Compost: opportuntà per le pubbliche amministazioni

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BUONE PRATICHE

Compost: opportunità per le pubbliche amministrazioni I Considerato un bene da riciclo a tutti gli effetti, il compost è utile per le gestione delle aree verdi e rientra nella quota del 30% degli “acquisti verdi”. Occhio però ai requisiti richiesti per legge

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n Italia, come all’estero, la Pubblica Amministrazione investe ingenti risorse economiche per appalti e commesse dirette alla prestazione di servizi o all’acquisto di beni. Il settore degli approvvigionamenti pubblici rappresenta mediamente il 12% del PIL dell’UE, ma raggiunge il 17% in Italia e addirittura il 19% in alcuni Stati membri come la Francia: queste cifre mettono in evidenza il grande peso economico di questo settore. La strategia relativa all’acquisto di beni e servizi sta cambiando: le pubbliche amministrazioni e gli enti locali vengono indirizzati in modo crescente ad individuare dei criteri per gli “acquisti verdi”, ovvero acquisti di beni e servizi a elevata compatibilità ambientale. Il decreto ministeriale 8 maggio 2003, n. 203, in applicazione del comma 4 dell’articolo 19 del d.lgs 22/97 (Decreto Ronchi), individua le regole affinché gli enti pubblici e le società a prevalente capitale pubblico e/o le aziende che gestiscono pubblici servizi, orientino i propri acquisti verso prodotti riciclati nella misura del 30% rispetto ai propri bisogni complessivi. Il decreto definisce come “materiale riciclato” un materiale che sia realizzato utilizzando “rifiuti derivanti dal post-consumo” nei limiti in peso imposti dalle tecnologie impiegate per la produzione del materiale medesimo. marzo 2006

I prodotti sono suddivisi in Categorie di Prodotto (per es. mezzi tecnici per il settore del verde ornamentale) e il 30% vale per ogni anno solare e per ciascuna categoria di prodotto; non è possibile effettuare compensazioni, cioè l’acquisto di singoli prodotti per un quantitativo superiore al 30% in una categoria non può compensare il mancato acquisto in altre categorie. Si stima che l’applicazione del GPP su vasta scala potrebbe modificare i comportamenti d’acquisto di soggetti che comprano circa 1/5 del totale nazionale di beni e servizi. La dimensione dei fenomeni indotti è dunque assolutamente non trascurabile. ■ COMPOST E GPP Date le particolari caratteristiche agronomiche, il compost da scarti verdi è indicato per sostituire o integrare la torba che viene massicciamente importata dal Centro e Nord Europa. Le torbiere in Europa sono zone umide che si configurano come habitat ecologico particolarmente interessante e oggetto di protezione, a causa della biodiversità che può ospitare. L’importazione di torba da questi paesi è cresciuta a ritmo costante negli ultimi anni, fino a raggiungere le 600 mila ton/anno nel 2000. Tale valore corrisponde a circa 4 milioni di metri cubi ipotizzando un peso specifico di 0,15 t/m3, per un valore complessivo di circa


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L’IMPORT DI TERRICCI TORBOSI 550 508

1979 -1999 (in migliaia di tonnellate)

300 200 100 0

35 47 51 47 67 85

400

1979 1980 1981 1982 1983 1984 1985 1986 1987 1988 1989 1990 1991 1992 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999

500

135 177 209 262 287 313 344 399 384 444 421 408 458

600

64 milioni di euro e un valore unitario di circa 16 €/m3. In merito ai paesi di provenienza della torba importata in Italia, la Germania, con oltre il 50% del totale, resta la principale fonte di approvvigionamento, seguono Paesi Bassi e Lituania. In realtà anche nei Paesi europei ricchi di torbiere, i quantitativi disponibili sono in diminuzione, sia per esaurimento dei giacimenti, sia per la maggior attenzione ambientale dedicata a tali zone (zone umide). Le caratteristiche tecniche dei materiali compostati rispetto alle torbe di sfagno sono le seguenti:  pH più alto;  salinità superiore;  quantità di acqua disponibile inferiore rispetto ai terricci torbosi;  maggiore densità apparente;  capacità di scambio cationico (CSC) più elevata. Un’interessante opportunità sia per le amministrazioni pubbliche (come acquirenti) che per le aziende produttrici di compost (come fornitori) è l’applicazione del Decreto Ministeriale 8/05/2003 n. 203, ovvero del Decreto sugli ”Acquisti Verdi”, da parte degli enti locali di “beni riciclati”. Il compost, in quanto prodotto della trasfor-

mazione di scarti organici (umido da raccolta differenziata, scarti vegetali, ecc.) è considerato a pieno titolo un bene riciclato a tutti gli effetti e quindi rientrerebbe nella quota del 30% di “acquisti verdi” che la legge stabilisce come quota minima. Per la costruzione di capitolati al fine dell’inserimento del compost tra i beni che rientrano nel 30% di “acquisti verdi”, sarebbe auspicabile – a seconda del settore di acquisto – individuare uno o più dei seguenti requisiti:  il rispetto della LEGGE n.748/84 sui fertilizzanti;  il MARCHIO DEL COMPOST CIC (Consorzio Italiano Compostatori);  il riconoscimento quale prodotto CONSENTITO IN AGRICOLTURA BIOLOGICA;  l’acquisizione dell’ECOLABEL. L’acquisto di fertilizzanti organici, di compost e di altri ammendanti interessa tutte le amministrazioni pubbliche che gestiscono aree verdi. Si pensi solo alle grandi città quali Milano e Roma dove il Servizio Giardini consuma enormi quantità di terriccio oppure alla maggior parte dei comuni che appaltano le opere di costruzione e cura del verde. Quindi, anche il compost può rientrare tra le categorie dei “beni riciclati” e le azioni da intraprendere nei confronti dell’amministrazione pubblica saranno volte a incentivare tale consumo – ovviamente in coerenza con rigorosi criteri ambientali per assicurarne la qualità. Parametro Densità apparente Porosità totale (% vol:vol) Capacità per l’aria (% vol:vol) Acqua disponibile (% vol:vol) pH Conducibilità (mS m–1) CSC (meq l–1)

Torbe Substrato Compost Compost da sfagno Ideale Verde Misto 0,6-0,1

0,15-0,50

0,35

0,40

>96

>85

82,34

81,32

45-50

20-30

28,9

29,9

24-40 2,5-3,5

24-40 4,5-6

13,8 7,8

15,7 8,1

200-1.600

<2.100

980

3.730

148,1

100-1.000

236,7

173,5

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BUONE PRATICHE che non rientrano nel computo della quota di raccolta differenziata effettuata in ambito comunale. La Circolare 23 novembre 2005 (GU N. 280 del 1 Dicembre 2005) recita invece che «Il limite minimo di rifiuti organici derivanti da raccolta differenziata è pari al 70%». Con l’iscrizione al repertorio, da compiersi a carico di ciascuna azienda produttrice di Ammendanti Compostati, l’ammendante stesso (sia esso Misto che Verde) può essere utilizzato per gli acquisti verdi da parte della pubblica amministrazione. Si rammenta che l’ente pubblico deve impiegare almeno il 30% dei sui beni di consumo derivati dal riciclo. Il compost, o meglio l’Ammendante Compostato, è tra i materiali che rientrano tra quelli impiegabili e “contabilizzabili” nel 30%.

■ VIA AL REPERTORIO PER GLI AMMENDANTI NEGLI ACQUISTI VERDI La notizia più recente riguardo al compost nel GPP è che finalmente si possono iscrivere gli Ammendanti Compostati nel Repertorio per il Riciclaggio istituito presso l’ONR (Osservatorio Nazionale Rifiuti). Un piccolo errore in una precedente circolare limitava la possibilità di iscrizione al registro per gran parte degli ammendanti compostati prodotti in Italia. Vediamo di cosa si tratta: il documento modificato è la circolare 22 marzo 2005 del Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio recante: «Indicazione per l'operatività nel settore degli ammendanti, ai sensi del decreto 8 maggio 2003, n. 203» (GU 8 aprile 2005, n. 81). Nella citata Circolare si chiedeva come requisito che l’Ammendante fosse derivato per il 100% da rifiuti provenienti dalla raccolta differenziata. È altresì evidente che in rarissimi casi l’impianto di compostaggio tratta solo ed esclusivamente scarti organici provenienti dalla raccolta differenziata. Generalmente, accanto a scarti vegetali (verde) e alimentari (umido) l’impianto tratta scarti agroforestali, scarti agroindustriali

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■ IL POTENZIALE RUOLO DEL SUOLO COME “SINK” DI CARBONIO E LA STRATEGIA EUROPEA DEI SUOLI Recentemente si è sviluppato un forte interesse sul potenziale ruolo del compostaggio nella lotta contro l’effetto-serra e il cambiamento climatico che esso comporta. Sotto tale profilo, va menzionato il ruolo della sostanza organica nel terreno come “sink” – “pozzo” – di carbonio altrimenti disperso in atmosfera come CO2. È stato rilevato che uno 0,14% di sostanza organica in più nel suolo (i tenori medi in terreni a buona fertilità dovrebbero essere dell’ordine del 2,5-3%) equivale a fissare nello stesso una quantità di CO2 corrispondente alle emissioni complessive dell’intera nazione italiana per un anno (includendo emissioni industriali, riscaldamento, trasporti, etc). Le pratiche di fertilizzazione organica continuata nel tempo consentono di mantenere o aumentare il tenore in sostanza organica nel suolo, mentre il loro abbandono determina, per la progressiva mineralizzazione della sostanza organica, un trasferimento netto di carbonio, sotto forma di CO2, dal suolo all’atmosfera. Il carbonio che viene “fissato” nel suolo in forma di humus, a seguito di piani di ripristino della fertilità organica tramite il compost, diventa il “catalizzatore” – come attivatore della fertilità del suolo – di tutte le


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funzioni fisiologiche vegetali. Tra cui una importantissima, in grado di assimilare ulteriore CO2 sottraendola all’atmosfera, e che solo le piante (nessun processo industriale) riescono a condurre: la fotosintesi clorofilliana. Queste valutazioni cominciano a essere adottate come riferimento nella produzione normativa comunitaria nel settore ambientale. La Comunicazione sulla Strategia per il Suolo, recentemente emanata da parte della Commissione Europea, sottolinea fortemente il ruolo della fertilizzazione organica sia per la lotta alla desertificazione che per promuovere il “sequestro” di carbonio all’interno del suolo, contribuendo alla lotta al “cambiamento climatico”. Va ancora rimarcato che l’Europa Mediterranea è inclusa nelle aree a “rischio desertificazione” secondo la Convenzione Internazionale contro la Desertificazione. È appena il caso di ricordare che l’impiego di sostanza organica è uno strumento di primaria importanza per fermare tali processi, grazie allo sviluppo delle attività biologiche, alla migliore ritenzione idrica, alla prevenzione dei fenomeni di erosione, ecc. È importante sottolineare che diverse Regioni (per esempio Piemonte ed Emilia-Romagna) hanno già emanato disposizioni per finanziare l’uso del compost nei suoli impoveriti, in modo da combattere la desertificazione e promuovere l’accumulo di carbonio. Tali

azioni sono condotte nell’ambito dei Piani per lo Sviluppo Rurale (regolamentazione comunitaria sull’agricolture sostenibile). È possibile e verosimile che tali situazioni, vengano imitate nel prossimo futuro da altre Regioni e a livello di Unione Europea.  MASSIMO CENTEMERO - COORDINATORE COMITATO TECNICO CONSORZIO ITALIANO COMPOSTATORI. MICHELE GIAVINI - ARS AMBIENTE SRL

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