QUESTA È L’ACQUA.
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Molto si è discusso di ceramica ul0mamente: un intenso diba4to ed un serio lavoro di ricostruzione storica si sono affaccia0 su stampa e mezzi di informazione, anche grazie – qui mi riferisco alla ci?à di Roma, dove ha sede Questa è l’acqua, territorio lontano dai centri tradizionali della ceramica, in cui una maggiore sistema0zzazione dell’argomento ha avuto luogo – a una programmazione museale di qualità, che ha dato la possibilità di venire a conoscenza di ricerche solitarie o di esercitare confron0 in esposizioni corali di autori di diverse generazioni vota0 da sempre alla “terra”. Sebbene già da inizio ‘900 l’introduzione di frammen0 di realtà all’interno dell’opera d’arte, e una costante erosione delle dis0nzioni tra ar0 minori e maggiori, abbiano compiuto una radicale messa in discussione della gerarchia tra i materiali ar0s0ci, la ceramica ha vissuto per decenni una sorta di “confino”, relegandone le pra0che in un universo “separato”, nonostante abbia a?raversato tu4 i Movimen0 del ‘900 come luogo privilegiato di sperimentazione. Oggi, grazie alle nuove generazioni che si muovono con disinvoltura tra i diversi medium, e ad un importante lavoro di ricerca e di “messa a sistema” (incontri, divulgazione, mostre) l’obie4vo è di scardinare la consuetudinaria suddivisione tra ar0sta a scultore ceramista che ancora con0nua a pesare su molto pensiero contemporaneo.
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Giorgio Crisafi, Yvonne Ekman, Evandro Gabrieli e Mara van Wees sono ceramis0 tout court, anche se provengono da ambi0 diversi. Crisafi è prima regista, a?ore e scri?ore, affiancando a queste a4vità dal 2004 quella di scultore, con l’apertura di uno studio a Todi e la partecipazione a diverse manifestazioni -‐ tra cui, l’ul0ma, alla GNAM. Presente ugualmente tra gli oltre sessanta autori invita0 alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna per Scultura Ceramica Contemporanea in Italia, Yvonne Ekman è musicista dida?a e interprete, e si applica all’argilla dal 1975. Gabrieli, il più giovane del gruppo, proviene anch’egli dalla musica, ed è co-‐fondatore dell’Associazione Keramos e del movimento Ceramica in Espansione (CiE). Mara van Wees, inserita tra le “nuove leve” che animano la scultura ceramica nella BACC Biennale d’Arte Ceramica Contemporanea, approda alla “terra”, con cui oggi si esprime stabilmente, dopo un passaggio nella moda, nel teatro, e nella pi?ura. Questo entrare ed uscire da pra0che eterogenee, l’a?raversamento del campo ar0s0co da un punto di vista “laterale”, hanno apportato al loro linguaggio una felice contaminazione con “codici” altri, ricompensata dai recen0 importan0 riconoscimen0 con invi0 a pres0giose kermesse designate a verificare lo stato della ricerca nella scultura ceramica contemporanea.
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Questa è l’acqua – 0tolo tra?o da un brano di David Foster Wallace – è ospitata dall’11 al 25 giugno da Isola Gallery, so?o la nuova direzione di Fabio Massimo Bongianni, in collaborazione con Takeawaygallery, e propone di inserirsi nel dinamico confronto su statuto e possibilità linguis0che dell’argilla. Realizzata appositamente per i suoi spazi so?erranei, sfru?a le sugges0oni del luogo per narrare seduzioni e implicazioni di quell’elemento che ne circonda le mura, conne?endo simbolicamente interno ed esterno in un cortocircuito di rimandi, “trasli?erazioni” ed allusioni. Dunque, cos’è l’acqua, per i qua?ro ar0s0? Ciascuno ha interpretato l’argomento seguendo le tracce della propria ricerca, raccogliendo la sfida di raccontare con la “terra” la matrice primordiale della vita. Giorgio Crisafi ne affronta la componente “magica e rituale”, in linea con «l’aspe?o favolis0co, da racconto immaginario» cara?eris0co del suo mondo figura0vo. Crisafi, che per il finissage del 25 reciterà il discorso tenuto da Wallace nel 2005 durante la cerimonia di consegna delle lauree al Kenyon College, propone con Tiberine dell’acqua regine tre figure totemiche, nate dall’acqua e sue custodi, «immaginate nella loro essenza di divinità benefiche»; tre guardiane di paradisi perdu:, frontali, me?endo in scena un is0nto performa0vo in cui è il visitatore a sen0rsi ogge?o dello sguardo dell’opera. Yvonne Ekman con Pesci -‐ imponente installazione di circa 5x2 metri, variopinta cascata che ne ribadisce la vocazione alle grandi superfici, che l’ha portata, specialmente negli ul0mi anni, a interven0 nello spazio aperto sconfinando nella Land Art -‐ e C’è l’acqua? -‐ sei formelle di dimensioni variabili dove “sgraziate” mani “screpolate” cercano insistentemente di soddisfare la propria sete – ne so?olinea l’aspe?o di vita e morte, abbondanza e privazione, salvaguardia e inquinamento, accostandosi sempre più a quell’impegno verso temi e0ci che la hanno ul0mamente vista coinvolta in opere e proge4 di chiaro stampo sociale. Evandro Gabrieli ha un approccio anali0co: ne scompone gli elemen0; ne seziona, studia, i fenomeni di formazione, trasformazione, circolazione; ne verifica la qualità cristallina. H2O, sugges0vo alles0mento che dal muro si dispiega fino ad invadere l’intero ambiente con massicce presenze, si compone di un alternarsi e aggregarsi di “sfere”, atomi, da minu0 a sempre più grandi, fermandone in potenza il ciclo vitale, molecola-‐goccia-‐specchio d’acqua, giocando con la capacità del colore di formare ipno0che “pozze” di un blu profondo. Mara van Wees, infine, interessata allo svolgersi delle forme nello spazio, a?enta creatrice di volumi in equilibrio “instabile”, si lascia affascinare dalla forza perpetua di un liquido benigno, intrecciando l’osservazione di fenomeni naturali ai ricordi del vissuto personale. Per Questa è l’acqua presenta Cascata, che descrive in un insieme di “blocchi” tragi?o e ostacoli del proprio scorrere verso il basso; Dancing In The Rain, forma fluida di corpo che danza, e Da Luigi, fragili re0 ondulate che flu?uano nel mare, interpretando la tema0ca come doppio movimento, materia che scivola su materia, moto con0nuo, imperceDbile o travolgente. Carlotta Monteverde
GIORGIO CRISAFI
YVONNE EKMAN
EVANDRO GABRIELI
MARA VAN WEES
Ho visitato Isola Gallery qualche tempo fa, una realtà davvero par0colare, unica e di forte impa?o, nel centro del Tevere sull’Isola Tiberina, credo nel mondo sia davvero difficile trovar luoghi come in Italia e in questo caso a Roma, così sugges0vi e indica0 per una mostra come Questa è Acqua. Ho voluto incontrare i nostri qua?ro ar0s0 prima dell’inaugurazione per scambiare qua?ro chiacchiere su come le loro poe0che, decisamente differen0, accomunate dal fil rouge della Terra, hanno affrontato un tema tanto a?uale quanto complesso, come quello dell’acqua, per capire e riconoscerli meglio parlando del loro fare, di ricordi, di terra e di emozioni.
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Giorgio Crisafi da bambino guardava i castelli di sabbia in riva al mare e nel suo immaginario costruiva storie di fate e cavalieri, draghi e mostri deformi che tendevano aggua0; sognava di poter costruire con le sue mani luoghi incanta0 in cui con0nuare a sognare. Il laboratorio di un caro amico ar0sta è stato fonte d’ispirazione per le sue prime opere. Come da a?ore ama evocare e far riviere con i suoi personaggi una memoria emo0va, così con la terra realizza forme che guardano al passato come ad un paradiso perduto da riconquistare sollecitando emozioni assopite o schiacciate dalle realtà del presente, rinunciando a volte al ben faKo o alla sapienza della tecnica costru4va. Sui lavori espos0 dice: “Tiberine dell’acqua regine” sono lega: all’acqua, perché figure arcaiche, rappresentano divinità uscite dall’acqua per tutelare l’aspeKo misterioso e mis:co dell’elemento primario.
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Yvonne Ekman, non ricorda la prima volta in cui ha messo le mani nell’argilla, è come se le fosse sempre appartenuta. Per Yvonne è forte l’a?razione per tu4 i lavori manuali che esercita con grande maestria, dalla più tenera età, con estrema disinvoltura passa dal giardinaggio ai lavori a maglia, dal suonare il violino al manipolare l’argilla. Di professione musicista, insegnante ma prevalentemente interprete, ha pa0to la mancanza della terza dimensione che ha abilmente ritrovato nelle sue opere in ceramica. Spinta da un suo maestro, che alla fine di uno stage, in Francia la vedeva, nel suo immaginario, “suonare il violino con un piede sul tornio”, da anni concilia queste sue due grandi passioni, facendone oggi le sue due principali a4vità: musica e scultura. Il tema dell’acqua, l’ha sviluppato quasi come un doveroso impegno a ricordare che l'acqua è un diri?o inalienabile per tu4.
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Evandro Gabrieli sin da piccino a?ra?o ipno0camente dalla lavorazione dell’argilla al tornio vi si è dedicato in età adulta. Prima di approdare alla terra, è cantautore, ha al suo a4vo la realizzazione di un album di brani inedi0 e la vi?oria, nel ‘94, di un premio Sanremo autori, nonostante le buone promesse in campo discografico, il tornio e la terra hanno avuto la meglio. Stando al tornio, dice, mi astraggo, in un posto fuori confine, in un’esperienza talmente ludica che diventa davvero terapeu:ca per il mio caraKere. Quando "gioco" con la terra ritrovo il piacere che provavo nei giochi di bambino, oggi unendo competenza e tecnica ho la possibilità di creare con la consapevolezza di poter lasciare una traccia di me nel futuro... Rappresentare l’Acqua con la Terra è stata una sfida perfeKa e di grande soddisfazione riuscire a concre:zzare lo speKro dell’H2O centrandolo perfeKamente con la gamma dei miei colori preferi:.
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Mara van Wees Ha iniziato a lavorare l’argilla durante gli anni dell’accademia e non l’ha mai abbandonata, anche per lei durante la creazione di un’opera il tempo si ferma. Tu?o diventa giocoso e terapeu0co, la consapevolezza del ta?o: indispensabile. Pur lavorando con altri materiali, il ritorno all’argilla è con:nuo, una materia così varia e variabile che -‐ racconta -‐ mi permeKe di oKenere quella terza dimensione impossibile in piKura. Con le mani nell’argilla entro in uno stato di grazia crea:va. Partendo da un progeKo iniziale, con la terra ho la possibilità di rivoluzionarlo completamente e come spesso accade, è così che nascono le mie opere migliori. Nata in un paese circondato dall’acqua, cresciuta in una casa in riva a un grande fiume, ha passato mol0 anni della sua vita sulle rive di paesi mediterranei. Conosce bene la bellezza dell’acqua con i suoi colori, ma anche le sue minacce. Nel suo lavoro è sempre presente il movimento vario e incostante dell’acqua, abbinato ai toni freddi dei suoi colori. Nelle opere "dancing in the rain “ e “da Luigi", ha scelto di rappresentare il doppio moto liquido “dell’andare” e “del cascare” anche su altre superfici. Silvia Imperiale
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