SABATO 4 LUGLIO 2009 ANNO 134 - N. 157
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Stati Uniti
L’accusa «Rovina la Roma» I politici con Totti
Independence day, riapre la Statua della Libertà Fu chiusa dopo l’11 settembre. New York in festa
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di Sconcerti e Valdiserri a pagina 51
di Alessandra Farkas a pagina 27
più il prezzo del quotidiano
TRA INTERESSI E DIRITTI UMANI
Berlusconi prepara il summit: riforma delle regole per l’economia globale
LA MANO TESA DI HU ALL’EUROPA
Nuove scosse, paura all’Aquila P «Ma nessun rischio per il G8»
di SERGIO ROMANO
EURO 1,50
La riforma
ROCESSO CIVILE DA OGGI MENO LENTO E PIÙ GIUSTO di ANGELINO ALFANO
tagna, è un pugile che combatte al di sotto del suo peso. Dai referendum falliti del 2005 siamo quasi sempre una somma di indecisioni, tentennamenti ed egoismi nazionali. I cinesi lo sanno, ma si servono di una bugia per dirci che il mondo ha bisogno dell’Ue e che gli europei farebbero bene a rendersene conto. Affinità culturali? Antica amicizia? No, le ragioni, grazie al cielo, sono più concrete e attuali. La Cina non desidera un mondo americano. Visto da Pechino il nuovo presidente è meglio del suo predecessore ma è pur sempre il capo di una potenza imperiale. La crisi del credito ha messo in evidenza i rapporti di reciproca convenienza che uniscono il creditore cinese al debitore americano, ma ha contemporaneamente dimostrato a Pechino quanto sia pericoloso legare il proprio destino alle imprevedibili politiche degli Stati Uniti. Desidera una Europa forte perché preferisce un mondo multipolare in cui vi siano forze capaci di contenere e controllare la debordante potenza americana. Con le sue parole Hu Jintao ci ricorda che esiste uno spazio vuoto e che spetta a noi riempirlo. Tende la mano a una Europa debole e divisa nella speranza che il gesto la incoraggi ad accantonare le sue beghe e i suoi bisticci per fare infine una politica conforme ai suoi interessi e alle sue ambizioni. Se ne avrà il coraggio, la Cina sarà il suo «partner strategico». Dovremmo forse, per raccogliere l’invito, rinunciare ai nostri principi in materia di diritti umani? Credo piuttosto che l’Ue sarà più ascoltata e rispettata a Pechino di quanto non siano i singoli Paesi quando fingono di credere che un occasionale incontro con il Dalai Lama abbia dato un contributo alla soluzione della questione tibetana.
PIETER ASPE il quadrato della vendetta
SetteGiorni
LE FIGARO
A 5 EURO FINO AL 31 LUGLIO
di Francesco Verderami
L’idea di un sabbatico dopo il vertice dei Grandi
I
n molti prevedono una sorpresa per Silvio Berlusconi in vista del G8, in pochi conoscono la sorpresa che sta preparando il premier dopo il G8. Perché è vero che attende con ansia il vertice dei Grandi, «non vedo l’ora che si tenga e che tutto vada per il meglio». Poi sparirà, puff, «sparirò per un lungo periodo, per rigenerarmi». Il Cavaliere disbrigherà le ultime incombenze. Forse già nei ritagli di tempo della prossima settimana convocherà il Consiglio dei ministri per il varo del Dpef.
ALLE PAGINE 2 E 3
Bagnoli, Foresta Martin, Roncone, Valentino
CONTINUA A PAGINA 3
La nomina del quindicenne Hussein
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Fazi Editore
Meno lento e più giusto. Con multe per i ritardi, maggiori competenze per i giudici di pace e sanzioni per chi farà perdere tempo ai magistrati. A PAGINA 25
Università
COSÌ LEGHEREMO I FINANZIAMENTI A QUALITÀ E MERITO di MARIASTELLA GELMINI
Contro la fuga dei cervelli dal nostro Paese occorre far crescere qualità e merito. E’ a questo che legheremo i finanziamenti del governo alle università. A PAGINA 8
Afghanistan Battaglia tra forze Nato e talebani
Kamikaze contro i parà Due feriti nella Folgore
Il principe ragazzino erede di re Abdallah di FRANCESCO BATTISTINI
Re Abdallah II di Giordania ha nominato suo erede il figlio maggiore, Hussein Bin Abdallah: nella foto in alto da bimbo; nel tondo oggi, quindicenne. A PAGINA 19
Sempre più alta la tensione in Afghanistan sotto i colpi dell’offensiva dei marines americani. I 4000 soldati Usa stanno avanzando lungo un fronte di 90 chilometri, cercando di prendere il controllo della fascia meridionale della valle del fiume Helmand. Intanto, in vista delle elezioni del 20 agosto, tutti i militari sono mobilitati: ieri 600 parà della Folgore hanno condotto un’operazione nella valle di Musahi, mentre nell’ovest, a 20 chilometri da Farah, gli uomini della Folgore hanno subito un nuovo attacco suicida: due militari sono rimasti feriti in modo leggero. Il ministro La Russa ha confermato l’invio di altri 500 soldati per garantire lo svolgimento delle elezioni. ALLE PAGINE 14 E 15
Nese e Olimpio
Legge sulla sicurezza IMMIGRAZIONE E POLEMICHE
Il Vaticano: da noi nessuna critica Dopo le accuse di monsignor Marchetto, la precisazione della Santa Sede. La Cei: l’ordine pubblico non basta. di GIOVANNA CAVALLI A PAGINA 5
LA MAPPA DI COMUNI E PROVINCE
Ecco dove la sinistra dice sì alle ronde Da Padova all’Emilia Romagna, le amministrazioni di centrosinistra e il via libera ai «cittadini per la sicurezza». di PAOLO FOSCHI A PAGINA 6
L’identikit Trentenne, armato di coltello, aspetta le vittime di notte in garage
Roma, l’incubo dello stupratore seriale Lo scrittore
Premio Strega, quel voto in più che mi ha rovinato la vita di RAFFAELE LA CAPRIA
un’estate piena di s ASPE ns
Nuova forte scossa di terremoto: torna la paura all’Aquila a pochi giorni dal G8. La gente è uscita da case e uffici e si è riversata in strada. Ha tremato anche la sede del summit. La Protezione civile: «Nessun rischio». Proseguono intanto i preparativi per il vertice dei Grandi. Il presidente del Consiglio Berlusconi promette, per l’occasione, il varo di «nuove regole per l’economia globale». E poi: «Entro l’autunno, tra settembre e novembre, verranno costruiti alloggi antisismici per 15 mila persone».
Giannelli
«Pieter Aspe è il Simenon fiammingo».
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Poste Italiane Sped. in A.P. - D.L. 353/2003 conv. L. 46/2004 art. 1, c1, DCB Milano
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ella intervista del presidente cinese Hu Jintao al Corriere di ieri vi sono i tradizionali ingredienti retorici con cui si confezionano le dichiarazioni, i brindisi e i comunicati congiunti che accompagnano le visite internazionali: affinità culturali, rispetto reciproco, antica amicizia, interessi comuni, futuro migliore, sfide globali da affrontare insieme. Vi è anche un cenno al Rinascimento e vi sarà immancabilmente, in qualche brindisi, un riferimento a Marco Polo, nume tutelare dell’amicizia italo-cinese ogniqualvolta i due Paesi desiderano celebrare i loro rapporti. Ma vi è anche un passaggio sull’Europa che non è convenzionale e merita attenzione. Hu Jintao dice che «le relazioni sino-europee hanno superato le difficoltà e le vicissitudini precedenti e sono tornate nel binario normale». Pensa al Tibet e all’incontro di qualche leader europeo con il Dalai Lama, ma non lo dice e preferisce venire al sodo della questione dichiarando che «Pechino ha attribuito grande importanza ai rapporti con l’Ue e la considera come una delle priorità della sua politica estera». E aggiunge, per maggiore chiarezza: «La Cina sostiene il processo di integrazione europea e accoglie con soddisfazione il suo ruolo sempre più utile e rilevante negli affari internazionali». Queste ultime parole contengono una cortese bugia. Non è vero purtroppo che il ruolo dell’Ue sia «sempre più utile e rilevante». Nonostante qualche sprazzo di encomiabile decisionismo (la missione militare in Libano, l’intervento nella crisi georgiana, la reazione iniziale alla crisi del credito), l’Unione europea, per rovesciare una espressione di John Major a proposito della Gran Bre-
Quest’anno il vincitore dello Strega ha vinto per un solo voto. Nel 1961 capitò anche a me, davanti a Giovanni Arpino e a Fausta Cialente. Dopo la vittoria, tutti i giurati mi dissero: «Non fosse stato per me, non avresti vinto un bel niente». Mi sentii come inseguito da una schiera di creditori... A PAGINA 41
Trentenne, armato di coltello, incappucciato: in quattro mesi avrebbe stuprato nove ragazze a Roma. L’ultima l’altra notte alle 2.30, nel garage seminterrato di un villino tra l’Ardeatina e l’Eur. La vittima ha fornito un identikit: corporatura media, italiano con accento romano. Il sindaco Alemanno: «E’ un mostro che opera in città, chi sa parli». A PAGINA 24
Sacchettoni
Rock
Gli Oasis: «U2 assurdi, tutta politica poca musica» di ANDREA LAFFRANCHI A PAGINA 45
Ortles Cevedale Un’estate sui ghiacciai Solda, Trafoi, Santa Caterina e Bormio
IN REGALO LA CARTINA INEDITA
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Sabato 4 Luglio 2009 Corriere della Sera
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Sport Il ritorno
Ciclismo Parte la Grande Boucle Contador è il favorito numero 1 Ma il texano lancia la sua sfida
Dieci anni e un giorno dopo la sua prima maglia gialla, Lance Armstrong torna a correre il Tour de France che ha vinto 7 volte (Hertzog/Afp)
Via al Gp de France Dalla F1 alla bici
Su quella salita non vi invidio di FELIPE MASSA
V
ivo a Monaco e ogni tanto mi ritrovo ad andare in bicicletta per le strade dove, una volta l’anno, posso correre al volante della mia Ferrari di F1. La bici per noi piloti è un ottimo strumento di allenamento e, soprattutto d’inverno, mi capita di percorrere anche parte del tracciato che oggi costituisce la prima tappa del Tour de France. Ovviamente non vado veloce come i professionisti ma anche loro, forse, penseranno per un momento a quanto possono andare forte le monoposto di F1 all’uscita del tunnel. Considerate che lo scorso 25 maggio ho fatto il giro più veloce della gara, completando i 3,340 km della pista in 1’15’’154, alla rispettabile media di 159,991 km all'ora. È vero che ad aiutarmi c'erano gli oltre 700 cavalli della F60 ma vi assicuro che tenerli a bada in quelle stradine non è affatto facile, soprattutto se si pensa che uscendo dal tunnel si sfiorano i 280 Km/h e, pochi metri dopo, si raggiungono i 290, la velocità massima di tutto il tracciato. Poi, in un batter d'occhio, si preme con tutta la forza che si ha nel piede per fare la chicane sinistra destra e invidierò un po' i ciclisti che non dovranno frenare in quel punto perché per loro non ci saranno i cordoli ad indirizzarli: ripetere per 78 volte di seguito una decelerazione di 4 G in pochi metri è piuttosto faticoso. Non li invidierò invece quando si arrampicheranno su verso Beausoleil: per loro si tratterà di una salita facile, abituati come sono ad ascese ben più dure mentre per me già si tratta di qualcosa di impegnativo. Ho una grande ammirazione per i ciclisti. Quando li vedi impegnati in salita sotto il sole o sotto la neve, aggrappati al manubrio della loro bicicletta vedi davvero nei loro occhi una determinazione assoluta a non arrendersi, a sconfiggere la fatica fisica. Per questo voglio fare a tutti i partecipanti al Tour un grande in bocca al lupo e spero di ritrovarli in corsa il prossimo 26 luglio. Credo che per un ciclista che affronta una corsa come questa già arrivare a completarla sia una grandissima impresa.
DAL NOSTRO INVIATO
MONTECARLO — Lusso, sicurezza, entusiasmo. E poche domande. Il Principato sembra il posto ideale per farsi una nuova vita, anche se qualche autista in livrea, nel traffico congestionato, medita vendetta sui ciclisti. Ma chi non vuole fastidi se ne sta in barca, pronto a gettare una scialuppa anche a questa corsa: dal 2006 il motto del Tour de France è «si salvi chi può» e, non a caso, questa volta nessuno ha avuto il cattivo gusto di promettere una corsa tranquilla. A Montecarlo ci sono 500 telecamere di sorveglianza in due chilometri quadrati e un poliziotto ogni 70 persone (il triplo rispetto al resto della Francia): almeno per adesso il senso di sicurezza sembra appagato. Da oggi però la nave da crociera gialla prende il via verso il mare aperto, sperando che il tempo tenga fino a Parigi. La cronometro iniziale (15,5 km) non ha niente a che vedere con il classico prologo e promette, con il suo
Oggi cronometro a Montecarlo Armstrong tenta subito il colpo
Salita L’Astana pedala a Montecarlo (Reuters)
percorso duro e tecnico, di essere uno dei quattro-cinque momenti forti della corsa. Per l’occasione Lance Armstrong, a 10 anni e un giorno dalla sua prima maglia gialla, spiazza subito tutti: il texano, al rientro al Tour dopo 4 anni, sarà il primo a partire della sua squadra, alle 16.17. Il fido Leipheimer, molto forte a cronometro, scatterà alle 16.37. Il loro compagno (e primo avversario) Contador, terz’ultimo, si lancerà dalla pedana solo alle 19.05 e 30’’, 90’’ dopo il favoritissimo Cancellara. È chiaro che se cambierà il vento o scenderà un po’ di pioggia a spezzare l’afa monegasca, Armstrong e Leipheimer potrebbero trovarsi clamorosamente avvantaggiati. Sarebbe un colpo da maestri, ma questo Tour resterà in sospeso fino all’ultimo per-
ché per la prima volta nella sua storia la Grande Boucle salirà in montagna il giorno prima della passerella parigina: il Mont Ventoux, con il suo carico di storia, vento e caldo torrido, aspetta i corridori con in cima il biglietto vincente. Prima però ci sono tre settimane, nel complesso ben equilibrate, da gestire con grande attenzione, soprattutto nella crono a squadre (martedì 7), nel primo arrivo in salita di Andorra (venerdì 10) e nella crono di Annecy (giovedì 23).
Sulla pista della F1 Si corre su una parte del circuito della Formula 1 Ammesso anche Boonen, positivo alla cocaina
Contador è il principale favorito, perché fino a prova contraria è il più credibile dominatore delle corse a tappe. Lo spagnolo ha una squadra che mette paura agli avversari, ma che non sente sua fino in fondo: questo e l’enorme pressione («Ma a me piace essere favorito» garantisce) potrebbero indebolirlo. L’australiano Evans, secondo nel 2007 e nel 2008, spera che il caldo di un Tour decisamente «sudista» gli sciolga di dosso l’etichetta di eterno piazzato. Il lussemburghese Andy Schleck, secondo al Giro 2007, è il nuovo che avanza ma solo per l’età (24) e per l’aura da predestinato che lo circonda: in realtà in panchina a guidarlo c’è il solito ineffabile Bjarne Riis e in squadra c’è il fratello Frank, uno che pagava il dottor Fuentes per non meglio precisate «consulenze» di allenamento ed è stato pure assolto con tante scuse dalla sua federazione. Il russo Menchov, dopo il Giro, è sicuro di poter vincere anche il Tour, ma per ora non sono in molti a dargli credito. Sastre ha l’aria di chi ha già sbancato la lotteria e in fondo è l’unico a non aver davvero nulla da perdere: però Armstrong lo ha fatto imbestialire, sminuendo la sua vittoria del 2008. Kirchen, Gesink, Kreuziger e i nostri Nibali e Pellizotti sono tra gli outsider più interessanti: gli italiani in tutto sono appena 15, ma il campione del mondo Ballan e il neo campione d’Italia Pozzato possono lasciare il segno. Bennati ha vinto due tappe nel 2007 e ci riproverà, ma da ieri, a sorpresa, oltre a Cavendish e soci, ha un avversario in più per le volate: il belga Boonen (positivo alla cocaina ad aprile fuori competizione e quindi mai squalificato) ha vinto il ricorso e ci sarà. Il viceministro dello sport, Laporte, ex c.t. del rugby, non lo voleva ed è il primo sconfitto di questo Tour.
Paolo Tomaselli
Formula 1 Ecclestone elogia il führer in un’intervista al «Times»
«Hitler? Faceva funzionare le cose» MILANO — Dei due, quello che poteva essere sospettato di simpatie naziste era l’altro: Max Mosley, figlio di Oswald, fondatore del Partito fascista inglese e fotografato con quelle famose signorine vestite da dominatrici, se non da guardie del lager. Invece, a sorpresa, a manifestare una certa ammirazione per Adolf Hitler che «faceva funzionare le cose» è l’altro leader della Formula 1, Bernie Ecclestone. In un’intervista al Times, l’uomo che ha trasformato le corse di macchine nel più grande affare del mondo dello sport, ha dato la sua personale lettura del nazismo: «A parte il fatto che Hitler poi è stato cacciato e persuaso a fare cose che non so se voleva fare, era nella condizione di comandare molta gente e di far funzio-
Ecclestone e Hitler (Ap)
nare le cose. Alla fine si è perso e non è stato un buon dittatore perché o sapeva che le cose andavano in una certa direzione e ha insistito oppure ha lasciato che andassero così, e quindi non è stato un dittatore». Idee «bizzarre» è l’eufemismo scelto dal portavoce della comunità ebraica inglese, che si era già innervosito quando Bernie aveva detto che «in F1 ci vorrebbe un pilota donna, nera e ebrea». Ecclestone ora svela di preferire le dittature alle democrazie, «troppo deboli», «che non hanno fatto il bene di molti Paesi, Inghilterra compresa». E, su questa base, critica l’idea di esportare la democrazia a chi non ce l’ha: «Una cosa terribile supportare l’idea di cacciare Saddam. Era l’unico che poteva controllare quel Paese. Lo
stesso vale per i talebani. Noi andiamo in Paesi di cui non conosciamo la cultura. Gli americani probabilmente pensavano che Bosnia fosse una città di Miami». Tra gli uomini politici inglesi salva solo Margaret Thatcher e avanza quasi la candidatura del suo amico Mosley, non a caso definito dai team «un dittatore»: «Sarebbe un ottimo primo ministro, un vero leader». Ci manca solo questo. Mosley infatti è un’altra volta nella bufera in F1. Il suo braccio destro, Alan Donnelly, capo dei commissari di gara, si è occupato di trovare sponsor alla Manor, gestita da un amico di Mosley: il tutto mentre il team stava ancora partecipando alla gara per essere ammesso al campionato 2010.
Arianna Ravelli
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