DOMENICA 5 LUGLIO 2009 ANNO 134 - N. 158
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Milano, Via Solferino 28 Tel. 02 6339
Fondato nel 1876 La morte della popstar
Dal teatro al cinema Kim Rossi Stuart: divento Vallanzasca e poi sono pronto anche a sposarmi
Jacko, mezzo miliardo di clic Assalto al sito per i ticket dei funerali
più il prezzo del quotidiano
Intervista al presidente della Russia. «Inutili nuove sanzioni contro l’Iran»
Un manifesto, un dibattito
IL CONVITATO DI PIETRA
Medvedev: dialogo con Obama Uno scudo spaziale comune
Milano che eccelle e l’orgoglio che non c’è più
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agari le questioni sulle quali il prossimo congresso del Pd si dividerà fossero quelle descritte da Panebianco nel suo editoriale di martedì scorso! Di queste — la crisi della sinistra europea, l'incapacità di quella italiana di fare i conti col suo passato, l'amalgama non riuscito tra ex comunisti ed ex democristiani, i rapporti col sindacato, gli innesti liberali in un corpo non liberale... — si discuterà di certo, e con accenti differenti, ma non saranno le vere ragioni del contendere. È anzi probabile che saranno usate come pretesti per esprimere un dissenso profondo che serpeggia nel partito e ha a che fare con una questione del tutto diversa. Il dissenso tra chi ritiene che il bipolarismo coatto che abbiamo avuto nella Seconda Repubblica, imposto mediante leggi elettorali maggioritarie, sia stata e sia una iattura per il centrosinistra e per il Paese. E tra chi ritiene invece che sarebbe una iattura l'adozione di un sistema proporzionale senza premi di maggioranza: gli elettori non sarebbero più in grado di scegliere il governo e si ritornerebbe ai problemi della Prima Repubblica, ai governi fatti e disfatti in Parlamento. Non è un mistero per nessuno che nel Pd ci sono molti che la pensano come Casini e Tabacci: che il bipolarismo non è adatto e non fa bene al nostro Paese, ma soprattutto al centrosinistra. Ce ne sono sia sul lato ex democristiano, sia su quello ex
comunista del partito. Nel caso si tornasse al proporzionale, i destini poi si dividerebbero: i primi probabilmente si avvicinerebbero all'Udc e, insieme a non pochi transfughi dal Pdl, a coloro che oggi soffrono sotto la leadership di Berlusconi, cercherebbero di dar vita a un robusto partito centrista. I secondi resterebbero nel Pd, che a questo punto diventerebbe una cosa del tutto diversa dal suo progetto originario, dal tentativo di fusione del riformismo laico e cattolico. Diventerebbe un partito a prevalente intonazione laica e socialdemocratica, e, proprio per questo, lì sarebbero raggiunti da non pochi che vivono malamente nell'estrema sinistra e con Di Pietro. Dopo di che si svilupperebbe il gioco dei due forni: un partito di centro sempre al governo, che ora si allea con i partiti di destra, ora con quelli di sinistra. Un gioco che nella Prima Repubblica non si era mai potuto giocare perché Pci e Msi erano partiti antisistema, ed era impensabile governare con loro. Ci sono tre motivi che ostacolano l'emersione di questo conflitto profondo nel prossimo congresso. Il primo è che non si gestisce un evento simbolico di questa importanza mettendo in primo piano una spaccatura su un problema di leggi elettorali, alleanze, assetti istituzionali: spaccature difficilmente componibili, com'è questa, fanno male al morale, e il congresso come grande rito unitario è radicato nella cultura politica del partito. CONTINUA A PAGINA 17
La lettera Poste Italiane Sped. in A.P. - D.L. 353/2003 conv. L. 46/2004 art. 1, c1, DCB Milano
La Luna di Oriana Lo Sputnik e l’Apollo 13 7,90 euro
IL BIPOLARISMO E LE SCELTE DEL PD
di MICHELE SALVATI
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Oggi in edicola L’Europeo
di Giuseppina Manin a pagina 34
Persivale a pag. 23 e un ricordo di R. Walker
90 7 0 5>
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«Udc modello regionale» di Pier Ferdinando Casini e Francesco D’Onofrio pag. 16
di FABRIZIO DRAGOSEI e FRANCO VENTURINI
La partenza del Tour e il ciclista di 37 anni
«I rapporti con gli Stati Uniti hanno avuto una nuova partenza. Ho parlato con Obama della riduzione degli armamenti strategici offensivi e dello scudo difensivo: credo che insieme saremo capaci di trovare una soluzione ragionevole. Basta dare prova di moderazione». Lo dice in un’intervista al Corriere il presidente della Russia, Dmitrij Medvedev. «No a nuove sanzioni all’Iran — aggiunge il leader del Cremlino — : non servono. Piuttosto ci preoccupa la Corea del Nord, perché non ha dialogo con il resto del mondo». E sul G8: «Ci occuperemo della crisi economica, ma anche di ambiente e del problema dei Paesi poveri».
Armstrong soffre ma resiste di P. TOMASELLI
di GIANGIACOMO SCHIAVI
Buona la prima (tappa) di Lance Armstrong (nella foto) al Tour de France scattato ieri da Montecarlo. Nella cronometro di apertura, il ciclista texano è arrivato decimo a 40 secondi dal vincitore, lo svizzero Fabian Cancellara.
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ov'è Milano e dove sono i milanesi è una domanda ricorrente di questi tempi. Se l’è fatta il cardinale Tettamanzi e se lo chiedono in tanti, tra crisi identitarie e cupi pessimismi che portano a leggere il presente con gli occhi del passato, con qualche rimpianto e molta nostalgia. Ma anche se nei libri e nei dibattiti se ne celebra spesso la prematura scomparsa, Milano c'è.
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Lo scrittore mito
Gli stupri di Roma
Intervento di Benedetto XVI in vista del summit. All’Aquila nuove scosse
Umiliati dal maestro Nabokov
Un nemico con il gusto della trappola
Il Papa al G8: più etica e lavoro
di ALESSANDRO PIPERNO
di DONATO CARRISI
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Risorgo da una singolare esperienza. Ero immerso nella prefazione di Zadie Smith a Uno straniero nella terra di Lolita, libretto in cui Gregor von Rezzori racconta un viaggio sulle tracce di Humbert e Lolita (gli struggenti eroi nabokoviani!). CONTINUA ALLE PAGINE 28 E 29
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In realtà l’ha già fatto. Decine, forse centinaia di volte. Ripetendo sempre lo stesso rituale, completandolo di nuovi elementi, imparando dall’esperienza. È diventato ciò che è esercitandosi nella fantasia. Prima nel segreto del suo cuore e della sua mente. CONTINUA A PAGINA 21
Lettera-appello a Berlusconi. «Aiutate i Paesi poveri» Monito del Pontefice ai Grandi della Terra: «Gli aiuti ai Paesi poveri vanno aumentati e non ridotti: i provvedimenti per uscire dalla crisi economica abbiano una valenza etica». A pochi giorni dal G8 di L’Aquila, Papa Benedetto XVI ha indirizzato una lettera al premier Silvio Berlusconi. «Con la stessa forza con cui Giovanni Paolo II chiese il condono del debito estero — scrive il Pontefice — vorrei anch'io fare un appello affinché l'aiuto allo sviluppo, soprattutto quello rivolto a valorizzare la risorsa umana, sia potenziato».
Giannelli
VICENZA
Scontri al corteo dei no global di MARISA FUMAGALLI A PAGINA 5 Arachi
«TESTO MODIFICABILE»
Intercettazioni Alfano apre di GIANNA FREGONARA
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Breda, Roncone, Torno, Vecchi
A PAGINA 14 Bianconi
Cambio di volti in Rai, debutta l’annunciatore maschile di colore
Benvenuto in tv, signorino buonasera di ALDO GRASSO
Esordisce oggi in televisione il primo annunciatore maschile. Dopo 56 anni di volti femminili, la tv pubblica lancia Livio Beshir e segna così la fine dell’era delle «signorine buonasera». Beshir ha 32 anni ed è un italiano di origini egiziane. Per diventare il «signorino buonasera» ha faticato: si è laureato con lode in Scienze della comunicazione, è giornalista pubblicista, ha vinto una borsa di studio Erasmus in Scienze sociali alla Sorbonne, ha studiato tecniche recitative al Living Theatre, ha lavorato in teatro, tv, cinema e pubblicità. A PAGINA 24
All’interno
Le vittime del disastro sono 22
L’uomo sparito di Viareggio Un giallo nella tragedia di Viareggio: sono state identificate le 22 vittime dell’esplosione del treno, ma un uomo è sparito senza lasciare tracce. A PAGINA 20
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Domenica 5 Luglio 2009 Corriere della Sera
Sport
Cancellara, la prima maglia gialla Lo svizzero Fabian Cancellara riceve la prima maglia gialla del Tour 2009 e i complimenti dal principe Alberto di Monaco. Il corridore è al terzo successo nei cronoprologhi al giro di Francia dopo quelli del 2004 e del 2007. Ieri si è imposto sui 15,5 km del tracciato alla media di 47,6 km/h
Ciclismo La crono di Montecarlo accende la Grande Boucle Vince Cancellara, Nibali è 9˚, Contador si conferma favorito Ma la notizia è che l’americano, 10˚, sarà ancora tra i protagonisti
DAL NOSTRO INVIATO
MONTECARLO — Quindici minuti in giallo e tre ore da spettatore: per (ri)provare l’effetto che fa e per studiare bene la griglia di partenza. Lance Armstrong si tuffa tra i primi (alle 16.17) sperando, da buon vecchio tiranno, che dopo di lui scenda il diluvio. Non succede (per soli trenta minuti...), ma va bene lo stesso. Il cowboy giallo chiude al decimo posto la cronometro iniziale del Tour sulle strade deluxe del Principato: il bilancio è in attivo, considerato che il favorito, Alberto Contador, è 22’’ davanti a lui e l’ultimo vincitore, Carlos Sastre, è dietro di 26’’, mentre il re del Giro, Denis Menchov, scivola addirittura a 51’’. La prima maglia gialla, come ampiamente prevedibile, se la prende lo svizzero Fabian Cancellara, 28 anni, che fa il tris dopo i prologhi del 2004 e del 2007. «Sono felice e sono pronto per tre settimane durissime — dice Armstrong — ma qualche secondo prima di me è arrivato un certo Kreuziger: è il figlio di un corridore con cui ho gareggiato!». Il tempo passa, al Tour debuttano pure due giapponesi e la fotografia di Lance, in un esercizio tecnico come la cronometro (su un percorso dove, ha detto, «nel 2005 avrei distrutto i miei avversari»...), non è ovviamente quella di una volta: impacciato in qualche curva in discesa e incapace di riprodurre la frequenza di pedalata che era il suo marchio di fabbrica, il vecchio campione si piazza per qualche minuto in testa, davanti ad avversari senza pretese, poi cede la sedia di leader a un giovane tedesco (Tony Martin) e subito dopo festeggia il primato virtuale dell’amico Leipheimer.
Ordine d’arrivo 1ª tappa del 96˚ Tour: giro di Montecarlo (cronometro di km 15,5) 1. F. Cancellara (Svi/Saxo Bank ) 19’32’’ (media 47,600 km/h) 2. Contador (Spa) a 18’’ 3. Wiggins (Gb) a 19’’ 4. Kloeden (Ger) a 22’’ 5. Evans (Aus) a 23’’ 6. Leipheimer (Usa) a 30’’ 7. Kreuziger (Cze) a 32’’ 8. Martin (Ger) a 33’’ 9. Nibali a 37’’ 10. Armstrong (Usa) a 40’’ 18. A. Schleck (Lux) a 1’ 21. Sastre (Spa) a 1’06’’ 23. Ballan a 1’10’’ 35. Bruseghin a 1’17’’ 53. Menchov (Rus) a 1’32’’ 58. Pereiro (Spa) a 1’33’’ 102. Pozzato a 1’54’’ 180. Hutarovich (Biel) a 3’51’’ Quest’anno al Tour non ci sono abbuoni; per questo, l’ordine d’arrivo della prima tappa vale anche come classifica generale. Oggi la 2ª tappa Seconda tappa da Monaco- Brignoles: 187 km (per sprinter). Diretta su Raidue dalle 13.45
Freccia Armstrong sulle strade del Principato (Reuters/Cristel)
La sfida di Lance Armstrong supera il test e avvisa la concorrenza «Sono felice e pronto per tre settimane durissime» Alla fine, i compagni dell’Astana davanti ad Armstrong saranno tre, perché pure il tedesco Klöden non vuole cedere nemmeno un metro al nemico di sempre. Tre secondi prima di Armstrong arriva anche il messinese Vincenzo Nibali, subito all’altezza del suo obiettivo: finire tra i primi dieci a Parigi. «Era un percorso molto tecnico — spiega Lance — e prendere il ritmo è stato difficile, ma allo stesso tempo stimolante. Il tracciato è sta-
to magnifico per il pubblico e anch’io mi sono divertito. Mi sentivo bene, ma forse ero un po’ nervoso e ho sprecato qualche energia di troppo. Quando ho visto che ero in testa non mi sono fatto illusioni perché gli specialisti
sono un’altra cosa. Questa comunque per me è una nuova partenza: sono contento di essere qui». Anche i francesi, al di là delle polemiche e dei proclami, possono essere soddisfatti. I centomila di Monte-
Il texano «Su un percorso così, quattro anni fa avrei distrutto tutti gli avversari»
L’italiano Nibali: «Potevo rischiare di più, però sono qui per la classifica e l’inizio è buono»
ma è molto buona. I rapporti con i miei compagni sono ottimi, siamo qui per vincere». Già, ma con certi squali nello stesso acquario è meglio mettere subito in chiaro le cose: Benjamin Noval, gregario di Alberto fatto fuori dal Tour, in un’intervista non a caso ha sparato sul team manager Bruyneel, sostenendo che l’Astana è una polveriera pronta ad esplodere. Sarà, però l’unico che non bagna il cerino sul traguardo del porto monegasco è l’au-
carlo (un po’ meno del previsto) seguono ogni movimento di Armstrong: per criticarlo o per urlargli, come invasati, «go Lance go». E lui in effetti va, con umiltà e dignità, anche se Contador, davanti all’occhio attento del suo amico Fernando Alonso, sembra già un’altra cosa, efficace e leggero nonostante tutta la pressione della vigilia sulle spalle: «Sono strafelice — sorride Alberto —. Mi ha battuto solo un campione come Cancellara e la mia for-
Baseball Più applausi che fischi per Ramirez, tornato dopo 50 partite di squalifica per uso di steroidi
Bamboccione Manny, il baro che piace DAL NOSTRO INVIATO
SAN DIEGO — L’America, recita l’antico luogo comune, non sopporta quelli che barano, i cheaters, e riserva loro l’oblio, spesso attraverso i secoli (classico esempio: gli «otto uomini fuori» dei fenomenali Chicago White Sox che vendettero le finali di baseball 1919 e restano tuttora banditi dalla Hall of Fame e dagli albi dei record, il soprannome di «calze nere» appeso ai loro destini come una maledizione). Ma l’altra notte Manny Ramirez dei Los Angeles Dodgers, battitore 37enne dominicano che rientrava dopo una maxi-squalifica di 50
Saluto Manny Ramirez saluta i tifosi: dopo 50 partite di squalifica è tornato a giocare (Ap/Ignelzi)
partite per uso di steroidi, ha avuto gli applausi dei fan piovuti sulla vicina San Diego, dove i Dodgers giocavano in trasferta contro i Padres, davvero pochi fischi, e
la benevolenza di moltissimi commentatori. I Dodgers hanno vinto fuori casa 6-3, Manny ha giocato male, ma non conta: applausi ripetuti dallo stadio Petco Park, che si chiamerà anche come una catena di negozi per animali domestici ma è tanto bello e moderno e serenamente aperto alle famiglie da commuovere gli italiani abituati ai nostri fatiscenti, poco sicuri impianti sportivi. Il commentatore Bill Plaschke del Los Angeles Times ha preso la parola prima del match sulla radio della Espn per fare un po’ di chiarezza: perché, si è domandato, Barry Bonds (battitore dopato) e Sammy So-
sa (battitore con mazza cava non regolamentare) sono stati massacrati da media e fans e Ramirez no? Perché Ramirez, quando ha giocato qualche partita nelle leghe minori durante la squalifica, ha attratto folle da tutto esaurito? «Perché Bonds è antipatico, arrogante, maltratta tutti da sempre e per lui non c’è mai stata simpatia», ha spiegato Plaschke. «Manny fa il bamboccione, scherza, ride, ha le trecce rasta, e i fan gli perdonano tutto. Poi è forte, e può finalmente portare avanti i Dodgers, verso le World Series». E quello è l’importante, se conta solo vincere.
Matteo Persivale
LE SCOMMESSE VICINO A TE
Tennis: Wimbledon Oggi la Finale Maschile! Partite
Testa a Testa
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Roddick
Federer
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Set Betting
3-0
3-1
3-2
2-3
1-3
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GIOCO SICURO
Sport 37
Corriere della Sera Domenica 5 Luglio 2009
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Golf, in Norvegia Diana Luna vince ancora
MILANO — (m.d.f.) Secondo successo consecutivo per Diana Luna, che ha replicato nel Sas Ladies Masters a Lavrik, in Norvegia, il successo ottenuto la settimana scorsa nell’Irish Open. È la prima volta che una giocatrice italiana infila una doppietta nel circuito professionistico europeo. Il trionfo delle golfiste
l’ordine di merito europeo. Buone notizie anche dal fronte maschile dove i fratelli Molinari lottano nelle prime posizioni: nel Challenge Tour Edoardo è al 5˚ posto a Luterbach (Svizzera), a soli due colpi dai leader. Francesco Molinari, con 208 colpi, è 11˚ nell’Open de France in corso a Guyancourt, vicino a Parigi.
italiane è stato completato dal terzo posto della veronese Veronica Zorzi, staccata di due colpi dalla vincitrice. Con il successo ottenuto in Norvegia (il terzo della sua carriera da professionista) la giocatrice romana ha portato a 138.849 euro il totale dei premi guadagnati nella stagione, cifra che le consente di guidare
Tennis Batte in due set la sorella Venus e polemizza con la russa e la Wta
La polemica
Serena regina senza trono «E ora datemi il numero 1» Terzo titolo a Wimbledon però in vetta resta la Safina DAL NOSTRO INVIATO
Il borsino
Alberto Contador secondo a 18’’ (Reuters)
Carlos Sastre ha chiuso 21˚ a 1’06’’ (Ansa)
Vincenzo Nibali si è piazzato 9˚ a 37’’ (Afp)
Denis Menchov è arrivato 53˚ a 1’32’’ (Reuters)
straliano Evans, rimasto incollato a Contador e Klöden. Andy Schleck (a 42’’ dallo spagnolo) e Sastre (a 48’’) non sono degli specialisti contro il tempo e sapevano già di dover inseguire. Il russo Menchov invece conferma il suo rapporto tormentato con la Francia e di fatto, con 1’13’’ di ritardo dal favorito, può già dire addio al sogno di una doppietta con il Giro. Nibali e Kreuziger, compagni e amici, possono invece puntare sul fattore sorpresa: «Sono contento — dice il siciliano — ma ho anche qualche rammarico perché potevo rischiare qualcosa di più in discesa. Però sono qui per fare classifica e la partenza è stata buona. Voglio vedere fin dove posso arrivare». Il viaggio dentro se stessi può cominciare: sui campi di golf di Brignoles può andare in buca anche una fuga. Ma gli sprinter lucidano i loro ferri pronti a fare centro.
Paolo Tomaselli
LONDRA — «È contro di lei che voglio sempre giocare, perché significa che il sogno è diventato realtà». Il sogno di Compton: due ragazze nel ghetto, racchette tra le mani dove altri tengono pistole. I campi pubblici, case popolari. Partire da lì e arrivare al centrale di Wimbledon, al Royal box. Venus Williams l’aveva detto ancora alla vigilia dell’ottava finale familiare di uno Slam. La pensa così, ora che è Serena ad alzare il Rosewater Dish? Malgrado delusione e malinconia, Venus è incapace d’invidia, tanto meno con sua sorella «che ha giocato il suo tennis migliore; io non ho rimpianti». La favorita perde, viva la favorita. Il party esclusivo delle sorellone (vincitrici del doppio: 7-6, 6-4 a Stosur-Stubbs) ha un finale, se non a sorpresa, per lo meno contrario alle aspettative, perché, sottolinea Serena — e non è perfidia, ma naturale assenza di freni inibitori —, «questo è il prato di Venus». Si tratta, in fondo, dell’eterna parabola della cicala e della formica. Venus era arrivata fin qua svolazzando, senza mollare un set alle avversarie, muovendosi con leggiadria sebbene apparisse come una testimonial del dottor Gibaud con la fasciatura che le avvolgeva il ginocchio sinistro (per cui non cerca scuse). Serena, la sorella più giovane, la fashion designer che vorrebbe essere l’eroina di un blockbuster hollywoodiano, aveva traballato, combattuto, infine ballato sotto i colpi della Dementieva, ma quel match point salvato contro la russa è stato come uno spartiacque, la summa di un trattato sull’arte di vincere. In finale è lei a condurre, con una percentuale devastante al servizio: 94% dei punti conquistati con la prima palla, 71 con la seconda. Un solo passaggio a vuoto, 15-40 nell’ottavo gioco
Tutti contro Ecclestone pro Hitler: «Un idiota»
In ginocchio La felicità di Serena Williams: Wimbledon è suo per la terza volta (Epa/Penny)
In tv alle 15 «Mirka vuole che nostro figlio mi veda giocare». Roger Federer promette di stare tra di noi a lungo, intanto oggi tenterà di vincere il suo sesto Wimbledon. Significherebbe il titolo numero 15 di uno Slam, record assoluto. Per il bookmaker non c’è match: per vincere una sterlina giocando Federer, bisogna metterne 8. Roddick sta a 5. Però tra le donne era favorita Venus... Finale femminile S. Williams (Usa) b. V. Williams (Usa) 7-6, 6-2 Finale maschile Oggi ore 14 (le 15 in Italia, diretta Sky Sport 3): Roddick (Usa)-Federer (Svi). Precedenti: 2-18
del primo, ma risolto con due servizi vincenti e due ace (12 in totale). Per il resto solo dominio, con un’ingannevole staticità esibita come trappola per la sorella. Serena è sempre al posto giusto, fa correre Venus, sbaglia pochissimo. È solida, inavvicinabile. Venus può solo difendersi, la sua è una lenta agonia che si protrae fino al quarto match point, quello decisivo. Il duca di Kent, ormai da anni senza la povera duchessa,
L’ironia «Preferisco essere la n. 2 e conquistare gli Slam. Complimenti a Dinara: ha vinto Roma e Madrid!» Il record «Incredibile: sono a quota 11 Major, uno in più ed eguaglierò il mio idolo Billie Jean King»
premia Serena che si presenta per il suo giro stampa-tv con una maglietta maliziosa. C’è una coppa con il numero 1 una scritta ad altezza seno: «State guardando i miei titoli?». (la metà di titles ha un chiaro significato). Nessun doppio senso sui numeri: 11 Slam, a uno da Billie Jean King. «È incredibile, lei è uno dei miei idoli, ma io gioco per me, che sia la più grande o no». Serena si autodefinisce «psycho». «Sono un po’ pazza, so che è difficile avere rapporti con me». Da oggi sarà difficile averne con Dinara Safina. «Preferisco essere la n.2 e vincere gli Slam. Io credo che chi ha tre Major in 12 mesi debba essere n.1, ma alla Wta hanno altre idee. Comunque Dinara ha fatto un duro lavoro per essere n.1. Ha vinto Roma e Madrid». E con una fragorosa risata ha suggellato un’altra amicizia in meno. Del resto questo è il marchio di fabbrica Williams. Un meraviglioso individualismo familiare, di cui gli altri sono solo spettatori. O, al massimo, comprimari.
Roberto Perrone
MotoGp A Laguna Seca lussazione alla clavicola per lo spagnolo e botta all’anca per Stoner. Rossi è secondo
Pole e paura per Lorenzo: cade, si fa male ma corre DAL NOSTRO INVIATO
LAGUNA SECA — Questo è un circuito terribile, che non perdona nessuno. Lo hanno capito ieri, sul finire delle qualifiche, prima Jorge Lorenzo e poi Casey Stoner, sbalzati improvvisamente di sella come cowboy al rodeo. Casey se l’è cavata con una botta all’anca destra: alla fine delle prove si muoveva nel paddock già sulle proprie gambe. A Jorge, che a inizio turno era già caduto proprio alla stessa curva, è invece andata peggio. Quando ha provato a rialzarsi zoppicava vistosamente ed è stato trasportato al centro medico del circuito: i raggi x hanno evidenziato una sublussazione alla clavicola destra e una contu-
Programma MotoGp Warm up Ore 18.40 italiane Gara Ore 23 italiane In tv Diretta su Italia 1, dalle 23 Classifica 1. Rossi 131 2. Lorenzo 126 3. Stoner 122 In volo La caduta di Lorenzo (Ipp dalla tv)
sione al piede destro vicino al metatarso, ma secondo il dottor Claudio Costa Lorenzo oggi potrà correre. Valentino Rossi, che si è piazzato al secondo posto fra Lorenzo e Stoner, ha una sua spiegazione per quanto accaduto: «Il problema è che abbiamo a disposizione solo gomme di mescola unica: se non stai attento a portarle in temperatura si rischia di cadere nelle curve in appoggio a destra». Una questione sicurezza che forse andrà affrontata con la Bridgestone al più presto. I due incidenti sembrano fare di Rossi, che aveva faticato sia venerdì che ieri mattina, il naturale favorito della corsa di oggi. Lorenzo, prima di farsi male, aveva conquistato la
pole, confermandosi il più in palla di tutti e azzardando una previsione che sembrava su misura per se stesso: «Sento che qualcuno potrebbe andare in fuga a metà gara». Ora invece bisognerà vedere in quali condizioni si presenterà al via su una pista che già nel 2008 lo aveva visto cadere al primo giro. Stoner, da parte sua, aggiunge problema a problema, visto che i guai fisici comparsi a Barcellona e ad As-
L’enigma Il Dottor Costa: «Jorge sarà alla partenza». C’è un problema-sicurezza con le Bridgestone?
sen qui in California sono addirittura cresciuti. «Sta sempre peggio», ammettono alla Ducati: gli mancano le forze, si stanca in un attimo, braccia e avambracci bruciano, la testa è pesante. «Non ho alcun sintomo fino a che non mi sento fisicamente esausto — spiega Stoner, sempre pallido e tirato —. A questo punto oltrepasso rapidamente un punto di equilibrio...». I medici lo stanno curando con delle flebo perché Casey non vuole prendere antibiotici. In Ducati si è deciso di sottoporlo a un check-up completo prima del Sachsenring. L’ultimo che poteva permettersi di cadere era proprio lui. Laguna Seca, invece, non ha avuto pietà.
Alessandro Pasini
MILANO — Il giorno dopo l’intervista al Times, la domanda tra chi frequenta la Formula 1 è una sola: ma come può un uomo come Bernie Ecclestone straordinariamente furbo e in genere accorto, dall’umorismo cinico a volte di cattivo gusto («vorrei una donna pilota, nera ed ebrea», detta per riparare a «amo le donne che stanno in cucina vestite di bianco come gli altri elettrodomestici») ma più spesso ironico, a essersi lasciato andare a tante scempiaggini su Hitler che «sapeva far funzionare le cose», «che era nella condizione di comandare molte persone» e che forse è stato «persuaso a fare ciò che ha fatto»? Perché il giorno dopo è esattamente come chiunque, Bernie compreso, poteva aspettarsi: una bufera di critiche e rimproveri da tutto il mondo. Dalla risposta piena di understatement dell’associazione dei deputati ebrei («Opinioni bizzarre. Ecclestone dice che non è portato per la politica. Tendiamo a dargli ragione») al duro commento del Jewish Chronicle («O è un idiota o è moralmente schifoso»), alla secca replica dell’esponente dei Labour che parla di «totale ignoranza della storia». Il modo migliore per prepararsi alla trasferta in Germania, dove giovedì farà tappa il Circus e dove l’attenzione al tema dell’Olocausto è sempre molto alta. L’intervista di Bernie è così improvvida da suscitare sui siti di F1 persino tentativi di interpretazione, alla ricerca di messaggi nascosti e scopi ultimi: «Che voleva dire davvero? Forse voleva dare del ‘‘dittatore’’ a Max Mosley»?, che in quel modo era stato definito da Luca di Montezemolo e dagli altri numeri 1 dei team. «O forse voleva preparare la strada politica a Max» che, «sarebbe un ottimo primo ministro»? Dietrologie inutili: quelle devono essere proprio le opinioni di Bernie. E così parrebbe sentendo uno dei giornalisti del Times che l’ha intervistato: «Doveva pur sapere che quanto diceva era per lo meno controverso, ma l’esposizione era impassibile più che apertamente provocatoria. Sembra considerare Hitler come un passante, uno troppo debole per fermare l’Olocausto».
a. rav.