I SEGRETIDEL TAVOLOVERDE
PANNONERO
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DALMONDO
LOSFIZIO DELGIOCO
PANNONERO
di Marco Fiore
Bentornato Casinò di Campione d’Italia
L’ORA DEL GIOCO
N
el titolo di questo numero della rubrica mi sbilancio con un auspicio che spero ci proietterà presto verso un ritorno alla normalità per quanto riguarda l’offerta di mercato del gioco d’azzardo in Italia. La riapertura della casa da gioco di Campione d’Italia è in effetti realizzata, una notizia che non può che dare sollievo, ancor più in questo difficile periodo in cui la pandemia condiziona ancora pesantemente la nostra vita. Si tratta di un segnale assolutamente positivo, considerata anche la ben nota dimensione ridotta del nostro mercato che come ben sappiamo contava solo quattro aziende che operavano sul territorio nazionale, quindi tornare a regime può solo produrre risultati positivi. È pur vero che “ogni nuovo albero che cresce fa ombra…” come affermava uno storico direttore giochi del Casinò di Saint-Vincent quando, nei primi anni ’80, da giovane impiegato muovevo i primi passi all’interno della Casa da gioco. Una pillola di saggezza che lui amava riproporre ogni volta che si accennava alla situazione del mercato e non certo con animo positivo. Personalmente ho sempre considerato la concorrenza come un’opportunità, come uno stimolo a profondere maggiore impegno nel lavoro e più attenzione nella ricerca dei fattori di debolezza della propria azienda nel confronto con le altre con il preciso intento di ridurre progressivamente l’eventuale gap negativo. Per esperienza posso affermare che i casinò italiani, per la storica fortuna di essere pochi a operare sul proprio mercato, non hanno mai adottato politiche commerciali aggressive, salvo per quanto attiene la gestione della clientela cosiddetta Vip, quindi dei giocatori assi-
dui con potenziale di spesa elevato, per i quali la battaglia con la concorrenza è sempre stata feroce. Meno attenzione è stata dedicata al “mass market”, quindi alla restante parte della clientela, complice il fatto che storicamente il tasso di frequentazione di un casinò è indissolubilmente legato al potenziale che esprime il proprio bacino di utenza. Un atteggiamento remissivo che non ho mai approvato. Per correttezza è giusto precisare che le strategie commerciali atte ad aggredire con efficacia il mercato di massa sono tutt’altro che facili da individuare, da gestire e da sostenere economicamente. Però rappresentano l’unica via per restare competitivi e mai, come in questi ultimi tempi, esempi di questo genere si moltiplicano. A parziale discolpa dell’immobilismo a cui ho fatto accenno poco sopra gioca sicuramente la situazione di crisi che ha colpito le case da gioco in Italia, poi è arrivata la pandemia e non penso di dover aggiungere ulteriori considerazioni. Per tornare al Casinò di Campione d’Italia, il ritorno all’operatività consentirà di riacciuffare tutti quei clienti che, per divertirsi, si sono diretti verso altri lidi. Non sarà un recupero facile, purtroppo
il giocatore è un abitudinario e sarà pertanto opportuno per i manager della casa da gioco dell’enclave italiana mettere in campo tutte le migliori competenze per presentare la riapertura come un evento irrinunciabile oltre a sostenerne la filosofia nel proseguo dell’attività. Un “modus operandi” che ritengo doveroso e soprattutto rispettoso della storica tradizione che pervade questa casa da gioco che, lo ricordo, è stata aperta stabilmente nel lontano 1933. L’edificio attuale è stato inaugurato nel 2007 e porta la firma del noto architetto svizzero Mario Botta e, piaccia o non piaccia, è certamente un punto di riferimento per stile e impatto. La chiusura disposta a seguito del fallimento, oltre a decretare il licenziamento dei 482 dipendenti della casa da gioco e di 86 dei 102 in pianta organica presso il Comune ha causato la morte di pressochè tutte le attività commerciali della piccola cittadina che conta poco meno di 1.900 abitanti. Per concludere, speriamo che il Casinò riprenda la sua attività a pieno regime garantendo importanti ricadute, non solo economiche, sul proprio territorio. Un aspetto quest’ultimo, troppo spesso ignorato e da più parti.
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