Selva Utopica - un approccio tra l'Amazzonia e Venezia

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SELVA UTOPICA Un approccio tra l’Amazzonia e Venezia

Rodrigo Marangoni Gilioli Tesi di Laurea Corso di Laurea Magistrale in Architettura e Culture del Progetto 2019/2020



SELVA UTOPICA Un approccio tra l’Amazzonia e Venezia Un approccio tra l’Amazzonia e Venezia

RodrigoMarangoni MarangoniGilioli Gilioli Rodrigo Matricola 291762 Matricola 291762

Tesi di Laurea Tesi di Laurea Magistrale in Architettura e Culture del Progetto Corso di Laurea Magistrale in Architettura e Culture del Progetto Università IUAV di Venezia 2019/2020 2019/2020 Relatore prof. dott. arch. Sara Marini Relatore prof. dott. arch. Sara Marini Correlatore prof. dott. arch. Ana Kláudia Perdigão Correlatore prof. dott. arch. Ana Klaudia Perdigão.



Desidero ringraziare la Professoressa Sara Marini per avermi guidato come Virgilio attraverso la Selva di questa ricerca; la professoressa Ana Klaudia Perdigão, per avermi orientato verso le sue ricerche sul tipo palafitta amazzonico e le comunità ribeirinhas; a tutti della Direzione Urbanistica di Venezia, in specifico a Cecilia Rossetini, per le conversazioni, consigli e correzioni; Marcela Kirilos per le parole di incoraggiamento e la pazienza in tutti i momenti; la mia famiglia per avermi supportato in tutte le decisione; la Confraria per tutte le discussioni e risate; e infine, l’Università IUAV di Venezia per offrirmi questa l’opportunità di realizzare il mio sogno di studiare l’architettura nel luogo nel quale ho deciso di diventare architetto 12 anni fa.

Gostaria de agradecer a Professora Sara Marini por me guiar como Virgílio pela Selva desta pesquisa; a professora Ana Kláudia Perdigão, por me orientar através de suas pesquisas sobre o tipo palafita amazônico e as comunidades ribeirinhas; a todos da Direzione Urbanistica di Venezia, em específico a Cecilia Rossetini, pelas conversas, conselhos e correções; Marcela Kirilos pelas palavras de encorajamento e paciência em todos os momentos; a minha família por me apoiar em todas as decisões; a Confraria por todas as discussões e risadas; e enfim, a Università IUAV di Venezia por proporcionar esta oportunidade de realizar o meu sonho de estudar arquitetura no lugar no qual decidi me tornar arquiteto 12 anos atrás.


L’IMMAGINARIO DELLA SELVA

L’UTOPIA A RITROSO NEL TEMPO

SELVA PROGETTO


VENEZIA SELVATICA

AMAZZONIA RIBEIRINHA

UTOPICA


SELVA 112 - 183

22 - 51

La nozione di Tempo L’immaginario di utopia nella storia Utopia nel XIX secolo Utopia nel XX secolo Distopie Utopie Contemporanee

Conclusione Utopia 100 - 105

L’IMMAGINARIO DELLA SELVA

L’UTOPIA A RITROSO NEL TEMPO

52 - 111

PROGETTO

Città degli uomini Territorio e confine

Il rito Selva La Selva come trascendenza: Grecia Antica L’origine del termine: Epoca Romana La Selva come meraviglia: Medioevo La vita è una selva: Rinascimento Selva come origine: Illuminismo La simmetria per vincere il caos: Neoclassico Il progresso contro la Selva: Modernismo Il territorio globale: Contemporaneo

Conclusione Selva 174 - 177


Amazzonia post occupazione europea Paese forestale Amazzonia Urbana

Architettura Popoli Originari Tipo Palafitta Amazzonico

Conclusione Amazzonia 222 - 225

232 - 285

AMAZZONIA RIBEIRINHA

La Selva Brasiliana

Città Venezia

VENEZIA SELVATICA

184 - 231

UTOPICA

Architettura Lagunare

La Laguna Torcello

Conclusione Venezia 276 - 279


INTRODUZIONE Venezia è l’utopia realizzata1, una dimostrazione dalla capacità dell’uomo di regolarsi e adattarsi anche nei territori più complessi. Così è stata fino a quando Tafuri ha evocato il “cadavere” di Venezia2, facendo capire che, attraverso l’ultimo secolo, ogni anno si fa più chiaro che ormai la città è in via di diventare un corpo senza anima. Però, allo stesso tempo che gli umani abbandonano l’ambiente lagunare, la natura riprende il suo territorio. Mentre la dipendenza umana dalla Laguna diventa sempre più scarsa, la Selva Lagunare riprende più forza e spazio. È necessaria una nuova alleanza tra questo territorio, un soffio di vita a questo “cadavere”, oppure Venezia continuerà a essere un’immaginemagnete per turisti invece di una città, una Ozymandias3 della Laguna, lo spettro4 che ci ricorda la che l’utopia è morta. Ma se a Venezia il modo di vivere in simbiosi con il territorio è ormai dimenticato, oppure in via di estinzione, allora c’è la necessità di guardare lontano. Attraversare non soltanto lo spazio fisico, ma anche il tempo, per capire e inspirare le basi di un nuovo modo di abitare, una nuova utopia selvatica nella Laguna di Venezia.

Questa tesi adotta come base metodologica di ricerca L’archeologia del sapere di Michel Foucault5, in cui vengono analizzati attraverso la storia i diversi concetti e rappresentazioni dell’oggetto per trovare spunti ideologici nel passato su problematiche attuali. Secondo Foucault, la storia delle idee umane ha punti di discontinuità tra le modalità cosiddette di conoscenza, che non vanno intese come totalità anche per non rischiare di fraintendere la complessità dei discorsi che invece emergono e si trasformano in base a un vasto e complesso insieme di relazioni discorsive e istituzionali, definiti tanto da interruzioni e rotture quanto per temi unificati. Analogamente al “metodo archeologico”, la ricerca si basa sui concetti “Utopia” e “Selva” nell’immaginario collettivo, ipotizzando che tali argomenti siano intrinsecamente connessi alla ricerca. Si definiscono così i capitoli “L’utopia a ritroso nel tempo” e “L’immaginario della Selva”. Negli altri due capitoli sono affrontati gli argomenti precedentemente indagati ma nell’accezione propria a due aree studio: L’Amazzonia brasiliana e Venezia. Se Venezia è l’utopia reale nella sua genesi, in cui


c’è sempre stato un confronto tra la città e la natura, l’Amazzonia è sempre definita come il futuro dell’umanità, in cui la simbiosi tra uomo e natura è una necessità siano per i popoli originali della regione, siano nelle cosiddette comunità ribeirinhas, in cui vivono le persone di diverse origini, lungo il Rio Amazonas e suoi affluenti nella Amazzonia Legale. Si definiscono così, i capitoli “L’Amazzonia Ribeirinha” e “Venezia Selvatica”. I quattro capitoli rappresentano le fondazioni e le radici che supportano la proposta progettuale, presentato in precedenza alla ricerca. L’approfondimento teorico ha privilegiato lo studio di autori della cosiddetta “Scuola di Venezia”, in particolare: Aldo Rossi, Franco Mancuso, Giancarlo De Carlo, Leonardo Benevolo, Manfredo Tafuri e Vittorio Gregotti. Sul argomento Selva, la ricerca condotta da Sara Marini (relatrice) con l’unità di ricerca IUAV per la ricerca nazionale PRIN Sylva. Ripensare la «selva». Sulle comunità ribeirinhas e il tipo palafitta amazzonico, sono state approfondite le ricerche condotte della professoressa Ana Klaudia Perdigão (correlatrice) e ricercatori nel Laboratorio di Spazio e Sviluppo Umano nella Universidade Federal do Pará, in Brasile.

Per valorizzare le differenze e i nessi tra le due aree-studio, la tesi è stata scritta in italiano e portoghese. Nel capitolo sull’Amazzonia, viene privilegiata la madrealingua. Le note sono posizionate alla fine di ogni capitolo. Utopia Il primo capitolo di questa tesi, L’utopia a ritroso nel Tempo, rappresenta il primo atto fondativo della ricerca dedicato alle strade dell’utopia. Attualmente legata alle ingenuità o alle concezioni dello sviluppo tecnologico, l’architettura utopica è intrappolata tra i suddetti soggetti, dimenticando la tecnica, l’afflato umanistico e la politica. Una utopia per l’utopia, che perde il principale scopo di stimolare la visione critica di come l’essere umano si relaziona e occupa il territorio, che deve proiettare non solo un’architettura, ma anche la società in un futuro più libero e armonioso. Uno dei motivi di questa trappola è proprio la falsa sensazione di assenza alla alternativa capitalista di occupare il territorio. Così, come quanto Bauman definisce Retrotopia6 in cui la via del futuro, somigliando a un percorso di corruzione e degenerazione, il cammino a ritroso verso il passato potrebbe trasformarsi in un itinerario di


purificazione dai danni prodotti quando si è fatto presente. La ricerca parte dalla origine del concetto utopico: una guida della città ideale di Platone; passando per la fantasia di Thomas More che immaginava una società modello; il boom di progetti dei socialisti utopici post rivoluzione industriale, divisi in quattro archetipi (Progresso, Mobilità, Universalità e Ambientalismo); le critiche delle distopie post-moderne, sempre divise in quattro archetipi (Eccesso, Oppressione, Illusione e Frammentazione); arrivando in fine, nelle utopie dello spettacolo contemporanee. L’utopia è necessaria non solo come tentativo di prevedere il futuro, ma per arricchire la banca dati, la conoscenza e l’immaginario collettivo per soluzioni future. Non c’è altro modo di raggiungere l’obbiettivo di costruire l’immaginario che non attraverso l’arte e l’artista, l’architetto e l’architettura. Se la utopia è diventata un mero prodotto del sistema capitalista, allora è la conferma che viviamo in una distopia, in cui è necessaria più che mai un ripensare i suoi concetti. Proprio oggi, tempo nel quale non c’è aspettativa verso il futuro7, è necessaria un’analisi del passato come un’esperienza trasgressiva

rispetto alle precedenti utopie, una nuova prospettiva che coinvolga una simbiosi con la natura, analizzandone i benefici e le sfide, attenuando gli effetti negativi del capitalismo e della rivoluzione industriale sul territorio. Selva La seconda “fondazione” è il capitolo L’immaginario della Selva. La Selva ha uno dei topos più mutevoli della storia umana. Viene sempre rappresentata come un’area dominata dalla natura, tuttavia può cambiare da un’idea positiva, di terra vergine, pura e lontana dal peccato della città, a una negativa di luogo oscuro, ignoto e pericoloso all’uomo. Intanto, la Selva sempre è percepita come un confine, una specie di limite tra l’uomo sociale e quello animale, tra Eden e l’Inferno. Lo spostamento di giudizio nell’immaginario modifica anche la sua rappresentazione nell’arte, letteratura e anche nell’architettura. La ricerca parte prima dal concetto di città e territorio, che è fortemente legato a quello che definisce la Selva. Dai segni neolitici nel territorio fino alla visione satellitare contemporanee, il concetto di Selva e selvaggio accompagna la visione che abbiamo di questo territorio. Indipendentemente da questa visione,


l’uomo nel corso della sua esistenza ha sempre attribuito diverse funzioni alla Selva, sia come luogo d’isolamento, per cercare la trascendenza, oppure come punizione; in qualche popolo è possibile anche trovare un rapporto di dipendenza dalla Selva e, conseguentemente, di rispetto verso questo territorio. È necessaria una nuova relazione tra Selva e Città, che definirà habitat e spazi di interazione, e capire il modo di abitare dei popoli che hanno questo rapporto di rispetto e simbiosi con la Selva. Amazzonia La terza “fondazione”, è l’Amazzonia brasiliana, un esempio di territorio selvaggio. Molto prima del Brasile colonia di Portogallo, i popoli originali brasiliani già abitavano questo territorio inospite trasformandolo in un luogo appartenente all’uomo, e l’uomo appartenente alla Selva. La Selva per i popoli originari brasiliani è così importante, che ha una divinità per rappresentala. Ka’apora è quella che protegge la mata8 e gli abitanti di essa da tutti quelli che arrivano con male intenzioni. Dal ‘500 fino alla contemporaneità, diversi governi hanno dichiarato e attivato guerre contro la Selva Amazzonica. In una

di queste occupazioni, nei cosiddetti “Cicli di gomma”, diversi sertanejos, abitanti del nordest brasiliano, sono stati inviati a questo territorio spinti dalla promessa di una vita migliore. Lì, allora diventati “ribeirinhos”, abitanti lungo i fiumi della Amazonia, hanno incorporato la Selva nella architettura e nel modo di vivere, dove non è più possibile distinguere uno dell’altro. La palafitta amazzonica è un tipo di architettura che ha un rapporto con la natura fondato non solo sulla necessità ma anche sull’identità dei ribeirinhos. Il ribeirinho ha una grande conoscenza del territorio, le sue ricchezze e il suo potenziale naturale, e conosce l’importanza della sua conservazione, quindi il modo in cui organizza la sua vita non è predatorio dell’ambiente, perché sa che avrà bisogno della natura per la sua sopravvivenza, e questo si riflette anche nella sua architettura. In questo capitolo viene analizzata il tipo palafitta amazzonico. Attraverso le ricerche della professoressa architetto Ana Klaudia Perdigão, è stato possibile identificare un modello delle relazioni spaziali basate nei principi di NorbergSchulz9: continuità, prossimità e successione.


Venezia Venezia è città, ma è anche laguna. L’Opponesi Elemento ad Elemento10 è sempre stata presente dall’origine dei primi insediamenti nella Laguna. Un confronto tra l’uomo e la natura che ha reso Venezia un luogo miracoloso e unico, dove l’impossibilità è realtà e il tempo escatologico viene superato.11 Solo un luogo del genere potrebbe riflettere e incoraggiare un nuovo modo di vivere, una nuova utopia. Venezia tenta di resistere dentro la propria origine12 ma nell’ultimo secolo, con la avanzata della Rivoluzione Industriale, la regina dell’Adriatico ha perso abitanti e la connessione con il suo territorio. Esiste l’opinione che per salvare i territori abbandonate della Laguna, prima si deve salvare la città. Invece, per salvare la città si deve ripensare di come rioccupare il territorio. E questo territorio è oggi è una Selva. La natura della Laguna chiede spazio. Analizzando il modo di occupare il territorio e la architettura lagunare, è possibile percepire la presenza e la influenza della natura nella città di pietra. In questo capitolo viene analizzata oltre all’architettura di Venezia, ma la Laguna e la relazione tra di essa e i veneziani. La tesi approfondisce la storia e la natura di Torcello, uno dei primi insediamenti lagunari, localizzata nella Laguna Nord, il luogo che

oggi più preserva la forma naturale della Laguna, in ricerca della genesi dell’occupazione del territorio lagunare. La Venezia prima di Venezia. Progetto Come area di ricerca specifica e anche di progetto, è stata scelta l’isola di Torcello. Trascurata dal centro storico di Rivo Alto nel ‘500, oppure dalla Terraferma in epoca moderna, L’Emporion Mega medievale è abitata oggi da meno di una decina di abitanti ed è utilizzata come “rifugio” da turisti e dalla borghesia. Con la lunga crisi del 2008, diverse isole della Laguna sono diventate oggetto d’interesse di grandi acquirenti. Uno dei casi recenti, del 2015, è l’acquisto della famiglia Cipriani dell’isola di Sant’Antonio Abate a Torcello, dove si prevede di costruire un resort di lusso. Questa tesi propone un controprogetto. Una torre che simboleggia un nuovo modo di vivere, di occupare il territorio, una nuova utopia, basata nel rapporto con la Selva lagunare. Un monumento alla Selva, simbolo della sua presenza e del suo controllo, monumento con il quale qualsiasi essere vivente si relazioni, sia per curiosità, trascendenza, conoscenza, oppure per abitare, deve adattarsi alle sue regole e rispettarla. L’architettura è una torre, che conferma e riafferma l’idea di rappresentazione del villaggio. Come


una bandiera inflitta nel suolo, uno stendardo per indicare un luogo abitato. L’abitazione della Selva. La torre costruita in legno è alta 37 metri, ovvero quanto la misura media dell’altezza delle torri e dei campanili presenti nel 2020 a Venezia. In pianta è un quadrato di 6,5 metri. Emerge dal suolo come la Selva che si appropria voracemente dello spazio e del costruito. Però in questo caso, la torre ricalca lo spazio di una costruzione che è presente soltanto nell’immaginario, nella storia: si tratta dell’antico campanile del monastero di Sant’Antonio Abate, demolito durante il governo di Napoleone tra il 1807 e il 1817. Il monumento aspira a rappresentare e fornire una nuova modalità di occupare la Laguna, il progetto si propone come modello di altri progetti. Un principio e un fine, che attraversa il tempo come la Colonna di Filarete letta e raccontata da Aldo Rossi.13 Una metamorfosi14 dell’architettura lagunare. Un’architettura che, se anche fosse divorata dal tempo, oppure della natura che la circonda, fornisca una nuova idea di alleanza tra l’uomo e Laguna. Una utopia come quelle dei ribeirinhos e dei popoli originali della Amazzonia, fondata sull’interazione con il territorio, protesa a sancire un senso di appartenenza e simbiosi con la natura lagunare.

NOTE INTRODUZIONE 1- TAFURI, M. La dignità dell’attimo. 1994  2- Tafuri scrisse a proposito della mostra del 1985 a proposito della mostra del 1985 -Progetto Venezia - curata da Aldo Rossi, riferendosi ai progetti esposti: “Nessuno dei problemi più urgenti e complessi della realtà veneziana veniva proposto dai concorrenti…Piuttosto temi che trattavano Venezia e alcune località vicine come luoghi in cui disseminare una incontenibile voglia di dissacrazione e violenza sotto la maschera dell’amore per l’antico… Il risultato di quella che nelle intenzioni doveva essere una Festa dell’Architettura, è una sorte di banchetto intorno a una città trattata come un cadavere.”  3- Ozymandias è un sonetto di Percy Bysshe Shelley scritto nel 1817 qui con la traduzione di Antonio Taglialatela: «Incontrai un viandante di una terra dell’antichità, Che diceva: “Due enormi gambe di pietra stroncate Stanno imponenti nel deserto… Nella sabbia, non lungi di là, Mezzo viso sprofondato e sfranto, e la sua fronte, E le rugose labbra, e il sogghigno di fredda autorità, Tramandano che lo scultore di ben conoscere quelle passioni rivelava, Che ancor sopravvivono, stampate senza vita su queste pietre, Alla mano che le plasmava, e al sentimento che le alimentava: E sul piedistallo, queste parole cesellate: «Il mio nome è Ozymandias, re di tutti i re, Ammirate, Voi Potenti, la mia opera e disperate!» Null’altro rimane. Intorno alle rovine Di quel rudere colossale, spoglie e sterminate, Le piatte sabbie solitarie si estendono oltre confine”.»  4- AGAMBEN, G. Dell’utilità e degli inconvenienti del vivere fra spettri - Venezia: Corte del Fontego, 2011   5- FOUCAULT, M. L’archeologia del sapere, trad. di Giovanni Bogliolo, Milano: Rizzoli, 1971  6- BAUMAN, Z., Retrotopia, Laterza, traduzione di Marco Cupellaro, Tempi Nuovi. 2017   7- GENTILI, D., Spazi di aspettativa, Aut aut: rivista di filosofia e di cultura. Ott.-Dic. 2015, pp. 105.  8- Una dei diversi modi di chiamare la Selva in Brasile, come mata, mato, bosque e capoeira.  9-  NORBERG-SCHULZ, C. Existence, space and architecture. New York: Praerger, 1971. 10 - Opponesi Elemento ad Elemento è una incisione di Andrea Zucchi presente nel frontespizio di Della laguna di Venezia, Domenico Lovisa, 1718. 11- TAFURI, M. La dignità dell’attimo. 1994   12- TAFURI, M. Venezia e il Rinascimento, G. Einaudi, 1985   13-ROSSI, A., Autobiografia Scientifica; Pratiche Editrice - Milano 1990    14 - COCCIA, E., Metamorfose, Dantes Editora; 1ª edição, 2020


INTRODUÇÃO Veneza é a utopia realizada1, uma demonstração da capacidade do homem de se ajustar e se adaptar até mesmo nos territórios mais complexos. Assim foi até Tafuri evocar o “cadáver” de Veneza2, deixando claro que ao longo do século passado, cada ano fica mais nítido que a cidade está em processo de se tornar um corpo sem alma. No entanto, ao mesmo tempo em que os humanos abandonam o ambiente lagunar, a natureza retoma seu território. À medida que a dependência humana da Lagoa se torna cada vez mais escassa, a Selva Lagunar recupera sua força e espaço. É necessária uma nova aliança entre este território, um sopro de vida para este “cadáver”, ou Veneza continua a ser uma imagem magnética de turistas ao invés de uma cidade, uma Ozymandias3 da Lagoa, o espectro4 que nos lembra que a utopia está morta. Mas se essa forma de viver em simbiose com o território hoje é esquecida e ameaçada, então existe a necessidade de olhar longe. Atravessar não apenas o espaço físico, mas também o tempo, para entender e inspirar a base de uma nova forma de viver, uma nova utopia selvagem na Lagoa de Veneza.

Essa tese adota como base metodológica de pesquisa A arqueologia do saber5 de Michel Foucault, na qual os diferentes conceitos e representações do objeto são analisados ao longo da história para encontrar pistas ideológicas no passado sobre questões atuais. Segundo Foucault, a história das ideias humanas tem pontos de descontinuidade entre os chamados modos de conhecimento, que não devem ser entendidos como totalidade até para não correr o risco de interpretar mal a complexidade dos discursos que emergem e se transformam de acordo com um vasto e complexo conjunto de relações discursivas e institucionais, definidas tanto por interrupções e rupturas quanto por temas unificados. Através do “método arqueológico”, a pesquisa baseia-se nos conceitos que envolvem Utopia e Selva no imaginário coletivo, teorizando que tais temas estão intrinsecamente relacionados à pesquisa. É assim que os capítulos “A Utopia através do Tempo” e “O imaginário da Selva” são definidos. Nos outros dois capítulos, os temas anteriormente investigados são abordados, mas através de duas áreas de estudo: a Amazônia brasileira e Veneza. Se Veneza é a verdadeira


utopia em sua gênese, na qual sempre houve uma comparação entre a cidade e a natureza, a Amazônia é sempre definida como o futuro da humanidade, na qual se vive a simbiose entre o homem e a natureza, tanto para os povos originais da região, quanto para as comunidades ribeirinhas, aonde vivem pessoas de diferentes origens, ao longo do Rio Amazonas e seus afluentes na Amazônia Legal. Assim são definidos os capítulos “Amazônia Ribeirinha” e “Veneza Selvagem”. Os quatro capítulos representam as fundações e raízes em que o projeto final, apresentado anteriormente à pesquisa, é sustentado e desenvolvido. O estudo teórico priorizou o estudo de autores da “Escola de Veneza”, em epecífico: Aldo Rossi, Franco Mancuso, Giancarlo De Carlo, Leonardo Benevolo, Manfredo Tafuri e Vittorio Gregotti. Sobre o argumento Selva, a pesquisa conduzida por Sara Marini (orientadora) através da unidade de pesquisa IUAV para a pesquisa nacional italiana PRIN Sylva. Ripensare la «selva». Nas comunidades ribeirinhas e no tipo palafita amazônico, a pesquisa realizada pela professora Ana Klaudia Perdigão (coorientadora) e pela equipe de pesquisadores do Laboratório Espaço e Desenvolvimento Humano, na Universidade Federal do Pará, Brasil.

Para salientar as diferenças e conexões entre as duas áreas de estudo, a tese foi escrita em italiano e português. No capítulo sobre a Amazônia, o português é privilegiado. As notas estão localizadas ao final de seu respectivo capítulo. Utopia O primeiro capítulo desta tese, “A Utopia através do Tempo”, representa o primeiro ato de “fundação” da pesquisa dedicado aos caminhos da utopia. Atualmente ligada à ingenuidade ou concepções de desenvolvimento tecnológico, a arquitetura utópica se encontra presa entre esses argumentos, esquecendo técnica, intelecto e política. Uma utopia por utopia, que perde o objetivo principal de estimular a visão crítica de como o ser humano se relaciona e ocupa o território, que deve projetar não apenas uma arquitetura, mas também a sociedade em um futuro mais livre e harmonioso. Uma das razões para essa “armadilha” é justamente o falso sentimento de ausência de alternativas ao sistema capitalista de ocupar o território. Deste modo, naquilo que Bauman define como Retrotopia6, em que o caminho do futuro, assemelhando-se a um caminho de corrupção e degeneração,


o caminho rumo ao passado poderia se transformar em um itinerário de purificação dos danos produzidos toda vez que se fez presente. A pesquisa parte da origem do conceito de utopia: o guia para a cidade ideal de Platão; passando pela fantasia de Thomas More que imaginou uma sociedade modelo; o boom dos projetos socialistas utópicos pós-revolução industrial divididos em quatro arquétipos (Progresso, Mobilidade, Universalidade e Ambientalismo); as críticas das distopias pós-modernas, sempre dividida em quatro arquétipos (Excesso, Opressão, Ilusão e Fragmentação); chegando ao fim, nas utopias do espetáculo contemporâneo. A utopia é necessária não apenas como uma tentativa de prever o futuro, mas de enriquecer os recursos, o conhecimento e a imaginação coletiva para soluções futuras. Não há outra maneira de alcançar o objetivo de construir um imaginário do que através da arte e do artista, do arquiteto e da arquitetura. Se a utopia se tornou um mero produto do sistema capitalista, então é a confirmação de que vivemos em uma distopia, o que torna mais necessário do que nunca repensar seus conceitos. Principalmente hoje, em um momento em que não há expectativa para o futuro7, uma análise do passado é necessária como uma experiência transgressora em comparação com

as utopias anteriores, uma nova perspectiva que envolva a simbiose com a natureza, analisando seus benefícios e desafios, mitigando os efeitos negativos do capitalismo e da revolução industrial no território. Selva A segunda fundação é o capítulo “O Imaginário da Selva”. A Selva tem um dos topos mais mutáveis da história humana. É sempre representada como uma área dominada pela natureza, porém pode mudar de uma ideia positiva, de terra virgem, pura e distante do pecado da cidade; para um negativo, de lugar escuro, desconhecido e perigoso para o homem. Analogamente, a Selva é sempre percebida como um limite, uma espécie de fronteira entre o homem social e o homem animal, entre o Éden e o Inferno. A mudança de julgamento no imaginário também muda sua representação na arte, na literatura e também na arquitetura. A pesquisa começa primeiro a partir do conceito de cidade e território, que está fortemente ligado ao que define a Selva. Desde geoglifos neolíticos no território, até a visão contemporânea proporcionada por satélites, o conceito de Selva e Selvagem acompanha nossa perspectiva deste território. Independentemente da interpretação


desta perspectiva, o homem ao longo de sua presença sempre atribuiu diferentes funções à Selva, seja como local de isolamento, em busca de transcendência, ou até mesmo como punição. Porém em algumas comunidades é possível encontrar uma relação de dependência da Selva e, consequentemente, respeito por esse território. É necessária uma nova relação entre Selva e Cidade, que definirá habitats e espaços de interação, e entender o modo de habitar dos povos que possuem essa relação de respeito e simbiose com a Selva. Amazônia A terceira “fundação” é a Amazônia brasileira, um exemplo de território selvagem. Muito antes de ser colônia portuguesa, os povos brasileiros originais já habitavam esse território inóspito, transformando-o em um lugar pertencente ao homem, e o homem pertencente à Selva. A Selva para os povos originários brasileiros é tão importante, que possuem uma divindade para representá-la. Ka’apora é quem protege a mata e os habitantes dela de todos aqueles que chegam com más intenções. De 1500 à contemporaneidade, vários governos travaram guerras com a Selva Amazônica. Em uma das ocupações, nos “Ciclos da Borracha”, vários sertanejos, foram enviados para este

território impulsionados pela seca do sertão e uma promessa de vida melhor. Uma vez lá, se tornaram ribeirinhos, habitantes ao longo dos rios da Amazônia, e incorporaram a Selva à arquitetura e ao seu modo de vida, aonde não é mais possível distinguir um do outro. O tipo palafita amazônico representa um respeito pela natureza que parte não só de uma necessidade, mas também da identidade dos ribeirinhos. O ribeirinho possui um grande conhecimento do território, de suas riquezas e de seu potencial natural, reconhecendo a importância de sua conservação. Por isso a forma como organizam suas vidas não é predatória para o meio ambiente, pois sabem que necessitam da natureza para sua sobrevivência, e isso reflete em sua arquitetura. Este capítulo analisa o tipo palafita amazônico por meio das pesquisas orientadas pela Professora arquiteta Ana Kláudia Perdigão, que identificou um modelo através das relações espaciais de natureza topológica de Norberg-Schulz: continuidade, proximidade e sucessão.8 Veneza Veneza é uma cidade, mas também é Lagoa. A Opponesi Elemento ad Elemento9 sempre esteve presente desde a origem dos primeiros assentamentos na Lagoa. Um


confronto entre o homem e a natureza que fez de Veneza um lugar milagroso e único, onde a impossibilidade é a realidade e o tempo escatológico é superado.10 Só esse lugar poderia refletir e encorajar um novo modo de vida, uma nova utopia. Veneza tenta resistir dentro de sua própria origem11, mas no século passado, com o avanço da Revolução Industrial, a Rainha do Adriático perdeu habitantes e a conexão com seu território. Existe uma opinião de que, para salvar os territórios abandonados da Lagoa, é necessário salvar cidade. Em vez disso, para salvar a cidade é necessário repensar como reocupar o território. Este território é hoje uma Selva, na qual a natureza da Lagoa reclama seu espaço. Analisando a forma de ocupar o território e a arquitetura lagunar é possível presenciar a presença e a influência da natureza na cidade de pedra . Neste capítulo é analisada, assim como a arquitetura de Veneza, a Lagoa e a relação entre ela e os venezianos. A tese aprofunda a história e a natureza de Torcello, um dos primeiros assentamentos lagunares, localizado na Lagoa Norte, que hoje é a que mais preserva a forma natural da Lagoa, em busca da gênese da ocupação do território lagunar. A Veneza antes de Veneza.

Projeto Como área específica de pesquisa e também uma área de projeto, foi escolhida a ilha de Torcello. Negligenciada pelo centro histórico de Rivo Alto no século XVI, ou pelo cidade continental nos tempos modernos, a Emporion Mega medieval hoje é habitada por menos de uma dezena de habitantes e é usado como um “refúgio” pelos turistas e pela burguesia. Com a longa crise de 2008, várias ilhas da Lagoa foram submetidas aos olhos de bilionários. Um dos casos recentes, de 2015, é a aquisição da família Cipriani da ilha de Sant’Antonio Abate, em Torcello, onde pretende construir um resort de luxo. Essa tese propõe um contraprojeto. Uma torre que simboliza um novo modo de vida, de ocupar o território, uma nova utopia, baseada na relação com a Selva da Lagoa. Um monumento à Selva, símbolo de sua presença e controle, , um monumento com o qual qualquer ser vivo se relaciona, seja por curiosidade, transcendência, conhecimento, ou viver, deve adaptar-se às suas regras e respeitá-lo. A arquitetura é uma torre, que confirma e reafirma a ideia de representação da vila. Como uma bandeira fincada ao chão, um emblema para indicar um lugar de habitação. A casa da Selva.


A torre construída em madeira possui 37 metros de altura, ou seja, o tamanho médio da altura das torres e campanários presentes em 2020 em Veneza. Em planta é um quadrado de 6,5 metros. Emerge do chão como a Selva que se apropria vorazmente do espaço e do construído. Mas, neste caso, a torre segue o espaço de um edifício que está presente apenas no imaginário, na história: é o antigo campanário do mosteiro de Sant’Antonio Abate, demolido durante o governo de Napoleão entre 1807 e 1817. O monumento aspira representar e proporcionar uma nova forma de ocupar a Lagoa, o projeto se propõe como modelo de outros projetos. Um começo e um fim, que atravessa o tempo como a Coluna Filarete interpretada e contada por Aldo Rossi.12 Uma metamorfose13 da arquitetura da Lagoa. Uma arquitetura que, mesmo que venha a ser devorada pelo tempo, ou pela natureza que a circunda, fornece uma nova ideia de aliança entre o homem e Laguna. Uma utopia como a dos ribeirinhos e dos povos originários da Amazônia, fundada na interação com o território, que visa estabelecer um sentimento de pertencimento e simbiose com a natureza lagunar.

NOTAS INTRODUÇÃO 1- TAFURI, M. La dignità dell’attimo. 1994  2-Tafuri escreveu sobre a propósito da exposição de 1985 - Projeto Veneza - com curadoria de Aldo Rossi, referindo-se aos projetos expostos: “Nenhum dos problemas mais urgentes e complexos da realidade veneziana foi proposto pelos concorrentes ... Mas sim temas que tratam Veneza e alguns lugares próximos como lugares para disseminar um desejo irreprimível de profanação e violência sob a máscara do amor pelos antigos ... O resultado do que se pretendia ser um Festival de Arquitetura, é uma espécie de banquete em torno de uma cidade tratada como um cadáver.” 3- Ozymandias é um soneto de Percy Bysshe Shelley escrito em 1817 qui con la traduzione di Antonio Taglialatela: «Encontrei um viajante vindo de uma antiga terra Que me disse: — Duas imensas e destroncadas pernas de pedra Erguem-se no deserto. Perto delas, sobre a areia Meio enterrado, jaz um rosto despedaçado, cuja carranca Com lábio enrugado e sorriso de frio comando Dizem que seu escultor soube ler bem suas paixões Que ainda sobrevivem, estampadas nessas coisas inertes, A mão que os escarneceu e o coração que os alimentou E no pedestal aparecem estas palavras: “Meu nome é Ozymandias, rei dos reis: Contemplai as minhas obras, ó poderosos e desesperai-vos!” Nada mais resta: em redor a decadência Daquele destroço colossal, sem limite e vazio As areias solitárias e planas se espalham para longe.”.»  4- AGAMBEN, G. Dell’utilità e degli inconvenienti del vivere fra spettri - Venezia: Corte del Fontego, 2011   5- FOUCAULT, M. L’archeologia del sapere, trad. di Giovanni Bogliolo, Milano: Rizzoli, 1971  6 - BAUMAN, Z., Retrotopia, Laterza, traduzione di Marco Cupellaro, Tempi Nuovi. 2017   7- GENTILI, D., Spazi di aspettativa, Aut aut: rivista di filosofia e di cultura. Ott.-Dic. 2015, pp. 105.  8-  NORBERG-SCHULZ, C. Existence, space and architecture. New York: Praerger, 1971. 9 - Opponesi Elemento ad Elemento é uma gravura de Andrea Zucchi que aparece na página de rosto do livro Della laguna di Venezia, Domenico Lovisa, 1718. 10- TAFURI, M. La dignità dell’attimo. 1994   11- TAFURI, M. Venezia e il Rinascimento, G. Einaudi, 1985   12 -ROSSI, A., Autobiografia Scientifica; Pratiche Editrice - Milano 1990    13- COCCIA, E., Metamorfose, Dantes Editora; 1ª edição, 2020


LAGUNA DI VENEZIA

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23


100

90

80

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40

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20

10

0

24 Madonna dell’Orto

San Silvestro

San Cassian

Sant’Aponal

San Giacomo dall’Orio

San Geremia

Santo Stefano

San Giobbe

Frari

San Pantalon

San Nicolò di Tolentino

San Trovaso

Redentore

Sant’Andrea de Zirada

Ognisanti

Hybrid Tower

Venezia Heritage Tower

Camini ENEL Andrea Paladio Ca

TORRI DELLA LAGUNA DI VENEZIA

Torri che superano la media di 37,83 metri.


100

90

80

70

60

50

40

30

20

10

0

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San Martino

Santa Maria Assunta

Sant’Elena

San Pietro di Castello

San Giorgio Maggiore

San Francesco della Vigna

San Giorgio dei Greci

Santa Maria e Donato

San Pietro Martire

San Michele

Santa Maria Formosa

San Marco

Gesuiti

San Moisè

Santi Apostoli

San Bartolomio

San Giovanni Elimosinario

Salute


TORCELLO 1:10000

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ISOLA DI SANT’ANTONIO ABATE 1:2500

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MONASTERO

Nell’isola di Sant’Antonio Abate era presente un monastero, datato dal 1216, fino a 1806 quando viene demolito in ordine di Napoleone e diventa area demaniale.

AGRICOLA

Dal 2015, l’isola viene acquisita dalla famiglia Cipriani. All’inizio c’era la volontà di mantenere l’attuale uso agricolo, fino a 2019 quando inizia un progetto per diventare un resort ricettivo di lusso. Un simbolo da quello che sembra essere il futuro di Venezia: un’occupazione sempre più privata ed elitista del territorio lagunare, un rifugio della borghesia. Come controprogetto, una utopia risorge in questa isola, un modello che attraversa il tempo nel modo di occupare la Laguna.

CONTROPROGETTO

RESORT

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RIFERIMENTI

E-MRAK SCHOLZBERG MEROLA’S TOWER GEOMETRIC FOREST

FANTASIA

CONFRONTO

BOZZOLO

UTOPIA

REALTÀ

SIMBIOSI

SELVA LAGUNA DI VENEZIA

AMAZZONIA RIBEIRINHA

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SOPRALLUOGO

30


31


TORCELLO

FABBRICATI DEMOLITI

MONASTERO SANT’ANTONIO ABATE

CATASTO NAPOLEONICO 1807-1817

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CATASTO AUSTRIACO 1825-1846


CAMPANILE

28,5 m

AREA MONASTERO

4,2 m

4,2 m 4,2 m

Immagini basate negli schizzi del Dipartimento dell’Adriatico, Venezia 31 marzo 1814. Font: VECCHI, M., Chiese e Monasteri medioevali scomparsi della Laguna Superiore di Venezia, 1983

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CONCETTO SEZIONE

37 m

SELVA

RAMPICANTE

PANORAMICA - LAGUNA SELVA - PERCORSO ACCESSO - MISURA D’UOMO

SOLUZIONE

6,5 m

6,5 m

PRIMO LIVELLO 6,5 m

CORPO SCALE ALLA LEONARDESCA

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SELVA DI LEGNO DI SEMPLICE STRUTTURA


CAMPANILE DEMOLITO

PROGETTO

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LA TORRE La torre è una riconduzione che conferma l’idea di rappresentazione del villaggio. Come una bandiera infitta al suolo, uno stendardo che indica un luogo di abitazione. Una lancia infissa interra di modo a segnare i confini abitati. L’isola è abitata dalla Selva. Questo monumento rappresenta una nuova modalità di occupare la Laguna. Un’utopia selvatica. Anche se divorata dal tempo, oppure della propria natura che la circonda, è una nuova idea di alleanza tra l’uomo e

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Laguna. Un nuovo uomo lagunare. Una utopia di interazione con il territorio, senso di appartenenza e simbiosi con la natura.

Onde convenne legge per fren porre; convenne rege aver, che discernesse de la vera cittade almen la torre. Dante Purgatorio – Canto XVI


DISPOSIZIONE PALI

CORPO SCALA LEONARDESCA

Il corpo scala alla leonardesca si sviluppa come un rampicante, fornendo oltre alla funzione concettuale del percorso presente nell’immaginario della Selva, ma anche una funzione strutturale di controventamento della struttura principale.

Costruita in legno la torre misura 37 metri d’altezza, la media d’altezza di tutte le torri presente nel 2020 a Venezia. In pianta è un quadrato variabile, con il massimo di 6,5 metri. Emerge dal suolo come la Selva che si appropria voracemente dello spazio e dal costruito.

La struttura principale ha un ritmo che va dalla scala umana all’ingresso, da un tracciato sempre più fitto, fino all’apertura finale verso l’orizzonte nella parte più alta. Il diametro dei tronchi varia tra i 10 e i 20 centimetri, uniti attraverso la giunzione incastrata.

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ABACO DEGLI ALBERI E ARBUSTI AUTOCTONI TORCELLO Cornus Sanguinea

Ulmus

Tamarix Gallixa

Sambucus Nigra

Salix Alba

Quercus

Punica Granatunm

Prunus

Populus

Platanus Acerifolia Pittosporum Tobira Ostrya Carpinifolia

Morus

Laurus Nobilis

Juglans

Hippophae rhamnoides

Gleditsia triacanthos

Ficus Carica

Cornus Mas

Carpinus Betulus

Fraxinus Excelsior

Alnus Glutinosa

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Zymphus

Acer Campestre Crataegus Monogyna

Font: PRG - Variante per le Isole di Burano, Mazzorbo e Torcello - Norme Tecniche di Attuazione - VE233 2010


DA DOVE ARRIVA IL LEGNO? 12,5 cm

+ 400 cm

+

+ +

+

+

80 m³

6500 m +

Media Pali

Lunghezza totale

Volume totale

ha

8 m³/

40%

Accrescimento annuale medio degli alberi locali

2,99 ha Area totale Isola di Sant’Antonio

Percentuale medio di legno

2,49 ha

Area totale necessaria di manutenzione del legno Area totale necessaria per la costruzione: 40,3 ha

2,65 ha Area totale di legno possibile

Font: reterurale.it; fao.org; eea.europa.eu; sian.it - Consultato attraverso l’ingegnere forestale Solo Remonatto Rizzi

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4 4 1

2 2

3

1- Casa Padronale in latterizio 2- Manufato deposito in latterizio 3- Manufato deposito in legno 4- Serra in acciaio

STATO DI FATTO 1:1000

40


PROGETTO 1:1000

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PIANTA 1:200

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SEZIONE 1:200

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L’UTOPIA A RITROSO

NEL T

MPO


Quando si parla di utopia, è implicito il concetto di tempo: è da questo argomento pertanto che va capita la sua interferenza sia nell’immaginario che nella prospettiva utopica. Quando Goya dipinge Pinturas Negras, tra il 1821 e 1823, ormai verso l’epilogo della sua vita a causa di una misteriosa malattia, ha un approccio ancora più autonomo e maturo nei suoi dipinti. Infatti, non li ha eseguiti su tele o xerografie, come al solito, ma sulle pareti della sua residenza, la Quinta del Sordo. Nel salotto, Goya dipinge quello che oggi conosciamo come Saturno che divora i suoi figli. In questo dipinto, una figura animalesca di Saturno (Chronos, Tempo) divora i propri figli appena nati per impedire loro di detronizzarlo, proprio come aveva fatto suo padre con lui.1 Questa opera può essere analizzata come il conflitto tra gioventù e vecchiaia, un riferimento alla guerra civile spagnola che divora i suoi cittadini, o anche uno più personale al difficile rapporto tra Goya e suo figlio, Xavier. Secondo Vittorio Sgarbi, gli occhi sporgenti di Saturno rappresentano una violenza che diventa l’energia pura del male.2 Saturno rappresenta il tempo, crudele, implacabile e impossibile da essere domato, ma non è umano, non ha sentimenti, lui soltanto esiste.

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LA NOZIONE DI TEMPO La sua crudeltà non è più una scelta, un tentativo di rimanere sul trono ma l’atto di uccidere i suoi figli diventa parte della sua natura. Natura di cui è figlio. Chronos e Gaia sono collegati e sono responsabili del nostro destino. Il concetto di tempo varia in base alla cultura nel quale è letto. Aldo Rossi crede che il luogo e il tempo siano la prima condizione dell’architettura, e quindi la più difficile.3 In un universo così instabile, le idee di città e territorio cambiano radicalmente. Nel X secolo si riscontra un “terrore millenarista”, paragonabile alla “crisi” dell’inizio degli anni 2000. Anche se con una distinzione fondamentale. Alla fine del primo millennio la misura del tempo non c’era.4 Mentre oggi data e ora sembrano certe, allora erano piuttosto imprecise, così la transizione si estese per un periodo di circa quarant’anni, in cui moltissimi credevano di essere già arrivati al nuovo millennio e altrettanti ancora aspettavano, e la confusione aumentava enormemente l’angoscia.5 L’agonia dell’attesa del dies irae, la presunta fine del mondo, è stata estremamente lunga e accompagnata da pestilenze, carestie, incredibili alluvioni e devastanti allagamenti che hanno distrutto i segni degli esseri


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Saturno che divora i suoi figli - Francisco Goya - 1821-1823 - Museu do Prado - Madrid Saturno devorando seus filhos- Francisco Goya - 1821-1823 - Museu do Prado - Madrid


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Le conseguenze di questa rivoluzione saranno di grande portata, come sempre sia positive che negative; quali cogliere dipende da noi che abbiamo libero arbitrio, capacità di scelta, qualche volta intelligenza e, raramente, fascino.10 Giancarlo De Carlo

Nel 2010, alla Biennale di Venezia, Koolhass ha presentato Cronocaos, una critica all’alienazione del concetto di conservazione nelle precedenti biennali. Koolhaas afferma con la sua esposizione che la simultaneità tra distruzione e conservazione pone fine al senso di evoluzione lineare del tempo. Circa il 12% dell’area del mondo è sotto il regime di conservazione di cui, secondo l’autore, le regole o i criteri di selezione non sono noti, ostacolando così lo sviluppo della sapienza di edifici, piazze, spazi. Koolhaas provoca una discussione rivedendo

A NOÇÃO DE TEMPO Ao mencionar utopia, é tácito o conceito de tempo e deste, não podemos menoscabar ao analisar sua interferência no imaginário popular. Quando Goya realizou Pinturas Negras, já no epílogo de sua vida terrena devido a uma doença misteriosa, ele realizou uma abordagem ainda mais crítica e madura da sua arte. Ele não as realizou em telas ou xerografias como era de costume do artista, mas sim nas paredes de sua própria residência, a “Quinta del Sordo”. Na sala de jantar, Goya pintou o que hoje conhecemos como “Saturno que devora seus filhos.” Nessa pintura podemos ver uma figura animalesca de Saturno (Chronos, Tempo) que devora seus próprios filhos recém nascidos para evitar que eles possam destrona-lo, assim como o mesmo havia feito com seu pai.1 Essa obra pode ser analisada como o conflito entre juventude e envelhecimento, referência a guerra civil espanhola que devora seus cidadãos, ou até mesmo uma mais pessoal envolvendo o dificultoso relacionamento entre Goya e seu filho, Xavier. Segundo Vittorio Sgarbi, os olhos esbugalhados de Saturno representam uma violência que se torna a pura energia do mau.2 Saturno representa o tempo, cruel, implacável e impossível de ser domado, mas ele não é humano, ele não possui sentimentos, ele apenas, existe. Sua crueldade não é mais uma escolha, uma tentativa de se manter no trono, o ato de matar seus filhos faz parte da sua natureza. Natureza da qual é filho. Chronos e Gaia estão conectados e são responsáveis do nosso

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umani sul territorio. E lo stato di incertezza totale, e quindi, come accade spesso in questi casi, di violenza, ha generato una situazione diffusa di estrema insicurezza e pericolo.6 Leon Battista Alberti in un certo punto dei I libri della famiglia (1433-1440) scrive che la dimensione umana è triplice: corpo, anima e tempo. Il tempo acquista lo stesso peso del corpo e dell’anima. Usare il tempo come una delle dimensioni in cui è possibile attraversarlo può non essere possibile fisicamente, ma mentalmente tramite idee, concetti e immagini dal passato, oppure il futuro del passato. E questo è rivoluzionario.


i principi di conservazione e restauro dell’architettura, soprattutto in Italia, in quella che ha definito la conservazione del passato a scapito della nuova architettura.

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Una mattina che passavo per il Canal Grande in vaporetto qualcuno mi indicò improvvisamente la colonna del Filarete e il vicolo del Duca e le povere case costruite su quello che doveva essere l’ambizioso palazzo del Signore milanese. Osservo sempre questa colonna e il suo basamento, questa colonna che è un principio e una fine. Questo inserto o relitto del tempo nella sua assoluta purezza formale, mi è sempre parso come un simbolo dell’architettura divorata dalla vita che la circonda. Ho ritrovato la colonna del Filerete, che guardo sempre con attenzione, negli avanzi romani di Budapest, nelle trasformazioni degli anfiteatri, ma soprattutto come un frammento possibile di mille costruzioni. Aldo Rossi

Marini e Bertagna7, in risposta alle affermazioni, dell’architetto olandese, sostengono che il modo in cui l’Italia vede la sua architettura e la sua conoscenza, è concepito in modo diverso, perché il concetto di tempo italiano non può essere visto linearmente. Gli architetti usano come argomento non solo il sistema educativo italiano, ma anche la riflessione di Aldo Rossi sulla colonna del Filarete8: In poche righe è espresso chiaramente il pensiero di Aldo Rossi non soltanto nei confronti del frammento, ma anche del senso di tempo dell’architetto italiano. Frammento inteso come elemento architettonico in grado di essere testimonianza di qualcosa che è stato e al

destino. O conceito de tempo é diversificado dependendo da cultura local da qual ele foi extraído. Aldo Rossi acredita que o lugar e o tempo são as primeiras condições da arquitetura, e portanto a mais difíceis.3 Em um universo tão instável, as ideias de cidade e do território mudam radicalmente. No século X chegamos a um “terror milenar”, igual à “crise” do início dos anos 2000 que acabamos de experimentar. No entanto, com uma condição particular. No final do primeiro milênio, a medida do tempo não existia.4 Considerando que hoje, data e a hora parecem certas, naquela época eram bastante imprecisas, então a transição se estendeu por um período de cerca de quarenta anos, no qual muitos acreditavam que já tinham chegado ao novo milênio, como muitos ainda o esperavam, e esta confusão aumentou muito a angústia.5 A agonia de esperar o dies irae, o suposto fim do mundo, tem sido extremamente longa e acompanhada por pragas, fomes, inundações e alagamentos devastadores que destruíram os sinais dos seres humanos no território. E o estado de total incerteza e portanto, como é frequentemente o caso nesses casos, de violência, de saques e estupros, geraram uma situação generalizada de extrema insegurança e perigo.6 Leon Battista Alberti em um ponto dos “Livros da Família” (14331440) escreve que a dimensão humana é tripla: corpo, alma e tempo. O tempo ganhou o mesmo peso que corpo e alma. Utilizar o tempo como uma das dimensões, em que seja possível


se locomover através desta, talvez não seja possível de modo físico, mas sim no das ideias, concepções e imaginários. E isso é revolucionário. “As consequências desta revolução serão de longo alcance, como sempre neste mundo, positivas e negativas; que compreender depende de nós, que temos livre arbítrio, capacidade de escolher, às vezes inteligência, e raramente encanto.” Giancarlo De Carlo Em 2010, na Biennale de Veneza, Koolhass apresentou seu trabalho de exibição “Cronocaos”, uma crítica a alienação ao conceito de preservação nas bienais anteriores. Koolhass afirma com sua exposição que a simultaneidade entre destruição e preservação acaba com o sentido de evolução linear do tempo. Cerca de 12% de área do mundo está sob o regime de preservação que segundo o autor, não se conhecem as regras ou critérios de seleção, dificultando assim as interferências e evoluções de edifícios, praças, espaços. Naquilo que ele chamou de preservação do passado em detrimento da nova arquitetura, Koolhass provoca uma discussão através da revisão de princípios da conservação e restauro da arquitetura, principalmente na Itália. Marini e Bertagna7, em uma espécie de resposta as alegações do arquiteto neerlandês, afirmam que a forma que a Itália enxerga sua arquitetura e seus conhecimentos, é concebida de uma forma particular, aonde conceito de tempo italiano não

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contempo di essere fonte inesauribile di nuovi progetti; frammento che diventa quindi riferimento. Ciò che distingue un reperto archeologico da un frammento architettonico è proprio la valenza progettuale di quest’ultimo, la sua capacità di trasmettere un’idea più generale di architettura, che non si limita a testimoniare se stessa, la sua forma, ma che è in grado di trasmettere principi progettuali ancora oggi validi.9 Questo è un modo del popolo italiano nel suo insieme, ma più specificamente di Venezia, per perpetuare la propria cultura e conoscenza. Allo stesso modo, le comunità ribeirinhas usano le loro conoscenze non formali per proteggersi dalla cultura consumista sostenuta dall’attuale stato borghese e capitalista brasiliano. Prevale in questo popolo la sua cultura di comunità, di sussistenza, l’educazione popolare, l’organizzazione e l’occupazione del territorio. Così la loro concezione di tempo è importante anche per la costruzione della loro identità e, di conseguenza, della loro architettura. La loro utopia è il mantenimento della conoscenza in contrapposizione al progresso capitalista sfrenato. Lo stesso vale per i popoli originari del Brasile, in riferimento alla loro lotta quotidiana per più di cinque secoli per ottenere i diritti e la libertà di esercitare la loro cultura, religione, conoscenza senza l’interferenza di altri popoli. L’utopia è il loro passato. Non come nostalgia conservatrice, ma come interazione con il territorio, senso di appartenenza e connessione con la natura. Non basta analizzare solo il presente e la previsione di futuro per la produzione di utopie, ma anche il passato, cercando riferimenti e sostegni progettuali, alla ricerca di una società sempre


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più equilibrata, appartenente alla natura e non sovrapposta ad essa. Pertanto, il concetto di tempo deve espandersi, interpretandolo non come l’incarnazione del male, che divora dal momento in cui si nasce, ma come parte della cultura e della società. Così come è stato accelerato nella Rivoluzione Industriale, è anche possibile rallentarlo, aumentando il tempo di aspettativa.

Collona del Filarete - Venezia - 2013 - Font: Didier Descouens, wikipedia Coluna do Filarete - Veneza - 2013 - Fonte: Didier Descouens, wikipedia

pode ser visto de forma linear. Os arquitetos usam como argumento não apenas o sistema de ensino italiano, como também a reflexão de Aldo Rossi sobre a Colonna del Filarete8: “Certa manhã, quando eu passava de vaporetto pelo Grande Canal, alguém apontou de repente para a coluna de Filarete e o vicolo del Duca e as casas pobres construídas sobre o que deve ter sido o ambicioso palácio do senhor milanês. Eu sempre observo essa coluna e sua base, essa coluna que é um começo e um fim. Essa inserção ou relíquia do tempo em sua pureza formal absoluta sempre me pareceu um símbolo da arquitetura devorada pela vida que a rodeia. Encontrei a coluna do Filerete, que procuro sempre com atenção, nos vestígios romanos de Budapeste, nas transformações dos anfiteatros, mas sobretudo como um possível fragmento de mil edifícios.” Em poucas linhas, o pensamento de Aldo Rossi é claramente expresso não apenas sobre o fragmento, mas também para o sentido de tempo do arquiteto. Pretendido como um elemento arquitetônico capaz de testemunhar algo que tem sido e ao mesmo tempo ser uma fonte inesgotável de novos projetos, para se tornar uma referência. O que distingue um achado arqueológico, a partir de um fragmento arquitetônico, é precisamente o valor projetual deste último, sua capacidade de transmitir uma ideia mais geral de arquitetura, que não apenas testemunha a si mesma, sua forma, mas que é capaz de


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transmitir princípios de design que ainda são válidos hoje em dia.9 É uma forma do povo italiano como um todo, mas mais especificamente Veneza, de perpetuar sua cultura e seus conhecimentos. De modo semelhante, as comunidades ribeirinhas se utilizam dos seus saberes não formais para se protegerem da cultura consumista endossada pelo atual estado burguês e capitalista brasileiro. Prevalece nesse povo, sua cultura de comunidade, subsistência, educação popular, organização e ocupação do território. Assim sua concepção de tempo também é importante para a construção de sua identidade, consequentemente, da sua arquitetura. Sua utopia é a manutenção de seus conhecimentos em contraposição ao progresso desenfreado capitalista. Da mesma maneira acontece com os povos originários do Brasil, a sua luta diária a mais de cinco séculos para obterem os direitos e liberdade para exercer sua cultura, sua religião, seus conhecimentos sem a interferência do sistema burguês capitalista. A utopia é o seu passado. Não num sentido de nostalgia conservadora, mas de interação com o território, de pertencimento e conexão com a natureza. Não basta analisarmos somente o presente e a previsão de um futuro para produção de utopias, mas também o passado, buscando referencias e apoios projetuais, em busca de uma sociedade cada vez mais equilibrada, pertencente a natureza e não sobreposta a esta. Por isso, a nossa orientação de tempo precisa se expandir, encarando-o não como a encarnação do mal, que nos devora do momento que nascemos, mas como parte da nossa cultura e do coletivo. Da mesma maneira que o aceleramos na Revolução Industrial, é possível também desacelerar, aumentando nosso tempo de expectativa.


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L’IMMAGINARIO DELL’UTOPIA Ogni architetto è un utopista. Tra l’atto di analizzare il passato alla ricerca delle condizioni che hanno formato il presente, e progettare il futuro, immaginando un miglioramento significativo prima dello stato attuale, nasce un’utopia, indipendentemente dalla scala. Tuttavia, si cerca la definizione di intere società trasformate attraverso il progetto di una città, si trova la definizione di città utopiche che significano propriamente nonluogo, un luogo che non esiste. E questa è una scelta progettuale.11 L’obbiettivo di questo capitolo è capire come le utopie hanno affrontato il rapporto tra l’uomo e natura attraverso il tempo e le scelte progettuali. Gregotti distingue il concetto di modello da quello di utopia12. Secondo l’architetto, il progetto utopico nasce come non realizzabile: non rimane sulla carta per errore, ma per decisione progettuale. È disposto come uno schema spaziale in una società impossibile, sospendendo e proiettando la realtà in un universo senza storia, e tuttavia (quando non è rifugio dalla vita) rappresenta una via illuminata verso la trasformazione. Al contrario il modello, secondo Gregotti, offre la caratteristica di stabilire relazioni finite in un contesto fenomenale specifico, senza volersi presentare come metodo generale. L’idea dell’utopia c’è sempre stata, le sue origini risalgono lontano nel tempo, ogni epoca ha generato la sua utopia, riferita all’organizzazione dello spazio e della architettura. Anche se non attuate integralmente, le idee degli utopisti hanno lasciato tracce importanti nell’immaginario collettivo su come devono essere la città e il territorio. Il primo riferimento al concetto di utopia è

O IMAGINÁRIO DE UTOPIA Todo arquiteto é um utopista. Entre o ato de analisar o passado em busca das condições que formaram o presente, e projetar o futuro, imaginando uma melhoria significativa perante o estado atual, surge uma utopia, independente da escala. Porém, se buscamos a definição de inteiras sociedades transformadas através do projeto de uma cidade, encontramos a definição de cidades utópicas que significa propriamente o não-lugar, lugar inexistente. E isso acontece por uma escolha projetual.10 Gregotti distingue o conceito de modelo e de utopia.11 Segundo o arquiteto, o projeto utópico acontece como não realizável; não permanece no papel por erro, mas por decisão projetual. Se dispõe como um esquema espacial em uma sociedade impossível enquanto suspende e projeta a realidade em um universo sem história e, todavia, indica (quando não é refúgio contra a vida) um modo iluminado em direção a transformação. Ao contrário, o modelo oferece a característica de estabelecer relações finitas em um contexto fenomênico específico, sem pretender se apresentar como um método geral. A ideia de utopia sempre existiu, as suas origens remontam a muito tempo, porque cada época forte gerou a sua própria utopia, geralmente referindo-se imediatamente à organização do espaço e dos edifícios. Embora não totalmente funcionais, as ideias dos utópicos deixaram vestígios importantes no imaginário de como a cidade e o território devem se organizar.


A primeira referência do conceito de utopia podemos buscar em Platão ao descrever uma sociedade ideal em “A República” no século IV a.C., relacionando o limite de cidadãos por comunidade prezando não pelas condicionantes físicas, mas pela harmonia do convívio social.12 Porém o termo utopia nasce com o livro “Ilha da Utopia” de Thomas More em 1516 ao descrever uma ilha imaginária aonde “as moradias não seriam, de forma alguma miseráveis”.13 A sociedade modelo de More não nasce empiricamente de sua mente, mas sim planejada e sistematicamente construída em base a uma crítica a sociedade na qual o autor estava incluído.14 Este é um fator que se replica em todas as outras ideias apresentadas desde então. As utopias representam não apenas um projeto ou idealização de uma sociedade ou cidade ideal, mas também evidenciam os problemas contemporâneos e contextuais de seus autores. O pensamento utópico, no entanto, não se limita à obra do escritor inglês. Antes do período renascentista, no qual More viveu, ideias semelhantes já haviam sido formuladas. Outros autores, como Campanella, através da sua obra “A cidade do sol”, abordaram na mesma época o assunto. Porém foi apenas na segunda metade do século XVIII, com o avanço da Revolução Industrial juntamente com os ideais Iluministas, que as utopias começaram a ser projetadas com a intenção de resolver as problemáticas de uma sociedade através de novos conceitos racionalistas não só de habitar, mas também de relações sociais e políticas. Nos séculos

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quando Platone descrive una società ideale in “La Repubblica” nel II secolo a. C., che prevede un limite dei cittadini da parte della comunità non strettamente legata ai limiti fisici della città, ma al buon andamento dei rapporti tra i cittadini e l’armonia sociale.13 Però il termine utopia nasce con il libro di Thomas More Isola dell’Utopia nel 1516 quando descrive un’isola immaginaria dove “le abitazioni non sarebbero, di nessuna forma miserabili”.14 La società modello di More non nasce empiricamente dalla sua mente, ma piuttosto viene pianificata e sistematicamente descritta sulla base della critica alla società a lui contemporanea.15 Questo è un fattore comune in tutte le altre idee di utopia successive. Le utopie rappresentano non solo un progetto o un’idealizzazione di una società o città ideale, ma dimostrano anche i problemi contemporanei e contestuali dei suoi autori. Il pensiero utopico, tuttavia, non si limita al lavoro dello scrittore inglese. Prima del periodo rinascimentale, in cui More visse, idee simili erano già state formulate. Altri autori, come Campanella, attraverso La città del sole hanno affrontato lo stesso tema. Comunque, fu solo nella seconda metà del XVIII secolo, con la Rivoluzione Industriale insieme agli ideali Illuministi, che le utopie cominciarono ad essere progettate con l’intenzione di risolvere i problemi della società attraverso nuovi visioni razionali non solo dell’abitare, ma anche delle relazioni sociali e politiche. Nei secoli XVIII, XIX e XX, emergono periodicamente nuove utopie e in tutte, indipendentemente dal periodo, riappare l’ideale dell’uguaglianza.16 I primi tentativi di correggere i mali della città


industriale sono stati divisi in due gruppi: quelli che volevano modificare la città esistente e coloro che si sono disposti a risolvere i problemi con la costruzione di nuove città in un territorio isolato.17

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(...) senza una panoramica del nuovo corpo cittadino. I cosiddetti utopici (...) hanno elaborato diversi concetti di città ideale. Leonardo Benevolo

Frontespizio del Libro “Città del Sole” di T. Campanella - Font: Biblioteca Feltrinelli Folha de rosto do livro “Cidade do Sol” de T. Campanella - Fonte: lavocedinewyork.com

XVIII, XIX e XX, periodicamente surgiam novas utopias e em todas elas, independentemente da época, ressurgia o ideal de igualdade.15 As primeiras tentativas de se corrigir os males da cidade industrial se dividiu em dois grupos: os que se contrapunham à cidade existente e os que se propunham a resolver os problemas isoladamente.16 “(...) sem uma visão global do novo organismo citadino. Os chamados “utópicos” (...) elaboraram diversas concepções de “cidade ideal”. Leonardo Benevolo


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Copertina del Libro Utopia di T. More - Font: lavocedinewyork.com Capa do livro Utopia de T. More - Fonte: lavocedinewyork.com


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UTOPIE DEL XIX SECOLO I problemi di insalubrità degli edifici, principalmente quelli residenziali sulla città che cresce e si sviluppa sempre più velocemente attraverso la Rivoluzione Industriale nelle sue varie fasi, mettono a prova gli ideali illuministici di razionalità, fraternità e libertà della nuova società dominata dalla borghesia. Tra i numerosi progetti del XIX secolo, alcuni si distinguono come la teoria dei parallelogrammi, progettata da Robert Owen, che credeva che la soluzione fosse quella di alloggiare in associazione al lavoro meccanico, la popolazione a basso reddito e disoccupata. Nel corso degli anni, gli ideali di Owen sono stati interpretati in un senso puramente economico, mettendo da parte le implicazioni politiche e urbane che il suo fondatore considerava indivisibile.18 Lo schema di Owen, noto come “teoria del parallelogramma”, è stato aspramente criticato dagli esperti dell’epoca, per i quali fu definito un “co-attivista che voleva dividere il mondo in quadrati”.19 Un altro progetto è stato il Falansterio di Fourier, basato, così come la società ideale di Platone, sull’armonia universale come soluzione per la società. Questa armonia avrebbe dovuto essere raggiunta gradualmente secondo Fourier, che considerava assurdo il modello di città basato sulla concorrenza di interessi individuali e di classe. Fourier ha stabilito diversi parametri per la costruzione del Falansterio che contribuirono alla pratica urbana che li ha seguito, anticipando diverse tecniche di progetto che sarebbero state adottate per tutto il XIX secolo.20 Alla fine del XIX secolo, nel 1898, Ebenezer Howard

UTOPIAS DO SÉCULO XIX Com o avanço da Revolução Industrial em suas diversas etapas, e uma nova sociedade com a burguesia como classe dominante, os ideais iluministas de racionalidade, fraternidade e liberdade foram colocados a prova devido a problemas de insalubridade e moradia das cidades, que cresciam e se desenvolviam cada vez mais rápido. Dentre diversos projetos do século XIX, alguns se destacam como a Teoria dos Paralelogramos, projetada por Robert Owen, que acreditava que a solução era na moradia a população de baixa renda e desempregados associada ao trabalho mecânico. Com o passar dos anos, o ideal de Owen tornou-se um sentido puramente econômico, deixando de lado as implicações políticas e urbanísticas que seu fundador considerava inseparáveis.17 O esquema de Owen, conhecido como “teoria dos paralelogramos”, foi duramente criticado pelos especialistas da época, por quem foi chamado de “cooperativista que queria dividir o mundo em quadrados”.18 Outro projeto foi o Falanstério de Fourier, baseado, assim como a sociedade ideal de Platão, na harmonia universal como solução para a sociedade. Esta deveria ser alcançada de modo gradual pelo que foi proposto por Charles Fourier, que considerava absurdo o modelo de cidade vigente baseado na competição de interesses individuais e de classes. Fourier estabeleceu diversos parâmetros para a construção do Falanstério que contribuíram


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Città e campagna devono essere sposate, e da questa felice unione nascerà una nuova speranza, una nuova vita, una nuova civiltà. Ebenezer Howard

Città Giardino di Ebenezer Howard. Font: vitruvius.com.br Cidade Jardim de Ebenezer Howard. Fonte: vitruvius.com.br

para a prática urbanística que se seguiu, antecipando diversas técnicas projetuais que seriam adotadas por todo o século XIX.19 No final do século XIX, Ebenezer Howard publica seu livro “Garden Cities of Tomorrow”, aonde ele estabelece o conceito de “Cidade-Jardim” em 1898. Sua proposição objetivava solucionar os problemas de insalubridade e pobreza encontrados em Londres, por meio de novas cidades marcadas pela íntima relação com o campo e por habitações amplas e isoladas em grandes terrenos arborizados.20 “Cidade e campo devem estar casados, e dessa feliz união nascerá uma nova esperança, uma nova vida, uma nova civilização”. Ebenezer Howard Seu conceito corresponde a uma estratégia de planejamento regional para o êxodo rural, propondo núcleos auto organizados formados a partir do estabelecimento de indústrias e comércios, com cinturões agrícolas, conectados por um sistema de transporte público eficiente. Howard não se interessava em propor um modelo de cidade especificando suas formas físicas, se preocupava muito mais com os processos sociais, privilegiando a participação da população na gestão da cidade, estimulando a organização dos habitantes em cooperativas ou em iniciativas individuais no sentido de promover o desenvolvimento de políticas públicas. Desta maneira, não é estabelecido precisamente nenhum detalhe arquitetônico, urbanístico ou construtivo acerca das edificações, uma vez que

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ha pubblicato il suo libro Garden Cities of Tomorrow, dove ha stabilito il concetto di Garden City. La sua proposta mirava a risolvere i problemi di insalubrità e povertà che si trovano a Londra, attraverso nuove città caratterizzate dall’intimo rapporto con la campagna e da grandi e isolate abitazioni in grandi terreni con alberi.21


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Il suo concetto corrisponde ad una strategia di pianificazione regionale per l’esodo rurale, proponendo nuclei auto-organizzati formati dalla creazione di industrie e attività commerciali, con cinture agricole, collegate da un efficiente sistema di trasporto pubblico. Howard non era interessato a proporre un modello di città che specificasse le sue forme fisiche; si preoccupava molto di più dei processi sociali, favorendo la partecipazione della popolazione alla gestione della città, stimolando l’organizzazione degli abitanti in cooperative o iniziative individuali per promuovere lo sviluppo delle politiche pubbliche. In questo modo, non ha lasciato proprio nessun dettaglio progettuale, nè alla scala urbana nè a quella architettonica, dal momento che non voleva che le questioni essenziali venissero fuorviate dall’associazione con un’immagine visiva.22 La teoria di Howard ha influenzato diverse città in tutto il mondo, tra cui la Città Giardino di Marghera, progettata da Emilio Emmer e costruita nei primi anni del 1900 per alleggerire la crisi abitativa nel centro storico di Venezia. Questi concetti di città sono stati in seguito definiti come “socialisti utopici” e sono serviti a discutere sulla miglior forma di organizzazione sociale possibile. La funzione progressiva era fondamentale ed era contenuta, da un lato, nell’orizzonte positivista e razionale di quella cultura, dall’altro nei suoi aspetti romanticosocialista. Il progetto utopico è sempre accompagnato da una visione circolare, di sistema definitiva di tutte le relazioni. È un’utopia non solo spaziale, ma anche politica e sociale, e da queste trae la sua stessa

não desejava que as questões essenciais colocadas fossem confundidas ou associadas a uma imagem visual.21 A teoria de Howard influenciou diversas cidades pelo mundo, inclusive a Città Giardino di Marghera, projetada por Emilio Emmer e construída no início de 1900 para desafogar a crise de habitações no centro histórico de Veneza. Esses conceitos de cidade utópicas foram depois denominadas como “socialistas utópicas” e serviram para discutir a melhor forma de organização social. A sua função progressista foi fundamental e foi contida, de um lado, no horizonte positivista e racional daquela cultura, do outro nos seus aspectos românticossocialistas. O projeto utópico é sempre acompanhado de uma visão circular, de sistematização definitiva de todas as relações. É uma utopia não só espacial, mas também política e social, e destes extrai sua carga de significado projetual.22 É perceptível o desejo de trazer equilíbrio entre o bem-estar da vida no campo com a nova realidade da cidade, através da racionalidade iluminista e da simetria neoclássica. Um controle do território e da natureza, através da cidade. A Selva não está presente nas utopias do século XIX porque existia o conceito de que todo o território deve ser controlado, sem margem de controle total da parte da natureza, como veremos adiante no capítulo “O imaginário da Selva”.


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carica di significato progettuale.23 È percepibile la volontà di portare equilibrio tra il benessere della vita in campagna con la nuova realtà della città, attraverso la razionalità illuminista e simmetria neoclassica. Un possesso del territorio e della natura, attraverso la città. La Selva non è presente nelle utopie del XIX secolo perché perchè vigeva l’idea che tutto il territorio dovrebbe essere controllato, senza margine di controllo da parte della natura, come vedremo nel capitolo “L’immaginario della Selva”.


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UTOPIE DEL SECOLO XX Nel ventesimo secolo, con le due grandi guerre, l’utopia si concentra sempre di più nell’immaginare una società ideale pacifica, di un nuovo modo di vivere e di occupare lo spazio evitando nuovi conflitti. Non solo nel campo dell’architettura e dell’urbanistica, ma anche nella letteratura, nel cinema e in altre arti, è centrale il principio di pace alla popolazione mondiale che ancora si riprendeva da tutte le distruzioni dei conflitti. Il concetto di utopia era uno degli elementi essenziali di questo periodo, ma non solo progettuale, come la definizione di Gregotti visto in precedenza.24 In questo periodo, l’utopia appare meno come un “non-luogo”, riferimento lontano e impreciso che ha una funzione da combustibile all’azione, ma piuttosto una possibilità reale, fattibile e realizzabile aderendo a un progetto formulato da pensatori del Movimento Moderno, come Le Corbusier, Wright, i membri del Bauhaus e del costruttivismo sovietico.25 Di fronte a queste congiunture, unite alla nuova comunicazione più efficace e interattività tra le nazioni, la produzione di utopie è stata molto più prolifica nel ‘900. Nella prima metà, incoraggiate dal Movimento Moderno, le produzioni si sono concentrate sulla realizzazione di città ideali, che possono essere divise in quattro archetipi: Progresso, Mobilità, Universalità e Ambientalismo.26 Progresso In questo secolo, i progressi tecnologici sono un elemento chiave per la creazione di utopie, avendo il potere non solo di promuovere una nuova civiltà, ma anche di risolvere vari problemi di salubrità

UTOPIAS DO SÉCULO XX No século XX, com o acontecimento das duas grandes guerras, a utopia ganha cada vez mais enfoque não apenas no campo da arquitetura e urbanismo, mas também na literatura, cinema e outras artes, transmitindo para a população mundial que ainda se recuperava de todas a destruição dos conflitos bélicos, o imaginário de uma sociedade ideal pacífica, um novo jeito de viver e ocupar o espaço evitando novos conflitos. O conceito de utopia foi um dos elementos essenciais deste período, porém com um não somente projetual como a definição de Gregotti vista anteriormente.23 Neste período, a utopia aparece menos como um “não-lugar”, como um referencial distante e impreciso que serve de combustível à ação, mas sim como uma possibilidade real, exequível e alcançável mediante a adesão a um projeto formulado por pensadores do Movimento Moderno, como Le Corbusier, Wright, os membros da Bauhaus e do construtivismo soviético.24 Diante de tais conjunturas, somada com a nova globalização e interatividade entre as nações, a produção de utopias foi muito mais prolífica no ‘900. Na primeira metade, incentivadas pelo movimento moderno, as produções se concentraram na realização de cidades ideais que podemos dividir em quatro arquétipos: Progresso, Mobilidade, Universalidade e Ambientalismo.25 Progresso Neste século, o avanço tecnológico é um elemento chave para a criação de utopias, tendo


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La tecnologia è un modo per rivelare. Si presenta nel contesto in cui avviene lo svelamento, dove avviene la verità. Heidegger

Questo archetipo27 è inseguito da architetti che cercano di implementare il concetto chiave che sostiene l’urbanistica progressiva l’idea di modernità. Si può capire così il primo progetto utopico in questo senso di Metropolis industriale: quello elaborato da Tony Garnier.28 Già nei primi anni del ventesimo secolo, Tony Garnier elabora il “progetto rivoluzionario di una città modello” in quella che chiamò “Città Industriale”, pubblicato nel 1917.29 Garnier propone un schema di progetto per la creazione di città, con circa 35.000 abitanti, principalmente operai, in una regione montuosa dove attrezzature e servizi sarebbero stati distribuiti in base all’altitudine, e anche attraversati da un fiume. In ordine crescente di altitudine sarebbe stata situata la fabbrica principale (in pianura), separata dalla città da una ferrovia e, dietro le montagne, le attrezzature sanitarie, “(...) al riparo dai venti freddi (...)”.30 È la prima volta che si trova un’utopia che ha bisogno di un territorio specifico, utilizzando l’ambiente in modo che le dinamiche dei servizi della città, insieme al comfort dei cittadini, funzioninano. La proposta di Garnier è stata una risposta alla città anacronistica della fine del XIX

o poder não só de impulsionar uma nova civilização, mas como solucionar diversos problemas sanitários das residências que atingiam principalmente a Europa durante a Revolução Industrial. O objetivo era encontrar dentro do problema, a solução. “Tecnologia é um modo de revelar. Ela se apresenta no âmbito onde o desocultamento acontece, onde a verdade acontece.” Heidegger Fazem parte deste arquétipo os arquitetos visionários que são categorizados dentro da orientação ideológica progressista, que implementam o conceito chave que subtende o urbanismo progressista é a ideia da modernidade. Desse modo, podemos entender que o primeiro projeto utópico neste sentido de Metrópole Industrial, é o elaborado por Tony Garnier.26 Já nos primeiros anos do século XX, Tony Garnier elaborou o “projeto revolucionário de uma cidade modelo” naquilo que ele nominou como “Cidade Industrial”, publicada em 1917.27 Garnier propôs um esquema para a criação de cidades, com cerca de 35.000 habitantes, essencialmente industriais, em uma região montanhosa onde os equipamentos e serviços seriam distribuídos de acordo com a altitude, sendo também atravessada por um rio. Em ordem crescente de altitude estariam localizados a fábrica principal (na planície), separada da cidade por uma estrada de ferro e, por trás das montanhas, os equipamentos sanitários, “(...) ao abrigo dos ventos frios (...)”.28 É a primeira vez que podemos encontrar uma utopia que necessite um território

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degli edifici che hanno raggiunto principalmente l’Europa durante la rivoluzione industriale. L’obiettivo era quello di trovare all’interno del problema, la soluzione.


Città Industriale di Tony Garnier. Font: cittasostenibili.it

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Cidade Industrial de Tony Garnier. Fonte: cittasostenibili.it

secolo, che interpretò il rapporto conflittuale tra l’antica logica urbana, ereditata dal Medioevo, e la recente industrializzazione che generava insalubrità e tensione spaziale. Invece di negarlo, la città di Garnier esaltava l’industria di base come nucleo economico della nuova urbanità, contemplandola all’interno della sua settorializzazione. Tra le correnti di pensiero che illustrano in modo appassionato l’archetipo del progresso c’è il Movimento Futurista, una delle avanguardie che più esalta i progressi tecnologici e la nuova Era della Macchina.31 Ogni residuo della sensibilità artistica dell’Ottocento è stato ripudiato, considerato inappropriato di fronte alla modernità, di cui ammirava i progressi tecnologici, l’industria e i moderni mezzi di trasporto, con esaltazione allegorica della velocità.32 Città Nuova di Sant’Elia è un’apoteosi dello stile di vita urbano, meccanizzato e cosmopolita. Il nuovo cittadino metropolitano dovrebbe esaltare la sinestesia tra le macchine generate dalla città moderna tutti i suoi odori, rumori, circolazioni accelerate di macchine e persone – un sentimento

característico, se utilizando do ambiente para que a dinâmica de serviços da cidade, juntamente ao conforto dos cidadãos, funcione. A proposta de Garnier era uma resposta à cidade anacrônica do final do século XIX, que explicitava a relação conflituosa entre a antiga lógica urbana herdada desde a Idade Média e a recente industrialização geradora de insalubridade e tensão espacial. Ao invés de negá-la, etimologicamente a cidade de Garnier exaltava a indústria de base como núcleo econômico da nova urbanidade, contemplando-a dentro de sua setorização. Dentre as correntes de pensamento que ilustram de maneira mais passional o arquétipo do progresso está o Movimento Futurista, uma das vanguardas que mais exaltaram os avanços tecnológicos e a recém-chegada Era da Máquina.29 Qualquer resquício da sensibilidade artística do século XIX era repudiado, considerado impróprio diante da modernidade, na qual admirava o avanço tecnológico, a indústria e os meios de transporte modernos, com alegórica exaltação da velocidade.30 A Citta Nuova de Sant’Elia é uma apoteose do modo de vida urbano, mecanizado e cosmopolita. O novo cidadão metropolitano deveria exaltar a sinestesia entre homem e máquinas gerada pela cidade moderna, todos os seus odores, ruídos, circulações aceleradas de máquinas e pessoas – sentimento análogo ao que viria ser mais tarde o espírito pós-moderno de valorização do mundano e corriqueiro. Além disso, Sant’Elia defendia a ideia da efemeridade arquitetônica, propondo a


Vista di Piero Portaluppi. Font: domusweb.it Perspectiva de Piero Portaluppi. Fonte: domusweb.it

constante reconfiguração da cidade, em contraposição à ideia de eternidade pretensiosamente engastada no Movimento Moderno. Com influência do racionalismo e futurismo, outros grupos de arquitetos visionários surgiram nesse momento, como o grupo italiano “Novecento”, daonde podemos destacar as imagens de Piero Portaluppi. Analogamente a esses movimentos, existem as vanguardas soviéticas. Após a Primeira Grande Guerra, Revolução Russa e consequentemente a criação da União Soviética, uma nova concepção do termo utopia surge, sempre conectado as narrativas de confronto entre o sistema capitalista com o socialista recém implementado. O embate de narrativas predomina, influenciando qual estilo arquitetônico deve refletir cada um desses sistemas. Sob a tutela de Lenin, os ideais da narrativa socialista, de união das classes trabalhadoras do campo e da cidade, deveria ser representada por um novo movimento estético e arquitetônico. Surgia assim o movimento de vanguarda conhecido como Construtivismo Russo. Inspirado pelo futurismo e a ideia de evolução da técnica em serviço da revolução, o Construtivismo serviria de base para a construção de diversas cidades na União Soviética. Com a chegada de Stalin ao poder, o Construtivismo perde força. Os arquitetos stalinistas argumentaram que todo o Movimento Moderno havia sido uma falsificação capitalista. Um cavalo de Tróia introduzido na fortaleza socialista sob o disfarce

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analogo a quello che sarebbe poi diventato lo spirito postmoderno di valorizzazione del banale. Inoltre, Sant’Elia difende l’idea di effimerità architettonica, proponendo la costante riconfigurazione della città, in contrapposizione all’idea di eternità pretestuosamente ambientata in progetti del Movimento Moderno. Influenzati dal razionalismo e dal futurismo, emersero altri gruppi di architetti visionari, come il gruppo italiano “Novecento”, di cui si possono ricordare le immagini di Piero Portaluppi. Analogamente a questi movimenti, ci sono le cosiddette avanguardie sovietiche. Dopo la Prima Grande Guerra, la Rivoluzione Russa e di conseguenza la creazione dell’Unione Sovietica, si afferma una nuova concezione del termine utopia, sempre collegato al confronto tra il sistema capitalista e il sistema socialista appena implementato. Prevale lo scontro tra narrazioni, influenzando quale stile architettonico dovrebbe riflettere ciascuno di questi sistemi. Sotto il regime di Lenin, gli ideali della narrazione socialista, dell’unione delle classi lavoratrici della campagna


e della città, vengono rappresentati da un nuovo movimento estetico e architettonico. Emerge così il movimento d’avanguardia noto come Costruttivismo Russo. Ispirato dal futurismo e dall’idea di evoluzione della tecnica al servizio della rivoluzione, il Costruttivismo sarebbe servito come base per la costruzione di diverse città dell’Unione Sovietica. Con l’arrivo al potere di Stalin, il Costruttivismo perde forza. Gli architetti stalinisti sostengano che l’intero Movimento Moderno sia stato una contraffazione capitalista; un cavallo di Troia introdotto nella fortezza socialista sotto le spoglie del Costruttivismo. Pertanto, rinforzano che sia necessario distruggere quel “cavallo fraudolento” e cancellare tutte le tracce del modernismo dell’architettura per tornare alla fine del XIX e all’inizio del XX secolo.33

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Wolkenbügel di El Lissitzky. Font: Russia Beyond, rbth.coM Wolkenbügel di El Lissitzky. Fonte: Russia Beyond, rbth.com

de Construtivismo. Portanto, era preciso destruir aquele “cavalo fraudulento” e apagar todos os vestígios do modernismo da arquitetura para voltar ao final do século XIX e início do século XX.31 Mobilidade Este arquétipo é conectado não apenas ao fator progresso, mas também sua exaltação a velocidade. Esses dois fatores eram principalmente atrelados aos meios de transporte que, com a Revolução Industrial, se tornaram cada vez mais populares e disponíveis, alterando não apenas a percepção humana de tempo, como também de espaço. Apesar da problemática da divisão de espaços entre diferentes modais não é nova32, é no século XIX, com e a invenção do carro que ela se intensifica. Com a proliferação de automóveis, o espaço que essa tecnologia demanda e sua incompatibilidade de coexistir com a circulação de pedestres por motivos de segurança, diversas utopias são baseadas em entender essa demanda e propor soluções que contemplariam todas as formas existentes e futuras de mobilidade urbana. Um dos principais arquitetos que trabalharam a problemática da mobilidade foi Eugène Hénard que, além de atuar significativamente no planejamento urbano de Paris no início do século XX, influenciou o urbanismo das grandes metrópoles com suas teorias de circulação urbana e a concepção de importantes elementos viários, como as rotatórias e as vias radiais.33 Inspirado pelos ideais iluministas da nova Paris de Haussmann34,


Hénard apresentou um trabalho essencialmente utópico em 1910, durante uma conferência sobre planejamento urbano em Londres. Em seu discurso, Hénard apontou diversos problemas na estrutura viária e desenho urbano das cidades de sua época, inclusive a congestão dos meios de transporte. Hénard criticava também a ineficiência e desorganização das redes de instalações subterrâneas e sua incompatibilidade com as novas demandas da cidade moderna, condenando o uso do solo urbano e as constantes necessidades de manutenção das vias. Hénard idealizava uma rua multifuncional que além de servir à circulação urbana deveria conter uma série de redes complexas que forneceriam recursos para o funcionamento da cidade não só atual, como a futura. Além das propostas viárias, Hénard contempla algumas características e diretrizes para as edificações em sua cidade utópica, como a altura ideal, uso de materiais modernos e principalmente a extinção do telhado para utilização das coberturas dos edifícios como ponto de aterrissagem de pequenas aeronaves individuais que surgiriam no futuro. De acordo com seu modelo arquitetônico, esses carros voadores ficariam estacionados no subsolo e chegariam ao terraço por meio de um elevador de carga para a decolagem. Devido ao alto tráfego desse modal, a futura cidade ficaria restrita por rotas aéreas, e o espaço aéreo do centro histórico seria protegido por uma série de postes.35 As pesquisas sobre essas utopias da mobilidade têm

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Mobilità Questo archetipo è collegato non solo al fattore di progresso, ma anche una lode alla velocità. Questi due fattori sono collegati principalmente ai mezzi di trasporto che, con la Rivoluzione Industriale, divengono sempre più popolari e disponibili, cambiando la percezione umana, non solo del tempo ma anche dello spazio. Anche se il problema di separare gli spazi destinati ai differenti mezzi di trasporto non è un problema nuovo34, è nel secolo XIX che si intensifica con l’arrivo dell’automobile. Con la proliferazione delle automobili, lo spazio che questa tecnologia richiede e la sua incompatibilità con il traffico pedonale per motivi di sicurezza, emergono diverse utopie basate sulla comprensione di questa domanda e sulla proposta di soluzioni che contemplano tutte le forme esistenti e future di mobilità urbana. Uno dei principali architetti che hanno lavorato sul problema della mobilità è stato Eugène Hénard che, oltre ad agire in modo significativo nella pianificazione urbana di Parigi all’inizio del XX secolo, ha influenzato l’urbanistica delle grandi metropoli con le sue teorie di circolazione urbana e la concezione di importanti elementi stradali, come rotatorie e strade radiali.35 Ispirato dagli ideali illuministi di Haussmann36 e la sua nuova Parigi, Hénard ha presentato un’opera essenzialmente utopica nel 1910 durante una conferenza sulla pianificazione urbana a Londra. Nel suo discorso, Hénard ha sottolineato diversi problemi nella struttura stradale e nella progettazione urbana delle città del suo tempo, tra cui la congestione dei mezzi di trasporto. Hénard ha anche criticato l’inefficienza e la disorganizzazione delle reti di strutture sotterranee e la loro


incompatibilità con le nuove esigenze della città moderna, condannando l’uso del territorio urbano e le costanti esigenze di manutenzione stradale. Hénard ha idealizzato una strada multifunzionale che oltre a servire la circolazione urbana dovrebbe contenere una serie di reti complesse che fornirebbe risorse per il funzionamento della città, non solo a lui contemporanea, ma anche quella del futuro. Oltre alle proposte stradali, Hénard include alcune caratteristiche e linee guida per gli edifici nella sua città utopica, come l’altezza ideale, l’uso di materiali moderni e soprattutto l’eliminazione del tetto a falda, per l’uso di terrazza degli edifici come punto di atterraggio di piccoli aerei individuali ancora da inventare. Nella sua visione di città, queste auto volanti sarebbero state parcheggiate nel sottosuolo e avrebbero raggiunto la terrazza per mezzo di un ascensore. A causa del gran numero di auto volanti, la futura città sarebbe stata condizionata dalle rotte aeree e lo spazio aereo del centro storico sarebbe stato protetto da una serie di pali.37

Una città del futuro: vista da un aereo. Hénard. Font: urbanplanning.library.cornell.edu

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Uma cidade do futuro: vista de um avião. Hénard. Fonte: urbanplanning.library.cornell.edu

significado contemporâneo porque representam a primeira tentativa de resolver problemas ainda não devidamente resolvidos na relação entre circulação e vida urbana, flexibilidade e durabilidade. Universalidade Dentro do arquétipo da Universalidade, nos deparamos com a produção industrializada da arquitetura, incentivada pela Revolução Industrial do século anterior. Com uma essência tecnológica, modular e padronizada, porém sempre dentro da lógica capitalista, a arquitetura moderna só faria sentido em uma cidade igualmente moderna, aonde projeto e urbanismo são intrínsecos. Acompanhada a essa associação, se encontra o elemento do homem-tipo, inspirado em conceitos de Owen e Fourier e ilustrado pelo Modulor de Le Corbusier.36 Na utopia moderna, todos os projetos são baseados na essência e necessidades desse homem-tipo. Ou seja, através da universalização do homem, é possível projetar uma arquitetura e uma cidade para todos. Para isso, tanto a arquitetura quanto o urbanismo da cidade utópica moderna, devem abandonar todos os maneirismos estilísticos dos movimentos antecessores, que segundo Le Corbusier, serviam única e exclusivamente a classe dominante, provocando uma divisão da sonhada universalização do homem Le Corbusier produziu diversos projetos utópicos e inspirou diversos outros. A Ville Radieuse, publicada em 1935 se baseia


Universalità All’interno dell’archetipo dell’Universalità, esiste l’ambito di pensiero della produzione industrializzata dell’architettura, incoraggiata dalla Rivoluzione Industriale del secolo precedente. Con un’essenza tecnologica, modulare e standardizzata, ma sempre all’interno della logica capitalista, l’architettura moderna avrebbe senso solo in una città altrettanto moderna, dove il progetto e l’urbanistica fossero intrinseci. In diretta conseguenza di ciò, si sviluppa l’elemento dell’uomo-tipo, ispirato ai concetti di Owen e Fourier e illustrato dal Modulor di Le Corbusier.38 Nell’utopia moderna, tutti i progetti si basano sull’essenza e le esigenze di questo uomo-tipo. Attraverso l’universalizzazione dell’uomo, è possibile progettare un’architettura e una città per tutti. Per questo, sia l’architettura che l’urbanistica della città moderna utopica devono abbandonare tutti i manierismi stilistici dei movimenti precedenti, che secondo Le Corbusier, servivano esclusivamente alla classe dirigente, provocando una frattura dal sogno di universalità dell’uomo. Le Corbusier ha prodotto diversi progetti utopici e ne ha ispirati molti altri. Ville Radieuse, pubblicato nel 1935, si basa proprio su questo principio del controllo del collettivo attraverso il dominio dell’individuo. Configurato dai dogmi previste nella Carta di Atene, il progetto prevede la segregazione

justamente nesse domínio do coletivo através do domínio do indivíduo. Configurada pelos dogmas da Carta de Atenas, a segregação funcional de setores, estradas geometrizadas priorizando o automóvel, e o setor residencial ocupando lugar de destaque. Em sua utopia, todos os habitantes são trabalhadores igualitários, formando a única classe existente. Por isso ela seria mais humana e livre. Através da ideia do “estilo internacional”, o Movimento Moderno durante o decorrer do século defendeu que a produção arquitetônica e urbanística era capaz de ser reproduzida em qualquer região da Terra. Desde que seguindo os conceitos da Carta de Atenas, era possível uma adaptação capaz de atender às necessidades de todos os tipos de sociedade e ambientes.37 Le Corbusier conseguiu a chance de aplicar sua teoria na prática através do projeto da cidade de Chandigarh, um território ermo na India, durante a década de 1950. De Carlo afirmava que quando o projeto de Chandigarh de Le Corbusier fosse executado, encontraríamos uma milagrosa materialização de última grande utopia iluminista.38 Chandigarh seria uma cidade da arquitetura. Segundo o arquiteto genovês, o projeto também a grande resposta aos questionamentos da fantasia urbanística que permeavam a cabeça dos arquitetos da primeira metade dos ‘900. Cidade vertical ou horizontal? Superconcentração ou dispersão pelo campo? Domínio sobre a natureza ou simbiose com a mesma? Chandigarh hoje é uma das cidades mais ricas da Índia, mas também um monumento à assimilação

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Questo appunto sulle utopie di mobilità ha un significato contemporaneo perché rappresenta il primo tentativo di risolvere problemi ancora attuali e non risolti, nel rapporto tra circolazione e vita urbana, flessibilità e durabilità.


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funzionale dei settori, le strade geometrizzate che daranno la priorità all’automobile e il settore residenziale che occupa un posto di primo piano. Nella sua utopia, tutti gli abitanti sono lavoratori equivalenti, formando l’unica classe esistente. Così la Ville Radieuse sarebbe stata più democratica. Attraverso l’idea dello stile internazionale alcuni architetti del Movimento Moderno, come Le Corbusier, nel corso del secolo hanno sostenuto che la produzione architettonica e urbana fosse in grado di essere riprodotta in qualsiasi regione del mondo. Sempre seguendo i concetti della Carta di Atene, sarebbe stato possibile di soddisfare le esigenze di tutti i tipi di società e territorio.39 Le Corbusier ha avuto la possibilità di passare dalla teoria alla pratica attraverso la progettazione della città di Chandigarh, in India settentrionale, durante gli anni ‘50. De Carlo ha dichiarato che quando il progetto Chandigarh di Le Corbusier sarebbe stato eseguito, avremmo trovato una materializzazione miracolosa dell’ultima grande utopia illuminista.40 Chandigarh sarebbe una città di architettura. Secondo l’architetto genovese, il progetto è anche la grande risposta alle domande della fantasia urbana che permeava la testa degli architetti della prima metà del ‘900. Città verticale o orizzontale? Sovra concentrazione o dispersione a tutto campo? Dominanza sulla natura o simbiosi con essa? Chandigarh oggi è una delle città più ricche dell’India, ma anche un monumento all’assimilazione dove, con il tempo, il clima e l’abbandono lasciano il segno sugli edifici e gli adattamenti caotici degli abitanti, che hanno allestito negozi in edifici di cemento destinati a uffici governativi, bambini che giocano in parchi giochi affollati o residenze moderniste illuminate

aonde, com o tempo, o clima e o abandono deixando suas marcas nas edificações e nas adaptações caóticas dos habitantes, que montaram lojas em prédios de concreto destinados a escritórios governamentais, crianças brincando em playgrounds lotados ou residências modernistas iluminadas para os Diwali, demonstrando que mesmo os planos urbanos mais detalhados devem permitir uma margem de erro, que é a vitalidade humana.39 O experimento de Chandigarh nos mostra que não podemos projetar uma arquitetura, nem mesmo utópica, sem levar em consideração os humanos que ali abitarão. Mais do que isso, é necessário entender que nenhuma arquitetura pode ser imposta sobre um território sem levar em consideração as particularidades culturais dos povos em relação a este território. Na mesma Chandigarh, no Setor 3 está o Jardim de Rochas da Índia40, construído secretamente em uma reserva de terreno por Nek Chand Saini, um inspetor de rua da cidade e artista autodidata, entre 1957 e 1975, quando foi descoberto pelas autoridades. Uma espécie de Parque Güell indiano, feito de resíduos industriais e pedras: uma grande extensão cheia de bancos de mosaico, uma casa de espelhos e colunas penduradas em balanços, cachoeiras e esculturas de animais imaginários. Resumindo, o mais longe dos ideais de Le Corbusier que pode haver.


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Chandigarh di Le Corbusier. Font: archweb.it Chandigarh de Le Corbusier. Fonte: archweb.it

per il Diwali, dimostrano che anche i piani urbani più dettagliati dovrebbero consentire un margine di intervento alla vitalità umana.41 L’esperimento di Chandigarh mostra che non è possibile progettare un’architettura, nemmeno utopica, senza tenere conto degli umani che abiteranno. Inoltre, è necessario capire che nessuna architettura può essere imposta su un territorio senza tenere conto delle particolarità culturali dei popoli in relazione a quel territorio. Nella stessa Chandigarh, sul settore 3 si trova il Giardino di Pietra dell’India42, costruito segretamente su una riserva di terra da Nek Chand Saini, un ispettore di strada della città e artista autodidatta, tra il 1957 e il 1975, quando è stato scoperto dalle autorità. Una sorta di Parco Güell indiano, fatto di rifiuti industriali e pietre: una grande distesa piena di panchine a mosaico, una casa di specchi e colonne appese ad altalene, cascate e sculture di animali immaginari. In poche parole, il più lontano dagli ideali di Le Corbusier.

Ambientalismo Apesar de ser antagonista ao conceito das utopias progressistas, o arquétipo da utopia ambientalista só surge devido as reflexões ideológicas modernas. Apesar da tecnologia estar presente, ao invés de enaltecer a máquina e o positivismo tecnológico em prol da sociedade, as utopias ambientalistas evocam o imaginário romântico da integração com a natureza. O resgate de uma ambientação comunitária aonde o edificado entra em harmonia com o natural. Inspirado pelas obras literárias do século XIX41, o conceito era reafirmar uma tradição, uma cultura que havia se perdido durante a alienação da classe trabalhadora durante a Revolução Industrial.42 Com uma ordem orgânica, de traçado irregular e assimétrico, o equilíbrio com a natureza se daria através de reservas verdes ao redor da ocupação urbana,


Ambientalismo Pur essendo antagonista al concetto di utopie progressiste, l’archetipo dell’utopia ambientale nasce solo grazie alle riflessioni ideologiche moderne. Anche se la tecnologia è presente, invece di esaltare la macchina e il positivismo tecnologico a beneficio della società, le utopie ambientali evocano l’immaginario romantico dell’integrazione con la natura. La salvaguardia di un ambiente comunitario dove l’edificato sia in armonia con il naturale. Ispirato alle opere letterarie del XIX secolo43, riafferma una tradizione, una cultura che era stata persa durante l’alienazione della classe operaia durante la Rivoluzione Industriale.44 Con un ordine organico, di tracciamento irregolare e asimmetrico, l’equilibrio con la natura avrebbe attraverso riserve verdi intorno all’occupazione urbana, in modo che la città non sia confusa con il naturale. La città deve esprimersi come fenomeno culturale e umano in modo chiaro e non imitato con l’ambiente naturale. Camillo Sitte ha elaborato teorie sulle utopie ambientali, ma orientato alle questioni estetiche e morfologiche della città culturalista. Sull’analisi dei centri storici, Sitte ha dichiarato che lo spazio interno delle città dovrebbe essere diversificato e

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[...] gli architetti sono appassionati di uguaglianza e somiglianze. Tuttavia, la natura disprezza sia l’uguaglianza che la somiglianza e la stupidità degli uomini, [...] L’unica influenza che può sostituire quella dei boschi e dei prati è la forza dell’architettura antica. John Ruskin

de maneira que a cidade não se confundisse com o natural. A cidade deve se expressar como fenômeno cultural e humano de maneira clara, e não mimetizada com o ambiente natural. “[...] os arquitetos são apaixonados pela igualdade e semelhanças. Ora, a natureza despreza tanto a igualdade e a semelhança quanto a estupidez dos homens, [...] A única influência que pode substituir a dos bosques e dos prados é a força da antiga arquitetura.” John Ruskin Camillo Sitte também elaborou teorias sobre utopias ambientalistas, porém mais preocupado com as questões estéticas e morfológicas da cidade culturalista. Sitte, baseado em centros históricos, afirmava que o espaço interno das cidades deveria ser diversificado e sinuoso, possibilitando a imprevisibilidade e o encontro, sem qualquer tipo de simetria e regra geométrica. O espaço urbano proporcionaria a interação social e a vida comunitária, sendo a rua e a praça os elementos fundamentais que estabelecem os locais de passagem e encontro, em detrimento aos edifícios que apenas limitam os visuais e limitam a espacialidade pública.43 A obsessão pelo passado natural como um refúgio da modernidade industrial anunciada, retomando preceitos do imaginário romântico, porém sem se abster da tecnologia moderna, se personaliza na utopia naturalista Broadacre City de Frank Loyd Wright em 1935.44 Em resposta ao adensamento da metrópole, Wright propõe uma


difusão radical no território, sem limitações físicas. Na Broadacre City não há centro nem urbes. A ocupação urbana acontece pulverizada na natureza, sem distinção entre a paisagem natural e o ambiente construído. Trata-se de uma malha viária que interliga grandes propriedades de terra, podendo se espalhar indefinidamente. É uma utopia de cidade totalmente acêntrica, um híbrido entre conceitos rurais do passado e modernização do futuro. A importância da natureza é evocada nas utopias do ambientalismo não apenas através do espaço e da questão da saúde, mas também para a comparação entre o homem e sua essência natural. A Selva é romântica e vital, justamente por ser natural, ao contrário da cidade industrial. A Selva é um refúgio a modernidade.

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sinuoso, consentendo l’imprevedibilità e l’incontro, senza alcun tipo di simmetria e regola geometrica. Lo spazio urbano fornirebbe l’interazione sociale e la vita comunitaria, essendo la via e la piazza gli elementi fondamentali che stabiliscono i luoghi di passaggio e di incontro, a scapito degli edifici che limitano i coni visuali e la spazialità pubblica.45 L’ossessione per il passato naturale come rifugio dalla modernità industriale annunciata, riprendendo precetti dell’immaginario romantico, ma senza astenersi dalla tecnologia moderna, è personalizzata nell’utopia naturalistica Broadacre City di Frank Loyd Wright nel 1935.46 In risposta alla predomina della metropoli, Wright propone una fusione radicale nel territorio, senza limitazioni fisiche. A Broadacre City non ci sono centri o urbes. L’occupazione urbana viene spruzzata in natura, senza distinzione tra il paesaggio naturale e l’ambiente costruito. Una rete stradale collega grandi proprietà di terreno e può diffondersi a tempo indeterminato. È un’utopia di città totalmente acentrica, un ibrido tra concetti rurali del passato e modernizzazione del futuro. L’importanza della natura viene evocata nelle utopie del ambientalismo non soltanto attraverso allo spazio e la questione sanitaria, ma anche per il confronto tra uomo e la sua essenza naturale. La Selva è romantica e vitale, proprio perché è naturale, in opposizione alla città industriale. La Selva è un rifugio alla modernità.


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Immagini di questa pagina: Broadacre City di F.L. Wright. Font: paolofusero.it Imagens desta página: Broadacre City de F.L. Wright. Fonte: paolofusero.it


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DISTOPIE Già nella seconda metà del XX secolo, con l’avanzare del postmodernismo, i progetti utopici che si distinguevano erano propriamente critici e satirici sulle proposte di alcuni architetti dal Movimento Moderno, anche se Jameson ritiene che il postmoderno sia parassitario di questo.47 Nella postmodernità, l’utopia cessa di essere solo positivista e trova elementi distopici nelle sue produzioni, un ibrido dove c’è una narrazione che si preoccupa più di prevedere il futuro, con tutti i suoi problemi, che puntare a una società ideale. Con un approccio più critico e pessimista rispetto al futuro, cresce il concetto di distopia, suddiviso anch’esso in quattro archetipi: Eccesso, Oppressione, Illusione e Frammentazione.48 I principi delle distopie erano già stati emessi dall’inizio del XX secolo, nel cinema e nella letteratura, popolando l’immaginario degli architetti sulle contraddizioni della città del futuro. Film come Metropolis iniziarono il modo di rappresentare criticamente l’architettura del futuro come elemento chiave delle relazioni umane, innescando diverse altre produzioni e riflessione sull’unione tra cinema e architettura. Nella seconda metà del secolo è quando questi archetipi trovano sempre più rappresentazione, sia nel cinema che nelle arti, nella letteratura e nell’architettura accademica. La distopia si espande ulteriormente dopo la crisi petrolifera del 1979, che ha destabilizzato l’intera economia mondiale e creato un senso di paura e ansia per il futuro, condizionando l’immaginario non solo degli architetti, ma della popolazione in generale.

DISTOPIAS Já na segunda metade do século XX, com o avanço do pós modernismo, os projetos utópicos que se destacaram eram propriamente críticos e satíricos a essa produção massiva, e cada vez mais monumental como solução para a sociedade do Movimento Moderno, mesmo o pós moderno sendo parasitário deste.45 Na pós modernidade, a utopia deixa de ser somente positivista e encontra elementos distópicos em suas produções, um híbrido aonde existe uma narrativa que se preocupa mais em prever o futuro, com todos seus problemas, do que almejar uma sociedade ideal. Com uma abordagem mais crítica e pessimista sobre o futuro, cresce o conceito de distopia, também subdivididos em quatro arquétipos: Excesso, Opressão, Ilusão e Fragmentação.46 O conceito e abordagens de distopias já eram produzidas desde o início do século XX, porém retratadas no campo do cinema e literatura, populando o imaginário de arquitetos sobre as contradições da cidade do futuro. Filmes como Metropolis iniciaram o modo de representar de forma crítica a arquitetura do futuro como elemento chave das relações humanas, desencadeando diversas outras produções e críticas da união entre cinema e arquitetura. Na segunda metade do século é quando estes arquétipos encontram cada vez mais representantes, tanto no cinema, artes, literatura, como na arquitetura acadêmica. As distopias crescem ainda mais após a crise do petróleo em 1979, que desestabilizou toda a


economia mundial e criando um sentimento de medo e ansiedade pelo futuro, povoando o imaginário não apenas dos arquitetos, mas como da população em geral. Excesso Baseado na ambiguidade entre verdade e manipulação que o progresso pode trazer, o arquétipo da distopia do excesso projeta cidades futurísticas através de uma tecnologia abusiva, marcada pela industrialização da paisagem e da estética urbana através da verticalização dos edifícios, criando um espaço sufocante. Apesar da verticalização ser um desejo antigo do ser humano47, ela também representa uma luta de classes representada pela altura do edifico que a pessoa ocupa. No filme Metropolis (1927), uma cidade baseada nos desenhos de Sant’Elia, excessivamente vertical, insalubre e sobrecarregada é a grande responsável por escravizar a classe de baixa renda, alinhando o progresso das máquinas com o medo das mesmas assumirem não apenas o trabalho mecânico, como também tornar o ser humano supérfluo. O excesso e a ambição humana representam através da verticalidade, o totalitarismo da ocupação do ambiente construído que domina a paisagem.

La città del film Metropolis di Fritz Lang. Dettaglio per l’aereo in mezzo ai grattacieli. 1927 A cidade do filme Metropolis de Fritz Lang. Detalhe para o avião em meio aos arranha-céus. 1927

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Eccesso Basato sull’ambiguità tra verità e manipolazione che il progresso può portare, l’archetipo dell’eccesso proietta città distopiche attraverso la tecnologia abbondante, segnata dall’industrializzazione del paesaggio e dalla verticalizzazione dell’estetica urbana, creando uno spazio soffocante. Anche se la verticalizzazione è un antico desiderio dell’essere umano49, rappresenta anche una metafora della lotta di classe, sulla base dell’altezza dell’edificio che si possiede. L’eccesso e l’ambizione umana sono rappresentati attraverso la verticalità, il totalitarismo dell’occupazione dell’ambiente costruito che domina il paesaggio e il territorio. Nel film Metropolis (1927), una città basata sui disegni di Sant’Elia, eccessivamente verticale, malsana e sovraccarica è in gran parte responsabile della schiavitù della classe di basso reddito, allineando il progresso delle macchine con la paura di queste assumendo il lavoro meccanico e rendendo l’essere umano superfluo.


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Oppressione Segnato dalle guerre mondiali, oltre che da una polarizzazione ideologica globale dovuta alla Guerra Fredda, il ventesimo secolo ha costituito un terreno fertile per la creazione di distopie ad alto contenuto politico che erano già fissate nell’immaginario della popolazione mondiale. I romanzi moderni come Brave New World (Huxley, 1932), 1984 (Orwell, 1949) e Arancia meccanica (Burgess, 1962) stabilirono un nuovo concetto che avrebbe influenzato innumerevoli fictions, comunemente caratterizzate da uno stato totalitario, rigido e di controllo, che annulla le libertà individuali attraverso spazi di oppressione rigidamente controllati e custoditi.50 I concetti del Movimento Moderno, che aveva l’intenzione di universalizzare l’essere umano attraverso l’architettura, sono usati per dimostrare, nelle distopie dell’oppressione, un’estetica di futuro disumano, di controllo, infertile, senza quella pluralità caratteristica dell’uomo.51 Jane Jacobs, dall’analisi della situazione delle grandi città americane negli anni ‘50, fortemente influenzata dall’urbanismo modernista, ha cominciato a criticare duramente il modello urbano moderno e funzionale, per il suo determinismo utopico e l’irrilevanza dell’immensa complessità culturale, politica, sociale e fisica delle città.52 Koolhaas, come biglietto da visita all’inizio della sua carriera, presenta nel 1972 un progetto polemico per il centro di Londra. Una lamina che seziona la città a metà e si sovrappone al centro di essa, rappresentando il paradiso in architettura. Gli abitanti della città sono invitati ad evacuare il centro storico, considerato monotono da Koolhass, e soddisfare tutti i loro desideri all’interno di Exodus.

Opressão Marcado pelas duas grandes guerras, além de um contexto inédito de polarização ideológica mundial devido a Guerra Fria, o século XX formou um terreno fértil para a criação de distopias com alto teor político que já se encontravam fixados no imaginário da população mundial. Os romances como Admirável Mundo Novo (Huxley, 1932), 1984 (Orwell, 1949) e Laranja Mecânica (Burgess, 1962) estabeleceram um novo conceito que influenciaria inúmeras ficções, comumente caracterizadas por um Estado totalitário, rígido e controlador, que anula as liberdades individuais por meio de espaços de opressão rigidamente controlados e vigiados.48 Os conceitos do Movimento Moderno, que possuía a intenção de universalização do ser humano através da arquitetura, são utilizados para demonstrar nas distopias de opressão uma estética de futuro desumano, controlador, infértil, sem a pluralidade característica do homem.49 Jane Jacobs, a partir da análise da situação das grandes cidades americanas na década de 50, fortemente influenciadas pelo urbanismo modernista, passou a criticar duramente o modelo de cidade moderna e funcional, pelo seu determinismo utópico e irrelevância da imensa complexidade cultural, política, social e física das cidades.50 Koolhaas, como cartão de visitas no inicio de sua carreira apresenta um projeto polemico para o centro de Londres. Uma lamina que secciona e se sobrepõe o centro da cidade ao meio, representando o paraíso na arquitetura. Os


“Certa vez, uma cidade foi dividida em duas partes. Uma parte virou a Parte Boa, e a outra a Parte Ruim. Os habitantes da Parte Ruim começaram a ir para a Parte Boa, rapidamente se transformando em um êxodo urbano. Se esta situação tivesse sido permitida continuar para sempre, a população da Parte Boa teria dobrado, enquanto a Parte Ruim teria se tornado uma cidade fantasma. Depois que todas as tentativas de inter- romper essa migração indesejada falharam, as autoridades da Parte Ruim fizeram um uso selvagem e desesperado da arquitetura: construíram uma parede em volta da parte boa da cidade, deixando-a completamente inacessível. A Parede foi uma obra-prima. Originalmente, nada mais que algumas patéticas cordas de arame farpado jogadas na fronteira imaginária. Seu efeito psicológico e simbólico foram infinitamente mais poderosos do que sua aparência física. A Parte Boa, agora vislumbrada somente sob o obstáculo proibido, e de uma distância agonizante, tornouse ainda mais irresistível. Aqueles presos na Parte Ruim ficaram obcecados fazendo planos para tentar escapar. A desesperança reinou no lado errado da Parede. Como tantas vezes antes na história da humanidade, arquitetura foi a culpada pelo desespero.”

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Una volta, una città è stata divisa in due parti. Una parte divenne la Parte Buona, e l’altra la Parte Cattiva. Gli abitanti della Parte Cattiva cominciarono ad andare nella Parte Buona, rapidamente trasformandosi in un esodo urbano. Se questa situazione fosse stata autorizzata ad essere per sempre, la popolazione della Parte Buona sarebbe raddoppiata, mentre la Parte Cattiva sarebbe diventata una città fantasma. Dopo che tutti i tentativi di interrompere questa migrazione indesiderata fallirono, le autorità della Parte Cattiva hanno fatto un uso selvaggio e disperato dell’architettura : costruirono un muro intorno alla parte buona della città, lasciandola irraggiungibile. Il Muro era un capolavoro. Originariamente, nient’altro che qualche patetico filo spinato appoggiato sul confine immaginario. Il suo effetto psicologico e simbolico era infinitamente più potente del suo aspetto fisico. La Parte Buona, ora intravista sotto l’ostacolo proibito, e da una distanza agonizzante, è diventata ancora più irresistibile. Coloro che erano intrappolati nella parte cattiva divennero ossessionati dal fare piani per cercare di fuggire. La disperazione regnava dalla parte sbagliata del Muro. Come tante volte prima nella storia della umanità, l’architettura era da biasimare per la disperazione. Rem Koolhas sul progetto Exodus

habitantes da cidade são convidados a evacuarem o centro histórico, considerado monótono por Koolhass, e realizar todos os seus desejos dentro de Exodus.


Illusione Exodus si può anche caratterizzare come archetipo della distopia dell’illusione, dove la città è un simulacro di sé stessa, che presenta una realtà falsa e anacronistica, tendente la fuga dalla realtà con forti connessioni con l’allegoria della grotta di Platone.53

Koolhas sobre o projeto Exodus Ilusão No arquétipo de distopia de ilusão, a cidade é um simulacro de si mesma, apresentando uma realidade falsa e anacrônica, tendendo a fuga da realidade com fortes conexões com a alegoria da caverna de Platão.51 “Ocorre com as cidades o mesmo que nos sonhos; tudo o que se imagina pode ser sonhado, mas até o sonho mais inesperado é um enigma que esconde um desejo, ou, pelo contrário, um temor. As cidades, como os sonhos, estão construídas de desejos e de temores, embora o fio de seu discorrer seja secreto, suas normas, absurdas, suas perspectivas, enganosas, e cada coisa esconda outra.” Italo Calvino

Exodus di Koolhas. 1972. Font Perfect Acts of Architecture Exodus de Koolhas. 1972. Fonte Perfect Acts of Architecture

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È delle città come dei sogni: tutto l’immaginabile può essere sognato ma anche il sogno più inatteso è un rebus che nasconde un desiderio oppure il suo rovescio, una paura. Le città come i sogni sono costruite di desideri e di paure. Italo Calvino

Fishman critica il decentramento suburbano come un disastro culturale. Mentre il patrimonio architettonico e urbano delle città reali, simbolo della ricchezza culturale di un’altra epoca, va in rovina, il sobborgo si urbanizza seguendo un modello di sviluppo diffuso e semplificato,

Fishman critica a descentralização suburbana como um desastre cultural. Enquanto o patrimônio arquitetônico e urbano das cidades reais, símbolo da riqueza cultural de uma outra época, entra em decadência, o subúrbio se urbaniza seguindo um modelo de desenvolvimento disseminado e simplificado, consumindo espaço e paisagem. “A riqueza produzida pelos Estados Unidos na etapa pósindustrial foi utilizada para criar uma pseudocidade repugnante, ineficiente e superficial”.52 Paolo Soleri, em Arcology, buscou unir ecologia e arquitetura no seu projeto de hiper estruturas para grandes densidades populacionais. Uma união entre cidades-jardim de Howard, juntamente com uma mega estrutura brutalista e verde, que funcionaria como


Arcology di Paolo Soleri. 1960. Font: Soleri, Paolo. Arcology: The City in the Image of Man Arcology de Paolo Soleri. 1960. Fonte: Soleri, Paolo. Arcology: The City in the Image of Man

uma anti-cidade, Soleri insere nessas cidades sobre grandes palafitas todas as estruturas e infraestruturas necessárias para a sobrevivência do ser humano de maneira auto suficiente, minimizando o impacto no território.53 Mesmo sendo o oposto de uma cidade, a mega estrutura de Soleri se torna um simulacro desta.

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consumando spazio e paesaggio. La ricchezza prodotta dagli Stati Uniti nella fase post-industriale è stata utilizzata per creare una pseudo città disgustosa, inefficiente e superficiale.54 Paolo Soleri, in Arcology nel 1968, ha cercato di unire ecologia ed architettura nel suo progetto di iperstrutture per grandi densità di popolazione. Un’unione tra le città giardino di Howard, insieme a una mega struttura brutalista e verde che avrebbe funzionato come anti-città, Soleri inserisce in queste città su grandi palafitte con tutte le strutture e le infrastrutture necessarie per la sopravvivenza dell’essere umano di modo autosufficiente, minimizzando l’impatto sul territorio.55 Nonostante sia l’opposto di una città, la mega struttura di Soleri ne diventa un simbolo di questa.


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Frammentazione Secondo le critiche di Jameson56, il postmodernismo propose una riorganizzazione culturale allineata con la logica del capitalismo tardivo, che funzionava come un cuscinetto alienante per controllare meglio la società dei consumi. L’esaltazione di Las Vegas attraverso Learning from Las Vegas di Robert Venturi ha movimentato la discussione architettonica marcando il passaggio dell’universo postmoderno del banale, del brutto e dell’ordinario. Contemporaneamente ha influenzato il genere della fantascienza, ora non solo incentrato sulla proiezione di visioni tecnologiche del futuro, ma anche sull’alienazione delle questioni umane e familiari.57 Film come Blade Runner e Blade Runner 2049 (Ridley Scott, 1982 e 2017), dimostrano una distopia moderna frammentata, espressa attraverso: la psicologia dei suoi personaggi; e territoriale nella città di Los Angeles del futuro. La città è rappresentata da un paesaggio urbano devastato e cupo, formato da edifici storici e colpiti da inquinamento, violenza, anonimato e delusione.

Immagine della città del film Blade Runner 2049. Font : bladerunner2049movie.com Imagem da cidade do filme Blade Runner 2049. Fonte: bladerunner2049movie.com

Fragmentação De acordo com as críticas de Jameson54, o pós-modernismo propunha uma reorganização cultural alinhada com a lógica do capitalismo tardio, funcionando como um amortecedor alienante para controlar melhor a sociedade de consumo. A exaltação de Las Vegas através de “Learning from Las Vegas” de Robert Venturi, movimentou a discussão arquitetônica e marcou o deslocamento para o universo pós-moderno do banal, do “feio”, do ordinário. Simultaneamente influenciou o gênero de ficção científica, agora não apenas centrado na projeção de visões tecnológicas de futuro, mas também na alienação das questões humanas e familiares.55 Filmes como Blade Runner e Blade Runner 2049 (Ridley Scott, 1982 e 2017), traduzem uma distopia pós moderna fragmentada, expressada através da psicologia de seus personagens e espacial da cidade de Los Angeles do futuro. A cidade é representada por uma paisagem urbana devastada e sombria, formada edifícios historicistas e afetada pela poluição, violência,


Spatial City di Yona Friedman. Font: iltascabile.com Spatial City de Yona Friedman. Fonte: iltascabile.com

anonimato e decepção. Fazem parte do visual urbano, diversos anúncios luminosos, exaltados por Venturi em Las Vegas.56 Os edifícios possuem uma estética brutalista, permanecendo não apenas como função, mas também como memória, na medida que as novas arquiteturas se acoplam as antigas. Uma referência clara a Collona di Filarette de Aldo Rossi em Autobiografia Científica.57 A Spatial City, de Yona Friedman, é baseada em seu próprio manifesto Mobile Architecture. Uma arquitetura móvel sobre palafitas, aonde o habitante é que decide seu habitat através de uma malha de infraestrutura não determinante, em um contexto sobreposto ao solo, naquilo que Friedman estabelece como topografia artificial. A fragmentação na utopia de Friedman acontece através da sobreposição desta malha, fazendo com que a arquitetura perca completamente sua relação com o território. Não existem mais diversos locus difusos, mas sim um grande locus representado pela estrutura, na qual se somam novos elementos, sempre anexados e definidos pelas estrutura principal.

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Fanno parte del visuale urbano, diversi annunci luminosi, esaltati da Venturi a Las Vegas.58 Gli edifici hanno un’estetica brutalista, rimanendo non solo come funzione, ma anche come memoria, in quanto le nuove architetture sono accoppiate con quelle vecchie, un riferimento al passaggio sulla Colonna di Filarete che Aldo Rossi cita in Autobiografia Scientifica.59 La Spatial City di Yona Friedman si basa sul proprio manifesto di architettura mobile. Un’architettura su palafitte, dove l’abitante decide il suo habitat attraverso una rete di infrastrutture non determinante, in un contesto sovrapposto al suolo, in quello che Friedman stabilisce come topografia artificiale. La frammentazione nell’utopia di Friedman avviene attraverso la sovrapposizione di questa rete, cosicché l’architettura perde completamente il suo rapporto con il territorio. Non ci sono più locus diffusi, ma un grande locus rappresentato dalla struttura, dove sono aggiunte nuovi pezzi, sempre attaccati e definiti dalla struttura principale.


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UTOPIE CONTEMPORANEE Dopo il fallimento dell’urbanistica moderna e un postmoderno incapace di lasciare il campo della critica e di presentare nuovi concetti utopici, il XXI secolo inizia con proposte ancora basate sugli stessi principi degli ultimi due secoli. Con la fine dell’urbanistica intesa come progetto unitario dell’architetto moderno, grazie anche alle critiche del post-moderno l’urbanistica non rappresenta più l’oggetto dei progetti utopici. Negli ultimi anni, le utopia sono a realtà immagini con un forte appeal visivo e basate su tecnologie ancora da inventare, simili a prodotti da consumare e divulgate, in alcuni casi, per l’auto-promozioni degli studi stessi degli architetti. Autori come Marcus e Jameson60 sostengono che questa è la fine dell’utopia del contesto geopolitico, causata principalmente dal crollo dell’Unione Sovietica e di conseguenza dall’assenza di alternative al capitalismo, raggiungendo la attuale globalizzazione. Con la fine del “confronto” di idee e ideologie, i problemi urbani e sociali vengono affrontati in modo sistematico e puntuale, senza cercare alternative rivoluzionarie o critiche al sistema in vigore. Choay afferma che questa egemonia capitalistica rappresenta la rottura tra ascendenza e società, causando civitas e urbs senza nessuna relazione tra loro, o quasi.61 La perdita del riferimento del luogo e la mancanza de legame della terra con lo spazio urbano, condizionano uno degli elementi antropogenici che ci caratterizzano come la civiltà umana dominante del mondo naturale: “Oggi, il ‘monospazio’ derivato dalla globalizzazione richiede che la natura e lo status dello spazio locale siano fondamentalmente

UTOPIAS CONTEMPORÂNEAS Após o fracasso do urbanismo moderno e um pós-moderno incapaz de sair do campo da crítica e apresentar novos conceitos utópicos, o século XXI inicia com propostas ainda baseadas nos mesmos princípios dos últimos dois séculos. Com o fim do urbanismo representado na figura do arquiteto maestro moderno, através das críticas dos pós modernos, a utopia perde seu viés de planejamento de cidades inteiras e parte de vez para o de estruturas baseadas na tecnologia ainda a ser inventadas e com um forte apelo visual, muito mais como um produto a ser consumido do que propriamente uma ideia. Autores como Marcus e Jameson58 defendem que este é o fim da utopia de contexto geopolítico, causado principalmente pelo fim do da União Soviética e consequentemente a ausência de alternativas ao capitalismo, atingindo o que hoje chamamos de globalização. Com o fim deste “confronto” de ideias e ideologias, os problemas urbanos e sociais são enfrentados de maneira sistêmica e pontual, sem tentar analisar alternativas revolucionárias ou críticas ao sistema em vigor. Choay afirma que essa hegemonia capitalista representa a ruptura entre ancestralidade e sociedade, fazendo com que a urbs e civitas tenham pouca, ou quase nenhuma relação.59 A perda do referencial de lugar e o vínculo da terra com o espaço urbano físico e vivenciado, fere um dos elementos antropogênicos que nos caracteriza como civilização humana dominante


do mundo natural: “Hoje, o mono-espaço que é derivado da globalização demanda que seja questionada fundamentalmente a natureza e o status do espaço local.”60 Todos os autores de utopias, independentemente de sua posição polêmica e situação histórica, atribuíram uma função antropogênica a um modo de organização espacial, e esse modo era parte integral de uma dupla relação (campo vs. cidade). O desaparecimento da Utopia no final do século XX é consequência da eliminação desse dualismo em favor de um mono-espaço, que nos induz a ponderar sobre suas implicações e seu espalhamento global.61 Enquanto nossas sociedades ingressam em mundo no qual a vocação das cidades parece fadada à monodimensionalidade, Utopia ainda permanece uma entidade vívida.62 Surgem então, durante o século XXI, uma “utopia do espetáculo”, impulsionada pelo amplo acesso a informação através da internet. Ao mesmo tempo que temos uma gama muito alta de informações, somente aquelas mais apelativas visualmente atraem, para logo serem descartadas para a próxima, perdendo o espaço e o processo de reflexão das ideias e conceitos envolvidos nos projetos. Harvey63 aponta as mudanças que ocorreram com a transição do fordismo para a acumulação flexível do capital, que trouxe novas formas organizacionais e novas tecnologias produtivas, que acarretam no que ele chama de aceleração do tempo de giro. Através disto, existe um aumento da velocidade de consumo tanto de bens materiais quanto de ideias, apoiado na

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messi in discussione”.62 Tutti gli autori di utopie precedenti attribuivano una funzione antropogenica a una modalità di organizzazione spaziale, basata sulla relazione campagna vs. città. La scomparsa dell’utopia alla fine del XX secolo è una conseguenza dell’eliminazione di questo dualismo a favore di un “monospazio”, che ci induce a riflettere sulle sue implicazioni e sulla sua diffusione globale.63 Tuttavia le nostre società entrano in un mondo in cui la vocazione delle città sembra condannata alla mono-dimensionalità, l’utopia rimane ancora un’entità vivida.64 Nel corso del XXI secolo emerge un’utopia dello spettacolo, grazie da un ampio accesso all’informazione attraverso Internet. Anche con la disponibilità di una gamma molto ampia di informazioni, ci attraggono solo quelle più visivamente accattivanti, perdendo la possibilità di riflettere sulle idee e i concetti coinvolti nei progetti. David Harvey65, un postmoderno, già aveva sottolineato i cambiamenti che si sono verificati con la transizione dal Fordismo all’accumulo flessibile di capitale che ha portato nuove forme organizzative e nuove tecnologie produttive, che comportano quella che chiama l’accelerazione tempo di giro. In base a questa idea, si riscontra un aumento della velocità dei beni materiali e delle idee, sostenuta dall’istantaneità dei media. La volatilità e l’effimerità di prodotti, idee, valori e soprattutto immagini, fanno si che tutto venga convertito in merce. Nuove tecnologie proiettativi come il parametricismo66, diagrammi concettuali che illustrano in modo “logico” il concept e rendering


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MAD Superstar rivelata nella 11ª Biennale di Venezia. Font: i-mad.com MAD Superstar revelada na 11ª Bienal de Veneza. Fonte: i-mad.com


“Il Kit Utopia” KitBash3d di Leon Tukker. Fonte: artstation.com “O Kit Utopia” KitBash3d de Leon Tukker. Font: artstation.com

instantaneidade dos meios de comunicação. A volatilidade e efemeridade de produtos, ideias, valores e principalmente imagens, aonde tudo é convertido em mercadoria. Mesmo que novos conceitos, principalmente através de novas tecnologias projetuais como o parametricismo64, a produção de diagramas conceituais que ilustram de maneira “lógica” o partido apresentado, além de renders ultrarrealistas, servem mais para a venda de um produto/serviço/imagem, do que propriamente uma ideia conceitual sobre uma sociedade utópica. A utopia perdeu seu contexto social, até mesmo o confronto entre o homem e a forma de ocupação do território, e se torna uma mercadoria visual da cidade tecnológica do futuro. No entanto, esta cidade está sempre rodeada por um território desconhecido e desconhecido. Um refúgio da humanidade em oposição ao antigo desejo de controlar o território.

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ultra realistici servono più alla vendita di un prodotto/servizio/immagine, che propriamente a presentare un’idea utopica. L’utopia ha perso il suo contesto sociale, anche il confronto tra l’uomo e il modo di occupare il territorio, e diventa una merce visuale della città tecnologica del futuro. Queste città però vengono sempre circondate di un territorio sconosciuto e ignoto. Un rifugio dalla umanità in opposizione all’antica voglia di controllo del territorio.


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Utopie Verde Insieme alla cultura dell’immagine delle utopie contemporanee, è necessaria un’analisi delle cosiddette “utopie verdi”, che promettono di portare la sostenibilità ambientale nella realtà industriale del territorio attuale. Dalla fine del XX secolo sono emersi diversi studi e contributi a questa nuova “alleanza”, come Urban Ecology di Michael Hough e il concetto di Biofilia, che cercano di simulare la natura all’interno della città, più specificamente all’interno della residenza, soprattutto nei luoghi in cui il consumo di suolo è molto elevato. Ne è un esempio del Bosco Verticale di Boeri Studio a Milano. Come spiega Jean Bergero nel suo documentario “Biofilia, in cerca di connessione”67: “Molto più che usare la parola Biofilia e mostrare

Bosco Verticale di Boeri Studio. Font stefanoboeriarchitetti.net Bosque Vertical de Boeri Studio. Fonte stefanoboeriarchitetti.net

Utopia Verde Além dessa cultura da imagem das utopias contemporâneas, podemos também analisar as chamadas “utopias verdes”, que prometem trazer a sustentabilidade a realidade industrial do território atual. Diversos estudos e contribuições para essa nova “aliança” surgiram desde o final do século XX, como a “Ecologia Urbana” de Michael Hough e o conceito de Biofilia, que buscam simular a natureza dentro da urbes, mais especificadamente dentro da residência, principalmente em locais aonde o território possua uma ocupação altíssima do solo. É o exemplo do Bosco Verticale do Boeri Studio em Milão. Como explica Jean Bergerot em seu documentário “Biofilia, em busca da conexão”65:


Edifici abbandonati in Cina. Font Reuters Edifícios abandonados na China. Fonte Reuters

“Muito mais do que usar a palavra Biofilia e mostrar a aplicabilidade na arquitetura, é mais interessante entender a origem desse movimento, da nossa necessidade de retorno a essa conexão com a natureza, de onde está vindo e porque isto está sendo apontado como terapêutico, não só por arquitetos, mas por neurocientistas, psiquiatras e psicólogos”. Poderíamos analisar o conceito de Biofilia apenas como uma escolha projetual que leva em consideração os benefícios do “visual natural” para o ser humano. Porém com a disseminação deste princípio sendo utilizado como elemento chave no imaginário humano para a construção de edifícios no futuro66 e para a construção de grandes empreendimentos, como

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applicabilità nell’architettura, è più interessante capire l’origine di questo movimento, della nostra necessità di tornare a questa connessione con la natura, da dove viene e perché viene indicato come terapeutico, non solo dagli architetti, ma da neuroscienziati, psichiatri e psicologi”. Analizzando il concetto, Biofilia è solo una scelta progettuale che tiene conto dei benefici del “visuale naturale” per l’essere umano. Tuttavia, con la diffusione di questo principio utilizzato come elemento chiave per la costruzione di edifici in futuro68 e per la costruzione di grandi complessi, come il Liuzhou Forest City sempre di Boeri in Cina, è necessario capire che questo concetto si inserisce nell’archetipo dell’utopia verde. Questa architettura non tiene in conto dei problemi che possono esserci nel nostro rapporto con la natura. Ciò si è


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riscontrato nel complesso residenziale costruito nel 2018 a Chengdu, nella Cina sud-occidentale, formato da 826 appartamenti con balconi coperti da piante.69 Probabilmente ispirate al Bosco Verticale di Boeri, le abitazioni sono state rapidamente commercializzate, approfittando del clamore di questo concetto nel mercato immobiliare, ma oggi solo dieci famiglie occupano gli edifici. La fitta vegetazione attrasse diversi insetti, allontanando i residenti, causando l’abbandono degli edifici; la vegetazione lasciata senza regolamentazione si è appropriato dell’edificio. Anche il Bosco Verticale ha prodotto un cambiamento nella fauna locale, attirando zanzare, api, mosche, farfalle, falene e uccelli. Questo cambiamento nell’ambiente locale ha causato lamentele da parte del vicinato.70 Per la manutenzione di questo habitat,le spese di condominio sono molto elevate che, somate all’elevato valore di mercato dell’immobile, contribuiscono a un altro problema: la gentrificazione. Nello stesso documentario di Bergerot, la Biofilia ci viene presentata come una soluzione e un tentativo di riconnessione alla natura, ma sempre attraverso simulazioni antiecologiche71, utilizzate nell’architettura aziendale, dimostrandone la sua efficacia confrontando la performance dei dipendenti in ambienti biofili. Questo ci dimostra che questa connessione non può essere fatta superficialmente e ingenuamente, ma piuttosto analizzando le variabili (anche all’interno della casualità naturale) sia positive che negative, in modo che sia realmente integrabile rendendo questa simbiosi reale. Un altro elemento delle utopie verdi è il culto tecnologico come mezzo di salvezza, che

o Liuzhou Forest City, sempre de Boeri, na China, é necessário entender que este conceito se enquadra no arquétipo de utopia verde. Ao levar apenas ao lado positivo da nossa relação com a natureza, essa arquitetura encontra problemas ao não tentar compreender o constante confronto que ela nos proporciona em diversos âmbitos. Em 2020, 826 apartamentos com varandas cobertas por plantas formaram o conjunto residencial construído em 2018 em Chengdu, província de Sichuan, no sudoeste da China.67 Possivelmente inspirados pelo Bosco Verticale de Boeri, as habitações foram rapidamente comercializadas, aproveitando o clamor deste conceito no mercado imobiliário, porém apenas dez famílias ocupam hoje os edifícios. A densa vegetação atraiu diversos insetos para a região, afastando os moradores, fazendo com que os edifícios se encontrem total ou parcialmente abandonados e tomados pela vegetação sem manutenção. O próprio Bosco Verticale produziu uma alteração na fauna da região, atraindo mosquitos, abelhas, moscas, borboletas, mariposas e pássaros. Esta mudança do ambiente local causou reclamações dos vizinhos do edifício.68 Para a manutenção deste habitat, a taxa de condomínio do edifício possui um custo altíssimo que, somado com o alto valor de compra do imóvel, criou mais um problema: a gentrificação. No mesmo documentário de Bergerot, a Biofília nos é apresentada como solução e tentativa de reconexão com a natureza, porém sempre através de simulacros antiecológicos69 utilizada na arquitetura


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Esempio di Design Biofilico in un’azienda brasiliana It’s Informov. Font: Alexandre Oliveira - Jafo Exemplo de Design Biofilico na sede da empresa brasileira It’s Informov. Fonte: Alexandre Oliverira - Jafo

Demagogia verde: Parodia ispirata al Monumento Continuo di Superstudio. Font Claeys Demagogia verde: Paródia inspirada no monumento continuo de Superstudio Fonte Claeys


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può essere identificato, come riferimento paradigmatico, con la proposta di Norman Foster di Masdar City. Questa utopia verde fa riferimento alla Città-Giardino di Howard e all’Arcologia di Paolo Soleri, ma a differenza di questi, Masdar City è legittimata dalla tecnologia, come in tutta la produzione di Norman Foster e dalla sostenibilità high-tech. Tuttavia, sostenibilità e natura sono completamente artificiali, dal momento che Masdar City sarà realizata nel deserto arido di Abu Dhabi, rendendo tutta questa operazione un altro prodotto dell’attuale mercato capitalista. Anche se una prova di simbiosi tra la natura e l’uomo, le utopie verde non permettono che la prima sia nel suo formato naturale. Il verde diventa soltanto un’immagine, un simbolo in cui l’uomo non ha veramente un confronto con essa.

corporativa, demonstrando sua eficácia através da comparação dos números de performance de funcionários em ambientes biofílicos. Isso nos demonstra que a essa conexão não pode ser feita de maneira superficial e ingênua, mas sim, analisando as variáveis (mesmo dentro da aleatoriedade natural) sejam elas positivas ou negativas, para que seja verdadeira e integrada com as reais necessidades humanas e da natureza, fazendo com que essa simbiose realmente aconteça. Outro elemento das utopias verdes são o resgate a adoração tecnológica como meio de salvação, podendo ser identificado em uma referência paradigmática de Norman Foster, com sua proposta para a Masdar City. Essa utopia verde busca na Cidade-Jardim de Howard e Arcology de Paolo Soleri, porém ao contrário destas, Masdar City se legitima pelo viés da tecnologia, como em toda a produção de Norman Foster e sua sustentabilidade High Tech. Porém, apresenta uma sustentabilidade e natureza completamente artificiais, já que Masdar City será implementada no meio do deserto árido de Abu Dhabi, tornando toda essa integração com a natureza e sustentabilidade mais um produto do mercado capitalista atual. Embora sejam uma prova da simbiose entre a natureza e o homem, as utopias verdes não permitem que a primeira esteja em seu formato natural. O verde torna-se apenas uma imagem, um simulacro em que o homem não possua uma relação.


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Masdar City di Norman Foster. Font: masdarcity.ae Masdar City de Norman Foster. Fonte: masdarcity.ae


CONCLUSIONE UTOPIA Le utopie egualitarie hanno perso il loro posto nella storia con la “vittoria” del sistema capitalista? Oppure oggi, più che mai, sono necessarie? Dopo tutto, è possibile sognare una società in cui ci sarà giustizia sociale, uguaglianza, libertà e fine dell’oppressione sociale? Insomma, una società in cui gli uomini possano essere felici, avendo tutto quello che la tecnologia sia in grado di produrre e potendo dedicare parte del proprio tempo alla cultura ed agli altri? Non esiste nemmeno il diritto di sognare?72 Nel 2011 il movimento chiamato “Occupare Wall Street”, una protesta contro il potere economico americano e la crisi finanziaria che ha afflitto non solo la più grande potenza del mondo, ma anche l’intero pianeta immerso in una politica globalizzata.

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Il filosofo Slavoj Žižek visitò la Liberty Plaza a New York e si rivolse ai manifestanti. Il filosofo sloveno si è pronunciato contro l’imperialismo e il capitalismo americano, affermando che il successo del capitalismo cinese guidato dal comunismo è un segno abominevole che il matrimonio tra capitalismo e democrazia è vicino al divorzio. Ha anche detto di essere un comunista in un unico senso: preoccuparsi dei beni comuni – quelli della natura, della conoscenza – che sono minacciati dal sistema. Quello che dice Žižek riprende quello che Tafuri spiega in Progetto e Utopia: Architettura e sviluppo capitalistico.73 Tafuri è molto preciso nel l’obiettivo principale della sua ricerca: dimostrare puntualmente e storicamente come il capitalismo

A metà aprile 2011, i media hanno rivelato che il governo cinese aveva vietato la proiezione, nei cinema e in TV, di film che parlavano di viaggi nel tempo e storie parallele, sostenendo che portano frivolezza a gravi questioni storiche – anche la fuga fittizia a una realtà alternativa è considerata troppo pericolosa. Noi, del mondo liberale occidentale, non abbiamo bisogno di un divieto così esplicito: l’ideologia esercita abbastanza potere materiale per evitare che narrazioni storiche alternative vengano interpretate con la minima serietà. Per noi è facile immaginare la fine del mondo – vedi gli innumerevoli film apocalittici – ma non la fine del capitalismo. Slavoj Žižek


CONCLUSÃO UTOPIA Devemos entender que as utopias igualitárias perderam seu lugar com a “vitória” do sistema capitalista? Ou, pelo contrário, que hoje, mais do que nunca, elas são necessárias? Afinal, será possível sonhar com uma sociedade na qual haverá justiça social, igualdade, liberdade, o fim da exploração e opressão, enfim, uma sociedade em que os homens possam ser felizes, dispondo de tudo aquilo que a tecnologia é capaz de produzir e podendo dedicar parte de seu tempo à cultura, às outras pessoas ou será que não temos sequer o direito de sonhar? 70 Em 2011 ocorreu um movimento chamado de “Ocupe a Wall Street”, um protesto contra o poder econômico norte-americano e a crise financeira que assolava não apenas a maior potência do mundo, como também o planeta inteiro imerso em uma política globalizada no século 21. Em meio a esse acampamento, o filósofo Slavoj Žižek visitou a Liberty Plaza em Nova Iorque e discursou para os manifestantes. O filósofo esloveno se pronunciou contra o imperialismo e o capitalismo americano, afirmou que o sucesso do capitalismo chinês liderado pelo comunismo é um sinal abominável de que o casamento entre o capitalismo e a democracia está próximo do divórcio. Ainda discorreu afirmando ser comunista em um sentido apenas: se importar com os bens comuns – os da natureza, do conhecimento – que estão ameaçados pelo sistema. “Em meados de abril de 2011, a mídia revelou que o governo chinês havia proibido a exibição,

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ha rimosso dall’architettura l’esercizio delle prefigurazioni ideologiche, facendo sì che questa sia obbligata a diventare pura, in poche parole, senza utopia, inutile.74 Invece di dichiarare una profezia apocalittica, Tafuri dichiara una realtà, visibile davanti ai nostri occhi. C’è in atto una distopia capitalista in cui l’architettura è stata relegata alla mera rappresentazione artistica della volontà della classe borghese, insita nell’angoscia di essa, per stordire le metropoli, luoghi di assoluta alienazione.75 Come afferma Gentili nel suo saggio Spazi di aspettativa, ogni epoca produce la propria idea di futuro dove c’è bisogno di un equilibrio tra lo spazio dell’esperienza e l’orizzonte delle aspettative.76 Ed è proprio questo concetto che rende difficile idealizzare un’utopia attualmente. A metà del 2020, anno in cui è stata preparata questa tesi, segnata da diversi disastri naturali e antropologici, guidati da una politica globale sempre più interessata alla creazione di muri piuttosto che di ponti, è molto più facile e plausibile immaginare una distopia e aggrapparsi a una visione disfattista del futuro. Anche in analisi non solo quest’anno, ma l’intero contesto del XXI secolo, qual è l’orizzonte delle aspettative umane con tutte le analisi pessimistiche del nostro futuro, come società e specie? I membri del Bulletin of Atomic Scientists, un gruppo di esperti creato per avvertire l’umanità del rischio di auto-sterminio, hanno messo nel 2019 l’orologio dell’apocalisse, un artefatto simbolico che mostra i minuti rimanenti fino a mezzanotte, che corrisponde alla fine della razza umana, l’ora di 23:58:40. In altre parole, neanche durante il periodo della Guerra Fredda, con l’aumento dei test nucleari e la paura dell’autodistruzione da parte


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delle bombe tra gli Stati Uniti e l’Unione Sovietica, ha suscitato tanta paura quanto l’attuale crisi ambientale e politica.77 Come è possibile immaginare un futuro, un’utopia, in soli “un minuto e venti secondi”? Il termine Utopia oggi è legato all’ingenuità o alle concezioni dello sviluppo tecnologico. L’attuale architettura utopica è intrappolata tra i suddetti soggetti, dimenticando la tecnica, l’intelletto e la politica. Direttamente connessi all’estensione dell’uso capitalista della scienza e dell’automazione, i linguaggi di programmazione, simulazione e conversazione funzionano, come un sistema, articolato con la massima estensione globale possibile. In altre parole, le attuali produzioni utopistiche si avviluppano, sono puramente estetiche, tecniche e tecnologiche. Utopia per utopia, perdendo il principale scopo di stimolare la visione critica di come l’essere umano si relaziona e occupa il territorio, proiettando non solo un’architettura, ma anche la società in un futuro più libero e armonioso. L’utopia è necessaria non solo come tentativo di prevedere il futuro, ma per arricchire la banca dati, la conoscenza e l’immaginario collettivo per soluzioni future. Non c’è altro modo di raggiungere questo obiettivo che attraverso l’arte e l’artista, l’architetto e l’architettura. Il confronto e la discussione sono necessari per ammettere la possibilità nell’immaginario sociale di nuovi soluzioni, siano esse realistiche, realistiche fantastiche78 o addirittura fantascientifiche. Immaginare nuove relazioni, tra l’uomo e la natura, tra la città e il territorio, tra il presente e passato, è un modo per analizzare e comprendere le possibilità del futuro, per focalizzarsi sul “cosa

em cinemas e na TV, de filmes que falassem de viagens no tempo e histórias paralelas, argumentando que elas trazem frivolidade para questões históricas sérias – até mesmo a fuga fictícia para uma realidade alternativa é considerada perigosa demais. Nós, do mundo Ocidental liberal, não precisamos de uma proibição tão explícita: a ideologia exerce poder material suficiente para evitar que narrativas históricas alternativas sejam interpretadas com o mínimo de seriedade. Para nós é fácil imaginar o fim do mundo – vide os inúmeros filmes apocalípticos –, mas não o fim do capitalismo.” O que Zizek comunica vai de encontro ao que Tafuri explana em 1973 durante todo seu livro Progetto e Utopia: Architettura e sviluppo capitalístico.71 Tafuri é bem preciso ao especificar o principal objetivo da sua pesquisa: elencar historicamente como o capitalismo retirou da arquitetura o exercício da prefigurações ideológicas, fazendo com que a mesma seja “obrigada” a se tornar “pura”, ou seja, sem utopia, inútil.72 Ao invés de declarar uma profecia apocalíptica, Tafuri declara uma realidade, visível diante dos nossos olhos. Estamos vivendo em uma distopia capitalista em que a arquitetura foi relegada a mera representação artística das vontades da classe burguesa, inerente a angústia da mesma, estremada as metrópoles, lugares de alienação absoluta.73 Como Gentili afirma em seu artigo Spazi di Aspetattiva, cada época produz sua própria ideia de futuro aonde é necessário existir


um equilíbrio entre o espaço de experiência e o horizonte de expectativa.74 E é justamente esse conceito que torna difícil a tarefa de projetar uma utopia atualmente. Em pleno 2020, ano em que esta dissertação foi elaborada, marcado por diversos desastres naturais e antropológicos, guiados por uma política mundial cada vez mais interessada em criar muros ao invés de pontes, é muito mais fácil e plausível imaginarmos uma distopia e nos prendermos com uma característica derrotista do futuro. Analisando não apenas esse ano, mas todo o contexto do século XXI, qual é a dimensão do horizonte de expectativa humana com todas as análises pessimistas sobre o nosso futuro, como sociedade e espécie? Membros do Boletim de Cientistas Atômicos, grupo de especialistas criado para alertar a humanidade do risco de auto exterminação, colocaram no ano de 2019 no “relógio do apocalipse”, um artefato simbólico que mostra os minutos restantes até a meianoite, que corresponde ao fim da raça humana, o horário de 23h58. Ou seja, nem no período da Guerra Fria, com o aumento de testes nucleares e o medo da autodestruição por bombas entre os Estados Unidos e a União Soviética, provocou tanto medo como a atual crise ambiental e política.75 Como é possível imaginar um futuro, uma utopia, em apenas “dois minutos”? O termo Utopia hoje é relacionado ou a ingenuidade ou a concepções de desenvolvimento da tecnologia. A arquitetura utópica atual ficou presa entre as duas definições,

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succede se…”. L’importanza dell’immaginario si riscontra addirittura all’inizio del XVIII secolo, noto anche come Secolo dei Lumi, con l’emergere del fantastico (strictu sensu) come genere letterario. Nel momento della massima affermazione della ragione, Locke rafforza l’idea dell’empirismo, ovvero che l’analisi razionale e logica non sia sufficiente per la singolarità e la complessità umana.79 Se tale idea si è affermata anche allora, anche per il futuro l’essere umano non può essere ricondotto solo alla logica. Proprio oggi, tempo nel quale non c’è aspettativa verso il futuro, è necessaria un’analisi del passato come un’esperienza trasgressiva rispetto alle precedenti utopie, una nuova prospettiva che coinvolga una simbiosi con la natura, analizzandone i benefici e le sfide, attenuando gli effetti negativi del capitalismo e della rivoluzione industriale sul territorio. Quello che Bauman definisce come Retrotopia, in cui la via del futuro, somigliando a un percorso di corruzione e degenerazione, il cammino a ritroso verso il passato potrebbe trasformarsi in un itinerario di purificazione dai danni che il futuro ha prodotto ogni volta che si è fatto presente.80 Questo può avvenire attraverso un approccio critico all’analisi di contesti dove la natura è predominante. Nel un momento in cui l’uomo non ha più il predominio completo dello spazio, ma fa parte di esso, una serie di fattori progettuali e psicologici devono essere ripresi, e per questo è necessario utopizzare questa relazione, ma prima di questo, è necessario capirla. È necessario capire la Selva, un concetto che è capace di fondere utopia e realtà.


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esquecendo da técnica, do intelecto e da política. Diretamente conectada a extensão do uso capitalista da ciência e da automação, as linguagens da programação, simulação e conversação, funcionam como um sistema nascidos a partir de um plano de desenvolvimento, na qual a função é articular, com a máxima extensão um projeto de produção global. Em poucas palavras, as produções utópicas atuais se desenvolvem sobre si mesmas, sobre visão puramente estética, técnica e tecnologia. A utopia pela utopia, perdendo seu principal referencial de estimular a visão crítica sobre como o ser humano se relaciona socialmente e ocupa seu território, projetando não apenas uma arquitetura, mas sociedades num futuro mais livre e harmônico. A Utopia é necessária não apenas como tentativa de prever o futuro, mas para enriquecer a base de dados, o conhecimento e o imaginário coletivo para soluções futuras. E não temos outra maneira de realizar isso se não através da arte e do artista, do arquiteto e da arquitetura. É experimentando novas ideias e situações, talvez nem sempre prazerosas ou confortáveis, que nos leva a admitir a possibilidade no imaginário social e assim propagar a discussão e o confronto para enfrentar essa possibilidade, seja ela realista, realista fantástica76 ou até ficção científica. Imaginar as novas relações, antrópicas e naturais, da cidade e da selva, do futuro, presente e passado, é um meio de analisar e compreender as suas possibilidades, de nos debruçarmos sobre o “e se...”. A importância do imaginário pode ser analisado justamente pelo surgimento do fantástico (strictu sensu) como gênero literário, em pleno século XVIII,

também conhecido como Século das Luzes, um momento de afirmação do empirismo através de Locke, reforçando a ideia que uma análise racional e logica não é o suficiente para a singularidade e complexidade humana.77 Se o ser humano não pode ser baseado apenas pela lógica, muito menos pode ser o nosso futuro. É necessária na atual conjuntura da sociedade atual com uma expectativa de futuro baixa, uma análise do passado, da experiência, na forma de uma transgressão, uma perspectiva nova que vá além da realidade, para uma compreensão maior social e projetual que envolva uma simbiose com a natureza, analisando seus benefícios e desafios, mitigando os efeitos negativos do capitalismo e da revolução industrial no território. Naquilo que Bauman define como Retrotopia: quando o caminho do futuro, assemelhando-se a um caminho de corrupção e degeneração, o caminho de volta ao passado pode se transformar em um caminho de purificação aos danos que o futuro produziu cada vez que se mostrou presente.78 Através de uma abordagem de ocupação aonde é necessário entender um novo contexto: o território sob domínio da natureza. No momento em que o ser humano não possui mais o domínio completo do espaço, uma série de fatores projetuais e psicológicos devem ser retomados, e para isso é necessário utopizar essa relação, mas antes disso, é necessário compreendêla. É necessário entender a Selva, um conceito capaz de unir utopia e realidade.

Una selva invasiva incornicia i muri in rovina dell’ospedale Fordlândia, l’utopia amazzonica di Henry Ford. Font: Bryan Denton per The New York Times Uma selva invasora emoldura as paredes decadentes do hospital de Fordlândia, a utopia amazônica de Henry Ford. Font: Bryan Denton para o New York Times


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La distopica disuguaglianza brasiliana in confronto al territorio e al verde. São Paulo. Font: C. Fernandes. Getty Images A distópica desigualdade brasileira no que se refere ao território e ao verde. São Paulo. Fonte: C. Fernandes. Getty Images


NOTE L’UTOPIA A RITROSO NEL TEMPO IL SENSO DI TEMPO 1- Nella mitologia romana, Urano è l’incarnazione del cielo, generato spontaneamente da Gaia, che lo sposò. Imprigionando i suoi figli a Gaia, Saturno si ribella contro suo padre, castrandolo e deponendolo. Poi Urano e Gaia profetizzano dicendo che Saturno sarebbe stato rovesciato da suo figlio. 2- Vittorio Sgarbi commenta Saturno che divora i suoi figli di Rubens e Goya, Rai TV, 2014. < http://www.rai.it/dl/RaiTV/ programmi/media/ContentItem-0d223f6b-c182-4bab-97e53f0bf1a2df46.html > Consultato il 13 ottobre 2020. 3-ROSSI, A., Autobiografia Scientifica; Pratiche Editrice Milano, 1990 - pp 81. 4- DE CARLO, G., La città e il territorio: quattro lezioni, Quodlibet, 2019 5- Ibid. 6- Ibid. 7-MARINI, S. BERTAGNA, A., Venice. 2nd Document, Saggio The business of what is coming and what is left. Bruno, Veneza, 2017. 8- ROSSI (1990) 9- MONESTIROLI, T. La Colonna del Filarete sul Canal Grande. La lezione di Aldo Rossi e l’uso del frammento. Periodico Firenze Architettura, 1.2006. 10- DE CARLO, G., Gli spiriti dell’architettura; a cura di Livio Sichirollo. - 2. ed Roma : Editori riuniti, 1999 L’IMMAGINARIO DI UTOPIA 11.DE CARLO, G., La città e il territorio: quattro lezioni; a cura di Clelia Tuscano Macerata, Quodlibet, 2019 12- GREGOTTI, V., Il territorio dell’architettura. pp.18-19 Feltrinelli. Milano. 1972; MANHEIM, K., Ideologia e Utopia, Il Mulino, Bologna, 1957; MUMFORD, L., The history of the utopia, London, 1922; GOODMAN, P., Rivalutazione dell’utopia, in “Comunità”, n. 124-125 dicembre 1964. 13- PLATONE, La Repubblica. Martin Claret; Edizione: 1ª, 2002 14- MORE, Thomas. Utopia. 1516. São Paulo, Ed. Martin Claret, 2000. 15- CHOAY, F., O urbanismo: utopias e realidades. Uma antologia. 3 ed. São Paulo: Perspectiva, 1992. 16- FARIA, Ricardo de Moura. Utopias do século XX. Belo Horizonte: edição do autor, 2013. 17- BENEVOLLO, L., As origens da urbanística moderna. 2ed. (Tradução: Conceição Jardim e Eduardo L. de Nogueira). Lisboa: Perspectiva, 1987 Utopie nel XIX secolo 18- BENEVOLO, L., As origens da urbanística moderna. 2ed. (Tradução: Conceição Jardim e Eduardo L. de Nogueira). Lisboa: Perspectiva, 1987 19- ALMEIDA, C. C. O. de, Habitação Social, origens e produção. Tesi di Laurea Magistrale nella USP, São Paulo, 2007

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20- BENEVOLLO, 1987 21- CHOAY, Françoise. O urbanismo: utopias e realidades. Uma antologia. 3 ed. São Paulo: Perspectiva, 1992.

22- MUMFORD, Lewis. A cidade na história: suas origens, transformações e perspectivas. Trad. Neil R. da Silva. São Paulo: Martins Fontes, 1998 23- GREGOTTI, V., Il territorio dell’architettura. pp.19 Feltrinelli. Milano. 1972 Utopie del Secolo XX 24- GREGOTTI, 1972 25- L’avanzata del discorso moderno, così come la via che si sarebbe presumibilmente aperta verso una città più egualitaria, aperta e diretta da principi nobili e dignitosi del nuovo cittadino urbano (un uomo utopico come la città in cui avrebbe vissuto, illustrato nelle proporzioni eroiche del Modulor di Le Corbusier), infatti suonano estremamente seducenti a una società che era ancora in recupero dalla distruzione causata dal più grande conflitto bellico che l’umanità abbia mai visto, e la recessione economica che lo ha seguito. Con un discorso d’avanguardia e razionalità, arricchito da riavvolti dalle proposte utopistiche dell’Ottocento, il Movimento Moderno ha dominato il discorso utopico, architettonico e urbanistico del Novecento. GONÇALVES, Ricardo Felipe. Utopias, ficções e realidades na metrópole pósindustrial.– São Paulo, 2014. DE CARLO, Giancarlo. Gli spiriti dell’architettura. pp. 177-178. 26- Questa divisione in archetipi, così come le loro definizioni e traduzioni sotto indicati, sono effettuate nella tesi di GONÇALVES, R. F., 2014. 27- Il termine archetipo viene utilizzato seguendo il suo significato filosofico. Dal dizionario Treccani: “...tipico delle forme logiche supreme, che l’idealismo oggettivo ipostatizza, in quanto le pone come i modelli originari che poi vengono imitati.” < https:// www.treccani.it/enciclopedia/archetipo_%28EnciclopediaItaliana%29/> Consultato il 19 marzo 2021. 28- Ibid. 29- Anche se Garnier elaborò i suoi testi e grafici nei primi anni del 1900, fu solo nel 1917 che fu in grado di pubblicare le sue idee. GARNIER, Tony. Une Cité Industrielle. Étude pour la Construction dês Villes. Paris: 1917. IN: AYNOMINO, C. Orígenes y desarrollo de la ciudad moderna. Barcelona: Gustavo Gili, 1971. 30- Ibid. 31- GONÇALVES, 2014 32- Ibid. 33- DE CARLO, Giancarlo. Gli spiriti dell’architettura; a cura di Livio Sichirollo. - 2. ed Roma : Editori riuniti, 1999. pp. 65 34- Da Vinci nel ‘400 già aveva suggerito attraverso i suoi schizzi che i carri e il trasporto delle merci dovrebbero essere effettuati sottoterra. 35- GONÇALVES, 2014 36- Gli ideali illuministi hanno reinventato il modo di specializzazione del luogo formando grandi città. Haussmann è stato uno dei sindaci-urbanisti che hanno trasformato Parigi nella città che conosciamo oggi. Mentre gli storici apprezzano la narrazione che Haussmann ha tracciato i grandi viali di Parigi per evitare il proletariato in rivolta, è molto più probabile che il sindaco, educato nell’Era dell’Enciclopedia e l’utopia concreta di Saint Simon, mirasse solo a riconvertire l’antica città di Parigi alle esigenze sociali, culturali e tecnologiche di una città del suo tempo e per quello che immaginava essere il futuro. Per questo ha


O SENTIDO DE TEMPO 1-Na mitologia romana, Urano (ou Caelus na mitologia grega) é a personificação do céu, gerado espontaneamente por Gaia, com quem se casou. Ao aprisionar seus filhos em Gaia, Saturno se rebela contra seu pai, castrando-o e depondo-o. Então Caelus e Gaia profetizam que Saturno haveria de ser derrubado por seu próprio filho. 2-Vittorio Sgarbi comenta Saturno que devora seus filhos de Rubens e Goya, Rai TV, 2014. < http://www.rai.it/dl/RaiTV/ programmi/media/ContentItem-0d223f6b-c182-4bab-97e53f0bf1a2df46.html > Acesso em 13 outubro 2020. 3-ROSSI, Aldo. Autobiografia Scientifica; Pratiche Editrice - Milano (1990) pp 81. 4-DE CARLO, G., La città e il territorio: quattro lezioni, Quodlibet, 2019 5-Ibid. 6-Ibid. 7-Ibid. 8-MARINI, S. BERTAGNA, A., Venice. 2nd Document, Saggio The business of what is coming and what is left. Bruno, Veneza, 2017. 8-ROSSI (1990) 9-MONESTIROLI, T. La Colonna del Filarete sul Canal Grande. La lezione di Aldo Rossi e l’uso del frammento. Periodico Firenze Architettura, 1.2006. 10- DE CARLO, G., Gli spiriti dell’architettura; a cura di Livio Sichirollo. - 2. ed Roma : Editori riuniti, 1999 O IMAGINÁRIO DE UTOPIA 11- DE CARLO, G., La città e il territorio: quattro lezioni; a cura di Clelia Tuscano Macerata, Quodlibet, 2019 12- GREGOTTI, V., Il territorio dell’architettura. pp.18-19 Feltrinelli. Milano. 1972; MANHEIM, K., Ideologia e Utopia, Il Mulino, Bologna, 1957; MUMFORD, L., The history of the utopia, London, 1922; GOODMAN, P., Rivalutazione dell’utopia, in “Comunità”, n. 124-125 dicembre 1964. 13- PLATÃO. A República. Martin Claret; Edição: 1ª, 2002 14- MORE, Thomas. Utopia. 1516. São Paulo, Ed. Martin Claret, 2000. 15- CHOAY, F., O urbanismo: utopias e realidades. Uma antologia. 3 ed. São Paulo: Perspectiva, 1992.

21- CHOAY, Françoise. O urbanismo: utopias e realidades. Uma antologia. 3 ed. São Paulo: Perspectiva, 1992. 22- MUMFORD, Lewis. A cidade na história: suas origens, transformações e perspectivas. Trad. Neil R. da Silva. São Paulo: Martins Fontes, 1998 23- GREGOTTI, V., Il territorio dell’architettura. pp.19 Feltrinelli. Milano. 1972 Utopias do Século XX 24- GREGOTTI, 1972 25- O avanço do discurso moderno, assim como a avenida que supostamente abriria rumo a uma cidade mais igualitária, aberta e regida por princípios enobrecedores e dignificantes do novo cidadão urbano (um homem tão utópico quanto a cidade em que viveria, ilustrado nas proporções heroicas do Modulor corbusieriano), de fato soaram de maneira extremamente sedutora para uma sociedade que ainda recuperava-se da destruição ocasionada pelo maior conflito bélico que a humanidade havia testemunhado desde então, e da recessão econômica que o seguiu. Com um discurso de vanguarda e racionalidade, enriquecido com referimentos das propostas utópicas do século XIX, o Movimento Moderno dominou o discurso utópico, arquitetônico e urbanístico do século XX. GONÇALVES, Ricardo Felipe. Utopias, ficções e realidades na metrópole pós-industrial. Ricardo Felipe Gonçalves– São Paulo, 2014. DE CARLO, Giancarlo. Gli spiriti dell’architettura. pp. 177-178. 26- Esta divisão em arquétipos, assim como suas definições e traduções a seguir, são realizadas na dissertação de mestrado de GONÇALVES, R. F., 2014. 27- O termo arquétipo é usado de acordo com seu significado filosófico. Do dicionário Treccani: “... típicas das formas lógicas supremas, que o idealismo objetivo hipostasia, ao colocá-las como os modelos originais que são então imitados.” <https:// www.treccani.it/encyclopedia/archetipo_%28EncyclopediaItaliana%29/> Acessado em 19 de março de 2021. 28- Ibid. 29- Apesar de Garnier ter elaborado seus textos e gráficos nos primeiros anos de 1900, só em 1917 ele conseguiu publicar suas ideias. GARNIER, Tony. Une Cité Industrielle. Étude pour la Construction dês Villes. Paris: 1917. IN: AYNOMINO, C. Orígenes y desarrollo de la ciudad moderna. Barcelona: Gustavo Gili, 1971. 30- Ibid. 31- GONÇALVES, 2014 32- Ibid.

16- FARIA, Ricardo de Moura. Utopias do século XX. Belo Horizonte: edição do autor, 2013.

33- DE CARLO, Giancarlo. Gli spiriti dell’architettura; a cura di Livio Sichirollo. - 2. ed Roma : Editori riuniti, 1999, pp. 65

17- BENEVOLLO, L., As origens da urbanística moderna. 2ed. (Tradução: Conceição Jardim e Eduardo L. de Nogueira). Lisboa: Perspectiva, 1987

34- Da Vinci já havia sugerido através de seus desenhos que carroças e transportes de carga deveriam ser feitos por vias subterrâneas.

Utopias no XIX século

35- GONÇALVES, 2014

18- BENEVOLLO, 1987

36- Os ideais iluministas reinventaram o modo de especializar cada lugar e formaram grandes cidades. Haussmann foi um dos prefeitos-urbanistas que transformou Paris na cidade que conhecemos hoje. Embora históricos apreciem a narrativa de que Haussmann traçou as grandes avenidas de Paris para evitar o proletariado em revolta, é muito mais provável que o prefeito,

19- ALMEIDA, C. C. O. de, Habitação Social, origens e produção. Dissertação de Mestrado em Arquitetura e Urbanismo na Universidade de São Paulo, São Paulo, 2007 20- BENEVOLLO, 1987

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NOTAS UTOPIA DE VOLTA AO TEMPO


sovrapposto una rete razionale nella città antica, riorganizzando il tessuto antico e guidando la sua espansione. DE CARLO, G., Gli spiriti dell’architettura. pp. 173. Roma, 1992. 37- GONÇALVES, 2014 38- Ibid. 39- Ibid. 40- De Carlo fece la dichiarazione nel 1954, tre anni dopo che il progetto fu affidato a Le Corbusier. DE CARLO, G., Gli spiriti dell’architettura. Roma, 1992. 41- MARELLI, C. Viaggio a Chandigarh, la città utopica Le Corbusier. <https://www.elledecor.com/it/viaggi/a26569188/ chandigarh-india-le-corbusier/> Consultato il settembre 2020. 42- La città è stata progettata attraverso ampi viali che collegano tutti i 56 settori della città, ognuno dei quali è stato progettato come un micro-quartiere autonomo con negozi, scuole e spazi per il tempo libero. I dintorni sono anche verdi, con parchi e viali alberati per mitigare l’effetto di edifici in cemento, di matrice brutalista 43- Opere come i romanzi utopici News from Nowhere di Morris e The seven lamps of architecture di John Ruskin. 44- GONÇALVEZ, 2014 45- SITTE, C. L’arte di costruire le città, a cura di Luigi Dodi. Milano: Vallardi, 1953 46- GONÇALVES, 2014 Utopie e Distopie post-moderne 47- Jameson accusa che la teoria del postmoderno è parassitaria del modernismo stesso, porta tracce residue di esso e ne riproduce inconsciamente alcuni valori; quindi non sarebbe una “nuova” cultura come sostenuto da alcuni dei suoi protagonisti. Afferma anche che una cultura veramente nuova potrebbe emergere solo come risultato della lotta collettiva per creare un nuovo sistema sociale: “[...] Il postmodernismo non è il dominante culturale di un ordine sociale completamente nuovo (sotto il nome della società post-industriale, questa voce ha alimentato i media per qualche tempo), ma è solo un aspetto riflessiva e concomitante dell’ennesima modifica sistemica del capitalismo stesso. Non sorprende, quindi, che tracce di vecchi totem – sia di modernismo che anche dal realismo stesso – rimangano vive, pronte per essere riconfezionate con i lussuosi ornamenti del suo presunto successore.” JAMESON, Fredric. Pós-Modernismo: a lógica cultural do capitalismo tardio. 1991. São Paulo: Ed. Ática

. Future City. New Left Review 21, jun. 2003

. Archaeologies of the Future: the Desire Called Utopia and Other Science Fictions. Verso. Londres, 2005 . GONÇALVES, R. F., Utopias, ficções e realidades na metrópole pós-industrial.– São Paulo, 2014.

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48- Come gli archetipi dell’utopia, la classificazione degli archetipi, dei concetti e delle traduzioni di distopia è stata concepita da GONÇALVES,2014. 49- Il desiderio di vedere la città ha preceduto i mezzi per soddisfarla. Pittori medievali e rinascimentali rappresentavano la città vista in una prospettiva che nessun occhio aveva mai apprezzato. Questa fiction ha già trasformato lo spettatore medievale in un occhio celeste. Ha creato degli dei. L’aspetto

totale immaginato dai pittori dei tempi precedenti vive nei nostri successi. Lo stesso impulso scopico ossessiona gli utenti delle produzioni architettoniche materializzando oggi l’utopia che, anticamente, era solo dipinta. Come, ad esempio, la Venezia del 1500 di Jacopo di Barbari. Il fascino umano per la costruzione in altezza nella genesi della metropoli moderna è stato accompagnato anche da apprensione e incertezza, un’ambivalenza che si riferisce alle origini mitiche, rappresentate dalla Torre di Babele, il simbolo ultimo dell’ambizione umana sproporzionata. DE CERTEAU, M. The Practice of Everyday Life, University of California Press, California, 1984 50- GONÇALVES, 2014 51- Ibid. 52- JACOBS, J., The death and life of great american cities, Vintage Books; Reissue Edition, 1992 53- PLATONE, La Repubblica. Martin Claret; Edição: 1ª, 2002 54- FISHMAN, R., Urban utopias in the 20th century. MIT Press, Londres, 1982. Bourgeois Utopias, the Rise and Fall of Suburbia,1987 55- SOLERI, P., Per un’architettura come ecologia umana: studiosi a confronto / a cura di Antonietta Iolanda Lima. Milan: Jaca book, 2010 56- JAMESON, F., Pós-Modernismo: a lógica cultural do capitalismo tardio. 1991. São Paulo: Ed. Ática 57- GONÇALVES, 2014 58- VENTURI, R., Aprendendo com Las Vegas, 1972. São Paulo, Ed. Cosac Naify, 2003 59-ROSSI, A., Autobiografia Scientifica; Pratiche Editrice Milano,1990 Utopie Contemporanee 60- MARCUSE, Herbert. The end of utopia. 1967. Ext. de Five lectures by Herbert Marcuse. Beacon Press, 1970. JAMESON,F., Future City. New Left Review 21, jun. 2003. 61- CHOAY, F., Utopia and the Anthropological status of Built Space, 2005. Ext. de VAN SCHAIK, Martin; MACEL, Otakar. Exit Utopia. Germany: Prestel Verlag. 2005 62- Ibid. 63- GONÇALVES, 2014 64- Ibid. 65- HARVEY, David. A condição Pós-moderna. 1989. São Paulo: Edições Loyola, 1996. 66- L’assimilazione del design parametrico comprende l’immediato desiderio di utilizzare le tecnologie digitali, dimostrando l’ottimizzazione dell’analisi, del controllo e della produzione della progettazione architettonica. Il suo inserimento nell’architettura deriva dallo scenario che contempla un ampio progresso del carattere sistemico e tecnologico. Invece di modelli geometricamente fissi, che richiedono uno sforzo maggiore per apportare modifiche successive – design convenzionale – gli aspetti del disegno sono precedentemente designati – design parametrico – al fine di esplorare la flessibilità delle relazioni nel modello. La differenziazione stabilisce che “nella progettazione parametrica, i parametri di un particolare progetto sono dichiarati, non la sua forma”. CHEEREN, R.; LIMA, D.L.C. O manifesto do Parametricismo: perspectivas acerca de um “novo estilo global”


37- GONÇALVES, 2014. 38- Ibid. 39- Ibid. 40- De Carlo fez a afirmação em 1954, três anos depois de o projeto ter sido confiado a Le Corbusier. DE CARLO, Giancarlo. Gli spiriti dell’architettura. Roma, 1992. 41- MARELLI, C. Viaggio a Chandigarh, la città utopica Le Corbusier. <https://www.elledecor.com/it/viaggi/a26569188/chandigarhindia-le-corbusier/> Acesso em setembro de 2020. 42- A cidade foi projetada através de avenidas largas conectam todos os 56 setores da cidade, cada um dos quais foi projetado omo um micro distrito autônomo com lojas, escolas e espaços de lazer. O entorno também é verde, com parques e avenidas arborizadas para amenizar o efeito dos prédios de concreto, de matriz brutalista. 43- Obras como o romance utópico News from Nowhere de Morris e The seven lamps of architecture de John Ruskin. 44- GONÇALVES,2014. 45- SITTE, C. L’arte di costruire le città, a cura di Luigi Dodi, Milano: Vallardi, 1953 46- GONÇALVES,2014. Utopias e Distopias Pós-modernas 47- Jameson acusa que a teoria interna do pós-moderno é parasitária do próprio modernismo, e carrega traços residuais do mesmo, bem como valores inconscientemente reproduzidos, e, portanto, não seria uma “nova” cultura como defendido por alguns de seus agentes. Ele coloca que uma cultura verdadeiramente nova só poderia surgir como resultado da luta coletiva para se criar um novo sistema social: “[...] o pós-modernismo não é a dominante cultural de uma ordem social totalmente nova (sob o nome de sociedade pós-industrial, esse boato alimentou a mídia por algum tempo), mas é apenas reflexo e aspecto concomitante de mais uma modificação sistêmica do próprio capitalismo. Não é de espantar, então, que vestígios de velhos avatares – tanto do modernismo como até do próprio realismo– continuem vivos, prontos para serem reembalados com os enfeites luxuosos de seu suposto sucessor.” JAMESON, Fredric. Pós-Modernismo: a lógica cultural do capitalismo tardio. 1991. São Paulo: Ed. Ática

. Future City. New Left Review 21, jun. 2003

. Archaeologies of the Future: the Desire Called Utopia and Other Science Fictions. Verso. Londres, 2005 . GONÇALVES, Ricardo Felipe. Utopias, ficções e realidades na metrópole pós-industrial. Ricardo Felipe Gonçalves– São Paulo, 2014. 48- Assim como os arquétipos de utopia, a classificação dos arquétipos de distopia, conceitos e traduções, foram realizados por GONÇALVES,2014. 49- O desejo de ver a cidade precedeu os meios de satisfazê-la.

Pintores medievais ou renascentistas representavam a cidade vista em uma perspectiva que nenhum olho ainda havia apreciado. Essa ficção já transformou o espectador medieval em um olho celestial. Ele criou deuses. O olhar totalizante imaginado pelos pintores de épocas anteriores vive em nossas realizações. O mesmo impulso escópico assombra os usuários das produções arquitetônicas ao materializar hoje a utopia que, ontem, era apenas pintada. Como por exemplo a Veneza de 1500 de Jacopo di Barbari. A fascinação humana pela construção em altura na gênese da metrópole moderna também era acompanhada de apreensão e incerteza, uma ambivalência que remete às origens míticas, representada pela torre de Babel, símbolo máximo da ambição humana desproporcional. DE CERTEAU, M. The Practice of Everyday Life, University of California Press, California, 1984 50- GONÇALVES,2014. 51- Ibid. 52- JACOBS, J., The death and life of great american cities, Vintage Books; Reissue Edition, 1992 53- PLATÃO. A República. Martin Claret; Edição: 1ª, 2002 54- FISHMAN, R., Urban utopias in the 20th century. MIT Press, Londres, 1982. Bourgeois Utopias, the Rise and Fall of Suburbia,1987 55- SOLERI, P., Per un’architettura come ecologia umana: studiosi a confronto/a cura di Antonietta Iolanda Lima. Milan: Jaca book, 2010 56- JAMESON, F., Pós-Modernismo: a lógica cultural do capitalismo tardio. 1991. São Paulo: Ed. Ática 57- GONÇALVES, 2014. 58- VENTURI, R., Aprendendo com Las Vegas, 1972. São Paulo, Ed. Cosac Naify, 2003 59- ROSSI, Aldo. Autobiografia Scientifica; Pratiche Editrice Milano (1990) Utopias Contemporâneas 60- MARCUSE, Herbert. The end of utopia. 1967. Ext. de Five lectures by Herbert Marcuse. Beacon Press, 1970.

JAMESON,F., Future City. New Left Review 21, jun. 2003.

61- CHOAY, F., Utopia and the Anthropological status of Built Space, 2005. Ext. de VAN SCHAIK, Martin; MACEL, Otakar. Exit Utopia. Germany: Prestel Verlag. 2005 62- CHOAY, 2005. 63- GONÇALVES, 2014. 64- Ibid. 65- HARVEY, David. A condição Pós-moderna. 1989. São Paulo: Edições Loyola, 1996. 66- A assimilação do design paramétrico compreende o desejo imediato do uso das tecnologias digitais, demonstrando otimização de análise, controle e produção do projeto arquitetônico. A sua inserção na arquitetura deriva do cenário que contempla um amplo avanço do caráter sistêmico e tecnológico. Ao invés de modelos geometricamente fixos, que exigem maior esforço para efetuar mudanças posteriores – conventional design os aspectos do projeto são designados anteriormente – parametric design -, a fim de explorar a flexibilidade das relações no modelo. A diferenciação estabelece que “no desenho paramétrico, são

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educado na Era da Enciclopédia e da utopia concreta de Saint Simon, tinha como objetivo apenas de reconverter a cidade antiga de Paris as exigências sociais, culturais e tecnológicas de uma cidade do seu tempo e para o que ele imaginava ser o futuro. Para isso ele sobrepôs uma malha racional na cidade antiga, reorganizando o tecido antigo e orientando sua expansão. DE CARLO, Giancarlo. Gli spiriti dell’architettura. pp. 173. Roma, 1992.


para o design da arquitetura e do urbanismo. V!RUS, São Carlos, n. 11, 2015. [online] Disponibile su: <http://www.nomads.usp.br/ virus/virus11/?sec=4&item=5&lang=pt>. Consultato in ottobre 2020. 67- BIOFILIA, em busca da conexão| natureza na arquitetura| São Paulo, 2019. Disponível em < https://www.youtube.com/ watch?v=_R840HRw6KY > Consultato in settembre 2020. 68- RONCHI, G. Tutto sul Bosco Verticale Da Milano all’Olanda e alla Cina, la Urban Forestry può salvare il mondo?. 2019. Disponibile su: < https://www.esquire.com/it/lifestyle/tecnologia/a26128181/ bosco-verticale-curiosita/ > Consultato in settembre, 2020 69- SIMCOX, G., Residents shun Chinese ‘vertical forest’ housing project because the trees meant to revolutionize urban living have attracted plagues of mosquitos, 2020 Disponibile su: < https:// www.dailymail.co.uk/news/article-8737341/Residents-shunChinese-vertical-forest-housing-project-attracted-plaguesmosquitos.html > Consultato in settembre 2020. 70- CAMANA, E. Il bosco verticale si cura con le coccinelle, 2014. Disponibile su: < https://www.vice.com/it/article/4xnmpq/ il-bosco-verticale-si-cura-con-le-coccinelle > Consultato in settembre 2020. 71- Vengono utilizzati tappeti che simulano l’erba; specie di muschio importate in giardini verticali, piante in vaso che occupano mobili in legno realizzati solo per questo scopo; tra altri.

declarados os parâmetros de um projeto particular, não a sua forma” CHEEREN, R.; LIMA, D.L.C. O manifesto do Parametricismo: perspectivas acerca de um “novo estilo global” para o design da arquitetura e do urbanismo. V!RUS, São Carlos, n. 11, 2015. [online] Disponível em: <http://www.nomads.usp.br/virus/ virus11/?sec=4&item=5&lang=pt>. Acesso em: 11 Out. 2020. 67- BIOFILIA, em busca da conexão| natureza na arquitetura| São Paulo, 2019. Disponível em < https://www.youtube.com/watch?v=_ R840HRw6KY > Acesso em setembro 2020. 68- RONCHI, G. Tutto sul Bosco Verticale Da Milano all’Olanda e alla Cina, la Urban Forestry può salvare il mondo?. 2019. Disponível em < https://www.esquire.com/it/lifestyle/tecnologia/a26128181/ bosco-verticale-curiosita/ > Acesso em setembro, 2020. 69- SIMCOX, G. Residents shun Chinese ‘vertical forest’ housing project because the trees meant to revolutionize urban living have attracted plagues of mosquitos, 2020 Disponível em < https://www. dailymail.co.uk/news/article-8737341/Residents-shun-Chinesevertical-forest-housing-project-attracted-plagues-mosquitos. html > Acesso em setembro 2020. 70- CAMANA, E. Il bosco verticale si cura con le coccinelle, 2014. Disponível em: < https://www.vice.com/it/article/4xnmpq/ilbosco-verticale-si-cura-con-le-coccinelle > Acesso em setembro 2020. 71- Utilizam carpetes que simulam a grama; espécies de musgo importados em jardins verticais, plantas em vasos ocupando móveis de madeira feitos apenas para esse fim; entre outros.

CONCLUSIONE UTOPIA 72- FARIA, R. de M., Utopias do século XX. Belo Horizonte: edição do autor, 2013. 73- TAFURI, M., Progetto e Utopia: Architettura e sviluppo capitalistico. Laterza, 2017. 74- Ibid. 75- Ibid. 76- Gentili utilizza i termini di Reinhart Koselleck: “La mia tesi è che nell’età moderna la differenza fra esperienza e aspettativa aumenta progressivamente; o, più esattamente, che l’età moderna può essere concepita come un tempo nuovo solo da quando le aspettative si sono progressivamente allontanate da tutte le esperienze fatte finora”, KOSELLECK, R., Spazio di esperienza e orizzonte di aspettativa: due categorie storiche, 1975, in Futuro passato. Per una semantica dei tempi storici, trad. di A.M. Solmi, Clueb, Bologna 2007, p. 309. GENTILI, D., Spazi di aspettativa, Aut aut: rivista di filosofia e di cultura. Ott.-Dic. 2015, pp. 105. 77- SALAS, J., ‘Dois minutos’ para o fim do mundo, Revista El País, 2019. Disponibile in < https://brasil.elpais.com/brasil/2019/01/22/ ciencia/1548172912_976395.html >. Consultato in ottobre 2020. 78- Il realismo fantastico è una categoria di fantasia dove gran parte della narrazione costruita attraverso la plausibilità con la realtà, ma contiene un elemento con tracce di irrealtà. Un esempio è l’opera Cecità di José Saramago. RODRIGUES, S.C., No Labirinto do Fantástico, Revista Babilônia.

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79- Ibid. 80- BAUMAN, Z., Retrotopia, Laterza, traduzione di Marco Cupellaro, Tempi Nuovi. 2017

CONCLUSÃO UTOPIA 72- FARIA, R. de M., Utopias do século XX. Belo Horizonte: edição do autor, 2013. 73- TAFURI, M., Progetto e Utopia: Architettura e sviluppo capitalístico, Laterza, 2017. 74- Ibid. 75- Ibid. 76- Gentili se utiliza dos termos de Reinhart Koselleck: “Minha tese é que na era moderna a diferença entre experiência e expectativa aumenta progressivamente; ou, mais precisamente, que a era moderna só pode ser concebida como um novo tempo quando as expectativas se afastaram progressivamente de todas as experiências realizadas até agora.” KOSELLECK, R., Spazio di esperienza’ e ‘orizzonte di aspettativa’: due categorie storiche, 1975, in Futuro passato. Per una semantica dei tempi storici, trad. di A.M. Solmi, Clueb, Bologna 2007, p. 309. GENTILI, D., Spazi di aspettativa. Aut aut : rivista di filosofia e di cultura. Ott.-Dic. 2015, pp. 105. 77- SALAS, J., ‘Dois minutos’ para o fim do mundo, Revista El País, 2019. Disponível em < https://brasil.elpais.com/brasil/2019/01/22/ ciencia/1548172912_976395.html >. Acesso em Outubro 2020. 78- Realismo fantástico é uma categoria de ficção aonde grande parte da narrativa construída através da plausibilidade com a realidade, porém detém um elemento com traços de irrealidade. Um exemplo é a obra “Ensaio sobre a cegueira” de José Saramago. RODRIGUES, S. C., No Labirinto do Fantástico, Revista Babilônia 79- Ibid. 80- BAUMAN, Z., Retrotopia, Laterza, trad. Marco Cupellaro, 2017


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L’IMMAGINARIO DELLA


TERRITORIO E CONFINE La città è una tipologia di dominio sul territorio che, a livello progettuale e cartografico, è definito dai confini che stabiliscono una vera o presunta differenza tra due luoghi. Siano una linea naturale o immaginata disegnata su carta, i confini definiscono lo stato giuridico, competenze e proprietà. Questa necessità di definizione del territorio nasce insieme alla formazione dei grandi regni, come l’Impero Romano, quando il tracciamento dei confini avveniva lungo gli ostacoli naturali del terreno e, nella mancanza di questi, da muri, fossati o complessi sistemi difensivi.4 Nel sistema feudale i confini hanno un valore più preciso, proprio per delimitare la competenza dei feudi. È soltanto nel 1494 che viene tracciato dal Papa Alessandro VI il primo confine su carta. Una linea dritta in mezzo all’Atlantico che definiva le zone di influenza di Spagna e Portogallo sulle terre scoperte e ancora da scoprire, e che influenzerà la storia e la colonizzazione di paesi sudamericani come il Brasile. Con la nascita degli Stati Nazionali, i confini seguono linee etnico-linguistiche, attraverso il riconoscimento di un popolo, ma sempre con conseguenze sul territorio.5 La mappa politica, così come la mappa fisica, cambia nel

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De Carlo diceva che è necessario leggere la città e il territorio dal punto di vista dei poeti e degli scrittori1: attraverso l’immaginario. Allo stesso modo va letta la Selva. Analizzando questi tre elementi, anche dal punto di vista dell’architetto e urbanista, con la mente attiva e progettante, è possibile poter trovare un equilibrio tra città e natura.2 Attraverso l’analisi dell’occupazione umana sul territorio e lo sviluppo delle città, è possibile capire come questa sia stata definita l’antagonista della natura, e che, con il passare del tempo, l’uomo abbia perso la connessione con il territorio. Se il territorio non appartiene all’uomo, diventa nell’immaginario Selva, controllato dalla natura, con tante raffigurazioni ma con poche definizioni. Uno dei difetti dello sviluppo contemporaneo è di essere refrattario alle correzioni (o perlomeno molto lento a reagire) e di avere verso la natura un atteggiamento o di sottomissione o di arroganza, che sono due simmetrici ugualmente inadeguati per mettersi in rapporto con la natura.3 È necessario guardare la forma fisica dello spazio partendo dal territorio e considerando tutto quanto avviene in esso, compressa la città e la Selva, come caso particolare della sua complessa morfologia.


corso del tempo. Proprio come l’uomo ed essendo una invenzione di questo, i confini non sono immutabili. Ogni modifica di confine a qualsiasi scala, essendo conseguenza di un atteggiamento culturale, è progettabile.6 Il territorio non è basato soltanto sulla definizione dei suoi confini. In verità, questa è una nozione molto recente.

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CITTÀ DEGLI UOMINI La città nel corso della storia ha assunto forme diverse, corrispondenti a identità differenti. I principali riferimenti sono stati la polis greca, la urbs episcopalis, i castra e gli oppida medievali, la town della tradizione inglese, la città della filosofia della pianificazione e dello zoning contemporanei.7 Aldo Rossi afferma che la città non è per sua natura una creazione che può essere ricondotta a una sola idea base ma, nella sua vastità e nella sua bellezza, è una creazione nata da numerosi e diversi momenti di formazione. L’unità di questi momenti è l’unità urbana nel suo complesso, la possibilità di leggere la città con continuità risiede nel suo preminente carattere formale e spaziale.8 Nella visione storica dominante dell’economia politica, le città costituiscono il risultato della divisione socio-spaziale del lavoro in una comunità. Questo è dovuto dagli stimoli causati dal contatto esterno e dall’apertura ad altre comunità che comportano regolari processi di scambio, cooperazione e concorrenza, che ha creato una organizzazione sedentaria e una gerarchia socio-spaziale interna alla comunità, e dall’altro movimenti regolari di beni e persone tra le comunità. A livello locale, la città richiede una struttura di potenza sostenuta dall’estrazione di un eccesso regolare di produzione

De Carlo disse que era necessário ler a cidade e o território do ponto de vista dos poetas e escritores1: através do imaginário. Da mesma forma, devemos ler a Selva. Analisando esses três elementos, também do ponto de vista do arquiteto e urbanista, com uma mente ativa e projetante, é possível encontrar um equilíbrio entre cidade e natureza.2 Através da análise da ocupação humana no território e do desenvolvimento da cidade, é possível entender como esta foi definida como antagonista da natureza, e que, com o tempo, o homem perdeu a conexão com o território. Embora tenhamos diferentes definições de cidades, de território temos poucas. Se o território não pertence ao homem, torna-se Selva no imaginário, controlado pela natureza, com muitas representações, mas com poucas definições. Um dos defeitos do desenvolvimento contemporâneo é ser refratário às correções (ou pelo menos muito lento a reagir) e ter para a natureza uma atitude de submissão ou arrogância, que são duas simétricas igualmente inadequadas para se relacionar com a natureza.3 É necessário olhar para a forma física do espaço a partir do território e considerando tudo o que acontece nele, incluindo a cidade e a Selva, como um caso particular de sua morfologia complexa. Território e Confins A cidade é um tipo de domínio sobre o território que, a nível projetual e cartográfico, é definido pelos limites que estabelecem uma diferença real ou presumida entre dois lugares. Sejam naturais ou imaginários, os limites definem


o estado legal, as competências e a propriedade. Essa necessidade de definir o território surge junto com a formação dos grandes reinos, como o Império Romano, quando o tracejar de fronteiras ocorreu ao longo dos obstáculos naturais do terreno e, na ausência deles, de paredes, valas ou complexos sistemas defensivos. 4 No sistema feudal os limites possuem um valor mais preciso, justamente para delimitar a competência dos feudos. Foi só em 1494 que a primeira fronteira criada através do papel, foi determinada pelo Papa Alexandre VI. Uma linha reta no meio do Atlântico que definiu as áreas de influência da Espanha e de Portugal sobre as terras descobertas e ainda a serem descobertas, e que afetará a história e a colonização de países sul-americanos como o Brasil. Com o nascimento dos Estadosnação, as fronteiras seguem linhas etnolinguísticas, através do reconhecimento de um povo, mas sempre com consequências sobre território.5 O mapa político, assim como o mapa físico, muda ao longo do tempo. Assim como o homem e sendo uma invenção deste, limites não são imutáveis. Qualquer mudança de limite em qualquer escala, sendo uma consequência de uma atitude cultural, é projeto.6 O território não se baseia apenas na definição de seus limites. Na verdade, esta é uma noção muito recente. A Cidade dos Homens A cidade ao longo da história assumiu diferentes formas, correspondendo a diferentes identidades. As principais referências foram polis grega,

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situato nella campagna. La città implica l’emergere di una classe dominante che estrae e controlla questo eccedente collettivo attraverso processi ideologici accompagnati, certamente, dall’uso della forza.9 Con l’esodo della campagna negli ultimi 150 anni causato dalla Rivoluzione Industriale, succede una grande crescita del centro urbano. Questo esodo fa smarrire la capacità di generare strutture che siano consecutive e forme che siano coerenti e, parallelamente, lo scambio con il territorio. Le città sono rimaste senza contesto, e quindi, in balia delle forze incontrastate che generano le loro espansione. Lo stesso processo ha interessato i territori, che hanno cominciato a decadere quando hanno perso la capacità di ricondurre a proprio vantaggio le esperienze che si compivano nelle città, e di assorbirle in modo coerente.10 Anche dopo la crisi dell’urbanistica moderna del dopoguerra, la necessità di pianificare e organizzare l’espansione delle città è ancora presente, però sempre partendo dal punto di vista della città che diventa strumento di organizzazione e produzione di merce nel mercato e nella campana. Le città non sono incongruente, disordinate e disgregate. Sono invece una forma di ordine più complessa che ancora non si riesce ad afferrare, trovare un modo di stabilire dei rapporti fra quello che si vede, sente e testimonia.11 Per molto tempo, il proprio riconoscimento di una civiltà implicava l’esistenza di civili e quindi, della città. Popoli come i nativi brasiliani e nordamericani, considerati semi-nomadi, erano considerati incivili, al contrario di popoli come i Maya, Aztechi e gli Incas, che producevano città di cui le rovine duravano. Soltanto nella storia recente


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gli approcci etnografici, antropologici e archeologici mettono in discussione la pertinenza di questa classificazione.12 Proprio il termine urbes, di origine latina e collegata principalmente all’Impero di Roma, è stato abbandonato per molti anni, per venir recuperato solo nel XVI secolo, in riferimento alla Renovatio Urbis rinascimentale.13

a urbs episcopalis, os castra e oppida medievais, a town da tradição inglesa, a cidade da filosofia de planejamento e o zoning contemporâneo.7 Aldo Rossi afirma que a cidade não é por sua natureza uma criação que pode ser traçada de uma única ideia básica, mas, em sua vastidão e beleza, é uma criação nascida de inúmeros e diferentes momentos de formação. A unidade desses momentos é a unidade urbana como um todo, a

Allegoria ed effetti del Buon Governo e del Cattivo Governo, in Città e Campanga, di Ambrogio Lorenzetti, 1338. Font: itstuscany.com Alegoria e efeitos do Bom Governo e do Mau Governo, na Cidade e no Campo, de Ambrogio Lorenzetti, 1338. Fonte: itstuscany.com


volta a seu favor as experiências que ocorreram nas cidades, e absorvê-las de forma consistente. 10 Mesmo após a crise do planejamento urbano moderno pós Segunda Guerra, a necessidade de planejar e organizar a expansão das cidades ainda é presente, mas sempre a partir do ponto de vista da cidade que se torna um instrumento de organização e produção de bens de mercado e no campo. As cidades não são incongruentes, confusas e desintegradas. Em vez disso, são uma forma de ordem mais complexa que ainda não podemos compreender, encontrar uma maneira de estabelecer uma relação entre o que vemos, ouvimos e apresentamos.11 Por muito tempo, o reconhecimento de uma civilização implicava a existência de civis e, portanto, da cidade. Povos como os nativos brasileiros e norteamericanos, considerados seminômades, eram considerados incivilizados, ao contrário de povos como os maias, astecas e incas, que produziam cidades cujas ruínas duravam. Somente na história recente as abordagens etnográficas, antropológicas e arqueológicas questionam a relevância dessa classificação. O termo urbes, de origem latina e ligado principalmente ao Império de Roma, foi abandonado por muitos anos, para ser recuperado apenas no século XVI, em referência ao Renovatio Urbis do Renascimento.12

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possibilidade de ler a cidade continuamente reside em seu proeminente caráter formal e espacial. 8 Na visão histórica dominante da economia política, as cidades são o resultado da divisão socioespacial do trabalho em uma comunidade. Isso se deve aos estímulos causados pelo contato externo e abertura a outras comunidades envolvendo processos regulares de intercâmbio, cooperação e concorrência. Isso pode resultar em uma organização sedentária e uma hierarquia socioespacial dentro da comunidade, e, por outro lado, movimentos regulares de bens e pessoas entre comunidades. A nível local, requer uma estrutura de potência apoiada pela extração de um excesso regular de produção localizado no campo. A cidade implica o surgimento de uma classe dominante que extrai e controla esse excedente coletivo através de processos ideológicos acompanhados, é claro, pelo uso da força. 9 Com o êxodo do campo nos últimos 150 anos causado pela Revolução Industrial, acontece um grande crescimento do centro urbano, perdendo a capacidade de gerar estruturas que sejam consecutivas e formas consistentes e, ao mesmo tempo, reduzam a troca com o território. As cidades ficaram sem contexto e, portanto, à mercê das forças indiscutíveis que geram suas expansões. Da mesma forma, aconteceu nos territórios, que começaram a decair quando perderam a capacidade de trazer de


IL RITO SELVA

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La Selva di solito appare nell’immaginario collettivo, nella letterature e nell’arte, come una predatrice, produttrice di degrado, di mutilazioni e di malattie fisiche e psicologiche. Non sembra esistere nel mondo reale, ma in un universo fantastico con personaggi macabri con tracce di degrado umano. Tuttavia il topos della Selva è uno dei più mutevoli della storia umana. Viene sempre rappresentata come un’area dominata dalla natura, tuttavia può cambiare da un’idea positiva, di terra vergine, pura e lontana dal peccato della città, ad una negativa di luogo oscuro, ignoto e pericoloso all’uomo. Lo spostamento di giudizio nell’immaginario modifica anche la sua rappresentazione nell’arte, letteratura e anche nell’architettura. Indipendentemente da questa visione, l’uomo nel corso della sua esistenza ha sempre attribuito diverse funzioni alla Selva, sia come luogo di isolamento per la ricerca di trascendenza, oppure come punizione; in qualche popolo è possibile anche trovare un rapporto di dipendenza dalla Selva e, conseguentemente, di rispetto verso questo luogo. IL TERRITORIO NEOLITICO In quella che si considera la fase nomade, ancora senza agricoltura, la sproporzione dell’uomo, appena in confronto al territorio permette uno spostamento quasi continuo. La mancanza di confini fissi permette la manipolazione dell’ambiente illimitato e la coabitazione dell’uomo con la natura. La manipolazione dell’ambiente ha diverse funzioni come: protezione, delimitazioni, religiose oppure localizzazione sul territorio.

O RITUAL SELVA A Selva geralmente aparece no imaginário coletivo, na literatura e na arte, como predadora, produtora de degradação, mutilação e doenças físicas e psicológicas. Não parece existir no mundo real, mas em um universo de fantasia com personagens macabros com traços de degradação da sociedade. No entanto, o tema da Selva é um dos mais mutáveis da história humana. Sempre representada como uma área dominada pela natureza, porém pode mudar de uma ideia positiva, de terra virgem, pura e distante do pecado da cidade, para uma negativa, de lugar escuro, desconhecido e perigoso para o homem. A mudança de julgamento no imaginário também muda sua representação na arte, na literatura e na arquitetura. Independentemente dessa visão, o homem ao longo de sua vida sempre atribuiu diferentes funções à Selva, seja como local de isolamento para a busca da transcendência, seja como punição; em algumas sociedades também podemos encontrar uma relação de dependência da Selva e, consequentemente, respeito por este lugar. Território Neolítico Naquela que consideramos ser a fase nômade, ainda sem agricultura, a desproporção do homem, apenas em comparação com o território, permite um deslocamento quase contínuo. A falta de limites fixos permite a manipulação do ambiente ilimitado e a coabitação do homem com a natureza. A manipulação do meio ambiente


Geoglifi sono comuni in regioni come Acre e Alto Tapajós nella Amazzonia Legale. Font: aventurasnahistoria.uol.com.br Geóglifos são comuns em regiões como Acre e Alto Tapajós na Amazônia Legal. Fonte: aventurasnahistoria.uol.com.br

tem várias funções como: proteção, limites, religioso ou localização no território. Pouquíssimos sinais desse período ainda são visíveis13, alguns deles recentemente descobertos na Amazônia que revelam uma ocupação em larga escala de povos nativos antes da chegada europeia.14 Na Amazônia Legal ainda existem diversos povos que ainda habitam no formato neolítico. Protegidas pela Selva, essas populações têm pouco ou nenhum contato com o homem moderno. Em algum momento da história humana, entra em jogo a ideia de se cercar de muros, não apenas para se defender contra o inimigo ou para incluir sua posse, mas também como um valor simbólico fundamental de definir o território e a sacralidade da construção da cidade.15 Essa forma de ocupar e transformar a paisagem, uma arte do território ante litteram, começa a entrar em crise e desaparecer quase completamente após o nascimento da cidade. A distinção completa entre cidade e Selva que encontramos hoje é uma característica que acontece em diferentes culturas ao longo dos anos.

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Pochissimi segni di questo periodo sono ancora visibili14, alcuni dei quali recentemente scoperti in Amazzonia che rivelano un’occupazione di grande scala dei popoli nativi prima dell’arrivo europeo.15 Nella Amazzonia legale16 sono ancora presente diverse popoli che ancora abitano nel formato neolitico. Protetti dalla Selva, queste popolazione hanno poco o nessun contatto con l’uomo moderno. A un certo punto della storia dell’uomo, entra in gioco l’idea di circondarsi di mura, non soltanto per difendersi dal nemico o per racchiudere il proprio possesso, ma anche come un valore simbolico fondamentale di definizione del territorio e della sacralità della costruzione della città.17 Questo modo di occupare e trasformare il paesaggio, un’arte del territorio ante litteram, comincia a entrare in crisi e scomparire quasi completamente a seguito della nascita della città. La attuale distinzione completa tra Città e Selva è una caratteristica consequenziale, presente in diverse culture, in diverse epoche.


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LA SELVA COME TRASCENDENZA: GRECIA ANTICA Osservando lo scavo stratigrafico delle città elleniche, è possibile capire come si sono modellate in forma organica, secondo le condizioni dettate dalla natura, come una forma viva.18 I greci credevano che il costruito e paesaggio avessero uguale importanza. Solo includendo spazi aperti nella struttura della città si può raggiungere un equilibrio complesso. Nei punti di osservazione privilegiati, che erano le varie possibilità di ingresso a un luogo edificato, la percezione era organizzata secondo sistemi di angoli che definivano spicchi del campo visivo in cui erano integrati aperto e chiuso, paesaggio e costruito. La scena doveva esser percepita includendo natura e costruito. Il contesto naturale e gli spazi costruiti erano esattamente la stessa cosa, perché venivano concepiti unitariamente fin dal primo momento.19

Teatro Epidauro, Grecia. Font: teatropertutti.it Teatro Epidauro, Grécia. Fonte: teatropertutti.it

A SELVA COMO TRANSCENDÊNCIA: GRÉCIA ANTIGA Olhando para a escavação estratigráfica das cidades helênicas, podemos entender como elas se formavam em forma orgânica, de acordo com as condições ditadas pela natureza, como uma forma viva. 16 Os gregos acreditavam que a construção e a paisagem tinham igual importância. Somente por meio da inclusão de espaços abertos na estrutura da cidade é possível alcançar um equilíbrio complexo. Em pontos de observação privilegiados, que eram as diversas possibilidades de entrada em um local construído, a percepção era organizada de acordo com sistemas de ângulos que definiam evidências do campo de visão em que estavam integradas: abertas e fechadas, paisagem e


construções. A cena deveria ser percebida incluindo a natureza e a obra. O contexto natural e os espaços construídos eram exatamente os mesmos, pois foram concebidos juntos desde o primeiro momento.17 A Selva para os gregos é um espaço de caça para aristocratas. Na Odisseia, Ulisses vai em busca do javali na Selva do Monte Parnaso, onde obtém uma cicatriz que permite seu reconhecimento por Euriclea.18 A Selva forma a identidade do protagonista. É um lugar para encontrar a si mesmo. A deusa da floresta para os gregos é Artemis, filha de Zeus e Latona e irmã gêmea de Apolo, deus do sol. Sua primeira representação foi como Potnia Theron (rainha dos animais), mas muito mais relacionada à caça do que propriamente ao território. A divindade da mitologia grega que se caracteriza por sua relação com a Selva é Pan. Enquanto Artemis é uma deusa olímpica, Pan é renegado a viver no mundo dos homens. Nem deus nem mortal, Pan é retratado como um sátiro poderoso e Selvagem, representado com pernas e chifres de cabra, patas e cascos, enquanto o busto é humano, rosto barbudo e expressão terrível, perseguindo ninfas e causando pânico para aqueles que tentam passar por seu território. Pan era o espírito de todas as criaturas e lugares naturais, com evocações para a Selva, Grande Mãe Natureza, instinto e então abismo, o profundo inteiro que proporciona medo.

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La Selva per i greci è uno spazio deputato alla caccia per gli aristocratici. Nella Odissea, Ulisse va in ricerca del cinghiale nella Selva del monte Parnaso, dove lui ottiene una cicatrice che permette poi il suo riconoscimento da parte di Euriclea.20 La Selva ha formato l’identità del protagonista. È un luogo per trovare a sé stesso. La dea della foresta per i greci è Artemide, figlia di Zeus e Latona e sorella gemella di Apollo, dio del sole. La sua prima rappresentazione trovata è come Potnia Theron (regina degli animali), ma molto più legata alla caccia che propriamente al territorio. La divinità della mitologia greca che se caratterizza per il rapporto con la Selva è Pan. Mentre Artemide è una dea olimpica, Pan è costretto a vivere nel mondo degli uomini. Né dio né mortale, Pan è rappresentato come un satiro potente e Selvaggio, raffigurato con gambe e corna caprine, zampe irsute e zoccoli, mentre il busto è umano, volto barbuto e dall’espressione terribile, che insegue ninfe e causa panico a quelli che provano a passare attraverso il suo territorio. Pan era lo spirito di tutte le creature e i luoghi naturali, con evocazioni di Selva, Grande Madre Natura, istinto e quindi abisso, il profondo interiore che fa paura.


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Pan in Le Immagini de gli Dei de gli Antichi di Vincenzo Cartari, 1664. Font: soulspelunker.com Pan em As imagens dos Deuses dos Antigos de Vincenzo Cartari, 1664. Fonte: soulspelunker.com


La suddivisione del cielo etrusco. Font: (G. Torlai, L. La Terra e il Cielo degli Etruschi, 2013 A subdivisão do céu etrusco. Fonte: G. Torlai, L. La Terra e il Cielo degli Etruschi, 2013

A ORIGEM DO TERMO SELVA: ÉPOCA ROMANA No Império Romano, o território era composto por grandes ilhas habitadas de forma relativamente estável, nas quais as cidades são imersas em um mar da natureza.19 Como mencionado anteriormente, foi neste momento que as fronteiras se tornaram necessárias. Para conectar os diferentes acampamentos e cidades do império, os romanos construíram o que hoje se tornou mais um limite do que uma conexão: as estradas. Os romanos tinham uma sólida rede de estradas que fisicamente fixou a marca do império no território. Foram as estradas que determinaram os limites e linhas de movimento dentro do império; fora havia territórios naturais impenetráveis, a Selva. Esta era habitada por bárbaros que tinham uma relação animalesca com o território, ao contrário do intenso e articulado um dos romanos.20 Ao mesmo tempo, os romanos eram vistos pelos outros povos da Europa como Selvagens, em função da imposição de costumes e massacres sobre aqueles que não se submetiam ao Império. É neste momento que começam os sinais de desprezo pelos povos que vivem na Selva, que se tornam um contraste dos habitantes da cidade organizada dos romanos. Na literatura latina, a Selva é às vezes descrita como um ambiente sagrado, locus amoenus, às vezes como profano, locus horridus. Horrida é a Selva onde Eneia vai antes de entrar no reino dos mortos, enquanto Amoenus é a Selva isolada dos Campos Elísios onde as águas do rio Lete fluem.21 É no Império Romano que nasce o termo Selva. Derivado do latim

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L’ORIGINE DEL TERMINE SELVA: EPOCA ROMANA Nell’Impero Romano il territorio era costituito da grandi isole abitate in maniera relativamente stabile, in cui le città sono immerse in un mare di natura.21 Come accennato in precedenza, fu in questo periodo che i confini si resero necessario. Per collegare i diversi accampamenti e città dell’impero, i romani costruiranno quelle che oggi sono diventate più un confine che una connessione: le strade. I romani avevano una solida rete stradale, che fissava fisicamente l’impronta dell’impero sul territorio. Erano le strade a determinare i confini e le linee di movimento all’interno dell’impero; al di fuori c’erano territori naturali impenetrabili: la Selva. Questa era abitata dai barbari che avevano un rapporto animalesco con il territorio, diversamente da quello intenso e articolato dei romani.22 Allo stesso tempo, i romani erano visti


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dagli altri popoli europei come Selvaggi, in funzione dell’imposizione di costumi e massacri a coloro che non si sottomettono all’Impero. È in questa epoca che cominciano le tracce di disprezzo verso i popoli che abitano nella Selva, che vengono messi in contrasto con gli abitanti dell’urbe organizzata dei romani. Nella letteratura latina la Selva a volte è descritta come ambiente sacro, locus amoenus, a volte come profano, locus horridus. Horrida è la Selva in cui si inoltra Enea prima di fare il suo ingresso nell’Ade, mentre Amoenus è il bosco isolato dei Campi Elisi in cui scorrono le acque del fiume Lete.23 È nell’Impero Romano che nasce il termine Selva. Derivato dal latino silva, raccoglie non soltanto il concetto di bosco, foresta, macchia, ma anche una “gran quantità di qualcosa”, “miscellanea di scritti vari”. I romani sono stati influenzati dagli etruschi, che avevano il dio Silvanus, protettore della silvae e anche dio dei confini.24 Il termine latino Silva diventa un modo di chiamare quelli che vivono aldilà dei confini. In particolare, questo è avvenuto nella penisola iberica dove ancora oggi molti abitanti si chiamano Silva, un cognome molto presente anche nei territori colonizzati da Portogallo e Spagna. I Romani identificano Pan come Fauno, in cui l’aspetto, che successivamente nella mitologia romana diventa una stirpe numerosa e semidivina che scorrazza per monti e valli a caccia di ninfe, è stato trasformato dalla chiesa cattolica nell’immagine del diavolo, identica in ogni particolare, dalle gambe irsute da capro, le corna, la coda, gli zoccoli. I fauni rappresentano il lato Selvaggio, istintuale e sessuale della natura e dell’uomo, ma nell’uomo

silva, ele concentra não só o conceito de bosque, floresta, mata, mas também uma “grande quantidade de algo”, “diversos escritos variados”. Os romanos foram influenciados pelos etruscos, que tinham o deus Silvanus, protetor da silvae e deus dos limites. 22 O termo latino Silva torna-se uma forma de chamar aqueles que vivem além das fronteiras. De forma característica, isso acontece na Península Ibérica, onde até hoje muitos habitantes são chamados de Silva, um sobrenome muito presente também nos territórios colonizados por Portugal e Espanha. Os romanos identificam Pan como Fauno, no qual a aparência, que mais tarde na mitologia romana se torna uma linhagem numerosa e semidivina que percorre montanhas e vales em busca de ninfas, foi transformada pela igreja católica na imagem do diabo, idêntica em todos detalhes, com pernas desgrenhadas de cabra, chifres, cauda, ​​cascos. Os faunos representam o lado Selvagem, instintivo e sexual da natureza e do homem, mas no homem torna-se demoníaco porque o instinto é pecado. Silvano foi muitas vezes assimilado a Fauno que por muito tempo o suplantou. No entanto, sua aparência era muito diferente da de Fauno. Silvano não é metade bode e metade humano, ele só é humano mesmo que tenha uma aparência primitiva, quase sempre representado nu, barbado, com cabelos longos, com uma coroa de pinheiro na cabeça.


Silvano non è metà capro e metà umano, è solo umano anche se di aspetto primitivo, quasi sempre raffigurato nudo, barbuto, con capelli lunghi, con una corona di pino sul capo.

Mosaico romano di Fauno. Font: romanoimpero.com

Altorilievo romano di Silvano. Font: romanoimpero.com

Mosaico romano de Fauno. Fonte: romanoimpero.com

Alto-relevo romano de Silvano. Fonte: romanoimpero.com

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diventa demoniaco perché l’istinto è peccato. Silvano fu spesso assimilato a Fauno che per lungo tempo lo soppiantò. Tuttavia il suo aspetto era molto diverso da quello di Fauno.


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LA SELVA COME MERAVIGLIA: MEDIOEVO La prima cosa che entrò in crisi con il declino dell’Impero Romano, nel V secolo d. C. fu il sistema dei trasporti: la rete stradale divenne insicura, così decadde il traffico terrestre e aumentò il traffico marittimo.25 La griglia delle città romane si rompe in frammenti di cui solo alcuni sopravvivono, altri si frantumano e vengono dimenticati. Questo, sommato alle guerre, carestie, epidemie, riduce la popolazione e fa sì che le città diventino insicure e così, abbandonate. La popolazione si disperde nel territorio, senza stabilire relazioni tra i poli abitati. Esso allora diventa una grande Selva, terra di tutti ma anche di nessuno. Sul territorio hanno resistito i segni che corrispondevano a meccanismi avviati da prima, in particolare nell’epoca carolingia, che andavano consolidandosi e che non si riferivano più alla struttura della città precedente ma ad un nuovo modo di porsi nello spazio fisico e di immaginare forme di occupazione del territorio. La vita medievale è basata sulla religione cristiana. in cui l’antitesi fra città e natura risale ai Padri della Chiesa. Le persone si muovevano molto sulle vie di terra e di acqua, soprattutto per i pellegrinaggi, che non erano soltanto una visita a un luogo sacro, ma una volontà di conoscere il mondo; e l’immaginario si alimentava di questi spostamenti.26 Si diffondano e cominciano a prendere sostanza le teorie delle città e del territorio che erano state sviluppate dai Padri della Chiesa che, avendo studiato la cultura greca e romana, hanno introdotto un’altra ideologia, basata sull’Antico Testamento.

A SELVA COMO MARAVILHA: IDADE MÉDIA A primeira coisa que entrou em crise com o declínio do Império Romano, no século V d. C. foi o sistema de transporte: a malha de estradas ficou insegura, então o tráfego terrestre diminuiu e o tráfego marítimo aumentou. 23 A malha das cidades romanas se rompe em fragmentos dos quais apenas alguns sobrevivem, outros se despedaçam e se tornam esquecidos. Isso, combinado com guerras, fomes, epidemias, reduz a população e faz com que as cidades se tornem inseguras e, assim, abandonadas. A população se dispersa no território, sem estabelecer relações entre os polos habitados. Este então torna-se uma grande Selva, uma terra de todos, mas também de nenhum. No território resistiram os sinais que correspondiam aos mecanismos iniciados desde antes, especialmente na era carolíngia, que estavam se consolidando e que já não se referiam à estrutura da cidade anterior, mas a uma nova forma de se colocar no espaço físico e imaginar formas de ocupação do território. A vida medieval é baseada na religião cristã. A antítese entre cidade e natureza remonta aos Padres da Igreja. As pessoas se moviam muito (não só nas estradas, mas também na água) especialmente para peregrinações, que não eram apenas uma visita a um lugar sagrado, mas um desejo de conhecer o mundo; e a imaginação se alimentava desses deslocamentos.24 Se espalha e começa a tomar substância as teorias das cidades


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In questa pagina: La Creazione degli Animali; Adamo ed Eva; Caino ed Abele. Tintoretto 1550-1553. Font: Galleria della Accademia di Venezia Nesta página: A Criação dos Animais; Adão e Eva; Caim e Abel. Tintoretto 1550-1553. Fonte: Galleria della Accademia di Venezia


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In un passo del Genesi si staglia un evento che segna l’avvenire del mondo, che è la fondazione della città. Dopo che Adamo ed Eva sono stati scacciati dal paradiso terrestre; generano Abele e Caino; l’Eterno mostra benevolenza ad Abele mentre si mostra seccato con Caino; Caino uccide Abele e viene destinato ad essere vagabondo e fuggiasco sulla terra; Caino conosce una donna che concepisce e partorisce il suo figlio di nome Enoch; Caino edifica una città alla quale dà il nome di Enoch. Quindi, questo passo evidenzia che la città viene fondata all’esterno dell’Eden, un concetto che si riverbera fino a oggi che fa discutere se la città sia un posto di perdizione e corruzione, in antitesi alla campagna che è l’Eden, luogo di armonia e di fratellanza.27 Marco Polo parla del suo viaggio in oriente nel Il Milione, dove il territorio diventa affascinante e quindi acquista una forte valenza estetica. Il territorio non è più terra di nessuno, Selvatica e pericolosa, ma un luogo che forma e bellezza, e che può a mettersi in relazione diretta con la meraviglia della città.28 Comincia un rapporto di corrispondenza tra città e territorio che si manterrà e svilupperà fino al periodo dell’industrializzazione. Si comincia a pensare al territorio come un luogo complesso, dal quale si possa ricavare non solo manodopera, ma anche forme che possono passare dalla città al territorio e viceversa. La città diventa architettura, e il territorio meraviglia.29 In questo periodo la Selva ritorna a essere un paesaggio in cui gli aristocratici entrano per superare prove e trovare la propria personalità, ma non attraverso le sue difficoltà e pericoli imposte,

e territórios que haviam sido desenvolvidas pelos Pais da Igreja que, estudando a cultura grega e romana, introduziram outra ideologia, baseada no Antigo Testamento. Em uma passagem de Gênesis destaca-se um evento que marca o futuro do mundo, que é a fundação da cidade. Depois que Adão e Eva são expulsos do paraíso terrestre; eles geram Abel e Caim; o Senhor mostra benevolência a Abel enquanto ele mostra aborrecimento com Caim; Caim mata Abel e está destinado a ser um errante e fugitivo pela terra; Caim conhece uma mulher que concebe e dá à luz seu filho chamado Enoque; Caim constrói uma cidade para a qual ele dá o nome de Enoque. Assim, esta passagem destaca que a cidade está fundada fora do Éden, um conceito que reverbera até hoje que nos faz debater se a cidade é um lugar de perdição e corrupção, na antítese para o campo que é o Éden, um lugar de harmonia e fraternidade. 25 Marco Polo fala sobre sua jornada para o oriente no Milhão, onde o território se torna fascinante e adquire um forte valor estético. O território não é mais terra de ninguém, Selvagem e perigoso, mas um lugar que se forma e beleza, e que pode diretamente relacionado com as maravilhas da cidade. 26 Uma relação de correspondência entre a cidade e o território que será mantido e desenvolvido até o início do período de industrialização. Começamos a pensar no território como um lugar complexo, a partir do qual podemos obter não só trabalho, mas também formas que podem passar da cidade para o território


La Selva Misteriosa, MACHAUT, G., circa 1350–55. Font: Bibliothèque Nationale, Parigi A Selva Misteriosa, MACHAUT, G, aprox. 1350–55. Fonte: Bibliothèque Nationale, Paris

e vice-versa. A cidade se torna arquitetura, e o território se torna maravilha. 27 Nesse período, a Selva volta a ser uma paisagem na qual os aristocratas entram para superar provas e encontrar sua própria personalidade, mas não através de suas dificuldades e perigos impostos, mas como um território mágico. Todo romance literário desse período possui um cavaleiro que entra em uma Selva que não é apenas um ambiente de fundo, mas faz parte da história, quase como um personagem com um papel preciso. É a humanização do mundo Selvagem. Esse papel pode ser indicado pela palavra ocultação: o bosque, a floresta, a Selva, escondem os protagonistas ou antagonistas da fabula, que lá se refugiam: ou para encontrar na solidão a proteção, como os eremitas do século VI ou amantes de romances cavalheirescos; ou para realizar crimes nas sombras que não poderiam realizar ao ar livre. A Selva é o lugar mais precisamente para a explosão de sentimentos, sejam eles bons ou maus, sem a mediação da civilização. 28

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ma come un territorio magico. Ogni romanzo letterario di questo periodo ha un cavaliere che entra in una Selva che non è soltanto un ambiente di sfondo, ma fa parte della storia, quasi come un personaggio con un ruolo preciso. È l’umanizzazione del mondo Selvaggio. Questo ruolo può essere indicato con la parola nascondimento: il bosco, la Selva, la foresta nascondono i protagonisti o gli antagonisti della fabula, che vi si rifugiano o per trovare nella solitudine protezione, come gli eremiti del VI secolo o gli amanti dei romanzi cavallereschi, o per compire nell’ombra delitti che non potrebbero compiere all’aperto. La Selva è il luogo più proprio per l’esplosione dei sentimenti, buoni o cattivi che siano, senza la mediazione della civiltà.30


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LA VITA È UNA SELVA: RINASCIMENTO Una novità del Rinascimento è la nozione di cultura universale. Mentre nel periodo medievale c’erano - come oggi - divisioni nette nei campi del sapere e una classificazione gerarchica degli stessi, nel Rinascimento le conoscenze sono trasversali. Un’altra novità è la prospettiva, strumento che è frutto del collegamento tra il disegno e la teoria matematica e geometrica. Questo cambia sostanzialmente il modo di rappresentare l’architettura e il territorio. Mentre nell’umanesimo il punto di vista rappresentava l’essere umano che aveva ripreso il controllo del suo insistere nel mondo, nel ‘500, la prospettiva viene costruita dal punto di vista di chi ha il potere.31 È in questo periodo che i rapporti progettuali sul piano della figura dell’architetto si rinnovano nel contesto sociale: l’architettura diventa garanzia metafisica di qualità, una ars liberalis e non soltanto tecnico-esecutiva. Il rapporto integrato tra arte e tecnica, come quello della natura e il paesaggio, diviene un mestiere non soltanto esecutivo, ma di studio dei periodi precedenti. Per quanto riguarda la città, il Rinascimento non rinuncia al concetto di spazio divisibile e misurabile. Indipendentemente dalla scala e dal luogo, questa si presenta come un “corpo regolare” come specchio geometrico dell’armonia della natura.32 Le persone in questo periodo viaggiano molto di più, con sorpresa, occhi aperti ed emozionate del loro viaggiare, la scoperta del mondo è irresistibile. Leonardo da Vinci è la personificazione del Rinascimento. Spinto dalla sua curiosità a registrare con disegni e appunti tutto quello voleva spiegare.

A VIDA É UMA SELVA : RENASCIMENTO Uma novidade do Renascimento é a noção de cultura universal. Enquanto no período medieval tivemos - como hoje - divisões claras nos campos do conhecimento e uma classificação hierárquica do mesmo, no conhecimento renascentista é transversal. Outra novidade é a perspectiva, instrumento que é resultado da ligação entre desenho e teoria matemática e geométrica. Isso muda fundamentalmente a forma como a arquitetura e o território são representados. Enquanto no humanismo o ponto de vista representava o ser humano que havia recuperado o controle de sua insistência no mundo, nos anos 1500, a perspectiva é construída do ponto de vista daqueles que têm poder. 29 É nesse período que as relações projetuais ao nível da figura do arquiteto são renovadas no contexto social: a arquitetura se torna uma garantia metafísica de qualidade, um ars liberalis e não apenas técnico executivo. A relação integrada entre arte e tecnologia, como a natureza e a paisagem, torna-se uma profissão não de execução, mas também um estudo de períodos anteriores. Quanto à cidade, o Renascimento não renuncia ao conceito de espaço divisível e mensurável. Independentemente da escala e do lugar, este se apresenta como um “corpo regular” como um espelho geométrico da harmonia da natureza. 30 As pessoas neste período viajam muito mais, com surpresa, olhos abertos e animadas com suas viagens, a descoberta do mundo é irresistível. Como referência a


esse sentimento temos Leonardo da Vinci, que é impulsionado por sua curiosidade para registrar com desenhos e anotações tudo aquilo que queria explicar. Um novo sentido de limite é formado, relativo, ou seja, pode ser movido; não é mais metafísico, como a borda do céu, mas nem mesmo é a fronteira física e tangível que se alcança no âmbito de suas possibilidades de se locomover, sem ser preso pelos obstáculos da natureza ou pelos ladrões que percorrem o território.31 A arquitetura no Renascimento, como consequência da nova observação científica, começa a se tornar principalmente visual.32 Enquanto a arquitetura medieval podia ser odorada, tocada, absorvida com todos os sentidos, a arquitetura renascentista, como na era clássica, é orientada para uma percepção predominantemente visual, das relações e proporções estabelecidas. É o início da arquitetura como espetáculo. O Renascimento gerou uma nova concepção de espaço e mudou a arquitetura e o urbanismo através de todos os componentes da renovação. O campo se torna não apenas uma alternativa mental, mas também socioeconômica. 33 Nesse período percebe-se que a natureza pode ser objeto de pesquisa e com ela você pode entrar em um relacionamento. 34 A Selva no Renascimento está frequentemente ligada ao conceito de metáfora de perplexidade, tanto física quanto espiritual. Em Dante, a Selva é nomeada na primeira estrofe da Divina Comédia, naquela que é considerada a obra que marca o nascimento da língua italiana.

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Il confine diventa relativo: non è più metafisico, come il confine del cielo, ma non è più neanche il confine fisico e tangibile che si raggiunge nell’ambito delle proprie possibilità di muoversi, senza essere arrestati dagli ostacoli della natura o dai briganti che percorrono il territorio.33 L’architettura nel Rinascimento, come conseguenza della nuova osservazione scientifica, comincia a diventare principalmente visiva.34 Mentre l’architettura medievale si odorava, si toccava, si assorbiva con tutti i sensi, l’architettura rinascimentale, come nell’epoca classica, è orientata ad una percezione prevalentemente visiva, dei rapporti e delle proporzioni stabilite. È l’inizio della architettura come spettacolo. Il Rinascimento ha generato una nuova concezione dello spazio e ha cambiato l’architettura e l’urbanistica attraverso tutte le componenti di rinnovamento. La campagna diventa non solo un’alternativa mentale, ma anche socioeconomica.35 In questo periodo ci si accorge che la natura può essere oggetto di ricerca e con essa si può entrare in rapporto.36 La Selva nel Rinascimento è spesso legata al concetto di metafora di smarrimento, sia fisico che spirituale. La Selva viene nominata nella prima terzina della Divina Commedia, in quella che è considerata l’opera che segna la nascita della lingua italiana. La Selva è il luogo simbolico in cui Dante si smarrisce all’inizio del poema, allegoria del peccato in cui ogni uomo può perdersi nel suo cammino durante questa vita. Dante la descrive come Selvaggia, aspra e forte, tanto amara che la morte lo è poco di più.


“No meio do caminho em nossa vida,

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eu me encontrei por uma Selva escura

Nel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai per una Selva oscura, ché la diritta via era smarrita. Ahi quanto a dir qual era è cosa dura esta Selva Selvaggia e aspra e forte che nel pensier rinova la paura! Dante Alighieri

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Da essa esce quando si ritrova ai piedi del colle, simbolo della felicità terrena, la cui ascesa gli è però impedita dalle tre fiere. Dante associa la Selva alla perdita del percorso da seguire, umano e divino37, come luogo che non ha direzioni, caotico, antagonista all’uomo, simboleggia lo spaesamento dell’intera umanità. La Selva viene menzionata nella Divina Commedia ventotto volte, sempre nell’Inferno e nel Purgatorio, mai nel Paradiso. La Selva Oscura di Dante influisce nell’immaginario di tutti gli italiani - e anche degli europei - e per questo diventa un luogo tipico in cui si perde la diritta via. In Hypnerotomachia Poliphili di Francesco Colonna, un romanzo allegorico, con l’iter onirico compiuto da Polifilo per ricongiungersi con l’amata Polia, è infatti il viaggio iniziatico che conduce il protagonista dall’oscurità iniziale - simboleggiata dalla Selva in cui è smarrito - alla conoscenza. Ma Polifilo non arriva come Dante alla contemplazione del Dio cristiano bensì alla visione pagana e antica della natura, della dea Venere, dea madre di tutte le cose, e del suo irresistibile figlio Amore. Un altro autore che cita la Selva, sempre in modo

porque a direita via era perdida. Ah, só dizer o que era é cousa dura esta Selva Selvagem, aspra e forte, que de temor renova à mente a agrura!” Dante Alighieri

A Selva é o lugar simbólico onde Dante se perde no início do poema, alegoria do pecado em que cada homem pode se perder em sua jornada durante esta vida. Dante a descreve como Selvagem, dura e forte, tão amarga que a morte se encontra logo adiante. A partir dela, ele sai quando se encontra ao pé da colina, um símbolo de felicidade terrena, cuja ascensão é, no entanto, impedida dele pelas três feras. Dante associa a Selva à perda do caminho a seguir, humano e divino35, como um lugar que não tem direções, caótico, antagônico ao homem, simboliza a desorientação de toda a humanidade. A Selva é mencionada na Divina Comédia vinte e oito vezes, sempre no Inferno e no Purgatório, nunca no Paraíso. A Selva Escura de Dante afeta a imaginação de todos os italianos - e europeus - e por isso se torna um lugar típico onde você perde a diritta via. Outro autor que cita a Selva, sempre metaforicamente comparada à vida é Petrarca. “A floresta é essa vida, cheia de sombras, caminhos errôneos e caminhos intrincados e incertos e habitados por feras, ou seja, por múltiplas e ocultas dificuldades e perigos, infrutíferos e inóspitos, que com o verde das plantas, o canto dos pássaros e o murmúrio das águas,


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Dante nella Selva. Illustrazione del Canto I dell’Inferno di Dante. G. DORE’, 1861. Font: archive.org Dante na Selva. Ilustração do Canto I do Inferno de Dante. G. DORE’, 1861. Fonte: archive.org


metaforico rispetto alla vita è Petrarca.

vale dizer com a breve e decídua beleza das coisas transitórias e lábeis, de dia enche os olhos e

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ouvidos daqueles que vivem lá com doçura, mas com o passar do dia se

La Selva è questa vita, piena di ombre, di percorsi erronei e di cammini intricati e incerti e abitata da fiere, cioè da difficoltà e pericoli molteplici e occulti, infruttuosa e inospitale, che col verde delle erbe, il canto degli uccelli e il mormorio delle acque, vale a dire con la breve e caduca bellezza delle cose transeunti e labili, di giorno riempie di dolcezza e alletta gli occhi e le orecchie di chi vi abita, ma allo spegnersi del giorno diviene orribile e paurosa e coll’arrivo dell’inverno brutta di fango, squallida nel suolo, orrida di tronchi, spogliata di fronde. Francesco Petrarca

È possibile capire che in questo periodo, la Selva anche se evocata diverse volte, non viene proprio definita. È un luogo che ha la funzione di richiamare un universo senza luce, brutale e da evitare. Ed è con questo immaginario che nel 1500 arrivano i primi europei nella America del Sud. Dal 1500, la Selva latino-americana ha rappresentato un luogo dalle ricchezze nascoste, che potevano essere raggiunte solo con uno scontro con il territorio. Dal mito dell’Eldorado ai cicli di gomma, l’Amazzonia diventa un centro strategico in cerca di ricchezza. In questo modo, governi, borghesia, scrittori e artisti entrano nel contesto per creare un immaginario sociale per incorporare la Selva come territorio degli uomini.

torna horrível e assustadora e com a chegada do inverno feia da lama, pobre no solo, hórrida de troncos, despida de frondes.” Francesco Petrarca

Em Hypnerotomachia Poliphili de Francesco Colonna, um romance alegórico, com o processo onírico realizado por Polifilo para se juntar à amada Polia, é de fato a jornada inicial que leva o protagonista da escuridão inicial simbolizada pela Selva em que ele está perdido - ao conhecimento. Mas Polífilo não chega como Dante para a contemplação do Deus cristão, mas para a visão pagã e antiga da natureza, da deusa Vênus, deusa mãe de todas as coisas, e de seu irresistível filho Amor. Podemos entender que nesse período, a Selva, mesmo que evocada várias vezes, não é realmente definida. É um lugar que tem a função de recordar um universo sem luz, brutal e a ser evitado. É com esse imaginário que, em 1500, os primeiros europeus chegaram à América do Sul. Desde 1500, a Selva latinoamericana representa um lugar de riquezas ocultas, que só poderia ser alcançada por um confronto com o território. Do mito de El Dorado aos ciclos da borracha, a Amazônia se torna um centro estratégico em busca de riqueza. Dessa forma, governos, burguesia, escritores e artistas entram no contexto para criar uma imaginação social para incorporar a Selva como território dos homens.


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Illustrazioni xilografiche dell’edizione originale fatta da Aldo Manuzio di Hypnerotomachia Poliphili,1499. Font: archive.org Xilogravuras da edição original feita por Aldo Manuzio de Hypnerotomachia Poliphili,1499. Fonte: archive.org


SELVA COME ORIGINE: ILLUMINISMO Dal barocco, il territorio acquisisce un’importanza maggiore, diventa un miraggio poetico, popolato da esseri fantastici, mondo beato dove non ci si sazia di stare e la vita è meravigliosa. Questo immaginario è rappresentato nella poesia, nell’arte, e nell’organizzazione dello spazio esterno. Così nascono i parchi e i giardini, un rapporto fluido con la campagna e città.

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…per il Re è un piacere tiranneggiare la natura e addomesticarla con l’arte e il denaro […] si prova un senso di rivolta nel vedere come la natura sia sottoposta a costrizioni. Louis de Saint-Simon

Rousseau apre prospettive totalmente nuove affermando che l’uomo nasce buono, senza peccato e in perfetta consonanza con la natura; poi la società e l’educazione lo rovinano e lo fanno cadere nel peccato: se fosse capace di conservare la sua natura, probabilmente il mondo sarebbe migliore e strutturato in modo diverso. Hobbes invece afferma che gli uomini possono avere tutto, e per questo fanno di tutto. Così l’uomo è cattivo naturalmente.

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Vi è un piacere nei boschi inesplorati. Un’estasi nelle spiagge deserte. Vi è un asilo dove nessun importuno penetra; presso il mare profondo, e una musica nel suo ruggito; non amo meno l’uomo ma di più la natura... Lord Byron

SELVA COMO ORIGEM: ILUMINISMO A partir do barroco, o território adquire maior importância, tornase uma miragem poética, povoada por seres fantásticos, mundo abençoado onde você não se sacia para ficar e a vida é maravilhosa. Este imaginário é representado na poesia, na arte e na organização do espaço externo. É assim que nascem parques e jardins, uma relação fluida com o campo e as cidades. “... para o Rei é um prazer tiranizar a natureza e domesticá-la com arte e dinheiro [...] há um sentimento de revolta ao ver como a natureza está sujeita a constrangimentos.” Louis de Saint-Simon Rousseau abre perspectivas totalmente novas afirmando que o homem nasce bom, sem pecado e em perfeita harmonia com a natureza; então a sociedade e a educação a arruínam e a fazem cair no pecado: se fosse capaz de preservar sua natureza, o mundo provavelmente seria melhor e estruturado de forma diferente. Hobbes, ao contrário, afirma que os homens podem ter tudo, e para isso eles fazem de tudo. Assim o homem é malvado naturalmente. Há, portanto, atitudes ambivalentes em relação à natureza. O estado natural do homem inspira movimentos como o romantismo, que exaltam a natureza acima do homem. Diderot introduz com sua Enciclopédia a tipologia e expansão do conhecimento, cientificando o conhecimento e introduzindo o método científico na interpretação do mundo. Os iluministas acreditavam que,


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Poema del periodo romanticismo di Lord Byron nel disegno di João Victor Z. de Pauli 2019. Font: Archivio personale João Victor Z. de Pauli. Poema do período romanticista de Lord Byron no diesenho de João Victor Z. de Pauli. 2019 Fonte: Arquivo pessoal João Victor Z. de Pauli.


Vi sono quindi atteggiamenti ambivalenti riguardo alla natura. Il cosiddetto stato naturale dell’uomo inspira movimenti come il romanticismo, che esaltano la natura al di sopra dell’uomo. Diderot introduce con sua Encyclopédie la tipologia e lo ampliamento della conoscenza, sistematizzando il sapere e introducendo il metodo scientifico nell’interpretazione del mondo. Gli illuministi credevano che, per liberare da false credenze e dalla superstizione, sarebbe stato sufficiente l’applicazione del metodo scientifico basato sulla classificazione e tipologia.38

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Questo paesaggio progressivo dalla Natura all’Arte e dall’Arte alla Natura è un vero incanto; uscite dal parterre dove la mano dell’uomo e il suo ingegno si manifestano in modo squisito e spaziate tra le cime: si ammirano la solitudine, il deserto degli orridi della Tebaide […] Denis Diderot

Laugier nel 1753, scrive le sue teorie sul disegno della città, inaugurando ufficialmente la ricerca teorica dell’architettura illuminista. Le sue parole tradiscono una doppia influenza. Da un lato l’istanza di ridurre la città stessa a fenomeni naturali, dall’altro quella di superare ogni idea a priori di ordinamento urbano, tramite l’estensione al tessuto cittadino di dimensioni formali legate alla estetica del pittoresco.39 A tale stregua, l’appellativo naturalismo significa contemporaneamente richiamo alla purezza originale e capacità di auto-configurazione

para se livrar de falsas crenças e superstições, a aplicação do método científico baseado na classificação e tipologia seria suficiente. 36 “Esta paisagem progressiva da Natureza à Arte e da Arte à Natureza é um verdadeiro encanto; saiam da plateia onde a mão do homem e sua engenhosidade se manifestam de uma forma requintada e espaçada entre os picos: se admira a solidão, o deserto dos horríveis do Tebaida [...]” Denis Diderot Laugier, em 1753, escreveu suas teorias sobre o desenho da cidade, inaugurando oficialmente a pesquisa teórica da arquitetura iluminista. Suas palavras possuem uma dupla influência. De um lado o pedido de redução da própria cidade aos fenômenos naturais, do outro, supera qualquer ideia a priori de ordem urbana, através da extensão ao tecido da cidade de dimensões formais ligadas à estética do pitoresco. 37 Dessa forma, o nome naturalismo significa ao mesmo tempo uma referência à pureza original e à capacidade de autoconfigurar o ambiente. 38 A cidade tem caráter antiorgânico por excelência e sua redução aos fenômenos naturais, inspirada na estética do pitoresco, receberá de Cozens em 1759 uma teorização extremamente rica e consequente. 39 Os teóricos dos anos 700, insistem na cidade como um campo formal de pintura, com seletividade e crítica, e trazem ao planejamento urbano um método que coloca no mesmo nível não


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Stampa di Charles-Dominique-Joseph Eisen per la seconda edizione di “Essai sur l’architecture” di MarcAntoine Laugier. Font: archdaily.com Gravura de Charles-Dominique-Joseph Eisen para a segunda edição de “Essai sur l’architecture” de MarcAntoine Laugier. Fonte: archdaily.com


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dell’ambiente.40 La città ha un carattere antiorganico per eccellenza e la sua riduzione a fenomeni naturali, ispirati all’estetica del pittoresco, riceverà dal Cozens nel 1759 una teorizzazione estremamente ricca e conseguente.41 I teorici del ‘700, insistono sulla città come ambito formale, attraverso la selettività e criticismo, e portano nell’urbanistica un metodo che pone sullo stesso piano non solo Natura e Ragione, ma anche frammento naturale e frammento urbano.42 La città, in quanto opera dell’uomo - che tende ad una condizione naturale, così come il paesaggio, attraverso la selettività critica operata dal pittoredeve ricevere il suggello di una moralità sociale. Con questa idea Laugier riesce ad abbandonare una considerazione mitica e astratta della Natura. Sul piano ideologico, assimilare la città a un oggetto naturale è: -una sublimazione delle teorie fisiocratiche, in cui la città non è struttura che determina la trasformazione dei processi di sfruttamento del suolo e delle rendite agricole e fondiari; -fenomeno assimilabile ad un processo naturale, storico perché universale, che viene svincolata da ogni considerazione di natura strutturale. Il naturalismo formale serve in un primo momento per persuadere sulla necessità oggettiva dei processi messi in atto dalla borghesia prerivoluzionaria; in un secondo momento, per consolidare e proteggere da ogni ulteriore trasformazione le conquiste acquisite. Svolge anche la propria funzione nell’assicurare all’artista un ruolo ideologico in senso stretto, quella di rappresentare la natura con una funzione specifica per l’uomo.43 In Europa, infatti, fino ad allora la natura era già addomesticata da anni.

só a Natureza e a Razão, mas também fragmentos naturais e fragmentos urbanos. A cidade, enquanto obra do homem - que tende a uma condição natural, bem como a paisagem, através da seletividade crítica operada pelo pintor - deve receber o selo de uma moralidade social. Com essa ideia, Laugier consegue abandonar uma consideração mítica e abstrata da natureza. Ideologicamente, assimilar a cidade a um objeto natural é: -uma sublimação de teorias fisiocráticas, nas quais a cidade não é uma estrutura que determina a transformação dos processos de uso da terra e dos aluguéis agrícolas e terrestres; -fenômeno semelhante a um processo natural, histórico por ser universal, livre de quaisquer considerações estruturais. O naturalismo formal serve inicialmente para persuadir sobre a necessidade objetiva dos processos colocados em prática pela burguesia pré-revolucionária; para consolidar e proteger de qualquer transformação adicional as conquistas adquiridas. Também desempenha seu papel em garantir ao artista um papel ideológico no sentido estrito, o de representar a natureza com uma função específica para o homem.40 Na Europa, na verdade, até então a natureza já estava domesticada há anos. A Selva no Iluminismo ainda estava carregada com todas as metáforas do Renascimento, era vista como prisão, inferno e abismo. Se em território europeu a Selva se tornou um bosque com o controle do homem de acordo com ideais iluministas, na América a


natureza controlava o território. O conceito de Selva nos europeus torna-se um mito, passado de pai para filho. Ao encontrar uma floresta densa como a Amazônia e a Mata Atlântica, os europeus transferiram todos os medos ancestrais e superstições do passado para estas.41 Todo o colonialismo europeu no continente sul-americano baseia-se no confronto com a Selva indomável, impenetrável e resistente à civilização. Nos anos 1500 e 1600 poucas pessoas tiveram coragem de entrar na Selva. Os homens da igreja, especialmente a congregação jesuíta, movidos pela missão de converter povos nativos ao cristianismo, e a busca por ouro que trouxe os primeiros garimpeiros 42, foram os únicos a entrar em conflito fisicamente com a mística Selva indomável. Conquistar o território, impor a cidade-civilização é a ideia de Marques de Pombal, então ministro do Reino de Portugal, que faz as primeiras tentativas de domar a Selva Amazônica. A concepção do projeto iluminista pombalino de restaurar a Amazônia baseava-se na crença de que a região, com tantos antecedentes místicos, do brilho dourado do século XVI ao ideal de paraíso natural, havia entrado em uma desorientação física e moral, evidenciada pela falta de progresso econômico e pelo clima latente de conflito entre os povos originais e os portugueses. Partindo deste ponto de vista desolador, o projeto assumiu uma dimensão concreta e não uma abordagem utópica. Ainda mais porque o que estava em jogo no quadro político da Amazônia não era simplesmente o seu declínio,

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La Selva nell’Illuminismo era ancora carica di tutte le metafore del Rinascimento, era vista come carcere, inferno e abisso. Se nel territorio europeo la Selva è diventata bosco con il controllo dell’uomo secondo gli ideali illuministici, nel nuovo continente la natura controllava il territorio. Il concetto di Selva negli europei diventa mito, tramandato da padre in figlio. Scoprendo una foresta densa come la Amazzonica e la Mata Atlantica, gli europei hanno trasferito su di esse tutte le paure e le superstizioni ancestrali del passato.44 Tutto il colonialismo europeo nel continente sudamericano è basato sullo scontro con la Selva indomata, impenetrabile e resistente alla civiltà. Nel ‘500 e ‘600 sono poche le persone che avevano il coraggio di addentrarsi nella Selva. Gli uomini di Chiesa, in particolare la congregazione dei Gesuiti, mossa dalla missione di convertire i popoli nativi al cristianesimo, e la ricerca dell’oro che ha portato i primi cosiddetti garimpeiros45, erano gli unici a scontrarsi fisicamente la mitica Selva. Conquistare il territorio, imponendo la città-civiltà è l’idea di Marques de Pombal, allora Ministro del regno del Portogallo, che effettua i primi tentativi di domare la Selva Amazzonica. La concezione del progetto dell’illuminismo pombalino di restaurare l’Amazzonia, si basava sulla convinzione che la regione, con così tanti antecedenti mitici, dal bagliore d’oro del XVI secolo all’ideale del paradiso naturale, fosse entrata in uno smarrimento fisico e morale, denunciato dall’evidente mancanza di progresso economico e dal clima latente di conflitti tra i popoli originali e i portoghesi. Da questo punto di vista desolante, il progetto


Pianta di Macapá, Gaspar João de Gronsfeld, 1761. Font: Archivio H Ultramarino Pará

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Planta da Villa di Macapá, Gaspar João de Gronsfeld, 1761. Fonte: Archivio H Ultramarino Pará

ha assunto una dimensione concreta e non un approccio utopico. A maggior ragione perché ciò che era in gioco nel quadro politico dell’Amazzonia non era semplicemente il suo declino, ma il rischio di un’eventuale perdita di potere nella regione. Questo potere, secondo Pombal, era stato presumibilmente usurpato dai missionari.46 Le città pombaline sono impostate sull’idea dello spazio urbano come metodo di trasformazione della società. In particolare Pombal recupera l’essenza della città rinascimentale, nel senso che persegue l’idealizzazione della civitas, città documento e specchio della cultura. Pombal chiama diversi architetti europei, tra di loro l’italiano Giuseppe Antonio Landi, che progetta quella che oggi è il capoluogo della regione del Pará, Belém. Nella cosmologia dei popoli originari amazzonici, tutto il territorio è sempre stato visto come un

mas o risco de uma possível perda de poder na região. Esse poder, segundo Pombal, tinha sido presumivelmente usurpado pelos missionários. 43 As cidades pombalinas se baseiam na ideia do espaço urbano como método de transformação da sociedade. Em particular Pombal recupera a essência da cidade renascentista, no sentido de que busca a idealização de civitas, uma cidade documental e um espelho de cultura. Pombal chama vários arquitetos europeus, entre eles o italiano Giuseppe Antonio Landi, que projeta o que hoje é a capital da região do Pará, Belém. Na cosmologia dos povos originais amazônicos, todo o território sempre foi visto como um organismo vivo, que possui o direito de existir e de ser respeitado em sua essência: a


água dos rios, a água do mar, os rios e mares em si, montanhas, arvores, Selva, terra etc. Ou seja, a ideia de civilidade de Pombal, através da imposição da cidade no território, resulta no assassinato da natureza. A cidade pombalina está, portanto, sujeita à lógica racional e à conceituação da cidade como espaço de cultura 44, ignorando a cultura da Selva dos povos originários brasileiros, que já habitavam e manipulavam o território da Amazônia há séculos através do respeito aos espíritos de cada elemento natural. Hoje, enquanto o nome de Pombal remete a honra em Portugal, na Amazônia, remete a devastação.

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organismo vivente, che ha il diritto di esistere e deve essere rispettato nella sua essenza: l’acqua dei fiumi, l’acqua del mare, i fiumi e i mari in sé, montagne, alberi, foreste, terre, ecc. Quindi l’idea di civiltà di Pombal, tramite l’imposizione della città, comporta l’assassinio della natura. La città pombalina è quindi, sottoposta a logiche razionali e alla concettualizzazione della città come spazio di cultura47, ignorando la cultura della Selva dei popoli originari brasiliani, che già abitavano e manipolavano il territorio dell’Amazzonia per secoli attraverso il rispetto degli spiriti di ogni elemento. Infatti, oggi mentre il nome di Pombal richiama onore in Portogallo, nella Amazzonia, è sinonimo di devastazione.


LA SIMMETRIA PER VINCERE IL CAOS: NEOCLASSICO Il Settecento è il periodo in cui i processi di trasformazione urbana vengono razionalizzati e riprodotti per un numero crescente di persone. Si cominciano a fondare colonie importanti (come il Brasile), nasce la grande borghesia. Marx celebra questo periodo come un momento glorioso della storia umana, dove gli architetti della rivoluzione riprendono il linguaggio classico razionalizzando il barocco, creano per il potere una nuova facciata più austera, populista, pubblica, adottano il concetto di tipologia.48

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Una città è come una foresta, onde la distribuzione di una città è come quella di un parco. Francesco Milizia

Nel neoclassicismo ritorna il pensiero aristotelico concreto e razionale nel modo di organizzare la forma dello spazio, cioè le città e il territorio. L’autonomia di un’architettura deve essere un mondo ritagliato nel mondo, ma di forte responsabilità verso l’esterno: deve istruire e persuadere. L’architettura e l’urbanistica, dovendo generare senso di identità, orgoglio e consapevolezza critica, diventano strumento politico. In qualsiasi scala, edificio o città, utilizzato o soltanto visto, deve costituire e manifestare il fatto di essere un bene pubblico.49 L’architettura neoclassica punta ad essere percepita come linguaggio comune, anche se viene applicata a contesti diversi per cultura, storia e civiltà.

SIMETRIA PARA SUPERAR O CAOS: NEOCLÁSSICO O século XVIII é o período em que os processos de transformação urbana são racionalizados e reproduzidos, para um número crescente de pessoas. Começam a ser fundadas as colônias importantes (como o Brasil), através da grande burguesia. Marx celebra esse período como um momento glorioso da história humana, onde os arquitetos da revolução retomam a linguagem clássica racionalizando o barroco, criam para o poder uma nova, mais austera, populista, fachada austera, adotando o conceito de tipologia.45 “Uma cidade é como uma floresta, onde a distribuição é como aquela de um parque.” Francesco Milizia No neoclassicismo, o pensamento aristotélico concreto e racional retorna na forma de organização da forma de espaço, ou seja, cidades e território. A autonomia de uma arquitetura deve ser um mundo esculpido no mundo, mas com uma forte responsabilidade em relação ao mundo exterior: ele deve instruir e persuadir. Arquitetura e urbanismo, ao gerar um senso de identidade, orgulho e consciência crítica, tornamse uma ferramenta política. Em qualquer escala, prédio ou cidade, utilizada ou apenas vista, deve constituir e demonstrar o fato de ser um bem público. 46 A arquitetura neoclássica pretende ser percebida como uma língua comum, embora seja aplicada a diferentes contextos de cultura, história e civilização. Essa ideia de homologação através da arquitetura foi uma


tentativa de reduzir os conflitos tanto quanto possível: se os povos coloniais tivessem se referido ao neoclassicismo, teria sido muito mais fácil assimilá-los e dominálos, pois já estavam privados de sua linguagem identitária. Ao fazê-lo, os arquitetos não reconheceram a diversidade, a originalidade e as linguagens que os povos das áreas colonizadas tinham. Em alguns casos paralelo à arquitetura neoclássica, a linguagem arquitetônica local sobreviveu, inicialmente reconhecida como arquitetura para os pobres, mas depois também se tornou um elemento de identidade, como veremos na área-estudo da Amazônia; e isso ainda é presente. A cidade neoclássica está estruturada de acordo com uma pirâmide de valores fundiários: serviços e estratos sociais.47 O período neoclássico baseia-se em três regras essenciais que gerenciam o território48: 1- Taxis, ou o arranjo ordenado dos elementos: seja operando um edifício, parque ou território, cada parte deve ser clara e ordenada em si mesma, mas tendo seu próprio significado e uma relação com um todo. O complexo deve ser um arranjo ordenado de várias partes, cada uma com uma caracterização. 2- As ordens arquitetônicas não são mais consideradas apenas como elementos didáticos, mas como pistas de um imaginário extremamente amplo, fortemente ligado à sensibilidade pessoal. Uma ideia que lembra que os edifícios têm a capacidade física de evocar sentimentos. 3- Simetria, resgatada por Vetruvius e seus sistemas de proporções, no qual diz ser

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Questa idea di omologazione attraverso l’architettura è stato un tentativo di ridurre il più possibile i conflitti: se le popolazioni coloniali si fossero riferite al neoclassicismo, sarebbe stato molto più facile assimilarle e dominarle, perché già private del loro linguaggio identitario. Nel far ciò gli architetti non riconobbero la diversità, l’originalità e i linguaggi che avevano i popoli delle aree colonizzate. In alcuni casi parallelamente alla architettura neoclassica, il linguaggio locale è sopravvissuto, inizialmente è stata riconosciuta come architettura per i poveri, ma successivamente è diventato anche un elemento identitario, come vedremo nell’area-studio della Amazzonia; e questo è ancora presente. La città neoclassica si struttura in base a una piramide di valori fondiari: servizi e strati sociali.50 Il periodo neoclassico si basa su tre regole essenziali che gestiscono il territorio51: 1- Taxis, o la sistemazione ordinata degli elementi: sia che si operi su un edificio, parco, o sul territorio, ciascuna parte deve essere chiara e ordinata in sé stessa, ma avendo un significato suo e una relazione a un insieme. L’asseto complessivo deve essere una sistemazione ordinata di varie parti, ciascuna dotata di una caratterizzazione. 2- Gli ordini architettonici non vengono più considerati soltanto come elementi da manuale, ma come spunti di un immaginario estremamente più ampio, fortemente legato alla sensibilità personale. Un’idea che richiama che gli edifici abbiano la capacità fisica di evocare sentimenti. 3- La simmetria, riscattata da Vitruvio e suoi sistemi di proporzioni, dove dice che è un semplice caso particolare fra infinite possibilità geometriche. Però qua adottata come elemento ordinatore


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fondamentale. È chiaro che tale ideologia fa leva, per tutto il ‘700 e i primi decenni del ‘800, sulle contraddizioni dell’antico regime. Il capitalismo urbano in formazione e le strutture economiche basate sullo sfruttamento precapitalista del suolo sono in antitesi già fra di loro. È indicativo che i teorici dell’epoca non evidenzino tali contraddizioni, ma si preoccupino piuttosto di coprirle, concentrando per intero la loro intenzione sugli aspetti sovrastrutturali della città stessa.52 L’architettura neoclassica arriva nella regione della Amazzonia, come in tutto il Brasile, come grande carta vincente culturale contro il caos della Selva. Finanziati dal periodo d’oro e dalle estrazioni della gomma, diversi edifici culturali come il Theatro da Paz a Belém e il Teatro Amazonas a Manaus interpretano le linee del neoclassicismo e del l’eclettismo del vecchio continente in un modo nuovo e particolare. In seguito al declino del mercato della gomma, diverse città vengono abbandonate e le loro architettura rappresentano la principale rovine di questo periodo in mezzo alla Selva Amazzonica, come la città di Vecchio Airão. In questo periodo in Brasile il francese JeanBaptiste Debret diventa il pittore ufficiale della Corte di Portogallo. Debret dipinge le scene della nobiltà, le loro cerimonie e gli eventi più importanti; per far ciò viaggia in diverse città del paese, rappresentando i paesaggi, i costumi e le scene di tutti i giorni. Durante questi viaggi si trova davanti alla Selva della Mata Atlantica, che rappresenta con un fascino di colore e vita, sempre enfatizzando la grandezza della natura mettendo animali e/o persone nelle scene dipinte - un modo per rendere

um simples caso especial entre infinitas possibilidades geométricas. Mas aqui adotado como um elemento fundamental de autorização. É evidente que essa cobertura ideológica alavanca, ao longo dos anos 1700 e início dos anos 1800, as contradições do antigo regime. O capitalismo urbano em formação e estruturas econômicas baseadas na exploração pré-capitalista do solo já estão coagindo uns aos outros. É um indicativo de que os teóricos da época não destacam tais contradições, mas tomam cuidado para cobri-las, focando sua intenção na íntegra nos aspectos superestruturais da própria cidade. 49 A arquitetura neoclássica chega tanto na região amazônica, como em todo o Brasil, como um grande trunfo cultural contra o caos da Selva. Financiados pela era de ouro da mineração de borracha, diversos prédios culturais como o Theatro da Paz, em Belém, e o Teatro Amazonas, em Manaus, interpretam as linhas do neoclassicismo e ecletismo do velho continente de uma nova forma e característica. Posteriormente, devido ao declínio do mercado da borracha, várias cidades são abandonadas e sua arquitetura representa as principais ruínas desse período no meio da Selva Amazônica, como a cidade de Vecchio Airão. Durante este tempo no Brasil, o francês Jean-Baptiste Debret, tornou-se o pintor oficial da Corte de Portugal. Debret pinta as mais importantes cenas de nobreza, cerimônias e eventos; para isso, ele viaja para diferentes cidades do país, representando paisagens, costumes e cenas cotidianas.


Teatro Amazonas a Manaus, Font: PontaNegra CC Teatro Amazonas em Manaus. Fonte: PontaNegra CC

Durante essas viagens se depara à Selva da Mata Atlântica, a qual representa com um fascínio de cor e vida, sempre enfatizando a grandeza da natureza colocando animais e/ou pessoas nas cenas pintadas - uma forma de deixar clara a dimensão cósmica do Novo Mundo, bem como sua abundância e promessa. Suas aquarelas pitorescas têm o caráter típico das representações feitas pelos viajantes em busca de paisagens e exotismo, mas sua arte oficial mantém o caráter solene do neoclassicismo típico do grupo de artistas da França napoleônica. Com a independência do Brasil de Portugal em 1822, Manuel Araújo Porto Alegre, arquiteto e pintor brasileiro aprendiz do Debret, pintou em Floresta Brasileira uma imagem clara do que o recente Império Brasileiro queria mostrar ao mundo, com diferenças substanciais em relação às obras de artistas franceses, que representavam o que viam. Porto Alegre apaga os negros, os povos originários e os animais, inserindo as únicas figuras de dois homens brancos que vão de encontro a Selva. Este cenário representa uma Selva grandiosa, natural e pitoresca, mas não Selvagem, sem oprimir o homem. É um território pertencente à civilização, um amigo do homem branco europeu.50

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chiara la dimensione cosmica del Nuovo Mondo, così come la sua abbondanza e promessa. I suoi acquerelli pittoreschi hanno il carattere tipico delle rappresentazioni fatte dai viaggiatori in cerca di paesaggi ed esotismo, ma la sua arte ufficiale conserva il carattere solenne del neoclassicismo proprio del gruppo di artisti della Francia napoleonica. Con l’indipendenza del Brasile dal Portogallo in 1822, Manuel Araújo Porto Alegre, architetto e pittore brasiliano allievo di Debret, disegna in Floresta Brasileira una immagine chiara di quello che il recente Impero Brasiliano voleva dimostrare al mondo, con sostanziali differenze rispetto alle opere degli artisti francesi, che rappresentavano quello che vedevano. Porto Alegre cancella i neri, i popoli originari e gli animali, inserendo come le uniche figure due uomini bianchi che camminano nella foresta. Questo scenario rappresenta una foresta grandiosa, naturale e pittoresca, ma non Selvatica, che opprime l’uomo. È un territorio appartenente alla civiltà, amico dell’uomo bianco europeo.53


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Le opere di Debret nei suoi viaggi in Brasile. Font: The New York Public Library As obras de Debret nas suas viagens pelo Brasil. Fonte: The New York Public Library


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“Foresta Brasiliana”, 1853. Manuel Araújo Porto Alegre. Sépia. Font: Google Arts & Culture “Floresta Brasileira”, 1853. Manuel Araújo Porto Alegre. Sépia. Fonte: Google Arts & Culture

“Casa di un nativo spillatore di gomma” Franz Keller. Font: wdl.org “Casa de um nativo extrator de borracha” Franz Keller. Fonte: wdl.org


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IL PROGRESSO CONTRO LA SELVA: MODERNISMO Attraverso la manipolazione dello spazio, inteso come macchina, in aggiunta all’idea illuminista dell’uomo universale, le città cominciano a distruggere il territorio, e nasce l’esigenza di regolamentare le espansioni e di proteggere l’intorno. Da questo momento in poi il territorio praticamente non esiste, neanche nell’immaginario. La realtà è decisamente urbana.54 La campagna, infatti, comincia a essere abbandonata e il territorio non riceve più interesse, se non quando può aspettare l’espansione della città.55 Allora acquisita un grande valore economico e subisce le pressioni che indirizzano la crescita delle città su alcune parti di territorio piuttosto che altre, in relazione alle proprietà delle aree. Il territorio diventa merce. I territori naturali sono soltanto una riserva in cui le città possono espandersi, un luogo che si attraversa solamente dove la concezione dello spazio si impoverisce e si annulla. Prende piede l’idea che il progresso si ottenga attraverso la città e la tecnologia, sia per i territori che per la popolazione. La città contemporanea non soltanto non è una comunità sana, non è nemmeno una comunità; è un agglomerato fisico di edifici e di persone senza rapporti fra loro. Il risultato è una riduzione del rapporto dell’uomo con i suoi simili, con la natura, che porta a una vita chiusa in un ermetico accerchiamento di pietre. Il piano urbanistico, così concepito, come mezzo tecnico di salvezza della struttura sociale dell’epoca, può ridursi a un sotterfugio per arginare la realtà della vita che premi. Concepito in modo

PROGRESSO CONTRA A SELVA : MODERNISMO Através da manipulação do espaço, entendida como uma máquina, além da ideia iluminista do homem universal, as cidades começam a destruir o território, e surge a necessidade de regular expansões e proteger o entorno. A partir deste momento o território praticamente não existe, nem mesmo no imaginário. A realidade é genuinamente urbana.51 O campo, na verdade, começa a ser abandonado e o território não recebe mais interesse, apenas quando pode incorporar a expansão da cidade.52 Desta forma, adquiri grande valor econômico e sofre as pressões que direcionam o crescimento das cidades em algumas partes do território e não em outras, em relação às propriedades das áreas. O território se torna uma mercadoria. Os territórios naturais são apenas uma reserva na qual as cidades podem se expandir, um lugar que só atravessa onde a concepção do espaço se empobrece e se cancela. Ganha força a ideia de que o progresso, não só para os territórios, mas também para a sociedade, seja alcançado através da cidade e da tecnologia. A cidade contemporânea não apenas não é uma comunidade saudável, como nem sequer é uma comunidade; é uma aglomeração física de edifícios e pessoas sem relação uns com os outros. O resultado é uma redução da relação do homem com seus semelhantes seres humanos, com a natureza, levando a uma vida fechada em um cerco hermético


de pedras. O plano urbano, assim concebido, como meio técnico de salvar a estrutura social da época, pode ser reduzido a um subterfúgio para conter a realidade da vida que você recompensa. Concebido de forma diferente, como manifestação de colaboração coletiva, torna-se, em vez disso, o esforço para identificar as verdadeiras necessidades dos homens e libertá-los dos obstáculos que se opõem à sua realização; a tentativa de trazer fatos naturais, econômicos, técnicos e humanos para uma relação harmoniosa.53 O princípio de ocupar a Selva do Iluminismo ainda está presente na ideologia moderna, mas o método é diferente. No século XVIII e XIX a racionalidade foi trazida para ambientes tão densos quanto a Amazônia, com novas cidades construídas e isoladas em um oceano de verde. Na década de 1900, com a Revolução Industrial e o Movimento Moderno, a civilização chegará à Selva através da infraestrutura e das indústrias. Assim, vários movimentos começam a capitalizar a Selva. A região amazônica então tem uma necessidade de limites e, portanto, começam as primeiras expedições com esse propósito. Euclides da Cunha, escritor brasileiro, é apontado como chefe da expedição que tinha como objetivo demarcar as fronteiras entre Brasil e Peru. O escritor, que já era famoso por seu relato do Sertão brasileiro 54, partiu em uma viagem ao coração da Amazônia, através do Rio Purus. Segundo o escritor, perto da foz do Rio Purus, o viajante se depara com uma bela ilha chamada Ilha

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diverso, come manifestazione di collaborazione collettiva, diventa invece, lo sforzo di individuare le vere esigenze degli uomini e liberarli dagli ostacoli che si oppongono alla loro realizzazione; il tentativo di portare a un rapporto armonico i fatti naturali, economici, tecnici e i fatti umani.56 Il principio di occupare la Selva dell’Illuminismo è ancora presente nell’ideologia moderna, però il metodo è diverso. Nel ‘700 e ‘800 si portava la razionalità in ambienti così densi come l’Amazzonia, con le nuove città realizzate e isolate in un oceano di verde. Nel ‘900, con la Rivoluzione Industriale e il Movimento Moderno la civiltà arriverà alla Selva attraverso le infrastrutture e le industrie. Cominciano così diversi movimenti per capitalizzare la Selva. La regione amazzonica allora ha una necessità di confine e così, cominciano le prime spedizioni con questo scopo. Euclides da Cunha, scrittore brasiliano, è nominato il capo della spedizione che aveva l’obbiettivo di demarcare i limiti tra Brasile e Perù. Lo scrittore, che era già celebre per il suo racconto del Sertão brasiliano57, parte in un viaggio fino al cuore amazzonico, attraverso il Rio Purus. Secondo lo scrittore, vicino alla bocca del Rio Purus, il viaggiatore si trova di fronte a una bellissima isola chiamata Isola della Coscienza e, lì come si avvicina, lo straniero abbandona le sue facoltà mentali, la sua coscienza, per recuperarla solo sulla via del ritorno, se torna.58 L’importanza di uno scrittore come capo di una spedizione è perché le storie di viaggio hanno suscitato nei lettori - principalmente in coloro che erano distanti dalla Selva - la sensazione di una vicinanza con questa natura lontana idealizzata e


persino mitizzata dagli uomini, dalla fine del ‘700.59 I viaggi pittoreschi e le narrazioni che li seguono sono quindi costruiti culturalmente e ciò che si cerca è, almeno in parte, presente nelle menti e nelle immaginazioni di chi li produce. Da Cunha descrive la sua prima impressione della Selva amazzonica come un paesaggio fantastico, meraviglioso, che paralizza l’osservatore, preso da un misto di terrore ed estasi, di disillusione e fascino di fronte all’ignoto.

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L’estraneo la contempla senza vederlo attraverso le vertigini. È un infinito che deve essere misurato. Euclides da Cunha

È l’immagine di un territorio vergine, ancora in formazione, sottoposta a forze che offrono l’immagine del caos.60 Fornendo prove geografiche e confrontando il Rio Amazonas con altri fiumi del mondo, Euclides da Cunha cerca di sostenere questa idea, che potrebbe essere riassunta con una sola affermazione: “L’Amazzonia è forse la Terra più giovane del mondo”. Tuttavia, Euclides non alimenta solo l’immaginario della Selva Amazzonica. Ingegnere di formazione, lo scrittore progetta il futuro associando le forze naturali allo sviluppo tecnologico umano. L’idea di progresso è associata all’immagine del caos, della Selva. Ma prima della tecnologia, per Euclides da Cunha, è necessario organizzare il territorio in base alla popolazione della regione. “L’uomo lì è ancora un intruso impertinente”. E si fa notare che il termine uomo non si adatta ai popoli originari. Questi sono visti come parte del caos Selvaggio, un elemento naturale che ha bisogno di

da Consciência e, quando se aproxima, o estrangeiro abandona suas faculdades mentais, sua consciência, para recuperá-la apenas no caminho de volta, se voltar. 55 A importância de um escritor como chefe de uma expedição é porque as histórias de viagem despertavam nos leitores principalmente naqueles que estavam distantes da Selva - o sentimento de proximidade com essa natureza distante idealizada e até mitomizada pelos homens, desde o final dos anos 1700. 56 As pitorescas jornadas e narrativas que as seguem são, portanto, construídas culturalmente e o que se busca é, pelo menos em parte, presente nas mentes e imaginações daqueles que as produzem. Da Cunha descreve sua primeira impressão da Selva amazônica como uma paisagem fantástica e maravilhosa, paralisando o observador, preso em uma mistura de terror e êxtase, desilusão e fascínio diante do desconhecido. “O estrangeiro a contempla sem ver através das vertigens. É um infinito que necessita ser medido.” Euclides da Cunha É a imagem de um território virgem, ainda em formação, submetido a forças que oferecem a imagem do caos. 57 Ao fornecer evidências geográficas e comparar o Rio Amazonas com outros rios do mundo, Euclides da Cunha busca apoiar essa ideia, que poderia ser resumida com uma única afirmação: “A Amazônia é talvez a Terra mais jovem do mundo”.


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Mappa del Euclideanismo - Tragetti di Euclides da Cunha in Brasile - 1946. Font: Rivista Don Casmurro Mapa do Euclideanismo - Trajetos de Euclides da Cunha no Brasil - 1946. Font: Revista Don Casmurro


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essere ordinato. L’uomo di Cunha è il lavoratore immigrato arrivato nella regione per estrarre la gomma, tenendo conto del suo inserimento attraverso un mercato capitalista.61 In chiusura del suo Ciclo Amazzonico, Euclides da Cunha identifica la regione come un luogo in rovina, a causa dell’azione dei fiumi e della crescita della vegetazione nelle aree popolate. Lo scrittore afferma che la natura locale era in formazione; era infatti una nuova, recente regione, non toccata dall’uomo e, soprattutto, sconosciuta. Vede l’uomo, allo stesso tempo, sotto due prismi; ora un combattente, perché supera le avversità dell’ambiente; ora un perdente, perché vive nella solitudine del lavoro nelle piantagioni di gomma, legato a una realtà inesorabile, quella dello sfruttamento del suo lavoro. In generale, Euclides da Cunha si riferisce alla regione come a un luogo di abbandono o rovine, distante geograficamente, culturalmente e socialmente dal resto del Brasile. Queste rappresentazioni della vegetazione, dell’uomo e dell’Amazzonia nel suo insieme, possono essere intese come una risorsa utilizzata dallo scrittore per comprendere la regione, attribuendo un senso e un significato alla realtà osservata. Mentre vedeva come una rovina dal mondo antico, Da Cunha proiettava la Selva Amazzonia come il futuro dei brasiliani. Egli definisce il clima amazzonico come il principale avversario dell’uomo, catalogando gli effetti delle piogge e delle alte temperature, sia sullo straniero che sul nativo. Un luogo in cui l’uomo e il paesaggio sarebbero stati nella loro forma primaria e paradisiaca.

No entanto, Euclides não alimenta apenas o imaginário da Selva amazônica. Engenheiro de formação, o escritor projeta o futuro associando forças naturais ao desenvolvimento tecnológico humano. A ideia de progresso está associada à imagem do caos, da Selva. Mas antes da tecnologia, para Euclides da Cunha, é necessário organizar o território de acordo com a população da região. “O homem ainda é um intruso atrevido.” E podemos ver que o termo homem não se encaixa nos povos originários. Estes são vistos como parte do caos Selvagem, um elemento natural, mas que precisa ser ordenado. O homem de da Cunha é o trabalhador imigrante que chegou à região para extrair borracha, levando em conta sua inclusão através de um mercado capitalista.58 No final de seu Ciclo Amazônico, Euclides da Cunha, identifica a região como um local arruinado, devido à ação dos rios e ao crescimento da vegetação em áreas povoadas. O escritor afirma que a natureza local estava em formação; era de fato uma região nova, recente, não tocada pelo homem e, sobretudo, desconhecida. Ele vê o homem, ao mesmo tempo, sob dois prismas; uma hora um lutador, porque supera as adversidades do meio ambiente; outra um perdedor, porque vive na solidão do trabalho em seringais, ligado a uma realidade inevitável, aquela da exploração de seu trabalho. Em geral, Euclides da Cunha se refere à região como um lugar de abandono ou ruínas, geograficamente, culturalmente e socialmente distante do resto


L’Amazzonia, vista allora come il futuro, ha bisogno di infrastrutture e protezione. Nella seconda metà del ‘900, anche dato il fallimento degli Stati Uniti in Vietnam, il governo dittatoriale in Brasile incoraggia diverse operazioni militari nella Selva Amazzonica per preparare i soldati a combattere in questo territorio se fosse scoppiata una guerra. Di modo a occupare l’Amazzonia, diverse opere di infrastruttura furono incentivate. Questa occupazione economica e militare è una delle più devastanti per il territorio amazzonico e i popoli originari brasiliani. Questa operazione viene divulgata attraverso la propaganda del regime come lo strumento per mettere fine per sempre all’Inferno Verde.62 La Selva è stato anche scenario di diversi scontri tra il governo dittatoriale e la Guerriglia dell’Araguaia, un gruppo ribelle comunista negli anni 60 e 70. Con l’idea che le leggi della Selva sono diversi da quella degli uomini, l’esercito brasiliano ha ucciso, torturato, decapito oppure lanciati vivi da elicotteri, più di 60 guerriglieri. Secondo documenti rivelati dalla Commissione della Verità nel 2012, in cui si è cercato di portare alla luce i crimini di quel periodo, si stima che circa 8000 indigeni siano stati uccisi durante i lavori di sviluppo economico del paese, in

“Precisamos incorporá-lo - o Rio Purus - ao nosso progresso, do qual ele será, ao cabo, um dos maiores fatores, porque é pelo seu leito desmedido em fora que se traça, nestes dias, uma das mais arrojadas linhas da nossa expansão histórica” Euclides da Cunha A Amazônia, agora vista como “o futuro”, precisa de infraestrutura e proteção. Na segunda metade dos anos 1900, também dado o fracasso dos Estados Unidos no Vietnã, o governo ditatorial no Brasil incentivou várias operações militares na Selva amazônica a preparar soldados para lutar neste território se uma guerra eclodisse. Para ocupar a Amazônia, várias obras de infraestrutura foram incentivadas. Essa ocupação econômica e militar é uma das mais devastadoras para a Região Amazônica e para os povos originários brasileiros. Esta

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Dobbiamo incorporarlo - il Rio Purus - nel nostro progresso, che, dopo tutto, sarà uno dei fattori più importanti, a causa del suo incommensurabile piacere all’esterno che traccia, in questi giorni, una delle linee più audaci della nostra espansione storica. Euclides da Cunha

do Brasil. Essas representações da vegetação, do homem e da Amazônia como um todo, podem ser entendidas como um recurso utilizado pelo escritor para compreender a região, atribuindo significado e significado à realidade observada. Apesar de vê-la como uma ruína do mundo antigo, Da Cunha projetou a Selva Amazônica como o futuro dos brasileiros. Ele define o clima amazônico como principal adversário do homem, catalogando os efeitos das chuvas e das altas temperaturas, tanto no estrangeiro quanto no nativo. Um lugar onde o homem e a paisagem estariam em sua forma primária e paradisíaca.


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1- Rondonia (Regione al nord brasiliano) La lotta contro la Selva.Pubblicità Statale Brasiliana Font: Collezione Ricardo Cardim 2-L’inferno Verde è finito..- Pubblicità Statale Brasiliana. Font: Collezione Ricardo Cardim Traduzione scritto: Il futuro è arrivato, finalmente, dal programma di integrazione del governo. È finito il famoso mito del “Inferno Verde”... 3- Il Nord Amazzonico - Qui abbiamo vinto la foresta. Pubblicità Statale Brasiliana. Font: Collezione Ricardo Cardim

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Traduzione scritto: In questo secondo semestre del 1970, quando le macchine iniziano a strappare la foresta il rettilineo di un’autostrada trasversale, la Transamazonica,si apre nuove prospettive per i brasiliani: inizia, finalmente, la conquista dell’integrazione di uno dei territori più vasti ancora vergine della Terra. La penetrazione iniziata quattrocento anni fa attraverso i corsi navigabili del grande bacino idrografico, guadagna il ritmo intenso dei camion che mantengono il traffico costante da Belém a Brasilia. I collegamenti con il Centro e il Sud si stanno ora espandendo con la strada Cuiabá-Santarém e la Transamazônica, parallela al fiume, sarà il percorso naturale per l’esplorazione della Selva dalle aree popolate del Nord-Est. Così, il Brasile risponde ad una sfida storica - e l’umanità affronta l’ultima delle sue grandi avventure di occupazione geografica.

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5 4- Per unire i brasiliani, strappiamo l’inferno verde. Pubblicità Azienda Edile Andrade Gutierrez. S.A. Font: Collezione Ricardo Cardim Traduzione scritto: Il Brasile progredisce. Il Brasile vuole il suo popolo unito, lavoratore e fiducioso. Il governo federale promuove la fortificazione degli uomini e i loro ideali. La azienda Andrade e Gutierrez S. A. partecipa a questo sforzo di affermazione nazionale: è la prima nelle grandi strutture stradali di integrazione della Amazzonia. 5-Basta di mito, fatturiamo!- Pubblicità Statale Brasiliana. Font: Collezione Ricardo Cardim Traduzione scritto: Tante persone sono capaci, oggi, di approffitare delle ricchezze della Amazzonia. Con l’applausi ed incentivo della SUDAM (Soprintendenza allo sviluppo dell’Amazzonia). Con l’applauso ed incentivo del Banco dell’Amazzonia. Il Brasile sta investendo nella Amazzonia e offrendo profitto per chi vuole partecipare a questa impresa. La Tranzamazzonica è qui: la via della miniera d’oro. Parti ora. Fai la tua scelta per SUDAM. Applica la detrazione dalla dichiarazione dei reddito in uno dei 464 progetti economici approvati da SUDAM. Oppure presenta un tuo progetto (sia esso industriale, agricolo o di servizi). Avrai tutto il sostegno del governo federale e dei governi degli Stati che compongono l’Amazzonia. C’è un tesoro che ti aspetta. Godi. Fattura. Arricchisci insieme al Brasile.


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particolare durante la costruzione della Strada Transamazzonica. Il governo dell’epoca non ha mai accertato la verità né il numero dei crimini e ha coperto i responsabili.63 Con la fine del periodo dittatoriale nel 1988, alla luce della nuova costituzione, il governo brasiliano, allora più democratico, ha creato le Zone Indigene: territori occupati dai popoli originari dove hanno il diritto di vivere secondo le loro tradizioni. Le norme sono ancora in vigore, anche se non sono sufficienti. In queste zone la terra appartiene al governo, ma la popolazione ha il diritto di abitarci. Queste zone sono state assegnate, di proposito, nei territori più ricchi di miniere, una strategia per frenare l’avanzata dei garimpeiros, estrattivisti e altre aziende nella Selva amazzonica. Ailton Krenak, leader dei popoli Krenak, ambientalista, scrittore e uno dei principali partecipanti del processo costitutivo del 1988, afferma che i popoli originari brasiliani sono in guerra con l’uomo bianco da cinquecento anni.64 L’idea che questo scontro attualmente non ci sia è una falsificazione ideologica per portare avanti l’idea del territorio come risorsa naturale da sfruttare: un magazzino di merce a disposizione dell’uomo bianco. Krenak afferma che per i popoli originari, i territori sono un luogo in cui puoi transitare e calpestare dolcemente la terra, con attenzione, perché è piena di presenze. Anche se sono trascorsi quattro secoli dall’arrivo degli europei nei territori brasiliani, l’avidità dell’uomo bianco è ancora la stessa dai tempi del mito di El Dorado. Nel ‘900 ci sono rappresentazione della Selva nei film, televisione nei fumetti. Quello che è costante

operação é disseminada através da propaganda do regime como meio de pôr fim ao Inferno Verde para sempre.59 A Selva também foi palco de vários confrontos entre o governo ditatorial e as Guerrilhas do Araguaia, um grupo rebelde comunista nas décadas de 1960 e 1970. Com a ideia de que as leis da Selva são diferentes das dos homens, o exército brasileiro matou, torturou, decapitou ou até mesmo lançou vivos de helicópteros em voo, mais de 60 guerrilheiros. Segundo documentos revelados pela Comissão da Verdade em 2012, em uma tentativa de desenterrar os crimes daquele período, estima-se que cerca de 8.000 indígenas foram mortos durante as obras de desenvolvimento econômico do país, em especial durante a construção da Transamazônica. O governo da época nunca averiguou a verdade ou o número de crimes e encobriu os responsáveis.60 Com o fim do período ditatorial em 1988, à luz da nova constituição, o Governo brasileiro, então mais democrático, criou as Áreas Indígenas: territórios ocupados pelos povos originários que possuem o direito de viver de acordo com suas tradições. As regras ainda estão em vigor, embora não sejam suficientes. Nessas áreas a terra pertence ao governo, mas a população tem o direito de viver lá. Essas áreas foram, de propósito, atribuídas aos territórios mais ricos em minérios, uma estratégia para conter o avanço de garimpeiros, extrativistas e outras empresas na Selva amazônica. Ailton Krenak, líder dos povos Krenak, ambientalista, escritor e


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Estrattivismo d’oro in Serra Pelada - Pará, regione Amazzonica - Sebastião Salgado - 1986. Font: El Pais Garimpeiros na Serra Pelada, Pará, região Amazônica - Sebastião Salgado - 1986. Fonte: El Pais

nell’immaginario collettivo è la presenza dei tarzanidi.65 Oltre al conosciuto Tarzan, cosiddetto Re della Selva africana, il fumetto brasiliano Targo, in cui il personaggio principale è un orfano sopravvissuto a un incidente aereo nella foresta amazzonica (più precisamente al confine tra lo stato di Amazonas e il Perù) ed è stato allevato da tribù apocajés. Un altro fumetto, questo invece italiano, è il classico di Guido Nolitta, Mr. No, un ex-pilota militare dalla Seconda Guerra Mondiale, che dopo la fine del conflitto va nell’Amazzonia per scappare dalle imposizioni della società occidentale. Lì lavora come guida occasionale per chiunque voglia addentrarsi nella Selva. Se in Targo è visibile una Selva fantastica e mistica, dove era possibile che gli uomini condividessero lo stesso territorio con i dinosauri, Nolitta invece

um dos principais participantes do processo constituinte de 1988, diz que os povos originais brasileiros estão em guerra com o homem branco há quinhentos anos.61 A ideia de que esse confronto não existe atualmente é uma falsificação ideológica para avançar a ideia do território como recurso natural a ser explorado: um armazém de mercadorias disponíveis para o homem. Krenak afirma que para os povos originais, os territórios são um lugar onde você pode transitar suavemente e pisotear a terra, com cuidado, porque está cheio de presenças. Embora quatro séculos se passaram desde a chegada dos europeus aos territórios brasileiros, a ganância do homem branco ainda é a mesma desde os tempos do mito do El Dorado. Nos anos do ‘900 também


descrive l’Amazzonia in maniera più realistica, ma sempre spettacolare. A volte è solo un luogo, a volte è pure un personaggio; nelle sue storie la Selva è sempre rappresentata come un luogo di misteri, dove non si sa mai cosa si troverà. Da questi esempi si capisce che nell’immaginario del ‘900 esiste soltanto un modo per l’uomo bianco di vivere nella Selva: o come i tarzanidi, nati e cresciuti in questo ambiente e quindi non civilizzati, oppure come Mr. No come scelta di fuga e di autoesclusione dalla civiltà/società.

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Fumetti Targo, una rappresentazione più fantastica della Selva. Font: maniadegibi.com Gibi Targo, uma representação fantástica da Selva. Fonte: maniadegibi.com

podemos encontrar representação da Selva nos filmes, na televisão e nos quadrinhos. O que é constante no imaginário coletivo é a presença de tarzanide. 62 Podemos citar, além do conhecido Tarzan conhecido como Rei da Selva Africana, o gibi brasileiro Targo, no qual o personagem principal é um órfão que sobreviveu a um acidente aéreo na Selva amazônica (mais precisamente na fronteira entre o estado do Amazonas e o Peru) e foi criado por tribos apocajés. Outro gibi, este italiano, é o clássico de Guido Nolitta, Mr. No, um ex-piloto militar da Segunda Guerra Mundial, que após o fim do conflito vai para a Amazônia para escapar das demandas da sociedade ocidental. Lá ele trabalha como guia ocasional para quem quer entrar na Selva. Se em Targo podemos ver uma Selva fantástica e mística, onde era possível que os homens compartilhassem o mesmo território com dinossauros, Nolitta descreve a Amazônia de uma forma mais realista, mas sempre espetacular. Às vezes é apenas um lugar, às vezes também é um personagem; em suas histórias a Selva é sempre representada como um lugar de mistérios, onde você nunca sabe o que será encontrado. A partir desses exemplos podemos entender que no imaginário do século XX só há uma maneira de o homem branco viver na Selva: seja como os tarzanides, nascidos e criados neste ambiente e, portanto, não civilizados, ou como o Mr. No, em uma escolha de fuga e autoexclusão da civilização/ sociedade.


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La rappresentazione della Amazzonia nei fumetti di Mr. No - 1987 - Font: Mister No Speciale - Sergio Bonelli Editore A representação da Selva nos gibis de Mr. No - 1987 - Fonte: Mister No Speciale - Sergio Bonelli Editora


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IL TERRITORIO GLOBALE: CONTEMPORANEO L’idea che l’ambiente sia il tutto e che perciò debba essere interamente controllato è abbastanza antica. Un cambiamento è accaduto quando ci si è accorti che il mondo è minacciato da sovrappopolazione, dall’inquinamento, dalla violenza del consumo.66 La paura ha scatenato il dibattito anche ritrovando un termine antico, che è habitat e introducendone uno nuovo, che è sostenibilità. La visione globale del nostro pianeta, attraverso i satelliti, ha cambiato per sempre il modo in cui si analizza, si progetta e si vede il territorio, trasformando la percezione di confini. Nella Biennale del 2018, il padiglione brasiliano a Venezia ha proposto come titolo Muri di aria, con l’idea di costruire e de-costruire il territorio brasiliano, a diverse scale, attraverso mappe non soltanto di architettura ma anche di altre discipline.67 Gli architetti curatori della mostra, Gabriel Kozlowski, Sol Camacho, Laura González Fierro e Marcelo Maia Rosa, affermano che gli sviluppi urbani e l’architettura in Brasile hanno una formazione libera e non sono ricevuti in funzione de la sua natura e delle sue scale; questa crescita spontanea, ha costruito muri invisibili: muri d’aria. L’equipe brasiliana era composta non soltanto da architetti, ma anche da cineasti, storici, attivisti, artisti, impresari, geografi, antropologi, medici, amministratori pubblici, matematici, avvocati e data scientist; in questo modo l’architetto è il coordinatore dei processi di urbanizzazione, ma non l’unico elemento di questo sviluppo. Dal nord al sud del paese, queste persone hanno riflettuto le diverse modi di capire come questi

O TERRITÓRIO GLOBAL: CONTEMPORÂNEO Como vimos, a ideia de que o ambiente é o todo e, portanto, precisa ser totalmente controlado é bastante antiga. Uma mudança ocorreu quando ficou claro que o mundo está ameaçado pela superpopulação, poluição e violência do consumo.63 O medo também provocou debate reencontrando um termo antigo, que é o habitat e introduzir um novo, que é a sustentabilidade. A visão global do nosso planeta, através de satélites, mudou para sempre a forma como analisamos, projetamos e enxergamos o território, transformando a percepção dos limites. Na Bienal de 2018, o pavilhão brasileiro em Veneza propôs como seu título “Muros de Ar”, com a ideia de construir e desconstruir o território brasileiro em diferentes escalas, através de mapas não só arquitetônicos, mas também de outras disciplinas.64 Os arquitetos curadores da exposição, Gabriel Kozlowski, Sol Camacho, Laura González Fierro e Marcelo Maia Rosa, afirmam que o desenvolvimento urbano e a arquitetura no Brasil têm uma formação livre e não são recebidos de acordo com sua natureza e escalas; esse crescimento espontâneo, construiu muros invisíveis: muros de ar. A equipe brasileira era composta não só por arquitetos, mas também por cineastas, historiadores, ativistas, artistas, geógrafos, antropólogos, médicos, administradores públicos, matemáticos, advogados e cientistas de dados; desta forma, o arquiteto é o coordenador dos processos de urbanização, mas não o único elemento desse


desenvolvimento. Do norte ao sul do país, essas pessoas refletiram as diferentes formas de entender como essas paredes aéreas refletem o conceito de espaço livre da globalização contemporânea, tema central da Bienal. O material final de toda essa pesquisa encontrou dentro dessa narrativa uma nova compreensão social geográfica e territorial do quinto maior país do mundo. No resultado de dez mapas podemos encontrar “Encruzilhadas - Arquitetos Brasileiros no Exterior” que demonstra a influência da arquitetura mundial no Brasil e da arquitetura brasileira no exterior através do projeto de intercâmbio inter de arquitetos que nos mostra a grande concentração no Sudeste do Brasil desses profissionais sua relação principalmente com a arquitetura dos Estados Unidos e da Europa; representando uma grande desconexão entre arquitetos brasileiros e arquitetura na Selva. Mas não apenas arquitetos se ele entende os fluxos humanos no Brasil. A cultura brasileira tem sido historicamente marcada pela mistura de estrangeiros, principalmente africanos, europeus, orientais, com os povos originários brasileiros. Essa grande mistura influenciou a política das relações internacionais e a abertura política do território brasileiro e o inevitável desenvolvimento do planejamento urbano com diferentes influências e dinâmicas externas e internas. O fluxo migratório que o projeto nos demonstra, a migração frequente não só estrangeira, mas também dentro de próprio

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muri di aria riflettono il concetto di free space della globalizzazione contemporanea, tema centrale della Biennale. Il materiale finale di tutta questa ricerca ha trovato dentro questa narrativa una nuova comprensione sociale geografica e territoriale del quinto più grande paese al mondo. Nel risultato di dieci mappe ci sono Incroci - Architetti brasiliani all’estero che dimostra l’influenza dell’architettura mondiale in Brasile e quella brasiliana all’estero attraverso il progetto di intercambio di architetti che ci dimostra la grande concentrazione al sud est brasiliano di questi professionali il suo rapporto principalmente con l’architettura degli Stati Uniti ed europea; rappresentando una grande disconnessione tra architetti brasiliani e architettura nella Selva. Ma non soltanto di architetti se comprende i flussi umano in Brasile. La cultura brasiliana è stata storicamente segnate della mescolanza di stranieri, principalmente di africani, europei, orientali, con i popoli originari brasiliani. Questa grande mescolanza ha influenzato la politica di relazioni internazionali e l’apertura politica del territorio brasiliano e lo sviluppo inevitabili urbanistico con diverse influenze e dinamiche esterne e interne. Il flusso migratorio che il progetto presente sì ci fa vedere la frequente migrazione non soltanto straniere ma anche dentro il proprio territorio brasiliano in cerca di migliori condizioni di vita. La diversità culturale è che provvede quello che Euclides da Cunha definisce come il sertanejo, un uomo forte, miscela del cavaliere medievale europeo con il cowboy romantico, roccia viva che forma il brasiliano del futuro. Infatti, è attraverso questo meticciato che


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Incroci - Architetti brasiliani all’estero. Padiglione Brasiliano nella Biennale d’Architettura 2018. Venezia. Font: archdaily Cruzamentos - Arquitetos brasileiros no exterior. Pavilhão Brasileiro na Bienal de Arquitetura 2018. Veneza. Font: archdaily


165 La mappa non è il territorio - La riprogettazione del confine. Padiglione Brasiliano nella Biennale d’Architettura 2018. Venezia. Font: archdaily O Mapa não é o Território - O redesenho da fronteira. Pavilhão Brasileiro na Bienal de Arquitetura 2018. Veneza. Font: archdaily


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Paesaggio fluido - Incontro di ecosistemi naturali e umani. Padiglione Brasiliano nella Biennale d’Architettura 2018. Venezia. Font: archdaily Paisagem Fluida - Encontro dos ecossistemas natural e humano. Pavilhão Brasileiro na Bienal de Arquitetura 2018. Veneza. Font: archdaily


167 Successione dei confini - Racconti della costruzione di un paese urbano. Padiglione Brasiliano nella Biennale d’Architettura 2018. Venezia. Font: archdaily Sucessão de Bordas - Narrativas da construção de um pais urbano. Pavilhão Brasileiro na Bienal de Arquitetura 2018. Veneza. Font: archdaily


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Darcy Ribeiro decostruisce, in Utopia Selvagem, gli stereotipi nazionali e cerca di reinventare il Brasile, incentrato sulla figura del bianco, dell’indigena e del nero. L’antropologo e storico mostra che la più grande ricchezza brasiliana è questo universo pieno di differenze: un popolo nuovo, meticciato, ibrido, migliorato, pronto per essere la nazione più bella della Terra. In La mappa non è il territorio, è possibile capire il principio che le rappresentazioni cartografiche tradizionali non sono adatte a descrivere la complessità delle condizioni sul terreno. È impossibile comprendere la relazione tra territori unicamente basati sul disegno delle loro linee di confine, derivante da decisioni politiche e storiche. Il suo tracciamento non determina necessariamente dove finisce l’identità di uno e inizia l’altro. Invece di assumere un ruolo restrittivo come contenimento, il confine dovrebbe essere rappresentato come una raccolta di sistemi, eco regioni naturali, gruppi sociali, conflitti, punti di attraversamento e altri elementi situati intorno ad esso. Il confine dovrebbe essere visto per la sua possibilità di scambio anziché attraverso la lente della sua natura divissiva. In effetti, il confine potrebbe diventare un luogo in cui diverse strutture culturali, sociali, fisiche, geografiche, ambientali ed economiche si incontrano e si completano a vicenda. La mappa Paesaggio fluido chiede una riflessione sulle cause e gli effetti dell’impatto umano sui sistemi naturali dal punto di vista del processo di urbanizzazione in Brasile. Ci mostra come eventi apparentemente non correlati nel nord del paese - le correnti del vento vicino all’Equatore e la produzione di vapore acqueo dalla Selva

território brasileiro em busca de melhores condições de vida. Essa mistura de cultura é aquilo que proporciona o que Euclides da Cunha define como sertanejo, um homem forte, mistura do cavaleiro medieval europeu com o cowboy romântico, rocha viva que forma o brasileiro do futuro. Além disso, é através desta miscigenação que Darcy Ribeiro desconstrói, em “Utopia Selvagem”, os estereótipos nacionais e busca reinventar o Brasil, centrado na figura do branco, do índio e do preto. Ele mostra que a maior riqueza brasileira é este universo repleto de diferenças: um povo novo, miscigenado, híbrido, aprimorado, pronto para ser a mais bela nação da Terra. Em “O mapa não é o território” podemos entender o princípio de que as representações cartográficas tradicionais não são adequadas para descrever a complexidade das condições no solo. É impossível compreender a relação entre territórios apenas com base no desenho de suas fronteiras, decorrentes de decisões políticas e históricas. Suas demarcações não determinam necessariamente onde a identidade de um termina e o outro começa. Em vez de assumir um papel restritivo como contenção, o limite deve ser representado como uma coleção de sistemas, regiões ecológicas naturais, grupos sociais, conflitos, pontos de travessia e outros elementos localizados ao seu redor. A fronteira deve ser vista por sua possibilidade de troca e não através das lentes de sua natureza divisiva. Na verdade, a fronteira pode se tornar um lugar onde diferentes estruturas culturais, sociais,


físicas, geográficas, ambientais e econômicas se encontram e se complementam. O mapa “Paisagem Fluida” pede reflexão sobre as causas e efeitos do impacto humano nos sistemas naturais do ponto de vista do processo de urbanização no Brasil. Ele nos mostra como eventos aparentemente não relacionados no norte do país - correntes de vento perto do Equador (setas brancas) e produção de vapor de água da Selva amazônica (gradiente azul) - são responsáveis pelo território fértil onde as cidades prosperam no sudeste do país. “Sucessão de Fronteiras” é um cronograma do processo de urbanização no Brasil. Uma análise histórica na qual se propõe demonstrar os diferentes momentos em que a compreensão do que é o Brasil mudou, como resultado das transformações morfológicas do território. A análise constata que a urbanização não tem sido um processo uniforme no Brasil, destacando os principais momentos em que a forma do país e a configuração de suas cidades mudaram e, como resultado, propuseram um novo entendimento do que é o Brasil. Além disso, o mapa reflete sobre a densa concentração de cidades ao longo da costa atlântica e, ao mesmo tempo, sobre a exclusão dos povos originários de planejar tal expansão urbana, apesar de seu papel fundamental na construção do país. Um trabalho de similaridade conceitual que também podemos encontrar na obra “In Plain Sight”, de Diller Sconfidio + Renfro, Laura Kurgan, Robert Gerard Pietrusko, juntamente com o

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Amazzonica - siano responsabili del fertile territorio in cui prosperano le città nel sud-est del paese. Successione di confini è una scala temporale del processo di urbanizzazione in Brasile. Un’analisi storica in cui si propone dimostrare i diversi momenti in cui il concetto di Brasile si è modificato, a seguito delle trasformazioni morfologiche del territorio. L’analisi riscontra come l’urbanizzazione non sia stato un processo uniforme in Brasile, evidenziando i momenti chiave in cui la forma del paese e la configurazione delle sue città sono cambiate e, di conseguenza, hanno proposto una nuova comprensione di cosa sia Brasile. Inoltre, la mappa riflette sulla fitta concentrazione di città lungo la costa atlantica e, allo stesso tempo, sull’esclusione delle popolazioni indigene dalla pianificazione di tale espansione urbana nonostante il loro ruolo fondamentale nella costruzione del paese. Un lavoro di immaginario concettuale somigliante è presente su l’opera In Plain Sight, di Diller Sconfidio + Renfro, Laura Kurgan, Robert Gerard Pietrusko, insieme al Columbia Center for Spatial Research. Attraverso diversi dati raccolti dai governi e sensori satellitari, le popolazioni globali e gli insediamenti possono essere contati e resi visibili. I dati ci mostrano i modi in cui gli esseri umani hanno organizzato il pianeta, registrando i siti di esclusione ed espulsione dal territorio.68 In Plain Sight rivela anomalie e conseguenti pericoli al centro di questa visione binaria del mondo. Agli osservatori vengono mostrati luoghi con molte persone e senza luci, e quelli con luci brillanti e senza persone, sospesi tra il giorno e la notte, la luce e l’oscurità, esposti alle realtà politiche e sociali dell’essere invisibile in bella vista.


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“In Plain Sight”, di Diller Sconfidio + Renfro, Laura Kurgan, Robert Gerard Pietrusko, insieme al Columbia Center for Spatial Research Biennale d’Architettura 2018. Venezia. Font: dsrny.com “In Plain Sight”, de Diller Sconfidio + Renfro, Laura Kurgan, Robert Gerard Pietrusko, juntamente a Columbia Center for Spatial Research Bienal de Arquitetura de 2018. Venezia. Fonte: dsrny.com


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A parte l’idea di progresso attraverso la tecnologia e l’accesso dei popoli a questa, anche se presentati di una forma didattica come i due padiglioni della Biennale, la forma di guardare il territorio è tornata sempre attraverso la mappa, cartografica e cartesiana. E questo è diventata non solo la forma di rappresentarlo, ma anche di costruirlo e modificarlo. Finalmente si è alzato il punto di vista, potendo guardare tutto il territorio terrestre a volo d’uccello, visione questa che gli artisti dal medioevo e rinascimento potevano solo immaginare. Ma facendo ciò, si è perso la connessione con il nostro habitat. Se le prime mappe sono fatte in modo da percorrere il territorio come una guida, oggi sono un simulacro di questo. Adesso è possibile visualizzare con precisione il mondo, ma si è dimenticato come abitare in maniera sostenibile e in simbiosi con il territorio. La visione satellitare ci ha fatto capire tutto il degrado che l’uomo moderno ha portato al territorio, tornando tutto il verde come un elemento sacro da tutelare. Allora la Selva è vista come una grande macchia verde intoccabile nelle mappe, che non dimostra tutta la biodiversità e immaginari che raffigura da sempre. In un mondo dove ogni giorno la natura reclama il suo spazio e i territori diventano più Selvatici, c’è bisogno di una riconnessone attraverso l’architettura e il territorio. Il territorio ha un disegno che rappresenta una cultura69 e ogni cultura ha un modo di occupare diverso.

Columbia Center for Spatial Research. Através de diferentes dados coletados por governos e sensores de satélite, populações globais e assentamentos podem ser contados e se tornam visíveis. Os dados nos mostram como os humanos organizaram o planeta, registrando locais de exclusão e expulsão do território. 65 “In Plain Sight” revela anomalias e perigos consequentes no centro desta visão binária do mundo. Aos observadores são mostrados lugares no mundo com muitas pessoas e sem luzes, e aqueles com luzes brilhantes e sem pessoas, suspensos entre o dia e a noite, luz e escuridão, expostos às realidades políticas e sociais de serem invisíveis à vista. Além da ideia de progresso por meio da tecnologia e do acesso das pessoas a ela, mesmo que apresentada com uma forma educativa como os dois pavilhões da Bienal, a forma de olhar para o território sempre voltou a uma forma mapeada, cartográfica e cartesiana. E isso se tornou não apenas a forma de representálo, mas também de construílo e modificá-lo. Finalmente levantamos nosso ponto de vista, sendo capazes de olhar para todo o território terrestre aos olhos de um pássaro, uma visão que artistas da Idade Média e do Renascimento só poderiam imaginar. Mas ao fazê-lo perdemos a conexão com nosso habitat. Se os primeiros mapas foram feitos para que você ande pelo território como um guia, hoje eles são um simulacro deste. Conseguimos visualizar o mundo com precisão, mas esquecemos de viver de forma sustentável e em simbiose com o território. A visão do satélite nos fez


Desde então a Selva é vista como um grande ponto verde intocável nos mapas, o que não demonstra toda a biodiversidade e o imaginário que sempre possuiu.

Fotografia aerea di una piccola parte dell’Amazzonia brasiliana vicino a Manaus, Amazonas. Neil Palmer Photography. Font: wikipedia Fotografia aérea de uma pequena parte da Amazônia brasileira próxima a Manaus, Amazonas. Neil Palmer Photography. Fonte: wikipedia

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entender toda a degradação que o homem moderno trouxe ao território, fazendo com que todo verde como um elemento sagrado a ser protegido.


CONCLUSIONE SELVA

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Oggi forse ce lo siano dimenticati, ma il rapporto con la natura è forse uno dei legami principali che governano la nostra vita: che altro abbiamo per confrontarci, se non la natura? Dov’è la nostra opposizione o la nostra complementarietà se non con la natura? G. De Carlo

La Selva ha sempre permeato l’immaginazione umana in modo estremo. In modo benigno e idealizzato risponde a tutti i problemi inerenti alla nostra realtà, quasi come una figura immacolata dove la sua bellezza si espande al nostro ego, intrecciandoci nuovamente con il nostro pianeta e la bontà che c’è in esso, come naturale, genesi, madre natura. Nella forma malvagia, un vuoto crudele e oscuro, un’ombra di noi stessi, dove vieni riferita pensieri vili e ancestrali. Un luogo Selvaggio di confronto in cui non c’è alcun controllo sul risultato. La Selva è tutto questo. Il problema è proprio l’assenza di confronto permanente che permetterebbe di superare lo sdoppiamento di visione maligna/benigna. È perduta la connessione, non soltanto con la Selva, ma con il territorio. Isolati in luoghi antropizzati, a cui è evidente e dimostrato la mancanza di appartenenza, una illusione di controllo. L’umanità ha creato la Selva di Pietra. Come tutte le altre specie viventi, l’uomo è in balia degli eventi naturali. L’espansione fisica del territorio antropizzato non potrà più essere una priorità, ma lo saranno la nostra sopravvivenza e il

CONCLUSÃO SELVA “Hoje talvez nos esquecemos, mas a relação com a natureza é um dos principais elos que governam a nossa vida: o que mais devemos enfrentar se não a natureza? Aonde esta a nossa oposição ou complementariedade se não com a natureza?” Giancarlo De Carlo

Em um mundo onde a cada dia a natureza reivindica seu espaço e os territórios se tornam mais Selvagens, precisamos de uma reconexão através da arquitetura e do território. O território possui um desenho que representa uma cultura66 e cada cultura tem uma forma diferente de ocupar. A Selva sempre permeou a imaginação humana de forma extrema. De forma benigna e idealizada, ela responde a todos os problemas inerentes à nossa realidade, quase como uma figura imaculada onde sua beleza se expande para o nosso ego, entrelaçando-se novamente com nosso planeta e a bondade que está nele, como natural, gênese, mãe natureza. Na forma maligna, um vazio cruel e sombrio, uma sombra de nós mesmos, onde relatamos nossos pensamentos vis e ancestrais. Um lugar Selvagem de confronto onde não possuímos controle sobre o resultado. A Selva é tudo isso. O problema é justamente essa falta de confronto permanente que nos permitiria de superar essa polarização de visão maligna/benigna. Perdemos completamente nossa conexão não só com a Selva, mas com o território. Nos isolamos em lugares antropizados, aos quais já mostramos que não pertencemos


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Selva - Autoriale, 2020 Selva - Autoral, 2020

mantenimento delle risorse. Si arriverà a una nuova relazione tra Selva e Città, che definirà habitat e spazi di interazione, mettendo in secondo piano le relazioni umane. L’architettura non potrà limitarsi solo a progettare nelle città ma nel territorio, e per questo si deve capire che la Selva non è un confine tra uomo e natura, sacro e profano, ordine e caos, ma una modalità di territorio, con le sue proprie regole. L’idea di essere in un luogo dominato dalla natura è stato per secoli un dilemma che gli architetti hanno provato a risolvere attraverso l’organizzazione dello spazio, che le attuali tecnologie informatiche permettono di visualizzare a qualsiasi scala, in qualsiasi punto della Terra. Ora una Pan-demia70, una specie di scherzo del destino, ha occasionato un rimpiangere dell’integrazione con la natura, elemosinando il verde, anche se Selvaggio e incolto. La Selva viene implorata senza contrapposizione, e questo può essere un pericolo. Infatti, non si può ingenuamente considerare la

mais, para nos iludirmos de que estamos no controle. Criamos a Selva de Pedra. Como todas as outras espécies vivas, estamos à mercê de eventos naturais. A expansão física do território antropizzato não poderá mais ser prioridade, mas nossa sobrevivência e manutenção de recursos. Chegaremos a uma nova relação entre Selva e Cidade, que definirá habitats e espaços de interação, colocando as relações humanas em segundo plano no sentido estrito. A arquitetura não poderá se limitar apenas ao projeto nas cidades, mas ao território, e por isso devemos entender que a Selva não é uma fronteira entre o homem e a natureza, sagrada e profana, ordem e caos, mas um modo de território, com suas próprias regras. A ideia de estar em um lugar dominado pela natureza tem sido há séculos um dilema que os arquitetos têm tentado resolver através da organização do espaço, que as tecnologias atuais da


Selva solo come un luogo paradisiaco, privo di minacce per l’uomo. La Selva è anche un luogo estremo, dove “si salva” il più adatto.71 È possibile cambiare prospettiva e progettare, a scale diverse, un’architettura del territorio. Come visto in questo capitolo, questo approccio non è una novità; in alcuni luoghi questa connessione tra architettura e territorio c’è stata ma si è persa e per questo è necessario capire perché. Alcune popolazioni, come le comunità ribeirinhas, che hanno ancora questa connessione, possano ispirare luoghi anche molte lontani dal Brasile. Nei prossimi due capitoli si prendono in esame come aree-studio72 due regioni dove il rapporto tra uomo e natura, architettura e territorio, è sempre stato un elemento costante: L’Amazzonia Ribeirinha e Venezia. Costruita su una Selva di tronchi oggi sommersa, Venezia è un’oasi architettonica, un luogo capovolto della foresta amazzonica. Analizzare, comprendere e unire questi due universi è un’iniziativa complessa ed enigmatica.

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So bene che è l’albero che tiene su il rampicante, ma si può anche guardare al rampicante in un’altra ottica, come se collaborasse. E allora cambia tutto. G. De Carlo

informação permitem visualizar em qualquer escala, em qualquer lugar da Terra. Agora, uma Pan-demia67, numa espécie de brincadeira do destino, nos fez termos saudades da integração com a natureza, implorando pelo verde, mesmo que Selvagem e sem ser cultivado. Imploramos a Selva sem condições: e isso pode ser um perigo. Na verdade, não podemos ingenuamente considerar a Selva como um lugar celestial, livre de ameaças ao homem. La Selva também é um lugar extremo, onde se salva o mais apto.68 É possível mudar de perspectiva e projetar, em diferentes escalas, uma arquitetura do território. Como vimos neste capítulo, essa abordagem não é novidade; em alguns lugares essa conexão entre arquitetura e território existiu, mas se perdeu e por isso é necessário entender o porquê. Algumas populações, como as comunidades ribeirinhas, que ainda têm essa conexão, podem inspirar lugares até mesmo muitos distantes do Brasil. Nos próximos dois capítulos examinamos como áreas de estudo69 duas regiões onde a relação entre homem e natureza, arquitetura e território, sempre foi um elemento constante: a Amazônia Ribeirinha e Veneza. Construída sobre uma Selva de troncos hoje submersas, Veneza é um oásis arquitetônico, uma Selva amazônica às avessas. Analisar, compreender e unir esses dois universos é uma iniciativa complexa e enigmática. “Sei bem que é a árvore que mantém

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a trepadeira, mas se pode também observar a trepadeira de um outro ponto de vista, como se colaborasse. E isso muda tudo.” Giancarlo De Carlo


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NOTE L’IMMAGINARIO DI SELVA CITTÀ E TERRITORIO 1- Scrittori come Herman Melville, Walt Whitman e Sherwood Anderson, si occupano di parlare del paesaggio, ma sempre come forma di descrizioni e perché la sua essenza fondamentale è legata all’uomo, e perfino, alla città. DE CARLO, G., La città e il territorio: quattro lezioni, Quodlibet Habitat, 2019. 2- Ibid. 3- Ibid. TERRITORIO E CONFINE 4- ALBRECCHT, B. e BENEVOLO, L., I confini del paesaggio umano, Laterza. 1994.

La Selva come Trascendenza: Grecia Antica

6- Ibid. CITTÀ DEGLI UOMINI 7-DE CARLO, G., 2019. 8- ROSSI, A., L’architettura della città, 1a edizione, 1978. 9- MONTE-MOR, R.L., Urbanização extensiva e lógicas de povoamento: um olhar ambiental. In: Território, Globalização e Fragmentação. São Paulo: Hucitec/ANPUR, 1994. - O que é o urbano no mundo contemporâneo, in Revista Paranaense de Desenvolvimento, Curitiba, n.111, jul./dez. 2006. - Urbanização, sustentabilidade, desenvolvimento: complexidades e diversidades contemporâneas na produção do espaço urbano, In: Costa, G.M.; Costa, H.S.M.; - Teorias e Práticas Urbanas: condições para a sociedade urbana. Belo Horizonte: Ed. C/Arte, 2015. 10- DE CARLO, 2019. 11- Ibid.

18- DE CARLO, 2019. 19- Ibid. 20- OMERO, Odissea, Marsilio, 2018. L’origine del termine selva: Epoca Romana 21- DE CARLO, 2019. 22- Ibid. 23- Le selve delimitavano spesso zone confinanti tra loro; il tema germanico marko – serviva proprio a designare un’area boschiva con funzione demarcativa, di confine (da cui l’italiano marca o marcare o il toponimo Le Marche). CICCARELLO, E., Tese di Laurea: Il tema della Selva nella letteratura volgare dalle Origini al Trecento, Ca’ Foscari, 2015. 24- Ibid. La selva come meraviglia: Medioevo 25- DE CARLO, 2019

12- I recenti approcci etno-storici, antropologici e archeologici mettono in discussione, tuttavia, la rilevanza di questi classificazioni mentre la geografia contemporanea mette in discussione il significato stesso della città come costruzione dopo il chiamata “rivoluzione agricola”. ERICSON, C. L., Pre-Columbian Roads of the Amazon. Expedition, 43(2), 1-30, 2001. FAUSTO, C., Os Índios antes do Brasil. Rio de Janeiro: Jorge Zahar Editor, 2000. ROOSEVELT, A. C., Amazonian Indians from prehistory to the present : anthropological perspectives. Tucson: University of Arizona Press, 1994. SOJA, E. W., Postmetropolis : critical studies of cities and regions. Oxford ; Malden, Mass.:Blackwell Publishers, 2000. MONTE-MOR, 2015

13-MONTE-MOR, 2015 IL RITO SELVA Territorio Neolitico

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16- L’Amazzonia legale è un’area che comprende nove regioni del Brasile appartenenti al bacino amazzonico, istituita dal governo federale con la legge 1 806/1953, che riunisce regioni di identiche caratteristiche, al fine di pianificare meglio lo sviluppo socioeconomico dell’Amazzonia regione. «Legislação da Amazônia». Superintendência do Desenvolvimento da Amazônia (SUDAM). 13 de outubro de 2020. Consultato febbraio de 2021 17- DE CARLO, 2019.

5- Ibid.

15- Diversi geoglifi sono stati trovati negli ultimi 40 anni in Acre, la regione al nord del Brasile pertenente alla Amazzonia Legale. BRANT, M. Os geoglifos do Acre: um patrimônio histórico-social amazônico, 2020. <https://www.archdaily.com.br/br/942002/ os-geoglifos-do-acre-um-patrimonio-historico-socialamazonico?ad_medium=widget&ad_name=most-visited-articleshow> Consultato in ottobre 2020.

14- La gran maggioranza di questi segni è stata cancellata durante le fasi storiche seguenti. ALBRECCHT, B. e BENEVOLO, L.,1994.

26- Ibid. 27- Ibid. 28- Ibid. 29- Ibid. 30-GOLINELLI, P., Tra realtà e metafora: il bosco nell’immaginario letterario medievale, in Il bosco nel Medioevo, p. 82. La vita è una Selva: Rinascimento 31- DE CARLO, 2019 32- GREGOTTI, V. Il territorio dell’architettura, Feltrinelli, Milano, 1972. 33- DE CARLO, 2019. 34- Ibid. 35- Ibid. 36- Ibid. 37- È stato sottolineato come anche la definizione della vita come cammino sia di origine biblica: camminiamo nella via della fede dice San Paolo, “... dum sumus in corpore peregrinamur a Domino / per fidem enim ambulamus et non per speciem” (2 Cor. 5, 6-7). Dante riprende questa idea del cammino di questa vita nel Convivio, quando indica il pericolo per l’anima di perdere la strada


CIDADES E TERRITÓRIO 1- Escritores como Herman Melville, Walt Whitman e Sherwood Anderson, se ocupam da paisagem, mas sempre num formato descritivo e do porque sua essência fundamental está relacionada com o homem, e até mesmo, com a cidade. DE CARLO, G., La città e il territorio: quattro lezioni, Quodlibet Habitat, 2019. 2- Ibid. 3- Ibid. TERRITÓRIO E LIMITES 4 -ALBRECCHT, B. e BENEVOLO, L., I confini del paesaggio umano, Laterza. 1994. 5- Ibid.

15- Vários geoglifos foram encontrados nos últimos 40 anos no Acre, região no norte do Brasil por tenente para a Amazônia Legal. BRANT, M. Os geoglifos do Acre: um patrimônio histórico-social amazônico,2020. <https://www.archdaily.com.br/br/942002/osgeoglifos-do-acre-um-patrimonio-historico-social-amazonico?ad_ medium=widget&ad_name=most-visited-article-show> Acessado em outubro de 2020. 16- A Amazônia Legal é uma área que engloba nove regiões do Brasil pertencentes à bacia amazônica, instituídas pelo governo federal com a lei 1.806 / 1953, que reúne regiões de características idênticas, a fim de melhor planejar o desenvolvimento socioeconômico do Brasil. Região amazônica. «Legislação da Amazônia». Superintendência do Desenvolvimento da Amazônia (SUDAM). 13 de outubro de 2020. Consultado em 22 de fevereiro de 2021 17- DE CARLO, 2019.

6- Ibid. CIDADE DOS HOMENS 7-DE CARLO, G., 2019. 8- ROSSI, A., L’architettura della città, 1a edizione, 1978. 9- MONTE-MOR, R.L., Urbanização extensiva e lógicas de povoamento: um olhar ambiental. In: Território, Globalização e Fragmentação. São Paulo: Hucitec/ANPUR, 1994. - O que é o urbano no mundo contemporâneo, in Revista Paranaense de Desenvolvimento, Curitiba, n.111, jul./dez. 2006. - Urbanização, sustentabilidade, desenvolvimento: complexidades e diversidades contemporâneas na produção do espaço urbano, In: Costa, G.M.; Costa, H.S.M.; - Teorias e Práticas Urbanas: condições para a sociedade urbana. Belo Horizonte: Ed. C/Arte, 2015. 10- DE CARLO, 2019.

A Selva como Transcendência: Grécia Antiga 18- DE CARLO, 2019. 19- Ibid. 20- OMERO, Odissea, Marsilio, 2018. A origem do termo Selva: Época Romana 21- DE CARLO, 2019. 22- Ibid. 23- As selvas muitas vezes delimitavam algumas zonas; o termo marko germânico – serviu precisamente para designar uma área arborizada com função de demarcação de fronteira (de onde surge o termo “marca” ou “marcare” em italiano, “marcar” em português, ou o topônimo Le Marche). CICCARELLO, E., Tese di Laurea: Il tema della selva nella letteratura volgare dalle Origini al Trecento, Ca’ Foscari, 2015. 24- Ibid.

11- Ibid. 12- Abordagens etno-históricas, antropológicas e arqueológicas recentes questionam, no entanto, a relevância dessas classificações enquanto a geografia contemporânea questiona o próprio significado da cidade como uma construção após a chamada “revolução agrícola”. ERICSON, C. L., Pre-Columbian Roads of the Amazon. Expedition, 43(2), 1-30, 2001. FAUSTO, C., Os Índios antes do Brasil. Rio de Janeiro: Jorge Zahar Editor, 2000. ROOSEVELT, A. C., Amazonian Indians from prehistory to the present : anthropological perspectives. Tucson: University of Arizona Press, 1994.

A Selva como uma maravilha: Idade Média 25- DE CARLO, 2019 26- Ibid. 27- Ibid. 28- Ibid. 29- Ibid. 30-GOLINELLI, P., Tra realtà e metafora: il bosco nell’immaginario letterario medievale, in Il bosco nel Medioevo, p. 82. A vida é uma Selva: Renascimento 32- DE CARLO, 2019

SOJA, E. W., Postmetropolis : critical studies of cities and regions. Oxford ; Malden, Mass.:Blackwell Publishers, 2000.

32- GREGOTTI, V. Il territorio dell’architettura, Feltrinelli, Milano, 1972.

33- DE CARLO, 2019.

MONTE-MOR, 2015

13- MONTE-MOR, 2015

34- Ibid.

O RITUAL SELVA

35- Ibid.

Território Neolítico

36- Ibid.

14-A grande maioria desses sinais foram apagados durante as seguintes fases históricas. ALBRECCHT, B. e BENEVOLO, L.,1994.

37- Foi enfatizado que a definição de vida como jornada também é de origem bíblica: caminhamos no caminho da fé, diz São Paulo”,... dum sumus em corpore peregrinamur a Domino / per fidem enim ambulamus et non per speciem”(2 Cor. 5, 6-7). Dante retoma essa

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NOTAS O IMAGINÁRIO DE SELVA


del bene (IV XII, 15-18), come è infatti accaduto a lui all’interno di questa visione poetica (secondo Guido da Pisa un “sonno mistico”), immaginata nel Venerdì Santo del 1300. DANTE, La Divina Commedia, bilingue, Landmark, 2011. Selva come origine: Illuminismo 38- DE CARLO, 2019. 39- TAFURI, Progetto e Utopia: Architettura e sviluppo capitalistico, Laterza, 2017. 40- LAUGIER, M. A., Observations sur l’Architecture, La Haye, 1765, pp 312-3 41- “Those Rules wich are discovered, not devised / are Nature methodized: / Nature, like Monarchy, is but restrained / by the same Laws wich first herself ordained”. Il valore civile attribuito alla Natura – soggetto e oggetto di azione etico-pedagogica – si rivela come il sostituto dei tradizionali principi di autorità che razionalismo e sensismo stavano demolendo. COZENS, A., A New Method of assisting the Invention drawing Original Compositions of Landscape, London, 1786.

TAFURI, 2017.

42- TAFURI. 2017. 43- Ibid. 44- ARAUJO, R. M. de, A razão na Selva: Pombal e a reforma urbana na Amazônia. Revista Camões, Lisboa, n. 15/16, p. 151-165, 2003. 45- Minatore artigianale o minatore su piccola scala. 46- ARAUJO, 2003. 47- Ibid. La simmetria per vincere il caos: Neoclassico 48- DE CARLO, 2019. 49- GREGOTTI, 1972. 50- DE CARL0, 2019. 51- Ibid. 52- TAFURI, 2017. 53- SQUEFF, L., As muitas faces de um artista do império. In: KOVENSKY, Julia; SQUEFF, Leticia (Orgs.). Araújo Porto-Alegre, singular & plural. São Paulo: IMS, 2014. Il Progresso contro la Selva: Modernismo 54- DE CARLO, 2019. 55- Ibid. 56- Ibid. 57- Il Sertão è una sub regione a nord-est del Brasile, semi-arida e di ricorsi scarsi.

180

58- RIBEIRO, F. L., Febre na Selva: a Amazônia na interpretação de Euclides da Cunha, 2007. 164 f. Dissertação (mestrado) Universidade Estadual Paulista Júlio de Mesquita Filho, Faculdade de História, Direito e Serviço Social, 2007. Disponibile su: <http:// hdl.handle.net/11449/93290> Consultato il 15 Giugno 2020 59- NAXARA, M. R. C., Cientificismo e sensibilidade romântica: em busca de um sentido explicativo para o Brasil no século XIX, Brasília, DF: Ed. UnB, 2004, p. 65-67

60- MALIGO, P., Land of Metaphorical desire: the representation of Amazonia in Brazilian Literature, 1998. 61- RUEDA, M. H.,La Selva en las novelas de la Selva, 2003. 62- Inferno Verde è il nome del primo libro di Alberto Rangel. Scritto mentre lavorava per il governo nell’inizio del ‘900. Con prefazione di Euclides da Cunha, il libro è una raccolta di novelle che rappresenta letteralmente l’Amazzonia brasiliana dell’inizio del XX secolo. Rangel afferma che il paradiso amazzonico non esiste. In considerazione del rapporto conflittuale tra uomo e natura in quella regione, il concetto di inferno sostituisce facilmente quello di paradiso. Per l’osservatore esterno, che si diletta nelle meraviglie naturali dell’Amazzonia, quel territorio assomiglia all’Eldorado mitologico. Tuttavia, l’esperienza quotidiana dei, spillatori di gomma, ribeirinhos, popoli originari e avventurieri, rende il paradiso dei sogni privo di significato. LEANDRO, R. V., Inferno Verde: Representação literária da Amazônia na obra de Alberto Rangel, UNB, Rivista Intercambio, disponibile su: <http://unb.revistaintercambio.net.br/24h/pessoa/ temp/anexo/1/275/231.pdf> Consultato novembre 2020. RANGEL, A., Inferno verde (scenas e scenários do Amazonas), 4a ed. Tours: Typographia Arrault, 1927. 63- La Commissione Nazionale della Verità è stata creata con la legge 12528/2011 e istituita il 16 maggio 2012 e conclusa nel 2014 dal Governo Brasiliano. Lo scopo della CNV era indagare sulle gravi violazioni dei diritti umani avvenute tra il 18 settembre 1946 e il 5 ottobre 1988, periodi di forte oppressione dittatoriale della storia brasiliana. All’interno della commissione è presente anche il Gruppo di Lavoro Perus, incaricato dell’identificazione dei corpi dei politici scomparsi a São Paulo durante la dittatura militare (1964-1985) e il Gruppo di lavoro Araguaia, incaricato della ricerca e dell’identificazione di resti mortali dei guerriglieri dell’Araguaia nella regione amazzonica. I lavori dei gruppi di ricerca sono stati interrotti nel 2019 dall’attuale presidente brasiliano, Jair Bolsonaro, da sempre un oppositore di queste ricerche. Nel periodo in cui era deputato a Brasilia, capitale del Brasile, aveva appeso davanti al suo ufficio un cartello con l’immagine di un cane e la scritta: “Chi cerca ossa sono i cani.” Periodico Veja, Decreto encerra grupo que identificava ossos de desaparecidos politicos, 2019. Disponibile su: <https://veja.abril.com.br/ politica/bolsonaro-encerra-grupo-que-identificava-corpos-dedesaparecidos-politicos/> Consultato 12 novembre 2020. 64- Documentario Guerras Brasileiras, Netflix, 2019. 65- Un tarzanide assomiglia a Tarzan per l’intraprendenza fisica, la vita avventurosa condotta nella Selva, il dono di capire e farsi capire dagli animali, il contatto con civiltà perdute, il coraggio combinato con la capacità di dominare e proteggere la natura. Sempre uomini o donne bianchi in un contesto di Selva. Territorio Contemporaneo 66- DE CARLO, Giancarlo. Gli spiriti dell’architettura. pp.23 67- BARATTO, R., Pavilhão do Brasil na Bienal de Veneza 2018: Muros de Ar - Cartografias,11 Jul 2018. ArchDaily Brasil. Disponibile su: <https://www.archdaily.com.br/br/897923/ pavilhao-do-brasil-na-bienal-de-veneza-2018-muros-de-arcartografias>. Consultato settembre 2020. 68- SCONFIDIO, D., RENFRO, In Plain Signt, 2018. Disponibile su: <https://dsrny.com/project/in-plain-sight?index=false&tags=disp lay&section=projects> Consultato ottobre 2020.


DANTE, La Divina Commedia,bilíngue, Landmark, 2011. Selva como origem: Iluminismo 38- DE CARLO, 2019. 39- TAFURI, Progetto e Utopia: Architettura e sviluppo capitalistico, Laterza, 2017. 40- LAUGIER, M. A., Observations sur l’Architecture, La Haye, 1765, pp 312-3 41- “Those Rules wich are discovered, not devised / are Nature methodized: / Nature, like Monarchy, is but restrained / by the same Laws wich first herself ordained”. Il valore civile attribuito alla Natura – soggetto e oggetto di azione etico-pedagogica – si rivela come il sostituto dei tradizionali principi di autorità che razionalismo e sensismo stavano demolendo. COZENS, A., A New Method of assisting the Invention drawing Original Compositions of Landscape, London, 1786.

TAFURI, 2017.

42- TAFURI, 2017.

Brasília, DF: Ed. UnB, 2004, p. 65-67 60- MALIGO, P., Land of Metaphorical desire: the representation of Amazonia in Brazilian Literature, 1998. 61- RUEDA, M. H.,La Selva en las novelas de la Selva, 2003. 62- Inferno Verde é o nome do primeiro livro de Alberto Rangel. Escrito enquanto trabalhava para o governo no início dos anos 1900. Com prefácio de Euclides da Cunha, o livro é uma coleção de romances que representa de maneira literal a Amazônia brasileira no início do século XX. Rangel afirma que o paraíso amazônico não existe. Tendo em vista a relação conflituosa entre o homem e a natureza naquela região, o conceito de “inferno” substitui facilmente o do “paraíso”. Para o observador externo, que se deleita com as maravilhas naturais da Amazônia, esse território se assemelha ao mitológico El dorado. No entanto, a experiência diária dos extratores de borracha, ribeirinhos,povos originários e aventureiros, torna o paraíso dos sonhos sem sentido. LEANDRO, R. V., Inferno Verde: Representação literária da Amazônia na obra de Alberto Rangel, UNB, Rivista Intercambio, disponibile su: <http://unb.revistaintercambio.net.br/24h/pessoa/ temp/anexo/1/275/231.pdf> Consultato novembre 2020. RANGEL, A., Inferno verde (scenas e scenários do Amazonas), 4a ed. Tours: Typographia Arrault, 1927.

53- SQUEFF, L., As muitas faces de um artista do império. In: KOVENSKY, Julia; SQUEFF, Leticia (Orgs.). Araújo Porto-Alegre, singular & plural. São Paulo: IMS, 2014.

63- A Comissão Nacional da Verdade foi criada pela Lei 12.528/2011 e instituída em 16 de maio de 2012 e concluída em 2014 pelo Governo Brasileiro. O objetivo da CNV era investigar as graves violações dos direitos humanos ocorridos entre 18 de setembro de 1946 e 5 de outubro de 1988, períodos de forte opressão ditatorial na história brasileira. Dentro da comissão existiam diversos grupos, como o Grupo de Trabalho Perus, responsável pela identificação dos corpos de políticos que desapareceram em São Paulo durante a ditadura militar (19641985) e o Grupo de Trabalho do Araguaia, encarregados da busca e identificação dos restos mortais das guerrilhas do Araguaia na região amazônica. O trabalho dos grupos de pesquisa foi interrompido em 2019 pelo atual presidente brasileiro, Jair Messias Bolsonaro, que sempre foi um opositor desta procura. Na época em que era deputado federal em Brasília, ele já havia pendurado uma placa em frente ao seu escritório com a imagem de um cachorro e as palavras: “Quem procura ossos são cachorros”. Revista Veja, Decreto encerra grupo que identifica ossos de desaparecidos políticos,2019. Disponível em: <https://veja.abril. com.br/politica/bolsonaro-encerra-grupo-que-identificavacorpos-de-desaparecidos-politicos/> Consultado em novembro de 2020.

Progresso contra a Selva: Modernismo

64- Documentário Guerras Brasileiras, Netflix, 2019.

54- DE CARLO, 2019.

65- Um tarzanide se assemelha a Tarzan para desenvoltura física, vida aventureira conduzida na floresta, dom da compreensão e de ser compreendido pelos animais, contato com civilizações perdidas, coragem combinada com a capacidade de dominar e proteger a natureza. Sempre homens ou mulheres brancos em um contexto de Selva.

43- Ibid. 44- ARAUJO, R. M. de, A razão na Selva: Pombal e a reforma urbana na Amazônia. Revista Camões, Lisboa, n. 15/16, p. 151-165, 2003. 45- Mineradores artesanais ou em pequena escala. 46- ARAUJO, 2003. 47-Ibid. A simetria para superar o caos: Neoclássico 48- DE CARLO, 2019. 49- GREGOTTI, 1972. 50- DE CARL0, 2019. 51- Ibid. 52- TAFURI, 2017.

55- Ibid. 56- Ibid. 57- Il Sertão è una sub regione a nord-est del Brasile, semi-arida e di ricorsi scarsi. 58- RIBEIRO, F. L., Febre na Selva: a Amazônia na interpretação de Euclides da Cunha, 2007. 164 f. Dissertação (mestrado) Universidade Estadual Paulista Júlio de Mesquita Filho, Faculdade de História, Direito e Serviço Social, 2007. Disponibile su: <http:// hdl.handle.net/11449/93290> Consultato il 15 Giugno 2020 59- NAXARA, M. R. C., Cientificismo e sensibilidade romântica: em busca de um sentido explicativo para o Brasil no século XIX,

Território Contemporâneo 66- DE CARLO, Giancarlo. Gli spiriti dell’architettura. pp.23 67- BARATTO, R., Pavilhão do Brasil na Bienal de Veneza 2018: Muros de Ar - Cartografias,11 Jul 2018. ArchDaily Brasil. Disponibile su: <https://www.archdaily.com.br/br/897923/pavilhao-do-brasilna-bienal-de-veneza-2018-muros-de-ar-cartografias>. Consultado setembro 2020.

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ideia do caminho dessa vida no Convivio, quando indica o perigo para a alma de perder o caminho do bem (IV XII, 15-18), como aconteceu com ele dentro dessa visão poética (segundo Guido da Pisa um “sono místico”), imaginado na Sexta-feira Santa de 1300.


69- DE CARLO, 2019. CONCLUSIONE SELVA 70- La pandemia di COVID-19 del 2019-2020 è la pandemia attualmente in corso (novembre 2020) della cosiddetta “malattia da nuovo coronavirus” o COVID-19. Diverse città in tutto il mondo sono state messe in quarantena per mesi. 71- Herbert Spencer è stato il primo ha usare la frase dopo la lettura di L’origine delle specie di Charles Darwin , nei suoi Principles of Biology (1864), in cui ha illustrato le analogie tra le sue teorie economiche e quelle biologiche di Darwin: “Questa sopravvivenza del più forte, quello che ho qui cercato di esprimere in termini meccanici, è ciò che il signor Darwin ha chiamato “selezione naturale”, o la preservazione delle razze favorite nella lotta per la vita”. La sopravvivenza del più forte - Disponibile su: <https://it.qaz.wiki/wiki/Survival_of_the_fittest> Consultato novembre 2020. 72- Aldo Rossi considera l’area-studio un’astrazione rispetto allo spazio della città; essa serve per meglio definire un certo fenomeno. Si dava quindi da una parte una definizione dell’areastudio come metodo di lavoro e una definizione dell’area-studio più complessa, intesa come elemento qualitativo specifico della città. Ma in questa tesi, si utilizza anche come analisi del territorio e della Selva. ROSSI, A., L’Architettura della Città; Venezia –

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1966

68- SCONFIDIO, D., RENFRO, In Plain Signt, 2018. Disponibile su: <https://dsrny.com/project/in-plain-sight?index=false&tags=disp lay&section=projects> Consultato ottobre 2020. 69- DE CARLO, 2019. CONCLUSÃO SELVA 70- A pandemia COVID-19 de 2019-2020 é a pandemia atual (novembro de 2020) da chamada “nova doença coronavírus” ou COVID-19. Várias cidades ao redor do mundo estão em quarentena há meses. 71- Herbert Spencer foi o primeiro a usar a frase depois de ler “A Origem das Espécies” de Charles Darwin, em seus “Princípios de Biologia” (1864), no qual ele ilustrou as semelhanças entre suas teorias econômicas e biológicas de Darwin: “Esta sobrevivência dos mais fortes, o que eu tentei expressar aqui em termos mecânicos, é o que o Sr. Darwin chamou de “seleção natural”, ou a preservação de raças favorecidas na luta pela vida.” Survival of the Strongest - Disponível em: <https://en.qaz.wiki/wiki/Survival_ of_the_fittest> Consultado em novembro de 2020. 72- Aldo Rossi considera área-estudo uma abstração em relação ao espaço da cidade; serve para definir melhor um certo fenômeno. Por um lado, o estudo da área foi definido como um método de trabalho e uma definição mais complexa da área de estudo, entendida como elemento qualitativo específico da cidade. Mas nesta dissertação, também é usada como análise do território e da Selva. ROSSI, A., L’Architettura della Città; Venezia – 1966


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Giancarlo De Carlo, Font: Gli spiriti dell’architettura , antologia degli scritti, a cura di L. Sichirollo, Roma 1992.


RIBEIRINHA


É difícil, até mesmo para os brasileiros, conhecerem a real grandeza do território político do Brasil. Um país de dimensões continentais que possui dentro de sua extensão diversas etnias, povos, culturas, paisagens e biomas, possui também dentro de si um repertório imensurável de imaginário a partir da sua própria perspectiva, de suas próprias vivências. O primeiro contato de povos originários do território brasileiro com outras civilizações fora da América do Sul, começa a partir das grandes navegações europeias, incentivada pelos reinos monárquicos, que encontraram o continente americano. Apesar de hoje já existirem teorias e estudos que outras civilizações já haviam chegado na América antes de Cristóvão Colombo1, é a partir deste CONTESTO BRASILE È difficile, anche per i brasiliani, conoscere la vera estensione del territorio del Brasile. Un paese di dimensioni continentali che ha diverse etnie, popoli, culture, paesaggi e biomi al suo interno, ha anche dentro di sé un repertorio incommensurabile di immagini di se, frutto della propria prospettiva, delle proprie esperienze. Il primo contatto di popoli del territorio brasiliano con altre civiltà, al di fuori del Sud America, inizia con le grandi navigazioni europee, incoraggiate dai regni monarchici, che scoprono il continente americano. Sebbene oggi ci siano teorie e studi secondo cui altre civiltà erano già arrivate in America prima di Cristoforo Colombo, è da questo fatto che inizia la costruzione degli archivi storici politici del Brasile,

fato que se começa a construção de arquivos históricos políticos do Brasil, como colônia de Portugal baseado no Tratado de Tordesilhas.2 Desde o ano de 1555, na primeira divisão territorial baseada em capitanias hereditárias, até 1981, quando foi concebida a ultima, persistente até a presente data, o território brasileiro passou por diversas mudanças. Muitas causadas pela política, mas tantas outras baseadas nas descobertas geográficas do interior do Brasil. Incentivados por uma costa com extensão de 10.959 quilômetros3 e exercendo amplo domínio marítimo, os portugueses primeiramente se estabeleceram no litoral brasileiro produzindo a cultura da cana de açúcar.

come colonia del Portogallo basata sul Trattato di Tordesillas.2 Dall’anno di 1555, quello della prima divisione territoriale basata su capitanerie ereditarie, fino al 1981, anno in cui è stata concepita l’ultima, persistente fino ad oggi, il territorio brasiliano ha subito diversi cambiamenti. Alcuni causati dalla politica, ma tanti altri basati da scoperte geografiche vere e proprie. Incoraggiati da una costa con un’estensione di 10.959 quilometri3 ed esercitando un ampio dominio marittimo, i portoghesi si stabilirono per primi sulla costa brasiliana introducendo la coltura della canna di zucchero. Per quasi due secoli, preoccupato di difendersi degli interessi di altre incursioni straniere4, il Portogallo concentrò la sua attenzione sulla costa, rendendo

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CONTEXTO BRASIL


Durante quase dois séculos, preocupados com os interesses de outras incursões estrangeiras, interessadas na produção açucareira no território brasileiro4, Portugal concentrou suas atenções, militares e ocupacionais, na costa, fazendo do interior do território um lugar misterioso e desconhecido para os europeus, dominado pela natureza.

l’interno del territorio un luogo misterioso e sconosciuto per gli europei, dominato dalla natura e da popoli originari. Fu attraverso i fiumi, più precisamente il Rio Amazonas e il Rio da Prata, che le incursioni nell’interno del territorio brasiliano diventarono possibili. Attraverso il Rio da Prata, hanno incontrato biomi come il Pampas, molto simili

Mapa portulano elaborado para auxiliar a navegação no oceano Atlântico - Agnese - 1544). Acervo: Library of Congress (EUA).

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Mappa di Portulan elaborata di modo ad aiutare la navigazione sull’Oceano Atlantico - Agnese - 1544. Collezione: Library of Congress (USA)

Foi através dos rios, mais especificadamente o Amazonas e o da Prata, que permitiram as incursões ao interior do território brasileiro. Porém, enquanto o Rio da Prata conforme avançava encontrava biomas como o dos Pampas, muito semelhante ao território europeu. Já o Amazonas levava a uma floresta densa, úmida e tropical, uma natureza muito diferente da que os europeus estavam acostumados, enfrentando algo que fazia séculos que habitava apenas em seus imaginário, a Selva.

al territorio europeo. Il Rio Amazonas, invece, li ha portato a una foresta fitta, umida e tropicale, una natura molto diversa da quella europea: erano di fronte a qualcosa che per secoli aveva abitato solo nella loro immaginazione, la Selva. Tuttavia, questa Selva era già stata occupata da esseri umani per almeno 15.000 anni, con documenti archeologici nella regione, che rivelano un’occupazione preistorica in Sud America5. Indagini archeologiche hanno dimostrato l’insediamento


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Delta do Amazonas Delta del Amazonas

Delta do Rio da Prata Delta del Rio di Argento

Mapa hidrogeológico da América do Sul. Nele podemos ver a grande quantidade de rios que banham o continente sulamericano, sendo estes, os grandes responsáveis pelo transporte de pessoas e mercadorias. Com a chegada dos povos europeus, os mais explorados afim de desbravar o continente e escoar as riquezas encontradas, foram o Rio Amazonas, ao norte, e o Rio da Prata, ao sul. Fonte: Autoral

Carta idrogeologica dell’America del Sud. In essa è possibile vedere la grande quantità di fiumi che bagnano il continente sudamericano, essendo questi i grandi responsabili del trasporto di persone e merci. Con l’arrivo dei popoli europei, i più sfruttati per esplorare il continente e drenare le ricchezze trovate, furono il Rio Amazonas, a nord, e il Rio de la Plata, a sud. Fonte: Autoriale


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Porém essa Selva já era ocupada por humanos a pelo menos 15.000 anos, com registros arqueológicos na região, revelando uma ocupação pré histórica na América do Sul.5 Investigações arqueológicas com uma história de no mínimo 8.000 anos comprovaram assentamento humano no Rio Amazonas, o que levou ao desenvolvimento de várias culturas indígenas que dominaram a selva até a chegada de europeus brancos, que mudaram fundamentalmente os elementos paisagísticos, arquitetônicos, culturais e tecnológicos da região. Estudos mostram que os sambaquis6 no litoral paraense eram feito por litorâneos brasileiros que viveram entre 8.000 e 2.000 a.C7. Ainda no Pará, as cavernas Gavião e Pequiá descobertas em 1985 foram estudadas por arqueólogos do Museu Parauense Emílio Goeldi8. Ao contrário do imaginário de uma floresta intocada e inóspita, estes estudos recentes nos mostram que quando os portugueses chegaram ao Brasil, a Amazônia era densamente ocupada, com sociedades organizadas, e conhecimentos avançados sobre a floresta e seu manejo. Os Povos Originários que, ao ocuparem o espaço, aprenderam a interagir com o meio de forma equilibrada,alterando a natureza na qual estavam inseridos de forma não predatória e propiciando o aumento da biodiversidade local.9 Foi a partir deste encontro que o desenvolvimento da ocupação europeia sobre o território brasileiro, que podemos traçar um breve histórico que começa a delinear a tomada da terra pelo homem branco movido pelo extrativismo, que estruturou o desenvolvimento econômico do Novo Mundo. Isto nos leva a compreender melhor a população ribeirinha e suas origens.10

umano sul Rio Amazonas da almeno 8.000 anni, che ha portato allo sviluppo di diverse culture indigene che hanno dominato la Selva fino all’arrivo degli europei bianchi. Questi, quando sono arrivati, hanno radicalmente gli elementi paesaggistici, architettonici, culturali e tecnologici della regione. Gli studi dimostrano che i sambaquis6 sulla costa del Pará furono realizzati dalle popolazioni abitanti nelle coste brasiliane che vissero tra l’8.000 e il 2.000 a.c.7. Sempre in Pará, le grotte Gavião e Pequiá scoperte nel 1985 sono state studiate dagli archeologi del Museu del Pará Emílio Goeldi8. Contrariamente all’immaginario di una foresta incontaminata e inospitale, questi studi recenti ci mostrano che quando i portoghesi arrivarono in Brasile, l’Amazzonia era densamente occupata, con società organizzate e conoscenze avanzate sulla foresta e sulla sua gestione. I Popoli Originari hanno imparato ad interagire con l’ambiente in modo equilibrato, occupando lo spazio,cambiando la natura in cui sono stati inseriti in modo non predatorio e permettendo un aumento della biodiversità locale.9 È da questo momento in cui si sviluppa l’occupazione europea del territorio brasiliano, che è possibile tracciare una breve storia che inizia a delineare l’accaparramento di terre da parte dell’uomo bianco spinto dall’estrazione, che ha strutturato lo sviluppo economico del Nuovo Mondo. Questo ci porta a comprendere meglio la popolazione ribeirinha e le sue origini.10


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Guerrilhas – Johann Moritz Rugendas. Fonte: “Voyage Pittoresque au Brésil”. Guerrillas - Johann Moritz Rugendas. Font: “Voyage Pittoresque au Brésil”.

Conquista do Amazonas, Antonio Parreiras, Belém - 1907. Fonte: Museu Histórico do Estado do Pará Conquista dell’Amazzonia, Antonio Parreiras, Belém - 1907 Font: Museo Storico dello Stato di Pará


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AMAZÔNIA PÓS OCUPAÇÃO EUROPEIA Quando ainda era de domínio espanhol, em função ao Tratado de Tordesilhas (1494), Francisco de Orellana, entre 1539 e 1541, teria sido o primeiro explorador europeu a percorrer o curso do Rio Amazonas, da cordilheira dos Andes até ao Oceano Atlântico, estabelecendo contato com as tribos encontradas no percurso. Durante sua expedição, que durou dois anos e oito meses, Orellana afirmou que os espanhóis lutaram bravamente com uma tribo de mulheres, sendo atacados por zarabatanas e flechas às margens do Rio Maranõn. Tal fato fez ressurgir o mito grego de uma nação de mulheres guerreiras, as Amazonas, dando nome ao Rio Amazonas. Nome esse, que em 1850, no dia 5 de setembro, serviu de inspiração para a criação da Província do Amazonas, derivada do desmembramento da Província do Grão-Pará, que agora se chamaria apenas Pará. A ocupação da foz do Rio Amazonas, situada hoje nos Estados do Amapá e do Pará, coube aos portugueses, espanhóis, ingleses e holandeses11, que devido à exploração econômica, instalaram feitorias12 às margens dos maiores rios da região e na costa norte do Brasil. Um dos objetivos era extração da madeira e especiarias, como o cravo, o urucum, o guaraná, resinas e outros (as chamadas drogas do sertão), reforçando a vocação extrativista. Já nos séculos XVII e XVIII constituíram-se diversas missões com o objetivo de catequizar e pacificar as nações indígenas existentes em áreas de interesse comercial na Amazônia, principalmente nas bacias dos Rios Solimões e do Juruá. Entretanto, a Coroa Portuguesa do Rei José I de Portugal, por meio de seu então Primeiro-Ministro, Marquês de

AMAZZONIA POST OCCUPAZIONE EUROPEA Quando era ancora sotto il dominio spagnolo, a causa del Trattato di Tordesillas (1494), Francisco de Orellana, tra il 1539 e il 1541, sarebbe stato il primo esploratore europeo a percorrere il corso del Rio Amazonas, dalle Andes all’Oceano Atlantico, stabilendo contatti con le tribù incontrate lungo il percorso. Durante la sua spedizione, durata due anni e otto mesi, Orellana disse che gli spagnoli combatterono coraggiosamente contro una tribù di donne, attaccati da cerbottane e frecce sulle rive del fiume Maranõn. Questo fatto ha riportato il mito greco di una nazione di donne guerriere, l’Amazzoni, che ha dato il nome al Rio. Questo nome, nel 1850, il 5 settembre, servì come ispirazione per la creazione della provincia di Amazonas, derivata dallo smembramento della provincia di Grão-Pará, che d’ora in poi sarebbe soltanto chiamata Pará. L’occupazione della foce del Rio delle Amazzoni, situata oggi nelle Regioni di Amapá e Pará, toccò agli inglesi e agli olandesi11, i quali, a causa dello sfruttamento economico, installarono fattorie12 sulle rive dei più grandi fiumi della regione e sulla costa settentrionale del Brasile. Uno degli obiettivi era estrarre legno e spezie, come chiodi di garofano, annatto, guaranà, resine e altri (i cosiddetti Drogas do Sertão), rafforzando la vocazione estrattiva. Nel XVII e XVIII secolo furono inviate diverse missioni con l’obiettivo di evangelizzare e pacificare le nazioni indigene esistenti nelle aree di interesse


commerciale in Amazzonia, principalmente nei bacini dei fiumi Solimões e Juruá. Tuttavia, la corona portoghese del re José I del Portogallo, attraverso il suo allora primo ministro, marchese di Pombal, dichiarò illegale la Compagnia di Gesù, espellendola nel 1759, attraverso la motivazione di che l’attività missionaria spagnola avrebbe sedimentato una occupazione straniera, stabilendo punti strategici di esplorazione e commercio. Sempre nel XVIII secolo, gli insediamenti iniziarono a spostarsi verso la Selva, distanziandosi dalla costa. Città come Belém divennero così non solo un punto di difesa, ma anche un centro di penetrazione dell’interno e di conquista dell’Amazzonia. Con la fine del periodo coloniale nel XIX secolo, grazie all’Indipendenza del Brasile orchestrato dall’allora Principe del Portogallo e ora Imperatore del Brasile, Dom Pedro I, l’Amazzonia, i fiumi Tocantins, Tapajós, Madeira e Negro si aprirono per la navigazione delle navi mercantili di tutte le nazioni. Durante ‘800, la regione amazzonica era abitata principalmente sulle rive dei fiumi, poiché il trasporto fluviale era ancora l’unico mezzo di trasporto e spostamento praticabile. Vivendo dell’estrazione che permarrebbe la loro sussistenza,le comunità hanno iniziato a estrarre un materiale in crescita nel mercato europeo e nordamericano: la gomma. La seringueira (Hevea Brasiliensis), iniziò così a definire i percorsi per l’esplorazione del territorio, attirando non solo i locali, ma anche i sertanejos, popolo che

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Pombal, declarou ilegal a Companhia de Jesus, expulsando-a em 1759, na justificativa de que a atividade missionária espanhola sedimentava uma ocupação estrangeira, estabelecendo pontos estratégicos de exploração e comércio. Também no século XVIII, as cidades começaram a avançar para a mata, ganhando distância do litoral. Cidades como Belém, tornavam-se assim, não apenas ponto de defesa, mas também centro de penetração do interior e de conquista do Amazonas. Com o fim do período colonial no século XIX, sentenciado pela Independência do Brasil orquestrada pelo então Príncipe de Portugal e agora Imperador do Brasil, Dom Pedro I, ocorre a abertura dos rios Amazonas, Tocantins, Tapajós, Madeira e Negro para a navegação dos navios mercantes de todas as nações. Durante o século XIX, a região Amazônica era habitada majoritariamente nas margens dos rios, já que o transporte aquático ainda era o único meio viável para o transporte e locomoção. Vivendo do extrativismo destinado a subsistência da comunidade, estas começaram a explorar um material em ascensão no mercado europeu e norte-americano: a borracha. A seringueira (Hevea Brasiliensis), começou assim a definir as rotas de exploração do território, atraindo não apenas locais, mas também o sertanejo, povo que habitava o sertão nordestino brasileiro.13 Apesar de não possuir os elementos necessários para estabelecer a base de uma sociedade, sendo assim uma atividade predatória e efêmera14, a produção gomífera se deu em três ciclos15, ocasionando uma ocupação intensificada da região amazônica, formando assim, culturalmente, as chamadas Comunidades Ribeirinhas.


Therezinha Fraxe afirma que não é possível definir com exatidão o surgimento de uma população de caboclos ribeirinhos, não se pode determinar um momento histórico, um século ou uma geração de colonizadores. A Amazônia tem sido conquistada lentamente por mais de quatro séculos e ainda continua.16

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Ilustração de Percy Lau retratando um seringueiro extraindo o látex na floresta amazônica. Fonte: Biblioteca de imagens IBGE Illustrazione di Percy Lau raffigurante un seringueiro nell’atto di estrarre il lattice nella foresta amazzonica. Fonte: Biblioteca di immagini IBGE (Istituto Brasiliano di Geografia e Statistica)

abitava la campagna del nordest brasiliano.13 La produzione di gomma è stata svolta in tre cicli15, pur non avendo gli elementi necessari per stabilire le basi di una società, essendo un’attività predatoria ed effimera14, determinando un’intensificazione dell’occupazione della regione amazzonica, formando così, culturalmente, le cosiddette Comunità Ribeirinhas. Therezinha Fraxe afferma che non è possibile definire esattamente l’origine della popolazione Ribeirinha, non è possibile determinare un momento storico, un secolo o una generazione di colonizzatori. L’Amazzonia è stata conquistata lentamente per più di quattro secoli e continua ad esserlo ancora.16


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A seca me cutucou: ou corre ou morre. Joaquim Moreira Sousa Eu vim veranear na seringa. Quando chover, volto que nem ovelhas a procura de pasto. José Lino do Araújo Trouxe minha família, mulher e meus treze filhos. Não havia mais como sustentá- los. É a primeira vez necessidade de deixar minha terra. Mas não tenho medo do sofrimento. Joaquim Laurentino Vou para a seringa, mas o meu destino é criar gado. A seca matou as minhas reses. Fiquei na miséria. Antonio Ribeiro da Mota Sou perdido pela plantação. Vim à procura de um lugar que chova todo o ano para poder criar e plantar. João Garcia de Medeiros

Testimonianze tratte dal libro “L’Amazzonia – Un poco prima e subito dopo”, di Samuel I. Benchimol, illustrano i sogni e i pensieri degli immigrati dal nord est brasiliano che hanno lasciato le loro terre alla ricerca di una nuova realtà:

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La siccità mi ha spinto: o corri o muori. Joaquim Moreira Sousa Sono venuto a passare l’estate nelle seringueiras. Quando pioverà, torno come pecore in cerca di pascolo. José Lino do Araújo Ho portato la mia famiglia, moglie e tredici figli. Non c’era più modo di sostenerli. È la prima volta che devo lasciare la mia terra. Ma non ho paura della sofferenza. Joaquim Laurentino Vado alle seringueiras, ma il mio destino è allevare bestiame. La siccità ha ucciso le mie. Sono diventato miserabile. Antonio Ribeiro da Mota Sono pazzo per le piantagione. Sono venuto alla ricerca di un luogo dove piova tutto l’anno per poter creare e piantare. João Garcia de Medeiros

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Depoimentos retirados do livro “A Amazônia – Um pouco antes e além-depois”, de Samuel I. Benchimol, ilustram os sonhos e pensamentos dos imigrantes nordestinos que deixaram suas terras em busca de uma nova realidade:


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PAÍS FLORESTAL O Brasil é um país florestal17 com cerca de 493,5 milhões de hectares (58% do seu território) cobertos por florestas naturais e plantadas - o que representa a segunda maior área florestal do mundo, atrás apenas da Rússia. Desses 493,5 milhões de hectares, 485,8 milhões de hectares são florestas nativas e 7,7 milhões de hectares de floresta plantada.18 Segundo o governo brasileiro, a floresta é popularmente uma vegetação com predomínio de indivíduos lenhosos, em que as copas das árvores se tocam formando um dossel, é chamada de “floresta”. Os sinônimos populares para florestas são: mata, mato, bosque, capoeira, selva. Para fazer frente às florestas no ambiente acadêmico, científico e governamental, é necessária uma definição mais técnica e objetiva, que permita estimar a área florestal do país e também atenda às regulamentações e normas nacionais e internacionais, o que não pode deixar dúvidas de interpretação. Existem várias definições, criadas para atingir objetivos específicos. Seguem as definições da FAO (Organização das Nações Unidas para Agricultura e Alimentação) que leva em consideração os aspectos de uso e ocupação do solo; e da UNFCC (Convenção-Quadro das Nações Unidas sobre Mudança do Clima) que trata das florestas sob o aspecto das mudanças climáticas. Por serem específicas para os fins para os quais foram criadas, essas definições não podem cobrir a complexidade das florestas no Brasil. Nem todos os tipos de floresta de ecossistemas específicos, como Cerrado e Caatinga, não atendem necessariamente aos requisitos das definições

PAESE FORESTALE Il Brasile è un paese forestale17 con circa 493,5 milioni di ettari (58% del suo territorio) coperti da foreste naturali e piantate che rappresenta la seconda più grande area di foreste al mondo, dietro la sola Russia. Di questi 493,5 milioni di ettari, 485,8 milioni di ettari sono foreste native e 7,7 milioni di ettari di foreste piantate.18 Secondo il governo brasiliano, popolarmente viene chiamata “foresta” una vegetazione con una predominanza di individui legnosi, in cui le cime degli alberi si toccano formando un baldacchino. Sinonimi popolari per foreste sono: mata, mato, bosco, capoeira, selva. Nell’ambiente accademico, scientifico e governativo, è necessaria una definizione più tecnica e obiettiva di foresta, che consenta di stimare l’area forestale del paese e soddisfi anche le normative e gli standard nazionali e internazionali, che non possono lasciare dubbi di interpretazione. Esistono diverse definizioni, a secondo de diversi obiettivi specifici. Di seguito sono riportate le definizioni della FAO (Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura) che tiene conto degli aspetti dell’uso e dell’occupazione del suolo e della UNFCC. Poiché sono specifici degli scopi per i quali sono stati creati, queste definizioni non sono in grado di coprire la complessità delle foreste in Brasile. Non tutti i tipi di foreste di ecosistemi particolari, come Cerrado e Caatinga, soddisfano


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Floresta - área medindo mais de 0,5 ha com árvores com mais de 5 m de altura e cobertura de copa maior que 10%, ou árvores capazes de atingir esses parâmetros in situ. Isso não inclui terras principalmente para uso agrícola ou urbano.

“Foresta - area che misura più di 0,5 ha con alberi di altezza superiore a 5 m e copertura del baldacchino maggiore del 10%, o alberi in grado di raggiungere questi parametri in situ. Ciò non include i terreni prevalentemente ad uso agricolo o urbano”.

FAO - Organização das Nações Unidas para Agricultura e Alimentação

FAO - Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura

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A floresta é uma área de pelo menos 0,05-1,0 ha com cobertura de dossel (ou densidade equivalente) maior que 10-30%, com árvores que podem atingir uma altura mínima de 2-5 metros na maturidade. A floresta pode consistir em formações florestais fechadas (densas), onde árvores de várias camadas e suprimidas cobrem uma alta porcentagem do solo, e florestas abertas. Jovens assentamentos naturais e todas as plantações que ainda atingirão uma densidade de 1030% e um alturas entre 2 e 5 metros são incluídas como floresta, bem como áreas que normalmente fazem parte da área florestal e que são temporariamente desmatadas em decorrência de intervenções antrópicas, como colheita ou causas naturais, mas que se espera sejam inversão da floresta. UNFCCC - Convenção-Quadro das Nações Unidas sobre Mudança do Clima, Acordo de Marrakesh e Declaração de Marrakesh

“La foresta è un’area di almeno 0,05-1,0 ha con copertura del baldacchino (o densità equivalente) superiore al 1030%, con alberi che potrebbero raggiungere un’altezza minima di 2-5 metri alla maturità. Una foresta può consistere sia di formazioni forestali chiuse (dense), dove alberi di vari strati e soppressi coprono un’alta percentuale del suolo, sia foreste aperte. Giovani insediamenti naturali e tutte le piantagioni che raggiungeranno comunque una densità di 10-30 % e un’altezza compresa tra 2 e 5 metri sono incluse come foresta, così come le aree che normalmente fanno parte dell’area forestale e che sono temporaneamente disboscate a seguito di interventi umani, come la raccolta o cause naturali, ma di cui è prevista l’inversione della foresta.” UNFCCC - Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici Accordo di Marrakech e Dichiarazione di Marrakech


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acima para serem considerados florestas. Apesar disso, na prática são utilizados como florestas - aproveitamento de recursos madeireiros, extrativismo de frutas, sementes e medicamentos. Para contemplar a complexidade dos recursos florestais no Brasil, uma definição que também considere o uso, poderia abranger outras áreas além das florestas. O Serviço Florestal Brasileiro, no desenvolvimento de seu trabalho e na elaboração de relatórios nacionais e internacionais sobre os recursos florestais do país, tem considerado como madeira os tipos de vegetação lenhosa que mais se aproximam da definição de florestas das Nações Unidas para agricultura e alimentação. Correspondem às seguintes categorias de vegetação do Sistema de Classificação do Instituto Brasileiro de Geografia e Estatística (IBGE): • Floresta Ombrófila Densa; • Floresta Ombrófila Aberta; • Floresta Ombrófila Mista; • Floresta estacional semidecidual; • Floresta estacional decidual; • Campinarana (arborizada e arborizada); • Savana (arborizada e arborizada) - Cerradão e Campo-Cerrado; • Savana Estépica (arborizada) - Caatinga arbórea; • Estepe (arborizada); • Vegetação com influência marinha, fluviomarinha, fluvial e ou lacustre (arbórea) - Restinga, Manguezal e Palmeiral; • Vegetação remanescente em contatos onde pelo menos uma formação é arborizada; • Vegetação secundária em áreas florestais; • Reflorestamento. Assim podemos definir também os domínios

necessariamente i requisiti delle definizioni precedenti per essere considerati foreste. Nonostante ciò, in pratica sono usati come foreste - uso di risorse di legno, estrattivismo di frutta, semi e medicinali. Al fine di contemplare la complessità delle risorse forestali in Brasile, una definizione che considera anche l’uso potrebbe coprire una aree diverse dalle foreste. Il servizio forestale brasiliano, nello sviluppo del suo lavoro e nella preparazione di relazioni nazionali e internazionali sulle risorse forestali del paese, ha considerato come legno i tipi di vegetazione legnosa che più si avvicinano alla definizione di foreste delle Nazioni Unite per l’agricoltura e Food (FAO). Questi corrispondono alle seguenti categorie di vegetazione del Sistema di classificazione dell’Istituto Brasiliano di Geografia e Statistica (IBGE): •Foresta di Ombrophilous fitta; •Foresta Ombrophilous aperta; •Foresta Ombrofila Mista; •Foresta semidecidua stagionale; •Foresta decidua stagionale; •Campinarana (boscosa); •Savana (boscosa) - Cerradão e Campo-Cerrado; •Savanna Steppe (boscosa) Arboreal Caatinga; •Steppa (boscosa); •Vegetazione con influenza marina, fluviomarinha, fluviale e o lacustre (arborea) - Restinga, Manguezal e Palmeiral; •Vegetazione che rimane nei contatti in cui almeno una formazione è boscosa; •Vegetazione secondaria nelle aree forestali; •Rimboschimento. È possibile definire anche i domini


morfo-climatici del territorio brasiliano, potendo suddividerli in sei tipologie, escludendo la zona di transizione tra di loro, le rispettive occupazioni in totale, oltre alla concentrazione di foresta (per definizione precedentemente stabilita), in ciascuno di questi biomi. L’aggiornamento del Catasto Nazionale di Foreste Pubbliche (CNFP), è stato concluso nell’aprile 2020. La superficie totale delle foreste demaniali censite nel 2019 corrisponde a circa 310,5 milioni di ettari, un valore superiore all’intero territorio italiano. Questo valore equivale al 36% del territorio brasiliano e rappresenta una riduzione dello 0,7% rispetto al 2016. La quota di Foreste Pubbliche per tipologia di utilizzo forestale, inclusa nel CNFP nel 2019, è suddivisa tra le categorie: Terre Indigene (37,7%), Unità Federali di Conservazione (20,2%), Unità di Conservazione Unità di conservazione statali (14,0%), Unità di conservazione municipali (0,4%), Insediamenti (5,3%), Terreni non designati (20,8%) oltre alle aree militari (1,0%) e altri ( 0,7%).

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morfoclimáticos do território brasileiro, podendo dividi-los em seis tipos, excluindo a área de transição entre eles, suas respectivas ocupações no total, além da concentração de floresta (por definição previamente estabelecida), em cada um desses biomas. Além disso, segundo atualização do Cadastro Nacional de Florestas Públicas (CNFP) foi concluída em abril de 2020. A área total de florestas públicas cadastradas em 2019 corresponde a aproximadamente 310,5 milhões de hectares, valor esse maior que todo o território italiano. Este valor equivale a 36% do território brasileiro e representa uma redução de 0,7% em relação a 2016. A parcela de Florestas Públicas por tipo de uso da floresta, inseridas no CNFP no ano de 2019, encontra-se dividida entre as categorias: Terras Indígenas (37,7%), Unidades de Conservação Federais (20,2%), Unidades de Conservação Estaduais (14,0%), Unidades de Conservação Municipais (0,4%), Assentamentos (5,3%), Glebas não destinadas (20,8%) além de áreas militares (1,0%) e outros (0,7%).


DISTRIBUIÇÃO DOS BIOMAS EM TERRITÓRIO BRASILEIRO: Fonte dados: SNIF - Mappa autoral

DISTRIBUZIONE DEI BIOMI SUL TERRITORIO BRASILIANO: Font dati: SNIF - Mappa autoriale

Amazônia Caatinga Cerrado Mata Atlantica Pampa Pantanal

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0

Amazônia: A maior floresta pluvial do planeta. Caatinga: Floresta semi árida Cerrado: Savana e bosques Mata Atlântica: Floresta pluvial Pampa: Vegetação campestre Pantanal: A maior savana estépica alagada do planeta.

250

500

1000 km

Amazzonia: la più grande foresta pluviale del pianeta. Caatinga: foresta semi-arida Cerrado: Savana e foreste Foresta Atlantica: foresta pluviale Pampa: vegetazione di praterie Pantanal: la più grande savana di steppa allagata del pianeta.


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DISTRIBUIÇÃO DAS FLORESTAS NACIONAIS POR BIOMA: Fonte dados: SNIF - Infográfico autoral

DISTRIBUZIONE DELLE FORESTE NAZIONALI PER BIOMA: Font dati: SNIF - Infografica autoriale

0,9 %

5,8 %

92 %

0,6 %

0,3 %

3,8 %


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Colocando em confronto os dois mapas a seguir, podemos entender que a distribuição das florestas no território brasileiro tem total relação com as terras indígenas demarcadas, nos demonstrando assim que a conservação destas florestas fazem parte da sua cultura e vida. Sendo especialistas deste modo de habitar em simbiose com a natureza, mais especificadamente as florestas,podemos tirar várias lições não apenas da arquitetura desse povo originário brasileiro, mas também das suas perspectivas e imaginários.

Mapa Florestal Brasileiro - 2016. Fonte: SNIF - Sistema Nacional de Informações Florestais Mappa Forestale Brasiliano - 2016. Font: SNIF - Sistema Nazionale di Informazione Forestale

Confrontando le due mappe sottostanti, se capisce che la distribuzione delle foreste nel territorio brasiliano corrisponde alle terre indigene delimitate, dimostrando così che la conservazione di queste foreste fa parte della loro cultura e vita, essendo specialisti di questo modo di vivere in simbiosi con la natura, in particolare con la Selva. È possibile trarre diverse lezioni non solo dall’architettura di questi popoli brasiliani nativi, ma anche dalle loro prospettive


e immaginazioni, sebbene solo il 55% della popolazione indigena viva nell’Amazzonia legale brasiliana, la maggior parte dei territori indigeni sono concentrati in questa regione, i principali sono: Yanomami (9,8 milioni di ettari) Valle del Rio Javarí (8,6 milioni di ettari) Alto do Rio Negro (8 milioni di ettari) Menkragnoti (4,9 milioni di ettari) Trombetas/Mapuera (4 milioni di ettari) Yapó (3,3 milioni di ettari)

Mapa dos territórios indígenas brasileiro - 2017. Fonte: SNIF - Sistema Nacional de Informações Florestais Mappa dei territori indigena brasiliano- 2016. Font: SNIF - Sistema Nazionale di Informazione Forestale

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Apesar de apenas 55% da população indígena viver na Amazônia Legal Brasileira, grande parte dos territórios indígenas se concentra nesta região, sendo as principais: Yanomami (9,8 milhões de hectares) Vale do Rio Javarí (8,6 milhões de hectares) Alto do Rio Negro (8 milhões de hectares) Menkragnoti (4,9 milhões de hectares) Trombetas/Mapuera (4 milhões de hectares) Yapó (3,3 milhões de hectares)


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O solo amazônico em si é pobre de nutrientes em suas camadas mais profundas. O da superfície, ao contrário, também chamado de “Terra Preta de Índio” apresenta nutrientes ricos devido ao manejamento do território através da diversidade de plantas e árvores que transformaram a região ao longo dos últimos milênios.19 Em 2020 arqueólogos do Instituto Mamirauá descobriram que existem diversas ilhas em áreas de várzea no território amazônico construídas artificialmente em períodos que antecedem a chegada de europeus na região em ‘500. Segundo os arqueólogos, mais de vinte ilhas foram identificadas, medindo entre um e três hectares de extensão, e até sete metros de altura, num formato piramidal. Na parte de cima, que fica na superfície inclusive na época de cheia, o material cerâmico utilizado no solo ajuda a estabilidade do terreno e as bordas têm forma de talude (rampa), que facilita acesso à água e à atividade de pesca. A hipótese dos arqueólogos é que essas ilhas foram erguidas e utilizadas pelos Omáguas, povo originário antigo - ascendente dos atuais Mbebas, etnia amazônida no Brasil e no Peru. Construções similares a estas foram encontradas na Ilha do Marajó, no Pará, local aonde posteriormente neste capítulo sera citada a cidade de Afuá.20 Estas descobertas nos remonta como a interferência humana sempre foi presente no ecossistema do território amazônico e foi através deste que a Selva Amazônica se desenvolveu, demonstrando o animal homem como elemento fundamental.

Il suolo amazzonico in se è povero di sostanze nutritive nei suoi strati più profondi. La superficie invece, la cosidetta Terra Preta de Índio, presenta ricche sostanze nutritive dovute alla gestione del territorio attraverso la diversità di piante e alberi che hanno trasformato la regione negli ultimi millenni.19 Nel 2020, gli archeologi dell’Istituto Mamirauá hanno scoperto che ci sono diverse isole in zone di pianura nel territorio amazzonico costruite artificialmente in periodi che precedono l’arrivo degli europei nella regione nel ‘500. Secondo gli archeologi, sono state identificate più di venti isole, che misurano da uno a tre ettari di lunghezza e fino a sette metri di altezza, a forma piramidale. Nella parte superiore, che è in superficie anche durante la stagione delle piene dei fiumi, il materiale ceramico utilizzato nel terreno aiuta la stabilità del terreno e gli spigoli hanno la forma di un pendio (rampa), che facilita l’accesso all’acqua e l’attività di pesca. L’ipotesi degli archeologi è che queste isole siano state costruite e utilizzate dagli Omáguas, un antico popolo originario - ascendente degli attuali Mbeba, un gruppo etnico amazzonico che si trovano in Brasile e in Perù. Edifici simili a questi sono stati trovati anche sull’isola di Marajó, a Pará, dove più avanti in questo capitolo verrà menzionata la città di Afuá.20 Queste scoperte risalgono a come l’interferenza umana è sempre stata presente nell’ecosistema del territorio amazzonico ed è stato attraverso questo che si è sviluppata la Selva Amazzonica, dimostrando l’animale umano come elemento fondamentale.


203 Ilha Florestal na região de Llanos de Moxos, onde cientistas revelaram indícios de ocupação humana há mais de 10 mil anos. Fonte: José Capriles, Penn State Isole di foreste nella regione di Llanos de Moxos, dove gli scienziati hanno rivelato prove dell’occupazione umana oltre 10.000 anni fa. Fonte: José Capriles, Penn State

Ilhas construídas por povos originários na Amazônia - Foto de Márcio Amaral/ Instituto Mamirauá Isole costruite da popoli originari nella Amazzonia- Foto di Márcio Amaral/ Instituto Mamirauá


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AMAZÔNIA URBANA Comparada com outras partes do Brasil, a rede urbana da Amazônia possui um processo de formação único. Muitas cidades da região originaram-se ao longo de rios, encorporando sua mobilidade natural. Historicamente, os rios sempre foram o principal meio de transporte entre o local e o centro da cidade, mas também restringiram a formação e o desenvolvimento de centros urbanos, criando barreiras que foram respeitadas até a primeira metade do século XX.21 Durante a segunda metade do ‘900, o Estado Brasileiro promoveu a “ocupação” da Amazônia implantando assentamentos rurais relacionados a reforma agrária, grandes rodovias, mineração em grande escala e projetos de produção de energia de design misto.22 Esta ocupação esta localizados no âmbito rural, mas concebidos com um ritmo de mobilização de mão de obra e escala de investimentos de tal magnitude que resultaram em uma intensa migração e posterior urbanização da região. A partir de então, a urbanização ocorrida na região e a forma de produzir cidade passaram a sofrer influência de um padrão tipicamente urbano industrial. O direcionamento da massa de trabalhadores migrantes para as cidades após a extinção das frentes de obra acarretou explosões populacionais em série nas cidades da Amazônia próximas aos grandes projetos federais. Elas foram instrumentais para os empreendimentos, representando um padrão híbrido entre recursos naturais e de periferia ao sistema capitalista, onde a natureza é tomada como algo a ser explorado, mas cresceram sem o devido planejamento,

AMAZZONIA URBANA Rispetto ad altre parti del Brasile, la rete urbana dell’Amazzonia ha un processo di formazione unico. Molte città della regione hanno avuto origine lungo i fiumi. Storicamente i fiumi sono sempre stati il ​​principale mezzo di trasporto, ma hanno anche limitato la formazione e lo sviluppo dei centri urbani, creando barriere rispettate fino alla prima metà del XX secolo.21 Durante la seconda metà del ‘900, lo Stato brasiliano ha promosso “l’occupazione” dell’Amazzonia attuando insediamenti rurali legati alla riforma agraria, grandi autostrade, miniere su larga scala e progetti di produzione di energia mista.22 Questa occupazione si trova nella zona rurale, ma progettata con un ritmo di mobilitazione del lavoro e una scala di investimenti di tale portata che ha provocato un’intensa migrazione e la successiva urbanizzazione della regione. Da allora, l’urbanizzazione che ha avuto luogo nella regione ha cominciato ad essere influenzata da un tipico modello urbano industriale. L’indirizzamento della massa dei lavoratori migranti nelle città ha portato a esplosioni demografiche nelle città della Amazzonia vicino ai grandi progetti federali. Sono stati determinanti per imprese, rappresentando un modello ibrido tra risorse naturali e periferia del sistema capitalista, dove la natura è presa come qualcosa da esplorare, ma sono cresciuti senza la dovuta pianificazione, sopprimendo vegetazione e fiumi, senza considerare i vincoli dell’ambiente biofisico. Le città emerse dopo gli anni ‘60


si sono sviluppate all’interno del paradigma industriale urbano e dell’accessibilità stradale. Tuttavia, questo nuovo modello di urbanizzazione si è rivelato predatorio ed elitario. Quando cresceva senza considerare l’ambiente biofisico, la città escludeva anche la popolazione che dipendeva dalle risorse naturali per sopravvivere, ipotizzando che l’attività industriale (estrazione mineraria) sarebbe stata in grado di assorbire tutti i lavoratori che esistevano e che arrivavano in città in cerca di opportunità. La vegetazione ed i fiumi furono soppressi, le colline appiattite per facilitare l’attuazione del appezzamento di terreno più redditizio possibile, griglia di lotti minimi, dimensionati solo per uso abitativo. Tuttavia, la rete urbana progettata, anche se basata su una rigorosa razionalità economica, oltre che verde e sicurezza, divenne anche merce di accesso in base dal reddito. Le aree ambientalmente sensibili o non regolamentate erano abitate dalla popolazione più povera, costituite come spazi precari e, di regola, periferici.23 Una simile situazione è il risultato della concezione che associa lo sviluppo al dominio della natura da parte dell’uomo.24 Tuttavia, predominano interpretazioni sbagliate sulla natura e che è qualcosa che può essere dominato. Questo paradigma fa parte del modello dominante indirizzato all’accumulo di ricchezza, riconoscimento e potere, e al controllo delle terre e delle risorse naturali a beneficio di pochi.25 “La periferia della periferia del Brasile”.26 Così Tatiana Schor, segretaria esecutiva per Scienza,

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suprimindo vegetação e rios, sem considerar os condicionantes do meio biofísico. As cidades que surgiram após a década de 1960 já se desenvolveram dentro do paradigma urbano industrial e da acessibilidade rodoviária. Entretanto, esse novo padrão de urbanização revelou-se predatório e elitista. Ao crescer sem considerar o meio biofísico a cidade também excluiu a população que dependia dos recursos naturais para sobreviver, assumindo que a atividade industrial (extração mineral) seria capaz de absorver todos os trabalhadores que existiam e que chegaram na cidade em busca de oportunidades. A vegetação e os rios foram suprimidos, os morros aplainados para a facilitar a implantação do parcelamento mais rentável possível, quadrícula de lotes mínimos, dimensionados apenas para o uso habitacional. Todavia, a malha urbana planejada, mesmo que fosse a partir da estrita racionalidade econômica, assim como o verde e a segurança também, se transformaram em bens de acesso mediado pela renda. As áreas ambientalmente sensíveis ou não regularizadas foram as habitadas pela população mais pobre, constituídas como espaços precários e, via de regra, periféricos.23 Tal situação é fruto da concepção que associa o desenvolvimento à dominação da natureza pelo homem.24 No entanto, predominam as interpretações equivocadas sobre a natureza, e de que se trate de algo que pode ser dominado. Esse paradigma faz parte do percurso da humanidade atualmente dedicada à acumulação de riquezas, reconhecimento e poder também do controle de terras e de recursos naturais para, em suas diversas escalas, benefício de poucos.25 “A periferia da periferia do Brasil”.26 Assim define


Tatiana Schor, secretária executiva de Ciência, Tecnologia e Inovação do estado do Amazonas em 2020, a realidade da cidade de Manaus, maior conglomerado humano da Amazônia, com aproximadamente 2 milhões de habitantes. Alto índice de pobreza, falta de planejamento, expansão de áreas insalubres para moradia, mobilidade urbana ineficiente e um sistema público de saúde sucateado formam um contexto urbano marcado por condições precárias e

Maloca Yanomami na Amazônia Brasileira. Fonte: Survival Brasil

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Maloca Yanomami nella Amazzonia Brasiliana. Font: Survival Brasil

A vida nas palafitas, na Selva e no rio. Foto: Júlia Moretzsohn. La vita nelle palafitte, nella Selva e sul fiume. Foto: Júlia Moretzsohn.

tecnologia e innovazione dello stato di Amazonas nel 2020, definisce la realtà della città di Manaus, il più grande conglomerato umano in Amazzonia, con circa 2 milioni di abitanti. Alti tassi di povertà, mancanza di pianificazione, espansione di aree antigeniche per l’edilizia abitativa, mobilità urbana inefficiente e un sistema sanitario pubblico debole formano un contesto urbano caratterizzato


da condizioni precarie e mancanza di politiche pubbliche significative.27 Questa tesi prende come riferimenti le tipologie architettoniche che hanno promosso nel corso della storia della Selva Amazzonica, un equilibrio tra l’abitare e la natura. Queste sono l’architettura dei popoli originari e del tipo palafitta amazzonica.

Palafitas da Glória, na Zona Oeste de Manaus. Foto: Marandueira/CC BY-NC-SA 2.0.. Fonte: mamiraua.org.br Palafitte da Glória, nella Zona Ovest di Manaus. Foto: Marandueira/CC BY-NC-SA 2.0.. Font: mamiraua.org.br

Exemplo de Comunidade Ribeirinha - Foto: Adriano Gambarini. Fonte: mamiraua.org.br Esempio di Comunità Ribeirinha - Foto: Adriano Gambarini. Font: mamiraua.org.br

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carência de políticas públicas significativas.27 Esta pesquisa pega como referencias os tipos arquitetônicos que promoveram através da história da Selva Amazônica, uma relação de equilíbrio entre o habitar e a natureza. São estes a Arquitetura dos povos originários e o tipo palafita amazônico.


ARQUITETURA POVOS ORIGINÁRIOS Embora sejam diferentes em muitos aspectos, principalmente em termos de espaço, a análise das casas da população nativa brasileira ainda é uma referência histórica da adaptação humana ao meio ambiente amazônico. A arquitetura integra-se totalmente com as relações socioculturais de cada etnia, aonde a ocupação espacial abrange: crenças religiosas; estrutura familiar, do clã e relações sociais individuais; e conhecimento da relação do homem com a Selva, oferendo soluções espaciais muito além das necessidades ligadas ao abrigo.28

‘‘

Essa é nossa casa sagrada e a casa da nossa criação. Fonte de nossa vida, ela representa o mundo, uma cobra grande. A cumeeira é a espinha dorsal desta cobra, as colunas representam os bastões de autoridade, e as pedras, uma vida duradora. Aqui, sentados nos bancos sagrados, narramos nossos mitos e invocamos as forças sobrenaturais para viver como povo distinto. Cacique Tuno

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Fonte: Documentário Homens, máquinas e deuses, de Eduardo Duwe

Nas chamadas malocas, explica a arqueóloga Maria Pardi, as comunidades trabalham, dormem, meditam, comem, analisam o universo, ensinam tradições, morrem e são enterradas. Desta forma, embora não haja nenhuma divisão interna física (como paredes ou quartos), a divisão espacial reflete essas funções, de modo que uma série de divisões simbólicas podem ser reconhecidas, lançando assim as bases para o uso do espaço.29

ARCHITETTURA POPOLI ORIGINARI Nonostante siano diverse in molti aspetti, principalmente in termini di spazio, l’analisi delle abitazioni delle popoli originari brasiliani è ancora un riferimento storico dell’adattamento umano, non solo all’ambiente amazzonico, ma anche della Selva in generale. L’architettura è pienamente integrata con le relazioni socioculturali di ogni gruppo etnico, dove l’occupazione spaziale comprende: credenze religiose; famiglia, struttura del clan e relazioni sociali individuali; e conoscenza del rapporto tra l’uomo e la Selva, offrendo soluzioni spaziali ben oltre le esigenze legate al rifugio.28 Nelle cosiddette Malocas, spiega “Questa è la nostra casa sacra e la casa della nostra creazione. Fonte della nostra vita, questa rappresenta il mondo, un grande serpente. La trave di colmo è la spina dorsale di questo serpente, le colonne rappresentano i bastoni dell’autorità, e le pietre, una vita longeva. Qui, seduti su panchine sacre, raccontiamo i nostri miti e invochiamo forze soprannaturali per vivere come un popolo distinto.” Capo Tuno Font: Documentario Homens, máquinas e deuses, di Eduardo Duwe l’archeologa Maria Pardi, le comunità lavorano, dormono, meditano, mangiano, analizzano l’universo, insegnano tradizioni, muoiono e vengono sepolte. In questo modo, sebbene non ci sia divisione fisica interna (come muri o stanze), la divisione spaziale riflette queste funzioni, in modo da riconoscere una serie di


A maloca tanto é o universo, como também é um corpo, ao mesmo tempo o corpo canoa do ancestral Anaconda e os corpos de seus filhos nele contidos. Esses filhos são os habitantes da casa, réplicas do ancestral original, receptáculos de futuras

divisioni simboliche, ponendo così le basi per l’uso dello spazio.29 In termini simbolici nell’etnia Tuno, ad esempio, la Maloca è l’universo30, essendo vero il reciproco. La copertura di paglia è il cielo, i pilastri di sostegno sono le montagne, i muri sono le catene di montagne che sembrano circondare il paesaggio visibile ai confini del mondo, e sotto terra scorre il “Rio dei Morti”. La Maloca ha due porte: una ad est che è quella degli uomini, ovvero la porta d’acqua; un’altra delle donne a ovest, con una lunga trave di colmo che corre lungo il tetto della casa tra le due porte, che è il percorso del Sole. In questa regione equatoriale, i fiumi sotterranei scorrono da ovest a est, o dalla porta delle donne al cancello degli uomini, completando un circuito d’acqua chiuso, il fiume dei morti scorre da est a ovest.31 La Maloca è sia l’universo che un corpo, allo stesso tempo il

Maloca Tuno, pintada com motivos coloridos. Era habitada por três irmãos com suas famílias. Foto: Kock-Grünberg, 1904. Fonte: wikiwand.com Maloca Tuno, dipinta con motivi colorati. Era abitata da tre fratelli con le loro famiglie. Foto: Kock-Grünberg, 1904. Fonte: wikiwand.com

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Em termos simbólicos na etnia Tuno,por exemplo, a maloca é o universo30, sendo a recíproca verdadeira. A cobertura de palha é o céu, os esteios de suporte são as montanhas, as paredes são as cadeias de serras que parecem cercar a paisagem visível na beira do mundo, e sob o chão corre o Rio dos Mortos. A maloca possui duas portas: uma no leste que é a dos homens, ou a porta da água; outra das mulheres a oeste, com uma longa cumeeira que corre ao longo do teto da casa entre as duas portas, que é o caminho do Sol. Nessa região equatorial, os rios subterrâneos correm do oeste para o leste, ou da porta das mulheres para a porta dos homens, completando um circuito fechado da água, o Rio dos Mortos corre do leste para o oeste.31


Estrutura Maloca Tuno. Ilustração: S. Hugh-Jones e Carmichael, 1985. Fonte: wikiwand.com

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Struttura Maloca Tuno. IIlustrazione: S. Hugh-Jones e Carmichael, 1985. Fonte: wikiwand.com

gerações e, eles mesmos, futuros ancestrais.32 O centro é uma área sagrada, circundada por dois círculos concêntricos de uso comunitário, como área principal e secundária de cerimônias religiosas, sendo o restante espaços familiares. O acesso e uso desses locais também são subdivididos e programados. A área sagrada é restrita aos homens, assim como a parte dianteira, voltada para o oriente, a oeste; a parte de trás é de uso feminino, existem também espaços flexíveis. A Maloca está dividida por profissão, responsabilidade político-social e aliança. A separação final do espaço fortalece a função da Maloca como calendário solar. Por exemplo, o solstício de inverno em dezembro é considerado uma época feminina (quando os raios do sol iluminam o lado feminino, é um período de cultivo). A observação do movimento do sol visto em seu percurso invertido, no interior da Maloca, associado aos ritmos sazonais da selva, o regime de chuvas, o nível do rio, fornece informações para a organização adequada das atividades do grupo. A Maloca funciona como uma máquina do tempo, teórica e prática do calendário. Ela é usada ainda

corpo di canoa dell’antenato Anaconda e i corpi dei suoi figli in esso contenuti. Questi bambini sono gli abitanti della casa, le repliche dell’antenato originale, i ricettacoli delle generazioni future e loro stessi futuri antenati.32 Il centro è un’area sacra, circondata da due cerchi concentrici ad uso comunitario, come area principale e secondaria per cerimonie religiose, il resto sono spazi familiari. Anche l’accesso e l’utilizzo di questi siti sono suddivisi e programmati. L’area sacra è riservata agli uomini, così come il fronte, rivolto ad est; lo schienale ad ovest, è per uso femminile. Ci sono anche spazi flessibili. Maloca è divisa per professione, responsabilità politica e sociale e alleanza. La separazione finale dello spazio rafforza la funzione della Maloca come calendario solare. Ad esempio, il solstizio d’inverno di dicembre è considerato un momento femminile (quando i raggi del sole illuminano il lato femminile, è un periodo di coltivazione). L’osservazione del movimento del sole visto nel suo percorso invertito, all’interno del Maloca, associato ai ritmi stagionali della selva, al regime delle piogge, al livello del fiume, fornisce indicazioni per la corretta organizzazione delle attività del gruppo. La Maloca funziona come una macchina del tempo, teoria e pratica del calendario. Viene utilizzata anche come meridiana, cioè strumento per osservare il passare del tempo e segmentarlo in modo sistematico e prevedibile.33 Attualmente la costruzione della Maloca si avvale dell’utilizzo di un mito, come guida mnemotecnica,


per ricordare le tecniche di costruzione, le misure, oltre che per ricordare la dimensione cosmica di una struttura che sarà abitata, di volta in volta, da diversi gruppi domestici, solo per una decina d’anni.34 Questo periodo di dieci anni corrisponde approssimativamente alla capacità di fornitura fornita dall’esplorazione dell’ambiente da parte di un gruppo di circa 80 persone. Dopodiché, i siti di coltivazione devono essere lasciati per la rigenerazione della foresta, e la pesca e la caccia iniziano a scarseggiare. Il loro sostentamento dipende dalla gestione ordinata dell’ambiente naturale, per evitare che l’equilibrio ecologico venga interrotto.35

divisione famiglie

pilastro fiume

orto

porta d’ingresso spazio di danza

fuoco e amache

Planta baixa de uma Maloca Tuno. Ilustração: S. Hugh-Jones e Carmichael, 1985. Fonte: wikiwand.com com mudanças autorais. Pianta Maloca Tuno. IIlustrazione: S. Hugh-Jones e Carmichael, 1985. Fonte: wikiwand.com/ con modifiche autoriali.

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como relógio solar, ou seja, um instrumento para observar o passar do tempo e segmentá-lo de forma sistemática e previsível.33 Atualmente, a construção da Maloca é como guia técnico mnemônico para memorizar técnicas de construção, métodos de medição e dimensões cósmicas de estruturas que serão habitadas por diferentes grupos familiares a cada vez, por cerca de dez anos.34 Esse período de dez anos é aproximadamente equivalente à capacidade de abastecimento fornecida por uma equipe de cerca de 80 pessoas que exploram o meio ambiente. Depois disso, a terra arável deve ser reservada para a regeneração da Selva, e a pesca e a caça tornaram-se escassas. Seu sustento depende do manejo ordenado do ambiente natural para evitar danos ao equilíbrio ecológico.35


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A arquitetura dos povos originários brasileiros, apesar da sua diversidade caracterizada pelas mais de 305 etnias diferentes atuais, possuem em comum o animismo, aonde cada elemento utilizado na construção possui uma representação espiritual de acordo com a cosmologia de cada povo. Isso reflete não apenas a própria cultura dos povos nativos brasileiros, mas também a capacidade de se conectar com a arquitetura através das entidades espirituais baseadas nos elementos naturais. Desta maneira, a arquitetura não apenas é autóctone, de maneira física integrada ao seu território, mas também conectada a espiritualidade do seu povo. Território, arquitetura e ser humano permanecem conectados seja no plano físico, seja no espiritual. Apesar da população destes povos estar em declínio vertiginoso desde a chegada dos europeus, a cultura nativa brasileira serviu como referencia a outros povos que viriam a se assentar na selva amazônica e transformar a arquitetura da região. Entre eles, as comunidades ribeirinhas que desenvolveram o próximo tipo arquitetônico a ser estudado nesta pesquisa: o tipo palafita amazônico.

L’architettura dei popoli brasiliani originari, nonostante la loro diversità caratterizzata da più di 305 diversi gruppi etnici oggi, ha in comune l’animismo, dove ogni elemento utilizzato nella costruzione ha una rappresentazione spirituale secondo la cosmologia di ogni popolo. Ciò riflette non solo la cultura dei popoli nativi brasiliani, ma anche la capacità di connettersi con l’architettura attraverso entità spirituali basate su elementi naturali. In questo modo l’architettura non è solo autoctona, fisicamente integrata nel suo territorio, ma anche connessa alla spiritualità della sua gente. Il territorio, l’architettura e gli esseri umani rimangono connessi sia a livello fisico che spirituale. Sebbene la sopravvivenza di questi popoli sia in un vertiginoso declino dall’arrivo degli europei, la cultura nativa brasiliana è servita da riferimento a altri popoli che sono venuti a stabilirsi nella Selva Amazzonica e a trasformare l’architettura della regione. Tra queste, le comunità ribeirinhas che hanno sviluppato il tipo architettonico studiato in questa ricerca: il tipo palafitte amazzonico.


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Cumeeira (Alto da Cabeça)/Colmareccio Armadura Externa /Armatura esterna Armadura Interna (Costelas) /Armatura interna Pilares Centrais (Pernas) /Pilastri Centrali Pilares periféricos Pilastri periferici

Desenhos e Foto da construção de uma Maloca Xinguana: -Elevação -Planta baixa -Corte Transversal Ilustrações: S. Hugh-Jones e Carmichael, 1985. Fonte: wikiwand.com com mudanças autorais, archdaily. Disegni e Foto della costruzione di una Maloca Xinguana: -Prospetto -Pianta -Sezione trasversale Illustrazioni: S. Hugh-Jones e Carmichael, 1985. Fonte: wikiwand.com con modifiche autoriali, archdaily.


TIPO PALAFITA AMAZÔNICO

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As habitações em palafitas podem ser encontradas em todo globo terrestre, com indícios de surgimento próximo ao 800 a.C.36 Na Amazônia, a mistura cultural dos povos originários, nordestino e europeu37 resultou no modelo tipo palafita amazônico atual, retratando fortes laços comunitários, derivados de hábitos remanescentes do processo histórico de origem e colonização do território, que está associado à hibridação étnica e cultural.38 Categorizados como Povos e Comunidades Tradicionais (PCT’s), de acordo com o Estado Brasileiro, os povos ribeirinhos são reconhecidos como grupo culturalmente diferenciado, com formas próprias de organização social e territorial e que atuam por meio da tradição.39 Estas comunidades demonstram a resistência de uma cultura que se adaptou às terras baixas alagáveis, a uma floresta densa e ao próprio processo de urbanização da região amazônica, residindo, na maioria dos casos, em habitações sobre os cursos d’água, na tipologia palafita, sem o auxílio técnico do arquiteto e do engenheiro40, reproduzindo um tecido antrópico orgânico em simbiose com o território. É possível verificar que embora os ribeirinhos sejam constituídos como um povo tradicional da Amazônia, estes habitam um grande bioma, aonde é possível identificar nuanças peculiares do modo de se viver que refletem na arquitetura que expressam seu vínculo direto com a paisagem e com o território que cada comunidade está inserida. O território amazônico, assim como os aspectos físicos, hidrológicos, geológicos

TIPO PALAFITTE DELL’AMAZZONIA Le abitazioni in palafitte si possono trovare in tutto il mondo, con segni di origini vicino all’800a.C.36 In Amazzonia, la miscela culturale dei popoli originali, nordorientali ed europei37 ha portato all’attuale modello tipo palafitte amazzonico, ritraendo forti legami comunitari, derivati da abitudini che rimangono dal processo storico di origine e colonizzazione del territorio, che è associato all’ibridazione etnica e culturale.38 Categorizzati come Popoli e Comunità Tradizionali (PCT), secondo lo Stato Brasiliano, i ribeirinhos sono riconosciuti come un gruppo culturalmente differenziato, con le proprie forme di organizzazione sociale e territoriale.39 Queste comunità dimostrano la resistenza di una cultura che si è adattata alle pianure allagate, ad una fitta foresta e al processo di urbanizzazione della stessa regione amazzonica, residente, nella maggior parte dei casi, in abitazioni sui corsi d’acqua, nella tipologia palafitta, senza l’assistenza tecnica dell’architetto e dell’ingegnere40, riproducendo un tessuto antropico organico in simbiosi con il territorio. È possibile verificare che, sebbene le popolazioni ribeirinhas siano costituite come un popolo tradizionale amazzonico, loro abitano un grande bioma, dove è possibile individuare particolari del modo di vivere che si riflettono nell’architettura che esprime il loro legame diretto con il paesaggio e il territorio in cui ogni comunità è inserita. Il territorio amazzonico, così


come gli aspetti geografici, fisici, idrologici, geologici, si aggiungono alla storia e alla cultura di queste comunità. Diversi popoli che sono passati lì durante il processo di occupazione, hanno promosso uno scambio di conoscenze tra diversi attori della società.41 Anche se in ambiente urbano e non rurale, il ribeirinho adatta la sua abitazione alle dinamiche della città, ma conservando i simboli e singolarità dello spazio costruito.42 La caratterizzazione del tipo palafitta amazzonico può essere caratterizzata seguendo le linee guida delle relazioni spaziali di natura topologica di NorbergSchulz: continuità, prossimità e successione.43 Questa architettura assimila relazioni spaziali che puntano alle qualità topologiche menzionate prima; è un modello spaziale che può essere descritto dal sistema Selva-rio-ortocortile44, presente sulle igarapé45 e fiume. È una indicazione della resistenza di una cultura che si è adattata alle pianure e alle acque alluvionali, il ciclo dell’acqua, una fitta foresta e il clima umido con piogge frequenti, affermandosi come comunità tradizionali che optano per case elevate dal suolo, dipendenza dal fiume e con grande permanenza nel paesaggio amazzonico. Dalla cultura dei popoli originaria, il tipo palafitta amazzonico assorbe rapporti di vicinanza e continuità con la natura, soprattutto con il fiume e con gli spazi di pianura, evidenti nel modo in cui il ribeirinho abita quando stabilisce la sua casa sopra l’acqua, traendo il suo sostentamento da attività come la pesca e come mezzo di locomozione quotidiana.46 La Selva e il fiume hanno la

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geográficos, se somam a história e cultura destas comunidades. Diferentes povos que por ali passaram durante o processo de ocupação, promoveram troca de conhecimento entre diferentes atores da sociedade.41 Ainda que em meio urbano e não rural, o ribeirinho adapta sua habitação para a dinâmica da cidade, mas preservando seus símbolos e singularidades do espaço construído.42 A caracterização do tipo palafita amazônico pode ser caracterizada seguindo as diretrizes relações espaciais de natureza topológica de NorbergSchulz: continuidade, proximidade e sucessão.43 Esta arquitetura incorpora relações espaciais que apontam as qualidades topológicas mencionadas anteriormente; trata-se de um padrão espacial que pode ser descrito pelo sistema Selva-rioroça-quintal44 , presente às margens de igarapés45 e rios, indicando a resistência de uma cultura que se adaptou às terras baixas e alagáveis, ao ciclo das águas, a uma floresta densa e ao clima úmido com chuvas frequentes, firmando-se como comunidades tradicionais em palafitas ao optarem por casas elevadas do chão, dependência ao rio e grande permanência na paisagem amazônica. Da cultura dos povos originários, o tipo palafita absorve relações de proximidade e de continuidade com a natureza, principalmente com o rio e com espaços de várzea, evidente na maneira como o ribeirinho habita ao estabelecer sua casa em cima da água, retirando seu sustento de atividades como a pesca e como meio de locomoção diário.46 A Selva e o rio possuem a função de extensão da casa, o que gera uma relação de sucessão entre esses espaços, muitas vezes a partir de um jirau47 na cozinha que tem vista para um quintal, atuando


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como espaço de transição entre casa, Selva e o rio. Da cultura nordestina brasileira, o tipo palafita amazônico busca relações de continuidade no interior da casa através de uma circulação linear favorecida pela planta retangular, com os cômodos muitas vezes demarcados pelas atividades domésticas visto que os espaços de uso, normalmente, não apresentam limites físicos. A sucessão ao espaço externo ocorre pelo uso de varandas e trapiches como espaços de transição e circulação. Já a relação de clausura ocorre na geometrização dos fechamentos que demarcam interior e exterior da habitação, apesar das aberturas também favorecerem a sucessão ao entorno conforme sua localização e seu dimensionamento.48 Em áreas mais afastadas de centros urbanos, observa-se que as relações mencionadas se encontram estreitamente vinculadas ao meio natural, mantendo maior distância entre as casas, preservando o deslocamento pelo rio e proximidade com a natureza.49 Nessas comunidades as pessoas parecem estar sempre prontas para embarcar.50 Já em áreas urbanas, a limitação no acesso à terra e a busca por uma localização próxima aos centros comerciais comprometem a reprodução do sistema, observando-se um menor distanciamento entre as casas e, por conseguinte, um menor contato com o ambiente natural devido às barreiras físicas criadas pelas construções.51 Os ribeirinhos, que não são naturais da Amazônia, construíram junto das condições ambientais uma identidade tradicional que habita as margens dos rios e expressam não apenas uma integração com a natureza, mas uma adaptação social às condições históricas. O ribeirinho detém um grande

funzione di estensione della casa, che genera un rapporto di successione tra questi spazi, spesso da un jirau47 in cucina che si affaccia su un cortile, fungendo da spazio di transizione tra la casa, la Selva e il fiume. Dalla cultura nord-est brasiliana, il tipo palafitta amazzonico si stabilisce di dei rapporti di continuità all’interno della casa attraverso una circolazione lineare favorita dalla pianta rettangolare, con le camere spesso delimitate da attività domestiche, poiché gli spazi di solito non presentano limiti fisici. La successione allo spazio esterno avviene attraverso l’uso di balconi e pontili come spazi di transizione e circolazione. La relazione di chiusura si verifica nella geometrizzatone che delimitano l’interno e l’esterno dell’abitazione, anche se le aperture favoriscono anche la successione ai dintorni in base alla sua posizione e alla sua dimensione.48 Nelle zone più lontani dai centri urbani, si osserva che le relazioni menzionate sono strettamente legate all’ambiente naturale, mantenendo una maggiore distanza tra le case, preservando lo spostamento dal fiume e la vicinanza alla natura.49 In queste comunità le persone sembrano essere sempre pronte a imbarcarsi.50 Nelle aree urbane, la limitazione dell’accesso al terreno e la ricerca di una posizione vicino ai centri commerciali compromettono la riproduzione del sistema, osservando una distanza ridotta tra le case e, di conseguenza, un minore contatto con l’ambiente naturale a causa delle barriere fisiche create dal costruito. I ribeirinhos, che non sono


CASA

RIO Relação de proximidade com o ambiente natural das comunidades ribeirinhas. Fonte: Autoral inspirado em Menezes, 2015 Relazione di prossimità con l’ambiente naturale delle comunità ribeirinhas. Fonte: AutorIale ispirato da Menezes, 2015

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SELVA


RELAÇÃO DE CONTINUIDADE SELVA-RIO-ROÇA/QUINTAL RAPPORTO DI CONTINUITÀ SELVA-RIO-ORTO-CORTILE

QUINTAL/CORTILE

CASA ROÇA/ ORTO

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SELVA

RIO

Fonte: Autoral inspirado em Menezes, 2015 Fonte: Autorale ispirato da Menezes, 2015


VARANDA BALCONE

COZINHA CUCINA

QUARTOS CAMERE

SALA SOGGIORNO

BANHEIRO BAGNI

CONTINUITÀ DELL’INTERNO DEL TIPO PALAFITTA AMAZZONICA

219 219

CONTINUIDADE DO INTERIOR DO CASA TIPO PALAFITA AMAZÔNICO/

SELVA

RIO

RELAÇÃO DE SUCESSÃO AO AMBIENTE EXTERNO POR MEIO DO ELEMENTO DE TRANSIÇÃO RAPPORTO DI SUCCESSIONE CON L’AMBIENTE ESTERNO ATTRAVERSO

INTERIOR INTERNI

TRANSIÇÃO TRANSIZIONE

L’ELEMENTO DI TRANSIZIONE

EXTERIOR ESTERNO

Fonte: Autoral inspirado em Menezes, 2015 Fonte: Autoriale ispirato da Menezes, 2015


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conhecimento do território, de suas riquezas e potencial natural, e sabe a importância de sua preservação, por isso a maneira como organiza sua vida não é predatória ao meio ambiente, pois sabe que necessitará da natureza para sua sobrevivência.52 O conhecimento por ele compreendido é um bem cultural extraordinário e coletivo, do seu povo e suas tradições, como o de muitos outros povos originários do território brasileiro, é um bem cultural imaterial intrinsecamente ligado a um suporte, que seria o modo de viver.53 O patrimônio paisagístico da qual o ribeirinho também é parte, na medida em que é um elemento desta paisagem, é também pela relação que estabelece com ela. Por exemplo, quando se chega a uma casa ribeirinha após a hora do almoço, seus moradores provavelmente estarão descansando em suas redes que ficam nos elementos de transição, ou próximas às janelas e portas de onde a paisagem do rio ou o movimento da comunidade são observados.54 As populações ribeirinhas da Amazônia, em função da forte relação de dependência com o meio ambiente, desenvolveram um processo adaptativo de manejo da biodiversidade local que hoje culmina em uma combinação do uso integrado do espaço físico com o aproveitamento múltiplo dos recursos disponíveis 55. A cidade de Afuá, localizado na extremidade norte-ocidental do Arquipélago de Marajó, no Pará, e na microrregião do Furo de Breves, o tipo palafita amazônico é a única alternativa a devido as constantes cheias que transformam o território da cidade.56 Mas isso não se verifica apenas em locais de ocorrência de cheias dos rios, mas sim por toda a cidade, criando

originari dell’Amazzonia, hanno costruito insieme le condizioni ambientali un’identità tradizionale che abita le rive dei fiumi ed esprime non solo un’integrazione con la natura, ma un adattamento sociale alle condizioni storiche. Il ribeirinho ha una grande conoscenza del territorio, le sue ricchezze e il suo potenziale naturale, e conosce l’importanza della sua conservazione, quindi il modo in cui organizza la sua vita non è predatorio per l’ambiente, perché sa che avrà bisogno della natura per la sua sopravvivenza.52 La conoscenza è compresa di un bene culturale straordinario e collettivo, come quella di molti altri popoli originari del territorio brasiliano, è un bene culturale intangibile intrinsecamente legato a un sostegno, che sarebbe il modo di vivere.53 Il patrimonio paesaggistico, di cui il ribeirinho fa parte in quanto elemento di questo paesaggio, è dovuto anche al rapporto che instaura con esso. Ad esempio, quando si arriva a una casa ribeirinha dopo l’ora di pranzo, i suoi residenti saranno probabilmente a riposare nelle loro amache che si trovano negli elementi di transizione, o prossimi alle finestre e porte da cui si osserva il paesaggio fluviale o il movimento della comunità.54 Le popolazioni ribeirinhas dell’Amazzonia, a causa del forte rapporto di dipendenza con l’ambiente, hanno sviluppato un processo adattivo di gestione della biodiversità locale che oggi culmina in una combinazione dell’uso integrato dello spazio fisico con l’uso multiplo delle risorse disponibili.55 Nella città di Afuá, situata


Afuá, a Veneza Marajoara. Fonte: Foto de Manoel Raimundo Fonseca Afuá, la Venezia Marajoara. Fonte: Foto di Manoel Raimundo Fonseca

all’estremità nord-occidentale dell’arcipelago Marajó, in Pará, e nella micro regione di Furo de Breves, il tipo palafitta amazzonico è l’unica alternativa a causa delle continue inondazioni che trasformano il territorio della città.56 Ma questo non succede solo caso nei luoghi in cui si è verificato l’allagamento, ma in tutta la città, creando non solo un’architettura di necessità, ma anche di identità. Il fiume diventa non solo un mezzo di locomozione o di sussistenza, ma un riferimento allo stile di vita ribeirinho.57 La città di Afuá per la sua struttura urbana ha la particolarità di non possedere veicoli a motore. L’unica alternativa di trasporto in città sono le biciclette. Tuttavia, la popolazione ha trovato una via d’uscita creativa trasformando questo veicolo in una forma di trasporto pubblico, chiamato bicitaxi, rendendolo unico.58 L’architettura della città incorpora per sé gli elementi naturali, interpretando e assorbendo la Selva come un territorio di cui fa parte, e non in possesso, rendendo Afuá non solo un esempio di simbiosi dell’uomo con la Selva, ma della città con la territorio.

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não apenas uma arquitetura de necessidade, mas também de identidade. O rio se torna não apenas um meio de locomoção ou subsistência, mas uma referência ao modo de vida do ribeirinho.57 A cidade de Afuá por sua estruturação urbana possui uma particularidade de não possuir veículos automotores. A única alternativa de transporte na cidade são as bicicletas. Entretanto, a população encontrou uma saída criativa ao transformarem esse veículo em uma forma de transporte coletivo, denominado de bicitáxi, tornando-a singular.58 A arquitetura da cidade incorpora os elementos naturais para si, interpretando e absorvendo a Selva como um território do qual faz parte, e não de posse, fazendo com que Afuá não seja apenas um exemplo de simbiose do homem com a Selva, mas da cidade com o território.


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CONCLUSÃO AMAZÔNIA A arquitetura da região amazônica é repleta de exemplos e significados. Todos os estilos arquitetônicos necessitaram de mudanças para se adaptar a este território tão particular, aonde nem mesmo a arquitetura neoclássica incentivada por Marques de Pombal no séc. XVII, carregada de regras e simetrias, conseguiu ser implementada sem alguma alteração. Durante toda a história da Amazônia após a chegada dos europeus, é possível notar o pendulo do imaginário coletivo sobre a região. Em certos períodos, deve ser explorada e incorporada; em outros, protegida e intocada. A realidade é que ambas as visões não levam em consideração que a região sempre foi explorada e protegida ao mesmo tempo, de maneira sustentável pelos povos originários. Desde século XVI, diversas culturas se aventuraram a se estabelecer na região, mas poucas conseguiram prosperar. Somente aquelas que entenderam que na Selva Amazônica, região com maior biodiversidade do planeta, a integração a natureza necessita ser absoluta, afinal, o ser humano é apenas mais uma das mais milhares de espécies que ocupam este território. A arquitetura do tipo palafita amazônico é um exemplo disso. Formada através da mistura entre povos originários, nordestinos e europeus, as comunidades ribeirinhas desenvolveram o tipo palafita amazônico. A arquitetura ribeirinha e o modo de habitar dessas comunidades é indissociável da Selva, uma não é sem a outra.59

CONCLUSIONE AMAZZONIA L’architettura della regione amazzonica è ricca di esempi e significati. Tutti gli stili architettonici hanno richiesto modifiche per adattarsi a questo territorio molto particolare, dove nemmeno l’architettura neoclassica incoraggiata da Marques de Pombal nel secolo XVII, carico di regole e simmetrie, riuscì ad essere implementato senza alcuna modifica. In tutta la storia dell’Amazzonia dopo l’arrivo degli europei, è possibile notare il pendolo dell’immaginario collettivo sulla regione. In certi periodi, deve essere esplorata e incorporata; in altri, protetti e intatti. La realtà è che entrambi i punti di vista non tengono conto del fatto che la regione è sempre stata esplorata e protetta allo stesso tempo, in modo sostenibile dai popoli originari. Dal XVI secolo diverse culture si sono avventurate a stabilirsi nella regione, ma poche sono riuscite a prosperare, solo chi ha capito che nella Selva Amazzonica, la regione con la più grande biodiversità del pianeta, l’integrazione della natura deve essere assoluta, nonostante tutto l’essere umano è solo più una delle migliaia di specie in più che occupano questo territorio. Formato dalla miscela tra i popoli originari, nord-est brasiliani ed europei, il ribeirinhos creano un’architettura, il tipo palafitta amazzonico, che è l’integrazione dell’architettura con la Selva. L’architettura ribeirinha e il modo di vivere in queste comunità è inseparabile dalla Selva, l’una non è senza l’altra.59 Allo stesso modo in cui Aldo Rossi si riferisce al modo di


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Floresta submersa de Franz Keller- 1867 Fonte: wdl.org Foresta summersa di Franz Keller - 1867 Font: wdl.org


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Do mesmo modo que Aldo Rossi nos referencia o modo de habitar das cidades remetendo a Genius Loci, a entidade natural e sobrenatural objeto de culto na religião romana ligada ao lugar60, podemos dizer que o modo de habitar amazônico é relacionado a Ka’apora, a entidade da floresta da cosmologia tupi-guarani, povo original amazônico, que protege a floresta e seus habitantes, desorientando qualquer pessoa que se avance na território com más intenções.61 Enquanto ao estrangeiro a entidade pode provocar medo, aos habitantes é uma relação de respeito, que se ramifica nos costumes, na exploração do território e consequentemente, na arquitetura. Se Genius Loci é o Lugar, Ka’apora é a Selva. Outro fator importante para a região é a relação com a água. O rio comanda a vida do ribeirinho.62 Assim, a arquitetura estabelece uma transição entre a Selva e a Água, demonstrando a cultura interligada a subsistência do uso da corrente fluvial, permanência da paisagem amazônica, laço comunitário e vivência atrelada a adaptação humana ao clima, a floresta densa e ao ciclo da maré.63 Seja em assentamentos isolados ou até mesmo cidades como no caso de Afuá, o tipo palafita amazônico incorpora o uso do território juntamente aos valores culturais do seu povo, desenvolvidos através da relação entre ser humano e a natureza ao seu redor. É nítida a apropriação e o respeito a Selva amazônica na cultura, arquitetura e imaginário popular, seja nos povos originários brasileiros, seja nas comunidades ribeirinhas.

abitare le città riferendosi al Genius Loci, l’entità naturale e soprannaturale nella religione romana legata al luogo60, è possibile dire che il modo di vivere amazzonico è legato a Ka’apora, l’entità cosmologica della foresta di Tupi-Guarani, popolo originario dell’Amazzonia, che protegge la foresta e i suoi abitanti, disorientando chiunque avanzi sul territorio con cattive intenzioni.61 Mentre l’entità può far paura allo straniero, gli abitanti hanno un rapporto rispettoso, che si ramifica nei costumi, nell’esplorazione del territorio, e di consequente, nell’architettura. Se Genius Loci è il Luogo, Ka’apora è la Selva. Un altro fattore importante per la regione è il rapporto con l’acqua. Il fiume controlla la vita del ribeirinho.62 L’architettura stabilisce così una transizione tra Selva e l’Acqua, dimostrando la cultura legata alla sussistenza dell’uso della corrente fluviale, la permanenza del paesaggio amazzonico, il legame comunitario e l’esperienza legata all’adattamento dell’uomo al clima, alla fitta foresta e al ciclo delle maree.63 Siano insediamenti isolati, oppure città come nel caso di Afuá, il tipo palafitta amazzonica incorpora l’uso del territorio insieme ai valori culturali del popolo ribeirinho, sviluppati attraverso il rapporto tra gli esseri umani e la natura che li circonda. L’appropriazione e il rispetto della Selva Amazzonica nella cultura, nell’architettura e nell’immaginario popolare sono evidenti, sia nei popoli nativi brasiliani che nelle comunità ribeirinhas.


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Ka’aPora, a entidade da Selva, Jé Hãmãgãy - 2021 - Fonte: Arquivo pessoal Ka’aPora, l’entità della Selva, Jé Hãmãgãy - 2021 - Fonte: Archivio personale


NOTAS AMAZÔNIA RIBEIRINHA CONTEXTO BRASIL: 1- Como exemplo podemos citar a teoria da presença de Fenícios, elaborada por Schwennhagen e da Silva Ramos, como também a das grandes viagens dos Chineses de Menzies. Ambas teorias se baseiam em vestígios culturais, como grafia semelhantes, no caso dos Fenícios, e constituição de mapas contendo territórios americanos datados de 1421 (71 anos antes da chegada de Colombo) no caso dos Chineses. Porém carecem de vestígios físicos de tais civilizações no continente americano, sendo controversos pela academia. 2- O Tratado de Tordesilhas, assinado na povoação castelhana de Tordesilhas em 7 de junho de 1494, foi um tratado celebrado entre o Reino de Portugal e a Coroa de Castela para dividir as terras “descobertas e por descobrir” por ambas as Coroas fora da Europa. 3- Atlas geográfico das zonas costeiras e oceânicas do Brasil Diretoria de Geociências. - Rio de Janeiro : IBGE, 2011 4- Diversos povos desafiaram os interesses de Portugal durante os séculos XVI e XVII. Os franceses foram os primeiros que, desde o século XVI, comerciavam os produtos da terra com os nativos, circulando no litoral do Brasil contrabandeando pau-brasil, animais, resinas vegetais e outros. Na foz do Amazonas, ingleses, holandeses e irlandeses estabeleceram feitorias privadas. A produção açucareira despertou o interesse de estrangeiros, principalmente holandeses que temeram perder o lucrativo comércio do açúcar brasileiro quando Filipe II, rei da Espanha, foi aclamado rei de Portugal em 1580. No início do séc. XVII, os holandeses organizaram a Companhia Holandesa das Índias Ocidentais que promoveu duas invasões na região nordeste da colônia portuguesa. 5- Existem comprovações arqueológicas que demonstram que o homo sapiens se adaptou ao ambiente inóspito da floresta tropical datados de aproximadamente 15 mil anos, revelando uma ocupação pré histórica na América do Sul. OLIVEIRA JUNIOR, J. A., Arquitetura Ribeirinha sobre as águas do Amazônia, 2009. 6- Sambaquis são montes compostos de moluscos (de origem marinha, terrestre ou de água salobra), esqueletos de seres préhistóricos, ossos humanos, conchas e utensílios feitos de pedra ou ossos. É resultado de ações humanas, ou seja, são montes artificiais, com dimensões e formas variadas. 7- Revista História Viva, Ano V nº 60. 8- Revista Eco 21, ano XV, Nº 98, janeiro/2005. 9- OLIVEIRA JUNIOR, Jair Antônio. Arquitetura Ribeirinha sobre as águas do Amazônia, 2009. 10- MAGALHÃES, M. das G. S. D., Amazônia: O extrativismo vegetal no sul de Roraima: 1943­-1988. Boa Vista: UFRR, 2008.

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Amazônia pós ocupação europeia 11- Portugueses e Espanhóis, na época regidos pela mesma família, formando assim a União Ibérica, estavam sempre em confronto contra Ingleses, Holandeses e os povos originários. Estes últimos, também sofrendo com o processo de colonização e escravização. Enciclopédia dos Municípios Brasileiros. Rio de Janeiro : IBGE, 1957, v. 14, p. 293-297. Disponível em: http://www. belem.pa.gov.br. Acesso em: setembro/2020. 12- Organizações mercantis europeias fora de seu estado de

origem, visando defender interesses econômicos e de segurança, estabelecendo relações comerciais regulares com os locais onde estão instalados, tornando-se a base de um novo sistema econômico mundial do séc. XVII. 13- OLIVEIRA JUNIOR, 2009. 14- WEINSTEIN, Barbara. A borracha na Amazônia: expansão e decadência (1850-1920). São Paulo: HUCITEC- EDUSP 15- O primeiro ciclo ocorro de 1850 a 1900. No ano de 1838, a população na região amazônica era menos de 19.000 pessoas. No auge do Primeiro Ciclo chegou a quase 380.000 pessoas. O declínio do Primeiro Ciclo ocorreu por conta da concorrência da produção por parte de países asiáticos. O segundo e terceiro ciclos aconteceram durante a Segunda Grande Guerra. Também chamado de «A Batalha da Borracha», é uma consequência do domínio do Império Japonês junto a Malásia, então maior produtora de borracha, fazendo com que o foco de produção de norte-americanos e europeus se voltasse novamente a Amazônia. Segundo os dados da RDC Rubber Development Corporation (RDC, Entry 271. General Country files. Report of Brazilian Rubber Program), no início da década de 1940 havia apenas 34 mil extratores de borracha na Amazônia, com uma média de produção de 17 mil toneladas ao ano. Entretanto a meta de produção em função da demanda de guerra era um aumento para 45 mil toneladas em 1942, chegando a 100 mil toneladas em 1944. Para isto, seria necessário aumentar o efetivo para aproximadamente 120 mil extratores. Por esta razão, o governo brasileiro criou o Serviço Especial de Mobilização de Trabalhadores para a Amazônia, provocando um êxodo local entre o nordeste brasileiro e a região amazônica. Com o fim da Segunda Guerra e a reestruturação econômica europeia, e a recuperação da produção de borracha no Oriente, imediatamente marca uma nova queda na produção brasileira, fazendo com que o governo deixe milhares de pessoas à própria sorte e da agricultura de subsistência. OLIVEIRA JUNIOR, 2009 16- FRAXE, Therezinha J.P., Homens Anfíbios: Etnografia de um Campesinato das Águas. São Paulo: Annablume Editora. Comunicação, 2000. País Florestal 17- Mesmo com anos de exploração no período colonial extrativista e políticas de governo desde então, que privilegiam o extrativismo e o agronegócio. 18- Organização das Nações Unidas para Agricultura e Alimentação (FAO). Termos atualizados e utilizados na última avaliação global: Forest Resources Assessment 2015. 19- FREITAS, Eduardo de, O solo da Amazônia é pobre em nutrientes; Brasil Escola. Disponível em: https://brasilescola.uol. com.br/brasil/o-solo-amazonia-pobre-nutrientes.html, Acesso em 22 de janeiro de 2021. 20- COSTA, G., Pesquisa descobre ilhas construídas por indígenas na Amazônia, Agencia Brasil, Publicado em 26/01/2020. LOMBARDO, U., IRIARTE, J., HILBERT, L. et al. Early Holocene crop cultivation and landscape modification in Amazonia. Nature 581, 190–193 (2020). https://doi.org/10.1038/s41586-0202162-7 Amazônia Urbana 21- WAGLEY C. . Uma comunidade amazônica: estudo do homem nos trópicos. 3ª Edição. Belo Horizonte: Itatiaia; São Paulo: Editora


CONTESTO BRASILE: 1- Come esempio, la teoria della presenza dei Fenici, elaborata da Schwennhagen e da Silva Ramos, così come la teoria dei grandi viaggi dei cinesi di Menzies. Entrambe le teorie si basano su tracce culturali, come un’ortografia simile, nel caso dei Fenici, e la costituzione di mappe contenenti territori americani risalenti al 1421 (71 anni prima dell’arrivo di Colombo) nel caso dei cinesi. Tuttavia, mancano tracce fisiche di tali civiltà nel continente americano, essendo entrambi controverse da parte dell’accademia. 2-Il Trattato di Tordesillas, firmato nell’insediamento castigliano di Tordesillas il 7 giugno 1494, era un trattato firmato tra il Regno del Portogallo e la Corona di Castiglia per dividere le terre “scoperte e non scoperte” da entrambe le Corone al di fuori del Europa. 3- Atlante geografico delle aree costiere e oceaniche del Brasile/ IBGE, Direzione delle geoscienze. - Rio de Janeiro (2011) 4-Diverse persone hanno sfidato gli interessi d’oltremare del Portogallo durante i secoli XVI e XVII. I francesi furono i primi che, dal XVI secolo, commerciarono i prodotti della terra con gli indigeni, circolando sulle coste del Brasile contrabbandando legname, animali, resine vegetali e altro. Alla foce dell’Amazzonia, inglesi, olandesi e irlandesi fondarono fabbriche private. La produzione di zucchero suscitò l’interesse degli stranieri, principalmente olandesi che temevano di perdere il redditizio commercio di zucchero brasiliano quando Filippo II, re di Spagna, fu acclamato re del Portogallo nel 1580. All’inizio del XVII secolo, gli olandesi organizzarono la Compagnia olandese delle Indie Occidentali che hanno promosso due invasioni nella regione nord-orientale della colonia portoghese. 5- Esistono testimonianze archeologiche che dimostrano che l’homo sapiens si è adattato all’ambiente inospitale della foresta tropicale, datato circa 15 mila anni fa, rivelando un’occupazione preistorica in America del Sud. OLIVEIRA JUNIOR, Jair Antônio. Arquitetura Ribeirinha sobre as águas do Amazônia, 2009. 6-Sambaquis sono monti composti da molluschi (di acqua marina, terrestre o salmastra), scheletri di esseri preistorici, ossa umane, conchiglie e utensili di pietra o ossa. È il risultato di azioni antropiche, cioè sono artificiali, di varie dimensioni e forme. 7-Rivista História Viva, Anno V nº 60 8-Rivista Eco 21, XV, Nº 98, gennaio / 2005. 9- OLIVEIRA JUNIOR, Jair Antônio. Arquitetura Ribeirinha sobre as águas do Amazônia, 2009. 10-MAGALHÃES, M. das G. S. D., Amazônia: O extrativismo vegetal no sul de Roraima: 1943­-1988. Boa Vista: UFRR, 2008. Amazzonia post occupazione europea 11- Portoghesi e gli spagnoli, all’epoca governati dalla stessa famiglia, formando così l’Unione iberica, furono sempre a confronto con gli inglesi, gli olandesi e i nativi. Questi ultimi, anche sono parte di un processo di colonizzazione e schiavitù. Enciclopedia dei comuni brasiliani. Rio de Janeiro: IBGE, 1957, v. 14, p. 293-297. Disponibile su: http://www.belem.pa.gov.br. Consultato il settembre di 2020 12- Organizzazioni mercantili europee al di fuori del loro stato di origine, con lo scopo di difendere gli interessi economici e di sicurezza, instaurare rapporti commerciali regolari con i luoghi

in cui sono installate, diventando la base di un nuovo sistema economico mondiale del ‘600. 13-OLIVEIRA JUNIOR, 2009. 14- WEINSTEIN, Barbara. Gomma in Amazzonia: espansione e decadimento (1850-1920). San Paolo: HUCITEC- EDUSP 15- Il primo Ciclo si verifica dal 1850 al 1900. Nell’anno 1838, la popolazione nella regione amazzonica era inferiore a 19.000 persone. Al culmine del primo ciclo raggiungeva quasi 380.000 persone. Un aumento di circa il 2000%. Il declino del primo ciclo è dovuto alla concorrenza della produzione dei paesi asiatici, come la Malesia. Il secondo e il terzo cicli hanno avuto luogo durante la seconda grande guerra. Chiamato anche “La battaglia della gomma”, è una conseguenza del dominio dell’Impero giapponese nella Malesia, allora il più grande produttore di gomma, facendo sì che il centro della produzione nordamericana ed europea si rivolga nuovamente all’Amazzonia. Secondo i dati della RDC Rubber Development Corporation (RDC, Entry 271. General Country files. Report of Brazilian Rubber Program), all’inizio degli 40 c’erano solo 34 mila estrattori di gomma in Amazzonia, con una produzione media di 17mila tonnellate all’anno. Tuttavia, l’obiettivo di produzione dovuto alla domanda bellica era un aumento a 45 mila tonnellate nel 1942, raggiungendo le 100 mila tonnellate nel 1944. Per questo sarebbe necessario aumentare di quattro volte la forza lavoro, cioè circa 120 mila estrattori. Questo è il motivo che ha portato il governo brasiliano a creare il cosiddetto Servizio Speciale per la Mobilitazione dei Lavoratori per l’Amazzonia, provocando un esodo locale tra il nordest brasiliano e la regione amazzonica. Con la fine della seconda guerra mondiale e la ristrutturazione economica europea, si osserva la ripresa della produzione di gomma in Oriente, che ha subito segnato un nuovo calo della produzione brasiliana, con il governo lasciando migliaia di persone a se stesse e all’agricoltura di sussistenza. OLIVEIRA JUNIOR,2009. 16- FRAXE, Therezinha J.P.. Homens Anfíbios: Etnografia de um Campesinato das Águas. São Paulo: Annablume Editora. Comunicação, 2000. Paese Forestale 17-Anche con anni di sfruttamento nel periodo estrattivo coloniale e politiche di governo da allora, che favoriscono l’estrazione e l’agro business. 18-Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura (FAO). Termini aggiornati utilizzati nell’ultima valutazione globale: Forest Resources Assessment 2015. 19- FREITAS, Eduardo de, “O solo da Amazônia é pobre em nutrientes “; Brasil Escola. Disponível em: https://brasilescola.uol. com.br/brasil/o-solo-amazonia-pobre-nutrientes.htm. Consultato il 22 de gennaio 2021. 20- COSTA, G., Pesquisa descobre ilhas construídas por indígenas na Amazônia, Agencia Brasil, Publicado em 26/01/2020. LOMBARDO, U., IRIARTE, J., HILBERT, L. et al. Early Holocene crop cultivation and landscape modification in Amazonia. Nature 581, 190–193 (2020). https://doi.org/10.1038/s41586-0202162-7 Amazzonia Urbana 21-WAGLEY C. . Uma comunidade amazônica: estudo do homem nos trópicos. 3ª Edição. Belo Horizonte: Itatiaia; São Paulo: Editora da Universidade de São Paulo - [1953] 1988 22- COSTA, Christiane Helen Godinho, Pela Naturalização do

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NOTE AMAZZONIA RIBEIRINHA


da Universidade de São Paulo - [1953] 1988 22- COSTA, Christiane Helen Godinho, Pela Naturalização do Urbano Amazônico : Uma Requalificação de Canaã dos Carajás sob perspectivas ecológicas, 2017 23- PELIZZOLI, M. Emergência do paradigma Ecológico. Petrópolis: Vozes, 2004. 24- PONTES, Louise Barbalho. Cidade, desenho e natureza: Uma reflexão sobre os espaços livres de Marabá. Dissertação (UFPA). Programa de Pós Graduação em Arquitetura e Urbanismo. Belém, 2015. 25- COSTA - 2017 26- PINTO, D. Manaus é exemplo da precariedade urbana na Amazônia, Revista Mongabay, 2020. 27- NERY, J. L., Manaus é a penúltima colocada em bem-estar urbano, 2014. Disponível em observatoriodasmetropoles.net. br/manaus-e-penultima-colocada-em-bem-estar-urbano/, Consultado em 17/01/2021.

ARQUITETURA POVOS ORIGINÁRIOS 28- OLIVEIRA JUNIOR, Jair Antônio. Arquitetura Ribeirinha sobre as águas do Amazônia (2009). 29- PARDI, M. L. F. . A Importância da Arquitetura Pré- Histórica e Indígena como Referência dentro de um Processo Integrado de Resgate Cultural. Revista de Arqueologia (Sociedade de Arqueologia Brasileira. Impresso) , v. 7, p. 87-98, 1993. 30- Há um mito de origem chave nesse repertório que explica como uma Anaconda-ancestral penetrou o universo/casa através da “porta da água” no leste e subiu os rios Negro e Uaupés com os ancestrais de toda humanidade dentro de seu corpo. Inicialmente, esses ancestrais-espíritos tiveram a forma de ornamentos de pena, mas foram transformados em seres humanos no curso da sua viagem. Quando alcançaram a cachoeira de Ipanoré, o centro do universo, eles emergiram de um buraco nas rochas e se deslocaram para os seus respectivos territórios. Povos Indígenas no Brasil - https://pib.socioambiental.org/pt/P%C3%A1gina_ principal. Acesso em setembro/2020. 31- Ibid. 32- Ibid. 33- PARDI, M. L. F., 1993. 34- Ibid. 35- Ibid.

TIPO PALAFITA AMAZÔNICO

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36- BAHAMÓN, A. & ÁLVAREZ, A. M. Palafito de arquitectura vernácula a contemporânea. Barcelona: Parramóns, 2009; MENEZES, T.M.S, Referências ao projeto de arquitetura pelo tipo palafita amazônico na Vila da Barca, Belém, 2015.

econômica e social do espaço da cidade. In: TRINDADE JR, S-C., C. Produção do espaço e uso do solo urbano em Belém. Belém: NAEA/ UFPA, 1997. p. 21-59 SIMONIAN, Ligia T. L. Palafitas, estivas e sua imagética na contemporaneidade urbanorrural a pan-amazônia. Papers do NAEA, n. 267, 2010. WEIMER, G. Arquitetura popular brasileira. São Paulo: Martins Fontes, 2005.

MENEZES,2015.

39- BRASIL. Decreto nº 6.040, de 7 de fevereiro de 2007. Institui a Política Nacional de Desenvolvimento Sustentável dos Povos e Comunidades Tradicionais. Disponível em: <http://www. planalto.gov.br/ccivil_03/_ato2007-2010/2007/decreto/d6040. htm#:~:text=DECRETO%20N%C2%BA%206.040%2C%20DE%20 7,que%20lhe%20confere%20o%20art> Acesso em: 28 set. 2020. 40- MENEZES, 2015 41- BRUGNERA, Ana Carolina, Meio ambiente cultural da Amazônia brasileira: dos modos de vida a moradia do caboclo ribeirinho [Dissertação de Mestrado]. São Paulo: FAU-Mackenzie, 2015, p.129) 42- ACEVEDO MARIN, R. E. Julgados da terra: cadeias de apropriação e atores sociais em conflito na ilha de Colares. Belém: Editora UFPA, 2004. 43- Norberg-Schulz referencia-se nos estudos de Piaget e Lynch para conceituar o espaço existencial, o qual compreende a experiência do homem com o entorno, afirmando que as primeiras relações que ocorrem no espaço são de natureza topológica, responsáveis pelo sentido de orientação e identificação do ser humano com o ambiente, estabelecendo-se antes da forma e do tamanho. Sistematiza o domínio da topologia em relações de proximidade/separação, sucessão/clausura e continuidade que se materializam no espaço arquitetônico a partir de centros ou lugares (proximidade), direções ou caminhos (continuidade) e áreas ou regiões (limites). Clausura ou sucessão espacializam a relação entre o interior e o exterior de um lugar, os limites e o grau de continuidade entre os ambientes, provocados pelos intervalos e aberturas. Continuidade ou separação delimitam direções e caminhos, a partir de noções, como: acima ou abaixo, vertical ou horizontal, direita ou esquerda, horizonte ou perspectiva, são identificadas por meio da circulação. Já a proximidade diz respeito à distância entre uma região e outra, espacializa relações como “longe”, “perto” e “centro”. NORBERG-SCHULZ, C. Existence, space and architecture. New York: Praerger, 1971. 44- Loureiro utiliza a palavra “mata” ao invés de “Selva” ao atribuir seu sistema mata-rio-roça-quintal. Para se aproximar com o tema desta pesquisa, utilizo-me desta substituição. LOUREIRO, V. R. Pressupostos do modelo de integração da Amazônia aos mercados Nacional e Internacional em vigência nas últimas décadas: a modernização às avessas. In: COSTA, M. J. J. (Org.). Sociologia na Amazônia: debates teóricos e experiências de pesquisa. Belém, UFPA, 2001. p. 47-70.

37- A população nordestina brasileira se transloucou em massa para a região amazônica nos chamados Ciclos da Borracha durante o ‘900. Já colonização europeia, principalmente de origem ibérica, começou a se assentar na região a partir de ‘600 no período de colonização.

45- Canal natural estreito e navegável por pequenas embarcações, que se forma entre duas ilhas fluviais ou entre uma ilha fluvial e a terra firme.

38- TRINDADE JR, S-C., C. As baixadas de Belém na divisão

47- Armação de madeira semelhante a estrado ou palanque, que

46- MENEZES, 2015


23- PELIZZOLI, M. Emergência do paradigma Ecológico. Petrópolis: Vozes, 2004. 24- PONTES, Louise Barbalho. Cidade, desenho e natureza: Uma reflexão sobre os espaços livres de Marabá. Dissertação (UFPA). Programa de Pós Graduação em Arquitetura e Urbanismo. Belém, 2015. 25- COSTA, 2017 26- PINTO, D. Manaus é exemplo da precariedade urbana na Amazônia, afirma especialista, Mongabay, 2020. 27- NERY, J. L., Manaus é a penúltima colocada em bem-estar urbano, 2014. Disponibile su observatoriodasmetropoles.net. br/manaus-e-penultima-colocada-em-bem-estar-urbano/, Consultato il 17/01/2021.

ARCHITETTURA POPOLI ORIGINARI 28-OLIVEIRA JUNIOR, 2009 29- PARDI, M. L. F. . A Importância da Arquitetura Pré- Histórica e Indígena como Referência dentro de um Processo Integrado de Resgate Cultural. Revista de Arqueologia (Sociedade de Arqueologia Brasileira. Impresso) , v. 7, p. 87-98, 1993. 30- C’è un mito di origine chiave in questo repertorio che spiega come un antenato Anaconda sia penetrato nell’universo / casa attraverso la “porta dell’acqua” a est e abbia risalito i fiumi Negro e Uaupés con gli antenati di tutta l’umanità nel suo corpo. Inizialmente, questi antenati spirituali presero la forma di ornamenti di piume, ma furono trasformati in esseri umani nel corso del loro viaggio. Quando hanno raggiunto la cascata di Ipanoré, il centro dell’universo, sono emersi da un buco nelle rocce e si sono spostati nei rispettivi territori. Popoli indigeni in Brasile - https://pib.socioambiental.org/pt/P%C3%A1gina_principal. Consultato il settembre / 2020. 31- Ibid. 32- Ibid. 33- PARDI, M. L. F., 1993. 34- Ibid. 35- Ibid.

TIPO PALAFITTE AMAZZONICO 36- BAHAMÓN, A. & ÁLVAREZ, A. M. Palafito de arquitectura vernácula a contemporânea. Barcelona: Parramóns, 2009; MENEZES, T.M.S, Referências ao projeto de arquitetura pelo tipo palafita amazônico na Vila da Barca, Belém, 2015. 37- La popolazione brasiliana proveniente dal nordest si è spostata in massa in direzione alla regione amazzonica durante i cosiddetti “cicli di gomma” durante il ‘900. La colonizzazione europea, principalmente di origine iberica, iniziò a stabilirsi nella regione dal ‘600 durante il periodo della colonizzazione. 38- TRINDADE JR, S-C., C. As baixadas de Belém na divisão econômica e social do espaço da cidade. In: TRINDADE JR, S-C., C. Produção do espaço e uso do solo urbano em Belém. Belém: NAEA/ UFPA, 1997. p. 21-59.

SIMONIAN, Ligia T. L. Palafitas, estivas e sua imagética na contemporaneidade urbanorrural a pan-amazônia. Papers do NAEA, n. 267, 2010. WEIMER, G. Arquitetura popular brasileira. São Paulo: Martins Fontes, 2005.

MENEZES, 2015.

39- BRASIL. Decreto nº 6.040, de 7 de fevereiro de 2007. Istituii la Política Nazionale di Sviluppo Sostenibili dei Popoli e Comunità Tradizionali. Disponibile su: <http://www.planalto. gov.br/ccivil_03/_ato2007-2010/2007/decreto/d6040. htm#:~:text=DECRETO%20N%C2%BA%206.040%2C%20DE%20 7,que%20lhe%20confere%20o%20art> Consultato il: 28 set. 2020. 40- MENEZES, 2015 41-BRUGNERA, Ana Carolina. Meio ambiente cultural da Amazônia brasileira: dos modos de vida a moradia do caboclo ribeirinho [Dissertação de Mestrado]. São Paulo: FAU-Mackenzie, 2015, p.129) 42-ACEVEDO MARIN, R. E. Julgados da terra: cadeias de apropriação e atores sociais em conflito na ilha de Colares. Belém: Editora UFPA, 2004. 43- Norberg-Schulz si riferisce negli studi di Piaget e Lynch alla concettualizzazione dello spazio esistenziale, che comprende l’esperienza dell’uomo con l’ambiente, affermando che le prime relazioni che avvengono nello spazio sono di natura topologica, responsabile del senso di orientamento (conoscenza dove si trova) e l’identificazione (sentirsi a casa) dell’essere umano con l’ambiente, affermandosi prima della forma e della dimensione. Sistematizza il dominio della topologia in relazioni di prossimità/separazione, successione/chiusura e continuità che si materializzano nello spazio architettonico da centri o luoghi (prossimità), direzioni o percorsi (continuità) e aree o regioni (limiti). La chiusura o la successione spazializzano il rapporto tra l’interno e l’esterno di un luogo, i limiti e il grado di continuità tra gli ambienti, causati dagli intervalli e dalle aperture. La continuità o la separazione delimitano direzioni e percorsi, sulla base di nozioni quali: sopra o sotto, verticale o orizzontale, destra o sinistra, orizzonte o prospettiva, vengono identificati attraverso la circolazione. La prossimità, d’altro canto, si riferisce alla distanza tra una regione e l’altra, spazializzando relazioni come “lontano”, “vicino” e “centro”. NORBERG-SCHULZ, C. Existence, space and architecture. New York: Praerger, 1971.

MENEZES, 2015

44-Loureiro usa la parola “mata” invece di “Selva” quando attribuisce il suo sistema mata-rio-roça-quintal. Per avvicinarmi al tema di questa ricerca, utilizzo questa sostituzione. LOUREIRO, V. R. Pressupostos do modelo de integração da Amazônia aos mercados Nacional e Internacional em vigência nas últimas décadas: a modernização às avessas. In: COSTA, M. J. J. (Org.). Sociologia na Amazônia: debates teóricos e experiências de pesquisa. Belém, UFPA, 2001. p. 47-70. 45-Stretto canale naturale e navigabile con piccole imbarcazioni, formato tra due isole fluviali o tra un’isola fluviale e la terraferma. 46-MENEZES, 2015 47-Telaio in legno simile a una piattaforma o piattaforma, che può essere utilizzato come letto, deposito di utensili domestici, essiccatore di frutta o, se posto su un fornello, come affumicatore

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Urbano Amazônico : Uma Requalificação de Canaã dos Carajás sob perspectivas ecológicas — 2017


pode ser usada como cama, depósito de utensílios domésticos, secador de frutas ou, quando posta em cima de um fogão, como fumeiro de carne, toucinho, peixe, etc. 48- RAZEIRA, P. S. Ilha do Marajó: Paisagens possíveis. In: LIMA, M. D.; PANTOJA, V. (Org.). Marajó: culturas e paisagens. Belém: 2ª SR/ IPHAN, 2008. p. 102-127. OLIVEIRA, R. Construção, composição, proposição: o projeto como campo de investigação epistemológica. In: CANEZ, A. P.; SILVA, C. (Orgs.) Composição,partido e programa: uma revisão crítica de conceitos em mutação. Porto Alegre: Livraria do Arquiteto, 2010. p. 33-45. SILVA, M. N. E. S. da. Investigação projetual de habitação social: o caso “Vila da Barca”. Belém, PA: UFPA, 2013. 49- MENEZES, 2015 50- RAZEIRA, 2008

48- RAZEIRA, P. S. Ilha do Marajó: Paisagens possíveis. In: LIMA, M. D.; PANTOJA, V. (Org.). Marajó: culturas e paisagens. Belém: 2ª SR/ IPHAN, 2008. p. 102-127. OLIVEIRA, R. Construção, composição, proposição: o projeto como campo de investigação epistemológica. In: CANEZ, A. P.; SILVA, C. (Orgs.) Composição,partido e programa: uma revisão crítica de conceitos em mutação. Porto Alegre: Livraria do Arquiteto, 2010. p. 33-45. SILVA, M. N. E. S. da. Investigação projetual de habitação social: o caso “Vila da Barca”. Belém, PA: UFPA, 2013. 49- MENEZES, 2015 50- RAZEIRA, 2008 51- MENEZES, 2015

51- MENEZES, 2015

52- FERNANDES, C.T., Moradia cabocla ribeirinha. Manaus: Iphan/ AM, 2009.

52- FERNANDES, C.T., Moradia cabocla ribeirinha. Manaus: Iphan/ AM, 2009.

53- BRUGNERA, 2015

53- BRUGNERA, 2015 54- BRUGNERA, A.C.; MEIRELLES, C.R.M.; JUVENAL, P.T.; ZIPPERT, I.C., A relação da morada dos ribeirinhos da costa do Canabuoca, Manacapuru-AM: processos construtivos da Costa do Canabuoca. São Paulo, 2016 55- GARCEZ, D.S, BOTERO, J.I.S., FABRÉ, N.N., Fatores que influenciam no comportamento territorial de ribeirinhos sobre ambientes de pesca em áreas de várzea do baixo Solimões, Amazônia Central, Brasil. In Boletin do Museu Paranaense Emílio Goeldi. Ciências Humanas. Belém, v. 5, n. 3. 56- PASSOS NETO, A.P., O Projeto como objeto de investigação: processo de projeto de arquitetura institucional em Afuá, 2016 57- Em virtude de a cidade ter sido edificada sobre as águas, ela também é conhecida, como a “Veneza Marajoara”. Ibid.

54- BRUGNERA, A.C.; MEIRELLES, C.R.M.; JUVENAL, P.T.; ZIPPERT, I.C., A relação da morada dos ribeirinhos da costa do Canabuoca, Manacapuru-AM: processos construtivos da Costa do Canabuoca. São Paulo, 2016 55- GARCEZ, D.S, BOTERO, J.I.S., FABRÉ, N.N., Fatores que influenciam no comportamento territorial de ribeirinhos sobre ambientes de pesca em áreas de várzea do baixo Solimões, Amazônia Central, Brasil. In Boletin do Museu Paranaense Emílio Goeldi. Ciências Humanas. Belém, v. 5, n. 3. 56- PASSOS NETO, A. P., O Projeto como objeto de investigação: processo de projeto de arquitetura institucional em Afuá (PA), 2016 57- Poiché la città è stata costruita sull’acqua, è anche conosciuta come la “Venezia Marajoara”. Ibid 58- Ibid.

58- Ibid.

CONCLUSIONE AMAZZONIA

CONCLUSÃO AMAZÔNIA

59- NOGUEIRA, L. R. B., Arquitetura Vernacular e Paisagem Amazônica: um Caminho na Busca pelo Habitar Poético, 2016.

59- NOGUEIRA, L. R. B., Arquitetura Vernacular e Paisagem Amazônica: um Caminho na Busca pelo Habitar Poético, 2016. 60- ROSSI, Aldo. L’architettura della città, Torino, Città Studi Edizioni, 1995. 61- Ka’apora significa o “Espírito que mora na Selva”, nas línguas tupi, maraguá e nheengatu. É uma das entidades mais respeitada entre povos originários, ligada a Selva e sua preservação. Na pajelança amazônica, é um dos seis espíritos protetores da natureza, classe denominada Angawaçu. Todas as entidades naturais seguem seus preceitos pois estão abaixo de seus cuidados. Sua aparência é de uma mulher linda cuja pele esverdeada faz com que se integre a natureza. YAGUARÊ YAMÃ, Urutopiãg a religião dos pajés e dos espíritos da selva, Ibrasa, 2005 62- LOUREIRO, J. J. P., Cultura amazônica: uma poética do imaginário.Belém, CEJUP. 1994

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di carne, pancetta, pesce, ecc

63-MENEZES, T.; PERDIGÃO, A.; PRATSCHKE, A., O Tipo Palafítico Amazônico: Contribuições ao Processo de Projeto de Arquitetura. PUC Campinas, 2015

60- ROSSI, Aldo. L’architettura della città, Torino, Città Studi Edizioni, 1995. 61- Ka’apora significa “Spirito che vive nella Selva”, nelle lingue Tupi, Maraguá e Nheengatu. È una delle entità più rispettate tra i popoli originari, legata alla Selva e alla sua conservazione. Nel gruppo di pajé (lider spirituali) amazzonico, è uno dei sei spiriti protettivi della natura, una classe chiamata Angawaçu. Tutte le entità naturali seguono i loro precetti perché sono sotto la loro protezione. Il suo aspetto è quello di una bella donna la cui pelle verdastra integra la natura. Yaguarê Yamã, Urutopiãg a religião dos pajés e dos espíritos da selva, Ibrasa, 2005 62- LOUREIRO, J. J. P. (1994) Cultura amazônica: uma poética do imaginário.Belém, CEJUP. 63-MENEZES, T.; PERDIGÃO, A.; PRATSCHKE, A., O Tipo Palafítico Amazônico: Contribuições ao Processo de Projeto de Arquitetura. Pontifícia Universidade Católica de Campinas - 2015



VENEZIA SELVATICA


indispensabile aver presente questo più vasto orizzonte: perché Venezia è centro storico se la si considera nella sua dimensione prettamente insulare; ma è anche Laguna, se la si guarda in rapporto all’ambiente a cui appartiene; litorale, per come proteggi la laguna dal mare aperto; entroterra, per la conurbazione che si affaccia sulla gronda lagunare; e infine, Selva, se consideri le origini di questo insediamento tra la Padana e l’Adriatico. Venezia nasce dal suo rapporto con la Laguna, determinata dai canali, specchi dell’acqua e barene, un confronto costante tra l’uomo e la natura, una città che nasce come un rifugio, oggi attrae milioni di turisti ogni anno. Appoggiata sopra un grande foresta rovesciata, ma che pochi infatti si rendono conto gironzolando fra calli e campielli, che tutte quelle pietre e mattoni si poggiano su enormi quantità di pali di legno. Un luogo così unico come paradossale in cui la natura è così presente, ma allo stesso tempo oscurata. Allora è necessario capire come si comporta questa “superficie naturale” di Venezia, cercare nella storia come si è effettuato il rapporto tra l’uomo e la Laguna, identificando i metodi di simbiosi tra i veneziani e la Selva della Laguna.

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È impensabile immaginare Venezia senza il confronto eterno con il suo territorio. Nonostante l’ampio dominio della Serenissima in Terraferma, l’attenzione è sempre stata rivolta verso l’acqua, dove i veneziani, attraverso gli anni, hanno raggiunto un livello di conoscenza e simbiosi con la Laguna incomparabile con altre città del mondo. Venezia era una utopica realtà nel rapporto con l’acqua, il suo territorio. Questo rapporto è cominciato a cambiare nel ‘900, con l’avanzata della Rivoluzione Industriale che ha trasformato pure il consumo di suolo della terraferma. Salvatore Settis definiva il territorio italiano come il più grande malato nazionale e, purtroppo, il Veneto insieme alla Lombardia, come le due regioni che maggiormente hanno compromesso il proprio territorio. Un consumo del suolo intensivo derivato dal boom economico del dopoguerra. Questa distruzione dal suolo ha guidato diverse leggi che cercano di ricuperare il territorio e lasciarli a superficie naturali o seminaturali.1 Venezia è il risultato delle profonde trasformazioni che hanno interessato, più che la città stessa, il suo ampio e multiforme territorio; a dispetto delle quali essa è tuttavia incredibilmente sopravvissuta. Sicché, per comprenderne i problemi odierni è


VENETIE MD – Veduta a volo d’uccello di Jacopo de Barbari - 1500. Font: Museo Correr

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VENETIE MD – Perspectiva de voo pássaro de Jacopo de Barbari - 1500. Fonte: Museo Correr

É impensável imaginar Veneza sem a eterna comparação com seu território. Apesar do amplo domínio do Serenissima no continente, a atenção sempre foi voltada para a água, onde os venezianos, ao longo dos anos, atingiram um nível de conhecimento e simbiose com a Laguna incomparável com outras cidades do mundo. Veneza era utópica em sua relação com a água, seu território. Essa relação começou a mudar na década de 1900, com o avanço da Revolução Industrial que também transformou o consumo de terra do continente. Salvatore Settis definiu o território italiano como o

maior doente nacional e, infelizmente, o Veneto junto com a Lombardia, como as duas regiões que mais comprometeram seu território. Consumo intensivo de terras do boom econômico do pós-guerra. Essa destruição do solo guiou várias leis que buscam recuperar o território e deixá-los em superfícies naturais ou semi-naturais. Veneza é o resultado das profundas transformações que afetaram, mais do que a própria cidade, seu amplo e multifacetado território; apesar de que, no entanto, incrivelmente sobreviveu. Assim, para entender os problemas de hoje, é essencial ter em mente esse horizonte mais amplo: porque


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Veneza é o centro histórico se você o considerar em sua dimensão puramente insular; mas também é Laguna, se você olhar para ela em relação ao ambiente ao qual pertence, costa, para como você protege a Laguna do mar aberto; interior, para a conurbação que tem vista para os beirais da Laguna; e, finalmente, Selva, se você considerar as origens deste assentamento entre o Padana e o Adriático. Veneza nasceu de sua relação com a Laguna, determinada por canais, corpos de água e macas, uma comparação constante entre o homem e a natureza, cidade que nasceu como refúgio, hoje atrai milhões de turistas todos os anos. Inclinando-

se sobre uma grande Selva derrubada, mas que poucos de fato percebem vagando entre calos e campielli, que todas essas pedras e tijolos repousam em enormes quantidades de postes de madeira. Um lugar tão único quanto paradoxal onde a natureza está tão presente, mas ao mesmo tempo obscurecida. Então é preciso entender como essa “superfície natural” de Veneza se comporta, olhar na história como a relação entre o homem e a Laguna tem sido realizada, identificando os métodos de simbiose entre os venezianos e a Selva da Laguna.


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CITTÀ VENEZIA Ci sono stati diversi autori che cominciano a parlare di Venezia citando il suo punto fisso della storia: la prospettiva a volo d’uccello di Jacopo de’ Barbari nel 1500. La prospettiva di Barbari ci rivela non solo la realtà Veneziana del ‘500, ma anche l’immaginario dei veneziani sulla loro città. A differenza di altri luoghi dal mondo, Venezia ha poco terreno fisso per raccontare la sua storia. Non ha modo di identificare elementi del passato attraverso l’acqua della laguna, perché questa entra e lascia fino a tre volte al giorno per prendere tutto ciò che è stato depositato nei canali. Pertanto, si legge la storia solo attraverso l’architettura, le parole e le immagini. Non ci sono sempre le fonti, ma c’è sempre Venezia che ci consente di argomentare sua iniziale fisionomia e sui processi della sua formazione.2 Questo rende Venezia una delle poche città che si può conoscere attraverso i racconti e l’immagini, anche senza mai buttare un piede nelle vie. È una città che appartiene all’immaginario mondiale e anche per questo, è affollata dal turismo nella storia recente. Ma pochi conoscono veramente l’immaginario dell’ambiente in cui viene sviluppata e confrontata la città di Venezia: la Laguna. Ci volle almeno un secolo prima che gli antichi romani, che si rifugiarono nella laguna per sfuggire agli attacchi barbarici (i longobardi erano gli ultimi nel secolo VII), si rendettero conto che questo ambiente avrebbe potuto garantire loro autonomie politiche, oltre a fornire temporaneamente la sicurezza in un mondo privo di un impero universale.3 Anche si ci sono ipotesi che la Laguna è stata occupata in epoca precedente4, Venezia come città

CIDADE VENEZA Vários autores começaram a falar sobre Veneza citando seu ponto fixo da história: a perspectiva olho-de-pássaro de Jacopo de’ Barbari em 1500. A perspectiva de Barbari revela não apenas a realidade veneziana dos anos 1500, mas também a imaginação veneziana sobre sua cidade. Ao contrário de outros lugares do mundo, Veneza tem pouco terreno fixo para contar sua história. Não tem como identificar elementos do passado através da água da Laguna, pois entra e sai até três vezes por dia para levar tudo o que foi depositado nos canais. Portanto, só podemos ler a história através da arquitetura, palavras e imagens. Nem sempre há as fontes, mas há sempre Veneza que nos permite discutir sua fisionomia inicial e sobre os processos de sua formação. Isso faz de Veneza uma das poucas cidades que podem ser conhecidas através de histórias e imagens, mesmo sem nunca jogar um pé nas ruas. É uma cidade que pertence ao mundo da imaginação e também por isso, está repleta de turismo na história recente. Mas poucos realmente conhecem o imaginário do ambiente em que a cidade de Veneza é desenvolvida e comparada: a Laguna. Levou pelo menos um século até que os antigos romanos, que se refugiaram na Laguna para escapar dos ataques bárbaros (os lombardos foram os últimos no século VII), perceberam que esse ambiente poderia garantirlhes autonomia política, bem como fornecer temporariamente segurança em um mundo sem um império universal. Há também hipóteses de que a Laguna foi ocupada em tempos


• Facilità di difesa • Sviluppo dei porti • Pesca e produzione di sale come risorse. • Luogo privilegiato, sia per l’Occidente che per l’Oriente All’inizio, erano poche isole precariamente edificate, con poche infrastrutture essenziali, come un campo e una chiesa, da non essere possibile identificare, nel loro insieme, una concentrazione abitata. La città storica di oggi, non era neanche il centro politico, neppure di centro abitativo della Laguna.8

anteriores, Veneza como uma cidade começa a tomar forma em torno do século IX de a.C., sempre caracterizada por uma hierarquia marcada, embora mudando ao longo do tempo, definida pelos fluxos dos rios e as marés de entrada. Veneza não vem de um ponto central que se expande para a periferia. Veneza desenvolve-se a partir de uma série de núcleos, precariamente alojados acima de pequenos assentamentos terrestres cercados por vias navegáveis, formando uma espécie de arquipélago urbano. Cada pequena “célula” deste arquipélago tem sua própria infraestrutura essencial, como um acampamento e uma igreja, que reúnem as primeiras comunidades. Em um ambiente tão difícil de prosperar, sem pré-existências urbanas, alheio às disputas que levaram à destruição recorrente de outras cidades italianas na Idade Média, faz de Veneza uma utopia desde o nascimento, Veneza toma forma a partir do capotamento de uma condição ambiental anormal da Laguna e do aprimoramento sábio de suas vantagens. Vantagens do ambiente da Laguna: • Facilidade de defesa • Desenvolvimento de portos • Pesca e produção de sal como recursos. • Lugar privilegiado, tanto para o Ocidente quanto para o Leste No início, havia poucas ilhas precariamente construídas, com poucas infraestruturas essenciais,

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comincia a prendere forma intorno al IX secolo d.C. sempre caratterizzata da una spiccata gerarchia, anche se mutevole col tempo, definita dai flussi dei fiumi5 e dall’entrante delle maree. Venezia non nasce da un punto centrale che si espande verso la periferia. Venezia si sviluppa da una serie di nuclei, precariamente alloggiati sopra piccoli insediamenti di terra circondati da corsi d’acqua, formando una sorta di arcipelago urbano. Ogni piccola “cellula” di questo arcipelago ha le sue infrastrutture essenziali, come un campo e una chiesa, che riuniscono le prime comunità.6 Un ambiente difficile da prosperare, senza preesistenze urbane, estraneo alle contese che portavano alle ricorrenti distruzioni delle altre città italiane nel medioevo, fa di Venezia un’utopia dalla nascita7, Venezia prende corpo dal ribaltamento di una condizione ambientale lagunare anomala e dalla sapiente valorizzazione dei suoi vantaggi. Vantaggi dell’ambiente lagunare:


La città si forma dall’espansione di diversi baricentri, che assumono una loro relativa autonomia e identità. Sansovino scrive in 15609:

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Venezia si mostra non una sola ma più città separate e tutte congiunte insieme (…) di maniera che uscendosi da una contrada e entrandosi in un’altra tu dirai senza dubbio d’uscir da una città e di entrare in un’altra con infinito comodo degli abitanti e con stupore dei forestieri. Jacopo Sansovino

La città si costruisce in un tempo relativamente contratto, dagli ultimi secoli dal primo millennio, ed entro il XIV secolo dispone già di tutte le strutture, campi, chiese, canali, calli, edifici, abitazioni, palazzi e fondaci. Poi non cresce più, ma allo stesso tempo si trasforma tutta, infittendosi ovunque sia possibile, tanto che non c’è edificio, chiesa, palazzo, che oggi non sia il risultato delle trasformazioni succedutesi nel tempo.10 Venezia ha preservato nel tempo, quasi completamente intatta, la sua forma urbis. Anche dopo la modernizzazione infrastrutturale del XIX secolo, è riuscita a consolidare i caratteri formali, figurativi e dimensionali che l’hanno originata.11 Venezia, per sopravvivere a questo luogo insolito e ostile, è sempre stata un laboratorio di esperimenti tecnologici12 originali ed efficaci, che hanno permesso di guadagnare spazio sulla laguna. Questo spazio ha plasmato l’intera architettura locale, diventando unico, anche con riferimenti occidentali e orientali. Per costruire e prosperare in questo ambiente, la

como um acampamento e uma igreja, que não podiam ser identificadas, como um todo, uma concentração habitada. A cidade histórica de hoje, nem sequer era o centro político, mesmo do centro habitacional da Laguna. A cidade é formada pela expansão de vários centros de gravidade, que assumem sua relativa autonomia e identidade. Sansovino escreve em 1560: “Veneza se mostra não apenas uma, mas várias cidades separadas articuladas juntas (...) de modo que quando você sai de uma região e entra em outra, sem dúvida dirá que está saindo de uma cidade e entrando em outra com infinita comodidade para os habitantes e com o espanto dos estrangeiros.” Jacopo Sansovino A cidade é construída em um tempo relativamente contratado, a partir dos últimos séculos a partir do primeiro milênio, e até o século XIV já tem todas as estruturas, campos, igrejas, canais, ruas, edifícios, casas, palácios e fundos. Então não cresce mais, mas ao mesmo tempo transforma tudo, ficando em todos os lugares possíveis, tanto que não há construção, igreja, palácio, que hoje não é o resultado das transformações que aconteceram ao longo do tempo. Veneza preservou ao longo do tempo, quase completamente intacta, sua forma urbis. Mesmo após a modernização da infraestrutura do século XIX, conseguiu consolidar as características formais, figurativas e dimensionais que lhe deram origem. Veneza, para sobreviver a este


La città si forma attraverso un’organica crescita di cellule, riducendo mano a mano gli spazi acquei che le separavano. Ipotesi sulla formazione urbanistica di Venezia basata sulle presenze storiche delle chiese: Fine secolo IX, inizio secolo XII, secolo XIII e inizio secolo XIV. Font: MANCUSO, F. Venezia è una città A cidade é formada por um crescimento orgânico de células, reduzindo gradativamente os espaços de água que as separavam. Hipótese sobre a formação urbana de Veneza a partir da presença histórica das igrejas: Final do século IX, início do século XII, século XIII e início do século XIV. Fonte: MANCUSO, F. Venezia è una città

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lugar incomum e hostil, sempre foi um laboratório de experimentos tecnológicos originais e eficazes, que permitiram ganhar espaço na Laguna. Este espaço moldou toda a arquitetura local, tornando-se único, mesmo com referências ocidentais e orientais. A fim de construir e prosperar nesse ambiente, a República de Veneza sempre foi acusada de esgotar, para seu uso, o patrimônio Selval dos Alpes venezianos e provavelmente não poderia ter sobrevivido se não tivesse originalmente madeiras ao seu redor para se inspirar até a exaustão, por suas necessidades energéticas e materiais para as casas, para a consolidação do solo e para navios. Por um lado, houve a necessidade de ter troncos permanentemente aparados que levassem à linha Selval, por outro lado, para preservar a Selva para abraçar as águas a montante evitando inundações e enchentes rio abaixo e, ao mesmo tempo, impedindo o enterro da Laguna. A arborização e o desvio de rios à beira da Laguna foram operações intimamente relacionadas para a proteção da Laguna, da cidade e de todo o seu ambiente. Veneza tinha uma relação simbiótica com a Laguna graças à Selva presente no continente.


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Rari V. 111, B. “Mappa Bordon, di Libro Venezia”. nel qual Rarisi V.ragiona 111, B. de Bordon, tutte l’isole Libro nel delqual mondo..., si ragiona [Vinegia, de tutte Zoppino] l’isole1528; del mondo..., ff. 29v-30r [Vinegia, “Mappa Zoppino] di Venezia”. Su1528; concessione ff. 29v-30r delFont: MiBACT MiBACT - Biblioteca - Biblioteca Nazionale Nazionale Marciana. Marciana.


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Mapa de Veneza. Rari V. 111, B. Bordon, Livro sobre todas as ilhas do mundo..., [Vinegia, Zoppino] 1528; ff. 29v-30r Fonte: MiBACT - Biblioteca Nazionale Marciana.


Repubblica di Venezia è sempre stata accusata di aver depauperato, per suo uso, il patrimonio boschivo delle Alpi venete e probabilmente non avrebbe potuto sopravvivere se all’origine non avesse avuto intorno boschi a cui attingere fino all’esaurimento, per il proprio fabbisogno energetico e di materiali per le case, per il consolidamento del suolo e per le navi. Da una parte c’era la necessità di avere tronchi perennemente ad assetto che portava alla linea del bosco, dall’altra quella di conservare il bosco per abbracciare le acque a monte evitando piene e inondazioni a valle e impedendo contemporaneamente l’interramento della laguna. Imboschimento e deviazione dei fiumi ai margini della laguna furono operazioni da vicino correlate per la salvaguardia della laguna, della città e di tutto il suo ambiente. Venezia aveva un rapporto simbiotico con la Laguna grazie alla Selva di Terraferma. Cristoforo Sabbadino, proto dell’Ufficio delle Acque, aveva tracciato una immagine allarmante della gronda lagunare del ‘50013:

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Chi volesse scriver tutti li luochi atterati, boschi disfatti, pradi coltivati, e canedi retrati, quai sonno tra il fiume di Brenta vecchia et Sille per il territorio di Mestre, racontar si saria tropo longhi: questo basti, che tutti gli boschi i quali erano sopra da Castelfranco, dove principia e passa il Muson fino al basso sono stati ruinati e fatti terre arate e di molti prati il simile, degli altri luoghi fino al Sille et alla Piave non dico altro, perché quella laguna è posta per persa Cristoforo Sabbadino

Cristoforo Sabbadino, responsável do Departamento de Águas, havia desenhado uma imagem alarmante dos beirais da Laguna dos anos 1500: “Quem quiser escrever todos os locais aterrados, bosques desfeitos, prados cultivados e canais retraídos, entre o rio Brenta velho e o Sille para o território de Mestre, demorará muito. Basta diszer que: tdos os bosques os quais estavam acima de Castelfranco, inicia e passa o Muson até embaixo, foram arruinados e feito terras aradas e, de muitos prados, foi feito o mesmo. Dos outros locais até o Sille e ao Piave não digo outro, porque aquela laguna esta perdida.” Cristoforo Sabbadino No entanto, todos os edifícios venezianos têm um problema complexo para resolver, uma vez que a cidade de madeira se transformou, ao longo dos anos, em uma cidade de tijolos e pedras, que é a questão das fundações em um terreno pantanoso no meio da água. Veneza está “inclinada” sobre uma Selva derrubada que foi transportada, dos zattieri das Selvas das montanhas ao longo dos rios até chegar na cidade. E esta era a única maneira de construir edifícios no terreno pantanoso da Laguna. Para alcançar o caranto (camada de argila de formação antiga, estável e consistente) uma madeira longa (almieiro, olmo, lariço) de dois e três metros teve que ser obtida. Nelas estavam apoiadas mesa de madeira, e depois a base de pedra (traquite,uma rocha vulcânica


ígnea originalmente das colinas euganeanas, em Pádua), então um extrato de pedra istriana (porosidade de calcário baixo, extraído principalmente na caverna da região de Montauro da Ístria), que apoiaria as paredes de tijolos. Esse sistema tinha que ser realizado “seco”. Ao longo do tempo, submetido a um processo de mineralização, consolida a estrutura de madeira. Mesmo com as diversas mudanças e expansões dos edifícios existentes, a estrutura desses desmatamentos sempre se manteve a mesma, fazendo com que a própria formação urbana de Veneza ao longo do tempo. Além disso, os edifícios têm sido constantemente reformados e ampliados, reutilizando elementos de construção em vez de abandoná-los e construindo novos devido à dificuldade de encontrar terrenos à sua disposição, seu alto custo operacional, o fato de que todos os materiais de construção são importados de outras regiões. Esse desenvolvimento em si fez de Veneza uma cidade com uma linguagem arquitetônica extraordinária e estilos diferentes. Os edifícios venezianos, pré500, com raras exceções, foram realizados sem “projeto”, sendo o conhecimento da construção transmitida pela experiência e de geração em geração. Isso caracterizou uma lenta e generalizada evolução da linguagem arquitetônica. Veneza é a terceira dimensão da arquitetura, aquela que gera espaço ligado ao urbano e à cidade. Não há distinção entre arquitetura e planejamento urbano. O processo de construção não passa do terreno

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Però tutte le edificazioni veneziane hanno un problema complesso da risolvere, da quando la città di legno si trasforma, attraverso gli anni, in una città di mattoni e pietre, che è la questione delle fondazioni in un terreno paludoso in mezzo all’acqua. Venezia è “appoggiata” a una Selva rovesciata che è stata trasportata, dagli zattieri dai boschi delle montagne lungo i fiumi fino ad arrivare in città. E questo era l’unico modo per costruire edifici sul terreno paludoso lagunare. Per raggiungere il caranto (strato di argilla di formazione vecchia, stabile e coerente) doveva essere ottenuto un legno lungo (ontano, olmo, larice) di due e tre metri. Su questi sono state sostenute tavolato di legno, e poi la base di pietra (traquite, una roccia vulcanica ignea originaria dai colli euganei, a Padova), poi un estratto di pietra istria (basso calcare porosità, estratto principalmente nella grotta di Montauro regione dell’Istria), che sosterrebbe le pareti in mattoni. Questo sistema doveva essere effettuato “a secco”.14 Con il tempo, sottoposto a un processo di mineralizzazione, consolida la struttura di legno. Anche con i vari cambiamenti ed espansioni degli edifici esistenti, la struttura di questi disboscamenti è sempre rimasta la stessa, rendendo la formazione urbana di Venezia medesima nel tempo. Inoltre, gli edifici sono stati costantemente ristrutturati e ampliati, riutilizzando elementi di costruzioni piuttosto che abbandonarli e costruendone ex novo dovuto alla difficoltà di trovare un terreno a loro disposizione, il suo alto costo di funzionamento, il fatto che tutti i materiali da costruzione sono importati da altre regioni. Questo sviluppo su sé stessa ha reso Venezia una


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I L

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Disegno di Roswitha Asche in cui sono schematizzate le fasi e le infrastrutture per il trasporto del legname, lungo il fiume Cismon e sul Brenta, fino a Venezia. Alla lettera “A” una risina in legname che porta i tronchi al fiume per la fluitazione libera, alla “B” una stua in legname, alla “C” alcuni menadas che guidano i tronchi sul fiume, alla “D” il cidolo di Perarolo, alla “E” una segheria “alla veneziana”, alla “F” e alla “G” il transito di alcune zattere lungo il Piave, alla “H” una barca per il trasporto, alla “I” la risalita del fiume con traino animale, alla “L” l’arrivo delle zattere nella laguna di Venezia. Font: Storia del bosco. Il paesaggio forestale italiano - Agnoletti, M. Desenho de Roswitha Asche que esquematiza as fases e infraestruturas para o transporte de madeira, ao longo dos rios Cismon e Brenta, até Veneza. Na letra “a” uma risina de madeira, meio de transporte que traz os troncos para o rio para flutuarem livremente, em “b” uma stua de madeira, em “c” algumas menadas que guiam as toras no rio, em “d” o cidolo de Perarolo, em “e” uma serração “veneziana”, em “f” e “g” o trânsito de algumas jangadas ao longo do Piave, em “h” um barco para transporte, em “i” a subida do rio por animal de reboque, no “l” a chegada das jangadas na Laguna de Veneza. Fonte: Storia del bosco. Il paesaggio forestale italiano - Agnoletti, M.


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C

B

A

A- pali di legno infissi a percussione fino a rifiuto B- doppio strato incrociato di tavoloni di larice o rovere C- Muratura di fondazione

A- Troncos de madeira movidos a percussão até a recusa B- camada dupla cruzada de pranchas de lariço ou carvalho C- Alvenaria de fundação

Le fondazioni degli edifici lagunari sono del tipo indiretto; pali di legno sostengono uno zatterone di tavole, su queste si elevano le fondazioni in blocchi di pietra d’Istria. I pali di legno vengono conficcati in uno strato di argilla e sabbia, detto “caranto”, disposti a file multiple sotto i muri oppure a giri concentrici sotto tutta l’area dell’edificio. Font: Mancuso, Venezia è una città, e Perocco, G. e Salvadori, A., Civiltà di Venezia. As fundações dos edifícios lagunares são do tipo indireto; troncos de madeira sustentam uma treliça de tábuas, sobre as quais se erguem as fundações em blocos de pedra da Ístria. Os postes de madeira são cravados em uma camada de argila e areia, denominada “caranto”, disposta em múltiplas fileiras sob as paredes ou em círculos concêntricos sob toda a área do edifício. Fonte: Mancuso, Venezia è una città, e Perocco, G. e Salvadori, A., Civiltà di Venezia.


città con uno straordinario linguaggio architettonico e stili diversi. Gli edifici veneziani, pre ‘500, con rare eccezioni, sono stati effettuati senza “progetto”, essendo la conoscenza della costruzione trasmessa dall’esperienza e di generazione in generazione. Questo ha caratterizzato una lenta e molto diffusa evoluzione del linguaggio architettonico.15 Venezia è la terza dimensione per l’architettura, quella che genera spazio legata all’urbano e alla città. Non c’è distinzione tra architettura e urbanistica. Il processo di costruzione non passa dal terreno da dividere, organizzare e infrastrutture e poi essere costruito. Il terreno, la proprietà, non esiste a priori: è costruito dall’architettura. Per fare un edificio su un canale il processo è quello di fare il proprio canale, scavare, consolidare il bordo costruito; lo stesso se la facciata è in un campo o una calle.

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Venezia è il mio modello per ogni città del futuro. Le Corbusier

Nella sua storia, Venezia non è mai stata una “città museo”. Le sue trasformazioni, di vasta portata e radicate nel pensiero culturale e politico, sono evidenti a ogni livello. L’acqua è diventata terra e i confini si sono ampliati con successive bonifiche. Le principali aree urbane furono pianificate, costruite, rase al suolo e ricostruite per garantire che il progetto di immagine della Repubblica Serenissima riflettesse la strategia politica della sua classe dirigente. Gli edifici furono demoliti e ricostruiti per riflettere i dettami dei nuovi linguaggi architettonici. Altri erano abbelliti con ornamenti

a ser dividido, organizado e infraestruturado e depois construído. A terra, a propriedade, não existe a priori: é construída pela arquitetura. Para fazer um edifício em um canal o processo é fazer seu próprio canal, cavar, consolidar a borda construída; o mesmo se a fachada estiver em um campo ou uma calle. “Veneza é o meu modelo para cada cidade do futuro” Le Corbusier Em sua história, Veneza nunca foi uma “cidade museu”. Suas transformações de longo alcance, enraizadas no pensamento cultural e político, são evidentes em todos os níveis. A água tornou-se terra e as fronteiras se expandiram com sucessivas recuperações. As principais áreas urbanas foram planejadas, construídas, arrasadas e reconstruídas para garantir que o projeto de imagem da República Serenissima refletisse a estratégia política de sua classe dominante. Os edifícios foram demolidos e reconstruídos para refletir os ditames das novas linguagens arquitetônicas. Outros foram embelezados com ornamentos e cobertos de pedra, quebrando uma tradição centenária. Tudo está em constante transformação há séculos. Não há um priori ou posteriori. Há arquitetura e assim, a cidade. “Cem profundas solidões formam a cidade de Veneza - este é o seu encanto. Uma imagem para os homens do futuro” Nietzsche


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Cento profonde solitudini formano insieme la città di Venezia -questo è il suo incanto. Un’immagine per gli uomini del futuro. Nietzsche

La contemporaneità veneziana si può interpretare come un grande teatro urbano, il teatro dell’ecosistema lagunare: un teatro di materia viva, fatto di segni della storia e della tecnica ed i luoghi di spazio, di pianura liquida e delle grandi figure distese sul piano, di continuità del fronte solare e di frammentazione del bordo terracqueo, di architettura monumentale e di figure significante della città reale, anfibia evitare afferma. La materia con cui è costruita la città è in sostanza la stessa materia con cui sono fatte le opere d’arte la città, intesa come opera d’arte per eccellenza, è composta di architetture e di relazioni, luoghi urbani e di spazi abitati punto non sono solo gli oggetti a determinare l’immagine urbana della città, ma anche lo spazio delle relazioni se vuoi e le architetture mettono in scena e ciò che esse rappresentano nel tempo e nello spazio. Il mito di Venezia vive continuamente nel serrato equilibrio fra natura e artificio, fra materiali e immateriali, fra la forma urbis della città insulare, del recinto terrà qui e la pianura liquida lagunare. L’immaginario di paesaggio, trasfigurato e trasmessoci nelle moto immagini pittoriche le, letterari, artistiche, ci restituisce ancora oggi

A contemporaneidade veneziana pode ser interpretada como um grande teatro urbano, o teatro do ecossistema lagunar: um teatro de matéria viva, feito de sinais de história e técnica e os lugares do espaço, planície líquida e as grandes figuras estendidas no plano, continuidade da frente solar e fragmentação da fronteira do terracqueo, arquitetura monumental e figuras significativas da cidade real , anfíbio evite reivindicações. O material com o qual a cidade é construída é essencialmente o mesmo material com o qual as obras de arte são feitas a cidade, entendida como uma obra de arte por excelência, é composta de arquiteturas e relacionamentos, lugares urbanos e espaços habitados não são apenas os objetos que determinam a imagem urbana da cidade, mas também o espaço de relações se você quiser e o palco das arquiteturas e o que eles representam no tempo e no espaço. O mito de Veneza vive continuamente no estreito equilíbrio entre natureza e artifício, entre materiais e imateriais, entre a forma urbis da cidade insular, o recinto se manterá aqui e a planície líquida da Laguna. A paisagem que nos lembramos, transfigurada e transmitida para nós em movimento pictórico, imagens literárias e artísticas, ainda nos dá a relação dialética entre a cidade, seu entorno, arquitetura e natureza, entre um interior codificado nos valores arquitetônicos da polis e um rico exterior inviolável, marcado por sítios naturais e os traços de ruínas isoladas que com sua presença ainda marcam até hoje,

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e rivestiti in pietra, rompendo una tradizione secolare. Tutto è in costante trasformazione da secoli.16 Non c’è a priori o a posteriori. C’è l’architettura e così, la città.


il rapporto dialettico tra città il suo intorno, architettura e natura, fra un interno codificato nei valori architettonici della polis e un esterno ricco inviolato, segnato da siti naturali e dalle tracce dei ruderi isolati che con la loro presenza marcano ancora oggi, come splendidi capisaldi antichi, il territorio. La dimensione evocatrice dei luoghi veneziani si scontra con la realtà della città contemporanea.17

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como esplêndidos pilares antigos, o território. A dimensão evocativa dos lugares venezianos em conflito com a realidade da cidade contemporânea. “Veneza é a mesma das origens, mas ao mesmo tempo toda diversa.” Franco Mancuso

Venezia è la stessa delle origini, ma allo stesso tempo tutta diversa. Franco Mancuso

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Opponesi Elemento ad Elemento, incisione di Andrea Zucchi, frontespizio di Della laguna di Venezia, Domenico Lovisa, 1718. Opponesi Elemento ad Elemento, gravura de Andrea Zucchi para a folha de rosto de Della laguna di Venezia, Domenico Lovisa, 1718.


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Venezia in 1100 (Paolo Maretto, 1986)

Venezia in 1500 (Jacopo de Barbari)

Venezia in 2014

L’evoluzione della forma urbis di Venezia. Font: Foscari, G.,Elements of Venice A evolução da forma urbis de Veneza. Fonte: Foscari, G.,Elements of Venice


ARCHITETTURA LAGUNARE L’architettura veneziana emerge da ciò che ha avuto in origine necessità costruttiva funzionale e solo in seguito ha assunto valore simbolico e rappresentativo. Tutto ciò è il risultato di una consuetudine edificatoria antica e funzionale, legata alle tradizioni del costruire in stretto rapporto con la natura del luogo e con il contesto.18

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Abitazioni Dalla risoluzione del problema delle fondazioni, l’edilizia abitativa veneziana segue attraverso secoli di innumerevoli trasformazioni, riflettendo le mutazioni culturali, sociali e storiche della Serenissima.19 Un’impostazione basata sullo stesso modello organizzativo e strutturale, con poche significative varianti, che accomuna palazzi maggiori e palazzetti, case di proprietà e case d’affitto, di due, tre e quattro piani. L’edificio è tripartito (raramente bipartito) in moduli che si accostano orizzontalmente l’uno all’altro, definiti dai “muri di spina”20 , in modo perpendicolare alle facciate e alle quinte murarie che si aprono su canali, fondamenta, calli o campi; questi elementi sono strutturalmente indipendenti rispetto alla scatola muraria che circoscrive tutti gli edifici, con connessioni a cerniera. I muri di chiusura esterna sono due muri contrapposti, che prospettano sullo spazio pubblico e su quello del retro e non hanno nessuna funzione portante, di modo ad alleggerirne il comportamento statico e funzionare come veri diaframmi per ospitare bifore, trifore o polifore, dipendendo dall’apertura del portego.21 Questa struttura permette di adattarsi anche al il movimento discontinuo del suolo, prevenendo

ARQUITETURA DA LAGUNA A arquitetura veneziana emerge do que originalmente tinha uma necessidade funcional de construção e só mais tarde assumiu valor simbólico e representativo. Tudo isso é resultado de um antigo e funcional costume de construção, ligado às tradições de construção em estreita relação com a natureza do local e com o contexto. Habitações Desde a resolução do problema dos fundamentos, a habitação veneziana segue séculos de inúmeras transformações, refletindo as mutações culturais, sociais e históricas do Serenissima. Uma abordagem baseada no mesmo modelo organizacional e estrutural, com poucas variantes significativas, que une grandes edifícios e palácios, casas de imóveis e casas de aluguel, de dois, três e quatro andares. O edifício é tripartido (raramente bipartido) em módulos que se aproximam horizontalmente entre si, definidos pelas”paredes de espinhos”, de forma perpendicular às fachadas e paredes que se abrem em canais, fundações, calos ou campos; esses elementos são estruturalmente independentes da caixa de parede que circunscreve todos os edifícios, com conexões articuladas. As paredes externas de fechamento são duas paredes opostas, que se propõem no espaço público e na parte de trás e não têm função de rolamento, de modo a aliviar seu comportamento estático e funcionar como diafragmas reais


La tipologia tripartita dei palazzi di Venezia. Font: Foscari, G., Elements of Venice A tipologia em três partes dos palácios de Veneza. Fonte: Foscari, G., Elements of Venice

para acomodar caspas, trifora ou poliforos, dependendo da abertura da porta. Essa estrutura permite adaptarse também ao movimento descontínuo do solo, evitando colapsos, devido à organicidade dos canais e caminhos que nem sempre são estritamente paralelos uns aos outros, ou perpendiculares às fachadas. As casas de fundação são baseadas em uma tipologia constante: uma sala de estar através e os quartos privados nas laterais disso; e os lounges através se alinham um após o outro. Uma metáfora arquitetônica cheia do desaparecimento do conceito de particular, onde o papel do salão é o da praça. Uma casa como uma cidade pequena e a sala de estar, onde a comunidade controla diretamente tudo o que é privado. O espaço central, chamado de portego, desenvolve-se em profundidade por todo o edifício, criando não apenas um sistema de ventilação transversal, mas também uma sensação de continuidade com o interior, uma transição entre o exterior e o interior do edifício. No térreo, torna-se uma praça, enquanto no seguinte, um grande salão. Mas o importante é que esse tipo deve ser visto de fora, e então os salões são constantemente denunciados pelos políforos centrais.

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i crolli, in ragione dell’organicità dei canali e dei percorsi che non sempre sono rigorosamente paralleli fra loro, o perpendicolare alle facciate. Le case fondaco si basano su una tipologia costante: un salone passante e le stanze private ai lati di questo; e si allineano uno dopo l’altro i saloni passanti. Una metafora architettonica pienissima della scomparsa del concetto di privato, dove il ruolo del salone passante è quello della piazza. Una casa come una piccola città e il salone passante, dove la collettività controlla direttamente tutto ciò che è privato.22 Lo spazio centrale, il cosiddetto portego, si sviluppa in profondità per tutto l’edificio, creando non solo un sistema di ventilazione trasversale, ma anche un senso di continuità con l’interno, una transizione tra l’esteriore e l’interiore dell’edificio. Nel piano terra diventa una piazza, mentre nei successivi, un grande salone. Ma la cosa importante è che questa tipologia deve essere vista dall’esterno, e allora i saloni passanti vengono costantemente denunciati dalle polifore centrali.23


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La tipologia tripartita dei palazzi di Venezia, la disposizione delle scale e il rapporto di successione tra interno ed esterno. Font: Mancuso, F., Venezia è una città, con modifiche autoriali A tipologia em três partes dos palácios de Veneza, a disposição das escadas e a relação de sucessão entre interno e externo. Fonte: Mancuso, F., Venezia è una città, com modificações autorais


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Rapporto di successione con l’ambiente esterno attraverso l’elemento di transizione (portego) da casa fondaco di Venezia. Font: Mancuso, F., Venezia è una città, con modifiche autoriali Relação de sucessão ao ambiente externo por meio do elemento de transição (portego) da casa fondaco de Veneza. Fonte: Mancuso, F., Venezia è una città, com modificações autorais


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255 La trama dei muri di spina presenta sempre una disposizione perpendicolare ai canali e agli spazi scoperti (in nero i campi e le corti). Font: Venezia è una Città - Franco Mancuso - 2009 A trama de paredes estruturais apresentadas sempre em uma disposição perpendicular aos canais e aos espaços descobertos (em preto os campos e cortes). Fonte: Venezia è una Città - Franco Mancuso - 2009


Campanili di Venezia Un’altra formazione edificata molto caratteristica di Venezia sono i campanili. Il campanile è una costruzione a forma di torre, destinata per lo più a contenere le campane, innalzata accanto ad una chiesa o innestata nel corpo di essa. Le prime costruzioni risalgono al VII secolo ed hanno probabilmente come modello le torri legate alle fortificazioni romane. I più antichi campanili avevano forma circolare, in seguito si diffusero le forme quadrate, o a pianta poligonale.

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Selva di campanili emergenti dall’acqua….così sei Venezia! Poeta anonimo del ‘700

Campanários de Veneza Outra formação de construção muito característica de Veneza são as torres de sino. A torre do sino é um edifício em forma de torre, destinado principalmente a conter sinos, levantado ao lado de uma igreja ou enxertado no corpo dela. Os primeiros edifícios datam do século VII e provavelmente têm como modelo as torres ligadas às fortificações romanas. As torres de sino mais antigas tinham uma forma circular, mais tarde as formas quadradas ou poligonais se espalhavam. É difícil não ligar a imagem da cidade de Veneza à presença de torres de sino que são relatadas nas inúmeras estampas

Veduta di Venezia di John Christ Hafner Erben - sec. XVIII - Font: Colezzione Francesco Turio Bohm Perspectiva de Veneza de John Christ Hafner Erben - séc. XVIII - Fonte: Colezzione Francesco Turio Bohm


que reproduzem o perfil da cidade e retornam sua singular originalidade. Mais do que isso, a origem de Veneza pode ser conectada a este tipo de edifício. Diz a lenda que Torcello deriva do nome de uma das torres da cidade de Altino, Torricello: desta forma, os refugiados irreversíveis lembravam o território de origem. Na verdade, as torres de sino em Veneza são mais de oitenta, altas ou pequenas, uma população real de diferentes artefatos que pontuem o tecido da cidade. Essas torres serviram não só para marcar as horas e chamar os fiéis para a oração, mas também a função de faróis para navios, torres de defesa da cidade e reconhecimento do território. Como toda arquitetura veneziana, as torres de sino são adversas aos ângulos retos, então muitas são inclinadas. Vários arquitetos tentaram endireitar as torres do sino, alguns com sorte, outros não. Ao longo da história, alguns também serviram outras funções. Depois que Napoleão suprimiu várias igrejas e estas, para ter uma configuração vegetal semelhante aos armazéns industriais, durante o século XIX estas se tornaram indústrias reais, e as torres de sino são usadas como dobradiças. No entanto, as torres de sino são parte da peculiaridade de Veneza, embora devam ser construídas dentro do território lamacento da Laguna, ainda são hoje, uma importante forma de reconhecimento do território e do senso de pertencimento dos venezianos.

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È difficile non legare l’immagine della città di Venezia alla presenza dei campanili che vengono segnalati nelle innumerevoli stampe che riproducono il profilo della città e ne restituiscono la sua singolare originalità. Più di questo, l’origine di Venezia può essere collegata a questa tipologia di edificio. La leggenda dice che Torcello deriverebbe dal nome di una delle torri della città di Altino, Torricello: in questo modo i profughi irreversibili ricordavano il territorio d’origine.24 Infatti i campanili a Venezia sono più di ottanta, alti o piccoli, una vera e propria popolazione di manufatti diversi tra loro che punteggia il tessuto della città. Queste torre servivano non soltanto a segnare le ore e a richiamare i fedeli alla preghiera, ma anche la funzione da fari per le navi, torri di difesa della città e riconoscimento del territorio. Così come tutta l’architettura veneziana, i campanili sono avversi ai angoli retti, per questo tanti sono inclinati.25 Diversi architetti hanno provato a raddrizzare i campanili, alcuni con fortuna, altri no.26 Attraverso la storia, alcuni hanno servito anche ad altri funzioni. Dopo Napoleone aver soppresso diverse chiese e queste, per avere una configurazione impiantistica simile ai capannoni industriali, nel corso dell’Ottocento queste diventano vere industrie, e i campanili vengono usati come camini.27 Comunque i campanili fanno parte della particolarità di Venezia, anche se devono costruirsi dentro il territorio fangoso della Laguna, sono ancora oggi, un’importante forma di riconoscimento dal territorio e del senso di appartenenza dei veneziani.


Ma se l’architettura di Venezia è così specifica, è a causa del suo rapporto con l’ambiente lagunare, che per capirlo, serve molto di più che un paio di gli occhi da architetto, è necessario l’occhio del poeta.

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La stessa laguna di Venezia, nonostante il mio fervido amore per la città, sarebbe rimasta ancor oggi una rarità curiosa, ma estranea, singolare, incompresa, se una certa volta, stanco di tanto istupidimento provocato dalla smania di vedere, non avessi diviso, per otto giorni e otto notti con un pescatore di Torcello, la barca, il letto e il pane. Remavo costeggiando le isole, attraversavo a guardo i bruni banchi melmosi trascinando la piccola rete, imparavo a conoscere l’acqua, la flora e la fauna lagunari, respiravo e contemplavo quell’inconfondibile aria, e da allora la laguna mi è familiare e amica. Forse avrei potuto usare quella settimana dedicandola a Tiziano o a Paolo Veronese, ma in quella barca da pesca con la sua vela triangolare d’oro bruno io ho conosciuto Tiziano e Veronese meglio che nell’Accademia o nel Palazzo dei Dogi. E non soltanto quei pochi quadri, ma Venezia stessa ora non è più un enigma affascinante e inquietante: è una realtà, una realtà molto più bella e più mia, sulla quale accampo il diritto di chi ha capito. Hermann Hesse

Mas se a arquitetura de Veneza é tão específica, é por causa de sua relação com o ambiente da Laguna, que para entendê-la, é preciso muito mais do que um par de olhos de arquiteto, você precisa do olho do poeta. “A própria Laguna de Veneza, apesar do meu fervoroso amor pela cidade, teria permanecido uma raridade curiosa até hoje, mas estranha, singular, incompreendida, se uma vez, cansado de tanta estupidez causada pelo desejo de ver, eu não tivesse dividido, durante oito dias e oito noites com um pescador de Torcello, o barco, a cama e o pão. Remei ao longo das ilhas, olhei através das margens de lama castanha arrastando a pequena rede, aprendi sobre a água, a flora e a fauna da Laguna, respirei e contemplei aquele ar inconfundível, e desde então a Laguna me é familiar e amiga. Talvez pudesse ter aproveitado aquela semana dedicando-me a Tiziano ou a Paolo Veronese, mas naquele barco de pesca com a sua vela triangular de ouro castanho conheci Tiziano e Veronese melhor do que na Accademia ou no Palazzo dei Dogi. E não só aquelas poucas pinturas, mas a própria Veneza já não é um enigma fascinante e perturbador: é uma realidade, uma realidade muito mais bela e mais minha, sobre a qual tenho direito de quem a compreendeu.” Hermann Hesse


Caccia in valle - Vittorio Carpaccio -1490-1496. Font: Paul Getty Museum Caça no vale - Vittorio Carpaccio -1490-1496. Fonte: Paul Getty Museum

Veneza é um espetáculo para desfrutar hic et nunc, mas para entendê-la devemos esquecer a cidade e deixar-nos ser compreendidos pelo sentido do lugar e da hora da Laguna. É claro que todos conhecem a beleza e o espanto que os primeiros dias de Veneza nos oferecem, mas apenas incorporando uma atenção e reflexão sobre a precariedade e periculosidade que este território pede, que podemos entender a singularidade de Veneza. Veneza é uma oriunda pérola de um território caótico e mal definido, no qual a cidade é ameaçada todos os dias pelo poder da natureza, mas que nos séculos conseguiram viver juntas. Este território é a Laguna, e é a Selva de Veneza.

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Venezia è uno spettacolo da godere hic et nunc, ma per capirla, si deve dimenticare la città e lasciarci afferrare dal senso del luogo e del tempo della Laguna.28 Ovviamente tutti conoscono la bellezza e lo stupore che i primi giorni di Venezia ci offre, ma soltanto incorporando un’attenzione e riflessione sulla precarietà e provvisorietà che questo territorio chiede, che è possibile capire l’unicità di Venezia. Venezia è una perla oriunda da un territorio caotico e mal definito, in cui la città è minacciata ogni giorno dalla forza della natura, ma che nei corsi dei secoli sono riusciti a vivere insieme. Questo territorio è la Laguna, ed essa è la Selva di Venezia.


LA LAGUNA La Laguna di Venezia ha un’identità multiforme e complessa, sia per le sue connotazioni fisiche e paesaggistiche, che per le sue vicende storiche.29

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La Laguna di Venezia è un luogo intensamente coltivato, che possiamo considerare un caso particolare, un’iperbole di quanto avviene sul suolo, perché nella laguna la coltivazione è scientifica, stratificata da secoli, messa a punto attraverso finezze che si sono susseguite una all’altra. Giancarlo De Carlo

L’origine della Laguna si può far risalire a circa 6000 anni fa, quando il livello del mare, dopo alterne variazioni in rapporto alle fasi di glaciazione e deglaciazione, giunse ad attestarsi sull’attuale allineamento di costa. Da questo periodo l’azione dei fiumi e del mare è stata prevalente nell’evoluzione del litorale adriatico. Infatti, gli apparati deltizi dei fiumi padani si protrassero verso il mare in funzione del loro trasporto solido, delle correnti costiere e del moto ondoso. A modificare sostanzialmente la fase evolutiva naturale dell’ecosistema lagunare è stata l’azione antropica con l’obiettivo di contenere l’azione dei diversi fattori ambientali al fine di preservare la Laguna.30 La civiltà veneziana ha sempre fuso in modo univoco il sacro con il profano, attribuendo il simbolismo sacro a strutture profane di potere e di attività utili ai propri scopi e bisogni pratici, nonché all’organizzazione del proprio territorio. Le isole erano chiamate “monasteri” perché ognuna

A LAGOA A Laguna de Veneza possui uma identidade multifacetada e complexa, tanto por suas conotações físicas e paisagísticas, quanto por seus eventos históricos. “A Laguna de Veneza é um local intensamente cultivado, que podemos considerar um caso particular, uma hipérbole do que acontece no solo, porque na Laguna o cultivo é científico, estratificado por séculos, desenvolvido através de sutilezas que se sucederam.” Giancarlo De Carlo A origem da Laguna pode ser traçada há cerca de 6.000 anos, quando o nível do mar, após variações alternadas em relação às fases de glaciação e deglaciação, passou a se posicionar no alinhamento atual da costa. Desde esse período, a ação dos rios e do mar tem sido predominante na evolução do litoral adriático. De fato, os aparelhos deltizi dos rios padanianos continuaram até o mar de acordo com seu transporte sólido, correntes costeiras e movimento de ondas. Modificar substancialmente a fase evolutiva natural do ecossistema lagunar foi a ação antrópica com o objetivo de conter a ação dos diferentes fatores ambientais para preservar a Laguna. A civilização veneziana sempre fundiu exclusivamente o sagrado com o leigo, atribuindo simbolismo sagrado às estruturas seculares de poder e atividades úteis para seus propósitos e necessidades práticas, bem como para a organização de seu território.


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Laggiù la marea crescente e calante alternativamente imprigiona e libera il paesaggio, ciclicamente inondando le campagne. Le case sono costruite a guisa di quelle degli uccelli lacustri, giacché ciò che ora è terra, talvolta sembra isola, al punto che si crederebbe proprio di essere alle Cicladi. (...) Questa grande somiglianza fa apparire, disperse in quelle distese liquide, (...) abitazioni che non ha creato la natura, ma che sono state costruite dall’ingegno degli uomini; essi infatti consolidano il terreno intrecciando giunchi flessibili, unica fragile difesa opposta ai flutti marini, che trascinano via con sé tutto quanto non è posto al riparo grazie alla sua posizione sopraelevata. (...) Tutti gli sforzi si concentrano nello sfruttamento delle saline; invece di falci ed aratri qui gli uomini fanno girare cilindri contenenti acqua salata; (...) e le barche sono legate all’uscio di casa al posto delle bestie. Cassiodoro

Anche se non indica se si trattava di profughi delle città cristiane-romane del continente scampati alle invasioni dei barbari, o popoli originari della regione, comunque è sempre stata una comunità libera ed indipendente fin dall’inizio.32 Che si trattasse per lo più di profughi dalla

As ilhas eram chamadas de “monastérios” porque cada uma abrigava uma comunidade religiosa cujas relíquias e imagens eram reverenciadas pelo povo da Laguna. No entanto, essa comunidade também tem realizado outras atividades extremamente práticas. Casiodoro em 537 descreve a Laguna da seguinte forma: “Ali embaixo, a maré crescente e a vazante aprisionam e liberam alternadamente a paisagem, inundando ciclicamente o campo. As casas são construídas como as dos pássaros da Laguna, já que o que agora é terra às vezes parece uma ilha, a ponto de você pensar que está nas Cíclades. (...) Esta grande semelhança faz surgir, espalhadas por aquelas extensões líquidas, (...) casas que não criaram a natureza, mas que foram construídas pela engenhosidade dos homens; de fato estes consolidam o terreno entrelaçando juncos flexíveis, como única defesa frágil contra os fluxos da água, que levam consigo tudo o que não está protegido graças à sua posição elevada. (...) Todos os esforços estão concentrados na exploração das salinas; em vez de foices e arados, aqui os homens giram cilindros contendo água salgada; (...) e os barcos são amarrados na porta da casa no lugar dos animais.” Cassiodoro Embora não indique se eram refugiados das cidades cristã romanas do continente que escaparam das invasões dos bárbaros, ou de povos da região, é nítido que sempre foi uma comunidade livre e independente desde o início.

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ospitava una comunità religiosa le cui reliquie e immagini erano venerate dalla gente della laguna. Tuttavia, questa comunità ha svolto anche altre attività estremamente pratiche.31 Casiodoro nel 537 descrivi la Laguna cosi:


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terraferma o di vecchi residenti che vivevano lungo argini, palafitte, legno e paglia, la verità è che la vita sulle isole veneziane è sempre stata possibile grazie al duro lavoro in un ambiente ostile che è sempre stato scarso. La Laguna era una barriera contro un nemico armato a piedi o un nemico con flotte navali, ma permetteva comunque agli abitanti di commerciare liberamente. Tuttavia, ben presto si resero conto che questo ambiente acquatico, dove l’acqua dolce dei fiumi si fuse con le correnti marine, era insostenibile e che doveva essere gestita. Questa gestione, prima attraverso la canalizzazione dell’acqua dolce, e poi dell’impedimento delle maree, è stato un processo lento che ha richiesto diverse generazioni accumulando conoscenza attraverso tentativi ed errori, empiricamente nel corso dei secoli. L’ambiente lagunare è diventato uno dei manufatti più sofisticati e complessi, un simmetrico concettuale tra una città unica e l’ambiente esistente, anche se questa gestione ha cambiato radicalmente la flora e fauna della Laguna. Per molto tempo queste due entità metamorfiche vissero in simbiosi, esercitando influenza attraverso i loro cambiamenti e i loro destini.33 La Laguna si stende oggi in un arco che va dalla foce del Sile (a nord est) sino a quella del Brenta (a sud), per una lunghezza massima di circa 55 chilometri, e una larghezza variabile dagli 8 ai 14 chilometri; l’invaso lagunare copre una superficie complessiva di 57.000 ettari , è ancora delimitato dalla conterminazione del 1791, parzialmente aggiornata nel 1924 e nel 2004; esso comunica attualmente con il mare solo attraverso le tre bocche di Lido, Malamocco e Chioggia, che

Seja principalmente refugiados do continente ou antigos residentes vivendo ao longo de aterros, casas de palafitas, madeira e palha, a verdade é que a vida nas ilhas venezianas sempre foi possível graças ao trabalho árduo em um ambiente hostil que sempre foi escasso. A Laguna era uma barreira contra um inimigo armado a pé ou um inimigo com frotas navais, mas ainda permitia que os habitantes negociassem livremente. No entanto, eles logo perceberam que esse ambiente aquático, onde a água doce dos rios se fundiu com as correntes marítimas, era insustentável e precisava ser gerida. Essa gestão, primeiro através do funil de água doce, e depois do impedimento das marés, foi um processo lento que levou várias gerações acumulando conhecimento através de tentativa e erro, empiricamente ao longo dos séculos. O ambiente lagunar tornou-se um dos artefatos mais sofisticados e complexos, um conceito simétrico entre uma cidade única e o ambiente existente, embora essa gestão tenha mudado radicalmente a flora e a fauna da Laguna. Por muito tempo, essas duas entidades metamórficas viveram em simbiose, exercendo influência através de suas mudanças e destinos. A Laguna hoje se estende em um arco que vai da foz do Sile (no nordeste) até a do Brenta (ao sul), por um comprimento máximo de cerca de 55 quilômetros, e uma largura que varia de 8 a 14 quilômetros; o reservatório da Laguna cobre uma área total de 57.000 hectares, ainda delimitada


pela conterminação de 1791, parcialmente atualizada em 1924 e 2004; atualmente se comunica com o mar apenas através das três foz do Lido, Malamocco e Chioggia, que alimentam tantas bacias caracterizadas pela presença de ambientes diversificados e específicos. O território da Laguna de Veneza, apesar de apresentar aspectos extremamente degradados devido à presença de grandes assentamentos urbanos industriais, ainda reserva um certo espaço para o potencial natural ou seminatural. A paisagem da Laguna é caracterizada por grandes corpos d’água, percorridos por canais navegáveis e pontilhados com uma miríade de ilhas de natureza argilosa. Muitos deles constituem a cidade de Veneza e centros

La Laguna di Venezia nel suo aspetto naturale, caotico, primigenio: selvaggia. Font: Yann Arthus Bertrand, La laguna di Venezia A Laguna de Veneza em seu aspecto natural, caótico, primitivo: selvagem. Fonte: Yann Arthus Bertrand, La laguna di Venezia

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alimentano altrettanti bacini caratterizzati dalla presenza di ambienti diversificati e specifici. Il territorio della laguna di Venezia, pur presentando aspetti estremamente degradati dovuti alla presenza di grossi insediamenti urbani industriali, riserva ancora un certo spazio alle potenzialità naturali o seminaturali. Il paesaggio lagunare è caratterizzato da ampi specchi acquei, percorsi da canali navigabili e costellati da una miriade di isole di natura argillosa. Molte di esse costituiscono la città di Venezia e centri minori, altre invece, un tempo abitate, sono in stato di completo abbandono. Sono diventati proprio territori selvaggi. Molte sono le isole che da allora sono state abbandonate dalla presenza umana, occupata dalla natura34. Altri sono di proprietà privata, dal


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Comune, dall’Amministrazione provinciale, oppure di demanio, in cui gli attuali veneziani alcune volte neanche si ricordano più. Il ritorno selvaggio della natura incontrollata l’ha resa selvaggia di more e arbusti, rivestendoli di un verde travolgente che si deposita tra le pietre ruvide. Questi effetti congiunti degli effetti ormai prevalentemente distruttivi della natura e dell’uomo ci ricordano il punto in cui queste forze e sovrapposizioni nella laguna veneta sono state modellate e governate nel corso dei secoli dall’interferenza umana.35 Venezia e la laguna sono il risultato di un straordinario equilibrio, sempre sul punto di alterarsi, fra le esigenze delle comunità lagunari, Venezia in primo piano, e il concomitante sovrapporsi di eventi naturali. Un succedersi di stati di equilibrio, che non ha mai impedito la realizzazione di grandi opere lagunari. Questo equilibrio cominciò a incrinarsi quando i rapporti tra ambiente e attività umane assunsero bruscamente i caratteri della discontinuità alimentati da eventi naturali incontrollabili e inattesi; quando esigenze di settori e ragioni di parte36 prevalsero sulla visione d’insieme. L’equilibrio gradualmente si perde e quella idea di lagune come sistema, in cui era noto che ogni intervento si sarebbe percorso secondo mille ramificazioni su tutto l’insieme, quel principio che per secoli aveva guidato le decisioni di governo e orientato le opere realizzate, bruscamente si è offuscata per la prevalenza del capitale. Si compirono grandi interventi in un arco di tempo brevissimo se rapportato ai ritmi secolari della civiltà lagunari, con un’accelerazione non sostenibile da un sistema ambientale inadatto

menores, outros, antes habitados, estão em um estado de completo abandono. Eles se tornaram apenas território selvagem. Há muitas ilhas que foram abandonadas pela presença humana, ocupadas pela natureza. Outros são de propriedade privada, do Município, da administração provincial, ou por propriedade estatal, em que os atuais venezianos às vezes nem se lembram mais. O retorno selvagem da natureza descontrolada tornou-a selvagem com amoras e arbustos, cobrindo-os com um verde avassalador que se instala entre as pedras ásperas. Esses efeitos conjuntos dos efeitos agora predominantemente destrutivos da natureza e do homem nos lembram do ponto em que essas forças e sobreposições na Laguna veneziana foram moldadas e governadas ao longo dos séculos pela interferência humana. Veneza e a Laguna são o resultado de um equilíbrio extraordinário, sempre à beira de alterar, entre as necessidades das comunidades lagunas, Veneza em primeiro plano e a concomitante sobreposição de eventos naturais. Uma situação de equilíbrio afirma, que nunca impediu a realização de grandes obras de Laguna. Esse equilíbrio começou a rachar quando a relação entre o meio ambiente e as atividades humanas assumiu abruptamente as características da descontinuidade alimentadas por eventos naturais incontroláveis e inesperados; quando as necessidades dos setores e razões para parte prevaleceram sobre a visão geral. O equilíbrio é gradualmente perdido e essa ideia de Lagunas


como sistema, no qual se sabia que cada intervenção seria realizada de acordo com mil ramificações no geral, esse princípio que durante séculos havia orientado as decisões do governo e orientado as obras realizadas, abruptamente ficou embaçado para a prevalência do capital. Grandes intervenções foram feitas em um espaço de tempo muito curto quando comparadas com os ritmos centenários da civilização da Laguna, com uma aceleração insustentável de um sistema ambiental inadequado para ritmos apressado. Entre as décadas de 1950 e 1960, uma série de obras impressionantes foram realizadas ao longo da orla que separa a Laguna continental; obras denunciando o estabelecimento de um modelo cultural e de gestão da Laguna favorável a qualquer expansão substancial do continente. O modelo, teve uma expectativa significativa na década de 1930 com Porto Marghera, e com a recuperação realizada na parte mais ao sul da Laguna, e em menor grau na parte norte que levou à subtração de quase quatro mil hectares de áreas bari que se tornaram terras agrícolas. Em suma, a Laguna não é mais um recurso necessário - muito menos suficiente - para o sustento de assentamentos insulares ou costeiros. Não é mais uma área urbana, uma vez que seus principais centros tornaramse apêndices geográficos de sistemas urbanos que se desenvolvem rapidamente em terra; mas não é mais nem mesmo um campo, no sentido de que seus recursos produtivos primários são, em grande parte, colocados em

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ai ritmi affrettati. Fra gli anni ‘50 e ‘60 lungo il bordo che separa la laguna della terraferma una serie di opere imponenti sono stati effettuati; opere che denunciano l’affermarsi di un modello culturale e gestionale della Laguna favorevole a ogni sostanziale espansione della terra ferma. Il modello, aveva avuto una significativa anticipazione negli anni ´30 con Porto Marghera, e con le bonifiche realizzate nella parte più meridionale della Laguna, e in misura minore in quella settentrionale che portarono alla sottrazione di quasi quattro mila ettari di aree barenose divenute terre agricole.37 La Laguna insomma non è più una risorsa necessaria - né tanto meno sufficiente - per la sussistenza degli insediamento insulari o litoranei. Non è più una area urbana, da quando i suoi centri principali sono divenuti appendici geografiche di sistemi urbani che si sviluppano rapidamente in terraferma; ma non è più neppure campagna, nel senso che le sue risorse produttive primarie vengono in larga misura messe in secondo piano: nelle stesse valli da pesca la rendita proveniente dalla caccia porta a trascurare le potenzialità di sviluppo dell’attività di allevamento. La laguna cessa di essere considerata come un ambiente unitario, intreccio singolarissimo di spazi costruiti e di spazi naturali, dotato di potenzialità proprie. Alla ricchissima morfologia dei canali, specchi d’acqua e terre emerse, agricole o urbane, si sostituiscono relazioni sempre più rigidamente e univocamente dirette su Venezia, e di qui verso la terraferma. Inevitabili, dunque, il ristagno delle attività primarie e il lento abbandono dei centri minori. La Laguna è stata preservata in uno stato subnaturale fintanto che l’uomo è stato in grado


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di regolare il flusso di energia e materiale dal suo ambiente di input e allo stesso tempo di controllare in larga misura il controllo biologico sui processi. Una gestione attenta ha saputo leggere gli indizi che l’ambiente dava per agire, al fine di orientare a suo favore le tendenze naturali e garantirne l’utilizzo per le generazioni future. Il risultato è un ambiente che, pur mantenendo forti caratteristiche naturali, ha migliorato alcuni aspetti degli ecosistemi naturali degli estuari, come l’alta produttività, e ne ha influenzati negativamente altri, come l’estrema variabilità delle condizioni ambientali. Questo nuovo ambiente ha permesso lo sviluppo di una cultura con la quale forma un’entità unica e indivisibile. Tuttavia, poiché i veneziani hanno perso il senso di appartenenza al loro ecosistema e hanno ceduto il controllo delle aree di ingresso e della laguna stessa a favore di un immediato beneficio faustiano, il sistema ha già iniziato a perdere la sua resilienza. Ricorrere a nuove forme di equilibrio, sempre più lontano delle loro controparti in ambienti naturali.38 La Laguna sembra diventare “terra di nessuno”, una Selva invadente in cui il territorio non può essere esplorato, neanche condiviso. Se da un lato, questa dimenticanza ha fatto l’uomo dimenticare il suo orientamento verso la natura veneziana, dall’altro, questa stessa natura ha ripreso il suo posto dominante.

segundo plano: nos mesmos vales pesqueiros o aluguel da caça leva à negligência do potencial para o desenvolvimento da atividade de reprodução. A Laguna deixa de ser considerada como um ambiente unitário, um entrelaçamento único de espaços construídos e espaços naturais, dotados de seu próprio potencial. A morfologia muito rica dos canais, corpos de água e terra que emergiram, agrícolas ou urbanas, são substituídas por relações cada vez mais rígidas e exclusivamente dirigidas em Veneza, e, portanto, em direção ao continente. Portanto, a estagnação das atividades primárias e o lento abandono de centros menores são inevitáveis. A Laguna foi preservada em um estado subnatural desde que os seres humanos tenham sido capazes de regular o fluxo de energia e material de seu ambiente de entrada e, ao mesmo tempo, controlar em grande parte o controle biológico sobre os processos. A gestão cuidadosa foi capaz de ler as pistas que o meio ambiente deu para agir, a fim de orientar tendências naturais a seu favor e garantir seu uso para as gerações futuras. O resultado é um ambiente que, a manter fortes características naturais, melhorou alguns aspectos dos ecossistemas naturais do estuário, como a alta produtividade, e afetou negativamente outros, como a variabilidade extrema das condições ambientais. Esse novo ambiente permitiu o desenvolvimento de uma cultura com a qual forma uma entidade única e indivisível. No entanto, como os venezianos perderam o senso de pertencimento ao seu


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Zona Industriale di Marghera

Mestre

Insediamenti sparsi di Punta Sabbioni

1- Venezia

8- Le Vignole

15- S. Pietro in Volta

22- Campalto

29- Cà di Ballarini

2- Murano

9- S. Lazzaro degli Armeni

16- Pellestrina

23- Tessera

30- Lio Piccolo

3- Burano

10= Lido

17- Sottomarina

24- Trepalade

31- Treporti

4- Mazzorbo

11- Poveglia

18- Chioggia

25- Caposile

32- Cà Savio

5- Torcello

12- S. Clemente

19- Brondolo

26- Jesolo

33- Punta Sabbioni

6- S. Franc. del Deserto

13- Malamocco

20- Conche

27- Cavallino

7- S. Erasmo

14- Alberoni

21- Mestre

28- Cà di Valle

Mappa degli insediamenti maggiori della Laguna di Venezia attuale. Font: Michele Zanetti, La laguna di Venezia Mapa dos principais assentamentos da atual Laguna de Veneza. Fonte: Michele Zanetti, La Laguna di Venezia

ecossistema e cederam o controle das áreas de entrada e da própria Laguna em favor de um benefício fausciano imediato, o sistema já começou a perder sua resiliência. Recorrer a novas formas de equilíbrio, cada vez mais distantes de seus pares em ambientes naturais. A Laguna parece se tornar “terra de ninguém”, uma importação selvagem na qual o território não pode ser explorado, nem mesmo compartilhado. Se por um lado esse esquecimento fez com que o homem se esquecesse de sua orientação para a natureza veneziana, por outro, essa mesma natureza recuperou seu lugar dominante. Vista della Laguna di Venezia - Torcello. Font: Autoriale, 2020 Vista da Laguna de Veneza - Torcello. Fonte: Autoral, 2020


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TORCELLO La Laguna Nord di Venezia oggi è il luogo che più preserva la forma naturale della Laguna. Luogo dove si presentano tre isole che si situano lungo il corso del fiume Dese, proveniente dall’entroterra, in cui si ebbero alcune delle più antiche formazioni di insediamenti lagunari: Burano, Mazzorbo e Torcello. Anche se legate topograficamente, Burano, Torcello e Mazzorbo sono storicamente e funzionalmente diverse. Nel loro insieme sono abitate39 da 2577 residenti (contro 7297 del 1951), divisi tra 2316 a Burano, 11 a Torcello e 250 a Mazzorbo. Le origini di Torcello,così come quelle di Venezia, ci sono narrate facendo ricorso alle devastazioni dei barbari. La narrazione attraverso la mitizzazione della ferocia di Attila, Re degli Unni, di Alboino o Rotari, comandanti dei Longobardi, nobilita la forza dell’indipendenza dei venetici. Pur di salvare la loro libertà e per sfuggire alle distruzioni che non avrebbero risparmiato né strade, né case, né chiese, gli antenati dei veneziani in fuga d’Altino, avrebbero cercato rifugio tra le acque salse poco ospitali e le barene instabile della Laguna. I veneti in fuga avrebbero fondato nuove città e gettato le basi di una civiltà di libri uomini ricchi della loro intraprendenza commerciale, ma svincolate da ogni legame di sottomissione politica. Il mito corrisponde a una precisa volontà di propaganda della cancelleria veneziana e si forma nell’XI secolo, a partire delle croniche di Giovanni Diacono; si consolida con le cronache celebrative del XII e XIII secolo, che giunge alle definizioni compiuta nella Cronaca di Andrea Dandolo, doge del XIV secolo. Il mito propagato attraverso il tempo è diventato un

TORCELLO A Laguna Norte de Veneza hoje é o lugar que mais preserva a forma natural da Laguna. Local onde há três ilhas que ficam ao longo do rio Dese, vindos do interior, onde havia algumas das formações mais antigas de assentamentos de Lagunas: Burano, Mazzorbo e Torcello. Embora topograficamente ligados, Burano, Torcello e Mazzorbo são historicamente e funcionalmente diferentes. Como um todo, são habitados por 2577 moradores (contra 7297 em 1951), divididos entre 2316 em Burano, 11 em Torcello e 250 em Mazzorbo. As origens de Torcello, assim como as de Veneza, são contadas a nós usando as devastações dos bárbaros. A narrativa através da mitização da ferocidade de Átila, Rei do Unni, Alboin ou Rotari, comandantes dos lombardos, enobrecia a força da independência dos venezianos. A fim de salvar sua liberdade e escapar da destruição que não pouparia nem estradas, nem casas, nem igrejas, os ancestrais dos venezianos que fogem de Altino, buscariam refúgio entre as águas salgadas e as macas instáveis da Laguna. Os venezianos em fuga teriam fundado novas cidades e estabelecido as bases de uma civilização de livros homens ricos em sua desenvoltura comercial, mas livres de qualquer vínculo de submissão política. O mito corresponde a um desejo preciso de propaganda da chancelaria veneziana e foi formado no século XI, começando pelas crônicas de João, o Diácono; consolida-se com as crônicas comemorativas dos séculos XII e XIII, que chega


Altino

Torcello Mazzorbo

Burano Treporti

Murano Olivolo Metamaucus

Rivoalto

Contado Padovano

I primi insediamenti attraverso i fiumi. Font: Autoriale Os primeiros assentamentos através dos rios. Fonte: Autoral

fatto storico nell’immaginario. Le indagini archeologiche e gli studi degli storici però raccontano una storia diversa della fondazione di Torcello e di Venezia, in cui i barbari e altri popoli hanno un ruolo marginale. Gli scavi in laguna e nelle città romane dell’entroterra non ci sono bruschi passaggi, ma un graduale percorso che porta la colonizzazione della laguna. Mostrano una lenta trasformazione degli insediamenti legati al trasferimento progressivo delle funzioni portuali e commerciali in luogo più esterno verso il mare.40 Nell’alto Medioevo, la Venetia maritima assume un nuovo assetto politico. Nell’entroterra si consolidò il regno longobardo, mentre sulle coste vi è la stabilizzazione di una influenza Bizantina. La fortuna di tali nuovi luoghi, quasi città, Torcello, Cittanova e Rialto, sembra risiedere proprio nella

às definições feitas na Crônica de Andrea Dandolo, doge do século XIV. O mito propagado através do tempo tornou-se um fato histórico na imaginação. Investigações arqueológicas e estudos de historiadores, no entanto, nos contam uma história diferente da fundação de Torcello e Veneza, na qual bárbaros e outros povos desempenham um papel marginal. Escavações na Laguna e nas cidades romanas do interior não há passagens abruptas, mas um caminho gradual que leva à colonização da Laguna. Eles nos mostram uma lenta transformação de assentamentos ligados à transferência progressiva de funções portuárias e comerciais para um lugar mais externo ao mar.

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Equilo


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capacità di relazionarsi con i mutamenti con questi due mondi, mantenendo e tessendo rapporti con le élite del mondo padano, longobardi prima e carolingia dopo, e - allo stesso tempo - coltivano intense e fruttuosi rapporti commerciali con il mondo arabo e bizantino. Torcello oggi è percepita come parte dell’organismo veneziano, ma nel Medioevo un viaggiatore che da Venezia si fosse mosso verso le isole della Laguna Nord, avrebbe dovuto la percezione di recarsi in una città diversa.41 L’anima e l’immagine di Venezia ha offuscato e ricoperto quella di Torcello fino a renderla opaca, quasi indistinguibili o invisibili. All’accettare l’evidenza come tale e come la si percepisce. La storia di Venezia ha schermato

No início da Idade Média, a Venetia maritima assume uma nova estrutura política. No interior, o reino lombardo foi consolidado, enquanto na costa há a estabilização de uma influência bizantina. A fortuna desses novos lugares, quase cidade, Torcello, Cittanova e Rialto, parece estar precisamente na capacidade de se relacionar com as mudanças com esses dois mundos, mantendo e tecendo relações com as elites dos mundos Padano, Lombardo e Carolingiano antes, e - ao mesmo tempo - cultivando relações comerciais intensas e frutíferas com o mundo árabe e bizantino. Torcello hoje é percebido como parte do organismo veneziano,

Venezia in legno, disegno del XVI secolo (ma probabilmente copia di un disegno medievale più antico), sito non ricostruibile con esattezza, ma collocabile nella Laguna Nord (Tomaso Diplovatacio, Tractatuas de Venetae urbis libertate, Biblioteca Nazionale Marciana, mss. lat. XIV, n.77, cc. 22v-23r). Venezia de madeira, desenho do século XVI (mas provavelmente cópia de um desenho medieval mais antigo, lugar não definido com certeza, mas certamente na Laguna Nord (Tomaso Diplovatacio, Tractatuas de Venetae urbis libertate, Biblioteca Nazionale Marciana, mss. lat. XIV, n.77, cc. 22v-23r).


mas na Idade Média um viajante que havia se mudado de Veneza para as ilhas da Laguna do Norte, deveria ter pensado em ir para uma cidade diferente. A alma e a imagem de Veneza borraram e cobriram a de Torcello a ponto de torná-la opaca, quase indistinguível ou invisível. Devemos aceitar a evidência como tal e como se percebe. A história de Veneza protegeu a de Torcello. Para retribuir às ilhas da Laguna do norte algumas migalhas de memória, portanto é necessário concordar em passar por Veneza e examinar, cavar, interrogar a história histórica veneziana para descobrir os traços e a identidade dessas comunidades engolidas. Em imagens ou pesquisas, Veneza está sempre no centro, ocupando espaço, mobilizando a atenção, enquanto a ilha de Torcello é dedicada à sombra e à indiferença. Pesquisas arqueológicas recentes forneceram evidências de como, entre a antiguidade tardia e a Idade Média precoce em Lagunas no norte do Adriático, muitos locais surgiram, às vezes competindo entre si, marcados pela mesma vocação econômica, mas correspondentes a diferentes realidades de assentamento social. Torcello e Veneza constituíram duas dioceses diferentes ao longo da Idade Média, às quais dois distintos grupos sociais se referem. No entanto, Torcello e a alta Veneza medieval compartilham as formas da cidade, o uso de materiais de construção e a própria estrutura topográfica. Constantino VII, chamado de Porphyrogenitus, imperador dos bizantinos em De Administrando Imperio refere-se a Torcello

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quella di Torcello. Per restituire alle isole della laguna settentrionali qualche briciola di memoria, si deve quindi accettare di passare attraverso Venezia e scrutare, scavare, interrogare il racconto storico veneziano per scoprire le tracce e l’identità di queste comunità inghiottite. Nelle immagini, Venezia è sempre al centro, occupando lo spazio, mobilita l’attenzione, mentre l’isola di Torcello è votata all’ombra e all’indifferenza.42 Le recenti ricerche archeologiche hanno fornito prove dei come, tra la tarda antichità e l’alto medioevo nelle lagune dell’Adriatico settentrionale, siano sorti molti siti, a volte in competizione tra di loro, contrassegnati da una medesima vocazione economica, ma corrispondente a realtà insediative sociali diversi. Torcello e Venezia costituiscono per tutto il medioevo due diocesi diversi, cui fanno riferimento due gruppi sociali diverse.43 Tuttavia, Torcello e la Venezia alto medievale condividono le forme della città, l’uso dei materiali da costruzione e la stessa struttura topografica. Costantino VII, detto il Porfirogenito, imperatore dei Bizantini nel De Administrando Imperio si riferisce a Torcello con il termine emporium mega: un grande porto, dunque, un centro dedito al commercio e un luogo di scambi tra oriente e occidente. Dagli scavi del 2012-2013 è emerso chiaramente che nel periodo del suo massimo splendore tra il X e nell’XI secolo, Torcello era un luogo di legno e fango: case di legno e rive di fango. Si può immaginare una rete di canali, animata da tante barche, attorno ad arene densamente popolate con case fatte di pali e assi, con tante botteghe e strutture artigianali, e giardini interni raggruppati attorno a edifici ecclesiastici di grande valore artistico rispetto alla ricchezza dell’arcipelago. Ogni edificio è fatto di


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legno, dalle case ai ricoveri per bestiame.44 Il legno è quindi l’elemento caratteristico del paesaggio lagunare altomedievale e medievale. Non solo per la Selva che all’epoca ricoprivano le barene circostanti, ma anche perché il legno divenne il materiale da costruzione più pregiato. Torcello era densamente popolata, con case organizzate attorno a un cortile centrale, un campiello. Il “campo” era dotato di una grande cisterna-pozzo in stile veneziano. Attorno al pozzo sono state scoperte strutture come pali, spoliazioni e fondazioni dell’area abitativa. Le fasi di insediamento più antiche, dal X all’XI secolo, descrivono questo settore come caratterizzato da un’organizzazione abbastanza regolare. Sul terreno, le case unifamiliari in legno sorgono a distanze regolari, caratterizzate da una costruzione di alta qualità. Edifici di due piani e quattro stanze, di cui i due inferiori sono dedicati da un lato ad attività di magazzino per attività artigianali/commerciali, dall’altro ospitano l’abitazione. I fuochi, costruiti a terra, su argilla isolante, servivano per la cottura dei cibi e per il riscaldamento. Al piano di sopra, probabilmente, c’erano le camere da letto per la famiglia. Tra un edificio e l’altro sono presenti cortili, funzionali alle attività all’aria aperta. Ogni edificio si affaccia anche sul canale e ha una sorta di porta o di accesso all’acqua, che era l’unica via di comunicazione tra gli altri settori lagunari. Queste case sono come una sorta di prototipo delle case fondaco, tipiche dei mercanti della Venezia medievale. Torcello è un modo unico di immaginare la prima Venezia. Infatti, i depositi archeologici qui sono stati preservati grazie ai continui lavori che l’isola ha subito negli ultimi secoli del Medioevo.

com o termo empório mega: um grande porto, portanto, um centro dedicado ao comércio e um lugar de comércio entre o Oriente e o Ocidente. A partir das escavações de 20122013 ficou claro que no período de seu esplendor máximo entre os séculos 10 e XI, Torcello era um lugar de madeira e lama: casas de madeira e bancos de lama. Você pode imaginar uma rede de canais, animados por muitos barcos, ao redor de arenas densamente povoadas com casas feitas de postes e pranchas, com muitas lojas e estruturas artesanais, e jardins interiores agrupados em torno de edifícios eclesiásticos de grande valor artístico em comparação com a riqueza do arquipélago. Cada prédio é feito de madeira, de casas a abrigos de gado. A madeira é, portanto, o elemento característico da paisagem medieval e medieval da Laguna. Não só para a Selva que na época cobria as macas circundantes, mas também porque a madeira se tornou o material de construção mais valioso. Torcello era densamente povoada, com casas organizadas em torno de um pátio central, um campiello. O “campo” era equipado com uma grande estilo cisterna-poço no estilo. Estruturas como troncos, espoliação e fundações habitacionais foram descobertas ao redor do poço. As fases de assentamento mais antigas, do século X ao XI, descrevem este setor como caracterizado por uma organização bastante regular. No chão, casas de madeira unifamiliares sobem a distâncias regulares, caracterizadas por construções de alta qualidade.


Prédios de dois andares e quatro quartos, dos quais os dois inferiores são dedicados, por um lado, a almoxarifar atividades para atividades artesanais/ comerciais, por outro abrigam a casa. Os incêndios, construídos no chão, sobre argila isolante, serviram para cozinhar alimentos e aquecimento. Lá em cima, provavelmente, eram os quartos para a família. Entre um prédio e outro há pátios, funcionais para atividades ao ar livre. Cada prédio também tem vista para o canal e tem uma espécie de porta ou acesso à água, que era a única forma de comunicação entre os outros setores da Laguna. Podemos definir essas casas como uma espécie de protótipo das casas fundadoras,típicas dos mercadores de Veneza medieval. Torcello é uma maneira única de imaginar a primeira Veneza. Na verdade, os depósitos arqueológicos aqui foram preservados graças às obras contínuas que a ilha tem sofrido nos últimos séculos da Idade Média. Torcello é uma espécie de Veneza antes de Veneza, uma trilha testemunha, uma sociedade fóssil. Mas tudo se opõe a essa interpretação, porque tudo por enquanto a favor de uma história composta por um movimento incessante de homens e coisas. O ambiente é transformado sob o efeito da ação humana. A primeira paisagem humanizada das panelas de sal é sucedida pela dos vales de pesca, nos últimos séculos da Idade Média cada vez mais numerosas. E, muito mais inesperadamente, você pode pintar uma Laguna rural. Nessas ilhas crescem não só árvores frutíferas, não apenas

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Torcello è una specie di Venezia prima di Venezia, una traccia testimone, una società fossile. Ma tutto si oppone a questa interpretazione, perché tutto per ora a favore di una storia fatta di un incessante movimento di uomini e cose. L’ambiente si trasforma sotto l’effetto dell’azione umana. Al primo paesaggio umanizzato delle saline succede quello delle valli da pesca, negli ultimi secoli del Medioevo sempre più numerose. E, in modo molto più inatteso, si può dipingere una Laguna rurale. Su queste isole non crescono solo alberi di frutta, non solo verdure destinati al mercato veneziano, ma anche prati, boschetti, pascoli e boschi residui, piccoli allevamenti, scambi continui con le vicine coste della Terraferma, insomma un paesaggio e delle attività che spiegano l’atrofia economica delle contrade e la loro situazione di dipendenza alla periferia del grande centro veneziano.45 Nel XII secolo, a Torcello esistevano 11 costruzioni religiose, alcuni isolati provvedevano anche monasteri, come il caso di Sant’Antonio Abate, nell’isola di Sant’Antonio. Oggi resiste soltanto la basilica di Santa Maria Assunta.46 Torcello, che ha ospitato sino a tre mille abitanti47, decadde per diverse cause, come la malaria, crisi ambientali, degli imbonimenti fluviali e una scelta strategica per favorire la Serenissima. Con la decadenza della funzione agricola, soprattutto nel settore orticolo, s’indirizza nel dopoguerra verso la specializzazione turistica, caratterizzata da presenze giornaliere che non determinano significative occasioni di lavoro né necessità di residenza per gli operatori. Anche se numerose sono le ragioni per visitarla, come la Basilica, sono rari i casi dei turisti che riservano un periodo del loro sempre più breve


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soggiorno a Venezia. Torcello è proiettata nell’immaginario collettivo come uno spazio senza tempo, incastrata tra due miti: quello di fondazioni degli abitanti lagunari, che vede i nobili romani scappare nelle lagune per difendere la loro libertà delle invasioni barbariche; e quelle del suo declino che come in tutti i siti abbandonati evocano i visitatori senso romantico di un’arcadia perduta, sensazione ricavata dalla presenza delle rovine e dei loro fantasmi.48 Torcello rappresenta la memoria storica dell’intera Laguna. Attraverso la sua solitudine tra le acque, isola tra le isole, è divenuta simbolo di ciò che non c’è più.49 Torcello oggi assume un carattere di mescolanza tra abbandono e rifugio borghese. Quella che una volta è stata tra i primi insediamenti lagunari e origini di Venezia, è abbandonata dai cittadini. Infatti, questo abbandono è la ragione per cui la natura lagunare è ancora presente di modo significativo, non soltanto a Torcello, ma in tutta la Laguna Nord. Considerando che il centro storico di Venezia è passato da un’Utopia a una Eterotopia50, Torcello è un territorio caotico e primigenio che ancora preserva l’immaginario di un’utopia selvatica, in cui il rapporto tra l’uomo e natura è ancora possibile.

vegetais destinados ao mercado veneziano, mas havia prados, bosques, pastagens e madeiras residuais, pequenas fazendas, trocas contínuas com as costas próximas do Continente, em suma, uma paisagem e atividades que explicam a atrofia econômica dos distritos e sua situação de dependência nos arredores do grande centro veneziano. No século XII, havia 11 edifícios religiosos em Torcello, alguns blocos também forneceram mosteiros, como o caso de Santo Antônio abade, na ilha de Sant’Antonio. Hoje só resiste à basílica de Santa Maria Assunta. Torcello, que já recebeu até três mil habitantes, caiu devido a diferentes, como malária, crises ambientais, imbonimenti fluvial e uma escolha estratégica para favorecer a Serenissima. Com o declínio da função agrícola, especialmente no setor horticultural, transformou-se no período pós-guerra para a especialização turística, caracterizada por presenças diárias que não levam a oportunidades significativas de emprego ou à necessidade de residência para os operadores. Embora existam inúmeras razões para visitá-la, como a Basílica, há raros casos de turistas reservando um período de sua estadia cada vez mais curta em Veneza. Torcello é projetado na imaginação coletiva como um espaço atemporal, encravado entre dois mitos: o dos fundamentos dos habitantes da Laguna, que vê os nobres romanos escaparem para as Lagunas para defender sua liberdade de invasões bárbaras; e aqueles de seu declínio que, como em todos


Típica casa lagunar em Torcello. Font: La Laguna, Tomo III

Paesaggio della Laguna Nord di Venezia. Font: Comune di Venezia Paisagem da Laguna Norte de Veneza. Font: Comune di Venezia

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Tipica casa Lagunare a Torcello Font: La Laguna, Tomo III

os locais abandonados evocam aos visitantes uma sensação romântica de uma arcadia perdida, sensações obtidas a partir da presença das ruínas e de seus fantasmas. Torcello representa a memória histórica de toda a Laguna. Através de sua solidão entre as águas, uma ilha entre as ilhas, tornou-se um símbolo do que não está mais lá. Torcello hoje assume um personagem de misturar abandono e refúgio burguês. O que já esteve entre os primeiros assentamentos e origens da Laguna de Veneza, é abandonado pelos cidadãos. Na verdade, esse abandono é a razão pela qual a natureza da Laguna ainda está presente significativamente, não só em Torcello, mas em toda a Laguna do Norte. Se considerarmos que o centro histórico de Veneza passou de uma Utopia para uma Heterotopia, Torcello é um território caótico e primitivo que ainda preserva a imaginação de uma utopia selvagem, na qual a relação entre o homem e a natureza ainda é possível.


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CONCLUSIONE PROGETTUALE VENEZIA Venezia per sopravvivere ha dovuto combattere nel tempo una quotidiana battaglia contro azioni esterni, sia antropologiche che naturali. Oggi questa lotta si fa più difficile per l’affacciarsi di fenomeni finora inediti: non solo fisici, ma soprattutto sociali ed economici, rispetto ai quali nessuna azione sembra sufficienti, e nessun antidoto veramente efficace. Venezia è una utopia e deve restare così. Un laboratorio di nuovi modi di occupare il territorio lagunare che continui a influenzare l’architettura nel mondo. La città non può essere costretta a rimanere la stessa città medievale, penalizzando i cittadini, ma neanche tramandare i suoi monumenti. È necessario riprendere un’occupazione del suolo di maniera sostenibile, ma anche diversa. Esiste l’opinione che per salvare i territori abbandonate della Laguna, prima si deve salvare la città.51 Invece, per salvare la città si deve ripensare di come rioccupare il territorio. E questo territorio è una Selva. La natura della Laguna chiede spazio. La Ka’apora veneziana richiama il suo territorio e questo deve essere tenuto in conto nel modo di abitare e di costruire. Se parti dall’ipotesi che sia possibile un relativo riequilibrio dei valori

dell’intero sistema; che sia possibile una sua migliore organizzazione proprio in funzione delle sue potenzialità specifiche, e del rafforzamento dell’insieme lagunare come organizzazione unitaria. Un confronto tra le nozioni di sviluppo e di conservazione poiché , non si dà sviluppo senza la conservazione dei valori materiali del sistema ambientale, né si dà conservazione senza sviluppo, ossia senza cura, utilizzazione, modificazione, costruzioni, intervento continuo secondo l’antica tradizione di quel lavoro delicato che ha formato, nella storia, l’insieme lagunare.52 Se l’insediamento umano è risultato tormentato e discontinuo di infinite volontà diverse dell’uomo nei riguardi della natura53, una di queste parte da questa tesi che utopizza una Venezia che torna ad essere riconosciuta per il suo rapporto con il territorio, fauna e flora. Perché se l’insediamento urbano cambia attraverso i secoli, quello che resta è il territorio lagunare. Una scelta sarebbe allearsi a questo territorio, come le comunità ribeirinhas sono riusciti a integrarsi alla Selva Amazzonica. Una simbiosi in cui non si fa più distinzioni cos’è architettura e cos’è Selva. Una occupazione che ci faccia sentire


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di nuovo come parti integranti della natura lagunare, come ci ricorda il rito dell’Ascensione.54 Venezia è miracolosa e unica, in essa l’impossibilità è realtà e il tempo escatologico viene superato.55 Solo un luogo del genere potrebbe riflettere e incoraggiare un nuovo modo di vivere, una nuova utopia. Questa è una delle utilità di vivere lo spettro che è Venezia.56 Con attenzione, è possibile ascoltarlo. Agamben cita due tipi di spettri, la prima è perfetta, perché è una vita postuma, posteriore alla conclusione della vita e cosciente del suo fine, non avendo nulla da aggiungere, soltanto da contemplare. La seconda è larvale, che non accetta la propria condizione e cercano a ossessione abitare l’immaginario come fili di menzogna, in cui fingono un futuro proprio per far posto a un rovello sul proprio passato. Allora, se lo spettro di Venezia è diventato larvale, che diventi un bozzolo, una architettura di metamorfosi.57 Un stesso spettro che forma un nuovo corpo per se e un nuovo modo di esistere in un modo diverso. Un’isola Utopica Selvatica, dentro la utopia veneziana, situata nell’isola di Sant’Antonio a Torcello è il risultato di questa ricerca. Un progetto che simbolizza una nuova proposta di abitare, di insediamento in simbiosi con la Selva lagunare, dove non

si trova distinzione tra uomo, architettura, Selva e Laguna.


da natureza da Laguna, como nos lembra o rito da Ascensão. Veneza é milagrosa e única, onde a impossibilidade é a realidade e o tempo escatológico é superado. Só esse lugar poderia refletir e encorajar um novo modo de vida, uma nova utopia. Este é um dos benefícios de viver o espectro que é Veneza. Se estivermos atentos, podemos ouvi-lo. Portanto, se esse espectro se tornou larval, fingindo um futuro para dar lugar ao seu passado, então ele se torna um casulo, uma arquitetura de metamorfose. Uma ilha utópica selvagem, dentro da utopia veneziana, localizada na ilha de Sant’Antonio em Torcello é o resultado desta pesquisa. Um projeto que simboliza uma nova proposta de viver, de assentamento em simbiose com a Selva da Laguna, onde não há distinção entre homem, arquitetura, Selva e Laguna.

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CONCLUSÃO PROJETUAL VENEZA Veneza teve que lutar ao longo do tempo uma batalha diária contra ações externas, antropológicas e naturais. Hoje, essa luta é cada vez mais difícil de lidar com fenômenos até então sem precedentes: não apenas físico, mas sobretudo social e econômico, no que diz respeito ao qual nenhuma ação parece suficiente, e nenhum antídoto verdadeiramente eficaz. Veneza é uma utopia e você tem que ficar assim. Um laboratório de novas formas de ocupar o território lagunar que continua influenciando a arquitetura no mundo. A cidade não pode ser forçada a permanecer a mesma para os cidadãos, nem se entregar a seus monumentos. É necessária uma ocupação do solo sustentável, mas também diferente. Há a opinião de que para salvar os territórios abandonados da Laguna, primeiro você tem que salvar a cidade. Em vez disso, para salvar a cidade você tem que repensar como reocupar o território. A natureza da Laguna exige espaço. A Ka’apora veneziana se recorda de seu território e isso deve ser levado em conta no modo de habitar. Devemos partir do pressuposto de que um reequilíbrio relativo dos valores de todo o sistema é possível; é possível organizá-la melhor precisamente de acordo com seu potencial específico, e fortalecer toda a Laguna como uma organização unitária. Uma comparação entre as noções de desenvolvimento e conservação, uma vez que, não dá desenvolvimento sem a preservação dos valores materiais do sistema ambiental, nem é dada conservação sem desenvolvimento, ou seja, sem cuidado, uso, modificação, construção, intervenção contínua de acordo com a antiga tradição daquele delicado trabalho que formou, na história, a Laguna inteira. Se o assentamento humano tem sido atormentado e descontínuo de infinitas vontades diferentes do homem em relação à natureza, uma delas parte dessa tese que utopias uma Veneza que volta a ser reconhecida por sua relação com o território, fauna e flora. Porque se o assentamento urbano muda ao longo dos séculos, o que resta é o do território lagunar. Uma das opções seria aliar-se a esse território, já que as comunidades ribeirinhas conseguiram se integrar à Selva Amazônica. Uma simbiose na qual não é feita distinção do que é arquitetura e o que é Selva. Uma ocupação que nos faz sentir novamente como partes integrais


NOTE VENEZIA SELVAGGIA 1- La disposizione accomuna ed accorpa due concetti diversi, “superficie naturale” e “seminaturale”, analogamente alla Direttiva 92/43/CEE del Consiglio del 21 maggio 1992 (Conservazione degli habitat naturali e seminaturali e della flora e della fauna selvatiche), che definisce in questi termini gli habitat naturali: “zone terrestri o acquatiche che si distinguono grazie alle loro caratteristiche geografiche, abiotiche e biotiche, interamente naturali o seminaturali”. È logico supporre che il discrimine tra le due superfici previste dalla norma regionale debba essere ricercato nella diversità ontologica della loro origine: sarebbe “naturale” ciò che è frutto spontaneo della natura (i.e. prati incolti, boschi, foreste, torrenti, ruscelli) e semi-naturale quelle opere che, pur essendo biologiche, sono il frutto dell’attività antropica (i.e. prati coltivati, giardini, parchi, scavi). La disposizione comprende “tutte le superfici non impermeabilizzate”, all’interno delle quali sono comprese: le aree verdi presenti all’interno dell’urbanizzazione consolidata, quelle costituenti continuità ambientale, le aree agricole. Con questo si è inteso sottolineare l’importanza di valutare non solo i terreni agricoli o quelli esterni al tessuto consolidato, ma anche quelle aree verdi che, pur essendo all’interno del costruito, costituiscono continuità ambientale, ecologica e naturalistica). Contenimento del consumo di suolo e rigenerazione urbana, a cura di Bruno Barel, Grafica Veneta S.p.a, Padova, 2017.

15- MANCUSO, 2009 16- FOSCARI, 2014 17- DAL FABBRO, 2014

ARCHITETTURA LAGUNARE 18-DAL FABBRO, A. Venezia dall’alto. Jaca Book, Venezia, 2014

Abitazioni 19- FOSCARI, 2014 20-Muri portanti, che hanno la funzione di reggere i solai di legno posti trasversalmente alle unità. MANCUSO, 2009 21- MANCUSO, 2009 22- TAFURI, M. La dignità dell’attimo. 1994 23- Ibid.

CITTÀ VENEZIA

Campanili

2- MANCUSO, Franco, Venezia è una città, Corte del Fontego, 2009 pp. 5

24- RAVEGNANI, G., Venezia prima di Venezia. Mito e fondazione della città lagunare, Salerno, 2020.

3- FOSCARI, G. Elements of Venice. Lars Muller Publishers. 2014

25- Ad esempio, il campanile del duomo di San Martino a Burano, del XVII secolo, è pendente da più di 183 cm.

4 Un’ipotesi recente che forse la Laguna sarebbe un terreno centuriato in epoca romana, però Mancuso afferma che si questo è successo, è stato sempre un equilibrio precario tra il territorio e l’uomo. MANCUSO,2009. pp.6

7-Tafuri era enfatico a identificare Venezia con Venere, la bellezza e naturalmente il suo nascere dall’acqua. Una città immortale, immacolata come unica città che non nasce per un omicidio, come quello di Romolo. Non nasce da un debutto, ma nasce miracolosamente. L’utopia realizzata, vergine imprendibile, sicura dalle sue acque. Una città dove l’impossibilità è realtà. TAFURI, M. La dignità dell’attimo. 1994

26- Alcuni architetti si sono cimentati per cercare di raddrizzarli, come Giuseppe Sardi nel 1688 che riuscì a raddrizzare il Campanile dei Carmini, ma altri esperimenti di altri architetti furono a dir poco deludenti, come il Campanile di S. Stefano, crollato la prima volta nel 1093, ricostruito fece la medesima fine nel 1347. Nel 1445 un architetto bolognese si dedicò all’opera, e la stabilità della costruzione durò solo ventiquattro ore, per cui l’architetto fu costretto a fuggire nottetempo da Venezia. Buona parte dei campanili venne colpita da fulmini, causandoi gravi danni, e alcuni sono crollati (famoso il crollo di quello di San Marco nel 1902 , ma la parte stupefacente e curiosa fu che questi “inni al cielo” caddero senza provocare alcuna vittima che, come descritto per il crollo del Campanle di S.Benedetto nel 1540, come si legge nelle cronache “casciò senza alcun strepito di temporal,…et era domenica et indovinò non trovarsi niuno a passar”. ROSSO, M., Venezia e i suoi campanili, Venezia, 2014

8- La sede del Dogado, prima che a Rialto, era a Malamocco, mentre Torcello era un vero nucleo urbano. MANCUSO, 2009.

LEVI, C. A., I campanili di Venezia: notizie storiche, Venezia, 1890

9- SANSOVINO, F., Venetia città nobilissima et singolare, Sansovino, Venezia, 1581, c.140r

SAMMARTINI T., I campanili di Venezia e Venezia dai campanili, Ponzano, 2002

10- DAL FABBRO, A. Venezia dall’alto. Jaca Book, Venezia, 2014.

27- MANCUSO, 2009

11 -MANCUSO, 2009

28- TURRI, E., La Laguna di Venezia:, testo La Valva di Venezia, Cierre Edizioni, 1995

5-Per questo motivo è possibile anche considerarla come una città di fiume: in fiume i cui flussi corrono fra liquide e mutevoli sponde prima di divenire quinte edificate. MANCUSO, 2009 pp. 6- 7 6-Ibid.

12- FOSCARI, 2014

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14- Una sorta di bacino di lavoro era richiesto con strutture temporanee chiamate casseri, formando una doppia parete di pali, anche bloccato nel terreno paludoso, riempito tra di loro con lo stesso terreno dello scavo. Dopo l’operazione di fissaggio delle tane definitive, questi casseri sono stati smontati e rimossi.

13- SABBADINO, C., Trattato della laguna di Venezia, Ve. B.N.M.,ms.it. cl. IV, 346-5452, c.20r ora in A. Cornaro – C. Sabbadino, Antichi scrittori di idraulica veneta, (a cura di) R. Cessi, Ferrari, Venezia 1941, vol. II, parte II, pp. 88 e segg.


1- A disposição reúne e encorpora dois conceitos diferentes, “superfície natural” e “seminatural”, à semelhança da Diretiva 92/43 / CEE do Conselho de 21 de maio de 1992 (Conservação dos habitats naturais e seminaturais e da flora e fauna selvagens) , que define nestes termos habitats naturais: “áreas terrestres ou aquáticas que se destacam pelas suas características geográficas, abióticas e bióticas, totalmente naturais ou seminaturais”. É lógico supor que a distinção entre as duas superfícies previstas pela norma regional deva ser buscada na diversidade ontológica de sua origem: seria “natural” aquilo que é fruto espontâneo da natureza (ou seja, prados não cultivados, bosques, florestas , riachos, etc.) e seminaturais aquelas obras que, embora biológicas, são o resultado da atividade antrópica (ou seja, prados cultivados, jardins, parques, escavações). A provisão inclui “todas as superfícies não impermeabilizadas”, dentro das quais se incluem: áreas verdes dentro da urbanização consolidada, aquelas que constituem continuidade ambiental, áreas agrícolas. Pretendeuse sublinhar a importância de avaliar não só os terrenos agrícolas ou fora do tecido consolidado, mas também as áreas verdes que, apesar de se encontrarem no meio construído, constituem uma continuidade ambiental, ecológica e naturalística). Contenimento del consumo di suolo e rigenerazione urbana, por Bruno Barel, Grafica Veneta S.p.a, Padua, 2017.

14- Foi necessária uma espécie de bacia de trabalho com estruturas provisórias denominadas casseri, formando uma dupla parede de estacas, também cravadas no terreno pantanoso, preenchidas entre elas com o mesmo solo da escavação. Após a fixação das tocas definitivas, essas casseri são desmontadas e retiradas. 15- MANCUSO, 2009 16- FOSCARI, 2014 17- DAL FABBRO, 2014

ARCHITETTURA LAGUNARE 18- DAL FABBRO, A. Venezia dall’alto. Jaca Book, Venezia, 2014

Abitazioni 19- FOSCARI, 2014 20-Paredes estruturais que possuem a função de reger as lajes de madeira colocadas transversalmente as unidades. MANCUSO, 2009 21- MANCUSO, 2009 22- TAFURI, M. La dignità dell’attimo. 1994

CIDADE VENEZA

23- Ibid.

2- MANCUSO, Franco, Venezia è una città, Corte del Fontego, 2009 pp. 5

Campanili

3- FOSCARI, G. Elements of Venice. Lars Muller Publishers. 2014 4- Uma hipótese recente é que a Laguna fosse um terreno centuriado em época romana, porém Mancuso afirma que se isso aconteceu, foi sempre um equilíbrio precário entre território e o homem. MANCUSO,2009. pp.6 5- Por isso podemos também considerá-la como uma cidade de rio: nos quais os fluxos correm entre liquida e mutável bancos de terra antes de se tornarem terreno edificado. MANCUSO, 2009 pp. 6- 7 6-Ibid. 7- Tafuri era enfático ao identificar Veneza com Venere (antiga divindade romana da beleza), a beleza e naturalmente, o seu nascer das águas. Uma cidade imortal, imaculada como única cidade que não nasce através de um homicídio, como aquele de Rômulo em referencia a Roma. Não nasce de um debuto, mas miraculosamente. Uma cidade onde a impossibilidade é a realidade. TAFURI, M. La dignità dell’attimo. 1994 8- A sede do Dogado, antes de Rialto, era em Malamocco, enquanto Torcello era um grande centro urbano. MANCUSO, 2009. 9- SANSOVINO, F., Venetia città nobilissima et singolare, Sansovino, Venezia, 1581, c.140r 10- DAL FABBRO, A. Venezia dall’alto. Jaca Book, Venezia, 2014.

24- RAVEGNANI, G., Venezia prima di Venezia. Mito e fondazione della città lagunare, Salerno, 2020. 25- Por exemplo, o campanário do duomo de San Martino em Burano, do século XVII, pende mais de 183 cm. 26- Alguns arquitetos tentaram endireitá-los, como Giuseppe Sardi em 1688 que conseguiu endireitar o campanário de Carmini, mas outras experiências de outros arquitetos foram no mínimo decepcionantes, como o campanário de S. Stefano, que desabou pela primeira vez em 1093, reconstruída, terminou no mesmo fim em 1347. Em 1445 um arquitecto bolonhês se dedicou à obra, e a estabilidade do edifício durou apenas vinte e quatro horas, pelo que o arquitecto foi forçado a fugir de Veneza à noite. A maioria dos campanários foram atingidos por raios, causando sérios danos, e algumas desabaram (o colapso de San Marco em 1902 é famoso, mas a parte surpreendente e curiosa é que esses “hinos ao céu” caíram sem causar nenhuma vítima. Conforme descrito para o colapso do campanário de San Benedetto em 1540, como lemos nas crônicas “caiu sem nenhum estrondo de tempestade, ... e era domingo e adivinhou que não havia ninguém para passar”. ROSSO, M., Venezia e i suoi campanili, Venezia, 2014 LEVI, C. A., I campanili di Venezia: notizie storiche, Venezia, 1890

11-MANCUSO, 2009

SAMMARTINI T., I campanili di Venezia e Venezia dai campanili, Ponzano, 2002

12- FOSCARI, 2014

27- MANCUSO, 2009

13- SABBADINO, C., Trattato della laguna di Venezia, Ve. B.N.M.,ms. it. cl. IV, 346-5452, c.20r ora in A. Cornaro – C. Sabbadino, Antichi scrittori di idraulica veneta, (a cura di) R. Cessi, Ferrari, Venezia 1941, vol. II, parte II, pp. 88 e segg.

28- TURRI, E., La Laguna di Venezia:, testo La Valva di Venezia, Cierre Edizioni, 1995

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NOTAS VENEZA SELVAGEM


LA LAGUNA 29- MANCUSO,2009 30- SALVA, P. R., L’origine e formazione della laguna di Venezia, in Laguna, conservazione di un ecosistema. WWF, 1984. 31- MARZOLLO, A. La Laguna di Venezia, un patrimonio da riscoprire, a cura Forum per la laguna, Cicladi della laguna, Filippi Editore Venezia, 1996. 32- Ibid. 33- FOSCARI, 2014

XIX secolo, invece, è possibile ricostruire la destinazione d’uso dei terreni. All’interno delle varie isole si possono distinguere le zone permanentemente invase dall’acqua e quelle utilizzabili (in età moderna, dopo l’abbandono) a scopi agricoli: solo il 20% della superficie dell’arcipelago poteva essere coltivata. Ed è la stessa superficie massima occupata dalle case in età altomedievale. Di questa superficie (ovvero circa 8 ettari) un ulteriore 15-20% era occupato da aree portuali e/o artigianali, un 15% da aree agricole o pascoli, un 5% da edifici religiosi e dalle loro pertinenze. Rispetto ai 32 ettari che l’insieme delle isole di Torcello, Mazzorbo e Burano offrono ipoteticamente all’insediamento,in realtà solo poco meno di 5 ettari sono aree edificabili. In 5 ettari si possono collocare non più di 600 abitazioni, che corrisponderebbero ad un numero variabile di 2500 – 3000 abitanti. Un numero, per l’epoca, davvero

34- Alcuni esempi sono l’isola di San Secondo, fortificazione militare abbandonata nel 1961; Santo Spirito, un’antica polveriera, e Lazzaretto Vecchio nel 1965.

considerevole. CALON, 2013

35- MARZOLLO, 1996

48-Ibid.

36- L’urgenza della grande industria, della grande portualità e delle grandi infrastrutture territoriali. MANCUSO, 2009

49-CALAON, D., Quando Torcello era abitata, 2013, Regione del Veneto

37- MANCUSO, 2009

50- Eterotopia è un termine coniato dal filosofo francese Michel Foucault per indicare quegli spazi che hanno la particolare caratteristica di essere connessi a tutti gli altri spazi, ma in modo tale da sospendere, neutralizzare o invertire l’insieme dei rapporti che essi stessi designano, riflettono o rispecchiano. Infatti, Foucault contrapponeva utopia e eterotopia: “Le utopie consolano; se infatti non hanno luogo reale si schiudono tuttavia in uno spazio meraviglioso e liscio; aprono città dai vasti viali, giardini ben piantati, paesi facili anche se il loro accesso è chimerico. Le eterotopie inquietano, senz’altro perché minano segretamente il linguaggio, perché vietano di nominare questo e quello, perché spezzano e aggrovigliano i luoghi comuni, perché devastano anzi tempo la sintassi e non soltanto quella che costruisce le frasi, ma quella meno manifesta che fa «tenere insieme le parole e le cose. È per questo che le utopie consentono le favole e i discorsi: si collocano nel rettifilo del linguaggio, nella dimensione fondamentale della fabula; le eterotopie inaridiscono il discorso, bloccano le parole su sé stesse, contestano, fin dalla sua radice, ogni possibilità di grammatica, dipanano i miti e rendono sterile il lirismo delle frasi” FOUCAULT, M., Eterotopie, in: Archivio Foucault, Milano, Feltrinelli, 2014

38- TAGLIAPIETRA, D., La Laguna di Venezia, un patrimonio da riscoprire, a cura Forum per la laguna, La laguna come laboratorio di ecologia, Filippi Editore Venezia, 1996.

TORCELLO 39- Mappa della Popolazione residente al giorno precedente, su Comune di Venezia - Portale dei servizi. < https://portale.comune. venezia.it/millefoglie/statistiche> Consultato il 9 novembre 2020. 40- CALAON, D., Quando Torcello era abitata, 2013, Regione del Veneto 41- CALAON,2013 42- CROUZET-PAVAN, E., Torcello, Storia di una città scomparsa, 2001, Jouvence 43- CALAON, D., Quando Torcello era abitata, 2013, Regione del Veneto 44- CALAON, 2013 45- CROUZET-PAVAN, E., Torcello, Storia di una città scomparsa, 2001, Jouvence

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46- Nel 2020 duranti i lavori di restauro della cattedrale di Santa Maria Assunta dopo la Acqua Alta eccezionali fra il 12 e il 13 di novembre di 2019, hanno scoperto un affresco carolingio dietro i contrastanti mosaici caratteristici della occupazione e influenza bizantina a Venezia dominanti nella cattedrale. Questa scoperta sicuramente cambierà la genesi veneziana. <https://cnpc.it/ contagioartecultura-gli-affreschi-scoperti-a-torcello-unavenezia-carolingia/>. Consultato il 10 novembre 2020. 47- Gli scavi del 2012 possono fornire dati per una prima ipotesi di calcolo. I caratteri delle abitazioni scavate permettono di fare alcune considerazioni sulla superficie media associabile a una casa tra X e XI secolo. Un’abitazione “tipo” risulta occupare uno spazio tra gli 80 e i 100 m² circa, compreso il cortile. Esistono, poi, aree “pubbliche”, non edificate: i campielli con i pozzi, di dimensione calcolabile tra i 300 e i 500 m². Per ogni pozzo, è possibile immaginare un numero variabile di 5 a 10 case (40 a 50 persone). Dalla cartografi a antica è possibile conoscere l’estensione dell’isola in età moderna e dai catasti dell’inizio del

CONCLUSIONE PROGETTUALE VENEZIA 51- ZAMBURLIN, D., La Laguna, Tomo II La storia e l’arte, Isole Abbandonate- Venezia, 1992 52- GREGOTTI, V. La nozione di “contesto”. Casabella, edizione 465, pp.9, 1981 53- DORIGO, W., Una legge contro Venezia, Roma, 1973 54-La festa della Sensa è una festività cristiana celebrata a Venezia in memoria dell’ascesa di Cristo, ma che ci ricorda anche il rapporto sacro e vitale tra uomo e natura nella Venezia del passato. 55- TAFURI, M. La dignità dell’attimo. 1994 56- AGAMBEN, G. Dell’utilità e degli inconvenienti del vivere fra spettri - Venezia : Corte del Fontego, 2011 57- Il termine bozzolo è stato concepito come la teoria di Emanuele Coccia: “Un bozzolo è, prima di tutto, la prova che la nostra vita non può essere legata a un’unica identità anatomica. All’interno del bozzolo, la vita si trova tra due corpi, tra due volti, tra due


29- MANCUSO,2009 30- SALVA, P. R., L’origine e formazione della laguna di Venezia, in Laguna, conservazione di un ecosistema. WWF, 1984. 31- MARZOLLO, A. La Laguna di Venezia, un patrimonio da riscoprire, a cura Forum per la laguna, Cicladi della laguna, Filippi Editore Venezia, 1996. 32- Ibid. 33- FOSCARI, 2014 34- Alguns exemplos são a ilha de San Secondo, fortificação militar abandonada em 1961; Santo Spirito, um antigo paiol, e Lazzaretto Vecchio em 1965. 35- MARZOLLO, 1996 36- A urgência da grande indústria, de grandes portos e grandes infraestruturas territoriais . MANCUSO, 2009 37- MANCUSO, 2009 38- TAGLIAPIETRA, D., La Laguna di Venezia, un patrimonio da riscoprire, a cura Forum per la laguna, La laguna come laboratorio di ecologia, Filippi Editore Venezia, 1996.

TORCELLO 39-Mapa da população residente no dia anterior, em Comune di Venezia - Portale dei servizi < https://portale.comune.venezia.it/ millefoglie/statistiche> Consultato il 9 novembre 2020. 40- CALAON, D., Quando Torcello era abitata, 2013, Regione del Veneto 41- CALAON,2013 42- CROUZET-PAVAN, E., Torcello, Storia di una città scomparsa, 2001, Jouvence 43- CALAON, 2013 44- CALAON, 2013

pela água e as utilizáveis ​​(nos tempos modernos, após o abandono) para fins agrícolas: apenas 20% da superfície do arquipélago podia ser cultivada. E é a mesma área máxima que podemos imaginar ocupada por casas no início da Idade Média. Desta superfície (cerca de 8 hectares) outros 15-20% eram ocupados por áreas portuárias e/ou artesanais, 15% por áreas agrícolas ou pastagens, 5% por edifícios religiosos e seus acessórios. Em comparação com os 32 hectares que todas as ilhas de Torcello, Mazzorbo e Burano oferecem hipoteticamente ao assentamento, na realidade apenas pouco menos de 5 hectares são áreas de construção. Em 5 hectares é possível colocar no máximo 600 casas, o que corresponderia a um número variável de 2.500 a 3.000 habitantes. Um número realmente considerável para a época. CALON, 2013 48-Ibid. 49-CALAON, D., Quando Torcello era abitata, 2013, Regione del Veneto 50- Heterotopia é um termo cunhado pelo filósofo francês Michel Foucault para indicar aqueles espaços que têm a particularidade de estarem ligados a todos os outros espaços, mas de forma a suspender, neutralizar ou inverter o conjunto de relações que eles próprios designam, refletem ou espelho. Na verdade, Foucault contrastou utopia e heterotopia: “O console das utopias; na verdade, se eles não têm um lugar real, eles se abrem em um espaço maravilhoso e liso; abrem cidades com avenidas largas, jardins bem plantados, aldeias fáceis, mesmo que o acesso seja quimérico. As heterotopias são inquietantes, sem dúvida porque minam secretamente a linguagem, porque proíbem nomear isto e aquilo, porque rompem e enredam clichês, porque devastam a sintaxe e não só aquela que constrói frases, mas a menos óbvia que faz “Para guardar palavras e coisas juntas. Por isso as utopias permitem fábulas e discursos: situam-se na linha reta da linguagem, na dimensão fundamental da fabula; as heterotopias secam o discurso, bloqueiam as palavras sobre si mesmas, contestam, desde sua raiz, toda possibilidade de gramática, desvendam os mitos e tornam estéril o lirismo das frases ” FOUCAULT, M., Eterotopie, in: Archivio Foucault, Milano, Feltrinelli, 2014

45- CROUZET-PAVAN, 2001 46- Em 2020, durante as excepcionais obras de restauração da catedral de Santa Maria Assunta após a Acqua Alta entre 12 e 13 de novembro de 2019, eles descobriram um afresco carolíngio por trás dos mosaicos contrastantes característicos da ocupação bizantina e da influência em Veneza que domina a catedral. Esta descoberta certamente mudará a gênese veneziana. <https:// cnpc.it/contagioartecultura-gli-affreschi-scoperti-a-torcello-unavenezia-carolingia/>. Consultato il 10 novembre 2020. 47-As escavações de 2012 podem fornecer dados para uma primeira hipótese de cálculo. As características das casas escavadas permitem-nos fazer algumas considerações sobre a área média que pode estar associada a uma casa entre os séculos X e XI. Uma casa “tipo” ocupa um espaço entre 80 e 100 m², incluindo o pátio. Existem, então, áreas “públicas”, não edificadas: as pequenas praças com poços, cujo tamanho pode ser calculado entre 300 e 500 m². Para cada poço, podemos imaginar um número variável de 5/10 casas (40-50 pessoas). A partir dos cartógrafos antigos podemos saber a extensão da ilha na era moderna e a partir dos registros imobiliários do início do século XIX, entretanto, podemos reconstruir o uso pretendido da terra. No interior das várias ilhas distinguem-se as áreas permanentemente invadidas

CONCLUSÃO PROJETUAL VENEZA 51- ZAMBURLIN, D., La Laguna, Tomo II La storia e l’arte, Isole Abbandonate- Venezia, 1992 52- GREGOTTI, V. La nozione di “contesto”. Casabella, edizione 465, pp.9, 1981 53- DORIGO,W. Una legge contro Venezia, Roma, 1973 54-A festa da Sensa é uma festividade cristã celebrada em Veneza em memória da ascensão de Cristo, mas que também relembra a relação sagrada e vital entre homem e natureza na Veneza do passado. 55- TAFURI, M. La dignità dell’attimo. 1994 56- AGAMBEN, G. Dell’utilità e degli inconvenienti del vivere fra spettri - Venezia : Corte del Fontego, 2011 57- O termo casulo foi concebido a partir da teoria de Emanuel Coccia: “Um casulo é, antes de mais nada, a prova de que nossa vida não pode estar ligada a uma única identidade anatômica. Dentro do casulo, a vida se encontra entre dois corpos, entre duas faces, entre duas identidades aparentemente incompatíveis. O

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identità apparentemente incompatibili. Il bozzolo è la costruzione della compossibilità di queste identità. Questa è la prova che l’individuo non vive per esclusione ma per moltiplicazione di volti e corpi.” COCCIA, E., Metamorfose, Dantes Editora; 1ª edição, 2020

casulo é a construção da compossibilidade dessas identidades. É a prova de que o indivíduo não vive por exclusão, mas pela multiplicação de faces e corpos.” COCCIA, E., Metamorfose, Dantes Editora; 1ª edição, 2020


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