulle Dolomiti, ha limitato i danni nella CuneoPinerolo, ma quando è venuto il suo terreno - la crono delle Cinque Terre - ha dato la paga a tutti. Lì ha costruito la vittoria finale, lì ha gettato le basi perché sul Monte Petrano, il Blockhaus e il Vesuvio, il confronto si limitasse a un duello col solo Di Luca. Gli altri avversari, da Pellizotti, a Basso, a Garzelli, Sastre Armstrong non sono stati certo di contorno. I due capitani della Liquigas hanno provato anche nella tappa del Vesuvio a capovolgere e sorti del Giro. Basso per primo, poi ha capito che era meglio aiutare Pellizotti a prendere la piazza d’onore e a consolidare il terzo posto del podio. Il varesino ha dimostrato che non è ancora quello che era prima della squalifica, e giustamente ha dato appuntamento alla Vuelta con l’ambizione dichiarata di vincerlo. Il friulano ha mostrato grande personalità - il Blockhause l’ha confermato - e forse ha patito la coabitazione, ma il suo è
stato un Giro magnifico. Garzelli è stato un’autentica spina nel fianco per tenacia e voglia di emergere: la maglia verde è il giusto premio alla combattività espressa e anche se è mancata la vittoria un ruolo da protogonista se l’è ritagliato con gli interessi. Carlos Sastre ha fatto mirabilie ma la cotta sul Blockhouse è calato come una mannaia sulle sue ambizioni finali. Restano le grandi imprese sul Monte Petrano e sul Vesuvio, e la certezza che al prossimo Tour di certo il duello con Menchov ripartirà con grande accanimento. Delusione anche da parte di Leipheimer che evidentemente non ha le stimmate del campione che altri non si sa perché gli attribuiscono. Come ha deluso Armstrong per il quale però si è data più importanza all’impatto mediatico che all’effettiva forma fisica e mentale. Peraltro, la frattura alla spalla, aggiunta all’assenza sulle strade di oltre tre anni, sono stati ostacoli di non poco conto. E’ stata ammirevole la sua tenacia, ma l’Armstrong dei record era altra cosa. Col segno meno la prova di Simoni, ma l’orgoglio del vecchio campione si è rivisto sul Vesu-
GARZELLI E BASSO (FOTO SIROTTI)
SASTRE E ARMSTRONG (FOTO SIROTTI)
lore laddove la sofferenza è pane quotidiano. Un giro che nel festeggiare il centenario e nel saluto finale del Presidente della Repubblica lancia un messaggio dall’alto valore simbolico, quasi ad emblema dell’unità nazionale. E lo fa con la voce e le gesta dei campioni e dei gregari, di uno sport da sempre nel dna del popolo italiano. Un filo sottile che lega passato e presente, che non ha timore del suo futuro perché le sue radici sono salde e profonde. Come la storia del nostro Paese.
Classifica finale 1. Denis Menchov (Rus, Rabobank) in 86h 03’ 11” 2. Danilo Di Luca (Ita, LPR Brakes - Farnese Vini) a 41” 3. Franco Pellizotti (Ita, Liquigas) a 1’59” 4. Carlos Sastre (Spa, Cervelo Test Team) a 3’46” 5. Ivan Basso (Ita, Liquigas) a 3’59 6. Levi Leipheimer (USA, Astana) a 5’28” 7. Stefano Garzelli (Ita, Acqua & Sapone - Caffe Mokambo) a 8’43” 8. Michael Rogers (Aus, Team Columbia - Highroad a 10’01” 9. Tadej Valjavec (Slo, AG2R La Mondiale) a 11’13” 10. Marzio Bruseghin (Ita, Lampre - N.G.C.) a 11’28”
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vio; Cunego non è mai entrato in sintonia con la corsa e probabilmente non tiene tre settimane di gara. Restano negli occhi i duelli tra Cavendish e Petacchi, la doppietta di Scarponi, l’exploit di Bertagnolli e Konovalovas, le qualità di Boasson Hagen e Gilbert, due talenti in grandissima crescita. Comunque tutti i ciclisti hanno onorato questo Giro, bello come mai così negli ultimi anni. Un autentico spot sulle meraviglie naturali ed artistiche del Bel Paese. Un giro capace di portare gioia e ca-
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