Oltre i nostri limiti. Poesia e prosa per un’amica lontana

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Oltre i nostri

limiti Poesia e prosa per un’amica lontana

BENEDETTA DI NUNNO

La dolcezza di una libertà che cura il male più grande del nostro tempo: la solitudine.

auto da fé


L’

Autrice narra la storia di due donne molto diverse fra loro che si incontrano per caso, si affezionano e si uniscono in un legame perfetto per i loro cuori ma che presto conoscerà il gelo del disincanto, inspiegabile e devastante per entrambe. La seconda parte, espressa in forma poetica, esorcizza la solitudine, la rabbia e il dolore per un’amica lontana.

«Intanto riposo con gli occhi a guardare la miseria del coraggio che manca». BENEDETTA DI NUNNO è nata a Bari nel 1967. Nonostante la formazione tecnica, coltiva da sempre la passione per la lettura e la scrittura creativa. Questo libro è il suo romanzo d’esordio.

ISBN ISBN 9781544890975 978-1544890975

90000 >

€ 13,90

9 781544 890975


Auto da fé … Licenziando queste cronache ho l’impressione di buttarle nel fuoco e di liberarmene per sempre (E. Montale)


© Benedetta Di Nunno, 2017 © FdBooks, 2017. Edizione 1. 0 L’edizione digitale di questo libro è disponibile su Amazon e altre librerie digitali. L’edizione cartacea è disponibile in tutte le librerie italiane e internazionali.

ISBN 978-1544890975

Quest’opera è protetta dalla Legge sul diritto d’autore. È vietata ogni riproduzione, anche parziale, non autorizzata.


Benedetta Di Nunno

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Nota dell’Autrice Nel mondo che scorre veloce e insensibile a volte è necessario fermarsi e fare silenzio, chiudere fuori il frastuono di voci aggressive e cercare nell’intimo, la dolcezza di una verità e libertà che curi il male più grande del nostro tempo: la solitudine. In questo libro fermo la mia emotività e la raccolgo in riflessioni sul mio modo di gestire i sentimenti, fortemente diverso da quello che ci si aspetterebbe da una donna non più giovanissima: traspare infatti la mia fanciullezza interiore in tutte le sue tenere sfumature. Amo soffermarmi a scrutare i volti delle persone, gli atteggiamenti, le espressioni, i gesti del corpo e soprattutto gli sguardi. Adoro, nel silenzio, interpretare i pensieri rimanendo in ascolto del mio innato sesto senso, del quale mi fido quasi ciecamente, e che pochissime volte sbaglia nel suggerirmi la vera natura di chi entra in contatto con me. Mi perdo nel cercare d’indovinare le vite dietro una smorfia, i pensieri dietro un silenzio, i dolori dietro uno scroscio di risate, l’umanità dietro gli abiti indossati o gli odori della gente. Mi basta un piccolo indizio, un discorso rubato o una confidenza per rimanere a chiedermi dove sia la verità in chi ho di fronte. Il percepire la vita con il mio senso in più mi procura spesso sofferenza e incomprensioni. A volte sfugge persino a me l’attimo in cui avverto una sfumatura diversa, una nota distorta. Lo sento sulla pelle e nello stomaco, ma spesso velocemente evapora lasciando in bocca soltanto un sapore amaro. È come quando l’aria diventa poca e i polmoni faticano a riempirsi, ma poi apri la finestra e ritrovi i profumi. È


come quando un brivido corre lungo la schiena e in gola sale un grido: non sai cosa succede, ma sai che non ti piacerà; poi si fa giorno e il sole brilla scacciando i demoni. Di qui nasce il desiderio di tracciare il percorso di ciò che avverto e la mia passione per la scrittura mi indica l’unico sfogo per un animo che si sente incompreso. Il libro, quindi, è un ritratto di ciò che sono, delle mie debolezze, della mia fragilità, del mio disperato bisogno di accettazione ma soprattutto della mia forza. La stessa forza che mi fa rinascere dopo ogni delusione, che mi fa continuare a sperare nel domani, che mi lascia sempre nel cuore quel mio grande e unico vero amico: l’amore per sempre, nonostante tutto. Il libro si divide in due sezioni. La prima è un racconto di fantasia in cui mi esprimo sul sentimento dell’amicizia narrando la storia di due donne molto diverse fra loro che si incontrano per caso, si affezionano e si uniscono in un legame perfetto per i loro cuori ma che presto conoscerà il gelo del disincanto, inspiegabile e devastante per entrambe. Una esperienza tenera e romantica che tinge un’amicizia – un affetto importante – di toni ora rosa, ora grigi; in un’altalena di note stonate e melodie suadenti. Uno scorcio sull’anima di due donne adulte che non sanno ancora camminare come adulte e lasciano vincere i limiti, le paure, la freddezza dei loro errori invece di superarli, affrontarli e correggerli, rispettivamente. Nella seconda sezione mi esprimo in forma poetica lasciando che si delinei nella lettura il bisogno di esorcizzare la solitudine, la rabbia e il dolore e che si comprenda come il cammino nel silenzio interiore possa insegnare a metabolizzare le delusioni e i tradimenti. Le poesie danno voce al quel mio lato romantico e spontaneo che mi fa sentire quasi anacronistica ma che è fondamentalmente il mio punto di forza. 8


Questo libro, iniziato con gioia e leggerezza per gioco, insieme a te, è diventato poi il frutto di un periodo di meditazione e di sofferenza, di introspezione e di solitudine. È il disegno di me stessa. Traccia di un sentire incompreso che con dolore ho spacchettato in ogni più piccola particella. È una confessione, uno sfogo, un amaro e indelebile ricordo di un tradimento, prima il mio verso me stessa, e poi il tuo… È un rifugio dell’anima sul foglio sincero, per dar voce al mio grido che non odi. Te lo dedico Bellamia, sperando che un giorno tu riesca a leggerlo con gli occhi del tuo cuore che tanto temi.



Benedetta Di Nunno

Oltre i nostri limiti Poesia e prosa per un’amica lontana



Bellamia



Capitolo I. Erano due donne semplici e complicate, al contempo diverse e simili nella sensibilità, dolci e fragili ma anche forti, senza consapevolezza e determinate nel raggiungere la loro meta. Si erano incontrate per caso frequentando un corso di ginnastica posturale; una sera uguale alle altre avevano scambiato qualche parola, intuendo da subito una bella sintonia. Un brio leggero che le carezzava fu compagno di molti giorni a seguire. In un tempo in cui entrambe desideravano spalancare le porte di casa, si erano guardate con l’accoglienza, con il tatto e la delicatezza della scoperta di un dono prezioso. Pian piano era nata quella magia gentile e leggera che per molto tempo, ogni giorno, avrebbe emozionato le loro anime. Le lezioni di ginnastica erano divenute una bellissima pausa nelle loro corse quotidiane. Un giorno poi, casualmente, si erano incontrate in un parco giochi con le rispettive famiglie. Era stato subito un incastro di reciproca comodità passare il tempo insieme: erano tutti a proprio agio e lo scambio di esperienze, di battute, giochi e la condivisione di emozionanti avventure erano diventate una costante su cui contavano reciprocamente… o così credevano. Le due amiche erano diventate inseparabili e pur non potendo stare sempre insieme si spalleggiavano in ogni situazione. Bastava un messaggio, una telefonata, un appuntamento fisso per uno scambio reciproco di confidenze e consigli; quella vicinanza le faceva sentire meno sole. Come due adolescenti tremolanti sulle ginocchia complottavano


verso il futuro, sognavano, si sostenevano. Quel piacevolissimo stare l’una accanto all’altra favorì il susseguirsi di momenti e giornate che scorrevano veloci; venne poi la loro prima vacanza assieme, in un’estate frizzante che le unì in un inatteso, ma graditissimo, forte e sincero affetto. Spesso si sarebbero chieste cosa le aveva fatte incontrare: due donne che avevano lasciato intendere i loro sguardi, avevano ascoltato i loro cuori reciprocamente e mescolato debolezze e forze l’una con l’altra in un ritmo ascendente verso una musica intensa che le avrebbe saldamente unite, a dispetto delle loro precedenti esperienze. Le giornate assolate di quella bellissima estate trascorsa insieme sembravano sollevarle sul mondo come su di un tappeto volante e quasi come due innamorati non riuscivano a salutarsi la sera temporeggiando sul balconcino complice, sotto un cielo stellato blu cobalto; in compagnia di grilli canterini e luci lontane chiacchieravano d’affetto rubando ancora un minuto al tempo tiranno che scorreva veloce in quei ritagli di felicità. Cresceva così l’affinità e i due caratteri si scambiavano punti di vista mostrando lati della realtà diversi e sconosciuti che l’una ammirava dell’altra. A scorgerle insieme si intravvedeva la loro aurea, come un fiume di coriandoli iridescenti; un incanto surreale che esplodeva in una miriade di emozioni. L’educazione dei figli, i problemi di coppia, la fede, i valori, le debolezze, le privazioni, i desideri e le aspirazioni, i sogni, le speranze, le delusioni. Erano questi i loro discorsi e non finivano mai; in questo clima nasceva quel tipo di amicizia che non ha vergogna a mettersi a nudo; quella che desideri sentire nel cuore per gioire o per resistere al dolore; quella a cui ti aggrappi per cambiare, per migliorare, per imparare. 16


Una si chiamava Deborah ed era un po’ più matura, come età. L’altra era Pamela. La prima veniva da un’educazione rigida e religiosa che l’aveva formata con valori cattolici molto importanti per la sua vita e ai quali cercava di rimanere fedele il più possibile. Aveva un carattere allegro e solare e l’apparente sfrontatezza che subito colpiva chi la conosceva era subentrata in seguito alla determinazione nel non voler apparire timida e insicura come lei era in realtà. L’ottimismo era la sua più bella virtù ma era anche appassionata, fedele, generosa e sincera. Sapeva insinuarsi nelle situazioni più delicate grazie a un’affinata empatia che la faceva gioire, soffrire o palpitare con gli altri, fossero questi amici o conoscenti. Era altresì impudente nell’esprimere e far valere la sua opinione e difendeva il suo punto di vista con tutta se stessa risultando a molti, a volte, irriverente e altezzosa. Spesso feriva con la sua autorevolezza e l’elasticità mentale non era una sua peculiarità, anche se il tempo le avrebbe insegnato poi la prudenza e l’autocontrollo. Ci era voluta però così tanta fatica che ogni volta sembrava quasi dovesse ricominciare tutto da capo e cercare tra i solchi del suo cuore la forza per tacere o chiedere scusa. Il suo mondo era sereno ora, ma la terra aveva tremato forte quando la vita le aveva all’improvviso portato via il fratellino più piccolo, che a soli diciotto anni aveva avuto un fatale incidente con la moto. Anni molto bui avevano segnato il suo cuore e a fatica e con molte lacrime aveva lottato per non soccombere: i suoi valori avevano vacillato, si era indurita. Nessuno era più riuscito a farle fiorire quel suo prezioso sorriso sincero, tranne i suoi figli; erano stati loro ad aiutarla a venirne fuori, anche se quel percorso aveva lasciato cicatrici dolorosissime che al più piccolo tocco irradiavano fitte 17


il cui dolore lasciava sempre senza fiato. Aveva un carattere deciso e ostentava una sicurezza che non aveva, sostenuta da un forte orgoglio che non le permetteva di apparire fragile né ai propri occhi né a quelli degli altri. Sembrava essere di ferro. Con il tempo aveva imparato a reagire, ad affrontare le situazioni di petto, a farsi valere e a essere sempre vincente per nascondere tra le pieghe della propria anima la paura della solitudine, dell’abbandono e del giudizio degli altri. Era una donna fragile che cercava di superare il buio con la luce della propria positività. Per riuscire in questa impresa si aggrappava fortemente ai suoi affetti, però quando questi le sembravano venir meno perdeva certezze e si chiudeva in se stessa gridando a suo modo: «Vieni a salvarmi!». Aveva tante debolezze, ben mascherate forse, ma così prepotenti che spesso esplodevano in eruzioni di pura cattiveria verso chi la feriva o deludeva. Lei per istinto aggrediva, prima di essere scoperta a soffrire, e dimenticava i sani principi per una convivenza con il prossimo, rispettosa delle diverse sensibilità e punti di vista. La seconda diceva d’essere fragile e insicura; si sentiva spesso inadeguata a gestire certe situazioni dolorose e a volte le sembrava d’essere quasi invisibile agli occhi degli altri. Non aveva una fede a cui aggrapparsi ma la sua educazione era stata improntata su valori come il rispetto, la giustizia, la sincerità, l’onestà, l’amore verso il prossimo in quanto essere umano, la gentilezza, la generosità, l’umiltà. Pamela non aveva istinti vendicativi, non aveva malizia, non aveva quella furbizia che porta un essere umano a dubitare dell’altro. Era predisposta ad accettare, ad accogliere e ascoltare; era remissiva e docile e soffriva perché si sentiva incapace di 18


reagire incisivamente ai soprusi. Era una donna buona che usava la sua ragionevolezza per non ferire, anche quando per reazione al male ricevuto avrebbe potuto farlo; si esprimeva con delicatezza e pesava ogni azione e parola. Le sue decisioni non erano mai immediate, bensì meditate, a volte fin troppo ponderate, tanto da suscitare l’impazienza di chi le era vicino. E questo per le piccole quanto per le grandi cose; però la sua decisione una volta presa era indiscutibile: nessun ripensamento, nessun pentimento, nessuna seconda occasione. Per qualche strana ragione le loro strade si erano incrociate e la prima si stupiva di quanto fosse bella quella persona che riusciva a comportarsi in modo tanto cristiano pur senza esserlo, e la seconda trovava nell’altra una fonte di forza ed esempio da seguire osservandone la determinazione e l’apparente sicurezza in se stessa; quando decideva all’impronta e parlava a braccio ammirava la propri capacità di ritornare sui suoi passi, cercando di rimediare, se si accorgeva di essere stata precipitosa. Così l’una voleva imparare dall’altra per migliorare se stessa, perché si erano sentite forse incomplete fino a quel momento: ecco il collante che le aveva unite. Erano diametralmente opposte nel carattere e nelle esperienze vissute ma avevano entrambe un grande bisogno di completezza, di accoglienza, di vicinanza. Ogni giorno passato insieme era una scoperta, un arricchimento, un tassello di emozione mancato fino ad allora di cui entrambe avevano un maledettissimo bisogno. Erano sempre connesse, tra loro. Un ciao, un messaggino veloce, una chiacchiera fra un compito e l’altro, discorsi sui figli da seguire, una pausa durante il lavoro in ufficio, un caffè ogni mattina prima d’imbarcarsi 19


nella solita routine, un pomeriggio rubato ai doveri o una serata fra donne per scappare dalle mura domestiche, che a volte per le mamme sono così asfissianti… Quante avventure, quanti tasselli che costruivano un bellissimo puzzle. Giorno per giorno, quindi, plasmavano la loro esistenza e trasformavano le loro vite in un modo sempre nuovo che meravigliava entrambe, che emozionava, che mutava progressivamente in un rinnovato incanto. Si intrecciavano gli occhi, gli oggi e i domani; non solo tra loro ma anche fra le rispettive famiglie. Condividevano problemi, gioie, soddisfazioni, ostacoli o conquiste attraverso la più semplice delle abitudini: frequentandosi. I sabato sera, le gite domenicali tutti insieme o i week-end lasciando i figli a casa con i nonni; le giornate alle terme nelle spa giocando a fare i nababbi, dando uno strappo alla quotidianità; le vacanze estive e molti altri brividi che sulla pelle davano il calore di essere una sola famiglia. Non era facile, però. Molti gli ostacoli e soprattutto le invidie; anche se loro due si sentivano invincibili, temevano comunque che l’incanto potesse svanire. Deborah e Pamela avevano un sogno: continuare a condividere tutto, crescere e invecchiare insieme; e se la prima lo confessava serenamente, la seconda non osava. Pamela aveva scelto di improntare la sua vita sul momento, senza curarsi del domani… Ma forse ora avrebbe trovato il coraggio per dire: «Ci sarò anche dopodomani», ma non ci era ancora riuscita. A Deborah però non importava, sapeva ciò che custodiva il cuore di Pamela: una donna romantica e fiduciosa che negava d’esserlo e si manifestava reticente, diffidente e prudente solo per non essere ferita; per paura di illudersi, per timore di credere in qualcosa per poi scoprire di averlo fatto invano. 20


Il tempo passava e le loro pagine non erano ancora state scritte. Deborah le vedeva piene, fitte e gratificanti; ci credeva con tutta se stessa, con il suo inguaribile ottimismo, e viveva per riempirle di nuove avventure. Pamela leggeva la loro amicizia con occhi lucidi, imprigionata sì nelle proprie radici ma con un piede pronto a correre verso il futuro, con un sorriso luminoso. Così si successero anni d’intese, di magica complicità, di confronti e arricchimenti, di rispetto e intima conoscenza. L’amicizia sembrava avere lo stesso valore per le due famiglie, ormai unite. Non c’erano veli, non c’erano ostacoli, non c’erano limiti. Tutto era avvolto in un manto gioviale, caldo e accogliente dove i sogni prendevano vita, dove il domani si costruiva e i sorrisi facevano compagnia fino all’ultima ora del giorno, prima di chiudere gli occhi.

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Capitolo II. Ma… ahimè, il perdurare di quella relazione non piaceva affatto a qualcuno tra le due famiglie; forse quel modo di tenersi per mano, quella singolare miscela fra due mondi opposti che preziosa sorgeva a illuminare il percorso. Un demonio coglie il suo scorcio per incrinare la trave. Odiosa la sua vittoria si delinea subito e, sulla pelle, Deborah già ne percepisce la fine. Pamela non condividerà lo stesso presentimento, non lo capirà, ma inesorabile come il tempo che passa il fiore del tramonto della loro amicizia si materializzerà presto con tutte le sue spine. Una fine incomprensibile, grottesca, dolorosissima, nera come il buio più freddo, lacerante come una lama sui polsi. Un tradimento in piena regola, che nessuna delle due riuscirà a fermare. Vani saranno i tentativi di scrivere un finale diverso, illusori e disperati gli slanci del cuore, poco incisive le proteste, incomprese le parole. Ma dov’era la magia? Dov’era la luce, il rispetto, l’affetto; dov’era tutto ciò che c’era stato? La magia era svanita. Come nelle favole, la mezzanotte era scoccata; nessuna scarpetta però era rimasta. La speranza di un’intesa futura sembrava ora così effimera. Deborah e Pamela non capivano quell’assurda situazione creatasi. Forse entrambe erano accecate dal dolore e dalla delusione. Quanti errori l’uno sull’altro, quanti silenzi, quante paure… erano più forti del loro legame? Non era possibile. Ma era reale la loro distanza, il loro silenzio, il non capirsi più, il non fare, non dire, non vedere. Quanto freddo, quante lacrime, quanti rimpianti. Entrambe ora soffrivano ma non sapevano più leggere negli occhi dell’altra; non ci riuscivano più, troppi


veli a coprire i sorrisi. Anzi i rancori si espandevano come un cancro malvagio: le parole di Deborah dovevano uscire per dar sfogo al dolore; i silenzi di Pamela – che aveva bisogno di tempo per trovare la forza non solo di capire l’amica, ma anche di ritrovarla se pur in comportamenti che mai avrebbe pensato potessero essere assunti nei suoi confronti – erano come pietre scagliate nel vuoto, che però piombavano dritte nel cuore, assassine spietate come un killer professionista. E sì… ti ho voluto bene. Tanto. Ti ho dato tutto di me, senza pudore. Ho creduto in te, in me, in noi… Mi hai dato tanto anche tu… certo… ma quanto male mi hai fatto dopo. La tua delicatezza è più tagliente di un coltello da macellaio; i tuoi pensieri imprigionandoti il cuore negano la vita lasciando senz’aria i giorni d’affetto vissuti. Non sai che male fa essere usata per i vostri compromessi. Quante volte mi raccontavi delle persone che gli avevi fatto escludere dalla vostra vita… e lo stesso ti ha fatto fare con me. Glielo hai lasciato fare per non guardare in faccia una realtà troppo cruda per te. È vero, avrei dovuto accettare la tua impotenza ma ho avuto qualche momento di smarrimento… per te già troppi per fidarti ancora. Mi hai rinchiusa in un cassetto con una facilità quasi disarmante, cercando di tenere in mano la chiave… che io invece ho ingoiato da dentro mentre mi richiudevi. Mai saprai quanto tu mi abbia lacerato l’anima; mai leggerai questa lettera, che però ho bisogno di scrivere per dare un senso al mio dolore. Pochi giorni ancora e spero di non rivederti mai più. Lascerò che il tempo – ancora una volta – passi a curare le ferite con il suo anestetico leggero, lascerò che la vita riscorra nelle mie vene, respirerò a occhi chiusi quella parte di me che mi accompagna da sempre, che non mi ha mai tradita, che anche se con dolore mi rivela sempre chi è degno e chi no… 23


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