Giorgio Belletti
anni da giornalista
Giorgio Belletti, classe 1943, laureatosi in giurisprudenza nel 1967, inizia la sua attività molto giovane in un affermato gruppo tessile, come addetto al marketing ed allo sviluppo applicazioni della fibra poliestere. Dal 1971 opera nell'Area Fibre del Gruppo ENI, prima come addetto all'ufficio promozione, poi come responsabile della comunicazione e marketing, mantenendo l'incarico per circa vent'anni, in tutte le complesse fasi evolutive dell'azienda (AnicFibre, EniChem, Enimont...). Dal '90 al '99 è in Montefibre, con responsabilità di coordinamento e sviluppo delle attività di Marketing, Comunicazione e Promozione Commerciale dei nuovi prodotti. Dal 2000, lasciata Montefibre, svolge attività di consulenza per l'innovazione, il marketing e la comunicazione, in aziende della filiera T/A e calzature. Ha curato, per conto di Assofibre, una ultra ventennale attività di formazione presso Istituti Tecnici e Corsi Universitari a indirizzo tessile, continuando ad elaborare allo scopo un aggiornato materiale didattico. Ha collaborato infine con riviste specializzate, scrivendo su temi relativi al marketing ed all'innovazione delle fibre e del T/A. E' stata questa, negli ultimi 10 anni, l'attività più visibile, per cui spesso gli è stata attribuita la qualifica di "giornalista". Questo fascicolo raccoglie una trentina dei circa 90 articoli scritti in questi anni. Altre pubblicazioni sono disponibili visitando il sito www.cascinameli.it
indice Le fibre L’innovazione Le interviste Il mercato
Vestire informati I commenti dei miei 4 lettori
le fibre C’è canapa nel nostro futuro? Il lino: nuovamente protagonista Il primo anello La crescita non abita più qui La seta: natura al top
LE FIBRE FIBRES di Giorgio Belletti
C’è canapa nel nostro futuro?
L
a canapa appartiene alla grande famiglia delle fibre naturali di origine vegetale. Questo mercato è dominato
dal cotone, con oltre 25 milioni di tonnellate prodotte nel 2006/07, ma di esso fa parte anche un consistente gruppo di altre fibre, frutto dell’agricoltura “no-food” (lino, ramie, canapa, sisal, juta, kapok, cocco…), la cui produzione è stabile intorno a 5,8 milioni di ton/anno come illustra il grafico di pagina 31. La maggior parte di esse, tuttavia, non trova utilizzi tessili qualificati, ma è impiegata per cordami, imballi e altri usi. Il lino e il ramie hanno invece una presenza costante nel T/A di qualità, con una produzione di circa 800.000 ton/anno. Ma qual è il mercato della canapa per usi tessili? Il grafico evidenzia che, negli anni ‘60, la produzione mondiale superava ancora le 350.000 ton/anno, poi è andata diminuendo fino a raggiungere i minimi storici alla fine del secondo millennio. Cerchiamo di capire il perché.
Certamente ve ne è stata tanta nel nostro passato, al punto che il termine canvas deriva dal latino cannabis. Da quasi un decennio si è risvegliata l’attenzione dei consumatori “verdi” per la canapa, ma grande è l’interesse anche di coloro che, di questa pianta dalla stupefacente versatilità, fanno usi non tessili
L’Italia, all’inizio del ‘900, era tra i primi paesi al mondo per quantità di canapa tessile prodotta. Le foto dell’epoca sono una testimonianza della cultura contadina nella coltivazione e trasformazione della canapa At the beginning of the twentieth century, Italy was among the world’s front rank suppliers of textile hemp produced. The pictures of that epoch show the peasant culture and the conversion operations of hemp
WILL HEMP STILL PLAY A ROLE IN OUR FUTURE? For sure there has been plenty of it in our past, so much so that the term canvas derives from the Latin cannabis. For nearly ten years, there has been a reawakening of the “green” consumers’ attention to hemp, but also those who employ this amazingly versatile plant for non-textile end-uses are showing a great interest in it Hemp belongs to a large family of natural fibres of vegetable origin. This market is dominated by cotton, with over 25 million tons produced in 2006/07, but it embraces also a substantial group of other fibres,
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the fruit of the no-food agriculture (flax, ramie, hemp, sisal, jute, kapok, coir…), whose production steadily ranges around 5.8 million tons a year, as shown in the graph of page 31. However, most of them don’t find application in significant textile uses, but they are employed in twine and cordage, packaging and other end-uses. On the other hand, flax and ramie are constantly present in quality textiles and clothing, with a production of about 800,000 tons/year. But what is the market of hemp for textile end-uses? The graph shows that, in the ‘60s, the world production still exceeded 350,000 tons/year, and then it tailed off to its all-time low at the end of the second millennium. Let’s now try to understand the reason for it.
LIGHT AND SHADE… Hemp is an annual herbaceous plant, with a high production potential that reaches the harvesting time in about three months; it grows well in very different geographical areas, from Northern Europe to China, from Australia to Canada: that’s why it is called “ubiquitous”. Grown ever since ancient times to obtain long and strong fibres, it was employed for the manufacture of fabrics but, above all, for cordage and sails. Today, hemp applications are much more diversified and this versatility, coupled with the characteristic of its low environmental impact agricultural farming, has induced many people to
Luci e ombre… La canapa è una pianta erbacea annuale, di elevata potenzialità produttiva, che arriva al raccolto in circa tre mesi, e cresce bene in aree geografiche molto differenziate, dal Nord Europa alla Cina, dall’Australia al Canada: per questo è definita “ubiquitaria”. Coltivata fin dai tempi antichi per le fibre lunghe e tenaci, era adoperata per produrre tessuti, ma, soprattutto, corde e vele. Oggi gli utilizzi della canapa sono assai più diversificati, e questa versatilità, unita alla caratteristica di coltura agricola a basso impatto ambientale, ha portato molti a considerarla una pianta di grande interesse per il futuro. Le si attribuisce addirittura, forse esagerando, la capacità di salvare il pianeta da problemi quali la deforestazione, l’inquinamento e il buco nell’ozono. Tuttavia sulla canapa pesano molti pregiudizi, conseguenti al suo uso come stupefacente. Ciò, in molti paesi, ha costituito un ostacolo alla sua coltura, e leggi restrittive ne hanno impedito o limitato la coltivazione. Secondo gli studiosi, le oltre 500 varietà di canapa appartengono a una sola specie, detta Cannabis, distinta in due sottospecie, indica e sativa, differenti per il contenuto di THC (tetra idro cannabinolo, responsabile dell’effetto psicotropo). Nella sativa il THC raramente supera lo 0,3 %, mentre nella indica si va dal 3 fino anche al 30%.
Il mercato delle fibre vegetali è notoriamente dominato dal cotone, con oltre 25 milioni di tonnellate prodotte nel 2006/07 The market of natural fibres of vegetable origin is dominated by cotton, with over 25 million tons produced in 2006/07
Il grafico evidenzia come, a partire dalla metà degli anni ‘60, la produzione di canapa nel mondo è andata progressivamente diminuendo, fino a raggiungere i minimi storici The graph shows that, starting from the second half of the ‘60s, the world production has been gradually decreasing, and then it tailed off to its all-time low
Perché torna la canapa A partire dagli anni ‘90, il crescente interesse dell’industria tessile
paese, agli inizi del ‘900, era tra i primi al mondo per quantità di
e cartaria per la canapa, unito alla necessità per gli agricoltori di
canapa tessile prodotta. Allora gli ettari destinati a tale coltura
diversificare le coltivazioni, hanno portato molti paesi a mitigare le
ammontavano a oltre 100.000, con un rendimento annuo di cir-
restrizioni imposte. In Italia la semina è tornata legale nel 1998,
ca 80.000 tonnellate. Oggi la cannabis sativa si può coltivare in
e da allora ha interessato superfici variabili da qualche centinaio
tutti gli stati dell’Unione Europea ma è sottoposta a speciali con-
fino a oltre 1.000 ettari. In realtà non tutti ricordano che il nostro
trolli per verificare che le varietà seminate siano quelle che con-
regard it as very interesting plant for the future. It is even credited, perhaps magnifying things, with the capability of delivering the world from problems such as deforestation, pollution and the hole in the ozone layer. Yet many prejudices lie heavy on hemp, in consequence of its use as a drug. In many countries, this represented an obstacle to its cultivation, and restrictive laws have prevented or limited its growing. According to scholars, the over 500 varieties of hemp belong to one species, called Cannabis, which is divided into two subspecies, indica and sativa that differ by their THC (tetrahydro cannabinol) content, which causes the psychotropic effect. In the sativa species, the THC seldom exceeds 0.3%, whereas in the Indica type it ranges from 3 up to even 30%.
WHY HEMP COMES BACK Starting from the ‘90s, the rising interest of the textile and paper industries in hemp, coupled with the farmers’ need to diversify their cultivations, have induced many countries to moderate the enforced restrictions. In Italy sowing became legal again in 1998 and, since then, it has involved acreages ranging from some hundreds to over 1,000 hectares. Actually, not many people remember that our country, at the beginning of the twentieth century, was among the world’s front rank suppliers of textile hemp produced. At that time,the hectares destined to such a cultivation topped 100,000 with a yearly yield of about 80,000 tons. Today, the sativa hemp can be grown in all the States of the European Union, but it is subjected to special
controls to make sure that the varieties sown are those containing no more than 0.2% of THC. Though based on a certain data variability, statistics show that France is the country that devotes to hemp the largest surfaces (about 9,000 hectares), followed by England (1,800), Germany (1,200), the Netherlands (1,000), Spain (800) and Italy. Worthy of mention is also Hungary’s production, which however runs the risk of breaking the law because of a THC content that exceeds the level allowed. The first conversion operations of the agricultural product too, are regulated at European level and benefit from an economic support system. As a matter of fact, hemp growing has become much more difficult than in the past. The cultivation technique has disappeared, more advanced
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LE FIBRE FIBRES
tengono non più dello 0,2% di THC. Pur con una certa variabilità dei dati, le statistiche dicono che la Francia è il paese che dedica alla canapa le più vaste superfici (circa 9.000 ettari), seguita da Inghilterra (1.800), Germania (1.200), Paesi Bassi (1.000), Spagna (800) e Italia. Da non dimenticare la produzione dell’Ungheria, che però rischia di andare fuori legge per un contenuto di THC superiore al consentito. Anche le attività di prima trasformazione del prodotto agricolo sono disciplinate a livello europeo
Cina, Corea e Russia sono i paesi maggiori produttori di fibra di canapa e rappresentano circa il 70% della capacità mondiale China, Korea and Russia are the main producers of hemp fibres and represent the 70% of the world capacity
e godono di un regime di sostegno economico. Infatti, coltivare canapa è diventato assai più difficile di un tempo. Si è persa la
di interesse per la canapa non è però solo un fenomeno europeo.
tecnica di coltura, servono macchine agricole più evolute, con
Anche in altre parti del mondo la liberalizzazione della cannabis
caratteristiche specifiche, e rare sono le competenze necessa-
sativa ha riportato questa pianta al centro dell’attenzione, come
rie per i laboriosi processi di trasformazione. Sono state anche
in Canada e in Australia. Cina, Corea e Russia (i maggiori produt-
smarrite le varietà italiane, considerate generatrici della miglior
tori al mondo, come evidenziato dal grafico a torta), non hanno
canapa del mondo. In sintesi, tutta la filiera va modernamente ri-
mai perso la tradizione di questa coltura, che proprio dall’Asia è
disegnata, e ciò richiede investimenti in nuove tecnologie, che le
derivata, molte migliaia di anni fa. Ciò induce a ritenere che la pro-
dimensioni del mercato forse ancora non possono remunerare,
duzione globale di fibra tornerà a crescere. In quasi tutti gli Stati
nonostante le lodevoli iniziative consortili e i sussidi elargiti dagli
Uniti, invece, la legislazione antidroga continua a bloccare la col-
enti pubblici. Eppure l’idea di una canapa tutta Made in Italy ha
tivazione di cannabis, malgrado gli sforzi delle lobby e delle asso-
incontrato la simpatia di famosi stilisti, e trova nuovi estimatori in
ciazioni antiproibizioniste impegnate in questa battaglia.
seno al movimento ecologista, in quanto, a differenza del cotone, è una coltura che quasi non necessita di concimi o pesticidi.
Non si butta via niente…
Inoltre le radici, lunghe anche un metro, assorbono in profondità
Qualcuno, con parallelismo un po’ greve ma efficace, ha parago-
l’inquinamento del terreno e lo ripuliscono dalle erbe infestanti. I
nato la canapa al maiale: si utilizza tutto, nulla va sprecato. Dalle
consumatori ambientalisti apprezzano pure i prodotti alimentari
piante di migliore qualità si ricava circa il 30% di fibre e il 60% di
ricavati dai semi della canapa (per esempio l’olio, che è ricco di
un sottoprodotto legnoso, detto canapulo (oltre a un saldo costi-
omega 3 e 6), nonché gli usi nella cosmesi e nella medicina, la
tuito da polvere). Mentre l’uso della fibra lunga segue i canali tra-
trasformabilità in bio diesel, e altri attuali o potenziali utilizzi, che
dizionali, anche la fibra corta e il canapulo possono trovare impie-
parlano il linguaggio “verde” dello sviluppo sostenibile. Il risveglio
ghi tecnici qualificanti, per esempio nella fabbricazione di pannelli
agricultural machines, with specific features, are needed and the expertise and skills required for the difficult conversion processes are rare. Even the Italian varieties, that admittedly yielded the world best grades of hemp have become lost. In short, the entire production chain must be newly designed, and this calls for investments in new technologies that the market sizes cannot yet accommodate, in spite of the commendable consortium initiatives and of the subsidies given by public bodies. Yet, the idea of an entirely Made in Italy hemp has appealed to famous stylists, and finds new appreciators within the ecologist movement, in that, unlike cotton, it is a cultivation that hardly requires fertilizers or pesticides. Moreover its roots, that are even one meter long, absorb in depth the pollution of the
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ground and clear the field of the weeds. Ecologist consumers appreciate also the foodstuffs derived from the hemp seed (for example, oil, which is rich in 3 and 6 omega), and look favourably to their use in cosmetics and medicine, their transformability into bio diesel and other current or potential applications, that speak the “green” language of the sustainable development. But the rekindling of interest in hemp is not only a European phenomenon. Also in other parts of the world, the liberalization of the cannabis sativa hemp has again swept this plant into centre stage, like in Canada and Australia. China, Korea and Russia (the world major producers, as shown by the graph) have never given up the tradition of this cultivation, which derived right from Asia thousands of years ago. What allows to think that the global fibre production
will again increase. On the contrary, almost in all the United States, the legislation against the use of drugs continue to block cannabis growing, despite the efforts made by the anti-prohibitionist lobbies and associations that have taken up this battle. NOTHING IS THROWN AWAY Somebody, with a somewhat crude but effective parallelism, has compared hemp to the pig: everything is used, nothing is wasted. From the best quality plants one draws about 30% of fibre and 60% of hurd, a woody by-product (besides a residue consisting of dust). While the use of the long fibre follows the conventional routes, the short fibre and the hurd can find significant technical applications, for instance in manufacturing insulating panels for the building industry and of composite
Rilancio alla grande! Da 210 anni Crespi 1797 contribuisce allo sviluppo e al patrimonio dell’industria tessile italiana, producendo tessuti per abbigliamento in fibre naturali vegetali (lino, cotone, canapa e misti) ma anche in fibre animali e di
Anche la fibra più corta e il canapulo, trovano impieghi tecnici qualificati, per esempio nella fabbricazione di pannelli in materiali compositi per l’automobile. Nella foto, le parti che contengono canapa in una Mercedes Also the short fibre and the hurd, can find significant technical applications, for instance in manufacturing insulating panels for the building industry and of composite materials for cars. The picture shows the part that contain hemp in a Mercedes
isolanti per edilizia e di materiali compositi per l’auto. Gli esperti stimano che se ne possano usare da 5 a 10 kg in ogni automobile. Tali manufatti valorizzano in modo integrale la canapa e competono con quelli in fibre man made, meno bio-compatibili e di più difficile smaltimento, a norma della Direttiva Europea “End of life vehicles” 2000/53/CE, che impone il riciclo del 95% di tutti i materiali. Non dimentichiamo, infine, che altri due settori possono usare con vantaggio la canapa, per il suo alto contenuto di cellulosa: l’industria della
sintesi, ponendosi all’avanguardia nella tecnologia e nella ricerca e sviluppando trattamenti particolari, nel rispetto dell’ambiente e del benessere del consumatore. Oggi Franco Crespi è presidente della società, in cui collaborano i figli Luca e Francesca, settimi discendenti in linea diretta del fondatore Benigno Crespi. L’azienda affonda così le sue radici in una straordinaria tradizione, fatta di innovazione e cultura di prodotto, di scelte ecologicamente responsabili e di intuizioni lungimiranti. Crespi è oggi storia e futuro insieme, perché nei secoli tutto si è modificato affinché nulla cambiasse dello spirito pionieristico, che è il sale di famiglia. L’azienda ha sede nello stabilimento di Ghemme (NO), che occupa un’area di 58.000 m2, dà lavoro a 170 dipendenti, e produce circa 3.500.000 metri lineari di tessuto all’anno. Con la garanzia del Consorzio CanapaItalia, Crespi 1797 ha rilanciato questa materia prima pregiata, italiana per tradizione, ecologica e rinnovabile, trasformata nel rispetto dell’ambiente e della salute del consumatore. I tessuti Crespi in pura canapa, o misti con lino, seta, cotone e lana, tinti in pezza e tinti in filo, anche jacquard, sono estremamente naturali, dal tocco pieno e croccante, e hanno una vestibilità che si apprezza con l’uso. Freschi e traspiranti in estate, caldi e coprenti in inverno, grazie all’utilizzo di filati di alta qualità, sono valorizzati dagli accurati processi di nobilitazione e dai solidissimi colori.
carta e quella delle materie plastiche. Parafrasando un detto che circola tra i futurologi, si può quindi conclu-
GREAT RELAUNCH!
dere affermando: «Mio nonno si vestiva di canapa, mio padre di lana e di cotone, io anche di seta e cashmere, mio figlio usa solo fibre hi-tech. Mio nipote, forse, tornerà a vestirsi di canapa, la mangerà, la userà per produrre auto e case, carta e plastica… ». In un mondo più pulito e dallo sviluppo sostenibile, grazie anche alla versatile cannabis sativa: perché il futuro, spesso, sta nel guardare con occhi nuovi il passato.
materials for cars. Experts reckon that from 5 to 10 kgs of hurd can be employed for each car. Such manufactured articles enhance hemp in an integral way, and compete with those consisting of man-made fibres, which are less bio-compatible and more difficult to be disposed of, according to the European Directive “End of life vehicles” 2000/53/ CE, which imposes to recycle 95% of all materials. Finally, it should be mentioned that two other sectors can advantageously use hemp, owing to its high cellulose content: the paper and the plastics industries. Paraphrasing a saying that circulates among futurologists, we can therefore end off by stating that: «My grandfather used to wear clothes made of hemp, my father of wool and cotton, myself even of silk and cashmere, my son uses only high tech-fibres. Perhaps my nephew will be clothed again with hemp, he’ll eat it, and employ it to manufacture cars, paper and plastics…»; In a cleaner world and with a sustainable development, thanks also to the versatile cannabis sativa: because the future lies often in looking at the past with new eyes.
For 210 years Crespi 1797 has contributed to the development and to the fortune of the Italian textile industry by manufacturing clothing fabrics from natural vegetable fibres (flax, cotton, hemp and blends thereof), but also from animal and man made fibres, and by scoring high in the forefront of technology and research and by developing special treatments, in keeping with environment protection and consumer wellbeing. Today Franco Crespi is president of the company, where also his children Luca and Francesca work, the seventh lineal descendants of the founder Benigno Crespi. The company is deeply steeped in an extraordinary tradition, consisting of product innovation and culture, of ecologically reliable choices and far-reaching insights. Crespi is today history and past at the same time, since in the course of centuries everything has changed in order that nothing should change in the pioneering spirit that is the salt of the family. The company has its headquarters at the Ghemme (Novara) plant, which covers an area of 58,000 m2, employs 170 people and produces about 3,500,000 linear metres of fabric a year. With the guarantee of the CanapaItalia Consortium, Crespi 1797 has relaunched this valuable raw material, which is Italian by tradition, ecological and renewable, and processed in the full respect of the environment and of the consumer health. The Crespi fabrics, made of 100% hemp or blended with linen, silk, cotton and wool, piece dyed and yarn dyed, also in jacquard style, are extremely natural, have a full and crisp handle and a wearability that is brought out by use. Cool and breathable in Summer, warm and covering in Winter, thanks to the use of high quality yarns, such fabrics are enhanced by the careful finishing processes and by the extremely fast colours. SELEZIONE TESSILE NOVEMBRE 2006
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LE FIBRE FIBRES di Giorgio Belletti
Nuovamente protagonista Una lunga storia di qualità
Diecimila anni di storia hanno segnato lo sviluppo degli impieghi del lino, fibra vegetale che, a buon diritto, è ritenuta la più antica al mondo
La storia degli impieghi del lino da parte dell’uomo affonda infatti le sue radici nei tempi più antichi. Dai primi reperti – semi, tessuti e corde risalenti all’8000 a.C. furono rinvenuti in un villaggio di palafitte situato in Svizzera – agli utilizzi sofisticati e tecnologicamente avanzati dei giorni nostri, il lino è stato oggetto di una costante evoluzione dei processi di lavorazione, ed ha saputo occupare uno spazio da protagonista nel tessile più qualificato, sempre in linea con lo spirito dei tempi. Linum usitatissimum è il nome botanico della pianta da cui si ricava la fibra: pianta che fu già largamente coltivata da Egizi, Babilonesi, Fenici, antichi Romani ed altri popoli del Medio Oriente. La stessa definizione ne certifica l’uso intenso e assai esteso:
STELLAR PERFORMER AGAIN Ten thousand years of history have marked the development of flax application, a vegetable fibre that, rightly, is considered the world’s oldest one. A LONG HISTORY OF QUALITY The history of flax uses by mankind dates back in fact to the most ancient times. From the first finds – seeds, fabrics and ropes, dating back to 8000 years B.C., were discovered in a village of pile-dwellings located in Switzerland – to the sophisticated and technologically advanced uses TESSILE 36 SELEZIONE MAGGIO 2006
il lino infatti raggiunse la massima diffusione in Europa nel medioevo e neppure l’introduzione del cotone da parte degli arabi, attorno al 1300, arrivò ad offuscarne il predominio. Solo nel diciottesimo secolo il cotone, con l’invenzione delle prime macchine di filatura e lo svilupparsi dell’intensiva coltivazione nel Nord America, divenne un prodotto di massa e il suo uso prevalse su quello del lino. Nel panorama odierno delle fibre tessili, il lino non emerge più per quantità, ma sicuramente primeggia in termini di qualità reale e di pregio percepito dal consumatore, beneficiando di un’immagine molto positiva: quella di prodotto naturale, un po’ elitario, raffinato ed elegante, che dona un tocco esclusivo a tutti gli utilizzi più classici, dall’abbigliamento ai rivestimenti d’arredo, dai tessuti per la casa alla biancheria per il letto, il bagno e la cucina.
of the present days, flax has been the object of a constant process evolution, and has succeeded in capturing a prominent space in the best textiles, always in line with the spirit of the times. Linum usitatissimum is the botanic name of the plant from which the fibre is obtained. A plant that was largely cultivated already by ancient Egyptians, Babylonians, Phoenicians, ancient Romans and other peoples in the Middle East. The definition itself attests to its intensive and very large use. Actually, flax reached the highest propagation in Europe in the Middle Ages, and not even the introduction of cotton by the Arabs, around
1300, succeeded in obscuring its predominance. Only in the 18th century, with the invention of the first spinning machines and the expansion of intensive growing in North America, cotton became a mass product, and its use surpassed that of linen. In the present-day arena of textile fibres, linen does no longer stand out for quantity, but it surely excels in terms of real quality and excellence perceived by the consumer, and benefits by a very positive image: that of a natural, a little elitist, refined and elegant product, which imparts an exclusive touch to all the most classical end-uses, from clothing to furnishings, from household fabrics to bed, bath and kitchen linens.
I tessuti e i prodotti finiti: nuove tecnologie per lo sviluppo Se è vero che i principi base della lavorazione del lino sono rimasti sostanzialmente invariati rispetto alle sue primitive applicazioni, è altrettanto vero che lo sviluppo tecnologico ha rivoluzionato molti aspetti del ciclo produttivo: velocità, efficienza, flessibilità, innovazione continua hanno fatto diventare la trasformazione e l’impiego del lino, un’opportunità non più riservata ad una ristretta cerchia di specialisti. Un altro aspetto fondamentale che ha incrementato la diffusione e l’apprezzamento dei manufatti in lino, è lo sviluppo di nuove tecniche di nobilitazione, con finissaggi e trattamenti che hanno migliorato le performance dei prodotti, conservando le ben note qualità di base tipiche della fibra. Dalle perfezionate lavorazioni dei tops, che li rendono sempre più regolari e raffinati, alla messa a punto di filati dalla torsione calibrata, per migliorare la mano dei tessuti, la resistenza alle
pieghe e la stabilità dimensionale. Dall’adozione dei telai più moderni alle nuove tecniche di tintoria, per colori più intensi e solidi o volutamente ed elegantemente sbiaditi. Fino alle più raffinate tecniche di trattamento sui tessuti, per via meccanica o chimica, con resine o enzimi, che influiscono profondamente sugli aspetti e sulle mani, rendendo disponibili tessuti dal tatto ora sostenuto ora più morbido, fino ad inaspettati jersey, soffici e leggerissimi. Anche le prestazioni “easy-care” vengono migliorate, con trattamenti che riducono la propensione alle pieghe e rendono disponibili lini praticamente non stiro, “fully washed” per non essere più soggetti a restringimento, lavabili in lavatrice e resistenti all’asciugatura in centrifuga. Anche l’adozione, già ricordata, delle miste di fibre diverse ha portato a significativi passi avanti nelle prestazioni dei tessuti: da non dimenticare infine l’ulteriore incremento del comfort dovuto all’uso di idonee percentuali di elastomero, che riesce a coniugare la modernità dello stretch
All’ingresso della mostra due figure metafisiche accolgono i visitatori. La “mummia”, rivestita in tessuto di puro lino, funge da album e si riempie via via delle firme degli intervenuti, a ricordo della loro visita At the entrance of the show, two metaphysical figures welcome visitors. The “mummy”, dressed with pure linen fabric, serves as an album which is gradually filled with the signatures of the participants, in memory of their visit
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LE FIBRE FIBRES
Un fascio di steli della pianta da cui si ricava il lino ricorda l’origine di questa pregiata fibra vegetale, ed è il punto di partenza di un raffinato processo, ben illustrato con immagini e campioni rappresentativi all’inizio del percorso espositivo A bunch of the plant stalks, from which linen is obtained, evokes the origin of this valuable vegetable fibre, and is the starting point of a refine process that is well illustrated, by pictures and representative samples, at the beginning of the exhibition course
con la tradizionale classe dei manufatti linieri, conciliando vestibilità e mano morbida con i tipici e inimitabili colori.
Il lino a Pitti Filati - Nostalgia di Futuro All’inizio dello scorso mese di febbraio, in occasione della edizione n° 58 di Pitti Filati, è stata organizzata una mostra, curata da Ornella Bignami e Gherardo Frassa, il cui tema “Nostalgia di futuro”, sottolineava appunto la volontà di illustrare questa materia, ricca non solo di storia e di tradizione, ma anche di futuro: una storia raccontata con installazioni simboliche e suggestive. In un allestimento semplice ed essen-
FABRICS AND FINISHED PRODUCTS: NEW DEVELOPMENT TECHNOLOGIES If it is true that the basic principles of flax processing have substantially remained unchanged in comparison with its original applications, it is equally true that the technological development has revolutionized many aspects of the production cycle: speed, efficiency, flexibility, continuous innovation, have transmuted the conversion and the use of linen into an opportunity no longer reserved to a narrow circle of specialists. Another fundamental aspect that has added to the spreading and appreciation of linen goods, is the development of new finishing TESSILE 38 SELEZIONE MAGGIO 2006
ziale emergevano infatti disegni, fotografie, sculture, filati, tessuti per abbigliamento e per arredamento, accompagnati da frasi emblematiche sul lino. Dal seme, alla pianta, al fiore, alla fibra, ai filati, il lino era il protagonista di un percorso al tempo stesso spettacolare e didascalico. Una occasione per ricordare come la fama del lino trova eco anche nella mitologia greca, con la leggendaria sfida tra Aracne e la dea Atena. Si narra infatti che Aracne, principessa di Cofolone, città della Libia famosa per la porpora, era un’abilissima tessitrice e tutti ritenevano che non avesse rivali sulla terra. Presa da un eccesso di superbia per tanta fama, Aracne volle mettere a con-
techniques, with finishes and treatments that have improved the product performance, maintaining the well-known basic qualities typical of the fibre. From the improved processing of tops, which makes them more and more uniform and refined, to the engineering of yarns with a calibrated twist, in order to better fabric handle, crease resistance and dimensional stability. From the adoption of the most modern looms to the new dyeing techniques, for deeper, faster, or deliberately, smartly faded colours. Through to the most refined techniques of fabric treatment, either by mechanical or chemical methods, with resins or enzymes, which deeply influence
appearance and handle, thereby producing fabrics with a feel that is now firm now softer, through to unexpected, soft and ultralight jerseys. The “easy-care” performance too, is improved by treatments that reduce the tendency to crease and generate virtually “noiron” linen materials, fully washed to prevent further shrinkage, machine washable and resistant to tumbler drying. Also the already mentioned use of blends of different fibres has led to a significant progress in fabric performance: worth mentioning is also the further increase in comfort, due to the use of suitable percentages of elastomer, which conjugates the modernity of stretch with the
Recenti ricerche hanno accertato che il sonno tra lenzuola di lino è più profondo e rilassato. Anallergico per eccellenza, il lino non trattiene la polvere, protegge dalle irritazioni e favorisce anche il benessere termico del corpo Recent research works have established that linen sheets contribute to a deeper and more relaxed sleep. Anallergic, par excellence, linen does not retain dust, it protects from irritations and favours moreover the body thermal comfort
fronto la sua abilità con quella della stessa Atena. La dea, prima di accettare la sfida, volle esaminare un lavoro fatto da Aracne. Le portarono un mantello di lino intessuto dalla giovane principessa, in cui erano rappresentate scene di vita degli dei. Minerva dopo averlo esaminato attentamente e averlo trovato perfetto, lo lacerò, urlando di furore e, per punire la superbia di Aracne, la trasformò in un ragno, costringendola così a tessere eternamente esili e incolori ragnatele. Tornando alla realtà dei giorni nostri, recenti ricerche hanno accertato che il sonno tra lenzuola di lino è più profondo e rilassato.
Anallergico per eccellenza, il lino non trattiene la polvere, protegge dalle irritazioni e favorisce anche il benessere termico del corpo. Morbido, carezzevole, protettivo, fresco, pulito, il lino si presenta con mille aspetti, trame e mani originali, grazie alla maestria di chi oggi lavora questa materia di grande tradizione. In casa il lino arricchisce l’arredamento con tendaggi preziosi, velluti e damaschi, grosse tele e poi lenzuola, tovaglie, asciugamani di grande raffinatezza. Tutte queste sugge-
traditional class of linen manufactured goods, matching wearability and soft handle with the typical and inimitable colours. LINEN AT PITTI FILATI – NOSTALGIA DEL FUTURO Early in February, on the occasion of the 58th Pitti Filati, a show was organized by Ornella Bignami and Gherardo Frassa, whose theme “Nostalgia del Futuro” underscored exactly the will to illustrate this material, rich not only in history and tradition, but also in future: a history spelled out by symbolic and evocative installations. Standouts in a simple and essential setting were in fact designs, photographs, sculptures, yarns,
Lo spazio del colore si attraversa tra leggere strutture metalliche, ondulate e vibranti, che danno una particolare impalpabile evidenza alle raffinate ed inimitabili tonalità tipiche del lino One crosses the colour space amid light metallic, wavy and vibrating structures, which provide a special impalpable evidence to the refined and inimitable shades typical of flax
SELEZIONE TESSILE MAGGIO 2006
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In un allestimento semplice ed essenziale emergono disegni, fotografie, sculture, filati, tessuti per abbigliamento e per arredamento. In questo episodio il lino strizza l’occhio al mondo del cinema, con lo sguardo ammiccante di George Clooney Designs, photographs, sculptures, yarns, and clothing and furnishing fabrics stand out in a simple and essential setting. Here, linen winks at the cinema world, through George Clooney’s tempting glance Le installazioni si ispirano all’arte e rendono omaggio ad artisti di grande fama. Qui è la volta di Andy Warhol e del suo celeberrimo ritratto di Marilyn Monroe, reinterpretato in puro lino bianco, con un raffinato effetto di monocromo Installations draw inspiration from the art and pay homage to artists of great renown. Here it is the turn of Andy Warhol and of his very famous portrait of Marilyn Monroe, re-interpreted in white pure linen, with a refined monochromatic effect
clothing and furnishing fabrics, accompanied by emblematic sentences about linen. From the seed, to the plant, to the flower, to the fibre, to the yarns, linen was the stellar performer of an arrangement that was spectacular and didactic at the same time. An event that recalled that the linen reputation was known also in the Greek mythology, due to the legendary challenge between Arachne and Athena. In fact, the story goes that Arachne, the princess of Cofolone, a town in Libya famous for the Tyrian purple, was a very skilful weaver and everybody believed that she had no rivals on earth. Swollen with pride for being so famous, Arachne wanted to compare her ability with TESSILE 40 SELEZIONE MAGGIO 2006
Aeree figure di fantasia sostengono i tessuti del futuro, con effetti che proiettano il lino nel mondo dell’innovazione. I nuovi finissaggi hanno migliorato le performance dei prodotti, conservando le ben note qualità di base tipiche della fibra Aerial fancy figures support the fabrics of the future, through effects that cast linen into the world of innovation. The new finishes have improved the product performance, maintaining the well-known basic qualities typical of the fibre
stioni erano ben espresse dalle installazioni della mostra, che si ispiravano all’arte di vari periodi storici, rendendo omaggio a maestri di grande fama, con sculture ed aeree figure di fantasia, a sostegno dei lini del futuro, con effetti, mischie, finissaggi che proiettano il lino nel mondo dell’innovazione. La realizzazione della mostra è stata resa possibile grazie al contributo di Linificio e Canapificio Nazionale, Centro Lino Italiano, Masters of Linen, nonché si è avvalsa del concreto supporto di Vittorio Solbiati ed Emanuele Castellini. Le opere esposte erano realizzate su disegni originali di Francesca Grazzini, Alessandro Guerriero, Franca Silva e Maddalena Sisto. La galleria fotografica presentata in queste pagine evidenzia, molto meglio delle parole, i contenuti visuali e concettuali espressi dalla mostra.
that of Athena herself. Prior to taking up the challenge, the goddess asked to examine the work made by Arachne. They brought her a linen mantle woven by the young princess, on which scenes of gods’ life were reproduced. Minerva examined it carefully and having found it perfect, she tore it screaming with fury and, to punish Arachne for her pride, she turned her into a spider, thus obliging her to eternally weave fine and colorless cobwebs. Going back to the reality of present days, recent research works have ascertained that linen sheets assure a deeper and more relaxed sleep. Anallergic, par excellence, linen does not retain dust, it protects from irritations and favours
furthermore the body’s thermal comfort. Soft, caressing, protective, cool, and clean, the linen features a thousand and one aspects, original weaves and handles, thanks to the masterly skill of those who today process this material of great tradition. In the house, linen embellishes the interior decoration with valuable curtainings, velvets and damasks, coarse cloths, as well as very refined sheets, tablecloths, and towels. All these suggestions were well expressed by the show installations, which drew inspiration from the art of the various historical periods, paying homage to very famous master, through sculptures and aerial fancy figures, supporting
Raffaello Napoleone, (al centro) Amministratore Delegato di Pitti Immagine, è qui ritratto alla inaugurazione dell’evento, tra una sorridente Ornella Bignami, ideatrice e curatrice della mostra, e Angelo Figus, mente creativa dell’area tendenze di Pitti Filati Raffaello Napoleone, (in the middle) managing director of Pitti Immagine, is pictured here at the opening cerimony, among a smiling Ornella Bignami, the author and editor of the show, and Angelo Figus, the creative mind of the trend area of Pitti Filati
the linen of the future, with effects, blends and finishes that cast this fibre into the world of innovation. The show was made possible thanks to the contribution of Linificio e Canapificio Nazionale, of Centro Lino Italiano, of Masters of Linen, and it could furthermore rely on the concrete support of Vittorio Solbiati and Emanuele Castellini. The works displayed were based on original designs from Francesco Grazzini, Alessandro Guerriero, Franca Silva and Maddalena Sisto. The picture gallery presented on these pages highlights, better than words, the visual and conceptual contents expressed by the show.
LE FIBRE FIBRES di Giorgio Belletti
Il primo anello assemblea annuale di Assofibre, l’Associazione delle fibre artificiali e sintetiche di Federchimica, ha rappresentato l’occasione per un aggiornamento sulle dinamiche del mercato mondiale, europeo ed italiano delle materie prime tessili “man made”, ma non solo. È stato anche possibile ricavarne uno scenario per le nostre imprese, nel breve e medio termine, e, grazie alla presenza di ospiti quali Paolo Zegna, presidente di SMI–ATI, e Franco Piunti, presidente di Tessile e Salute, analizzare temi di importanza strategica, come la difesa del consumatore e del Made in Italy. Un’audience particolarmente attenta e reattiva ha contribuito ad approfondire ulteriormente le tematiche più attuali del tessile, con interventi che hanno spaziato dall’innovazione di prodotti e processi al ruolo della formazione professionale, alla necessità di miglior interazione con la ricerca e l’Università.
L’
THE FIRST LINK «The textile chain innovation can but start from the fibre world», Paolo Piana, president of Assofibre, said. «Actually, fibres represent an essential link for maintaining our leadership position in the textile-clothing chain. But structural changes are needed for the relaunching of the sector, to begin with the energy cost». The annual assembly of Assofibre – the Manmade Fibres Association of Federchimica – provided the opportunity for an update of the TESSILE 38 SELEZIONE OTTOBRE 2006
«L’innovazione, nella catena tessile, non può che iniziare dal mondo delle fibre» ha detto Paolo Piana, presidente di Assofibre. «Le fibre, infatti, rappresentano un anello indispensabile per mantenere la nostra leadership nella filiera del tessile/abbigliamento. Ma servono cambiamenti strutturali per il rilancio del settore, a cominciare dal costo dell’energia»… Le fibre nel mondo, in Europa, in Italia Il mercato mondiale delle fibre ha evidenziato, negli ultimi 10 anni, una forte crescita (+56%, ad un tasso medio annuo del 4,6%), trainata soprattutto della Cina, che fin dal 1998 è il maggior produttore, ed è arrivata a rappresentare, nel 2005, ben il 42% del totale. Qualche segnale di diffi-
dynamics of the world, European and Italian markets of the man-made textile (an non-textile) raw materials. It was also possible to get from event a scenario for our businesses in the short and middle term, and to examine themes of strategic importance, such the consumer and the Made in Italy protection, thanks to the presence of guests such as Paolo Zegna, president of SMI-ATI, and of Franco Piunti, president of Tessile e Salute (Textile and Health). An especially attentive and reactive audience has contributed to further investigate the most topicol themes of the textile sector, with
speeches that ranged from product and process innovation to the role of vocational training, to the need of a better interaction with research and Universities. THE FIBRES IN THE WORLD, IN EUROPE, IN ITALY Over the past ten years, the world fibre market has shown a strong growth (+56%, at an annual average rate of 4.6%), dragged upwards especially by China, which since 1998 is the major producer, representing as it did in 2005, a cool 42% of the total. However, some signs of difficulties are being felt also at global level. In fact, last year, the lowest growth rate of the last five-year period
coltà si sta però facendo sentire anche a livello globale. L’anno scorso si è registrato infatti il più basso tasso di crescita della domanda di fibre dell’ultimo lustro: +3% circa per le fibre in generale, solo +1,5% per le fibre man made. Il mercato delle fibre artificiali e sintetiche è stato condizionato sia dai fortissimi aumenti del costo delle materie prime di derivazione petrolifera, sia dalla concorrenza del prezzo del cotone, arrivato a livelli bassissimi, grazie anche ai sussidi pubblici, che vanno a sostenere artificiosamente più della metà della produzione mondiale. In Europa le fibre soffrono in maniera ancora più accentuata, non solo per la crisi della produzione tessile (-5,1% nel 2005), ma anche per le crescenti importazioni, e le quantità sono calate del 5%. Malgrado la domanda europea di T/A sia in costante crescita (+2,2% all’anno nel decennio 1995 – 2005), i produttori di fibre registrano consumi industriali in calo (per la crisi della produzione interna e per la delocalizzazione) e forti difficoltà all’esportazione (per la minor competitività rispetto ai produttori asiatici). Il consumo di fibre è diminuito del 7%, con cali sensibili nell’abbigliamento ed una più lieve flessione nell’arredamento. In controtendenza si presenta invece il settore delle applicazioni tecniche e industriali, che hanno rappresentato il 28% del totale nel 2005 e si prevede raggiungeranno il 35% nel 2011, confermandosi un settore strategico su cui puntare. In Italia, dal 2000, la produzione di fibre è diminuita di oltre il 30%, e gli addetti sono scesi del 40%. Nel 2005, a fronte di una diminuzione del 9,3% delle quantità, il fatturato è calato del 5,8%, attestandosi a 1,6 miliardi di euro. I primi da-
was recorded in fibre demand: about +3% for fibres in general, +1.5% for man-made fibres. The artificial and synthetic fibre market is conditioned both by the very high increases in the cost of oil-derived raw materials, and by the competition of cotton prices which have reached very low levels, thanks also to the public subsidies which artificially support more than the half of the world production. In Europe, fibres are suffering even more, not only because of the crisis of textile production (-5.1% in 2005) but also because of the mountig imports, and quantities have dropped by 5%. Even though the European
demand for textiles and clothing is steadily rising (+2.2% yearly in the decade 19952005), fibre producers are experiencing a decreasing mill consumption (due to the crisis of the domestic production and to delocalization) and strong difficulties in export (bcause of lower competitiveness vis-àvis Asian producers). Fibre consumption has declined by 7%, with considerable drops in clothing and a slighter fall in furnishings. The sector pf technical and industrial applications is conversely going against the trend, having accounted in 2005 for 28% of the total, and it is expected that they will reach 35% in 2011, thereby confirming to be a strategic
sector to rely on. Since 2000, fibre production in Italy has decreased by over 30%, and employees have dropped by 40%. In 2005, following a 9.3% decline in quantity, the turnover fell by 5% to 1.6 billion EUR. The first 2006 data still show some signs of malaise, but the trend is slightly improving and a modest pick-up (+0.5%) is expected. As regards our country, Paolo Zegna explained that «the situation is most worrying on the cost front, due to the raw materials which, since 2004 have shot up by 33%, and to energy which in Italy costs up to 30% more and, in the fibre production, affects by 20% the value added. SELEZIONE TESSILE OTTOBRE 2006
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LE FIBRE FIBRES
Tre presidenti a confronto per parlare di fibre, difendere il consumatore e salvaguardare il Made in Italy: da sinistra - Paolo Piana, presidente di Assofibre, Paolo Zegna, presidente della Federazione SMI - ATI, Franco Piunti, presidente dell’associazione Tessile e Salute Three presidents gathered together to talk about fibres, consumer protection, and safeguard of the Made in Italy: from left Paolo Piana, chairman of Assofibre, Paolo Zegna, chairman of the SMI-ATI Federation, Franco Piunti, chairman of the Textile and Health Association
ti del 2006 indicano ancora qualche situazione di sofferenza, ma il trend è in leggero miglioramento e si prevede un modesto recupero (+0,5%). A proposito del nostro Paese, Paolo Piana ha sottolineato che «la situazione è molto preoccupante sul fronte dei costi, a causa delle materie prime, aumentate del 33% dal 2004, e dell’energia, che in Italia costa fino al 30% in più, e, nella produzione delle fibre, incide per il 20% del valore aggiunto. Per quanto riguarda la ricerca» – Piana ha aggiunto – «ricordiamo come l’innovazione, nella catena tessile, non possa che venire dal nostro mondo e ne sentiamo la responsabilità. Le fibre infatti rappresentano un anello vitale per mantenere la nostra leadership nella filiera del tessile/abbigliamento. Vi è ancora un ampio spazio di sviluppo nelle applicazioni tecniche, al di fuori del tessile tradizionale, dove le imprese italiane possono esprimere al meglio la propria competenza innovativa». «Nonostante la crisi di mercato» – ha aggiunto Piana –
As regards research – Piana added – «it is worth reminding how innovation in the textile chain can but come from our world, and we feel the responsibility for this. As a matter of fact, fibres are a crucial link in maintaining our leadership in the textile-clothing chain. There is still ample scope for development in technical applications, outside traditional textiles, where Italian companies can express at best their innovative expertise. Despite the market crisis – Piana added – «the Italian fibre industry has kept up a high-level technological capability, it has a corporate heritage consisting of managers, culture and state-of-the-art technical know-how, and has TESSILE 40 SELEZIONE OTTOBRE 2006
«l’industria italiana delle fibre ha mantenuto una capacità tecnologica di alto livello, ha un patrimonio aziendale fatto di manager, cultura e conoscenza tecnica sempre all’avanguardia e ha dimostrato di saper reagire con operazioni di consolidamento ed espansione all’estero». Ogni azienda ha infatti operato, sia al proprio interno, sia
demonstrated to be able to react through strengthening and expansion operations abroad». Actually, each concern has acted, both inhouse, and through outside operations to reorganize and remain competitive on the market. Plant shutdowns, unifications and mergers were made in order to recover productivity, economies of scale and competitiveness. Such is the case, just to quote one example, of Bembergcell, the cellulosic fibre centre spun off from the merger of three companies, which has become the European leader in the production of artificial filament yarns. For
months talk has been going on about the possible merger between Nylstar and Radicifibres, which would create another absolute European leader in the production of textile nylon filament yarn. In this scenario, Italian businesses are demonstrating a growing tendency to invest abroad. After the new plants started up in Eastern Europe, the latest examples concern the joint venture of Montefibre in China, the investments of Politex Freuderberg in Russia and those made by Sinterama in Turkey. CONSUMER PROTECTION IS DOING WELL TO THE MADE IN ITALY
con operazioni esterne, per ristrutturarsi e rimanere competitiva sul mercato. Si è assistito a chiusure di impianti e ad accorpamenti e fusioni, per recuperare produttività, economie di scala e competitività. È il caso, per far solo un esempio, di BembergCell, il polo delle fibre cellulosiche nato dalla fusione di tre imprese, che ha dato origine al leader europeo nella produzione di fili artificiali. Da mesi è in discussione la fusione tra Nylstar e Radicifibres, che creerebbe un altro leader europeo assoluto, nella produzione di filo nylon tessile. In questo scenario le imprese italiane stanno dimostrando una crescente propensione per gli investimenti all’estero. Dopo i nuovi impianti avviati nell’Est Europeo, gli ultimi esempi riguardano la joint venture di Montefibre in Cina, gli investimenti di Politex Freudemberg in Russia e quelli di Sinterama in Turchia.
Difendere il consumatore fa bene al made in Italy A margine dell’Assemblea si è svolto un dibattito sul tema: “Come difendere insieme consumatore e industria tessile”. È questo un argomento di grande attualità, per via del crescente rischio che può derivare dalla importazione di manufatti tessili di origine extracomunitaria, che entrano sul nostro mercato senza gli stessi controlli e prescrizioni cui devono sottostare le produzioni europee. Paolo Piana ha sottolineato che, per contrastare il fenomeno, bisogna agire in due direzioni. Da un lato occorre realizzare una forte alleanza del mondo della produzione con il mondo della Sanità e con i consumatori, al fine di impedire la circo-
The question “How to protect consumer and textile industry at the same time” was discussed in parallel with the assembly. This is a subject of great topical interest, in view of the increasing risk that can be caused by the imports of textile goods of extracommunity origin, which enter our market without the same controls and rules European products are subject to. Paolo Piana underlined that, in order to contrast this phenomenon, it is necessary to act in two directions. On the one hand, the production world must enter into a strong alliance with the Health world, and with Consumers, to the end of preventing the
lazione, sul territorio nazionale, di articoli tessili che possano rilasciare sostanze che pongano rischi alla salute, e nel contempo perseguire l’obiettivo di valorizzare il prodotto di qualità. Dall’altro si deve operare affinché i prodotti siano immessi nel mercato con una comunicazione completa, trasparente e verificabile; promuovere l’adozione di capitolati di acquisto nella grande distribuzione nei quali si impongano, per i prodotti importati, tutte quelle restrizioni cui sono giustamente sottoposte le produzioni e i prodotti europei. Su questi temi è intervenuto anche Paolo Zegna, presidente di Federazione SMI-ATI (Federazione Imprese Tessili e Moda Italiane) che ha commentato: «Abbiamo messo al centro della nostra strategia, a sostegno del settore e del Made in Italy, il consumatore, ovunque compri e ovunque consumi. La “sovranità” del consumatore deve essere perseguita
circulation, on the national territory, of textiles that can release substances that can be hazardous to health and, at the same time, focusing on the enhancement of quality products. On the other hand, it is necessary that products should enter the market with a complete, transparent and verifiable communication; care should also be taken to promote the adoption, by the largescale retail trade, of purchase specifications which enforce on imported goods, all the restrictions that European production and goods are rightly subject to. These hemes were dealt with also by Paolo Zegna, president of the SMI-ATI Federation
(Italian Textile and Fashion Companies Federation) who commented: “The centre of attention of our support strategy for both the sector and the Made in Italy, is the consumer, wherever he buys and wherever he consumes. The ‘sovereignty’ of the consumer should be pursued, giving him the possibility of making well-informed and rational choices: hence our aim to come, at European level, to the application of a compulsory label of origin for the imported textiles and clothing just like, on the other hand, it is already being done in Japan and the United States”. Moreover, Paolo Zegna is also convinced that to protect our manufacturing industry, SELEZIONE TESSILE OTTOBRE 2006
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LE FIBRE FIBRES
dandogli la possibilità di fare scelte informate e razionali: da qui il nostro obiettivo di arrivare, a livello europeo, all’apposizione dell’etichettatura di origine obbligatoria per i prodotti tessili-abbigliamento importati, come peraltro già avviene in Giappone e negli Usa». Paolo Zegna ha anche espresso la convinzione che, per difendere la nostra industria manifatturiera, salvaguardando le imprese e i relativi posti di lavoro, non occorrono misure protezionistiche, ma si deve riposizionare l’intero sistema su produzioni dove non sia il prezzo il fattore determinante. «Solo facendo leva su ciò che evoca, nel consumatore di tutto il mondo, il Made in Italy, inteso come sintesi di creatività, qualità e servizio, potremo ottenere quel premio di prezzo che ci metta al riparo da una concorrenza basata principalmente sul costo del lavoro. Nel concetto di qualità rientra il rispetto degli standard ecologici e di sicurezza del prodotto, vale a dire l’assenza di sostanze pericolose per la salute dell’uomo, in tutte le fasi della lavorazione, assicurando un ulteriore valore aggiunto al Made in Italy». Franco Piunti ha proposto l’Associazione Tessile e Salute, di cui è presidente, quale Tavolo permanente di confronto e dialogo con le Istituzioni, cioè con i rappresentati del mondo del lavoro, gli imprenditori, la grande e piccola distribuzione e le associazioni dei consumatori, nonché con esperti del settore tessile e della sanità. «L’avvenire del tessile in Europa» sostiene Piunti «sarà condizionato dallo sviluppo di tecnologie ad alto valore aggiunto, coniugate con la volontà di rispettare l’ambiente e le risorse naturali, che permettano di presidiare una numerosa serie di “nicchie” di mercato. Le imprese tessili hanno
safeguarding both companies and respective jobs, there is no need to resort to protectionist measures, but what is necessary is to reposition the whole system on a production where the price is no longer the decisive factor. “Only by playing on what the Made in Italy evokes, in the consumer all over the world, as a compendium of creativity, quality and service, we’ll we be able to achieve that price premium which shelters us from a competition chiefly based on labour cost. The quality concept embodies the compliance with the ecological and safety standards of the product, that is to say absence of substances dangerous to human TESSILE 42 SELEZIONE OTTOBRE 2006
quindi l’assoluta necessità di realizzare prodotti con un elevato contenuto tecnologico, complessi e multifunzionali, per produrre i quali occorre una visione sempre più interdisciplinare, che sappia coniugare la Chimica e la Fisica con la Biologia». La complessità dei progetti che ne derivano fa si che il pilastro dello sviluppo tessile del futuro saranno le “reti”, che mettano in sinergia imprese, organismi di ricerca e di formazione, associazioni professionali e dei consumatori. Dal pubblico, particolarmente attento e qualificato, sono quindi venuti numerosi spunti di riflessione, che si sono aggiunti al già ricco panorama delineato dai relatori. Chi ha ricordato che alla messa in sicurezza dei prodotti deve corrispondere anche l’assunzione di una responsabilità sociale da parte delle imprese, talvolta coinvolte, sui mercati a basso costo, in processi produttivi non rispettosi dell’ambiente, o in forme di sfruttamento del lavoro minorile. Chi ha sottolineato la necessità di un dialogo anche con il mondo del meccanotessile, unito a un rilancio della cultura chimico – tessile ed alla diffusione di una più positiva percezione del settore, la cui crisi, fin troppo conclamata, rischia di allontanare i giovani dalle scuole destinate a formare gli operatori ed i manager di domani. Chi ha richiamato l’esistenza di forme volontarie di certificazione di prodotto e di processo, che già oggi pongono le aziende in condizione di aggiungere valore alle proprie produzioni, senza attendere l’introduzione di normative obbligatorie. Chi infine ha sollecitato le aziende ad una più intensa collaborazione con Istituti di Ricerca ed Università, per un fattivo scambio di spunti ed orientamenti, in
health, in all the processing phases, thereby ensuring an additional value added to the Made in Italy”. Franco Piunti, suggested the Textile and Health Association, of which he is the chairman, to act as a permanent encounter and intercommunication Table with the Institutions, that is with the representatives of the labour world, with the entrepreneurs, the small and large-scale retail distribution and the Consumer Associations, as well as with experts of the textile and healthcare sectors. «The future of the textile industry in Europe» Piunti claims, «will be conditioned by the development of high value added
technologies – conjugated with the will to respect the environment and the natural resources – which shall permit to cover a numerous series of market niches. Textile companies have therefore the absolute need to develop products with a high technological content, products that are complex and multipurpose, whose production calls for a more and more interdisciplinary vision, capable of conjugating Chemistry and Physics with Biology». The complexity of the projects stemming from this will make “networks” become the cornerstone of the future textile development; they shall contribute to foster synergies
La filiera, rappresentata al centro dell’immagine, è il dispositivo attraverso il quale un polimero viene estruso, a formare i filamenti che costituiscono il filo o la fibra. Il prodotto di quella filiera è il primo anello della catena tessile, il vero motore dell’innovazione nei più diversi settori applicativi: abbigliamento fashion e hi-tech, arredamento, carpeting, automotive, usi tecnici, impieghi protettivi, medicali e industriali The spinneret, portrayed in the centre of the photo, is the device through which a polymer is extruded, to form the filaments which make up the filament yarn or the fibre. The product of that spinneret is the first link in the textile chain, the real propelling power for innovation in the most different application sectors: fashion and high-tech clothing, furnishings, carpetings, automotive, technical uses, protective, medical and industrial applications
grado di concretare nuovi progetti originali. A questo proposito ci piace concludere con una affermazione, quanto mai condivisibile, di Paolo Piana «Assofibre ha avviato un dialogo con le realtà del CNR e delle Università impegnate su temi che possono interessare il mondo delle
among enterprises, research and training organizations, professional and consumer associations. The particularly attentive and skilful audience made numerous a-propos suggestions that added on to the already ample picture outlined by the speakers. Somebody pointed out that the production of safe products should be matched with a social responsibility by the companies that at times are involved, in the low-cost countries, in production processes not conforming to the environment protection, or in forms of exploitation of juvenile work. Someone stressed the need of intercommunication also
fibre: ne sono emersi molti stimoli per una maggiore collaborazione, che però deve basarsi su un più forte orientamento alle concrete esigenze industriali da parte della ricerca pubblica, cui è necessario corrisponda una crescente cooperazione da parte delle imprese».
with the textile machinery world, together with a relaunching of the chemical-textile culture, and the dissemination of a more positive feeling for the sector, whose too much proclaimed crisis risks to keep youth away from the schools intended to train and educate the operators and managers of tomorrow. Someone else reminded of the existence of spontaneous forms of product and process certification, which already today enable companies to add value to their production, without awaiting the introduction of compulsory regulations. Finally, others demanded a more intensive co-operation with Research Institutes and Universities, for an
effective exchange of ideas and guidelines, capable of giving a concrete form to new original projects. And in this connection, we conclude with a most shareable statement by Paolo Piana: «Assofibre has established a relationship with the centres of the CNR and of the Universities committed to themes that can interest the fibre world: many are the stimuli emerged for a greater co-operation, which should however be more strongly oriented – on the public research’s side – towards the concrete industrial needs, a course that should necessarily be tallied with a growing collaboration from companies». SELEZIONE TESSILE OTTOBRE 2006
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Le fibre Fibres di Giorgio Belletti
La crescita non abita più qui? L’annuale Conferenza di Assofibre – CIRFS fornisce sempre buoni spunti per valutare il mercato delle fibre e le dinamiche globali della produzione tessile. Le cifre indicano che, mediamente, le quantità prodotte continuano ad aumentare, ma una più attenta analisi evidenzia che la crescita è quasi tutta in Cina, ed è trainata dallo sviluppo di un’unica fibra, il poliestere. Calano i consumi di cotone, lana e acrilico, si riduce il numero delle aziende tessili italiane e dei loro occupati (però il fatturato del nostro T/A da due anni è tornato a crescere)...
L
o scenario internazionale per l’industria delle fibre appare, a una prima analisi, abbastanza dinamico e favorevole: per il 2007 si parla di una crescita del 4,4%, quasi esclusivamente trainata dall’industria tessile asiatica. Le fibre man-made registrano i risultati migliori, con la produzione di fibre sintetiche in crescita di quasi il 9%. Negativi sono invece i trend registrati nel mondo da cotone, lana e acrilico (rispettivamente -3,9%, -2,7% e -4,3% sul 2006). Una più attenta analisi evidenzia – ma non è certo una novità – che vi sono fibre che guadagnano più
IS GROWTH STILL LIVING HERE? The annual Conference of Assofibre – CIRFS always gives good indications for the evaluation of the fibre market and of the global dynamics of textile production. Figures show that, on average, the quantities produced continue to increase, but a more careful analysis reveals that the growth occurs almost entirely in China, and is prodded by such an upwards tugging factor as the development of just one fibre: polyester. Consumption of cotton, wool and acrylics is falling, the number of Italian tessile 38 selezione settembre 2008
terreno di altre. Il poliestere, cresciuto ancora dell’11,2% nel 2007, è senza dubbio la fibra che spicca sull’intero comparto. Buoni risultati sono stati registrati anche dalle fibre poliolefiniche e, soprattutto, dalle cellulosiche (o artificiali, +16,4%). Queste ultime godono di due importanti vantaggi rispetto alle sintetiche: non soffrono il caro petrolio e sono percepite dagli utilizzatori come “fibre verdi”, pur essendo anch’esse un prodotto della chimica. L’acrilico conosce invece in tutto il mondo (Cina compresa) un trend negativo, causato soprattutto dagli alti costi della princi-
textile mills and of their employees is shrinking (but over the past two years, the turnover of our textile-clothing sector has been rising again)... At a first analysis, the international scenario of the fibre industry appears to be quite dynamic and favourable: for 2007, mention is made of a 4.4% growth, almost exclusively spurred by the Asian textile industry. Man-made fibres post the best results, with the production of synthetic fibres shotting up nearly 9%. On the contrary, the trends recorded in the cotton, wool, and acrylics world are negative (respectively –3.9%, -2.7% and –4.3% over 2006). A more careful analyis shows – but for sure it is no novelty – that there
are some fibres that gain more ground than others. Polyester, which in 2007 surged again 11.2%, is no doubt the fibre that stands out in the entire sector. Good results are registered also by polyolefin and (especially) cellulosic or artificial fibres (+16.4%). The last mentioned ones benefit from two important advantages compared to synthetics: they are not affected by the high-cost oil and are perceived by users as “green fibres”, although they too, are a chemistry product. Conversely, acrylics are witnessing a negative trend all over the world (including China), due especially to the high costs of the main raw material (acrylonitrile), while a slight slippage has been witnessed also by polyamide fibres (-0.7%).
pale materia prima, l’acrilonitrile, mentre un lieve calo è registrato anche dalle fibre poliammidiche (-0,7%). Tuttavia, la vera distinzione che si rende necessaria è quella geografica. Nel 2007 circa il 56% delle fibre man-made è stato prodotto in Cina. Negli ultimi lustri la localizzazione della produzione ha subito drastiche trasformazioni: se, nel 1990, l’Europa Occidentale rappresentava ancora il 18% della produzione mondiale di fibre sintetiche, oggi non raggiunge il 7%. A seguito della crescente globalizzazione del mercato, i Paesi dell’area asiatica sono passati da una quota del 28% nel 1990 a una produzione di fibre sintetiche che copre oggi circa il 76% del totale mondiale. Guardando ai problemi di casa nostra, il 2007 è stato ancora un anno difficile per l’industria italiana delle fibre man-made, che ha registrato sensibili cali nella produzione, causati sia dalla chiusura di impianti, sia dagli alti livelli dei costi di produzione, che diminuiscono la competitività. I volumi prodotti sono scesi di oltre il 16% nel confronto con il 2006, mentre la riduzione del fatturato si è attestata intorno al 10%. Questa disparità tra valori e volumi prodotti, comune a gran parte dei Paesi dell’Europa Occidentale e del Nord America, è considerata il risultato di un processo, in corso da tempo, di riposizionamento competitivo su produzioni a più alto contenuto tecnologico, caratterizzate da elevato valore aggiunto e volumi produttivi più ridotti. Si è tuttavia indotti a dubitare che ciò sia sufficiente a invertire la tendenza, perché è di questi giorni (fine giugno 2008 n.d.r.) la notizia delle serie difficoltà in cui versa anche la Diolen Industrial Fibres BV, che, nei propri stabilimenti in Olanda
However, the true distinction that ought to be made is the geographical one. In 2007, about 56% of man-made fibres was produced in China. Over the past five-year periods, the production location has undergone drastic changes: whereas in 1990, Western Europe still represented 18% of the world production of synthetic fibres, today it doesn’t reach 7%. Following the expanding market globalization, the countries of the Asian area have climbed from a share of 28% in 1990 to a production of synthetic fibres that accounts today for about 76% of the world total. Taking a look at the Italian problems, 2007 has again been a difficult year for the Italian man-made fibre industry, which has recorded
considerable production drops, caused both by the shutdown of plants, and by the high levels of the production costs, which decrease competitiveness. The quantities produced have declined by over 16% in comparison with 2006, while the turnover reduction has stabilized at about 10%. This difference in values and volumes produced, common to most nations of Western Europe and North America, is considered the result of a process – that has been long under way – of a competitive repositioning on more high-tech products, characterized by high value added and lower production volumes. However, one can be led to doubt that this is sufficient to reverse the trend, because just in these days (author’s note: end of June 2008) the news was
heard of the serious difficulties run into also by Diolen Industrial Fibres BV which, at its factories in Holland and Germany, already produces some innovative raw materials for technical and industrial uses, on whose further development many observers pin their hopes of relaunch and survival of the man-made fibres sector in Europe. stay competitive According to Assofibre – CIRFS, forecasts for the current year remain very cautious, if not pessimistic. In point of fact, a climate of strong instability of the reference markets is persisting, which will hardly decrease in the course of the year. The Asian competition, relying on its low production costs, prevents Italian and European selezione tessile settembre 2008
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Le fibre Fibres
e Germania, già produce alcune innovative materie prime per usi tecnici e industriali, nel cui ulteriore sviluppo molti osservatori ripongono la speranza di rilanciare e far sopravvivere il settore della fibre man made in Europa.
Andamento fatturato industria tessile italiana Turnover trend of the Italian textile industry (Milioni di euro/million euros 2002-2007)
Rimanere competitivi Le previsioni per l’anno in corso, secondo Assofibre–CIRFS, restano molto caute, se non pessimistiche. Persiste, infatti, un clima di forte instabilità dei mercati di riferimento, che difficilmente si ridurrà nel corso dell’anno. La concorrenza asiatica, resa forte dai bassi costi di produzione, impedisce alle aziende italiane ed europee il trasferimento dei maggiori oneri a valle. L’industria italiana delle fibre chimiche si trova perciò schiacciata tra gli alti prezzi delle materie prime (aumentate in media del 5% nel solo 2007) e dell’energia (che le industrie italiane pagano fino al 40% in più rispetto ai principali concorrenti europei) da un lato, e, dall’altro, l’incapacità di trasferire
Il contributo delle “4 A” del Made in Italy al saldo della bilancia commerciale italiana con l’estero The positive contribution of the “4 A” of the Made in Italy to the foreign Italian trade balance
tali aumenti sui prezzi dei suoi prodotti finiti. Una condizione migliore di quella dell’industria delle fibre sembrano invece avere, come si diceva all’inizio, le cosiddette “4 A” del nostro settore manifatturiero: Alimentari e vini, Arredo casa, Automazione meccanica e plastica, Abbigliamento moda e cosmetici. È quanto emerso, nel corso della conferenza, dalle parole e dai dati del Prof. Marco Fortis, vice presidente della Fondazione Edison e docente di economia industriale e commercio estero all’Università Cattolica, che ha portato una ventata di inaspettato ottimismo. La premessa è stata che, per il nostro Paese, «continuare a produrre manufatti non significa arretratezza», come invece sostengono alcuni osservatori, se-
Fonte/source: Fondazione Edison, dati Istat
companies to transfer downstream the higher charges. The Italian man-made fibre industry is therefore squeezed, on the one hand, by the high prices of raw materials (risen on average by 5% only in 2007), of energy (that Italian businesses pay up to 40% more than its main European competitors) and, on the other hand, by the inability to transfer such increases onto the prices of its finished products. A condition better than the fibre industry’s one is apparently witnessed by, as mentioned at the beginning, the so-called “4 A” of our manufacturing sector: Foodstuffs and wines, Household furnishings, Mechanical and plastic automation, Fashion apparel and cosmetics (in italian: Alimentari e vini, Arredo tessile 40 selezione settembre 2008
Fonte/source: Smi-Ati, dati Istat
(Miliardi di euro/billion euros)
condo i quali «l’Italia è stata spesso indicata come un Paese troppo appiattito sul settore manifatturiero e, per questa ragione, in declino». Un’area come il Nord–Centro Italia, osserva Fortis, nella quale si concentra buona parte del nostro manifatturiero, presenta un Pil pro capite solo di poco inferiore a
casa, Automazione meccanica e plastica, Abbigliamento moda e cosmetici). This is what emerged, during the Conference, from the words and data mentioned by Prof. Marco Fortis, vicepresident of the Edison Foundation and professor of industrial economics and foreign trade at the Università Cattolica, who brought a wave of unexpected optimism. The preliminary remarks were that, for our country, the fact of «continuing to produce manufactured articles does not mean backwardness», as conversely claim some observers, according to whom «Italy is often indicated as a country that is too flattened on the manufacturing sector and, for this reason, on the decline». Fortis draws the attention on the fact that an
area such as North-Central Italy, in which a sizeable part of our manufacturing industry is concentrated, boasts a per capita GDP that is only a little lower than that of Benelux and of the Scandinavian countries, and higher than that of England and of the former Western Germany. «Instead», Fortis continues, «it is where there hasn’t been a proper development of the industry (nor has the tourism taken off according to its potential), as it happened in Southern Italy, that the lowest of the Eu income levels are found, with the risk of a dangerous decline and dismissal from Europe». Consequently, the Italian manufacturing industry can still be considered competitive and, in 20062007, its export turnover jumped at a fast rate.
Numero addetti T/A italiano Number of Italian T/A employees
Numero aziende T/A italiano Number of Italian T/A companies
Fonte/source: Smi-Ati, dati Istat
Fonte/source: Smi-Ati, dati Istat
quello del Benelux e dei Paesi Scandinavi, e superiore a quello dell’Inghilterra e dell’ex Germania Ovest. «Piuttosto», prosegue Fortis, «è dove non vi è stato un adeguato sviluppo dell’industria (né il turismo è decollato secondo le sue potenzialità), come è accaduto nel Mezzogiorno, che in Italia si riscontrano livelli di reddito tra i più bassi della Ue e si rischia un pericoloso declino
di Sita Ricerca rivela che l’ultima stagione primaverile (marzo/ aprile 2008) si presenta come una delle peggiori degli ultimi anni: complessivamente i consumi di abbigliamento e calzature sono calati di oltre il 6% in volume, mentre la spesa è risultata di circa il 3% inferiore a quella registrata lo scorso anno. Se invece analizziamo gli ultimi dati forniti da Smi–Ati sul T/A ita-
e allontanamento dall’Europa». La manifattura italiana si deve ritenere quindi ancora competitiva, e, nel 2006–2007, il suo fatturato all’export è cresciuto a ritmi sostenuti. Ciò dimostra, secondo Fortis, la nostra capacità di rispondere agli stimoli che vengono dalla domanda mondiale, come peraltro è confermato dai dati. Le “4 A”, infatti, hanno contribuito positivamente al saldo della bilancia commerciale con l’estero (che complessivamente è in rosso di 9 miliardi) per ben 113 miliardi di euro, compensando in larga misura i valori col segno meno registrati dall’energia (- 53 miliardi) e dagli altri settori (- 70 miliardi). È invece la domanda interna a essere stagnante (soprattutto i consumi delle famiglie), o in brusca frenata. Un recente report
liano, (vedi i grafici riprodotti in queste pagine) possiamo constatare, per il secondo anno consecutivo, un incremento del fatturato in termini di valore, dopo una serie negativa che ha avuto il suo momento peggiore nel 2005 (ma ancora non si è tornati alle cifre del 2003). A questa ripresa, anch’essa dovuta alle ottime performance dell’export, nonché ai maggiori ricavi dovuti al posizionamento nella fascia alta del mercato, si contrappone però una continua riduzione del numero delle aziende, con conseguente perdita di posti di lavoro. Ancora le cifre fornite da Smi–Ati evidenziano che, tra il 2001 e il 2007, le unità produttive sono scese in Italia da oltre 73.000 a poco più di 58.000, con una riduzione di quasi 100.000 addetti. È
(variazione/variation 2001-2007)
(variazione/variation 2001-2007)
According to Fortis, this demonstrates our capability of coping with the stimulus of the world demand, as confirmed on the other hand by data. Actually, the “4 A” have positively contributed to the foreign trade balance (which as a whole is 9 billions in the red) with a good 113 billion euros, thereby balancing to a large extent the minus sign values registered by energy (-53 billions) and by the other sectors (-70 billions). It is conversely the domestic demand that is dull (especially family consumption), or has suffered a sharp slowdown. A recent report by SITA Ricerca shows that the latest Spring season (March/April 2008) is one of the worst experienced in the past few years: all in all, the consumption of clothing and footwear was down 6% in volume, while spending was about 3%
lower than that recorded last year. On the other hand, if we analyze the latest data released by SMI – ATI about the Italian textileclothing industry (see the graphs reported on these pages) we can see, for the second consecutive year, a turnover increase in terms of value, after a negative series that experienced its worst moment in 2005 (but we haven’t yet gone back to the 2003 figures). This recovery, it too due to the excellent export performance, and to the higher earnings deriving from the positioning in the high bracket of the market, clashes however with a continuous tapering of the number of companies, with the ensuing loss of jobs. And again, the data supplied by SMI – ATI show that, between 2001 and 2007, production units in Italy
have dropped from over 73,000 to a little more than 58,000, with a personnel reduction of nearly 100,000 persons. It is therefore only legitimate to suppose that a growing part of the so-called Made in Italy is only ”designed” within our borders, but that it is manufactured in low labourcost countries, and then “designer labelled” and billed in Italy. Consequently one wonders whether it is correct, for our real economy, to consider healthy a manufacturing sector where only the turnover is rising (by tradition and excellence, supplying with luxury clothes and shoes the world’s old and new rich), but where data show that, apart from the normal turnover, for many years no new jobs have been created. This negative employment trend, coupled with selezione tessile settembre 2008
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Le fibre Fibres
Produzione mondiale di fibre 2007 Global fibre production 2007 (synthetic, artificial, cotton, wool)
Ancora una volta…innovazione
perciò più che legittimo supporre che una parte crescente del cosiddetto “Made in Italy” sia solo “designed” dentro ai nostri confini, ma venga prodotto nei Paesi a basso costo di manodopera e quindi “griffato” e fatturato in Italia. Ci si deve quindi domandare se sia legittimo considerare in buona salute, per la nostra economia reale, un settore manifatturiero di cui au-
Ci pare d’accordo con questa analisi anche Paolo Piana, Presidente di Assofibre – CIRFS Italia, il quale, seppure in termini più aulici, ha espresso analoghi concetti. Concludendo la conferenza, Piana ha infatti affermato che «non può esistere un Made in Italy fatto solo di marchi, distribuzione e design, ci vogliono fabbriche e ricerca. Ci vuole una filiera, dalle materie prime fino ai prodotti finiti, fondata su imprese dinamiche e impegnate nell’innovazione». La centralità della ricerca diventa quindi ancora più urgente e strategica, e Assofibre – CIRFS Italia ha confermato il proprio impegno a favorire la partecipazione delle imprese a “Industria 2015”, l’iniziativa per l’innovazione del Ministero per lo Sviluppo Economico, che ha definito la priorità “Nuove Tecnologie per il Made in Italy”, dando ampio spazio all’innovazione chimica. «Le opportunità tecnologiche sono sempre più ampie, si pensi solo alle nanotecnologie, alle biotecnologie, ai prodotti a
menta solo il fatturato (per tradizione ed eccellenza, vestendo e calzando con prodotti di lusso i vecchi e i nuovi ricchi del mondo), ma ove le cifre evidenziano che, al di là del normale turnover, non si creano da molti anni nuovi posti di lavoro. Questo trend negativo dell’occupazione, unito a quello di altri settori industriali, contribuisce a spiegare perché sempre più famiglie italiane si trovino nelle condizioni di dover ridurre i propri consumi (anche quelli meno “comprimibili” come per esempio la spesa per l’alimentazione o per la casa), e devono soddisfare i propri bisogni di abbigliamento e calzature con “cineserie” di pessima qualità, spesso contraffatte, e talvolta prive dei requisiti minimi di sicurezza per l’utilizzatore.
basso impatto ambientale o che favoriscono il risparmio energetico. Il cambiamento, per tutta la filiera» ha concluso Paolo Piana «deve fondarsi sull’innovazione e sulla ricerca, cioè sulla proposta di soluzioni tecnologiche che anticipino le esigenze, quelle degli utilizzatori da parte delle imprese chimiche, e quelle dei consumatori da parte delle imprese manifatturiere del Made in Italy. Vi è, in conclusione, una vera partnership da sviluppare, nella consapevolezza di un legame forte. Se viene a mancare questo legame, ci sono rischi di declino per entrambi i partner». In tal caso, il dubbio che “la crescita non abiti più qui” si trasformerebbe in una certezza.
Fonte/source: Assofibre – CIRFS Italia
that of other industrial sectors, help explain why more and more Italian families are obliged to cut their consumption (even of the less “compressible” type, such as for example the expenditure for food or home), and satisfy their clothing and footwear needs with “chinoiseries” of horrible quality, often counterfeited, and sometimes lacking even the lowest safety requirements for the user. Once more…innovation Also Paolo Piana, chairman of Assofibre - CIRFS Italia, seemingly agrees with this analysis and, though in more elevated terms, he expressed similar concepts. Concluding the Conference, Piana has in fact stated that «there cannot tessile 42 selezione settembre 2008
be a Made in Italy consisting only of brands, distribution and design: factories and research are required. There must be a production chain, from raw materials through to finished products, based on dynamic businesses committed to innovation». The central position of research becomes therefore even more urgent and strategic, and Assofibre – CIRFS Italia confirmed its commitment to foster companies’ participation in “Industria 2015”, the innovation initiative by the Ministry of Economic Development, which has defined the priority “New Technologies for the Made in Italy”, making ample room for chemical innovation. «Technological opportunities are more and
more extensive; just think of nanotechnologies, biotechnologies, products with a low environmental impact, or which favour energy saving. The change in the production chain», Piana concluded, «should rely on innovation and research, that is on the proposal of technological solutions that anticipate needs; where user demands are satisfied by chemical concerns, and user requirements by the Made in Italy manufacturing companies. In short, a true partnership should be developed, in full awareness of a strong relationship. Should this relation fail, there are risks of decline for both partners». In this case, the doubt that “the growth is no longer living here” would become a certainty.
LE FIBRE FIBRES di Giorgio Belletti
Natura al top Grandi e piccoli numeri si incontrano, sulla via della seta, la quale è comunemente considerata la regina delle fibre, e, nelle applicazioni più prestigiose, contende al cashmere il primato della rarità e del valore percepito, in termini economici e di status symbol.
Tra storia e leggenda Gli storici e gli archeologi collocano in Cina l’origine dell’utilizzo tessile della seta, datandolo ad oltre 6000 anni prima di Cristo, in base a reperti e manufatti trovati in recenti scavi lungo il fiu-
NATURE AT THE TOP Large and small numbers meet on the Road of Silk, which is commonly considered the queen of fibres and, in the most prestigious applications, it contends with cashmere for the first place as regards rarity and perceived value, in economic and status symbol terms. BETWEEN HISTORY AND LEGEND Historians and archaeologists place in China the origin of the textile use of silk, dating it back to over 6000 years B.C, on the basis of finds and manufactured articles found in recent TESSILE 42 SELEZIONE NOVEMBRE 2006
me Yangzi. La leggenda invece attribuisce la nascita della sericoltura a Hsi-Ling-Shih, la moglie del mitico Imperatore Giallo, vissuto intorno al 2700 a.C. Altre fantasiose ipotesi si possono trovare in letteratura, ma un fatto comunque è certo: la regina
excavations along the Yangzi river. On the other hand, the legend attributes the birth of sericulture to Hsi-Ling-Shih, the young Chinese wife of the mythical Yellow Emperor, who lived around 2700 B.C. Other fanciful hypotheses can be found in literature, but one thing is certain: the queen of fibres has been for centuries the exclusive prerogative of the Chinese emperors, who strived to keep secret the knowledge of sericulture to other nations, and thus maintain a lucrative monopoly on the silk production. A secret that was so essential in the trade relations with the western world, that it was guarded with the utmost care, so much so that the export of silkworms was
prohibited by a law that provided for very rigorous sanctions. Despite this, in later periods, leakages of the art of silk took place, towards Japan, Korea and India. Even if the Roman Empire knew and praised silk, for centuries nothing was heard about its origin and the operations required to produce and weave it. This is proved by what is written in the Natural History by Pliny the Elder, who related that the ‘Seri’ (as Romans used to call the Chinese) were “famous for the wool of their forests”. And he added: “They remove a while fluff from the leaves and wet it; then women unreel and weave it” . But no news was given about silkworms. In fact, the knowledge of
delle fibre è stata per secoli appannaggio esclusivo degli imperatori cinesi, che si sono sforzati di mantenere segreta la conoscenza della sericoltura alle altre nazioni, per poter conservare il monopolio della produzione di seta. Un segreto così indispensabile nei rapporti commerciali con il mondo occidentale, da essere custodito con la massima cura, tanto che l’esportazione dei bachi era proibita da una legge che prevedeva sanzioni severissime. Nonostante ciò, in epoche successive, si sono verificate fughe dell’arte della seta verso il Giappone, la Corea e l’India. Sebbene l’Impero romano conoscesse ed apprezzasse la seta, per secoli non si seppe nulla circa la sua origine e le lavorazioni necessarie per produrla e tesserla. Lo prova quanto si legge nella Storia Naturale di Plinio il Vecchio, il quale riferisce che i Seri (così i Romani chiamavano i Cinesi) erano «famosi per la lana delle loro foreste». E aggiungeva: «Staccano una peluria bianca dalle foglie e la bagnano; le donne quindi eseguono il lavoro di dipanarla e di tesserla». Ma dei bachi, nessuna notizia. In Europa la conoscenza della sericoltura giunse infatti solo intorno al 550 d.C, attraverso l’Impero bizantino; la leggenda dice che monaci agli ordini dell’imperatore Giustiniano furono i primi a portare a Costantinopoli delle uova di baco da seta, nascoste nel cavo di alcune canne. Fu nel 1140 che venne importato in Sicilia il prezioso insetto: il clima di questa regione, favorevole sia al baco che al gelso, determinò un considerevole sviluppo dell’allevamento, che ben presto si estese anche ad altre regioni meridionali. Nell’Italia centrale e settentrionale il baco da seta arrivò più tardi a causa di un ambiente meno favorevole e di una certa arretratezza del mondo agricolo. Tuttavia già nel secolo XIII la bachicoltura era presente in Lom-
sericulture reached Europe only around 550 a.C., through the Byzantine Empire. The legend relates that monks, under the Justinian emperor’s orders, were the first to smuggle out to Constantinople the silkworm’s pinhead-size eggs, hidden in the cavity of some canes. The invaluable insect was imported to Sicily in 1140; the climate of this region, suitable for both silkworm and mulberry, favoured a considerable development of silkwormbreeding, which soon extended also to other southern regions. The silkworm arrived in central and northern Italy later, because of a less favourable environment and of a certain backwardness of the agricultural world.
La leggenda vuole che alla giovane imperatrice cinese Hsi-Ling-Shih cadesse per caso un bozzolo nella tazza del the.Tessendo quel primo filo raccolto nella sua bevanda, diede inizio all’arte della sericoltura, che rimase per millenni appannaggio esclusivo della Cina The legend tells that the young Chinese empress, Hsi-Ling-Shih, dropped by accident a cocoon into her cup of tea. Weaving that first filament unreeled from her drink, she started off the art of sericulture, which for thousands of years remained the exclusive prerogative of China
bardia, in Emilia Romagna, nel Veneto, ma è nel periodo compreso tra il 1300 e il 1500 che il ciclo della seta conosce il suo momento d’oro. L’arte serica giunse a Firenze, Milano, Bologna e Venezia, dando vita ad un’industria che, nel nostro paese, prosperò fino agli anni ‘20 – ‘30 del secolo scorso, raggiungen-
Nonetheless, silkworm-breeding already in the 13th century was present in Lombardy, Emilia Romagna, and Veneto; but it is in the period between 1300 and 1500 that the silk cycle enjoyed its golden age. The art of silk reached Florence, Milan, Bologna and Venice, setting up an industry that, in our country, flourished up to the 20s – 30s of the past century, attaining volumes that today are unthinkable, and approaching those of the historically large producing countries. These quantities then tapered off and almost disappeared, at least as regards the raw silk fibre, to which we confine here our analysis.
THE BIG NUMBERS OF SILK Some aspects of silk, that are perhaps little known, are revealed by certain surprising “numbers” one comes across when going over all the steps of the production process. The silkmoth of the Bombix mori species, which is the most popular and valuable, lays more than 500 eggs in a period ranging from 4 to 6 days, and soon afterwards it dies. The eggs are so small that 100 of them weigh only one gram. The opening of these eggs, which must be kept at controlled temperature, gives birth to extremely ravenous silkworms, so much so that it is estimated that more than three tons of mulberry leaves are necessary to feed them in SELEZIONE TESSILE NOVEMBRE 2006
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LE FIBRE FIBRES
do volumi oggi impensabili, molto vicini a quelli dei paesi storicamente grandi produttori. Quantità poi declinate e scomparse quasi completamente, almeno per quanto riguarda la fibra di seta greggia, cui in questa sede si limita la nostra analisi.
I grandi numeri della seta Alcuni aspetti forse poco noti della seta vengono rivelati da certi sorprendenti “numeri” che si incontrano ripercorrendo le tappe del suo processo produttivo. La farfalla della specie Bombix mori, la più diffusa e pregiata, depone oltre 500 uova, in un periodo che va da 4 a 6 giorni, e poco dopo muore. Le uova sono così piccole che 100 pesano solo un grammo. Dalla schiusa di queste uova, che vanno mantenute a temperatura controllata, vengono alla luce dei bachi talmente voraci, che si stima debbano essere alimentati con oltre tre tonnellate di foglie di gelso per produrre un chilogrammo di seta greggia. Durante questa fase, che dura un mese, il baco aumenta di ben 10.000 volte il suo peso, e va protetto dalle correnti d’aria, dai forti rumori e perfino dai cattivi odori, da cui si dimostra particolarmente infastidito. Quando sono ben pasciuti, i bachi iniziano la costruzione del bozzolo, estrudendo dalle apposite ghiandole una sostanza gelatinosa, che si solidifica a contatto con l’aria. È un processo che comporta l’esecuzione di un ciclo di otto precisi movimenti per circa 300.000 volte. Esso dura tre o quattro giorni, e, alla fine, li porta a racchiudersi all’interno dei caratteristici “cocoons”. Questi vanno conservati in luogo caldo e asciutto per oltre una settimana prima di essere, diciamo così, “dipanati”. La quantità di filamento di seta che si ricava da ogni bozzolo, attraverso l’immersione in acqua calda per
order to produce one kilo of raw silk. During this phase, which lasts one month, the silkworm grows 10,000 times its weight, and must be protected from draughts, loud noises and even from bad smells, which especially annoy it. Once they are well-fed, the silkworms start building (spinning) the cocoon, secreting a jelly-like substance which is formed in special glands, and which hardens when it comes into contact with the air. It is a process that involves a cycle of head movement in a figure 8 for about 300,000 times. It lasts three or four days and, eventually, the silkworms get enclosed into the characteristic cocoons, which should be kept in TESSILE 44 SELEZIONE NOVEMBRE 2006
allentare le bave aggrovigliate e individuarne il “bandolo”, è modesta in termini di peso, ma di una lunghezza notevole, che può variare da 600 metri a ben più di un chilometro. Numerosi di questi filamenti, svolti da diversi bozzoli e raccolti insieme, danno luogo al filo di seta pronto per gli utilizzi tessili. Ancora a proposito di grandi numeri, si stima che occorra un ettaro coltivato a gelsi per produrre le 11 tonnellate di foglie che alimentano i bachi che producono 200 kg. di bozzoli, con cui si realizzeranno, alla fine, pochi metri di pregiato tessuto. Questa selezione di “curiosità numeriche” ci dà conferma di come la produzione della seta greggia sia un’attività complessa, legata all’agricoltura, e che richiede un elevato impiego di lavoro umano. Si stima che in Cina l’industria della seta dia lavoro a 20 milioni di contadini ed a 500.000 addetti al processo produttivo, mentre in India vi risultano coinvolti oltre 6 milioni di abitanti, sparsi in 59.000 piccoli villaggi. Tutto ciò motiva ancora la sua diffusione nei paesi a basso costo di mano d’opera, e causa l’abbandono progressivo della produzione di questa fibra da parte delle economie industrializzate, come vedremo tra poco, analizzando alcuni dati statistici.
La via della seta porta sempre in Cina Per migliaia di anni, la Via della Seta, il fascio di strade che univa Pechino al Mar Mediterraneo, è stata il più importante canale di transito delle idee e dei commerci tra la Cina e il mondo occidentale. Una fortunata intuizione deve aver suggerito al barone Ferdinand von Richthofen, geografo tedesco vissuto ai primi del ‘900, di chiamare “Via della Seta” il tortuoso groviglio delle vie carovaniere lungo le quali nell’antichità, si erano sno-
a warm and dry place for over one week before they are, so to say, “unreeled”. The amount of silk filament obtained from each cocoon, through immersion in warm water to loosen the entangled brins and pick out the end of them, is small in terms of weight, but it has a remarkable length that can vary from 600 metres to over one kilometer. Many of these filaments, unwound from different cocoons and reeled together, produce the silk yarn ready for textile end-uses. Still referring to big numbers, it is estimated that one hectare of mulberry trees is required to yield the 11 tons of leaves that feed the silkworms producing 200 kgs of cocoons, with which few
meters of invaluable fabric will be woven. This selection of “numerical peculiarities” confirms that the raw silk production is a complex activity, connected with agriculture, and involves a high amount of labour. It is estimated that in China, the silk industry employs 20 million peasants and 500,000 people for the production process, while in India the workforce involved is of over 6 million people spread in 59,000 small villages. This still justifies the popularity of this fibre in low labour cost countries, and causes the progressive phasing out of its production in industrialized economies, as we’ll shortly see from the analysis of some statistical data.
Il grafico indica una produzione globale di seta greggia di poco superiore alle 125.000 tonn. Nel 2004, con la Cina e l’India largamente in testa tra i paesi produttori, la seta rappresenta una quota inferiore allo 0,2% dei consumi tessili mondiali. Questi “piccoli numeri”, se confrontati con i 68 milioni di tonn. di fibre naturali e man made consumati nel 2005, rendono ancor più importanti i “grandi numeri” della seta The graph shows a global production of raw silk just over 125,000 tons in 2004, with China and India largely in the lead amongst the producing countries, silk accounts for less than 0.2% of the world textile consumption. These “small numbers”, if compared to the 66 million tons of natural and man-made fibres used in 2005, make even more important the “big numbers” of silk
dati i commerci tra gli imperi cinesi e l’Occidente. Da allora quella espressione non è mai tramontata, ed anzi sembra più che mai attuale, in particolare nel tessile di oggi. Le statistiche sulla produzione mondiale di seta greggia (vedi il grafico in queste pagine), attribuiscono infatti alla Cina oltre l’80% della capacità produttiva, che nel 2004 vi ha superato le 100.000 tonnellate. Il secondo paese produttore è l’India (13%) che si distingue dalle altre nazioni asiatiche per aver incrementato costantemente la propria produzione nell’ultimo decennio. Anche la Tailandia (con poco più dell’1%) dimostra di voler mantenere viva la tradizione della sericoltura, mentre altri paesi del far east hanno praticamente abbandonato questa attività, sull’onda della dilagante industrializzazione. Basti pensare al Giappone, che
THE SILK ROAD ALWAYS LEADS TO CHINA For thousands of years the Silk Road, the sheaf of roads that linked up Peking to the Mediterranean Sea, had been the most important transit channel of ideas and trade between China and the western world. A successful insight prompted the baron Ferdinand von Richthofen, a German geographer who lived in the early 20th-century, to name “Silk Road” the winding maze of caravan routes along which, in ancient times, the trade between the Chinese and the Western empires was carried out. Since then, that expression has never waned, and indeed it sounds more than ever topical, especially in
nel 1995 produceva ancora oltre 3000 ton. di seta greggia, ridottesi a 263 nel 2004, e alla Corea, scesa nell’ultimo decennio da circa 1000 ton. a 150. L’unico paese non asiatico tra i produttori di seta greggia è il Brasile (1,2%), la cui capacità produttiva di 1500 ton. è pari a quella di tutto il resto del mondo. I dati più aggiornati in nostro possesso indicano una produzione globale di seta greggia di poco superiore alle 125.000 tonnellate nel 2004, pari ad una quota inferiore allo 0,2% dei consumi tessili mondiali. Questi “piccoli numeri”, confrontati con le immense quantità di altre fibre naturali o man made consumate ogni anno (oltre 66 milioni di tonnellate nel 2005), rendono ancor più importanti e sorprendenti quelli che abbiamo visto essere i “grandi numeri” della seta.
today’s textile sector. The statistics of the world raw silk production (see the graph on these pages), ascribe to China over 80% of the production capacity, which in 2004 topped there 100,000 tons. The second largest producing country is India (13%) which differs from the other Asian nations for having steadily increased, in the past decade, its production. Thailand too (with just over 1%), proves its intention to keep up the sericulture tradition, whereas other Far Eastern countries have virtually given up this activity, in the wake of the rampant industrialization. Suffice it to think of Japan, which in 1995 still produced more than 3000 tons of raw silk,
and took a plunge to 263 in 2004, and to Korea that over the past decade fell from about 1000 tons to 150. Brazil is the only non-Asian country producing raw silk (1.2%); its capacity of 1500 tons is equal to that of the rest of the world. The latest data in our possession show a global production of raw silk just over 125,000 tons in 2004, equal to a share, lower than 0.2%, of the world textile consumption. These “small numbers”, if compared to the huge amounts of natural or man-made fibres used every year (over 66 million tons in 2005), make even more important and amazing the “large numbers” of silk. SELEZIONE TESSILE NOVEMBRE 2006
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LE FIBRE FIBRES
«A dispetto del nome, evocativo della lunga storia che ci contraddistingue» precisa Tarcisio Mizzau, presidente di S.S.S. «non limitiamo il nostro lavoro alla sola seta, ma allarghiamo l’interesse a tutto il campo tessile. Per far solo qualche esempio, stiamo seguendo lo
sviluppo di filoni di ricerca innovativi, quali la messa a punto di tecnologie produttive che rispettino l’ambiente, la creazione di tessuti che proteggano chi li indossa in ogni situazione, il conferimento di nuove funzioni ai tessuti tradizionali, fino ai prodotti tessili per uso medicale e per molti ambiti tecnici, Questi sono i traguardi da cui il settore tessile italiano può ricevere nuovo slancio, conservando nel contempo la propria vocazione per la moda: permettono migliori margini perché sono più difficili da imitare dai Paesi a basso costo del lavoro e richiedono una cultura tessile con lunga tradizione di qualità. Chi, come noi, fa vera ricerca tessile, supporta le aziende nello sviluppo di nuovi prodotti, stando al centro dell’arena in cui si combatte il futuro del settore». La S.S.S. svolge infatti attività di ricerca applicata per imprese private e pubbliche, mettendo a disposizione
«La seta è da alcuni anni al centro di numerosi lavori per lo studio e la sperimentazione di impieghi innovativi» spiega Giuliano Freddi, Responsabile della Ricerca. «Grazie anche alle nuove tecniche analitiche che la biologia molecolare ha messo a disposizione. La fibra di seta è divenuta uno dei polimeri proteici appartenenti al grande gruppo delle fibroine. Le ottime proprietà fisicomeccaniche, chimiche e biologiche, la biocompatibilità e la completa
TECHNOLOGIES In the Città Studi area of Milan there is a peerless centre, devoted to the textile reasearch, which in its style has an express reference to silk. Founded in 1923, the Stazione Sperimentale per la Seta (S.S.S.) is an economic public body which has two highly advanced research laboratories – one headquartered in Milan and the other in Como – fitted with equipment suited to perform a wide variety of services and research works for the companies operating in the textile sector, even outside the strictly silk field. “Despite the name, evocative of the long history that distinguishes us” – Tarcisio Mizzau, president of S.S.S.
states – “we don’t confine our work only to silk, but we extend our interest to the whole textile field. Just to give some examples, we are following the development of innovative research trends, such as the evolution of environmental-friendly production technologies, the creation of fabrics that protect the wearer in all situations, the lending to new functions to conventional fabrics, through to textile products for medical use and for many technical sectors. Such are the targets from which the Italian textile sector can get a new impulse, yet maintaining its gift for fashion; they permit the best edges since they are more difficult to be
copied by low labour cost countries, and require a textile culture steeped in a long quality tradition. People who, like us, carry out the real textile research, support companies in the development of new products, standing in the centre of the area where one contends for the future of the sector”. The S.S.S. actually carries out applied research for private and public companies, with the aid of over 20 graduated researchers operating with high level instruments. The body acts also as an interface between companies and the national and international research world, thanks to its close relations with the academic
Alte tecnologie A Milano, in zona Città Studi, sorge un centro di eccellenza dedicato alla ricerca tessile, che ha, nella propria ragione sociale, un preciso riferimento alla seta. Istituita nel 1923, oggi la Stazione Sperimentale per la Seta (S.S.S.) è un ente pubblico economico, che dispone di due laboratori di ricerca altamente avanzati – uno con sede a Milano e l’altro a Como – attrezzati per elaborare un’ampia varietà di servizi e di ricerche, per le aziende operanti nel settore tessile, anche al di fuori dell’ambito strettamente serico.
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oltre 20 ricercatori laureati, operanti con strumentazioni di alto livello. L’Ente agisce inoltre da interfaccia tra l’impresa e il mondo della ricerca nazionale e internazionale, grazie agli stretti legami con l’ambiente accademico e con centri di ricerca italiani ed esteri, per un interscambio tecnico-scientifico continuo e lo sviluppo congiunto di programmi nazionali e internazionali di innovazione tecnologica.
biodegradabilità sono le caratteristiche che aprono nuove possibili applicazioni della antica e tradizionale seta. Come ben noto, la bava emessa dal Bombyx mori è composta da due proteine, la fibroina e la sericina, ma è la prima che presenta le caratteristiche di maggiore interesse. Gli attuali campi di investigazione possono essere distinti in tre aree principali: nuovi impieghi della seta ottenuta mediante processi tradizionali; seta rigenerata mediante preparazione di blends con altri polimeri; membrane preparate con fibrina». Di particolare rilevanza sono le applicazioni in campo biomedicale, basate sull’utilizzo delle membrane in fibroina. «Supporti sottili di seta a fibra corta nella forma di feltri o tessuti a semplice struttura, quali le garze, con opportuni spazi interfibra» precisa ancora Giuliano Freddi «se impiantati all’interno dei tessuti epidermici o muscolari,
possono essere colonizzati e dare origine a tessuti di nuova formazione e facilitarne la rigenerazione. Il processo si verifica poiché le reazioni infiammatorie sono trascurabili. Queste indicazioni hanno dato impulso a numerosi studi per la preparazione di strutture per la rigenerazione dei tessuti cutanei: in termini più semplici sulla seta, materiale naturale, la pelle, dopo un’ustione, ricresce con maggiore facilità». Chi l’avrebbe mai pensato…? Le proprietà eccezionali della seta non finiranno mai di stupirci.
circles and with the Italian and foreign research centres, for a continuous scientific-technical exchange and the joint development of national and international programmes of technological innovation. “For some years silk has been the hard core of numerous works for the study and experimentation of innovative uses” – Giuliano Freddi, Research manager, explains – thanks also to the new analytic techniques that the molecular biology has offered. The silk fibre has become one of the proteinic polymers belonging to the large fibroin group. Excellent physical-mechanical, chemical and biological properties, biocompatibility and complete
biodegradability are the characteristics that open up new possible applications of the old and traditional silk. As wellknown, the filament secreted by the Bombix mori consists of two proteins, the fibroin and the sericin, but it is the former that has the most interesting characteristics. The present research field can be split into three main areas: new end-uses of silk obtained by conventional processes; silk regenerated by preparing blends with other polymers; membranes prepared with fibroin”. The applications in the biomedical field, based on the use of fibroin membranes, are of special significance. «Thin short fibre silk substrates in form of felts of simple
La Stazione Sperimentale per la Seta svolge attività di ricerca applicata per imprese private e pubbliche, su ogni tipo di prodotto tessile, mettendo a disposizione oltre 20 ricercatori laureati, operanti con strumentazioni di alto livello, nei laboratori di Milano e di Como Stazione Sperimentale per la Seta carries out activities of applied research, for private and public companies, on all types of textile products. It can rely on over 20 graduated researchers, operating with high level instruments, in the laboratories located in Milan and in Como
structure fabrics, such as gauzes , with proper interfibre spaces» – Giuliano Freddi points out – «if implanted within epidermic or muscular tissues, they can be colonized and generate tissues of a new formation, facilitating their regeneration. The process takes place because the inflammatory reactions are neglible. Such indications have stimulated numerous studies for the preparation of structures for the regeneration of skin tissues. In simpler words, on the silk (a natural material), after a burn, the skin grows again with greater ease». Who would have ever thought of it…? The outstanding properties of silk will never cease to amaze us.
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L’innovazione Alte tecnologie Da abbigliamento a attrezzo Direttrici tecnologiche (AUTEX 2008) Il futuro delle plastiche sarà il tessile Il grande salto Info_Bio_Nano Una formazione completa per il Tessile
VISTI DALL’ESPERTO EXPERT’SVIEW di Giorgio Belletti
Alte tecnologie
S
pesso, nel nostro Bel Paese, non si tiene abbastanza conto degli stretti rapporti che devono intercorrere tra ricerca di base e ricerca applicata, e non ci si cura di valorizzare appieno la collaborazione tra Università e Industria, per il trasferimento di know how e lo sviluppo di nuove tecnologie applicate al tessile. Questi sono infatti i principali ingredienti della “innovazione per la competitività”: ricetta che mira alla difesa della nostra industria e definisce il circolo virtuoso che è necessario instaurare per rilanciare il settore ed uscire dalla crisi. Sembra eccessivo il tempo che passa tra questa consapevolezza (invero un po’ tardiva), le volontà che vengono espresse a livello politico e la realizzazione di iniziative concrete. Si dimentica che, nella competizione globale, il “fermarsi”, o anche solo il rallentare, non vuol dire “non avanzare”, ma sicuramente significa andare pericolosamente indietro. Intanto arriva notizia che la Cina investe nelle nanotecnologie più del 30% del proprio budget per la ricerca (in Italia siamo intorno all’1%). E che, in India, la Reliance Industries, leader
HIGH TECHNOLOGIES The technological innovation is the result of the interaction of numerous and different factors.The recent opening, in Biella, of a new laboratory of advanced textile research induces us to think about this subject… Often in our country, the close relations that should exist between basic research and applied research are not sufficiently taken into consideration, neither attention is paid to fully enhance the co-operation between University and Industry, for the transfer of know-how and
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L’innovazione tecnologica è il risultato dell’interazione di numerosi e diversi fattori. L’inaugurazione, avvenuta recentemente a Biella, di un nuovo laboratorio di ricerca avanzata sul tessile ci porta a riflettere sull’argomento… assoluto nella fibra poliestere, ha aperto il più avanzato laboratorio di R&D, dedicato alla fibra maggiormente utilizzata dall’industria tessile mondiale. Mentre il principale produttore nazionale soffre da tempo la cassa integrazione. In questo quadro, che non vuol essere pessimista, ma solo realistico e aggiornato, giunge la buona novella che anche da noi qualcosa di concreto è stato portato a compimento. Il vostro “cronista” va quindi a Biella – cui è particolarmente legato da vicinanza geografica e quarantennale frequentazione – per partecipare alla conferenza stampa in cui viene presentato ufficialmente il LATT, sigla che sta per “Laboratorio di Alta Tecnologia Tessile”.
the development of new technologies applied to textiles. Such are in fact the main ingredients of “innovation for competitiveness”: a recipe that aims at safeguarding our industry and which determines the virtuous circle that must be created to relaunch the sector and get out of the crisis. The time elapsing between this (indeed a little belated) consciousness, the will expressed at political level, and the implementation of concrete initiatives, appears to be excessive. We forget that, in the global competition, the fact of “stopping”, or even of “slowing down” doesn’t mean “not advancing”, but it surely is tantamount to dangerously going backwards. Meanwhile the word has come that
China is investing in nanotechnologies more than 30% of its budget for research (in Italy we are around 1%). And that in India, the Reliance Industries, an absolute leader in polyester fibres, has opened the most advanced R&D laboratory, devoted to the fibre mostly employed by the world textile industry. The reverse happens in Italy, where our principal domestic producer has long had to resort to the earnings equalization fund. In this picture, which does not intend to be pessimist, but only realistic and updated, we heard that something tangible had been accomplished also in our part of the country. Therefore, your “reporter” drove to Biella – to
Giuseppina Lopardo, 26 anni, ricercatrice del CNR di Biella, alle prese con la macchina al plasma nella quale si sperimentano tecniche innovative per il trattamento dei tessuti (foto Ruben Bena) Giuseppina Lopardo, 26 years old, and researcher of CNR, Biella, is busy with the plasma machine, on which innovative techniques for fabric treatments are experimented (foto by Ruben Bena)
LATT: carta d’identità Il LATT, attivo dallo scorso mese di luglio, sorge nel contesto di Città Studi, l’unico vero e proprio “parco tecnologico e formativo per il tessile” esistente in Italia. In esso si integrano infatti l’istruzione (ITIS, Università e Corsi di Formazione) con istituti di ricerca ed altri organismi associativi, operanti in sinergia per salvaguardare e sviluppare l’eccellenza delle tradizioni industriali locali,
which he is particularly close due to geographical nearness and to a forty-year habitual visiting – to attend the press conference where the LATT (the initials of Laboratorio di Alta Tecnologia Tessile = High textile technology laboratory) was presented. LATT: IDENTITY CARD The LATT, which has been operating since last July, is located within Città Studi, the only real “technological and educational park for textiles” existing in Italy. In fact it integrates education (ITIS, University, education and training courses) with research institutes and other association bodies, operating in synergy to
proiettandole verso il futuro. Chi si fosse aspettato di visitare un nuovo palazzotto, tutto cristalli e acciaio, costruito appositamente per ospitare i laboratori, sarebbe rimasto deluso. Saggiamente i promotori dell’iniziativa hanno rinunciato ad una “unità di luogo” - magari più appariscente, ma inutilmente costosa - ed hanno concentrato l’investimento sulle attrezzature, spalmando i nuovi macchinari in varie locazioni, distribuite nelle ottime strutture di labo-
safeguard and enhance the excellence of local industrial traditions, projecting them towards the future. Who expected to visit a new severe-looking building, entirely of crystals and steel, purpose-built to house the laboratories, was bound to be disappointed. Wisely, the promoters of the initiative have abandoned the idea of a “representative unit” – maybe more striking, but uselessly expensive – and concentrated on equipment, distributing the new machinery in various places, in the excellent laboratory structures already existing on the area of Città Studi. The management was therefore entrusted to organizations that had long struck roots in the
campus, and that are co-ordinated and directed by a decision-making structure, of which we’ll later discover the key-men and the identified research trends. Created thanks to the economic contribution of the Piedmont Region (2.5 million Euro, equal to 70% of the total investment), the LATT is the fruit of an active partnership of the following promoting bodies: Textile and Health Association, CNR ISMAC, Città Studi, Edo Tempia Fund, ITIS Quintino Sella and Polytechnic of Turin. These subjects have provided the remaining economic aid necessary for the project creation, aamounting to over one million Euro, for a total of about seven billion old lire. SELEZIONE TESSILE NOVEMBRE 2005
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ratorio già esistenti sull’area di Città Studi. La gestione è stata quindi affidata ad organismi da tempo radicati nel “campus”, coordinati e indirizzati da una struttura decisionale, di cui scopriremo più avanti gli uomini chiave ed i filoni di ricerca già individuati. Nato grazie al contributo economico della Regione Piemonte (2,5 milioni di euro, pari al 70% dell’investimento totale) il LATT è frutto della partnership attiva dei seguenti enti promotori: Associazione Tessile e Salute, CNR ISMAC, Città Studi, Fondo Edo Tempia, ITIS Quintino Sella e Politecnico di Torino. Questi soggetti hanno assicurato il rimanente apporto economico necessario alla realizzazione del progetto, dell’ammontare di oltre un milione di euro, per un totale complessivo di circa sette miliardi delle vecchie lire. Il Coordinatore Tecnico Scientifico del LATT è Ennio Vigliani (vedi il breve curriculum nel riquadro), mentre i vari filoni di ricerca ricadono sotto la responsabilità diretta dei referenti presso gli enti promotori, ove risiedono le attrezzature dedicate ai diversi progetti. I temi individuati, descritti qui di seguito, coprono senza dubbio tutte le aree di ricerca che sono al centro dell’attenzione mondiale degli addetti ai lavori, perché ritenute le più attuali o le più promettenti per l’innovazione nel tessile.
I progetti in corso • Trattamenti al plasma: sono sviluppati in due siti del LATT, con metodologie diverse. Il CNR ISMAC (referente Riccardo Innocenti), lavora con un apparecchio pilota sotto
The Technical-Scientific co-ordinator of LATT is Ennio Vigliani (see the brief curriculum in the box), while the responsibility of the various research trends rests directly with the referrents working for the promoting bodies, where there are the equipment for the different projects. The themes determined, described hereunder, undoubtedly cover all the areas of research, which are the centre of the world attention of insiders, being they considered the most topical or the most promising for the textile innovation. PROJECTS IN PROGRESS • Plasma treatments: they are developed at two sites of LATT, by different methodologies. The
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vuoto, su campioni di piccole dimensioni, per testare effetti antipilling o trattamenti antistatici ed elettroconduttivi. Nell’ambito del Politecnico di Torino (referente il Prof. Franco Ferrero) si sperimentano invece i trattamenti con plasma atmosferico, che consente di lavorare in continuo su campionature di tessuti in pezza, alti 40 cm, con velocità fino a 20 m al minuto. Si ottiene così una grande varietà di effetti, modificando ad esempio l’idrofilia o l’idrofobia intrinseca delle fibre componenti il tessuto, per influire sul loro comportamento tintoriale o sul comfort. Questa seconda tecnologia pare la più adatta per uno sviluppo industriale nel tessile, che impone il trattamento delle pezze in continuo e richiede velocità ed uniformità di risultati. Inoltre si può estendere anche ad altre proprietà, come la flame retardancy, le modifiche superficiali, l’innesto di agenti attivi per l’efficacia antibatterica o il rilascio di farmaci e simili. • Elettrofilatura di nanofibre: se ne occupa il CNR (referente Claudio Tonin) e consente di ottenere fibre con titolo bava di grandezza “nanometrica”. Passando dalla scala del micron (10-6 m), propria delle microfibre, a quella del nano (10-9 m), si acquisiscono nuove interessanti proprietà, quali un maggior rapporto tra superficie e volume e caratteristiche meccaniche e strutturali superiori. Gli impieghi sono attualmente concentrati nel settore della filtrazione e dei materiali per uso chirurgico, ma si prevedono sviluppi anche nell’abbigliamento protettivo e militare ed in altri usi tecnici
CNR ISMA (referent: Riccardo Innocenti) works, with a vacuum pilot apparatus, on small-sized samples to test the effects of antipilling or antistatic and electroconductive treatments. The Turin Polytechnic (referent: prof. Franco Ferrero) is conversely putting to test treatments with atmospheric plasma, which permits to continuously work on samples of 40 cm wide cloth pieces, at speeds of up to 20 m/minute. It is thus possible to obtain a great variety of effects, by modifying for instance the inherent hydrophily or the water repellency of the fabric component fibres, so as to influence they dye behaviour or comfort. This second technology appears to be more suited to
an industrial development in textiles, which demands the continuous treatment of fabrics and require speeds and uniformity of results. Moreover, it can be extended also to other properties, such as flame retardancy, surface modification, grafting of active agents for antibacterial effectiveness or the release of drugs or the like. • Electrospinning of nanofibres: this is attended to by the CNR (referent: Claudio Tonin). The system enables to obtain fibres with a filament count of “nanometric” size. Changing from the micron scale (10-9 m), peculiar to microfibres, to the nano scale (10-9 m), new interesting properties are gained, such
I ricercatori del CNR con il prototipo di una macchina per elettrofilatura The CNR’s researchers with the prototype of an electrospinning machine
• Filatura a umido: anch’essa si muove nello stesso ambito del CNR e tende a sviluppare nuove fibre da miscele di polimeri naturali (cellulosa e cheratina), ricavati da materiali di scarto e sottoprodotti. Il risultato è paragonabile ad una mista intima, fatta però a livello di massa filabile, tra fibre di natura vegetale e fibre di origine animale. Di questo curioso ibrido (che in pratica mescola cotone e
as a higher surface/volume ratio and superior mechanical and structural characteristics. Applications are at present concentrated in the sector of filtration and surgical materials, but developments are foreseen also in protective and military clothing and in other technical uses. • Wet spinning: it too falls within the competence of CNR. Its aim is to develop new fibres from mixtures of natural polymers (cellulose and keratin), derived from waste and by-products. The result can be compared to an intimate blend, made however at a spinnable mass level, between fibres of vegetable origin and fibres of animal origin. The textile
lana in una specie di Viyella® allo stato primordiale…) non è dato per ora conoscere le caratteristiche tessili e le possibilità di impiego. Più promettente sembra invece l’ipotesi di utilizzare, come materiali filabili da sperimentare, altre miscele ricavate da biomasse (ad esempio scarti di mais o di riso), analogamente al processo produttivo di alcune fibre man made, già presenti sul mercato, i cui polimeri di base
characteristics and the possibility of use of this strange hybrid (that virtually blends cotton and wool in a kind of Viyella at the primordial state…) are not yet known. More promising is conversely the hypothesis to employ, as spinnable materials to be experimented, other mixtures derived from biomasses (for example waste of corn or of rice), similarly to the production process of some man-made fibres, already available on the market, whose basic polymers originate from renewable sources of the same type. • Dyeing with supercritical fluids and modelling of dyeing machines: the first experimentation carried out by the
Turin Polytechnic (referent: prof. Silvio Sicardi), aims at developing plant and optimal washing conditions, with a low enviromental impact, with liquid CO2, and at the treatment of textiles with medical agents impregnation. The second project (referent: prof. Giorgio Rovero) utilizes an Obem laboratory plant for studying a general mathematical model, through the use of CFD, in order to assess the fluid dynamics of the dyeing process and of the bath exhaustion, with a view to eliminating the lack of homogeneities. • Study of the fabric/skin interaction and diagnostics of skin physiology: this wide area of research sees the joined efforts of CNR-ISMA SELEZIONE TESSILE NOVEMBRE 2005
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derivano da risorse rinnovabili dello stesso tipo. • Tintura con fluidi supercritici e modellizzazione delle macchine di tintoria: la prima sperimentazione, a cura del Politecnico di Torino (referente Prof. Silvio Sicardi), tende alla messa a punto dell’impianto e delle condizioni di lavaggio ottimali, a basso impatto ambientale, con CO2 liquida, nonché al trattamento di tessili per impregnazione di agenti medicali. Il secondo progetto (referente Prof. Giorgio Rovero) utilizza un impianto di laboratorio Obem per lo studio di un modello matematico generale, con l’uso della CFD, per valutare la fluidodinamica del processo tintoriale e dell’esaurimento bagno, al fine di eliminare le disomogeneità. • Studio dell’interazione tessuto/pelle e diagnostica della fisiologia cutanea: questa vasta area di ricerca vede alleati gli sforzi di CNR-ISMAC (Giorgio Mazzucchetti), Politecnico (Prof. Silvio Sicardi), Associazione Tessile e Salute (Mauro Rossetti) e Fondo Edo Tempia. Attraverso l’uso di sofisticati strumenti, dai nomi alquanto ermetici (Sistema Babuc ABC, Cicloergonometro Tanturi Bike, Skin Model, Cutometer, Camera termoclimatica Bifreezer) si persegue l’obbiettivo di misurare l’andamento della temperatura corporea, in relazione al vestire ed al tipo di attività svolta, e studiare il microclima che si forma nell’abbigliamento a più strati e le proprietà di moisture management dei tessuti. Si rileva e verifica la variazione dei parametri fisiologici cutanei, con e senza l’influenza degli abiti, potendo simulare il comportamento all’indosso in condizioni ambientali con temperature da –40 a +60 °C e umidità relativa da 20 a 90%. Il Fondo Edo Tempia mette
(Giorgio Mazzucchetti), Polytechnic (prof. Silvio Sicardi), Textile and Health Association (Mauro Rossetti) and Edo Tempia Fund. Sophisticated instruments, carrying rather cryptic names (Babuc ABS system, Cycleergonometer Tanturi Bike, Skin Model, Cutometer, Bifreezer thermoclimatic chamber) are used to measure the course of body temperature, depending on the clothes worn and on the type of activity practised, and to study the microclimate that forms in multilayer apparel, as well as the moisture management properties of fabrics. The variation of the skin physiological parameters is detected and checked with and without the
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a disposizione del progetto le proprie conoscenze ed attrezzature in merito alle patologie della pelle che possono originare interazioni tra cute, materiali tessili e coloranti. L’obbiettivo è la messa a punto di tecniche di progettazione di materiali tessili finalizzati al miglioramento del comfort ed alla salute del consumatore. • Produzione di fibre ceramiche con processo sol-gel: il Politecnico (referente Prof. Laura Montanaro) studia il processo di produzione di fibre silice-titanio, al fine di ottenere materiali fibroceramici per la protezione dai raggi UV ed altri prodotti tessili arricchiti con nanoparticelle ceramiche in fibre polimeriche. • Riciclo delle acque nel settore tessile: è questo un filone di ricerca che ha una ricaduta importante sul rispetto ambientale e sull’equilibrio ecologico. Il Politecnico (referente Prof. Giorgio Rovero), attraverso impianti pilota di elettroflottazione ed a membrane, studia processi per l’eliminazione degli oli di ensimaggio dai reflui di scarico dei bagni di tintura e condurrà prove di osmosi inversa ed ultrafiltrazione. • Prove di comportamento e reazione al fuoco dei tessili e analisi del fumi: il relativo laboratorio è situato presso l’ITIS Quintino Sella (referente P.I. Marinella Stringhetta) ed è dotato di una attrezzatura completa per le prove di reazione al fuoco di manufatti tessili e materiali da costruzione per le più diverse applicazioni, in conformità con le vigenti normative. È inoltre dotato delle apparecchiature per l’analisi della opacità e tossicità dei fumi. L’abilitazione a emettere certificazioni, valide per la succes-
influence of clothes, given that it is possible to simulate the wear behaviour in room conditions with temperatures ranging from -40 to +60 °C, and relative humidity from 20 to 90%. The Edo Tempia Fund puts at the project disposal its know-how and equipment relating to the skin pathologies, that can cause interactions amongst skin, textile materials and dyestuffs. The target is the development of techniques for the design of textiles geared to the comfort improvement and to the consumer health. • Production of ceramic fibres by the sol-gel process: the Polytechnic (referent: prof. Laura Montanaro) is investigating the process for the production of silica-titanium fibres, so as to
obtain fibro-ceramic materials for the protection against UV rays, and other textile products enriched with ceramic nanoparticles in polymeric fibres. • Water recycling in the textile sector: this research trend has an important spin-off for the environmental responsiveness and the ecological balance. Through its electroflotation and membrane pilot plants, the Polytechnic (referent: prof. Giorgio Rovero) is studying processes for the elimination of finish oils from the effluents from the dye bath, and will carry out trials of reverse osmosis and ultrafiltration. • Tests of behaviour and reaction to fire of
siva omologazione da parte del Ministero dell’Interno, renderà questo laboratorio, in un futuro che dicono assai prossimo, un punto di riferimento ancor più significativo per colmare una lacuna del comprensorio industriale di Biella.
Conclusioni La Regione Piemonte e gli altri Enti promotori, come si suol dire, hanno fatto la loro parte e certamente si impegneranno per dimostrarsi efficienti nel perseguire i filoni di ricerca individuati e nel proporne di nuovi. Il presente vede quindi realizzarsi un progetto di alto livello e dalle grandi potenzialità. Il futuro ci pare sia, in larga misura, nelle mani dell’imprenditoria tessile, non solo biellese, ma anche nazionale. A patto che si sappia superare (come è di recente avvenuto nel campo delle fiere tessili) una certa visione troppo strettamente settoriale e talvolta “campanilistica”. Sono gli industriali che dovranno cogliere le opportunità che l’esistenza e le attività del LATT possono offrire in termini di innovazione, ad esempio accentuando le proprietà funzionali e la “tecnicità” dei prodotti, oltre all’eccellenza del loro design, nonché realizzando una diversificazione tecnologica dei processi. È indispensabile che l’impresa interagisca sempre di più (e sempre meglio) con la ricerca, stimolando o suggerendo anche altri campi d’indagine su cui lavorare e contribuendo così a concentrare gli sforzi su progetti che abbiano un respiro industriale, per dare un ritorno concreto agli investimenti fatti ed ai risultati sperimentali conseguiti, grazie all’impiego di queste alte tecnologie.
textiles and fumes analysis: the relevant laboratory is located at the ITIS Quintino Sella (referent: Mrs. Marinella Stringhetta), and is fitted with a complete equipment for fire reaction tests of textile goods and building materials for the most different applications, in conformity with the regulations in force. It is also fitted with the equipment for analysing the fumes opacity and toxicity. The qualification to issue certifications, valid for the subsequent approval from the Ministry of the Interior, in a very near (it is said) future, will make this laboratory a still more significant reference point to fill a gap in the industrial area of Biella.
Ennio Vigliani Laureato in matematica presso l’Università degli studi di Torino, ha ricoperto incarichi di direzione presso il Lanificio Tallia Delfino di Biella, Città Studi,Texilia e Loro Piana. Ha maturato significative esperienze nello sviluppo e gestione di impianti produttivi della produzione tessile, nella ricerca e sviluppo di prodotti e nella conduzione di progetti internazionali. Attualmente è coordinatore del progetto LATT presso Città Studi di Biella.
ENNIO VIGLIANI After receiving a degree in mathematics from the University of Turin, he held management positions with Lanificio Tallia Delfino of Biella, Città Studi, Textilia and Loro Piana. He gained significant experiences in the development and management of textile production plants, in product research and development, and in the management of international projects. At present, he is the coordinator of the LATT project with Città Studi of Biella.
CONCLUSIONS The Piedmontese Region and the other promoting organizations have – as they say – done their part and for sure will endeavour to be efficient in pursuing the identified research trends and in proposing new ones. The present thus sees the accomplishment of a high level project with a great potential. According to us, the future is to a large extent in the hands of the textile entrepreneur, not only of Biella, but nationwide. Provided that people can get over (as it recently happened in the field of textile fairs) a certain vision that is too strictly sectorial and at times “parochial”. It is up to industrialists to seize the opportunities that the
existence and the activities of LATT can offer in terms of innovation, for example, by enhancing the functional properties and the “technicalness” of products, in addition to the excellence of their design, and by implementing a technological diversification of processes. It is essential that concerns should more and more (and even better) interact with the research, stimulating or suggesting other investigation fields on which to work, thereby contributing to concentrate efforts on industrial projects, to afford a tangible return on investments, and on the experimental results achieved, thanks to he use of these high technologies. SELEZIONE TESSILE NOVEMBRE 2005
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sport attivo di Giorgio Belletti
Da abbigliamento a... attrezzo L’evoluzione dei materiali tecnologici consente di progettare «vestiti funzionali», in grado cioè di dare un contributo fondamentale alle prestazioni degli atleti. La Facoltà del Design del Politecnico di Milano ha approfondito l’argomento con un corso specialistico, in cui, tra l’altro, docenti e studenti hanno contribuito alla messa a punto dell’abbigliamento hi-performance per i velisti italiani che parteciperanno alle Olimpiadi di Pechino 2008
Può sembrare provocatorio definire l’abbigliamento per lo sport come «attrezzo». In generale, infatti, si definisce attrezzo il dispositivo indispensabile a svolgere un’attività. Applicando questa definizione all’ambito sportivo, si può dire che un attrezzo per lo sport è lo strumento che consente di svolgere un’attività sportiva. In realtà, l’evoluzione tecnologica dei materiali tessili ha consentito, negli ultimi anni, di progettare e utilizzare capi d’abbigliamento funzionali, in grado cioè di contribuire alla prestazione degli atleti sia in modo indiretto (per esempio attraverso la termoregolazione) sia in modo diretto (come le mute integrali per il nuoto agonistico). Esistono inoltre sport come il paracadutismo, la vela, il parapendio e il kite-surf, nei quali i tessuti ricoprono un ruolo fondamentale: in essi, quindi, alcuni manufatti tessili hanno da sempre la connotazione di attrezzo puro. Anche in questi sport, gli atleti sono debitori – per le sempre più elevate performance – alle fibre, ai tessuti e ai finissaggi innovativi. La progettazione dell’activewear professionale, e dei relativi attrezzi tessili, richiede, infatti, conoscenze complesse e interdi-
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sciplinari, che generalmente non vengono insegnate a scuola, ma sono acquisite dagli addetti ai lavori dopo anni di esperienze sul campo e attraverso un costante adeguamento tecnologico. Il corso organizzato dalla Facoltà del Design del Politecnico di Milano rappresenta quindi una novità importante, tra le numerose iniziative che fioriscono intorno al tessile, ma che ne sviluppano in prevalenza i contenuti estetici, anziché quelli tecnici e funzionali. Essa, infatti, introduce per la prima volta nei nostri atenei l’insegnamento avanzato di quella disciplina che alcuni definiscono «garment engineering». Ne parleremo in queste pagine attraverso le testimonianze dirette dei docenti, ma favoriti anche dal fatto che chi scrive ha avuto il privilegio di contribuire al corso, con il ruolo accademico di «cultore della materia». TESSILE PER LO SPORT E DESIGN FUNZIONALE «Progettare l’abbigliamento funzionale per una determinata disciplina agonistica» dice Davide Susta, medico dello sport, che da tempo studia l’argomento e ha portato la sua
testimonianza al corso «richiede anzitutto di definirla con precisione, sia in funzione dell’attività muscolare che la caratterizza, sia dell’ambiente in cui si svolge. Sotto questo aspetto» precisa «gli sport vengono generalmente raggruppati in tre categorie: antigravitari, aero-idrodinamici e di destrezza o precisione». Della prima categoria fanno parte tutti gli sport in cui l’azione muscolare dell’atleta è principalmente finalizzata a vincere la forza peso: infatti il peso che l’atleta deve trasportare, vedendo il problema da un altro punto di vista, è un fattore limitante la prestazione. «Per esempio» prosegue Susta «si possono citare lo sci alpinismo o le maratone in montagna, dove è evidente che l’energia spesa a livello muscolare serve a guadagnare un livello superiore di energia potenziale, strettamente legato al dislivello verticale compiuto». Della seconda categoria fanno parte gli sport nei quali l’atleta deve spostarsi all’interno di un fluido, aria o acqua, e l’azione muscolare è finalizzata a vincere le resistenze all’avanzamento che tale fluido oppone. «Quando si fa riferimento all’aerodinamica, come fattore che può determinare la pre-
Alcuni disegni progettuali di capi di abbigliamento a zone funzionali, modellate sulla body map dell’atleta, eseguiti dagli studenti della facoltà del Design del Politecnico di Milano
stazione» conclude Susta «si può pensare al ciclismo oppure alle discipline di velocità sia dello sci che dell’atletica leggera, mentre in acqua si pensa al nuoto, disciplina alla quale sono arrivati importanti contributi da parte del tessile tecnologico». Alla terza categoria appartengono gli sport nei quali l’azione muscolare è finalizzata all’esecuzione di compiti di precisione (le discipline di tiro) o di destrezza (la ginnastica e molte discipline «nuove» come lo snowboard o il surf). Ma in che modo l’abbigliamento e gli «attrezzi tessili» possono contribuire a migliorare la prestazione? Quali sono i criteri da seguire nella fase di progettazione? A que-
ste domande ha cercato di dare risposte concrete la Facoltà del Design del Politecnico di Milano. L’INIZIATIVA DEL POLIMI «Progettare attrezzature, indumenti e oggetti tecnici per le attività sportive e per le competizioni olimpiche, spesso inizialmente destinati ai professionisti, ma poi usati anche dagli amatori» sostiene Davide Bruno, Professore Associato di Disegno Industriale presso la Facoltà del Design del Politecnico di Milano, ideatore e responsabile del corso, «è sicuramente una forma di design che richiede competenze altamente specialistiche. Il corso si è proposto di effettuare
simulazioni del processo di progettazione, con l’obiettivo di ottenere effetti altamente innovativi a livello di sistema prodotto, dalla scelta delle materie prime e delle tecnologie di processo fino alle più sofisticate forme di comunicazione e immagine del brand». Per raggiungere questi obiettivi era di fondamentale importanza la scelta dei docenti: «Ci siamo affidati a Maurizia Botti, innovation manager e responsabile sviluppo prodotti e processi presso la Slam (nota azienda genovese di abbigliamento hi tech per la nautica), e a Luigi Paracchini di Ingeo, società di consulenza per la progettazione industriale. A loro abbiamo affiancato qualificati cultori della materia,
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sport attivo
con specifiche esperienze di innovazione nella catena tessile». Dalla definizione di scenari, bozzetti, e modelli preliminari che hanno espresso le idee innovative, nate dalla libera e spesso fantasiosa «visione» degli studenti, si è passati a individuare gli obiettivi progettuali, in un’ottica di supporto strategico all’impresa, calandoli progressivamente nella realtà industriale, tramite il confronto con la memoria e l’esperienza dei docenti. Sono stati così sviluppati i bozzetti, tra teorie e metodi di progettazione del prodotto industriale, eseguendo valutazioni di fattibilità tecnica. Tutto ciò in base ai requisiti di progetto, alle necessità delle aziende e ai bisogni dell’utente finale, affrontando le problematiche concrete di ingegnerizzazione del prodotto, con l’obiettivo di formare gli studenti sui metodi impiegati dalla più avanzata industria tessile, e non solo. PROGETTARE PER «PECHINO 2008» «Il momento di maggior coinvolgimento da parte degli studenti» dice Maurizia
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Botti «siamo riusciti a ottenerlo lanciando, grazie alla collaborazione di SLAM e di FIV (Federazione Italiana Vela), un progetto reale e ben finalizzato, che abbiamo definito «Innovazione e Tecnologia applicata all’abbigliamento nautico pensando a Pechino 2008». L’obiettivo posto agli studenti è stato quello di creare un’uniforme altamente performante, in termini di comfort e tecnicità, per gli atleti della squadra olimpica, rispondente al clima di Pechino e degli altri campi di gara». Nel caso della vela è stato quindi necessario definire le condizioni meteo di Qingdao, la località sede delle regate, valutando umidità, temperatura, vento, pioggia ed escursioni termiche della regione, attraverso le statistiche del periodo agostano in cui si svolgeranno i giochi nel 2008. Sono stati poi individuati i capi e le tipologie di accessori più idonei alle esigenze specifiche delle diverse classi, coinvolgendo anche tecnici FIV e atleti, che hanno già effettuato sopralluoghi sui campi di gara. «Durate le prove di regata effettuate nell’agosto del-
In questa pagina. L’aula del corso al Politecnico di Milano: nella foto grande Maurizia Botti, ritratta con alcuni studenti. Nelle foto piccole il campione europeo della classe Laser Diego Negri illustra le esigenze degli atleti
Nella pagina a fianco. Momenti di grande agonismo in una regata olimpica: nelle diverse classi le esigenze dell’abbigliamento sono differenti e variano anche in funzione delle attività tipiche di ciascun membro dell’equipaggio
l’anno scorso a Qingdao» ha testimoniato Diego Negri, più volte vincitore nella classe laser e campione europeo 2006, ora impegnato nell’avventura olimpica in classe STAR «abbiamo rilevato una temperatura diurna intorno ai 28-30 °C, con elevato tasso di umidità (anche più del 90%) e un vento leggero, che spira alla velocità media di circa 4,5 m/s, accompagnato da una costante nebbiolina. Insomma un clima quasi tropicale, spesso piovoso, in grado di creare seri problemi di traspirazione e di mantenimento dell’equilibrio termico in tutte le fasi della gara – dalla preparazione delle barche alla regata, fino al rientro alla base – mettendo a dura prova la resistenza fisica e psichica degli atleti e rischiando di comprometterne le prestazioni. Si è delineato così un panorama che ha posto una bella sfida ai giovani progettisti e ai loro tutors, i quali, in base alle esigenze individuate, hanno analizzato tutte le possibili soluzioni offerte dallo «stato dell’arte» della tecnologia. Sono state selezionate le fibre più idonee in base alle loro proprietà intrinseche (idrofilia, idrofobia, elasticità, tenacità, proprietà antibatteriche e anti UV…), le strutture tessili
adatte per le varie aree funzionali del capo, i finissaggi più innovativi per aggiungere le proprietà necessarie a ottenere le performance richieste (trattamenti al plasma, coating nanostrutturati, microincapsulazione per il rilascio di principi attivi…). È seguito lo studio stilistico ed ergonomico dei capi e dei diversi accessori (dai guanti ai cappelli, fino agli occhiali da sole), riesaminando e implementando l’operato anche grazie al confronto diretto con operatori industriali dei vari settori coinvolti (tessitori, nobilitatori, confezionisti…), per arrivare alla realizzazione di una serie di prototipi, con le diverse tecnologie di confezione più adatte a ottenere i risultati richiesti (tagliato e cucito, termosaldato, seamless...). È stato infine eseguito un approfondito test delle performance, attraverso la misurazione scientifica e la certificazione del comfort e delle proprietà funzionali, utilizzando una camera climatica e altri strumenti di analisi, che hanno consentito di riprodurre le condizioni ambientali del campo di regata e verificare i risultati attesi. CONCLUSIONI Incrementare il dialogo tra Università e Industria, favorire l’interazione tra Istituti di
Ricerca e mondo della Produzione sono «buone pratiche» che vengono spesso indicate da chi analizza le «cose che si devono fare» per assicurare un futuro alla nostra industria tessile, nel complesso quadro competitivo determinato dalla tanto spesso citata globalizzazione. L’iniziativa della Facoltà del Design del POLIMI è andata in quella direzione, rappresentando un esempio dinamico di «workshop» operativo, che ha saputo coinvolgere tutte le forze in campo su un progetto reale e, come tale, particolarmente utile e stimolante. In ogni disciplina dello sport agonistico la vittoria ormai si consegue superando l’avversario sul filo dei millesimi di secondo, curando ogni minimo dettaglio nella preparazione e nella scelta degli «attrezzi», di cui, come abbiamo visto, anche l’abbigliamento a buon diritto è entrato a fare parte. Dobbiamo attendere fino all’agosto dell’anno venturo ma, se nell’afa di Qingdao, i nostri velisti si riveleranno più che mai competitivi, forse un po’ del merito andrà anche a una pattuglia di studenti e di docenti che a Milano, dalle parti della Bovisa, per mesi hanno studiato cosa mettere loro addosso… ■
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Focus di Giorgio Belletti
Direttrici tecnologiche All’inizio dell’estate la Città Studi di Biella ha ospitato, per la prima volta in Italia, la conferenza di Ingegneria Tessile Autex 2008, che ha rappresentato una riuscita occasione di aggiornamento sulla ricerca accademica più qualificata e innovativa dell’intero mondo tessile
Il prof. Giorgio Rovero, Chairman di Autex 2008, apre i lavori della plenary session nell’auditorium di Città Studi, davanti a un folto pubblico di delegati provenienti, oltre che dall’Italia e da tutta Europa, anche da Paesi molto lontani, tra i quali Iran, Corea, India, Usa, Nuova Zelanda, Canada e Hong Kong Prof. Giorgio Rovero, chairman of Autex 2008, opens the proceeding of the plenary session in the auditorium of Città Studi, before a large audience of delegates coming, not only from Italy and the whole Europe, but also from far-off countries, such as Iran, Korea, India, Usa, New Zealand, Canada and Hong Kong
TECHNOLOGICAL GUIDING PRINCIPLES At the beginning of Summer, Città Studi of Biella hosted , for the first time in Italy, the Textile Engineering Conference Autex 2008, which proved to be a successful opportunity for updating about the most competent and innovative Academic Research of the whole textile world Autex 2008 has investigated all the most topical aspects of textile innovation: from the development of new products (nano-textiles, smart textiles, medical textiles), to process evolutions, from environmental themes to energy saving, from technical textiles and protective clothing to nonwovens, from design to the influence of lifestyles on consumption tessile 40 selezione ottobre 2008
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utex 2008 ha approfondito tutti gli aspetti più attuali dell’innovazione nel tessile: dallo sviluppo di nuovi prodotti (nano-textiles, smart textiles, medical textiles) alle evoluzioni dei processi, dalle tematiche ambientali al risparmio energetico, dal tessile tecnico e protettivo ai nontessuti, dal design all’influenza degli stili di vita sull’evoluzione dei consumi. Il quadro che è emerso conferma che il tessile è ancora un settore industriale dinamico, con grandi potenzialità di sviluppo, caratterizzato da una “filiera” complessa, soggetta a una rapida
changes. The picture emerged confirms that the textile industry is still a dynamic industrial sector, with a great development potential, characterized by a complex “production chain”, subject to a rapid and continuous technological and market evolution. Today the industry finds its propelling force to innovation in the “cross-fertilization” of the most advanced aspects of the specific research, from bio to nano-technologies, from electronics to computer science technology, through to polymer science, and the most advanced composites. The globalization phenomenon led to the shift of basic production to low labour cost countries, while those with a higher value added, owing to aesthetic and design quality, or technical and functional contents, remain for the time being the prerogative of the textile industry that can boast higher traditions and
capability of research and development. Therefore, to a large extent, the future is in the hands of the entrepreneurs of our districts of textiles and clothing (to tell the truth, those of Biella have been rather latent in the course of the meeting…). But the very thing that entrepreneurs should do is just to be the first to seize the opportunities that events like Autex 2008 offer in terms of innovation stimuli. The development ways emerged from the meeting have been numerous; for example, emphasizing the functional properties and the “technicality” of products, along with the qualitative and aesthetic excellence of design, and implementing a process technological diversification. It is therefore essential for companies to interact more and more with the academic research, cooperating to identify also other fields of investigation and work, therewith contributing
Lo staff che ha curato l’organizzazione e la gestione dei tre giorni del convegno era costituito da docenti, ricercatori e studenti del Politecnico di Torino, qui fotografati sullo sfondo del campus di Città Studi The staff that took care of the organization and management of the three days of the meeting was made up by teachers, researchers and students of the Turin School of Engineering, photographed here in the background of the campus of Città Studi
e continua evoluzione tecnologica e di mercato. Oggi l’industria trova la sua spinta all’innovazione nella “fertilizzazione incrociata” tra tutti gli aspetti più avanzati della ricerca scientifica, dalle bio alle nano tecnologie, dall’elettronica all’informatica, fino alla scienza dei polimeri e dei materiali compositi più evoluti. Il fenomeno della globalizzazione ha fatto sì che le produzioni di base si siano ormai spostate verso i Paesi a basso costo di mano d’opera, mentre quelle a maggior valore aggiunto, per qualità estetica e di design, o per contenuti tecnici e funzionali, restano per ora appannaggio dell’industria tessile che può vantare maggiori tradizioni e capacità di ricerca e sviluppo. Il futuro è quindi, in larga misura, nelle mani dell’imprenditoria dei nostri distretti del T/A (quella biellese, per la verità, è stata un po’ latitante nei giorni del convegno). Sono invece proprio gli industriali che, per primi, dovrebbero saper cogliere le opportunità che eventi come Autex2008 offrono, in termini di stimoli all’innovazione. Le direzioni per lo sviluppo, emerse dal convegno, sono state numerose, per esempio accentuare le proprietà funzionali e la “tecnicità” dei prodotti, accanto all’eccellenza qualitativa ed estetica del design, nonché realizzare una diversificazione tecnolo-
to concentrate efforts on projects of industrial significance, so as to afford a tangible return on the investments made and on the experimental results achieved. Hereunder we report for our readers the account of the meeting and of side-events. Fabric’s best on show at Autex 2008 Under this headline and concurrently with the meeting, an exhibition was set up of excellent fabrics, manufactured in the districts of Biella and Como. The show, coordinated by Ornella Bignami, was made possible thanks to the trust that Gianfranco De Martini – chairman of CCIA, Biella – placed in the project, supporting it thanks to the sponsoring by the Italian Textile Fashion (Association of the Chambers of Commerce for the enhancement of the Fashion System). Contribution were made also by Fondazione
gica dei processi. È quindi indispensabile che l’impresa interagisca sempre di più e meglio con la ricerca accademica, collaborando a individuare anche altri campi d’indagine su cui lavorare, e contribuendo così a concentrare gli sforzi su progetti che abbiano un respiro industriale, per dare un ritorno concreto agli investimenti fatti e ai risultati sperimentali conseguiti. Qui di seguito, diamo ai nostri lettori la cronaca del convegno e degli eventi collaterali.
Fabric’s best in show at Autex 2008 Con questo titolo, in concomitanza con il convegno, è stata allestita un’esposizione di tessuti d’eccellenza, prodotti nei distretti biellese e comasco. La mostra, coordinata da Ornella Bignami, è stata resa possibile grazie alla fiducia che Gianfranco De Martini – Presidente CCIA di Biella – ha riposto nel progetto, sostenendolo con la sponsorizzazione di Italian Textile Fashion (Associazione delle Camere di Commercio per la valorizzazione del Sistema Moda). Alla sua realizzazione hanno contribuito anche la Fondazione Biella The Art of Excellence e la Stazione Sperimentale per la Seta. Erano presentati oltre 180 tessuti (dalla drapperia alla camiceria, dal feltro alla seta, forniti da 26 aziende leader) suddivisi armoniosamente in quattro tonalità cromatiche ed esposti all’interno di mobili d’epoca.
Biella The Art of Excellence, and by the Stazione Sperimentale per la Seta. More than 180 fabrics were displayed (from suiting to shirting, from felt to silk, supplied by 26 leading mills) harmoniously divided into four chromatic shades and exhibited inside period furniture. A display that aroused great interest in delegates and visitors alike, and clearly demonstrated the excellence of the Made in Italy also to technologists and scientists, who of textiles have a vision that is often more engineering than aesthetic and “sensory”. FINAL FORUM Thanks to the coordination by Lutz Walter, R&D manager of Euratex, the approach was analyzed of some countries (including India, England, Germany, Italy…) to the relationship between textile industry
and academic research, aimed at technological transfer and at product and process innovation. An interesting survey of this subject revealed that over 70% of the companies interviewed was willing to grant one day a week (or even one month a year) to their technicians for continuously updating activities regarding new technologies, in cooperation with Universities. The analysis of the professional profiles submitted has then emphasized that the school education should be able to monitor increasingly better and continuously the needs emerging from the conversion industry. For example, there is a surplus offer of designers and aspiring stylists, while a shortage is looming up of process, dyeing or finishing technicians, and of professional figures with an interdisciplinary engineering background, and able to handle the selezione tessile ottobre 2008
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Focus
L’esposizione ha suscitato grande interesse nei delegati e nei visitatori, facendo toccare con mano l’eccellenza del Made in Italy anche a tecnologi e scienziati, che hanno del tessile una visione spesso più ingegneristica che non estetica e “sensoriale”.
Il forum finale Con il coordinamento di Lutz Walter, responsabile R&D di Euratex, è stato analizzato l’approccio di alcuni Paesi (tra cui India, Inghilterra, Germania, Italia) nel rapporto tra industria tessile e ricerca accademica, finalizzato al trasferimento tecnologico e all’innovazione di prodotto e di processo. Un’interessante indagine presentata sull’argomento ha evidenziato che oltre il 70% delle aziende intervistate è disponibile a concedere un giorno alla settimana (o anche un mese all’anno) ai propri tecnici, per attività di aggiornamento continuo sulle nuove tecnologie, in collaborazione con le università. L’analisi dell’offerta di profili professionali ha poi messo in luce che la formazione scolastica deve essere capace di monitorare sempre meglio e con continuità le esigenze emergenti nell’industria di trasformazione. Vi è, per esempio, un’offerta sovrabbondante di designer e aspiranti stilisti, mentre si profila una scarsità di tecnici di processo e di tintoria o finissaggio, nonché di figure professionali con una preparazione ingegneristica interdisciplinare, per gestire le nuove tecnologie che si vanno affermando nelle trasformazioni tessili. La cerimonia di chiusura, dopo aver dato appuntamento in
I numeri di Autex 2008
Durante i tre giorni del convegno: • sono intervenuti oltre 300 delegati provenienti da: 9 Paesi extra europei, 23 nazioni europee; • sono state tenute 8 plenary lectures; • sono state presentate 120 relazioni orali in 4 sessioni parallele • sono state esposte 160 relazioni in forma di poster • e infine, ultimo ma non meno importante, serviti ai delegati oltre 1500 pasti di ottima qualità, ricchi di gustose specialità biellesi.
Autex 2008 in figures During the three days of the meeting: • more than 300 delegates were present coming from: 9 non-European countries, and 23 European nations; • 8 plenary lectures were delivered; • 120 oral reports were presented in four parallel sessions; • 160 reports were displayed in poster form; • finally, and last but not least, delegates were offered 1500 meals of excellent quality, rich in savoury specialties of Biella.
tessile 42 selezione ottobre 2008
Con il titolo “Fabric’s best in show at Autex 2008”, in concomitanza con il convegno, è stata allestita un’esposizione di tessuti d’eccellenza, prodotti nei distretti biellese e comasco Under the headline “Fabric’s best on show at Autex 2008”, concurrently with the Meeting, an exhibition of excellent fabrics, manufactured in the Biella and Como areas, was set up
Turchia per Autex 2009, ha regalato momenti di notevole intensità emotiva. Il Prof. Franco Testore del Politecnico di Torino, ultra ottuagenario pioniere dell’ingegneria tessile in Italia e tra i fondatori di Autex, ha colto questa occasione per rievocare le tappe della propria carriera e accomiatarsi dalla comunità internazionale, che ogni anno ha nel convegno il proprio punto d’incontro. «Questa è l’ultima volta che partecipo a un congresso di Autex», ha affermato Testore con commozione, per poi aggiungere: «forse…». Infine il prof. Giorgio Rovero, chairman di Autex2008, ha ringraziato tutte le collaboratrici e i collaboratori per il loro contributo all’organizzazione dell’evento, frutto di molti mesi di impegno, dedizione e spirito di volontariato. Anche questo è stato un momento di non comune eleganza e sensibilità nei rapporti umani, a dimostrazione che sono gli uomini – e i valori che sanno esprimere – ad assicurare il buon esito dei progetti, anche i più complessi, al di là delle istituzioni e degli apparati all’interno dei quali (e talvolta nonostante i quali) essi prendono vita e si realizzano con successo.
new technologies that are becoming popular in textile conversions. After having fixed in Turkey the meeting place of Autex 2009, the closing ceremony offered moments of remarkable emotional intensity. prof. Franco Testore of the Turin School of Engineering, the ultra-octogenarian pioneer of textile engineering in Italy and one of the founders of Autex, seized this occasion to recall the phases of his career, and to say goodbye to the international community, that every year finds in the Meeting its reference point. «This is the last time I am participating in an Autex Congress», Testore said, overcome by his emotion, to conclude later on: «perhaps…». At the end, prof. Giorgio Rovero, chairman of Autex 2008, thanked all collaborators for their contribution to the organization of the event, the fruit of many months of commitment, devotion and voluntary spirit. This too, was a moment of unusual elegance and sensitivity in human relations, a sign that the good outcome, even of the most complex projects, is ensured by men – and by the values they can express – beyond the institutions and the structures within which (and some times in spite of them) are livened up and successfully accomplished.
ricerca di Giorgio Belletti
Il futuro delle plastiche? Sarà il tessile! Con questa affermazione il premio Nobel Alessandro Natta sintetizzò il suo pensiero, rispondendo alla domanda di un giornalista. L’abbiamo sentita citare nel corso di un recente convegno sulle nanotecnologie applicate ai prodotti tessili, e da lì prendiamo spunto per fare alcune riflessioni sui numerosi collegamenti tra il mondo delle fibre e quello delle plastiche, e sulle prospettive di una sempre più intensa relazione tra i due settori CONFEZIONE ottobre 2007
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La Fondazione Politecnico di Milano ha organizzato lo scorso giugno un convegno dal titolo «Le nanotecnologie per l’innovazione del tessile. Nuove frontiere di ricerca e sviluppi di mercato». Le nanotecnologie, come già trattato in altre occasioni, sono ritenute uno strumento fondamentale per creare vantaggi competitivi alle nostre aziende sui mercati internazionali, trovando rilevanti applicazioni anche nel tessile. In linea generale, la nanotecnologia può essere definita una tecnologia interdisciplinare, che si diffonde in molti ambiti: dalla scienza dei materiali alla fisica, alla biologia, alla medicina, fino all’elettronica e all’aeronautica. Sta rivoluzionando il mondo scientifico e industriale, grazie alla possibilità che offre di manipolare, misurare e organizzare la materia su scala nanometrica (10-9) e, in taluni casi, atomica. L’aspetto più interessante, dal punto di vista tecnologico, consiste nel fatto che anche piccole quantità di sostanze nanodimensionate possono conferire, ai materiali con cui interagiscono, proprietà migliori, o non ottenibili diversamente. Ma come le nanotecnologie possono trovare impiego nel tessile e con quali risultati? Esse consentono di migliorare le prestazioni e di incorporare nuove funzioni, per realizzare manufatti con proprietà che rivoluzionano in maniera drastica il modo tradizionale di concepire i prodotti tessili. Le strade per ottenere questi risultati sono sostanzialmente tre: inserire particelle
nanometriche nella fase di filatura chimica delle masse polimeriche, oppure trattare con particelle nanometriche la superficie dei tessuti, o, ancora, impiegare tecnologie specifiche (come per esempio l’elettrofilatura) per realizzare nanostrutture, costituenti esse stesse i prodotti tessili. IL PROGETTO NETEX Il progetto «Netex – NanoEngineered Textile» è un’iniziativa di ricerca biennale finanziata dalla Regione Lombardia, che ha visto come protagonisti il Politecnico di Milano e alcune piccolemedie industrie lombarde e ha portato alla realizzazione di tessuti antibatterici, antiodore e fotocromici. Nel caso dei tessuti antibatterici, la ricerca si è basata sull’uso dell’argento, materiale notoriamente biocompatibile. La vera innovazione è stata quella di utilizzare non più il prezioso metallo tal quale, bensì trasformato in una sorta di sabbia compatta, un argento nanostutturato, capace di rilasciare un maggior numero di ioni, che sono i veri agenti attivi per l’eliminazione dei batteri. Pur utilizzando la stessa quantità di materiale, si ottengono effetti più intensi e duraturi. In termini economici, i vantaggi corrispondono anche a costi ridotti e a modifiche minime negli impianti. Si è poi utilizzata la tecnica dell’electrospinning, non solo per ridurre la dimensione della fibra (da 500 a 50, e persino a 5 nanometri), ma soprattutto per inseri-
I grafici evidenziano l’evoluzione 2005-2010 della domanda di PET, nelle diverse applicazioni, e suddivisa per regioni geografiche
re al suo interno, per esempio nel poliammide, molecole fotocromiche che, una volta esposte alle radiazioni solari, permettono al tessuto di cambiare colore, secondo un preciso riferimento alla gamma «Pantone». Ogni colore può corrispondere al codice identificativo di un’azienda, e, se la variazione non
avviene o avviene in modo improprio, si può scoprire di essere di fronte a un caso di contraffazione. L’ANALISI DEL MERCATO Come ha dimostrato un’analisi di mercato condotta all’interno del progetto NETEX, nei prossimi 15 mesi è previ-
sto un aumento del 124% dei prodotti di largo consumo che nascono dalle nanotecnologie. I segmenti di mercato interessati sono innanzitutto la salute e il benessere, con il 52,2% del totale. Più di ogni altro migliorerà il settore dell’abbigliamento, in particolare quello tecnico-sportivo (26,2%), seguito
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ricerca Il grafico evidenzia che la produzione mondiale di PET, nelle sue varie «forme», è stimata in circa 42 milioni di tonnellate nel 2006. Di queste, oltre 27,5 milioni sono fibre (in fiocco e in filo continuo), la maggior parte del resto sono resine, poi vengono i film e gli altri usi. La proiezione al 2010 vede le quantità totali avvicinarsi ai 55 milioni di tonnellate, con incrementi sostanziosi sia per i fili e i fiocchi, sia per le resine
dai cosmetici e dal personal care. La Germania distanzia il resto dell’Europa per numero di brevetti (58%) e, ancora una volta purtroppo, ritrae un’Italia in ultima posizione. Anche la distribuzione globale dei brevetti nano-tessili nel mondo ci restituisce una situazione preoccupante: il 45% è depositato in Asia (con una crescita continua a partire dal 1998), il 35% in USA (con un’impennata a partire dal 2000), il 19% in Europa (con un andamento che però evidenzia una situazione di stallo) e l’1% nel resto del mondo. Per quanto riguarda le fibre, mentre le quantità delle naturali sono rimaste più o meno costanti nel tempo, è cresciuto il volume delle fibre man made, passate da circa 20 milioni di tonnellate nel 1990 a oltre 42 milioni nel 2006. Tra tutte si distingue, per dimensioni di crescita, il poliestere, seguito dal poliammide e dal polipropilene (proprio quello che valse a Natta il premio Nobel): tre polimeri che non a caso trovano applicazione sia nelle fibre sintetiche, sia nelle materie plastiche.
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COSA VOLEVA DIRE NATTA (E COSA DIREBBE OGGI)? Cerchiamo ora di interpretare il senso della frase pronunciata una cinquantina di anni fa da Alessandro Natta, alla luce degli attuali sviluppi di mercato. Riteniamo di escludere che il premio Nobel profetizzasse l’avvento di abiti «in plastica»: non sarebbe stata quella la strada del successo, almeno sul piano dell’immagine. Perché, al solo pensiero di vestirsi con materiali non naturali, qualche consumatore ancora oggi storce il naso e ipotizza allergie, cattivi odori o pericoli di incendio. L’accettazione del sintetico nel tessile (e non dobbiamo pensare unicamente all’abbigliamento…) si è realizzata solo quando l’utente ha recepito e apprezzato nuovi valori, quali la funzionalità, l’easy care, il rapporto prezzo/qualità, la sicurezza, la flame retardancy, il comfort, le performance: in una parola, l’innovazione, arrivata a livelli che i materiali tradizionali non avrebbero mai potuto dare. Non più, quindi, imitazione del naturale, ma superamento dei suoi limiti intrinseci,
attraverso nuove proprietà d’uso. E questi concetti, certamente, valgono anche per i manufatti in plastica… Una cosa dunque è certa, perché dimostrata dai fatti e dai numeri: i polimeri che si sono sviluppati più degli altri sono proprio quelli che hanno trovato applicazioni innovative, sia nel settore delle materie plastiche, sia in quello delle fibre tessili. Ed è questo il caso delle poliolefiniche di Natta, del poliammide, e, soprattutto, del polietilentereftalato o PET. Approfondiamo proprio il caso del PET, che è emblematico in questo senso: quando un polimero è così versatile da poter essere trasformato in un fine e soffice fiocco, o in un microfilamento sottilissimo e lucente, o ancora in una bottiglia o in un film, e poi può essere riciclato virtualmente all’infinito, passando da un’applicazione all’altra, il suo sviluppo in termini quantitativi e applicativi non può che essere vincente. Infatti, come evidenziano i grafici, la produzione mondiale di PET, nelle sue varie «forme», è stimata in circa 42 milioni di tonnellate nel 2006. Di queste,
Il grafico mostra come la Germania distanzi il resto dell’Europa per numero di brevetti (58%) e ritrae l’Italia in ultima posizione, preceduta da Francia (15%), Spagna (9%) e Gran Bretagna (5%)
oltre 27,5 milioni sono fibre (in fiocco e in filo continuo), la maggior parte del resto sono resine, poi vengono i film e gli altri usi. La proiezione al 2010 vede le quantità totali avvicinarsi ai 55 milioni di tonnellate – ma esistono stime superiori – con incrementi sostanziosi sia per i fili e i fiocchi, sia per le resine. Incrementi prevalentemente a carico, ancora una volta, dei paesi asiatici, Cina e India in testa. Da non dimenticare poi la possibilità che hanno i produttori di fibra poliestere (in crisi per la concorrenza cinese), di convertire gli impianti di po-
limerizzazione da «fibre grade» a PET «bottle grade». Tendenza questa di cui potremmo citare numerosi esempi sia in Europa (vedi il recente accordo tra Montefibre e La Seda), sia negli USA. «Ma allora è vero anche il contrario» commenterebbe oggi Natta «Per qualcuno il futuro delle fibre tessili sono le plastiche». IL FUTURO? RICICLO E RISORSE RINNOVABILI A proposito di PET, dobbiamo ricordare che una ottima fibra poliestere è pro-
dotta anche con «materie seconde» ricavate dalla raccolta differenziata e dal riciclo dei contenitori per liquidi. Il polimero che se ne ricava è da tempo trasformato in fiocco, e ora anche in filo, riuscendo così a vivere una seconda vita come «tessile», dopo aver vissuto una prima vita come «plastica». Spesso le fibre da polimeri riciclati vengono tinte in massa, cioè colorate con pigmenti inseriti direttamente nella massa filabile allo stato fuso. Questa tecnologia è molto vantaggiosa non solo per i costi, ma anche dal punto di vista ambientale,
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ricerca
perché evita la tintura in una fase successiva della lavorazione tessile, con significativo risparmio di energia e di acqua e una drastica riduzione degli effluenti di tintoria. Si introduce così un ultimo concetto importante, che certo Natta avrebbe condiviso: quello del rispetto dell’ambiente e del razionale utilizzo delle risorse, siano esse rinnovabili o no. È opinione di molti
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studiosi che nei giacimenti conosciuti vi sia petrolio ancora per qualche decennio al massimo: quindi, si potrebbe sbrigativamente dire, le materie prime tradizionali della petrolchimica hanno i lustri contati. Ecco però avanzare i nuovi polimeri che nascono da risorse rinnovabili (per esempio il granturco o altre biomasse) quali il PLA, noto nel mondo delle fibre con il marchio Ingeo®,
o il Bio-PDOTM, commercializzato dalla DuPont, per gli impieghi tessili, con il marchio Sorona®. Sotto altri brand, queste materie prime, insieme ad altri polimeri ottenuti da processi biochimici sostenibili, trovano applicazioni anche nel mondo della plastica, prefigurando sviluppi rispettosi dell’ambiente e già in linea con la mutevole realtà della chimica «post petrolifera». ■
T/A europeo di Giorgio Belletti
Il grande salto
Vi sarà capitato di interrogarvi sul significato delle sempre più numerose sigle usate per sintetizzare concetti o definire dispositivi tecnologici complessi. Si tratta in genere di acronimi, cioè di termini composti dalle iniziali delle parole costituenti la frase che ne esplicita il significato, i quali, dall’originario ambito tecnico, si sono trasferiti nel linguaggio quotidiano. Valutiamo le prestazioni del nostro computer in base alla CPU e alla RAM, la sicurezza della nostra auto dipende dall’ABS e dall’EDB, ci rivolgiamo alla ASL per prenotare una TAC, solo per far qualche esempio tra i più comuni. Accade invece di rado che un acronimo si identifichi con una parola già esistente e di senso compiuto: il dizionario ci informa che, in tal caso, si può parlare di acrostico. Fatta questa premessa, possiamo concludere che il nome del progetto analizzato rientra in questa fattispecie: infatti, in inglese, la parola leapfrog (che letteralmente suona come «salto della rana») indica quel gioco da ragazzi detto, in italiano, «salto
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della cavallina». La sigla, depurata del retrogusto ludico – che mal si concilia con la serietà della situazione – esprime quindi efficacemente l’obiettivo che il progetto si pone: quello di far compiere all’industria tessile europea un grande salto in avanti, attraverso un decisivo miglioramento dei contenuti tecnologici e qualitativi dei prodotti e dei processi. Si persegue cioè un «breakthrough» in grado di invertire la tendenza negativa che ha visto il T/A europeo scendere molti gradini e ridurre la propria importanza nel contesto competitivo mondiale, per risalire e consolidare posizioni significative, in linea con la gloriosa tradizione, nella scala dei valori presenti sul mercato globale. Vediamo come. AUTOMAZIONE E MATERIALI INNOVATIVI Il convegno ha illustrato esaurientemente, attraverso gli interventi di esperti internazionali, sia i contenuti della Piattaforma Tecnologica Europea per il Futuro del T/A,
Riconquistare e consolidare la leadership del T/A europeo attraverso linee guida originali per la ricerca: questi, in sintesi, gli obiettivi del progetto LEAPFROG, Leadership for European Apparel Production From Research along Original Guidelines. Se ne è parlato in un recente convegno presso la Federazione SMI-ATI
In apertura. L’esplorazione spaziale opera da catalizzatore per lo sviluppo di materiali tessili capaci di soddisfare condizioni di utilizzo estreme, dimostrando come sia possibile trasportare tali caratteristiche in manufatti più sicuri e intelligenti, anche per un uso «terrestre»
A lato. Il vestito del futuro nascerà dalla integrazione delle più avanzate tecnologie tessili con la micro elettronica, la micro ingegneria, l’information & communication technology e le nanotecnologie. I campi di applicazione più promettenti sono nell’abbigliamento per la protezione personale, nel settore medico e nel mercato dell’activewear
messa a punto da Euratex, sia le linee guida e i primi risultati del progetto Leapfrog. Sono state analizzate le principali tecnologie innovative, dalla cui adozione si ritiene possa dipendere il successo dell’iniziativa, attraverso avanzate forme di trasferimento tecnologico interdisciplinare, che incidono sia sul modo di produrre, sia sulla natura stessa dei manufatti. Passiamo in rassegna gli argomenti che riteniamo più interessanti per i nostri lettori. I CAPISALDI DELLA PIATTAFORMA EURATEX E DEL PROGETTO LEAPFROG Walter Lutz di Euratex ha ricordato che l’industria europea del T/A, per assicurare la propria sopravvivenza e contrastare la competizione dei paesi a basso costo di manodopera, ha bisogno di puntare su prodotti innovativi e servizi ad alto contenuto di conoscenza, realizzati con processi flessibili ed efficienti, potendo contare su una organizzazione orientata al cliente. Sono concetti già diffusi e ben noti, ma in pratica la loro attuazione concreta trova ancora varie difficoltà, che possono essere così riassunte: scarsità generale di risorse economiche e umane; frammentazione e duplicazione degli sforzi in Europa; mancanza di strategie a lungo termine; diffi-
coltà nel tradurre la ricerca di base in innovazione industriale concreta; problemi nella protezione dei diritti di proprietà intellettuale. È necessario elaborare e attuare una «piattaforma tecnologica» per coordinare la ricerca e lo sviluppo, adottare una visione strategica per l’innovazione e migliorare l’accesso alle risorse finanziarie necessarie. I tre obiettivi qualificanti di Euratex quindi sono: 1) Accentuare i contenuti tecnologici dei prodotti (da «commodity» a «specialty») con: – Fibre speciali e materiali compositi per prodotti tessili innovativi. – Nuovi processi di funzionalizzazione delle strutture tessili. – Biomateriali, bio e nanotecnologie, processi ecologicamente compatibili. 2) Estendere le applicazioni del tessile a nuovi settori di utilizzo: – Tessili medicali, protettivi e per lo sport attivo. – Tessili tecnici (trasporti, costruzioni, usi industriali…). – Tessili per un abbigliamento «intelligente» (smart textiles). 3) Realizzare produzioni mirate alle specifiche esigenze dei clienti (customization) – Personalizzazione della produzione di massa.
– Nuove tecnologie di design e di produzione. – Revisione della «supply chain» e della logistica. – Gestione del ciclo di vita del prodotto e qualità totale. Su queste premesse è nato il progetto Leapfrog, che si propone, entro il 2010, di cambiare le regole e raggiungere un nuovo mix di vantaggi competitivi, attraverso una maggiore produttività (contenimento dei costi e incremento della qualità); un migliore «time to market» (risposta più rapida e ridotte inefficienze del sistema) e un valore aggiunto superiore (nuovi prodotti e servizi per il consumatore). Questo processo è in corso, e vede un impegno finanziario della UE di 15 milioni di euro e la cooperazione di circa cinquanta partner industriali, che contribuiscono con un importo di pari entità. Gli obiettivi individuati sono perseguiti in quattro «aree tematiche»: 1. produzione di nuove strutture tessili con tecnologie avanzate; 2. processi di confezione automatizzati con l’utilizzo di robotica; 3. prototipazione virtuale e sviluppo orientato al cliente; 4. gestione organizzativa per la diffusione di un «abbigliamento intelligente».
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T/A europeo
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I risultati sperimentali degli studi in corso saranno convalidati dall’esperienza dei partner industriali, e verranno diffusi al mondo della produzione, attraverso forme di training mirate alla condivisione allargata di concetti e tecnologie innovative, per favorire un seguito concreto del lavoro di ricerca, entro i termini temporali previsti. UNO SGUARDO ALLE NUOVE TECNOLOGIE Gli esperti riuniti a convegno hanno quindi analizzato numerosi esempi di tecnologie innovative, che si prevede possano avere un importante impatto sul futuro del T/A, in linea con le aree di intervento e con gli obiettivi del progetto Leapfrog. La sezione dedicata alle «Tecnologie avanzate di produzione» è stata aperta da Claudio Mingazzini, dell’ENEA di Faenza, che ha parlato dello stato dell’arte delle tecnologie Sol-Gel applicate al tessile. Con tali processi è possibile produrre, a bassa temperatura, strutture inorganiche identiche a quelle dei materiali ceramici, generalmente ottenibili solo superando i 1000 °C. Si possono funzionalizzare le superfici tessili con coating nanostrutturati, ottenendo maggiore resistenza all’abrasione, effetti antimacchia, resistenza al fuoco, protezione anti UV, rilascio controllato di sostanze organiche, efficacia antibatterica e altre importanti proprietà, di cui appare vicina l’applicazione industriale. Eugene Terentjev, dell’Università di Cambridge (UK), ha quindi illustrato gli studi sui polimeri cosiddetti «in movimento», cioè in grado di cambiare
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le loro proprietà meccaniche o dimensionali se sottoposti a uno stimolo appropriato, di natura termica, luminosa o elettrica. Questo fenomeno, comunemente definito «attuazione», caratterizza le fibre sintetiche a memoria di forma e costituisce un passo avanti verso la realizzazione di un abbigliamento «intelligente», in grado di reagire a stimoli esterni, adattandosi alle più sofisticate applicazioni biomediche e tecnicofunzionali. Anton Luiken, della olandese TNO, ha parlato dell’uso del processo di stampa ink-jet nella catena del tessile/abbigliamento. Questa tecnologia, che ha avuto per ora una diffusione relativamente limitata, si sta rapidamente evolvendo in termini di flessibilità, prestazioni e costi, consentendo produzioni più rapide di quantità anche ridotte, grande possibilità di personalizzazione, diminuzione dei tempi di consegna e quindi delle rimanenze invendute, con un impatto molto positivo sul time to market e sulla redditività. Sono seguiti due interventi dedicati alla «Produzione automatizzata». Rezia Molfino, della Università di Genova (PMARlab – DIMEC), ha sottolineato come le fasi produttive dei manufatti tessili, specie quelle a valle della tessitura, siano ancora basate sul lavoro umano, assistito da macchine per cucire non dissimili da quella brevettata da Singer oltre un secolo fa. L’Europa, per difendersi dalla concorrenza dei paesi a basso costo di manodopera, dovrà da un lato ridurre drasticamente il fabbisogno di operatori non qualificati, dall’altro adottare forme di automazione fles-
sibile, basate sull’uso di robot di nuova generazione. Questo processo, che mira alla cooperazione uomo-robot, e non alla totale sostituzione dell’intervento manuale, trarrà vantaggio dai progressi in corso per quanto riguarda la sicurezza della interazione uomo-macchina, la crescente flessibilità e facilità di programmazione (anche con comandi vocali), la diminuzione dei costi e il maggior numero di fasi produttive che possono essere velocizzate e automatizzate, in linea con tre obiettivi fondamentali: «better, cheaper, faster» (meglio, a minor costo, più rapidamente). Analoghi temi anche per l’intervento di Ulla Schutte, della tedesca Modern Sewing Technology, che ha sviluppato un processo «tridimensionale», con alimentazione e cucitura automatizzata delle parti tagliate su uno stampo 3D. Tale tecnologia, attualmente adottata nell’industria automobilistica (sedili, poggiatesta...), prevede l’uso di un modello di dimensioni fisse, ma dovrà svilupparsi ulteriormente per conseguire la maggiore flessibilità richiesta dall’abbigliamento, ove le taglie variabili e i cicli di design più veloci richiedono sagome tridimensionali versatili e sofisticate. Per la sezione «Nuovi mercati ad alto potenziale», David Raitt, della ESA (European Space Agency) ha evidenziato che l’esplorazione spaziale opera da catalizzatore per lo sviluppo di materiali tessili capaci di soddisfare condizioni di utilizzo estreme, dimostrando come sia possibile trasportare tali caratteristiche in manufatti più sicuri e intelligenti, anche per un uso «ter-
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1, 2, 3, 4. Martin Rupp, dell’“Hohensteiner Institute”, noto centro di ricerca tedesco al servizio del T/A (nelle foto), ha illustrato gli studi condotti, a partire dal 1999 nel campo dell’abbigliamento «intelligente»
5. Marco Serra di Grado Zero Espace ha approfondito il tema dell’integrazione multifunzionale e interdisciplinare con tecnologie innovative, nate fuori dal tessile, portando esempi concreti di realizzazioni di nicchia, nell’abbigliamento per gli sport estremi e per le attività lavorative altamente specializzate
restre». Gli ha fatto eco Guido Chiappa di D’Appolonia – società di engineering specializzata nel trasferimento tecnologico – che ha sottolineato la centralità della «open innovation» per massimizzare i risultati del processo di innovazione. Le aziende devono perseguire modelli di sviluppo che integrino le proprie competenze interne con le più promettenti risorse esterne, favorendo collaborazioni e joint ventures interdisciplinari. Gli ingredienti del successo risiedono, secondo Chiappa, nello sviluppare concetti ad alto potenziale, implementando le migliori tecnologie con partner qualificati, ma anche avendo cura di difendere adeguatamente la proprietà intellettuale. Le ultime tre relazioni hanno trattato il tema
«Applicazioni tessili innovative e abbigliamento ad alte prestazioni». Martin Rupp, dell’“Hohensteiner Institute”, noto centro di ricerca tedesco al servizio del T/A, ha illustrato gli studi condotti, a partire dal 1999, nel campo dell’abbigliamento «intelligente». Il vestito del futuro nascerà dalla integrazione delle più avanzate tecnologie tessili con la micro elettronica, la micro ingegneria, l’information & communication technology e le nanotecnologie. I campi di applicazione più promettenti sono nell’abbigliamento per la protezione personale, nel settore medico e nel mercato dell’activewear. Marco Serra, di Grado Zero Espace, ha approfondito il tema della integrazione multifunzionale e interdisciplinare con tecnologie innovative, nate fuori dal tessile, portando esempi concreti di realizzazioni di nicchia, nell’abbigliamento per gli sport estremi e per le attività lavorative altamente specializzate. In questa ottica si è inserito anche l’intervento di Ian Jones della TWI Ltd di Cambridge (UK), che ha illustrato gli studi in corso per sostituire le tradizionali cuciture con metodi di unione dei tessuti tramite saldatura laser e particolari adesivi, soprattutto per i materiali sintetici. I vantaggi consistono, oltre all’automazione del processo di cucitura, in una maggiore tenuta e in performance più elevate, già dimostrate nella produzione di airbag, nei rivestimenti per arredamento e nella più agevole connessione dei conduttori presenti negli «smart textiles». ■
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LE FIBRE FIBRES di Giorgio Belletti
Le parole-chiave Con il Convegno “NanoItalTex: le nanotecnologie per il tessile italiano”, sono stati portati alla ribalta i tre capisaldi della ricerca nel campo specifico
Info, Bio, Nano In un recente salotto televisivo in terza serata, Lucio Stanca, Ministro per l’Innovazione e le Tecnologie, ha sintetizzato gli assi portanti della ricerca utilizzando le tre abbreviazioni che proponiamo nel titolo: info, bio, nano, cioè informatica, biotecnologie e nanotecnologie. Qualche giorno dopo riceviamo
THE KEY WORDS INFO, BIO, NANO In the course of a night talk show, Lucio Stanca, Minister for Innovation and Technology, epitomized the research cornerstones using the three abbreviations that we report as a title: info, bio, nano, that is to say information science, biotechnologies and nanotechnologies. Some days later we received the invitation to attend the “NanoItalTex: the nanotechnologies for the Italian textile industry” meeting – organized by TexClubTec and Nanotex IT/Airi – with the TESSILE 40 SELEZIONE NOVEMBRE 2005
l’invito a partecipare al convegno “NanoItalTex: le nanotecnologie per il tessile italiano” - organizzato da TexClubTec e Nanotec IT/Airi - con l’intento di fare il punto su come l’industria e la ricerca italiane del settore tessile possono affrontare la sfida delle nanotecnologie. Un evento quindi di grande attualità (anche alla luce delle dichiarazioni del Ministro…),
aim at seeing how the Italian industry and research of the textile sector can cope with the challenge of nanotechnologies. An event of very topical interest therefore (also in the light of the Minister’s statements…), during which, besides the main theme of nanotechnologies, two other subjects were, at some extent, dealt with. For instance, the issues raised concerned wearable electronic and information science, bio-active properties of fabrics achieved through nanoparticles or plasma treatments, biomimesis, as a proof of how the three bases of research (nano, info and bio, precisely) are closely interconnected,
also with reference to their applications in textiles. Hereunder we give an account of the principal themes discussed at the meeting, trying to use an approach that makes the complex subject easily understandable also to those who, by chance, have never had the opportunity to examine it closely. And for this, we hope, the knowing readers, who probably represent the majority of our target, will forgive us. We believe anyway that trying to speak of these themes in exact but comprehensible terms is always an appreciable exercise.
nel corso del quale, oltre al tema principale delle nanotecnologie, si sono in qualche misura affrontati anche gli altri due argomenti. Ad esempio si è parlato di elettronica ed informatica da indossare, di proprietà bioattive dei tessuti ottenute con nanoparticelle o trattamenti al plasma, di biomimesis, a testimonianza di come i tre capisaldi della ricerca (nano, info e bio, appunto) siano strettamente interconnessi, anche con riferimento alle loro applicazioni nel tessile. Dei principali temi trattati nel convegno diamo conto qui di seguito, cercando di usare un approccio che renda fruibile il complesso ar-
Cosa sono le nanotecnologie
Per comprendere cosa sono le nanotecnologie - ancor prima di definirle e di individuarne i campi di applicazione - occorre prendere confidenza con quella insolita unità di misura che è espressa dalla scala nanometrica. Un “nanometro” corrisponde a un miliardesimo di metro (10-9 m.), il che ci proietta nella dimensione in cui si collocano, per far solo qualche esempio, i virus, il DNA, le molecole e gli atomi. Chi ricorda la nascita di quelle fibre ultrafini - apparse sul mercato una ventina di anni fa e dette comunemente microfibre - il cui titolo bava era IMPARANDO DALLA NATURA… LEARNING FROM NATURE... molto più sottile della più fine Superficie tessile con NanoSphere® Superficie della foglia di loto nella gamma nano delle fibre naturali, avrà preTextile surface with NanoSphere® Lotus leaf surface in the nano range sente che l’unità di misura per definirne il “diametro” (oltre ad esprimerlo con valori di solito molto inferiori a 1 decitex) era il micron, cioè un milionesimo di metro (10-6 m o, se preferite, un millesimo di millimetro). Diamo quindi per acquisito che una “nanofibra” sarà almeno 1000 volte più fine di una microfibra, come evidenziato anche nella tabella gomento anche a chi, per avventura, non abbia mai avuto e nella microfotografia pubblicate in queste pagine. occasione di approfondirlo. E di questo ci perdoneranno i letAnticipati tali concetti - riferiti ad una esperienza familiare al tori più smaliziati, che forse costituiscono la grande maggiomondo tessile - occorre sottolineare come, in generale, oltre ranza del nostro target. Riteniamo comunque che il tentativo alla dimensione, sono soprattutto le proprietà dei materiali di parlare di queste tematiche in termini precisi ma accessiche cambiano radicalmente alla scala nanometrica, rispetto bili sia pur sempre un esercizio apprezzabile.
NANOTECHNOLOGIES, WHAT ARE THEY? To understand what nanotechnologies are – even before defining them and identifying their application fields – it is necessary to get to know well the unusual unit of measure that is expressed by the nanometric scale. One “nanometre” corresponds to a billionth of a metre (10-9 m), what projects us into the dimension in which, just to give a few examples, viruses, DNA, molecules and atoms are placed. Who remembers the advent of ultrafine fibres – appeared on the market some twenty years ago and commonly termed microfibres – whose filament count was much finer than
the finest natural fibres, surely recalls that the unit of measure to define their “diameter” (besides expressing it with values usually much lower than 1 decitex) was the micron, namely one millionth of a metre (10-6 m or, if you prefer, one thousandth of a millimeter). We thus consider as an unquestionable fact that a “nanofibre” is at least 1000 times finer than a microfibre, as shown also by the table and by the microphotopgrah published on these pages. Having mentioned these concepts – referred to an experience the textile world is familiar with – it is necessary to point out that, in general, in addition to the size, also and
especially the material properties radically change at the nanometric scale, compared to the “macro” one, eluding, so to say, the normal rules of physics and chemistry. As a matter of fact, each material acquires new interesting qualities, such as a higher ratio between surface and volume, superior mechanical and structural characteristics, colour, substantially different conductivity and reactivity. Just think that a “carbon nanotube” is 100 times stronger than steel, but six times lighter (that is, six hundred times stronger, the weight being equal…). As Cosimo Garfagna, of the Materials Engineering Department of the Naples SELEZIONE TESSILE NOVEMBRE 2005
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LE FIBRE FIBRES
tica. Essa sta rivoluzionando il mondo scientifico e industriale, grazie alla possibilità che offre di manipolare, misurare e organizzare la materia su scala nanometrica e, in taluni casi, atomica. L’aspetto più interessante, dal punto di vista tecnologico, consiste nel fatto che anche piccole quantità di sostanze nanodimensionate possono conferire, ai materiali con cui interagiscono, proprietà migliori e innovative».
Le nanotecnologie e il tessile
a quella “macro”, sfuggendo, per così dire, alle normali regole della fisica e della chimica. Ogni materiale acquisisce infatti nuove interessanti qualità, quali un maggior rapporto tra superficie e volume, caratteristiche meccaniche e strutturali superiori, colore, conduttività e reattività sostanzialmente diversi: basti pensare che un “nanotubo di carbonio” è 100 volte più resistente dell’acciaio ma sei volte più leggero (ovvero ben seicento volte più resistente a parità di peso…). «La nanotecnologia può essere definita una tecnologia interdisciplinare» – ha affermato nella sua relazione introduttiva al Convegno Cosimo Garfagna, del Dipartimento Ingegneria dei materiali dell’Università di Napoli – «destinata a diffondersi in molti campi: dalle scienze dei materiali alla fisica, alla biologia, alla medicina, fino all’elettronica e all’aeronau-
University said in his introductory paper, presented at the Meeting,«Nanotechnology can be defined as an interdisciplinary technology, destined to spread in many fields: from material science to physics, to biology, to medicine, through to electronics and aeronautics. It is revolutionizing the scientific and industrial world, thanks to the possibility that it affords to work, measure and organize the matter on a nanometric and, in certain cases, atomic scale. From the technological point of view, the most interesting aspect consists in the fact that, even small quantities of nanodimensioned substances can impart, to the materials with TESSILE 42 SELEZIONE NOVEMBRE 2005
Ma come le nanotecnologie possono trovare impiego nel mondo del tessile e con quali risultati? «Esse consentono di migliorare le prestazioni dei materiali» – dice ancora Garfagna «e di creare nuove funzioni nei tessuti, per realizzare manufatti multifunzionali, con proprietà altamente innovative, rivoluzionando in maniera drastica il modo tradizionale di concepire i prodotti tessili». Le strade per ottenere questi risultati sono sostanzialmente tre: 1. Inserire particelle nanometriche nella fase di filatura chimica delle masse polimeriche: questo processo si può applicare, ovviamente, solo a fibre man made 2. Trattare, con particelle nanometriche, la superficie dei tessuti: questo metodo è adattabile ad ogni tipo di prodotto tessile, indipendentemente dalla fibra utilizzata 3. Impiegare tecnologie specifiche (ad esempio l’elettrofi-
which they interact, better and innovative properties». NANOTECHNOLOGIES AND THE TEXTILE SECTOR But how can nanotechnologies find application in the textile world and with what outcome? And it is still Garfagna who says: «They enable to improve the material performance, and to create new fabric functions to produce multifunctional articles with highly innovative properties, thereby drastically revolutionizing the traditional way of conceiving the textile products». The routes to achieve these results are substantially three: 1. Incorporation of nanometric particles in the
chemical spinning of the polymeric masses: obviously, this process can be applied only to man-made fibres. 2. Treatment, with nanometric particles, of the fabric surface: this method is adaptable to any type of textile product, regardless of the fibre employed. 3. Use of specific technologies (for instance, electrospinning) to produce nanostructures which themselves make up the textile products, starting from a great variety of polymeric fluids, either molten or in solution. The table “Nanotechnologies and fabric functional properties”, inspired by an analogous scheme suggested by Cosimo
latura) per realizzare nanostrutture, costituenti esse stesse i prodotti tessili, partendo da una grande varietà di fluidi polimerici fusi o in soluzione. La tabella “Nanotecnologie e proprietà funzionali dei tessuti”, ispirata ad un analogo schema proposto da Cosimo Garfagna, fornisce una visione sinottica delle varie possibilità. Analizziamo ora brevemente le tre metodologie sopra enunciate, con il contributo delle testimonianze portate dagli esperti che hanno partecipato al Convegno NanoItalTex. 1. Inserire nanoparticelle nelle fibre man made Un esempio di questo processo è stato illustrato da Elisa Mantero, del Centro di Cultura per l’Ingegneria delle Materie Plastiche di Torino. Intitolato “Funzionalizzazione di fibre cellulosiche attraverso l’additivazione di cariche inorganiche nanodisperse”, il paper ha portato la testimonianza di una collaborazione in atto tra Università e Industria. Nel caso specifico è la Bemberg Cell – il gruppo italiano di recente costituzione, leader nelle fibre cellulosiche - che sta conducendo, in partnership con l’Ateneo torinese, un promettente studio per
Garfagna, provides a synoptic vision of the various possibilities. Let’s us know briefly analyze the three aforesaid methodologies, supported by the evidences given by the experts who participated in the NanoItalTex Meeting. 1. Incorporation of nanoparticles into man-made fibres An example of this process was illustrated by Elisa Mantero, of the Culture Centre for Plastics Engineering, Turin. Entitled “Functionalisation of cellulosic fibres through the activation of nanodispersed inorganic charges”, the paper illustrated an ongoing co-
operation between University and Industry. In this specific case, it is Bemberg Cell – the recently created Italian Group, leader in cellulosic fibres – who is conducting, in partnership with the Turin University, a promising research regarding the possibility of incorporating, into the fibre, nanoparticles capable of imparting to it new functionalities, overcoming some limits inherent in artificial fibres. The process of the nanoparticles’ action is once again explained by the words of Cosimo Garfagna: «The nanoparticles can be introduced as fillers into textile fibres of chemical origin. Their main function is to
improve the mechanical properties, but they can often impart also other specific characteristics to achieve stronger, waterrepellent, breathable, fireproof, antibacterial and anti-UV textiles, and also nanocomposites for cosmetologic skin care textiles». 2.1. Treatment of the fabric surface with nanometric particles Some other papers investigated conversely the methodologies that contemplate the surface treatment of fabrics, through different coating techniques, applied in the finishing phase. Reference to solutions SELEZIONE TESSILE NOVEMBRE 2005
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LE FIBRE FIBRES
L’immagine al microscopio mette in evidenza molto bene la fitta rete di nanofibre (nanofiber layer) e consente il confronto con la dimensione delle normali fibre che costituiscono il substrato su cui le nanofibre sono state raccolte. I pori formati dall’intreccio delle nanofibre costituiscono un mezzo filtrante di efficacia eccezionale, in grado di intercettare anche i virus della SARS The image under the microscope very clearly shows the thick nanofibre layer and permits the comparison with the size of the normal fibres that make up the substrate in which nanofibres have been gathered.The pores formed by the nanofibre interlace represent an exceptionally effective filtering means, capable of intercepting even the SARS viruses
Nanofiber layer
Substrate
incorporare nella fibra delle nanoparticelle, in grado di conferirle nuove funzionalità, superando alcuni limiti intrinseci delle fibre artificiali. Il meccanismo di azione delle nanoparticelle è chiarito ancor una volta dalle parole di Cosimo Garfagna: «Le nanoparticelle possono essere introdotte come fillers nelle fibre tessili di origine chimica. La loro funzione principale è quella di migliorare le proprietà meccaniche, ma esse hanno spesso la capacità di impartire anche altre caratteristiche specifiche… per ottenere tessili più resistenti, impermeabili, traspiranti, ignifughi, antibatterici e anti-UV, fino alle fibre nanocomposite per cosmetotessili skin care». 2.1. Trattare la superficie dei tessuti con particelle nanometriche Alcuni altri interventi hanno invece approfondito le metodo-
already available on the market was made by Pierantonio Mariani, of CIBA Specialty Chemicals, in his report entitled “Contribution of nanoformulation to the improvement of fuctionalities in the apparel sector”. In fact, some of the great variety of products offered by CIBA Specialty Chemicals for the various finishing types (softening, hydrophilic, stain repellent, stain release, perfuming agents…) already benefit from the presence of nanoparticles in their formulation, so as to offer more effective and durable performance qualities, having as a target the user comfort and wellbeing. Also other speakers mentioned products already TESSILE 44 SELEZIONE NOVEMBRE 2005
logie che prevedono il trattamento superficiale dei tessuti, attraverso diverse tecniche di coating, applicate nella fase di finitura. A soluzioni già disponibili sul mercato ha fatto riferimento Pierantonio Mariani, di CIBA Specialty Chemicals, nel suo intervento dal titolo “Contributo delle nanoformulazioni al miglioramento delle funzionalità nel settore abbigliamento”. Tra la vasta gamma di prodotti offerti da CIBA SC per i vari tipi di finissaggio (ammorbidenti, idrofilici, stain repellent e stain release, profumanti... ), alcuni, infatti, già beneficiano della presenza di nanoparticelle nella loro formulazione, per offrire performance più efficaci e durature, finalizzate al benessere ed al comfort dell’utilizzatore. Anche altri relatori hanno citato prodotti già commercializzati, ove l’uso di particelle nanodimensionate, applicate in fase
marketed, in which the use of nanodimensioned particles, applied in the fabric finishing phase, impart interesting properties. Among these examples, we mention the fabric treatment with Rayosan from Clariant, based on titanium dioxide nanoparticles which protect from UV rays, and the soil-repellent effect, obtained with NanoSphere from Schoeller, which creates on the fabric a nanostructured rough surface, similar to that of lotus leaves, preventing the soil adhesion. An example of that “biomimesis”, mentioned at the beginning, achieved when technology imitates the solutions present in nature.
2.2. Treating fabrics with plasma and other emerging technologies Other speakers spoke of processes that are still experimental or that are just beginning to be industrialized, especially with reference to plasma treatments. A definition of plasma was provided by Cosimo Garfagna. «Plasma is a ionized gas, consisting namely of unbonded electrons and ions, and can exist in a very wide range of temperatures and pressures. Owing to this peculiarity, it is also defined as the fourth state of the matter, in addition to the solid, liquid and gaseous state». In the textile sector, plasma treatments, which for years have been much talked about, have not
di rifinitura dei tessuti, impartiscono interessanti proprietà. Tra gli esempi ricordiamo il trattamento dei tessuti con Rayosan di Clariant, basato su nanoparticelle di biossido di titanio che difendono dai raggi UV, e l’effetto antisporco, ottenuto con NanoSphere di Schoeller, che crea sul tessuto una superficie rugosa nanostrutturata, simile a quella delle foglie di loto, impedendo allo sporco di aderire. Un esempio di quella “biomimesis”, citata all’inizio, che si ha quanto la tecnologia imita le soluzioni presenti in natura. 2.2. Trattare i tessuti con plasma e altre tecnologie emergenti Di processi ancora sperimentali, o in avvio di industrializzazione, hanno invece parlato altri relatori, soprattutto con riferimento ai trattamenti al plasma. Una definizione di plasma ci è offerta da Cosimo Garfagna. «Il plasma è un gas ionizzato, cioè composto da elettroni e ioni non legati tra loro, e può esistere in una gamma di temperature e pressioni Rifacendoci alla foto di apertura, secondo la Schoeller di Sevelen (CH) “imparando dalla natura si realizzano tessili puliti”. Nella fattispecie la foglia di loto ha ispirato la tecnologia NanoSphere Referring to the opening photograph, according to Schoeller of Sevelen (CH), “learning from nature enables to develop clean textiles”. In the case in point, the lotus leaf has inspired the NanoSphere technology
yet found significant industrial applications, though they have demonstrated, at laboratory level, to have a great potential. In literature there are long lists of the numerous benefits that the plasma can give to fabrics. The lists are so all-embracing that the impression comes natural of going back to the “panacea” myth, namely to that boasted therapeutical treatment capable of curing any type of diseases and to extend life. In plain terms, it is certain that the plasma treatment can ensure, once it has been transferred to an industrial scale, the manifold properties that it has proved to impart to fabrics at experimental level. For example, by modifying
molto ampia. Per questa sua peculiarità viene anche definito il quarto stato della materia, oltre a quello solido, liquido e gassoso». Nel settore tessile i trattamenti al plasma, di cui si parla ormai da anni, non hanno ancora trovato significative applicazioni industriali, pur avendo dimostrato, a livello di laboratorio, grandi potenzialità. Sono reperibili, in letteratura, lunghi elenchi dei numerosi benefici che il plasma può apportare ai tessuti. Elenchi talmente onnicomprensivi che sorge spontanea l’impressione di regredire al mito della “panacea”, cioè di quel millantato trattamento terapeutico capace di curare ogni tipo di malattia e di allungare la vita. Fuor di metafora, è certo che il trattamento al plasma sia in grado di
TECNOLOGIA L’innovazione tessile: il processo antiaderente e di pulizia naturale è noto come effetto autopulente e, attraverso la nonotecnologia, è stato trasferito sulla superficie dei tessili. Il risultato è denominato NanoSphere® TECHNOLOGY The textile innovation: the natural non-stick and cleaning process is known as the selfcleaning effect and has been transferred through nano-technology to the surface of textiles. The result is called NanoSphere®
NATURA La natura fa strada: le foglie di determinate piante rimangono sempre pulite perché lo sporco non può aderire alle loro superfici finemente strutturate, e può essere facilmente eliminato dalla pioggia NATURE Nature leads the way: the leaves of certain plants always remain clean because dirt cannot adhere to their finely-structured surfaces and is easily washed off by the rain
hydrophily or water repellency of the fabric’s component fibres, so as to influence the dyeing behaviour or the comfort, or by acting on flame retardancy or on other protective properties. Or also by laying very thin soilresistant and water repellent coatings, or by grafting active agents for antibacterial effectiveness, for the release of medicines and the like. It is however evident that the plasma is no exception to the rule, so that every new technology – within a competition
based on market rules – succeeds in competing with the others that can offer similar results, only by ensuring an effective costs-benefits ratio, or by offering absolutely innovative and otherwise unobtainable pluses. The difficulties met with, and the possible solutions to transfer the plasma technology to an industrial scale, were discussed by Francesco Parisi of Grinp, in his paper entitled “Atmospheric pressure plasma for SELEZIONE TESSILE NOVEMBRE 2005
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LE FIBRE FIBRES
Un esempio di applicazione industriale del plasma a pressione atmosferica su una linea in continuo di finissaggio dei tessuti realizzata da Grinp Srl di Padova An example of industrial application of atmospheric pressure plasma on a fabric continuous finishing line built by Grinp Srl, Padua
assicurare, una volta trasferito su scala industriale, le molteplici proprietà che ha dimostrato di poter conferire ai tessuti a livello sperimentale. Modificando, ad esempio, l’idrofilia o l’idrofobia delle fibre componenti il tessuto, per influire sul comportamento tintoriale o sul comfort, oppure agendo anche sulla flame retardancy o su altre proprietà protettive. Oppure deponendo sottilissimi coating antisporco e impermeabilizzanti, o innestando agenti attivi per l’efficacia antibatterica, per il rilascio di farmaci e simili. È tuttavia chiaro che il plasma non fa eccezione alla regola per cui ogni nuova tecnologia riesce - in una concorrenza basata su regole di mercato – a competere con le altre, che possono offrire analoghi risultati, solo assicurando un valido rapporto tra costi e benefici, oppure offrendo dei plus assolutamente innovativi e non ottenibili altrimenti. Delle difficoltà incontrate, e delle possibili soluzioni per trasferire la tecnologia del plasma su scala industriale, ha parlato Francesco Parisi della Grinp nel suo paper dal titolo “Plasma a pressione atmosferica per processi in continuo: ricerche e risultati nel settore tessile”. Afferma infatti Parisi «La quasi totalità dei processi industriali che coinvolgono l’utilizzo del plasma richiedono basse pressioni. Nel caso dei processi tessili ciò implicherebbe la costruzione di grandi
continuous processes: research and results in the textile sector”. Paris states in fact that «nearly all the industrial processes involving the use of plasma require low pressures. In the case of textile processes this would imply the building of big vacuum reactors, to accomodate fabric unrolling/rolling systems, the use of pumping devices that are expensive in terms of buying and maintenance and, above all, the introduction of an additional processing phase. All this – Parisi adds – has caused the failure of the plasma technology in the textile sector. An undeserved failure since these processes are not polluting and don’t require the use of TESSILE 46 SELEZIONE NOVEMBRE 2005
reattori a vuoto, per ospitare sistemi di svolgimento/avvolgimento dei tessuti, l’utilizzo di dispositivi di pompaggio costosi in termini di acquisto e manutenzione e, soprattutto, l’introduzione di una ulteriore fase di lavorazione. Tutto ciò ha determinato» – prosegue Parisi «l’insuccesso della tecnologia al plasma nel settore tessile. Insuccesso immeritato perché tali processi non sono inquinanti e non richiedono l’uso di acqua, caratteristiche queste oggi molto apprezzate in termini ecologici e di costi». La soluzione industriale che si profila è legata all’utilizzo di plasma a pressione atmosferica. «Evitare i sistemi sottovuoto consente infatti una drastica riduzione degli investimenti ed offre la possibilità di trattare i
water, qualities that are today highly valued in ecological and cost terms». The industrial solution, that is in the offing, is associated with the use of atmospheric pressure plasma. And Parisi concludes: «Avoiding vacuum systems actually permits a drastic cut in investments, and offers the possibility of treating fabrics, yarns or fibres directly on line. The atmospheric pressure plasma represents therefore the new frontier and has become the crux of the R&D in the textile industry, as regards both cost cutting and the value added that it can impart to products». This trend is confirmed also by Paolo
Canonico of M&H, who delivered a lecture about “Surface treatments with low pressure plasma”. Besides confirming the manifold effect possibilities that plasma has on fabrics (including: physical and chemical surface modification, degreasing and cleaning, change in the fibre hydrophily or water repellency, improved adhesion in bonded materials, optimal dye yield, anti-felting of wool…), Canonico reminded that M&H too, has already installed some industrial equipment in Italy (at the Saati Group of Appiano Gentile and at Mascioni in Cuvio), and in Korea as well. Massimo Dotti, of Soliani EMC, dealt with a
tessuti, i fili o le fibre direttamente in linea. Il plasma a pressione atmosferica rappresenta quindi la nuova frontiera ed è diventato un nodo essenziale della R&D nell’industria tessile, sia per il contenimento dei costi, sia per il valore aggiunto che può dare ai prodotti» conclude Parisi. Conferma di questa tendenza è venuta anche da Paolo Canonico della M&H, che ha presentato una relazione su “Trattamenti superficiali con plasma a basse pressioni”. Oltre a ribadire le molteplici possibilità di effetto del plasma sui tessuti (tra cui modifica superficiale fisica e chimica, sgrassaggio e pulitura, variazione della idrofilia o idrofobia delle fibre, miglioramento dell’adesione negli accoppiati, ottimale resa
complementary technology, vis-à-vis the plasma, in his presentation entitled “The continuous electroplating process and its applications”, while Solitario Nesti of Tecnotessile determined the position of the “Industrial applications of nanotechnologies; textiles with antibacterial properties, UV protection, electric conductivity and magnetic properties”. According to Nesti, research should be oriented towards the functionalization of natural fibre substrates which, unlike those made of synthetic fibres, cannot incorporate such properties through additives inserted into the polymer. Another interesting subject was discussed by
tintoriale, antinfeltrimento nella lana…), Canonico ha anche ricordato che M&H ha già installato alcune apparecchiature industriali in Italia (presso Saati Group di Appiano Gentile e Mascioni di Cuvio) ed in Corea. Di una tecnologia complementare rispetto al plasma ha parlato Massimo Dotti, della Soliani EMC, nella sua presentazione dal titolo “Il processo di elettrodeposizione in continuo e le sue applicazioni”, mentre Solitario Nesti di Tecnotessile ha fatto il punto sulle “Applicazioni industriali delle nanotecnologie: tessili con proprietà antibatteriche, protezione UV, conducibilità elettrica e proprietà magnetiche”. Secondo Nesti la ricerca va indirizzata verso la funzionalizzazione di substrati in fibre naturali, che, a differenza di quelli in fibre sintetiche, non possono incorporare tali proprietà con additivi inseriti nel polimero. Un altro argomento interessante è stato trattato da Marinella Catellani del CNR/ISMAC, Istituto per lo Studio delle Macromolecole di Milano, in una relazione dal titolo “Nanotecnologie ed elettronica da indossare, un futuro per il tessile”. Promettenti sviluppi si annunciano per il dinamico mondo dei cosiddetti “smart textiles”, anche grazie ai polimeri organici coniugati, in grado di condurre elettricità, assorbire ed emettere luce, cambiare colore, con buona processabilità ed a basso costo. Una ottima opportunità si intravede grazie alla loro facile interazione con i prodotti della tessitura, che ha la potenzialità per diventare, in maniera sempre più efficace, un mezzo per ottenere manufatti tessili con funzionalità incorporate per la gestione di apparati elettronici e per le comunicazioni.
Marinella Catellani of CNR/ISMAC, the Institute for the Macromolecule Study of Milan, in her paper entitled “Nanotechnologies and wearable electronics, a future for textiles”. Promising breakthroughs are heralded for the dynamic world of the so-called “smart textiles”, thanks also to the conjugated organic polymers, capable of conducting electricity, absorbing and giving out light, changing colour, with a good and low-cost processability. An excellent opportunity could be offered by their easy interaction with the weaving products, which has the potential of becoming, in an increasingly effective way, a means to obtain
textile goods with built-in functionalities for the control of electronic equipment and communication. 4. Electrospinning for the production of textile nanostructures The third route for applying nanotechnologies to textiles was illustrated by Alessio Montarsolo of the CNR/ISMAC of Biella, in his presentation entitled “Potential and applications of electrospun nanofibres for textile innovation”. «The idea of using an electric field to produce very thin fibres arose in 1930 – Montarsolo says – but it is only in the past few years that SELEZIONE TESSILE NOVEMBRE 2005
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LE FIBRE FIBRES
Le foto al microscopio evidenziano, sul cotone trattato, le nanoparticelle a base di titanio, che conferiscono al tessuto in fibra naturale eccellenti proprietà di protezione della pelle dai raggi UV The photos under the microscope show, on the treated cotton, the titaniumbased nanoparticles which impart, to the natural fibre fabric, excellent skin protection from UV rays
3. L’elettrofilatura per realizzare nanostrutture tessili La terza via per l’applicazione delle nanotecnologie al tessile è stata illustrata da Alessio Montarsolo, del CNR/ISMAC di Biella, nella sua presentazione dal titolo “Potenzialità ed applicazioni di nanofibre elettrofilate per l’innovazione nel tes-
this technique has been reappraised to produce nanofibres. The system’s components are three: a syringe into which the polymeric liquid, in solution or molten, is contained; the high voltage tension generator, and the grounded metal collector. The generator electrostatically charges the fluid which is ejected by the capillary towards the collector. On the way, the solvent evaporation, or the melt solidification occur and the jet is collected on the collector in the form of an electrostatically charged nonwoven, consisting of nanometric fibres». Consequently, “nanofibres” should not be regarded as raw materials susceptible of TESSILE 48 SELEZIONE NOVEMBRE 2005
sile”. «L’idea di adoperare un campo elettrico per produrre fibre molto sottili nasce intorno al 1930» afferma Montarsolo – «ma è solo negli ultimi anni che questa tecnica è stata rivalutata per produrre nanofibre. Le componenti del sistema sono tre: una siringa nella quale è contenuto il fluido
being further converted by conventional technologies, but as fully innovative nanostructured textile products with a revolutionary potential. And Montarsolo explained that “given their small size and their porosity, these materials can be used in the biomedical field, for the manufacture of skin membranes or of biocompatible supports for the cell proliferation. The high surface:volume ratio can be exploited in transport systems and drug release. In the sector of nanocomposites, structural, mechanical and optical properties are better in comparison with the microfibres
of the same material. In addition, the electrostatically charged nanofibres drastically improve the efficiency and functionality of filtration systems». It was noticed in fact that the filters consisting of interlaced monofilaments are able to trap even the most dangerous viruses, such as the SARS ones, which generally penetrate the normal half masks. Conjectures were made to utilize such very strong, but considerably light nanostructures in the military and protective clothing. We’ll probably never see the use of a nanofibre in high fashion, but this will be all to the advantage of consumer health and safety.
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polimerico in soluzione o fuso, il generatore di tensione ad alto voltaggio ed il collettore metallico posto a massa. Il generatore carica elettrostaticamente il fluido che viene emesso dal capillare verso il collettore. Nel tragitto avviene l’evaporazione del solvente, o la solidificazione del fuso, e il getto viene raccolto sul collettore sotto forma di nontessuto elettrostaticamente carico, costituito da fibre nanometriche». Non si deve quindi pensare alle “nanofibre” come a materie prime suscettibili di ulteriori trasformazioni con le tecnologie tradizionali, ma a prodotti tessili nanostrutturati, totalmente innovativi e dalle rivoluzionarie potenzialità. «Questi materiali, date le ridotte dimensioni e la loro porosità, possono essere utilizzati in campo biomedico, per la fabbricazione di membrane per la pelle o di supporti biocompatibili per la proliferazione di cellule» ha spiegato Montarsolo. «L’elevato rapporto tra la superficie e il volume può essere sfruttato in sistemi di trasporto e rilascio dei farmaci. Nel settore dei nanocompositi si hanno migliori proprietà strutturali, meccaniche ed ottiche rispetto alle microfibre delle stesso materiale. Inoltre nanofibre elettrostaticamente caricate» – conclude Montarsolo – «migliorano drasticamente l’efficienza e la funzionalità dei sistemi di filtrazione». È stato osservato infatti che filtri formati da nanofilamenti intrecciati sono in grado di intrappolare anche i virus più pericolosi, come quelli della SARS, che generalmente penetrano nelle normali mascherine. Si sono ipotizzati utilizzi di tali resistentissime ma assai leggere nanostrutture nell’abbigliamento militare e protettivo: non vedremo forse mai l’impiego di una nanofibra nell’alta moda, ma ci guadagnerà comunque la salute e la sicurezza del consumatore. SELEZIONE TESSILE NOVEMBRE 2005
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Tavola rotonda roundtable a cura della redazione - fotografie di Paolo Bernardi
Una formazione completa per il tessile L’innovazione, il trasferimento tecnologico e la formazione, prerequisito di tutto il processo, sono considerate le leve strategiche della competizione nel tessile. Abbiamo invitato al nostro tavolo cinque esperti, per approfondire la situazione attuale ed esprimere una visione del futuro, cercando di condividere le cose fatte e di individuare le molte che si dovrebbero fare
AN EXHAUSTIVE TRAINING FOR THE TEXTILE INDUSTRY Innovation, technological transfer and training, which are the prerequisite of the entire process, are considered to be the competition’s strategic levers in the textile sector. We invited to our round table five experts to study in depth the current situation and to express a vision of the future, trying to share what has been made and to identify the many things that should be done Training, and the contribution that the press can give to it, were behind the plan of the round table organized by Selezione Tessile, tessile 30 selezione febbraio 2009
which has always set itself as an aim to provide the most detailed information about the sector’s technological and trading novelties. High-ranking trade experts alternated at the table, and endeavoured to take the bearings of the activities by which, together with the organizations they represent, they contribute to create and disseminate the “textile culture”. «Today’s meeting – Pier Giuseppe Bullio, moderator of the round table, started off – falls within this basic strategic policy and originates from the intention to take stock of the present actions undertaken by the bodies of which you are part, to create innovation, foster its technological transfer, and contribute to ensure training and education to the end of providing
a significant support to the textile sector in the ever fierce competition at international level». A right mix of didactics and practice Silvio Sicardi, Head of the Textile Engineering Degree of the Politecnico di Torino in Biella, illustrated the degree course in Textile Engineering, the only one in Italy in the English language, and one of the few in Europe with a marked international overture. This thanks also to the scholarships granted to foreign students, and financed by the local industry. «Matriculations confirm the success of this initiative, having actually climbed from 43 in 2007-08 (20 were foreigners) to 55 in 2008-09 (28 foreigners). Italy has no research doctorates
Pier Giuseppe bullio,
direttore tecnico di Selezione tessile technical director of Selezione tessile
la formazione, e il contributo che a essa può dare la stampa, sono state la base per l’ideazione della tavola rotonda organizzata da selezione tessile, che da sempre si pone come obiettivo quello di fornire le più dettagliate informazioni sulle novità tecnologiche e commerciali del comparto. Al tavolo si sono alternati importanti esperti di settore che hanno cercato di fare il punto sulle attività con le quali, insieme alle organizzazioni che rappresentano, contribuiscono a formare e a diffondere la “cultura tessile”. «l’incontro odierno – ha esordito Pier Giuseppe Bullio, moderatore della tavola rotonda – rientra in questo indirizzo strategico di fondo e ha preso origine dall’intenzione di fare il punto su quelle che sono attualmente le azioni con le quali gli organismi di cui Voi fate parte si attivano per creare innovazione, per operare il trasferimento tecnologico della stessa e contribuire a fare formazione allo scopo di essere un supporto qualificante per il settore tessile nella competizione sempre più accanita a livello internazionale».
Giorgio belletti,
collaboratore di Selezione tessile collaborator of Selezione tessile
in Textile Engineering, but it is possible to be admitted, always to the Politecnico di Torino, to the degree course of Chemical Engineering, without educational debts, and then to the research doctorate, with a thesis on textiles. It is also possible to attend the European Master Team in English (European-Textile Engineering Advanced Master), run by 19 European Universities, including also the Politecnico di Torino. At the end of our course, which is a right mix of training and professionalizing activity, one can enter the labour world, in positions of process and product engineering in the textile, textile machinery, and chemical-textile sectors. The opening to innovation is favoured also by the connection of didactics with the research
activity of the Latt Laboratory and of the HiTex Project. In addition, for the thesis preparation a corporate stage is compulsory, and this makes for an agreement with the market demands and for a direct connection with the labour market, thanks to the research conducted in cooperation with the companies. In particular, the aforesaid HiTex project, co-financed by the Piedmont region, relies on the co-operation of the Politecnico with the other players operating at Città Studi: Cnr-Ismac, Latt, Tessile e Salute, Itis. There are twelve research themes which cover both the “conventional” textile area (treatments useful to comfort, wellbeing and health, advanced and ecological dyeing systems, product traceability), and the more technical
and innovative textiles (plasma treatment of textiles, electroconductive fabrics, fibres with nano-charges, nanofibres, electrospinning). The remodulation of research activities is in progress, in order to concentrate them, by the year 2010 when the project has to be concluded, on themes with a more immediate possibility of industrialization». focUsing on QUALitY trAining Piero Sandroni, a Lombard textile industrialist, and representative of Rete per il Tessile, then explained the target of such a body, which intends to implement a useful training policy for the employment of trained persons and for increasing the competitiveness of undertakings, selezione tessile febbraio 2009
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Tavola roTonda roundtable
Un giusto mix di didattica e pratica
L’apertura all’innovazione è favorita anche dal collegamento della didattica con l’attività di ricerca del Laboratorio Latt e del progetto hitex
silvio sicardi, Responsabile laurea in textile engineering del Politecnico di torino a Biella, ha presentato il corso di laurea in ingegneria tessile, l’unico in italia in lingua inglese e uno dei pochi in europa con una spiccata apertura internazionale. Questo anche grazie alle borse di studio per studenti straneri, Silvio Sicardi finanziate dall’industria locale. «le iscrizioni ne confermano il successo, essendo passate da 43 nel 2007-08 (di cui 20 stranieri) a 55 nel aziende. in particolare il progetto Hitex cui accennavo prima, 2008-09 (di cui 26 stranieri). in italia non esiste un dottorato co-finanziato dalla Regione Piemonte, vede collaborare il Podi ricerca in ingegneria tessile, ma si può accedere, sempre litecnico con gli altri attori operanti a Città studi: Cnr–ismac, presso il Politecnico di torino, al corso di laurea in ingegneria latt, tessile e salute, itis. Chimica, senza debiti formativi, e poi al dottorato di ricerca, sono stati individuati dodici temi di ricerca, che coprono sia con una tesi sul tessile. È anche possibile frequentare il Mal’area del tessile “tradizionale” (trattamenti funzionali per il ster europeo e-team in lingua inglese (european-textile engicomfort, il benessere e la salute, sistemi avanzati ed econeering Advanced Master), gestito da 19 Università europee, tra le quali anche il Politecnico di torino. Alla fine del nostro corso, che è un giusto mix di attività formativa e professionalizzante, si apre l’ingresso al mondo del lavoro, in funzioni di progettazione di processo e di prodotto nei settori tessili, meccanotessile e chimico tessile. l’apertura all’innovazione è favorita anche dal collegamento della didattica con l’attività di ricerca del laboratorio latt e del Progetto Hitex. inoltre uno stage aziendale è obbligatorio per la preparazione della tesi, e questo assicura una sintonia con le richieste del mercato e un raccordo diretto col mondo del lavoro, grazie alla ricerca svolta in collaborazione con le
as investing in training is today decisive for the future of the sector. «It is unthinkable to pursue these goals by means of mere ”few alterations” of the training courses, nor can the initiative be referred only to schools and businesses. It is necessary to start from an in-depth analysis of the professional systems in their complexity, and of the future trade scenarios, where the big players are the entrpreneurs, directly involved in the formulation of the demand for professional competence, anticipating its requirements. This is the crucial, undelegable activity to steer the training investment towards innovative directions useful to development. No one, but the holders of reliable information can identify the professional tessile 32 selezione febbraio 2009
logici di tintoria, tracciabilità del prodotto), sia il tessile più tecnico e innovativo (trattamento di tessili con plasma, tessuti elettroconduttivi, fibre con nanocariche, nanofibre, elettrofilatura). È in corso la rimodulazione delle attività di ricerca, per concentrarle entro il 2010, data di conclusione del progetto, sui temi con una più immediata possibilità di industrializzazione».
Puntare su una formazione di qualità Piero sandroni, industriale tessile lombardo e rappresentante di Rete per il tessile, ha poi esposto l’obiettivo di tale en-
figures who shall be necessary in the medium term to the future of a sector. There is moreover a second criticality: the choice of a political strategy imposing to the training/education world the “demand centrality”. Demand should be properly formulated from the point of view of the expected professional needs: a praxis that reassigns to training the correct dimension of an investment. It is necessary to reverse the present system, that is centred on the offer centrality, so as to favour the formulation of the indispensable competence deriving from the education/ training courses: that is to say the determination of minimum standards of acceptability of the “training product”. The attention would thus
be shifted from “education courses” (of which many people talk about) to the “quality of the education output” (about which nobody talks). In our system these two effects would be a Copernican revolution, and cause the shifting of huge economic resources from certain fruitless parts to other more important parts. All this cannot be implemented in the absence of a strong political subject, who proposes a bold, conscious and steadfast choice, with a new education policy. Task of the government system is to be convincing with the numerous players who are moving in the education/ training scenario, and to authoritatively start the process, formally assigning to entrepreneurs and expert employees the task of making clear
te che si propone di attuare una politica di formazione utile per l’occupazione delle persone formate e per accrescere la competitività delle imprese, perché investire nella formazione è oggi determinante per il futuro del settore. «non è pensabile perseguire questi obiettivi mediante semplici “ritocchi” dei percorsi formativi, né l’iniziativa può essere rimessa solo a scuole e imprese. occorre partire da un’analisi profonda dei sistemi professionali nella loro complessità e degli scenari futuri di settore, che veda protagonisti gli imprenditori, coinvolti direttamente nella formulazione della domanda di professionalità, anticipandone i fabbisogni. Questa è l’attività cruciale e non delegabile, per orientare l’investimento formativo in direzioni innovative e funzionali allo sviluppo. nessuno, se non i detentori di informazioni attendibili, è in grado di identificare le figure professionali necessarie a medio termine per l’avvenire di un settore. Vi è poi una seconda criticità: la scelta di una strategia politica
“qualità dell’output della formazione” (della quale nessuno parla). nel nostro sistema, questi due effetti sarebbero una rivoluzione copernicana, provocando lo spostamento di risorse economiche ingenti da certe parti infruttuose ad altre più fondamentali. tutto ciò non può essere attuato in mancanza di un’azione stabile da parte di un soggetto politico forte, che proponga una scelta coraggiosa, consapevole e ferma, con una politica nuova per la formazione. Compito del sistema di governo è essere convincente con i numerosi attori che si muovono sullo scenario della formazione, per avviare con autorevolezza il processo, conferendo formalmente a imprenditori e lavoratori esperti l’incarico di esplicitare i fabbisogni professionali di medio termine, immettendo le necessarie risorse, ma al contempo monitorando l’intero processo, sino al suo completamento. Per la politica si tratterebbe di porre in atto una svolta decisiva; per le parti sociali di accollarsi una responsabilità gravosa; per il
che imponga al mondo della formazione la “centralità della sistema formativo di rimettersi in discussione. Ma tutto ciò domanda”. si deve elaborare opportunamente la domanda è essenziale per il nostro futuro». in chiave di anticipazione dei fabbisogni professiooccorre ribaltare nali: prassi che riassegna alla formazione la corretta il sistema attuale dimensione di un investimento. per favorire la occorre ribaltare il sistema attuale, imperniato informulazione vece sulla centralità dell’offerta, per favorire la fordelle competenze mulazione delle competenze indispensabili in usciindispensabili ta dai percorsi scolastici: cioè la determinazione di in uscita standard minimi di accettabilità del “prodotto della dai percorsi formazione”. l’attenzione verrebbe così a spostarPiero Sandroni scolastici si dai “percorsi formativi” (di cui molti parlano) alla
the medium-term professional needs, providing the necessary resources but, at the same time, monitoring the whole process, through to its completion. What politics should have to do is to implement a decisive turning point: for the social parties this would mean assuming a heavy responsibility; for the education system it would mean reopening the whole question. But all this is essential for our future». exchAnge of VieWs As A BAsis for innoVAtion Alessandro Gigli deems it essential to define Aictc, of which he is the chairman: “an association of persons” that, founded in 1925, and with its more than one thousand present
members divided into five sections, is present in the main Italian textile districts. «It is in the persons that knowledge and culture lie and we intend to maintain and transform it into a development instrument of the sector. Our rooting in the Italian textile sector leads us to believe that from the crisis we get out only by changing situations, attitudes and strategies. This can happen provided everyone recognizes and takes on the role and the responsibilities that are peculiar to him, acting without delay, with consistency, determination and firmness. Aictc has an important responsibility as, through its members, it contributes to the quality and innovation of textile products: and in the global market, without these factors one loses the
battle and, probably, shuts down. We have therefore undertaken some incisive actions, to begin with the change of our head offices. We are no longer at the historical address of Viale Sarca with Smi-Ati, but we have moved to work with Fast (Federazione delle Associazioni Scientifiche e Tecniche) where we have at our disposal an efficient structure, useful synergies and a “neutral” national headquarter, better fit for our needs and for the ambitious programmes we have started. Among these we mention the Stresa International Congress slated for May 2010, an important meeting and an opportunity of comparing with the other international associations operating in textile chemistry, and with the major innovation experts, whom we want selezione tessile febbraio 2009
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Tavola roTonda roundtable
il dialogo come base per l’innovazione
il congresso internazionale di stresa del maggio 2010 sarà un importante incontro e confronto con le altre associazioni internazionali e con i maggiori esperti dell’innovazione
Per Alessandro Gigli è fondamentale definire Aictc, di cui è presidente, un’”associazione di persone” che, fondata nel 1925 e con i suoi più di mille iscritti attuali suddivisi in cinque sezioni, è presente nei principali distretti tessili italiani. «È nelle persone che risiedono la conoscenza e la cultura che ci proponiamo di mantenere e trasforalessandro Gigli mare in strumento di sviluppo del settore. il nostro radicamento nel tessile italiano ci fa ritenere che dalla crisi si esce solo se si cambiano situazioni, atteggiamenti vazione, che desideriamo proporre all’industria italiana come e strategie. Questo può accadere a condizione che ciascuno momento di arricchimento tecnologico e culturale. riconosca e assuma il ruolo e le responsabilità che gli sono Aictc è inoltre presente ai tavoli tecnici istituzionali con propri proprie, agendo senza indugio, con coerenza, fermezza e rappresentanti, che vi partecipano ufficialmente quale organitenacia. Aictc ha una responsabilità importante, perché attrasmo tecnico competente, prendendo posizioni precise su teverso gli associati concorre alla qualità e all’innovazione dei mi importanti e invertendo la tendenza a “subire” a posteriori prodotti tessili: fattori senza i quali, nel mercato globale, si perde e, probabilmente, si chiude. Abbiamo perciò intrapreso alcune azioni incisive, a cominciare dal cambiamento di sede. non siamo più allo storico indirizzo di Viale sarca con smi–Ati, ma ci siamo trasferiti presso Fast, Federazione delle Associazioni scientifiche e tecniche, ove disponiamo di una struttura efficiente, di utili sinergie e di una sede nazionale “neutra”, più consona alle nostre esigenze e ai programmi ambiziosi che abbiamo avviato. tra questi cito il Congresso internazionale di stresa del maggio 2010, importante incontro e confronto con le altre associazioni internazionali operanti nella chimica tessile e con i maggiori esperti dell’inno-
to propose to the Italian industry as an occasion of technological and cultural enlargement. Aictc is also present at technical-institutional tables through its representatives, who officially attend them as a qualified technical body, taking precise sides about important themes and reversing the tendency to take, a posteriori, rules and regulations lying down. Active participations are already going on with UNI for the definition of “bio” textiles, and with the Reach National Committee. Aictc’s forte is the network of knowledge and contacts among members, that enables them to meet, compare, discuss, seek solutions to specific problems and, maybe, find opportunities of technological work and development. tessile 34 selezione febbraio 2009
norme e regolamenti. sono già attive le partecipazioni all’Uni, per la definizione dei tessili “bio”, e al Comitato nazionale Reach. la forza di Aictc è la rete di conoscenze e contatti tra gli associati, che consente loro di incontrarsi, confrontarsi, discutere, cercare soluzioni a specifici problemi e, magari, trovare opportunità di lavoro e di sviluppo tecnologico. la preparazione dei nostri soci favorisce anche l’ingresso delle aziende nel campo dei tessili tecnici. È questo un settore che vede l’innovazione di prodotto e di processo scaturire dal dialogo con le esigenze più diverse dell’industria, in cui spesso i materiali tessili del futuro nascono dal confronto di esperienze e competenze interdisciplinari».
Our members’ background favours also the companies’ entry into the field of technical textiles. In this sector, the product and process innovation emerges from the relationship with the most different needs of the industry, in which the textile materials of the future often originate from the comparison of interdisciplinary experiences and expertis». UniVersities in sYnergY With compAnies Giuseppe Rosace, a teacher of Textile Finishing at the Bergamo University, presented the other course of Textile Engineering existing in Italy. Started in 2003, it has evolved and improved also thanks to the constant exchange of views
with the local and the national textile industry; it succeeded in training and “professionalizing” about 25 specialists a year, in step with the companies’ needs. «We are convinced that the prospects of development and competitiveness of the textile system are based on the capability of operating and applying know-how to new products and processes in the frontier areas of the scientific and technological advances. We must however be conscious of the difficulties due to the current economic situation, and to the fact that our textile industry is typified mostly by smallsized firms, with relatively scanty resources also in terms of men a means to devote to innovation. The dialogue with the University
Università in sinergia con le aziende Giuseppe Rosace, docente di nobilitazione tessile all’Università di Bergamo, ha presentato l’altro corso di ingegneria tessile esistente in italia. Avviato nel 2003, si è evoluto e affinato anche grazie al dialogo costante con l’industria tessile locale e nazionale, arrivando a formare e “professionalizzare” circa 25 specialisti all’anno, in armonia con le esigenze delle aziende. «siamo convinti che le prospettive di sviluppo e di competitività del sistema tessile si basino sulla capacità di generare e applicare conoscenze a nuovi prodotti e processi, nelle aree di frontiera dell’avanzamento scientifico e tecnologico. Dobbiamo però essere consapevoli delle difficoltà dovute al contesto economico attuale e al fatto che il nostro tessile è caratterizzato da aziende in prevalenza di dimensioni ridotte, con risorse relativamente scarse anche in termini di uomini e mezzi da dedicare all’innovazione.
(Flame Retardant on textile), è un progetto a finanziamento europeo che si propone di utilizzare nanoparticelle per ottenere effetti ignifughi sui tessuti, eliminando i composti tossici fino a oggi utilizzati e riducendo l’emissione di fumo (spesso la principale causa delle morti negli incendi), per estendere l’utilizzo di queste fibre antifiamma in tutti i settori dell’arredamento e dell’abbigliamento, migliorando la sicurezza e il comfort. il secondo è il progetto Biotex: le biotecnologie per un tessile di qualità, innovativo, funzionale ed eco-sostenibile. È cofinanziato dalla Regione lombardia con il bando Metadistretti, per condurre ricerche mirate ad applicare processi biocatalitici alla preparazione e nobilitazione di tessuti, in sostituzione dei tradizionali processi chimici, sviluppare tessili bioattivi mediante enzimi specifici e nuove tecnologie basate su biomasse per il trattamento dei reflui di tintura. l’obiettivo è rendere il processo più efficiente e meno co-
il dialogo con la Ricerca Universitaria, unito a opportune forstoso, riciclando l’acqua depurata. me di aggregazione tra operatori del settore, diventa perciò un fattore determinante dello sviluppo tecnologico ed economico, per indiil dialogo con la ricerca rizzare gli sforzi verso i settori strategici, con Universitaria diventa un gruppi di lavoro interdisciplinari. si individuano fattore determinante dello così temi di ricerca innovativi, che nascono sviluppo tecnologico ed dalla “fertilizzazione incrociata” di esperieneconomico, per indirizzare ze e competenze diversificate. ne sono un gli sforzi verso i settori esempio due progetti che stiamo portando strategici, con gruppi di avanti in sinergia con alcune aziende tessili Giuseppe rosace lavoro interdisciplinari e altri laboratori. il primo, denominato Front
Research, together with proper forms of aggregation among trade businessmen, thus becomes a decisive factor of the technological and economic development, to direct efforts towards strategic sectors, with interdisciplinary working groups. In this way innovative research themes can be pinpointed, which derive from the “cross fertilization” of diversified experiences and skills. As an example we cite two projects we are working at, in synergy with some textile concerns and other laboratories. The first, called Front (Flame Retardant on Textile) is a project, backed by European financing, whose aim is to use nanoparticles to obtain fireproof effect on fabrics, eliminating the toxic compounds so far employed and
reducing the fumes emission (often the main cause of death in fires) so as to extend the use of flame retardant fibres in all furnishing and apparel sectors, therewith improving safety and comfort. The second one is the Biotex project: the biotechnologies for quality, innovative, functional and environmentfriendly biotechnologies. It is co-financed by the Lombardy Region by the Metadistretti call for tenders, to conduct research works aimed at applying biocatalytic processes to the preparation and finishing of fabrics. So as to replace conventional chemical processes, develop bioactive textiles by means of specific enzymes and new technologies based on biomasses for the treatment of dyeing
wastewater. The goal is to make the process more efficient and less expensive, by recycling the purified water. Enzymes can replace many chemical substances, they are biodegradable and environmentally compatible and are used at low temperature, thereby obtaining a considerable energy and water saving». technicAL textiLes And internAtionALitY Roberto Vannucci, Area Projects manager of Centrocot, Busto Arsizio, represented at our table the body which, for about 20 years, has primarily been a testing laboratory for textile mills, at first located on the Lombard and Varese area; in the course of time, it has taken selezione tessile febbraio 2009
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Tavola roTonda roundtable
Gli enzimi possono sostituire molte sostanze chimiche, sono biodegradabili ed ecocompatibili e si impiegano a bassa temperatura, realizzando un notevole risparmio di energia e di acqua».
centrocot mira a diffondere la cultura della “certificazione delle prestazioni”, requisito fondamentale per la produzione di manufatti con maggiori contenuti tecnici e funzionali
Tessili tecnici e internazionalità Roberto Vannucci, responsabile Area Progetti del Centrocot di Busto Arsizio, ha rappresentato al nostro tavolo l’ente che da circa 20 anni è principalmente un laboratorio di prova per le aziende tessili, inizialmente del territorio varesino e lombardo ma che nel tempo ha acquisito valenza nazionale ed europea. «Accedono ai servizi di Centrocot sia aziende di piccole dimensioni, spesso prive delle risorse idonee ad affrontare le problematiche della filiera e a verificare le caratteristiche qualitative e le specifiche tecniche dei prodotti, sia medi e grandi gruppi industriali e della grande distribuzione. l’attività, come detto, si è estesa a tutto il territorio
munitario. l’Area Progetti ha lo scopo di favorire l’aggregazione di imprese e lo sviluppo di collaborazioni con laboratori di ricerca e Università, su temi individuati come promettenti per il futuro, quali i tessili intelligenti o la modellizzazione informatizzata, con interventi trasversali ai vari servizi che of-
nazionale e anche a europa e Cina, ove operiamo con un nostro laboratorio. Centrocot mira a diffondere la cultura della “certificazione delle prestazioni”, requisito fondamentale per la produzione di manufatti con maggiori contenuti tecnici e funzionali, come l’abbigliamento sportivo o quello protettivo, o i tessili per usi tecnici, che ci pongano al riparo della competizione globale basata sul prezzo. Accanto a questo “core business”, nel tempo ci siamo dedicati alla formazione e alla ricerca. offriamo alle aziende consulenza tecnico organizzativa e contribuiamo al trasferimento tecnologico e all’innovazione, facilitando anche l’accesso a risorse finanziarie disponibili a livello locale, nazionale o co-
friamo. i progetti Biotex e Front, citati dal professor Rosace, per esempio, ci vedono partecipi con strutture di ricerca e aziende da noi coordinate. Crediamo inoltre nella necessità di collaborazioni ancora più aperte a livello internazionale, ove già abbiamo esperienze positive di incontro con esperti di varie nazioni, portatori di culture tecnologiche differenziate e apparentemente lontane dal tessile tradizionale, ma fondamentali per ottenere quella “contaminazione” tra settori diversi che è importante per sviluppare il tessile tecnico, mirato a nuovi settori d’impiego, per sostituire i materiali tradizionali con prodotti realmente innovativi».
on national and European importance. «Centrocot’s services are accessible both to small-sized firms - that often have not suitable resources to cope with the problems of the textile chain and to check the qualitative characteristics and the product technical specifications - and to medium and large industrial groups and the large-scale retail trade. As already mentioned, the activity has extended to the entire national territory and also to Europe and China, where we have our laboratory. Centrocot aims at disseminating the culture of the “performance certification”, a fundamental prerequisite for the production of textiles with higher technological and functional contents, such as sportswear or protective clothing, or tessile 36 selezione febbraio 2009
roberto Vannucci
textiles for technical end-uses, that shall shelter us from the global competition based on prices. Along with this “core business”, in the course of time we devoted ourselves to training and research. We offer companies technical-organizational advice and we contribute to technological transfer and to innovation, by facilitating also the access to financial resources available at local, national, or community level. Purpose of the Project Area is to foster the companies’ aggregation and the expansion of co-operations with researchers and Universities, regarding themes considered promising for the future, such as intelligent textiles or the “computerized modelling”, with transversal aids to the
various services we offer. In the Biotex and Front projects, mentioned by prof. Rosace, for example, we are involved with research structures and companies coordinated by us. We further believe in the necessity of more broadminded co-operations at international level, where we have already gained positive experiences with experts of various nations, who are holders of technological cultures that are different and seemingly far from conventional textiles, but which are essential to obtain that “contamination” among different sectors that is important to develop technical textiles, geared to new application segments, to replace conventional materials with really innovative products».
le interviste Ornella Bignami Mario Boselli Marco Della Croce Giuliano Freddi Gaetano Marzotto Raffaello Napoleone Giorgio Rovero Francesco Zanchi Paolo Zegna
protagonisti leaders di Giorgio Belletti
Ornella Bignami Sempre attenta a decifrare i maggiori trend e i cambiamenti di costume, la nostra protagonista ha acquisito credibilità ed esperienza nell’industria tessile e della moda, grazie a un dialogo ininterrotto con la professione che dura da quasi 30 anni… Sig.ra Bignami, incominciamo subito con la domanda da un milione: cos’è la creatività? Parlando di creatività con gli studenti dello IULM, una volta ho usato questa espressione di fantasia: «La creatività è nascosta in un magico stivale». Mi riferivo, ovviamente, all’Italia, che ha una conformazione unica, ben riconoscibile anche dallo spazio, pur se di piccole proporzioni. Un Paese ricco di emozioni, calore e ottimismo, culla di una grande e diffusa creatività. È un’esperienza, quella Italiana, che si arricchisce continuamente, traendo impulso dal passato, ma guardando al futuro in una costante evoluzione. Essere nati e vivere in questo Bel Paese, ma anche studiare, pensare e lavorare in Italia, malgrado alcune ben note e croniche carenze del nostro sistema politico, è (e rimane) un
ORNELLA BIGNAMI Keeping always a watchful eye on the major trends and custom changes, our leader has gained credibility and experience in the textile and fashion industry, thanks to an uninterrupted relationship, lasted for almost 30 years, with the profession… Mrs. Bignami, let’s immediately begin with the one-million question: what is creativity? Speaking of creativity with the IULM’s students, I once used this fancy expression: «Creativity is hidden into a magic boot». I obviously referred to Italy, which has a unique shape that can be easily recognized also from the space, despite its small size. A country rich tessile 18 selezione ottobre 2008
in emotions, warmth and optimism, the cradle of a high and widespread creativity. The Italian one, is an experience that is continually being enriched by taking impulse from the past, but looking to the future in a constant evolution. Being born and living in this “Bel Paese” (Beautiful Country) but also studying, thinking and working in Italy, in spite of some well-known and chronic deficiencies of our political system, is (and remains) a unique plus. It is the Italian lifestyle that draws inspiration from an incredibly rich and coloured nature, with incomparable landscapes, where art and nature are deeply connected. Suffice it to think of our best known ambassadors (from the ancient Romans to Marco Polo and Cristoforo Colombo, just to mention a few of them), who contributed to bring Italy’s civilization worldwide and to “import” different cultures into our country. Or of the medieval painters, who
livened up the colour with their frescoes. Through the centuries, Art has seeked perfection in the harmony, that we so much admire in the proportions of the David by Donatello, just as in the futurist dynamics of Boccioni’s bronzes. Thus the wealth of tradition and history has made Italy and its arts famous in the world. On the bases of that same tradition, new great personalities were born, who succeeded in creating a unique, modern and continuous renewal, exporting it worldwide. How do visual arts, design and colour become the ingredients of our creativity? From time immemorial, painting, sculpture, music and dance and, in the past 50 years, the cinema, the theatre and especially the design, have added to the Italian visibility in the world. In this connection, I would like to quote Alberto Alessi’s thinking: «The
plus unico. È lo stile di vita italiano, che si ispira a una natura incredibilmente ricca e colorata, dai paesaggi incomparabili, dove arte e natura sono intimamente collegati. Basti pensare ai nostri “ambasciatori” più noti (dagli antichi romani a Marco Polo e Cristoforo Colombo, solo per citarne alcuni), che hanno contribuito a diffondere la civiltà dell’Italia nel mondo e ad “importare” culture diverse nel nostro Paese. O ai pittori medioevali, che hanno dato vita al colore con i loro affreschi. Attraverso i secoli, l’Arte ha ricercato la perfezione dell’armonia, che ammiriamo tanto nelle proporzioni del David di Donatello quanto nelle dinamiche futuriste dei bronzi di Boccioni. La ricchezza della tradizione e della storia hanno così reso l’Italia e le sue arti famose nel mondo. Sulle basi di quella stessa tradizione, sono continuate a nascere nuove grandi personalità, che hanno saputo creare un unico, moderno e continuo rinnovamento, esportandolo nel mondo. In che modo le arti visive, il design e il colore diventano gli ingredienti della nostra creatività? Da sempre la pittura, la scultura, la musica e la danza, e, negli ultimi 50 anni, il cinema, il teatro e soprattutto il design, hanno accresciuto la visibilità italiana nel mondo. A questo proposito mi piace citare il pensiero di Alberto AIessi «Il successo del design italiano è il risultato di una visione aperta della creatività, accettando e gestendo gli aspetti non convenzionali di ogni singolo progetto. I laboratori industriali vengono trasformati in intermediari “artistici” tra designer creativi e consumatori». Il colore gioca un ruolo molto importante nella nostra cultura. Tra le tante che si potrebbero citare, ritengo che una testimonianza
success of the Italian design is the result of an open vision of creativity, by accepting and handling the unconventional aspects of each single project. The industrial laboratories are turned into “artistic” intermediaries between creative designers and consumers». Colour plays a very important role in our culture. Amongst the many evidences that could be mentioned, I believe that an extraordinary proof of chromatic richness is Capucci, who is not a mere dress creators, but an artist with a special sensitivity for the colour. His fantastic creations are veritable architectural constructions, brimming with extraordinary combinations of fascinating tones. How does one move from the individual creation to that “popular” in the industrial system? In our country, experience and creativity rely on one
straordinaria di ricchezza cromatica sia Capucci, non un semplice creatore di abiti, ma un artista con una particolare sensibilità per il colore. Le sue fantastiche creazioni sono vere e proprie costruzioni architettoniche, ricche di straordinarie combinazioni di affascinanti tonalità. Come si passa dalla creatività individuale a quella “diffusa” nel sistema industriale? L’esperienza e la creatività, nel nostro Paese, si affidano a un sistema unico nel suo genere, che ha dato luogo alla specificità del distretto industriale italiano, tessile ma non solo. Nel nostro caso è un network completo, dalle fibre ai filati, dai tessuti agli stampati, dalle tinture ai trattamenti di nobilitazione. Con un altro passaggio creativo, quello dall’eccellenza dei tessuti alla straordinaria qualità e allo stile unico dei capi confezionati. Senza dimenticare l’importanza della nostra industria meccanotessile, che fornisce “l’hardware” più innovativo all’intera catena produttiva. Tutte le aziende della filiera sono così in grado di lavorare insieme, implementando qualità e creatività, per trarre vantaggi da un ricco background culturale e da capacità artistiche di origine artigianale, arrivando a superare anche le visioni campanilistiche, per “fare sistema”, pur rimanendo suddivise in specifiche aree geografiche, con le loro esclusive peculiarità. Personalmente dubito che la creatività oggi basti da sola a sostenere questo meccanismo … Concordo sul fatto che la creatività, dono comunque prezioso, non sia sufficiente a tenere in piedi un’industria complessa ed evoluta come è oggi il tessile, sempre più sensibile agli influssi e
of a kind system, that has given rise to the specificity of the Italian industrial textile, and non-textile, district. In our case it is a complete network, from fibres to yarns, from fabrics to prints, from dyeing to finishing treatments. And through a further creative passage, from the excellence of the fabric to the extraordinary quality and the unique style of ready-made garments. Let alone the importance of our textile machinery industry, which provides the most innovative hardware to the entire production chain. Consequently, all companies of the production chain can work together, implementing quality and creativity, to capitalize on a rich cultural background and on the artistic abilities of craft origin, going so far as to overcome even the parochial visions, so as to “create a system”, yet remaining divided into specific geographic areas, with their exclusive peculiarities.
Personally, I doubt that creativity alone is sufficient to hold up this mechanism… I agree with the fact that creativity, however a highlyprized gift, is not sufficient to support such a complex and advanced industry such as the textile one, that is more and more sensitive to the influences and to the “cross-fertilization” of different technologies, and subject to the global competition. Yet Italian spinners and weavers defend themselves well also from the technological viewpoint. Just to quote one example, they succeeded in updating tradition, by developing microfibres, either singly or in blends, and introducing into their collections also hightech man-made fibre yarns, with special characteristics (antibacterial, for the protection against UV rays, or endowed with aromatic and curative essences). They have improved fabrics endowing them with easy-care selezione tessile ottobre 2008
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protagonisti leaders
alla “fertilizzazione incrociata” di diverse tecnologie, e soggetta alla competizione globale. Tuttavia i filatori e i tessitori italiani si difendono bene anche sotto il profilo tecnologico. Per far solo un esempio, hanno saputo rinnovare la tradizione, sviluppando le microfibre, in puro o in mista, e introducendo nelle loro collezioni anche filati manmade altamente tecnologici, con particolari caratteristiche (antibatterici, per la protezione dai raggi UV o arricchiti con essenze aromatiche e curative). Hanno migliorato i tessuti con prestazioni easy-care, usando anche le nano tecnologiche, e li hanno resi easy-wear e confortevoli, grazie alle fibre elastiche. Di recente, sono state introdotte nuove materie prime tessili nate dalle biotecnologie, utilizzando risorse rinnovabili, che possono essere facilmente riciclate, quali l’Ingeo, il bamboo, la soya o le nuove fibre proteiche. L’essenza del processo creativo è solo dote naturale, o si può imparare con la formazione? Penso che occorrano sempre doti naturali, cioè una visione personale, ma questa va affinata con la formazione e l’esperienza, per diventare memoria, e, nei casi migliori, trasformarsi in memoria collettiva. Nell’ultimo decennio è stato dato un forte impulso agli studi e alla preparazione accademica mirate al tessile. Sono stati fondati istituti di moda e design di alto livello, attirando studenti italiani e stranieri, e si sono sviluppati anche alcuni corsi universitari, che danno del tessile una visone più ingegneristica e tecnologica. Numerose iniziative sono nate anche per avvicinare all’industria, fin dalla fase della formazione, queste nuove figure di creativi e tecnologi, sia per un periodo di stage formativo, sia per una vera e propria esperienza lavorativa, che li introduca
performance, using also nanotechnologies, and made them easy-wear and comfortable thanks to stretch fibres. Of late, new textile raw materials were obtained through bio-technologies, by employing renewable resources that can be easily recycled, such as Ingeo, bamboo, soy or the new protein fibres. Is the essence of the creative process only a natural gift, or can it be learned through training? I think that natural gifts are always needed, meaning by it a personal vision, but this should be refined by training and experience, so as to become memory and, in the best cases, be transformed into collective memory. In the past decade, studies and academic grounding targeted at textiles were stronly boosted. Fashion and design institutes were founded, that attracted Italian and foreign students, and also some tessile 20 selezione ottobre 2008
concretamente nel mondo del tessile. Gli Istituti di design continuano a coltivare prevalentemente estro e fantasia, ma devono rendersi conto che la pura creatività, come abbiamo già sottolineato, non è più sufficiente. Infatti la competizione non è solo sul prodotto finito, ma sull’intera catena del valore, dal design alla tecnologia di produzione, fino alla distribuzione e al servizio per il consumatore. I creativi che affrontano la complessità del tessile e del sistema moda devono quindi saper interagire con la preparazione dei tecnici, ed è indispensabile che entrambe le visuali, pur nella diversità dei ruoli, convivano e si fondano in nuove figure professionali, per garantire alla nostra industria tessile ulteriori sviluppi nel mercato di domani. Concludendo, le chiedo di sintetizzare, in pochi concetti chiave, i “megatrend” prossimi venturi Non è facile avere, né tanto meno racchiudere in poche battute, una simile visione. Ma il nostro dialogo, che dura da tanto
university courses have been implemented, which offer a more engineering and technological vision of the textile industry. Numerous initiatives have been waged to bring closer to the industry, from the very education phase, these new figures of creatives and technologists, both for a training stage period, and for a regular working experience, that can concretely usher them in the textile world. The Design Institutes continue to cultivate mostly flair and imagination, but they should realize that, as already pointed out, the mere creativity is no longer sufficient. As a matter of fact, competition regards not only the finished product, but the entire value chain, from design to production technology, through to distribution and consumer service. The creatives who are facing up the complexity of the textile industry and of the fashion system should
therefore be capable of interacting with the technicians’ expertise, and it is essential that both fields of vision, even though in their diversity of roles, should coexist with and merge into new professional figures, so as to ensure to our industry further developments on the market of the future. Concluding, I would ask you to summarize, in few key concepts, the next megatrends. It is not easy to have, and least of all encompass into few lines, a similar vision. But our long-standing relationship has always been stimulating, and therefore I’ll do my best. First of all, I think that there will be an ongoing global expansion of textile production and consumption, which over the past 30 years have almost trebled. This is the fruit of the continuous increase in the world population and in its prosperity, which boosts all
Questa raccolta di tavole, tratte da una ricerca di Ornella Bignami sul colore, ne testimoniano l’attenzione per la creatività, quale componente essenziale del processo produttivo tessile This collection of paintings, drawn from a survey of the colour conducted by Ornella Bignami, bears testimony to the attention she pays to creativity, as an essential ingredient of the textile production process
tempo, è stato sempre molto stimolante, e quindi ci possiamo provare. Anzitutto penso che continuerà la crescita globale delle produzioni e dei consumi tessili, che negli ultimi trent’anni sono quasi triplicati. Ciò è il frutto del continuo aumento della popolazione mondiale e della sua prosperità, che incentiva
ne lascia nel creato, in termini di emissioni di CO2 e non solo. Questa è la ragione per cui si stanno sviluppando le produzioni biologiche e organiche di fibre naturali, con in testa il cotone (da molti ritenuto ecologico per definizione, ma invece responsabile da solo di oltre il 25% dei consumi mondiali di pesticidi inquinanti). A questo scopo si tenta anche di rilanciare fibre dal sapore vagamente autarchico, come la ginestra e l’ortica. Ma, soprattutto, si esplorano seriamente le biotecnologie, per affrancare le fibre manmade (che già rappresentano ben il 65% dei consumi tessili mondiali) dalla loro “dipendenza” petrolifera, rendendole finalmente ecologiche, perché ricavate da polimeri di sintesi che nascono da risorse naturali rinnovabili, e riciclabili alla fine del loro uso. Un altro fenomeno che caratterizzerà il tessile del futuro è la specializzazione e la differenziazione dei suoi impieghi, che già ora si sviluppano soprattutto in direzione di una maggiore tecnicità. Questo non solo nell’abbigliamento e nell’arredamento, ma an-
ogni genere di consumi, compresi quelli tessili e moda, aprendo nuovi mercati anche alle nostre produzioni di alta immagine e grande qualità. L’incremento dei consumi di fibre, che per il tessile avviene soprattutto in Asia, riguarda però anche tutte le altre materie prime e le fonti di energia, con le ben note conseguenze sull’equilibrio ecologico e sul clima del pianeta, e questo già ora crea crescenti problemi di sostenibilità del processo di crescita. Ciò impone un nuovo modello di sviluppo a tutti i settori dell’industria, e il tessile non si sottrae a questa regola. Di ogni attività umana, e di ciascun prodotto, si dovrà valutare sempre meglio quella che comunemente viene detta “carbon footprint”, cioè l’impronta che l’intero processo di fabbricazio-
che in numerosi nuovi settori, per la capacità dei prodotti tessili di sostituire vantaggiosamente altri materiali finora utilizzati, in una moltitudine di usi industriali e costruttivi. Da ultimo, ma non meno importante, tutto il processo produttivo tessile dovrà essere capace di rispondere sempre più rapidamente alle richieste del mercato, abbreviando il cosiddetto time to market dei prodotti innovativi. Ed è noto che chi per primo arriva, gode di un certo vantaggio competitivo. Insomma, una grande sfida si profila all’orizzonte per il nostro tessile, e tutti dovremo essere in grado di adeguarci al cambiamento con flessibilità e prontezza, e, perché no, con una buona dose di solida cultura e di italica creatività.
kinds of consumption, including that of textiles and fashion, opening up new markets also to our highimage and high-quality products. The rise in fibre consumption, which for the textile industry takes place especially in Asia, regards however also all the other raw materials and the energy sources, with the wellknown consequences on the ecological balance and on the planet’s climate: and already now, this creates increasing problems for a sustainable growth process. This dictates a new development model for all sectors of the industry, and the textile one does not evade this rule. Of any human activity and of each product, it shall be necessary to assess in an increasingly better way, what is commonly called “carbon footprint”, namely the mark that the entire production process leaves in the universe, in terms of CO2 emissions and more besides. This is the reason why biological and organic products
are being developed, made of natural fibres; and cotton (which many persons consider it ecological by definition, whereas on the contrary by itself it is responsible for over 25% of the world consumption of polluting pesticides) is in the lead. That’s why attempts are being made to relaunch fibres with a vaguely autarkic flavour, such as the broom (genista) and the nettle. But above all, biotechnologies are seriously investigated, in order to free man-made fibres (which already account for a cool 65% of the world textile consumption) from their oil dependence, making them at last ecological, in that they are made out of synthesis polymers which come from natural renewable resources, that can be recycled at the end of their use. Another phenomenon that characterizes the textiles
of the future is the specialization and differentiation of their uses, which already now tend especially towards a higher technicality. And this not only in clothing and in furnishings, but also in many new sectors, by virtue of the capability of textile products to advantageously replace other materials hitherto employed in a large number of industrial and building end-uses. Last, but not least, the whole textile production process shall be capable of meeting more and more rapidly the market demands, shortening the so-called “time to market” of innovative products. As known, who comes first enjoys a certain competitive advantage. In short, a big challenge is in sight for our textile industry, and we all should be capable of adapting to the change with flexibility and quickness and, why not, with a good deal of solid culture and Italic creativity. selezione tessile ottobre 2008
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PROTAGONISTI LEADERS di Giorgio Belletti
Mario Boselli Sfide imprenditoriali e valori familiari, fra tradizione e innovazione: questi i temi del colloquio con il gentiluomo che, da molti anni, mette saggezza ed esperienza al servizio della Moda Italiana.
I
suoi antenati si occupavano di «trattura della seta» già nel 1586, a Garbagnate Monastero. Proseguendo l’attività del padre Carlo, ha dato vita a un gruppo industriale tessile diversificato, che produce fili serici e man made, tessuti jersey e abbigliamento femminile. Tutto a livelli d’eccellenza, in una continua sfida tecnologica e imprenditoriale. Oggi, ceduto il timone delle aziende ai figli, il Cavaliere del Lavoro Mario Boselli, da sempre figura di spicco del T/A italiano, è Presidente della Camera Nazionale della Moda Italiana, ma non solo… A lui abbiamo rivolto alcune domande.
MARIO BOSELLI Entrepreneurial challenges and family values, between tradition and innovation: such are the themes of the interview with a gentleman who, for many years, has placed wisdom and experience at the service of the Italian Fashion. As far back as 1586, his forefathers had been engaged in silk reeling at Garbagnate Monastero. Continuing the activity of his father Carlo, he set up a diversified industrial textile Group, that produces silk and man-made filament yarns, jersey fabrics and womenswear. Everything at a level of excellence, taking up an ongoing technological and TESSILE 20 SELEZIONE FEBBRAIO 2007
entrepreneurial challenge. Today, having handed over the companies’ lead to his sons, the Knight of Labour Mario Boselli, who has always been a prominent personality of the Italian textile-clothing industry, is the chairman – among other things -of the National Chamber of Fashion. To him we put some questions. Mr. Boselli, what is your vision of the state of health and prospects of the Italian textile-clothing industry, from your position as chairman of the Italian National Chamber of Fashion? In the first half of 2006 the positive signs had become more substantial, so that we were induced to believe, although with the due caution, that the worst was over. The «Fashion Economics Trends»
actually showed a change of course. The considerations we can make up to this day (editor’s note: November 2006) allow us to say that we had guessed right. The year comes to an end with about a 3% increase in turnover, exceeding 65 billion EUR, but in a situation in which the risk factors of a recovery slowdown are not lacking, both at international and at national level, also in view of the possible consequences of a much-discussed financial law. Anyway, according to the available data, one estimates a 5% growth in exports (about 41 billion), whereas imports decline, even though slightly (to about 23 billion with a 6% increase, compared to 7.3% of the past year). Already at the end of 2005 we had made up for lost ground, and this justified a certain optimism as, for the first time,
Cavalier Boselli, qual è la sua visione dello stato di salute e delle prospettive del T/A italiano, dall’osservatorio di Presidente della Camera Nazionale della Moda Italiana? Nel primo semestre del 2006 i segnali positivi si erano fatti più consistenti, sì da farci ritenere, pur con la dovuta prudenza, che il peggio fosse passato. I «Fashion Economics Trends» mostravano, infatti, un cambiamento di rotta. Le valutazioni che possiamo fare a oggi (novembre 2006 – n.d.r.) ci fanno dire che avevamo visto giusto: l’anno si chiude con una ripresa del fatturato intorno al 3%, superando i 65 miliardi di euro, in un quadro però in cui i fattori di rischio di un rallentamento della ripresa non mancano, sia sul piano internazionale che su quello nazionale, anche per le possibili conseguenze di una controversa legge finanziaria. Secondo i dati disponibili, comunque, si stima una crescita del 5% nell’export (41 miliardi circa), mentre cala, seppur di poco, l’import (che si attesta sui 23 miliardi, con un incremento del 6%, contro il 7,3% dell’anno scorso). Già alla fine del 2005 avevamo recuperato terreno, e questo legittimava un certo ottimismo perché, per la prima volta, anche il comparto a monte, cioè il tessile, rispondeva bene, grazie alla spinta dei mercati esteri, con Usa e Giappone in testa. Resta negativa, invece, la dinamica della produzione realizzata in Italia: la delocalizzazione, infatti, non è un processo reversibile. Quello che sta cambiando è la scelta dei Paesi. Mentre le imprese francesi hanno optato soprattutto per il Nord Africa, quelle italiane delocalizzano sempre più spesso nell’est europeo. In questo modo si va rafforzando la grande area «paneuromediterranea», che può essere una risposta alla concorrenza asiatica.
also the upstream sector, namely the textile segment, was reacting well, thanks to the boost from foreign markets, with the Usa and Japan in the lead. On the other hand, the dynamics of the production achieved in Italy remains negative: in fact, delocalization is not a reversible process. What is changing is the choice of the countries. Whereas French companies have especially opted for North Africa, Italian firms more and more frequently delocalize to Eastern Europe. In this way, the large «Pan-European-Mediterranean» area is becoming stronger, and can be an answer to the Asian competition. Speaking of competition, the fashionable apparel – more than clothing with certified technical contents – is particularly vulnerable from the copycatting,
A proposito di concorrenza, l’abbigliamento moda – più di quello con contenuti tecnici certificati – è particolarmente vulnerabile sul piano dell’imitazione, della contraffazione e della competizione sleale. Quali le possibili soluzioni a questi problemi? I grandi nomi del Made in Italy, penso soprattutto a Prada, Gucci, Fendi e Ferragamo, sono i più colpiti da questo fenomeno, molto diffuso e difficile da contrastare efficacemente. La contraffazione si connota come una realtà parallela, che vive fuori della legalità, infrangendo le norme più elementari di rispetto della proprietà intellettuale e di tutela del lavoratore, fino a mettere in atto vere e proprie forme di schiavitù. Ricordo il caso recente delle cosiddette «navi fantasma», vere e proprie fabbriche galleggianti ove i lavoratori imbarcati producono, in condizioni disumane, merci spesso contraffate, navigando in acque extraterritoriali, e quindi sottraendosi a ogni controllo. I prodotti sono poi avviati verso i nostri mercati in container, che transitano attraverso compiacenti porti «trans shipment», spesso totalmente privi di ispezioni doganali. La cosa più grave è che questo è un discorso che non riguarda solo chi vive di rapina. Vale anche per quei «furbetti» ben più vicini a noi – che fanno anche prodotti decenti – i quali, grazie a un nome noto, e alla credibilità acquisita, non rispettano le regole, affidandosi a intermediari incontrollabili. Da tempo si discute di «tracciabilità» dei prodotti tessili, ma l’Europa non ha ancora avuto il coraggio di optare per un concetto di «trasparenza». Credo che la via praticabile sia quella di continuare a insistere per l’obbligatorietà dell’etichetta di origine, un’informazione cui il consumatore ha diritto, per poter fare le sue scelte, e allo stesso tempo uno strumento
counterfeiting and unfair competition point of view. Which are the possible solutions to these problems? The big names of the Made in Italy, I think especially of Prada, Gucci, Fendi and Ferragamo, are those most hit by this phenomenon, that is widespread and difficult to be effectively fought; Counterfeiting is a parallel reality, that thrives outside the law, infringing the most elementary rules of respect for the intellectual property and labour protection, and that adopts downright forms of slavery. I remember the recent case of the socalled «phantom ships», regular floating factories where the workers on board produce, under inhuman conditions, often counterfeited goods, while navigating in extraterritorial waters, hence dodging all controls. The products are then shipped
to our markets into containers, which pass through complaisant «trans-shipment» ports, often completely without customs inspections. What is more serious is that this question involves not only those who live by robbery, but also the «smart alecks» who are much closer to us – who may even manufacture decent products – and who, thanks to a well-known name and to the reliability gained, do not conform with the rules and rely on uncontrollable intermediaries. The «traceability» of textiles has been long a theme of discussion, but Europe has not yet had the gut to opt for a «transparency» concept. I believe that the practicable way is that of continuing to insist on the compulsoriness of the label of origin, an information the consumer is entitled to, upon which he can base SELEZIONE TESSILE FEBBRAIO 2007
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PROTAGONISTI LEADERS
minimo di documentazione per risalire a eventuali percorsi illegali. E su questo piano siamo indietro non solo rispetto agli Usa, ma anche alla stessa Cina… Il futuro del nostro tessile passa anche attraverso un efficace «ricambio generazionale». Qual è, secondo lei, il ruolo della formazione per assicurare alla nostra industria tessile la continuità della creatività e dell’innovazione? Una adeguata preparazione dei giovani che andranno ad arricchire il mondo della moda riveste certamente una importanza fondamentale. Per vincere la sfida con i paesi dell’est asiatico dobbiamo continuare a puntare su prodotti di alta qualità e pregio, che, grazie alle loro caratteristiche di valore, siano capaci di «far sognare» i consumatori di tutto il mondo. I giovani, spesso, si limitano a sperare di fare lo stilista, trascurando il fatto che la strada per diventare dei creativi di fama è piena di difficoltà e pochissimi arrivano al successo. In realtà nella moda ci sono tante professioni meno conosciute ma più richieste, e, a volte, altrettanto creative e ben remunerate. Penso, per esempio, a tutta l’area di allestimento degli show room e delle vetrine, che devono essere capaci di emozionare e creare un’atmosfera in sintonia con il brand. Oppure a figure centrali nelle aziende, come quella dell’Uomo Prodotto, che fa da mediatore tra la fantasia dello stilista e le esigenze commerciali e di produzione. Ea anche il modellista, cioè colui che deve interpretare lo schizzo dello stilista, trasformandolo in realtà. La Camera Nazionale della Moda Italiana, in collaborazione con la Regione Lombardia, ha creato l’Italian Fashion School, che da quattro anni si occupa della formazione dei giovani, per rispondere alle esigenze
its choices and which, at the same time, is a minimum documentation means to trace possible illegal paths. And on this level we are behind not only the Usa, but also China itself… The future of our textile industry depends also on an effective «generational replacement». Which role, in your opinion, does information play to the end of ensuring to our textile industry the continuity of creativity and innovation? A suitable qualification of the young people who shall enrich the fashion world surely has a fundamental importance. To win the challenge with South Asian countries we must continue to focus on high-quality and dainty products which, thanks to their valuable characteristics, can kindle
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Secondo Mario Boselli, presidente della Camera Nazionale della Moda Italiana, per la prima volta dal 2001 l’intera filiera produttiva italiana (tessile e abbigliamento) è in ripresa: si stima una crescita del 3,4% According to Mario Boselli, chairman of the Italian National Chamber of Fashion, for the first time since 2001, the entire Italian Textiles-Clothing chain is experiencing a revival: the groth is estimated to be 3, 4%
the consumers’ dreams all over the world. Young people often limit themselves to hoping to become stylists, disregarding the fact that the way enabling to become famous creative is full of difficulties and that very few are successful. Actually, in fashion there are many professions that are less known but more sought-after and, at times, equally creative and well-paid. I think, for example, of the whole area of show-room setting and window dressing, that must be capable of exciting and creating an atmosphere in tune with the brand. Or of corporate central persons, such as the Product Man, who acts as a mediator between the stylist’s imagination and the sale and production needs. And I think also of the model maker, namely the person who must interpret the stylist’s sketch, turning it into reality.
The National Chamber of Italian Fashion, in cooperation with the Lombardy Region, has created the Italian Fashion School, which for four years has been engaged in training young people, with a view to meeting the needs of sector’s companies, which need professional people with more and more specific expertise. We are involved in various projects aimed at supporting and developing the creativity of young people and their entrepreneurial spirit. We have recently promoted a «fashion incubator» project, devoted to the rising businesses with a view to facilitating the entrepreneurial activities of young, creative talents. The Fashion Chamber, thanks to a contribution by the municipality of Milan, will offer without charge a location equipped with machinery for the
Curriculum vitae del Cavaliere del Lavoro Mario Boselli
delle imprese del settore, cui occorrono figure professionali con competenze sempre più specifiche. Siamo impegnati in vari progetti di supporto e sviluppo della creatività dei giovani e del loro spirito imprenditoriale: recentemente abbiamo promosso un progetto di «fashion incubator», dedicato alle imprese nascenti, con l’obbiettivo di agevolare le attività imprenditoriali dei giovani talenti creativi. La Camera della Moda, grazie a un contributo del Comune di Milano, offrirà gratuitamente una location attrezzata con macchinari per la realizzazione dei campionari, e altre iniziative sono in corso di studio e di attuazione. Non corriamo il rischio di limitarci sempre più alla pura creatività, mentre per il nostro paese è importante continuare a produrre moda, anziché solo idearla e venderla? Il prodotto italiano di moda, in tutti i settori, si differenzia da quello dei paesi concorrenti non solo per creatività e stile, ma anche per quei fattori legati all’alta qualità della nostra produzione: i materiali, il taglio, le finiture, la cura dei particolari. Bisogna quindi salvaguardare tutta la filiera, il tessile a monte e il terziario a valle. L’integrità della filiera è
production of sample collections, and other initiatives are being envisaged and under way. Aren’t we running the risk of confining ourselves to the mere creativity, while it is important that our country should continue to produce fashion, instead of only conceiving and selling it? In all sectors, the Italian fashionable product differs from that coming from rival countries not only in creativity and style, but also in those factors associated with the high-quality of our production: materials, cut, finishes, and attention to details. It is therefore necessary to safeguard the entire chain, the upstream textiles and the downstream service sector. The integrity of the production chain is the distinguishing element of the Made in Italy’s success,
Nato a Como il 27.3.1941, è sposato con Luisa Giani da 42 anni. Ha tre figli: Carlo, laureato alla Bocconi e Federico, ingegnere, che guidano le aziende di famiglia, mentre Elisabetta è farmacista. Ha iniziato l’attività nel 1959 nell’azienda paterna di antica tradizione serica, la Carlo Boselli di Garbagnate Monastero, ora Marioboselli Yarns. In tale sede, sin dal 1586, era già attiva una produzione di seta che, per successione femminile, passò alla famiglia Boselli. Nel 1894 il nonno, Carlo Antonio Pietro Maria Boselli, dà una svolta significativa all’attività, industrializzando la artigianale torcitura della seta. Nel 1956 il padre, Carlo, grande innovatore, avvia la produzione e trasformazione dei fili sintetici, utilizzando varie tecnologie. Mario Boselli, tra gli anni ‘70 e il nuovo millennio, realizza un significativo sviluppo, sia in Italia che in Slovacchia, completando una «filiera» di attività, sempre di natura prevalentemente serica, anche nel settore a valle, con la tessitura a maglia, fino al prêt-à-porter, con il marchio «Area». Ha ricoperto in passato numerose cariche istituzionali, tra cui quella di Presidente di Federtessile; di Membro di Giunta della Confindustria; di Presidente dell’Ente Autonomo Fiera Internazionale di Milano; di Presidente di Pitti Immagine; di Presidente dell’associazione Internazionale della Seta. Attualmente è Presidente della Camera Nazionale della Moda Italiana, Presidente di Centrobanca, Presidente del Fondo per le pensionI al personale di CARIPLO, Presidente della SetefI SpA (Gruppo Intesa), Presidente della Camera di Commercio Italo-Slovacca (Bratislava), Presidente dell’associazione Italia-Hong Kong, Presidente dell’Associazione Italiana delle Aziende Famigliari, Presidente Lariodesk. Inoltre siede in alcuni prestigiosi consigli di amministrazione. È insignito dell’Onorificenza di Grande Ufficiale al Merito della Repubblica Italiana nel 1985; dell’Onorificenza di Cavaliere del Lavoro con decreto del Presidente della Repubblica Italiana nel 1990; dell’Onorificenza di Commandeur de l’Ordre National du Mérite con decreto del Presidente della Repubblica Francese nel 1997; dell’Onorificenza di Commandeur de l’Ordre National de la Légion D’Honneur con decreto del Presidente della Repubblica Francese nel 2002; dell’Onorificenza di Gran Croce dell’Orden Nacional al Mérito con decreto del Presidente della Repubblica di Colombia nel 2004.
CURRICULUM VITAE OF THE KNIGHT OF LABOUR MARIO BOSELLI Mario Boselli was born in Como on March 27, 1941. He has been married for 42 years with Luisa Giani, and has three children: Carlo, a graduate from the Bocconi University, and Federico (an engineer) who are heading the family-businesses, while Elisabetta is a pharmacist. He started working in 1959 with his father’s company (steeped in a silk tradition that goes back a long way), the Carlo Boselli mill of Garbagnate Monastero, now named Marioboselli Yarns. On such a site, a silk production mill had operated since 1586 and, by female succession, was handed down to the Boselli family. In 1894 the grandfather, Carlo Antonio Pietro Maria Boselli, impressed a significant turning point on his activity, by industrializing the craft silk throwing. In 1956 the father, Carlo, a big innovator, started the production and conversion of synthetic filament yarns, using various technologies. Between the 70s and the new millenium, Mario Boselli accomplished a significant expansion, both in Italy and in Slovakia, completing the activity chain, still mostly of silky nature, also in the downstream sector, from knitting, through to the ready-to-wear, under the «Area» trademark.In the past, he has held numerous institutional offices, including that of chairman of Federtessile; of member of the board of Confindustria; of president of the Autonomous Board of the International Fair of Milan; of president of Pitti Immagine; of president of the Silk International Association. At present, he is chairman of the National Chamber of Italian Fashion, chairman of Centrobanca, president of the Pension Fund for Cariplo’s Personnel Pensions, president of SETEFI SpA (Intesa Group), president of the Italian-Slovakian Chamber of Commerce (Bratislava), president of the Italy-Hong Kong Association, president of the Italian Association of Family Businesses, president of Lariodesk. In addition, he is a member of some prestigious boards of directors. In 1985, he was awarded the Honour of Grande Ufficiale al Merito della Repubblica Italiana; the Honour of Knight of Labour by decree of the President of the Italian Republic in 1990; the Honour of Commandeur de l’Ordre National du Mérite by decree of the President of the French Republic in 1997; the Honour of Commandeur de l’Ordre National de la Légion d’ Honneur by decree of the President of the French Republic in 2002; the Honour of the Grand Cross of the Orden Nacional al Mérito by decree of the President of the Columbian Republic in 2004.
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PROTAGONISTI LEADERS
Una camicia stampata della collezione Area A printed shirt from the collection Area
un elemento distintivo del successo del made in Italy, e come tale rappresenta un valore fondamentale. È quello che mi piace chiamare «il bello ben fatto» che, proprio per questo motivo, non può prescindere dal tema della sua produzione. Cambiamo (apparentemente) argomento. Lei è anche il Presidente dell’Associazione Italiana delle Aziende Familiari: che importanza hanno le imprese di famiglia nel panorama della nostra economia? Le aziende familiari sono quelle in cui una o più famiglie, collegate fra loro da legami di parentela o da solide alleanze, detengono il potere di nominare gli organi di governo dell’impresa. L’Associazione Italiana delle Aziende Familiari – AIdAF – è stata
and as such it represents a fundamental value. It is what I like to call «Well-made beautiful things» which, just for this reason, cannot leave aside the theme of its production. Let’s (seemingly) change the subject. You are also chairman of the Italian Association of Family Businesses: what is the importance of family-run business in the constellation of our economy? Family-run businesses are those in which one or more families, interconnected by relationship or by strong alliances, have the power to designate the company’s governing bodies. The Italian Association of Family Businesses (AldAF) was formed in December 1997 with the definite aim to ensure the continuity of the transition and development TESSILE 24 SELEZIONE FEBBRAIO 2007
costituita nel dicembre 1997 con il preciso scopo di assicurare la continuità nei processi di transizione e lo sviluppo, in un’epoca di cambiamenti e di allargamento dei mercati di portata storica. Le aziende familiari rappresentano, infatti, la diretta manifestazione della libertà di iniziativa economica e forniscono un contributo fondamentale all’occupazione e allo sviluppo economico e sociale del Paese. Esse possiedono alcuni punti di forza: la stabilità della proprietà, l’orizzonte di lungo periodo della famiglia proprietaria, la convergenza tra obiettivi della proprietà e obiettivi del management, una forte motivazione dei collaboratori. In virtù di questi punti di forza, il corretto rapporto tra famiglia e impresa consente di suscitare un clima aziendale funzionale alla creazione di valore e di conseguire ottimi risultati nel lungo periodo. Fanno parte dell’Associazione imprese familiari operanti in ogni settore dell’industria e dei servizi, ma il tessile – a parte il sottoscritto – è rappresentato da nomi eccellenti, quali Ferruccio Ferragamo, Paolo Zegna, Alberto Pecci, Giancarlo Lombardi, Vittorio Giulini, Alessandro Favretto Rubelli. L’Associazione svolge attività di studio ed elaborazione di proposte originali su temi di interesse delle aziende familiari, per esempio per la revisione della normativa in Europa e in Italia, promuovendo azioni a sostegno di tali iniziative con l’organizzazione di workshop, dibattiti e incontri. Tornando al discorso della formazione, l’Associazione favorisce anche lo scambio di esperienze tra i giovani delle aziende familiari, per realizzare un efficace network tra le aziende e realizzare quel «ricambio generazionale» indispensabile per il successo della nostra imprenditoria.
processes, in an era of epoch-making market changes and expansion. As a matter of fact, familyrun businesses are the direct demonstration of the freedom of economic enterprise and provide a fundamental contribution to the employment, and to the economic and social development of our country. They have some strong points: the property stability, the long-term horizon of the proprietorship, and the convergence between the ownership targets and the management targets, a strong staff involvement. By virtue of these strong points, the correct relation between family and business leads to a corporate climate suited to the creation of value and to the achievement of excellent long-term results. The Association gathers family-run businesses operating in all sectors of the industry and services, but
textiles – apart from myself – are represented by first-class names, such as Ferruccio Ferragamo, Paolo Zegna, Alberto Pecci, Giancarlo Lombardi, Vittorio Giulini, Alessandro Favretto Rubelli. The Association carries out activites of research and formulation of original proposals of themes interesting the family businessses, for example for the revision of regulations in Europe and in Italy, promoting actions to support such initiatives through the organization of workshops, forums and meetings. Going back to the question of training, the Association favours the exchange of experiences among the youth of the family businesses, in order to set up an effective inter-company network, and thus obtain that «generational replacement» that is essential to the success of our entrepreneurial class.
PROTAGONISTI LEADERS di Giorgio Belletti
Marco Della Croce È torinese di nascita, biellese d’adozione, ma risiede a Milano. Lungo l’asse Milano–Torino si svolge l’intensa attività professionale e istituzionale del nostro protagonista, imprenditore tessile, vice presidente di “Biella The Art of Excellence” e consigliere di UIB con delega per l’internazionalizzazione. Con lui abbiamo parlato di questi temi, ma anche di innovazione e di formazione delle risorse umane, con un occhio al presente e un’attenzione speciale al futuro di Biella
MARCO DELLA CROCE He is a native of Turin, Biella is his adoptive town, but he resides in Milan. The intensive and institutional professional activity of our leader covers the Milan-Turin axis. He is a textile entrepreneur, vice-president of “Biella The Art of Excellence” and member of the UIB board, with delegation of powers for internationalization. With him we discussed these themes, but also innovation and training of human resources, keeping an eye on the present and paying special attention to the future of Biella Dr. Della Croce, let’s start by talking about “Biella The Art of Excellence”. Which are the
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objectives and aims of this Foundation? “Biella The Art of Excellence” Foundation intends to certify and safeguard the Biella district and it excellences, in order to convey a new way of planning the district future. The foundation’s activity plays on the “savvy” creative identity, enhanced by flair, innovation, and culture, that is to say by the art that marks out an object incorporating the “knowledg” of who designed and produced it. The Foundation devotes itself to the promotion of the territory and sets off the products that distinguish it, as a place of culture based on passion for excellence, bolstered by the continuous pursuit of perfection, which makes a manufactured article unique. The trademark privileges and protects the work value, ensuring first all quality, but ethics and fairness principles as well. The companies’ membership
acceptance is subject to a stringent ethical code, meeting four fundamental principles: product origin (namely the actual execution of the processing phases on Biella’s territory), consumer health, declared quality assurance of the goods, and finally environment protection for a sustainable development. We believe in the need for a compulsory label of origin, as traceability is the form for protecting and enhancing Made in Biella products, as well as the right of a free and conscious choice by the consumer. Fulfilling these preconditions, the Foundation’s promotional programme for 2008, has been and shall be characterized by some prestigious international events… Kindly tell us what you have done, but also what is brewing… Next July, the Asian market will be Biella’s excellence
Curriculum Vitae di Marco Della Croce Dottor Della Croce, incominciamo parlando di “Biella The Art Of Excellence”. Quali sono gli obiettivi e le finalità di questa Fondazione? La Fondazione “Biella The Art of Excellence” si propone di certificare e tutelare il distretto biellese e le sue eccellenze, per trasmettere un nuovo modo di progettare il futuro del distretto. L’attività della Fondazione fa leva sull’identità creativa del “saper fare”, accresciuta dall’estro, dall’innovazione, dalla cultura, ossia dall’arte che contraddistingue un oggetto che incorpora il “sapere” di chi lo ha progettato e realizzato. La Fondazione si dedica alla promozione del territorio e valorizza i prodotti che lo contraddistinguono, come luogo di cultura fondata sulla passione per l’eccellenza, alimentata dalla continua ricerca per la perfezione, che rende unico un manufatto. Il marchio privilegia e tutela il valore del lavoro, assicurando qualità prima di tutto, ma anche principi di etica e correttezza. L’adesione delle aziende passa attraverso un rigido codice deontologico, che risponde a quattro principi fondamentali: origine del prodotto (cioè l’effettiva realizzazione delle fasi di lavorazione nel territorio biellese), salute del consumatore, garanzia della qualità dichiarata del manufatto e infine salvaguardia dell’ambiente per uno sviluppo sostenibile. Crediamo nella necessità di una etichetta d’origine obbligatoria, perché la tracciabilità è il mezzo per tutelare e valorizzare il Made in Biella e il diritto di libera e consapevole scelta del consumatore. Nel rispetto di questi presupposti il programma promozionale della Fondazione, per il 2008, è stato e sarà caratterizzato da alcuni prestigiosi appuntamenti internazionali… Ci racconti cosa avete fatto, ma anche “cosa bolle in pentola” … Nel prossimo mese di luglio il mercato asiatico sarà il palcoscenico dell’eccellenza biellese, con l’assegnazione del premio “Biella The Art of
stage, with the granting of the “Biella The Art of Excellence Award” on the occasion of the Hong Kong Fashion Week. But I wish especially to mention the initiative organized in May, in concurrence with the World Design Capital 2008 in Turin. Through a particularly spectacular setting full of cultural ideas, that we named Theseus, Biella’s creativity and new fabric and yarn technologies were “shown off”.
What does the reference to the mythological hero Theseus means to you?
By the Theseus project we highlighted how the history of Biella’s entrepreneurs demonstrates the district’s capability of reacting even to the most critical situations; and both yesterday and today we have had plenty of them. The information route of the setting is conceived as a labyrinth, in which the modern Theseus is the symbol of the man who knows how to overcome difficulties and successfuly to get out of them. A virtuous process based on tradition, excellence and know-how, but also on an innovative vision of both product and process. That’s why, out of regard of Turin, the capital of design, we wanted to show that, in Biella, the design expresses itself through a plurality of values: knowledge and culture come first, then creativity and research,
Marco Della Croce di Dojola è nato a Torino nel 1952. Sposato, tre figli, pratica il tennis con la qualifica di maestro, ama il teatro e i viaggi. Dal 1978 alla fine degli anni ’80 opera nel marketing management di importanti multinazionali, tra cui alcune società del Gruppo Ciba Geigy. Dal ’91 al ’94 è direttore commerciale della Dufrital, società leader nel duty free, con la responsabilità di scegliere prodotti e fornitori per i diversi settori merceologici. Dall’ottobre ’94 è retail commercial director della Timberland Europe, e dal luglio ‘98 al marzo 2003 è Responsabile Franchising della Sixty Active per il marchio Murphy & Nye. Oggi ha l’incarico di amministratore delegato di MA.AL.BI. (Manifatture Alto Biellese), azienda specializzata nella produzione di accessori e tessuti in fibre nobili. Sotto la sua guida, la società si è sviluppata considerevolmente nella fascia alta del mercato, in Italia e all’estero. Con l’acquisizione di un marchio storico di Biella quale è quello del Lanificio Alfredo Pria, l’obiettivo strategico è riposizionarne la prestigiosa immagine sul mercato del consumatore finale. Tra i primi successi della nuova linea di prodotti vi è l’apertura di corner nei principali aeroporti italiani, l’inserimento nella boutique “in flight” di numerose compagnie aeree e la presenza in molte delle più prestigiose vetrine della moda internazionale.
CURRICULUM VITAE OF MARCO DELLA CROCE Marco Della Croce of Dojola was born in Turin in 1952. He is married, has three children, plays tennis as a teacher, he loves theatre and travels. From 1978 to the end of the 80s he operated in the marketing management of important multinational corporations, including some companies of the Ciba Geigy Group. From 1991 to 1994 he was managing director of Dufrital, a leader concern in the duty free, and in charge of the choice of products and suppliers for the various commodity sectors. From October 1994 he was retail commercial director of Timberland Europe, and from July 1998 to March 2003 he was Franchising manager of Sixty Active for the Murphy & Nye brand. Today he is managing director of MA.AL.BI. (Manifatture Alto Biellese), a company specialized in the production of accessories and fabrics made of noble fibres. Under his management, the company considerably expanded in the high bracket of the market, in Italy and abroad. With the acquisition of a historical brand, such as that of Lanificio Alfredo Pria, the strategic target is that of repositioning its prestigious image on the market of the end consumer. Among the first successes of the new product line, there is the opening of shop corners in the main Italian airports, the integration into the “in flight” boutique of several airline companies, and the presence in many of the most prestigious shop windows of the international fashion. selezione tessile giugno 2008
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PROTAGONISTI LEADERS
Excellence Award” in occasione della Hong Kong Fashion Week. Ma voglio ricordare soprattutto l’iniziativa organizzata lo scorso mese di maggio, in concomitanza con World Design Capital 2008 a Torino. Attraverso un’installazione particolarmente scenografica e ricca di spunti culturali, che abbiamo chiamato Teseo, sono state “messe in mostra” la creatività e le nuove tecnologie dei tessuti e dei filati biellesi. Cosa significa per voi il richiamo all’eroe mitologico Teseo? Con il progetto Teseo abbiamo evidenziato come la storia dell’imprenditoria biellese dimostri la capacità del distretto di reagire anche alle situazioni più critiche, che non sono mancate, né ieri né oggi. Il percorso informativo dell’installazione è concepito come un labirinto, in cui il moderno Teseo è simbolo dell’uomo, che sa superare le difficoltà e uscirne vincente. Un processo virtuoso, basato sulla tradizione, sull’eccellenza e sul know how, ma anche su una visione innovativa di prodotto e di processo. Per questo, in omaggio a Torino capitale del design, abbiamo voluto dimostrare che, a Biella, il design si esprime attraverso una pluralità di valori: è prima di tutto conoscenza e cultura, poi anche creatività e ricerca e infine capacità di progettare e innovare. Lungo queste fondamentali direttrici, il labirinto ha fatto conoscere la realtà di Biella, sia attraverso i prodotti in cui è già leader indiscussa nel mondo, sia mostrando in anteprima alcune innovazioni che le sue risorse imprenditoriali, formative e di ricerca stanno progettando, per conquistare sempre nuove eccellenze. L’obiettivo che si pone Biella è quello di continuare a soddisfare i bisogni più sofisticati dei consumatori di oggi e di domani, in termini di estetica e di funzionalità del tessile, sempre nel pieno rispetto dell’ambiente e dell’uomo. Perciò il labirinto,
and in the end capability of planning and innovating. Along these fundamental guidelines, the labyrinth has made the real life of Biella known, not only through the products in which it is already the undisputed leader worldwide, but also by showing for the first time some innovations that its entrepreneurial, educational and research resources are planning in order to achieve newer and newer excellences. Biella has set itself as an aim to keep on satisfying the most sophisticated customer requirements of today and tomorrow, in terms of aesthetics and textile functionality, always in full respect of environment and human beings. Consequently, through texts, pictures, videos, excellence products and a cycle of conferences, the labyrinth has represented the summa of all the values that in Biella have existed from time tessile 24 selezione giugno 2008
attraverso testi, immagini, video, prodotti d’eccellenza e un ciclo di conferenze, ha rappresentato la summa di tutti quei valori che a Biella esistono da sempre, e che vengono espressi anche oggi con immutata vitalità. Potremmo dire, in sintesi, che i vostri obiettivi sono “informazione” e “formazione”? Certamente tra le nostre priorità vi è l’azione orientata a informare sulla realtà di Biella, perché siamo consapevoli di quanto sia importante il “fair savoir”, come ci ricorda spesso il nostro Presidente Luciano Donatelli. Ma, soprattutto, puntiamo sul miglioramento del “savoir faire”, cioè sulla formazione delle risorse umane, componente essenziale per la produzione di beni eccellenti e ingrediente indispensabile per continuare a essere un luogo di creatività diffusa. Abbiamo avviato partnership con scuole e istituti professionali, per concorrere nella formazione di nuove leve e per attrarre i giovani verso il settore tessile. Biella, per rimanere competitiva, deve poter contare su nuove figure professionali, dalla solida preparazione ingegneristica e multidisciplinare, che conoscano le sempre più sofisticate tecnologie delle materie prime e delle loro trasformazioni. Si tratta di una straordinaria opportunità per molti giovani, che spesso invece guardano al tessile come a un settore senza avvenire, oppure sognano solo di avere successo come stilisti di moda. Essi possono ancor meglio contribuire al futuro del Made in Italy diventando dei designer completi, cioè dei “nuovi progettisti” che sappiano coniugare l’estro e la creatività con la conoscenza dei materiali innovativi e delle tecniche produttive e di marketing avanzate, acquisendo una cultura tecnologica e una preparazione interdisciplinare più qualificate e complete. Biella ha tutte potenzialità per fare questo, perché compendia natura, cultura e industria,
immemorial, and which are expressed also today with unchanged vitality.
To put it briefly, may we say that your objectives are “information” and “training”? For sure, our priorities include the action tending to give information about Biella’s actual facts, as we are conscious of how important the “faire savoir” is, as our chairman Luciano Donatelli frequently tells us. But, most of all, we focus on the improvement in the “savoir faire”, that is on the training of human resources, an essential component for the production of excellent goods, and an indispensable ingredient to keep on being a place of widespread creativity. We have established partnerships with schools and professional institutes, in order to contribute to the education of new generations and to attract
young people towards the textile sector. To remain competitive, Biella has to rely on new professional figures with a solid engineering and multidisciplinary background, who are conversant with the ever more sophisticated technologies of the raw materials and of their conversion. It is an extraordinary opportunity for many young people, who conversely often consider the textile industry as a sector without future, or they only dream of becoming popular as fashion stylists. They can even better contribute to the future of the Made in Italy, by becoming complete designers, that is “new design engineers” who know how to conjugate flair and creativity with the knowledge of innovative materials, and advanced production and marketing techniques, therewith acquiring a more skilful and complete technological culture and an interdisciplinary
in un ricco sistema di valori. Il nostro distretto può infatti contare su una risorsa come Città Studi, l’unico vero e proprio parco tecnologico e formativo per il tessile esistente in Italia. In esso si integrano infatti l’istruzione, con l’Itis, i corsi Universitari del Politecnico di Torino e altre attività di formazione, la ricerca del CNR Ismac e del Laboratorio di Alta Tecnologia Tessile, e altri organismi associativi, tra cui l’Associazione Tessile e Salute. Tutte queste forze devono interagire sempre meglio con le imprese, operando in sinergia per salvaguardare e sviluppare l’eccellenza delle tradizioni industriali locali, proiettandole verso il futuro. Ci parli infine di internazionalizzazione: come la si realizza in UIB? L’area internazionale dell’Unione Industriale Biellese, cui ho l’onore di sovrintendere con la preziosa collaborazione di Claudia Ferrero, offre a tutti gli associati l’opportunità di imparare a muoversi da protagonisti nel contesto internazionale. In un recente convegno che abbiamo organizzato sul tema “Quale internazionalizzazione
litiche di alcune zone prioritarie per il nostro Paese, quali il Centro Asia, la Russia e i Balcani. Sono fiducioso che questi nostri sforzi, che portiamo avanti all’insegna del motto «cresci solo se conosci», possano assicurare al distretto di Biella un futuro di innovazione e progresso, per il quale i nostri imprenditori da sempre hanno le carte in regola, e certamente sapranno continuare a “giocarsele” con la consueta vitalità.
per una competitività globale?”, ci siamo posti l’obiettivo concreto di crescere sui nuovi mercati, grazie ai consigli e alle testimonianze di alcuni tra i migliori studiosi ed esperti italiani del settore. È stata un’intensa giornata di seminario, che ha fatto conoscere le attività del sistema confindustriale in questo campo, analizzando i principali mercati da esplorare, con un esame comparato dei vantaggi di aree particolarmente significative per l’attività di internazionalizzazione di Confindustria. Gli interventi dei relatori hanno fatto conoscere meglio due importanti Paesi “ponte”, Vietnam e Messico, e due grandi nuovi mercati, Brasile e India, approfondendo i principali settori per ciascuna area di export. Abbiamo analizzato opportunità e minacce dello scenario economico internazionale, e le situazioni geopo-
background. Biella has all the potential to do this, in that it epitomizes nature, culture and industry into a rich system of values. Our district can in fact count upon a resource such as Città Studi, the only real “technological and educational park for textiles” existing in Italy. Actually, it integrates education, with the Itis, the university courses of the Turin School of Engineering, and other education activities, the research of CNR Ismac and of the Textile High Technology Laboratory, as well as other associative organizations, including the Textiles and Health Association. All these forces should better and better interact with businesses, operating in synergy to safeguard and develop the excellence of the local industrial traditions, projecting them into the future.
And what about internationalization: how does this find fulfilment in UIB?
areas that are especially significant for Confindustria’s internationalization activity. The speakers’ papers The international area of the Unione Industriale Biellese, provided better information about two important “bridgecountries”, Vietnam and Mexico, and about two large which I have the privilege of presiding over with the new markets, Brazil and India, investigating the principal valuable co-operation of Claudia Ferrero, offers to sectors of each export area. We examined opportunities all members the opportunity of learning how to take and threats of the international economic scenario, and action as leaders in the international context. In a the geopolitical situations of some areas that are of recent meeting we organized on the theme “What internationalization for a global competitiveness”, we set overriding importance to our country, such as Central ourselves as a concrete aim to expand on new markets, Asia, Russia, and the Balkans. I am hopeful that these thanks to the advice and testimony of some of the best efforts, that we are actively working at under the motto «you grow only if you know», will ensure to the Biella Italian scholars and experts of the sector. It has been district a future of innovation and progress, for which an intensive one-day seminar, that introduced us to the our entrepreneurs have always had all it takes, activities of the system of the Confederation of Italian and they will certainly keep on playing their cards Industry in this field, analyzing the main markets to be explored, with a comparative study of the advantages of with their usual energy. selezione tessile giugno 2008
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PROTAGONISTI LEADERS di Giorgio Belletti
Giuliano Freddi Laurea in Scienze Biologiche presso l’Università degli Studi di Milano, Giuliano Freddi è Presidente della Commissione Scientifica di Aictc e Responsabile del laboratorio “Biotecnologie e Biomateriali” presso la Stazione Sperimentale della Seta. Con lui abbiamo conversato a lungo di ricerca e sviluppo, di collaborazione tra Università e Industria, di strategie per l’innovazione nel T/A, ricavandone un quadro molto esauriente e aggiornato
GIULIANO FREDDI Graduated in Biological Science from the Università degli Studi of Milan, Giuliano Freddi is President of the Aictc’s Scientific Committee and manager of the “Biotechnologies and Biomaterials” laboratory of Stazione Sperimentale della Seta. With him we spoke at great length of research and development, of cooperation between Universities and industry, of innovation strategies in the textile-clothing sector, getting from our discussion a very exhaustive and updated picture
TESSILE 12 SELEZIONE OTTOBRE 2007
We have often talked about the Italian Textile Coloristic Chemistry Association: kindly explain to us now in particular the initiatives promoted by the Scientifc Committee you are chairing. When I was invited, by the newly-elected President Alessandro Gigli, to take on the responsibility of the AICTC’s Scientific Committee, I received a very clear mandate as regards contents and finalities: namely steering members to a new course of approach to the world of applied and academic research, made up by Universities and Research Centres operating at national level. In order to do this, we thought of utilizing a very strong communication tool, already at the disposal of the Association, that is, the yearlyorganized National Meeting. This course started off with the meeting held at Bassano del Grappa at the
end of September 2005, and continued with other events including the Seminar, jointly organized with Smi-Ati in Milan in November 2005,on the occasion of the Ikme 2005 show, the National Convention at Dalmine in September 2006, and the 6th Advanced Course of Textile and Colorist Chemistry of last May. What objectives do you intend to achieve by these events? The “running title” of these National Meeting, “Knowledge as the way of looking to the future” (whose copyright belongs to Mauro Rossetti, present chairman of Aictc), is a clear exemplification of the mission that the Association and the Scientific Committee intend to carry out. We want to provide textile entrepreneurs with the necessary tools to face the ongoing changes and to rise to the challenges
CURRICULUM VITAE DI GIULIANO FREDDI Dell’Associazione Italiana di Chimica Tessile e Coloristica abbiamo spesso parlato: ci illustri in particolare le iniziative promosse dalla Commissione Scientifica che lei presiede. Quando fui invitato, dal neo-Presidente Alessandro Gigli, ad assumere la responsabilità della Commissione Scientifica dell’Aictc, ricevetti un mandato molto chiaro nei contenuti e nelle finalità: accompagnare gli associati in un percorso di avvicinamento al mondo della ricerca accademica e applicata, costituito da Università e Centri di Ricerca attivi a livello nazionale. Per fare ciò abbiamo pensato di utilizzare uno strumento di comunicazione molto forte, già a disposizione dell’Associazione, costituito dal Convegno Nazionale, organizzato con cadenza annuale. Il percorso è stato avviato con l’edizione svoltasi a Bassano del Grappa a fine settembre 2005, ed è proseguito con altri eventi, tra cui il Seminario organizzato nel novembre 2005 a Milano, in collaborazione con Smi-Ati, in occasione della fiera Ikme 2005, il Convegno Nazionale di Dalmine del settembre 2006 e il 6° Corso Avanzato di Chimica Tessile e Coloristica del maggio di quest’anno. Quali obiettivi vi proponete con questi eventi? Il “running title” dei convegni nazionali, “Conoscere per guardare al futuro” (il cui copyright appartiene a Mauro Rossetti, attuale Presidente Aictc), è una chiara esemplificazione della missione che l’Associazione e la Commissione Scientifica si propongono di assolvere. Vogliamo fornire agli imprenditori tessili gli strumenti necessari per affrontare i cambiamenti in atto e sostenere le sfide che il T/A italiano deve fronteggiare, per ritrovare slancio e
that the Italian textile-clothing industry must take up, to recover momentum and competitiveness. In order to accomplish this ambitious but irremissible project, I have therefore involved the largest possible number of textile research “producers” operating at national level, with a view to giving participants a complete picture of the activity that is being carried out in Italy, often without many potential users’ knowing. Our programs embody all the keywords that are currently mentioned in documents and meetings devoted to the textile research worldwide (nanotechnologies, biotechnologies, plasma, environment and ecosustainable processes, energy, safety, health, quality, etc.); and, last but not least, the European Platform of the Textile-Clothing Sector, and the Strategic Agenda of Textile Research, drafted by Euratex, with the significant contribution of the Italian industrial and research component. Is it possible to draw up a first balance of the undertaken activity? We have already verified some positive repercussions of our action. We have noticed not only a greater interest of companies in the research people, but we have established contacts to start up a form of mutual knowledge which in some
Giuliano Freddi, classe 1953, si laurea in Scienze Biologiche nel 1977 e inizialmente svolge l’attività di insegnante di scuola media. Dal 1979 è Ricercatore presso la Stazione Sperimentale per la Seta, dove, nel 1991 assume la qualifica di Primo Ricercatore. Tra i filoni di ricerca che ha condotto, si possono citare la modificazione chimica delle fibre proteiche (seta, lana) e lo studio delle loro proprietà chimiche, fisiche e strutturali. Ha anche approfondito i processi industriali di trasformazione tessile, con particolare riferimento allo sviluppo di trattamenti enzimatici e allo studio delle proprietà biologiche delle proteine della seta, nonché lo sviluppo di applicazioni biomedicali. È responsabile scientifico in progetti di ricerca nazionali e internazionali e presiede la Commissione Scientifica di Aictc. Svolge attività di controllo qualità delle materie prime, intermedi e prodotti finiti e sviluppa metodi standard di controllo; opera come consulente per istituzioni pubbliche nazionali e internazionali (F.A.O., World Bank) e si occupa di formazione tecnico-scientifica a vari livelli (diplomati, laureandi, dottorandi). Ha pubblicato oltre 100 articoli su riviste scientifiche internazionali nel campo dei polimeri e del tessile in generale e oltre 30 articoli su riviste italiane del settore T/A.
CURRICULUM VITAE OF GIULIANO FREDDI Giuliano Freddi was born in 1953; he graduated in Biological Science in 1977 and at first he worked as a secondary school teacher. In 1979 he joined as a Researcher the Stazione Sperimentale per la Seta where, in 1991, he was named First Researcher. Among the research works he conducted, mention can be made of the chemical modification of protein fibres (silk, wool), and the study of their chemical, physical and structural properties. He also investigated the industrial processes of textile conversion, with particular reference to the development of enzymatic treatments, and to the study of the biological properties of silk proteins, and also of the development of biomedical applications. He is a scientific manager of national and international research projects, and chairs the Scientific Committee of Aictc. He carries out the quality control of raw materials, intermediate and finished products, and develops control standard methods; he operates as a consultant for national and international public institutions (F.A.O., World Bank) and takes care of the technical-scientific education at various levels (holders of a diploma, final-year, and graduate students). He has published more than 100 articles in international scientific magazines in the field of polymers and textiles in general, as well as 30 features in Italian magazines of the textile-clothing sector.
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PROTAGONISTI LEADERS
Il professor Ermanno Barni è, dal 1982, l’ideatore e l’organizzatore del Corso di Chimica Avanzata e Tessile e Coloristica promosso da Aictc Professor Ermanno Barni has been, since 1982, the author and organizer of the Advanced Course of Textile and Colorist Chemistry promoted by Aictc
competitività. Per realizzare questo ambizioso ma irrinunciabile progetto ho perciò coinvolto il maggior numero possibile di “produttori” di ricerca tessile attivi in ambito nazionale, per fornire ai partecipanti un quadro completo dell’attività che viene svolta in Italia, spesso all’insaputa di molti dei potenziali utenti. Nei nostri programmi si ritrovano tutte le parole chiave attualmente citate nei documenti e convegni dedicati alla ricerca tessile a livello mondiale (nanotecnologie, biotecnologie, plasma, ambiente e processi ecosostenibili, energia, sicurezza, salute, qualità, ecc.), non ultimi la Piattaforma Europea del Settore T/A e l’Agenda Strategica della Ricerca Tessile, realizzati in ambito Euratex, con il significativo contributo della componente industriale e di ricerca italiana.
cases has already given tangible results, by involving companies in projects presented both in the domestic and the European field. Of course it is a long way to go yet, but I am convinced that we must continue to work in this direction, building a common language that enables textile companies and researchers to understand their respective needs, and to implement synergic actions. I would finally point out that in 2011 Italy will host the International Convention of the Textile and Coloristic Chemistry Associations. This event represents for the Aictc an important goal and a substantial verification point for the undertaken communication, education and information action. Please tell us something more about the Advanced Course of Textile and Coloristic Chemistry.
TESSILE 14 SELEZIONE OTTOBRE 2007
È possibile fare un primo consuntivo dell’attività intrapresa? Qualche positiva ricaduta della nostra azione l’abbiamo già verificata. Si è osservato non solo un maggiore interesse da parte delle aziende nei confronti degli attori della ricerca, ma sono stati stabiliti contatti per avviare un percorso di conoscenza reciproca, che in alcuni casi ha già prodotto risultati concreti, con il coinvolgimento di aziende in progetti presentati in ambito nazionale ed europeo. Certo la strada è ancora lunga, ma sono convinto che si debba proseguire a lavorare in questa direzione, costruendo un linguaggio comune, che permetta alle imprese del tessile e agli operatori della ricerca di comprendere le rispettive esigenze e sviluppare azioni sinergiche. Vorrei infine ricordare che nel 2011 l’Italia ospiterà il Convegno Internazionale delle Associazioni di Chimica Tessile e Coloristica. Questo evento costituisce per l’Aictc un traguardo importante e un punto di verifica sostanziale per l’azione di comunicazione, formazione e informazione intrapresa. Ci dica qualcosa in più sul corso avanzato di Chimica Tessile e Coloristica. È un evento che ormai fa parte della tradizione di Aictc, trattandosi dell’edizione numero sei nell’arco di quindici anni, a partire dal 1992. Grazie all’intuizione e all’opera assidua e illuminata del Prof. Ermanno Barni, che ne è stato l’ideatore e ne ha sempre curato l’organizzazione, il corso si configura
It is an event that by this time is part of the Aictc tradition, it being the sixth edition held in the period of fifteen years since 1992. Thanks to the insight and persevering work of prof. Ermanno Barni, who devised it and who has always taken care of its organization, the course is a form of education and information, halfway between a “high school” and a technicalscientific meeting. The leading theme chosen for the sixth edition concerns surface properties and surface treatments. As a matter of fact, many practical fabric applications are determined, often to a considerable extent, by their surface properties. Water repellency, hydrophily, adhesiveness, antistatic, flame resistant, antimicrobial behaviour, biocompatibility, dyeability, printability , comfort in general and many other characteristics, are associated more to the chemical
and physical properties of the material surface rather than to its mass. The Course has achieved its aim to bring participants up to date as regards the state of the art of surface modification, illustrating the most advanced finishing and functionalization technologies. However, since the scientific and technological themes cannot be distinguished from those relating to environment, safety and quality, the Course has also dealt with the latest novelties as regards the following standards: ISO 9001, ISO 14001 for environmental certification; SA 8000 for social responsibility; OHSAS 18001 for safety and finally the Reach which shall have significant repercussions on the textile sector. Which, in your opinion, are the decisive research tendencies for the revival and
come occasione di formazione e informazione, a metà strada tra una “alta scuola” e un convegno tecnico-scientifico. Per la sesta edizione è stato scelto il tema guida delle proprietà di superficie e dei trattamenti superficiali. Infatti molte applicazioni pratiche dei tessuti sono determinate, spesso in notevole misura, dalle loro proprietà superficiali. Idrorepellenza, idrofilia, adesività, comportamento antistatico, antifiamma, antimicrobico, biocompatibilità, tingibilità, stampabilità, in generale il comfort e molte altre caratteristiche, sono connesse più alle proprietà chimiche e fisiche dello strato superficiale del materiale che non alla sua massa. Il corso ha raggiunto lo scopo di aggiornare i partecipanti sullo stato dell’arte della modificazione superficiale, presentando le tecnologie di finissaggio e funzionalizzazione più avanzate. Poiché però le tematiche scientifiche e tecnologiche non possono essere distinte da quelle relative all’ambiente, alla sicurezza e alla qualità, il corso ha anche trattato le più recenti novità in materia di normative ISO 9001, ISO 14001 per la certificazione ambientale, SA 8000 per la responsabilità sociale, Ohsas 18001 per la sicurezza e infine il Reach, che avrà ricadute significative per il settore tessile. Quali sono i filoni di ricerca che, secondo lei, sono determinanti per il rilancio e il consolidamento del T/A Made in Italy? Risposta difficile. Non dico sia necessaria la sfera di cristallo per leggere nel futuro, ma sicuramente bisogna saper coniugare vari tipi di conoscenze: da quelle scientifiche e tecnologiche a quelle economiche, sociali e politiche. Comunque propongo due ordini di considerazioni, uno più generale e uno
strengthening of the Made in Italy textile-clothing sector? A difficult answer. I don’t mean that the crystal ball is necessary for reading the future, but for sure one should be able to conjugate the various types of know-hows: from the scientific and technological, to the economic, social and political knowledge. In any case, I suggest two kinds of considerations: one more general, and one more specific. First of all, I would draw the attention to the fact that the “Italian System” should strengthen its capability of “generating knowledge” through an appropriate support and coordination of the public and private research structures. The production of knowledge obtained in Italy, and not imported from abroad, is actually the high-road leading to innovation. The political world,
più specifico. Anzitutto mi sento di richiamare l’attenzione sul fatto che il “Sistema Italia” deve rafforzare la propria capacità di produrre conoscenza attraverso un adeguato supporto e coordinamento delle strutture di ricerca pubbliche e private. La produzione di conoscenza realizzata in Italia, non importata dall’estero, è infatti la via maestra che porta all’innovazione. È necessario che il mondo politico, e tutti coloro che ricoprono responsabilità istituzionali in ambito pubblico e privato, si adoperino per invertire la tendenza che ormai dura da troppi anni. Per esempio, se riuscissimo a evitare la “fuga di cervelli”, non perderemmo l’investimento fatto dal sistema dell’istruzione per la loro formazione, e potremmo godere delle ricadute positive del loro impiego nel sistema della ricerca italiana. Venendo a considerazioni più mirate alle necessità di ricerca del comparto tessile – che ancora rappresenta uno dei più importanti settori manifatturieri italiani per fatturato, saldo commerciale e numero di occupati – non credo sia possibile prescindere dai due importanti documenti editi da Euratex, che ho precedentemente ricordato: la Piattaforma Tecnologica e l’Agenda Strategica della Ricerca. Ad essi ho avuto il privilegio di contribuire, operando in uno dei gruppi di lavoro che hanno collaborato alla loro stesura. Tutti gli elementi necessari per individuare le priorità di ricerca sono presenti in tali documenti, ed è possibile rielaborarne i contenuti per adattarli alla specificità del T/A italiano. Infatti, a differenza di altri paesi europei, noi abbiamo ancora un tessile importante per dimensioni e fatturato, fortemente radicato nel contesto economico, sociale e culturale del territorio. Per vincere le sfide del mercato, si deve puntare all’inno-
and all the people holding institutional offices in the public and private field, should endeavour to reverse the trend that has now lasted too many years. For example, if we succeeded in preventing the “brain drain”, we wouldn’t lose the investment made by the education system in training these persons, and we could benefit from the positive spin-off of their work in the Italian research system. Turning now to considerations aimed more at the research needs of the textile segment – which still represents one of the most important Italian manufacturing sectors in terms of turnover, trade balance and number of employees – I don’t believe it is possible to set aside the two important documents published by Euratex, I previously mentioned: the Technological Platform and the Research Strategic Agenda. I had the privilege to
contribute to them, operating with one of the work groups that have worked together on their draft. All the elements required to identify research priorities are indicated in such documents, and their contents can be revised to adapt them to the specifities of the Italian textile-clothing industry. Actually, unlike the other European countries, we still have an important textile industry as regards sizes and turnover, which is deeprooted in the economic, social and cultural context of the territory. To overcome the market challenges, it is necessary to focus on innovation and excellence but, on this route, our industry cannot be left alone; convergent actions are necessary at various levels, to the end of laying the bases to ensure it a future. For instance, the technical and industrial textiles can offer new business opportunities to Italian entrepreneurs.
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PROTAGONISTI LEADERS
vazione e all’eccellenza, ma, in questo percorso, la nostra industria non può essere lasciata sola, sono necessarie azioni convergenti a vari livelli, al fine di costruire le basi per garantirle un futuro.
Per esempio, il tessile tecnico e industriale può offrire nuove opportunità di business agli imprenditori italiani. È possibile migliorare ulteriormente il dialogo tra le Università, i Centri di Ricerca e il mondo dell’industria, per realizzare in concreto un efficace trasferimento di tecnologie? Spesso il mondo della ricerca è stato visto come autoreferenziale e distaccato dalla realtà. Ma le cose sono cambiate ed esponenti del mondo accademico hanno intrapreso un percorso di avvicinamento al comparto industriale e produttivo. A mio parere, la ricerca cosiddetta “di base” deve continuare a esistere, anche se si occupa di argomenti apparentemente lontani dalla realtà quotidiana, le cui ricadute sono difficilmente visibili, ma questo è il solo modo di produrre conoscenza. Deve però svilupparsi sempre più quell’ambito che individuiamo coi termini di “ricerca applicata”, “ricerca industriale”, “trasferimento tecnologico”, nel quale l’attività trae spunto dai reali bisogni dell’industria e del mercato. Qualcosa in questo senso è già stato fatto, per esempio grazie agli stage presso la aziende, previsti nell’ambito di diversi insegnamenti universitari, che consentono agli studenti (e ai professori che li seguono) di respirare l’atmosfera dell’ambiente industriale.
Is it possible to further improve the dialogue among Universities, Research Centres and the industrial world, in order to achieve in actual facts an effective transfer of technologies? The research world has been often portrayed as selfreferential and remote from reality. But things have changed, and leading figures of the academic world have embarked on a road of approach to the industrial and production sector. In my opinion, the so-called “basic” research should continue to exist, even if it deals with subjects that apparently are far from the daily reality, and their impact is hardly visible; but this is the only way of generating knowledge. On the other hand, what should increasingly develop is the area that we define with the terms of “applied research”, “industrial research”, “technological transfer”, in which activity
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Una veduta dell’ingresso del centro congressi di Santa Vittoria d’Alba, sede del sesto corso di chimica tessile e coloristica di Aictc A view of the entrance of the congress centre of Santa Vittoria d’Albra, headquarter of the sixth course of Textile and Colorist Chemistry by Aictc
Spesso però questo percorso si realizza mediante una frenesia operativa che, invece di premiare la collaborazione tra i diversi attori coinvolti e integrarli per raggiungere una sufficiente massa critica, porta al sorgere di diverse piccole iniziative, in concorrenza tra loro, con duplicazione di sforzi e dispersione di mezzi ed energie.
draws inspiration from the real industry and market needs. Something in this direction has already been made, for instance thanks to the stages implemented by companies, and provided for by various university teaching programmes, which give the students (and their teachers) the opportunity to breathe the atmosphere of the industrial environment. However, often this method is implemented with such an operational frenzy that, instead of repaying the collaboration among the various people involved, and integrating them so as to reach a sufficient critical mass, it leads to the sprouting of several small initiatives, that are among them competitive, with ensuing effort duplication and dispersion and resources and energies. Is it a problem of mentality? Probably it is, and it is now necessary to assess
their repercussions and wage initiatives to reverse the trend. But I would say something also about the industry world, after having stressed merits and deficiencies of that of research. I believe that the scarce capability that companies sometimes have to refer to researchers and technologists is due to the lack of professional figures capable of interacting with them. Frequently, production managers have also the functions of research and development. It is obvious that such a figure finds some difficulties in conjugating the immediate needs with the medium and long-term requirements of research. It is also obvious that this type or organization is often imposed by small-sized firms. Neverthelsss, it would be desirable that companies should employ young graduates in scientific branches, capable of operating in the
Si tratta di un problema di mentalità? Probabilmente sì, ed è ormai necessario valutarne le ricadute e intraprendere iniziative per invertire la tendenza. Ma voglio dire qualcosa anche del mondo dell’industria, dopo aver evidenziato pregi e difetti di quello della ricerca. La scarsa capacità che le imprese talvolta hanno nel rapportarsi con ricercatori e tecnologi credo sia dovuta alla mancanza di figure professionali in grado di interagire con essi. Spesso i responsabili della produzione riassumono in sé anche le funzioni di ricerca e sviluppo. È evidente che una simile figura trovi qualche difficoltà a coniugare le esigenze immediate con quelle a medio e lungo termine della ricerca. È pure evidente che questo tipo di organizzazione è spesso imposto dalle piccole dimensioni aziendali. Ciò nonostante, sarebbe opportuno che le aziende reclutassero giovani laureati in discipline scientifiche, capaci di muoversi nel contesto interdisciplinare della ricerca tessile attuale, che fungano da “trait d’union” tra le necessità e i problemi interni e le molte opportunità provenienti dall’esterno. Qual è secondo lei il ruolo della formazione e come se ne può migliorare l’efficacia? Non sono un operatore della formazione, anche se talvolta la mia attività mi porta a seguire tesi di laurea o di dottorato. Quando si parla di formazione mirata al settore tessile bisogna sicuramente partire dagli Istituti Tecnici e Professionali, per finire con le Università e i corsi post-universitari. La formazione, a qualunque livello, deve in primo luogo promuovere lo sviluppo intellettuale e culturale della persona, cioè fornirle gli strumenti per interpretare la realtà e interagi-
interdisciplinary context of the present textile research, who would act as a “trait d’union” between the in-house needs and problems, and the many opportunities coming from outside. What is, according to you, the role of education and how can its effectiveness be improved? I am not conversant with education/training, even if sometimes owing to my activity I have to follow graduation or doctorate theses. When we talk about education targeted at the textile sector, we must certainly start from the Technical and Vocational Institutes, and end up with Universities and postgraduate courses. At any level, education must first foster the intellectual and cultural development of the persons, that is to say provide them with the tools to interpret reality and interact with the others and with
re con gli altri e con l’ambiente esterno. Al contempo, però, la persona in via di formazione deve acquisire anche le conoscenze scientifiche e tecniche specifiche che consentano di entrare in un’azienda tessile con un buon livello di competenze di base, su cui si possa innestare il processo di apprendimento interno. Le imprese tessili, per favorire lo sviluppo di percorsi formativi efficaci, non possono certo sostituirsi ai responsabili e agli esperti della scuola, dettando loro le regole ma, attraverso i loro rappresentanti, possono e devono far presente le proprie esigenze a medio-lungo termine, sulla base delle quali impostare programmi didattici adeguati. L’Aictc, attraverso l’impegno e la dedizione dell’Ing. Piero Sandroni, Presidente della Sezione Lombardia, dedica molta attenzione alle problematiche della formazione, cercando di portare sui tavoli politici e tecnici, sia locali sia nazionali, le istanze del mondo industriale. Le imprese inoltre devono favorire la conoscenza del comparto tessile, diffondendo nelle scuole e nelle Università la stampa di settore, come avviene in molti paesi europei. Altre iniziative possono riguardare l’offerta di stage formativi, la sponsorizzazione di iniziative quali borse di studio, borse di dottorato, master, la partecipazione di studenti e docenti a convegni nazionali e internazionali di interesse del settore, il coinvolgimento diretto in tesi di laurea e altre ancora. Anche se le singole aziende possono attivarsi in questa direzione, è facile immaginare che iniziative promosse da associazioni imprenditoriali di settore possono essere sicuramente più efficaci, soprattutto se ben coordinate a livello territoriale, vista la particolare struttura a distretti dell’industria tessile italiana.
the outside environment. At the same time, however, the person being educated should acquire also the scientific know-how and the specific techniques enabling him to join a textile firm with a good level of basic expertise, to be integrated with the in-house learning process. In order to favour the development of effective training methods, textile mills cannot certainly replace the school experts and lay down the rules for them; but through their representatives they can and must indicate their medium-long term needs, on the basis of which they can plan suitable educational programmes. The Aictc, thanks to the commitment and devotion of Piero Sandroni, president of the Lombardy Section, pays great attention to the education problems, and strives to bring to the attention of both local and national politicians and
technicians, the requests of the industrial world. The companies have to favour the knowledge of the textile segment, by propagating in schools and universities the trade press, as it happens in many European countries. Other initiatives can regard the offer of training stages, the sponsoring of initiatives such as scholarships, doctorate scholarships, masters, participation of students and teachers in national and international meetings relating to the sector, direct involvement in graduation theses, and so on. Even if single concerns can move in this direction, it can be easly imagined that initiatives waged by trade entrepreneurial associations can be surely more effective, especially if they are well coordinated on the territory, given the particular district-structure of the Italian textile industry.
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PROTAGONISTI LEADERS di Giorgio Belletti
Gaetano Marzotto Il cognome identifica una grande dinastia di industriali tessili, il nome è quello dell’avo che, nel 1842, fondò l’omonimo lanificio. Gaetano Marzotto è oggi presidente di Pitti Immagine, Consigliere in associazioni industriali del settore moda e presiede il CFI, Comitato Fiere Industria di Confindustria. La situazione, le prospettive e le strategie del Made in Italy approfondite nella testimonianza di un protagonista eccellente del T/A italiano
GAETANO MARZOTTO The surname identifies a great dynasty of textile industrialists, the name is that of the grandfather who, in 1842, founded the homonymous spinning mill. Gaetano Marzotto is today the president of Pitti Immagine, member of the board of many industrial associations of the Fashion sector, and he chairs the CFI (Comitato Fiere Indusria) of Confindustria. Situation, prospects and strategies of the Made in Italy, are outlined and examined closely in the evidence provided by an excellent big player of the Italian Textile-Clothing industry
TESSILE 34 SELEZIONE GIUGNO 2007
In 2005, your titled an interview “The textile industry on its knees”… Now, at long last, the word recovery is being heard. From your observing position, could you tell us whether there is really a trend reversal? At that time, objectively, data were distressing. Now a wind of revival is blowing throughout foreign markets: with its light and shade, 2006 has anyway marked a turning point from the economic viewpoint. The total turnover has started again to rise - it didn’t happen since 2002 - posting a +6% and exceeding 67 million euros. Exports went up 3.9% topping 40 millions: imports shot up 12% to nearly 25 millions, bringing the foreign balance to 15,861 millions.
The year 2007 has thus started off at a good pace. The Made in Italy’s traditional markets - Germany and France, but Spain and Eastern Europe as well - have shown substantial signs of revival, as well as of a greater consumer interest and a higher confidence in our country. In particular, the rich Russia is buying Made in Italy items, with a two-digit growth rate not only in luxury articles, but also in the affordable elegance of all Italian brands. The Far East too, is resuming purchases, not so much Japan as Hong Kong, South Korea, Singapore, the Philippines, which are strongly growing countries. Not to speak of China and India where, according to the Financial Times, the rich are more numerous than in Japan. And the export trend to a market which is always
Nel 2005 una sua intervista titolava “Tessile in ginocchio”. Ora si parla finalmente di ripresa. Dal suo osservatorio, ci dica: l’inversione di tendenza c’è veramente? In quel momento le cifre, oggettivamente, erano crudeli. Ora soffia aria di ripresa su tutti i mercati esteri. Il 2006, con le sue luci e le sue ombre, è stato comunque un anno di svolta sul piano economico: il fatturato totale ha ripreso a crescere – non succedeva dal 2002 – segnando un +6% e andando oltre i 67 milioni di euro. L’export è salito del 3,9% superando i 40 milioni; l’import è cresciuto del 12% fino a quasi 25 milioni, portando il saldo con l’estero a 15.861 milioni. Il 2007 dunque è partito bene. I tradizionali mercati del Made in Italy, Germania e Francia – come anche Spagna ed Europa dell’est – hanno dato consistenti segnali di risveglio, oltre a un maggiore interesse dei consumatori e a una migliorata fiducia nel nostro paese. La ricca Russia, in particolare, sta comprando Made in Italy con incrementi a due cifre, e non solo nel lusso, ma pure nella “affordable elegance” di tutti i marchi italiani. Anche il Far East sta riprendendo gli acquisti, non tanto il Giappone, quanto Hong Kong, la Corea del Sud,
fundamental as the Usa, will depend on the holding of the dollar. What shall the Government do to favour and strengthen the revival? First of all, we must demand from the Government and from the European Union a fairer competitive climate. In Europe, people concerned should strive to fight seriously against counterfeiting, and foster the compulsory use of the application of the “Made in” label to all the products coming from outside Europe: hence compulsoriness of the origin trade mark, creation of a system for monitoring products of non-community origin, and integration with the countries of the Euro-Mediterranean area. On the domestic front, on the other hand, besides
CURRICULUM VITAE DI GAETANO MARZOTTO Gaetano Marzotto è nato a Valdagno (VI) nel 1952, coniugato, tre figli. Frequenta il Collegio Navale Morosini di Venezia, quindi si laurea in Economia Aziendale presso l’Università Bocconi di Milano nell’anno accademico ’76/’77. Dopo una serie di stage in importanti organizzazioni quali Deloitte, Haskins & Sells, Olivetti e Necchi, riveste ruoli manageriali nell’azienda di famiglia, tra cui quello di responsabile del Controllo economico e di gestione della Divisione Tessile e Servizi Centrali Acquisti, quello di Direttore Divisione Arredamento, Direttore della Divisione Marlboro, Vice Presidente del Gruppo Marzotto e Direttore Sviluppo Mercati Esteri. Dal 2000 è vicepresidente della J. Hirsch & Co. Management & Consulting S.r.l. di Milano. Inoltre ricopre l’incarico di Consigliere in associazioni industriali del settore moda italiana e internazionale: SMI (Sistema Moda Italia) e IAF (International Apparel Federation), della quale è stato anche Presidente. Dal 2002 è Presidente di Pitti Immagine e Presidente di CFI – Comitato Fiere Industria di Confindustria.
CURRICULUM VITAE OF GAETANO MARZOTTO Gaetano Marzotto was born at Valdagno (Vicenza) in 1952; he is married and has three children. He went to the Morisini Naval College in Venice; later he graduated in business economics from the Bocconi University of Milan, in the academic year 1976-77. After a series of internships with important organizations such as Deloitte, Haskins & Sells, Olivetti and Necchi, he held managerial positions with the family-run business as: manager of Economic Control and Management of the Textile Division and Purchase Central Services; Furnishing Division Manager; Marlboro Division Manager; vice-president of the Marzotto Group and Manager of Foreign Market Development. Since 2000, he is deputy-chairman of J. Hirsch & Co. Management & Consulting S.r.l., Milan. In addition, he is member of the board of industrial associations of the Italian and international fashion sector: SMI (Sistema Moda Italia) and IAF (International Apparel Federation), of which he has been also president. Since 2002, he is president of Pitti Immagine and chairman of CFI (Comitato Fiere Industria of Confindustria).
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Singapore, le Filippine, paesi dove c’è grande sviluppo. Senza contare Cina e India, dove, secondo il Financial Times, i ricchi sono molti di più che in Giappone. E dipenderà dalla tenuta del dollaro come andrà per le esportazioni in un mercato che resta sempre fondamentale come gli Usa. Cosa deve fare il Governo per favorire e consolidare il rilancio? Innanzitutto dobbiamo pretendere dal Governo e dall’Unione Europea un ambiente competitivo più giusto. In sede euro-
the investments in essential infrastructures, the needs are: fiscal policies rewarding the companies’ research (and more in general policies that weigh less on businesses also from the bureaucratic obligations point of view); investment in advanced vocational training in our sector (and not only in our segment, because everything lies in knowledge economy), in promotional policies favouring the aggregation of small-middle sized firms, and the expression of territorial districts; in targeted communication operations, well-planned and differently formulated depending on whether it is a question of new or traditional markets, yet always strategic for the evolution of fashion.
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pea, lavorare seriamente per la lotta alla contraffazione e la battaglia su “Made in” obbligatorio per tutti i prodotti che provengono da fuori Europa: dunque obbligatorietà del marchio d’origine, creazione di un sistema di monitoraggio dei prodotti di origine extra-comunitaria e integrazione con i paesi dell’aera euro-mediterranea. Sul piano più interno invece, oltre all’investimento sulle infrastrutture essenziali, politiche fiscali che premino la ricerca delle imprese (e più in generale che pesino meno sulle aziende, anche dal punto di vista degli obblighi burocratici), l’investimento
Fair competition, system, fairs: these appear to be the keywords. What is your point of view? I have already discussed “fair competition”. A free trade economy needs not protectionist politics but rules that are shared and must be enforced. As to the system, it is necessary to move on from intentions to facts. And doing it not only in a defensive way under the pressing need of a negative economic trend, like the one of the past years, but as a normal way of operating for the whole country. Something was made in our sector: for example Milano Unica gathers now, at last, under one and same roof and on the same date, the most important Italian textile shows. And the fair size
is not a marginal thing in the overall fashion economy. On the contrary, fairs are always more and more a fundamental junction for the fashion industry: a meeting point that multiplies creative ideas and spurs to work out new products and new strategies of entrepreneurial growth: an instrument that collects information about the market trend and about the evolutions of customers and suppliers alike, in a sector where information is greatly fragmented, because the number of processors is very large and the products are very different and variable. A choice place, finally, also of the immaterial dimension of fashion, where events are at the same time instruments of promotion and of cultural research.
sulla formazione avanzata e professionale nel nostro settore (e non solo nel nostro perché tutto si tiene nell’economia della conoscenza), su politiche di promozione che favoriscano l’aggregazione delle piccole-medie aziende e l’espressione dei distretti territoriali e su operazioni di comunicazione mirate, ben congegnate e modulate diversamente a seconda che si tratti di nuovi mercati e mercati tradizionali ma pur sempre strategici per l’evoluzione della moda. Competizione giusta, fare sistema, fare fiera: queste sembrano essere le parole chiave. Mi dica il suo punto di vista… Sulla “fair competition” ho già detto prima: un’economia di libero scambio ha bisogno non di chiusure protezionistiche ma di regole condivise e fatte applicare. Quanto all’ottica di sistema bisogna passare dai proponimenti ai fatti. E farlo non solo in chiave difensiva sotto l’urgenza di una congiuntura economica negativa com’è stata quella degli anni scorsi, ma come modo normale di operare per tutto il paese. Qualcosa nel nostro settore si è fatto: per esempio Milano Unica raccoglie adesso finalmente in un’unica sede e un’unica data le più importanti fiere italiane del tessile. E la dimensione fieristica non è qualcosa di marginale nell’economia complessiva della moda. Al contrario, le fiere sono sempre più uno snodo fondamentale per l’industria della moda: un punto di incontro che molti-
Other keywords: industry, creativity, image. What shall be done to ensure that this heritage remains the prerogative of the “true” Made in Italy? How do you see the training roll in this context? Fashion has been historically the first industry and today it ranks among the primary and most important postindustries, in the sense that it closely conjugates a material dimension with an immaterial dimension based on technological and style research, creativity, communication. This should be taken into account when speaking of textiles and clothing as a mature sector, that should be dismantled in favour of other more technologically advanced sectors or of other more technologically backward countries. As
plica le idee creative e gli stimoli su cui elaborare nuovi prodotti e nuove strategie di crescita imprenditoriale; uno strumento che raccoglie informazioni sulle tendenze di mercato e sugli orientamenti dei clienti e dei fornitori in un settore in cui l’informazione è molto frammentata perché il numero degli operatori è molto ampio e perché i prodotti sono diversissimi e variabili; un luogo eletto infine anche della dimensione immateriale della moda, nel quale gli eventi sono al tempo stesso strumenti promozionali e di ricerca culturale. Altre parole chiave: industria, creatività, immagine. Cosa fare perché questo patrimonio resti appannaggio del “vero” Made in Italy? Come vede il ruolo della formazione in questo contesto? La moda è stata storicamente la prima industria ed è oggi una tra le prime e più importanti post-industrie nel senso che co-
far as Italy is concerned, owing to its specific historical-cultural and image characteristics, fashion is a strategic sector associated with the industry of beauty, of the intelligent tourism, of the pleasure and quality of life. Unfortunately our ruling class is not sufficiently conscious of this. And also as regards training - in the general framework of the heavy insufficiencies in the education and research field in our country - this fundamental role of fashion was not matched so
far with structures and a commitment equal to the international image of the Made in Italy. You are also chairman of CFI (Comitato Fiere Industria of Confindustria): can you tell us something about this organization? The CIF is an instrument of aggregation and representation of that remarkable and significant part of the Italian fair system, which organizes and promotes the major international exhibitions
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PROTAGONISTI LEADERS
niuga strettamente una dimensione materiale a una dimensione
immateriale fondata su ricerca tecnologica e di stile, creatività, comunicazione. È bene tenere conto di questo quando si parla del tessile-abbigliamento come un settore maturo, da sguarnire a vantaggio di altri settori più tecnologicamente avanzati o di altri paesi più tecnologicamente arretrati. Per l’Italia poi, per le sue specifiche caratteristiche storico-culturali e di immagine, la moda è un settore strategico legato com’è all’industria del bello, del turismo intelligente, del piacere e della qualità del vivere. Purtroppo non c’è abbastanza consapevolezza di questo nella nostra classe dirigente. E anche a livello di formazione – nel quadro generale delle forti carenze in campo formativo e di ricerca del nostro paese – a questo ruolo fondamentale della moda non sono corrisposti finora strutture e un impegno che siano al pari dell’immagine internazionale del Made in Italy. Lei è anche presidente di CFI, il Comitato Fiere Industria di Confindustria: ci parli di questo organismo. Il CFI - Comitato Fiere Industria - è lo strumento di aggregazione e di rappresentanza di quella parte considerevole e significativa del sistema fieristico italiano che organizza e pro-
taking place in Italy. CFI has been entrusted by Confindustria with the exclusive authorization to manage the federal policy in the exhibition field, an authorization that assigns to the Committee the task of agency for Italian Fairs within the Confederation’s “Internationalization Service”. CFI’s main objective is to enhance the
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muove le maggiori fiere internazionali che si svolgono in Italia. Dalla Confindustria, il CFI ha la delega esclusiva a gestire la politica confederale in campo fieristico, delega che assegna al Comitato il compito di agenzia per le Fiere Italiane all’interno del “Servizio Internazionalizzazione” della Confederazione. Obiettivo primario del CFI è valorizzare il patrimonio fieristico italiano, effettuando tutti gli interventi necessari a questo fine, sulla base delle strategie promozionali e degli interessi industriali espressi dalle Associazioni e dagli Enti che del Comitato fanno parte, e nell’ambito delle direttive generali della Confindustria. Il Sistema Fieristico Italiano, che immagino come presidente del CFI, deve essere sempre più competitivo con quelli dei Paesi concorrenti e deve avere, come finalità ultima, quella di favorire lo sviluppo degli scambi e l’internazionalizzazione delle nostre aziende: in definitiva la loro proiezione verso un successo consolidato, per conseguire il quale l’impresa Italia ha tutte le potenzialità.
Italian exhibition patrimony, performing all the interventions involved by this object, on the basis of the promotional strategies and of the industrial interests expressed by the Associations and by the bodies that are part of the Committee, and in the context of Confindustria’s general directives. The Italian Fair System which, as chairman of
CFI, I would like to see, should be more and more competitive with those of rival countries, and have as a final aim that of fostering the development of trade and the internationalization of our companies. In short, their projection towards an established success which the Italian business has all the potential to achieve.
PROTAGONISTI LEADERS di Giorgio Belletti
Raffaello Napoleone e interviste a personaggi di spicco del tessile abbigliamento, che andiamo pubblicando con regolare frequenza sulla rivista, si susseguono collegandosi idealmente tra loro, a formare un panorama sempre più preciso ed aggiornato dello stato di salute e delle prospettive future del Made in Italy. Dopo Paolo Zegna, intervistato sul numero di febbraio quale presidente e artefice della neonata Federazione SMI – ATI e di Milano Unica, è ora la volta di Raffaello Napoleone, Amministratore Delegato di Pitti Immagine. A Napoleone, appassionato velista e navigatore di lungo corso nel pelago delle fiere tessili di eccellenza (e non solo), abbiamo rivolto alcune domande sul nuovo assetto delle manifestazioni italiane, sulle strategie di Pitti Immagine e sul futuro del settore.
L
Dottor Napoleone, l’ambizione di ogni bravo intervistatore è sempre quella di avere, in prima battuta, una notizia esclusiva: ha qualcosa di inedito da dirmi, magari su Milano Unica? La notizia che le posso dare non è un’anteprima assoluta, ma è comunque importante ricordarla: con l’adesione di Prato Expo a Milano Unica si è completato quello che io considero l’avvio di un processo di razionalizzazione delle fiere dedicate ai tessuti. Un processo che richiederà ancora del tempo, a mio avviso almeno tre o quattro edizioni, per essere consolidato e raggiungere gli obbiettivi prefissati. Identifico questi obbiettivi soprattutto nel rafforzamento dell’identità della manifestazione e nel mantenimento di una marcata caratterizzazione dei settori specialistici che hanno voluto proporsi al mercato mondiale con unità di tempo e di luogo. TESSILE 22 SELEZIONE MARZO 2006
Il nuovo assetto delle manifestazioni italiane, le strategie di Pitti Immagine, il futuro del T/A Made in Italy, analizzati in un lungo colloquio con un grande esperto del settore Vi è stato, e vi sarà ancora, un suo coinvolgimento diretto in questo processo? Alle vicende di Milano Unica ho dedicato una parte del mio tempo e della mia esperienza, anche per il rapporto personale che ho con Paolo Zegna e Pier Luigi Loro Piana. La mia missione rimane quella di Amministratore Delegato di Pitti Immagine, attività che non è conciliabile, per la mole degli impegni e la concomitanza delle date, con la continuità richiesta da un mio eventuale coinvolgimento diretto sul fronte della fiera milanese. Vi sono, tuttavia, alcuni importanti appuntamenti, organizzati da Pitti Immagine, che hanno sede a Milano anziché a Firenze… Prima di entrare nello specifico dell’attività di Pitti Immagine, le faccio un’altra domanda: esiste, a suo modo di vedere, la necessità di trovare un punto di equilibrio tra la tendenza ad accorpare le manifestazioni – con l’obbiettivo di razionalizzarle e “fare sistema” – e l’opportunità di mantenere e rafforzare, come lei sostiene, le identità dei singoli momenti espositivi? Certamente esiste questa necessità, ed io la identifico nell’esigenza di mantenere una forte coerenza con i diversi mondi rappresentati dalle singole manifestazioni, che hanno caratteristiche peculiari, interlocutori diversi, tempi e modi specifici, da individuare, comprendere e valorizzare. Pena, se non si rispetta questa linea di demarcazione (che può anche essere molto sottile), la perdita di identità ed un eccesso di omologa-
zione. Mi spiego meglio con un paio di esempi. Pitti immagine Casa ha rappresentato, per moltissimi anni, il meglio del tessile Made in Italy per uso domestico, riunendo, sotto il tetto della Fortezza da Basso, l’eccellenza del settore, dai grandi produttori fino all’artigianato di altissima tradizione. Le grosse industrie ritennero opportuno, ad un certo punto, accordarsi per creare un momento espositivo a Milano, in concomitanza con il Salone del Mobile, nella speranza di beneficiare del grande richiamo di quell’evento. Speranza non realizzata, perché compattarsi con manifestazioni dalla forte identità spesso vuole dire essere prima fagocitati, e poi esclusi. Il secondo esempio che voglio portare è la concomitanza di Expofil con Première Vision: due mondi certo tra loro strettamente collegati, ma con tempi e protagonisti fortemente differenti, che non hanno, a mio avviso, tratto benefici significativi da questo accorpamento. Mi piace sintetizzare questi concetti affermando che i momenti espositivi devono essere: puntuali, unici, speciali e non omologanti. Per chi, come me, ha conosciuto le manifestazioni tessili fiorentine negli anni ’60, il ricordo va al “Centro di Firenze per la Moda Italiana”, il cui allora presidente, Franco Tancredi, mi onorava della sua simpatia. Qual è il rapporto tra il CFMI, che tuttora esiste, e Pitti Immagine? Il Centro di Firenze per la Moda Italiana è un’associazione senza scopo di lucro, a partecipazione privata e pubblica, costituita nel lontano 1954 con l’obiettivo primario di promuovere e realizzare iniziative commerciali e promozionali a livello internazionale, a sostegno del sistema moda italiano. Il Centro oggi fornisce le linee generali di politica fieristica e promozionale a Pitti Immagine (che controlla nella misura dell’85%) e a Ente Moda Italia (di cui possiede il 50%), società che opera nel settore delle fiere estere. L’altro socio di riferimento in queste partecipazioni è Sistema Moda Italia. Come definirebbe la mission e le strategie di Pitti Immagine? La mission di Pitti Immagine è creare fiere ed eventi per la moda, intesa come fatto produttivo e di consumo, di progettazione, estetico e culturale. La forte interazione tra comunicazione e marketing – che agiscono in autonomia ma all’interno di un quadro di riferimento sempre esplicito e condiviso – è la nostra specificità e forse il principale fattore competitivo. Le rassegne di moda organizzate a Firenze, tutte nel loro specifico segmento tra le più importanti al mondo, presentano il quadro più aggiornato e completo della produzione italiana e internazionale della fascia alta.
Le caratteristiche decisive delle nostre rassegne commerciali sono la completezza, la selezione e la segmentazione dell’offerta di alto valore, la qualità della domanda, l’internazionalità e la visione dinamica dei mercati e dei consumi. Una particolare attenzione è rivolta a valorizzare l’anticipo e la concentrazione su tendenze e stili, l’azione e la progettazione in un ambiente globalizzato, l’organizzazione e l’efficienza al servizio del risultato e l’orientamento al progetto, avendo come obbiettivo la promozione della moda italiana. Le fiere si sono spostate dalla moda come prodotto alla moda come stili di vita globali, ai contesti scenografici e di allestimento, alle relazioni sociali e di comunicazione tra classi, generazioni e culture, ai rapporti di consumo e di segno tra oggetti diversi. Pitti Immagine pone la sua attenzione sulla capacità della moda di essere modello di marketing e comunicazione per altre merceologie e per altri settori industriali e di essere progetto multidisciplinare: moda, design, architettura, spettacolo, arte… Grazie a questo impegno, un appuntamento commerciale tutto sommato tradizionale come la fiera è diventato un “evento di moda”, cioè uno spettacolo al servizio di uno dei più importanti e dinamici settori della nostra economia. La sfida che la moda italiana dovrà sostenere nel contesto globale è quello trasformare merci prodotte bene, benissimo, e a costi ragionevoli in veicoli di affermazione sociale, elementi di comfort psicologico, messaggeri di una cultura e di uno stile di vita invidiati e invidiabili, testimoni di modernità. Solo così potremo valorizzare adeguatamente le tecniche e le tecnologie, le competenze, un’industria straordinaria radicata in tutto il territorio, i distretti produttivi, il patrimonio artistico e paesaggistico. L’uomo, il bimbo e i filati sono al centro delle tre manifestazioni più conosciute, tra quelle da voi attualmente organizzate. Sono meno informato – e forse, come me, molti nostri lettori – sugli altri eventi espositivi firmati Pitti Immagine. Ce ne parli brevemente… Si tratta proprio di quegli eventi che si svolgono a Milano anziché a Firenze, e li cito in ordine di data. Il network di manifestazioni note con i nomi White, neoZone e cloudine, dedicate alla moda femminile, porterà la firma di Pitti Immagine a partire dalla prossima edizione, in programma dal 23 al 26 febbraio. Ne assumiamo, infatti, la gestione operativa – curata in precedenza da Efima – in seguito all’accordo tra la Federazione SMI-ATI e il Centro di Firenze per la Moda Italiana. Nella tradizionale sede di Superstudio Più, le collezioni connotate da un preciso segno stilistico, dedicate a una donna SELEZIONE TESSILE MARZO 2006
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moderna e all’avanguardia, saranno le protagoniste di White, mentre neoZone si conferma come il più riuscito connubio fra progressive classic e luxury sportswear, una interpretazione estremamente attuale e sofisticata del classico. Cloudine è dedicata infine agli accessori più esclusivi e creativi: scarpe, borse, gioielli, cappelli foulard e guanti, destinati a trasformarsi in must assoluti. Pitti Living è il progetto espositivo di ricerca che Pitti Immagine dedica al mondo degli accessori per la casa, diventati ormai fondamentali per definire l’estetica dell’abitare contemporaneo. Durante la settimana del Salone del Mobile di Milano, dal 6 al 10 aprile 2006, nell’area ex Ansaldo di via Tortona, Pitti Living sarà un viaggio alla scoperta di nuovi mood, adatti a rendere più accattivante e personale l’habitat attraverso le idee, gli oggetti e le immagini. Anche la prossima edizione di ModaPrima – in programma alla Fiera di Milano dal 28 al 30 maggio 2006 – sarà organizzata da Pitti Immagine. Crediamo molto in questa manifestazione: ModaPrima è un appuntamento fondamentale per mettere in contatto tra loro la grande distribuzione organizzata internazionale e una rete vasta e qualificata di aziende che producono in Italia e all’estero collezioni medio-fini di abbigliamento e accessori donna. Il nostro obiettivo è di sviluppare ModaPrima: far crescere i numeri, la qualità e l’internazionalità dei suoi espositori e visitatori, ampliare e segmentare attentamente la gamma della sua offerta merceologica, migliorare l’organizzazione dei suoi servizi in fiera ma anche fuori, prima e dopo la fiera, investire in promozione e in comunicazione. Con Fragranze, infine, saremo ancora a Firenze, dal 15 al 17 settembre 2006, per un appuntamento unico in Europa, dedicato alle più qualificate realtà internazionali della profumeria selettiva. La manifestazione – di cui si è tenuta nel settembre del 2005 la terza edizione - ha confermato l’interesse crescente che il mondo delle essenze sta suscitando tra il pubblico. Più di 1000 le presenze registrate, in rappresentanza di circa 600 negozi, tra i più qualificati e interessanti del panorama nazionale. 1° febbraio 2006, Pitti Filati ha aperto i battenti… cosa mi dice a proposito di questo ormai consolidato appuntamento? Pitti Immagine Filati è la manifestazione che presenta l’eccellenza della produzione di filati per maglieria a un selezionato pubblico internazionale, la piattaforma privilegiata per il lancio di nuove strategie produttive e innovazioni tecnologiche, il laboratorio per la ricerca e l’anticipazione di nuove tendenze. La TESSILE 24 SELEZIONE MARZO 2006
singolarità del suo progetto ne ha fatto una novità assoluta e un successo internazionale, sia in campo fieristico sia nel settore specifico delle manifestazioni di filati per maglieria. Le aziende espositrici rappresentano le migliori realtà internazionali del settore, delle attività complementari, delle innovazioni tecnologiche e dei servizi per l’industria tessile. Al tempo stesso è una manifestazione di idee: il suo pubblico è, infatti, costituito dai rappresentanti della migliore creatività internazionale, impegnati in progettazione e design del prodotto moda. Gli espositori di questa 58a edizione rappresentano 126 marchi dei quali 31 stranieri (provenienti da Austria, Canada, Francia, Germania, Giappone, Gran Bretagna, Portogallo, Spagna, Svizzera, Turchia) I nomi nuovi sono 4: Chic-Tex, Linificio e Canapificio Nazionale, Somelos Fios, Toscano. Le posso dare i numeri dell’ultima edizione invernale: 5.798 i compratori, dei quali 2.283 (il 39,4% del totale) esteri, 3515 gli italiani. Questi i principali mercati esteri di riferimento: Germania, Gran Bretagna, Giappone, Stati Uniti, Francia, Spagna, Hong Kong, Turchia, Olanda e Svizzera. I principali mercati esteri in espansione sono Stati Uniti (+18%), Gran Bretagna (+8%), Giappone (+4%). Ritengo che il settore si stia avviando verso un lento recupero, dopo un 2005 deludente, con un fatturato di 2,6 miliardi di euro, in calo del 4% sul 2004, ed esportazioni diminuite del 6%. Il mese di gennaio ha visto svolgersi le vostre due manifestazioni di maggior successo, in termini di affluenza e non solo: Pitti Immagine Uomo e Pitti Immagine Bimbo. Ce ne parli brevemente.
Chi è RAFFAELLO NAPOLEONE Raffaello Napoleone è nato nel 1954: conseguita la laurea in legge all’Università di Roma, ha frequentato corsi di Marketing e di Management alla Stanford University. Vive a Firenze e ha due figlie. Attualmente ricopre l’incarico di Amministratore Delegato e di Direttore Generale di Pitti Immagine. Dal 1986 al 1989 opera come dirigente responsabile del personale di Salvatore Ferragamo, riferendo direttamente all’amministratore delegato. Nel 1989 assume l’incarico di Direttore Generale e poi, dal 1995, quello di Amministratore Delegato di Pitti Immagine. Dal 2001 è Vice Presidente di Ente Moda Italia; membro della Giunta e del Consiglio Direttivo dell’Associazione Industriali di Firenze; membro del Comitato di Indirizzo dell’Ente Cassa di Risparmio di Firenze; membro del Consiglio di Amministrazione del Polimoda; membro del Consiglio Direttivo della Associazione Amici dell’Accademia della Crusca.
Pitti Immagine Uomo apre ogni anno la stagione delle rassegne di moda in Europa e nel mondo. È l’appuntamento fieristico in grado di esprimere – in tutte le sue forme – l’universo della moda maschile contemporanea. Ricerca, design e qualità sono le linee guida di un progetto globale che sta coinvolgendo la città di Firenze in modo inedito e creativo. Un mosaico che si è progressivamente arricchito di nuove tessere: da eventi fuori-salone come PITTI IMMAGINE ROOMS e WELCOME (il nuovo circuito di matrice streetwear alla Stazione Leopolda), fino a iniziative speciali come NEW BEAT(S) all’interno della Fortezza, e ai fashion designer protagonisti d’eccezione agli eventi della Fondazione Pitti Discovery. L’edizione n° 69 di gennaio 2006 ha chiuso con un’affluenza complessiva di 27.522 compratori, in sostanziale tenuta rispetto ai 27.935 compratori di gennaio 2005. I compratori italiani sono stati 17.909 (contro i 18.143 dell’anno scorso) mentre quelli esteri sono stati 9.613 contro 9.792. Il risultato nel complesso è positivo; dopo sette anni di crescita straordinaria e ininterrotta ed avendo ormai raggiunto altissimi livelli di partecipazione, sia in termini di quantità sia di qualità, una lieve oscillazione nelle presenze è parte di un meccanismo fisiologico. Va tenuto presente, infatti, che in tutti i mercati più sviluppati, i punti vendita diminuiscono di numero e crescono di dimensione. Le aziende espositrici sono state 643, 811 i marchi, dei quali 283 esteri (quasi il 35% del totale). I dati dei compratori esteri evidenziano gli ottimi risultati di tre mercati strategici dal punto di vista commerciale e fieristico: Germania, Spagna e Svizzera segnalano infatti aumenti consistenti, rispettivamente +4%, +5% e +9%. In aumento an-
che i mercati del Far East: Giappone (+8%), e Corea (+14%). Salgono inoltre i mercati del nord Europa (Danimarca, Norvegia e Finlandia). In leggero calo Francia, Gran Bretagna, Olanda e Cina, che si mantengono comunque ai vertici dei paesi per affluenza. Sostanzialmente stabile il mercato statunitense e quello russo. Netta in questo settore l’inversione di tendenza: + 1,4% il valore della produzione, + 9,4% l’export, con consumi in ripresa e importazioni in crescita del 12%. Pitti Immagine Bimbo ha visto la presenza di circa 500 marchi, 5 sezioni, 75 nuovi ingressi. Sfilate, mostre, eventi, installazioni, incontri, dibattiti. I numeri e gli appuntamenti di Pitti Bimbo somigliano sempre più alla moda dei “grandi”. La 62a edizione si è chiusa con un aumento del 9% dei compratori. Per la prima volta nella storia di Pitti Immagine Bimbo è stata superata la soglia delle 10.000 presenze. L’affluenza totale, infatti, è stata di 10.310 compratori, rispetto ai 9.450 di gennaio 2005. In forte aumento sia il mercato italiano (7.044 contro 6.303, +11%), sia quello estero (3.266 contro 3.147, + 3%). Il quadro complessivo che emerge da questi numeri mi pare legittimi un certo ottimismo… Non vorrei sopravvalutare il linguaggio delle cifre, ma il successo di una fiera, che traina un settore industriale, ha bisogno dei suoi “indicatori”. E i molti numeri col segno più, che le nostre manifestazioni hanno registrato, possono essere interpretati come motivi concreti per guardare positivamente al futuro del tessile abbigliamento italiano. SELEZIONE TESSILE MARZO 2006
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Giorgio Rovero Biella è stata scelta come sede di Autex 2008, conferenza mondiale di ingegneria tessile. Al nostro protagonista, professore del Politecnico di Torino e Chairman del convegno, abbiamo rivolto alcune domande su questo evento, che si propone di avvicinare la più avanzata ricerca accademica alle esigenze concrete di sviluppo e innovazione della nostra industria tessile Prof. Rovero, anzitutto ci spieghi cos’è Autex 2008 Anzitutto Autex è il nome dell’Associazione Europea delle Università Tessili, che accoglie come affiliate anche Università extraeuropee, dalla Turchia agli Usa. Il Politecnico di Torino è membro fondatore di questo sodalizio, che ogni anno organizza una conferenza mondiale, giunta alla sua ottava edizione. La scelta di Biella è un fatto di grande rilevanza per il nostro paese, e può essere considerato il risultato dell’impegno
GIORGIO ROVERO Biella was chosen as the venue of Autex 2008, the world textile engineering conference.To our leader, a teacher of the Polytechnic School of Turin and Chairman of the meeting, we put some questions about this event, which has set itself as an aim to bring the most advanced academic research nearer to the concrete development and innovation needs of our textile industry
Prof. Rovero, kindly explain to us what Autex 2008 is First of all, Autex is the name of the European Association of Textile Universities, which numbers amongst its members also non-European Universities, from Turkey to the USA. The Polytechnic School of Turin is the founder of this Association, which every year organizes a world
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conference, that has now reached its eighth edition. The choice of Biella is a very important fact for our country, and can be regarded as the result of the dedication that the local institutions and the Polytechnic School of Turin have shown, over the past twenty years, to create a centre that, thanks to its excellence levels, could host Autex 2008, in terms both of structure and of formative and cultural offers.
I think that Autex 2008 is for you a big organizing commitment… It certainly is; in fact we have rallied all our best resources in our organizing committee consisting, in addition to myself, of the Professors Silvio Sicardi and Franco Testore of the Turin Polytechnic School, and of Giorgio Mazzucchetti of the CNR-ISMA of Biella. For the scientific committee, 25 academic personalities of international renown have been selected, who are engaged in the most advanced research of the textile sector.
Which are the aims and the operational horizons of Autex 2008? The aim of this conference is to gather together the trade scientific people and to open up to the textile industry, so as to kindle discussions and co-operation aimed at product and process innovation. These general lines have been conceived fully in agreement with the Seventh Skeleton Programme, financed by the EU, and according to the definition of the European platform for the textile-clothing sector, set by Brussels under the aegis of Euratex. The working-out of this strategy lasted over one year, thanks to the participation of a substantial number of Italian experts in various worktables (apart from my personal commitment, mention ought to be made of the coordination action by Gianfranco De Martini and the work done by Luciano Bandi). Quite valuable was also the position of vice-chairmanship held by Massimo Marchi in the Governing Council of the platform, as well
CURRICULUM DI GIORGIO ROVERO
che le istituzioni locali e il Politecnico di Torino hanno profuso, negli ultimi vent’anni, per realizzare un centro che potesse proporsi a livelli di eccellenza per ospitare Autex 2008, sia in termini di struttura, sia di proposte formative e culturali. Immagino che Autex 2008 sarà per voi un grande impegno organizzativo… Certamente, infatti abbiamo mobilitato tutte le nostre migliori risorse nel comitato organizzatore, costituito, oltre che dal sottoscritto, dai proff. Silvio Sicardi e Franco Testore del Politecnico di Torino e dall’ing. Giorgio Mazzuchetti del Cnr-Ismac di Biella. Per il comitato scientifico sono state scelte 25 personalità accademiche di rilievo internazionale, attive nella ricerca più avanzata del settore tessile. Quali sono le finalità e gli orizzonti operativi di Autex 2008? Le finalità di questa conferenza sono quelle di radunare gli operatori scientifici del settore e aprirsi all’industria tessile, per stimolare discussioni e collaborazioni volte all’innovazione di prodotto e di processo.
Nato nel 1952, Ingegnere chimico dal 1976. Professore presso il Dipartimento di Scienza dei Materiali e Ingegneria Chimica del Politecnico di Torino dal 1987. Docente nei corsi di Textile Engineering presso Città Studi di Biella e del Master europeo E-Team. Visiting Professor e Research Associate presso la University of British Columbia (Vancouver – Canada) per tre anni. Autore di oltre 120 lavori scientifici nei settori dell’impiantistica e reattoristica chimica e nel settore tessile per il macchinario operante a umido e per processi al plasma atmosferico. Proponente e responsabile del più grande programma europeo di riciclo dell’acqua nel settore tessile, cui hanno partecipato circa trenta gruppi industriali con cui si sono definite tecnologie, costi e specifiche di qualità dell’acqua per varie operazioni tessili. Coordinatore di un tavolo di lavoro presso Euratex per la costruzione della Piattaforma Tessile del Settimo Programma Quadro di ricerca. Rappresentante italiano nell’Associazione Europea delle Università Tessili (Autex). Chairman della Conferenza Mondiale sul Tessile Autex 2008.
Questa impostazione è stata concepita in piena sintonia con il Settimo Programma Quadro, finanziato dalla Ue, e segue la definizione della
CURRICULUM VITAE OF GIORGIO ROVERO
piattaforma europea sul T/A, messa a punto a Bruxelles sotto l’egida di Euratex. L’elaborazione di questa strategia è durata oltre un anno, grazie alla partecipazione di un consistente numero di esperti italiani a vari tavoli di lavoro (oltre al mio personale impegno, è da ricordare l’azione di coordinamento di Gianfranco De Martini e l’opera di Luciano Bandi). È stata anche preziosa la posizione di vice-presidenza esercitata da Massimo Marchi nel Governing Council della piattaforma e la presidenza di Euratex esercitata da Michele Tronconi. In sintesi, il 2008 rappresenterà un momento critico per rafforzare le relazioni fra il mondo della ricerca e il settore industriale tessile. A questo scopo è prevista un’occasione di confronto molto importante, mediante l’orga-
as the chairmanship of Euratex held by Michele Tronconi. In short, the year 2008 will be a critical opportunity to strengthen relations between the research world and the industrial textile sector. For this purpose a very important occasion will be offered by the envisaged organization of a round table, which shall define and strengthen the strategies for possible co-operations. The organizing committee intends also to foster individual meetings between the scientific component present, and the industry’s processors in order to promote the dissemination of information, expertise and concrete innovation prospects.
Autex 2008 is thus an important event not only for the Biella district, but also for the entire Italian textile-clothing industry…
Giorgio Rovero was born in 1952, and received a degree in chemical engineering in 1976. Since 1987, he has been a teacher at the Department of Material Science and Chemical Engineering of the Polytechnic School of Turin. Teacher in the Textile Engineering course at Città Studi, Biella, and of the E-Team European Master. For three years he was visiting professor and Research associate at the University of British Columbia (Vancouver, Canada). Author of over 120 scientific works in the plant engineering, and reactor chemistry areas, and in the textile sector of machinery for wet treatments and for atmospheric plasma processes. Proposer and head of the largest European program of wastewater recycling in the textile segment, in which some thirty industrial groups took part, and contributed to the definition of technologies, costs and water quality specifications for the various textile operations. Coordinator of a worktable at Euratex for building the Textile Platform of the Seventh Skeleton Program of research. Italian representative in the European Association of Textile Universities (Autex). Chairman of the World Textile Conference Autex 2008.
You have hit the centre of our priority objective. Biella’s role is that of endeavouring to gather scientific skills at the highest level: know-how about fibres, process engineering, surveys of producers’ demands and consumer needs. But most of all, we intend to extend the conference’s sphere of interest to the entire Italian textile industry, seeking co-operation and alliances with all those subjects who can contribute, with their experience and knowledge to the success of the event. I would remind that Biella has the makings for taking centre stage in this initiative. The big players operating in the sectors that Autex 2008 shall closely examine are: the CNR-ISMAC, the Department Città studi di Biella Città studi of Biella
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PROTAGONISTI LEADERS nizzazione di una tavola rotonda, che metterà a fuoco e rafforzerà le
concezione. Città Studi si presenta anche come sede qualificata e
strategie per le possibili collaborazioni. Il comitato organizzatore de-
attiva nella didattica universitaria, con un nucleo che opera con tutte
sidera anche favorire incontri individuali fra la componente scientifica
le modalità di una Research University: integra cioè l’attività di ricer-
convenuta e gli operatori dell’industria, per favorire la diffusione d’in-
ca con l’insegnamento (Textile Engineering interamente in inglese,
formazioni, competenze e prospettive concrete di innovazione.
programmi di dottorato di ricerca), portando in tempi molto brevi nei
Quindi Autex 2008 è un evento importante non solo per il Biel-
programmi i risultati ottenuti dalle ricerche, condotte in sintonia con
lese, ma per tutta l’industria del T/A nazionale…
il mondo industriale. Con queste modalità l’inserimento degli studenti
Lei ha centrato un nostro obiettivo prioritario. Il ruolo di Biella è quello
nelle tematiche di innovazione tecnologica diventa consuetudine già
di attivarsi per radunare competenze scientifiche al massimo livello:
nel curriculum scolastico.
conoscenze sulle fibre, ingegneria di processo, studi sulle richieste
Possiamo concludere che Autex 2008 è un messaggio che
dei produttori e i bisogni dei consumatori. Ma è soprattutto nostra
parte da Biella, ma può e deve coinvolgere, con ricadute po-
intenzione allargare la sfera di interesse della conferenza all’intera in-
sitive, l’intera industria tessile italiana. Quali saranno i temi
dustria tessile nazionale, cercando collaborazioni e alleanze con tutti
del convegno?
quei soggetti che possono contribuire, con la loro esperienza e i lo-
Il programma preliminare della conferenza, che a questa data è ancora
ro apporti, al successo dell’evento. Ricordo che Biella ha le carte in
in corso di definizione, include sessioni plenarie condotte da eminenti
regola per porsi al centro di questa iniziativa: nei settori che Autex
ricercatori, specifiche sessioni scientifiche in parallelo, esposizione di
2008 approfondirà, operano il Cnr-Ismac, il Dipartimento di Scienza
poster selezionati, un forum di confronto e di relazione fra industria
dei Materiali e Ingegneria Chimica del Politecnico di Torino, l’Itis e l’As-
e mondo accademico, oltre agli eventi di aggregazione sociale e tu-
sociazione Tessile e Salute. Inoltre, grazie ai programmi LATT e HI-
ristica di fine giornata.
TEX, finanziati dalla Regione Piemonte, sono stati realizzati laboratori
Le tematiche scelte indirizzano Autex 2008 agli aspetti più rilevanti e
di ricerca avanzata, rivolti alla messa punto di nuove tecnologie e alla
innovativi del settore, fra cui voglio citare: nuovi materiali e tessili in-
sperimentazione sui nuovi prodotti tessili.
telligenti, risparmio energetico e sostenibilità ambientale, biopolimeri
Sono in corso ricerche che vanno dai trattamenti in atmosfere di pla-
e biotecnologie, comfort e applicazioni medicali, tintura e finissaggio,
sma sotto vuoto e atmosferico, agli utilizzi di fluidi alternativi per ope-
innovazione di processo, evoluzione del meccanotessile, aspetti fisici,
razioni di tintura e di lavaggio dei manufatti tessili, compatibili con il
chimico-fisici e meccanici delle fibre, tracciabilità, nanofibre e nano-
rispetto dell’ambiente; dalla produzione di nano-fibre e di nuovi polimeri
tecnologie, impieghi tecnici, tessuti protettivi e nontessuti. In questo
da biomasse, al riciclo e riuso delle acque di processo; dai processi
quadro, Autex 2008, nella sua sede di Biella, è un momento di ricer-
di ignifugazione e controlli di comportamento al fuoco dei materiali
ca e confronto di culture tecnologiche a livello europeo e mondiale,
tessili, agli studi per la definizione oggettiva dei parametri di comfort
accompagnato da quei “plus” di ospitalità, propri della cultura e dello
e delle risposte fisiologiche all’uso di indumenti tradizionali e di nuova
stile di vita tipicamente italiani e zonali.
of Science of Materials and Chemical Engineering of the Turin Politecnico, ITIS, and the Textile and Health Association. Moreover, thanks to the LATT and HITEX programmes, financed by the Piedmont Region, advanced research laboratories were set up, aimed at developing new technologies and at experimenting new textile products. Research works are under way, which range from treatments in vacuum and atmospheric plasma atmospheres, to the use of alternative fluids for dyeing and washing textile materials, compatible with the environment protection; from the production of nanofibres and of new biomass polymers, to the recycling and reuse of process wastewater; from fireproofing processes and controls of the behaviour to fire of textile materials, through to the studies for the objective definition of comfort parameters and of the physiological responses to the use of conventional and newly designed garments. Città Studi is also an active and qualified
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centre of university teaching, with a team operating with all the methods of a Research University: that is, it integrates research activity with teaching (Textile Engineering entirely in English, research doctorate programmes), transferring in very short times into the programmes the results obtained in the research works conducted in harmony with the industrial world. Through these methods, the introduction of the students to the technological innovation themes becomes a custom already in the course of study.
We can therefore gather that Autex 2008 is a message launched by Biella, but that can and should involve, with positive repercussions, the whole textile industry. Which are the meeting’s themes? The conference preliminary program, whose definition is still under way at this time, includes: plenary sessions headed by eminent researchers, parallel specific
scientific sessions, display of selected posters, a forum of debate and relationship between industry and academic world, besides the social and tourist programme at the end of the day. The chosen themes orientate Autex 2008 towards the sector’s most important and innovative aspects, among which I would mention: new materials and intelligent textiles, energy saving and environmental defensibility, biopolymers and biotechnologies, comfort and medical applications, dyeing and finishing, process innovation, evolution of the textile machinery industry, physical, chemical-physical and mechanical aspects of fibres, traceability, nanofibres and nanotechnologies, technical end-uses, protective clothing and nonwovens. Within this context, Autex 2008, at its venue of Biella, is an opportunity of research and for comparing technological cultures at European and world level, coupled with that hospitality “plus”, peculiar to the typically Italian culture and lifestyle.
protagonisti leaders di Giorgio Belletti
Francesco Zanchi È il Ceo di GSI International, che oggi controlla il 30% delle importazioni di Pet in Europa, con una visione integrata dalle materie prime fino al tessile e al packaging. Da sette anni GSI dedica al Pet un giorno di approfondimento, il Pet Day, che è diventato il punto di riferimento per i maggiori player mondiali del settore Dottor Zanchi, ci parli dell’attività di Global Service International. La missione di Global Service International (GSI) è fornire ai clienti un accesso diretto e continuativo alle più competitive fonti del Pet e delle sue materie prime nel mondo, garantendo un servizio paragonabile ai fornitori locali. Fondata nel 1993, GSI opera nel settore dei derivati petrolchimici, dei polimeri e delle fibre sintetiche. Dal 1998 è leader nell’importazione di Pet in Europa. La rete di contatti internazionali, costruita in questi 15 anni, assicura costanza nella disponibilità di prodotto ai maggiori utilizzatori Europei di Pet, fibre sintetiche e materie prime plastiche. Ho creato in GSI un team in-
Francesco zanchi He is the Ceo of GSI International, which today controls 30% of Pet imports to Europe, with an integrated vision of raw materials through to the textile and packaging sectors. For seven years now, GSI devotes to Pet a day of study, the Pet Day, which has become the reference point of the major world players of the sector Dr. Zanchi, please tell us which are the activities of Global Service International. The mission of Global Service International (GSI) is to offer customers a direct and continuative access to the most competitive sources of Pet tessile 14 selezione febbraio 2009
and of its raw materials worldwide, ensuring a service comparable to that of local suppliers. Founded in 1993, GSI operates in the sector of Petrochemical Derivatives, of Polymers and of Synthetic Fibres. Since 1998 it is the leader in Pet imports to Europe. The network of international contacts, established in these 15 years, guarantees constancy of product availability to the major European users of Pet, synthetic fibres, and plastic raw materials. Within GSI I have created a high-level international team, which operates at the service of our suppliers and customers. What is the Pet Day? The Pet Day, which has reached its seventh edition, is the event organized every year by GSI,
in the settings of the Medicean Villa of Artimino, to host what I like to call “the worldwide Pet Community”. The latest event was attended by 180 owners and managers of companies, using polyester, or engaged in packaging, coming from 30 countries. We estimated that the consumers present used as many as 8 million tons of these products. The themes were the “hottest” at the time, in a world context of great turbulence, but also of a rising interest in health and environment-friendliness; we spoke of sustainability, recycling and competition among alternative materials employable in the production process. Amongst the papers, all of a very high level, I would mention the one by Prof. John R. Christy, of the “Usa Intergovernmental
Curriculum vitae di Francesco Zanchi ternazionale di grande livello, che opera al servizio dei nostri fornitori e dei nostri clienti. Che cos’è il Pet Day? Il Pet Day, arrivato alla settima edizione, è l’evento che GSI organizza ogni anno, nella cornice della Villa Medicea di Artimino, per ospitare quella che mi piace chiamare “The worldwide Pet Community”, la comunità mondiale del Pet. All’ultima edizione sono intervenuti da 30 Paesi oltre 180 titolari e manager di aziende utilizzatrici di poliestere o operanti nel packaging. Abbiamo stimato che fossero presenti i consumatori di ben 8 milioni di tonnellate di questi prodotti. I temi erano quelli più “caldi” del momento: in un contesto mondiale di grande turbolenza, ma anche di crescente interesse per la salute e il rispetto dell’ambiente, abbiamo parlato di sostenibilità, di riciclo e di competizione tra i materiali alternativi impiegabili nel processo produttivo. Tra gli interventi, tutti di altissimo livello, voglio citare quello del prof. John R. Christy, del “Usa Intergovernmental Panel on Climate Change”, Premio Nobel 2007, che ha esposto le proprie teorie sul riscaldamento globale, e quello di Philippe De Baere, dello studio legale Van Bael & Bellis di Bruxelles, che ha illustrato le conseguenze del Reach sul commercio internazionale dei prodotti chimici. Qual è la sua visione del mercato delle fibre e del polimero Pet? La volatilità dei prezzi del petrolio, che al momento sono notevolmente in calo rispetto ai picchi di qualche mese fa, costituisce una sfida per chiunque voglia fare serie previsioni. Lo scenario mondiale del Pet vede una caduta dei prezzi dei suoi componenti di base, determinata da un eccesso di capacità produttiva in tutta la filiera, ma anche da uno stato di incertezza e da una certa
Panel on Climate Change”, Nobel Prize 2007, who expressed his theories of global warming, and that by Philippe De Baere of the law firm Van Bael & Bellis, Brussels, who illustrated the Reach’s consequences on the international trade of chemicals. Which is your vision of the fibres and of the Pet polymer market? The volatility of the oil prices, that at the moment are considerably declining compared to the peaks of some months ago, represents a challenge for anybody who wants to make sound forecasts. Pet’s world scenario is witnessing a fall in the prices of its basic components, caused by an excess of production capacity throughout the pipeline, but also by a situation
Laureato in tecnologia industriale, ha un’esperienza venticinquennale nel tessile, nelle fibre sintetiche e nei polimeri. Ha operato all’interno del Gruppo Bassetti negli anni ’70, sino ad assumere la vice direzione generale. A partire dal 1983 ha ricoperto il ruolo di amministratore delegato di Enichem Fibre, ristrutturando la produzione di fibre sintetiche e diversificando le attività, con diverse joint-venture internazionali nel packaging. È stato membro del consiglio direttivo di Alcantara e vice-presidente di Assofibre. Forte di queste esperienze, nel 1993 ha fondato Global Service International, il cui oggetto è il commercio internazionale degli intermedi petrolchimici, dei polimeri e delle fibre sintetiche. GSI controlla attualmente più del 30% delle importazioni di Pet sul mercato europeo e il 12% dei flussi commerciali di questo polimero nel mondo, con l’obiettivo di arrivare al 25% entro il 2011.
Curriculum vitae OF Francesco Zanchi Graduated in industrial technology, he has gained a twenty-five years’ experience in the textile industry, in synthetic fibres and in polymers. He worked with the Bassetti Group in the 70s, where he was then appointed Deputy General Manager. As from 1983 he was managing director of Enichem Fibre, he reorganized the production of synthetic fibres and diversified the activities with different international joint-ventures in the packaging field. He has been a member of the executive board of Alcantara and vice-president of Assofibre. On the strength of this experience, in 1993 he founded Global Service International, whose object is the international trading of petrochemical intermediates, of polymers and of synthetic fibres. GSI controls at present more than 30% of the Pet imports to the European market, and 12% of the trade flows of this Polymer worldwide, its goal being to reach 25% by 2011.
of uncertainty and by a certain decrease in the consumption growth rate. The global demand for polyester, and hence its production, are in the low phase of the cycle. In Europe, companies are restructuring, seeking a strategic answer to the margin squeeze. New investments in Pet are not foreseen, so that demand will exceed the domestic production capacity, and the same happens in the Usa. More and more imports shall therefore come from the Middle East and from the Asian countries. In the middle-long term, forecasts are still for a consumption growth of polyester, which will increasingly tend to replace acrylics and nylon. Great is then the importance of the availability of “second materials” from Pet recycling, from which innovative processing
technologies derive not only excellent fibres, but also quality packaging for food. How does one “create value” for companies through the purchases of raw materials on the world market? It is not by chance that the title of my presentation at the Pet Day was “How to generate value sourcing Pet”. Pet’s imports to Europe are on the rise, hence it is important to take care of the critical factors that influence purchases. These coincide with the guidelines which GSI, thanks to its exhaustive knowledge of the Pet global market, suggests and places at the disposal of customers to obtain a competitive advantage through a value creation in polymer sourcing, which is the one having selezione tessile febbraio 2009
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protagonisti leaders
riduzione del tasso di crescita dei consumi. la domanda globale di poliestere, e quindi la sua produzione, sono nella fase bassa del ciclo. in europa le industrie ristrutturano, alla ricerca di una risposta strategica alla riduzione dei margini. non sono previsti nuovi investimenti nel Pet, per cui la domanda supererà la capacità produttiva interna, e lo stesso accade negli Usa. sempre più importazioni arriveranno quindi dal Medio oriente e dai Paesi Asiatici. nel medio-lungo periodo, le previsioni vedono ancora una crescita dei consumi di poliestere, che tenderà sempre più a sostituire l’acrilico e il nailon. Grande importanza ha poi la disponibilità di “materie seconde” da riciclo del Pet, da cui innovative tecnologie di lavorazione ottengono non solo ottima fibra, ma anche packaging di qualità per alimenti.
the greatest impact on the final product. It is important to see in advance the changes in the import flows, fully aware that Pet is a commodity. Therefore one should be quick in applying at the right moment to the most competitive supplier, in terms of costs of raw materials and processing, and of the customs system. One should handle logistics and price volatility in such a way that they become an opportunity. How important is the market knowledge and the continuous updating? The business model of GSI offers raw material producers and their buyers a “high-knowledge content” cooperation. Actually the approach has no speculative aptitudes; even if it is tessile 16 selezione FeBBraio 2009
Come si crea valore per le aziende con gli acquisti delle materie prime sul mercato mondiale? non a caso il titolo della mia presentazione al Pet Day è stato ”How to generate value sourcing Pet”. le importazioni di Pet in europa sono in crescita, quindi è importante curare i fattori critici che in-
«In un contesto mondiale di grande turbolenza, ma anche di crescente interesse per la salute e il rispetto dell’ambiente, abbiamo parlato di sostenibilità, di riciclo e di competizione tra i materiali alternativi impiegabili nel processo produttivo»
«in a world context of great turbulence, but also of a rising interest in health and environment-friendliness; we spoke of sustainability, recycling and competition among alternative materials employable in the production process»
aimed at achieving a profit, it creates for our partners a direct relationship with the world best suppliers of Pet, anticipating its flows and price fluctuations, taking the shape of an optimal interface between demand and supply. GSI offers a complete and efficient line of services, which optimize the system thanks to a daily updated knowledge at world level, of the whole Pet business.
fluenzano gli acquisti. Questi coincidono con le linee guida che Gsi, grazie alla sua conoscenza approfondita del mercato globale del Pet, suggerisce e mette a disposizione dei clienti per realizzare un vantaggio competitivo attraverso una creazione di valore nella fase di approvvigionamento del polimero, che è quella di maggiore impatto sul prodotto finale. È importante prevedere in anticipo i mutamenti dei flussi di importazione, con la consapevolezza che il Pet è una “commodity”. Quindi occorre prontezza nell’indirizzarsi
Today GSI has offices in Italy and China, while shortly it shall open one branch office in France and one in the Usa. The team of the Italian Office consists of experts of different nationalities, who rapidly move in all continents. Worth mentioning is also training which at GSI is continuous. The team attends training programmes and is prepared to run the “Customer Care” system. Concluding, what is your opinion about Reach? The Reach defines a “culture change” in the European Chemical Industry and in its downstream phases. The burden of proof, to demonstrate that the use of a certain substance is without risks has been actually reversed and
al momento giusto verso il fornitore più competitivo, per i costi di materie prime e trasformazione, e per il regime doganale. Si deve gestire la logistica e la volatilità dei prezzi in modo che diventino un’opportunità. Quanto è importante la conoscenza del mercato e l’aggiornamento continuo? Il modello di business di GSI mette a disposizione dei produttori di materie prime e dei loro acquirenti una collaborazione che è “ad alto contenuto di conoscenza”. L’approccio, infatti, non ha attitudini speculative ma, pur essendo finalizzato al conseguimento di un profitto, crea per i nostri partner un rapporto diretto con i migliori fornitori mondiali di Pet, prevedendone i flussi e le oscillazioni dei prezzi, configurandosi come un’interfaccia ottimale tra domanda e offerta. GSI offre una linea completa ed efficiente di servizi, che ottimizzano il sistema grazie a una conoscenza, quotidianamente aggiornata a livello mondiale, dell’intero business del Pet. Oggi GSI ha uffici ubicati in Italia e in Cina, e a breve ne aprirà uno in Francia e uno in Usa. Il team dell’ufficio italiano è composto
in termini di competitività. Il Reach verrà giudicato non solo dai suoi obiettivi per la protezione della salute umana e dell’ambiente, cosa ovviamente di primaria importanza, ma anche in termini di sviluppo dell’industria comunitaria sui mercati mondiali. Come valuta quindi l’impatto del Reach sulle importazioni dei prodotti chimici? Non voglio certo dare una valutazione globale del regolamento, che si suppone abbia superato un ampio dibattito in tutte le sedi opportune. Sulla base della mia esperienza nei rapporti con tutti i produttori di Pet del mondo, e praticamente con tutti gli importatori comunitari, desidero però evidenziare un aspetto che potrebbe determinare distorsioni nei flussi commerciali del Pet, con pregiudizi per l’industria comunitaria e perdita di competitività, per un “eccesso di regolamentazione”. Per esempio una norma stabilisce che i polimeri sono esenti da registrazione in quanto “le loro molecole sono generalmente considerate di basso rischio a causa del loro alto peso molecolare”. Ma, allo stesso tempo, si richiede agli importatori la registrazione dei monomeri e delle
di esperti di diverse nazionalità, che si spostano rapidamente in ogni continente. Un cenno merita infine la formazione, che in GSI è continua. Il team segue programmi di addestramento ed è preparato a gestire lo stesso sistema di “customer care”. Per finire, ci dica la sua opinione sul Reach. Il Reach determina un “cambiamento di cultura” nell’industria chimica europea e nel suo downstream. L’obbligo della prova, per la dimostrazione che l’impiego di una certa sostanza è esente da rischi, è infatti stato ribaltato e trasferito dall’autorità pubblica all’industria. Però gli oneri della sua applicazione ricadranno sui produttori e saranno addebitati ai consumatori finali. Inoltre, l’industria europea, caricata di tali costi addizionali, soffrirà certamente
altre sostanze contenute nel polimero in certe quantità, che non siano già stati registrati da un operatore a monte della filiera. Un produttore comunitario di Pet, invece, non è tenuto normalmente a registrare i monomeri, poiché vi ha già provveduto il suo fornitore europeo. Potrebbe quindi configurarsi una “barrier to trade”. È perciò opportuno che tutti i soggetti interessati facciano pressione, attraverso le loro associazioni nazionali e comunitarie, sull’agenzia Echa, preposta all’attuazione del regolamento, chiedendo di semplificarlo, eliminando l’obbligo, per produttori e importatori comunitari, di registrare i monomeri e le altre sostanze contenute nel polimero Pet, un prodotto ormai di provata sicurezza nei riguardi della salute umana e dell’ambiente.
transferred to the industry by public authorities. However the burden of its application will fall upon the producers, and shall be debited to the final consumers. Moreover, the European industry burdened with such additional costs shall certainly be affected in terms of competitiveness. Reach will be judged not only by its objectives for human health and environment protection – a thing of obviously primary importance – but also in terms of development of the community industry on the world markets. How do you estimate therefore the impact of Reach on the imports of chemicals? I certainly don’t want to make a global evaluation of the Regulations which supposedly
have passed through an extensive discussion in all proper offices. On the basis of my experience in the relations with all the world Pet producers, and virtually with all the community importers, I wish however to point out an aspect that could cause distortions in the Pet trade flows, with detriments to the Community Industry and loss of competitiveness, owing to an “excess of regulations”. For example, a rule sets that polymers are exempt from Registration “in that their molecules are generally considered to be of low risk due to their high molecular weight”. But, at the same time, importers are asked for the registration of monomers and of the other substances contained into the polymer in certain quantities, if they haven’t already
been registered by a manufacturer upstream of the production chain. On the other hand, a community producer does not normally have to register the monomers, as this has already been taken care of by his European supplier. A “barrier to trade” could thus emerge… It is therefore advisable that all interested people should put pressure, through their National and Community Associations, on the ECHA agency that controls the Regulation implementation, asking to simplify it, eliminating the obligation, for Community Producers and Importers, to register the monomers and the other substances contained into the Pet polymer, a product of proven safety as regards human health and environment. selezione tessile febbraio 2009
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PROTAGONISTI LEADERS di Giorgio Belletti
Paolo Zegna E’ possibile “fare sistema” e difendere l’eccellenza della filiera del T/A made in Italy? Nelle parole di Paolo Zegna, presidente della Federazione SMI-ATI e di Milano Unica, si legge una visione fondatamente ottimistica e una chiara strategia per cogliere le sfide del futuro… el marzo del 2002 intervistammo Rino Bonomi, primo presidente di ATI, l’Associazione Tessile Italiana, nata due anni prima dalla fusione tra l’Associazione Cotoniera Liniera e delle Fibre Affini e l’Associazione Nobilitazione Tessile. Quella aggregazione ci parve un primo passo importante nella direzione di “fare sistema”, e ciò die-
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PAOLO ZEGNA Is it possible to “join forces” and safeguard the excellence of the Made in Italy textile-clothing chain? A justly optimistic vision and a clear strategy to accept the future challenges emerge from the words of Paolo Zegna, president of the SMI – ATI Federation and of Milano Unica. In March 2002, we interviewed Rino Bonomi, the first chairman of ATI, the Italian Textile Association, spun off two years earlier from the merger between the Cotton, Linen and Allied Fibres Association and the Textile Finishing Association. That union appeared to us an TESSILE 22 SELEZIONE FEBBRAIO 2006
important step aimed at “joining forces”, and this offered us the occasion to put a last question to our interlocutor. «Dr. Bonomi – we asked at that time -, considering that all textile Associations tend to join up into Sistema Moda Italia, what do you think of ATI’s future?» And the answer was: «The development of the representation system is heading towards the overal integration: the future scenario will see the creation of a new associative structure, a unitary system gathering together the whole industrial textile and clothing industries. The new Association can become the only influential point of refence representing the entire textile-clothing sector, and take the shape of a
body capable of developing competences and dialogue capabilities in the context of the multiform textile world, ensuring, within its subdivision, also the safeguard of specificity. As a matter of fact, it is essential to take care of the concrete safeguard of the textile production chain including, besides the production geared to clothing - in which Italy excels – also all the other segments which too, have a great economic importance». Hardly over three years have elapsed and that “overall integration” process has come true with the merger between SMI and ATI. We have in thought referred to the intentions expressed in 2002 by Rino Bonomi, before putting some questions to Paolo Zegna, the
de lo spunto all’ultima domanda che rivolgemmo al nostro interlocutore. “Dott. Bonomi” chiedemmo allora “visto che tutte le associazioni tessili tendono ad aggregarsi a Sistema Moda Italia, cosa pensa del futuro di ATI?”. E questa fu la risposta. «Lo sviluppo del sistema di rappresentanza va nella direzione dell’integrazione complessiva; lo scenario del futuro vedrà la nascita di un nuovo organismo associativo, un sistema unitario che riunisca il complesso delle realtà industriali tessili e dell’abbigliamento. La nuova Associazione potrà divenire il referente unico ed autorevole a rappresentanza dell’intero settore T/A e configurare un organismo in grado di sviluppare competenze e capacità di dialogo nel contesto del multiforme universo tessile, assicurando, nella sua articolazione, anche la tutela delle specificità. E’, infatti, indispensabile provvedere alla concreta salvaguardia della filiera produttiva tessile, comprensiva, oltre che della produzione destinata all’abbigliamento, in cui l’Italia ha raggiunto posizioni d’eccellenza, anche di tutti gli altri comparti, pure dotati di grande rilievo economico». Sono passati poco più di tre anni e quel processo di “integrazione complessiva” si è compiuto, con la nascita della Federazione tra SMI e ATI. Abbiamo voluto ricollegarci idealmente alle intenzioni espresse nel 2002 da Rino Bonomi, prima di rivolgere alcune domande a Paolo Zegna, artefice di questa operazione e presidente non solo del nuovo sodalizio ma anche di Milano Unica, l’Expo italiano del tessile internazionale che, dallo scorso settembre, riunisce le manifestazioni di Ideabiella, IdeaComo, Moda In e
architect of this operation and president not only of the new association, but also of Milano Unica, the Italian Expo of international textiles which, since last September, encompasses the Ideabiella, Ideacomo, Moda in and Shirt Avenue exhibitions, with the recent addition also of Prato Expo. Two examples that demonstrate how the expression “joining forces” can be something concrete, and not only an abused nag for television interviews. Dr. Zegna, let’s start from the newly-created Federation: which is today its representativeness and which are its future strategies for the safeguard and the relaunching of the sector? The SMI-ATI Federation. Italian Textile Enterprises
Shirt Avenue, e cui ha aderito recentemente anche Prato Expo. Due esempi che dimostrano come l’espressione “fare sistema” possa essere anche qualcosa di concreto, e non solo un abusato tormentone da intervista televisiva. Dr. Zegna, iniziamo dalla neonata Federazione: quale ne è oggi la rappresentatività e quali sono le strategie future per la salvaguardia e il rilancio del settore. La Federazione SMI-ATI, Imprese Tessili e Moda Italiane, agisce in nome e per conto di circa 2.000 aziende associate ed è significativamente rappresentativa di un settore con quasi 600.000 addetti e circa 68.000 aziende, dando così un importante contributo alla difesa di un componente fondamentale del tessuto economico e manifatturiero italiano. I dipendenti delle aziende associate sono, infatti, circa 1/5 del totale del settore. La nuova Federazione è un altro concreto segnale della volontà degli operatori del settore, grandi e piccoli, “a monte e a valle”, di impegnarsi per costruire, a tutti i livelli, le dimensioni necessarie per affrontare con successo le sfide di un mercato sempre più globale. Questa fusione ci darà maggior autorevolezza nell’interlocuzione con le autorità istituzionali nazionali e internazionali, e darà più forza alla nostra volontà di affermare un mercato globale, dove vigano parità di condizioni, a garanzia di una concorrenza ‘free and fair’. Una rappresentanza unitaria delle aziende del settore tessile e manifatturiero permetterà di tutelare al meglio quel patrimonio di cultura e know-how che esprime, ai massimi livel-
and Fashion, operates in the name and on behalf of about 2,000 member companies, and is significantly representative of a sector with nearly 600,000 employees and about 68,000 firms; it thus gives an important contribution to the safeguard off a fundamental component of the Italian economic and manufacturing structure. In fact, the employees of member companies account for about 1/5 of the sector’s total. The new Federation is another tangible signal that trade manufacturers, be they large and small sized, “upstream or downstream”, intend to commit themselves to build, at all levels, the dimensions necessary to successfully take up the challenges of an increasingly global market. This
merger gives us a greater authority in dealing with the national and international institutional authorities, and will further strengthen our will to establish a global market, where conditions are equal and guarantee a free and fair competition. A unitary representative body of the companies of the textile and manufacturing sector will permit to protect at best that heritage of culture and knowhow which expresses, at top levels worlwide, the creativity, the taste and the excellence of Made in Italy products. We are fully aware that one of the difficulties of our sector lies in the excessive companies’ fragmentation, and we feel we have to help them, wherever their sizes, in the continuous improvement on the front of product innovation, SELEZIONE TESSILE FEBBRAIO 2006
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li in tutto il mondo, la creatività, il gusto e l’eccellenza del made in Italy. Abbiamo piena consapevolezza che una delle difficoltà del nostro settore consiste nella eccessiva frammentazione delle aziende e sentiamo la responsabilità di concorrere ad aiutarle, qualsiasi siano le loro dimensioni, nel continuo miglioramento sul fronte dell’innovazione di prodotto, della qualità, del servizio ai clienti, della capacità di penetrare e fare migliore promozione nei mercati di sbocco. Autorevoli commentatori accusano l’industria del tessile-abbigliamento-moda italiana di voler tenere in vita “un settore povero, privo di tecnologia, senza più alcuna prospettiva di poter essere utile a un Paese evoluto”. A loro giudizio, salvo una piccolis-
Tuttavia i dati raccolti presso un campione di 230 imprese associate di fascia media e alta, relativi al secondo trimestre 2005, nell’ambito della periodica indagine campionaria svolta dall’Area Studi della Federazione SMI-ATI, misurano invece performance produttive e commerciali in qualche misura superiori rispetto all’insieme dell’industria italiana dell’abbigliamento, maglieria e calzetteria. Sul fronte delle vendite il secondo trimestre di quest’anno è stato archiviato con risultati (+1%) leggermente migliori rispetto alle attese, grazie soprattutto all’andamento del fatturato La Federazione Smi estero, più soddisfacente del previsto, con un Ati opera per il supporto del made aumento del 2,7% su base annua. Nel 2005, in Italy nel mondo inoltre, secondo l’Osservatorio di Altagamma, Federazione Smi Ati aimed at supporting le imprese italiane del lusso, dove l’abbigliaof the made in Italy mento ha un peso significativo, hanno accrein the world
sima fascia caratterizzata da altissima e ineguagliabile qualità, l’industria tessile è “destinata a sparire”. Qual è la sua posizione in proposito? E’ vero che i dati ISTAT relativi al fatturato dell’industria T/A italiana evidenziano, per il periodo gennaio-aprile 2005, cedimenti oltre l’11% e che, dal 2001, il calo complessivo del fatturato è risultato superiore al 10%.
of quality, of customer service, of the ability of penetrating into and of better promoting their products on the outlet markets. Influential commentators blame the Italian textileclothing-fashion industry to keep alive “a poor sector, devoid of technology, and with no prospects to be useful to an evolved country”. In their opinion, barring a very small segment characterized by a very high and unparalleled quality, the textile industry is “bound to disappear”. What is your position in this connection? It is true that ISTAT’s data regarding the turnover of the Italian textile-clothing industry, for the January-April 2005 period, show declines of over TESSILE 24 SELEZIONE FEBBRAIO 2006
sciuto i loro ricavi del +10%, con un incremento quindi più elevato rispetto all’andamento della domanda mondiale dei prodotti di fascia alta, che e’ stimato al +7%. Il settore, nel 2004, ha complessivamente fatturato circa 42 miliardi di euro, mentre le imprese associate alla Federazione SMI-ATI vi hanno contribuito per oltre 25 miliardi, il 60% circa dei quali conquistato sui mercati internazionali. Nonostante le
11% and that, since 2001, the overall turnover decrease was higher than 10%. However, the data emerging from a sample of 230 middle and highend member firms, regarding the second quarter 2005, within the scope of the periodic sample survey conducted by Area Studi of the SMI-ATI Federation, show production and commercial results to some extent higher, compared to those of the Italian clothing, knitting and hosiery industry as a whole. On the sales front, the second quarter 2005 posted slightly better results (+1%) than expected, especially thanks to the foreign sales volume trend, more satisfactory than expected, with a 2.7% increase on an annual basis. In addition, in 2005, according to the
Osservatorio di Altagamma, Italian companies in the luxury segment, where clothing has a significant weight, have recorded gains of +10%, consequently with an increase that is higher than the world demand of high-end products, estimated to be +7%. In 2004, the sector had globally billed goods worth 42 billion Euros; member companies of the SMI-ATI Federation accounted for over 25 billions of it, of which 60% was achieved on international markets. However, in spite of the difficulties, Italian companies are not withdrawing into themselves and, as mentioned at a recent meeting, they have again started using the handkerchief to wipe the sweat off their brow, and no longer to dry their tears. Actually, they are
Chi è PAOLO ZEGNA Paolo Zegna è nato a Torino il 12 settembre 1956. Diplomato al Liceo Scientifico di Borgosesia (VC), ha conseguito la laurea in Scienze Economiche e Sociali presso difficoltà, le imprese italiane, tuttavia, non stanno ripieganl’Università di Ginevra (CH). dosi su se stesse e, come è stato detto in un recente conveE’ Presidente della Federazione SMI-ATI Imprese Tessili e gno, hanno ripreso a utilizzare il fazzoletto per asciugarsi il Moda Italiane, l’Associazione rappresentativa degli sudore e non più per asciugare le lacrime. Stanno, infatti, industriali del settore tessile-abbigliamento-moda, nata reagendo e spostando il mix di offerta verso le fasce di merrecentemente dalla fusione tra Sistema Moda Italia e cato a maggior valore aggiunto (in termini di stile, materiali, Associazione Tessile Italiana, ed è presidente di Milano contenuto di servizio). L’abbandono dei segmenti a minor Unica, l’Expo italiana del tessile internazionale. valore aggiunto si è già tradotto in un nuovo incremento Paolo Zegna è, anche, vicepresidente di Idea Biella, della quota di fatturato realizzata sui mercati esteri. l’Associazione che raggruppa i migliori produttori italiani di tessuti per abbigliamento prevalentemente maschile ed è La citazione che lei ha fatto rievoca l’espressione “sanmembro del Consiglio di Amministrazione di Centro di gue, sudore e lacrime”, usata di solito a indicare un peFirenze per la Moda Italiana e di Pitti Immagine. riodo particolarmente travagliato, ma che è necessario afDal 1998, assieme al cugino Ermenegildo, guida, come frontare per uscire dal tunnel e conquistare un futuro miamministratore delegato, il Gruppo Ermenegildo Zegna. gliore. Tuttavia, nell’industria, questo passa attraverso il Nel Gruppo ricopre dgli incarichi di: presidente della Divisione Tessile BIOGRAPHICAL OUTLINE (Lanificio Ermenegildo Paolo Zegna was born in Turin on the 12th September 1956. He received a diploma, from the Zegna & Figli e Secondary School with an emphasis on science of Borgosesia, and graduated in Economic and Social Lanerie Agnona), Science from the Geneva University. He is president of the SMI-ATI federation (Italian textile and Responsabile di tutte le Fashion Firms), the Association representative of the industrialists of the textile-clothing-fashion sector, attività nei mercati a recent spin-off from the merger between the Sistema Moda Italia and the Italian Textile Association, asiatici e Responsabile and he is president of Milano Unica, the Italian Expo of international textile. Paolo Zegna is also vicecorporate delle attività president of Idea Biella, the Association grouping the best Italian manufacturers of mostly suiting delle Risorse fabrics, and he is a member of the board of directors of Amministrazione di Centro of Florence for the Umane.Ha due figlie: Italian Fashion and Pitti Immagine. Since 1998, together with his cousin Ermenegildo Zegna, he is at Clementina e the head, as managing director, of the Ermenegildo Zegna Group. Within the Group he holds the offices Georgina. of: President of the Textile Division (Lanificio Ermenegildo Zegna & Figli, and Lanerie Agnona); he is E’ appassionato di sci, responsible for all the activities of Asian markets and corporate manager of Human Resources activities. golf e viaggi. He has two daughters: Clementina and Georgina. He is a lover of skiing, golf and travels.
reacting and shifting their offer mix towards market segments of higher value added (in terms of style, materials, service content). Giving up the segments of lower value added has already translated into a new expansion of the turnover share achieved on foreign markets. The quotation you made evokes the expression “blood, sweat and tears” used as a rule to indicate a particularly troubled period, which must however be faced in order to get out of the tunnel and achieve a better future. But, in the industry, this involves the courage of innovating and investing: and to do this, it is necessary to be far-sighted and optimist, even if the situation does not give reasons for it. What
signals are you receiving in this connection? Preliminary results of an investment survey conducted by the SMI-ATI Federation on a sample of about one hundred middle and high-end textile mills, confirm the efforts made of late by Italian concerns in order to strengthen their leadership in the brackets of the market of higher value added. Actually, in 2004, the companies examined have invested 3.9% of their turnover, favouring plant replacement (about 47% of total expenses), process technologial innovation (23% of the total) and diversification of the production range (8%). The 9% of the total investments concerned base or applied research activities, for example the creation of sample collections. Non-marginal
resources were moreover allotted to vertical integration projects, especially downstream of the pipeline, with the setting up and/or expansion of the sales and distribution network. In short, despite the lacklustre situation of the demand, more encouraging signs are emerging from companies: as a matter of fact, the weavers of “made in Italy” articles continue to believe and to invest in their future, and most of them do it in our country. Likewise, garment manufacturers, even though in a context of growing internationalization of their production activities, don’t want to give up the superior contents of quality and service ensured by the Italian textile companies. SELEZIONE TESSILE FEBBRAIO 2006
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coraggio di innovare e di investire: e per farlo bisogna essere lungimiranti e ottimisti, malgrado la situazione possa non darne motivo. Quali segnali le giungono in questo senso? I risultati preliminari di un’indagine sugli investimenti condotta dalla Federazione SMI-ATI presso un campione di un centinaio di aziende tessili di fascia media e alta, confermano gli sforzi posti in essere negli ultimi tempi dalle imprese italiane per consolidare la propria leadership nelle fasce di mercato a maggior valore aggiunto. Nel 2004, infatti, le imprese analizzate hanno investito il 3,9% del proprio fatturato, privilegiando il rinnovo degli impianti (circa il 47% della spesa totale), l’innovazione tecnologica di processo (23% del totale) e la diversificazione della gamma produttiva (8%). Il 9% degli investimenti totali ha invece riguardato le attività di ricerca, di base o applicata, ad esempio, la realizzazione dei campionari. Risorse non marginali sono inoltre state destinate a progetti di integrazione verticale, soprattutto a valle della filiera, con la costituzione e/o l’ampliamento della rete commerciale e distributiva. In definitiva, nonostante un quadro di domanda non certo brillante, dal lato delle imprese emergono segnali più incoraggianti: i tessitori “made in Italy” continuano, infatti, a credere e a investire nel proprio futuro e lo fanno, in massima parte, nel nostro paese; allo stesso modo le imprese della confezione, pur in un contesto di crescente internazionalizzazione della loro attività produttiva, non vogliono rinunciare ai superiori contenuti di qualità e di servizio garantiti dalle aziende tessili italiane.
Therefore a big effort is being made, both to mark out more and more our production with innovative and technological contents, and to improve its distribution and recognizability on the emerging markets, which appreciate our excellence. But is it a recipe sufficient to survive the competition from countries such as China and India, just to mention the best known of them? These renewed entrepreneurial commitment is proving itself to be the best antidote against the effects of the end of the ATC agreement which, since 2005, has brought about the applicability of the liberalization of community imports. In this new context, the EU markets (with 25 countries), whereto Italian concerns direct 54% of their TESSILE 26 SELEZIONE FEBBRAIO 2006
Quindi è in atto un grosso sforzo, sia per qualificare sempre più la nostra produzione con contenuti innovativi e tecnologici, sia per migliorarne la distribuzione e la riconoscibilità sui mercati emergenti, che apprezzano la nostra eccellenza. Ma è una ricetta sufficiente per sopravvivere alla concorrenza di paesi come la Cina e l’India, per citare solo i più noti? Questo rinnovato impegno imprenditoriale si sta rivelando il migliore antidoto contro gli effetti della scadenza dell’accordo ATC che, dall’inizio 2005, ha visto entrare in vigore il processo di liberalizzazione delle importazioni comunitarie. In questo nuovo contesto, i mercati UE (a venticinque paesi), dove le imprese italiane destinano il 54% delle proprie esportazioni, sono stati “invasi” da prodotti cinesi, offerti a prezzi che, in alcuni casi, sembrano privi di una qualsiasi ragionevolezza economica. Nei primi tre mesi del 2005, le importazioni UE dalla Cina sono aumentate complessivamente del 37,3%. Tuttavia, se ci si concentra solo sui prodotti recentemente liberalizzati (che hanno rappresentato poco meno del 30% delle importazioni totali dalla Cina), l’incremento risulta intorno al 70%. Le intese raggiunte a giugno e a settembre 2005, tra il Commissario UE al Commercio estero, Peter Mandelson, e il ministro cinese, Bo Xilai, sulle quote di importazione per i prodotti cinesi hanno imposto all’industria tessile europea importanti sacrifici. L’auspicio è che questi sacrifici vengano riconosciuti e portino, a parziale compensazione, all’adozione dell’obbligatorietà della etichettatura di origine, attualmente molto contra-
exports, have been “flooded” with Chinese products, offered at prices that, in some cases, are without any economic reasonableness. In the first three months of 2005, the EU imports from China have altogether shot up 37.3%. But, if we concentrate only on the recently liberalized products (which have represented a litle less than 30% of the total imports from China), the increase is around 70%. The agreements reached in June and September 2005, between the EU officer for Foreign Trade, Peter Mandelson, and the Chinese minister Bo Xilai, on the import quotas for Chinese products, have imposed important sacrifices on the European textile industry. The hope is that these sacrifices will be
recognized and lead, as a partial compensation, to the adoption of compulsory labels of origin, which at present are strongly opposed by North Europe’s countries. In the presence of a greater transparency about products, many of the current disputes would find a natural and incontestable solution, whose decision should be left up to the free but “documented” choice of the final consumer. If we had to identify the two main key words of the mechanism to be activated to protect our competitiveness, besides “transparency” we mention “reciprocity”. I believe that it is of the utmost importance to reach the reciprocity principle, especially in
stata dai Paesi del Nord Europa. In presenza di maggiore trasparenza sui prodotti, molte delle attuali controversie troverebbero una naturale ed inconfutabile soluzione, la cui decisione sarebbe lasciata alla libera ma anche ‘documentata’ scelta del consumatore finale. Se dovessimo individuare le due principali parole chiave del meccanismo che è necessario attivare per difendere la nostra competitività, oltre che di “trasparenza”, La prima edizione di Milano Unica si è tenuta al “Portello” di Milano potremmo parlare di “reciThe first edition of Milano Unica hold at the “Portello” in Milan procità”. Credo che il raggiungimento del principio della reciprocità protetti da dazi compresi tra il 15 e il 60%, cui si aggiungosia di assoluta importanza, soprattutto in relazione al fondano spesso barriere non tariffarie (procedure doganali estementale appuntamento di Hong Kong del WTO. nuanti, controlli tecnici costosi). Solo 12 Paesi al mondo L’Europa si è sempre dimostrata aperta alle importazioni dai importano dall’Europa a tasso zero. E’ vero che siamo aperti Paesi Esteri. Pari apertura è ancora da ottenere, invece, verso i Paesi esportatori come la Cina, l’India, il Brasile o quando si esporta in alcuni di questi Paesi. l’Argentina: ma siamo anche convinti che, esportando in Oggi l’Unione Europea è uno dei mercati più aperti del qui Paesi, troveremo buona parte del futuro per il nostro mondo: import a dazio zero da 150 Paesi; tassi ridotti per settore e più, in generale, per il made in Italy, che da semaltri 40 Paesi. Manca però la reciprocità di trattamento: i pre ha tenuto alta l’immagine e la percezione dei consumamercati dei nostri potenziali clienti (India, Cina, ecc.) sono tori esteri, oltre che dell’economia del nostro Paese.
connection with the fundamental meeting of the WTO in Hong Kong. Europe has always been open to imports from Foreign Countries. But the same opening has still to be obtained when we export to some of these countries. Today the European Union is one of the most open markets in the world: zero-duty imports from 150 countries; reduced duties for 40 other countries. Yet there is not the reciprocity of treatment: the markets of our potential customers (India, China, etc.) are protected by customs duties ranging between 15% and 60%, to which are often to be added non-tariff barriers (wearing customs procedures, expensive technical controls). Only 12 Countries in the world import from Europe at zero-rate. It is
true that we are open towards exporting nations such as China, India, Brazil or Argentina, but we are also convinced that, exporting to those countries, we’ll find a sizeable part of the future for our sector and, more in general, for Made in Italy products, which have always kept up the image and the perception of foreign consumers, as well as the economy of our country. The promotion of our textile-clothing products on foreign markets is supported also by exhibitions and fairs. In this field, your action has obtained absolutely important results, with the creation of Milano Unica. Please tell us something about this experience… We have endeavoured to make Milano Unica, in
actual fact, for the entire Made in Italy, an examle of the importance of a “team play”. It was our firm belief that – notwithstanding the aforesaid positive signs – the difficult situation of the textileclothing industry could be faced only by exploiting the strength and the characteristics of the single events, that is to say by forming a critical mass. The outcome of first edition of Milano Unica, held on the spaces of Fiera Milano City of Portello, exceeded the rosiest expectations, thereby demonstrating to be a very important tool to send clear and strong messages to the markets, to internationally reassert the leadership position of the Italian fabric, in terms of quality, innovation, creativity and service. Visitors were over 27,500 SELEZIONE TESSILE FEBBRAIO 2006
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La promozione del nostro T/A sui mercati esteri passa anche attraverso i momenti fieristici ed espositivi. In questo campo la sua azione ha ottenuto un risultato di assoluto rilievo, con la nascita di Milano Unica. Ci parli di questa sua esperienza… Abbiamo lavorato per fare sì che Milano Unica diventasse, nei fatti, un esempio per tutto il made in Italy sull’importanza di ‘fare squadra”. Eravamo fermamente convinti che la situazione non facile del T/A, malgrado i segnali positivi di cui sopra, potesse essere affrontata solo usando le forze e le caratteristiche delle singole Manifestazioni, cioè facendo massa critica. La prima edizione di Milano Unica, organizzata negli spazi di Fiera Milano City al Portello, ha conseguito un risultato superiore le più rosee aspettative, dimostrando di essere uno strumento molto importante per trasmettere messaggi chiari e forti ai mercati, per ribadire, a livello internazionale, la posizione di leadership del tessuto italiano in qualità, innovazione, creatività e servizio. Le presenze rilevate sono state superiori a 27.500 e hanno superato del 37% le 20.000 presenze complessivamente attese. Le aziende-clienti presenti, tutte di alto livello, sono state oltre 15.000, di cui oltre il 30% estere, un dato mai raggiunto sommando le presenze delle quattro fiere promotrici. L’attesa, nuova adesione di Prato Expo e la crescita delle richieste di partecipazione sia di espositori italiani che europei, hanno determinato la scelta della sede di Rho-Pero per l’edizione di presentazione delle collezioni per la Primavera-Estate 2007, che quindi si terrà, dal 14 al 17 febbraio
and exceeded by 37% the expected attendance of 20,000 people. The customers-companies present, all of high rofile, were more than 15,000 and of them 30% were foreign: a result hitherto never reached summing the attendances of the four promoting fairs. The hoped-for agreement from Prato Expo and the increase in the number of applications from both Italian and European exhibitors have induced to single out Rho-Pero as the venue for the presentation of the SpringSummer 2007 collections. Therefore, the exhibition will take place, from the 14 to 17 February 2006, on the new fairgrounds of Fiera Milano. Bearing in mind the exhibitors of Prato Expo, who join the 609 participants in the first TESSILE 28 SELEZIONE FEBBRAIO 2006
2006, nei nuovi spazi di Fiera Milano. Tenuto conto degli espositori di Prato Expo, che si aggiungono ai 609 partecipanti alla prima edizione di Milano Unica, è realisticamente ipotizzabile, nella seconda edizione, una crescita degli espositori attorno al 20%. Visitatori e giornalisti internazionali, sicuramente attirati dal successo della prima edizione, verranno ricontattati nel corso di un nuovo road show mondiale che inizierà il prossimo dicembre e che farà tappa a Barcellona, Düsseldorf, Londra, Parigi, New York, Tokio, Shanghai e Seoul. Quindi possiamo concludere all’insegna di un ragionevole ottimismo…. Il tessile italiano è, e vuole rimanere, ancora leader nel panorama internazionale: Milano Unica intende confermare la sua leadership, proponendosi al mercato globale con la sua efficiente organizzazione, con la piacevolezza del suo lay out e dei suoi allestimenti, con le iniziative ‘in’ e ‘fuori’ Fiera, con gli eventi culturali e commerciali concomitanti che Milano, una delle capitali mondiali della moda, offrirà loro. Milano Unica dimostra che si può, tutti insieme, puntare ancora più in alto e lontano. Ma desidero concludere ricordando che tutti, a partire da me, dobbiamo un grande riconoscimento per l’impegno profuso a Silvio Albini, presidente di Shirt Avenue, Max Dubini, Presidente di Moda In, Pier Luigi Loro Piana, presidente di Ideabiella, Riccardo Marini, presidente di Prato Expo e Beppe Pisani, presidente di Ideacomo, che hanno condiviso e realizzato questo progetto vincente.
edition of Milano Unica, an approximately 20% growth in the number of exhibitors can be realistically assumed for the second edition of this fair. International visitors and journalists, surely attracted by the first successful edition, shall be contact again during a new world road show slated to start in December, making a stop in Barcelona, Dusseldorf, London, Paris, New York, Tokyo, Shanghai and Seoul. We can therefore conclude with a reasonable optimism… The Italian textile industry is, and wants to remain, a leader on the international scene: Milano Unica intends to reaffirm its leadership, presenting itself to the global market with its
efficient organization, with its agreable layout and settings, with its “indoor and outdoor” initiatives, with the concurrent cultural and commercial events that Milan, one of the world fashion capitals, will offer. Milano Unica proves that, all together, we can aim higher and farther. But I wish to conclude by reminding that all of us, starting from me, should be very grateful, for their enthusiasm and dedication, to Silvio Albini, president of Shirt Avenue, Max Dubini, president of Moda In, Pier Luigi Loro Piana, president of Ideabiella, Riccardo Marini, president of Prato Expo, and Beppe Pisani, president of Ideacomo, who have shared and accomplished this successful project.
il mercato Credenziali impeccabili Dov’è la competizione? Inversione di tendenza? La contraffazione Nontessuti: facciamo il punto Per il consumatore quale tutela?
LE IMPRESE COMPANIES di Giorgio Belletti
Credenziali
C
on una convention all’Hotel Principe e Savoia di Milano, il colosso industriale giapponese Asahi Kasei, ha presentato la propria filiale Italiana, che ha sede a Gallarate. Da questo centro, scelto per la posizione geografica e le sue tradizioni tessili, la Casa nipponica cura oggi il mercato nazionale ed europeo dell’elastomero ROICA® e del filo cellulosico CUPRO®, offrendo alla clientela la massima collaborazione in termini di supporto commerciale, di servizio tecnico, di svilupQualità della vita, po e di marketing. Al CUPRO®, in particorispetto dell’ambiente, lare, era dedicata l’intera giornata, che ha servizio al cliente, offerto ai numerosi convenuti interessanti sviluppo e innovazione. informazioni sulle caratteristiche e sul merQuesti i principali valori cato di questa fibra, in grado di dare, ai più diversi manufatti, ”un tocco di natura”… cui si ispira la mission
di Asahi Kasei
Chi è Asahi Kasei In un mercato tessile sempre più dominato da una concorrenza asiatica aggressiva e spesso irrispettosa delle più elementari norme contro lo sfruttamento del lavoro, i processi produttivi inquinanti, la scarsa sicurezza dei manufatti, la contraffazione e il dumping, rimaniamo quasi sorpresi, quando un’azienda si premura di dichiarare, sotto questo
IMPECCABLE CREDENTIALS Quality of life, respect of the environment, customer service, development and innovation. Such are the principal values from which Asahi Kasei’s mission draws inspiration At a convention held at the Hotel Principe e Savoia in Milan, the Japanese industrial colossus Asahi Kasei presented its own Italian subsidiary headquartered at Gallarate. From this centre, chosen on account of its geographical position and its textile TESSILE 28 SELEZIONE APRILE 2006
traditions, the Japanese Asahi Kasei follows today of the Italian and the European market of the ROICA elastomer and of the CUPRO cellulosic filament yarn, offering customers the highest co-operation in terms of business support, technical, development and marketing service.The one-day event was devoted, in particular, to CUPRO and provided participants with interesting information about the characteristics and the market of this fibre, which can impart to the most different materials, “a tinge of nature”. WHO IS ASAHI KASEI? On a textile market, dominated by an ever
increasingly aggressive Asian competition, which often disregards the most elementary regulations against the exploitation of the working classes, polluting production processes, scarce reliability of manufactured goods, counterfeiting and dumping, we feel almost amazed, when a company takes pain to present, from this point of view, impeccable credentials. Such is the case of Asahi Kasei, whose code of conduct, indicated at the beginning of the corporate profile, is worth being pointed out, as it represents values that now risk to be forgotten.
impeccabili aspetto, impeccabili credenziali. E’ il caso di Asahi Kasei, le cui regole di comportamento, poste all’inizio del “corporate profile”, meritano di essere ricordate, perché rappresentano valori che rischiano di apparire ormai dimenticati. «Noi, Asahi Kasei Group, attraverso una costante innovazione basata sulla scienza e sull’intelletto dell’uomo, contribuiremo al miglioramento della qualità della vita… creeremo nuovo valore per i nostri clienti, lavorando all’unisono e mettendoci dal loro punto di vista… rispetteremo i collaboratori come individui, valorizzando l’impegno del singolo e il lavoro di gruppo…faremo ogni sforzo per essere in equilibrio con l’ambiente e garantire la sicurezza dei nostri prodotti e delle nostre attività…progrediremo in armonia con la società, nel rispetto delle leggi…l’Azienda si comporterà da buon cittadino…le nostre linee guida sono: andare oltre i limiti attuali, aprire nuove strade, condividere il progresso…». A questi principi si è ispirato Hidefumi Takai, general manager della divisione Tessile di Asahi Kasei, nella sua relazione introduttiva. Dopo aver ricordato che l’Azienda, fondata nel 1922, conta oggi circa 25.000 addetti e fattura 8 miliardi di euro, ha fatto cenno ai settori assai diversificati in cui operano le varie “Corporations” del Gruppo, che spaziano dalla chimica fine all’elettronica, dalle costruzioni alla farmaceutica, dalle fibre ai prodotti tessili derivati. In questo settore, lo sviluppo tecnologi-
“We Asahi Kasei Group, through a steady innovation based on science and on human understanding, shall contribute to improve the quality of life… we’ll create new value for our customers, working in unison and acting in accordance with their viewpoint… we’ll respect our collaborators as individuals, emphasizing the dedication of the individual and the team work…we’ll spare no effort to be in balance with the environment and to ensure the safety and reliability of our products and of our activities… we’ll progress in harmony with the society, in observance of the laws…the Company shall behave as a good citizen…
co di Asahi Kasei ha consentito la messa a punto del processo di filatura ad alta velocità dei fili continui, sia sintetici che artificiali, e la produzione di varie strutture tessili microfibrose e nontessute. L’area fibre ha inoltre avuto una importante influenza sull’innovazione di altri comparti industriali operanti all’interno dello stesso Gruppo, quali ad esempio la biomedicina, l’elettronica e il trattamento delle acque, grazie alle membrane in fibre cave, ai mezzi di filtrazione e separazione, nonché alla tecnologia delle fibre ottiche. L’offerta della Asahi Kasei Fibres Corporation comprende l’elastomero poliuretanico ROICA®, il filo poliestere TECNOFINE®, i nontessuti BEMLIESE®, gli spunbonded ELTAS®, la pelle artificiale LAMOUS® e la cellulosica CUPRO®. Proprio su questa fibra si è concentrata l’attenzione della convention, proseguita con l’intervento del presidente di Asahi Kasei Fibers Italia, Harry Tanimoto. Dimostrando la conoscenza di un apprezzabile italiano, egli ha introdotto le politiche e le strategie in atto per la commercializzazione del Cupro in Europa, strategie conseguenti alla scelta di trasferire, nel 2003, la sede dal Belgio in Italia, per avvicinarsi al distretto primario del tessile nazionale; questo a garanzia di una maggiore facilità e rapidità di contatto e distribuzione, a tutto vantaggio del servizio alla clientela.
Cosa è il cupro Il cupro (per Asahi Kasei il nome generico della fibra e il trade mark CUPRO® si identificano), appartiene alla famiglia delle fibre artificiali, dette anche cellulosiche, perché nascono appunto da un processo di trasformazione chimica della cellulo-
our guidelines are: to go further the present limits, to open new ways, to share progress…” These are the principles from which Hidefumi Takai, General manager of the Textile Division of Asahi Kasei, drew inspiration in his introductory report. After reminding that his company, founded in 1922, numbers today about 25,000 employees and invoices 8 billion Euros, he touched on the the much diversified sectors in which the various Corporations of the Group are operating, and which range from fine chemistry to electronics, from building to
pharmacology, from fibres to textile products. In this sector, the technological development of Asahi Kasei has enabled to engineer the high-speed spinning process for filament yarns, both synthetic and artificial, and the production of various microfibrous and nonwoven textile structures. The fibre area has also had an important influence on the innovations of other industrial segments operating within the Group: for example, biomedicine, electronics, and water treatment, thanks to the hollow fibre membranes, to the filtration and separation means, and to the technology of optical fibres. SELEZIONE TESSILE APRILE 2006
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LE IMPRESE COMPANIES
CURVE DI ASSORBIMENTO E RILASCIO DELL’UMIDITÀ MOISTURE ABSORPTION AND RELEASE CURVES Fase di rilascio Release phase
Fonte ASAH KASEI
Contenuto di umidità (%) Moisture content %
Fase di assorbimento Absorption phase
Il cupro traspira in modo naturale, assorbendo e rilasciando rapidamente l’umidità nell’ambiente esterno Cupro is naturally breathable, as it rapidly absorbs and releases moisture in the outside environment
sa, ricavata dal legno o dai linters dei semi di cotone. Nel caso specifico, il cupro deriva il suo nome dal fatto che il processo di trasformazione dei linters avviene utilizzando una soluzione di ammoniaca e rame (cuprum in latino). La messa a punto del processo produttivo del cupro risale agli ultimi decenni del 19° secolo, e la prima produzione a livello industriale si deve alla società tedesca J. P. Bemberg, nel 1897. Il metodo di fabbricazione fu introdotto in Giappone nel 1928 e la produzione iniziò nel 1931, presso lo stabilimento della Asahi Kasei nella città di Nobeoka, dando inizio allo sviluppo ed alla crescita
The offerings of the Asahi Kasei Fibres Corporation encompass the ROICA polyurethane elastomer, the TECNOFINE polyester filament yarn, the BEMLIESE nonwovens, the ELTAS spunbondeds, the LAMOUS artificial leather and the CUPRO cellulosic fibre.The Convention concentrated its attention right on this fibre, which was further illustrated by the president of Asahi Kasei Fibers Italia, Harry Tanimoto. Demonstrating to have an appreciable knowledge of Italian, he outlined the policies and strategies adopted for marketing Cupro in Europe, strategies following the choice of shifting, TESSILE 30 SELEZIONE APRILE 2006
stessa dell’Azienda, che proseguì nei decenni successivi. Questi anni furono segnati da un continuo sviluppo e da un costante affinamento nelle tecnologie produttive e nella qualità del prodotto, dal punto di vista sia della funzionalità e delle applicazioni della fibra, sia della ecocompatibilità del processo. Oggi Asahi Kasei è una delle due sole aziende al mondo a produrre cupro e può contare su una capacità produttiva di circa 20.000 tonnellate l’anno di filo e di fiocco. L’altro pioniere del cupro, notoriamente, fu l’italiana Bemberg di Gozzano, sul Lago d’Orta, che, fondata nel 1925, iniziò la produzione
in 2003, the head offices from Belgium to Italy, to get nearer to the primary district of the Italian textile industry. This to ensure a greater ease and rapidity of contact and distribution, to the full advantage of customer service. WHAT IS CUPRO Cupro (for Asai Kasei the fibre generic name and the trade mark CUPRO are identical) belongs to the family of artificial fibres, called also cellulosics, as they derive from a chemical transformation process of thecellulose derived from wood pulp or cotton linters. In this specific case,
cupro derives its name from the fact that the transformation process of the linters is performed by employing a solution of ammonia and copper (cuprum in Latin).The development of the cupro production process dates back to the last decades of the 19th century, and the first commercial production is due to the German J.P. Bemberg company in 1897. The manufacturing method was introduced in Japan in 1928, and production started in 1931 at the Asahi Kasei’s plant in the town of Nobeoka, therewith starting off the company’s development and expansion, which continued in the following decades.
RIPRESA DI UMIDITÀ MOISTURE REGAIN
Fonte ASAH KASEI
Ripresa di umidità (%) Moisture regain (%)
ripresa standard standard regain
cupro cupro
poliestere polyester
poliammide polyamide
cotone cotton
seta silk
Grazie alla sua struttura multiporosa e all’elevata presenza di gruppi idrossilici, il cupro ha, per sua natura, un elevato assorbimento di umidità. Thanks to its multiporous structure and to the high presence of hydroxy-groups, cupro has, by its nature, a high moisture absorpion.
nel 1927, e oggi è confluita nel Gruppo Bembergcell. L’origine “verde” del cupro legittima i produttori a enfatizzare la naturalità della materia prima, per affermare che esso associa la delicatezza di una fibra naturale alla funzionalità delle fibre chimiche, che, come è ormai ampiamente dimostrato, hanno il vantaggio di non provocare fenomeni allergici. Grazie alla sua particolare conformazione molecolare, il cupro è adatto alla produzione sia delle fodere più qualificanti, sia di tessuti per arredamento, abbigliamento esterno e intimo; il suo impiego si estende anche alla produzione di nontessuti per la casa, le co-
These years were characterized by a continuous development and by a steady refinement of production technologies and of product quality, from the point of view of functionality and fibre applications, as well as of the environmental friendliness of the process. Today Asahi Kasei is one of the only two companies in the world that produce cupro, and can rely on a production capacity of about 20,000 tons a year of both filament yarn and staple fibre. The other cupro pioneer is, as well known, the Italian Bemberg of Gozzano, on the Lake d’Orta. Founded in 1925, it started production in1927, and has today
munità e l’industria, nonché per membrane e altri impieghi tecnici. Le caratteristiche qualitative e la versatilità d’uso hanno determinato il successo di questa fibra, che ha conquistato anche il consenso dei più qualificati tessitori a livello mondiale. Per Asahi Kasei, infatti, la presenza globale è sottolineata da numeri importanti, che la vedono leader assoluta sul mercato interno, cui è dedicato il 50% della propria produzione, ma con una rilevante presenza anche in Europa (18%), in India (14%), negli Stati Uniti (7%) e nel resto del mondo (11%). In tutti i paesi – e in tutte le sue applicazioni –
merged with the Bembergcell Group. The “green” origin of cupro legitimates producers to emphasize the “Naturalness” of the raw material, and to claim that it combines the softness of a natural fibre with the functionality of man-made fibres which, as largely demostrated by now, have the advantage of not causing allergic phenomena. Thanks to its special molecular structure, cupro is suitable for the production of the most prestigious linings, and of fabrics for furnishings, outerwear and underwear. Its use extends also to the production of nonwovens for home, communities and industry, as well as to membranes and other
technical applications. Qualitative characteristics and use versatility have determined the success of this fibre, which has met also with the approval of the most skilful weavers worldwide. Actually for Asahi Kasei the global presence is underscored by significant figures, that make it an absolute leader on its home market, which absorbs 50% of its production; but its presence is important also in Europe (18%), India (14%), the United States (7%) and the rest of the world (11%). In all nations – and in all its applications – Cupro ranks at the top of the range and is recognized by consumers as a sophisticated and highSELEZIONE TESSILE APRILE 2006
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LE IMPRESE COMPANIES
Frictional irritation test (test di irritazione da frizione) eseguito con tessuti a maglia di uguale densità, prodotti nelle varie fibre, con filati 110 dtex Frictional irritation test carried out with knitted fabrics of equal density, made of 110 dtex yarns from various fibres
Alto High
Fonte ASAH KASEI
Livello di irritazione Irritation level
Basso Low
cupro cupro
viscosa viscose
poliestere polyester
cotone cotton
seta silk
I livelli di irritazione sono generalmente più bassi con i fili continui che con i filati da fiocco. Comunque i valori rilevati sono sempre favorevoli al cupro Irritation levels are generally lower with continuous filament yarns than with spun yarns. In any case, the detected values are always in favour of cupro
CUPRO® si posiziona al top della gamma ed è riconosciuto dai consumatori come un prodotto sofisticato e di marca. Oltre ad avere un impiego di elezione, come già accennato, nel campo delle fodere (cui conferisce una qualità tale da far accettare al mercato un sovrapprezzo intorno al 25 – 30%), CUPRO® riscuote un sempre maggiore successo in altri settori d’impiego, come l’intimo, l’activewear e i tessili per la casa, ove, grazie alla sua elevata idrofilia, trova impieghi d’eccellenza in articoli a contatto di pelle, come lenzuola e asciugamani, anche in mista con il cotone o altre fibre.
quality product. Besides having a choice enduse, as already mentioned, in the field of linings (to which it imparts such a quality that the market is ready to accept a 25 –30% overprice), CUPRO is scoring an ever greater success in other application sectors, such as underwear, activewear and household textiles where, thanks to its high hydrophily, it finds excellent applications in articles that come into contact with the skin, like sheets and towels, also in blend with cotton or other fibres. CUPRO’S EIGHT PLUSES According to Asahi Kasei, the CUPRO fibre TESSILE 32 SELEZIONE APRILE 2006
Gli otto “Plus” del Cupro Secondo Asahi Kasei, la fibra CUPRO® si distingue per i seguenti punti di forza: • Biodegradabilità: il cupro ha una origine naturale ed alla natura ritorna, essendo intrinsecamente biodegradabile. In alternativa, può essere smaltito negli inceneritori senza pericolo di emissione di sostanze nocive per l’ambiente. • Tingibilità: la superficie porosa e liscia della fibra offre una superiore affinità tintoriale ed un eccellente assorbimento, che consente la realizzazione di tinte intense e vivide, con un pro-
stands out for the following strong points: • Biodegradability: cupro has a natural origin and to nature it returns, being it inherently biodegradable. Alternatively, it can be disposed of into the incinerators without any danger of emission of environment-noxious substances. • Dyeability: the fibre’s porous and smooth surface offers a superior dye affinity, and an excellent uptake, which allows to achieve deep and bright shades, by a dyeing process at normal room pressure. • Versatility: the fibre blends in an excellent way with cotton, wool, polyester and other natural or man-made fibres, thereby
permitting to create newer and newer fabrics, that epitomize the fashion trends and the pursuit of the most advanced performance qualities. • Bio-Compatibility: the fibre surface is fine and particulalry smooth. Its rounded crosssection ensures a low friction index in contact with the skin, preventing irritative and allergic phenomena. Furthermore, the residues of the detergent substances do not settle on the filaments, therewith avoiding another possible cause of skin reactions (see the images under the microscope published on these pages). • Slipperiness: an additional advantage of the
cesso di tintura a normale pressione ambientale. • Versatilità: la fibra si sposa in modo eccellente con il cotone, la lana, il poliestere ed altre fibre naturali o man made, consentendo la creazione di sempre nuovi tessuti, che sintetizzano le tendenze della moda e la ricerca delle performance più avanzate • Bio-Compatibilità: la superficie della fibra è fine e particolarmente liscia. La sua sezione arrotondata assicura un basso indice di frizione nel contatto con la pelle, evitando fenomeni irritativi ed allergici. Inoltre i residui delle sostanze detergenti non si depositano sui filamenti, evitando un’altra possibile causa di reazioni cutanee (vedi le immagini al microscopio pubblicate in queste pagine). • Scivolosità: un altro vantaggio delle caratteristiche superficiali della fibra è la sensazione di scivolosità a contatto di pelle, o con gli altri strati di abbigliamento, che consente una grande facilità all’indosso dei capi ed una assoluta libertà di movimento. Il grafico pubblicato in queste pagine mostra i risultati del test di irritabilità cutanea per frizione (frictional irritation test). La prova evidenzia come il comportamento del cupro sia il più favorevole rispetto a quello di tutte le fibre concorrenti, compresa la seta. • Antistaticità: l’elevato livello di ripresa dell’umidità consente al cupro di dissipare rapidamente nell’ambiente le cariche elet-
fibre’s surface characteristics is the feeling of slipperiness in contact with the skin, or with other layers of clothing; a slipperiness that makes for a great ease of garment wearing and an absolute freedom of movement. The graph published on these pages shows the results of the frictional irritation test. The test demonstrates how the cupro’s behaviour is more favourable than that of all rival fibres, including silk. • Releasing: the high level of moisture regain allows cupro to rapidly dissipate into the enrvironment the electrostatic charges, thereby contributing to a higher comfort,
Il cupro nasce dai linters del cotone Cupro borns from the linters of cotton
trostatiche, per un maggiore comfort, evitando i fenomeni di adesione e arricciamento dei tessuti a contatto con il corpo. • Assorbenza: la capacità di assorbire rapidamente, trasportare e rilasciare all’esterno la traspirazione corporea assicurano un elevato livello di comfort, liberando dalla spiacevole sensazione che danno i tessuti bagnati e appiccicati sulla pelle. I grafici, pubblicati in queste pagine, mettono a confronto i valori di ripresa dell’umidità e le curve di assorbimento e rilascio di cupro, cotone, poliammide e poliestere, confermando l’eccellente comportamento della fibra di Asahi Kasei, sia in termini di capacità assorbente che di rapidità di asciugamento. • Fluidità: la struttura liscia e sottile della fibra e il favorevole peso specifico assicurano una elevata fluidità dei tessuti in cupro, che conferisce ai capi un ottimo drappeggio ed una silhouette sempre elegante. Le qualità ecologiche, e l’innocuità della fibra CUPRO®, sono riassunte nel significativo slogan “gentile con la terra: gentile la sua origine, gentile il suo ritorno”. Ma, soprattutto, sono certificate dal marchio Oeko-Tex Standard 100, che garantisce l’assenza di sostanze che possano avere effetti nocivi sulla salute dell’uomo e sull’ambiente, confermando che CUPRO® offre veramente, al consumatore, … “un tocco di natura”.
and preventing clinging and crimping of fabric next to the skin. • Absorption: the capability of rapidly absorbing and wicking to the outside the body perspiration ensures a high level of comfort , eliminating the unpleasant sensation produced by wet fabrics clinging to the skin. The graphs published on these pages compare the values of moisture regain and the absorption and release curves of cupro, cotton, polyamide and polyester, and confirm the excellent behaviour of the fibre from Asahi Kasei, in terms of both absorption capapcity and quick drying. • Fluidity: the smooth and thin fibre
structure, and the favourable specific weight ensure a high fluidity of fabrics made from cupro, which imparts to garments an excllent drape and a smart silhouette. The ecological qualities, and the harmlessness of the CUPRO fibre are summarized by the significant slogan: “gentle with the earth: gentle its origin, gentle its return”. But, most of all, they are certified by the Oeko-Tex Standard 100 brand, that guarantees the absence of substances that can be noxious to the human health and to environment, and they confirm that CUPRO really offers the consumer… “a tinge of nature nature”. SELEZIONE TESSILE APRILE 2006
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le Fibre fibres di Giorgio belletti
dov’è la competizione? il 2009 sarà l’anno delle fibre naturali. fao e onu sono impegnate a celebrarne e promuoverne l’uso, di cui le statistiche evidenziano il declino. ma perché si tende a far competere le fibre naturali con quelle man made? nel recente convegno pet daY 2008, organizzato da gsi int.l si è parlato di “inter-fibre competition”…
WHere iS cOmPeTiTiON? 2009 will be the year of natural fibres. Fao and Uno have pledged to celebrate and foster the use of such fibres, whose decline is revealed by statistics. but why tending to make natural fibres compete with man made fibres? during the recent Pet day 2008 meeting, organized by GSi international, the “inter-fibre competition” theme was discussed… About the celebration of the year of natural fibres we read this sentence: «… the idea was inspired by the wish to promote the use of vegetable and animal fibres, the means of sustenance of thousands of persons, and an answer to the tessile 30 selezione dicembre 2008
growing trend, started in the 60s, towards the use of synthesis fibres». From this it can be deduced that, at the root of the initiative, there is a competition between “synthesis” fibres and those existing in nature. However, history and experience show that textile products from manmade fibres are successful if they don’t try to copy or replace those that, by tradition and to the consumer satisfaction, are made of natural fibres. The reason for the man-made fibre growth lies in the capability of improvement and innovation that they have demonstrated, enabling to achieve quite different products as regards aesthetical properties and use performance, that go well beyond the imitation of conventional textile goods. Rather than talking about competition, it is
necessary to underscore that the real propellant of the development of certain fibres rather than others is the necessity of satisfying the world textile industry’s growing fibre demand, caused by the rise in population and by the increasing use of textiles in new application sectors. On the other hand, often one forgets that the research has developed man made textiles products endowed with performance unavailable in nature, which provide solutions that are indispensable for a better quality of life. When analyzing the textile fibre consumption, attention should be paid not only to clothing, where man-made fibres are employed for “functional” purposes, aimed at a specific performance required by the consumer: from sportswear, to active and workwear, up to
S
ulla celebrazione dell’anno delle fibre naturali abbiamo letto questa frase «l’idea è nata dal desiderio di promuovere l’uso delle fibre animali e vegetali, sostentamento per migliaia di persone, in risposta alla crescente tendenza, avviata negli anni ’60, di utilizzare fibre di sintesi». Se ne può dedurre che, alla base dell’iniziativa, vi sia una competizione tra le fibre “di sintesi” e quelle esistenti in natura. La storia e l’esperienza, però, dimostrano che i prodotti tessili in fibre chimiche hanno successo se evitano di copiare e sostituire quelli che, per tradizione e con gradimento del consumatore, sono realizzati in fibre naturali. La motivazione della crescita delle fibre man made risiede nella capacità di migliorarsi e di innovare che esse hanno dimostrato, consentendo di realizzare prodotti del tutto diversi, per qualità estetiche e performance d’uso, che vanno ben oltre l’imitazione dei manufatti tessili tradizionali. Più che parlare di competizione, occorre sottolineare che il vero motore dello sviluppo di certe
terminato negli usi tecnici, settore che registra ancora incrementi significativi anche in Europa: dai nontessuti per diversi utilizzi ai prodotti medicali, dai rivestimenti dei mezzi di trasporto all’edilizia, dal geotessile alla filtrazione.
fibre anziché di altre è la necessità di soddisfare la domanda crescente dell’industria mondiale, determinata dall’aumentare della popolazione e dall’ingresso del tessile in nuovi settori d’impiego. Spesso, per contro, non si ricorda che la ricerca ha messo a punto manufatti in fibre man made con prestazioni non disponibili in natura, che offrono soluzioni determinanti per una migliore qualità della vita. Analizzando i consumi di materie prime tessili, non si deve considerare solo l’abbigliamento, ove le man made sono usate in prevalenza con finalità “funzionali”, mirate a specifiche performance richieste dal consumatore, dallo sportswear, l’activewear, all workwear fino al tessile d’arredamento. Non va dimenticato infine lo sviluppo che i prodotti di sintesi hanno de-
al 2020 (vedi grafico Tecnon OrbiChem) evidenziano la cresci-
furnishing textiles. Mention ought to be made also of the development that man made textile products have determined in technical uses, a sector where textiles still post significant increases also in Europe: from nonwovens for various end use to medical products, from coverings for the automotive sector to building, from geotextiles to filtration. Let’s give the floor to facts and figures The “pie” scheme portrays the fibre consumption in 2007 and reminds us that the fibre most largely employed worldwide is polyester (43% of consumption), followed by cotton (32%), by olefin fibres (10%) and by nylon (6%). Tail enders are
Facciamo parlare i fatti e i numeri Il grafico a “torta” fotografa i consumi di fibre nel 2007 e ci ricorda che, a livello mondo, quella più usata è il poliestere (43% dei consumi), seguito dal cotone (32%), dalle fibre olefiniche (10%) e dal nylon (6%). Fanalini di coda l’acrilico (4%), le fibre artificiali o cellulosiche (3%) e la lana (2%). Le altre fibre vegetali e animali pregiate (compresa la seta) hanno dimensioni così ridotte che la loro “fettina” sarebbe invisibile nella rappresentazione grafica. Questo è lo stato di fatto, ma le dinamiche di sviluppo sono differenti: il poliestere è cresciuto di oltre l’11% sul 2006, le artificiali del 16,4%, mentre negativi sono i trend di cotone, lana e acrilico (-3,9%, -2,7% e -4,3%). Le proiezioni
Consumo mondiale di fibre 2007 Global fibre consumption 2007
Fonte/source: CMAI Europe
acrylics (4%), artificial or cellulosic fibres (3%) and wool (2%). The other valuable vegetable and animal fibres (including silk) have proportions so small that their “share” would be invisible in the graph. This is a fact, but the development dynamics is different: polyester has shot up 11% over 2006, artificial fibres 16.4%, whereas trends are negative for cotton, wool and acrylics (–3.9%, –2.7% and –4.3%). Projections through 2020 (see graph Tecnon OrbiChem) point to a growth of polyester alone and a stability or decline of all the other fibres. The study of time series, expressed in quantity, confirm this trend. Wool has been at a standstill for 25 years, on average around 1.5 million tons/year, while in the same period cotton has climbed from about
14 to over 25 million tons/year, and remain stable, at times with sudden variations. Some words should be spent about cotton: from the study of the figures, it clearly emerges that the only conjecturable competition can but be that between cotton and polyester. The data presented by Tecnon OrbiChem at the PET DAY 2008 (see box on these pages) emphasize however that the fibre “interechangeability” is neither easy (due to technical reasons) nor frequent (as it takes place when definite conditions occur). Only the shortage of supplies and the rapid price increases can lead to the change. This has recently happened because of the scarcity of cellulosic fibres and of the high prices of acrylics, which favoured the use of selezione tessile dicembre 2008
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le Fibre fibres
Pet day 2008 Produzione mondiale di fibre 1985-2020 World fibre production 1985-2020
approvvigionamenti e i rapidi aumenti di prezzo possono indurre al cambiamento: ciò è avvenuto recentemente per la penuria di fibre di natura cellulosica e per gli alti prezzi dell’acrilico, che hanno favorito l’uso del poliestere al loro posto. Il fenomeno è particolarmente significativo in Cina, grande produttore e consumatore delle due fibre principali, ed è strettamente legato al differenziale di prezzo, si calcola che quando questo scende sotto i 2000 Rnb/ton la sostituzione diventa economicamente attraente. Con i prezzi del cotone in discesa, e quelli del poliestere in salita per il caro petrolio, la soglia si è recentemente avvicinata. Nei nontessuti, invece, ove la fibra usata è molto specialistica, la sostituzione è più difficile.
Pensiamo ad altre competizioni… ta del solo poliestere e una stabilità – o talvolta un lieve calo – di tutte le altre fibre. L’esame delle serie storiche, espresse in ter-
Il cotone dà lavoro nel mondo a molti milioni di persone ed è in mano alle “superpotenze mondiali”. Domina la Cina (32,5 milioni di balle), non solo come produttore (28%), ma anche come consumatore (16 milioni di balle importate). L’India, nel
mini quantitativi, confermano questo trend. La lana è ferma da 25 anni, mediamente intorno a 1,5 milioni di ton/anno, mentre il cotone, nello stesso periodo, dopo essere passato da circa 14 a oltre 25 milioni di ton/anno, con variazioni talvolta repentine, è anch’esso stabile da alcuni anni. Sui fenomeni legati al cotone si deve spendere qualche parola: risulta evidente infatti, dall’esame delle cifre, che l’unica “competition” ipotizzabile può essere quella tra il cotone e il poliestere. I dati presentati da Tecnon Orbichem al Pet Day 2008 sottolineano però che la “intercambiabilità” tra le fibre non è né facile (per motivi tecnici), né frequente (perché si realizza al verificarsi di precise condizioni). Solo la scarsità negli
2007, risulta aver scavalcato gli Usa (23 milioni di balle contro 17,3). Pur essendo il consumo interno notevolmente calato, gli Usa non hanno diminuito la produzione e sono il primo esportatore (41% del totale), seguiti da Uzbekistan, India, Brasile e Australia. Vi sono poi alcuni Paesi africani (Benin, Burkina Faso, Ciad, Mali) per la cui economia il cotone riveste una importanza fondamentale, ma che soffrono di un’altra concorrenza. Per comprendere il problema si deve far cenno al complesso e dibattuto discorso dei sussidi alla produzione, storicamente garantiti dal governo agli agricoltori americani, consentendo loro di vendere all’estero il cotone a basso prezzo. Dal mo-
Fonte/source: Tecnon OrbiChem
polyester instead of them. The phenomenon is especially significant in China, a big producer and consumer of the two main fibres, and is closely connected with the price differential. It is estimated that when this falls below 2000 Rnb/ ton, the replacement becomes economically attractive. With the decline of cotton prices, and with those of polyester on the rise owing to the high oil cost, the threshold has recently got close again. Conversely in nonwovens, where the fibre employed is very often a speciality, the replacement is more difficult. Let’s think of other competitions… In the world, cotton employs several million persons, and is in the hands of the “world tessile 32 selezione dicembre 2008
superpowers”. China is dominant (32.5 million bales) not only as a producer (28%), but also as a consumer (16 million bales imported). In 2007, it appears that India has got ahead of the Usa (23 million bales compared to 17.3). Even though domestic consumption has considerably declined, the Usa have not decreased production and are the largest exporters (41% of the total), followed by Uzbekistan, India, Brazil and Australia. There are then some African countries (Benin, Burkina Faso, Ciad, Mali…) for which the cotton economy has a fundamental importance, but they suffer from another competition. In order to understand the problem, mention should be made of the complex question of the production subsidies, historically assured by the government to the
American farmers, enabling them to sell abroad cotton at low price. Since the United States are the major exporter, the subsidies lower the revenues for all producers, and thus heavily damage developing countries. The American incentives have been denounced by the cotton growers of Central Africa and Brazil, who, within the WTO, opposed the American subsidies, the jury has then prescribed their stoppage. After the verdict, the United States have eliminated some export credit guarantees and aids for purchase of cotton produced in the Usa. But the claimants asserted that the subsidies to the American growers were continuing to depress the world price of the product, and the Court intervened again. In spite of this, the Farm Bill passed
Global Service International e il Pet Day 2008 mento che gli Stati Uniti ne sono il principale esportatore, i sussidi abbassano i ricavi per tutti i produttori, danneggiando pesantemente i Paesi in via di sviluppo. Gli incentivi americani a questo tipo di coltura sono stati denunciati dai produttori di cotone dell’Africa centrale e del Brasile, che si sono opposti ai sussidi statunitensi in seno al WTO che gli ha dato ragione. Dopo il verdetto, gli Stati Uniti hanno eliminato alcune garanzie di credito all’esportazione e le sovvenzioni sull’acquisto di cotone prodotto negli Usa. I ricorrenti hanno però sostenuto che i sussidi agli agricoltori americani continuavano a deprimere il prezzo mondiale del prodotto e la corte è di nuovo intervenuta. Nonostante ciò, la Farm Bill approvata dalla Camera americana nel 2007, include ancora i sussidi per il cotone, in violazione delle norme del WTO. Ma la triste storia dei produttori di cotone dei Paesi in via di sviluppo non finisce qui perché è resa drammatica anche dall’impatto ambientale delle colture. Pur rappresentando solo il 3% delle superfici coltivate della terra, il cotone richiede l’uso del 25% di tutti i pesticidi impiegati nell’agricoltura mondiale, dal costo stimato in 2 miliardi di dollari, che vanno in tasca alle grandi multinazionali. La World Health Organization (WHO) e la International Labor Organisation (ILO) stimano da 3 a 5 milioni all’anno i casi di avvelenamento causati da pesticidi tra i coltivatori, con 20–40.000 decessi. A questo quadro preoccupante non aggiungiamo altro: la strada del cotone organico è promettente ma ancora lunga, e, alla luce dei dati e dei fatti, ci pare che Fao e Onu potrebbero adottare un approccio più risolutivo dei problemi reali, anziché occuparsi, come sembra, della presunta competizione tra naturale e sintetico.
by the American Chamber in 2007, still include subsidies to cotton, thereby infringing the WTO regulations. But the sad story of the cotton growers of developing countries does not end here because, besides being affected by unfair competition, it has become dramatic also due to the environmental impact. Even if it accounts only for 3% of the world’s tilled surfaces, cotton requires the use of 25% of all pesticides employed in the world agriculture, with an estimated cost of 2 billion dollars that are pocketed by the big multinational companies. The World Health Organization (WHO) and the International Labour Organisation (ILO) estimate pesticide poisonings among growers to be from 3 to 5 million a year, with 20 – 40,000 deaths. We don’t add anything else to this worrying picture. The road of organic cotton is promising but still long and, in the light of data and facts, we feel that FAO and UNO could adopt a more decisive approach to the real problems, instead of being interested, as it appears, in the supposed competition between natural and manmade fibres.
Global Service International ha la missione di fornire ai propri clienti un accesso diretto e continuativo alle migliori e più competitive fonti di materie prime in Asia e nel resto del mondo, è attiva nel settore dei derivati petrolchimici, dei polimeri e delle fibre sintetiche. In 15 anni di attività, dal 1993 a oggi, ha saputo fornire una continuità nella disponibilità di prodotto ai maggiori utilizzatori europei di materie prime per il packaging e per il tessile. L’esperienza e le conoscenze del fondatore Francesco Zanchi, già amministratore delegato di Enichem Fibre e presidente di Inca International, è stata determinante per riunire al Pet Day 2008 20 esperti di primo livello nel mondo delle plastiche e delle fibre. Alla presenza di 180 invitati, provenienti da 30 Paesi, sono stati approfonditi gli aspetti più rilevanti e attuali del mercato, dall’innovazione nelle materie prime alla sostenibilità e riciclo, dalla inter-material competition di plastiche e fibre all’impatto del Reach sul commercio di questi prodotti. L’analisi delle nuove regole ha evidenziato il rischio di una pesante ricaduta negativa sulla dinamica degli approvvigionamenti, per vari aspetti inutilmente complicati e di scarsa tutela per il consumatore, contro cui gli interessati sono stati invitati a reagire.
Global Service International and Pet Day 2008 The mission of Global Service International is to offer its customers a direct and ongoing access to the best and competitive sources of raw materials in Asia and in the rests of the world. GSI Int.l operates in the sector of petrochemical derivatives, of polymers and of synthetic fibres. In 15 years of activity, from 1993 up to this day, it succeeded in ensuring uninterruptedly product availability to the major European users of raw materials for packaging and textiles. The experience and know-how of its founder Francesco Zanchi, former managing director of Enichem Fibre and president of Inca International, was decisive in gathering together, at the Pet Day 2008, first-class experts in the world of plastics and fibres. Before 180 guests, coming from 30 nations, the most important and topical aspects of the market were investigated: from innovation in raw materials to sustainability and recycling, from intermaterial competition of plastics and fibres to the Reach impact on the trade of these products. The analysis of the new rules has highlighted the risk of a heavy negative repercussion on the dynamics of supplies, that for various aspects are uselessly complicated and offer little protection to the consumer; and people interested were invited to react to them. selezione tessile dicembre 2008
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LE IMPRESE COMPANIES di Giorgio Belletti
Inversione di tendenza? hi ha vissuto per quasi quarant’anni tra le fibre chimiche Made in Italy, come è capitato in sorte a chi scrive, può ben dire di aver partecipato a uno dei più lunghi e travagliati fenomeni di evoluzione che un comparto industriale abbia mai registrato. Negli ultimi decenni, infatti, le fusioni tra aziende, le chiusure di impianti, i continui e talvolta dolorosi processi di razionalizzazione si sono succeduti con frequenza, mentre i principali indicatori economici sono stati spesso preceduti dal segno meno, anche sotto la pressione della crescente competizione globale. Da queste pagine, abbiamo puntualmente aggiornato i nostri lettori sullo stato di salute del comparto, avendo però talvolta l’impressione di aver scattato – per così dire – una foto «mossa», perché in questo settore le bocce sembrano non fermarsi mai. Ciò, naturalmente, può essere interpretato anche in positivo, se si vuol leggere questa continua evoluzione come espressione di dinamismo, di capacità imprenditoriale e di
C
REVERSAL OF A TREND? Assofibre changes its name, production is perking up again, companies enter into international alliances; something seems to be positively moving in the man-made fibre world… Those who have spent almost forty years in the Made in Italy man-made fibre area, as it happened to the author, may well say that they have witnessed one of the longest and troubled evolution periods that an industrial segment has ever gone through. In point TESSILE 34 SELEZIONE APRILE 2007
Assofibre cambia nome, in Italia la produzione è tornata a crescere, le aziende stringono nuove alleanze di respiro internazionale: qualcosa sembra muoversi in positivo, nel mondo delle fibre man made… spinta innovativa, in grado di far superare comunque alle aziende, tra molti sacrifici e alcuni successi, anche le congiunture più difficili, soprattutto grazie alla qualità dei prodotti speciali e di nicchia. Tutto questo, pur operando in un contesto nazionale e internazionale penalizzante, che ha contribuito a determinare ripercussioni negative sul fronte delle nostre quote di mercato. È quindi con soddisfazione che, fin dal titolo, diamo evidenza alla notizia, diffusa da Assofibre, secondo cui l’anno trascorso ha segnato una inversione di tendenza (il punto interrogativo è suggerito da opportuna cautela). Il 2006 ha regi-
of fact, over the past few decades, company mergers, shutdowns of plants, continuous and sometimes painful rationalization processes followed a short intervals, while the main economic indicators were often preceded by the minus sign, also under the pressure of the growing global competition. On these pages we have punctually brought our readers up to date of the sector’s state of health; yet at times we had the impression of having taken – so to say – a blurred photo, as in this sector the situation never seems to make a pause. Of course, this can be interpreted also in a positive way, if one looks at this continuous evolution as an expression of dynamism,
entrepreneurial capability and innovative thrust, that enables anyway the companies to weather, with many sacrifices and some success, even the most difficult economic situations, especially thanks to the quality of specialty and niche products. All this while operating in a penalizing national and international context, that has contributed to cause negative repercussions on our market shares. It is therefore much to our satisfaction that, starting from the title, we laid stress on the news, released by Assofibre, according to which the year just ended has marked a reversal of trend (the question mark
strato, infatti, un parziale recupero per l’industria italiana delle fibre chimiche, la cui produzione, trainata dalle esportazioni, è aumentata del 4% circa. Ma le novità non finiscono qui: la stessa Assofibre, Associazione Nazionale Fibre Artificiali e Sintetiche, che fa parte di Federchimica, ha adottato la nuova denominazione di Assofibre Cirfs Italia, formalizzando così le forti connessioni con il Cirfs, l’associazione europea dei produttori di fibre man made. Questa decisione, deliberata dall’assemblea straordinaria del primo dicembre 2006, sottolinea con efficacia un altro processo evolutivo molto importante, che ha caratterizzato
is suggested by an advisable caution). In fact, the year 2006 has recorded a partial recovery of the Italian man-made fibre industry, whose production, prodded by the upward tugging exports, went up about 4%. But novelties do not end here: Assofibre itself, the Italian Man-Made Fibre Association, which is part of Federchimica, had adopted the new name of Assofibre Cirfs Italia, thereby formalizing the strong connections with Cirfs, the European Man-Made-Fibre Producers Association. This decision, approved by the extraordinary meeting held on the 1st December 2006, effectively underscores another very important evolutionary process,
l’industria italiana delle fibre negli ultimi anni: l’accentuata internazionalizzazione. «Il cambio di denominazione vuole essere il riconoscimento formale della tradizionale e intensa interazione con la nostra associazione europea, ma anche un rinnovato stimolo a trovare nuove sinergie e realizzare progetti comuni, dotati della necessaria massa critica, per offrire un concreto e sempre migliore supporto all’industria italiana delle fibre – afferma Paolo Piana, presidente di Assofibre Cirfs Italia, spiegando le ragioni del cambio di nome dell’Associazione –. Il contesto permane difficile e ancora instabile, ma lo scenario econo-
which has hallmarked the Italian fibre industry in the past few years: the strong internationalization. «The name change intends to be the formal recognition of the traditional and strong interaction with our European Association, but also a renewed stimulus to find new synergies and to accomplish common projects having the necessary critical mass, in order to provide a concrete and ever better support to the Italian fibre industry», Paolo Piana, chairman of Assofibre Cirfs Italia says, explaining the reasons for the change of the Association’s name. And Piana remarks: «The situation remains
difficult and still unstable, but the economic and trend scenario is in favour of an acceleration of the business repositioning on the most driving sectors. For the year 2007, the challenge is that of continuing the internationalization and the agreements among companies and, at corporate level, of focusing on research and innovation, the only way out to fight back the non-European competition which, in spite of everything, it not yet in a position to compete with the quality and performance assured by European products of the highest level». However, the cautious optimism that has spread in the past few months does not SELEZIONE TESSILE APRILE 2007
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LE IMPRESE COMPANIES
mico e congiunturale è favorevole per un’accelerazione del riposizionamento dei business sui settori più trainanti. La sfida per il 2007 è quella di proseguire la strada dell’internazionalizzazione e degli accordi tra imprese, puntando poi, a livello aziendale, sulla ricerca e l’innovazione, unica via di uscita per contrastare la concorrenza extra-europea che, nonostante tutto, non è ancora in grado di competere con la qualità e le prestazioni garantite dalle produzioni europee di più alto livello» sottolinea Piana. Il cauto ottimismo che circola negli ultimi mesi non modifica però il quadro generale di un settore che – malgrado i cambiamenti già intervenuti negli anni scorsi, cui facevamo cenno all’inizio – ancora evidenzia complessi problemi strutturali e vede alcune storiche aziende, in grave sofferenza, rischiare nuove chiusure di impianti. L’industria italiana subisce, infatti, un’accesa concorrenza dei Paesi extra Unione Europea, ed è penalizzata da un mercato a valle, quello del tessile/abbigliamento europeo, fortemente ridimensionato e sempre
change the general picture of a sector which – notwithstanding the changes occurred in past years, as mentioned at the beginning – still shows complex structural problems, and numbers some historical concerns that are in great distress and that risk new shutdowns of plants. Actually, the Italian industry is subjected to a fierce competition from countries outside the European Union, and is penalized by a downstream market (that of textiles and clothing), that is strongly rescaled and more and more filled with imports. Moreover, the situation is decidedly critical on the cost front, in particular as regards raw materials and energy which TESSILE 36 SELEZIONE APRILE 2007
più saturato dalle importazioni. La situazione poi è decisamente critica sul fronte dei costi, in particolare per le materie prime e l’energia, che rappresenta dal 15 al 20% del valore aggiunto. È questa una componente dei costi che le aziende italiane pagano con un prezzo superiore dal 30 al 50% rispetto alla media europea. In tale contesto, data l’altissima esposizione al commercio internazionale che caratterizza tutto il settore, la competitività delle fibre italiane non può che risultare fortemente penalizzata. Va anche ricordato come lo scenario economico e congiunturale del settore sia differente a seconda dei diversi utilizzi delle fibre. La situazione si è aggravata nel tessile/abbigliamento di base più tradizionale, mentre hanno migliori prospettive i prodotti speciali, mirati ai cosiddetti «tessili tecnici», destinati ad applicazioni industriali e sanitarie (edilizia, trasporti, settore igienico e medicale…) o impiegati in prodotti tessili hi performance, quali l’abbigliamento per lo sport attivo e per la sicurezza, che impongono caratteristiche qualitative certificate. Tuttavia, malgrado le permanenti criticità, contrastare la concorrenza e recuperare quote di mercato sono obiettivi conseguibili, a condizione che il settore sia sostenuto da una adeguata politica industriale, che permetta alle imprese di riguadagnare competitività, Secondo Paolo Piana, Presidente di Assofibre Cirfs Italia, l’innovazione nella filiera del Tessile/Abbigliamento non può venire che dal mondo delle fibre According to Paolo Piana, chairman of Assofibre Cirfs Italia, the innovation of the textile-clothing industry can but come from the fibre world
represents 15% – 20% of the value added. This is a cost component that Italian firms pay at a prices that is from 30% to 50% higher compared to the European average. In this context, given the very high exposure to the international trade, that characterizes the entire sector, the competitiveness of Italian fibres can but be strongly penalized. It should also be pointed out that the sector’s economic and trend scenario differs according to the different fibre end-uses. The situation has worsened in the most traditional basic textile-clothing segment, while better prospects exist for specialty products, geared to the so-called «technical textiles», destined
to industrial and healthcare applications (building industry, transports, hygiene and medical sector…) or used in highperformance textile products, such as active sportswear and safety apparel, which call for certified qualitative characteristics. Yet, in spite of the permanent criticalities, it is possible to oppose competition and recover market shares, provided the sector is supported by an appropriate industrial policy enabling businesses to recover competitiveness, aiding them in the transition towards new industrial set-ups also through international alliances. As a matter of fact, the real driving force for fibre production
accompagnandole nella transizione verso nuovi assetti industriali, anche attraverso alleanze di respiro internazionale. Il vero traino alla produzione di fibre viene infatti dall’export che, per quanto riguarda l’Italia, è cresciuto del 4% in quantità e del 9% in valore (vedi il grafico a lato). I tassi di crescita maggiori si sono registrati nelle vendite in America Latina (Messico e Colombia), in Medioriente (Israele e Siria), in Europa centroorientale (Bulgaria e Slovenia) e in alcuni Paesi asiatici quali Bangladesh e Malaysia. Le imprese (vedi i dettagli nel box di pagina 38) stanno quindi puntando sempre più sulla vivacità dei mercati dei Paesi emergenti, e questo non solo attraverso le esportazioni, ma anche con varie operazioni di internazionalizzazione produttiva, iniziative che riescono a compensare le sempre più deludenti performance sui mercati domestici. La Cina (per esempio con la joint venture nell’acrilico tra Montefibre e Jilin Quifeng), la Turchia (con il nuovo impianto di Santerama) e la Russia sono le principali destinazioni degli investimenti esteri delle imprese italiane, che si avvicinano così ai mercati più appetibili e, contemporaneamente, ai Paesi dove i costi di produzione permettono di meglio competere sul mercato globale.
comes from exports which, as regards Italy, have climbed 4% in quantity and 9% in value (see graph above). The highest growth rates were recorded in the sales to Latin America (Mexico and Colombia), in Middle East (Israel and Syria), in Central-Eastern Europe (Bulgaria and Slovenia), and in some Asian countries such as Bangladesh and Malaysia. Companies (see details in the box devoted to some firms) are therefore increasingly directing their efforts to the liveliness of the markets of the emerging countries, not only through exports, but also through operations of production internationalization,
Il 2006 ha registrato un parziale recupero per l’industria italiana delle fibre chimiche, la cui produzione, trainata dalle esportazioni, è aumentata del 4% circa in quantità, dopo anni di risultati negativi. È importante notare come l’export, espresso in valore, sia invece cresciuto di ben il 9%, a conferma del fatto che sono i prodotti di più alto livello qualitativo a determinare il successo delle nostre fibre sul mercato internazionale The year 2006 has posted a partial recovery for the Italian man-made fibre industry, whose production, dragged upwards by exports, has climbed nearly 4% in quantity, after years of negative results. It is important to mention that exports, expressed in value, have shot up by 9%, in confirmation of the fact that products of the highest qualitative levels are those that determinate the success of our fibres on the international market
initiatives that succeed in compensating the increasingly disappointing performance on domestic marketplaces. China (for example with the joint-venture between Montefibre and Jilin Quifeng in acrylics), Turkey (with the new Sinterama plant), and Russia are the main destinations of foreign investments by Italian concerns which, in this way, get closer to the most attractive markets and, at the same time, to the nations where production costs allow to better compete on the global market. But the strategies for the recovery of dynamism and market shares are not confined to production investments
in emerging countries. This is the direction taken by the very recent agreement between Montefibre and the Spanish La Seda, with the aim to pursue, through a new company, the activity integration in polyester fibres, thereby gaining efficiency and competitiveness. In this general framework, unfortunately still featuring light and shade, Assofibre Cirfs Italia has asked for the opening of a sectorial Table with the Ministry for the Economic Development, in order to identify support initiatives for the sector. The chaiman Piana points out that «during the past year, mills ave succeeded in improving production results, despite decidedly unfavourable operating SELEZIONE TESSILE APRILE 2007
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Tris d’assi Ma le strategie per il recupero di dinamismo e di quote di mercato non si limitano agli investimenti produttivi in Paesi emergenti. Va in questa direzione il recentissimo accordo tra Montefibre e la spagnola La Seda, per perseguire, attraverso una nuova società, l’integrazione delle attività nella fibra poliestere, guadagnando in efficienza e competitività.. In questo quadro generale, purtroppo ancora fatto di luci e ombre, Assofibre Cirfs Italia ha inoltre chiesto l’apertura di un tavolo settoriale presso il ministero dello Sviluppo Economico, per individuare opportune iniziative di sostegno al comparto. «Nel corso dell’ultimo anno le aziende sono riuscite a migliorare i risultati produttivi, nonostante condizioni operative decisamente sfavorevoli, in particolare a causa degli attuali costi energetici – sottolinea il Presidente Piana –. Per questo motivo è di fondamentale importanza che l’industria delle fibre figuri come settore “sensibile” al tema dell’energia, in previsione di opportune iniziative di supporto ai settori più colpiti». Il sostegno potrà avvenire anche attraverso i «Progetti di Innovazione Industriale» previsti da «Industria 2015» del ministro Bersani, rispetto ai quali Assofibre Cirfs Italia sta definendo con le imprese una specifica idea progettuale. «L’innovazione nella filiera del tessile-abbigliamento non può che venire dal mondo delle fibre» ama ripetere Paolo Piana, che conclude ricordando come «la presenza di un’industria nazionale di fibre in grado di fornire prodotti innovativi, performanti e competitivi rappresenta la condizione indispensabile per mantenere in Italia un’importante base produttiva dell’industria a valle».
conditions, in particular because of the current energy costs. For this reason it is of fundamental importance that the fibre industry should be regarded as a sector “susceptible” to the energy theme, in anticipation of proper support initiatives in favour of the sectors most hit». The support can be provided also through the «Industrial Innovation Projects» contemplated by «Industria 2015» by the Minister Bersani; in this regard, Assofibre Cirfs Italia, together with the companies, is mapping out a specific project idea. As Paolo Piana likes to repeat «innovation in the textile-clothing industry can but come from the fibre world. The presence of a national fibre industry capable of providing innovative, performing and competitive products represents the essential condition to maintain Italy as an important production basis of the downstream industry».
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Matrimonio spagnolo per il poliestere Montefibre Dopo aver rafforzato il settore dell’acrilico con la joint-venture cinese, Montefibre ha avviato a soluzione anche la crisi in cui versava da qualche anno il proprio business nel poliestere. Il consiglio di amministrazione ha infatti approvato la proposta del gruppo La Seda de Barcelona per l’integrazione industriale delle rispettive attività nelle fibre poliestere. L’impianto di Acerra, in provincia di Napoli, con i suoi 180 addetti (di cui 40 operativi e i rimanenti in cassa integrazione) e quello del partner spagnolo saranno conferiti a una holding, denominata Fibras Europeas de Polyester, partecipata da Montefibre al 40%, da La Seda per il 19% e dalla società messicana Evertis SA per il 41%. Inoltre, Montefibre concede in affitto il ramo d’azienda «fibra poliestere da materiali di riciclo», prodotta con gli impianti «short spinning», con opzione di acquisto entro un triennio. Il piano di Montefibre interessa anche la partecipata Simpe, il cui socio di maggioranza è Sviluppo Italia. È inoltre previsto un progetto di riconversione industriale, che porterà i partner a concentrarsi sul PET «bottle grade» invece che sul polimero per usi tessili. La maggioranza di Simpe sarà acquisita da La Seda de Barcelona, attraverso la sottoscrizione di un aumento di capitale per circa 21 milioni di euro. Sullo sfondo di questa operazione, dai contorni finanziari e industriali
THREE ACES Spanish marriage for Montefibre’s polyester Having reinforced the acrylic sector with the Chinese venture, Montefibre is about to solve also the crisis that, for some years, has hit its polyester business. Actually, the board of directors has approved the proposal, made by the Group La Seda de Barcelona, for the industrial integration of the respective polyester fibre activities. The Acerra (Naples) plant, with its 180 employees (40 are still working and the remaining ones are receiving redundancy payment) and the factory of the Spanish partner shall be assigned to a Holding, named Fibras Europeas de Polyester, in which Monntefibre has a participation of 40%, La Seda of 19% and the Mexican Evertis SA of 41%. In addition, Montefibre lets out its branch «polyester fibre from recycled materials», produced by the «short spinning» plants, with a call option within a three-year period. Montefibre’s plan involves also Simpe, whose majority shareholder is Sviluppo Italia. A project of industrial reorganization is also envisaged, which will lead the partners to concentrate on the «bottle grade» PET, instead of on the polymer for textile uses. The controlling interest in Simpe shall be acquired by La Seda de Barcelona through the subscription to a capital increase of about 21 million Euros. The background of this operation, with a rather complex financial and industrial profile, seemingly
alquanto complessi, pare trasparire la scelta strategica, da parte di entrambe le società, di uscire dal tribolato settore della fibra poliestere, per concentrarsi sul polimero PET per food packaging, ritenuto più redditizio. Radici: investimenti per 50 milioni e ricavi in crescita Il fatturato del Gruppo Radici ha raggiunto nel 2006 la cifra di 1.142 milioni di euro, con un aumento di quasi il 5% rispetto il 2005. Le fibre hanno contribuito ai ricavi globali per poco più del 50%, il 27,1% deriva dalla chimica, l’11,1% dalle materie plastiche, il 6,7% dall’energia e il 4,6% dal tessile. Questo mix sembra tuttavia destinato a cambiare. «La strategia di fondo, in una prospettiva di medio-lungo periodo – ha affermato il presidente Angelo Radici – è focalizzarsi sempre più sulla filiera del poliammide, anche nelle sue applicazioni non tessili. L’obbiettivo al 2010 è portare il fatturato di chimica e plastica oltre il 50% del totale del gruppo, ma resterà importante anche la fibra poliammidica, perché le sinergie ci sono se restiamo presenti su tutta la filiera». Un intento che sembra confermare la tendenza, già vista prima, di contenere – se non ridimensionare – il peso del business nelle fibre e nei polimeri «fibre grade», a vantaggio di quelli impiegati nelle materie plastiche. Il Gruppo Radici può contare su 48 unità produttive e commerciali sparse nel mondo, in cui operano circa 4.900 dipendenti, e ha già conseguito una accentuata dimensione internazionale, che è tuttora in sviluppo. Infatti sono pianificati, nel 2007, investimenti
reveals the strategic choice, by both firms, to get out of the tormented sector of the polyester fibre, and to concentrate on the PET polymer for food packaging, that is considered more profitable. Radici: 50 millions of investments and rising profit In 2006, the turnover of the Radici Group has reached 1,142 million Euros, with an increase of nearly 5% over 2005. Fibres contributed to the global earnings to the extent of just over 50%, while 27.1% stems from chemistry, 11.1% from plastic materials, 6.7% from energy and 4.6% from textiles. This mix is however bound to change. As the Group’s president, Angelo Radici, stated: «The underlying strategy for middle-long term prospects is that of increasingly focusing on the polyamide segment, also for non-textile applications. Our target up to the year 2010 is to raise the turnover of chemistry and plastics to over 50% of the Group’s total, but also the polyamide fibre will remain important, as the synergies exist if we are present in the entire line». A goal that seemingly confirms the trend, already previously noticed, to curb – if not to rescale – the business weight in fibres and fibre grade polymers, in favour of those used in plastic materials. The Radici Group can rely on 48 production and commercial units the world over, which employ about 4900 people, and has already grown to a marked international size, that is still expanding. Actually, in 2007, investments of 50 million Euros are planned, which will
per 50 milioni di euro, che daranno vita a nuovi avviamenti in Romania, Germania e Cina, mentre una partnership è in corso di realizzazione in India. Sinterama: filati e colori da tessere nel mondo Il Gruppo Sinterama, nato a Biella nel 1968, è oggi il leader europeo nei filati e fili continui di poliestere colorati, di cui produce ogni anno 30.000 tonnellate, in 400 tipi diversi. Gli impieghi vanno dall’arredamento all’automobile, dall’abbigliamento agli usi tecnici, e il fatturato totale è di 130 milioni di euro. Il Gruppo dispone di 8 stabilimenti, in cui operano 850 dipendenti, mentre 70 persone, tra commerciali e agenti, seguono più di 1.600 clienti in 40 Paesi del mondo. Quattro impianti sono in Italia, uno in Ungheria e uno in Francia. Fuori dall’UE, Sinterama possiede la più moderna unità industriale per il tinto in filo dell’America Latina, ubicata in Brasile, ad Alfenas Minas Gerais, con una capacità installata per tingere fino a 700 tonnellate al mese di filo poliestere. Ma il processo di crescita internazionale dell’azienda sta ancora proseguendo, con un impianto avviato in Turchia e uno in avanzata fase di progettazione in Cina. Sinterama investe rilevanti risorse per la ricerca e lo sviluppo di fili continui e filati innovativi, ponendo una particolare cura nel garantire le migliori condizioni di lavoro, il rispetto dell’ambiente e la protezione degli utilizzatori. L’automazione dei processi produttivi e il controllo in linea dei parametri di lavoro assicurano l’alta qualità del prodotto e la massima flessibilità del servizio.
contribute to set up new plants in Romania, Germany and China, while a partnership is about to be established in India. Sinterama: weaving yarns and colours in the world The Sinterama Group, founded in Biella in 1968, is the European leader in coloured polyester spun and filament yarns, whose production amounts to 30,000 tons yearly, in 400 different types. End-uses range from car interiors, from apparel, through to technical applications, and the total turnover is 130 million Euros. The Group has 8 mills with 850 employees, while 70 persons (between sales people and agents) take care of over 1600 customers in 40 countries worldwide. Four mills are in Italy, one in Hungary and one in France. Outside the European Union, Sinterama owns the most advanced industrial yarn dyed unit in Latin America, located in Brazil at Alfenas Minas Gerais, with an installed capacity for dyeing up to 700 tons/month of polyester filament yarn. But the international growth process of the company ist still going on, with a plant put on stream in Turkey and a factory in an advanced planning stage in China. Sinterama is investing considerable resources in the research and development of filament yarns and innovative spun yarns, taking special care of ensuring the best working conditions, environment protection and user safeguard. The automation of production processes and the online control of processing parameters make for high product quality, and the highest service flexibility. SELEZIONE TESSILE APRILE 2007
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LE INCHIESTE SURVEYS di Giorgio Belletti
Il convegno La Sezione “Lombardia Ovest” di AICTC ha organizzato in marzo, al Museo del Tessile di Busto Arsizio, un convegno sul tema “Prodotti tessili ed abbigliamento: reali opportunità di salvaguardia ed intervento nella lotta alla contraffazione”. Nella sua introduzione, il presidente di sezione, ing. Piero Sandroni, dopo aver sottolineato come l’argomento possa apparire in qualche modo inusuale, in relazione alle tematiche abitualmente affrontate da AICTC, ha ribadito la ferma convinzione che invece l’associazione possa e debba dare un contributo rilevante al contrasto del fenomeno. Gli operatori della nobilitazione, che AICTC rappresenta a livello nazionale, costituiscono infatti un momento fondamentale del processo produttivo, in grado di determinare l’aspetto, la mano, l’estetica e le performance del manufatto. È quindi importante, per i nobilitatori, trovare “il coraggio di schierarsi” contro il fenomeno della contraffazione e capirne i meccanismi, per dare un contributo alla soluzione del problema, sviluppando iniziative e tecnologie atte allo scopo, grazie all’intreccio tra le loro competenze e l’assunzione di precise responsabilità imprenditoriali. Il dott. Angelo Belloli, presidente della Camera di Commercio di Varese, ha quindi illustrato le iniziative intraprese a favore della diffusione di una “etica di mercato”, attraverso la trasparenza dell’indicazione di origine dei prodotti, i controlli diretti sul campo e la lotta alla contraffazione. Grazie alla collaborazione con il CentroCot di Busto Arsizio – che ha acquisito recentemente lo status di laboratorio ufficiale
TELLING TRUTH FROM FALSEHOOD Having the courage to take sides, feeling the duty of protecting oneself: very briefly said, these are the reasons that induced AICTC (The Italian Association of Textile and Coloristic Chemistry) to tackle, at a recent meeting, a complex and topical issue such as the counterfeiting of textiles and clothing
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Vero o Avere il coraggio di schierarsi, sentire il dovere di proteggersi: queste, in estrema sintesi, le motivazioni che hanno indotto AICTC (Associazione Italiana di Chimica Tessile e Coloristica) ad affrontare, in un recente convegno, un tema complesso e attuale come quello della contraffazione nel T/A
delle reti camerali nazionali – sono state realizzate indagini non solo sul fenomeno della contraffazione, ma anche sullo spesso concomitante mancato rispetto dei requisiti prestazionali ed ecologici dei prodotti tessili importati. Attraverso campionature effettuate presso la GDO, gli ambulanti e i negozi specializzati, sono state rilevate percentuali di prodotti non conformi ai requisiti imposti dalle vigenti leggi, che variano dal 61 all’84%, individuando anche manufatti tessili tinti con coloranti contenenti ammine aromati-
THE MEETING The “West Lombardy” Section of AICTC has organized in March, at the Textile Museum of Busto Arsizio, a meeting focused on the theme “Textile and clothing products: real safeguard opportunities and intervention in the fight against counterfeiting”. In his introduction, the Section’s President, Piero Sandroni, after pointing out how this subject may appear somehow unusual with regard to the themes habitually discussed by AICTC, reaffirmed his firm belief that, conversely, the Association can and must substantially contribute to contrast this pehnomenon. Finishers, whom AICTC
represents at national level, are in fact a fundamental step of the production process, capable of determining the article’s appearance, aesthetics and performance. It is therefore important that finishers should pluck up their courage “to take sides” against counterfeiting, endeavouring to understand its mechanisms, in order to contribute to the solution of the problem, developing initiatives and technologies fit for the purpose, thanks to the interlacement of their expertises and the assumption of definite entrepreneurial responsibilities. Dr. Angelo Belloli, president of the Chamber of Commerce of Varese, has then illustrated
falso? che (che sono potenzialmente cancerogene), in percentuali variabili dal 30 al 54% dei capi di importazione analizzati. La parola è passata quindi ai diversi relatori, i quali hanno approfondito – ciascuno in base alle proprie competenze ed esperienze – tutti gli aspetti tecnici, legali e normativi del fenomeno della contraffazione. Ezio Molinari, consulente tessile per i tribunali italiani e per la Guardia di Finanza, ha parlato di “aspetti tecnici nella contraffazione dei prodotti tessili”. L’avvocato Riccardo Castiglioni, da anni impegnato su questo fronte, ha trattato di “salvaguardia del marchio e interventi di tutela tecnica attuati dai titolari”. Il Capitano Ernesto Carile, Comandante della Guardia di Finanza di Busto Arsizio, ha parlato di “lotta alla contraffazione e procedure di intervento”. Infine l’avvocato Carlo Alberto Giovanetti, esperto di proprietà industriale e marchi, ha approfondito “l’esperienza della Società Italiana Brevetti nella salvaguardia della proprietà industriale e dei marchi”. Ne è risultata una massa imponente di informazioni e di
the initiatives undertaken to foster the spreading of “market ethics” , through the transparency of the indication of the product origin, the direct field controls and the fight against counterfeting. Thanks to the cooperation with the CentroCot of Busto Arsizio - which has been recently elevated to the status of official laboratory of the National Chambers Networks – surveys have been conducted not only of the counterfeiting phenomenon, but also of the often concomitant default of performance and ecological qualifications of imported textile products. Samplings carried out at largescale retail trade, street traders and
Piero Sandroni, presidente dell’AICTC, Associazione che conta in Italia circa 1200 aderenti, facenti capo a 5 aree zonali Piero Sandroni, president of AICTC, the Association that numbers in Italy about 1200 members, referring to five district areas
dati, che, per esigenze di brevità, non è possibile analizzare compiutamente, ma di cui cerchiamo di sintetizzare i punti essenziali nei capoversi che seguono, attingendo anche ad altre interessanti fonti.
Cosa si intende per contraffazione Per comprendere la portata del fenomeno “contraffazione” occorre anzitutto definire il significato del vocabolo che, ge-
specialist stores, have revealed percentages, ranging from 61% to 84%, of products that don’t comply with the essential requirements set by the laws in force; they also found textile goods dyed with dyestuffs containing aromatic amines (which are potentially carcinogenic) in percentages varying from 30 to 54% of the tested imported articles. The floor was then taken by various speakers who – on the basis of their individual skills and experiences – went into the technical, legal and normative aspects of the counterfeiting phenomenon. Ezio Molinari, textile consultant for the Italian law courts and the financial police, spoke of “Technical
aspects in the counterfeiting of textile products”. The solicitor Riccardo Castiglioni, who for years has battled on this front, dealt with the “Trademark safeguard and technical protection actions implemented by the owners”. Captain Ernesto Carile, C.O of the Financial Police of Busto Arsizio, talked about the “Fight against counterfeiting and intervention procedures”. Finally, Carlo Alberto Giovanetti, expert in patent rights and trademarks, closely examined “the expericence of the Società Italiana Brevetti in the protection of patent rights and trademarks”. What ensued is an impressive mass of information and data which, for the SELEZIONE TESSILE MAGGIO 2006
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neralmente, è utilizzato in tre principali accezioni: – nella prima, il termine sta a significare l’uso non autorizzato di un marchio registrato – nella seconda, la parola contraffazione è intesa come la copiatura intenzionale dell’aspetto esterno di un prodotto (e del relativo marchio, degli accessori o elementi caratterizzanti) – nella terza, sta a indicare tutti i comportamenti illeciti di copiatura del marchio o della forma del prodotto o del suo imballaggio, o, più in generale, di violazione di un diritto di proprietà industriale e intellettuale. Si può quindi affermare che la contraffazione si configura quando si riproduce pedissequamente un determinato marchio al fine di apporlo su un manufatto, che imita il prodotto originale, per creare confusione nei consumatori e indurli ad acquistare un bene che, altrimenti, difficilmente si porrebbe alla loro attenzione. La “confondibilità” è dunque un elemento qualificante della contraffazione, che, per configurarsi, necessita, da un punto di vista giuridico, anche della violazione di un diritto d’esclusiva. Circostanza questa che si verifica ogni qualvolta il pubblico possa confondere un marchio con un altro e credere che un prodotto provenga da una data azienda, in genere di grande prestigio, sebbene sia realizzato altrove e senza le garanzie di qualità assicurate dall’originale.
Contraffazione e libero mercato A proposito del rapporto esistente tra contraffazione e mercato, mette conto ricordare che un’economia imperniata
sake of brevity, we cannot fully analyze; however, we’ll try to summarize its essential points in the following paragraphs, deriving information also from other interesting sources. WHAT IS MEANT BY COUNTERFEITING In order to understand the importance of the “counterfeiting” phenomenon, it is first of all necessary to define the sense of the word which is generally employed in three main accepted meanings: – in the first, the term means the unauthorized usE of a registered trade mark – in the second, the word counterfeiting TESSILE 46 SELEZIONE MAGGIO 2006
sulle regole della libera concorrenza necessita, affinché tutti gli operatori abbiano eguali possibilità di trarne vantaggio, che tale concorrenza sia non solamente libera (free competition) ma anche leale (fair competition), cioè economicamente e socialmente valida. In un regime di “free and fair competition” ciascun soggetto economico potrà sfruttare pienamente il fattore strategico “innovazione” che, consistendo nell’applicazione e nello sviluppo in senso economico di un’invenzione o creazione industriale, conferisce alle imprese un vantaggio competitivo. Da qui la necessità di tutelare tale vantaggio per garantire un ritorno degli investimenti che ne hanno consentito il conseguimento, evitando che altri, senza sostenere alcuna spesa, possano godere analoghi benefici, semplicemente sfruttando l’innovazione altrui. Per un’efficace tutela occorre, perciò, azzerare i profitti di quello che, oramai, è un vero e proprio business mondiale. Tale fenomeno, sebbene non sia tipico dei nostri giorni in quanto il falso è sempre esistito (anche se in misura minore), negli ultimi anni ha raggiunto livelli impressionanti, che stanno stravolgendo le regole del libero mercato. I contraffattori, consci della attrattiva e della suggestione che esercita “la marca”, rafforzata dalle politiche pubblicitarie con cui le imprese “bombardano” il consumatore, hanno saputo abilmente sfruttarla a proprio vantaggio, facendo della consolidata tendenza collettiva per cui “l’apparire e l’ostentare sono più importanti dell’essere”, il proprio punto di forza. Tutto questo ha giustificato la creazione di un vero e proprio sistema industriale che, dal punto di vista organizzativo e tecnologico, non
means the intentional copycatting of the outer appearance of a product (and the relevant trademark, accessories or distinguishing elements) – in the third, it means all the illicit actions of copycatting of the brand or of the product form or of its packaging or, more in general, of violation of both patent rights and intellectual property. It can therefore be said that counterfeiting occurs when a certain brand is literally copied, in order to apply it to an article that imitates the original product, so as to create confusion in the consumers and induce them to buy goods that, otherwise, would
hardly attract their attention. Hence,“exchangeability” is a relevant element of counterfeiting which, to be considered as such requires, from a legal point of view, also the infringement of an exclusive right. This circumstance occurs every time that the public can mix up a brand with another, and believe that a product comes from a certain company, gnenerally of great prestige, even it is made elsewhere and without the quality assured by the original item. COUNTERFEITING AND FREE MARKET As to the relationship existing between
La contraffazione è la copiatura intenzionale non solo dell’aspetto esterno di un prodotto, ma anche del marchio, degli accessori e degli elementi caratterizzanti. Nel caso qui rappresentato, il marchio Polo by Ralph Lauren è riprodotto sull’etichetta, sul cartellino e sul caratteristico ricamo: il falso è la polo rossa e la differenza si nota in particolare nella mancanza di precisione del marchio ricamato Counterfeiting is the intentional copycatting not only of the outer appearance of a product, but also of brand, accessories and distinguishing elements. In the case shown here, the brand Polo by Ralph Lauren is reproduced on the label, on the tag and on the characteristic embroidery: the fake is the red polo shirt, and the difference is revelead in particular by the lack of precision of the embroidered brand
counterfeiting and market, it ought to be pointed out that an economy based on the rules of free competition requires - in order that all businessmen have equal possibilities of benefiting by it – that such a competition should be not only free, but also fair, that is to say economically and socially effective. In a system of “free and fair competition”, every economic subject can fully exploit the “innovation” strategic factor which, consisting in the application and in the development (in the economic sense) of an invention or industrial creation, lends to businesses a compettive edge. Hence the need to guard such an advantage to ensure
a return on the investments that have allowed to achieve it, avoiding that others, without bearing expenses, can enjoy similar benefits simply by exploiting other people’s innovation. To ensure an effective protection it is therefore necessary to zero the profits of what that, by now, has become a proper world business. Although it is not typical of the present days, in that fakes have always existed (even if to a lesser extent), over the past few years this phenomenon has reached staggering levels, which are distorting the rules of the free market. Conscious of the appeal and of the suggestion exerted by the “brand”, increased
by the advertising policies with which they “bombard” the consumer, the counterfeiters have succeeded in skilfully exploiting them to their own advantage, by turning into a strong point the well-established collective trend according to which “showing off and flaunting are more important than being”. All this has justified the creation of a real industrial system which from the organizational and technological viewpoint, does not much differ from that of large businesses, but for one important factor: the lack of the product originality. In parallel with the regular production methods, illicit channels have taken shape, SELEZIONE TESSILE MAGGIO 2006
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differisce di molto da quello delle grandi imprese, se non per un fattore importante: la mancanza di originalità del prodotto. Parallelamente alle regolari modalità di produzione, si sono sviluppati canali illeciti, tanto più difficili da scoprire quanto più occultati dietro la parvenza di legalità loro fornita proprio dalla regolarità del contesto produttivo generale in cui sono inseriti. Non è insolito, infatti, che l’unità produttiva che realizza il falso lavori, o abbia lavorato abitualmente, per l’impresa che subisce la falsificazione, sfruttando nel proprio interesse il know how raggiunto nell’esecuzione delle lavorazioni “legali”. Ci si trova di fronte a due realtà: una società che crea e produce il vero e un’altra società, che cammina parallelamente alla prima (e talvolta addirittura si trova al suo interno), producendo e vendendo il falso.
I numeri della contraffazione Le stime statistiche circa la rilevanza economica della contraffazione sono sempre induttive, e probabilmente spesso peccano per difetto. Le variabilità, anche notevoli, sono dovute a diverse metodologie di valorizzazione e a dati di partenza basati su indicatori diversi (sequestri operati, numero di addetti all’economia “sommersa”, merce circolante e merce prodotta importata ufficialmente, ecc...). Molto difficili da valutare sono anche i danni della contraffazione: alla sottrazione di legittime quote di mercato da parte delle vendite di merci contraffatte, vanno aggiunti i danni di immagine, nonché i mancati introiti fiscali, stimati pari ad oltre l’8% del gettito Irpef e al 21% del gettito Iva. Rilevanti
which are the more difficult to be discovered the more they are hidden behind the shadow of legality given them right by the regularity of the general production environment in which they operate. As a matter of fact, it is not unusual that the copycatting production unit is working, or has habitually worked, for the company that is experiencing the counterfeiting; it thus takes advantage of the know-how achieved while carrying out “legal” works. There are thus two businesses: one that creates and produces the genuine articles and the other which operates in parallel with the former (and sometimes TESSILE 48 SELEZIONE MAGGIO 2006
sono anche i costi sociali, dovuto al fatto che spesso la contraffazione, nelle sue forme più “industrializzate”, è un’attività posta in essere dalla malavita organizzata, che trova in esse fonti di finanziamento assai rilevanti e a basso rischio. La contraffazione ha inoltre, dal punto di vista della malavita, il vantaggio di essere considerata con indulgenza dall’opinione pubblica e, talvolta, anche dalla Magistratura stessa. I proventi della contraffazione sono poi reinvestiti in altre attività criminose assai più gravi, quali la droga, l’immigrazione clandestina, lo sfruttamento e, nei casi limite, il terrorismo internazionale. Si valuta che l’incremento mondiale della contraffazione di prodotti sia stato del 1.700% circa negli ultimi 10 anni. La quota di vendita delle merci contraffatte è stimata rappresentare dal 7% al 10% dell’intero commercio mondiale, pari ad oltre 450 miliardi di dollari (fonte OECD). Si passa dal 5% dell’industria degli orologi, al 6% dell’industria farmaceutica, al 10% della profumeria, al 20% del tessile/abbigliamento, al 25% dell’audio e video, al 35% del software. Di ben 270.000 unità è la stima dei posti di lavoro persi negli ultimi 10 anni a livello mondiale, a causa della contraffazione, di cui 125.000 nella sola Comunità Europea. Il 70% circa della produzione mondiale di contraffazioni proviene dal Sud-Est asiatico. La destinazione è per il 60% l’Unione Europea, per il 40% il resto del mondo. La Cina è di gran lunga al primo posto, seguita da Corea, Taiwan e altri paesi del Far East. Il restante 30% dei prodotti contraffatti è realizzato nel bacino del mediterraneo, con destinazione l’Unione Europea, gli Stati Uniti, l’Africa, l’Est Europeo.
it is even within it) and produces and sells fakes. COUNTERFEITING DATA The statistical estimates about the economic importance of counterfeiting are always inductive, and probably they often fall short of what is required. The variabilities, even considerable, are due to different valorization methods and to starting data based on different indicators (seizures made, number of employees in the “back” economy, circulating goods and officially imported goods, etc.). Also the damages caused by counterfeiting are very difficult to
be evaluated; to be added to the misappropriation - caused by the sales of counterfeited goods - of legitimate market shares, are the image damages, and the loss of tax revenues, estimated to be equal to over 8% of the IRPEF receipt (Personal Income Tax) and to 21% of the VAT receipt. Social costs too, are considerable due to the fact that often counterfeiting, in its most “industrialized” forms, is an activity set up by the organized crime, which finds in them huge and low-risk financing sources. In addition, from the crime’s viewpoint, conterfeiting has also the advantage of being looked at with indulgence by the
I contraffattori, consci della suggestione che esercita “la marca”, e grazie all’attrattiva dello shopping di lusso, hanno saputo abilmente sfruttare la situazione a proprio vantaggio. La consolidata tendenza collettiva per cui “l’apparire e l’ostentare sono più importanti dell’essere”, sta alla base di questo fenomeno, a scapito della tutela del consumatore Conscious of the brand’s appeal, and thanks to the attraction of luxury shopping, the counterfeiters have skilfully succeeded in exploiting the situation to their advantage. The well-established collective trend according to which “showing off and flaunting are more important than being”, is at the bottom of this phenomenon, to the detriment of consumer protection
public opinion and, at times, even by the Court itself. Counterfeiting gains are then re-innvested in other much more serious criminal activities such as drug, clandestine immigration, exploitation and, in extreme cases, international terrorism. Product counterfeiting worldwide is estimated to have grown by about 1,700% in the past 10 years. The sale percentage of counterfeited goods is reckoned to range from 7% to 10% of the world total trade, equal to over 450 billion dollars (source OECD). It ranges from 5% of the watch industry, to 6% of the pharmacology industry, to 10% of perfumery, to 20% of textiles/clothing, to
25% of the audio-video media, to 35% of software. In the course of the past 10 years, it is estimated that a cool 270,000 jobs were lost, worldwide, due to counterfeiting; of them 125,000 in the European Community alone. About 70% of the world copycat production comes from South-East Asia. Its destination is: 60% the European Union, 40% the rest of the world. China is by far first, followed by Korea, Taiwan and other Far Eastern countries. The remaining 30% of the counterfeited articles is produced in the Mediterranean basin, and is targeted at the European Union, the United States, and Eastern Europe. Leading
countries are Italy, Spain, Turkey and Morocco. The dynamics of globalization contributes to generate a complete interpenetrability between these two basins, that once were separated: more and more often, faked components of Chinese origin enter the EU choosing the weaker customs ways, like the ports of North Europe and the new member States. These components are then assembled and fitted with counterfeited brands in different Union nations, among which unfortunantely Italy stands out, and is even Europe’s number one consumer of faked goods. It is reckoned that, in Italy, the sales volume of the SELEZIONE TESSILE MAGGIO 2006
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I paesi leader sono l’Italia, la Spagna, la Turchia, il Marocco. Le dinamiche della globalizzazione fanno sì che tra questi due bacini, un tempo separati, vi sia ormai una completa interpenetrabilità: sempre più spesso componenti falsificati di origine cinese entrano nell’UE scegliendo i varchi doganali più deboli, come i porti del Nord Europa e i nuovi stati membri. Vengono quindi assemblati e spesso dotati di marchi contraffatti in diversi paesi dell’Unione, tra cui purtroppo primeggia l’Italia, che, oltretutto, è anche la prima in Europa come consumatore di beni contraffatti. Da 3,5 a 7 miliardi di euro è stimato essere il giro d’affari dei produttori di merci contraffate in Italia. Di questi, il 60% si
riferisce a prodotti d’abbigliamento e moda (tessile, pelletteria, calzature), il resto a orologeria, beni di consumo, audiovisivi e software.
Prevenzione e contrasto della contraffazione Se lo spunto fondamentale per la lotta alla contraffazione deve venire, come abbiamo visto all’inizio, dal “coraggio di
Per combattere la contraffazione si stanno diffondendo speciali etichette elettroniche, note con la sigla RFID (Identificazione con Radio Frequenza). L’etichetta contiene una memoria di scrittura, in cui vengono annotate tutte le fasi di vita del prodotto, dallo stadio industriale fino alla distribuzione. Sui problemi connessi alla difesa del marchio, e sull’uso di questi dispositivi di prevenzione e difesa, è reperibile, soprattutto negli Usa, una vasta letteratura Special electronic labels, known as RFID (Radio Frequency Identification) are spreading as a means to fcounterfeiting. The label contains a writing storage, where all the phases of the product life are recorded, from the industrial stage to distribution. About the problems connected with the brand defence and the use of these prevention and protection devices, an extensive bibliography is available, especially in the Usa
producers of faked goods ranges from 3.5 to 7 billion EUR: 60% of them consist of apparel and fashion articles (textiles, leather goods, footwear), and the rest is accounted for by watchmaking, consumer goods, audiovisual media and software. PREVENTION OF AND CONTRAST TO COUNTERFEITING If the fundamental starting point to fight counterfeiting should come, as we have seen at the beginning, from the courage “to take sides” against it, the other categorical imperative requires that everything that can be done to prevent and contrast this TESSILE 50 SELEZIONE MAGGIO 2006
phenomenon right from the start should not be disregarded. Companies should feel “the duty to protect themselves”, juridically safeguarding designs, models and patents, as well as relying on the defence of the identity, authenticity and originality of their products. Against this background, also distribution plays an important role, and it should always be abreast of the differences between original products and imitations, co-operating with the industry to fight a common enemy: the counterfeiter. Since it is the whole pipeline that can be subject to problems connected with the abuse, by third parties, of the company’s intellectual
property rights, the adoption of a safety scheme should create an efficient system of total traceability that should permit, first of all, to make more difficult the perpretration of abuses. Secondly, it should facilitate their individuation when they are committed; thirdly, it should minimize the possible damages caused by them. From this point of view, the implementation of safety techniques should become for companies an inherent component of their corporate strategies, and not a choice of mere caution or a deterrent to use only at the time of marketing. Modern technologies offer a wide spectrum of solutions to create effective
schierarsi” contro di essa, l’altro imperativo categorico impone di non trascurare tutto ciò che si può fare per prevenire il fenomeno e contrastarlo sul nascere. Le aziende devono cioè sentire “il dovere di proteggersi”, tutelando giuridicamente disegni, modelli e brevetti, nonché puntando sulla difesa dell’identità, autenticità e originalità dei propri prodotti. Anche la distribuzione, in questo quadro, gioca un ruolo importante, e deve essere sempre aggiornata sulle differenze fra prodotti originali e copie, collaborando con l’industria contro un nemico comune: il contraffattore. Poiché è tutta la filiera che può essere soggetta a problematiche connesse con l’abuso dei diritti di proprietà intellettuale dell’azienda da parte di terzi, l’adozione di un apparato di sicurezza deve configurare un efficiente sistema di tracciabilità totale, che consenta anzitutto di rendere più difficoltosa la perpetrazione di abusi; in secondo luogo faciliti la loro individuazione quando essi vengano compiuti; in terzo luogo, riduca al minimo gli eventuali danni da loro causati. In questa prospettiva, la messa in atto di tecniche di sicurezza deve diventare per le imprese una componente intrinseca delle strategie aziendali, e non una scelta di pura cautela o un deterrente da mettere in atto solo al momento della commercializzazione. Le moderne tecnologie offrono una vasta gamma di soluzioni per realizzare efficaci sistemi di lotta alla contraffazione: si parte dalla fibra e dal filato, in cui è possibile inserire una sorta di DNA che ne consente l’identificazione univoca. Si passa poi a vari metodi di marcatura dei manufatti, con mezzi visibili ed invisibili, chimici o meccanici (ologrammi, inchiostri di sicu-
systems for fighting counterfeiting: they start from the fibre and from the yarn, in which it is possible to incorporate a sort of DNA that permits their univocal identification. Then there are various methods of marking the goods through visible and invisible, chemical or mechanical means (holograms, safety inks, optical writing codes, identification by means of glues…), special electronic labels, known as RFID (Radio Frequency Identification). With these devices, a radio signal is sent by a two-way radio set, consisting of an antenna and of a transmitter; the signal is received by a
rezza, codici ottici di scrittura, identificazione per mezzo di colle…), per arrivare a speciali etichette elettroniche, note con la sigla RFID (Identificazione con Radio Frequenza). Con questi dispositivi, un segnale radio viene inviato da un apparecchio (radio rice-trasmittente), composto da un’antenna e da un trasmettitore; il segnale viene ricevuto da un trasponder, composto da un’antenna e un chip. Il trasponder costituisce l’etichetta elettronica, che viene integrata con il prodotto durante tutto il ciclo di lavorazione, garantendone così l’origine e fornendo un metodo efficace per combattere la contraffazione lungo tutta la filiera. L’etichetta contiene infatti una zona di scrittura, in cui vengono annotate tutte le fasi di vita del prodotto, dallo stadio industriale fino alla distribuzione, e raggiunge il consumatore finale. I mezzi di difesa quindi ci sono, e si stanno sempre più diffondendo, soprattutto presso la GDO, grazie anche ad un progressivo contenimento dei loro costi. Chi comincia ad avere qualche perplessità è quella parte non trascurabile dell’opinione pubblica, meno sensibile all’attrattiva del marchio (i cosiddetti “no logo”) e più attenta al rispetto della privacy. Costoro si domandano – non senza qualche fondamento se la sempre maggiore diffusione di dispositivi elettronici di identificazione non rischi di diventare come l’occhio di un grande fratello, o qualcosa di analogo a un “cookie” informatico appiccicato addosso, che è in grado di spiarci in continuazione, monitorando i nostri comportamenti e i nostri consumi. Ma questo è l’inizio di un’altra storia…
transponder consisting of an antenna and of a chip. The transponder represents the electronic label, which is integrated into the product during the processing cycle, therewith guaranteeing the origin and providing an effective method to fight counterfeting along the pipeline. In fact, the label contains a writing zone, where all the phases of the product life are recorded, from the industrial stage to distribution, and it reaches the end consumer. Therefore, defence means do exist and they are more and more spreading, especially at the large-scale retail trade level, thanks also to a progressive cost reduction. People who
are beginning to have some perplexities belong to that not negligible part of the public opinion, which ia less sensitive to the brand appeal (the so-called “no logo”) and more heedful of the right to privacy. These people wonder – not completely groundless – whether the ever increasing propagation of identification electronic devices is not risking to become like the eye of a ‘big brother’, or something similar to an information “cookie” stuck on us, capable of conntinually spying on us, monitoring our behaviour and our consumption. But this is the beginning of another story… SELEZIONE TESSILE MAGGIO 2006
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Le fibre Fibres di Giorgio Belletti
Nontessuti: facciamo il punto…
I
niziamo questo servizio riportando, tra le molte definizioni esistenti per i nontessuti, quella a norma ISO adottata da Edana, l’associazione che rappresenta le industrie coinvolte nel processo produttivo. La definizione nasce in lingua inglese e può essere letta in originale nella traduzione dell’articolo. Nella nostra versione italiana, forse a vantaggio della comprensibilità, è sacrificata qualche sfumatura del testo autentico. I nontessuti quindi sono «uno strato, velo di carda o insieme di fibre, orientate in modo direzionale o casuale, legate tra loro per frizione e/o coesione e/o adesione, con esclusione della carta e dei prodotti frutto della tessitura, della maglieria, della tecnologia tufting o stitchbonding, ovvero contenenti fili o filati di cucitura, o feltrate per follatura a umido, che siano o meno ulteriormente agotrattate. Le fibre possono essere di origine naturale o man-made, in forma di fiocchi o fili continui, ovvero essere formate “in situ”».
Le tecnologie produttive Dalle definizioni emerge che sono fondamentali il modo di preparare l’aggregato di fibre e il sistema adottato per il suo coe-
NONWOVENS: LET’S TAKE THE BEARINGS… Last Autumn, an important meeting on Pet was organized, by Global Service International, in the heart of the Tuscan textile district; it shed light (among other things) on the recent situation of this growing important industrial segment We begin this article by reporting, among the many existing definitions of nonwovens, the one in accordance with the ISO standard adopted by Edana, the Association which represents the industries involved in the tessile 38 selezione febbraio 2008
Organizzato da Global Service Int., si è tenuto lo scorso autunno nel cuore del comprensorio tessile toscano, un importante convegno sul Pet che ha fatto luce (tra l’altro) sulla situazione recente di questo importante comparto industriale in crescita sionamento. Le tecnologie produttive si distinguono principalmente in: via umida (o wetlaid), via secca (o drylaid), spunlacing, spunbonding e melt blowing. La tecnologia wetlaid è in qualche modo simile a quella cartaria e utilizza fibre chimiche di taglio corto, da 2 a 18 mm, in puro o in mista con polpa di cellulosa. Il coesionamento può essere di tipo chimico o termico, sfruttando le caratteristiche termoleganti di una delle fibre componenti. Nel sistema drylaid, il velo di fibre, in genere formato per cardatura, è coesionato per via chimica, mec-
production process. A nonwoven is a «layer, a card web, or a fibre composition, with a directional or random orientation, interlinked by friction and/or bonding and/or adhesion, with the exception of paper and products that are the fruit of weaving, knitting, tufting or stitchbonding technologies, or containing stitching filaments or yarns, or are felted by wet fulling, be they further needlepunched or not. Fibres shall be of natural or man-made origin, in form of staple or continuous filament yarns, that are formed ‘in situ’». Production technologies From the definitions it emerges that the way of preparing the fibre aggregate and the system
adopted for its bonding are fundamental. The production technologies are chiefly the wetlaid, drylaid, spunlace, spunbond a nd melt blow processes. The “wetlaid” technology is somehow similar to the papermaking technique and uses short staple length man-made fibres (from 2 to 18 mm), either singly or in blend with cellulose pulp. Bonding can be either of the chemical or thermal type, exploiting the thermobonding characteristics of one of the component fibres. In the “drylaid” system, the fibre web, generally formed by carding, is chemically, mechanically or thermally bonded. On the other hand, the spunlacing technology involves bonding of the fibre web by water
canica o termica. La tecnologia spunlacing prevede invece il coesionamento della falda di fibre con getti d’acqua sotto pressione che hanno una funzione molto simile a quella degli aghi nell’agugliatura, ma l’azione è più delicata, e ciò consente di
un vero e proprio stiro. I veli o le falde di melt blown vengono perciò accoppiati con supporti idonei a conferire le resistenze richieste. Esiste anche un sistema combinato melt blow e spunbonding che sviluppa sia l’accoppiamento semplice, sia
ottenere strutture di elevate caratteristiche tessili, vicine per sofficità e drappeggio a quelle tradizionali. Inoltre si possono trattare fibre molto fini e anche poco tenaci. Le tecnologie fin qui esaminate partono tutte dalla fibra: invece lo spunbonding si alimenta direttamente dal polimero e prevede, in un’unica fase, la produzione di un fascio di filamenti continui, la raccolta in forma di velo o falda e il suo coesionamento per via chimica (resinatura) o termica (calandratura). Anche nella tecnologia melt blowing si parte dal polimero, ma le fibre vengono formate per soffiaggio all’uscita della massa fusa dalla filiera e poi deposte su un apposito collettore. Le fibre ottenute hanno una tenacità molto ridotta, perché i filamenti non subiscono
quello a sandwich. I manufatti hanno elevate capacità filtranti e isolanti per la loro struttura microporosa.
jets under pressure, which have a function very similar to that of the punching needles; but the action is more delicate, and this enables to obtain structures with high textile characteristics very close, in terms of softness and drape, to the conventional ones. In addition, it is possible to treat very fine and even less strong fibres. The technologies so far examined all start from the fibre. Conversely, spunbonding starts directly from the polymer and, in one phase only, it ensures the production of a bundle of continuous filaments, its winding in a web or fleece form and its chemical (resin treatment) or thermal (calendering) bonding. In the melt blowing technology too, the starting point is the
Le applicazioni e il mercato Anche per le applicazioni esiste un elenco ufficiale, i nontessuti entrano perciò nei seguenti settori: pannolini igienici, usi medicali e chirurgici, abbigliamento, interfodere, calzature e pelletteria, articoli per la casa, arredamento e articoli per il letto, componenti dell’auto, filtrazione dei liquidi, filtrazione di aria e gas, industria elettrica, elettronica e degli abrasivi, ingegneria civile e costruzioni, agricoltura. I dati confermano che il settore dei nontessuti è in costante crescita, evidenziando un tasso di
polymer, but fibres are formed by blowing as the melted mass emerges from the spinneret, and they are then laid on a special collector. The fibres obtained have a very low tenacity, since the filaments don’t undergo a thorough stretch. The melt blown webs are therefore doubled with supports suited to impart the requested strength. There is also a meltblowing and spunbonding combined system, which performs both the simple and the sandwich doublings. Thanks to their microporous structure, the manufactured goods have high filtering and insulating capacities. Applications and market For applications too, there is an official list,
nonwovens are thus employed in the following sectors: coverstock, medical/surgical, garment, interlining, shoe and leathergoods, household and decoration, furnishing and bedding, car applications, liquid filtration, air and gas filtration, electric/electronic and abrasives, civil engineering building, agriculture. Data confirm that the nonwovens sector is costantly growing, and point out a growth rate of 6.5% in Europe and of 15% in China. The most substantial increase occurs in automotive end-uses (+20%), followed by protective clothing (+14%), by liquid filtration (+12%) and by disposable wipes (9%). Apart from Asia, the most important growths are recorded in Russia and in Turkey. Amongst the fibres selezione tessile febbraio 2008
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Le fibre Fibres
dei bebè), nell’isolamento dei tetti (roofing) e nei substrati per spalmatura. La viscosa, spesso in mista col poliestere, domina il settore degli interlinings e delle salviette monouso. Circa 1,5 milioni di tonnellate di nontessuti sono prodotti in Europa, di cui il 46% con tecnologia spunlaid, il 38% drylaid, il 16% wetlaid o airlaid. I quattro maggiori paesi produttori dell’Asia sfornano invece circa 1,7 milioni di tonnellate, con decisa prevalenza della tecnologia drylaid (60%), seguita da un 38% di spunlaid, mentre il saldo è wetlaid. In Europa, la Germania e l’Italia rappresentano circa il 50% della produzione totale, con la Germania al primo
I partecipanti ai lavori, ripresi alla villa Artimino The participants of the event, at villa Artimino
incremento del 6,5% in Europa e del 15% in Cina. L’aumento più consistente si ha negli impieghi automobilistici (+20%), seguito dall’abbigliamento protettivo (+14%), dalla filtrazione dei liquidi (+12%) e dalle salviette monouso (i cosiddetti wipes) con il 9%. A parte l’Asia, le crescite più importanti si registrano in Russia e in Turchia. Le fibre impiegate nella produzione dei nontessuti vedono al primo posto il polipropilene, che rappresenta circa il 50% del totale, seguito dal poliestere, con oltre il 20%, dalla viscosa, stabile intorno all’8% e dalla polpa di legno che ha incrementato in modo significativo la propria quota, per l’uso nei prodotti compositi, fino a raggiungere il 12% del totale. Il saldo è costituito da altre materie prime di importanza minore e da una quota di fibre naturali. Il polipropilene trova le sue applicazioni di elezione nei prodotti per l’igiene, nell’ingegneria civile e in agricoltura. Il poliestere continua a incrementare la propria presenza nei cosiddetti ADL (o Acquisition Dispersion Layers, quegli strati che assicurano, per intenderci, i sederini sempre asciutti
employed in the nonwovens production, polypropylene ranks first with about 50% of the total, followed by polyester with over 20%, by viscose settled around 8%, and by wood pulp which has significantly increased its share, thanks to its use in composite products, reaching 12% of the total. The rest is made up of other raw materials of minor importance and by a share of natural fibres. Polypropylene finds it applications of choice in hygiene products, civil engineering and in agriculture. Polyester continues to extend its presence in the so-called ADL (Acquisition Dispersion Layers, those layers that – just to give you an tessile 40 selezione febbraio 2008
idea – keep babies’ little bums always dry), in roofing, and in coating substrates. Viscose, often in blend with polyester, dominates the sector of interlinings and disposable wipes. About 1.5 million tons of nonwovens are produced in Europe: 46% of them by the spunlaid technology, 38% by the drylaid, 16% by the wetlaid or airlaid processes. Asia’s four largest producing countries turn out, on the other hand, 1.7 million tons mostly manufactured by the drylaid technology (60%), followed by 38% of spunlaid products, while the rest consists of wetlaid constructions. In Europe, Germany and Italy account for about 50% of the total production, with Germany ranking first as regards weight, while Italy
prevails as regards the surface produced. Germany, Italy, England and Ireland are still witnessing increases in their annual production, whereas France, Benelux and Scandinavia are experiencing a decrease. There is room for growth and innovation The nonwovens sector proves to be an extremely dynamic segment where, a further growth of the quantities produced will be matched by a high innovation rate, based on the use of fibres with special properties aimed at specific end-uses. In point of fact, there is room for microfibres and nanofibres in soft, thermal insulation
Le fibre Fibres
posto per il peso, mentre l’Italia prevale per la superficie prodotta. Germania, Italia, Inghilterra e Irlanda hanno ancora incrementi della produzione annuale, mentre Francia, Benelux e Scandinavia registrano una diminuzione.
Vi è spazio per crescita e innovazione Quello dei nontessuti si conferma un settore estremamente dinamico, in cui, a un’ulteriore crescita nelle quantità prodotte, si accompagnerà un elevato tasso di innovazione, basato sull’uso di fibre con proprietà speciali, mirate agli specifici impieghi. Vi è spazio infatti per le microfibre e le nanofibre, in manufatti morbidi, termoisolanti e dalle eccezionali capacità di filtrazione; per le fibre FR, in applicazioni sicure e a norma di legge; per le fibre antibatteriche, antiacari, antiodore e compatibili con gli usi igienici e medicali più sofisticati; per le fibre termoleganti, termoregolanti, o generatrici di calore, in manufatti pratici e confortevoli; per le fibre tinte in massa e da risorse rinnovabili, che rispettano l’ambiente. Secondo il grafico riprodotto in queste pagine, nei nontessuti i produttori europei sono in grado di competere ad armi pari con i paesi asiatici, sia in termini quantitativi sia, soprattutto, dal punto di vista qualitativo. E ciò conferma l’importanza di questa tecnologia per il futuro dell’ industria tessile nell’area occidentale avanzata.
materials with outstanding filtration capacities; for FR fibres, in applications safe and according to law; for antibacterial, mite-proof, smell-proof fibres, compatible with the most sophisticated hygiene and medical uses; for thermobonding, thermoregulating, or heat generating fibres, in practical and comfortable articles; for fibres that are solution dyed and made from environment-friendly renewable resources. According to the graph reported on these pages, as regards nonwovens, the European producers can compete on equal terms with Asian countries, from both the quantitative and, especially, the qualitative point of view. And this confirms the importance of this technology for the future of the textile industry in the advanced western area.
tessile 42 selezione febbraio 2008
Il PET Day: una giornata di studio G.S.I., Global Service International, è attiva nel settore dei derivati petrolchimici, dei polimeri e delle fibre sintetiche. Dal 1998 è leader nell’importazione di poliestere in Europa, a dimostrazione di alta competenza professionale, servizio, qualità e convenienza che permettono, a produttori e clienti, di riporre fiducia nell’azienda. La rete di contatti internazionali permette di fornire una continuità nella disponibilità di prodotto ai maggiori utilizzatori europei di materie prime plastiche e fibre sintetiche. «La missione di G.S.I., Global Service International» dice il CEO Francesco Zanchi «è fornire ai propri clienti un accesso diretto e continuativo alle migliori e più competitive fonti di materie prime in Asia e nel resto del mondo, garantendo un livello di servizio paragonabile a quello dei fornitori locali. La mia esperienza come amministratore delegato di Enichem Fibre e presidente di Inca International» prosegue Zanchi «è stata determinante per riunire esperti di primo livello, provenienti dal mondo delle materie plastiche e delle fibre sintetiche». Tra le iniziative di G.S.I. vi è, da cinque anni consecutivi, l’organizzazione di una giornata di studio sul poliestere, denominata “Pet Day”, cui sono invitati i maggiori esperti e utilizzatori a livello mondiale. «L’edizione 2007 è stata dedicata all’innovazione, lo strumento che regola i mercati e ne eleva la competizione a un livello superiore», conclude Zanchi, «Il Pet Day nasce con l’obiettivo di approfondire le tecnologie di trasformazione, le strategie d’acquisto e le applicazioni innovative che contribuiscono alla crescita del mercato del poliestere».
THE PET DAY: A STUDY WORKSHOP G.S.I., Global Service International operates in the sector of petrochemical derivatives, of polymers and of synthetic fibres. Since 1998, it is the leader in polyester imports in Europe: a proof of high professional expertise, service, quality and convenience that prompts producers and customers alike to put their trust in the company. The network of international contacts enables to provide a continuity of product supply to the major European users of plastic and synthetic fibre raw materials. As the company’s CEO, Francesco Zanchi, states «The mission of Global Service International is to offer its customers a direct and ongoing access to the best and most competitive sources of raw materials in Asia and in the rest of the world, ensuring a service level comparable with that of local suppliers. My experience as managing director of Enichem Fibre and president of Inca International – Zanchi adds - played an instrumental role in getting together first-class experts coming from the world of plastics and synthetic fibres». One of the initiatives waged by G.S.I., that has been going on for five years on end, is the organization of a one-day study workshop about polyester, named “Pet Day”, to which the major experts and users in the world are invited. «The 2007 edition was devoted to innovation, the instrument that regulates markets and elevates their competition to a superior level», Zanchi concludes. «The Pet Day has set itself as an aim to investigate the conversion technologies, buying strategies and innovative applications, that contribute to the growth of the polyester market».
tessile e salute di Giorgio Belletti
Per il consumatore quale tutela? Il rapporto fra i prodotti tessili e la salute dell’uomo è da anni al centro di studi e ricerche a livello mondiale. Tra gli obiettivi vi è quello di tutelare il consumatore, educandolo alla scelta consapevole di prodotti sicuri. Una tavola rotonda, organizzata a Biella in occasione del 6° Convegno della Associazione Tessile e Salute, ha affrontato l’argomento Nelle società evolute, caratterizzate da un diffuso benessere, una motivazione tra le più evidenti di qualche eccesso di consumismo è il fenomeno moda. La bellezza dei colori, il design dei capi, l’attrattiva dei tessuti stampati sono tra i principali ingredienti di quel meccanismo che determina il desiderio di cambiare look, di essere «alla moda», di esprimere la propria personalità attraverso ciò che si acquista e si indossa. Talvolta sono proprio le fasi produttive che consentono di realizzare colori brillanti, stampe attraenti o altri tipi di finissaggio, che presentano, se non correttamente eseguite, i maggiori rischi per la salute dei consumatori. CONSUMO… DUNQUE SONO (MA NON SO QUANTO RISCHIO) Da tempo precise normative hanno vietato, nei paesi industrializzati, l’uso di colo-
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ranti e altre sostanze, i cui effetti potenzialmente nocivi sulla salute sono stati dimostrati (per esempio i coloranti azoici, messi al bando dalla Direttiva 2002/61/CE del Parlamento Europeo e del Consiglio, in data 19/07/2002). Va sottolineato però come, nell’ottica del consumatore, ciò non rappresenti una garanzia assoluta, in assenza di norme che vietino di mettere in commercio in Italia prodotti tessili d’importazione (che spesso sono in fibre naturali e recano, per esempio, la tranquillizzante etichetta «100% cotone») provenienti da paesi in cui non è vietato l’uso di quelle stesse classi di coloranti, o di altri prodotti potenzialmente nocivi. È questo un problema che le Associazioni europee del T/A da tempo sottopongono all’attenzione dei legislatori, ma ancora non pare si siano trovate concrete soluzioni. Anche le ipotesi di una etichettatura obbligatoria che
consenta la c.d. «tracciabilità» (cioè la possibilità di ricostruire l’intero percorso produttivo, attraverso la dichiarazione dell’origine e della provenienza di tutte le componenti e di ogni fase di lavorazione del manufatto) imponendo nel contempo ai produttori del «terzo mondo» il rispetto delle leggi vigenti nei paesi in cui esportano, sembrano ancora lontane da realizzarsi. E non si capisce perché i tessili debbano essere regolati in maniera diversa dai prodotti alimentari e da quelli per la cosmesi, vista la comprovata influenza negativa che possono anch’essi avere sulla salute dell’utilizzatore. IL CONTRIBUTO DELL’ASSOCIAZIONE TESSILE E SALUTE Alla soluzione di questi problemi, che si sono probabilmente aggravati con la ri-
Nella pagina a fianco, a sinistra. Il complesso di Città Studi di Biella Nella pagina a fianco, a destra. Franco Piunti, presidente dell’Associazione Tessile e Salute In questa pagina. Un momento dei lavori del convegno Tessile e Salute
mozione dei limiti all’importazione dei prodotti tessili dal 1° gennaio 2005, un contributo viene dato dall’attività dell’Associazione Tessile e Salute, nata alcuni anni fa nel distretto tessile di Biella. Una iniziativa molto dinamica, impegnata nell’approfondire i rapporti tra la produzione tessile, la salute, il mondo medico e scientifico e le rappresentanze dei consumatori. Tra gli strumenti di cui l’Associazione si è dotata vi è l’ormai tradizionale convegno annuale, giunto alla 6a edizione, che ha coinvolto oltre 250 intervenuti, presso Città Studi di Biella. Due i temi al centro dei lavori: da un lato lo stato dell’arte della ricerca innovativa su prodotti tessili e tecnologie di trasformazione, dall’altro proprio la tutela e la sicurezza del consumatore. «Siamo complessivamente soddisfatti» ha dichiarato alla fine dei lavori il presidente Franco Piunti; «ormai l’Associazione è davvero un punto di riferimento per il mondo della ricerca interessato al tessile e ai materiali innovativi. Dalla prima edizione, datata 2001, a oggi abbiamo potuto apprezzare un significativo cambiamento di atteggiamento degli operatori della sanità, un tempo pressoché estranei alle tematiche del settore tessile, oggi invece sinceramente interessati a valutare l’utilizzo dei tessuti in contesti curativi e preventivi e a confrontarsi con chi i prodotti tessili li progetta e realizza». Alle strategie delineate dall’Associazione TeS per il controllo dei prodotti e l’identificazione di sostanze nocive sui manufatti
tessili, darà un contributo anche il progetto Sicurtex, cui l’Istituto Superiore della Salute ha confermato il proprio appoggio attivo. Biella si candida in questo modo ad assumere il ruolo di Osservatorio nazionale del sistema tessile, una sorta di authority, simile a quella che, alcuni anni fa, fece di Parma il punto di riferimento internazionale per il settore agroalimentare. A questa candidatura hanno già dato il consenso il Ministero della salute, l’Ispels, l’Organizzazione Mondiale della Sanità e numerosi enti di ricerca e certificazione. LA TAVOLA ROTONDA SULLA TUTELA DEL CONSUMATORE Nel corso della tavola rotonda dedicata alla difesa del consumatore, svoltasi a conclusione dei lavori del 6° Convegno, sono emersi ulteriori stimoli a proseguire in questa direzione. L’Unione degli Industriali Biellesi ha presentato i risultati di una ricerca effettuata su capi di abbigliamento prelevati da bancarelle e da punti vendita di basso e medio prezzo. Nel 95% dei casi si è riscontrata la mancata corrispondenza tra quanto dichiarato nell’etichetta di composizione e quanto riscontrato dalle analisi. Inoltre, l’esame del pentaclorofenolo (un biocida che funge da conservante, utilizzato soprattutto per il cotone in fiocco e per i prodotti tessili che subiscono lunghi tempi di trasporto, specialmente in climi tropicali), effettuato per ora su un ristretto numero di campioni, ha riscontrato,
nell’80% dei casi, la presenza di questa sostanza, la cui pericolosità è assimilabile a quella delle diossine. Davanti a dati così allarmanti, aggravati dalla continua crescita delle importazioni di prodotti tessili nel nostro paese, le parti sociali, rappresentate da Mauro Chezzi per la Federazione SMI-ATI e da Paolo Mati per il Sindacato Filtea Cgil, e il portavoce delle Associazioni dei Consumatori, Domenico Calvelli, hanno ribadito la necessità, già più volte sostenuta, di fare fronte comune e intervenire sia a livello legislativo, assicurando maggiori difese al made in Italy, sia a livello culturale, orientando i consumatori verso comportamenti d’acquisto responsabili e consapevoli. «Occorre far capire ai produttori, ai distributori e all’opinione pubblica» ha dichiarato Maurizio Zucchi della Coop «che non basta l’indicazione di dove un prodotto è stato fatto a qualificarne la bontà e il valore: chi compra ha diritto di avere notizie su dove sono state realizzate la fasi principali di lavorazione e come sono state eseguite e controllate». Tutti i relatori hanno convenuto che proprio l’Associazione Tessile e Salute è l’ente che può fare da catalizzatore delle strategie di tutela e verifica dei prodotti tessili. «Le modalità e le procedure sono da definire» ha detto a questo proposito il presidente della provincia di Biella Sergio Scaramal «ma ciò che conta è che il nuovo governo metta in agenda l’istituzione di strumenti tecnici e organizzativi adeguati alla certificazione dei prodotti tessili in termini di sicurezza e qualità». ■
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di Giorgio Belletti
FEDERCHIMICA CONFINDUSTRIA
ASSOFIBRE
vestire informati per sfatare pregiudizi e luoghi comuni per un’informazione corretta e per apprezzare il contributo delle fibre artificiali e sintetiche alla qualità della vita
Dicembre 2005
Presentazione Con questo documento Assofibre desidera contribuire a rimuovere alcuni pregiudizi e stereotipi che ancora resistono, specialmente presso il consumatore italiano, a proposito delle fibre artificiali e sintetiche, altrimenti dette fibre man-made. L’abbigliamento è tra i settori maggiormente sensibili a certe problematiche, perché più vicino al nostro corpo, alla nostra realtà sensoriale e biologica. E’ importante quindi approfondire l’argomento in maniera scientifica e obiettiva, senza dimenticare che l’impiego delle fibre man-made nell’abbigliamento è solo uno dei tanti possibili utilizzi. Le fibre artificiali e sintetiche fanno ormai parte della vita quotidiana in maniera più o meno consapevole per il consumatore: dall’ambiente domestico, o di svago e di lavoro, ai mezzi di trasporto; dagli usi igienico-sanitari alla medicina; fino alle più avanzate applicazioni tecniche e industriali. Si scopre così che spesso la diffidenza nasce e si alimenta dal fatto di vestirci senza essere correttamente informati sui grandi progressi fatti dalle fibre man-made, anche grazie alla spinta che gli usi diversi dall’abbigliamento di largo consumo hanno dato alla ricerca. Il Presidente di Assofibre Paolo Piana
Il lavoro svolto da Assofibre merita apprezzamento e attenzione per lo sforzo effettuato di comunicare all’utente finale le caratteristiche del prodotto delle proprie associate, con un linguaggio semplice e comprensibile. Il documento “Vestire informati” riesce nel difficile intento di controbattere ad alcuni dei più diffusi stereotipi sulle fibre man-made, utilizzando un linguaggio divulgativo pur affrontando argomenti scientifici talvolta complessi. Aver voluto comunicare, con le testimonianze degli esperti e i risultati di rigorosi studi scientifici, le reali caratteristiche delle fibre artificiali e sintetiche, è un passo importante per avviare quel percorso di trasparenza che è uno degli obbiettivi della Associazione Tessile e Salute. Tale pubblicazione infatti permetterà ai consumatori e alle loro associazioni, agli esperti del settore tessile e del mondo sanitario di confrontarsi con ciò che è scritto per permettere all’interno di una rete condivisa, di migliorare ulteriormente le proprie conoscenze e gli stessi scopi e orizzonti della propria attività. Le definizioni tecnico scientifiche, soprattutto se riferite al mondo biologico, devono essere, per definizione, aggiornabili continuamente e la presenza attiva di Assofibre nel Direttivo della Associazione Tessile e Salute ha come motivazione proprio l’accettazione di questo metodo. Il Presidente di Associazione Tessile e Salute Franco Piunti
Si ringrazia il Dr. Giorgio Belletti per la preziosa collaborazione
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Assofibre Assofibre è l’Associazione nazionale delle imprese produttrici di fibre artificiali e sintetiche e fa parte di Federchimica, Federazione nazionale dell’industria chimica. Ad Assofibre, che costituisce la cerniera tra l’industria chimica da cui nascono le fibre e l’industria tessile cui le fibre sono destinate, è affidata la trattazione dei problemi di specifico interesse delle fibre man-made, l’assistenza sul piano tecnico-economico delle imprese associate nonché la tutela dell’immagine del settore. Finalità dell'Associazione sono: promuovere con adeguate azioni lo sviluppo e la crescita dell’industria nazionale delle fibre artificiali e sintetiche; favorire la ricerca, la produzione e la commercializzazione di prodotti e tecnologie efficaci, innovative, sicure e a tutela dell’ambiente; istituire e mantenere i rapporti con Fondazioni, Istituzioni pubbliche e private, Consorzi, Società, Enti, organizzazioni nazionali, estere e sovranazionali; favorire e mantenere costanti contatti con i media al fine di valorizzare correttamente e adeguatamente l’immagine e il ruolo delle imprese associate e delle fibre man-made; assistere gli associati fornendo le informazioni, i dati, le consulenze su specifici ambiti e questioni, compatibilmente con le finalità dell’Associazione; monitorare l’andamento del settore da un punto di vista economico e di mercato, effettuando studi e ricerche.
Associazione Tessile e Salute L’Associazione Tessile e Salute è nata nel 2000 con l’obiettivo di migliorare con il dialogo tra il mondo sanitario, il mondo della ricerca tessile, le associazioni dei consumatori e dei produttori - la qualità dei prodotti tessili. Lo scenario di riferimento dell’Associazione è quello europeo e in particolare le normative relative alla tutela della salute dei consumatori: la Decisione del Parlamento Europeo e del Consiglio, del 23 settembre 2002, “Programma d'azione comunitario nel campo della sanità pubblica, (2003-2008)”, che individua come obiettivi strategici, il miglioramento dell'informazione e delle conoscenze per lo sviluppo della sanità pubblica; il miglioramento della capacità di reagire rapidamente e in modo coordinato alle minacce che incombono sulla salute, la promozione della salute e la prevenzione delle malattie affrontando i determinanti sanitari in tutte le politiche e le attività; Il Trattato di Amsterdam che invita la Comunità europea a tutelare la salute, la sicurezza e gli interessi economici dei consumatori nonché a promuovere il loro diritto all'informazione, all'educazione e all'organizzazione per la salvaguardia dei propri interessi.
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L’Unione europea sull’informazione afferma che la capacità del consumatore di autotutelarsi è direttamente connessa con le informazioni di cui dispone. È pertanto imperativo migliorare gli standard di informazione relativi ai prodotti di consumo, ora più che mai, considerato l'avvento dell'era dell'informazione. Le linee di politica generale dell’Europa comprendono la trasparenza dell'informazione di prodotti, lo sviluppo dei servizi di informazione per i consumatori e un incremento di test comparativi dei prodotti. L’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OCSE) nel 2001, ha pubblicato il proprio documento finale con i seguenti principi: il mantenimento dello stesso livello di protezione di lavoratori, consumatori, pubblico in generale e dell’ambiente; la classificazione solo in base alle proprietà intrinseche di sostanze e miscele naturali e sintetiche; i criteri per stabilire una base comune da cui selezionare gli elementi rilevanti comuni ai diversi ambiti (trasporto, consumatori, lavoratori, ambiente); la armonizzazione sia dei criteri di classificazione sia degli strumenti di comunicazione del pericolo (etichettatura). Su questi principi e su queste azioni l’Associazione ha basato la propria attività e la propria funzione di riferimento tecnico scientifico per i consumatori e i produttori. Le azioni avviate dall’Associazione sono: messa in sicurezza del prodotto tessile mediante evidenziazione delle problematiche riferite al comfort, alla prevenzione e al miglioramento delle condizioni sanitarie; costruzione di una rete di contatti tra produttori, sanità e ricerca italiana ed europea per progetti interdisciplinari innovativi, in particolare tramite il proprio sito creato come luogo, protetto, dedicato al mondo sanitario, ai produttori di coloranti e prodotti chimici e alle aziende tessili per un confronto sulla sicurezza e sulla trasparenza delle etichette al fine di arrivare a definizioni e comportamenti condivisi con le associazioni dei consumatori. Inoltre tale lavoro ha come obiettivo strategico quello di costruire regole condivise sulla tracciabilità e rintracciabilità del prodotto, l’unico strumento per garantire il rapporto trasparente con gli utenti finali. L’impegno infine della Associazione Tessile e Salute è la validazione scientifica interdisciplinare di tali iniziative, tramite i convegni e il proprio Comitato scientifico. L’impegno della Associazione infatti sarà quello di pubblicizzare tale documento nel proprio sito al fine di stimolare un confronto ed eventualmente recepire suggerimenti al fine di aggiornarlo e renderlo quindi condiviso.
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Sommario e conclusioni Nell’era dell’informazione, della multimedialità e della divulgazione scientifica, sorprende verificare come permangano aree consistenti di disinformazione su problematiche importanti, che sono trattate facendo ancora ricorso a stereotipi e a luoghi comuni che dovrebbero essere ormai da tempo superati. Diffondere conoscenze corrette e imparziali richiede certamente una ricerca e uno sforzo intellettuale impegnativi, sia per chi lo fa, sia per chi ne fruisce. Ma questo non giustifica l’appiattimento su certe posizioni estremistiche e talvolta tutt’altro che obiettive, che ancora fanno opinione, tramandando una visione obsoleta e radicandosi nell’immaginario collettivo. Questo documento si propone di affrontare, tra i tanti temi che la chimica propone, quello relativo ad alcune percezioni negative delle fibre artificiali e sintetiche - dette anche fibre man-made - concetti che assumono valenze sociali e notorietà mediatiche di eccezionale rilievo, sull’onda di reazioni in cui talvolta prevale una forte componente emotiva da parte dell’opinione pubblica, quando invece certi argomenti andrebbero approfonditi in modo razionale e documentato. E’ soprattutto il consumatore italiano in età matura a evidenziare il problema, mentre i giovani hanno meno pregiudizi e sono molto aperti anche verso i prodotti tessili più innovativi, presenti soprattutto nel settore dello sportswear. Il documento propone cinque temi di approfondimento utilizzando cinque parole chiave - odore, allergie, comfort, sicurezza e ambiente - per individuarne sinteticamente il contenuto. Gli argomenti saranno esaminati nel modo più obiettivo e aggiornato possibile, citando studi e testimonianze di terze parti, sia di segno positivo sia di segno negativo.
Odore
Lo stereotipo: indossare abiti in fibre artificiali o sintetiche è causa della formazione di cattivi odori In realtà i cattivi odori sono il prodotto della fermentazione di alcune sostanze contenute nel sudore. La natura chimica delle fibre non ha influenza su questo processo, mentre è molto importante la capacità di assorbire umidità, la struttura del tessuto, il peso e la sua permeabilità all'aria. Le fibre man-made possono contribuire in modo attivo alla prevenzione di questi problemi, per esempio grazie alla loro efficacia antibatterica o batteriostatica, derivante da agenti attivi incorporati nel polimero, che hanno un’efficacia permanente.
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Allergie
Lo stereotipo: indossare abiti in fibre artificiali o sintetiche può causare allergie, dermatiti, reazioni cutanee di tipo patologico. Le fibre animali e vegetali, per la loro origine naturale, sono invece immuni da questi problemi. In realtà, ricerche mediche e scientifiche hanno provato che le fibre manmade non sono causa di allergie, mentre rari casi di neurodermatiti si verificano in soggetti atopici per reazioni individuali a ogni tipo di fibra. Altre cause associate alle fibre dipendono invece dai coloranti: i tessuti in ogni tipo di fibra, sia essa artificiale, sintetica o naturale, se non correttamente lavorati, possono essere mal tollerati dal nostro corpo.
Comfort
Lo stereotipo: un abito in fibre artificiali o sintetiche provoca una scarsa sensazione di comfort, proprietà esclusivamente delle fibre naturali. In realtà, morbidezza, elasticità, protezione, impermeabilità, traspirabilità sono doti oggi comuni ai tessuti hi-tech producibili solo grazie alle qualità più avanzate delle fibre man-made.
Sicurezza
Lo stereotipo: le fibre artificiali e sintetiche sono poco sicure perché facilmente infiammabili. In realtà, tutti i prodotti tessili, sia in fibre man-made sia in fibre naturali sono soggetti a prendere fuoco, con più o meno facilità. La tendenza delle fibre a bruciare si può misurare con un indice, detto L.O.I., che evidenzia con rigore scientifico come il cotone bruci quanto la viscosa o l'acrilico. Anzi, lo sviluppo delle fibre fatte dall’uomo mette oggi a disposizione sia tipi flame retardant sia “resistenti al calore”, con cui si possono produrre manufatti destinati all'arredamento, abbigliamento e usi tecnici, in linea con le normative internazionali che regolano i vari settori a rischio.
Ambiente
Lo stereotipo: le fibre sintetiche non sono biodegradabili e, a differenza delle naturali e delle artificiali, ciò le rende inquinanti. I tessili per abbigliamento e per rivestimento non sono prodotti usa e getta. Vi sono però numerosi casi di effettivo riciclo delle fibre fatte dall’uomo: da polimero PET, ricavato da bottiglie post consumo, si produce fibra poliestere utilizzabile per la confezione di capi d’abbigliamento in pile; da moquette in nylon 6 si può ottenere caprolattame; l’intero comparto della pavimentazione tessile è largamente interessato da forme di riciclo.
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In conclusione, i filosofi sostengono che l’uomo è un “essere incompleto”. Questo è senz’altro vero, se non altro dal momento che l’homo sapiens ha dovuto inventarsi una seconda pelle chiamata abbigliamento, utilizzando le fibre per produrre i tessuti. Non è stato semplice, ma quando questa second skin è stata correttamente progettata e realizzata, impiegando i materiali e le tecnologie giuste, gli ha permesso di sopravvivere quasi ovunque sulla terra, dal Sahara al Polo Nord, di esplorare le profondità dell’oceano e i crateri lunari e di viaggiare nello spazio. Per lungo tempo i tessuti sono stati migliorati per favorire la termoregolazione e la gestione dell’umidità, incrementando la funzionalità delle fibre man-made, le tecnologie di filatura e tessitura, lo sviluppo dei finissaggi hi-performance. Oggi il tessile ci offre una gestione ottimale della temperatura corporea, impermeabilità e traspirabilità, assorbimento dei raggi UV, controllo della flora batterica, barriera contro le radiazioni, i gas tossici, i fluidi patogeni. Materiali che reagiscono ai mutamenti climatici rilasciando calore quando fa freddo e rinfrescandosi quando fa caldo sono già disponibili. Ben presto nuove tecnologie consentiranno di produrre tessili “intelligenti”, capaci di rilevare le variazioni dei parametri fisiologici e ambientali e di adattarsi a tali cambiamenti. I tessuti incorporeranno dei sensori per misurare il ritmo cardiaco o la pressione e segnaleranno a distanza questi cambiamenti fisiologici, oppure conterranno “molecole sentinella” per rilevare la variazione del livello di alcune sostanze vitali presenti nell’organismo, attivando il rilascio di composti terapeutici assorbibili attraverso la pelle. Le bio e nano tecnologie si fonderanno con i know how tessili più avanzati e, con l’apporto dell’elettronica e dell’informatica, daranno vita a un abbigliamento che sintetizzi funzionalità, reattività, intelligenza e connettività, creando nuove famiglie di smart textiles. Questo è lo scenario che ci prospetta il futuro, e in questo contesto le fibre artificiali e sintetiche, sempre più capaci di essere innovative, continueranno a svolgere un ruolo chiave.
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Odore E’ vero che le fibre artificiali e sintetiche sono causa di cattivi odori? Lo stereotipo Questo è il primo dei luoghi comuni, aggravato recentemente anche da alcuni messaggi pubblicitari di beni di largo consumo (deodoranti, detersivi) che hanno usato il presunto cattivo odore provocato dall’indossare abiti in fibre sintetiche per promuovere la vendita dei propri prodotti.
La ricerca della verità Un approccio corretto richiede l’esame di alcuni meccanismi fisiologici, tipici del nostro corpo, tra cui la sudorazione è certamente quello più rilevante. Per fare ciò è molto utile un recente studio che affronta il problema del rapporto tra sudorazione, formazione del cattivo odore e natura dei tessuti, realizzato da un noto dermatologo, il Dott. Enzo Berardesca, Direttore Dermatologia Clinica dell’Istituto Dermatologico San Gallicano di Roma. Lo studioso chiarisce in via preliminare che “la sudorazione è un processo fisiologico che ha diverse funzioni, tra le quali fondamentalmente il mantenimento della temperatura corporea per il corretto funzionamento di tutto l’organismo”. Prosegue spiegando che esistono nel corpo due tipi di ghiandole sudoripare: le ghiandole eccrine e le ghiandole apocrine. Il sudore prodotto dalle ghiandole eccrine non causa cattivi odori, poiché è composto al 99% da acqua e da un 1% di cloruro di sodio, acido lattico, acido citrico, urea e acido urico. Le ghiandole apocrine sono invece associate ai follicoli piliferi e sono presenti principalmente nell’ascella e nell’area pubica: esse secernono un liquido oleoso, contenente acidi grassi, proteine, lipidi e aminoacidi. Questo tipo di secrezione è la causa principale del cattivo odore, perché ricca di materiale organico che favorisce la proliferazione batterica. Il suo meccanismo di formazione si basa quindi sul fatto che, dice il Dott. Berardesca, “con l’eccessiva sudorazione, sia eccrina che apocrina, si crea un circolo vizioso, in grado di aumentare la quota batterica e conseguentemente la formazione del cattivo odore”. Tra le cause che accentuano il processo vi sono “tutti quei fattori specifici che possono elevare la temperatura locale, … o inibire l’evaporazione dell’acqua/sudore dalla superficie cutanea, rendendo la pelle più calda e umida”. Venendo ad analizzare il rapporto esistente tra la sudorazione e il tipo di tessuti utilizzati, lo studio di Berardesca chiarisce che “è evidente quanto siano importanti le caratteristiche di traspirabilità e, più in generale, di comfort di un tessuto. Quanto più esso si adatta alla fisiologia del corpo e al tipo di attività svolta in un determinato contesto ambientale, mantenendo una corretta temperatura e permettendo una buona traspirazione, tanto più aumenta la sensazione di benessere e diminuisce il rischio di proliferazione batterica e quindi di formazione dell’odore. Da questo punto di vista, oltre all’importanza della costruzione del tessuto, è fondamentale considerare il diverso comportamento delle fibre, siano esse naturali o sintetiche, per quanto riguarda la loro capacità di assorbire l’umidità” A questo proposito bisogna sottolineare che questa proprietà è molto diversa da fibra a fibra, e va dalla quasi totale “idrofobia” del polipropilene e del poliestere, (con valori intorno a 1,5 – 2%), a una media idrofilia di acrilico e poliammide (con valori dal 2 al 6%) fino alla elevata ripresa di umidità che caratterizza il cotone (circa 10%) e a quella, molto accentuata (18%), tipica della lana. Questi dati oggettivi, verificabili con analisi di laboratorio, inducono gli studiosi a ritenere che tanto meno la fibra è in grado di assorbire il materiale lipidico dal sudore, tanto più questa protegge dalla formazione del cattivo odore.
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Vi diremo di più… Le valutazioni sopra riportate si riferiscono alle fibre artificiali e sintetiche di tipo standard. “Alcune fibre speciali sviluppate dalla ricerca negli ultimi tempi” continua infatti lo studio del Dott. Berardesca “hanno saputo migliorare le loro proprietà intrinseche, finalizzate a un ulteriore incremento delle performance e del comfort. A questo scopo, numerosi tessuti in fibre di origine tecnologica delle ultime generazioni sembrano essere importanti sia per ottimizzare le performance sportive (controllando il microclima corporeo, l’evaporazione del sudore e quindi la temperatura cutanea), sia per ridurre la proliferazione batterica”. E’ importante sottolineare, a proposito delle fibre antibatteriche, che i principi attivi su cui si basa questa loro azione sono conformi alle normative in vigore a proposito dei biocidi. “Alla luce di questo” prosegue Berardesca “le fibre fatte dall’uomo, qualora tessute nel modo opportuno, sembrano essere ideali non solo per limitare l’assorbimento e l’impregnazione di sudore nel tessuto, ma anche per intervenire in modo attivo, e con efficacia permanente, sulla proliferazione e degenerazione dei batteri, causa primaria del cattivo odore. Non a caso” riporta ancora lo studio del Dott. Berardesca, “in una pubblicazione recente (Draelos Z. Antiperspirants and the hyperidrosis patient. Dermatologic Therapy, 14: 220-224, 2001), nel decalogo delle cose da fare per controllare il cattivo odore connesso alla sudorazione, si consiglia (oltre alle comuni norme di igiene e deodorazione) di usare tessuti che non assorbono né trattengono la sudorazione ascellare come poliestere, nylon e altre fibre sintetiche. La modulazione dell’odore avviene esclusivamente agendo sulla componente batterica, lipidica o acquosa della sudorazione; le fibre sintetiche quindi non solo non hanno un ruolo attivo, ma possono essere indicate per migliorare una situazione di odore già presente”.
Normative e conclusioni sul tema Occorre infine ricordare che gli agenti attivi, grazie ai quali le fibre man-made esplicano la loro azione antibatterica, sono scelti in modo da rientrare nei limiti di sicurezza previsti dalle normative che regolano l’uso dei biocidi (Direttiva Europea 2000/1896 e art. 16 della Direttiva Europea 98/8 CE). In conclusione, anche grazie a questi progressi della ricerca, non si può più quindi accusare i tessuti in fibre sintetiche di essere la principale causa dei cattivi odori, ricorrendo unicamente ad abusati luoghi comuni. Ma, per concludere con obiettività scientifica, è opportuno passare ancora una volta la parola al Dott. Berardesca, che, nel proprio studio, afferma testualmente: “Non è sostenibile che le fibre sintetiche siano scarsamente confortevoli né che possano essere la causa del cattivo odore. Questo è generato unicamente dall’eccesso di umidità (sudore e traspirazione) in associazione alla proliferazione batterica e all’ossidazione dei lipidi sulla superficie della cute. Qualsiasi tipo di tessuto (sintetico o naturale), che causi un aumento dell’occlusività, genera un incremento della formazione del cattivo odore ed una diminuzione della sensazione di comfort. Per contro, molte fibre sintetiche, specie quelle messe a punto negli ultimi tempi dalla ricerca più avanzata, se opportunamente tessute, presentano buone caratteristiche biofisiche di base, non permettendo l’impregnazione dei depositi di lipidi e batteri presenti nel cavo ascellare, favorendo il mantenimento della corretta umidità sulla pelle e quindi non costituendo un terreno favorevole allo sviluppo delle condizioni che portano alla formazione del cattivo odore”.
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Allergie E’ vero che le fibre artificiali e sintetiche sono causa di allergie e dermatiti? Lo stereotipo Anche questa domanda ripropone un vecchio stereotipo nato dallo stretto rapporto tra il nostro corpo e i prodotti tessili che sta alla base della questione precedente. La risposta richiede quindi un approccio altrettanto informato e attento ai necessari distinguo. Gli abiti (indipendentemente dalla fibra con cui sono fatti), costituendo una specie di seconda pelle, oltre ad essere di vitale importanza per la nostra sopravvivenza, possono anche causare effetti negativi, che gli studiosi classificano come esogeni o endogeni. La prima tipologia è imputabile ad agenti chimici o fisici, mentre la seconda è dovuta a interferenze sfavorevoli con alcune funzioni fisiologiche (principalmente la sudorazione e la termoregolazione, come dettagliatamente analizzato).
La ricerca della verità Uno degli scienziati che ha approfondito questo problema è il Dott. O.P. Hornstein della University Clinic for Dermatology di Erlangen in Germania. In uno studio dal titolo “Compatibility of textiles and skin ailments”, presentato al 27° International Man Made Fibres Congress di Dornbirn in Austria, lo studioso, in tema di odori, ha individuato quattro diversi generi di disturbo: 1. problemi causati o associati con prodotti tessili in fibre animali, vegetali o sintetiche; 2. problemi causati dalla costruzione del capo (talvolta irrazionale per fattori moda); 3. allergie imputabili ad agenti di natura non tessile presenti sul capo (tinture, finissaggi, trattamenti, appretti, accessori decorativi o bottoni metallici, ecc.); 4. problemi medici che coinvolgono l’abbigliamento e riguardano persone con una costituzione cosiddetta “atopica”. Senza voler entrare nel merito di questa raffinata analisi, è utile riportare in sintesi alcune affermazioni del Dott. Hornstein a proposito dei punti che riguardano più da vicino le fibre e le reazioni individuali ai prodotti tessili. “Contrariamente a quanto generalmente si crede, allergie scientificamente provate alle fibre man-made sono da considerarsi estremamente rare. Nel primo dopoguerra si verificarono numerosi casi della cosiddetta “dermatite da nylon”, che si scoprì essere dovuta non tanto alla fibra in sé, ma a reazioni allergiche a coloranti o agenti di finissaggio. Secondo gli scienziati Hatch e Maibach, gli ultimi casi segnalati si verificarono nel 1972 in Unione Sovietica, dopodiché una migliore messa a punto del processo di polimerizzazione consentì di eliminare definitivamente la presenza di monomeri residui, che potevano essere una concausa di tali allergie”. La planetaria diffusione del collant da donna in nylon, uno degli indumenti più a contatto di pelle in assoluto, dimostra oggi non solo l’assoluta tollerabilità di tale fibra, ma evidenzia anche il contributo al benessere che le moderne fibre elastiche, e le poliammidiche antibatteriche, offrono alle consumatrici in termini di benessere ed efficacia antistress. “Le fibre prodotte oggi sono totalmente esenti da tali problemi” prosegue il Dott. Hornstein. “Ciononostante, le proprietà fisiche - non quelle chimiche - delle fibre possono avere un impatto sulla “compatibilità soggettiva” tra la fibra stessa e la pelle, specialmente nei confronti dei soggetti dalla costituzione “atopica” (che, solo per fare un esempio, costituiscono il 10 – 15% della popolazione tedesca) causando pruriti o altre reazioni della
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pelle che influiscono sul comfort, tali patologie si aggravano per cause psicologiche e sono quindi dette anche “neurodermatiti”. Per “costituzione atopica” si intende la ipersensibilità soggettiva a vari agenti allergenici, prevalentemente di origine biologica (come i pollini o certi alimenti) che si manifesta precocemente ed è generalmente ereditaria. Essa inoltre si evidenzia con una generale secchezza della pelle e con la tendenza a causare forme di prurito da sudorazione, o quando la pelle viene a contatto con certi tessuti. L’aumento di questa generale sensibilità è specialmente verso le fibre più ruvide, sia di origine naturale che sintetica, e spesso è interpretata dai soggetti coinvolti come una allergia. Essa invece è più correttamente riconducibile ad una complessiva ipersensibilità degli strati superficiali della pelle, unita ad uno stato di “labilità neurovegetativa”, che colpisce gli strati più profondi dell’epidermide”.
Vi diremo di più… Lo studio del Dott. Hornstein si addentra poi nell’esame di quelle che sono le problematiche legate all’uso di particolari classi di coloranti, affermando che “i casi di dermatiti allergiche da coloranti tessili, per quanto relativamente rari in relazione alle enormi quantità di prodotti chimici per tintura utilizzati nel mondo, sono comunque più frequenti delle autentiche allergie causate da fibre man-made, ormai praticamente scomparse”. Questo accenno, che non è possibile qui approfondire come invece meriterebbe - esulando da un’analisi strettamente legata alle fibre - consente tuttavia di ricordare che da tempo severe normative hanno vietato, nei Paesi industrializzati, l’uso dei coloranti i cui effetti potenzialmente nocivi sulla salute sono stati dimostrati (ad esempio alcuni coloranti azoici, messi al bando dalla Direttiva 2002/61/CE del Parlamento Europeo e del Consiglio). Va sottolineato però come, nell’ottica del consumatore, ciò non rappresenti una garanzia assoluta, in assenza di controlli che vietino di mettere in commercio in Italia prodotti tessili d’importazione (che spesso sono in fibre naturali e recano, ad esempio, la tranquillizzante etichetta “100% cotone”) provenienti da Paesi in cui non è vietato l’uso di quelle stesse classi di coloranti, o di altri prodotti per il finissaggio potenzialmente nocivi. E’ questo un problema che le Associazioni europee del Tessile/Abbigliamento da tempo sottopongono all’attenzione dei legislatori, ma ancora non pare si siano trovate concrete soluzioni che si affranchino dal sospetto di avere una funzione protezionistica. Anche le ipotesi di una forma di etichettatura obbligatoria che consenta la tracciabilità (cioè la possibilità di ricostruire l’intero percorso produttivo, attraverso la dichiarazione dell’origine e della provenienza di tutte le componenti e di ogni fase di lavorazione del manufatto tessile) imponendo nel contempo ai produttori del terzo mondo il rispetto delle leggi vigenti nei Paesi in cui vogliono esportare, sembrano ancora lontane da realizzarsi. E non si capisce perché i tessili debbano essere regolati in maniera diversa dai prodotti alimentari e da quelli per la cosmesi, vista la comprovata influenza negativa che possono anch’essi avere sulla salute dell’utilizzatore. Significative, sotto questo profilo, sono le parole del Dott. Franco Piunti, Presidente dell’Associazione Tessile e Salute, che, nel presentare il 4° Convegno di studi su queste problematiche, tenutosi a Biella nel marzo 2004, ha affermato: “Il tema centrale affrontato nei due giorni di dibattito sarà quello della sicurezza del consumatore tessile, un’esigenza sempre più sentita sia dai produttori italiani, che vogliono valorizzare e tutelare la loro produzione, sia dai rappresentanti dei consumatori. Per quanto i prodotti realizzati in Europa devono avere caratteristiche di qualità che ben conosciamo e quindi devono essere privi di sostanze dichiaratamente tossiche e sensibilizzanti, due fenomeni richiedono la nostra attenzione. Il primo riguarda l'immissione di grandi quantità di prodotti tessili importati da Paesi nei quali sono minori o assenti le restrizioni normative e quindi il controllo sulla sicurezza del prodotto finale, dei lavoratori, dell'ambiente. Il secondo riguarda la necessità di accertare la non tossicità di sostanze e composti chimici di nuova introduzione sul mercato. Ne consegue che solo una stretta collaborazione tra il mondo della
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sanità…e il mondo industriale, può consentire di studiare e affrontare al meglio un problema così complesso”.
Normative e conclusioni sul tema In attesa dell’auspicata introduzione di normative cogenti che tutelino il consumatore, esistono già numerose forme volontarie di etichettatura, finalizzata a garantire, con diversi livelli di efficacia e completezza, la sicurezza dei prodotti tessili. Basta menzionare, per esempio, citando solo i più noti, i marchi Oeko-Tex ed Ecolabel, la cui adozione tuttavia costituisce una libera scelta da parte del produttore e certamente incide in qualche misura sui costi. Alcune di queste etichette garantiscono unicamente l’innocuità tossicologica dei manufatti (quindi sono una certificazione di prodotto, come nel caso degli standard OekoTex), altre, come l’Ecolabel, si estendono anche alla verifica del rispetto per l'ambiente, della rilevanza dei consumi energetici, ecc…, certificando l'intero processo che ha dato vita al manufatto (cradle to grave, cioè dalla culla alla tomba). In entrambi i casi si fa riferimento a parametri chiari, misurabili e certificabili, stabiliti con valutazioni imparziali da laboratori abilitati e internazionalmente riconosciuti. Un altro significativo progresso sulla strada della garanzia di innocuità dei prodotti tessili per i consumatori e nei confronti dell’ambiente potrà venire dal così detto REACH (acronimo che significa Registrazione, Valutazione e Autorizzazione delle sostanze chimiche). E' una Proposta di Regolamento europeo che porterà a identificare gradualmente le caratteristiche di pericolosità di tutte le sostanze chimiche e a eliminare le più pericolose. Il Regolamento, nella stesura attualmente in discussione, imporrà ai produttori e agli importatori di verificare le caratteristiche di pericolosità dei prodotti chimici (Sostanze) e di trasmettere tali informazioni ai downstream users, cioè ai loro utilizzatori/clienti. Inoltre particolari prescrizioni verranno stabilite anche per i manufatti (Articoli), circa la presenza di sostanze chimiche e al loro possibile rilascio. E’ utile infine sottolineare che, in molti altri casi oltre ai già citati collant, le fibre artificiali e sintetiche vengono a contatto in tutta sicurezza con il nostro corpo, anche nelle sue parti più intime. Basti pensare allo strato superficiale dei pannolini e pannoloni (il cosiddetto coverstock), che rimane sempre asciutto perché è prodotto in polipropilene, una fibra idrofoba, e in poliestere, con cui si realizza lo strato con funzione ADL (Acquisition Dispersion Layer). Se ciò non bastasse, si deve anche ricordare che le fibre man-made “entrano all’interno” del nostro corpo con effetti salvifici, come nel caso delle vene artificiali, della ricostruzione di legamenti, dei punti di sutura nelle operazioni chirurgiche, confermando così di poter essere progettate in modo totalmente compatibile con gli aspetti anche i più profondi della fisiologia umana. Gli ultimi pregiudizi sulla presunta allergenicità delle fibre artificiali e sintetiche debbono perciò essere definitivamente rimossi.
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Comfort E’ vero che le fibre artificiali e sintetiche sono scarsamente confortevoli? Lo stereotipo E’ questo un pregiudizio che rappresenta, in qualche modo, la sintesi dei due precedenti ma la cui analisi presuppone un ulteriore approfondimento di cosa si intenda per “fisiologia dell’abbigliamento” e di quali prestazioni si richiedano ai vari strati del nostro vestire in termini di caratteristiche funzionali, di gestione dell’umidità corporea (il cosiddetto moisture management), di termoregolazione, ecc., investigando su quanto sia influente in proposito la natura della fibra.
La ricerca della verità Molti scienziati si sono impegnati in questa ricerca, per dare una definizione sempre più precisa del comfort. Tra questi si possono citare gli studi condotti dall’Institut Textile de France e dall’Hohenstein Institute, nonché dalla Associazione Tessile e Salute, che hanno portato alla messa a punto di sofisticate forme di misurazione del livello di comfort offerto da un tessuto e da un capo di abbigliamento, valutandolo da tre diversi punti di vista: •
Comfort Sensoriale
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Comfort Termofisiologico
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Comfort Biologico.
Per Comfort Sensoriale si intende il risultato della valutazione tattile di un prodotto tessile: questa percezione, marcatamente soggettiva, è spesso una fondamentale motivazione d’acquisto dell’abbigliamento, in quanto determinante per le aspettative di piacevolezza all’indosso e di funzionalità del capo. Proprio per rendere la valutazione sensoriale non esclusivamente soggettiva, sono stati codificati una serie di parametri che fissano un legame tra le caratteristiche oggettivamente rilevabili (proprietà della fibra, struttura del tessuto, consistenza, aspetto, effetto superficiale, finissaggio…) e la sensazione tattile che se ne ricava. Il successo delle microfibre poliestere e poliammidiche è un esempio molto calzante di comfort sensoriale, in grado di orientare la preferenza del consumatore, soprattutto quando si tratta di scegliere l’abbigliamento da indossare a contatto di pelle. Le calze, l’intimo, la maglieria, i tessuti di tipo serico - ma anche quelli per l’abbigliamento sportivo - hanno fatto un notevole salto di qualità con l’affinamento del titolo della fibra. Peraltro una mano più sostenuta e rigida può influire altrettanto positivamente sulla propensione d’acquisto, oltre che sulla funzionalità di un capo d’abbigliamento esterno, quando da esso ci si attendano soprattutto doti di resistenza e di protezione, come nel caso di un giubbotto per uso motociclistico o di un completo per la pratica degli sport estremi. Il Comfort Termofisiologico è certamente quello su cui sono stati condotti gli studi più approfonditi: la capacità di protezione termica e di isolamento in rapporto all’attività fisica e al clima, il trasporto dell’umidità corporea, la traspirabilità unita all’impermeabilità rappresentano parametri ormai consolidati e hanno tratto beneficio dalla stretta alleanza tra le fibre artificiali e sintetiche e sofisticati trattamenti di funzionalizzazione del tessuto.
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Il Comfort Biologico costituisce una più recente estensione del concetto, che si allarga ad altri parametri dei prodotti tessili, quali l’attività antibatterica o batteriostatica, la protezione dalle radiazioni ultraviolette o elettromagnetiche, la difesa da urti, shock e da altre forme di stress, portando l’abbigliamento di uso comune a incorporare prestazioni che favoriscono il benessere psico-fisico, analogamente ai prodotti tessili messi a punto per usi specialistici, professionali o medicali. Quindi una caratteristica saliente del moderno vestire, oltre ai fattori estetici e moda, si identifica con la capacità di fornire una efficace sintesi di questi tre livelli di comfort creando, in altre parole, una condizione di benessere all’indosso, che deriva da molteplici contenuti di funzionalità e di protezione: dal freddo (ma anche dall’eccessivo calore), dalla pioggia, dal vento e da altre possibili conseguenze della più o meno intensa attività svolta, come la sudorazione, il ristagno dell’umidità, l’eccessiva proliferazione di batteri, l’esposizione ai raggi UV. Il comfort e la funzionalità sono da considerarsi perciò i fattori che hanno costituito, negli ultimi lustri, l’obiettivo principale di tutti gli attori della catena produttiva dedicata al tessile innovativo: da chi produce fibre e fili a chi li trasforma in tessuti, da chi mette a punto prodotti e processi per la nobilitazione a chi disegna e realizza i capi confezionati. Una complessa filiera che, soprattutto sotto la spinta di un mercato in grande espansione come quello dell’active e dello sportswear (diventati un vero e proprio fenomeno di moda), ha saputo interagire efficacemente e mettere in campo grandi sforzi di ricerca e sviluppo, che hanno dato vita ad uno degli esempi di innovazione più significativi del comparto tessile/abbigliamento a livello mondiale.
Vi diremo di più… Lo sviluppo delle fibre artificiali e sintetiche ha dato certamente un impulso decisivo a questa evoluzione, cui si è affiancato un continuo miglioramento dei processi a valle, quello che si definisce come garment engineering, cioè una sommatoria di tecniche avanzate, in grado di dare una grande spinta all’innovazione e di misurarne i risultati. Volendo sintetizzare gli obiettivi che l’industria si è posta, se ne possono indicare essenzialmente tre: •
ottenere più protezione termica con meno peso: progettare cioè capi, o meglio “sistemi di capi” tra loro integrati, sempre più leggeri e confortevoli, in grado di proteggere il microclima corporeo dalle influenze dell’ambiente esterno;
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conciliare impermeabilità e traspirabilità: aumentare cioè la protezione dagli agenti climatici senza compromettere la possibilità di smaltire il sudore prodotto dal corpo con l’attività fisica, evitandone la dannosa condensa sulla pelle;
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migliorare le performance fisiologiche e atletiche: attraverso la costruzione intelligente del capo, utilizzando tutti i benefici effetti che le fibre e le tecnologie di trasformazione più avanzate possono offrire.
Per far solo qualche esempio basta ricordare ancora: • •
l’importanza delle microfibre nello sviluppo dei tessuti impermeabili e traspiranti; il ruolo fondamentale delle fibre elastomeriche per il comfort, la vestibilità e la tonicità muscolare;
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l’efficacia della combinazione di adeguate sezioni della fibra con le sue naturali proprietà idrofobe o idrofile per lo smaltimento dell’umidità corporea negli sport a forte sudorazione (moisture management); • lo sviluppo delle fibre cave per migliorare la termocoibenza e la leggerezza delle imbottiture e dei tessuti; • l’introduzione delle fibre antibatteriche, anti-UV, e anti-magnetiche per incrementare il livello di comfort biologico. Questo è avvenuto anche nel settore del cosiddetto bodywear. Le fibre fatte dall’uomo sono state tenute per molto tempo il più possibile lontane dalla pelle; salvo poi scoprire che, in attività fisiche a intensa sudorazione, le loro proprietà idrofobe (polipropilene, poliestere) o moderatamente idrofile (poliammide, promodal), utilizzate, anche in mista con cotone o in versioni con particolari finezze e sezioni, offrivano sistemi funzionali per un più razionale controllo ed eliminazione della traspirazione.
Normative e conclusioni sul tema Non esistono normative che impongano all’abbigliamento un determinato livello di comfort. Tuttavia la definizione di parametri oggettivi per misurare in modo scientifico la sensazione di benessere offerta dall’indossare un capo piuttosto che un’altro sta impegnando numerosi istituti di ricerca e ha già portato a definire complessi modelli matematici, che pongono in relazione le molte variabili in gioco, e consentono di individuare in modo oggettivo e scientifico i fattori che influiscono sul comfort. In particolare sarebbe molto importante che venissero introdotti dei criteri comuni e vincolanti per poter attribuire a un manufatto determinate valutazioni in termini di funzionalità e di comfort, sulla base di prove certificate che ne attestino la veridicità, a tutela del consumatore e a vantaggio della trasparenza nella comunicazione commerciale. Per concludere, si può affermare che il risultato complessivo di questa evoluzione del comfort, il cui livello più avanzato è oggi spesso sintetizzato col termine wellness, è dovuto certamente anche alle nuove performance delle fibre fatte dall’uomo, che, alleate con le più innovative tecnologie di produzione, hanno dato una serie di risposte alle esigenze del consumatore, anche a quelle inespresse. Si è realizzata così una vera e propria rivoluzione copernicana rispetto agli obsoleti stereotipi che ancora accusano le fibre fatte dall’uomo di essere la negazione del comfort, e che devono essere quindi definitivamente cancellati.
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Sicurezza E’ vero che le fibre artificiali e sintetiche sono poco sicure, soprattutto perchè facilmente infiammabili? Lo stereotipo Anche quello della facile infiammabilità delle fibre man-made è un luogo comune che si tramanda da generazioni e che deve essere affrontato, per capire se abbia o meno fondamento, perché la risposta alla domanda sull’infiammabilità potrebbe essere “si”. Ma sarebbe una risposta affrettata e incompleta, se ci si dimenticasse di aggiungere che, in modo analogo a molti altri materiali di uso comune, tutti i prodotti tessili tendono a bruciare, con maggiore o minore facilità, indipendentemente dal fatto che siano in fibre naturali, artificiali o sintetiche. Sono tuttavia queste ultime che, nell’immaginario collettivo, sono accusate più spesso di bruciare facilmente e quindi rappresentare un pericolo sul fronte della sicurezza.
La ricerca della verità E’ opportuno affrontare il problema della sicurezza in termini globali e nella sua complessità, partendo proprio dall’osservazione che la ricerca di una maggiore sicurezza è una delle istanze fondamentali delle società più evolute e ha dato impulso al progresso di interi settori industriali. Sono sotto gli occhi di tutti i notevoli passi avanti fatti, negli ultimi decenni, ad esempio, per quanto riguarda la sicurezza sulle strade (pneumatici, caschi, cinture di sicurezza, air bag, ecc.), l’innocuità dei giocattoli, il controllo delle apparecchiature elettriche e a gas, i giubbotti anti-proiettile, le tute protettive per ogni tipo di lavoro che comporti un rischio, come ad esempio l’attività dei vigili del fuoco, nonché, in generale, la ricerca di un abbigliamento più sicuro e al tempo stesso confortevole. E’ importante sottolineare come la maggior parte degli esempi di progresso della sicurezza, sopra riportati, coinvolga appunto prodotti di natura tessile (o a base di componenti tessili e di fibre). Questi ultimi, infatti, hanno saputo evolversi e specializzarsi, acquisendo un maggior livello di “tecnicità”, per prevenire efficacemente molti dei rischi connessi al lavoro o al tempo libero di ciascuno di noi. In questo processo di miglioramento continuo, tuttavia, è da considerare di fondamentale importanza non tanto la libera scelta del produttore o la sensibilità del consumatore, quanto l’emanazione di precise normative - che hanno imposto l’utilizzo di determinati dispositivi e l’adozione di specifici materiali - nonché il rigore nei controlli e la presenza di severe sanzioni, che costituiscano un deterrente contro l’inosservanza delle norme stesse. E’ indubbio che la sicurezza sulle strade sia oggi legata a due “dispositivi tessili” di natura altamente tecnologica - cinture di sicurezza e air bag - la cui efficacia è la dimostrazione più lampante dell’apporto fondamentale delle fibre man-made al miglioramento della qualità della nostra vita. Riprendendo il discorso della facile infiammabilità delle fibre tessili, si deve ricordare che i casi di incendio sono oggi relativamente rari e sembrano riguardare in prevalenza i grandi ambienti ad alta affluenza di pubblico, quali alberghi, cinema, o discoteche. In queste vicende il numero di vittime è purtroppo solitamente assai elevato e pertanto sull’evento si concentra la massima attenzione da parte di stampa e TV; cosa che invece non succede per
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quegli incidenti domestici ancora causati dal fuoco (corti circuiti, uso distratto di fiamme libere, apparecchi da riscaldamento difettosi, ecc.). E’ importante rilevare che, nella fase di innesco della maggior parte degli incendi – sia in luoghi pubblici, sia in abitazioni private, sia sui mezzi di trasporto – non è l’abbigliamento ad essere coinvolto per primo, ma lo sono i materiali d’arredo, risultando così uno dei fattori più critici da tenere sotto controllo. Infatti, se si considerano ad esempio i cinema, le discoteche, le sale comuni dei grandi alberghi o i treni, le sedute imbottite e i tendaggi rappresentano da soli la maggior parte del carico d’incendio. I prodotti tessili quindi, fra i diversi materiali utilizzati per decorazione e arredamento, costituiscono uno degli elementi più importanti da valutare nel comportamento di fronte al fuoco. Infatti, sono quasi sempre di natura combustibile, perché strutturalmente voluminosi, inglobanti aria, e quindi più facilmente soggetti all’innesco e alla propagazione della fiamma. Per tale motivo è opportuno utilizzare manufatti tessili in fibre dotate di un buon comportamento al fuoco la cui funzione, oltre alla decorazione, deve essere quella di opporre una prima barriera all’insorgere e al propagarsi dell’incendio, ritardandone l’innesco, bruciando il più lentamente possibile, non emettendo fumi opachi o tossici e, possibilmente, autoestinguendosi. L’estensione delle fiamme all’abbigliamento, a causa dell’elevato carico di fuoco di un incendio ormai diffuso e incontrollabile, è certamente una pericolosa aggravante, ma purtroppo, quando si verifica questa circostanza, è realistico affermare (anche se può sembrare cinico), che la natura delle fibre con cui sono fatti gli abiti non è tale da fare la differenza. Un’efficace difesa, anche se di durata relativamente breve, è possibile invece con un abbigliamento specialistico e professionale, realizzabile solo utilizzando fibre man-made ad alta tecnologia, specificamente progettate per resistere all’azione del fuoco, come le flame retardant (in sigla FR), le meta o para aramidiche, le melaminiche o simili. Basti pensare alle divise con cui i pompieri affrontano il fuoco o alle tute dei piloti di formula uno, che concedono loro qualche decina di secondi per uscire dall’abitacolo in caso di incendio della monoposto. Nel caso delle applicazioni in arredamento, l’influenza dei tessili sullo sviluppo del fuoco è variabile anche in funzione delle diverse applicazioni: tendaggi sospesi, mobili imbottiti, rivestimenti murali, pavimentazioni tessili, evidenziano dei comportamenti sostanzialmente differenti.
Vi diremo di più… Tornando a parlare della presunta facile infiammabilità delle fibre occorre precisare che esiste un indicatore per la valutazione oggettiva del loro comportamento al fuoco: è il cosiddetto L.O.I. (Limit Oxigen Index). Tale valore, misurato con un test specifico, definisce la percentuale di ossigeno necessario nell’ambiente per far avvenire la combustione di un determinato materiale, nelle condizioni stabilite da una norma internazionale. Se si considera che la percentuale di ossigeno nell’aria è intorno al 21%, si può dire che le fibre con un L.O.I. superiore a 28 (cioè, in qualche modo, più “affamate” di ossigeno) hanno un buon comportamento flame retardant. E’ necessario comunque ricordare che l’indice L.O.I. non garantisce da solo il superamento dei singoli test per i vari utilizzi: infatti giocano un ruolo importante anche il peso, la struttura e il finissaggio del tessuto, nonché la composizione delle eventuali miste. Esiste un gruppo di fibre, sia naturali che fatte dall’uomo, di facile infiammabilità, caratterizzate da un indice L.O.I. intorno a 18 (cotone, acrilico, polipropilene, fibre cellulosiche). Altre fibre sintetiche hanno un L.O.I. intorno a 22 (poliammide, poliestere), e garantiscono già un accettabile comportamento nelle applicazioni meno critiche (ad esempio nella pavimentazione tessile o nei rivestimenti murali). La lana è l’unica fibra che, con un valore intorno a 25, si può quasi definire una flame retardant naturale.
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Esistono poi le fibre man-made con migliorata reazione al fuoco, che sono invece caratterizzate da valori L.O.I. compresi tra 28 e 31. Sono quelle che hanno avuto la maggiore diffusione per la produzione di manufatti tessili, destinati agli utilizzi più diversi, in tutti i settori a rischio sottoposti alle specifiche normative sulla prevenzione incendi. Queste fibre, come la modacrilica, e altre contraddistinte dalla sigla FR grazie alla loro struttura molecolare ottenuta durante il processo di polimerizzazione, hanno il vantaggio di conferire ai tessuti proprietà ignifughe permanenti, esplicando un’azione di ritardo o di inibizione della fiamma. Con queste fibre modificate sono realizzati i tessili antifiamma più diffusi e sviluppati sul mercato perché, a proprietà di reazione al fuoco adeguate, uniscono costi, doti di processabilità e qualità tessili ed estetiche adatte alla maggior parte delle esigenze espresse dal mercato. Un livello ancora superiore di L.O.I. (da oltre 30 a 50) caratterizza un terzo gruppo di fibre, quelle definite “resistenti al calore”, quali le fibre di carbonio, le meta e para aramidiche e altre costituite da polimeri a nuclei aromatici o ciclici condensati. I prodotti tessili con esse realizzati, nella combustione, tendono a carbonizzare e non emettono gas infiammabili. Sono le materie prime per manufatti tecnici di costo elevato, che richiedono particolari accorgimenti per la produzione e la trasformazione: di conseguenza il loro impiego, per altro in significativa crescita, è riservato a settori specifici, che sono disposti a pagare il prezzo di prestazioni superiori, frutto dell’alta tecnologia delle fibre man-made.
Normative e conclusioni sul tema E’ già stato fatto cenno alla necessità di un’imposizione legislativa per determinare lo sviluppo del tessile sicuro contro il rischio di incendio. Le normative italiane su questo tema risalgono a oltre vent’anni fa: il primo decreto ministeriale data infatti del giugno 1984. Con esso sono stati stabiliti i metodi di prova da utilizzare per ottenere la omologazione dei prodotti tessili, in relazione al loro comportamento al fuoco, a cura dei laboratori legalmente riconosciuti, e il rilascio della successiva omologazione da parte del Ministero dell’Interno. A livello europeo le norme che regolano l’adozione di tessili antifiamma non sono ancora omogenee e differiscono da Paese a Paese, malgrado siano in corso da anni trattative per arrivare a una unificazione, sia per quanto riguarda i settori d’impiego sottoposti a normative, sia per le prove di laboratorio cui sottoporre i manufatti e le relative classi di omologazione. Questo fa si che, ad esempio, vi siano nazioni, come la Gran Bretagna e i Paesi Nordici, in cui anche negli ambienti domestici è imposto l’uso di tessuti flame retardant (ad esempio per i mobili imbottiti), mentre in altri Paesi, tra cui l’Italia, questo avviene solo nei locali pubblici (cinema, teatri, alberghi, comunità, ecc.). Anche per quanto riguarda l’abbigliamento, in alcuni Paesi gli abiti da casa (come vestaglie e tute), il nightwear (pigiami, camicie da notte), i vestiti da bambino, i giocattoli di stoffa e di peluche devono avere idonee caratteristiche di sicurezza antifiamma, mentre in altri questo vincolo non sussiste. Si può quindi concludere che i tessuti più sicuri sono fatti utilizzando alcune specifiche fibre sintetiche ed esistono da tempo: ma la loro adozione non è legata a una spontanea offerta del mercato, o a una consapevole richiesta del consumatore che la stimoli dal basso, bensì alla presenza di leggi che la impongano. Le fibre man-made si confermano così, contrariamente a quanto ancora si crede, come una validissima soluzione per un abbigliamento che garantisca nel contempo comfort, vestibilità e una elevata sicurezza.
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Ambiente E’ vero che le fibre sintetiche non sono biodegradabili e quindi sono inquinanti? Lo stereotipo Con il diffondersi di una coscienza ecologica presso strati sempre più vasti dell’opinione pubblica è nato anche il dubbio sull’impatto ambientale delle fibre fatte dall’uomo. La risposta alla domanda iniziale non può che essere franca: è vero che le fibre sintetiche finora maggiormente diffuse non sono biodegradabili, mentre lo sono, in tempi più o meno lunghi, sia le fibre artificiali sia quelle naturali.
La ricerca della verità E’ opportuno tuttavia cercare di capire quali sono i corretti termini del problema e ricordare le più recenti innovazioni, che hanno consentito la creazione di fibre di sintesi progettate per essere totalmente biodegradabili. Questi nuovi polimeri, da cui si possono produrre non solo fibre, ma anche altri materiali (ad esempio per imballaggio), hanno inoltre il pregio di derivare da risorse annualmente rinnovabili, come i sottoprodotti del mais. In generale però la biodegradabilità di un materiale si può considerare importante se si presuppone che questo debba necessariamente finire disperso nell’ambiente al termine del suo ciclo di vita, rinunciando a pensare che invece si possano mettere in atto, da parte della società civile, forme di riutilizzo o riciclo più sofisticate e sicure del conferimento in discarica o della termovalorizzazione. Il tessile da abbigliamento e arredamento, oltre ad avere un ciclo di vita generalmente lungo, porta con sé la percezione di un valore intrinseco che difficilmente lo fa considerare un bene di consumo “usa e getta”. Questi tipi di prodotti tessili vengono a lungo conservati, riutilizzati in altre forme, regalati a organizzazioni caritatevoli, raccolti per essere usati come stracci, e alla fine riciclati nell’industria tessile per la produzione di altri manufatti, magari meno pregiati, ma comunque ancora assai utili e diffusi. Le aziende tessili di Prato si sono avvalse da secoli di queste tecniche di lavorazione e costituiscono un caso ante litteram di industria basata in gran parte sul riciclo di enormi quantità di materiali di scarto, che è stata studiata, come peculiare case history, da autorevoli scuole di business internazionali.
Vi diremo di più… Vi sono tuttavia altri settori di impiego delle fibre in cui il problema dello smaltimento dei manufatti può essere più sensibile dal punto di vista dell’impatto ambientale. Basti pensare alla crescente diffusione di prodotti in fibre tessili, generalmente realizzati con la tecnologia dei nontessuti, definiti disposable o monouso. Salviette per l’igiene personale o per uso medicale, panni per la casa tipo “Swiffer”, pannolini e pannoloni formano certamente grandi volumi, che contribuiscono a incrementare in qualche misura la massa dei rifiuti solidi urbani. In questi settori la diffusione di fibre sintetiche biodegradabili, che sono già da qualche anno disponibili sul mercato, porterà sicuramente dei significativi vantaggi. Inoltre va ricordato che la composizione chimica delle fibre più utilizzate per questi usi (poliestere, cellulosiche) assicura la loro innocuità, sia nel caso vengano lasciate a contatto con il terreno, sia nel caso vengano incenerite.
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Un’altra area di impiego delle fibre man-made che pone problemi di smaltimento è quella della pavimentazione tessile, la cosiddetta moquette. A questa situazione contribuiscono due fattori. Da un lato le elevate quantità di prodotto, generalmente di bassa qualità, applicato in utilizzi di breve durata - praticamente “usa e getta” - come nel caso delle manifestazioni fieristiche, al termine delle quali il tappeto è talmente sporco e usurato che non è economicamente conveniente recuperarlo. Dall’altro lato pure i prodotti per la pavimentazione tessile di migliore qualità, usati ad esempio nelle applicazioni alberghiere e negli ambienti di lavoro e residenziali, benché abbiano un ciclo di vita di diversi anni, devono prima o poi essere sostituiti. Anche questo normale turnover contribuisce a far sì che le quantità da smaltire raggiungano ogni anno livelli problematici.
Normative e conclusioni sul tema Si impone quindi la necessità di adeguare il trattamento di tale tipo di rifiuti all’entrata in vigore, nel 2005, delle normative comunitarie che vietano lo smaltimento in discarica delle moquette dismesse. La strada già imboccata è quella del riciclo, processo verso il quale, se il vetro, la carta e la plastica hanno già fatto grandi passi avanti, anche i tessili di ogni tipo si dovranno indirizzare. Le componenti tessili dell’auto (pavimentazione, rivestimenti, sedili…) – per fare un altro esempio – già rientrano nella Direttiva Europea “End of Life Vehicles” 2000/53/CE, che impone il riciclo del 95% di tutti i materiali. Tuttavia la mera riciclabilità - che sempre più spesso è un fattore già considerato a livello di progettazione - non assicura in concreto la possibilità di un effettivo riutilizzo delle spesso pregiate materie prime impiegate, in assenza di adeguate strutture che si facciano carico di un processo di separazione, recupero e marketing delle “materie seconde”, che sia nel contempo ecologicamente ed economicamente sostenibile. Sotto questo profilo va inoltre ricordato che la tecnologia del riciclo sta diventando sempre più sofisticata e che la nuova frontiera viene individuata nel cosiddetto upcycling, cioè in un recupero integrale delle materie prime senza perdita di qualità: risultato questo che si contrappone al downcycling, cioè all’ottenimento di materie seconde di valore inferiore a quelle originali e con grosse limitazioni nelle possibilità di riutilizzo. Proprio nel caso della pavimentazione tessile sono da segnalare concrete iniziative già avviate per vantaggiose forme di riciclo “dalla culla alla culla” (ovvero, come dicono gli inglesi, cradle to cradle), capaci cioè di riutilizzare senza degrado le materie prime ricavate. Questi processi riescono infatti a trasformare le enormi quantità di moquette post-consumo, prodotte con poliammide 6, e altri cascami della stessa natura, in ottimo caprolattame (la materia prima utilizzata per produrre il nylon), di qualità virtualmente pari a quello vergine. Questa forma di riciclo utilizza un sofisticato e complesso procedimento, che prevede il trattamento chimico delle moquette come in un circuito chiuso, conservando l’aspetto e il normale comportamento all’uso del poliammide vergine, indipendentemente dal numero di trattamenti di riciclo cui viene sottoposto. Da ricordare infine come, in modo quasi speculare, un’ottima fibra poliestere possa essere prodotta con “materie seconde” ricavate dalla raccolta differenziata e dal riciclo delle bottiglie in PET. Questo polimero, il polietilentereftalato, così versatile da accomunare due prodotti totalmente diversi tra loro - come sono le fibre e le bottiglie - può essere trasformato in una materia prima tessile dopo esser stato un contenitore in plastica per liquidi, riuscendo così a vivere una seconda vita. Spesso queste fibre vengono “tinte in massa”, cioè colorate con pigmenti inseriti direttamente nella massa filabile allo stato fuso: un processo che si applica, ovviamente, anche alle fibre che nascono da polimero vergine. Questa tecnologia è molto vantaggiosa dal punto di vista ecologico, perché evita la tintura in una fase successiva della lavorazione tessile, con significativo risparmio di energia e di acqua e una drastica riduzione degli effluenti di tintoria, dando un ulteriore contributo alla compatibilità ambientale delle fibre fatte dall’uomo.
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i commenti dei miei 4 lettori una selezione dei messaggi che ho ricevuto da chi ha consultato questa pubblicazione e ha avuto la cortesia di ringraziarmi.
Caro Belletti spero stia bene e si goda la meritata pensione. Il suo lavoro è sempre stato molto apprezzato. Ancora tanti auguri e complimenti per quello che ha fatto Cordiali saluti Roberto Rondi [ex Capo Divisione Montefibre e Direttore Assofibre] Carissimo Giorgio, la ringrazio della comunicazione e della possibile di attingere agli articoli scritti, sempre molto attuali. Spero che la sua andata in pensione come giornalista le lasci più tempo per una efficace e proficua collaborazione con AICTC. Cordiali saluti e tanti auguri Alessandro Gigli [Presidente AICTC] Grazie mille dott. Belletti del bellissimo regalo. La pensione è un punto di arrivo molto sospirato; finché non arriva realmente........Poi può essere un momento di tristezza e di malinconia.....A questo punto bisogna convincersi che è solo un passaggio verso nuove avventure e nuovi orizzonti. L'importante è avere tanta fantasia (e questa a Lei non manca) e tanta voglia di correre. Grazie ancora e arrivederci a presto. Eugenio Magni [socio AICTC] Caro Belletti, buongiorno. Complimenti per il report, ma anche e soprattutto per il lungo, paziente e professionale lavoro che è stato svolto negli anni trascorsi. Spiace leggere, sempre, della fine di un viaggio, ma poiché questo è nella forza delle cose, rimane il piacere di lasciare una testimonianza, specie ai più giovani. Con viva cordialità e sperando di incontrarla PS. Il suo lavoro è veramente interessante sul piano didattico: potrebbe essere così cortese da indicarmi i programmi utilizzati per potere sviluppare lavori similari in occasione di lezioni e simili? Grazie. Antonio Mauro [Ricerche & Servizi - Prato] Un pensionamento è sempre una cosa strana: da un lato la prima reazione è augurare al pensionando il meritato e guadagnato riposo; dall'altra ti senti un poco orfano per un qualcosa che non ci sarà più. Intanto un grazie di cuore per quel che ha fatto. Poi un augurio di quiete, fiducioso del fatto che saprà riempire il tempo libero con attività altrettanto significative Riccardo Righetti [Professore ITIS - Biella] Mihii! Non ci credo. Belletti ritirato? Spero sia colpa di una carrozza. A quando il primo articolo su "Il Cavallo"? Baci. Ugo Tinti [amico ed ex collega in Montefibre] Grazie e complimenti E' sempre un piacere sentirla . L'aspetto al Pet Day il 6-7 di ottobre. Cordialità Francesco Zanchi [A.D. GSI International] Ringrazio anch’io e magari non mancherà l’occasione di incontrarci ancora, con i migliori auguri. Guido Bertone [socio AICTC]
Egr. dott. Belletti nel ricevere la Sua mail devo confessarLe che, come sempre, anticipavo con la fantasia quale sarebbe potuto essere l'argomento che avrebbe approfondito.E' quindi, con sorpresa, che apprendo della Sua decisione. Non posso che ringraziarLa, a nome mio e dei tanti studenti fruitori dei suo articoli, per la competenza e la passione che ci ha trasmesso in questi anni.Grazie ancora per l'importante collaborazione alla riuscita del Congresso di Stresa e per il volumetto virtuale, prova della Sua generosità e interesse per l'innovazione a tutto campo. Cordiali saluti Giuseppe Rosace [Professore UNIBG e socio AICTC] Gent.mo Dr. Belletti, mi unisco al coro, che penso molto ampio, delle persone che le esprimono da un lato il dispiacere per la notizia della pensione (peraltro ampiamente meritata) e dall’altro un grosso ringraziamento per il lavoro da lei svolto come giornalista negli ultimi dieci anni. Ho avuto occasione molte volte, sentendola parlare e leggendola, di apprezzare il suo lavoro che, come lei stesso dice, ha attraversato un periodo che definire turbolento è poco. Credo che i suoi scritti rappresentino una testimonianza di questi anni e contengano utili spunti che permetteranno di trovare nuove vie di sviluppo a quanti sono ancora interessati e coinvolti nel settore tessile sia sul versante della ricerca e sviluppo sia della produzione. Mi auguro che nonostante il suo formale ritiro dall’attività ci siano ancora opportunità per incontrarsi e scambiare qualche opinione. Cordiali saluti Giuliano Freddi [Stazione Sperimentale Seta – Milano e socio AICTC] Caro Belletti , La ringrazio per la collaborazione e le auguro ogni bene e tanta salute . Ha proprio deciso di appendere la bicicletta al chiodo ? Cordiali Saluti Francesco Prezzavento [ex collega in Montefibre e Assofibre] Buongiorno Giorgio, ha navigato fra i suoi articoli, che ho trovato estremamente interessanti e degni di divulgazione. Dello stesso parere è Piero Sandroni che ha proposto di fare un link con il nostro sito per avere la maggiore divulgazione possibile. Pensa sia possibile? Cordiali saluti Alessandro Gigli [Presidente AICTC] Caro Dr. Belletti , grazie per questo archivio - link , di sicuro interesse . A Lei un sincero augurio di una serena pensione , confidando che comunque manterrà una sua attività nel tessile , considerata la Sua notevole esperienza. Un cordiale saluto. Marco Della Croce [Imprenditore - Biella] Carissimo Belletti, Grazie per questo regalo,che consente di trasformare cronaca in storia. Chi viene dopo di noi deve leggere la trama di un tessile che non può sfuggire alla sua storia per programmare il futuro. Le auguro lunghi anni sereni la sulle sue colline e se verrà a Biella sarò sempre lieto di incontrarla. Un caro saluto Gianfranco De Martini [Imprenditore - Biella]
Buonasera Giorgio, La sua generosità sarà sicuramente apprezzata non solo da me, ma da tutti quelli che potranno avvalersi delle interessanti informazioni contenute nei suoi articoli. Spero che ci risentiremo presto. Cordiali saluti. Ornella Bignami [Elementi Moda - Milano] Egregio Dottor Belletti, Desidero ringraziarLa per le pubblicazioni da Lei prodotte in questi anni e da me lette con interesse. Anche durante gli incontri svoltisi con i miei studenti del Setificio e del Politecnico, Lei ha saputo trasmettere con efficacia e sintesi i contenuti tecnici. Al di là del momento pensionistico, che Le auguro sereno, non ci abbandoni completamente con le sue interessanti riflessioni. Cordiali saluti Enrico Lironi [Professore ITIS e Università dell’Insubria - Como] Caro Belletti Ringrazio infinitamente per la gentilezza. Anche se ho abbandonato un po’ il settore non manco di curiosità circa gli argomenti che certamente avrò il piacere di leggere. Rivolgo un saluto cordiale cui aggiungo l'invito a ritrovarci quando possibile in quel di Biella. Ancora un grazie di cuore Gianni Gilardi [ex manager FILA ed Ermenegildo Zegna - Biella] Caro Giorgio, ho letto la mail nella quale annunci ai tuoi amici il possimo ritiro dalla professione giornalistica. Desidero farti sapere che mi dispiace perchè, essendo anch'io cresciuto nella professione del "tessile", ho sempre molto apprezzato i tuoi scritti estremamente documentati e motivati in ogni circostanza. Mi mancheranno ma spero che non mi mancherà mai il tuo consiglio e la tua cordiale amicizia. Cari auguri per la nuova stagione della tua vita. Mi auguro di rivederti presto Antonio Di Peio [ex manager Montefibre e Assofibre] Caro Dr. Belletti I miei migliori auguri perché possa FINALMENTE dedicarsi a ciò che più desidera. Saluti cordiali Claudia Ferrero [Responsabile Area Commerciale e Internazionale – U. INDUSTRIALE BIELLESE] Buongiorno Dottor Belletti! Le rispondo solo ora, di ritorno da un viaggio a Prato. La ringrazio infinitamente per questa opportunità di leggere nuovamente questi articoli, così precisi e ancora attuali. Le faccio tanti auguri per questa nuova parte della sua vita. E’ per me stato un onore e un privilegio aver fatto la Sua conoscenza. Qualora passasse da Milano, venga a trovarmi che Le offro volentieri un caffè. Cordiali saluti. Enrico Gessner [Responsabile Commerciale ENKA ITALIA] Egr. Dott. Belletti Grazie per questo prezioso lavoro, con i più cordiali auguri. Claudio Tonin [CNR Istituto per lo Studio delle Macromolecole di Biella]
Gentile Dottor Belletti, La ringrazio per la sua bella lettera. Io mi ricordo di lei, positivamente, non solo come giornalista ma anche come attore nel mondo dei fili man made. Mi complimento per il suo lavoro e le auguro una ottima vita da attivo pensionato. La saluto molto cordialmente. Mario Boselli [Imprenditore e Presidente Camera Nazionale della Moda ] Caro Giorgio, ho ricevuto la Tua mail riguardante i dieci anni da giornalista e Ti ringrazio veramente di avermela inviata. Ti ringrazio, anche se un po’ in ritardo, perchÊ non lavoro piÚ nel settore tessile. Leggendo il Tuo curriculum ho rivissuto in parte le cose che abbiamo fatto assieme, per le quali Ti ringrazio ancora di cuore, oltre, ovviamente, anche per avermi introdotto nel settore degli orologi. Ancora mille ringraziamenti e tanti tanti auguri . Mario Pinton [ex manager Montefibre]
anni da giornalista
giorgio.belletti@cascinameli.it