Il Giornale 21 Marzo 2010

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SPORT

il Giornale Domenica 21 marzo 2010

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L’OSCAR DELLO SPRINT

Cristiano Gatti nostro inviato a Sanremo Poi dice che il ciclismo è uno sport per bestioni. Lo sport dei muscoli, della fatica e delle teste quadre. Ecco, come tutte le dicerie idiote, anche questa può tranquillamente finire al macero, buttata a mare tra le onde di Sanremo: il signor Oscar Freire, meglio noto come la Gattamorta del gruppo, illustra con un capolavoro dei suoi come anche nelsupremoeserciziodellafatica il cervello conti comunque più della forza bruta. Terza Sanremo, per lui. Comelealtre,piùdellealtre,èvittoria d'autore. Il marchio di qualitàèilsolito,ormairiconosciuto e apprezzato in tutto il mondo (manca solo la prima

CORAGGIO Filippo il bello l’unico a tentare il colpo da lontano. Ma non gli danno scampo imitazione cinese). Mentre gli altri si dannano, chi più chi meno, chi prima chi dopo, l'astutissimosipreoccupasoltanto di tenere le ruote giuste, di non prendere vento in viso, di non sprecare nemmeno un nanogrammo di fatica (lo so benissimo che la fatica non si misura i nanogrammi: è un modo di dire, vediamo di capirci). Così fino agli ultimi trecentometri,dopotrecentochilometri di diligente preparazione. Poi, il Freire dei grandi showmondiali.L'assoloèirresistibile,indiscutibile,irripetibile: tutta bile per gli avversari, che non sono scendiletto qualunque, ma rispondono al nome di Boonen e Petacchi. I battuti aggiungono altri carati adunavittoriadisovranacaratura: è praticamente un podio da campionato del mondo, quando il Mondiale finisce da Mondiale. Semmmmmbra facile, diceva il vecchio spot. Anche la Gioconda di Leonardo sembra un quadro facile. Anche la Pietà di Michelangelo sembra una scultura semplice. Anche Imagine sembra una canzone elementare. Persino la teoria dellarelatività,unavoltascritta in formula, sembra facile. L'apparente semplicità del risultatoètipicadi tuttii capolavori. Nel suo piccolo, pure la Sanremo di Freire lo è. Cosa ci vorrà mai: stai lì con i primi fino a Sanremo, poi li tramortisci allo sprint. Peccato che a

VOLATA VINCENTE Oscar Freire, 34 anni, spagnolo di Torrelavega, conquista a braccia alzate la sua terza Milano-Sanremo

[Ap]

LA PRIMA CLASSICA

Freire, una Sanremo d’autore Petacchi e Pozzato non bastano Lo spagnolo vince per la terza volta in Riviera PODIO VIP E nel volatone scopriamo anche il baby Modolo Boonen secondo svolgerequestobanalecompitino ci provino in duecento, ma alla fine il risultato torni soltanto a lui: il campione riflessivo, il campione sornione, il campione che ormai po-

tremmopuremourinizzare,ribattezzandolotranquillamente Sorni-Uan. Perdere in modo così netto da un vincitore così grande rendemolto più nobile pure la

sconfitta. Teatro di dopogara apocalittici,con biciclettescaraventatenei lunottidelle ammiraglie e corridori che se le promettono a futura memoria, ma anche solo di rabbiose recriminazioni e di eterni mase-però, questa volta il lungomarediSanremoèilluogodella pace e della rassegnazione: non si trova in giro un cane disposto a pronunciare una sola parola di stizza. Tutti uniti nel dire le poche parole doverose: troppo forte questo Freire, e chi lo batte un Freire così. Lo ammette Boonen, il play-boy milionario uscito dai cocainaparty per tornare ai suoi regali livelli. E lo riconosce Petacchi, reduce da un inverno di sinistri vari e articolati, dunque bravissimoacentrare comunque il terzo posto. C'è tutto un mondo di pro-

lo spezzino terzo Ordined’arrivodellaMilano-Sanremo: 1. Oscar Freire (Spa) 298 kmin6.57’28’’,2.Boonen(Bel)st, 3.Petacchi(Ita),4.Modolo(Ita),5. Bennati (Ita), 6. Hushovd (Nor), 7. Ginanni (Ita), 8. Iglinskiy (Kaz), 9. Gilbert (Bel), 10. Paolini (Ita), 11. Breschel (Dan), 12. Geslin (Fra), 13. Gasparotto (Ita), 14. Lequater (Fra),15.Martens(Ger),16.Offredo (Fra), 17. Cancellara (Svi), 28. Nibali (Ita)a 9’’,29. Pozzato(Ita) a 18’’, 30. Scarponi (Ita) a 21’’. Albo d’oro recente: 2003: Bettini (Ita), 2004: Freire (Spa), 2005: Petacchi (Ita), 2006: Pozzato (Ita), 2007: Freire (Spa), 2008: Cancellara (Svi), 2009: Cavendish (Gbr), 2010: Freire (Spa). Prossimi appuntamenti: GandWevelgem il 28 marzo; Giro delle Fiandre il 4 aprile.

mossi e di bocciati, alle spalle diquestoRotarydelpodio.Prima di tutto e sopra tutti c'è Sacha Modolo, lieto evento e fioccoazzurro del nostro ciclismo: a 22 anni, neoprofessionista,lanciailprimoassordante vagito con un quarto posto fenomenale, duellando senza timori e senza tremori nella giungla spietata dello sprint. Per noi tutti, la buona notizia. Unavoltatanto, ilbaby-prodigio è italiano. Da troppo tempo erano immancabilmente stranieri. Questi, a Sanremo, colano invece a picco: l'ultimo vincitore Cavendish paga l'inverno trascorso dal dentista, mentre il norvegese Boasson Hagen paga il chilometraggio ancora troppo più grande di lui. Se ne faccianounaragione, i due fenomeni di ultimissima generazione: non è chepossiamonaufragare sempre noi. Noi abbiamo già dato. Tutto il 2009 senza una sola vittoria importante è ancora lì che grida vendetta. Per la verità abbiamo ricominciato allo stesso modo, perdendo ancora: ma stavolta in un modo tutto diverso. Molto più consolante. Perché Petacchi e Modolo, il vecchio e il giovane, perdono un sontuoso sprint da un sontuoso vincitore. Ma soprattutto perché stavolta possiamo vantare l'unico vero assaltatore della gara, il solo temerario che abbia seriamente tentato di far saltare questo monolite dello sprint chiamato Milano-Sanremo. Il suo nome è Filippo Pozzato, campione d'Italia, finalmente campioneditaglia.Bisognaessere molto forti e molto folli per pensare di fare selezione alla Sanremo. Come gioco, è un «solo contro tutti» che demoralizzaancoraprimadipartire. Eppure Pippo ci prova. Da lontano e da vicino, sul Poggio e giù dal Poggio. Fino a poche centinaia di metri dalla meta. Perchécertemissioniimpossibiliriescano,serveun'eccezionale congiunzione astrale. Gli era piovuta dal cielo nel 2006, stavolta si gira dall'altra parte. Nonimporta:Pozzatoresta da voto 8. Non è poco, per un uomo che si è fatto tatuare una carpa sulla schiena. Dice che in Giappone porta fortuna. Servirà per vincere la TokyoOkinawa.

Rugby: azzurri schiacciati dal Galles

L’Italia chiude con la solita lezione Paolo Bugatto

Phillips e Bergamasco

Cardiff L’ultimasporcametaètuttaitaliana.Macomea Saint Denisuna settimanafa,èamaraancheaCardiff,dopo l’ultimasfidapersacontroiDragoni.Al Millennium finisce 33-10, è la quarta sconfitta della serie. In mezzo c’è la vittoriadelFlaminiocontrolaScozia(che ieri ha vinto in Irlanda 23-20), che non cancella una parte finale di torneo in cuilasquadradiMallettèstatadominata.NettaancheconilGallesladifferenza di valori. Le attenuanti sono questa voltagliinfortuni:quellodiCanale,dopo appena due minuti di gioco, quello diCanavosiochetrovaglispogliatoidopoappenamezz’oradigioco.Lalucesi spegnelì.Senonaltro,anchesenzabrillare, fino ad allora gli azzurri erano rimastiinpartita.Unabuonadifesa,quello che serviva contro un Galles confusionario ma non pericoloso. Il debuttantePrydiebencontrollato,ShaneWilliams arginato da Robertson. Roba da copione per una squadra come quella italianacheincampohabisognodipo-

chi punti fermi. In attacco, la solita storia. Una squadrachepallainmanononpungenessu-

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nadifesa. A Cardiff ci ha messo lo zampinoancheGowernonparticolarmente ispirato in una intelaiatura davvero priva di punti di riferimento. A fare la differenza allora ci pensa la mancanza di disciplina azzurra. Barnes è inflessibile con la prima linea e nel gioco a terra. Il risultato sono quattro punizioni che Stephen Jones (100 per 100 dalla piazzola)nonfaticaa spedireinmezzo ai pali. Ci dice male con il montante che Mirco Bergamasco colpisce e con l’improbabile drop di Gower: i punti nonarrivano.Èunasquadrachesegna pocol’Italia,eselofaciriesceconisuoi impact player, ovvero i panchinari comedimostranoleduemetediCanavosio a Scozia e Francia. Se poi la difesa, che al Flaminio contro gli inglesi aveva meritato la standing ovation, a Cardiff perde cardini, ecco che per la squadra di Gatland diventa un gioco da ragazzi andareacolpirelìdovec’èilnervoscoperto. Tornati dagli spogliatoi, infatti, l’attacco gallese ci mette davvero poco a salire in cattedra. Stephen Jones e Sha-

ne Williams a ispirare, James Hook a colpire con la difesa azzurra tagliata in due dal più banale cambio di passo. Stessotemagiàdisegnatosulcampoin occasione della marcatura di Lee Byrne annullata dall’arbitro per un blocco irregolare.Dettaglichefannocapirecome la versione light dell’Italia non ha ancoraimezzipersopravvivereadalto livello. Senza Canale, Garcia diventa un problema lì a metà campo, con TebaldichesilasciaanticipareinoccasionedellatrappolacheShanklinprepara per quattro azzurri: si apre un varco ed ecco l’ennesima fuga per l’ennesima meta di Williams, il finalizzatore. IlGallessirilassa:lapartitaèormaiin tasca, le pressioni sopra la testa di Gatlandallontanatedicolpo.Èilmomento della nostra sporca ultima meta. La firmaMcLean,unochealmenolepartitelehagiocatetuttedall’inizio.HailsaporeamaroperchédaCardiffsiescecomunque con la sensazione di un passo indietro. Ora il Sudafrica, due test, il 19 e il 26 giugno in pieno mondiale di calcio. E, mentre la Francia festeggia il grandeslam(12-10all’Inghilterra), noi avremotempopercontinuareadannoiarci con il nostro campionato.

Il più italiano degli spagnoli «Mi manca soltanto una tappa al Giro» Pier Augusto Stagi Sanremo Tanta Italia nella Sanremo di ieri, non quanta però ce ne sia nel palmares di Oscar Freire. Tanta Italia, tantissima nella personalissima bacheca di questo 34enne corridore cantabro, che due dei suoi tre mondiali li ha vinti proprio sulle nostre strade, a Verona, e per tre volte è salito sul gradino più alto di uno dei monumenti ciclistici mondiali. Tanta Italia nella Sanremo di Freire, che a 34 anni ha anche un'altra medaglia da mostrare con orgoglio: mai coinvolto in vicende di doping.Maiun sospetto, nemmeno un pissi pissi. Oltre tutto per un ciclista di un Paese, la Spagna, che di guai ne sta passando abbastanza. Tanta Italia e tanti attaccanti, un uomo su tutti: Filippo Pozzato, che dalle Manie in poi prova far saltare il banco e ostinatamente. Lui e la sua squadra provano fino all’ultimo chilometro, con generosità e tenacia. «Filippo mi ha davvero impressionato. Ho temuto che arrivasse al traguardo - ammette il vincitore -. È scattato al momento giusto e nel punto giusto. È stato forte, fortissimo: lui e la sua squadra». Pozzato ringrazia (ha chiuso 29˚) e ricambia: «Ha vinto un grande corridore, Oscar ha meritato la vittoria». Tanto zucchero filato tra i due, non per Boasson Hagen, il pupo norvegese, grande favorito della vigilia. «Aprite gli occhi - dice Freire -. Questo è un ragazzo di talento, ma vince le volate quando io, Petacchi o Boonen le volate nemmeno le facciamo». Onore al merito italiano, onore a Oscar Freire l’«italiano». «Corre i Mondiali e le Sanremo come se fossero il Gp di Chiasso, ma lui vince solo i Mondiali e le Sanremo». Le parole sono di Daniele Nardello, ex compagno di squadra di Oscar Freire ai tempi della corazzata Mapei e oggi vicino di casa dello spagnolo. «Lui è residente a Coldrerio, io a Mendrisio, siamo a due chilometri l’uno dall’altro - ci racconta -. È quel che si dice un bravo ragazzo: semplice e disponibile. È solo un po’ svanito. Ha sempre la testa fra le nuvole. Sua moglie Laura dice che in casa ha tre bambini: Marcos, Mateo e lui». Di Freire gli spagnoli dicono che è «listo», scaltro, furbo, ma anche «limpio», puro. Soprattutto «despistado», distratto. È una sorta di mister Magoo del pedale. «Sì, sono distratto: mia moglie e i miei amici mi prendono sempre in giro, ma non ci posso fare nulla - dice -, io sono fatto così. Se penso ad una cosa non posso pensarne un’altra e sono dolori. Cosa dimentico? Lasciamo perdere, dimentico tutto, anche cosa ho dimenticato». Tredici anni da professionista, il prossimo sarà l’ultimo. «Tornerò qui tra un anno, per cercare il poker. Ho ancora qualche traguardo da inseguire, ad esempio non ho vinto mai vinto una tappa al Giro d’Italia, quest’anno può essere l’anno giusto». Prendere nota: se lo dice, lo fa. Certe cose non le dimentica.


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