Il Corriere della Sera 1 Giugno 2009

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LUNEDÌ 1 GIUGNO 2009 ANNO 48 - N. 21

In Italia

Milano, Via Solferino 28 Tel. 02 6339

Del lunedì

La «gauche Carlà» invade l’Eliseo Sarkozy adotta gli amici della moglie

6,90 euro più il prezzo del quotidiano

Vertice a Washington il 15 giugno. Oggi la bancarotta di General Motors Appello di Luigi ai media

IL VOTO TIEPIDO PER L’EUROPA

Berlusconi incontra Obama «Nuove regole per la finanza»

Il premier: lasciate in pace i miei figli

Silvio Berlusconi e Barack Obama si incontreranno a Washington il 15 giugno. Si parlerà di G8 e di «nuove regole dell’economia e della finanza mondiale».

Silvio Berlusconi ha detto che con la vicenda delle foto scattate nella sua villa in Sardegna è stato «toccato il fondo: basta intrusioni nella sfera privata». Il premier ha anche parlato dei tre figli più giovani «che non hanno in alcun modo preso posizione rispetto alla separazione dei genitori e credo che nessuno debba permettersi di interpretare arbitrariamente il loro apprezzabile riserbo». Anche il più piccolo dei ragazzi, Luigi, è intervenuto: «Non coinvolgetemi, non voglio essere strumentalizzato». DA PAGINA 5 A PAGINA 9

C

on l’Europa ci succede un po’ quello che succedeva a Sant’Agostino col tempo: se non gli chiedevano cos’era, credeva di saperlo, ma quando glielo chiedevano gli sembrava di non saperlo più. Il forte ma vago senso di appartenenza all’Europa — a una civiltà comune e ben distinta non solo da quelle di altri continenti, Asia o Africa, ma anche, sia pure in modo assai più sfumato, da quella americana sua discendente — non si lascia definire. Non certo soltanto, ma forse anche per questo il voto per il Parlamento Europeo, nonostante la campagna elettorale, è generalmente euroscettico. È un voto tiepido, perché si elegge un Parlamento che non è proprio veramente tale, nella pienezza dei suoi poteri; nel quale in linea generale non si varano le leggi da cui più dipende il nostro destino. Gli eletti non potranno decidere, almeno direttamente, se pagheremo più o meno tasse, se potremo fare il testamento biologico o no, se la nostra Costituzione sarà o no sfregiata. In Italia ci si interessa alle prossime elezioni europee pensando non tanto all’Europa, quanto alle ripercussioni che esse avranno sulla politica interna del nostro Paese. Pochi pensano a ciò che, nonostante i limiti che purtroppo vincolano il Parlamento Europeo, gli eletti possono comunque fare in tanti settori, promuovendo o ostacolando misure di grande importanza, lavorando al compimento dell’Unione Europea, che prima o dopo — piuttosto dopo che prima, purtroppo — doPoste Italiane Sped. in A.P. - D.L. 353/2003 conv. L. 46/2004 art. 1, c1, DCB Milano

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www.corriere.it CorrierEconomia Nord, il voto delle imprese

Francia e potere

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vrà divenire la nostra più forte realtà e i cui poteri si spera saranno un bel giorno più importanti, per tutti, di quelli dei singoli governi nazionali, così come oggi il governo dell’Italia mi interessa più di quello della mia pur amata Regione Friuli-Venezia Giulia. Ma pochi pensano realmente con passione all’Europa, come invece pensavano e sentivano i suoi padri fondatori. In un articolo uscito l’1.5.2009 sul «Piccolo», Ferdinando Camon riportava, ad esempio, alcune dichiarazioni che il ministro Brunetta avrebbe rilasciato a una Miss Veneto poi non ammessa fra le candidate al Parlamento: secondo tali dichiarazioni, il Parlamento Europeo «non conta niente». L’affermazione attribuita al ministro Brunetta è importante, perché sembra riflettere un atteggiamento diffuso, forse anche fra i candidati al Parlamento stesso. Si ha l’impressione che molti di essi conoscano molto meglio i problemi italiani di quelli europei che, se eletti, avranno la responsabilità di affrontare e cercare di risolvere. Si ha l’impressione, nonostante tante nobili e vaghe dichiarazioni programmatiche, che numerosi candidati al Parlamento Europeo, prima di leggere ad esempio l’articolo di Ivo Caizzi sul «Corriere», non sapessero esattamente che cosa ha fatto la legislatura europea ora trascorsa, di che cosa si è occupata, quali problemi — tariffari, etici, sociali — ha trattato, con successo o meno, e quali problemi concreti attendono al varco la legislatura europea che inizierà tra poco.

Pubblico&Privato

CONTINUA A PAGINA 12

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Molte donne con figli grandi tornano a cercare le passioni

Il commento

PREPARIAMOCI ALLA CADUTA DEI QUALCOSISTI

Codice. Si tratta, ha spiegato lo stesso Berlusconi, di un «codice che eviti il ripetersi di una crisi internazionale come quella che stiamo vivendo». ALLE PAGINE 2 e 3 Marro, Pica, Valentino

di GIUSEPPE DE RITA

I

l lungo inverno annunciato come il peggiore della nostra storia è passato, portando guai minori del previsto e inducendo molti a scivolare verso le vacanze estive e a rinviare al rientro la presa di coscienza dei problemi più stringenti.

Lupo Rattazzi

«Fiat-Chrysler, l’impegno degli Agnelli» di ALDO CAZZULLO ALLE PAGINE 2 E 3

Il bodyguard di Veronica: pettegolezzi inventati di RICCARDO ROSA e GIANNI SANTUCCI A PAGINA 6

Cisgiordania Fatah contro Hamas

Battaglia e morti tra i palestinesi Gelo Israele-Usa

Il trionfo di Menchov L’addio di Ancelotti di GIAN LUIGI PARACCHINI

di MARIO SCONCERTI

Il Giro d’Italia del centenario chiude a Roma. Il russo Menchov cade all’ultimo chilometro, poi si rialza e alla fine trionfa. Un’ovazione anche per Di Luca, secondo. ALLE PAGINE 40 E 41 Tomaselli

Il giorno dell’addio. Ultima di campionato, Ancelotti (nella foto, con Maldini) porta il Milan in Champions senza preliminari e lascia la panchina a Leonardo. ALLE PAGINE 34 E 35 Bocci, M. Colombo, Costa

di Francesco Alberoni

ta avvenendo un profondo cambiamento del rapporto fra sesso e amore nelle diverse età della vita. Nel passato le ragazze avevano i primi rapporti sessuali verso i diciott’anni con l’innamorato, mentre i maschi facevano le loro prime esperienze con le prostitute. Nelle ragazze il sesso era legato all’amore, nei maschi separato. Oggi le ragazze hanno le prime esperienze a tredici, quattordici anni con i coetanei. Amore e sesso perciò si sono avvicinati, ma questi amori adolescenziali, anche se emotivamente molto intensi, sono fragili, di corta durata. Fra i venti ed i trent’anni maschi e femmine sono impegnati nello studio, nella carriera, cambiano città e lavoro, viaggiano, desiderano divertirsi. Hanno

Santanchè: è il suo compagno

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La giornata sportiva

L’età cambia amore e sesso A 50 anni emozioni più vere S

Giannelli

numerose esperienze amorose ma è difficile che vi si abbandonino totalmente, che ne facciano la loro principale ragione di vita. Molti rinviano il matrimonio e il momento di avere figli. Spesso le donne sognano un uomo ideale e che le ami in modo appassionato e che sia loro fedele. Ma fanno fatica a trovarlo perché anche gli uomini sono gelosi e loro hanno cambiato spesso partner. Quasi tutte poi si sposano, o convivono ed hanno figli, ma le coppie sono spesso fragili. Proprio questa fragilità e l’aumento del numero dei single fanno sì che molte donne, quando hanno figli grandi, tornano a cercare l’amore. E possono farlo perché grazie alle diete, alla ginnastica, alle cure ormoniche, alla chirurgia este-

Sei persone sono morte in Cisgiordania in un conflitto a fuoco tra poliziotti palestinesi e militanti di Hamas. Alla fine sul terreno sono rimasti tre agenti (altri due hanno riportato ferite gravi), il padrone di casa e i due integralisti che i poliziotti volevano arrestare: Mohammad Samman, 34 anni, il capo Hamas delle brigate Qassam per la Cisgiordania del Nord, e il suo vice Mohammad Yassin. Era dalla primavera del 2007 che Fatah e Hamas non si affrontavano con tanta violenza. ALLE PAGINE 14 E 15

Nessun ferito

Afghanistan: attacco agli italiani di MICHELE FARINA

Una base italiana in Afghanistan è stata attaccata con mortai e armi automatiche dai talebani. I paracadutisti hanno risposto al fuoco. Nessun ferito tra gli uomini della Folgore.

Battistini e L. Cremonesi

A PAGINA 16

Il cardinale Una pagina sul Corriere ogni mese tica restano biologicamente giovani e belle. Alcune, imitando i maschi ricchi e le dive del cinema, cercano un uomo molto più giovane ma spesso finiscono deluse, gelose ed ansiose. Ma perché lo fanno? Che cosa attrae in una persona giovane? Un corpo più muscoloso o un seno più eretto? No, ciò che attrae è una mente fresca, libera, curiosa, aperta, senza tabù, senza inibizioni, piena di slancio vitale, che vuole divertirsi, vuole godere del nuovo. Ma queste caratteristiche esistono anche in persone che hanno più o meno la stessa età e sono affascinanti. È con loro che, liberi dai problemi dei figli e della carriera, e usando saggiamente l’esperienza, possono realizzare una intimità ed un piacere erotico di cui non erano capaci da giovani. Sono sicuro che molti si meraviglieranno di quanto dico. Ma solo perché vi sono troppi pregiudizi, troppi tabù e troppo poche ricerche sull’amore delle donne fra i quaranta e i sessant’anni. Mentre è diffuso e destinato a crescere col prolungarsi della durata della vita. www.corriere.it/alberoni

E Martini risponderà ai lettori di ARMANDO TORNO

I

l cardinale Carlo Maria Martini per un anno, a cominciare dall’ultima domenica di giugno, avrà una pagina sul Corriere della Sera. L’arcivescovo emerito di Milano, biblista di fama mondiale e interlocutore tra i più apprezzati dal mondo laico, terrà una corrispondenza. Tutti potranno inviargli le loro lettere (lui stesso indicherà quelle da pubblicare) e ne sceglierà una o più per rispondere. Lo farà con brevi riflessioni e — utilizziamo le sue parole — «con spirito di servizio per Cristo e per la Chiesa». CONTINUA A PAGINA 21

ENRICO LETTA Costruire una cattedrale

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Corriere della Sera Lunedì 1 Giugno 2009

Caduta e trionfo Il Giro a Menchov con brivido finale

ROMA — Doveva essere una passerella, è diventata un duello a due mozzafiato, con il brivido finale di una caduta (foto) che poteva regalare a Danilo Di Luca il Giro d’Italia. Denis Menchov, invece, aveva già raggranellato oltre 30’’ sul suo rivale, così, quando è andato lungo sui sampietrini di Roma, gli è bastato conservare il sangue freddo, cambiare bicicletta e coprire l’ultimo chilometro che ancora gli mancava. Il 31enne della Rabobank vince con merito il Giro del Centenario, terzo russo nell’albo d’oro. Per Di Luca, secondo, l’ovazione del pubblico.

Tristezza Giocatori in lacrime per il tecnico che con garbo omaggia anche il presidente

«Finisce qui per il bene di tutti» Ancelotti: «Finché ci sarà Berlusconi il ciclo continuerà»

I verdetti Campione d’Italia Inter In Champions League Inter, Juventus e Milan Ai preliminari di Champions Fiorentina In Europa League Genoa, Roma e Lazio (vincitrice della Coppa Italia) In serie B Torino, Lecce e Reggina Cannoniere Ibrahimovic, 25 gol I concorsi V Totocalcio 1-2-1-1-1-1-XX-1-1-2-X-X-2 Ai 26 «14» 9.645 e Ai 604 «13» 311 e Ai 6.025 «12» 31 e V Il nove 1-2-1-1-1-1-X-X-1 Ai 4.085 «9» 46 e V Totogol 4-2-4-4-2-3-42-4-4-4-2-1-3 Nessun «14» All’unico «13» 23.712 e Ai 26 «12» 912 e Ai 237 «11» 125 e Ai 1.466 «10» 24 e

de Capo, è difficile immaginare. Di certo cambierà il modo di intendere il ruolo di allenatore, non essendo Leonardo un allenatore. Verosimilmente muteranno anche le strategie societarie: le scarse motivazioni della proprietà non inducono all’ottimismo e anche in questo caso servirebbe una magia, magari un mago vestito da arabo, per ridare vigore a una lunga avventura che si sta spegnendo. Ancelotti ha comunque riconsegnato a Berlusconi l’Europa, quella che conta, quella che del Milan ha sempre costituito l’habitat naturale. Traguardo minimo aziendale ma, tenuto conto di tutto, della impressionante striscia di infortuni e dell’usura della squadra, non è poi andata così male, anche se ovviamente, forte dei suoi trascorsi di allenatore dell’Edilnord, il patron rossonero resta convinto del contrario. Ancelotti restituisce le chiavi del Milan e lo fa dopo una partita che non verrà tramandata ai posteri ma che comunque ha mostrato fino all’ultimo il forte legame che lo univa alla squadra. Adesso tutto è azzerato. Perché tutto finisce e tutto ricomincia.

Alberto Costa

Saluti L’abbraccio tra Kaká e Pato; l’uscita dal campo di Paolo Maldini; Carlo Ancelotti chiude la sua carriera al Milan (LaPresse, Ansa, Ap)

FIRENZE — Dopo mesi di smentite, depistaggi e bugie, ieri è stato ufficializzato quanto da mesi si sospettava. Carlo Ancelotti non è più l’allenatore del Milan, che affida il nuovo corso al tecnico emergente fortemente voluto da Silvio Berlusconi, Leonardo. A ufficializzare il cambio di strategia del Milan è stato lo stesso Carletto che a fine partita con la voce rotta dall’emozione ha dichiarato: «Io e i dirigenti di comune accordo abbiamo deciso di anticipare la scadenza del contratto. Finisce l’avventura». Avrebbe desiderato congedarsi dai suoi giocatori con un discorso lungo e articolato, ha finito invece per ripetere «grazie a tutti» abbracciando in lacrime uno a uno i suoi uomini e ogni singolo componente dello staff. Turbati sì dall’addio di un allenatore che ha consentito loro di avere «una qualità altissima della vita» (Maldini dixit) e con il quale hanno sollevato coppe e festeggiato trofei, ma

soprattutto consapevoli di essere stati testimoni ieri al novantesimo della fine di un ciclo. «Ma finché il Milan avrà Berlusconi come presidente il ciclo continuerà», ha detto Carletto cui spesso è stato rimproverato di essere troppo aziendalista. Ieri ha dimostrato di sicuro di esserlo. Doveva incontrare il presidente a fine stagione per prendere assieme la decisione migliore. Invece non c’è stato incontro e nemmeno un colloquio telefonico. Il Cavaliere non cerca Ancelotti da cinque mesi e ieri ha licenziato il suo allenatore attraverso il cellulare di Galliani. Eppure Carletto

❜❜ Galliani spiega Il Cavaliere mi ha detto di prendere la decisione migliore

Viola ai preliminari

A Firenze si pensa già al futuro «Spendere poco e usare la fantasia» FIRENZE — Grazie lo stesso. Firenze ha applaudito la sua squadra anche dopo la sconfitta con il Milan. Perché, come recita uno striscione in curva Fiesole, «Adoriamo i preliminari». Esaurita la festa, la Fiorentina è già proiettata sul futuro. Sabato sera i Della Valle hanno riunito Prandelli e Corvino per pianificare la stagione che verrà, confermando la linea: il budget per questo mercato è già stato speso in quello precedente. E allora? «Faremo una colletta tra i tifosi e poi vedremo come si muoverà il Comune...», sorride Diego Della Valle. Dietro una battuta, la verità. La famiglia aspetta un segnale preciso dal mondo politico di Firenze sulla realizzazione della cittadella viola. Se dopo le elezioni la nuova amministrazione non si impegnerà, la

Prandelli

Della Valle

Viola dovrà imparare a mantenersi da sola e il ridimensionamento sarà inevitabile. Diego e Andrea (che ieri ha ricevuto in dono la maglietta di Paolo Maldini come ringraziamento per l’ospitalità) aspettano. Il d.s. Corvino non si spaventa: «Se non ci sono soldi useremo la fantasia. I giocatori sono tutti incedibili, ma abbiamo bisogno di gente motivata per ripetere i miracoli di questi 4 anni. Se c’è chi non lo è più, alzi la mano e lo dica». Prandelli è in sintonia con il d.s.: «Con la fantasia si possono fare tante cose. Abbiamo una proprietà seria, la gente lo ha capito e dovrebbe esserne orgogliosa. I Della Valle hanno speso tanto in questi anni, ora tocca alla città. Intanto noi ci inventeremo qualcosa...».

a.b.

davanti alla domanda se almeno ieri pomeriggio avesse parlato con Berlusconi ha risposto sbuffando. «Abbiamo deciso in serenità, con la massima stima per società e dirigenza. Le strade si separano per il bene di tutte e due. Sono contento perché il Milan ritorna in Champions: per questo ringrazio chi ha lavorato con me in questi anni». Adriano Galliani dice che per lui «Carlo è un fratello» e che la separazione «avverrà senza traumi». Poi il dirigente rossonero, che ha tentato un’impossibile mediazione fra un presidente deciso a cambiare e un allenatore orientato a rimanere, ha raccontato parte del colloquio avuto con il Cavaliere: «Mi ha detto di prendere la decisione migliore per il Milan, per Carlo e per tutti». Il futuro di Carlo sarà lontano dall’Italia ma Ancelotti non ha voglia di parlarne: «Non posso ufficializzare nulla su quello che farò visto che non ho trovato alcun tipo di accordo con alcuna società». In realtà mercoledì sera il tecnico a casa di Hernan Crespo per vedere la finale di Champions League si sarebbe congedato dai presenti dicendo: «Vado dove tutti già sapete». Ovvero a Londra, destinazione Chelsea. Nella giornata degli addii, saluta dopo 902 partite anche Paolo Maldini, ieri festeggiato dalla sua famiglia, invitata dalla Fiorentina, e da tutto lo stadio. Molti temono che sia stata anche l’ultima recita per Kaká, a cui è stata attribuita ieri pomeriggio una frase che in serata ha smentito. «Non sono sicuro di restare» avrebbe detto il 22 rossonero. Sull’argomento è intervenuto anche Adriano Galliani: «Il futuro di Ricky? Non dico niente, devo ancora smaltire lo stress degli ultimi giorni». In serata Ancelotti è intervenuto alla trasmissione di Fabio Fazio «Che tempo che fa» e nonostante la scarica di adrenalina della giornata ha concluso: «Non è stata una giornata difficile: dopo otto anni bellissimi ci siamo lasciati consensualmente». Titoli di coda.

Monica Colombo


Sport 39

Corriere della Sera Lunedì 1 Giugno 2009

Moto Corsa emozionante, l’asso della Yamaha perde l’imbattibilità dopo 7 edizioni: Casey con la Ducati è leader

Nella 250

Stoner sfratta Rossi dal suo regno Al Mugello Vale sul podio alle spalle pure di Lorenzo: «Può accadere» DAL NOSTRO INVIATO

SCARPERIA — Una volta nella vita capita a tutti di perdere le chiavi di casa. Arrivi lì davanti alla porta, infili le mani in tasca e non c’è niente. A Valentino è successo ieri al Mugello, il suo regno. Dopo sette trionfi consecutivi in MotoGp, il signore della contea si è impappinato al momento di aprire i cancelli per afferrare l’ottavo ed è rimasto lì con la faccia di cemento a guardare un fantastico Casey Stoner festeggiare la seconda vittoria stagionale dopo il Qatar (la prima sulle colline toscane per lui e la Ducati) nonché il primato nel Mondiale e un massiccissimo Jorge Lorenzo gioire per un secondo posto che è come un primo, visto com’è maturato. Arrivato sul podio, Rossi ha finto di salire sul primo gradino e poi ha allargato le braccia accomodandosi sul terzo con un sorriso amaro. La sua gente ha apprezzato e ha applaudito lo stesso. Come avrebbe detto il suo idolo più tardi, avrà pensato anche lei che «prima o poi doveva succedere». Valentino che non vince al Mugello suona incredibile come l’uomo che morde il cane, ma non è certo uno scandalo. In una domenica bellissima e «di matti», come l’ha definita Lorenzo «il loco», fatta di due gran premi in uno, cominciata su asfalto bagnato e proseguita, un po’ prima di metà, sull’asciutto con conseguente cambio di moto, gomme, strategie e condizioni tecniche e psicologiche, Stoner è stato il più bravo nell’addomesticare tutte le variabili e dare gas alla sua Desmosedici perfetta e Lorenzo, sulla stessa Yamaha di Valentino, è stato straordinario nel superare nell’ordine: 1) una caduta nel giro di ricognizione, dopo la quale ha pensato «per me la gara è già persa»; 2) una partenza infausta che lo ha subito ricacciato dalla pole al decimo posto; 3) il rischio di guidare una moto di ricambio assemblata al volo: dal giro di ricognizione era tornata con distrutti l’intero impianto frenante, comando del gas, manubrio destro, parte della sella, metà tubo di scarico e tutta la carena. Lo staff di Daniele Romagnoli l’ha riparata senza neanche emettere fattura in una quindicina di minuti, mentre Por Fuera rimontava posizioni su posizioni prima di trovarla al box come fresca di concessionario. Alla fine è accaduto come a

Canepa nono MotoGp 1. Stoner (Aus/Ducati) in 45’41’’894 2. Lorenzo (Spa/Yamaha) a 1’’001 3. Rossi (Ita/Yamaha) a 2’’076 4. Dovizioso (Ita/Honda) a 2’’129 5. Capirossi (Ita/Suzuki) a 3’’274 9. Canepa (Ita/Ducati) a 31’’815 Classifica 1. Stoner (Aus) 90 2. Lorenzo (Spa) 86 3. Rossi (Ita) 81 Classe 250 1. Pasini (Ita/Aprilia) in 45’38’’391 2. Simoncelli (Ita/Gilera) a 0’’117 Classifica 1. Bautista (Spa) 83 2. Aoyama (Gia) 76 3. Simoncelli 61

Valentino è uscito malissimo dal pit stop al decimo giro. Colpa di una scelta sbagliata (su cui al box del Numero 46 è già stato istruito il processo): la slick dura anziché morbida, come tutti gli altri. In quell’attimo si è decisa la gara perché, nel tempo che il Dottore ha impiegato a scaldare la sua gomma di marmo, Stoner e Lorenzo con quella più tenera se n’erano già andati. La corsa è rimasta tesa e viva fino alla fine, con molti sorpassi e cinque piloti in tre secondi: l’ottimo Dovizioso, quarto, ha condotto per sette giri ma è calato sull’asciutto; Capirossi, quinto, è stato comunque monumentale, aggrappato al secondo posto fino al terz’ultimo giro. Nella bagarre Rossi ha provato a ricucire lo strappo ma non c’è stato verso. Di buono per lui resta che qui ha preso 16 punti anziché zero come in Francia; di cattivo c’è che era il Mugello, perciò questa alla fine è una doppia sconfitta. E quel casco con le mani nei capelli, bello ma un po’ autogufante, la conferma del peggiore dei presagi.

Le Mans: nelle corse incasinate, è sempre Rossi a pagare, così che la sua morale che «in questo genere di gare io sono sempre sfortunato» (e forse pure un po' goffo) comincia ad apparire fondata. Reattivo nella prima, spettacolare parte sul bagnato, dove si sono alternati cinque leader (Vermeulen, Stoner, Dovizioso, Rossi e, per un attimo, un Melandri da urlo), Podio Lorenzo, Stoner e Rossi; a destra, duello tra Vale e Casey (Reuters)

Classe 125 1. Smith (Gbr/Aprilia) in 40’09’’523 Classifica 1. Smith (Gbr) 74,5 Prossima gara 14/6: Gp di Catalunya

Alessandro Pasini

Pasticcio tattico Al pit stop Rossi voleva la morbida ma ha dato retta al suo tecnico

Valentino e la gomma sbagliata «Non guido come piace a me» DAL NOSTRO INVIATO

SCARPERIA — Come Vasco Rossi dava la colpa ad Alfredo, Valentino Rossi dà la colpa a Peter. Di cognome fa Baumgartner ed è l’uomo Bridgestone che lavora con la Yamaha. Racconta il Dottore: «Sul bagnato ho guidato molto bene, ero veloce e con una buona messa a punto. Sull’asciutto invece ho fatto un errore e sono partito con la gomma dura. Io sapevo che ci voleva la morbida, invece Peter ha insistito molto e io ci ho creduto». Grave. (a denti stretti) «Capita. Di lui mi fido al 100%. Nel 2008 mi ha consigliato tante volte la gomma giusta». La gara si è decisa lì?

«Be’, ho perso almeno 5’’ per portare in temperatura la gomma e ho rischiato di cadere come a Le Mans. Se consideriamo che sono arrivato a 2’’ da Stoner...». Resta la sua difficoltà nel gestire gare come queste. «Già. Sono sempre sfortunatissi-

❜❜ Penso già a Barcellona, sperando che in Spagna la nuvola di Fantozzi che perseguita il Mondiale ci lasci in pace

mo. Di buono c’è che non avevo mai preso un podio, sto migliorando. Comunque, in generale non siamo a posto». In che senso? «L’anno scorso, dopo la Cina, avevamo capito come guidare la M1. Quest’anno invece non abbiamo ancora trovato il bandolo della matassa: non riesco a guidare la moto come piace a me». Da cosa dipende? «Avere due sole gomme ci penalizza. Nel 2008 eravamo bravi a scegliere su un range più ampio. Dobbiamo e possiamo fare meglio». Il Mugello le è sfuggito dopo 7 volte consecutive in MotoGp. Brutta botta? «No dai, ci può stare. Il terzo è co-

munque un risultato prezioso e il podio qui è sempre emozionante». È un Mondiale che continua a cambiare padrone. «Sì, sembra un po’ una lotteria. La classifica è corta, siamo tre piloti in 9 punti. Yamaha e Ducati sono le moto migliori. Credo che arriveremo io, Stoner e Lorenzo fino in fondo». Stoner è tornato protagonista. «Ma lui si sa che è bravo. È stato abile ad andare subito forte con le nuove gomme. Lì si fa la differenza». Belli i complimenti a Filippo Preziosi, il progettista della Ducati. «Li merita. È un fenomeno, ha carisma». E del suo compagno di Yamaha Lorenzo che dice? «È uno dei candidati al titolo». Il futuro di Valentino che colore ha adesso? «Penso già a Barcellona fra quindici giorni. Sperando che questa nuvola di Fantozzi che perseguita il Mondiale finalmente ci lasci in pace».

Brividi e show Pasini batte l’amico Simoncelli DAL NOSTRO INVIATO

SCARPERIA — Hanno finito uno in spalla all’altro sul podio, attori protagonisti di una magnifica gara di 250, al suo ultimo anno di vita e non si è ancora capito perché. Mattia Pasini (Aprilia) primo, Marco Simoncelli (Gilera) secondo, divisi da 117 millesimi che non romperanno mai un’amicizia nata quasi nella culla. Mattia da Riccione e Marco da Cattolica gareggiavano insieme già sulle minimoto che costruiva il papà di Mattia. Sportellate e ragazze, motore e riviera, come da copione. Il Romagna-power si è trasferito ieri al Mugello, dov’è andata in scena una gara già vista sui loro schermi: «Era successo uguale 10 anni fa in minimoto», ricorda Pasini. Bisognava esserci, perlomeno ieri: due giri finali da spavento per chi guardava, di puro divertimento per loro. Nell’ultimo giro sette sorpassi, finché l’ha spuntata Mattia, che qui aveva già vinto in 125 e che aveva bisogno di un successo come dell’aria da respirare: «Se penso che quest’inverno non riuscivo neanche a trovare un team...». Il team, e tanti soldi, ce li ha sempre avuti Marco, campione in carica della 250 con la Gilera. Per lui mai sconfitta fu più dolce, anche perché ha rosicchiato altri punti nel Mondiale a Bautista, terzo, ora a meno 22. Tra lui e lo spagnolo Alvaro è l’opposto che con Mattia: anche ieri fra loro nuova baruffa, un’uscita doppia sull’erba e una multa per Simoncelli di 5 mila dollari.

al.p.

al.p.

La storia L’americano Crawford, promosso dal 4˚ al 2˚ posto sui 200 m, l’aveva regalata al rivale Martina. Che ora la rispedisce al mittente

Argento dietro Bolt: la medaglia di Pechino che nessuno vuole MILANO — C’è una medaglia di Pechino ancora da assegnare dieci mesi dopo l’Olimpiade cinese, un argento sui 200 metri che viaggia per il mondo dentro un’anonima scatola di cartone, e che nessuno vuole. Il 20 agosto 2008, dentro il Nido trasformato da Usain Bolt e dal suo secondo record del mondo (19’’30) in un reggae party per 90 mila persone, l’aveva vinto un 24enne di Curaçao, Antille Olandesi, Churandy Martina, primo alle spalle del fenomeno nella gara dei normali davanti a Wallace Spearmon, bronzo. Ma la giuria aveva squalificato entrambi per aver toccato la riga interna che delimita la corsia e così, dopo un’ora, l’argento era stato assegnato all’americano Shawn

La lettera

«Ti spetta di diritto» «Churandy, so che non potrai riavere il tuo momento ma credo che questa ti spetti di diritto»

Crawford, l’oro di Atene sui 200, quarto a Pechino. Una settimana dopo l’Olimpiade, Churandy aveva ricevuto una telefonata dalla reception dell’hotel di Zurigo, dove era volato per partecipare a un meeting: «Mister Martina, hanno

lasciato un pacchetto per lei». Dentro il pacchetto, una scatola rossa. Dentro la scatola rossa, un biglietto scritto a mano: «Churandy, so che non potrai riavere il tuo momento, ma questa è tua: te la meriti». Sotto il biglietto, l’argento di Pechino.

«Anche se hai calpestato la linea — ha poi spiegato Crawford a Martina a quattr’occhi —, sei arrivato sul traguardo dei 200 metri anni luce prima di me. Stavo là, sul podio accanto a Bolt nello stadio festante, e non riuscivo a toL’arrivo dei 200 Olimpiade di Pechino, 20 agosto 2008: Usain Bolt, in maglia gialla, vince l’oro sui 200 realizzando il nuovo record del mondo (19’’30). L’americano Shawn Crawford, in blu, campione in carica, è quarto ma verrà promosso all’argento dopo la squalifica di Churandy Martina (in rosso), secondo, e di Wallace Spearmon, terzo (Epa)

gliermi questo pensiero dalla testa. Hai meritato questo argento più di me. Se lo vuoi, è tuo». Churandy si era lasciato convincere ma, durante l’inverno, il malessere nei confronti di quella medaglia spuria, da nessuno meritata fino in fondo, era cresciuto. Quando lo scorso marzo il Tas di Losanna ha definitivamente rigettato il ricorso delle Antille Olandesi contro la squalifica di Pechino, Martina ha preso la sua decisione: «Questo argento non è mio». La medaglia è tornata dentro la scatola rossa, da qualche parte nell’appartamento di Cuarçao. «Non so cosa farne, non so a chi darla, Shawn non la vuole più e nemmeno io desidero tenerla: se il tribunale sportivo ha deciso che ho calpe-

stato la linea, e c’è un video che lo dimostra, allora neanch’io merito l’argento di Pechino sui 200». Un giornalista del Daily Telegraph, amico di entrambi, si è offerto di fare da mediatore. Ha telefonato a Crawford, che si sta allenando a Los Angeles in vista del Mondiale di Berlino. Churandy ti ringrazia per la sportività, gli ha detto, ma è pronto a restituirti la medaglia, se la vuoi. «Buffo — ha risposto l’ex guascone, l’uomo che correva con la maschera del fantasma dell’opera e che sfidava zebre e giraffe in tv —. Ho sempre desiderato rimanere nella storia dei Giochi. Se rifiutando una medaglia ci sono riuscito, ho vinto il mio vero oro».

Gaia Piccardi


40 Sport

Lunedì 1 Giugno 2009 Corriere della Sera

Pericolo

Albo d’oro

I vincitori degli ultimi 50 anni 1960 Anquetil (Fra) 1961 Pambianco 1962 Balmamion 1963 Balmamion 1964 Anquetil (Fra) 1965 Adorni 1966 Motta 1967 Gimondi 1968 Merckx (Bel) 1969 Gimondi 1970 Merckx (Bel) 1971 Pettersson (Sve) 1972 Merckx (Bel) 1973 Merckx (Bel) 1974 Merckx (Bel) 1975 Bertoglio 1976 Gimondi 1977 Pollentier (Bel) 1978 De Muynck (Bel) 1979 Saronni 1980 Hinault (Fra) 1981 Battaglin 1982 Hinault (Fra) 1983 Saronni 1984 Moser 1985 Hinault (Fra) 1986 Visentini 1987 Roche (Irl) 1988 Hampsten (Usa) 1989 Fignon (Fra) 1990 Bugno 1991 Chioccioli 1992 Indurain (Spa) 1993 Indurain (Spa) 1994 Berzin (Rus) 1995 Rominger (Svi) 1996 Tonkov (Rus) 1997 Gotti 1998 Pantani 1999 Gotti 2000 Garzelli 2001 Simoni 2002 Savoldelli 2003 Simoni 2004 Cunego 2005 Savoldelli 2006 Basso 2007 Di Luca 2008 Contador (Spa) 2008 Menchov (Rus)

Podio

La scivolata di Menchov, la corsa verso la bicicletta e infine l’abbraccio liberatorio (Ansa/L. Bettini, Reuters/R. Bettini, Ap/Trovati)

Di Luca, Menchov e Pellizotti sul podio del 100˚ Giro d’Italia (Ap/Trovati, Richiardi)

Ciclismo Una corsa moderna finita con un brivido sui sampietrini di Roma

Menchov in scivolata sul Giro «Da oggi sono più grande» Cade all’ultimo chilometro, si rialza e trionfa. Ovazione per Di Luca 2˚ ROMA — Denis Menchov guarda la bicicletta che pattina sui sampietrini viscidi, lontano da lui. La insegue per una decina di metri a piedi, goffo e fuori posto, come una tartaruga senza guscio. Danilo Di Luca è un chilometro più avanti sotto il Colosseo e sgrana gli occhi davanti al televisore. Ma quando il gladiatore russo riprende la marcia sulla bici di riserva, il primo ad alzare il pollice e a dichiararlo salvo è lo stesso abruzzese: la maglia rosa, tremante e spelacchiata, arriva al traguardo conservando 41’’ di vantaggio e conquista così, con il brivido mancato sulle salite, il Giro del centenario. «È la vittoria più importante della mia vita — urla Menchov, ancora sotto choc —. Ho preso paura, ma sapevo di essere davanti a Danilo anche nella cronometro e non mi sono fatto prendere dal panico. All’arrivo mi sono sfogato

con rabbia perché lo stress di tre settimane è enorme. Il Giro è una corsa molto bella e con la sua importanza mi ha reso più grande». Il colonnello Denis, nato a Orel ma trapiantato da undici anni in Spagna, a Pamplona, strapazza di baci la moglie Lorena e dedica un pensiero al suo compagno Pedro Horrillo, volato in un dirupo per 60 metri il 16 maggio e ancora in ospedale. Menchov è il terzo russo a pennellare di rosa la propria carriera, dopo Berzin (1994) e Tonkov (1996) e dopo aver messo via anche due Giri di Spagna (a tavolino nel 2005, sul campo nel 2007), a 31 anni entra di diritto tra gli specialisti delle corse a tappe, sperando ovviamente di restare sulla breccia più di qualche suo effimero predecessore. Danilo Di Luca si gode invece l’abbraccio di Roma (in uno scenario un po’ più emozionante della milanese Porta Venezia...) e capisce

A 41 secondi dalla rosa La grinta di Danilo Di Luca sulle strade di Roma: l’italiano ha provato a mettere in difficoltà Menchov ma le tappe a cronometro l’hanno sfavorito. Solo la caduta del russo l’ha illuso di poter conquistare una maglia rosa insperata (Reuters/Gentile)

che nemmeno la vittoria del 2007 gli aveva regalato tanta popolarità: «Questo secondo posto mi ha dato il pubblico, e per me è la cosa più bella. Ho vinto due belle tappe per la mia regione e ho dimostrato che non bisogna mollare fino all’ultimo metro. La caduta di Menchov, però, non è stata bella e alla fine è giusto che abbia vinto il migliore. Non posso che fargli i complimenti». L’ultima crono, 14,4 chilometri nel cuore della capitale, in effetti è un brivido dall’inizio alla fine: per lo scenario indimenticabile, per i sampietrini imbizzarriti e per la pioggia, che va e che viene senza troppa convinzione, ma quanto basta per scombinare la corsa. Il lituano Konovalovas, partito con le strade asciutte, ne approfitta e conquista l’ultima tappa per un solo secondo sull’inglese Wiggins. Per i duellanti della maglia rosa il primo obiettivo sareb-

be quello di non cadere, ma Di Luca parte indiavolato e al primo rilevamento viaggia con 5’’ di vantaggio sul russo, che trova strade più scivolose e un po’ si agita. Danilo, però, alla lunga paga lo sforzo e Menchov, pur riuscendo nell’impresa di cadere in un rettilineo, conserva quello che aveva creato in venti tappe di un Giro rimasto aperto fino all’ultimo chilometro. Il nuovo secolo rosa può così iniziare, grazie a una corsa che si è dimostrata originale e molto moderna. I cultori delle salite mitiche non sopporteranno un altro anno senza Mortirolo o Pordoi. I custodi dell’arrivo milanese mediteranno sulla figuraccia di due settimane fa e sulla festa di Roma. Ma al popolo del ciclismo interessa davvero una cosa sola: che il risultato di una corsa rimanga scolpito nella pietra. E i sampietrini non c’entrano.

Paolo Tomaselli


Sport 41

Corriere della Sera Lunedì 1 Giugno 2009

L’epilogo Questo arrivo nella capitale è stato il più suggestivo di tutti gli altri 47 precedenti

Roma, uno spot di arte e storia L’omaggio di Napolitano al vincitore: gli parla in russo Basso e Cunego che delusioni

Le classifiche Ordine d’arrivo 21ª tappa cronometro individuale a Roma di 14,4 km 1. Konovalovas (Lit) in 18’42’’ (media 46,203 km/h) 2. Wiggins (Gbr) a 1’’ 3. Boasson Hagen (Nor) a 7’’ 4. Popovych (Ucr) a 11’’ 5. Bruseghin (Ita) a 16’’ 6. Visconti (Ita) a 18’’ 9. Garzelli (Ita) a 23’’ 10. Menchov (Rus) a 24’’ 16. Pellizotti (Ita) a 40’’ 17. Di Luca (Ita) a 45’’ 18. Basso (Ita) a 46’’ 27. Leipheimer (Usa) a 53’’ 48. Cunego (Ita) a 1’11’’ 53. Armstrong (Usa) a 1’19’’ 65. Sastre (Spa) a 1’26’’ Classifica finale 1. Menchov (Rus) 3.453,5 km in 86.03’11’’ 2. Di Luca (Ita) a 41’’ 3. Pellizotti (Ita) a 1’59’’ 4. Sastre (Spa) a 3’46’’ 5. Basso (Ita) a 3’59’’ 6. Leipheimer (Usa) a 5’28’’ 7. Garzelli (Ita) a 8’43’’ 8. Rogers (Aus) a 10’01’’ 9. Valjavec (Slo) a 11’13’’ 10. Bruseghin (Ita) a 11’28’’ 12. Armstrong (Usa) a 15’59’’ 19. Cunego (Ita) a 28’39’’ Maglia ciclamino (classifica a punti) 1. Di Luca (Ita) 2. Menchov (Rus) 3. Pellizotti (Ita) Maglia verde (Gp della montagna) 1. Garzelli (Ita) 2. Di Luca (Ita) 3. Menchov (Rus)

170 144 133

61 45 41

Maglia bianca (classifica giovani) 1. Seeldrayers (Bel) Classifica a squadre 1. Astana in 257.48’40’’

p.tom.

CALCIO

Nell’Europa League ecco i giudici di porta Cinque arbitri in campo nelle gare dell’Europa League (la nuova Coppa Uefa). Lo ha annunciato il presidente della Fifa, Blatter, dando via libera all’esperimento voluto dal presidente dell’Uefa, Platini e proposto nell’ottobre 2008 in Slovenia per le qualificazioni all’Europeo Under 19: i due giudici di porta sono in contatto con l’arbitro attraverso gli auricolari.

Le pagelle del Giro

8 MENCHOV Come da manuale di ragioneria: vince sul primo importante arrivo in salita (Alpe di Siusi) e scava il solco nella lunghissima cronometro delle Cinque Terre. Poi ha vita facile, perché solo Di Luca gli resta in scia e a lui basta marcarlo stretto: poco spettacolare ma efficace. L’importante adesso è che non faccia, come molti suoi predecessori, nessuna tappa giudiziaria. 8 DI LUCA Più di così in effetti era impossibile pretendere. Vince a San Martino di Castrozza, tiene la maglia rosa per 7 giorni centrando il successo in solitario a Pinerolo. Dopo la crono deve rincorrere Menchov. Ci prova fino all’ultimo ma senza andare fuori giri, a costo di fare il gioco della maglia rosa. 7 PELLIZOTTI Parte in rodaggio (peccando nella preparazione) e dopo Siusi deve già rincorrere. Poi esce bene alla distanza, conquista il Blockhaus, centra il podio e vince il confronto interno con Basso. Se non è una consacrazione, poco ci manca. 6 SASTRE Il re del Tour 2008 è anche il re del tappone marchigiano e del Vesuvio. Ma il primo a non accontentarsi è lui: perde molto a cronometro e poi cede sul Blockhaus (tappa di soli 83 chilometri) pagando il giorno di riposo. A 34 anni poteva gestirsi meglio. 5 BASSO Era tra i favoriti ma dopo Siusi non è mai stato vero protagonista. Paga i 3 anni di assenza dal Giro, certo. Ma il dubbio che la sua reale dimensione sia questa, più che quella da assoluto dominatore del 2006, è legittimo. Potrà comunque rifarsi alla Vuelta di settembre. 4 LEIPHEIMER Dopo la mega-crono è terzo, in pole position. Da lì in poi scompare su tutte le salite decisive. È una questione di gambe ma anche di testa: non è un vincente e studiare da Armstrong non basta. 7 GARZELLI Lucido come la sua pelata, a quasi 36 anni conquista la maglia verde di miglior scalatore. È protagonista nella Cuneo-Pinerolo, sull’Appennino romagnolo e sul Blockhaus dove beffa Di Luca per gli abbuoni e finisce in lacrime per gli insulti degli ultrà abruzzesi. Gli è mancata la vittoria, ma non si può lamentare. 5 BRUSEGHIN Nessuno gli chiedeva di vincere il Giro, ma almeno uno squillo in 3 settimane poteva farlo. 6 ARMSTRONG Mai in partita, come era prevedibile, ma mai patetico o fuori posto. Magari non vincerà il Tour, ma se in Francia sarà comunque lì davanti, a 37 anni e mezzo, dovrà ringraziare la sua prima esperienza al Giro. 4 CUNEGO Era tra i favoriti, anche se solo sulla carta, dato che si era concentrato sulle classiche. Si deprime fin dalle prime salite e batte un colpo solo in fuga nel tappone appenninico. Troppo poco. Però, se Di Luca e la sua squadra non verranno invitati alla Vuelta, il capitano per il mondiale di Mendrisio resta lui. 4 SIMONI Ha vinto 2 Giri e voleva essere a tutti i costi al via del Centenario. Chiude a tre quarti d’ora e si chiede se ne valeva la pena. 7 SCARPONI Due fughe vincenti lo incoronano re degli attaccanti. La sua seconda vita, dopo la squalifica per l’Operacion Puerto, è meglio della prima: anche lui si sarà chiesto se ne valeva la pena. 8 CAVENDISH Indossa la prima maglia rosa del Centenario dopo la cronosquadre, grazie a un dream team che vince anche con Boasson Hagen e Siutsou e va in rosa pure con Lövkvist. Negli sprint va sotto 2-0 con Petacchi ma con una tripletta rimonta fino al 3-2. Dopo Firenze se ne va in vista del Tour e fa bene: altre volate non ce ne sono. 7 PETACCHI Inizia alla grande, con il successo di Trieste e fa il bis a Valdobbiadene vestendo la maglia rosa. A Milano, Arenzano e Firenze viene penalizzato dalle spallate degli avversari e cede lo scettro a Cavendish. Però a 35 anni può ancora valutare le offerte di mercato per correre il Tour di luglio.

Fotofinish

FORMULA 1

ROMA — Finisce così, con Di Luca, Sastre, Garzelli, Pellizotti, Bruseghin e tutti gli altri, che scendono in bici dal Quirinale come ciclisti della domenica. Stando attenti al semaforo e ai clacson degli automobilisti che se li trovano pericolosamente zigzaganti in mezzo al traffico verso i pullman che aspettano. Sembrano davvero allegri amatori dopolavoristi, invece sono i protagonisti del centesimo Giro d’Italia, reduci dalle strette di mano e dalle fotografie con il presidente della Repubblica: finale speciale di una tappa speciale in un Giro speciale. Gli annali dicono che in precedenza soltanto i presidenti Giovanni Gronchi e (ovviamente in chiave-Tour) Charles De Gaulle avevano celebrato con la loro presenza uno sport allora amatissimo e che continua a essere molto popolare nonostante le ricorrenti, oscure pagine di doping. L’incontro con Giorgio Napolitano, cui viene regalata una maglia rosa coperta di firme, certifica l’importanza dell’anniversario secolare e dà un senso ancora più forte alla scelta dell’ultimo traguardo nella capitale. Ma al di là del protocollo e dei brividi d’un finale inaspettato, questa crono di Roma resterà soprattutto un eccezionale spot di bellezza italiana. Il Giro e Roma si erano già incontrati altre 47 volte a partire dall’edizione numero 1 del 1909, vinta dal leggendario Luigi Ganna: mai però utilizzando un percorso immerso nell’arte e nella storia come questo. E soprattutto, per ovvi motivi di età, mai ripreso con mezzi così sofisticati. Nelle televisioni di tutto il mondo si vedono i corpi inarcati di Menchov, Di Luca e compagnia spingere sullo sfondo del Colosseo, di via Veneto, Villa Borghese, piazza del Popolo, San Pietro, Trinità dei Monti, dei Fori Imperiali. Passano i corridori ma a molti spettatori risulterà facile pensare a imperatori, gladiatori papi, geni dell’arte e perché no, anche un po' a Fellini e Mastroianni, a De Sica e Anna Magnani. Il tempo instabile, con qualche rovescio di pioggia, è uno dei pochi elementi a non collaborare,

48 Arrivi di tappa a Roma, compreso quest’ultimo, nella storia centenaria del Giro. La corsa terminò nella capitale anche nella prima edizione del 1909, vinta da Ganna

14,4 Chilometri per la tappa conclusiva, la cronometro individuale disputata tra le bellezze di Roma. Il successo è andato al lituano Konovalovas

Romano Menchov in San Pietro; sopra, premiato da Napolitano (Ap/Tarantino, Ansa/Oliverio)

Vettel su Toro Rosso vince il premio Bandini

ma il teatro è di tale livello da renderlo dettaglio risibile. E il pubblico romano? Risponde abbastanza bene anche se qui il cuore ciclista non batte forte come in Abruzzo o in Campania. Poi c’è la concorrenza contemporanea di Roma-Torino, dello show aereo-paracadutistico di Top-Gun a Ostia e dell’ippica a piazza di Siena. Così a rinfoltire il pubblico sono legioni di divertiti turisti. La città si blocca totalmente ma non pare lamentarsi. Alla fine sono applausi per tutti. Un Giro atipico, con montagne alpine nei primi giorni, una specie di sciopero bianco a Milano, vette dimezzate negli Appennini e questo arrivo scenografico ai Fori romani non può che avere un finale atipico anche al Quirinale. Si sorride per esempio quando, in attesa dei migliori, il numero 145, Bram De Groot, sfida il cerimoniale per farsi ritrarre con il presidente e poi esulta. Poi ecco Menchov, ferito ma felice, accolto da Napolitano che gli parla in ottimo russo. Saluti generali con foto di gruppo d’altri tempi. Poi l’arrivederci al prossimo anno. Ad Amsterdam, per tre tappe in Olanda.

Sebastian Vettel è tornato a guidare una Toro Rosso, ma solo per i 20 km di strada tra Faenza e Brisighella: il talento della Red Bull ha vinto infatti il Trofeo Lorenzo Bandini, che premia il miglior emergente. ISCRIZIONI — Secondo la stampa inglese si sono iscritti al Mondiale di F1 la Litespeed (team di F3 inglese che ha assunto Mike Gascoyne) e la Superfund creata dall’ex pilota Alex Wurz.

GINNASTICA

La Ferrari è tentata «Mi opero per i Mondiali» «Non ho deciso, ma penso di operarmi al tendine». Vanessa Ferrari, che a Meda agli assoluti ha vinto corpo libero e parallele, vuole risolvere il problema al tendine. Anche a rischio di saltare i Mondiali di ottobre. «Il guaio più serio è stato scongiurato — spiega coach Casella —. E per i Mondiali potrebbe farcela». NBA — Orlando in finale con i Lakers: 4-2 ai Cavs di James.

Gian Luigi Paracchini

Tennis

Basket

Re Nadal cede a Soderling

Biella e Spinelli fermano Milano

PARIGI — Clamoroso al Roland Garros: Rafael Nadal (foto) rimedia la prima sconfitta dopo 31 vittorie consecutive a Parigi e saluta agli ottavi di finale. Il n. 1 del mondo si è arreso in quattro set (6-2, 6-7, 6-4, 7-6) allo svedese Soderling, n. 25 del ranking. Sfuma così la possibilità di centrare una storica cinquina. «Ho fatto cose pessime. Non ho scuse. Ho perso, è tutto».

BIELLA — (w.p.) Nuova volata tra Milano e Biella, stavolta con l’aggiunta di un supplementare. E ancora verdetto per un punto: nella gara 2 delle semifinali, però, il successo è andato ai piemontesi (82-81), con azione decisiva di Spinelli (foto). L’Armani, come l’Angelico in gara 3, ha avuto la palla-vittoria ma l’ha mancata. Gara 3 domani al Forum, oggi Treviso-Siena (sit. 0-1; Sky 2, 20.30).


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