Pier Giuseppe Alvigini
RACCOLTA DI ARTICOLI per
Articoli pubblicati nel primo semestre 2014
Quando, a seguito del Concilio Vaticano II, è stato pubblicato l'importante libro "Costituzione dogmatica sulla Chiesa" (in latino "Lumen Gentium", essendo Gesù la luce delle genti) ci ha profondamente colpito rilevare che il Capitolo III è dedicato ai Vescovi e il Capitolo IV a noi Laici. Il titolo in latino infatti è, telegraficamente, "Laicis". Quasi una rivoluzione. Ci siamo chiesti come noi, che apparteniamo all'Ordine dei Predicatori, avremmo potuto interpretare e realizzare correttamente l'indicazione che ci veniva proposta dal Capitolo IV. Riflettendo, abbiamo pensato che avremmo dovuto assumere la responsabilità di aprirci alla realtà civile, con tutte le sue difficoltà, offrendo ai Laici la luce ed il conforto del Vangelo. Questa modesta e breve pubblicazione raccoglie una serie di scritti che hanno l'intento di contribuire a realizzare tale ipotesi. Pier Giuseppe Alvigini
α 1924 Ω 2015
Pubblicato su la VOCE Alessandrina del 18 luglio 2014
UNA FAMIGLIA La famiglia è una realtà unica, complessa, indispensabile. Perfino lo straordinario evento di Gesù implica la celebre unità familiare: “Giuseppe, Maria, Gesù”. Fa riflettere che Dio abbia seguito ciò che è previsto per ogni essere umano, ossia “padre, madre, figlio” L’unica diversità è data dal fatto che per consentire al “Logos” di “parlare” all’umanità, è stato necessario un essere umano perfetto, e poiché ogni essere umano ha qualche difetto, Dio ha creato Gesù. Come noto la famiglia classica inizia con “lui e lei” o “lei e lui”, nel senso che i due si incontrano, simpatizzano, vivono il “gioco d’amore”, alla fine del quale si sposano. A scanso di equivoci il Vangelo, senza mezzi termini, dice: <<Gesù rispose:”Non avete letto come Colui che ha creato tutto li ha fatti, fin dal principio, maschio e femmina ? e ha detto:”L’essere umano lascerà il padre e la madre(…) e i due saranno una sola carne”, così non saranno più due, ma una sola carne>>(Mc. X, 2/9 – Mt. XIX, 3/6) Nella realtà la “vita a due” implica affrontare e risolvere i tanti problemi dell’ essere insieme e, quindi, del pensare e volere insieme, dell’operare insieme. Poiché in questa fase storica del nostro Paese, la vita non è né facile, né semplice, questo impegno di “vita insieme” si riesce a superare solo grazie all’amore, potremmo anche dire grazie alla simpatia e alla stima reciproca, oltre alla intelligenza e al senso di responsabilità. Questa è la base di partenza della nuova famiglia, e anche se tutto questo costituisce un grande valore, vi è qualcosa in più che deve avvenire. E il desiderio di avere questo “qualcosa in più” è talmente imperativo che lo procreano felici di farsi carico dell’impegno che ne consegue. Dobbiamo, però, rilevare subito che i bambini, come noto, sono dotati di una tale carica di attrazione e di simpatia da far dimenticare i molti sacrifici che si fanno a loro favore, sia da parte dei genitori, sia da parte dei nonni. Comunque i genitori, prima o poi, scoprono di aver procreato un essere umano con qualità proprie, con “talenti” propri, con carattere proprio e, diciamolo pure, con difetti propri. Inizia la missione educativa, il “cavar fuori”, giorno per giorno, il meglio che c’è dentro a quell’essere umano che continua a crescere. Poi ci sono la scuola, le amiche e gli amici, la convivenza civile, la complessa realtà ecclesiale nella consapevolezza della dimensione spirituale propria di ogni essere umano. E, gradatamente, ci si pone il problema del futuro inserimento professionale, un tema complesso e non facile, soprattutto in questa fase di difficoltà non sono nel nostro Pese ma anche Europee. Nell’augurio che tale inserimento si realizzi, e in modo più che possibile coerente con i “talenti” personali, inizia, per il futuro, un nuovo ciclo “lei e lui” nonché “lui e lei”. Appare evidente che i tre livelli della famiglia, appena accennati, ossia “nonni, genitori, figli/nipoti” costituiscono la realtà definita, all’inizio, come “unica, complessa, indispensabile”. Tutto ciò che la mente e la volontà vanno in crisi costituisce un grave danno non solo per i suoi componenti, ma costituisce, di conseguenza, un danno anche per la convivenza civile. A questo proposito dobbiamo rilevare, per il passato, una scarsa partecipazione dei componenti l’unità familiare alla convivenza civile, per il prevalere di quella che potremmo etichettare, al tempo stesso come “cultura del privato” e come “cultura della delega”, Di fronte alla complessità dell’aspetto pubblico della vita, molti italiani si sono ritirati “nel privato”, come usa dire, e delegato, appunto, ad altri la gestione dell’aspetto pubblico della loro vita. Al contrario, partecipando in qualche modo alla convivenza civile sarebbe possibile proporre iniziative anche a vantaggio dell’unità familiare, superando, al tempo stesso, anche quella grave “carenza culturale “, già più volte segnalata.
Pubblicato su la VOCE Alessandrina dellâ&#x20AC;&#x2122;11 luglio 2014
DEMOCRAZIA E LIBERTA’ Sono due parole dense di significato collegate con altre parole altrettanto dense di significato. Cerchiamo di ragionarvi, per quanto possibile, semplificando. Iniziamo da “democrazia” Nel testo greco antico troviamo demos (popolo) e kratos (potere) e, quindi democrazia “governo da parte del popolo” La parola “Libertà”connessa a democrazia ha una storia realizzata lungo i secoli. Possiamo indicarla come senso di responsabilità da parte di ogni persona come cittadino, tenuto conto dei cittadini nel loro insieme, nella comune convivenza civile Certamente, la formula emersa per la democrazia in Inghilterra, allora eroicamente, nell’ambito della “Glorius Revolution”, trasmigrata in America e, quindi, trasmigrata in Francia nell’ambito della “Revolution Française” è stata una grande conquista, ma, a distanza di così tanto tempo in un certo senso non è più adeguata rispetto la complessità e la continua attuale dinamica della convivenza civile. Ad esempio tra le diversità una consiste nella formazione culturale estesa a tutti i cittadini, nonché nella crescente, continua innovazione, con apertura mondiale. Perciò è forse necessario andare oltre la formula dei soli Partiti con la implicita formula della “delega”. Infatti, a ben riflettere, tale formula non realizza la necessità di “gestire l’aspetto pubblico della vita”, da parte di tutto il popolo con senso di responsabilità personale, come accennato sopra. Una ipotesi di soluzione, di cui è stato già fatto cenno altre volte , emerge dalla consapevolezza che oltre alla importante presenza del Volontariato, esistono le grandi Organizzazioni Democratiche Nazionali, sia imprenditoriali, che professionali, che sindacali, le quali sono in grado di rappresentare direttamente, a livello pubblico, la vita reale del Paese, e che, quindi, possono rappresentarla in Parlamento.. Siamo consapevoli che, attualmente, la convivenza civile è la conseguenza dell’operare di tutti i cittadini, in quanto persone che per vivere, e non solo continuare ad esistere, operano secondo più “dimensioni di vita”, come, ad esempio culturale, sociale, economica, organizzativa, giuridica e, prima ancora esistenziale. Perciò forse è opportuno che la convivenza civile debba essere organizzata secondo “componenti strutturali” corrispondenti alle “dimensioni di vita”.. Quindi si può utilizzare la parola politica solo se comprendente tutte le “componenti” Infatti il Parlamento deve rappresentare globalmente la vita pubblica del Paese, e questo viene facilitato dal contributo di professionalità e di esperienza del Volontariato e di tali importanti Organizzazioni. che, in genere, sono anche frequentate abitualmente dai Soci i quali, grazie a questo nuovo ruolo della loro Organizzazione, possono, progressivamente, offrire il proprio contributo personale e contribuire, contestualmente alla “Democrazia” e alla “Libertà”. Questo otterrebbe un doppio risultato positivo, che ogni Organizzazione supererebbe la cultura della prevalente auto-referenzialità ed ogni socio supererebbe la cultura dell’egocentralità, acquisendo, entrambi progressivamente, ogni Organizzazione e ogni cittadino, una considerazione più adeguata dell’aspetto pubblico della vita, nella sua complessa globalità. Ecco che, in tale contesto, l’intelligenza è la condizione per la maturata verità e la volontà è il contributo delle qualità personali a favore dello sviluppo. Intelligenza e volontà sono come il recto ed il verso della preziosa realtà del binomio democrazia e libertà Gesù ha spiegato l’opportunità di <<costruire la casa sulla roccia, non sulla sabbia>>(Lc VI 47/49 – Mt 24/27? O anche <<conoscerete la verità e la verità vi renderà liberi(Gv VIII 32) <<(…)il primo Comandamento è tu amerai il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore e con tutta la tua anima e il tuo intelletto, il secondo è amerai il tuo prossimo come te stesso(…)McXII 29/31
Pubblicato su la VOCE Alessandrina del 4 luglio 2014
PERSONA E CONVIVENZA CIVILE Quando gli esseri umani sono comparsi su questa terra potevano agire in senso negativo oppure in senso positivo, così è iniziata, se pur con difficoltà, la convivenza civile. Per chiarire il tema, che va ulteriormente approfondito, iniziamo da due constatazioni. La prima riguarda la persona, realtà complessa, animata grazie alle due doti spirituali tipicamente umane, ossia l’intelligenza e la volontà. La seconda riguarda, appunto, la “convivenza civile”, di conseguenza, quindi, realtà ancora più complessa perché l’essere umano per vivere, e non solo continuare ad esistere, opera in più “dimensioni di vita” come, ad esempio,– culturale, sociale, economica, organizzativa, giuridica e, prima ancora esistenziale. Questo denso operare avviene, contestualmente, da parte di una pluralità di concittadini. Anche se ogni essere umano ha, in potenza, le doti naturali per “convivere” con gli altri esseri umani, il tradurre tali dimensioni potenziali di vita personali nella realtà della convivenza civile, in questa fase storica, realtà sempre più complessa, comporta una adeguata preparazione. Perciò ora dobbiamo avere la pazienza di ragionare sulla formazione personale, tale da essere in grado, ciascuno, di operare in modo adeguato nella realtà collettiva. Innanzitutto dobbiamo avere la consapevolezza che il percorso formativo dura per anni, già a partire dal proprio nucleo familiare e va calibrato continuamente con l’età e con il contesto nel quale ogni soggetto umano deve operare per vivere. Forse è opportuno un programma formativo più adeguato, rispetto al passato, per favorire la formazione della persona.. Inoltre, tutti gli italiani devono avere anche la consapevolezza che la situazione europea obbliga a perfezionare continuamente se stessi per perfezionare non solo l’Italia, ma, appunto, anche l’Europa Quindi dalla materna, alle elementari, alla scuola dell’obbligo ed oltre, è necessario tenere presenti a) l’esigenza di capire sia se stessi e sia la realtà oggettiva, b) l’opportunità di scegliere, per quanto possibile, l’attività professionale capace di connettere positivamente tali caratteristiche personali con la convivenza civile, c) la responsabilità di avere una sufficiente conoscenza del passato storico, d) l’apertura mentale necessaria per assumere, in continuo, la convivenza civile come si configura nelle “componenti strutturali” corrispondenti alle “dimensioni di vita” personali già elencate prima, e) la responsabile attività sia per offrire il proprio contributo da persona-cittadino a favore dello sviluppo comune, sia per fruire di tutte le opportunità cha la convivenza civile produce. Certamente tutti i cittadini italiani devono avere il senso di responsabilità di contribuire alla soluzione delle due Componenti Parlamentari e alla organizzazione più responsabilmente rivolta a favore dei cittadini.. Contestualmente le grandi Organizzazioni Democratiche Nazionali e il Volontariato devono svolgere un ruolo pubblico appropriato Ulteriormente approfondiamo a) in “senso costruttivo”: la mente delle persone , nei secoli ha realizzato continuamente splendide opere positive e la morale ha realizzato tante opere costruttive e di carità, b) in “senso negativo” la mente ha progettato attività che hanno favorito la povertà, e la immoralità ha prodotto la violenza, e la guerra, Ad integrazione di quanto sopra siamo consapevoli che illumina il tutto la intensa dimensione spirituale che Gesù di Nazareth ha lasciata in eredità, aperta a tutti. Ricordiamo che dopo la Resurrezione è tornato su questa terra, ma esclusivamente per educare gli Apostoli, ai quali <<Gesù parlò loro così “Ogni potere è stato dato a me in cielo e in terra. Andate, dunque,ed ammaestrate tutte le Nazioni (…) (Mt XXVIII 18/19)
Pubblicato su la VOCE Alessandrina del 27 giugno 2014
INTEGRARE Nell’immediato “dopoguerra” gli Alleati svolgevano, nel nostro Paese, ovviamente, un ruolo di grande prestigio. Il tradizionale schema organizzativo della vita pubblica in quei Paesi prevedeva, allora, i Partiti, maggioranza/minoranza, governo e opposizione, e così di seguito. Ossia l’importante schema, introdotto in Inghilterra nell’ambito della Glorius Revolution, trasmigrato negli Stati Uniti e di qui in Francia con la Revolution Française. Una grande conquista - già introdotta in Italia nel precedente dopo guerra, sciolta da Mussolini, e riproposta in modo importante nel recente dopoguerra, ma la realtà della convivenza civile in Italia, è cambiata. Per capirci, un esempio molto semplice. Da ragazzini andavamo in bicicletta al cosiddetto “albero di Napoleone” per poter vedere passare qualche automobile, ora non si sa più dove parcheggiare, aggiungiamo la TV, il computer, e così via.. Tutte le persone responsabili sono consapevoli che i Partiti non sono più in grado di gestire, da soli, la vita pubblica della convivenza civile del nostro Paese, per la sua attuale complessità e dinamica in continuo. In tal senso VOCE ha già segnalato, in precedenti articoli, che nel nostro Paese sono andate affermandosi alcune grandi Organizzazioni Democratiche Nazionali, imprenditoriali, professionali, sindacali, e il Volontariato, le quali sarebbero in grado di rappresentare in Parlamento, più direttamente, tale complessa realtà della convivenza civile, in continua dinamica. Inoltre tutte quelle importanti Realtà Associative sono frequentate da una percentuale molto elevata di italiani e questo contribuirebbe, in modo positivo, all’impegno della persona, in quanto cittadina/o, coinvolgendo indirettamente pure l’interesse delle famiglie. Tutti coinvolti all’aspetto pubblico della vita nella convivenza civile, promuovendo anche la “Partecipazione”. Pensiamo anche solo da un lato alla Confindustria e Piccola Industria, alle Associazioni Nazionali Commercianti, Agricoltori e così via, dall’altro lato all’analogo dei Professionisti, Medici, Scienziati, Ingegneri, Avvocati e così via, e, ancora, a CGIL, CISL, UIL e così via. Perciò abbiamo rilevato la necessità di andare oltre, impegnando i nuclei familiari, superando la convinzione di molti di loro che si considerano, in un certo senso, “estranei” alla gestione del “Potere Istituzionale”. Perciò abbiamo ricordato che “democrazia”, dal greco antico, significa “governo da parte del popolo”. Ed è stata, quindi, indicata una ipotesi di impostazione per attuare il coinvolgimento responsabile anche di ogni nucleo familiare. Siamo consapevoli che i ragionamenti svolti finora possono essere proposti grazie alla situazione culturale del nostro Paese in vista dell’Europa, realtà molto complessa, da costruire da parte di tutti Infatti, tenuto conto dell’Italia e dell’Europa, questo è possibile solo grazie ad un processo di crescita, culturale e sociale da parte di ogni cittadino e dei cittadini Europei delle ventotto nazioni nel loro insieme. A ben riflettere questi impegni possono anche favorire la “nuova civiltà” proposta da Gesù di Nazareth, offrendo la propria vita, a tutti gli esseri umani, di tutte le Nazioni, <<Andate nel mondo intero a predicare (il Vangelo) ad ogni creatura>> (Mc XVI 15) <<Andate dunque ad ammaestrare tutte le nazioni>>(Mr. XXVIII 19)
Pubblicato su la VOCE Alessandrina del 20 giugno 2014
PERSONA E CONVIVENZA CIVILE VOCE ha già pubblicato articoli su tale importante tema . Questo, pur “non facile” li integra. Con i precedenti viene riconosciuta la necessità di un ruolo importante da parte del “cittadino”, in quanto persona Per chiarire il tema iniziamo da due constatazioni. La prima riguarda la persona in quanto tale, realtà molto complessa, animata grazie alle due doti spirituali tipicamente umane, ossia l’intelligenza e la volontà. La seconda riguarda la “convivenza civile”, di conseguenza, quindi, realtà ancora più complessa sia perché l’essere umano per vivere, e non solo continuare ad esistere, opera in sei “dimensioni di vita” – culturale, sociale, economica, organizzativa, giuridica e, prima ancora esistenziale - sia perché questo complesso operare avviene, contestualmente, da parte di una pluralità di concittadini. Ciò premesso spieghiamo che anche se ogni essere umano ha, in potenza, le doti naturali per “convivere” con gli altri esseri umani, il tradurre tali dimensioni potenziali di vita personali, nella realtà della convivenza civile, comporta una adeguata preparazione non solo familiare. Perciò ora dobbiamo avere la pazienza di ragionare sulla formazione personale, tale da essere in grado, ciascuno, di operare in modo adeguato e responsabile nella complessa realtà collettiva. Innanzitutto dobbiamo avere la consapevolezza che il percorso formativo dura per anni, già a partire dal proprio nucleo familiare e va calibrato continuamente con l’età e con il contesto nel quale ogni soggetto umano deve operare per vivere. Forse un programma formativo più adeguato, rispetto al passato, per favorire la formazione della persona in quanto “cittadino”. Inoltre, tutti gli italiani devono avere anche la consapevolezza che la situazione europea e internazionale obbliga a perfezionare continuamente se stessi per perfezionare la convivenza . Perciò dalla materna, alle elementari, alla scuola dell’obbligo ed oltre, è necessario tenere presenti a)l’esigenza di capire se stessi e la realtà oggettiva, perfezionandosi in continuo b)l’opportunità di scegliere, per quanto possibile, l’attività professionale capace di connettere positivamente tali caratteristiche personali con la convivenza civile, c)la pazienza di svilupparsi costruttivamente nella propria famiglia, anch’essa aperta alla convivenza civile d)la responsabilità di avere una sufficiente conoscenza del passato storico, e-)la consapevolezza che per vivere e non solo continuare ad esistere, ognuno deve operare nelle sei “dimensioni di vita” già citate prima f)l’apertura mentale necessaria per assumere, in continuo, la convivenza civile come si configura nelle sei componenti corrispondenti, necessariamente, alle sei “dimensioni di vita” personale già elencate, g)la responsabile attività sia per offrire il proprio contributo personale a favore dello sviluppo comune (ossia dell’insieme delle crescite e dei progressi), sia per fruire di tutte le opportunità cha la convivenza civile produce . Questa nuova concezione pubblica dei cittadini, in quanto persone, che cerchiamo di configurare e proporre, contemplerebbe, quindi a-)sia l’introduzione in Parlamento di Rappresentanti delle grandi Organizzazioni Democratiche Nazionali imprenditoriali, professionali, sindacali, b-) sia l’introduzione della Rappresentanza del Volontariato c-)sia la valorizzazione educativa del nucleo familiare, d-)sia il ruolo pubblico responsabile del cittadino in quanto, appunto, persona. Questo introduce anche alla “partecipazione” in quanto esigenza distinta e complementare, interna della democrazia, rispetto le attività di gestione democratica delle Istituzioni pubbliche . Per il tema esaminato rapidamente, può illuminare anche il Vangelo <<Le Istituzioni sono al servizio della persona e non viceversa (Mc II,27) – L’importanza della “ innovazione” da parte di ciascuno (Lc V 36/37 – Mc II 21/22 – Mt IX 16/17) Costruire la casa sulla roccia, non sulla sabbia (Lc VI 47/49 – Mt VII 24/27) La netta distinzione tra convivenza civile e Dio ma impegnando ciascuno in entrambi i sensi << “rendete” a Cesare ciò che è di Cesare e a Dio ciò che è di Dio>> (Lc XX 25 – Mc XII 17 – Mt XXII 21)>>.
Pubblicato su la VOCE Alessandrina del 13 giugno 2014
CARITAS “ Caritas” e “Veritas” sono le due espressioni più elevate e significative dell’essere umano. L’essere umano, nell’esprimere in senso positivo la propria natura - dotata, fin dalla nascita, di intelligenza e di volontà - tende a vivere in quattro realtà, due umane, una naturale, una spirituale. Le due umane sono, come noto, “l’unità familiare” e la complessa “convivenza civile”, mentre vive anche nella “natura” conoscendo la sua complessità minerale, vegetale, animale, nonché vive la immensa “realtà spirituale”. Nell’esprimere in senso positivo la propria natura, la natura personale, impegnandosi nel panorama operativo delle sue qualità specifiche, l’essere umano tende ad esprimersi in senso culturale, sociale, economico, organizzativo, giuridico, nonché esistenziale. “L’unità familiare” nella sua costituzione completa di persone, comprende: i genitori - marito e moglie – e i figli. Meglio se si aggiungono, con reciproca simpatia, nonni e nipoti La “convivenza civile” significa gli esseri umani nel loro insieme. Ossia che ciascuno, fin dalla nascita, ha la comune natura, ma vissuta con le caratteristiche proprie personali e, comunque, portato anche alle aperture. Il “luogo” di possibile reciproca comprensione e collaborazione è costituito da sei “componenti” la convivenza civile relative alle “sei qualità specifiche” operative, accennate sopra, della persona divenuta cittadino. Le “qualità specifiche” personali e le “componenti” la convivenza civile sono la base per operare costruttivamente a favore della “caritas”, una delle realtà più pregevoli ed elevate operate dagli uomini, grazie anche alle Strutture. Certamente è l’amore che vuole il bene altrui. Ad esempio“Caritas Internationalis” è il nome in latino di una Associazione della S. Sede con l’attività di organizzare gli aiuti ed assistere le popolazioni afflitte da gravi problemi. Ricordiamo, brevemente, che sotto la Croce vi erano Maria Madre di Gesù alla Quale ha annunciato di essere, da quel momento, “Donna”, ossia non più solo Madre di Gesù, ma anche “Madre dell’umanità”, e con Loro vi era anche il Discepolo che Gesù amava, al quale Gesù disse <<”Ecco Tua Madre” e da quel momento il Discepolo la prese con se>> (Gv XIX 25/27). Certamente è molto positiva la grande pluralità di relazioni personali di simpatia con le tante realtà terrene accennate prima, ma si pone, “al di sopra” di tutto, la “Caritas” che significa anche la relazione d’amore e di verità con Gesù, relazione che illumina le realtà terrene descritte all’inizio: due umane, famiglia e convivenza civile e tre naturali (minerali, vegetali, animali). La Caritas, e la Veritas, elevano ed illuminano le diverse quotidiane relazioni della persona umana dedicandosi alla ricerca della verità aprendosi all’amore delle persone in necessità. Perciò chiediamoci come crescere nella verità e nell’amore grazie a Gesù. Abbiamo considerato la Verità e l’Amore nella “Caritas” ricordiamo, due espressioni di Gesù <<(…) e conoscerete la verità e la verità vi renderà liberi >> (Gv VIII 32) <<(…)quale di questi tre ti sembra essere stato il prossimo dell’uomo caduto nelle mani dei ladroni? Ed egli rispose “Colui che gli esercitò la carità”. Gesù gli disse “Bravo e fa anche tu lo stesso”>> (Lc X 36/37).
Pubblicato su la VOCE Alessandrina del 6 giugno 2014
VERITA’ VOCE della scorsa settimana ha pubblicato un articolo concernente la “Cultura” nel quale si fa cenno a “la verità” Iniziamo con il drammatico dialogo tra Gesù e Pilato - che rappresentava personalmente l’Imperatore di Roma, padrona del Mediterraneo - è breve, ma significativo <<Gli soggiunse Pilato “ma Tu sei re?” Gli rispose Gesù “Tu lo dici : Io sono Re. Per questo sono nato e per questo sono venuto in questo mondo: per rendere testimonianza alla verità, chiunque procede dalla verità ascolta la mia voce>> Pilato Gli pone una domanda drammatica <<Cosa è la verità ?>> (Gv. XVIII 37/38). Lo ricordiamo sempre che la natura umana è dotata di due qualità interiori: l’intelligenza e la volontà e certamente ogni essere umano, grazie alla propria intelligenza, può conoscere la realtà e impegnarsi a distinguere onestamente tra realtà e realtà, sia materiali che concettuali, distinguendo, in entrambe le realtà, il positivo e il negativo, ossia la verità. Ma andando oltre la vita personale, dobbiamo considerare la vita della unità familiare, non solo in senso reciproco dei suoi componenti, comprendente pure l’amore, ma anche la verità dell’unità familiare rispetto le realtà naturali (minerale, vegetale, animale), e rispetto la convivenza civile, nell’insieme di tutti i cittadini. La verità riguarda, perciò, il corretto rapporto di ciascun essere umano con le diverse realtà oggettive mediante, appunto, l’intelligenza. Certamente l’intelligenza personale è in continua, naturale, evoluzione lungo tutta la vita, e le realtà oggettive sono, tra loro, molto diverse e, molte di loro, in continua trasformazione . D’altronde la ricerca della verità in continuo è una esigenza fondamentale della nostra intelligenza personale per vivere e non continuare solo ad esistere. Siamo consapevoli che ciascuno di noi sperimenta naturalmente quattro ambiti di vita, due prevalentemente privati a-) la propria famiglia e b-) la comunione spirituale e due pubblici c-) la convivenza civile e d-) le realtà naturali (minerali, vegetali, animali). La verità perciò può riguardare una realtà materiale oppure una realtà immateriale, ossia una conquista logica voluta dall’uomo oppure una realtà oggettiva non ancora conosciuta, una nuova esperienza che si acquisisce vivendo per quanto possibile “responsabilmente”. Completando rileviamo la verità nell’operare personale di ogni cittadino per la convivenza, secondo sei “qualità operative specifiche” personali che ricordiamo sempre, culturale, sociale, organizzativa, economica, giuridico - istituzionale, nonché esistenziale e, quindi, dei cittadini nel loro insieme. Per corrispondere adeguatamente a tali caratteristiche operative proprie della persona la convivenza civile deve essere organizzata in sei “componenti” ad esse corrispondenti. Appare facilmente comprensibile l’esigenza di una verità specifica per ciascuna di tali componenti la convivenza civile, nonché l’esigenza della verità globale.
A questo punto conviene chiarire che ciascuno, per vivere nella verità e connettersi alla risposta di Gesù a Pilato, non deve diventare “onnisciente”, da “premio Nobel”, ma deve avere la pazienza e la consapevolezza di impegnarsi innanzitutto per cercar di capire a partire dall’uomo in quanto tale, e tradurre la verità nell’operare per la libertà e impegnarsi nel contribuire alla realizzazione del bene comune e dello sviluppo. Anche il Vangelo esprime il proprio contributo a questo proposito <<Quando verrà lo Spirito di verità, vi guiderà nella verità tutta intera>> (Gv XVI 13) <<E conoscerete la verità e la verità vi renderà liberi>> (Gv VIII 32).
Pubblicato su la VOCE Alessandrina del 30 maggio 2014
UNA PAROLA DA MOLTI RIFIUTATA E’ noto che per secoli molti italiani sono vissuti, praticamente, da analfabeti. In genere parlavano il dialetto della località di residenza. Solo una minoranza poteva studiare e, quindi, solo una minoranza poteva operare in attività comprendenti la componente culturale (medico, ingegnere, avvocato, e così via). In molti, la domenica, frequentavano la parrocchia, luogo di socializzazione e di elevazione spirituale. La parola “cultura” era, dalla maggioranza degli italiani, ritenuta propria dei “signori”. Ora ci troviamo in una fase di passaggio complessa, verso una situazione nuova. Cerchiamo di chiarire. Attualmente i ragazzi devono andare a scuola, imparare a parlare e scrivere in italiano, studiare più “materie” e imparare anche un’altra lingua. Purtroppo i ragazzi ed i giovani, in generale, si trovano, attualmente, immersi in una confusione di idee, di valori, di linguaggi, di interpretazioni, di proposte, una confusione “culturale”, appunto, vissuta dal mondo degli adulti nel loro insieme. Se si pensa che il Documento “Gaudium et Spes”del Vaticano II (“La Chiesa nel mondo contemporaneo”) analizza la vita di quella fase storica dalle “sei costanti operative” di ciascuno, ossia <<esistenziale, culturale, sociale, economico, organizzativo, ,giuridico ed Istituzionale>>, ci possiamo rendere conto delle carenze educative di molti nostri giovani, per poter diventare adulti responsabili anche per quanto riguarda l’aspetto pubblico della vita. Dobbiamo prendere atto che una delle doti fondamentali della natura umana - che ciascuno riceve dai genitori all’atto del concepimento - è costituita dalle due facoltà che la caratterizzano, ossia l’intelligenza e la volontà. Le due facoltà che sono gli elementi strutturali dell’aspetto culturale della persona umana e della verità. In un certo senso esse “mediano” tra l’essere personale e l’essere delle diverse realtà oggettive, semplici o complesse, poste fuori da ciascuno, che ciascuno dovrebbe capire per poter operare in modo giusto.. D’altronde la verità è il modo corretto di connettere il nostro essere con l’essere delle altre realtà mediante l’intelligenza Questa è, in un certo senso, la base di partenza dell’aspetto culturale dell’attività umana. Infatti la dinamica dell’intelligenza e della volontà, propria dell’agire interiore, è connessa con quella propria di ogni altra persona. Dobbiamo divenire consapevoli della possibile poliedrica dinamica di ciascuno: ossia delle risultanti dal complesso operare di ciascuno al complesso operare delle altre persone, e rispetto le dinamiche animali, vegetali, minerali. Per semplificare possiamo rilevare che questa dinamica intellettiva e volitiva si caratterizza nelle “sei costanti operative” accennate appena sopra. Ma questo significa che per corrispondere meno inadeguatamente che possibile, alle sei “costanti operative” proprie dell’essere umano, la convivenza civile va costituita da sei “componenti” corrispondenti alle “sei costanti”. E poiché ogni componente contiene un elemento corrispondente alle altre cinque, la convivenza civile va considerata, organizzata, realizzata, in continuo, complessivamente. Ciò significa che l’elemento culturale è anche insito all’interno delle altre cinque “componenti istituzionali”. Dunque l’aspetto culturale dell’operare dell’essere personale è, costruttivamente, connesso con tale dinamica incarnata e vissuta da tutte le persone. A completamento, dobbiamo aggiungere l’esigenza di un “prima” e un “dopo”. Dunque l’elemento culturale è interno e proprio dell’agire interiore dell’essere umano, ossia di ciascuno di noi, e in connessione con la realtà oggettiva per costruire la vita e non solo continuare ad esistere. Ritornando ai ragazzi e ai giovani, come è possibile offrire loro questi riferimenti costruttivi. della cultura e della verità E’ certamente necessario sviluppare tali qualità proprie dell’agire interiore personale e, quindi, avere la pazienza di incoraggiare il maggior numero possibile di giovani, a superare il timore di riflettere in termini culturali per cercar di capire e costruire la vita, sviluppando i propri “talenti” personali per contribuire allo sviluppo comune D'altronde, per quanto possa apparire sorprendente, queste cose le dice già il Vangelo. <<Conoscerete la verità e la verità vi renderà liberi>>( Gv VIII 32) .
Pubblicato su la VOCE Alessandrina del 23 maggio 2014
DIVENIRE EUROPA Chiediamoci se siamo consapevoli, oggi, della lungimiranza dei tre iniziatori dell ‘Europa, in ordine alfabetico Adenauer (Germania), Degasperi (Italia), Schuman (Francia), che hanno operato nell’immediato secondo dopoguerra, circa sessanta anni or sono Rendiamoci conto dell’immenso “salto di qualità” culturale, sociale, economico, organizzativo, politico tendente al superamento da una situazione tragica – nazioni contro nazioni - di guerre e tirannidi a confronto con la attuale situazione di pace, di moneta unica l’Euro, di assenza del passaporto. E’ sufficiente ricordare il primo ed il secondo conflitti mondiali in Europa ed il primo dopoguerra, con milioni di morti, nonché il Bolscevismo, il Fascismo, il Nazismo e le altre tirannidi, Dunque ciascuno di noi ha il favore di ricevere questa preziosa eredità, ma, al tempo stesso, il compito, data la situazione, impegnativo, di svilupparla ulteriormente l’Europa. Allora i primi “appassionati” pensavano ad una Europa delle Regioni, non ad una Europa degli Stati. Secondo loro si sarebbe dovuto, gradatamente e progressivamente, organizzare un unico Stato. Non sappiamo se questo fosse realizzabile, ma ricordiamolo “a futura memoria”. Allora si trattava, anche qui in ordine alfabetico, di Belgio, Germania, Inghilterra, Italia, Lussemburgo, Olanda, Portogallo, Spagna. Otto nazioni con cinque lingue. In seguito il numero di Nazioni è andato aumentando Si tratta di una impresa immensa e tutti insieme dobbiamo cercare di superare le molte difficoltà. Ne elenchiamo cinque ad esempio La prima difficoltà non è solo la “lingua”, perché ogni Nazione ne utilizza una propria. Immaginiamo che gli studenti di ogni Nazione imparino, a scuola, un po’ di inglese o un po’ di francese. Alcuni probabilmente, anche il latino. Non è solo la lingua, perché la difficoltà personale è più ampia, è anche di genere culturale. Infatti, chiediamoci quanti cittadini degli attuali diversi Stati europei sentono la “missione personale” di costruire insieme l’Europa ? Fortunatamente, se così si può dire, il Cristianesimo (Cattolici, Ortodossi, Protestanti) è un prezioso comune riferimento <<Andate, ed evangelizzate tutte le Nazioni>>(Mt XXVIII 19) La seconda difficoltà riguarda il valore attribuito ad ogni cittadino in quanto persona e, quindi, alla capacita di relazioni sociali tra i cittadini, non solo tra “concittadini locali”, ma, appunto, tra “concittadini europei” La terza concerne il complesso di iniziative economiche. In Europa si produce di tutto, si esporta e si importa di tutto, e le difficoltà sono immense. A parte i nostri problemi che si cerca di affrontare, la attuale crisi economica non è solo del nostro Paese, ma anche Europea La quarta difficoltà concerne il sistema organizzativo pubblico democratico.. Appare sempre più evidente che non è pensabile gestire realtà “nuove e diverse”, come quelle attuali, semplicemente con criteri e metodi ereditati dal passato. Organizzare e gestire una realtà complessa ed in continua trasformazione non è solo per il nostro Paese, ma anche per l’Europa La quinta riguarda tutto ciò che concerne il diritto, la giustizia, la libertà, la cittadinanza, la consapevolezza responsabile di vivere insieme nella convivenza civile. Diciamo meglio : il Diritto e le Istituzioni in una unica immensa realtà pubblica la convivenza civile, l’Europa, appunto. VOCE ha già avuto occasione di spiegare che il livello è “politico” se riesce a comprendere le sei realtà operative, culturale, sociale, economica, organizzativa, giuridica e, prima ancora, esistenziale. Sei realtà operative sia personali che dell’insieme nella convivenza civile Un difficile tema del nostro Paese, ma un tema complesso anche per l’Europa
Pubblicato su la VOCE Alessandrina del 16 maggio 2014
A MARIA Negli ultimi articoli di VOCE viene citato quasi sempre il Vangelo ed in particolare Gesù. Ci sembra corretto dedicare, umilmente, un articolo “A Maria” Una prima riflessione ci viene suggerita dalla differenza tra la puntuale descrizione della “genealogia di Giuseppe”, in Luca con il titolo <<Genealogia di Gesù>>(Lc III 23/38) per dimostrare la sua appartenenza alla “Casa di Davide”, e l’assenza di qualcosa di analogo concernente Maria. Matteo inizia, addirittura, il proprio Vangelo, con il titolo <<Genealogia di Gesù Cristo, figlio di Davide, figlio di Abramo>> (Mt.1,1/17), mentre Luca descrive la genealogia quando Gesù inizia già la propria Missione con il Battesimo <<Gesù aveva circa trent’anni, quando iniziò il Suo ministero(…)>>(Lc. 3,23/38). Maria sembra iniziare con l’intervento dell’Angelo Gabriele (Lc.1, 26/38). Doveva essere “vergine” da ogni punto di vista. Infatti, per Maria è significativo ciò che viene descritto con il “Magnificat” <<L’anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio, mio Salvatore, perché ha considerato l’umiltà della Sua Serva(…)>> (Lc.1,46). Notiamo la importante rivelazione di Maria con l’espressione “il mio spirito”, che anticipa la fondamentale rivelazione di Gesù concernente la relazione spirituale tra ogni essere umano e l’Essere Spirituale che è Dio (“che sei nei cieli”). Inoltre, un importante aspetto della vita di Maria riguarda la relazione personale “Maria – Gesù”. Lo ha mantenuto per nove mesi nel proprio utero. Dopo il parto Lo ha allattato, Lo ha pulito, Lo ha lavato, vestito, coccolato, e così via. Le mamme e le nonne capiscono perfettamente la densa realtà di amore e di vita contenuta in tale relazione quotidiana. Aggiungiamo che la relazione “Maria – Gesù” si chiarisce e si intensifica lungo gli anni. E’ sufficiente mettere a confronto le due espressioni antitetiche. Come noto, a dodici anni Gesù rimane a Gerusalemme. Giuseppe e Maria lo cercano e lo <<trovano seduto tra i Dottori del Tempio>> Ovviamente lo rimproverano, e Gesù risponde <<”Non sapete che io devo dedicarmi a quanto riguarda il Padre mio” Ma essi non compresero queste parole(…)>> (Lc. II, 49/50) Diversamente, a Cana, Maria, ormai consapevole della Missione di Gesù, agli inservienti afferma <<Qualunque cosa vi dirà, fatela>>(Gv. II. 5/11) Maria segue Gesù durante la Sua Missione, forse questo è reso possibile anche per la scomparsa di Giuseppe. Luca riferisce la penetrante risposta di Gesù : mentre <<la Madre e i discepoli cercavano di parlargli>> operazione resa difficile per la folla che Lo circondava. <<Qualcuno Gli disse: “Tua Madre ed i Tuoi fratelli sono là fuori e cercano di parlarTi”(Mt.12,47 – Mc.3, 32 – Lc. 8,20) <<Mia madre ed i miei fratelli sono coloro che la Parola di Dio ascoltano e ad essa danno, creativamente, forma storica>>(Lc. 8, 21) (Luca usa il verbo greco poiéo). Inoltre Maria è ai piedi della Croce, dove avviene l’espressione densa di significati: <<Gesù, dunque, visti la Madre e, presso di Lei, il discepolo che amava, dice alla Madre:“Donna, ecco Tuo figlio” quindi dice al discepolo: “Ecco tua Madre”>> (Gv.XIX, 25/26) “Donna” significa che da quel momento non è più solo la Madre di Gesù, ma spiritualmente Madre di tutti gli esseri umani credenti. Gli Alessandrini, infatti La chiamano “Madonna della Salve”. Maria era un Mistero. Ricordiamo - con il linguaggio attuale – che era fidanzata di Giuseppe, ma l’interveto dell’ Angelo Gabriele (Lc I 26/38) La fa diventare Madre di Gesù. Comunque a Giuseppe Dio ha assegnato l’onore di essere il “Padre putativo” di Gesù fino al Battesimo dove il Padre afferma <<Questo è il mio Figlio diletto, in cui mi sono compiaciuto>>(Mt III 17) e da quel momento inizia la Missione di Gesù. Di Giuseppe non si sente più nulla, Maria, invece Lo segue lungo tutta la Missione, sino a sotto la Croce, come abbiamo rilevato sopra. Ricordiamo che dopo la Resurrezione Maria, con gli Apostoli è presente sino alla Pentecoste <<E apparvero ad essi delle lingue come di fuoco che si dividevano e che andarono a posarsi su ciascuno di Loro. Tutti furono riempiti di Spirito Santo (…)(AA II, 2/4)).
Pubblicato su la VOCE Alessandrina del 9 maggio 2014
LA FAMIGLIA Abbiamo appena letto (VOCE 02/05) le riflessioni sul “lavoro”. Ragioniamo, questa volta, su un tema direttamente connesso con il lavoro, la “famiglia”. La famiglia è all’interno della natura umana. Per quanto possa apparire, a tutta prima, sorprendente, inizia dal concepimento. Lei cerca lui, lui cerca lei. La più bella conseguenza dell’amore vissuto all’interno della famiglia sono i bambini. Gli adulti, e tanto più gli anziani, sono affascinati dai bambini. Sono sorpresi dalla loro intelligenza e dalla loro volontà, nonché dai talenti di ciascuno di loro. In un certo senso forse queste splendide doti sono state loro attribuite per renderle a compensazione dei costi. Il più alto valore a riferimento è quello di essere rappresentato dall’unico tipo di famiglia nella storia dell’umanità. Come noto Maria e Giuseppe erano, con il linguaggio attuale, già fidanzati. E’ intervenuto, straordinariamente, Dio, assegnando comunque a Giuseppe l’onore di svolgere il compito paterno sino al Battesimo di Gesù E’ altrettanto noto quanto, con il Battesimo è avvenuto a Gesù <<risalendo dall’acqua vide i cieli aprirsi e lo Spirito discendere sopra di Lui come una colomba. Una voce venne dal cielo: “Tu sei il mio figlio diletto, in Te mi sono compiaciuto”>> (Mc I, 11) Infatti con il Battesimo è iniziata la Missione di Geù Tornando alla famiglia il rapporto di “lei e lui – lui e lei” non si esaurisce con i bambini, se pur apprezzabili, ma “nell’essere”, appunto, una famiglia. Approfittiamo di una citazione del Vangelo <<Non avete letto come Colui che ha creato tutto li ha fatti, fin dal principio,maschio e femmina, e ha detto “l’essere umano lascerà il padre e la madre (…) e i due saranno una sola carne” così non saranno più due ma una sola carne>> (Mc X 2/9 - Mt XIX 3/6) Perciò, ragionando ulteriormente, non possiamo non rilevare la vita della natura umana di entrambi con il lavoro come impegno professionale ed economico, che consente le possibilità di aprirsi, insieme : alle verità culturali, le relazioni sociali, gli impegni organizzativi, le esigenze giuridiche ed Istituzionali. Da un lato si pone l’intensità all’interno della vita familiare , e, dall’altro lato l’impegno della vita comune nella convivenza civile. aggiungiamo anche la vita spirituale di entrambi, non solo, ma anche quella dei figli Finora sono state espresse considerazioni concernenti una famiglia “semplice” anche se impegnata, ma si dà il caso che i genitori di lei, oppure di lui, i “nonni” convivano, felici di occuparsi dei nipotini mentre i genitori sono fuori per lavoro. Si può dare anche il caso che i nonni vivano altrove e vengano ospitati una sorella o un fratello Comunque, nella realtà la “vita a due” implica affrontare e risolvere i tanti problemi dell’essere insieme. Poiché in questa fase storica del nostro Paese, la vita non è facile, né semplice, questo impegno di “vita insieme” si riesce a superare solo grazie al perdurare dell’amore e alla stima reciproca, e al senso di responsabilità. E gradatamente, proprio apprezzando la loro intelligenza e volontà, nonché i talenti personali, si pone, responsabilmente, il problema dell’inserimento professionale dei figli, un tema complesso e non facile. Nell’augurio che tale inserimento si realizzi nel modo più che possibile coerente con i talenti personali dei figli. Inizia, per il futuro, un nuovo ciclo di “lei e lui” e “lui e lei “, come indicato dal Vangelo
Pubblicato su la VOCE Alessandrina del 2 maggio 2014
LAVORO (…riflessioni) Da anni, ai primi di Maggio si festeggia il lavoro. Poiché il protagonista del lavoro è l’essere umano può realizzarsi personalmente come libero professionista, lavoratore dipendente , lavoratore dirigente proviamo a chiederci : “dove, quando, come, perché” in quanto il lavoro è una espressione naturale, dell’essere umano a partire proprio dai primi esseri umani della storia. Dove” Precisiamo : lavora in agricoltura, nel commercio, come costruttore, come insegnante, nel turismo, nella sanità, nell’industria, nei servizi, nelle Istituzioni? e cosi via “Quando” non si riferisce solo al tempo, nei secoli, in cui sono “uscite” importanti invenzioni e scoperte, determinanti la nostra vita, ma si riferisce attualmente, se lavora di giorno, o di notte, e quando : durante l’anno, di primavera, d’estate con il caldo , d’autunno, d’inverno con il freddo? “Come” se è un prodotto che viene progettato direttamente da libero professionista o se in una delle strutture interne di qualche impresa tra le sei componenti nazionali che dovrebbero costruire la convivenza civile, Inoltre, un bene non solo come progettato, ma anche come realizzato Inoltre ricordiamo sempre quali sono le sei qualità operative specifiche proprie della persona e, di conseguenza, operare personale culturale, sociale, economico, organizzativo, giuridico e, prima ancora, esistenziale. La convivenza civile, di conseguenza, come si diceva prima, dovrebbe essere costituita da sei componenti corrispondenti alle sei qualità operative specifiche proprie. dell’essere umano come elencare prima. “Perché” I “perché” potrebbero essere tre a-)”perché” ciascuno di noi deve esprimere le proprie doti personali, sia da lavoratore professionista, sia da lavoratore all’interno di una impresa o Istituzione oppure b-) “perché” richiesto , sia da imprese semplici o complesse, sia da Istituzioni. c-) inoltre, “perché” il lavoratore realizza prodotti interessanti che vengono richiesti dall’interno della nazione oppure apprezzati, graditi e richiesti dall’estero . Dobbiamo, a questo punto, aprirci a quella che potremmo considerare “l’immensità” di lavori diversi, sintetizzati, in genere, da una sola parola “Stato”. Pensiamo alla Scuola – elementare, media, superiore – università, e attività di ricerca, agli Ospedali con i diversi preziosi Reparti e alle diverse iniziative pediatriche o geriatriche, alla viabilità, alle ferrovie o realtà di trasporto aereo, alle carceri, alle Istituzioni della Giustizia, al Servizio militare, alle frontiere, all’edilizia, alle diverse strutture artistiche o culturali e cosi via. Pensiamo inoltre alla connessione Comuni, Province, Regioni, Parlamento, Europa . Non dimentichiamo le molte iniziative, retribuite, per assistere i diversi casi di persone in difficoltà, iniziative comprendenti anche gli ambiti ecclesiali Il tema retributivo attualmente è molto complesso e non può venir risolto con la “bacchetta magica”, ma con un programma progettato di comune accordo e attuato nel tempo.. Ricordiamo che sono venute realizzandosi grandi Organizzazioni Democratiche Nazionali, dell’Industria, del Commercio, dell’Agricoltura, delle Professioni, del sistema Finanziario, dei Sindacati, e così via i cui Dirigenti nazionali potrebbero collaborare positivamente a realizzare tale programma. A completamento non possiamo dimenticare l’attività, certamente lodevole, svolta da parte delle migliaia di persone che operano gratuitamente nei diversi tipi di “Volontariato” Ricordando i quattro “primi interrogativi” di cui all’inizio, sia le imprese, sia le Istituzioni sono, comunque, valide se producono in positivo e costruttivo per non rischiare di produrre realtà in “negativo”, come indica anche il Vangelo “(…)un uomo prudente che ha fabbricato la casa sopra la roccia (…) un uomo stolto che fabbricò la propria casa sulla sabbia, la pioggia cadde (…) la casa crollò e fu grande la sua rovina” (Mt VII 24/27)
Pubblicato su la VOCE Alessandrina del 22 aprile 2014
EVENTO STRAORDINARIO La Via Crucis e la Crocifissione, la Resurrezione iniziano dal Gethsemani <<Padre, se possibile passi da me questo calice, ma non come voglio io, ma come vuoi Tu (…) ritorna dai Discepoli, che si sono addormentati “Dormite, ormai, e riposatevi. L’ora e venuta in cui il Figlio dell’uomo sarà dato nelle mani dei peccatori”>> (Lc XXII 41/46 Mc XIV 33/41 Mt XXVI 36/46). Ormai sulla Croce, riferendosi al personale che operava per le Crocifissioni, la prima espressione di Gesù in Croce <<Padre perdonali perché non sanno quello che fanno>> (Lc XXIII 34). La seconda espressione di Gesù. Sotto la Croce vi erano Maria Sua Madre, accompagnata dalla Sorella e da Maria Maddalena, nonché da Giovanni il giovane Discepolo che Gesù amava.. Alla Madre Gesù dice <<”Donna, ecco Tuo figlio” e al Discepolo “Ecco Tua Madre” E da quel momento il Discepolo La prese con sé>>(Gv XIX 25/27) Questa espressione ha un significato immenso perché “Donna” significa che “Tu non sei più solo mia Madre, ma lo sei anche di tutta l’umanità credente”. Giovanni, unico sotto la Croce, riceve, spiritualmente, il compito di scrivere il Vangelo, tenendo conto che è l’unico dei Discepoli che ha conosciuta la Missione assegnata a Maria (Donna) . Basta pensare a Lourdes La terza espressione di Gesù: riguarda i due briganti che vengono crocefissi, l’uno a destra e l’altro a sinistra di Gesù. Uno dei due insulta Gesù ma l’altro lo rimprovera e Gesù gli dice <<”In verità ti dico : oggi sarai con me in Paradiso”>> (Lc XXIII 39/43) La quarta espressione <<”Eloi, Eloi, ,lamà sabachtani” che significa “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?”>> (Mc XV 33/34) La quinta espressone di Gesù Poiché Gesù aveva espresso di avere sete, Gli diedero dell’aceto e quando lo prese, disse <<Ora tutto è compiuto>> (Gv XIX 30) La sesta espressione di Gesù <<E mandando un grande grido Gesù esclamò “Padre nelle Tue mani rimetto il mio Spirito”>> (Lc XXIII 46) Questa espressione ha una enorme importanza, sia per il valore della parola “Spirito”, sia perché quello di Gesù significa Logos, parola che è indicata all’inizio del Vangelo di Giovanni, Ormai è rimasto solo il corpo di Gesù a cui sono effettuate tutte le cure che preparano la Pasqua, ossia la Resurrezione. Infatti, Giuseppe di Arimatea, ottiene da Pilato il corpo di Gesù, di cui Giuseppe era discepolo in segreto. Nicodemo e le donne, che Lo avevano accompagnato dalla Galilea, hanno preparato degli aromi, dei profumi, della mirra e dell’ aloe. Giuseppe ha avvolto Gesù in un lenzuolo e Lo depone in un sepolcro nuovo, dove nessuno era stato ancora deposto. Era venerdì sera. <<Il primo giorno della settimana, dopo il sabato, Maria di Magdala viene al Sepolcro di buon ora – quando ancora è buio – e vede la pietra rotolata via. .Allora si mette a correre e si reca da Simon Pietro, con l’altro discepolo che Gesù prediligeva, e dice loro “hanno tolto il Signore dalla tomba e non sappiamo dove l’abbiano messo” Pietro, alzatosi corre al Sepolcro con l’altro Discepolo.(…) Chinatosi vede le bende per terra ed il sudario, che era stato sul capo di Gesù ripiegato a parte Allora entra anche il giovane che era entrato per primo nel Sepolcro e vede e crede. Infatti non avevano ancora capito la Scrittura che Gesù doveva resuscitare. .>> (Gv XX, 2/9) Per spiegare meglio alle pie Donne Amiche del Signore rileviamo che <<un angelo del Signore, disceso dal cielo, si accostò rotolò la pietra e vi si assise sopra. Il suo aspetto era come il lampo e la sua veste bianca come la neve. (…)L’Angelo spiegò “Egli non è più qui, è resuscitato e vi precederà in Galilea” (Mt. XXVIII 1/6). Appare evidente che si è trattato di un “Evento straordinario”: è Pasqua.
Pubblicato su la VOCE Alessandrina del 18 aprile 2014
LIBERAZIONE In una Enciclopedia di ventuno Volumi non vi è la parola “Liberazione” riferita alle Celebrazioni del 25 Aprile. Forse merita qualche riflessione ricordando, se pur velocemente, anche i due Conflitti mondiali. Mussolini e Hitler operavano tra i due Conflitti mondiali, su due fronti, da un lato opposizione al Bolscevismo, dall’altro lato nella convinzione di essere in grado di superare la confusione di allora, di idee e di progetti politici sia in Italia che in Germania. Una situazione difficile. Come noto, per la seconda “Guerra mondiale” è intervenuto un esercito complesso costituito, principalmente, da Inglesi e Statunitensi, con Alleati, che ha vinto sia Mussolini, sia Hitler restaurando, con difficoltà, la Democrazia, oltre sessanta anni fa. Per quanto riguarda, in particolare, il nostro Paese, la graduale avanzata degli Alleati, dal Meridione verso il Settentrione, ha promosso e favorito il sorgere e l’affermarsi di iniziative popolari di eroica “partecipazione”, appunto, per la “Liberazione”. Questo pregevole sorgere ed affermarsi di tali iniziative per la “Liberazione” offre, appunto, occasione di una lodevole Celebrazione fissata, da alcuni anni, per il “ricordo” il 25 Aprile. Le “difficoltà” di cui si è fatto cenno nel riproporre, allora, la Democrazia provenivano da lontano. Per secoli la popolazione italiana ha vissuto nella esperienza della realtà agricola. La rivoluzione industriale ha spostato una notevole percentuale di popolazione dal mondo agricolo a quello industriale, comprese le Organizzazioni Sindacali. Qualcosa di analogo è avvenuto a seguito della rivoluzione dei Servizi. Ricordiamo che la convivenza civile, per corrispondere adeguatamente all’operare dei cittadini in quanto persone umane, deve comprendere sei componenti:culturale, sociale, economica, organizzativa, giuridica e, prima ancora, esistenziale. La logica è “politica” se comprende tali sei componenti, sia in senso di capacità conoscitiva, sia di capacità propositiva, entrambe globali. Infatti, per vivere e non solo continuare ad esistere l’uomo deve operare in tutta la complessità della vita che comprende tali sei caratteristiche operative. D'altronde lo dice anche il Vangelo “L’uomo non vive di solo pane” (Lc IV, 4)
Ritornando a ricordare il passato, probabilmente, l’organizzazione sociale e politica a seguito della prima Guerra mondiale, non è stata in grado di interpretare adeguatamente tale complessa e drammatica realtà dell’aspetto pubblico della vita, ossia della convivenza civile, e non è da escludere che tali carenze abbiano facilitato l’avvento di Mussolini e di Hitler Viene da chiedersi se, attualmente, tutto sia adeguato, oppure se in fase di impegnarsi per opportuni perfezionamenti. Certamente una percentuale di popolazione potrebbe “partecipare”, per questa “Liberazione”, come allora per quella, oltretutto questa “senza armi”. Abbiamo il vantaggio che si sono progressivamente affermate le grandi Organizzazioni Democratiche Nazionali Industriali, Agricole, Commerciali, Professionali, ecc. e la Loro “partecipazione”, grazie alle Presidenze o Segreterie generali nazionali, potrebbe garantire un adeguato rapporto diretto nel Servizio politico
Pubblicato su la VOCE Alessandrina del 11 aprile 2014
ALCUNI ESEMPI L’articolo della scorsa settimana “Promuovere lo sviluppo” termina con questa frase “(…) Studiandolo adeguatamente, anche il Vangelo contiene alcune indicazioni che incoraggiano ad operare per il bene comune e lo sviluppo” Il Vangelo è, necessariamente, ambivalente perché la natura umana, di ciascuno di noi, è ambivalente. E’ aperta alle realtà “temporali” – unità familiare, convivenza civile, ambiente naturale – nonché alla dimensione dell’eterno ed infinito. Ciascuno di noi, da un lato esprime i “talenti” personali, dall’altro lato pensa e riflette sulle “ragioni profonde per cui” opera, ossia “l’ordine dei fini per cui” opera. Nella realtà “temporale” il compito di ogni essere umano è costruire il bene nella storia. Per questo il Vangelo suggerisce alcune <<cose da fare>> lasciando alla libertà e responsabilità di ciascun essere umano <<come, dove, quando>> farle. Cosa fare per costruire il bene nella storia? Formuliamo alcuni esempi. Scoprire, realizzare, sviluppare i “talenti” personali per poter contribuire allo sviluppo comune (1). Operare secondo la virtù della giustizia, affinché anche gli altri possano realizzare e sviluppare se stessi (2). Ridimensionare i prepotenti e superbi per promuovere gli umili e i timidi. (3). Operare per il problema alimentare, dell’acqua, per la casa, per il disagio sociale, per l’assistenza e la sanità, e così via (4). Le Istituzioni e le Strutture devono essere a servizio dell’uomo e non viceversa. (5) Poiché tutto questo panorama operativo è interpretato e guidato dall’agire interiore, grazie alle due facoltà che qualificano la natura umana, ossia l’intelligenza e la volontà, si rende necessaria la continua ricerca della verità che rende liberi (6) e poiché abbiamo appena visto che la realtà della vita è un panorama molto ampio e complesso, è necessaria la ricerca globale della verità (7). Se la verità intellettuale è una delle condizioni preliminari della libertà, la disponibilità attiva e responsabile verso il prossimo (8) è l’altra condizione di esercizio della volontà per contribuire allo sviluppo personale e comune. Inoltre, per cercar di interpretare la dimensione ambivalente della natura umana, aperta anche all’eterno ed infinito, ricordiamo che ciascuno è portato a fare dentro di sé, continuamente, la mediazione tra la necessità di realizzare sé stesso, le proprie doti, e al tempo stesso la sensibilità di sentire l’attrazione dall’ordine dei fini, accennata all’inizio,. ossia quale è il fine per cui si realizzano quelle operazioni. Evidentemente è diverso se, ad esempio quale ragione ultima si interpreta la “ricchezza”, o il “potere”, o il “sesso”. Diverso, invece, se si sente, dentro di se, anche l’esigenza di un perfezionamento spirituale, graduale, in continuo, In questo caso l’ordine delle “ragioni per cui” o “l’ordine dei fini” nella realtà della vita, è la ricerca della perfezione. Perciò è meno difficile capire che la vita è anch’essa ambivalente. Nell’ordine spirituale Gesù ha indicato quale Perfezione o Fine Ultimo, il Padre “Spirito, Verità, Amore” Su questo complesso e difficile tema abbiamo avuto elaborazioni filosofiche e teologiche pregevoli, prima di Gesù, ma, in un certo senso “astratte”. Gesù di Nazareth ha “incarnato” la risposta al perfezionamento personale, indicando, appunto il Padre. (9) (1)Mt. XXV, 14 – (2)Mt. V, 6 – (3)Lc. I, 51/52 – (4)Mt. XXV, 34 – (5)Mc.II, 27 (6)Gv.VIII, 32 - (7)Gv. XVI, 13 – (8)Mt.VII, 12 - Mc.IX, 50 - Mt. XXII, 39/40 (9)Mt VI 9/13 – VII 31 – XI 25/27 – Gv X 18 – Lc X 21/22 – XI 02/04)
Pubblicato su la VOCE Alessandrina del 4 aprile 2014
PROMUOVERE LO SVILUPPO A proposito di tale tema sono ricorrenti articoli sia sui quotidiani, che sulle riviste, che in TV, perciò vale la pena di approfondirlo, per quanto possibile con un breve articolo. Il significato della parola “sviluppo” comprende l’insieme delle crescite e dei progressi. Lo “sviluppo” richiede, quindi da ciascuno, un intenso agire interiore, sia per esprimere, sia per acquisire, secondo le esigenze e le “qualità dinamiche” proprie dell’essere umano in quanto persona.. Innanzitutto ciò che serve per esistere, Fondamentali per vivere e non solo continuare ad esistere rileviamo il senso culturale, le relazioni, sociali, le produzioni economiche, le necessità organizzative, l’ordine giuridico Queste sei “qualità dinamiche” significano,appunto, vivere e non solo continuare ad esistere, imparando a pensare - volere globalmente, superando il settorialismo, il particolarismo, il localismo.
E l’insieme delle crescite e dei progressi va riferito sia all’essere umano, in quanto autore e fruitore dello sviluppo, sia all’unità familiare, sia alla convivenza civile, ossia le persone nel loro insieme. Per quanto riguarda l’essere umano, lo sviluppo implica tre impegnative attività. a-) L’una riguarda la scoperta e la realizzazione delle “qualità dinamiche” secondo i “talenti” personali b-)L’altra riguarda la propria capacità di pensare e volere anche oggettivamente e complessivamente c-)la terza riguarda l’intelligenza e la volontà personali aperte e, quindi, connesse allo sviluppo. Perciò, per promuovere lo sviluppo in Italia, dovremmo anche porci degli interrogativi concernenti le carenze nella realtà oggettiva. Quali sono, attualmente, le carenze culturali, le carenze sociali, le carenze economiche, le carenze organizzative, le carenze istituzionali, le carenze esistenziali? . Cosa fare per superare tali carenze? Se si vuole veramente costruire lo sviluppo, la convivenza civile deve essere, necessariamente, strutturata in sei “componenti”, corrispondenti alle sei “qualità dinamiche” personali accennate sopra. Inoltre, ciascuna “componente”, deve avere, al proprio interno, un elemento corrispondente alle altre cinque. E’ evidente, ad esempio, la necessità di un elemento di apertura culturale interno alle relazioni sociali (senza il quale non sarebbero nemmeno possibili), come, all’inverso, un elemento sociale (la divulgazione) interno alla componente culturale. Questo per quanto riguarda le unità operative. Due esempi semplici. Qual è il livello scientifico (elemento culturale) di un ospedale? Qual è il livello tecnologico (elemento culturale) di una impresa industriale? Qual è la capacità di accoglienza (elemento sociale) di un ospedale? Qual è la diffusione commerciale (elemento sociale) di una impresa industriale? E così via. Ad esempio, consideriamo le organizzazioni economiche, secondo due aspetti, quello della domanda e quello della offerta. .Siamo tutti consapevoli della importanza del mercato internazionale perciò chiediamoci : siamo altrettanto consapevoli della importanza della nostra organizzazione diplomatica a favore di quella professionale e viceversa ?. Capire e volere lo sviluppo significa capire e volere la vita, non solo di ciascuno, ma anche dell’insieme. Per quanto possa apparire sorprendete, a ben riflettere, studiandolo adeguatamente, anche il Vangelo. contiene alcune indicazioni che incoraggiano ad operare per il bene comune e lo sviluppo. Il prossimo articolo sarà dedicato ad esporre alcuni esempi
Pubblicato su la VOCE Alessandrina del 28 marzo 2014
UNA PAROLA DA CAPIRE Nel rileggere gli articoli recenti, risulta evidente l’opportunità di qualche chiarimento. E’ noto che per secoli molti italiani sono vissuti, praticamente, da analfabeti. In genere parlavano il dialetto della località di residenza. Solo una minoranza poteva studiare e, quindi, solo una minoranza poteva operare in attività comprendenti la componente culturale (medico, ingegnere, avvocato, e così via). La parola “cultura” era, dalla maggioranza degli italiani, ritenuta propria dei “signori”. Ora ci troviamo in una fase di passaggio, molto complessa, verso una situazione nuova. Cerchiamo di chiarire. Attualmente i ragazzi devono andare a scuola, imparare a parlare e scrivere in italiano, studiare più “materie” e imparare anche un’altra lingua. Purtroppo i ragazzi ed i giovani, in generale, si trovano, attualmente, immersi in una grande confusione di idee, di valori, di linguaggi, di interpretazioni, di proposte, una grande confusione culturale, appunto, vissuta dal mondo degli adulti nel loro insieme. Se si pensa che il Documento “Gaudium et Spes” del Vaticano II (“La Chiesa nel mondo contemporaneo”) analizza la vita di quella fase storica da sei punti di vista, ossia <<esistenziale, culturale, sociale, economico, organizzativo, giuridico ed Istituzionale>>, ci possiamo rendere conto delle carenze educative di molti nostri giovani, per poter diventare adulti responsabili anche per quanto riguarda la componente culturale dell’aspetto pubblico della vita, la convivenza civile. Eppure dobbiamo prendere atto che una delle doti fondamentali della natura umana che ciascuno di noi riceve dai genitori all’atto del concepimento - è costituita dalle due facoltà che la caratterizzano, ossia l’intelligenza e la volontà. Le due facoltà che sono le componenti strutturali dell’aspetto culturale della persona umana. In un certo senso esse “mediano” tra l’essere personale e l’essere delle diverse realtà oggettive, semplici o complesse, poste fuori da ciascuno di noi, che ciascuno deve capire per poter operare in modo giusto.. Questa è, in un certo senso, la base di partenza dell’aspetto culturale dell’attività umana. Infatti la dinamica dell’intelligenza e della volontà, propria dell’agire interiore di ciascuno di noi, è naturalmente connessa con l’essere delle molte realtà, è connessa con la dinamica propria di ogni altro essere. Dobbiamo divenire consapevoli della possibile poliedrica dinamica di ciascuno di noi: ossia dalla mia persona all’ altra persona singola, all’insieme delle persone, alle risultanti del mio complesso operare e al complesso operare delle altre persone, nonché dal mio agire ed operare anche rispetto le dinamiche animali, vegetali, minerali. Per semplificare possiamo rilevare che questa dinamica intellettiva e volitiva si caratterizza, complessivamente, nelle “sei costanti operative” accennate appena sopra. Ma questo significa che la convivenza civile, per corrispondere meno inadeguatamente che possibile, alle sei “costanti operative” proprie dell’essere umano, va costituita da sei “componenti” ad esse corrispondenti. E poiché ogni componente contiene un elemento corrispondente alle altre cinque, la convivenza civile va considerata, organizzata, realizzata, in continuo, complessivamente. Ciò significa che l’elemento culturale è anche insito all’interno delle altre cinque componenti. Dunque l’aspetto culturale dell’operare del mio essere personale è, costruttivamente, connesso con la dinamica incarnata e vissuta da tutti gli esseri umani. A completamento, dobbiamo aggiungere l’esigenza di un “prima” e un “dopo”, sia nel tempo e sia nel valore di ogni essere e di ogni operazione, lungo tutta la vita. Dunque l’elemento culturale è interno e proprio dell’agire interiore dell’essere umano, ossia di ciascuno di noi, e in connessione con la realtà, per costruire la vita propriamente umana e non solo continuare ad esistere. Ritornando ai ragazzi e ai giovani, chiediamoci come è possibile offrire loro questi riferimenti costruttivi. E’ certamente necessario sviluppare tali qualità proprie dell’agire interiore personale e, quindi, avere la pazienza di incoraggiare il maggior numero possibile di persone, soprattutto giovani appunto, a superare il timore di riflettere in termini culturali per cercar di capire e costruire complessivamente la vita, sviluppando i propri “talenti” personali per contribuire allo sviluppo comune
Pubblicato su la VOCE Alessandrina del 21 marzo 2014
CREATIVAMENTE Per l’Italia, in questa fase della propria storia, è necessario “andare oltre”, superando due attuali realtà negative, che condizionano la vita del nostro Paese. Precisiamo meglio : è necessario superare “tutti insieme” tali realtà negative. Una è costituita dallo scarso interesse con cui, generalmente, viene considerata la “ricerca” e, contestualmente, la scarsa elaborazione culturale connessa allo sviluppo. L’altra è costituita dalla sovrabbondanza di leggi, decreti, regolamenti. Innanzitutto la “ricerca” dovrebbe costituire il tema della Scuola, a partire dalle primarie. Da un lato i ragazzi e le ragazze verrebbero indotti a scoprire e ad esprimere costruttivamente i “talenti” personali, nonché a scoprire la realtà oggettiva nei suoi aspetti positivi e negativi Dall’altro lato verrebbero indotti a contribuire, creativamente, alla costruzione dello sviluppo. Passando ai giovani la realtà umana si presenta più complessa. I programmi di studio universitari dovrebbero, di per sé, indurre alla ricerca. L’interrogativo si pone per i giovani che hanno smesso di studiare o perché hanno conseguito un diploma “e con ciò è chiuso”, o perché non hanno neppure conseguito un diploma. Per quanto riguarda gli adulti la realtà umana diventa più impegnativa. . Può darsi che si possano convincere molti “non più giovani” ad avere l maturità della “ricerca”. Non parlo di quelli che vi si dedicano già professionalmente Forse è meglio precisare che quando si indica la necessità della “ricerca” non significa che dobbiamo diventare tutti “premi Nobel”, significa praticare un atteggiamento personale attivo e creativo anche nelle cose della vita comune. Sviluppare e perfezionare gli ambiti di vita quotidiana. Rimane, comunque chiaro che il nostro Paese, nell’attuale immenso contesto mondiale, “deve” produrre articoli di alta qualità e proporre continuamente nuovi “prodotti”, ad evitare di retrocedere, anche tenuto conto che certi Paesi in via di sviluppo, come noto, hanno dei costi di produzione molto inferiori ai nostri. E’ un impegno da parte di ciascuno, se pur”tutti insieme”.. Per quanto riguarda la scarsa elaborazione culturale connessa allo sviluppo, dobbiamo renderci conto che lo “sviluppo” è “l’insieme delle crescite e dei progressi”. Per lo sviluppo è necessario che tutti acquisiamo una visione globale della vita nella convivenza civile, con le sue sei principali componenti : esistenziale, culturale, sociale, economica, organizzativa,. giuridica. Lo dice da duemila anni anche il Vangelo quando rivela l’esigenza di ricercare la verità globale quale condizione della libertà. “Quando verrà lo Spirito di verità, vi guiderà nella verità globale (Gv XVI 13) “e conoscerete la verità e la verità vi farà liberi”(Gv VIII 13) Può darsi che per qualcuno tutto ciò sembri, in un certo senso, una rivoluzione, ma questa è, per tutti noi, come accennato sopra, una “conditio sine qua non”. Più complicato è superare, “andare oltre”, l’eccesso di leggi, decreti, regolamenti, nella convinzione che la vita pubblica dei cittadini debba essere guidata dalla legge scritta e dallo Stato, gestiti ora dalla “politica” dei Partiti. Come abbiamo già spiegato in articoli recenti,lo sviluppo comune dovrebbe essere promosso e gestito, unitariamente, anche dai Rappresentanti eletti dalle grandi Organizzazioni Democratiche Nazionali Industriali, Agricole, Commerciali, Professionali non solo più, quindi, dai Partiti. Un modo più aggiornato e meno incompleto di gestire la convivenza civile. Certamente questo significa “andare oltre” l’attuale impostazione, completandone la struttura con una organizzazione parlamentare costituita, appunto, anche dai Rappresentanti eletti dalle grandi Organizzazioni non più, quindi, solo dai Partiti. Qualcuno si sentirà a disagio di fronte ad una proposta che, appunto, “va oltre” l’attuale contesto. Mi permetto chiedergli, ma così come siamo messi a Lei va bene ? Ha qualche altra soluzione da proporre?
Pubblicato su la VOCE Alessandrina del 14 marzo 2014
ESSENZA DINAMICA Se prendiamo il Prologo di Giovanni Evangelista,”il discepolo che Gesù amava”(Gv XIII, 23/25) nel testo greco troviamo <<En arkè en o Logos (…)>> Il primo significato italiano offerto dal Dizionario di greco è “Parola” , per cui a ragione i biblisti hanno utilizzato “Verbum” con la maiuscola perché è la “Parola” di Dio.. Ma il Dizionario di greco offre molti altri significati per cui utilizziamo la parola “Essenza” Di per sé l’essenza, come noto, è la componente dinamica dell’essere, per cui la traduzione potrebbe risultare <<All’inizio (della Creazione) era il Logos, ed il Logos apparteneva a Dio e Dio era il Logos (…) Tutto fu fatto per mezzo di Lui e senza di Lui fu fatto nulla(…) In Lui era la Vita e la Vita era la luce degli uomini.(…) >> (Gv. I, 1/4) Il Logos come Essenza Dinamica dell’Essere Spirituale Eterno ed Infinito, ossia Dio Ancora una citazione da Giovanni., che troviamo, con Maria sotto la Croce, (Gv. XIX 26/27) Questa citazione, però è, invece, dalla Sua “Prima Lettera”, nella quale, parlando di Gesù, Giovanni precisa <<Colui che era fin dall’inizio, Colui che noi abbiamo udito, Colui che abbiamo visto con i nostri occhi, Colui che abbiamo contemplato e che le nostre mani hanno toccato, ossia il Logos della Vita(…)(Gv. Ia Lettera, 1/4)
Ripetiamo :Logos Essenza Dinamica dell’Essere Spirituale Eterno ed Infinito. Anche ciascuno di noi è dotato, sin dalla nascita, dell’intelligenza e della volontà, qualità ambivalenti perché da un lato guidano il nostro agire interiore, nonchè il nostro conoscere e operare nella storia e, dall’altro lato, alimentano la nostra personale dimensione spirituale aperta all’Eterno ed Infinito. Vi è, infatti, fin dalla nostra nascita, una correlazione spirituale tra la nostra “natura”, ossia essenza dinamica del nostro essere personale e l’Essenza Dinamica di Dio, l’Essere Spirituale Eterno ed Infinito. Infatti Tommaso d’Aquino spiega che la “natura”, in ciascuno di noi, è la struttura dinamica della persona umana. Dobbiamo a Gesù la rivelazione di reciproca apertura spirituale tra l’Essere Divino e l’essere umano. Perciò il Logos ci garantisce, con il Padre, la dinamica di un dialogo spirituale che non si ferma mai. D'altronde, Gesù stesso ci ha insegnato la nostra relazione spirituale con il Padre. Perciò è il Padre, che in occasione del Battesimo definisce Gesù <<Tu sei il mio Figlio diletto(…)>>(Mc. I, 11 – Lc. III,22) A scanso di equivoci ripetiamo che si tratta di un dialogo di natura spirituale, la storia, in concreto, dobbiamo costruirla noi esseri umani . Ricordiamo che nel 1987 si è svolto il Sinodo mondiale dedicato esclusivamente a noi Laici. A conclusione di questo breve articolo citiamo un passo dall’ Instrumentum laboris predisposto dalla S. Sede ad introduzione di tale importante Evento <<Ogni cristiano è chiamato dal Padre affinché si unisca con Lui stesso in un legame personale mediante la carità.(…) Chi chiama è Dio. La dignità dei fedeli Laici viene dal fatto che, ciascuno di essi, è chiamato da Dio stesso ed invitato ad un rapporto personale con Lui (…).
La chiamata ha, come sorgente il Padre, da cui procede, produce effetto grazie a Gesù mediatore e si perfeziona comunicante Cristo, con i fedeli, lo Spirito Santo che li rende idonei per rispondere alla chiamata del Padre(…). Pertanto la “ratio” cristiana della “chiamata”è che gli uomini partecipino alla stessa comunione di carità che si comunicano le Tre Persone Divine>> (IL § 15).
Pubblicato su la VOCE Alessandrina del 7 marzo 2014
ANDARE AVANTI L’articolo, pubblicato da VOCE la scorsa settimana, nella seconda parte, pur con poche espressioni, spiega i preliminari di fondazione della Chiesa Cristiana, se così possiamo dire. Infatti, appena dopo la Sua Resurrezione, Gesù torna, ma in Spirito, su questa Terra e torna esclusivamente per dedicarsi agli Apostoli, per aiutarli a capire ciò che sino a quel momento non avevano ancora capito. Per definire compiutamente questa fondamentale operazione “spirituale e culturale” l’articolo spiega come Gesù realizza la splendida operazione della Pentecoste. Elenchiamoli <Pietro, Giovanni, Giacomo e Andrea, Filippo e Tomaso, Bartolomeo e Matteo, Giacomo figlio di Alfeo, Simone lo zelota, e Giuda figlio di Giacomo Attendevano costantemente, con un cuore solo, alla preghiera, con le donne e Maria, la Madre di Gesù (…) (AA I, 13/14). La presenza di Giovanni e Maria ci induce a ricordare una delle Loro importanti realtà connesse sia con tutta l’umanità, sia direttamente con la Croce <Gesù (Crocefisso) visti la Madre e, presso di Lei il discepolo che Gesù amava, (ossia Giovanni) dice alla Madre “Donna, ecco Tuo figlio”, Quindi dice al discepolo “Ecco tua Madre” E da quel momento il discepolo La prese in casa sua> (Gv XIX 26/27) Tre riflessioni a) “Donna” significa che da quel momento Maria diventa la “donna” in quanto tale a favore di tutti gli esseri umani - b)che Giovanni fosse il “discepolo che Gesù amava” significa che Gesù ”consegna” gli esseri umani a Maria – c) questo costituisce un contenuto spirituale di immenso valore all’interno degli inizi della Chiesa Cristiana, di cui il precedente elenco degli Apostoli rappresenta un passaggio reale. Dovendo sintetizzare al massimo, l’inizio comincia in due fasi, se così possiamo dire. Innanzitutto il drammatico confronto tra Pietro e Giovanni con i Capi di Israele, Collateralmente è inserito un miracolo che, da un lato, è all’interno di tale drammatico confronto e dall’altro conquista il popolo. E questa dinamica situazione, da un lato di contrasto con i capi e dall’altro lato di aumento continuo della popolazione, procede anche oltre Gerusalemme . La seconda fase inizia con la conversione di Saulo (Paolo) <“Saulo, Saulo, perché mi perseguiti? ” Gli rispose “Chi sei Tu Signore ?” E quegli “Io sono Gesù che tu perseguiti, alzati entra nella città e ti diranno ciò che devi fare”>(AA IX 4/6) <Ed il Signore disse ad Anania “Va perché Saulo è lo strumento che mi sono scelto per porre il mio nome davanti ai pagani (…)Io poi gli spiegherò quanto dovrà patire a causa del mio nome”>(AA IX 15/16) Paolo vive all’interno di una intensa situazione di conversione a Gesù da parte di una crescente popolazione quale frutto di un ampio dibattito. Poi troviamo Paolo all’Arcipelago di Atene e, a seguito di una drammatica traversata del Mediterraneo, Lo troviamo a Roma. Qualcosa di analogo ci è offerto da Pietro <Allora Pietro prese la parola e disse “In verità mi rendo conto che Dio non fa differenza di persone, ma in ogni nazione colui che Lo teme e pratica la giustizia è a Lui accetto(…) poiché Egli è il Signore di tutti”> (AA X 34/36) Dopo tante difficoltà troviamo anche Pietro a Roma. Perciò Roma diventa la Capitale della Chiesa Cristiana. Descrivere come la Chiesa “è andata avanti” sarebbe necessario un libro, un articolo non basta certamente, anche se vi sono casi eccezionalmente significativi subito nei primi secoli, come, ad esempio, il caso di S. Elena, mamma dell’Imperatore Costantino, entrambi cristiani. Ciò che possiamo fare, soprattutto noi Laici, è avere la coerenza, dopo tanti secoli, di ricordare quell’importante recente evento della Chiesa, che è stato il Concilio Vaticano II che, tra l’altro ha prodotto Documenti molto significativi, ad opera di duemilacinquecento Vescovi provenienti da tutto il mondo
Pubblicato su la VOCE Alessandrina del 28 febbraio 2014
DIALOGO Capita raramente di leggere un commento, o delle riflessioni, su un brano del Vangelo molto importante concernente il “dialogo” tra Gesù e Pilato (Gv XVIII 33/40) Molto importate sia per ciò che dicono e importante per chi sono: l’uno è il Rappresentante dell’Imperatore di Roma, che dominava su tutti i Paesi del Mediterraneo e Gesù è il Figlio del Padre Eterno. “”Allora Pilato entrò di nuovo nel Pretorio, chiamò Gesù e Gli disse <Tu sei il Re dei giudei?> Gesù rispose <Dici questo da te stesso o altri te lo hanno detto di me?> Rispose Pilato <Sono, forse io un giudeo? La Tua nazione e i Sacerdoti capi ti hanno consegnato a me. Cosa hai fatto? > Gesù rispose <Il mio Regno non è di questo mondo. Se il mio Regno fosse di questo mondo, le mie Guardie avrebbero combattuto perché io non fossi consegnato ai Giudei, con esattezza il mio Regno non è di qui> >Allora Pilato gli chiese <Dunque Tu sei Re ?> < Gesù gli rispose: tu dici che io sono Re. Io sono nato per questo e per questo sono venuto al mondo per rendere testimonianza alla Verità. Chiunque è della Verità ascolta la mia voce.. Gli dice Pilato “Cosa è la verità ?” Detto questo usci di nuovo e disse loro non trovo in lui nessun capo d’accusa (….). ”Crocefiggilo, crocefiggilo” Ci troviamo di fronte tre realtà profondamente diverse, molto importanti.. Pilato vive una sofferta realtà di contraddizioni, Gesù, da gran signore risponde rivelando a tutti gli uomini che il Regno del Padre è assolutamente spirituale, rivelando, inoltre, non solo il valore della verità, ma pure che, durante la propria Missione su questa Terra, ha proposto a tutti gli uomini una serie di rivelazioni per migliorare la vita, grazie alla verità, Una nuova Civiltà. Rileviamo il Suo silenzio sulla imminente Croce.
L’espressione “Crocefiggilo, crocefiggilo” ufficializza la fine della Loro epoca. Gesù era consapevole che dopo la Crocifissione vi sarebbe stata la Resurrezione e dopo la Resurrezione sarebbe tornato sulla Terra in Spirito, esclusivamente dedicato agli Apostoli, per aiutarli a capire, finalmente, ciò che non avevano capito. Questo splendido Servizio culturale era finalizzato ad un obiettivo di fondamentale importanza <<costruire la Chiesa >> “per tutte le creature e tutte le nazioni” (Mc XVI, 16 – Mt XXVIII 16). Ritornato “Lassù” ha compiuto un miracolo di straordinario valore. <Non sta a Voi il conoscere( …)ma lo Spirito Santo verrà su di voi e riceverete da lui la forza di essere miei testimoni(…) E’ Gesù che parla agli Apostoli (AA I, 6/8) Il giorno della Pentecoste volgeva al suo termine ed essi stavano riuniti nello stesso luogo (compresa Maria) d’improvviso vi fu dal cielo un rumore e, all’improvviso irruppe un vento impetuoso che riempi tutta la casa in cui si trovavano. Apparvero loro delle lingue come di fuoco che si divisero e andarono a posarsi su ciascuno di loro. Tutti furono ripieni di Spirito Santo e cominciarono a parlare anche in altre lingue, secondo che lo Spirito Santo dava ad essi il potere di esprimersi> (AA 2, 1/4).
Pubblicato su la VOCE Alessandrina del 21 febbraio 2014
COMPLESSA, DIFFICILE, POSSIBILE Nei mesi scorsi, in alcuni articoli pubblicati da VOCE,è stato fatto cenno alla esigenza di migliorare l’organizzazione della convivenza civile a livello nazionale. Sono stati brevi accenni tenuto conto che, di volta in volta, veniva affrontato un tema principale. Questa volta, invece, dedichiamo l’articolo al problema, appunto della riorganizzazione della convivenza civile a livello nazionale impresa, appunto, “complessa, difficile, possibile” Per nostro incoraggiamento, se così possiamo dire, l’Osservatore Romano di Sabato 01 febbraio titola un articolo impegnativo, dedicato alla popolazione francese, “In cerca di una nuova civiltà” E’ dedicato al tema analogo a quello di cui ci stiamo facendo carico oggi, perché anche la popolazione italiana sta sperimentando un diffuso disagio nella attuale situazione della convivenza civile. Per cercar di capire, dobbiamo fare un passo indietro e ricordare che la democrazia moderna sorge, in Inghilterra, nell’ambito della Glorius Revolution (1688-1689) trasmigra negli Stati Uniti, e, quindi, un secolo dopo, in Francia con la Revolution Française. E’ stata una importante conquista perché il “potere” veniva gestito a seguito del voto dei cittadini e non più gestito da “padroni conquistatori” anche con le armi. Pur tenuto conto di tale importante conquista, è necessario avere il senso di responsabilità per capire che, nel frattempo, all’interno della vita popolare è cambiato quasi tutto. Proviamo a fare alcuni esempi. Per secoli la grande maggioranza degli italiani viveva, direttamente o indirettamente della realtà agricola. Poi vi è stata la rivoluzione industriale per cui molti sono trasmigrati nella realtà industriale. Poi vi è stata la rivoluzione dei servizi, per cui si è avuta un ulteriore passaggio dai due mondi appena citati ai servizi. Per quanto possa apparire sorprendente i pochi rimasti, oggi, in agricoltura producono, da soli, il doppio del mondo agricolo di un tempo. Aggiungiamo le ferrovie, gli aerei, i giornali e le riviste, le automobili, la radio, la televisione, il computer, il cellulare, e così via. La democrazia, invece, è rimasta, grossomodo, come era allora. Contestualmente gli Italiani hanno saputo fondare e dirigere, in modo crescente alcune grandi Organizzazioni democratiche nazionali Industriali, Commercianti, Agricoltori, Professionisti, Sindacati, Volontari. Questa è, certamente, l’Italia reale. La riorganizzazione della convivenza civile consiglierebbe una adeguata riduzione dei Partiti, e la presenza dei Presidenti o Segretari Nazionali aventi una competenza diretta della realtà pubblica della vita E’ opportuno che i Presidenti o Segretari Nazionali, superando un certo settorialismo della propria realtà raggiungano una visione adeguata della convivenza civile, nelle sue sei componenti e negli elementi costitutivi di ciascuna. Ad esempio componenti culturale, sociale, economica, organizzativa, giuridica, nonché esistenziale Sempre nell’intenzione di facilitare la comprensione, alcuni esempi L’elemento culturale della componente sociale, economica, organizzativa, giuridica. Come, secondo una certa analogia, l’elemento sociale delle componenti culturale, economica, organizzativa, giuridica e così via, diciamo trentasei elementi grazie ai quali si ha “politica”. Elemento culturale della componente economica è certamente la ricerca scientifica. L’elemento sociale della componente culturale riguarda la diffusione dei quotidiani e riviste. L’elemento economico della componente esistenziale la disponibilità finanziaria di ogni cittadino e così via. Anche il Concilio Vaticano II ha utilizzato le sei componenti quali sei punti di vista per analizzare il mondo contemporaneo come abbiamo scoperto nell’articolo su VOCE della scorsa settimana dedicato allo splendido Documento intitolato in latino Giudium et Spes e in italiano, appunto “La Chiesa e il mondo contemporanei nel Vaticano II”
Pubblicato su la VOCE Alessandrina del 14 febbraio 2014
GAUDIUM et SPES <<Le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini d’oggi, dei poveri, soprattutto, e di tutti coloro che soffrono, sono pure le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce dei discepoli di Cristo, e nulla vi è di genuinamente umano che non trovi eco nel loro cuore>> Con queste belle espressioni inizia il Documento del Vaticano II che cito continuamente perché lo considero un autentico capolavoro. Infatti i Padri Conciliari ed alcuni Laici esperti consultati, hanno avuto la capacità di aprirsi ad una visione globale della vita umana in quella fase storica. Perciò il titolo in italiano dice “La Chiesa nel mondo contemporaneo”. Per illustrare adeguatamente la “Gaudium et spes” (G. et S.)sarebbero necessari più articoli. Il testo è stato solennemente approvato il 7 Dicembre 1965. L’anno prossimo compirà 45 anni. Le prime proposte, all’interno del Concilio, di elaborare anche un Documento che partisse dalla realtà della vita di quella fase storica, anziché dai principi, iniziano nella primavera del 1963. Non escludo che una certa sollecitazione possa essere venuta da alcuni importanti Documenti elaborati da Giovanni XXIII tra il 1961 ed il 1962, come ad esempio, “Mater et Magistra”, “Humanae salutis”, “Le vie luminose dell’Apostolato Laico”, “Pacem in terris”. Nella G. et S. quella situazione storica viene esaminata, dai Padri Conciliari e dai Laici consultati, principalmente da sei punti di vista: culturale, sociale, economico, politico, giuridico, esistenziale (per quanto riguarda le necessità di base per continuare ad esistere). Sei aspetti della vita che noi Laici dovremmo fare nostri per superare il settorialismo ed il riduzionismo. Per cercar di capirne il valore, ne riportiamo l’indice. Introduzione “La condizione dell’uomo nel mondo contemporaneo”. Parte prima: A-)“La dignità della persona umana”, B-)”La comunità degli uomini”, C)”L’attività umana nell’universo”, D-)”La missione della Chiesa nel mondo contemporaneo” Parte seconda “Alcuni problemi più urgenti” : A-)”Dignità del matrimonio e della famiglia, loro valorizzazione”, B-)”La promozione del progresso della cultura”, C-)”Aspetti sociali ed economici della vita”, D-)”La vita della comunità politica”, E-)”La promozione della pace e la comunità dei popoli”. Conclusioni A-)“Compiti dei singoli fedeli e delle Chiese particolari”, B-)”Il dialogo tra tutti gli uomini”, C-)”Un mondo da costruire e da condurre al proprio fine”. L’anno successivo, 1966, le Edizioni Salesiane (ELLE DI CI) hanno pubblicato un volume intitolato “La Chiesa e il mondo contemporaneo nel Vaticano II”, uno splendido volume, con una interessante “Presentazione” di Mons. Emilio Guano, allora Vescovo di Livorno, collaboratore di Mons. Montini (poi Paolo VI); una dettagliata “Introduzione storico – dottrinale” a cura di Padre Roberto Tucci S.J. allora Direttore della rivista Civiltà cattolica , nonché il testo in latino della “G. et S.”, con la traduzione italiana a fronte, e alcuni “Commenti” di personalità particolarmente qualificate. Non so se abbia avuto delle successive riedizioni e sia, attualmente, disponibile.
Pubblicato su la VOCE Alessandrina del 7 febbraio 2014
PRESENZE DI GESU’ Il Vangelo della seconda Domenica del TO, celebrata il 19/01/14, contiene due espressioni di Giovanni “non Lo conoscevo” che meritano un chiarimento. Infatti la Loro relazione comincia, addirittura, con il Servizio di Maria, ad Elisabetta, per favorire la nascita di Giovanni (Lc I,39) . Per ritornare al Testo e, quindi, a Gesù rileviamo in Lui un “prima” e un “dopo”. Prima del Battesimo Gesù è l’essere umano perfetto come voluto da Dio, grazie alla disponibilità di Maria. Un giovane bellissimo, intelligentissimo, in continua connessione con il Padre, prevedendo con il Battesimo, l’inizio della Missione di fondare una nuova civiltà aperta a tutti gli esseri umani e a tutte le nazioni. Con il Battesimo si esprime pubblicamente la connessione con lo Spirito del Padre, una “bomba”, se così possiamo dire, grazie il Quale Gesù, quasi trasformato – e allora capiamo Giovanni – inizia la Missione che prosegue sino all’ultima espressione dalla Croce rivolta al Padre “Padre, rimetto nelle Tue mani il mio Spirito”. (Lc. 44/46). In quell’istante Gesù ritorna ad essere, su questa terra, l’essere umano perfetto. La Missione di Gesù si svolge in due fasi, quella precedente il Getsemani e quella seguente. Quella precedente comprende i molti costruttivi Servizi alla verità e all’amore supportati dai tanti miracoli, mentre il secondo inizia con l’arresto, prosegue con il processo, la condanna, la Crocifissione. Certamente essendo divenuto, come abbiamo rilevato prima, “ solo” essere umano perfetto, grazie a Giuseppe d’Arimatea e Nicodemo “portando circa 100 libbre di una mistura di mirra e di aloe, presero il corpo di Gesù Lo avvolsero in bende insieme agli aromi, secondo il metodo di seppellire dei Giudei. Nel luogo dove Gesù era stato crocifisso vi era un sepolcro nuovo dove non era stato deposto nessuno (…)essi vi deposero Gesù”(Gv. XIX, 39/42). Quando la pietra di chiusura del sepolcro lo ha bloccato, in quel medesimo istante il corpo di Gesù è sparito, o, per meglio dire è entrato in Paradiso, come aveva preannunciato al brigante “buono” “In verità ti dico: oggi sarai con me in Paradiso” (Lc. XXIII,43). Da quel momento il corpo di Gesù non è più tornato su questa terra, ma non si equivochi, è tornato il Suo Spirito dedicato agli Apostoli, per facilitare la loro comprensione di ciò che, durante la Missione non avevano capito e quindi, costruire la Chiesa. Perciò, per facilitare la loro comprensione, in tale presenza Gesù appariva fisicamente ancora come prima della Crocifissione. Come noto, iniziando da Emmaus, “(…) nella sera di quello stesso giorno essendo chiuse le porte Gesù (assente Tommaso) venne e stette in mezzo a loro dicendo <<la pace sia con voi>> (Gv XX 19/20) Apparve nuovamente agli Undici stessi mentre erano a tavola. Li rimproverò della loro incredulità e della Loro durezza di cuore perché non avevano creduto nella Sua Resurrezione(Mc XVI 14) Alcuni Discepoli informarono Tommaso d’aver visto il Signore. Ma Egli disse Loro <Se non vedo nelle Sue mani la traccia dei chiodi e se non metto il mio dito nel foro da essi lasciato e la mia mano nel Suo costato, io non crederò>. Otto giorni dopo, i Discepoli si trovavano nuovamente la dentro e Tommaso si trovava con loro, viene Gesù a porte chiuse e si presenta in mezzo a loro dicendo <pace a voi>. Poi dice a Tommaso <Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani Dammi la tua mano e mettila nel mio costato> (…) Tommaso esclamò <Mio Signore e mio Dio> (Gv XX 26/28) Seguono l’apparizione sul Lago di Galilea, con la pesca miracolosa (Gv XXI) su una collina di Galilea, affidando agli Apostoli la Missione importate di <predicare a tutte le nazioni> (Lc XXIV –Mc XVI, -Mt XXVIII). Per concludere questa splendida realtà sono seguite due dinamiche a) dalla terra verso l’alto b) dall’alto verso questa terra. Infatti comprende l’Ascensione di Gesù e la discesa dello Spirito Santo sugli Apostoli e Maria in occasione della Pentecoste. “Il giorno della Pentecoste volgeva al suo termine e gli Apostoli stavano riuniti nello stesso luogo. D’improvviso vi fu dal cielo un rumore come all’irrompere di un vento impetuoso che riempì tutta la casa in cui si trovavano. Ed apparvero ad essi delle lingue come di fuoco che si divisero e andarono a posarsi su ciascuno di loro. Tutti furono ripieni di Spirito Santo ed incominciarono a parlare anche in altre lingue, secondo che lo Spirito Santo dava ad essi il potere di esprimersi.” (AA 2,1,4).
Pubblicato su la VOCE Alessandrina del 31 gennaio 2014
MONDIALIZZAZIONE Il Servizio Nazionale per il progetto culturale della CEI ha pubblicato, grazie alle EDB (Edizioni Deoniane Bologna), gli Atti di un importante “Forum” dedicato, appunto al tema della Mondializzazione, celebrato il 30/11-01/12 del 2012. Hanno contribuito, in una grande collaborazione intellettuale, ben cinquanta Partecipanti, quasi tutti Docenti Universitari, nonché tre Cardinali. Interventi introduttivi Globalizzare l’umano Card. Angelo Bagnasco I mutamenti globali del contesto economico-finanziario cause, effetti, rimedi Carlo Sechi Mondializzazione e cattolicità Francesco D’Agostino Grandi temi proposti e interventi di Docenti universitari Rilievi antropologici della mondializzazione Dodici interventi Fede e cultura nel mondo globale Altri dodici interventi Identità, diritti, nuove relazioni Altri quattordici interventi Politica, Tecnologia e mercato globale Altri dodici interventi Totale cinquanta Docenti universitari intervenuti, proponendo, ciascuno, un argomento di approfondimento di ognuno dei quattro temi proposti Conclusioni Card. Camillo Ruini Il positivo processo di mondializzazione ha, certamente, due nemici: uno “drammatico” e l’altro “tragico”. In certi continenti milioni di esseri umani sono trattati da esseri sub umani, intere popolazioni sono costrette ad emigrare. L’altro avversario è costituito dalla violenza, che causa migliaia di morti, e dalla produzione di armi Perciò questa iniziativa della CEI è, tanto a maggior ragione, da ammirare. Sul retro del Volume, viene spiegato, tra l’altro “Personalità della cultura e della Chiesa si confrontano, a partire da diversi ambiti disciplinari, su un mondo reso globale dalla caduta di antiche barriere e dallo sviluppo delle tecnologie. (…) Si tratta di una sfida che mette nuovamente in discussione parametri non solo economici, ma anche culturali, sociali ed esistenziali, perché la globalizzazione è un fenomeno che esige di essere colto nella diversità e nella connessione di tutte le sue dimensioni (…) La Chiesa si trova a proprio agio in una visione del mondo inclusiva e globale, poiché riconosce la propria vocazione a fare dell’umanità una sola famiglia illuminata dalla piena verità sull’uomo e fondata sui valori della giustizia e della solidarietà”. Ci permettiamo ricordare, a questo proposito, lo splendido Documento del Vaticano II, in latino “Gaudium et Spes”, in italiano “La Chiesa e il mondo contemporaneo”. E’ vero, come avvertiva Giovanni Paolo II, che il mondo è cambiato, ma rimane valido il criterio di analisi da sei punti di vista “culturale, sociale, economico, organizzativo, giuridico ed esistenziale”
Pubblicato su la VOCE Alessandrina del 24 gennaio 2014
1964 -2014: 50 ANNI PER NOI LAICI Alla fine del Documento “Lumen gentium” del Vaticano II sta scritto “Io, Paolo, Vescovo della Chiesa Cattolica, Roma, presso S. Pietro, il giorno 21, del mese di novembre dell’anno 1964”. Si tratta di Paolo VI, seguono le firme di tutti i Vescovi (2.500). Sono passati, appunto, 50 anni. Tutti attribuiscono, giustamente, il merito del Concilio a Giovanni XXIII che lo ha iniziato. “Lumen gentium”(LG) è un documento dogmatico, non pastorale, infatti in italiano è intitolato “La costituzione Dogmatica sulla Chiesa”. In latino, invece, inizia con queste parole “Lumen gentium cum sit Christus” , che significano “Essendo Cristo la luce delle genti (…)” I primi due Capitoli della LG sono una splendida introduzione al tema, ossia la Chiesa, il terzo è, ovviamente, dedicato ai Vescovi e ai Sacerdoti “Costituzione Gerarchica della Chiesa e, in particolare, dell’Episcopato”. Il quarto è dedicato a noi Laici con un titolo esplicito “I Laici” Proviamo a riscoprirne alcune affermazioni. Infatti, il testo dice : “Con il nome di “Laici”, si intendono tutti i fedeli “ad esclusione dei Membri dell’Ordine Sacro (…)” L’indole secolare è propria e peculiare dei Laici (…) Per loro chiamata (vocatio) è proprio dei Laici cercare il Regno di Dio trattando le cose temporali (…) Vivono nel secolo, implicati, cioè, in ogni singolo dovere e complessivamente, nelle singole opere del mondo e nelle ordinarie condizioni di vita sia della propria famiglia, sia della convivenza civile, con cui la loro esistenza è contessuta. Ivi (e non altrove ndr) sono da Dio chiamati a contribuire, dall’interno, quasi a modo di fermento, al perfezionamento (santificationem) del mondo, mediante l’esercizio del proprio ufficio, e sotto la guida dello spirito evangelico, manifestando, così, Cristo a tutti (…) A loro, quindi, spetta (…) di illuminare e ordinare tutte le cose temporali, alle quali sono strettamente legati, in modo che vengano realizzate secondo le rivelazioni di Gesù Cristo, e, in tal modo si sviluppino e, contestualmente siano a lode del Creatore e Redentore>> (LG. § 31) Queste espressioni, e quelle dei successivi sette paragrafi (32/38), anche se lette cinquanta anni dopo, risultano ancora molto interessanti, pur tenendo conto dell’importante Magistero anticipatore di Giovanni XXIII, nonché di approfondimento da parte di Paolo VI, Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, concernente, appunto, la “Chiamata e missione dei Laici”. Chiediamoci: noi Laici credenti, in questi cinquanta anni, abbiamo operato in modo adeguato per realizzare, nella storia, queste “competenze proprie del Laicato” ? Anche perché il Vaticano II ha prodotto un secondo Documento di grande valore per noi Laici, la “Gaudium et spes” in italiano “La Chiesa nel mondo contemporaneo” che analizza la situazione di quella fase storica da sei punti di vista. E’ vero, come ha affermato Giovanni Paolo II nella “Christifideles Laicis” (Dicembre 1988) che “le situazioni economiche, sociali, culturali, politiche, presentano problemi e difficoltà più gravi rispetto al mondo descritto dal Concilio nella “Gaudium et Spes” (CFL §3), ma il criterio di analisi da sei punti di vista rimane pregevole e da imparare. Probabilmente molti Laici non solo non conoscono tale criterio interpretativo, ma non sanno neppure che esistono i due Documenti Conciliari nonché i precedenti e i seguenti Documenti del Magistero. Tenuto conto del valore di tali Documenti è, forse, il caso di riproporne la lettura?
Pubblicato su la VOCE Alessandrina del 17 gennaio 2014
MOLTO E’ CAMBIATO Da ragazzini, negli anni 40’ del secolo scorso, di festa, nella bella stagione, andavamo in bicicletta “all’albero di Napoleone” per vedere passare qualche automobile, ora non si sa più dove parcheggiare. Anche la viabilità era un problema, ora disponiamo delle autostrade. Allora iniziava ad avere diffusione la radio, ora tutti hanno la televisione. Allora erano utilizzate le macchine da scrivere, ora in molti hanno il computer. Allora in molti erano ancora analfabeti, ora i ragazzi devono frequentare la scuola. E così via. Dobbiamo aggiungere che abbiamo vissuto il conflitto mondiale il cui dramma ha favorito, se così possiamo dire, molti cambiamenti, introducendo, tra l’altro, nel nostro Paese, definitivamente la democrazia. VOCE ha già spiegato che la Democrazia moderna è sorta in Inghilterra nell’ambito della ”Glorius Revolution”, trasmigrata negli Stari Uniti e poi in Francia, nell’ambito della “Revolution Française”, conquistando il diritto di ogni cittadino di delegare ai Politici la gestione dell’aspetto pubblico della vita Non è difficile capire che questa importante conquista ora non è più sufficiente E questo anche per l’Italia: nel dopo guerra, stabilita la Democrazia, la gestione pubblica ha avuto da subito alcuni grandi Capi politici. I Responsabili politici succeduti, hanno introdotto alcuni importanti innovazioni pubbliche che hanno, però, determinato due problemi. Da un lato la spesa pubblica è aumentata oltre i costi diretti, aggiungendone altri indiretti. Dall’altro lato diversi cittadini, che hanno fruito di tali Servizi divenuti gratuiti, hanno ritenuto di non pagarne i costi pubblici, mediante le tasse. Ciò premesso, anche se molto in breve, è necessario perfezionare il rapporto tra i cittadini ed il sistema pubblico, rapporto rimasto forse “arretrato” nel senso di essere rimasto adeguato, appunto, al passato. Ogni cittadino - ormai anche europeo e non più solo italiano - dovrebbe esprimere un più adeguato tipo di relazione con l’attuale complesso sistema pubblico, che dovrebbe essere, necessariamente, volto a promuovere e costruire lo “sviluppo” VOCE ha precisato più volte che la parola “sviluppo” significa la crescita ed il progresso delle “componenti” la vita nella convivenza civile, ossia culturale, sociale, economica, organizzativa, giuridica ed esistenziale, nel loro insieme, appunto “politico”. Senza dimenticare anche l’opportuno rinnovamento delle Camere già più volte segnalato, inserendovi anche i Presidenti nazionali o i Segretari generali delle grandi Organizzazioni democratiche industriali, agricole, commerciali, professionali, turistiche e così via, nonché quelle sindacali. Per cercare di adeguare tale rapporto tra i singoli cittadini ed il sistema pubblico, possiamo immaginare una ipotesi. Forse la dichiarazione dei redditi, documento elaborato ogni anno, potrebbe, ad esempio, comprendere quattro mezze pagine. A-) Una dedicata ad esprimere, ogni cittadino, liberamente e responsabilmente il proprio punto di vista sulle percentuali di spesa pubblica considerata per ciascuna delle sei “componenti” B-) La seconda dedicata al tipo delle proprie attività lavorative retribuite per ciascuna di tali componenti, vuoi che sia ancora in lavoro, vuoi che sia già pensionato.. C-) La terza dedicata al proprio contributo in “tasse” indicando la destinazione che desidererebbe avessero le tasse che paga, per ciascuna delle “componenti” D-) La quarta dedicata ad esprimere il “voto” concernente l’annuale spesa pubblica, considerata per ogni “componente”, alla luce della propria esperienza di vita personale In tal modo ciascuno si sentirebbe, in un certo senso, protagonista, responsabilmente coinvolto nella impostazione del Bilancio pubblico. Qualcuno, forse meravigliato, potrebbe pensare “ma questa è una rivoluzione”. Verrebbe naturale chiedergli : proponga la Sua soluzione alternativa, grazie
Pubblicato su la VOCE Alessandrina del 10 gennaio 2014
PER SEMPRE La S. Sede ha in programma una Assemblea Generale Straordinaria concernente la famiglia, tema complesso, considerato dalla S, Sede da più punti di vista- Ha diffuso un “Documento preparatorio” composto da tre parti A-) Il Sinodo : Famiglia ed evangelizzazione B-) La Chiesa ed il vangelo sulla famiglia C-) Questionario, composto da nove temi 1-) Sulla diffusone della Sacra Scrittura e del Magistero della Chiesa riguardante la famiglia 2-) Sul matrimonio secondo la legge naturale 3-) La pastorale della famiglia nel contesto della evangelizzazione 4-) Sulla pastorale per far fronte ad alcune situazioni matrimoniali difficili 5-) Sulle unioni di persone dello stesso sesso 6-) Sulla educazione dei figli in seno alle situazioni di matrimoni irregolari 7-) Sull’apertura degli sposi alla vita 8-) Sul rapporto tra famiglia e persona 9-) Altre sfide e proposte La S. Sede ha diffuso tale Documento preparatorio in tutte le Diocesi del mondo nella ipotesi di una ulteriore diffusione parrocchiale Non si può non apprezzare tale attenzione della S Sede alla situazione delle realtà locali pur avendo, ovviamente, presente la risposta di Gesù <<al principio della creazione Dio li fece maschio e femmina perciò l’uomo lascerà il padre e la madre e i due saranno una sola carne. Così non saranno più due, ma una sola carne. Perciò l’uomo non separi ciò che Dio ha congiunto>> (Mc X, 6/9 – Mt. XIX 4/6) Quando i due, incontrandosi, sente ciascuno, dentro di sé, una sensazione di simpatia inizia la scelta, se proseguire oppure se interrompere. Certo, non è una scelta facile sia che si tratti di persone giovani o già adulte. Se prevale la scelta “proseguire” generalmente la relazione si fa sempre più intensa sino al matrimonio. In genere l’amore intenso offre generazione di un/a figlio/a, realtà profondamente commovente per entrambi i genitori, impegnati, da quel momento in un compito importante e delicato. VOCE ha già rilevato l’immensa simpatia di cui il Padre Eterno ha dotato i bambini/e per incoraggiare gli adulti e gli anziani a prodigarsi per loro Capita che alcuni genitori non si fermino ad uno/a, ma proseguano a due figli, o anche più. Dunque dovremmo ora ragionare in termini di “famiglia” che ha il compito, consapevole o non consapevole, procreando e allevando figli, di far proseguire la storia. Infatti, il modo di gestire l’unità familiare, sia nella realtà di vita nel proprio interno personale, sia nella convivenza civile, sia nella comunione spirituale, determina il modo di svilupparsi della storia umana. Ora sarebbe opportuno scrivere un articolo sulle difficoltà di molte famiglie causate dalle difficoltà economiche nelle quali stiamo vivendo. Forse sarebbe opportuno un secondo articolo concernente l’errore iniziale di valutazione reciproca nella fase preparatoria del matrimonio. e conseguente dolorosa “rottura”. Per proseguire costruttivamente è meglio attendere, prima, il contributo da parte delle Diocesi
Pier Giuseppe Alvigini per
Articoli pubblicati nel primo semestre 2014
Elaborazione grafica di Giorgio Belletti