Tiziano & Tiziano due capolavori a confronto: il catalogo

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ANCONA Pinacoteca Comunale “Francesco Podesti”

a cura di Stefano Zuffi


TIZIANO & TIZIANO due capolavori a confronto

A cura di Stefano Zuffi promossa e organizzata da Comune di Ancona Sindaco Valeria Mancinelli Assessore alla Cultura Paolo Marasca Assessore al Porto Ida Simonella Servizio Cultura Dirigente Ciro Del Pesce Francesco Paesani Lucia Galati Giovanna Lanari Servizio Patrimonio Dirigente Ermanno Frontaloni Patrizia Piattelletti Massimo Barbi Ufficio stampa e social media Rosanna Tomassini Federica Zandri Barbara Ulisse Marco Porcu Progetto di allestimento Patrizia Piatteletti Schede storico-artistiche e apparati didascalici Marco Tittarelli Collaboratori Ambra Silvestroni Michele Troiani Catalogo, immagine e grafica Gio.Com. Servizi per la comunicazione Stampa Errebi Grafiche Ripesi Video documentario in mostra TVN Media Group Arte e Cultura responsabile di divisione Stefano Sbarbaro

Con la collaborazione di Soprintendenza Archeologica, alle belle arti e al paesaggio Soprintendente Carlo Birrozzi Gabriele Barucca Regione Marche Presidente Luca Ceriscioli Assessore alla Cultura e al Turismo Moreno Pieroni Raimondo Orsetti Simona Teoldi Marta Paraventi AutoritĂ di sistema portuale del mare adriatico centrale Presidente Rodolfo Giampieri MSC Crociere Francesco Merlo Daniela Picco Sponsor Tecnico Nova IdeaLuce


BENVENUTI IN PINACOTECA

La presenza ad Ancona, nella Pinacoteca comunale e nella chiesa di San Domenico, di due capolavori di Tiziano Vecellio testimonia meglio di qualunque racconto il ruolo storico della città in Adriatico, il suo legame con il mare e con gli altri porti e città, la sua vocazione all’incontro. Oggi, la presenza dei due dipinti nella Sala della pittura veneta, intitolata allo storico dell’arte Pietro Zampetti, che del sentire adriatico fu grande teorico, ha un ulteriore significato: ci dice di un’Ancona che si assume la responsabilità di essere ingresso e vetrina al territorio regionale. Nel nuovo disegno del turismo adriatico, infatti, Ancona ha il compito di accogliere, salutare, incontrare chi arriva dal mare e di fornire una sorta di anteprima degli splendidi scenari regionali. Fa mostra di sé, ma con uno spirito di servizio tipico di un capoluogo consapevole del proprio ruolo. Così, l’esposizione dei due meravigliosi e impo-

nenti Tiziano di Ancona è un’occasione irripetibile, ma è anche il segno di una nuova era marittima per Ancona, quella turistica, storico-artistica, culturale che va ad affiancare la mercantile e industriale e fa della città il passaporto delle Marche. Non a caso, la Regione Marche, da un lato, e la MSC Crociere, dall’altro, sostengono il progetto del Comune e ne sono parte attiva assieme all’Autorità Portuale: la scelta del nostro territorio di mostrare il proprio valore a partire dall’arte e dalla cultura è evidentemente vincente per gli attori pubblici e privati, affermazione spesso ripetuta su scala nazionale, ma non sempre seguita dai fatti. Siamo onorati di ospitare questi capolavori, e di accogliere quanti vorranno ammirarli uno al cospetto dell’altro, così come siamo onorati di fare da ingresso e da vetrina a un territorio incredibilmente ricco di bellezza come quello marchigiano. Valeria Mancinelli Sindaco di Ancona


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Tiziano, Pala Gozzi, 1520, particolare della Madonna con il Bambino e un angelo. Ancona, Pinacoteca Civica

TIZIANO & TIZIANO due capolavori a confronto Stefano Zuffi

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ncona ci offre l’opportunità di mette- strumenti della comunicazione. re a confronto, una di fronte all’altra, La lunga vita di Tiziano attraversa e domina moldue splendide pale d’altare di Tiziano. ti decenni del XVI secolo. Il pittore veneto è un È un’occasione di grande significato, per le di- protagonista indiscusso della scena internaziomensioni eroiche e il fascino dei dipinti, entram- nale, consapevole e geloso del proprio successo; bi concepiti per gli altari maggiori di due grandi pronto a interpretare con appassionata sensibichiese, ma anche per la distanza temporale che lità e inimitabile senso del colore i cambiamenti li divide. Possiamo così misurare l’evoluzione del gusto e gli orientamenti generali della cultuumana e stilistica di uno dei massimi protago- ra. Le due pale anconetane, a distanza di quanisti dell’arte del Rinascimento, in due momenti rant’anni una dall’altra, sono una testimonianza particolari nella vicenda storica del Cinquecento formidabile dell’energia creativa di un grande italiano. maestro, ma anche la misura di radicali cambiaLa drammatica e imponente pala della Crocifis- menti nell’Europa del Rinascimento e della Consione arriva nella Pinacoteca Civica in seguito troriforma. alla necessità di compiere verifiche sulla statica “Egli cammina di pari passo con la natura: onde della chiesa di San Domenico: un passaggio tec- ogni sua figura è viva, si muove, e le carni tremanico, che avrebbe potuto risolversi in una sem- no”. Così scrive Ludovico Dolce, il primo vero plice, sia pur prestigiosa, “ospitalità”. Invece, la biografo di Tiziano, nel 1557. Alcuni decenni presenza della meravigliosa Pala Gozzi e di un dopo il pittore e trattatista lombardo Giovan qualificato gruppo di dipinti veneti del Cinque- Paolo Lomazzo aggiunge: “Tiziano ha colorito cento sollecita una “accoglienza” più articolata e dinamica, con un percorso di visita in cui arte e storia si intrecciano, attraverso un allestimento curato negli aspetti espositivi, nella grafica, negli

con vaghissima maniera i monti, i piani, gli arbori, i boschi, le ombre, le luci, e le inondazioni del mare e dei fiumi, i terremoti, i sassi, gli animali, e tutto il resto che appartiene ai paesi. E nelle car-

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Tiziano, Pala Gozzi, (Madonna col Bambino, i santi Francesco e Biagio e il donatore Luigi Gozzi), 1520, Ancona, Pinacoteca Civica


Tiziano, Crocifissione con San Domenico, 1558-59, Ancona, San Domenico


ni ha avuto tanta venustà e grazia con quelle sue rinuncia completamente alla struttura architetmischie e tinte, che paiono vere e vive”. tonica: tuttavia, nella distribuzione e nella comQueste citazioni cinquecentesche ci accompa- postezza delle figure la sua pala conserva un’imgnano davanti alla pala dipinta nel 1520 per la postazione simmetrica, classica, solare. Tiziano, chiesa di San Francesco in Alto, commissionata invece, accende la gestualità di tutti i personaggi, da Luigi Gozzi, mercante di Dubrovnik. La tavo- e soprattutto sceglie la luce radente del tramonto. la vanta un primato: è la prima opera di Tiziano a Ne nasce un’azione vibrante, un’emozione che noi nota che porti la firma e la data. Per l’artista si propaga, e coinvolge direttamente il visitatore. trentenne è il momento di una indiscutibile af- Notevole è poi il significato politico della pala: fermazione: non solo a Venezia, dove due anni sullo sfondo, ben riconoscibile, compare il Baprima aveva esposto l’enorme e sfolgorante As- cino di San Marco, con i massimi monumenti sunta sull’altar maggiore della Serenissima; san dei Frari, e dove dal 1516 Francesco, a sinistra, è il NELLA PALA GOZZI occupava il ben remuneraTIZIANO TRENTENNE titolare della chiesa di Anto ruolo di pittore ufficiale cona in cui l’opera viene IMMERGE LE FIGURE della Serenissima, ma ancollocata; san Biagio, che NELLA NATURA che in altre città. Con un accompagna il donatore, raggio via via più largo, è il patrono di Ragusa. La dopo aver lavorato a Padova, Tiziano entra in pala dunque accomuna i tre più importanti porrapporto con le signorie di Ferrara e poi di Man- ti dell’Adriatico, Venezia, Ancona e Dubrovnik. tova, e con le città di Brescia e di Ancona. Anche Tiziano sembra suggerire un’alleanza territoriale, le dimensioni e la complessità delle opere cre- una relazione tra le città, sullo sfondo sia delle scono progressivamente: la pala Gozzi si colloca turbolenze politiche e militari sul suolo italiano, nello snodo decisivo della vita e della carriera di sia dell’espansionismo ottomano sempre più miTiziano, che entra nella pienezza della maturità. naccioso. Il 1520 è l’anno della precoce morte di Raffaello: Negli anni successivi, questa ipotesi di alleanza dipingere una pala nelle Marche significa, per Ti- non si realizzerà. Ancona subirà la controversa ziano, confrontarsi anche geograficamente con annessione allo Stato pontificio e gli anni draml’eredità del grande urbinate. Nella grande libertà matici del dispotico governo del cardinale Accolcompositiva, affidata a un concatenato gioco di ti. Fatti storici che si possono leggere, quasi in sguardi e di gesti tra il piano terreno e le figure filigrana, nelle pale di Lorenzo Lotto e di Geroin cielo, la Pala Gozzi riprende lo schema della lamo Dente, dipinte alla fine degli anni Trenta ed Madonna di Foligno di Raffaello, dipinta verso esposte accanto ai due dipinti di Tiziano. il 1512 e diventata subito notissima. Raffaello Sotto il pontificato di Paolo III Farnese la chie-

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Tiziano, Pala Gozzi, 1520, particolare dell’albero di fico al centro della scena. Ancona, Pinacoteca Civica

sa cattolica affronta il percorso di rinnovamento del Concilio di Trento, risposta alla lacerazione della Riforma luterana e ai suoi effetti. Tiziano è in ottimi rapporti con il papa – di cui sarà ospite a Roma nel soggiorno tra il 1545 e il 1546- e con l’imperatore Carlo V, che anzi lo coinvolge nelle fasi conclusive della guerra con i principi tedeschi. Per due volte, nel 1548 e nel 1551, Tiziano si reca in Germania, nella città di Augsburg, per assistere alle trattative di pace con cui si conclude una lunga fase delle guerre di religione nel

cuore dell’Europa. Il grande pittore è al fianco dell’imperatore, e pur nella vittoria sul campo ne condivide la stanchezza, la solitudine, la disillusione. Carlo V abdicherà nel 1556, portando con sé, nell’isolata residenza di Yuste, alcune significative opere di Tiziano. Durante gli anni Cinquanta Tiziano dipinge ritratti, dipinti sacri e capolavori mitologici, in cui sempre più spesso affiora il tema della sofferenza dell’innocente, sostenuta da uno stile drammatico, in cui gli smaglianti colori della giovinezza si addensano in grumi sempre più scuri, in pennellate sfaldate, o addirittura, come dicevano i contemporanei, in “sfregazzi delle dita”. Mentre Tiziano sta elaborando la grandiosa scena del Martirio di San Lorenzo per la chiesa veneziana dei Crociferi (oggi nei Gesuiti), riceve la seconda committenza da Ancona: la Crocifissione con San Domenico, dipinta nel 1558-59. Sono passati quasi quarant’anni dalla Pala Gozzi. Il brillante trentenne è ora un riflessivo settantenne, che ha da poco vissuto l’amarezza della scomparsa del suo migliore amico, lo scrittore Pietro Aretino. Lo sfondo storico della Crocifissione è quello della Controriforma, il richiamo a una fede più intensa in un periodo di dubbi e di drammi. Il contesto personale ci parla di un artista sempre straordinariamente vigoroso, ma che sente gli anni trascorrere. Nella Pala Gozzi Tiziano si era baldanzosamente confrontato con Raffaello: ora dialoga con Michelangelo, per l’asciuttezza della composizione e anche per il trattamento

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dei dettagli, volutamente incerti, simili all’effetto “Ma è ben vero che il modo di fare che tendel “non finito” delle sculture michelangiolesche. ne in queste ultime [opere], è assai diffeEloquente in tal senso è la formidabile figura di rente dal fare suo da giovane: con ciò sia san Domenico, che abbraccia la base della croce, che le prime son condotte con una certa dipinta con lunghe pennellate sfibrate, che anti- finezza e diligenza incredibile, e da essere cipano gli effetti di Tintoretto e di El Greco. vedute da presso e da lontano; e queste ultiCerto non a caso, Giorgio Vasari descrive con me, condotte di colpi, tirate via di grosso e molta acutezza e ammirazione questa ultima con macchie, di maniera che da presso non “maniera” di Tiziano, nella sua drammatica inten- si possono vedere, e da lontano appariscosità. Nella seconda edizione delle “Vite” (1568) il no perfette (…). biografo aretino inserisce la biografia di Tiziano: E questo modo sì fatto è giudizioso, bello le sue parole sono la migliore sintesi del parago- e stupendo, perché fa parere vive le pittune tra i due capolavori, ora riuniti nella Pinaco- re, e fatte con gran arte, nascondendo le teca di Ancona: fatiche.”

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In questa pagine: confronto tra il cartiglio tra la firma e la data nel cartiglio della Pala Gozzi e la firma scritta da Tiziano sul legno della croce nella Crocifissione con San Domenico

Alle pagine successive: La mano di San Biagio nella Pala Gozzi e la mano di San Giovanni Evangelista nella Crocifissione con San Domenico

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Lorenzo Lotto, Pala dell’alabarda, 1538, particolare con i santi Stefano e Giovanni Evangelista. Ancona, Pinacoteca Civica

Altre opera in mostra Sebastiano del Piombo Lorenzo Lotto Gerolamo Dente

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Alla pagina accanto Sebastiano del Piombo (Sebastiano Luciani), Ritratto di Francesco Arsilli, 1516 c., Ancona, Pinacoteca Civica

Lorenzo Lotto, Pala dell’alabarda (Madonna con i santi Stefano, Giovanni Evangelista, Simona Giuda e Lorenzo), 1538, Ancona, Pinacoteca Civica

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Girolamo Dente, I santi Leonardo, Marco e Francesco, 1540 c., Ancona, Pinacoteca Civica

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SEBASTIANO DEL PIOMBO (Sebastiano Luciani, Venezia, 1485 circa – Roma, 1547) Ritratto di Francesco Arsilli 1516 circa

LORENZO LOTTO (Venezia, 1480 circa – Loreto, 1556/57) Pala dell’alabarda (Madonna con i santi Stefano, Giovanni Evangelista, Simona Giuda e Lorenzo), 1538

GIROLAMO DENTE (Cèneda, oggi Vittorio Veneto, 1510 circa – ante 1572) I santi Leonardo, Marco e Francesco, 1540 circa

Dopo aver lavorato insieme a Tiziano nella bottega di Giorgione, già nel 1511 Sebastiano si trasferisce da Venezia a Roma per lavorare agli affreschi della villa Farnesina, residenza del banchiere senese Agostino Chigi in via della Lungara. Qui si confrontò con il lavoro e la personalità di Raffaello, per poi entrare nell’orbita potente di Michelangelo, con cui Sebastiano strinse una durevole e feconda amicizia, confermata dalla monumentalità e l’energia di questo ritratto. Francesco Arsilli, originario di Senigallia, era amico e medico personale del pittore. Indossa un mantello rosso con il collo e le maniche bordati di pelliccia, indice dell’appartenenza a un ceto elevato, e regge un libro aperto additandone il testo. Sulla pagina di sinistra compare in alto la parola “PYRMILLA”, nome dell’innamorata per la quale il medico cambiò il proprio cognome da Selvatici ad Arsilli, italianizzazione delle parole latine arsit illi, cioè che bruciò d’amore. Sulla pagina di destra, al centro, si scorgono le parole “LAPIS PHILOSOR”, cioè lapis philosophorum (pietra filosofale), che allude al suo interesse per le scienze alchemiche. In basso, la firma “SEBASTIANUS VINET. FACIEBAT”. Il dipinto è rimasto presso i discendenti, i conti Augusti Arsilli di Senigallia, che l’hanno donato alla Pinacoteca Civica di Ancona nel 1975.

Nella tormentata carriera di Lorenzo Lotto, ostacolata a Venezia dalla supremazia di Tiziano, le Marche hanno sempre costituito un contesto in cui il grande e sfortunato pittore ha potuto esprimersi in modo libero e intenso; e la Santa Casa di Loreto fu per lui l’ultimo rifugio. La pala è stata commissionata per l’altare maggiore della chiesa di Sant’Agostino ad Ancona dal nobile anconetano Simone Pizoni. La rappresentazione sembra far riferimento alla storia locale: inglobata nello Stato Pontificio, la città era stata oppressa dalla tirannide del cardinal Benedetto Accolti, che le aveva tolto ogni autonomia. Rimosso dall’incarico l’Accolti nel 1535, gli anconetani ritrovarono alcuni diritti di cui erano stati privati. La pala prende il nome dall’alabarda, attributo di San Simone Giuda. L’arma, usata dai Lanzichenecchi del cardinale, qui è rovesciata e spezzata, forse per alludere alla fine del dispotismo del Legato pontificio. L’altro santo in primo piano è Giovanni Evangelista, accompagnato dalla simbolica aquila. Alle estremità del gruppo si trovano i santi Lorenzo e Stefano, protettori della città, riconoscibili rispettivamente per la graticola e per i sassi dei rispettivi martiri. Tutti i personaggi sono illuminati da una luce soffusa che sale dal basso, in un’atmosfera rarefatta e inquieta. La lunetta con lo Spirito Santo, ritrovata presso il convento dei Domenicani, è stata ricongiunta alla pala nel 2005.

Girolamo Dente è stato per lunghi anni uno stretto collaboratore di Tiziano, al punto da essere indicato spesso semplicemente come Girolamo “di Tiziano”. La pala proviene dalla chiesa anconitana di San Francesco ad Alto, sul cui altare maggiore era collocata la Pala Gozzi di Tiziano. Raffigura sulla sinistra in primo piano i santi Leonardo e Marco, identificabili dai rispettivi attributi: le catene spezzate per San Leonardo, il tipico leone per l’evangelista Marco. In secondo piano, compare San Francesco in atto di ricevere le stimmate, immerso in un disteso paesaggio in parte oscurato da una coltre di nuvole plumbee squarciate dall’irrompere dei raggi della colomba. L’insolito accostamento dei personaggi è presumibilmente legato ai tragici eventi che sconvolsero Ancona all’indomani della venuta del cardinale Benedetto Accolti nel 1532, sotto la cui tirannia furono uccisi i nobili anconitani Leonardo Bonarelli e Marco Antonio Antiqui, eponimi dei Santi qui raffigurati. Il quadro, databile intorno al 1540, sembra pertanto commemorare il drammatico evento; la provenienza dalla famiglia Cresci Antiqui avvalora l’ipotesi di una committenza del dipinto da parte di questa antica casata.

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Alla pagina accanto Tiziano, Pala Gozzi, 1520, particolare dei disegni sul retro della tavola. Ancona, Pinacoteca Civica

Tiziano, Autoritratto, 1552 c., particolare. Berlino, Gemäldegalerie

DESCRIZIONE DELL’OPERE DI TIZIANO DA CADOR PITTORE Dalla seconda edizione delle “Vite” di Giorgio Vasari, 1568

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ssendo nato Tiziano in Cador, piccolo castello posto in sulla Piave e lontano cinque miglia dalla chiusa dell’alpe, l'anno 14801, della famiglia de’ Vecelli, in quel luogo delle più nobili, pervenuto all'età di dieci anni con bello spirito e prontezza d'ingegno, fu mandato a Vinezia in casa d’un suo zio cittadino onorato, il quale veggendo il put-

gli altri pittori di quel paese, per non avere studio di cose antiche, usavano molto, anzi non altro, che il ritrarre qualunche cosa facevano dal vivo, ma con maniera secca, cruda e stentata, imparò anco Tiziano per allora quel modo. Ma venuto poi l’anno circa 1507 Giorgione da Castel Franco, non gli piacendo in tutto il detto modo di fare, cominciò a dare alle sue ope-

to molto inclinato alla pittura, lo pose con Gian Bellino pittore, in quel tempo eccellente e molto famoso, come s’è detto, sotto la cui disciplina attendendo al disegno, mostrò in brieve essere dotato dalla natura di tutte quelle parti d'ingegno e giudizio che necessarie sono all'arte della pittura. E perché in quel tempo Gian Bellino e

re più morbidezza e maggiore rilievo con bella maniera, usando nondimeno di cacciarsi avanti le cose vive e naturali e di contrafarle quanto sapeva il meglio con i colori, e macchiarle con le tinte crude e dolci, secondo che il vivo mostrava, senza far disegno, tenendo per fermo che il dipignere solo con i colori stessi, senz'altro studio di

Come è noto, non possediamo notizie certe sulla data di nascita di Tiziano; lo stesso Vasari, nonostante la perentoria indicazione iniziale, cade in contraddizione. Per una serie di ragioni documentarie e stilistiche, la nascita di Tiziano viene oggi per lo più collocata tra il 1488 e il 1490. Il generico “Cadore” indicato da Vasari come luogo natale va precisato in Pieve di Cadore.

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Tiziano, Ritratto di gentiluomo detto “l’Ariosto”, 1510 c., Londra, National Gallery

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disegnare in carta, fusse il vero e miglior modo di fare et il vero disegno. Ma non s'accorgeva che egli è necessario a chi vuol bene disporre i componimenti et accomodare l'invenzioni, ch’e’ fa bisogno prima in più modi diferenti porle in carta, per vedere come il tutto torna insieme. Conciò sia che l’idea non può vedere ne’ imaginare perfettamente in sè stessa l’invenzioni, se non apre e non mostra il suo concetto agl’occhi corporali, che l’aiutino a farne buon giudizio; senzachè pur bisogna fare grande studio sopra gl’ignudi, a volergli intendere bene, il che non vien fatto né si può senza mettere in carta; et il tenere sempre, che altri colorisce, persone ignude innanzi, o vero vestite, è non piccola servitù. Laddove quando altri ha fatto la mano disegnando in carta, si vien poi di mano in mano con più agevolezza a mettere in opera disegnando e dipignendo. E così facendo pratica nell’arte, si fa la maniera et il giudizio perfetto, levando via quella fatica e stento con che si conducono le pitture, di cui si è ragionato di sopra, per non dir nulla, che disegnando in carta si viene a empiere la mente di bei concetti e s'impara a fare a mente tutte le cose della natura, senza avere a tenerle sempre innanzi, o ad avere a nascere sotto la vaghezza de’ colori lo stento del non sapere disegnare, nella maniera che fecero molti anni i pittori viniziani, Giorgione, il Palma, il Pordeno-

ne et altri che non videro Roma, ne’ altre opere di tutta perfezione. Tiziano dunque, veduto il fare e la maniera di Giorgione, lasciò la maniera di Gian Bellino, ancor che vi avesse molto tempo costumato, e si accostò a quella, così bene imitando in brieve tempo le cose di lui, che furono le sue pitture talvolta scambiate e credute opere di Giorgione, come di sotto si dirà. Cresciuto poi Tiziano in età, pratica e giudizio, condusse a fresco molte cose, le quali non si possono raccontare con ordine, essendo sparse in diversi luoghi2; basta, che furono tali, che si fece da molti periti giudizio che dovesse, come poi è avenuto, riuscire eccellentissimo pittore. A principio dunque, che cominciò seguitare la maniera di Giorgione, non avendo più che diciotto anni, fece il ritratto d'un gentiluomo da Ca' Barbarigo amico suo, che fu tenuto molto bello, essendo la somiglianza della carnagione propria e naturale, e sì ben distinti i capelli l'uno dall'altro, che si conterebbono, come anco si farebbono i punti d'un giubone di raso inargentato, che fece in quell’opera; insomma fu tenuto sì ben fatto e con tanta diligenza, che se Tiziano non vi avesse scritto in ombra il suo nome, sarebbe stato tenuto opera di Giorgione3. Intanto avendo esso Giorgione condotta la facciata dinanzi del Fondaco de’ Tedeschi, per mez-

I cicli di affreschi giovanili di Tiziano sono in effetti solo due: quello per l’esterno del Fondaco dei tedeschi a Venezia, di cui Vasari parlerà tra poche righe, e quello dei tre Miracoli di sant’Antonio nella Scuola del Santo a Padova, che verranno citati più avanti. 3 È sempre stata forte la tentazione di identificare questo dipinti con il Ritratto di gentiluomo della National Gallery di Londra, di poco successivo al 1510, che in passato si riteneva raffigurasse Ludovico Ariosto. D’altra parte, il ritratto londinese non reca traccia della firma citata da Vasari. 2

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zo del Barbarigo furono allogate a Tiziano alcune storie, sta opera si pensa che facesse innanzi che desse principio che sono nella medesima sopra la Merceria4. Dopo la qua- alla facciata del Fondaco de' Tedeschi; nella quale facciata le opera fece un quadro grande di figure simili al vivo, che non sapendo molti gentiluomini che Giorgione non vi laoggi è nella sala di Messer Andrea Loredano, che sta da vorasse più, né che la facesse Tiziano, il quale ne aveva San Marcuola; nel qual quadro è dipinta la Nostra Donna scoperto una parte, scontrandosi in Giorgione, come amiche va in Egitto, in mezzo a una gran boscaglia e certi ci si rallegravano seco, dicendo che si portava meglio nella paesi molto ben fatti, per aver dato Tiziano molti mesi facciata di verso la Merceria, che non avea fatto in quella opera a fare simili cose, e tenuto perciò in casa alcuni te- che è sopra il Canal Grande. Della qual cosa sentiva tanto deschi eccellenti pittori di paesi e verzure5. Similmente nel sdegno Giorgione, che infino che non ebbe finita Tiziano bosco di detto quadro fece molti animali, i quali ritrasse l'opera del tutto e che non fu notissimo che esso Tiziano dal vivo e sono veramente naturali e quasi vivi; dopo, in aveva fatta quella parte, non si lasciò molto vedere, e da casa di Messer Giovanni d'Anna gentiluomo e mercante indi in poi non volle che mai più Tiziano praticasse o fusse fiamingo suo compare, fece il suo ritratto, che par vivo, et amico suo. un quadro di Ecce Homo, con molte figure che da Tiziano L'anno appresso 1508 mandò fuori Tiziano in istampa di stesso e da altri è tenuto molto bell’opera6. Al medesimo legno il trionfo della Fede, con una infinità di figure, i prifece un quadro di Nostra Donna, con altre figure come il mi parenti, i Patriarchi, i Profeti, le Sibille, gl'innocenti, i naturale d'uomini e putti, tutti ritratti dal vivo e da persone martiri, gl’Apostoli e Gesù Cristo in sul trionfo, portato di quella casa. dai quattro Evangelisti e dai quattro dottori, con i Santi L'anno poi 1507 mentre Massimiliano imperadore faceva confessori dietro8. Nella quale opera mostrò Tiziano fieguerra ai Viniziani, fece Tiziano, secondo che egli stesso rezza, bella maniera e sapere tirare via di pratica; e mi riracconta, un angelo Raffaello, Tobia et un cane nella chiesa cordo, che fra’ Bastiano del Piombo, ragionando di ciò, mi di San Marziliano, con un paese lontano, dove in un bo- disse che se Tiziano in quel tempo fusse stato a Roma et schetto San Giovanni Batista ginocchioni sta orando verso avesse veduto le cose di Michelagnolo, quelle di Raffaello il cielo, donde viene uno splendore che lo illumina7. E que- e le statue antiche, et avesse studiato il disegno, arebbe I frammenti superstiti degli affreschi sono conservati a Venezia nella Galleria Franchetti alla Cà d’Oro. Il dipinto viene identificato con la Fuga in Egitto conservata nel Museo dell’Ermitage a San Pietroburgo (1509 c.). 6 E’ oggi nel Kunsthistorisches Museum di Vienna: un quadro notevole, certo, ma non un’opera giovanile, essendo datat0 1543. Vasari comincia qui a elencare opere di diversi periodi, senza rispettare scrupolosamente la cronologia. 7 Il passo di Vasari crea una piccola confusione. Tiziano ha dipinto due versioni del Tobiolo e l’angelo, entrambe condotte con l’apporto della bottega: una, giovanile e quindi corrispondente all’epoca di cui si sta parlando, è conservata presso le Gallerie dell’Accademia di Venezia. Una seconda, più 4

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tarda (1540 circa), è oggi nella chiesa della Madonna dell’Orto a Venezia: è appunto quest’ultima quella a cui Vasari fa riferimento: proviene dalla chiesa di San Marziale e conprende, in secondo piano, la figura del Battista. 8 La xilografia del Trionfo della Fede è in effetti una delle maggiori imprese di Tiziano nel campo dell’incisione. Vasari, citando Sebastiano del Piombo, prende sempre l’occasione per sottolineare con rammarico lo scarso impegno di Tiziano nel disegno rispetto a Raffaello e Michelangelo, oltre al ritardo del suo viaggio a Roma e della conseguente conoscenza diretta dell’arte classica.

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Tiziano, Miracolo del marito geloso, 1511, Padova, Scuola del Santo

fatto cose stupendissime, vedendosi la bella pratica che aveva di colorire, e che meritava il vanto d'essere a’ tempi nostri il più bello e maggiore imitatore della natura nelle cose de’ colori; ché egli arebbe nel fondamento del gran disegno aggiunto all'Urbinate et al Buonarruoto. Dopo condottosi Tiziano a Vicenza, dipinse a fresco sotto la loggetta dove si tiene ragione all'udienza publica, il giudizio di Salamone, che fu bell’opera; appresso tornato a Vinezia dipinse

la facciata de' Grimani, et in Padoa nella chiesa di Santo Antonio alcune storie, pure a fresco, de'

fatti di quel Santo9. Et in quella di Santo Spirito fece in una piccola tavoletta un San Marco a sedere in mezzo a certi Santi, ne’ cui volti sono alcuni ritratti di naturale, fatti a olio con grandissima diligenza; la qual tavola molti hanno creduto che sia di mano di Giorgione10. Essendo poi rimasa imperfetta per la morte di Giovan Bellino nella sala del Gran Consiglio una storia, dove Federigo Barbarossa alla porta della chiesa di San Marco sta ginocchioni innanzi a papa Alessandro Quarto, che gli mette il piè sopra la gola, la fornì Tiziano, mutando molte cose e facendovi molti ritratti di naturale di suoi amici et altri11, onde meritò da quel senato avere nel Fondaco de’ Tedeschi un uffizio, che si chiama la Senseria, che rende trecento scudi l'anno; il quale ufficio hanno per consuetudine que’ signori di dare al più eccellente pittore della loro città; con questo che sia di tempo in tempo ubligato a ritrarre, quando è creato, il principe loro o uno doge, per prezzo solo di otto scudi, che gli paga esso principe; il quale ritratto poi si pone in luogo publico per memoria di lui nel palazzo di San Marco. Avendo l'anno 1514 il duca Alfonso di Ferrara fatto acconciare un camerino, et in certi spartimenti fatto fare dal Dosso pittore ferrarese istorie di Enea, di Marte e Venere, et in una grotta Vulcano con due fabbri alla fucina, volle che vi

Gli affreschi di Vicenza e per la facciata di Cà Grimani sono andati perduti; le tre Storie di sant’Antonio (1511), come già detto, sono propriamente nella Scuola del Santo, accanto alla basilica padovana. 10 La piccola pala d’altare votiva (1511-12) è oggi nella chiesa di Santa Maria della Salute a Venezia. 11 Il dipinto è andato perduto nel disastroso incendio che devastò Palazzo Ducale pochi mesi dopo la morte di Tiziano, nel 1577. L’incarico di pittore ufficiale della Repubblica, con la relativa rendita della Senseria del Sale, viene affidato a Tiziano subito dopo la morte di Giovanni Bellini, alla fine del 1516. 9

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fussero anco delle pitture di mano di Gian Bel- femine come maschi, et una donna nuda che lino, il quale fece in un'altra faccia un tino di vin dorme, tanto bella, che pare viva, insieme con vermiglio con alcune baccanti intorno, sonatori, altre figure, et in questo quadro scrisse Tiziano satiri et altri maschi e femine inebriati, et ap- il suo nome. Nell'altro che è contiguo a questo e presso un Sileno tutto ignudo e molto bello, a primo rincontro all'entrata, fece molti amorini e cavallo sopra il suo asino, con gente attorno, che putti belli et in diverse attitudini, che molto piachanno piene le mani di frutte e d'uve, la quale quero a quel signore, sì come fece anco l'altro opera invero fu con molta diligenza lavorata e quadro; ma fra gl’altri è bellissimo uno di detti colorita, in tanto che è delle più belle opere che putti, che piscia in un fiume e si vede nell'acqua, mai facesse Gian Bellino, se bene nella maniera mentre gl’altri sono intorno a una base che ha de’ panni è un certo che di tagliente, secondo la forma d’altare, sopra cui è la statua di Venere, maniera tedesca, ma non con una chiocciola marina è gran fatto, perché imitò nella man ritta e la Grazia TIZIANO (…) una tavola d'Alberto Duro e Bellezza intorno, che MERITÒ ESSERE fiammingo, che di que' sono molto belle figure e LIBERALISSIMAMENTE giorni era stata condotta a condotte con incredibile RICONOSCIUTO Vinezia e posta nella chiesa diligenza12. di San Bartolomeo, che è Similmente nella porta cosa rara e piena di molte belle figure fatte a olio. d'un armario dipinse Tiziano dal mezzo in su Scrisse Gian Bellino nel detto tino queste parole: una testa di Cristo maravigliosa e stupenda, a cui “Ioannes Bellinus Venetus pinxit 1514”. La qua- un villano ebreo mostra la moneta di Cesare13. La le opera non avendo potuta finire del tutto, per quale testa et altre pitture di detto camerino, afferessere vecchio, fu mandato per Tiziano, come mano i nostri migliori artefici che sono le migliori e più eccellente di tutti gl’altri, acciò che la finisse; meglio condotte che abbia mai fatto Tiziano, e nel onde egli essendo disideroso d'acquistare e farsi vero sono rarissime, onde meritò essere liberalissiconoscere, fece con molta diligenza due storie, mamente riconosciuto e premiato da quel signore, che mancavano al detto camerino. il quale ritrasse ottimamente con un braccio sopra Nella prima è un fiume di vino vermiglio, a cui un gran pezzo d'artiglieria. Similmente ritrasse la sono intorno cantori e sonatori quasi ebri, e così signora Laura, che fu poi moglie di quel Duca, che Vasari ricostruisce la vicenda dei Baccanali dipinti da Tiziano per il duca di Ferrara Alfonso d’Este. Il Festino degli Dei, dipinto da Giovanni Bellini nel 1514, è stato modificato da Tiziano dopo il 1525, per armonizzarlo al ciclo che nel frattempo aveva visto la realizzazione delle due tele descritte da Vasari, entrambe oggi al Museo del Prado di Madrid (1519-1521) e del Bacco e Arianna della National Gallery di Londra (1520-23) 13 Il Cristo della moneta (1516-20) è oggi nella Gemäldegalerie di Dresda. 12

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Tiziano, Le tre età dell’uomo, 1514 c., Edimburgo, National Gallery of Scotland

è opera stupenda14. E di vero hanno gran forza i doni in coloro che s’affaticano per la virtù, quando sono sollevati dalle liberalità de’ principi. Fece in quel tempo Tiziano amicizia con il divino Messer Lodovico Ariosto, e fu da lui conosciuto per eccellentissimo pittore, e celebrato nel suo Orlando Furioso: ...Tizian, che onora non men Cador che quei Venezia e Urbino. Tornato poi Tiziano a Vinezia, fece per lo suocero di

Giovanni da Castel Bolognese, in una tela a olio un pastore ignudo et una forese che gli porge certi flauti perché suoni, con un bellissimo paese; il qual quadro è oggi in Faenza in casa il su detto Giovanni15. Fece appresso nella chiesa de’ frati minori, chiamata la Ca’ grande, all'altar maggiore in una tavola la Nostra Donna che va in cielo et i dodici Apostoli a basso, che stanno a vederla salire; ma quest'opera, per essere stata fatta in tela e forse mal custodita, si vede poco16.

L’originale del ritratto di Alfonso d’Este non è stato finora identificato: ne restano diverse copie; il ritratto di Laura Dianti (1529) è conservato nella collezione Kisters di Kreuzlingen. 15 La descrizione corrisponde alle Tre età dell’uomo (1514 circa) della National Gallery of Scotland a Edimburgo. 16 E’ l’Assunta della basilica di Santa Maria Gloriosa dei Frari (1516-18). Il giudizio di Vasari sulla tecnica e sulla visibilità del dipinto suona strano: si tratta infatti di una tavola, e non di una tela, e la sua visibilità è ottima. Segue la descrizione della Pala Pesaro (terminata nel 1525), anch’essa rimasta nella collocazione originaria ai Frari. 14

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Nella medesima chiesa alla cappella di quelli da nezia, et ha avuto di limosine più scudi che non Ca’ Pesari, fece in una tavola la Madonna col Fi- hanno in tutta la loro vita guadagnato Tiziano e gliuolo in braccio, un San Piero et un San Gior- Giorgione18. gio et attorno i padroni ginocchioni, ritratti di Dopo essendo chiamato a Roma dal Bembo, che naturale, in fra i quali è il vescovo di Baffo et il allora era secretario di papa Leone X et il quale fratello, allora tornati dalla vittoria che ebbe det- aveva già ritratto, acciò che vedesse Roma, Rafto vescovo contra i Turchi. Alla chiesetta di San faello da Urbino et altri, andò tanto menando TiNiccolò nel medesimo convento, fece in una ta- ziano la cosa d'oggi in domani, che morto Leone vola San Niccolò, San Francesco, Santa Caterina e Raffaello l’anno 1520, non v’andò altrimenti. e San Sebastiano ignudo, ritratto dal vivo e senza Fece per la chiesa di Santa Maria Maggiore in un artificio niuno che si veggia essere stato usato quadro un San Giovanni Batista nel deserto fra in ritrovare la bellezza certi sassi, un Angelo che NON VI ESSENDO ALTRO par vivo et un pezzetto di delle gambe e del torso, CHE QUANTO VIDE non vi essendo altro che paese lontano, con alcuni NEL NATURALE, quanto vide nel naturale, alberi sopra la riva d'un (…) VIVO E CARNOSO di maniera che tutto pare fiume molto graziosi19. stampato dal vivo, così è Ritrasse di naturale il carnoso e proprio, ma con tutto ciò è tenuto bel- principe Grimani et il Loredano, che furono lo come è anco molto vaga una Nostra Donna tenuti mirabili, e non molto dopo il re Francecol Putto in collo, la quale guardano tutte le dette sco, quando partì d'Italia per tornare in Francia, figure. L'opera della quale tavola fu dallo stesso e l'anno che fu creato doge Andrea Gritti fece Tiziano disegnata in legno e poi da altri intagliata Tiziano il suo ritratto, che fu cosa rarissima, in e stampata17. un quadro dove è la Nostra Donna, San Marco Per la chiesa di Santo Rocco fece dopo le dette e Santo Andrea col volto del detto doge, il qual opere, in un quadro, Cristo con la croce in spalla quadro, che è cosa maravigliosissima, è nella sala e con una corda al collo tirata da un ebreo, la del collegio. E perché aveva, come s’è detto, obliqual figura, che hanno molti creduta sia di mano go di ciò fare, ha ritratto oltre i sopra detti gl'altri di Giorgione, è oggi la maggior divozione di Vi- dogi, che sono stati secondo i tempi: Pietro Lan-

La pala di San Nicolò dei Frari (circa 1525) è oggi nella Pinacoteca Vaticana a Roma. L’attribuzione del Cristo e il manigoldo (circa 1510, venezia, Scuola Grande di San Rocco) è tuttora contrversa. 19 Il dipinto, del 1533-35, è nelle Gallerie dell’Accademia di Venezia. 17 18

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Tiziano, Flora, 1516, particolare. Firenze, Galleria degli Uffizi


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do, Francesco Donato, Marcantonio Trevisano et il Veniero, ma dai due dogi e fratelli Pauli è stato finalmente assoluto, come vecchissimo, da cotale obligo20. Essendo innanzi al Sacco di Roma andato a stare a Vinezia Pietro Aretino, poeta celeberrimo de’ tempi nostri, divenne amicissimo di Tiziano e

l’ha in modo ferito nella testa, che essendo semivivo se gli vede nel viso l’orrore della morte: mentre in un altro frate, che va innanzi fuggendo, si scorge lo spavento e timore della morte; in aria sono due Angeli nudi, che vengono da un lampo di cielo, il quale dà lume al paese, che è bellissimo, et a tutta l’opera insieme; la quale è

del Sansovino, il che fu di molto onore et utile a esso Tiziano, perciò che lo fece conoscere tanto lontano quanto si distese la sua penna e massimamente a prìncipi d'importanza, come si dirà a suo luogo. Intanto, per tornare all'opere di Tiziano, egli fece la tavola all'altare di San Piero martire, nella chiesa di San Giovanni e Polo, facendovi maggior del vivo il detto Santo martire dentro a una boscaglia d'alberi grandissimi, cascato in terra et assalito dalla fierezza d'un soldato, che

la più compiuta, la più celebrata e la maggiore e meglio intesa e condotta, che altra la quale in tutta la sua vita Tiziano abbia fatto ancor mai21. Quest'opera vedendo il Gritti, che a Tiziano fu sempre amicissimo, come anco al Sansovino, gli fece allogare nella sala del Gran Consiglio una storia grande della rotta di Chiaradadda, nella quale fece una battaglia e furia di soldati, che combattono mentre una terribile pioggia cade dal cielo; la quale opera, tolta tutta dal vivo, è

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Tiziano, Venere di Urbino, 1538, Firenze, Galleria degli Uffizi


tenuta la migliore di quante storie sono in questa sala, e la piacque, che gli fece donare mille scudi, de’ quali bisognò più bella. Nel medesimo palazzo a’ pié d’una scala dipinse che poi desse la metà ad Alfonso Lombardi scultore, che a fresco una Madonna22. avea fatto un modello, per farlo di marmo, come si disse Avendo non molto dopo fatto, a un gentiluomo da Ca' nella sua vita24. Tornato Tiziano a Vinezia, trovò che molti Contarini, in un quadro un bellissimo Cristo che siede a gentiluomini, i quali avevano tolto a favorire il Pordenone, tavola con Cleofas e Luca, parve al gentiluomo che quella lodando molto l’opere da lui state fatte nel palco della sala fusse opera degna di stare in publico, come è veramente, de’ Pregadi et altrove, gli avevano fatto allogare nella chiesa per che fattone, come amorevolissimo della patria e del di San Giovanni elemosinario una tavoletta acciò che egli publico, dono alla Signoria, fu tenuto molto tempo nelle la facesse a concorrenza di Tiziano, il quale nel medesimo stanze del doge, ma oggi è in luogo publico e da potere luogo aveva poco innanzi dipinto il detto San Giovanni essere veduta da ognuno nella salotta d'oro, dinanzi alla elemosinario in abito di vescovo25. Ma per diligenza che sala del Consiglio de’ Dieci sopra la porta23. Fece anco- in detta tavola ponesse il Pordenone, non poté paragonare, ra quasi ne’ medesimi tempi, per la scuola di Santa Maria né giugnere a gran pezzo all'opera di Tiziano, il quale poi della Carità, la Nostra Donna che saglie i gradi del tempio, fece per la chiesa di Santa Maria degl’Angeli a Murano una con teste d'ogni sorte ritratte dal naturale; parimente nella bellissima tavola d'una Nunziata. Ma non volendo quelli scuola di San Fantino, in una tavoletta un San Girolamo che l’avea fatta fare spendervi cinquecento scudi, come ne in penitenza, che era dagl’artefici molto lodata, ma fu con- voleva Tiziano, egli la mandò per consiglio di Messer Piero sumata dal fuoco, due anni sono, con tutta quella chiesa. Aretino a donare al detto imperatore Carlo Quinto, che gli Dicesi che l'anno 1530, essendo Carlo Quinto imperatore fece, piacendogli infinitamente quell’opera, un presente di in Bologna, fu dal cardinale Ipolito de’ Medici, Tiziano, duemila scudi, e dove aveva a essere posta la detta pittura per mezzo di Pietro Aretino, chiamato là, dove fece un ne fu messa in suo cambio una di mano del Pordenone. bellissimo ritratto di sua maestà tutto armato che tanto Né passò molto, che tornando Carlo Quinto a Bologna per 20 La serie dei ritratti ufficiale dei dogi è scomparsa nell’incendio di Palazzo Ducale nel 1577; la stessa sorte è toccata alla tela votiva commissionata da Andrea Gritti, bruciata nel rogo della sala del Collegio nel 1574. La versione del ritratto di Francesco I di Francia conservata al Louvre (databile intorno al 1538) non è probabilmente quella descritta da Vasari, dipinta dal vero in anni antecedenti. 21 Le parole di elogio di Vasari acuiscono il rimpianto per la scomparsa della pala, sciaguratamente bruciata nel 1867. 22 Anche la Battaglia, completata da Tiziano intorno al 1537, è scomparsa nell’incendio del 1577. La lunetta ad affresco con la Madonna tra due angeli (1523-25), per quanto in mediocri condizioni di conservazione, è invece tuttora in Palazzo Ducale. 23 Le indicazioni di Vasari vengono generalmente riferite alla versione della Cena in Emmaus nella collezione dei conti di Yarborough, nel Lincolnshire (circa 1534-36). La datazione corrisponde con quella della Presentazione di Maria al tempio, citata subito dopo, e rimasta in situ: la Scuola della Carità è stata infatti inglobata nelle Gallerie dell’Accademia. 24 Questo primo ritratto di Carlo V “tutto armato” è oggi conosciuto attraverso copie e derivazioni, e non va confuso con quello, splendido ma di molto successivo, dell’imperatore a cavallo vincitore nella battaglia Mühlberg (1548, Madrid, Museo del Prado). 25 Le pale d’altare di Pordenone di Tiziano sono tuttora nella chiesa di San Giovanni Elemosinario a Venezia. La ricostruzione della contesa fra i due pittori è efficace, ma non corrisponde alla cronologia dei dipinti: la pala di Tiziano è da datare dopo il 1540, alcuni anni dopo la morte del Pordenone. L’Annunciazione dipinta per Murano e poi inviata in Spagna è andata perduta.

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abboccarsi con papa Clemente quando venne con l'esercito d'Ungheria, volle di nuovo essere ritratto da Tiziano, il quale ritrasse ancora prima che partisse di Bologna il detto cardinale Ipolito de’ Medici, con abito all’ungheresca, et in un altro quadro più piccolo il medesimo tutto armato; i quali ambidue sono oggi nella guardaroba del duca Cosimo26. Ritrasse in quel medesimo tempo il marchese del Vasto, Alfonso Davalos, et il detto Pietro Aretino27, il quale gli fece allora pi-

gliare servitù et amicizia con Federigo Gonzaga, duca di Mantoa; col quale andato Tiziano al suo stato, lo ritrasse che par vivo, e dopo il cardinale suo fratello. E questi finiti, per ornamento d'una stanza, fra quelle di Giulio Romano, fece dodici teste dal mezzo in su de’ dodici cesari molto belle, sotto ciascuna delle quali fece poi Giulio detto una storia de’ fatti loro28. Ha fatto Tiziano in Cador sua patria una tavola, dentro la quale è una Nostra Donna e San Tiziano vescovo, et egli stesso ritratto ginocchioni. L'anno che papa Paulo Terzo andò a Bologna e di lì a Ferrara, Tiziano andato alla corte ritrasse il detto Papa, che fu opera bellissima, e da quello un altro al cardinale Santa Fiore; i quali ambidue, che gli furono molto bene pagati dal Papa, sono in Roma, uno nella guardaroba del cardinale Farnese e l’altro appresso gl’eredi di detto cardinale Santa Fiore. E da questi poi ne sono state cavate molte copie, che sono sparse per Italia29. Ritrasse anco quasi ne’ medesimi tempi Francesco Maria duca d'Urbino, che fu opera maravigliosa, onde Messer Piero Aretino per questo lo celebrò con un sonetto, che cominciava: Se il chiaro Apelle con la man dell'arte rasemplò d’Alessandro il volto e il petto... Sono nella guardaroba del medesimo Duca di

26 Il ritratto del cardinale “con abito all’ungheresca” (1533) è rimasto nella Galleria Palatina di Palazzo Pitti a Firenze. Quello più piccolo è andato perduto. 27 Il ritratto di Alfonso d’Avalos (circa 1533) è nel J. Paul Getty Museum di Los Angeles; tra le varie versioni di quello dell’Aretino, Vasari forse cita qui l’esemplare oggi nella Frick Collection di New York (circa 1537). 28 I busti degli imperatori romani (undici, e non dodici; il dodicesimo, Domiziano, fu aggiunto da Bernardino Campi nel 1562) sono andati perduti in Spagna nel 1734, ma sono noti attraverso numerose copie. La piccola pala “di famiglia” (1560-65) è tuttora nella chiesa parrocchiale di Pieve di Cadore. 29 La prima e più importante versione del ritratto di Paolo III è quella delle Gallerie di Capodimonte a Napoli (1543).

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Tiziano, Ritratto di Francesco Maria della Rovere, duca di Urbino, 1538 c., Firenze, Galleria degli Uffizi


mano di Tiziano due teste di femmina molto vaghe, et una attorno, e dagli lati San Nazzaro, San Bastiano, l’angelo Venere giovanetta a giacere con fiori e certi panni sottili Gabriello e la Vergine annunziata. Nel Duomo di Verona, attorno molto belli e ben finiti, et oltre ciò una testa dal fece nella facciata da piè in una tavola, un’Assunta di Nomezzo in su d’una Santa Maria Maddalena con i capegli stra Donna in cielo e gl’Apostoli in terra, che è tenuta in sparsi, che è cosa rara. Vi è parimente il ritratto di Car- quella città delle cose moderne la migliore31. lo Quinto, del re Francesco quando era giovane, del duca L'anno 1541 fece il ritratto di don Diego di Mendozza, alGuidobaldo Secondo, di papa Sisto Quarto, di papa Giulio lora ambasciadore di Carlo Quinto a Vinezia, tutto intero Secondo, di Paulo Terzo, del cardinal vecchio di Loreno et in piedi, che fu bellissima figura, e da questa cominciò e di Solimano imperatore de’ Turchi, i quali ritratti dico Tiziano quello che è poi venuto in uso, cioè fare alcuni sono di mano di Tiziano, e bellissiritratti interi. Nel medesimo modo RITRASSE ANCO (…) mi. Nella medesima guardaroba, olfece quello del cardinale di Trento FRANCESCO MARIA tre a molte altre cose è un ritratto allora giovane, et a Francesco MarDUCA D’URBINO d'Aniballe cartaginese, intagliato nel colini ritrasse Messer Pietro Aretino, cavo d’una corniuola antica, e così OPERA MARAVIGLIOSA ma non fu già questi sì bello come una testa di marmo bellissima di uno, pure di mano di Tiziano, che 30 mano di Donato . esso Aretino di se stesso mandò a donare al duca Cosimo Fece Tiziano l'anno 1541 ai frati di Santo Spirito di Vinezia de’ Medici, al quale mandò anco la testa del signor Giovanla tavola dell'altare maggiore, figurando in essa la venuta ni de’ Medici, padre di detto signor Duca. La qual testa fu dello Spirito Santo sopra gl’Apostoli, con uno Dio finto ritratta da una forma, che fu improntata in sul viso di quel di fuoco e lo Spirito in colomba. La qual tavola essendosi signore quando morì in Mantoa, che era appresso l'Aretiguasta indi a non molto tempo, dopo avere molto piatito no. I quali ambidue ritratti sono in guardaroba del detto con que’ frati, l'ebbe a rifare, ed è quella che è al presente signor Duca fra molte altre nobilissime pitture.32 sopra l'altare. In Brescia fece nella chiesa di San Nazzaro L'anno medesimo, essendo stato il Vasari in Vinezia tredici la tavola dell'altare maggiore di cinque quadri; in quello mesi a fare, come s’è detto, un palco a Messer Giovanni del mezzo è Gesù Cristo che risuscita, con alcuni soldati Cornaro et alcune cose per la Compagnia della Calza, il

Alcune fra le numerose opere di Tiziano citate da Vasari nelle collezioni medicee sono tuttora a Firenze. Agli Uffizi si conservano il ritratto di Francesco Maria della Rovere (circa 1536), la cosiddetta Venere di Urbino (1536-38), e il ritratto di papa Sisto IV, in cattive condizioni di conservazione. A Palazzo Pitti sono la Maddalena (circa 1535) e il ritratto di papa Giulio II (1545-46). 31 Tutte e tre le pale d’altare sono conservate: la Pentecoste (1546-50) è oggi nella chiesa di Santa Maria della Salute a Venezia; il Polittico Averoldi (1520-22) e l’Assunta (1530-32) nelle collocazioni originarie citate da Vasari, vale a dire rispettivamente la chiesa dei santi Nazaro e Celso a Brescia e il Duomo di verona. 32 Il ritratto di un uomo a figura intera, databile intorno al 1541 e identificato con quello di don Diego de Mendoza citato da Vasari, è conservato nella Galleria Palatina di Palazzo Pitti; nello stesso museo si trova la più celebre versione del ritratto di Pietro Aretino. Il ritratto del “cardinale di Trento” Cristoforo Madruzzo (circa 1552) è nel Museu de arte di San Paolo del Brasile. 30

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Sansovino, che guidava la fabrica di Santo Spirito, gli aveva fatto fare disegni per tre quadri grandi a olio, che andavano nel palco, acciò gli conducesse di pittura; ma essendosi poi partito il Vasari, furono i detti tre quadri allogati a Tiziano, che gli condusse bellissimi per avere atteso con molt’ar-

ria al detto Cardinale, per che essendo da quel signore stato raccomandato Tiziano a esso Vasari, gli tenne amorevol compagnia in menarlo a vedere le cose di Roma. E così riposato che si fu Tiziano alquanti giorni, gli furono date stanze in Belvedere, acciò mettesse mano a fare di nuovo

te a fare scortare le figure al di sotto in su. In uno è Abraam che sacrifica Isaac, nell'altro Davit chspicca il collo a Golia, e nel terzo Abel ucciso da Cain suo fratello. Nel medesimo tempo ritrasse Tiziano se stesso, per lasciare quella memoria di sé ai figliuoli33. E venuto l'anno 1546, chiamato dal cardinale Farnese andò a Roma, dove trovò il Vasari che, tornato da Napoli, faceva la sala della Cancelle-

il ritratto di papa Paulo intero, quello di Farnese e quello del duca Ottavio, i quali condusse ottimamente e con molta sodisfazione di que’ signori, a persuasione de’ quali fece, per donare al Papa, un Cristo dal mezzo in su, in forma di Ecce Homo, la quale opera, o fusse che le cose di Michelagnolo, di Raffaello, di Pulidoro e d'altri l’avessono fatto perdere, o qualche altra cagione, non parve ai pittori, tuttoché fusse buon’opera,

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Tiziano, Danae Farnese, 1545, Napoli, Gallerie di Capodimonte


di quell’eccellenza che molte altre sue e particolarmente olo un benefizio di buona rendita, si mise in cammino per i ritratti34. tornare a Vinezia, poi che Orazio suo altro figliuolo ebbe Andando un giorno Michelagnolo et il Vasari a vede- ritratto Messer Batista Ceciliano, eccellente suonatore di re Tiziano in Belvedere, videro in un quadro, che allora violone, che fu molto buon’opera, et egli fatto alcuni altri avea condotto, una femina ignuda figurata per una Danae, ritratti al duca Guidobaldo d’Urbino. E giunto a Fiorenza, che aveva in grembo Giove trasformato in pioggia d'oro vedute le rare cose di quella città, rimase stupefatto non e molto, come si fa in presenza, gliene lodarono. Dopo meno che avesse fatto di quelle di Roma, et oltre ciò, visitò partiti che furono da lui, ragionandosi del fare di Tiziano, il duca Cosimo, che era al Poggio a Caiano, offerendosi a il Buonarruoto lo comendò assai, dicendo che molto gli fare il suo ritratto, di che non si curò molto sua eccellenza piaceva il colorito suo e la maniera, ma che era un pecca- forse per non far torto a tanti nobili artefici della sua città to che a Vinezia non s'imparasse da principio a disegnare e dominio. bene e che non avessono que’ pittoTiziano adunque, arrivato a Vineri miglior modo nello studio. “Conzia, finì al marchese del Vasto una UNA DANAE, ciò sia” diss’egli “che se quest’uoCHE AVEA IN GREMBO locuzione (così la chiamarono) di mo fusse punto aiutato dall’arte e quel signore a’ suoi soldati, e dopo GIOVE TRASFORMATO dal disegno, come è dalla natura, e gli fece il ritratto di Carlo Quinto, IN PIOGGIA D’ORO massimamente nel contrafare il vivo, quello del Re catolico e molti altri. non si potrebbe far più nè meglio, E questi lavori finiti, fece nella chieavendo egli bellissimo spirito et una molto vaga e viva- sa di Santa Maria Nuova di Vinezia in una tavoletta una ce maniera.” Et infatti così è vero, perciò che chi non ha Nunziata, e poi facendosi aiutare ai suoi giovani, condusse disegnato assai e studiato cose scelte, antiche o moderne, nel refettorio di San Giovanni e Polo un cenacolo, e nella non può fare bene di pratica da sé, né aiutare le cose che chiesa di San Salvadore all'altar maggiore una tavola, dove si ritranno dal vivo dando loro quella grazia e perfezzione, è un Cristo trasfigurato in sul monte Tabor, et ad un altro che dà l’arte fuori dell’ordine della natura, la quale fa ordi- altare della medesima chiesa una Nostra Donna annunzianariamente alcune parti che non son belle. ta dall'Angelo. Ma queste opere ultime, ancor che in loro Partito finalmente Tiziano di Roma, con molti doni avuti si veggia del buono, non sono molto stimate da lui e non da que’ signori e particolarmente per Pomponio suo figliu- hanno di quella perfezzione che hanno l'altre sue pitture35. 33 Le tele per il soffitto di Santo Spirito in Isola (tre storie bibliche e otto tondi minori) sono oggi nella sacrestia di Santa Maria della Salute a Venezia. I due autoritratti di Tiziano tuttora conservati (a Berlino e a Madrid) sono decisamente successivi rispetto alla periodo a cui Vasari si riferisce. 34 Il ritratto di Paolo III con i nipoti Alessandro e Ottavio Farnese è nelle Gallerie di Capodimonte, dove si conservano diversi dipinti farnesiani di

Tiziano, fra cui anche la Danae citata subito dopo da Vasari. 35 Come ammette subito dopo lo stesso Vasari, da qui in poi le opere di Tiziano vengono elencate senza seguire la cronologia, ma con alcune puntuali osservazioni stilistiche. L’Allocuzione di Alfonso d’Avalos (1540-41) è conservata al Prado; l’Ultima Cena per il refettorio dei Santi Giovanni e Paolo è bruciata in un incendio nel 1571; le due pale d’altare di San Salvador sono tuttora in loco. I numerosi ritratti elencati sotto sono noti prevalentemente attraverso copie o repliche di bottega.

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Tiziano, Venere e Adone, 1553, Madrid, Museo del Prado

E perché sono infinite l'opere di Tiziano, e massimamente i ritratti, è quasi impossibile fare di tutti memoria; onde dirò solamente de’ più segnalati, ma senz’ordine di tempi, non importando molto sapere qual fusse prima e qual fatto poi. Ritrasse più volte, come s'è detto, Carlo Quinto, et ultimamente fu per ciò chiamato alla corte, dove lo ritrasse, secondo che era in quegli quasi ultimi anni, e tanto piacque a quello invittissimo Imperadore il fare di Tiziano, che non volse da che prima lo conobbe essere ritratto da altri pit-

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tori, e ciascuna volta che lo dipinse ebbe mille scudi d'oro di donativo. Fu da sua maestà fatto cavaliere con provisione di scudi dugento sopra la camera di Napoli. Quando similmente ritrasse Filippo re di Spagna, e di esso Carlo figliuolo, ebbe da lui di ferma provisione altri scudi dugento, di maniera che aggiunti quelli quattrocento alli trecento, che ha in sul Fondaco de’ Tedeschi da’ signori viniziani, ha senza faticarsi settecento scudi fermi di provisione ciascun anno. Del quale Carlo Quinto e


di esso re Filippo mandò Tiziano i ritratti al signor duca a Tiziano l'imperatore, che volea metterla in quel monaCosimo, che gli ha nella sua guardaroba. Ritrasse Ferdinan- sterio dove poi finì il corso della sua vita. E perché è cosa do re de’ Romani, che poi fu imperatore, e di quello tutti rarissima, si aspetta che tosto debba uscire fuori stampai figliuoli, cioè Massimiliano oggi imperatore et il fratello, ta36. Fece il medesimo un Prometeo alla reina Maria, il quaritrasse la reina Maria, e per l'imperatore Carlo il duca di le sta legato al monte Caucaso et è lacerato dall'aquila di Sassonia, quando era prigione. Ma che perdimento di tem- Giove, et un Sisifo all'inferno, che porta un sasso, e Tizio po è questo? Non è stato quasi alcun signore di gran nome, stracciato dall'avoltoio. E queste tutte dal Prometeo infuoné principe, né gran donna, che non sia stata ritratta da ri ebbe Sua Maestà, e con esse un Tantalo della medesima Tiziano, veramente in questa parte eccellentissimo pittore. grandezza, cioè quanto il vivo, in tela et a olio. Fece anco Ritrasse il re Francesco Primo di Francia, come s’è detto, una Venere et Adone, che sono maravigliosi, essendo ella Francesco Sforza duca di Milano, il marchese di Pescara, venutasi meno et il giovane in atto di volere partire da lei, Antonio da Leva, Massimiano Stamcon alcuni cani intorno molto natupa, il signor Giovanbatista Castaldo rali. In una tavola della medesima VENERE ET ADONE, et altri infiniti signori. grandezza fece Andromeda legata al CON ALCUNI CANI Parimente in diversi tempi, oltre alle sasso e Perseo che la libera dall'orINTORNO dette, ha fatto molte altre opere: in ca marina, che non può essere altra MOLTO NATURALI Vinezia di ordine di Carlo Quinto pittura più vaga di questa, come è fece in una gran tavola da altare Dio anco un’altra Diana, che standosi in in Trinità, dentro a un trono la Nostra Donna, e Cristo un fonte con le sue ninfe, converte Atteon in cervio. Difanciullo con la colomba sopra, et il campo tutto di fuoco pinse parimente un’Europa, che sopra il toro passa il mare. per lo amore, et il Padre cinto di cherubini ardenti; da un Le quali pitture sono appresso al Re catolico tenute molto lato è il detto Carlo Quinto e dall'altro l’imperatrice, fa- care, per la vivacità che ha dato Tiziano alle figure con i sciati d’un panno lino, con mani giunte in atto d’orare, fra colori in farle quasi vive e naturali37. molti Santi, secondo che gli fu comandato da Cesare, il Ma è ben vero che il modo di fare che tenne in queste quale fino allora nel colmo delle vittorie, cominciò a mo- ultime è assai diferente dal fare suo da giovane. Conciò sia strare d'avere animo di ritirarsi, come poi fece, dalle cose che le prime son condotte con una certa finezza e diligenmondane, per morire veramente da cristiano timorato de za incredibile e da essere vedute da presso e da lontano, e Dio e disideroso della propria salute. La quale pittura disse queste ultime, condotte di colpi, tirate via di grosso e con 36 La Gloria della Trinità (1551-54) è conservata al Prado. Nel museo madrileno si trovano anche Prometeo e Sisifo (1549), le due tele supersiti del ciclo dei quattro “Dannati” dipinti per Maria d’Ungheria. 37 Vasari cita qui alcune delle “poesie”, i quadri mitologici inviati da Tiziano a Filippo II di Spagna. Di Venere e Adone, un soggetto più volte replicato, il prototipo è conservato al Prado (1553-54); il Perseo e Andromeda (1554-56) è nella Wallace Collection di Londra; Diana e Atteone (1556-59) è nella National Gallery of Scotland di Edimburgo insieme al pendent, Diana e Callisto. Il Ratto di Europa (1559-62) si trova nell’Isabella Stewart Gardner Museum di Boston.

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macchie, di maniera che da presso non si possono vedere e di lontano appariscono perfette; e questo modo è stato cagione che molti, volendo in ciò immitare e mostrare di fare il pratico, hanno fatto di goffe pitture, e ciò adiviene perché se bene a molti pare che elle siano fatte senza fatica, non è così il vero e s’ingannano, perché si conosce che sono rifatte e che si è ritornato loro addosso con i colori tante volte, che la fatica vi si vede. E questo modo sì fatto è giudizioso, bello e stupendo, perché fa parere vive le pitture e fatte con grande arte, nascondendo le fatiche. Fece ultimamente Tiziano in un quadro alto braccia tre e largo quattro, Gesù Cristo fanciullo in grembo alla Nostra Donna et adorato da’ Magi, con buon numero di figure d’un braccio l’una, che è opera molto vaga, sì come è ancora un altro quadro, che egli stesso ricavò da questo e diede al cardinale di Ferrara il vecchio38. Un’altra tavola, nella quale fece Cristo schernito da’ giudei, che è bellissima, fu posta in Milano nella chiesa di Santa Maria delle Grazie a una cappella39. Alla reina di Portogallo in un quadro fece un Cristo poco minore del vivo, battuto da’ giudei alla colonna, che è bellissimo. In Ancona, all'altare maggiore di San Domenico fece nella tavola Cristo in croce, et a’ piedi la Nostra Donna, San Giovanni e San Domenico bellissimi e di quell'ultima maniera fatta di macchie, come si disse pure ora40. È di mano del medesimo nella chiesa de’ Crucicchieri in

Vinezia la tavola, che è all’altare di San Lorenzo, dentro al quale è il martirio di quel Santo, con un casamento pieno di figure, e San Lorenzo a giacere in iscorto, mezzo sopra la grata, sotto un gran fuoco, et intorno alcuni che l’accendono. E perchè ha finto una notte, hanno due serventi in mano due lumiere, che fanno lume dove non arriva il riverbero del fuoco che è sotto la grata, che è spesso e molto vivace; et oltre ciò ha finto un lampo, che venendo di cielo e fendendo le nuvole, vince il lume del fuoco e quello delle lumiere, stando sopra al Santo et all’altre figure principali; et oltre ai detti tre lumi, le genti che ha finto di lontano alle finestre del casamento hanno il lume da lucerne e candele che loro sono vicine, et insomma il tutto è fatto con bell'arte, ingegno e giudizio. Nella chiesa di San Sebastiano all'altare di San Niccolò è di mano dello stesso Tiziano in una tavoletta un San Niccolò che par vivo, a sedere in una sedia finta di pietra, con un Angelo che gli tiene la mitria, la quale opera gli fece fare Messer Niccolò Crasso avocato. Dopo fece Tiziano per mandare al Re cattolico una figura da mezza coscia in su d’una Santa Maria Madalena scapigliata, cioè con i capelli che le cascano sopra le spalle, intorno alla gola e sopra il petto, mentre ella alzando la testa con gl’occhi fissi al cielo mostra compunzione nel rossore degl’occhi, e nelle lacrime dogliezza de’ peccati; onde muove questa pittura chiunche la guarda estrema-

Due versioni dell’Adorazione dei Magi sono conservate nel Monastero dell’Escorial e nella Pinacoteca Ambrosiana di Milano (1559-60). L’Incoronazione di spine (1540-42) è al Louvre; 40 La Crocifissione (1556-58) è tuttora in San Domenico ad Ancona; il Martirio di san Lorenzo (finito nel 1557), al quale Vasari dedica una lunga citazione, è rimasto nella chiesa originaria di Venezia, che tuttavia ha cambiato denominazione, passando dai Crociferi ai Gesuiti; anche la piccola pala con San Nicola in cattedra (1563-66) è tuttora nella chiesa di San Sebastiano a Venezia. 38 39

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mente, e, che è più, ancor che sia bellissima non poi che fu cardinale, il Fracastoro et il cardinamuove a lascivia, ma a comiserazione. Questa le Accolti di Ravenna, che l'ha il duca Cosimo pittura, finita che fu, piacque tanto a Silvio [Ba- in guardaroba, et il nostro Danese scultore ha in doer] gentiluomo viniziano, che donò a Tiziano Vinezia in casa sua un ritratto di man di Tiziano per averla cento scudi, come quelli che si diletta d'un gentiluomo da Ca’ Delfini. Si vede di mano sommamente della pittura; là dove Tiziano fu del medesimo Messer Niccolò Zeno, la Rossa forzato farne un’altra, che non fu men bella, per moglie del Gran Turco, d’età d’anni sedici, e Camandarla al detto Re catolico41. meria di costei figliuola con abiti et acconciatuSi veggiono anco ritratti di naturale da Tiziano re bellissime. In casa Messer Francesco Sonica, un cittadino viniziano suo amicissimo chiamato avocato e compare di Tiziano, è il ritratto di esso il Sinistri, et un altro nominato Messer Paulo da Messer Francesco di mano dell'istesso, et in un Ponte, del quale ritrasse anco una figliuola, che quadrone grande la Nostra Donna, che andando allora aveva, bellissima giovane, chiamata la si- in Egitto, pare discesa dell'asino e postasi a segnora Giulia da Ponte, comare di esso Tiziano, dere sopra un sasso nella via con San Giuseppo e similmente la signora Irene, vergine bellissima, appresso e San Giovannino, che porge a Cristo letterata, musica et incaminata nel disegno, la fanciullo certi fiori colti per man d’un Angelo dai quale morendo circa sette anni sono, fu celebrata rami d’un albero che è in mezzo a quel bosco quasi da tutte le penne degli scrittori d'Italia. Ri- pieno d'animali, nel lontano del quale si sta l'asitrasse Messer Francesco Filetto oratore di felice no pascendo; la quale pittura, che è oggi graziomemoria, e nel medesimo quadro dinanzi a lui sissima, ha posta il detto gentiluomo in un suo un suo figliuolo, che pare vivo, il qual ritratto è palazzo, che ha fatto in Padoa da Santa Iustina. in casa di Messer Matteo Giustiniano amatore In casa d'un gentiluomo de’ Pisani appresso San di queste arti, che ha fattosi fare da Iacomo da Marco è di mano di Tiziano il ritratto d'una genBassano pittore un quadro che è molto bello, sì tildonna che è cosa maravigliosa. come anco sono molte altre opere di esso Bassa- A monsignor Giovanni della Casa fiorentino, stano, che sono sparse per Vinezia e tenute in buon to uomo illustre per chiarezza di sangue e per pregio, e massimamente per cose piccole et ani- lettere a' tempi nostri, avendo fatto un bellissimo mali di tutte le sorti. ritratto d'una gentildonna che amò quel signor Ritrasse Tiziano il Bembo un'altra volta, cioè mentre stette in Vinezia, meritò da lui essere

Come ammette Vasari, il successo della Maddalena è confermato dalla presenza di diverse versioni, con diversi gradi di partecipazione della bottega. Nella lunga serie di opere citate da Vasari in varie raccolte private veneziane del tempo si segnalano il ritratto di Pietro Bembo come cardinale (1540, Washington, National Gallery) e la Fuga in Egitto dipinta verso il 1550 per Francesco Assonica (“Sonica” secondo la grafia vasariana), oggi nel Monastero dell’Escorial. 41

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onorato con quel bellissimo sonetto, che comincia: Ben vegg'io, Tiziano, in forme nove l'idolo mio, che i begl'occhi apre e gira, con quello che segue. Ultimamente mandò questo pittore eccellente al detto Re catolico una cena di Cristo con gl’Apostoli in un quadro sette braccia lungo, che fu cosa di straordinaria bellezza42. Oltre alle dette cose e molte altre di minor pregio, che ha fatte quest’uomo e si lasciano per brevità, ha in casa l'infrascritte abbozzate e cominciate: il martirio di San Lorenzo, simile al sopra detto, il quale disegna mandare al Re catolico; una gran tela, dentro la quale è Cristo in croce con i ladroni et i crucifissori a basso, la quale fa per Messer Giovanni d'Anna, et un quadro, che fu cominciato per il doge Grimani, padre del patriarca d'Aquileia. E per la sala del palazzo grande di Brescia ha dato principio a tre quadri grandi, che vanno negl’ornamenti del palco, come s’è detto ragionando di Cristofano e d'un suo fratello, pittori bresciani43. Cominciò anco molti anni sono, per Alfonso Primo duca di Ferrara, un quadro d’una giovane ignuda, che s’inchina a Minerva, con un’altra figura a canto, et un mare, dove nel lontano è un Nettunno in mezzo sopra il suo carro, ma per la morte di quel signore, per cui si faceva quest’opera a suo capriccio, non fu finita e si

rimase a Tiziano. Ha anco condotto a buon termine, ma non finito, un quadro dove Cristo appare a Maria Madalena nell'orto in forma d’ortolano, di figure quanto il naturale, e così un altro di simile grandezza, dove, presente la Madonna e l’altre Marie, Cristo morto si ripone nel sepolcro, et un quadro parimente d’una Nostra Donna, che è delle buone cose che siano in quella casa; e come s’è detto un suo ritratto, che da lui fu finito quattro anni sono, molto bello e naturale, e finalmente un San Paulo che legge, mezza figura, che pare quello stesso ripieno di Spirito Santo. Queste dico tutte opere ha condotto, con altre molte che si tacciono per non fastidire, infino alla sua età di circa settantasei anni44. È stato Tiziano sanissimo e fortunato quant’alcun altro suo pari sia stato ancor mai, e non ha mai avuto dai cieli se non favori e felicità. Nella sua casa di Vinezia sono stati quanti principi, letterati e galantuomini sono al suo tempo andati o stati a Vinezia, perché egli, oltre all’eccellenza dell’arte, è stato gentilissimo, di bella creanza e dolcissimi costumi e maniere. Ha avuto in Vinezia alcuni concorrenti, ma di non molto valore, onde gli ha superati agevolmente coll’eccellenza dell’arte e sapere trattenersi e farsi grato ai gentiluomini; ha guadagnato assai perché le sue opere gli sono state benissimo

42 L’Ultima Cena (1557-64), ancorché ridotta di formato e ritoccata, si trova tuttora nel luogo di destinazione, il Monastero dell’Escorial, così come la versione del Martirio di san Lorenzo (1564-67) ricordata subito dopo. 43 Un frammento della Crocifissione (circa 1563) è nella Pinacoteca Nazionale di Bologna; il quadro votivo del doge Grimani, iniziato nel 1555, rimasto incompiuto e completato dopo la morte di Tiziano da Marco Vecellio, è nel Palazzo Ducale di Venezia, mentre i riquadri da soffitto per Brescia sono perduti.

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pagate, ma sarebbe stato ben fatto che in questi Prado. Nel museo madrileno si trovano anche suoi ultimi anni non avesse lavorato se non per Prometeo e Sisifo (1549), le due tele supersiti passatempo, per non scemarsi coll’opere man- del ciclo dei quattro “Dannati” dipinti per Maco buone la riputazione guadagnatasi negl’anni ria d’Ungheria. migliori e quando la natura per la sua declina- 37 Vasari cita qui alcune delle “poesie”, i quazione non tendeva all'imperfetto. dri mitologici inviati da Tiziano a Filippo II di Quando il Vasari scrittore della presente storia Spagna. Di Venere e Adone, un soggetto più fu l'anno 1566 a Vinezia, andò a visitare Ti- volte replicato, il prototipo è conservato al Praziano come suo amicissimo e lo trovò, ancor do (1553-54); il Perseo e Andromeda (1554-56) che vecchissimo fusse, con i pennelli in mano è nella Wallace Collection di Londra; Diana e a dipignere, et ebbe molto piacere di vedere Atteone (1556-59) è nella National Gallery of l’opere sue e di ragionare Scotland di EdimburIN ANCONA (…), con esso, il quale gli fece go insieme al pendent, DI QUELL’ULTIMA conoscere Messer Gian Diana e Callisto. Il Ratto Maria Verdezotti gentidi Europa (1559-62) si MANIERA luomo veniziano, giovatrova nell’Isabella SteFATTA DI MACCHIE ne pien di virtù, amico di wart Gardner Museum Tiziano et assai ragionevole, disegnatore e di- di Boston. pintore, come mostrò in alcuni paesi disegnati 38 Due versioni dell’Adorazione dei Magi sono da lui bellissimi. Ha costui di mano di Tiziano, conservate nel Monastero dell’Escorial e nella il quale ama et osserva come padre, due figure Pinacoteca Ambrosiana di Milano (1559-60). dipinte a olio in due nicchie, cioè un Apollo et 39 L’Incoronazione di spine (1540-42) è al Louuna Diana. Tiziano adunque, avendo d'ottime vre; pitture adornato Vinezia, anzi tutta Italia et al- 40 La Crocifissione (1556-58) è tuttora in San tre parti del mondo, merita essere amato et os- Domenico ad Ancona; il Martirio di san Loservato dagl’artefici, et in molte cose ammirato renzo (finito nel 1557), al quale Vasari dedica et imitato, come quegli che ha fatto e fa tuttavia una lunga citazione, è rimasto nella chiesa oriopere degne d’infinita lode, e dureranno quan- ginaria di Venezia, che tuttavia ha cambiato deto può la memoria degl’uomini illustrivata al nominazione, passando dai Crociferi ai Gesuiti;

Fra i dipinti visti da Vasari nell’atelier di Tiziano come ancora incompiuti una sorte curiosa è toccata alla tela mitologica iniziata per Alfonso d’Este: dopo la battaglia di Lepanto (1571) Tiziano riprese la tela iniziata oltre trent’anni prima, trasformandola nella scena allegoria (La Spagna soccorre la Religione) oggi conservata al Prado. Nello stesso museo si trova la versione della Deposizione nel sepolcro qui citata, terminata intorno al 1570. 44

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anche la piccola pala con San Nicola in cattedra (1563-66) è tuttora nella chiesa di San Sebastiano a Venezia. 41 Come ammette Vasari, il successo della Maddalena è confermato dalla presenza di diverse versioni, con diversi gradi di partecipazione della bottega. Nella lunga serie di opere citate da Vasari in varie raccolte private veneziane del tempo si segnalano il ritratto di Pietro Bembo come cardinale (1540, Washington, National Gallery) e la Fuga in Egitto dipinta verso il 1550 per Francesco Assonica (“Sonica” secondo la grafia vasariana), oggi nel Monastero dell’Escorial. 42 L’Ultima Cena (1557-64), ancorché ridotta di formato e ritoccata, si trova tuttora nel luogo di destinazione, il Monastero dell’Escorial, così come la versione del Martirio di san Lorenzo (1564-67) ricordata subito dopo. 43 Un frammento della Crocifissione (circa 1563) è nella Pinacoteca Nazionale di Bologna; il quadro votivo del doge Grimani, iniziato nel 1555, rimasto incompiuto e completato dopo la morte di Tiziano da Marco Vecellio, è nel Palazzo Ducale di Venezia, mentre i riquadri da soffitto per Brescia sono perduti. 44 Fra i dipinti visti da Vasari nell’atelier di Tiziano come ancora incompiuti una sorte curiosa è toccata alla tela mitologica iniziata per Alfonso d’Este: dopo la battaglia di Lepanto (1571) Tiziano riprese la tela iniziata oltre trent’anni

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prima, trasformandola nella scena allegoria (La Spagna soccorre la Religione) oggi conservata al Prado. Nello stesso museo si trova la versione della Deposizione nel sepolcro qui citata, terminata intorno al 1570.

Tiziano, Crocifissione con San Domenico, particolare delle mani della Madonna, 1558-59, Ancona, San Domenico



TIZIANO - CRONOLOGIA

1488-1490 Uno dei pochi punti interrogativi sulla vita di Tiziano Vecellio riguarda l’anno di nascita, da fissare intorno al 1490. La famiglia Vecellio fa parte della piccola nobiltà montanara di Pieve di Cadore, fra le Dolomiti dell’alto Veneto. Tiziano ha tre sorelle (Orsola, Caterina e Dorotea) e un fratello, Francesco, maggiore di due anni. 1499- 1507 c. Verso i nove anni, Tiziano si trasferisce a Venezia insieme al fratello. La sua formazione avviene prima presso i fratelli Zuccato, specialisti nella realizzazione di mosaici, poi con Gentile e Giovanni Bellini, e infine con il contatto con Giorgione. Le prime opere autonome di Tiziano vengono datate intorno al 1506. 1508 A fianco di Giorgione Tiziano esegue la decorazione esterna del Fondaco dei Tedeschi, vicino al Ponte di Rialto. La collaborazione con Giorgione è strettissima, e tuttora è difficile sta-

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bilire l’attribuzione a Giorgione o a Tiziano per alcuni affascinanti dipinti. 1510 Nel 1510, per sfuggire alla peste di cui resta vittima Giorgione, Tiziano si trasferisce a Padova. 1511 Scampato il pericolo del contagio e rientrato a Venezia, Tiziano esegue la pala votiva con San Marco in cattedra: inizia il dominio incontrastato sulla scena pittorica veneziana che durerà quasi sette decenni. 1513 Tiziano ottiene l’incarico di dipingere una Battaglia per la Sala del Maggior Consiglio in Palazzo Ducale; la tela, eseguita molti anni dopo, è bruciata nell’incendio del 1577. 1514 Tiziano tiene bottega nella zona di San Samuele: ne fanno parte il fratello Francesco (con compiti di contabile) e due aiutanti.

1516 Alla fine del 1516 subentra a Giovanni Bellini come pittore ufficiale della Serenissima: riceve un compenso annuo di 100 ducati, l’esenzione dalle tasse e altri cospicui privilegi. 1518 Il 20 marzo viene inaugurata l’Assunta dipinta da Tiziano come pala dell’altar maggiore nella basilica dei Frari. Inizia il rapporto con il duca di Ferrara Alfonso I d’Este. 1519 Tiziano riceve la commissione per la Pala Pesaro nella basilica dei Frari a Venezia, che sarà compiuta alcuni anni dopo. 1520 Per la chiesa di San Francesco ad Ancona Tiziano dipinge la Pala Gozzi. E’ il primo dipinto di Tiziano datato con precisione. 1521 Vari spostamenti tra Ferrara, Brescia,


Vicenza e Conegliano. 1523 Rientrato da Ferrara a Venezia, Tiziano comincia a lavorare per il nuovo doge, l’energico Andrea Gritti. Il pittore diventa padre per la prima volta: da Cecilia Soldano nasce Pomponio, 1524 In contatto con Isabella Gonzaga (sorella di Alfonso d’Este), a Mantova Tiziano conosce Pietro Aretino: nasce un forte legame di amicizia e di attività professionale. 1525 Alla nascita del secondogenito Orazio, Tiziano e Ceclia si sposano. Gerolamo Dente è testimone delle nozze. 1527 in fuga dal Sacco di Roma, arriva a Venezia l’architetto e scultore Jacopo Sansovino: insieme a Tiziano e a Pietro Aretino comporrà l’affiatata triade destinata a dominare la cultura artistica veneziana. 1528 Nel 1528 Tiziano vince il concorso per l’Uccisione di San Pietro Martire per la basilica dei Santi Giovanni e

Paolo. Il capolavoro è arso in un incendio nel 1867. 1530 Dopo aver dato alla luce la figlia Lavinia, muore Cecilia, la moglie di Tiziano. Il 25 febbraio 1530 Tiziano assiste a Bologna all’incoronazione solenne di Carlo V: tra l’imperatore e l’artista scatta subito un rapporto di reciproca stima. 1531 Il pittore trasloca nella nuova e più ampia casa-bottega di Biri Grande, nel sestiere di Cannaregio, nella zona delle attuali Fondamenta Nuove. 1532 Iniziano i rapporti tra Tiziano e Francesco Maria Della Rovere, duca di Urbino. Tiziano inizia a dipingere per lui due tele che verranno trasportate a Pesaro, ma di cui si sono perse le tracce. 1533 Tiziano riceve da Carlo V il titolo di Cavaliere dello Sperone d’Oro, con libero accesso alla corte imperiale. 1536 Tiziano comincia a dipingere i ritrat-

ti di Francesco Maria della Rovere e della moglie Eleonora Gonzaga, signori di Urbino. Le due opere sono oggi nella Galleria degli Uffizi.

1537 Tra il giugno e l’agosto, per le lungaggini nelle consegne, Tiziano si vede sospeso per un mese il compenso da parte della Repubblica di Venezia. 1538 Tiziano dipinge per i della Rovere stupenda Venere di Urbino, anch’essa oggi agli Uffizi. Dopo la morte di Francesco Maria, Tiziano resta in contatto con il figlio e successore Guidobaldo. 1540-1546 Sono gli anni del confronto tra Tiziano e il manierismo: l’arrivo a Venezia di pittori come Francesco Salviati e

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Giorgio Vasari sollecita una diretta 1543 non per brevi vacanze nel Cadore. relazione con gli sviluppi dell’arte Tiziano presenzia all’incontro tra tosco-romana, rendendo urgente un l’imperatore Carlo V e il papa Paolo 1552 viaggio verso Roma. Importante per III Farnese, avvenuto a Busseto, vici- Durante gli anni ‘50 Tiziano si dedica la decisione è il contatto con la fami- no a Parma. soprattutto a dipinti sacri e di soggetglia Farnese, diventata potentissima to mitologico. I rapporti con Carlo V, dopo l’elezione di papa Paolo III. 1545 Filippo II e la corte di Spagna sono In settembre, Tiziano parte per Roma. documentati da un fitto carteggio di 1542 Fra le prime tappe del viaggio ci sono insistenti richieste economiche di TiPer la confraternita del Corpus Do- Pesaro e Urbine, dove è ospite di Gui- ziano, deluso dall’insolvenza dell’eramini di Urbino Tiziano comincia a dobaldo della Rovere. rio imperiale. dipingere la Resurrezione di Cristo e Il soggiorno a Roma, che si prolunga l’Ultima Cena, oggi nella Galleria Na- fino al maggio del 1546, è legato alle 1556 zionale delle Marche: sono le uniche committenze della famiglia Farnese. Il 21 ottobre muore per un colpo opere rimaste a Urbino tra le molte Lungo la strada del ritorno, Tiziano apoplettico Pietro Aretino; undi(almeno dieci) dipinte da Tiziano per compie una tappa di un mese a Firen- ci mesi dopo, il 21 settembre 1557, la città. ze, ospite di Cosimo de’ Medici. muore Carlo V, che si era ritirato nel monastero di Yuste dopo aver diviso 1548 l’impero tra il figlio Filippo e il fratelTiziano è anche una personalità “po- lo Massimiliano: scompaiono così in litica”. In gennaio del 1548 si reca ad meno di un anno due figure fondaAugusta, chiamato da Carlo V e si fer- mentali per la vita di Tiziano. ma in Germania per oltre nove mesi: l’imperatore sta vittoriosamente por- 1559 tando a termine la campagna militare Tiziano dipinge la grande Crocifissiocontro i principi tedeschi che avevano ne per la chiesa di San Domenico ad aderito alla Riforma. Ancona. Muore Francesco Vecellio, fratello 1550 maggiore e a lungo collaboratore di In novembre, chiamato ancora una Tiziano. volta da Carlo V, Tiziano ritorna ad Augusta, e vi resta fino all’estate inol- 1561 trata dell’anno successivo. Da questo L’ormai settantenne Tiziano è colpito momento non lascerà più Venezia, se negli affetti famigliari dalla morte di

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parto della figlia Lavinia. Intorno a questa data si colloca il San Francesco che riceve le stimmate della Pinacoteca Civica di Ascoli Piceno.

agricoli e in segherie nel Cadore, ri- Con questi passaggi materiali e con la esce abilmente a mascherare un’invi- blanda eco di alcuni lontani parenti diabile prosperità economica. che sfruttando il cognome Vecellio si dedicano alla pittura si conclude la 1570 vicenda terrena di Tiziano. 27 novembre 1570 muore a Venezia Jacopo Sansovino, antico amico e quasi coetaneo di Tiziano. Nonostante le malvole voci di un progressivo indebolimento della vista o del tremolio della mano, Tiziano è sempre sorretto da un’invidiabile buona salute. Inconfondibile è la stesura ricca, pastosa, fatta di grumi.

1576 Una epidemia di peste si abbatte su Venezia. Tiziano muore il 27 agosto 1576, ma probabilmente non di peste: il suo corpo viene inumato sotto una semplice lapide, nel pavimento della 1566 basilica dei Frari. Tiziano riceve la visita di Giorgio Al contrario, suo figlio Orazio VecelVasari, alla ricerca di informazioni lio, viene trasportato al Lazzaretto, in vista della seconda edizione delle dove muore dopo qualche settimana. “Vite”: il biografo aretino può offrire La casa e lo studio di Tiziano, rimasti così notizie di prima mano e di gran- vuoti, vengono saccheggiati. de acutezza sulla fase finale dell’attivi- Il primogenito Pomponio, scampato tà di Tiziano. alla peste, resta l’unico erede di quanSempre nel 1566, Tiziano per la to rimane delle fortune del padre. Nel prima volta deve presentare una di- 1581 venderà all’asta le ultime tele, chiarazione dei redditi. L’artista, che mentre lo studio di Biri Grande viene aveva investito una parte dei notevoli rilevato da un altro pittore, Francesco guadagni in beni immobili, in terreni Bassano.

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Finito di stampare nel mese di giugno 2017




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