AZIONE militanza culturale a cura di Fabiano Bariani Giarda Azione Giovani “Ezra Pound” Novara
ha collaborato: Gianmario Pesare Azione Giovani Alessandria
Edizione riveduta e aggiornata di “Azione”, opuscolo della comunità militante di Azione Giovani Cuib di Firenze (www.agfirenze.it). Responsabili della stampa: Azione Giovani “Ezra Pound” di Novara (www.agnovara.tk); Azione Giovani Alessandria; Azione Giovani Casale M.to Circolo “Paolo Borsellino”; Azione Universitaria Novara; Azione Universitaria FUAN “Adriano Romualdi” Alessandria; Azione Studentesca Novara;. Azione Studentesca Alessandria. III edizione - Stampato presso il Gruppo Consiliare Alleanza Nazionale – Regione Piemonte nel mese di febbraio 2008 a. LXXXVI e.f.
AZIONE ! -SOMMARIO INTRODUZIONE
Q
uesto libretto nasce con l’intento preciso di
fornire un punto di riferimento sia a chi si prepara oggi per diventare un “militante” di Azione Giovani e di Alleanza Nazionale sia a chi è chiamato a fare da guida, da esempio, alla “Comunità”. Militante e Comunità non sono parole scritte a caso, esse rappresentano due concetti importantissimi che saranno in seguito approfonditi, ma che colui che si prepara alla lettura di questo testo deve scolpire fin da adesso, in maniera ben chiara, nella propria testa. Pur riconoscendo la scomparsa di quella forte connotazione ideologica che ha caratterizzato, ad esempio, l’esperienza del Fronte della Gioventù (il movimento giovanile del Movimento Sociale Italiano), occorre comunque dare al militante di Azione Giovani una guida che l’aiuti a capire di come egli, nonostante siano mutati il linguaggio della politica e le regole della lotta, rappresenta ancora il tipo di individuo che ha scelto di ribellarsi ai falsi miti della società contemporanea. Chi milita nelle strutture di Partito, e in particolare in Azione Giovani, deve essere pronto a vivere per inseguire un progetto ed a profondere una forza capace di dare concretezza al progetto stesso. La necessità di questa scelta ci ha portato ad agire e a puntare sulle risorse umane, convinti che puntando sul rafforzamento culturale, cioè su ciò che serve a maturare, si garantisce che il domani appartenga a Noi!
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Prologo (di M. Bardeche) Gioventù controcorrente La nostra Identità La Comunità La Militanza Comunitari o Liberal? Una Grande Famiglia: i miti fondanti della Destra Introduzione alla nostra Cultura La Destra dal dopoguerra ad oggi Il Solstizio L’alternativa L’Europa-Nazione Il Fascismo L’anticomunismo L’antiamericanismo La difesa dell’ambiente A fianco dei popoli oppressi L’eredità dei Valori La Musica Alternativa Il domani appartiene a Noi! Noi pochi I nostri simboli Spazi e occupazioni non conformi Testi consigliati Testi fondanti per una cultura di Destra Epilogo (di Pino Rauti) Contropotere Studentesco
Questo scritto è dedicato alla memoria dei Militanti del Fronte della Gioventù e del Movimento Sociale Italiano caduti combattendo per la nostra Idea. UGO VENTURINI Caduto a Genova il 18 aprile 1970
ANGELO PISTOLESI Caduto a Roma il 28 dicembre 1977
CARLO FALVELLA Caduto a Salerno il 7 luglio 1972
FRANCO BIGONZETTI Caduto a Roma il 7 gennaio 1978
STEFANO E VIRGILIO MATTEI Caduti a Roma il 16 aprile 1973
FRANCESCO CIAVATTA Caduto a Roma il 7 gennaio 1978
GIUSEPPE SANTOSTEFANO Caduto a Reggio Calabria il 31 luglio 1973
STEFANO RECCHIONI Caduto a Roma il 7 gennaio 1978
MANUELE ZILLI Caduto a Pavia il 3 novembre 1973
ALBERTO GIAQUINTO Caduto a Roma il 10 gennaio 1979
GIUSEPPE MAZZOLA Caduto a Padova il 17 giugno 1974
STEFANO CECCHETTI Caduto a Roma il 10 gennaio 1979
GRAZIANO GIRALUCCI Caduto a Padova il 17 giugno 1974
FRANCESCO CECCHIN Caduto a Roma il 29 maggio 1979
MIKIS MANTAKAS Caduto a Roma il 28 marzo 1975
ANGELO MANCIA Caduto a Roma il 12 marzo 1980
SERGIO RAMELLI Caduto a Milano il 29 aprile 1975
NANNI DE ANGELIS Caduto a Roma il 5 ottobre 1980
MARIO ZICCHIERI Caduto a Roma il 29 ottobre 1975
PAOLO DI NELLA Caduto a Roma il 2 febbraio 1983
ENRICO PEDENOVI Caduto a Milano il 29 aprile 1976
GLI DEI AMANO CHI MUORE GIOVANE. GLI DEI FANNO MORIRE GIOVANE CHI AMANO. RINUNCIANDO ALLA LOTTA, TRADENDO LA TUA COMUNITÁ, SOTTRAENDO TEMPO ALLA MILITANZA PER DEDICARLO A COSE FUTILI, NON ADEMPIENDO AI TUOI COMPITI, TRADENDO I TUOI DOVERI, NON MANCHERAI DI RISPETTO SOLTANTO ALLA GENTE CHE TI STA VICINA ADESSO, MA ANCHE A TUTTI COLORO CHE PER PERMETTERTI DI ESISTERE OGGI HANNO SACRIFICATO IERI LA PROPRIA VITA, LA PROPRIA GIOVINEZZA!
PROLOGO Tratto dal libro “I fascismi sconosciuti” di Maurice Bardeche, casa editrice All’insegna del Veltro.
É
forse grande sventura non accendere la luminaria quando l’accendono gli altri. Non ho esposto le mie bandiere per la vittoria delle democrazie. Mi sentivo in quarantena; mi sembrava che tutta una parte di me fosse stata vinta. Da allora, sono stato uno straniero fra gli uomini del mio tempo. Il mondo che si costruiva sotto i miei occhi mi sembrava opprimesse quanto in me si faceva più vivido. La mia avversione si estendeva a molte cose. Detestavo gli oggetti di plastica, la pubblicità, il chewing-gum, più tardi stentai ad abituarmi a certe guarnizioni di nylon ed al maglione che divenne l’abito comune degli ecclesiastici. Non mi veniva in mente che queste ripugnanze potessero essere estranee l’una all’altra. Mi avevano imposto una religione e io rifiutavo le acque del battesimo; e, con le acque del battesimo, la grandura, le babbucce che ormai bisognava portare. Migliaia di uomini erano come me e guardavano con sospetto la nuova uniforme del credente. Infatti, la svolta del secolo XX era stata segnata da una GUERRA DI RELIGIONE, lo sapevano tutti. Credevamo, riferendoci a quanto si chiamava in passato “guerra di religione”, che lo scopo fosse di estirpare l’eresia e che, perciò, non si andasse oltre la distruzione dei templi e il rogo dei pastori, cose sopportate in genere pazientemente. Non sapevamo, perchè ci si riferiva soltanto alla nostra storia, che la vittoria di una religione è anche la vittoria di un Corano e la instaurazione di una determinata ottica che colora ogni cosa: non soltanto la politica, ma i costumi, le abitudini, il giudizio sulle cose, in una parola, tutta la vita. Nel proclamare il trionfo di una certa religione, è stato dunque necessario distruggere non soltanto le strutture, ma più a fondo una determinata maniera di essere. L’estensione e la portata di queste distruzioni sono state, in genere, scarsamente percepite. Infatti, l’eresia aveva radici, una determinata maniera di sentire, una determinata predisposizione dell’essere umano che fu necessario cambiare ed espellere, nel tempo stesso in cui si distruggeva l’eresia. Fu necessario travasare un sangue nuovo in un’intera categoria di esseri umani, se si voleva veder scomparire per sempre una determinata morale e, infine, una determinata concezione di vita. Quindi, tutta una parte della morale comune fu colpita nello stesso tempo; infatti, le morali eretiche non sono fiori mostruosi che nascono da un terriccio avvelenato, ma semplicemente sviluppano, per elezione, alcuni rami della morale comune. Non è difficile vedere quali sono i rami della morale comune, della morale più tradizionale, che sono stati rovinati e saccheggiati dalla condanna inflitta a una particolare concezione dell’uomo. Sono tutto quanto potrebbe essere definito “morale civica”.
Il dovere della disciplina, il rispetto della parola data, il culto dell’energia e delle virtù virili, la scelta degli uomini sul fondamento del loro coraggio e del loro atteggiamento davanti alla vita, sono divenuti essi pure virtù e metodi sospetti, perché avevano condotto a una obbedienza giudicata cieca, a una fedeltà che era stata dichiarata criminale, a un ideale umano ritenuto barbaro, e perchè rischiavano di instaurare una gerarchia rifiutata. Nel 1945 ebbi l’impressione che la enucleazione fatta subire all’Europa, da mano americana, in conseguenza della guerra, non avesse colpito soltanto l’Europa, ma tutta la civiltà, tutta intera la specie umana. Come sopprimendo nel cuore dell’Europa l’antica Germania, il tronco germanico dal quale si era formata in passato, si era fatta subire all’Europa un’amputazione mostruosa, dopo la quale era soltanto un cavallo cieco che si appoggia e si strofina meccanicamente contro la sua fiancata atlantica, incerto e senza forza; così, sradicando nel mondo morale alcune qualità elementari, eliminando alcuni metalli che fino ad allora avevano composto la lega umana che conosciamo, avevamo estirpata tutta una sensibilità, tutta una figura dell’uomo, non solo un regime, ma tutto un mondo che veniva via insieme, fascio di radici che si strappa con la pianta. Così che noi vivevamo in un mondo morale decervellato.
La storia del passato non metteva più capo all’uomo di oggi. La cultura del passato, lo stesso uomo del passato sono come estranei all’uomo che siamo invitati ad essere. A Norimberga distrutta dalle bombe, sono state ricostruite le case del XVI secolo, in noi stessi il contrario: dentro di noi si vuole costruire una città nuova, piena di sfolgoranti grattacieli, che ci faccia dimenticare le case di un tempo andato. L’accettiamo? Ne abbiamo coscienza? Quando ci si invita ad accettare il mondo moderno a fare dentro di noi un aggiornamento, una messa a punto, COMPRENDIAMO CHE COSA CI VIENE PROPOSTO, scopriamo la manovra che si mescola surrettiziamente ad una indispensabile revisione? Sappiamo quali rive ci si chiede di abbandonare? E per quale sorte? Le parole stesse ci ingannano, le parole soprattutto. Ci dicono: “E’ il fascismo che bisogna abbandonare sulla riva dei morti”. Non è solo il fascismo che vedo in fondo al mio binocolo mentre mi allontano; è un continente intero che abbandoniamo. E le parole servono unicamente a mascherare l’esodo. I fumi che si alzano dalle città della pianura ci impediscono di vedere le felici colline che lasciamo per sempre. Quel che importa per l’avvenire, non è la risurrezione di una dottrina, nè di una particolare forma dello Stato, tanto meno quella di un caporalismo e di una polizia, MA IL RITORNO A UNA DETERMINATA CONCEZIONE DELL’UOMO E A UNA DETERMINATA GERARCHIA. In tale concezione dell’uomo, colloco le qualità che ho citato, il sentimento dell’onore, il coraggio, la energia, la lealtà, il rispetto della parola data, il civismo. La gerarchia che mi auguro è quella che pone queste qualità sopra tutti i vantaggi dati dalla nascita, dalla fortuna, dalle parentele, e che sceglie l’elite in considerazione di queste sole qualità. L’autorità dello Stato non è altro che il rispetto di queste qualità e di questa gerarchia. Essa può praticare una larga tolleranza quando è stabilito questo regno dei migliori. Non esige la persecuzione di nessuno, nè la esclusione di nessuno. Ma credo che nessuna nazione, nessuna società possa durare se i poteri fondati su meriti diversi da questi non siano essenzialmente precari e subalterni. Ogni nazione è guidata, certo, ma ogni nazione guida anche se stessa in una determinata maniera; ogni nazione ha una condotta nobile o bassa, generosa o perfida, come si dice di un uomo che ha una buona o cattiva condotta. Uno dei nostri errori presenti è la troppo facile ammissione che certe cose non hanno importanza. Ogni giorno ci lamentiamo della immoralità e non vogliamo accorgerci che noi stessi abbiamo distrutto o lasciato distruggere una intera parte del fondamento morale, e che ancora oggi lo si distrugge ogni giorno davanti ai nostri occhi. I germogli che abbiamo piantato, al posto delle grandi querce, sono rachitici e si disseccano. E noi ci lamentiamo di inoltrarci in un deserto. Perchè abbiamo ricostruito i ponti, le fabbriche, le città schiacciate dalle bombe, ma non i valori morali distrutti dalla guerra ideologica. In questo campo siamo ancora davanti ad una distesa di macerie. Il vuoto morale che abbiamo creato non è meno minaccioso, per il nostro avvenire, del vuoto geografico che abbiamo lasciato installarsi nel cuore dell’Europa, ma non lo vediamo. Non tutti se ne lagnano. Molta gente si adatta a questo vuoto morale dal quale trae benefici. Forse non si fanno illusioni sull’avvenire, ma pensano che questo interregno durerà almeno quanto loro. E questo a loro basta. Se tanta gente si lascia fare senza proteste l’operazione che si fa ai gatti maschi per trasformarli in pacifici gatti, è perchè in grandissima parte non vede bene a cosa possa servire quel che le tolgono: pensa anzi confusamente che possa servire soltanto a far brutte cose. Non è inutile, forse, tentare di persuaderla che tutto serve nella vita, comprese le qualità che un tempo erano considerate come proprie di un uomo.
Maurice Bardeche
TU SAI DI ESSER VIVO TU SAI DI ESSER GIOVANE
TI HANNO DETTO CHE MORIRAI TI HANNO DETTO CHE INVECCHIERAI
TU SAI COS’è L’AMORE
TI HANNO DETTO CHE È LA MASCHERA DEL SESSO TI HANNO DETTO CHE È L’ESTETICA
TU SAI COS’è LA BELLEZZA TU SAI COS’è L’AMICIZIA TU SAI COS’è LA GIUSTIZIA TU SAI COS’è LA LIBERTÁ TU SAI COS’è LA CIVILTÁ
TI HANNO DETTO CHE È UN’ILLUSIONE TI HANNO DETTO CHE È UTOPIA TI HANNO DETTO CHE È MENEFREGHISMO TI HANNO DETTO CHE È PROGRESSO
TU SAI CHE È BELLO LOTTARE TI HANNO DETTO CHE È INUTILE
TU SAI COS’è IL CORAGGIO TU SAI COS’è L’ONORE TU SAI COS’è LA FEDELTÁ TU SAI COS’è LA TEMPRA TU SAI CHE ESISTE UN DIO TU SAI COS’è L’ETERNITÁ
TI HANNO DETTO CHE È PAZZIA TI HANNO DETTO CHE È IPOCRISIA TI HANNO DETTO CHE È SERVILISMO TI HANNO DETTO CHE È SPAVALDERIA TI HANNO DETTO CHE È MORTO TI HANNO DETTO CHE SPARIRAI
GIOVENTÚ CONTROCORRENTE “Data una società e una civiltà come le attuali (...) nel ribelle, in colui che non s’adatta, nell’asociale è in via di principio da vedervi l’uomo sano”. Julius Evola
A
zione Giovani nasce nel 1996 dalla fusione del Fronte della Gioventù (FdG) con Fare Fronte e con il Fronte Universitario d’Azione Nazionale (FUAN), che del Movimento Sociale Italiano. Dal Fronte della Gioventù e dalle altre organizzazioni, Azione Giovani, ha ereditato la forte connotazione militante, il significato profondo di Comunità, la consapevolezza di non rappresentare un’esperienza cronologicamente indipendente, ma la continuità ideale di un percorso storico che affonda le proprie radici nella sconfitta della Seconda Guerra Mondiale. Ma soprattutto ha ereditato la consapevolezza che chi ci ha preceduto ha dovuto lottare, ed in molti casi arrivare a dare la propria vita, per affermare il sacrosanto “diritto di esistenza” e, nonostante oggi siano state ampiamente riscritte le regole della partecipazione democratica al dialogo, dobbiamo sempre tener presente che nessuno potrà mai arrogarsi il diritto di non farci esprimere i nostri concetti e le nostresidee. Azione Giovani ha il dovere di proseguire l’opera che per anni ha visto i militanti del Fronte della Gioventù lottare strada per strada, scuola per scuola, piazza per piazza, per contrastare il diffondersi dell’ideologia comunista tra le giovani generazioni. Questa lotta ha conosciuto in passato momenti di incredibile durezza e per più di un decennio ha visto, in ogni parte d’Italia, i giovani del Fronte impegnati a difendersi dagli assalti armati della sinistra extra-parlamentare da quelli “giudiziari”adelaregime.
Una manifestazione del F.d.G.
Azione Giovani ha il dovere di ricordare queste pagine di storia recente (per lo più tenuta nascosta dai canali di informazione “ufficiale”, leggi giornali, televisione, scuola, ecc...) sporche di giovane sangue e deve battersi proseguendo nel proprio cammino verso il riscatto della dignità nazionale e l’affermazione dei più importanti Valori della nostrasCiviltà. Ci sono mille battaglie, iniziate a suo tempo dal FdG, che attendono di essere portate a compimento: per una riforma della scuola superiore e dell’università su basi autenticamente meritocratiche che diano il giusto valore al titolo di studio, per il diritto al lavoro, per il diritto alla vita, contro ogni forma di aborto, contro ogni tentativo di legalizzazione della droga, per la salvaguardia dell’ambiente, per la difesa della nostra Cultura e delle nostre Tradizioni, per la realizzazione di una vera Europa-Nazione libera, armata e svincolata da ogni forma di colonizzazionesamericana. Il disegno politico, messo a punto dal secondo dopoguerra in poi, di isolare, nel nome del sempre più
anacronistico e pretestuoso “antifascismo”, la giovane destra è fallito e la nascita di Azione Giovani ne èslasriprovaspiùsfulgida. Azione Giovani comunque non è il Fronte della Gioventù, non deve confrontarsi con i comunisti che da una parte gridano (magari qualche deficiente lo grida ancora, ma negli anni passati alle parole, spesso, seguivano i fatti...): “uccidere un fascista non è reato” o che “le sedi fasciste si chiudono col fuoco” e con la magistratura dall’altra che dispensa anni di carcere come misura preventiva a decine di militanti, perquisisce centinaia di abitazioni di iscritti al FdG, scheda ogni simpatizzante di destra. I tempi (per fortuna) sono cambiati, ed Azione Giovani ha oggi il compito di sfruttare il clima più favorevole per diffondere quanto si è avviato negli anni passati, rivedendolo e correggendolo laddove il tempostrascorsosloshasresossuperato. La “gioventù controcorrente” che viveva chiusa nelle sedi-ghetto a rimuginare su quanto bello e coinvolgente fosse il suo mondo ideale costruito sugli scenari Tolkeniani de “Il Signore degli Anelli”, fatto di canzoni-poesie cantate attorno ad un fuoco o di nottate passate a parlare, si è aperta ed ha deciso di portare alla luce del sole, con forza e determinazione, leaproprieaidee. Azione Giovani vuole affermarsi come movimento giovanile di un partito, Alleanza Nazionale, che, a differenza del Movimento Sociale Italiano, ha ambizioni di governo e pertanto è in grado, non solo di protestare e di “scagliarsi contro il sistema”, ma anche di proporre, costruire, elaborare, confrontarsi. Ed è proprio il confronto l’arma in più di Azione Giovani, confronto che può avvenire sia nei riguardi degli avversari, coi quali finalmente può esserci dialogo e non più solo scontro, ma anche al proprio interno fra le diverse anime che la compongono e che possono avere alle spalle esperienze profondamente differenti. La “gioventù controcorrente” è cresciuta, è maturata ed è pronta a partecipare al “gioco democratico” il quale può consentire, se sfruttato nella giusta maniera, di diffondere le nostre Idee, tenute finora ben chiuse dentro alle mura delle nostre sezioni, ad un numero sempre maggiore di persone.
LETTERA APERTA AI PARTITI “DEMOCRATICI“ Dite che siamo fuori dell’ordine repubblicano, che non partecipiamo ai vostri valori e ai vostri programmi, che con noi nessuna intesa è possibile.
E DITE IL VERO Siamo fatti di altra pasta, portiamo dentro di noi idee, sentimenti e volontà che nulla hanno in comune con i vostri. Ne siamo consapevoli e orgogliosi. E’ per questo che avete fatto leggi speciali, destinate a colpirci, a testimonianza della vostra debolezza e a garanzia di un potere che non vi siete mai meritato e che si manifesta in tutta la sua illegittimità. Avete paura di questo nostro esser diversi e allora dite che siamo soli e che bisogna isolarci. Ma questa diversità è la nostra forza e nessuno potrà mai cancellarla.
SIETE CONDANNATI AD ESSERE DIVERSI DA NOI Siete nati fuori dello Stato e vi siete sviluppati contro di esso. La vostra storia è l’antistoria del nostro Paese, di tutti i paesi in cui avete posto le radici. Per tradizione culturale e politica voi rappresentate lo sgretolamento dell’unità, la perdita del senso di una Patria comune, del contenuto degli istituti politici, il prevalere della mediocrità. Con voi il potere diviene una questione privata, la società un pascolo per i vostri interessi. Con voi un sottile veleno entra negli organi della Nazione e li fa lentamente morire. Chi può mai dubitare che siamo diversi da voi e che nessuna intesa è possibile tra noi e voi? Dite anche però che attentiamo alla libertà, che nel segreto dei nostri desideri c’è un regime autoritario.
E DITE IL FALSO Poche cose ci sono care come la libertà, di cui conosciamo ormai tutto l’immenso valore. E voi ce lo avete insegnato, ma non con l’esempio. Abbiamo appreso il valore prezioso della libertà vivendo nel grigio edificio delle vostre istituzioni, dei vostri valori, delle vostre ipocrisie, dove ogni aspetto della vita comunitaria è falsato. E’ attraverso la quotidiana umiliazione rappresentata da quanto voi avete costruito che abbiamo appreso il valore prezioso della libertà; quella fatta di scelte responsabili, di capacità creativa, di consapevolezza dei doveri che precede quella dei diritti.
IL NOSTRO AMORE DELLA LIBERTA` E` NATO NELLA GALERA CHE AVETE COSTRUITO INTORNO A TUTTI NOI!
Lettera scritta da un militante del FdG di Verona nel 1973.
LA NOSTRA IDENTITÁ “La vera destra non significa né capitalismo, né borghesia, né plutocrazia, né reazione. La concezione di una vera destra è una concezione della vita e dello stato che procede da principi di autorità, di gerarchia e di aristocrazia, da valori teorici e qualitativi, dal primato del puro fattore politico su quello economico e societario.”
Julius Evola
Siamo figli di un glorioso passato e abbiamo delle radici profonde. I nostri miti sono i Greci, i Romani, l'Europa di Carlo Magno e Federico II, la Francia della Vandea, l'Italia di Vittorio Veneto, di Fiume, l’Europa delle Rivoluzioni Nazionali del ‘900, la Repubblica Sociale Italiana e l'Irredentismo Giuliano-Dalmata del '53; nostro è l’originale lascito e l’eredità di battaglie del Movimento Sociale Italiano e del Fronte della Gioventù. Ed un tale patrimonio di storia, cultura e civiltà, sublimato in una grandiosa sintesi tra il pensiero classico, la tradizione cristiana e la Rivoluzione Conservatrice del Novecento non può essere messo in discussione. Perché siamo uomini del presente che abitano il flusso della contemporaneità con una profonda coscienza dei problemi e dei bisogni che agitano quest'epoca. Uomini che ispirano il proprio impegno politico, sociale e culturale a Valori e principi identitari, comunitari e sociali. Perché siamo uomini del futuro, essendo la nostra azione mirata a creare una società rispettosa dell'ambiente e della sicurezza sociale, educativa delle generazioni future.
Tutto questo siamo fieri di essere! Tutto questo facciamo e faremo con quello spirito di sacrificio e di abnegazione verso quell'idealità che da sempre illumina i nostri cuori.
Chi siamo? Siamo ragazzi e ragazze legati da vincoli di cameratismo, che ispirano il proprio impegno culturale, sociale e politico a valori e princìpi identitari, comunitari e sociali. Uniti nella quotidiana lotta per l’affermazione di una visione del mondo basata sullo spirito e sui princìpi immutabili della Tradizione contro tutto ciò che è omologazione, economicismo e sradicamento. Siamo una comunità composta da militanti: persone che incarnano giorno per giorno il loro credo attraverso un preciso stile di vita basato sul pensiero e sull’azione. Siamo un’avanguardia che mira al risveglio degli spiriti, delle coscienze e delle intelligenze intorpidite e imbrigliate dal controllo globale esercitato subdolamente con la televisione, con le droghe, con la distruzione delle identità e delle specificità. Siamo realtà radicate all’interno del territorio e nel tessuto sociale, un avamposto di resistenza, di libertà e contrattacco nei confronti della massificazione e dello sfruttamento, portati avanti dalle oligarchie planetarie del denaro.
Siamo la giovane destra identitaria, sociale e nazionale! È TRADIZIONE NON CONSERVATORISMO. È MODERNITÀ NON PROGRESSISMO. È DIFESA DI VALORI NON BIGOTTISMO. È SOCIALE NON ASSISTENZIALISMO. È COMVNITÀ NON VNA SETTA. È STILE DI VITA NON VNA RELIGIONE. È CVLTVRA NON INTELLETTVALISMO DA SALOTTO.
È
LA COMUNITÁ “Non serve un castello per noi poca gente, un buco è un rifugio più che sufficiente, la piazza è una reggia non certo da poco, è li che il torneo cessa d’essere gioco. Noi, pochi noi, felici pochi, noi, manipolo di fratelli...”
Gabriele Marconi
E
ntrare a far parte di Azione Giovani significa quindi impegnarsi in una dura, e poco gratificante, battaglia. Tra “Camerati” si stabiliscono rapporti umani ben saldi, frutto delle tante giornate trascorse insieme fra le mura della sede, che spesso finiscono con l’andare ben oltre la semplice amicizia. Il legame che nasce fra coloro che hanno fatto la medesima scelta di vita non è mai un rapporto normale, su di esso aleggia sempre un qualcosa di superiore, quasi una sorta di collante magico. A testimonianza di questo vi è un intero mondo, quello che in “gergo” viene chiamato “ambiente”; presentarsi da Camerata presso altri Camerati (qualunque sia il loro movimento di appartenenza) significa essere immediatamente accolti come fratelli e, cosa straordinaria, ciò vale non solo in Italia, ma in tutta Europa. Verso coloro che fanno parte dell’ambiente, anche se sconosciuti, dobbiamo nutrire sentimenti di fiducia, Il saluto legionario fratellanza, amicizia... in una parola “cameratismo”. Le diverse componenti dell’ambiente prima o poi comunque si conoscono ed entrano in contatto tramite riviste realizzate dalle singole realtà militanti e poi fatte circolare, tramite il fenomeno, sbocciato negli anni ’70, della “musica alternativa”, partecipando ai tanti momenti di ritrovo (feste, concerti, raduni, ...) ed ultimamente anche grazie ad internet. E’ doveroso citare, quando si parla di raduni, i più importanti che il Fronte della Gioventù abbia mai organizzato: i tre “Campi Hobbit”, quello di Montesarchio (Bn), quello di Fonte Romana (Aq) e quello di Castel Camponeschi (Aq), svoltisi fra il 1977 e il 1980; essi hanno rappresentato l’apice massimo dell’aggregazionismo, della vita comunitaria e della elaborazione di nuove tematiche utili al rinnovamento ed al rilancio della giovane destra. Intere giornate trascorse insieme in un clima festosissimo, vissute quasi come un rito collettivo e simbolico tra balli, canti e momenti di profonda analisi sul ruolo della destra militante nella società. I Campi Hobbit non furono solo un’occasione d’incontro per tanti giovani, ma furono anche motivo d’interesse per gli avversari che improvvisamente dovettero accettare il fatto che esistesse anche una destra che pensava, leggeva, discuteva, ascoltava e produceva musica, insomma ben diversa dallo stereotipo dei “picchiatori fascisti” che si era sempre voluto diffondere. I “Campi Hobbit”, prima della loro messa in atto, venivano descritti come raduni paramilitari dove biechi figuri con tanto di camicia nera occupavano il proprio tempo marciando e cantando inni al Duce; ma rimasero tutti sorpresi ed attoniti di fronte a centinaia di ragazzi in jeans e magliette colorate che, anziché passare le ore col braccio teso, si confrontavano su temi, inediti per la destra, quali ecologia, nucleare, diritti dei popoli, razzismo, musica, ..., il tutto incorniciato in un’atmosfera degna delle migliori pagine de “Il Signore degli Anelli”, libro culto della giovane destra.
Oggi che il clima politico è tutt’altro che arroventato come allora, fare militanza in Azione Giovani, ma soprattutto vivere, condividere e capire la Comunità non è certo facile, anzi, paradossalmente è più difficile di allora. Ma anche in assenza del clima di battaglia esterno, anche senza il bisogno di dover essere assediati e costretti a barricarsi dentro la sede, occorre fare in modo che all’interno di una stanza di Azione Giovani si respiri la stessa aria pura, la stessa atmosfera di cameratismo, di lealtà, di affetto, che si respirava dentro le sezioni del Fronte della Gioventù. Perchè solo in presenza di tutto questo, Azione Giovani acquista un senso, una propria dimensione, quando cessa di essere un semplice partito politico e diventa una Comunità: questo è ciò che ci rende differenti dagli altri partiti, dai club, dalle associazioni; oggi come vent’anni fa.
LA COMUNITÁ Al centro della comunitas c’è la parola “munus” nel suo duplice significato: munus come obbligo, ufficio, incarico, dovere; e munus come dono, relazione di gratuità tra le persone. Ebbene l’origine della comunità sta proprio nella coniugazione dinamica tra il dono e il dovere, cioè nel principio di reciprocità che è il vero fondamento della socialità e della convivenza. Nel nostro mondo sempre più globalizzato viviamo tutti in una condizione di interdipendenza e, di conseguenza, nessuno di noi può essere padrone del proprio destino. Ci sono compiti con cui ogni singolo individuo si confronta, ma che non possono essere affrontati e superati individualmente. Se mai può esistere una comunità nel mondo degli individui, può essere, ed è necessario che sia soltanto una comunità intessuta di comune e reciproco interesse; una comunità responsabile, volta a garantire il pari diritto di essere considerati esseri umani e la pari capacità di agire in base a tale diritto (cfr. Zygmunt Bauman, Voglia di comunità, Laterza Roma-Bari 2001).
La Militanza “Parla poco. Parla quando occorre. Di’ quanto occorre. La tua oratoria è l’oratoria dell’azione. Tu opera; lascia che siano gli altri a parlare. Percorri soltanto le vie indicate dall’onore. Lotta, e non essere mai vile. Lascia agli altri le vie dell’infamia. Piuttosto che vincere per mezzo di un’infamia, meglio cadere lottando sulla strada dell’onore”.
Corneliu Zelea Codreanu
C
ome lo è stata sempre per il Fronte della Gioventù, anche per Azione Giovani la linfa vitale è la militanza. La militanza è stata la tua scelta e, che tu lo voglia o meno, d’ora in avanti essa segnerà la tua vita. Quando hai fatto la tua scelta, quando hai deciso di cercarci, quando ci hai contattato, quando hai aderito alla “nostra” Comunità, che d’ora in poi è la “tua” Comunità, tu hai fatto una scelta radicale. Entrare in Azione Giovani non significa iscriversi ad un circolo, aderire ad un’associazione qualsiasi, quando hai deciso di entrare a far parte di questo Movimento tu hai compiuto un passo fondamentale per la tua vita: ti sei sentito diverso dai tuoi coetanei, dalla gente comune, ti sei accorto che i tuoi interessi non coincidevano con quelli della “massa”, che le tue ambizioni erano fuori dal comune, che il tuo obbiettivo era totalmente in contrasto con quelli materiali del “branco”. Entrare in Azione Giovani significa assumere la consapevolezza di essere differenti dagli altri, significa comprendere di essere dei “prescelti”, degli uomini che, in mezzo ad altri uomini, si sono alzati in piedi ed hanno accettato il sacrificio per un traguardo ben più alto di quelli offerti dalla vita quotidiana: diventare un “militante” significa iniziare a lottare per l’amore che ognuno di noi nutre per la propria terra, per le proprie radici, per il proprio popolo. Quello che ci rende differenti da tutti gli altri è proprio questo: viviamo in una società che ci insegna fin da piccoli ad amare sé stessi ed a vivere in funzione di quest’amore, a ricercare il successo personale, la fama, la ricchezza materiale e noi, scegliendo la via rivoluzionaria, rinunciamo a tutto questo sacrificando la nostra lotta, il nostro tempo, il nostro impegno, mai al successo personale, ma solo e soltanto al bene del nostro popolo. E il fatto di accettare questo sacrificio consapevolmente, spassionatamente, con la sana incoscienza che è data dalla nostra gioventù, senza rimorsi, senza rimpianti, senza secondi fini, ci rende ogni giorno più forti. Entrare a far parte della comunità significa portare il proprio contributo alla causa comune perché ognuno di noi è unico e insostituibile; noi non crediamo, come i comunisti, che un uomo da solo non valga niente, ma sia forte soltanto la “massa”, noi crediamo che non possa esistere una comunità veramente forte se non sono forti, nel cuore e nello spirito, le persone che la compongono. Da quando hai deciso di diventare un “militante” sappi che ci sono persone che in te hanno riposto la loro fiducia, che da te si aspettano grandi cose, che in te credono; mancando loro di rispetto, tradendo la tua comunità, anteponendo l’interesse personale a quello del gruppo li ferirai inesorabilmente, ma prima ancora ferirai te stesso perchè la comunità sei tu.
Leggendo questo opuscolo ti sarai già reso conto di quanto ambiziosi siano i nostri progetti, sappi che questi potranno essere realizzati solo se esiste una vera coesione fra i militanti, solo se la comunità è davvero unita, in altre parole, se fra le quattro mura della nostra sezione si respira vero “cameratismo”. Per questo è fondamentale attenersi alla disciplina che esiste nella comunità e non mancare mai di rispetto ai camerati. Rispettare un camerata significa obbedirgli se ti impartisce degli ordini, significa ascoltarlo quando parla, significa farsi in quattro per svolgere un lavoro che ti ha assegnato. Ma rispetto significa anche puntualità: la sezione di Azione Giovani è sempre aperta, puoi venire quando ti pare, tutto quello che vedi è a tua disposizione, qui puoi venire a scambiare due chiacchiere con gli amici, puoi venire a giocare, a bere, a ridere, a fumare, ad usare il computer, eccetera, ma ricorda sempre che la sezione non è un bar: esistono degli orari fissati per le riunioni durante le quali seriamente ci si concentra su ciò che si deve fare. Durante le riunioni si parla, in maniera ordinata, solo di cose consone al tema, ci si comporta in maniera disciplinata e pacata, non si alza la voce, non si fuma, non si bisbiglia col camerata che si ha seduto di fianco, non si pensa alle cose materiali dalle quali, almeno per il lasso di tempo della riunione, dovremmo riuscirci a distaccare. Ma soprattutto le riunioni hanno un orario di inizio ed uno di chiusura: non è assolutamente rispettoso per chi sta tenendo la riunione arrivare in ritardo o andarsene in anticipo. Peggio ancora se questa mancanza di rispetto proviene da colui che dovrebbe tenere la riunione. Militare in Azione Giovani significa anche, come già detto, seguire una disciplina. La nostra organizzazione è di stampo gerarchico, esiste un Presidente ed alcuni Dirigenti; se un tuo superiore ti da un ordine tu devi eseguirlo, senza discutere, poichè se ti è stato impartito significa che esistono delle buone motivazioni. Se qualcosa non ti è tornato non esitare, parlane con un tuo superiore, egli sarà pronto a spiegarti tutto quello che vuoi sapere, ma soltanto dopo che hai eseguito l’ordine datoti. La militanza è comunque il perno centrale sul quale si regge la nostra struttura, non dimenticare mai che essere un “militante” è cosa onorevole. Vanne fiero!
COMUNITARI O LIBERAL?
Comunitario è chi assegna valore all’identità, alla provenienza, dunque all’origine; e alle vie che conducono alle radici, come le tradizioni. Comunitario è chi assegna valore al legame sociale, religioso, familiare, nazionale, che non vive come vincolo ma come risorsa. Per il comunitario il legame non è la catena che ci imprigiona e ci limita nella libertà ma il filo di Arianna che ci lega agli altri e ci sostiene. Il confine non è il male ma ciò che garantisce in concreto la sfera del nostro essere e del nostro agire. Comunitario è chi ritiene che ogni Io abbia un luogo originario o eletto, che avverte come patria; per lui non è insignificante o fortuita la sua origine o la sua destinazione, i suoi legami. Quel che il liberal vede come frutto di una lotteria del caso, il comunitario vive come evento significativo, se non voluto da un destino o una provvidenza. La realtà non è dunque una possibilità fra le altre da cui liberarsi, ma ciò che ci definisce, ci identifica, ci chiama ad un ruolo, a un senso e a un compito. Il comunitario è colui che assegna importanza al comune sentire, ai riti, le usanze e i costumi di un popolo. (cfr. Veneziani M., Comunitari o liberal. La prossima alternativa?, Laterza, Roma - Bari 1999).
Il liberal non può far tabula rasa delle tradizioni e del comune sentire di un popolo: un comunitario non può prescindere dalle regole e dal rispetto delle leggi. Fermo restando che i valori di libertà e i valori comunitari sono terreno condiviso da ambedue, il liberal assegnerà la precedenza ai primi e il comunitario ai secondi. La scelta liberal persegue un sogno finale per il terzo millennio: lo Stato etico mondiale, ovvero una società senza confini, governata da un potere sovrano che si muove “solo” per correggere i mali del mondo, come le ingiustizie, le disparità, le violenze e le guerre locali. Il comunitario vive invece questo sogno liberal come un incubo orwelliano, perchè lo considera come l’avvento di un Potere senza volto che governa su un mondo privato delle differenze e stabilisce a sua discrezione i nuovi confini del bene e del male (cfr. Veneziani M., Comunitari o liberal. La prossima alternativa?, Laterza, Roma – Bari 1999).
…Tu da che parte stai nel
NUOVO ORDINE MONDIALE?
UNA GRANDE FAMIGLIA:
I MITI FONDANTI DELLA DESTRA “In questi tempi confusi rischi di dimenticare te stesso”. Il vecchio ritornello suona come un monito: ”Guarda al futuro, ma non dimenticare il passato”. Il presente non è altro che un passato non ancora passato ed un futuro ancora da venire. Ecco il perché di questi personaggi, che sono stati e sono i miti fondanti della destra, non vanno assolutamente dimenticati. …Si parla di uomini che non vollero abdicare, nonostante gli eventi irreversibili, al loro Mondo, alla loro Fede, ai loro Valori. Sono alcune delle tante storie di vinti, di persi sotto ogni bandiera. Importante è, non cercare di riproporre in chiave nostalgica e restauratrice i modelli sociali e politici di questi uomini, ma riscoprire la bellezza delle loro figure, il significato delle loro gesta, entrare nell’avventura e rivivere il sogno che animò la loro rivolta…
Friedrich Wilhelm NIETZSCHE Filosofo (1844 - 1900)
“Ciò che non mi distrugge mi fa più forte.” Ezra Loomis POUND Poeta (1855 - 1972)
“Se un uomo non è disposto a correre qualche rischio per le sue idee, o le sue idee non valgono nulla o non vale niente lui.”
Robert BRASILLACH Scrittore (1909 - 1945)
“Un accampamento di giovinezza nella notte, l'impressione di essere un tutt'uno con la propria Patria, il collegare ai santi e agli eroi del passato, una festa di popolo, ecco taluni elementi della poesia fascista, in cui è costituita la follia e la saggezza del nostro tempo.”
Gabriele D’ANNUNZIO Poeta, combattente e uomo politico (1863 - 1938)
“Memento audere semper… …ricordati di osare sempre!” Julius EVOLA Filosofo (1898 - 1972)
“Senza attenuazioni e senza compromessi, noi ci contrapponiamo all'abbassamento del livello spirituale che su tutti i piani gli uomini di oggi hanno costituito a sistema.” Josè Antonio PRIMO DE RIVERA Uomo politico spagnolo (1903 - 1936) “Non cerchiamo di vedere nella Patria solo il ruscello e il cespuglio, la canzone e la gioia: cerchiamo di vedere in esso un destino, un'impresa. La Patria è ciò che rappresenta nel mondo un'impresa comune. Senza un'impresa non v'è Patria; senza la presenza della fede in un comune destino, tutto si riduce alle contrade native, ai sapori e ai colori locali.”
Corneliu Zelea CODREANU Politico rumeno (1899 - 1938)
“Percorri soltanto le vie indicate dall’onore. Lotta, e non essere mai vile. Lascia agli altri le vie dell’infamia. Piuttosto che vincere per mezzo di un’infamia, meglio cadere lottando sulla strada dell’onore”
Leon DEGRELLE Eroe e nazionalista belga (1906 - 1995)
“Siamo uomini in quanto apparteniamo ad un popolo, a un suolo, a un passato. È impossibile non saperlo, è impossibile tentare di dimenticarlo. Ma gli avvenimenti provvedono presto a ricondurci alle fonti della vita”
Filippo Tommaso MARINETTI Poeta e artista (1876 - 1944)
“Amiamo la dinamite delle idee nuove, dei fatti prodigiosi, dei nuovi colori e delle nuove immagini.” Giorgio ALMIRANTE Uomo politico e combattente (1914 - 1988)
“Giovani, vi ho chiesto, e continuo a chiedervi, l'assurdo: di essere pienamente giovani e compiutamente maturi, di fondere l'entusiasmo con la saggezza, il coraggio con l'intelligenza, la naturale ansia di vincere con la consapevolezza della lunga necessaria proiezione della battaglia nel tempo.”
Yukio MISHIMA Scrittore (1925 - 1970)
“"Hana wa sakura-gi, hito wa bushi" Il fiore per eccellenza è il ciliegio, l'uomo per eccellenza è il guerriero..” Benito MUSSOLINI Socialista e statista (1883 - 1945)
“Occorre un po’ di follia, un grosso grano di follia, un grosso grano di intelligente e raziocinante follia… L’azione forza sempre i cancelli sui quali sta scritto “VIETATO” per aprire il cammino alle più alte conquiste sociali e umane ”
Paolo BORSELLINO Magistrato (1940 - 1992)
“Non sono né un eroe né un kamikaze, ma una persona come tante altre. Temo la fine perché la vedo come una cosa misteriosa. Ma l’importante è che sia il coraggio a prendere il sopravvento… ”
Bruce CHATWIN Scrittore e viaggiatore (1940 – 1989)
“Chi ha ancora gambe per camminare, occhi per scoprire e cuori per sognare non ha bisogno di rifugiarsi in “viaggi artificiali”. La vita è ebrezza, avventura e viaggio: la droga è rinuncia a tutto questo”
Ernst JUNGER Scrittore (1895 - 1998)
“Noi non vogliamo un mondo pacifico e ben costruito…vogliamo un mondo con la sua melodia infinita, con la dolorosa tensione dei contrasti… Per noi la vita è giusta nella sua totalità”
Bobby SANDS Combattente irlandese (1954 - 1981)
“Se non riescono a distruggere il desiderio di libertà non possono stroncarti. Non mi stroncheranno perché il desiderio di libertà e la libertà del popolo irlandese sono nel mio cuore”
John Ronald Reuel TOLKIEN Scrittore (1892 - 1973)
“Il mito è necessario perché la realtà è molto più grande della razionalità.” Ahmed Shah MASSUD Eroe afgano, noto come il ”Leone del Panshir” (1953 - 2001)
“…La decisione. Credo che quando uno prende una decisione ed è determinato a portare a termine ciò che ha iniziato, tutto diviene più semplice e facile.”
Berto RICCI Scrittore eretico e anarchico-fascista (1905 – 1941)
“C’è in Italia un po’ di gente, gente giovane, che ha buone gambe, e una tremenda voglia di camminare” Ernesto “Che” GUEVARA De la Serna Rivoluzionario (1928 – 1967)
“Chi lotta può perdere, chi non lotta ha già perso!” Evita Duarte PERON Eroina popolare d’Argentina (1919 – 1952)
“Gli uomini si dividono in due gruppi: il primo, infinitamente numeroso, cui appartengono coloro che si affannano per le cose volgari e comuni, che percorrono solo strade note già esplorate da altri; il secondo, molto piccolo, cui appartengono gli uomini che attribuiscono un valore straordinario a ciò che sanno di dover fare. Costoro non si accontentano se non della gloria, respirano l’aria del secolo successivo che dovrà cantare le loro imprese e vivono quasi nell’eternità!”
Capitan HARLOCK (1978)
“… la voce sommessa di questo mare infinito mi invoca e mi invita a vivere senza catene... la mia bandiera è un simbolo di libertà. Io... mi batto solo per quello in cui credo.”
…E questi sono alcuni dei tanti personaggi che l’uomo di destra ha preso come miti fondanti, come esempi per le proprie battaglie ideali. L’elenco è lungo e non si esaurisce qui, se ne possono trovare ancora molti altri, come lo scrittore Drieu La Rochelle, come lo storico Renzo De Felice, come l’eroe più decorato d’Italia Ettore Muti, come il “socializzatore” Nicola Bombacci, come Papini, come Prezzolini, come Guareschi, … Alla sensibilità di ciascuno è dato riconoscere ascendenze più o meno vicine, senza rimozioni, senza amnesie con il coraggio di trovarne nuovi e inediti per continuare il percorso politico e ideale. Per approfondire la tematica dei miti fondanti è possibile consultare il sito internet della nostra Comunità: www.agnovara.tk andando nella sezione “Kultur camp”, alla pagina dei “miti fondanti”.
La vera politica è realista (o è una buffonata ingenua o finta ma sempre pericolosa). Io voglio bene al mio Paese. Voglio bene all’Italia, ne posso dir male più di qualunque altro, ne vedo i difetti e le debolezze più di qualunque altro, ma l’amo lo stesso. La passione non si discute. Non è detto che ci si innamori soltanto delle donne belle e buone. Anche le brutte e le cattive (e spesso le più viziose che le altre) hanno i loro amanti. Io posso disprezzare certi italiani, moltissimi italiani, la maggioranza degli italiani, ma voglio bene all’Italia. L’Italia è la mia Patria, è il posto dove sono nato, dove ho lavorato, dove ho sofferto: quest’amore è più forte di me.
Giovanni Papini
INTRODUZIONE ALLA NOSTRA CULTURA "Nella cultura politica della Destra, sintesi dei movimenti intellettuali ispirati al realismo, e nella quale, dunque, c'è posto, solo per restare al Novecento, e facendo pochissimi esempi, per il decisionismo di Schmidt e le elaborazioni del sociologismo politico di Pareto, Mosca e Michels, per l'antistatalismo di don Sturzo e la critica alla partitocrazia, per il pragmatismo di Rensi ed il relativismo di Tilgher, per le aperture umanistiche di Giovanni Gentile e le suggestioni “sociali” di Spirito, per Prezzolini e Papini, Marinetti e Soffici, Evola e d'Annunzio; in questa cultura politica si ravvisa il fondamento della coniugazione del principio di libertà con quello di autorità. L'uno senza l'altro non può esistere, e viceversa. (...) Una nazione è una realtà avente vita continuativa, diceva il grande giurista Alfredo Rocco. Ed è a questa continuità di spirito che le forze politiche del rinnovamento devono applicarsi, non soltanto per difendere gli interessi italiani nel mondo, ma anche per resuscitarne la cultura, fondamento dell'esperienza storica di tutto il popolo italiano. (...) Alleanza Nazionale porterà nell'azione di rinnovamento tutto questo. È il suo patrimonio formato di molte cose, intessuto di quella cultura nazionale che ci fa essere comunque figli di Dante e di Machiavelli, di Rosmini e di Gioberti, di Mazzini e di Corradini, di Croce, di Gentile ma anche di Gramsci. Nulla si separa, nulla si distrugge nella formazione di una memoria storica e culturale: poi alla sensibilità di ciascuno è dato riconoscere ascendenze più o meno vicine." (cfr. Tesi di Fiuggi, gennaio 1995)
D
a quanto si affermò a Fiuggi nel 1995 si può trarre una conclusione: che la cultura della Destra è ampia ed eterogenea, antidogmatica e anti-ideologica, sintesi di diversi filoni culturali, che originariamente si trovavano in antitesi. Infatti la capacità della nostra cultura sta nel coniugare elementi tipicamente di "Destra", come la concezione di patriottismo, con elementi di "Sinistra", come l'aspirazione alla giustizia sociale (epurata nella sua radice materialista di origine marxista). Ecco che allora possiamo affermare senza reticenze che la cultura di Destra prende origine e si ispira dall'eredità nazionale di Mazzini e Pisacane, dal mite socialismo patriottico di Edmondo De Amicis, Giovanni Pascoli, Ada Negri,dalla dottrina sociale della Chiesa, dal patriottismo di Alfredo Oriani, da Papini e da Prezzolini, da Filippo Tommaso Marinetti e il Futurismo, il sindacalismo rivoluzionario di Filippo Corridoni, e quello nazionale di Corradini, da Gabriele d'Annunzio e la "Carta del Carnaro", dall'Umanesimo del Lavoro di Giovanni Gentile, dall'"Operaio" di Ernst Junger con la "Rivoluzione conservatrice" tedesca, dal socialismo tedesco di Werner Sombard, Oswald Splenger, Othmar Spann e Martin Heidegger, dal realismo e dal pragmatismo politico dell'ex-socialista e poi statista Benito Mussolini, dal socialismo fascista di Pierre Drieu la Rochelle, dall'anarchico Céline, dal distruttore e nichilista Nietzsche, dall'ultrareazionario e tradizionalista
Julius Evola nelle avanguardie artistiche del futurismo e del dadaismo, dal conservatore Carl Schmitt, dall'Ugo Spirito dei dibattiti sulla corporazione proprietaria e del saggio sulla guerra rivoluzionaria, dal populismo nazionale di Berto Ricci assieme alle sue splendide "eresie", dalla narrativa di Marcello Gallian, dalla lotta di Ezra Pound contro la grande usura del capitale finanziario, dal Nicola Bombacci propulsore della socializzazione nella Repubblica Sociale Italiana, dalle analisi intellettuali di Marco Tarchi e della Nuova Destra, dal comunitarismo nazional-popolare dei Campi Hobbit, dalle analisi e dalle critiche all’Occidente di Massimo Fini e dalla cultura "interventista" e dalle prospettive di una "nuova rivoluzione conservatrice italiana" espressa da Marcello Veneziani e la sua possibile alternativa Comunitari e Liberal. La nostra cultura è tutto questo e molto di più. Non è riconducibile ad un progetto politico perché non potrebbesesserlo. A questa cultura riconosciamo il diritto delle contaminazioni e della critica: senza rimozioni, senza amnesie, con il coraggio di trovare percorsi inediti per una nuova Ideologia italiana ed europea.
“L’unica cultura che riconosco è quella delle idee che diventano azione!”
Ezra Pound
LA DESTRA ITALIANA
dal dopoguerra ad oggi 1945 - 1968
I
l Movimento Sociale Italiano nasce ufficialmente il 26 dicembre 1946, giorno di S.Stefano. E' un periodo caldo dell'intera storia italiana del Novecento perché subito seguente alla fine del secondo conflitto mondiale che ha segnato la fine dei regimi dell'Asse e la vittoria delle forze angloamericane e sovietiche. Una guerra lunga, conclusasi disastrosamente per l'Italia, almeno a partire da quel fatidico e maledetto 8 settembre 1943, giorno della "morte della Patria" come definì azzeccatamente Ernesto Galli della Loggia. Giorno che vide l'Italia spaccarsi nettamente, tra chi si affiancò alla lotta partigiana e chi volle invece mantenere il senso dell'onore e della fedeltà aderendo alla Repubblica Sociale Italiana di Salò. Giorno che diede inizio ad una sanguinosa guerra civile, uno dei periodi più bui e dimenticati della nostra storia. E non poteva che nascere dalle "ceneri" della Repubblica Sociale il nuovo movimento che in seguito avrebbe occupato un posto importante, di prestigio all'interno dello scenario politico nazionale, seppur passando tra mille difficoltà e travagli. Fu proprio un gruppo di reduci "repubblichini", sopravissuti alla Resistenza, a dare vita, nello studio di Arturo Michelini, al MSI. Suo primo segretario è Giorgio Almirante, all'epoca trentaduenne. Un uomo storico, di origini umili. Il primo atto che dà davvero inizio all'esperienza del nuovo soggetto politico fu quello di chiamare a raccolta tutti i lavoratori, indipendentemente dalle appartenenze politiche evidenziando in questo modo non soltanto una certa continuità programmatica con i "punti" che avevano segnato l'esperienza di Salò ma anche una prima spinta verso quella che si può definire la vera e unica vocazione storica della Destra: sociale. Un movimento che nasce come "movimento degli italiani", di tutti gli italiani, portatore fin da subito di valori quali la giustizia sociale, la solidarietà, credendo nella volontà e nell'onore. Un movimento che si batte per raggiungere quella tanto agognata pacificazione nazionale che inseguiamo ancora adesso, a distanza di addirittura mezzo secolo, che segnerebbe la fine , quella vera,della guerra civile in Italia, con tutto il suo carico di odi e rancori che persistono ancor'oggi. Tutti questi valori troveranno forma in un primo programma caratterizzato da quattro punti principali: superamento della logica della guerra civile, concertazione di tutte le categorie lavorative, partecipazione attiva del cittadino alla vita politica della Nazione e, per ultimo, la rivendicazione delle terre irridente come Trieste e integrità territoriale dell'Italia.
I congresso, giugno 1948, Napoli
La sinistra interna, con Almirante in prima fila, è protagonista della relazione riguardante la politica sociale ed economica che darà inizio all'ambizioso progetto dello Stato nazionale del Lavoro, che sia al contempo distante da propositi nazionalistici e socialisti (la cosiddetta "terza via"). Un congresso che segna la ferma condanna della violenza politica nonché, soprattutto, la piena accettazione del sistema democratico, instauratosi al termine della guerra. Importante è anche il ruolo di Augusto De Marsanich che, coniando la celebre formula "Non rinnegare, non restaurare", cerca di trovare una mediazione tra l'esigenza di continuità col fascismo e la necessità di inserimento nella logica democratica. Il congresso vede Giorgio Almirante confermato alla segreteria nazionale.
II congresso, Roma, 1949 Si registrano i primi contrasti tra i vertici del partito e la base militante allorché il dibattito è concentrato principalmente, per questo secondo appuntamento congressuale, sulla partecipazione o meno dell'Italia all'Alleanza Atlantica (N.AT.O.). Un'ostilità giustificata da una parte con la rievocazione del mito fascista della Terza Via, contrastata dall'altra con la necessità di allacciarsi con le altre forze anticomuniste "sfumando" i richiami al fascismo. Nonostante questo, Almirante rimane alla guida del partito in "coabitazione" con la fazione moderata capeggiata da Michelini e De Marsanich.
III congresso, luglio 1952, L'Aquila Il partito si presenta al terzo congresso della sua storia con un importante novità: la nomina di De Marsanich nel ruolo di segretario nazionale, conseguentemente alle dimissioni di Almirante. E' anche l'anno della promulgazione della famigerata legge Scelba che vieta la ricostituzione del partito fascista. Esemplare, si può dire, il comportamento di Almirante che alla Camera inscena una sorta di ostruzionismo parlamentare che rallenti, in ogni caso, l'iter della legge tanto contestata. Al congresso, la sinistra interna riesce a far approvare una modifica allo Statuto che sancisce la vocazione repubblicana del MSI. In generale, fra il 1948 e il 1953, il Movimento conquista una presenza stabile nella politica italiana, non riuscendo ancora tuttavia a superare alcuni spinosi dilemmi sulla sua reale identità collettiva. Occorre scegliere tra una percorso di continuità rispetto all'esperienza fascista ,e rivendicarne la legittimità (d'altronde, questa era stata la strada iniziale intrapresa dai suoi fondatori), e un percorso invece di modifica degli scopi ufficiali per inserirsi a pieno titolo nel sistema, e quindi a destra della Dc. Ma i tempi per la risoluzione di questo grande dubbio non sono ancora maturi.
VI congresso, 1960, Genova Il congresso dell'umiliazione. La città genovese è teatro di violenti tumulti, scatenati dalla sinistra, che impediscono lo svolgimento regolare dell'assise missina. Nonostante questo, l'elettorato reagisce facendo balzare il partito al 5.9 % alle elezioni provinciali del novembre 1960. Il partito si scaglia contro il cedimento democristiano alle sinistre e così fallisce miseramente il progetto di Michelini che, con il compromesso raggiunto con la sinistra interna di Almirante, diede sostanza a quella politica d'inserimento che portò il MSI a votare nel '57 per il governo Dc di Zoli in funzione anti-sinistre.
anni ’70 e ’80 “Dalla strategia dell’inserimento all’alternativa al sistema” Anni Settanta, anni caldi della politica italiana con scontri purtroppo non limitati esclusivamente alle parole e al confronto democratico, come dimostreranno i numerosi episodi di violenza che lasceranno sul campo un cospicuo numero di giovani, colpevoli soltanto di pensare liberamente. Ma è il 1968 la data cruciale che segna un profondo cambiamento nei modi di fare politica ed è sempre da questa data che prenderà il via, poco tempo dopo, la terribile e sanguinosa stagione del terrorismo. Allo scoppio dei moti giovanili del ’68 la giovane destra è assai attiva e, anzi si propone come anima protagonista all’interno della variopinta contestazione. Una giovane destra decisa quindi ad inserirsi a pieno titolo nelle lotte studentesche e a cercare di trovare una nuova dimensione dove stabilirsi e da vivere finalmente in maniera attiva. Non così la pensano invece i vertici del MSI, decisi a riportare il partito sui tradizionali binari dell’ordine e della legalità. Una strategia che finirà per impedire di fatto anche solo la presenza di ragazzi di destra negli atenei e a rendere la vita a dir poco difficile a tutti gli studenti missini. Paradossalmente il freno posto dai vertici del partito all’entusiasmo giovanile spiana la strada dell’egemonizzazione, compiuta abilmente, da parte della sinistra che di fatto marxistizzerà la protesta studentesca. Il 1969 è l’anno della morte di Arturo Michelini, fondatore e segretario del Movimento Sociale, e che aprirà l’era Almirante destinata a lasciare un’impronta indelebile nella storia della destra italiana. Il nuovo segretario, vicino agli ideali che avevano contraddistinto il fascismo di Salò, cerca subito di recuperare tutte le forze della destra politica, tentando di riorganizzarle e successivamente dando il via all’opera di defascistizzazione del partito con l’abbandono delle vecchie parole d’ordine. C’è insomma la volontà di cambiare pagina rispetto al passato, di dare al partito uno spirito più movimentista e di dare nuova linfa a tutto l’ambiente. L’opera rinnovatrice di Almirante vede subito i suoi frutti nel 1971 quando il MSI raggiunge il più alto risultato elettorale di sempre passando dall’8.2% al 13,9% alle amministrative. E’ ovviamente un risultato che spiazza clamorosamente i vertici del sistema, la Dc quindi, che se prima, con la fondamentale opera di collaborazione di Michelini (strategia dell’inserimento nel sistema), aveva raggiunto un buon rapporto con il MSI, ora opta per una chiusura netta nei confronti del MSI, ritornato al prestigio. Almirante è quindi costretto a ritornare sui propri passi e il MSI abbandona la strada, risultata impervia, della strategia dell’inserimento per ritornare al vecchio movimentismo di protesta al sistema. Anche sul piano culturale è un periodo molto caldo. Si
evolvono infatti le teorie della “nuova destra”, ideata dallo studioso fiorentino Marco Tarchi, che riprende temi ormai fatti propri dalla sinistra come l’ecologia e la questione ambientale. C’è da più parti persino la volontà di intraprendere la via del dialogo con i giovani della sinistra, cercando di mettere da parte vecchi odi e rancori (tesi proposta da Pino Rauti). Ma gli anni Settanta sono soprattutto gli anni della violenza politica che si manifesta nelle strade, nelle sezioni, nelle scuole e nelle università. Sono gli anni del terrore di uscire di casa e di non tornare più, dell’andare a scuola e sentirsi ripetutamente offeso, non solo verbalmente, per il semplice e aberrante motivo di non pensarla come la massa, del rimanere asserragliati dentro la propria sezione e cercare in tutti i modi di difendere essa e la propria pelle. Gli anni Settanta segnano l’eroismo e il sacrificio pagato col sangue di molti ragazzi del Fronte. Vale la pena quindi di ricordare quello di Sergio Ramelli a Milano, sprangato a colpi di chiave inglese sotto casa da un commando di Avanguardia Operaia. Seguirono ben 47 lunghi, strazianti giorni di agonia che termineranno il 29 aprile 1975 con la morte del camerata milanese. E quello di Acca Larentia (Roma), dove prima un commando dell’estrema sinistra falcia a colpi di pistola Francesco Ciavatta e Francesco Cecchin poi un agente di polizia, Almirante e Rauti intervenuto sul posto dopo attimi di tensione, centra la testa di Stefano Recchioni lasciandolo senza vita. Proprio la strage di Acca Larentia segna un punto di svolta per la giovane destra: alcune frange si daranno alla lotta armata. Soltanto due di altri numerosissimi episodi di sangue che videro decine di giovani cadere nelle strade sotto i colpi dell’antifascismo militante. Intanto anche a destra iniziano a prendere corpo sempre di più alcune tematiche che in seguito costituiranno l’asse portante dell’intero movimento. Si inizia a discutere di lotta alla droga, all’immigrazione. Sempre più influente è la linea rautiana che predica il famoso “sfondamento a sinistra”, riallacciandosi dunque al fascismo più “eretico”, più spostato a sinistra. Il congresso nazionale del FdG nel 1977 designa Gianfranco Fini, volto emergente della destra italiana, quale presidente nazionale del movimento seppur egli fosse giunto solo quinto nella graduatoria delle preferenze dei votanti. E’ lo stesso Almirante, servendosi del sistema di elezione allora vigente, che lo preferisce agli altri 4, tra i quali Marco Tarchi. Fini ha 35 anni. L’ascesa del nuovo personaggio raggiunge il suo apice nel 1987 quando ancora Almirante, ormai affaticato per evidenti ragioni d’età, gli consegna il testimone della guida del partito che esclusa la parentesi(durata un anno) del 1990 con l’elezione di Pino Rauti a segretario del MSI, continuerà a ricoprire fino alla fondazione del nuovo soggetto politico denominato Alleanza Nazionale. Nel 1989 c’è il grande evento che cambierà radicalmente la geopolitica internazionale, aprendo finalmente l’Europa a nuovi orizzonti di crescita e soprattutto alla ricerca di un’identità stabile: crolla il muro di Berlino. Crolla l’ultima folle e aberrante ideologia del secolo aprendo nuovi spiragli di libertà e di sviluppo economico all’Europa. Gli anni Novanta segnano infine l’avvento delle prime leghe (Lega lombarda, Lega veneta…) che si
appropriano di battaglie da sempre appartenute alla destra come l’immigrazione e la difesa dell’identità nazionale.
IX congresso, Roma, 21-23 novembre 1970 Il nuovo leader Giorgio Almirante, forte dell’appoggio della base, fonda la sua strategia su un forte anticomunismo, da manifestarsi soprattutto nelle piazze, per contrastare la presenza dominante delle sinistre, e sull’abbandono delle vecchie e nostalgiche parole d’ordine. Straordinario il successo elettorale delle amministrative del ’71: il MSI passa al 13,9%
X congresso, Roma, 18-21 gennaio 1973 Si celebra la nascita della Destra Nazionale, cui Almirante cerca di dare riferimenti culturali e ideologici più sfumati rispetto a quelli rigidi fino a quel momento ancorati all’esperienza fascista. Nascono allo scopo nuove riviste come “La Destra”, “Intervento”.
XV congresso, Sorrento, dicembre 1987 Avviene il passaggio del testimone tra Almirante e il delfino Gianfranco Fini. Una scelta che di fatto frantuma la vecchia componente almirantiana. Vince la corrente “Destra in movimento” che appunto sostiene Fini. Dall’altra parte la corrente più importante è quella che fa capo a Pino Rauti “Andare oltre” che propone una fine degli odi e rancori seguenti al lungo dopoguerra, che riparta da un dialogo a tutto campo con le forze politiche insistendo su un’identità che allarghi i confini della destra. Il confronto divide a metà il partito: 53,6% a Fini e 44,8% a Rauti.
XVI congresso, Rimini, 11-14 gennaio 1990 Il congresso si apre e gli ex colonnelli di Almirante, verso i quali Fini manifesta già segni di insofferenza, offrono la segreteria del partito a Pino Rauti il quale vince sul rivale per una cinquantina di voti (744 contro 697). Lo scarso risultato elettorale del maggio ’90 alle Regionali e una certa diffidenza dell’elettorato verso le tesi aperturiste di Rauti spingono il leader a dimettersi dalla segreteria e a riconsegnare la guida a Gianfranco Fini.
anni ’90 “La fondazione di Alleanza Nazionale” Gli anni Novanta sono anni difficili per il MSI. Di fronte al logico cambiamento all’interno della società la Destra italiana si trova impreparata ad affrontare, nella maniera adeguata, le nuove sfide dell’epoca. Manca cioè degli strumenti necessari per governare i nuovi scenari. Si assiste a importanti stravolgimenti soprattutto in campo politico con la morte del consociativismo, che vuol dire il tramonto dei due grandi partiti del secondo dopoguerra, la Democrazia Cristiana e il Partito Comunista Italiano. Il Nord è in fermento: nasce il movimento della Lega Lombarda (l’attuale Lega Nord) che contribuirà
pesantemente al sovvertimento del vecchio e superato sistema politico italiano. Per la prima volta nella storia ci si trova davanti ad un movimento politico che fa della contrapposizione Nord-Sud la propria bandiera fondamentale. Un movimento che in seguito farà proprie altre battaglie storicamente appartenute all’area missina come quella sull’immigrazione e la difesa del territorio. Sulla situazione italiana si abbatte il ciclone Tangentopoli con lo storico leader socialista Bettino Craxi al centro di roventi indagini e polveroni. Come detto all’inizio, il MSI non riesce a governare la nuova fase storica e le Regionali del maggio ’90 mettono in evidenza ulteriormente le carenze a livello politico-strategico del partito come dimostra il misero 3,9% di preferenze ottenute. Dentro il partito è tempo di riflessione, di profonda incertezza legata a quello che ne potrebbe essere del Movimento in futuro, ancora troppo ancorato ai vecchi e rigidi schemi tradizionali e incapace di elaborare una strategia realmente moderna e innovatrice. Anche nelle storiche roccaforti “nere” del Sud si perdono consensi, segno di un tramonto ormai prossimo. Pino Rauti, eletto poco più di quattro mesi prima dal congresso di Rimini, lascia la segreteria del partito e così anche buona parte dell’intera struttura dirigenziale. Tra le cause del fallimento del progetto rautiano, oltre all’inadeguatezza del partito ad affrontare le sfide strategiche che i tempi mutati imponevano, anche la diffidenza mostrata dall’elettorato verso le sue tesi aperturiste. Si chiude così l’era del MSI e prende il via una nuova esperienza politica, un nuovo soggetto, denominato Alleanza Nazionale. Un soggetto che nasce sulle rovine delle battaglie perse del Movimento Sociale, dotato di maggiore spinta innovatrice e ritrovata progettualità politica al passo con i tempi. Non poco travagliato e difficile fu questa trasformazione del vecchio Movimento Sociale. Un percorso non facile, segnato da scontri oltre che politici anche umani, determinati soprattutto dall’uscita di scena di Pino Rauti che andrà a formare la Fiamma Tricolore. A Fiuggi, nel gennaio 1995, prende ufficialmente il via la nuova avventura post-missina. Viene stilato il nuovo documento ufficiale che costituirà la base programmatica di Alleanza Nazionale. In questo documento, le cosiddette “Tesi di Fiuggi”, tra le tante cose, si pone l’accento sul “problema” del nostalgismo, che coinvolge ancora una larga parte del partito. Vengono ripudiati razzismo e antisemitismo. Quanto all’esperienza fascista, che costituiva un forte richiamo storico per il MSI da cui comunque non si può prescindere se si vuole realmente fare un’analisi seria e profonda della storia del Movimento, ha inizio l’importante e necessaria fase di storicizzazione di quel periodo. Storicizzazione che permetterà, una volta per tutte, di fare luce su ogni aspetto che caratterizzò il Ventennio e di leggere l’epoca mussoliniana con spirito obiettivo, sgombro da pregiudizi ideologici e pure, se vogliamo, con spirito “revisionista”. C’è comunque molto delle idee e i valori che avevano caratterizzato il fascismo movimento, quello del 1919 e poi riproposti nel corso della breve esperienza di Salò, nel documento programmatico di AN. Infatti si leggono voci che si rifanno alla vocazione sociale e popolare della destra e questo inciderà pesantemente sul futuro assetto del partito: si chiede il presidenzialismo, la partecipazione degli operai agli utili e alla cogestione delle aziende (Socializzazione), la differenziazione delle Camere e l’istituzione del Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro (CNEL) come terza Camera (Corporativismo leggero). Un partito con varie componenti all’interno: oltre a quella storica sociale e nazional-popolare, vi si trovano anche quella di stampo più nazional-conservatrice e quella cattolica. Una varietà di anime1che1ha1contribuito,1ognuna1portando1avanti1le1proprie1iniziative1e1battaglie,1all’ascesa1al Governo1disAN,savvenutasils13smaggios2001,sdoposlastropposbrevesesperienzasdels1994.
IL SOLSTIZIO “Con le vesti di oggi copri la tua armatura, di questa notte non avere paura. Accendi dei fuochi nelle foreste più buie, lungo le valli, tra nebbie e pianure, accendi dei fuochi in mezzo alla neve, sulle cime più alte, tra le rocce più scure, (...) accendi dei fuochi sulla sabbia del mare, le dolcissime sere tra la polvere e il mare. Accendi dei fuochi ovunque tu sia quando sulla tua terra è la notte più buia insegui la pace, ma non temere la guerra e germoglierà il seme sulla tua terra. (...) accendi dei fuochi nella tua mente nessuno è a te uguale tutto ti è differente. Accendi dei fuochi e rimani a vegliare e sarà nuova luce e potrai respirare...”
U
Zetapiemme
na trattazione a parte merita senza dubbio il tema del “solstizio”. Questo giorno, o per meglio dire questi giorni (21 dicembre, Solstizio d’Inverno; 21 giugno, Solstizio d’Estate), hanno sempre rappresentato per il Fronte della Gioventù, e rappresentano per Azione Giovani, due momenti di particolare importanza. L’abitudine di festeggiare i solstizi è, a dir poco, antica quanto l’Europa; fin dai tempi più remoti infatti, il 21 di dicembre ed il 21 di giugno hanno rappresentato per gli uomini due momenti di altissimo coinvolgimento spirituale e di profonda devozione. Per i nostri avi, il Solstizio d’Inverno era sinonimo del periodo più duro dell’anno: le giornate erano fredde e corte, il lavoro nei campi era più che mai duro e faticoso. Le divinità solari sembravano avere abbandonato gli uomini, mentre quelle oscure, che governano le tenebre, erano quanto mai presenti. La notte fra il 21 ed il 22 dicembre (la notte del Solstizio d’Inverno) è la più lunga dell’anno: il sole sembra non trovare la forza per tornare a splendere e a riscaldare la Terra e per questo, fin dall’antichità più remota, gli uomini erano soliti vegliare l’intera notte, accendendo fuochi e pregando affinchè il sole trovasse nuovamente la forza per sconfiggere le tenebre. Il Solstizio d’Estate rappresenta l’esatto contrario: le giornate sono più lunghe e calde ed anche per i nostri avi la vita era più facile, addolcita dai frutti che la terra dava loro come retribuzione per il sudore e la fatica spesi nel corso della stagione fredda. La notte del Solstizio d’Estate (tra il 21 ed il 22 di giugno) era, presso le antiche comunità, notte di festa, di baldoria e di saluto festoso al sole al quale si levava il ringraziamento per aver illuminato e riscaldato la terra fino ad allora. Per il Fronte della Gioventù, ed oggi per Azione Giovani, ovviamente il significato del solstizio non è più quello che questo assumeva presso i nostri avi, primi abitanti del vecchio continente, ma ha una valenza profondamente differente. Il solstizio è vissuto dalla Comunità di Azione Giovani come momento di massimo coinvolgimento spirituale, come attimo di riscoperta di tutto quanto c’è attorno a noi di non materiale. Nel giorno del solstizio occorre dimenticare tutto quanto fa parte della nostra esistenza moderna e materiale: cellulare, televisione, internet, scuola, università, lavoro, ... e pensare solo a ricreare il legame (inscindibile, ma troppo spesso ignorato) fra noi, i nostri avi, le nostre radici, le nostre tradizioni, la nostra parte non materiale. Il solstizio è il momento in cui la Comunità si ritrova e riscopre quel legame spirituale che la rende entità unica. Nel giorno del solstizio ognuno dimentica il proprio ruolo che quotidianamente riveste nella società, ma dimentica anche la propria dimensione politica; al solstizio non si ritrovano nè un gruppo di amici,
nè un movimento politico, ma una fratellanza di uomini intenzionati a non dimenticare di essere tali. Tutti i giorni infatti siamo abituati ad essere qualcosa di diverso dall’essere “uomini”: siamo studenti o lavoratori durante il giorno, figli o fratelli a casa, amici in compagnia, telespettatori davanti alla TV, clienti nei negozi e nei supermercati, giovani in società, militanti quando ci ritroviamo nella sede di Azione Giovani; ma colui che ambisce ad essere un “uomo nuovo differenziato” deve anche trovare il tempo, di tanto in tanto, di ricordare a sè stesso che prima di tutto questo egli è un “uomo”. La festività del solstizio carica di tutto il suo alone al tempo stesso mistico, spirituale e fantastico incarna alla perfezione il momento in cui, con piacere, ci distacchiamo dalla quotidianità per immergersi in una giornata dedicata unicamente alla conoscenza di noi stessi.
Momenti comunitari del Solstizio
L’ALTERNATIVA “... perchè la Rivoluzione, si sa, è come il vento: non la si può fermare, le si può solo far perdere tempo!”.
dagli atti del processo a “Terza Posizione”
I
n termini, ancora una volta, di eredità progettuale, Azione Giovani eredita dal Fronte della Gioventù il compito di battersi per la ricerca della vera “alternativa al sistema”. Quella che per il Fronte della Gioventù era la “terza via” da ricercare e percorrere in contrapposizione al marxismo ed al liberal-capitalismo, padroni ciascuno di metà Europa, oggi è diventata consapevolezza di dover lottare contro il “sistema del potere”, rappresentato da coloro che detengono il potere e che, con mezzi più o meno leciti, impediscono costantemente la spinta rinnovatrice proveniente da destra, e contro il “sistema della cultura”. Spetta a noi il compito di sfondare le barricate da sempre issate dalla sinistra per isolare la cultura “ufficiale” tenendola in pugno e monopolizzandola. Parlare di lotta al capitalismo ed al comunismo oggi ha poco senso, ma sicuramente è ancora nostro dovere osteggiare il tentativo di dare all’uomo una dimensione solamente materialistica ed economicistica; concezione che questi due sistemi hanno introdotto col passare degli anni nella pratica del nostro paese. Essere “alternativa” oggi significa uscire dal puro e semplice ideologismo degli anni ’70 e ’80, significa abbandonare gli slogan del passato ed avviare proposte concrete che possono consentirci di confrontarsi, all’atto pratico, con chiunque. Oggi Azione Giovani è l’organizzazione giovanile di Alleanza Nazionale; i giovani che si formano in Azione Giovani domani saranno chiamati ad essere la nuova classe dirigente di Alleanza Nazionale: essi dovranno guidare un grande partito moderno che si propone come forza di rinnovamento e di governo. Per questo Azione Giovani si è data un progetto assai ambizioso: concorrere alla realizzazione di uno stato organizzato secondo una nostra concezione; dobbiamo impegnarci affinchè l’Italia possa diventare un giorno un vero “Stato Nazionale del Lavoro”.
Lo stato che sogniamo è: - autenticamente democratico in quanto pone il popolo, ed esclusivamente esso, alla base della propria legittimazione giuridica. Il popolo deve partecipare attivamente alla vita pubblica mediante l’elezione diretta non solo delle due Camere (notevolmente ridotte nel numero dei componenti), ma anche del Capo dello Stato. Il popolo deve anche essere messo nella condizione di operare con le leggi dello Stato attraverso la possibilità di promuovere referendum non solo abrogativi, ma anche propositivi.
- uno Stato sociale in quanto assume come autentico fondamento per le proprie istituzioni il lavoro dell’uomo. Lo Stato deve tenere conto e tutelare le categorie sociali economicamente più deboli anche mediante sussidi economici. Nel nostro Stato l’essere umano non cessa di essere considerato tale qualora non sia in grado di “produrre”; per questo motivo un particolare interesse deve essere dimostrato nei confronti di handicappati, invalidi, malati ed anziani. - Stato organico in quanto non accettiamo la divisione della società in “classi”. La suddivisione della società serve solo a far si che una determinata categoria, sia quella dei lavoratori dipendenti o quella dei proprietari dei mezzi per la grande produzione, imponga il proprio potere ed i propri bisogni a tutta la comunità nazionale. Nel nostro Stato deve essere superato il concetto stesso espresso dalla parola “classe” e questo concetto si dissolve automaticamente di fronte alla valorizzazione delle diverse categorie a seconda della loro funzione e non dei loro interessi politici. - Stato gerarchico in quanto pone le vere qualità che rendono grande un uomo quali onore, coraggio, saggezza, purezza di spirito, lealtà, rispetto, fedeltà, al di sopra di tutti i vantaggi derivanti dalla nascita, dalla fortuna, dalle parentele, dai possedimenti patrimoniali. Lo stato che sogniamo è guidato da una elite di “uomini nuovi” scelti in considerazione di queste sole qualità. - Stato etico in quanto pone principi ed afferma l’esistenza di Valori, incarna lo Spirito del Popolo, lo educa, lo preserva e lo conduce sulla strada indicata dalla storia facendo sempre attenzione a preservare i Valori della Civiltà. Esso deve tutelare e salvaguardare il popolo, minato continuamente da chi, giorno dopo giorno, cerca di attuare folli progetti mondialistici e di globalizzazione sfrenata. - Stato dei valori poiché propone la salvaguardia e la riscoperta di quei Valori, appunto, che da sempre sono patrimonio della Civiltà Europea. Esso si contrappone a chi predica il nichilismo, la ricerca dei non-valori della moda e del consumo e più in generale la modernità nelle sue peggiori forme. Il nostro Stato combatte contro le folli proposte di chi da una parte invoca la completa libertà d’aborto e dall’altra la totale apertura delle frontiere verso l’immigrazione extra-comunitaria: riteniamo che non sia degno di essere chiamato Popolo chi predica l’ingresso sul proprio territorio di figli di culture lontane anni luce dalla propria ed al tempo stesso uccide i suoi figli legittimi. Azione Giovani non ha ideologie da diffondere, ma Ideali che le consentono di vivere e di lottare, partecipa a battaglie come quella, citata sopra, per la creazione di uno Stato che la assomigli e la soddisfi. Ci sono comunque altissimi ideali che dobbiamo riconoscere per forza all’interno del nostro bagaglio culturale: il sentimento di Patria, di Nazione, di Giustizia, di Solidarietà, ma soprattutto di Libertà.
Valori come la Fedeltà, la Lealtà, l’Onore, vanno quotidianamente difesi dall’assalto moderno della concezione utilitaristica della vita. E poi ci sono i miti eterni dell’Eroe, del Condottiero inteso come sublimazione dello spirito di un popolo, il mito lontano dell’Impero (e non dell’imperialismo che è cosa ben differente!) e quello, affascinante e magico, delle Civiltà PreCristiane che sancisce il legame forte ed inestinguibile col nostro passato, con le nostre origini, con la nostra appartenenza alla stirpe Europea: esso rappresenta la consapevolezza di essere Civiltà prima ancora che Popolo.
“Il popolo partecipa integralmente, in modo organico e permanente, alla vita dello Stato e concorre alla determinazione delle direttive, degli istituti e degli atti idonei al raggiungimento dei fini della Nazione, col suo lavoro, con la sua attività politica e sociale, mediante gli organismi che si formano nel suo seno per esprimere gli interessi morali, politici ed economici delle categorie di cui si compone, e attraverso l’Assemblea costituente e la Camera dei rappresentanti del lavoro.” (Art.12, Costituzione della R.S.I., 1943-XXI)
L’EUROPA-NAZIONE “C’è un grande compito da assolvere oggi in Europa: quello di ridestare gli Europei alla coscienza della loro forza”.
Adriano Romualdi
A
zione Giovani guarda all’Europa come terra ove affondano storicamente e culturalmente le nostre radici; per noi l’Europa è identità culturale, è entità geo-politica, deve diventare potenza economica e militare. Azione Giovani crede nella “Europa dei Popoli”, ovvero nell’esistenza di una matrice comune, nella possibilità di risvegliare un sentimento nazionale europeo ed in un destino comune che ci unisce gli uni con gli altri. Azione Giovani deve risvegliare nei ragazzi una autentica “coscienza nazionale europea”, ovvero la volontà di riportare il nostro continente in quel ruolo di importanza e di centralità a cui da troppo tempo ha rinunciato. Azione Giovani si batte per l’EUROPA-NAZIONE ovvero per un’Europa libera, unita ed armata: libera dal controllo e dalla sudditanza USA, unita nella difesa delle proprie radici e della propria cultura, dotata di un esercito in grado di risolvere, in maniera autonoma, problemi internazionali che riguardano esclusivamente la sfera d’influenza europea. Azione Giovani si batte contro la politica mondialista dell’attuale UE che ha solo lo scopo di distruggere le diversità culturali che esistono fra le diverse popolazioni al fine di recare favore ai progetti di colonizzazione economica elaborati dai grandi manovratori dei capitali internazionali e dalle potenti multinazionali. L’unità europea, così com’è stata realizzata a Maastricht, non rappresenta certo una Patria animata da sentimenti nazionali e da spirito di fratellanza fra i popoli; è solo un grande mercato pilotato dalla logica borghese del “falso benessere” e dal potere delle banche. La nostra Europa dovrebbe nascere all’insegna del consenso popolare, della riscoperta di quelle tradizioni comuni esistenti fra tutti i popoli europei. Essa dovrebbe essere economicamente più libera e svincolata possibile da ogni forma di sudditanza verso i poteri forti extra-europei. In quest’ottica si potrebbe anche avanzare una richiesta di revisione del Patto Atlantico, non in anacronistica ottica anti-americana (come fa la sinistra), ma in favore di una trasformazione dell’attuale NATO in Sistema di Difesa Europeo, SDE, previsto da tempo, ma mai messo in opera.
IL FASCISMO “...il mio Fascismo è quello di pochi giovani che hanno lottato contro il mondo intero, che sono morti ad Acca Larentia e che hanno amato un vessillo nero, con in mezzo una croce bianca, ma una croce particolare, che mi basta vederla su un muro per cominciare subito a sognare: a sognare di un Campo Hobbit con un concerto della Compagnia o di una strana manifestazione di chi cercava la Terza Via...”.
D.D.T.
P
arlare di Fascismo, dal Dopoguerra ad oggi, non è mai stato facile e adesso forse è ancora più difficile che in passato. Occorre dunque soffermarsi su alcuni aspetti fondamentali e tutt’altro che trascurabili: primo fra tutti il fenomeno della “storicizzazione”. Finalmente tutti hanno capito che il Fascismo, nel bene e nel male, rappresenta un periodo storico importante per il nostro paese e oggi si può analizzare, discutere, argomentare il Fascismo dando ad esso una chiave di lettura puramente storica. Questo è stato possibile soprattutto grazie alla trasformazione della destra, da destra nostalgica e anacronistica in destra moderna ed al passo coi mutamenti della società. Quando il M.S.I. (che mai ha fatto mistero di sentirsi il diretto discendente dell’esperienza del Ventennio, il “continuatore ideale” dell’opera di Mussolini) è diventato A.N. il termine “fascista” ha perso quella connotazione attuale, quella carica dispregiativa con la quale gli avversari politici si “difendevano” dai missini una volta trovatisi alle corde, di fronte agli argomenti (che alla destra non sono mai mancati) messi “sul piatto” da quest’ultimi. Di fronte al crescente incremento di consenso del M.S.I. non restava ai partiti cosiddetti “antifascisti” (praticamente tutti, dalla Democrazia Cristiana – che pure si reggeva al governo grazie a tantissimi voti di ex-fascisti che preferivano votare D.C. anzichè M.S.I. per scongiurare il “pericolo comunista” – al Partito Comunista passando per i Socialisti, i Liberali, i Repubblicani, ecc...), che ricorrere allo “spauracchio” di un ritorno al Fascismo inteso come dittatura e privazione della Libertà individuale per tentare di dissuadere dal votare M.S.I. coloro che erano intenzionati a farlo. Con l’esordio in politica di Alleanza Nazionale, nata nel 1995 a Fiuggi dalla trasformazione dello stesso Movimento Sociale Italiano in A.N., questa strategia si è rivelata sorpassata: A.N. non vanta legami ideali col Fascismo, non si professa antidemocratica, ma addirittura riconosce “valore storico” alla Resistenza (prima di fraintenderci questo significa che noi riconosciamo che la Resistenza fa parte della storia d’Italia come lo fa il Fascismo, il Risorgimento, il Brigantaggio, …). C’è comunque molto delle idee e i valori che avevano caratterizzato il Fascismo movimento, quello del 1919 poi riproposti nel corso della breve esperienza della R.S.I., nel documento programmatico di AN, le “tesi di Fiuggi”. Si leggono, infatti, voci che si rifanno alla vocazione sociale, nazionale e popolare della destra e questo inciderà pesantemente sul futuro assetto del partito: si chiede il presidenzialismo, la partecipazione degli operai agli utili e alla cogestione delle aziende
(Socializzazione), la differenziazione delle Camere e l’istituzione del Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro (CNEL) come terza Camera (Corporativismo leggero). La nascita di AN, che per qualcuno ha significato“tradimento”, ha permesso di consegnare finalmente il Fascismo al giudizio ed alla critica della storia: non è stato più necessario demonizzare quotidianamente l’operato di Mussolini e dei suoi per scongiurare una crescita in termini elettorali della destra e, grazie a questo, ognuno può farsi una propria idea sul Fascismo dal punto di vista storico. Ma se Alleanza Nazionale ha dovuto, in più occasioni, ribadire pubblicamente il proprio distacco dal Fascismo, in quanto erede diretta di un partito (il M.S.I.) dichiaratamente continuatore di quel ventennio, per Azione Giovani la situazione è assai differente. Il Fronte della Gioventù infatti, ha sempre voluto mettere i “puntini sulle i” ogniqualvolta si parlasse di “continuità ideale” col Fascismo. Il Fronte della Gioventù non si è mai vergognato, nè ci vergogneremo mai noi, nel dire che il Fascismo ha avuto il grande merito di ricordare ad un Popolo, che tale neppure si sentiva (provenendo dalla traumatica Unità d’Italia risorgimentale), quali fossero le proprie radici, la propria storia, le proprie tradizioni. Il Fascismo ha trasformato il neonato “stato Italia” in una “Nazione Italia” restituendo ad essa quel posto di primissimo piano che da sempre le spetta di diritto nel panorama Europeo e Mondiale. Inoltre dobbiamo ricordare con profondo rispetto che si devono al Fascismo importanti conquiste in ambito sociale, culturale ed economico: la “Carta dei Lavoratori”, i sussidi per le fasce deboli della società, la sconfitta della disoccupazione, le attività ricreative dei “dopolavoro”, la riforma della Scuola dell’obbligo, la realizzazione di importantissime opere architettoniche che ammodernarono la Nazione, l’Autarchia raggiunta sul piano agricolo, la Lira a “quota 90” sulla Sterlina (1 Sterlina = 90 Lire, oggi 1 Sterlina = oltre 3000 Lire!)... Ma attenzione: riconoscere questo non significa essere nostalgici. Il Fronte della Gioventù ha sempre criticato ed avversato quelle sedi del M.S.I. (ed alcune anche dei movimenti giovanili purtroppo!) che si presentavano come via di mezzo fra una bottega di antiquariato ed un sacrario funebre, dove fra un busto di Mussolini, uno di Muti, una bandiera nera e qualche altra “reliquia” del ventennio si aveva pure il coraggio di dire di voler fare “politica d’avanguardia”!!! Il FdG ha sempre proposto di “andare oltre”, di superare questo sentimento reducistico e di proporsi all’esterno in maniera più consona con i tempi notevolmente cambiati dal dopoguerra in avanti. Se gli ambienti più “bigotti” e “reazionari” del Movimento Sociale Italiano non perdevano occasione per mostrarsi in pubblico in camicia nera con tanto di braccio destro teso scandendo slogan che lo stesso Mussolini forse avrebbe ritenuto superati: “Credere Obbedire Combattere”, “Ordine e Disciplina”, “Dio Patria Famiglia” (fino alle più deprimenti manifestazioni canore sulle note di “Faccetta Nera” o di “Giovinezza”...); il FdG fin dagli anni ’70 ha stupito l’opinione pubblica (pur ritagliandosi spazi solo minimali sui giornali, visto il servilismo degli organi di stampa ai propri “padroni” democristiani e comunisti...) sfatando completamente
lo stereotipo del “fascista”: niente camicia nera, niente saluti romani, niente slogan “ordine e disciplina”, ma magliette colorate e jeans, sorriso sulla faccia e voglia di confrontarsi su temi che si credevano territorio esclusivo della sola sinistra: ecologia, nucleare, servizio militare volontario, cultura, diritto dei popoli all’autodeterminazione, anti-imperialismo, comunitarismo... Per questo Azione Giovani ha un rapporto col Fascismo ben diverso da quello che ha con esso Alleanza Nazionale. Non essendo mai stati dei nostalgici, ma avanguardia di una comunità umana, non abbiamo oggi bisogno di prendere le distanze da esso ad ogni costo (come spesso fa, in maniera talvolta anche deprecabile A.N.) e possiamo giudicarlo in maniera anche più spassionata ed obbiettiva. Il Fascismo è stato quello che è stato, ogni militante di Azione Giovani ha il dovere di conoscere quel periodo, ha il dovere di informarsi su ciò che Mussolini ha fatto per il nostro Paese ed ha il dovere di formarsi una propria idea ed un proprio giudizio su di esso; contemporaneamente deve rendersi però conto di vivere in un periodo in cui definirsi “fascisti” è cosa completamente anacronistica. In questo Azione giovani si diversifica dai tanti movimenti giovanili che continuamente nascono (e muoiono...) a destra: a chi ci chiama “traditori”, “rinnegati”, “democristiani”, rispondiamo che proprio in nome di quella continuità storica che credono di rappresentare, noi non abbiamo bisogno di ricevere da nessuno (benché mai dal “bulletto” di turno avvolto nel suo bomber nero che non può differenziarsi dalla massa se non “mascherandosi” da deficiente ed andando in giro a dispensare “sieg heil” e saluti romani...) il “patentino” di “fascista D.O.C.” perchè a noi interessa essere altro. Il Fascismo è stato un tentativo tutto italiano, partorito dalla mente di Benito Mussolini, di creare un modello di stato alternativo, contemporaneamente, sia a quello liberal-capitalista che a quello comunista. Il Fascismo ha sconfitto entrambi questi modelli e si è imposto come “terza via” percorribile, ma dobbiamo capire e renderci conto che il Fascismo ha potuto dare a pieno i suoi frutti proprio per le caratteristiche storiche-sociali degli anni ’20. Ogni periodo, ogni momento storico ha caratteristiche differenti; oggi noi abbiamo in comune con il Fascismo il fatto di trovarsi in mezzo a due nemici: da una parte il capitalismo, le grandi multinazionali, le lobby economiche, “l’American Way of Life”, dall’altra i social-democratici, quelli del “tutto libero” (droga, aborto, mercato,...), i nostalgici degli anni di piombo, quelli che vorrebbero a tutti i costi farci tacere; noi, così come Mussolini fece nel 1922, abbiamo il compito di cercare una nuova “terza via” che non può essere il Fascismo (quello andava bene allora, non oggi), ma qualcosa di differente, di moderno, di attuale, senza però dimenticare e rinnegare la Memoria Storica della nostra Comunità umana e le sue origini, che, nonostante tutto, passano per quella parte di storia.
L’ANTICOMUNISMO “Il simbolo del ’68 è una fiera ragazza dai capelli corti issata sulle spalle dei compagni che sventola una bandiera vietnamita. (...) quella signorina è più di una borghese, è un’aristocratica, si chiama Caroline de Bendern, una contessina. (...) Ma ora la nobile Carolina batte cassa sulla foto. (...) e così ha deciso di citare l’agenzia fotografica Gamma in tribunale per chiedere un risarcimento pari a circa 68 milioni di lire. Il ’68 tradotto in moneta. (...) Chissà se Che Guevara avrebbe fatto la stessa cosa con Feltrinelli che utilizzò la sua celebre foto di Korda in tutte le salse, fino a diventare un gadget”.
Marcello Veneziani
F
orse non è un caso che il ‘900, il secolo che, pur non avendone vista la nascita, ha visto lo sviluppo e la diffusione delle teorie comuniste, si sia chiuso con l’ammissione del segretario dell’ex-PCI, Walter Veltroni, che: «il Comunismo è incompatibile col concetto di libertà». Essendo la “libertà” alla base di ogni nostra battaglia, risulta immediatamente chiaro come la nostra posizione non possa essere che di contrapposizione nei confronti del Comunismo. Ciò nonostante sono esistiti momenti in cui i giovani di destra e quelli di sinistra hanno avuto la possibilità di superare le divisioni ideologiche nel nome del comune obbiettivo della “lotta al sistema”. L’esempio più significativo di questo tentativo bilaterale di “unione pro causa” si ebbe nel 1968 all’università di Roma laddove gli studenti misero da parte le etichette “destra” e “sinistra” e si unirono in un unico movimento di protesta. Ma il tentativo di superamento delle barriere ideologiche in nome della causa comune venne fermato proprio dai vertici del MSI che inviò nelle facoltà occupate (dai “rossi”, ma anche dai ragazzi del FdG) vere e proprie “squadracce” di militanti con lo scopo di “liberare” l’università nel nome di quell’anticomunismo dal quale, una gran parte della destra non è mai riuscita a distaccarsi neppure per brevi periodi di “tregua”. Questa azione fece sì che la destra uscisse in maniera brutale e drammatica dalla vita politica delle università. Vi rimetterà effettivamente e legittimamente piede soltanto venti anni dopo, al termine di un periodo buio fatto di violenza e di sofferenza. In questo ventennio, che tutti conoscono col nome di “anni di piombo” (orientativamente il periodo che va dal 1969 al 1981), i giovani di destra si troveranno nuovamente ad avere come nemici principali i coetanei dell’opposta fazione dovendosi difendere dalla violenza “dell’antifascismo militante”: una barbarie scatenata dalla sinistra estrema che si lascerà alle spalle un numero agghiacciante di giovani militanti delle organizzazioni di destra massacrati. L’esperienza degli “anni di piombo” resta indelebile nella mente di tutti noi, anche in quella di coloro che non hanno vissuto quel periodo. Quei tanti giovani che hanno perso la vita sotto i colpi dei “rossi” non possono essere dimenticati.
Azione Giovani, pur nascendo in un clima di relativa calma, deve quotidianamente convivere con queste memorie: non dobbiamo farne una bandiera da sventolare alla prima occasione, ma non dobbiamo neppure dimenticarle. Dobbiamo tenere soltanto presente che nessuno potrà mai arrogarsi il diritto di negarci la possibilità di testimoniare le nostre idee, non fosse altro per rispetto verso chi, per queste idee, ha sacrificato i suoi vent’anni. Ciò nonostante, adesso, è necessario mettere da parte l’istinto di vendetta che nasce spontaneo se pensiamo alla violenza cieca che i “rossi” hanno scatenato verso il nostro ambiente, se pensiamo alle spranghe, alle chiavi inglesi, agli slogan del tipo «uccidere un fascista non è reato». Dobbiamo ragionare con tranquillità e razionalità ed ammettere che essere anticomunisti, per noi, oggi rappresenta una sorta di “perdita di tempo”. I nostri progetti sono difficilissimi da realizzare, le nostre ambizioni sono enormi, per questo non possiamo perdere tempo nel contrapporsi alle battaglie della sinistra, dobbiamo lavorare duramente per vincere le nostre. Azione Giovani non deve dimostrare quanto sia anticomunista, ma piuttosto deve cercare di sostenere con forza le proprie battaglie senza curarsi minimamente se le stesse sono patrimonio anche dalla sinistra oppure se questa si schiera su posizioni diametralmente opposte. Noi dobbiamo guardare solo in “casa nostra”, senza curarsi di ciò che gli altri pensano di noi; dobbiamo essere preparati, abili nel dibattito, disposti alla collaborazione con chiunque, ma fermi e decisi attorno alle nostre posizioni che per nessuna ragione, né per nessuna ragione di opportunismo, devono essere svendute. L’anticomunismo dunque è superato; ogni minuto speso nel contrastare l’avanzata del “nemico” è un minuto in meno dedicato alla nostra avanzata.
L’ANTIAMERICANISMO “Gli americani credettero di esportare in Italia la loro democrazia, ma finirono per impiantarvi un regime. La colpa è anche degli italiani. Gli americani li avrebbero voluti migliori, ma dovettero accettarli come erano: e si servirono di politici che chiedevano soltanto di essere loro servi”
Anonimo
P
er quale motivo abbiamo il bisogno di dirci “antiamericani”? O meglio, lo siamo? In che misura? Interrogativi ai quali occorre giocoforza dare una risposta. Per prima cosa dobbiamo distinguere il nostro antiamericanismo da quello della sinistra in quanto si può essere antiamericani culturalmente oppure lo si può essere politicamente. La sinistra, ormai soltanto quella più estrema visto che i Democratici di Sinistra non perdono occasione per ribadire la loro “fedeltà” all’alleato d’oltreoceano, lo è politicamente, noi lo siamo culturalmente. Che differenza c’è? Terminata la Seconda guerra mondiale, i vincitori (Unione Sovietica, Stati Uniti e Gran Bretagna), si incontrarono ad Yalta per decidere a tavolino nientemeno che il futuro dell’intera Europa. Qui venne divisa l’Europa in due blocchi: uno dall’Oceano Atlantico all’attuale confine ItaloSloveno, l’altro comprendente tutta l’Europa dell’est ad eccezione della Grecia inserita nel primo blocco. Il primo blocco veniva posto sotto l’influenza degli Stati Uniti, il secondo sotto quella Sovietica; alla Gran Bretagna veniva assegnato il ruolo di interlocutore privilegiato degli Stati Uniti. Ad Yalta, Stati Uniti ed Unione Sovietica si impegnarono anche nella non-violazione delle rispettive “zone d’influenza” e questo ha portato in seguito conseguenze gravissime. I paesi del “blocco occidentale”, sotto il controllo americano, dovevano avere a capo dei propri governi partiti fortemente filo-americani, di stampo liberaldemocratico, anticomunisti, moderati (vedi la Democrazia Cristiana in Italia); qualora in questi paesi avesse vinto le elezioni un partito di stampo comunista (il P.C.I. in Italia vi è andato vicino in più di un’occasione...), il partito filo-americano al potere (con l’aiuto degli stessi Stati Uniti) avrebbe potuto disporre di un vero e proprio esercito segreto (in Italia denominato Gladio, la cui esistenza è stata svelata solo dopo il crollo del Muro di Berlino, nel 1989!) per rovesciare l’ipotetico Governo comunista appena formatosi. I paesi del “blocco orientale” invece dovevano essere governati da regimi comunisti e qualora si fosse verificato un crollo di questi regimi, i sovietici erano legittimati ad usare qualsiasi mezzo per riportare i comunisti al potere.
Se nel “blocco occidentale” gli eserciti segreti anticomunisti non sono dovuti intervenire in quanto non si è mai verificata l’ipotesi di una vittoria comunista alle elezioni, tanto non si può dire del “blocco orientale”. In Ungheria nel 1956, o nella ex-Cecoslovacchia nel 1968, il popolo insorse rovesciando il Governo dei comunisti, i sovietici intervennero con l’esercito reprimendo nel sangue la rivolta e gli Stati Uniti ed i loro alleati europei rimasero, come da copione siglato a Yalta, immobili a godersi il massacro. Questo breve excursus storico per fissare l’origine dell’antiamericanismo, politico, della sinistra: i comunisti rimasero sostanzialmente delusi dall’esito di Yalta: dopo aver guidato la resistenza e contribuito alla sconfitta del Fascismo in Italia essi sognavano un Governo di stampo comunista; l’inserimento dell’Italia nel “blocco occidentale” sotto l’egida degli Stati Uniti rappresentò una grave mutilazione alla loro personale vittoria. La successiva “guerra fredda” ed il lungo periodo dei “blocchi contrapposti” portò la sinistra a schierarsi, ovviamente, dalla parte dei sovietici e del Comunismo contrapposto al capitalismo statunitense (bandiera difesa in Italia a spada tratta dalla D.C.). Il lungo periodo che va dalla conferenza di Yalta alla caduta del Muro di Berlino ha visto a più riprese USA e URSS sfidarsi (da notare come le due “superpotenze” abbiano sempre rispettato “l’amicizia” sottoscritta in quel di Yalta: nonostante la “guerra fredda”, USA e URSS, non si sono mai sfidate a viso aperto, ma hanno sempre coinvolto altri paesi scatenando prima guerre e poi appoggiando gli USA una parte e l’URSS l’altra, esempi sono il Vietnam, il Medioriente, l’Afghanistan, Cuba, ...) e questo ha contribuito a far si che la sinistra maturasse un crescente sentimento antiamericano parteggiando in queste dispute sempre per l’Unione Sovietica. Il nostro antiamericanismo è invece un di tipo culturale; politicamente infatti non ci è stato possibile, al contrario della sinistra, scegliere fra USA e URSS avversando entrambi alla stessa maniera in quanto potenze colonizzatrici della nostra Europa. Il Fronte della Gioventù ha sostenuto, per tutto il periodo della “guerra fredda”, il proprio ideale di Europa-Nazione libera e indipendente dal dominio sovietico ad est e statunitense ad ovest. Dicevamo dell’antiamericanismo culturale di Azione Giovani; noi ci sentiamo di appartenere ad una civiltà, quella europea (e prima ancora quella italiana), nettamente superiore, per storia, radici, tradizioni, a quella americana e per questo non possiamo non reagire di fronte alla colonizzazione culturale impostaci dagli USA dal dopoguerra ad oggi. Ci sentiamo in dovere di ribellarci a chi vuol plasmare i cervelli dei giovani europei con metodi orwelliani da 1984; gli Stati Uniti, attraverso la pubblicità, la musica, la moda, il cinema, la televisione, ci impongono la loro cultura e i nostri giovani, ormai privi quasi completamente dei concetti di “tradizione” e di “identità nazionale”, la seguono alla lettera. Gli Stati Uniti ormai hanno assoggettato tutta l’Europa; mentre i sovietici, ad est, pensavano di tenere in scacco i ribelli di Budapest, di Praga, di Varsavia con i carri armati, gli americani, ad ovest, bombardavano Roma, Berlino, Parigi, con McDonald’s, Coca Cola, Microsoft, ecc... E il denaro è stato più forte dei carri armati.
Da questo nasce il nostro antiamericanismo, dalla consapevolezza che la nostra indipendenza nazionale è andata perduta con lo sbarco americano in Italia durante la Seconda guerra mondiale e che il nostro sogno di vedere nuovamente l’Europa indipendente, libera e sovrana sulle proprie terre, potrà coronarsi solo quando questa riuscirà a svincolarsi dalla sudditanza che oggi è costretta a mostrare nei confronti degli Stati Uniti d’America. Un antiamericanismo ideologico, culturale, profondamente diverso da quello politico e contraddittorio della sinistra.
LA DIFESA DELL’AMBIENTE “Addio a voi, mio atrio e mio caro braciere, il vento può soffiare e la pioggia cadere, ma prima della rugiada, che l’alba fresca bagna, noi marcerem nei boschi e sull’alta montagna. (...) Davanti a noi i nemici e dietro lo spavento, il nostro letto sarà sotto il cielo e nel vento, fino al giorno in cui con la stanchezza in volto, il viaggio sarà finito ed il compito svolto.”
Meriadoc Brandibuck & Peregrino Tuc
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ondamentale importanza viene attribuita da Azione Giovani alla difesa ed alla salvaguardia dell’ambiente. La cieca fiducia nel progresso che ha sempre accompagnato le moderne ideologie egualitarie ha condotto ormai i popoli, nelle società economicamente più avanzate, ad un punto critico nel loro rapporto con la natura. Al di la di questo punto critico una ulteriore espansione dell’attuale sistema industriale comporterebbe necessariamente un prezzo da pagare, in termini di qualità della vita, di gran lunga maggiore del vantaggio che si potrebbe conseguire in termini di produzione e di benessere. Viviamo oramai a contatto con questo rischio, il rischio di superare quel “punto di non ritorno” che rappresenta la definitiva rottura dell’equilibrio dell’ecosistema. Già in molti casi sono stati arrecati danni irreparabili all'ambiente che ci circonda: il buco nello strato di ozono, l’inquinamento irreversibile di molte risorse idriche, la scomparsa di numerose specie viventi, la distruzione delle grandi foreste... Il problema è che l’attuale sistema mercantilistico è totalmente incapace di percepire il valore di una cosa che non sia immediatamente tramutabile e valutabile in termini di denaro; per questo si predilige sempre la produzione di beni di breve periodo, rapidamente rinnovabili, energicamente validi anche se altamente inquinanti. E così, preso atto di quella che è la situazione attuale e del drammatico, ma inconfutabile, fatto che “indietro non si torna” ecco il brulicare di decine di movimenti ecologisti, spesso e volentieri impegnati anche a livello politico, vicini all’ambiente del centro-sinistra e di altrettante formazioni ecologiste e animaliste, legate agli ambienti dell’extraparlamentarismo comunista e dei centri sociali, che sfruttano il pretesto delle battaglie ambientaliste per compiere atti di vero terrorismo. Si è diffusa così la (falsa) credenza che l’ecologia e la difesa dell’ambiente sia una prerogativa della sola sinistra e di movimenti politici come quello dei Verdi: ma questo non è vero! Esiste un ecologismo di Destra che ha radici ben più antiche di quello sbandierato dalla sinistra in cerca di consensi e che differisce da quest’ultimo proprio nel suo modo di concepire la natura e l’ambiente.
- la sinistra inizia ad occuparsi di ecologia in funzione della vita dell’uomo che è messa in pericolo dal crescente inquinamento e dal degrado ambientale in continuo aumento. Questa visione antropocentrica implica che sia la volontà umana ad agire sull’ambiente salvaguardandolo in funzione della propria sopravvivenza e della volontà di non arrestare il proprio progresso tecnologico, ideologico e culturale. - la destra si contrappone a questa visione materialistica ed antropocentrica con la sua visione spirituale della vita, con il suo romanticismo, con il suo rispetto per la natura e con la sua concezione divina del mondo che ci circonda. Noi non ci preoccupiamo della sopravvivenza umana e basta, non dobbiamo cercare di salvaguardare l’ambiente in funzione della nostra esistenza, noi dobbiamo sentirci in dovere di proteggere la natura per una semplice questione di rispetto. Il nostro pianeta, l’ambiente, la flora e la fauna, i mari, non sono nostri, non ci appartengono, ma ci sono stati donati affinchè li usassimo per la nostra crescita, il nostro sviluppo, la nostra vita. Per questo abbiamo il dovere di mantenerli vivi e puliti. Azione Giovani è oggi l’alternativa al sistema di potere dominante che dal dissolvimento del mondo comunista vorrebbe trarre la storica occasione per affermare su tutti i popoli della terra la propria visione del mondo mercantilista ed appiattitrice verso ogni tipo di differenza. Azione Giovani si propone alle nuove generazioni con il suo bagaglio storico ed ideale alla luce del quale, agendo nel presente, costruirsi il futuro. Chiunque può capire quanto sia importante il rapporto che intercorre tra l’uomo e l’ambiente, e da qui tra l’architettura e l’identità. La costruzione del paesaggio, la forma delle città, i caratteri degli edifici sono infatti precisi espressioni di cultura identitaria, che nascono da questo rapporto. L’architettura quindi risente del legame con il luogo. Si tratta di una emanazione dello Spirito dei popoli, che abitano una terra e vi instaurano rapporti con essa.
La cieca fiducia nel progresso, cresciuta e portata avanti con la nascita dell’epoca moderna, ha condotto i popoli ad un punto critico nel loro rapporto con l’ambiente. Il mondialismo e la globalizzazione hanno ridotto il mondo ad un mercato e l’architettura si è adattata ai canoni del consumo. Lo strumento della distruzione, del sovvertimento o del livellamento dell’ambiente viene utilizzato solitamente quando si vuole distruggere l’identità di un popolo.
A FIANCO DEI POPOLI OPPRESSI “Ni chluintear mo bhéic, ‘s nì fheictear mar a rith mo dheor. Nuair a thigeann àr là aithìocfaidh mé iad go mor.” [Il mio grido non viene raccolto e le mie lacrime scorrono ignorate. Quando verrà il nostro giorno me la pagheranno cara.]
Bobby Sands
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zione Giovani sostiene le battaglie di quei popoli in lotta per la propria autodeterminazione e per l’affermazione del loro diritto alla libertà. Prima di poter parlare di “autodeterminazione” occorre definire attentamente il concetto di “Popolo” e di “Nazione”. Riteniamo che un popolo sia degno di tale nome qualora sia possibile individuare, per tutti i suoi componenti, delle origini, una cultura, delle tradizioni, un’appartenenza etnica ed una storia comune. La Nazione è invece l’insieme dei territori che storicamente e culturalmente appartengono ad un popolo. Questo rende possibile parlare dell’esistenza di una Europa-Nazione che circoscrive coi suoi confini tutti quei popoli che affondano le proprie origini nelle antiche popolazioni Arie, o IndoEuropee, che hanno per prime abitato il nostro continente. Dobbiamo inoltre per forza rilevare l’esistenza di un sentimento nazionale all’interno di ogni singolo stato europeo dovuto al fatto che per troppi anni, questi stati, si sono ritrovati divisi ed in conflitto fra loro: quella che per noi è stata la “Guerra civile europea”, la quale ha avuto il suo massimo picco con lo scoppio della Seconda guerra mondiale. Alla “Guerra civile europea” ha fatto seguito l’invasione bilaterale degli USA, da ovest, e dell’URSS, da est. Questa colonizzazione straniera ha avuto come scopo il tentativo di annientamento proprio del sentimento nazionale europeo nel pieno interesse, oltre che delle super-potenze extra-europee, dell’Inghilterra (non a caso presente alla spartizione del nostro continente avvenuta a Yalta…) che così ha potuto sfruttare i rapporti privilegiati con gli USA per fare, economicamente, da padrona all’interno del blocco occidentale. Nel mondo moderno, rivolto sempre più alla venerazione monoteista del Dio Denaro, continuamente in movimento nel nome del progresso, unito da nord a sud da Internet e dai potenti nuovi mezzi di comunicazione globale, esistono ancora delle porzioni di territorio dilaniate da conflitti che si protraggono da secoli e che sembrano poter durare in eterno senza che vi possa essere né un vinto, né un vincitore. Questi conflitti, spesso dimenticati dai massmedia o riportati da essi in maniera poco obbiettiva e troppo faziosa, finiscono spesso per opporre un “forte” che combatte in nome dell’interesse economico ad un “debole” che lotta per affermare il proprio diritto alla libertà. Conflitti di questo genere si possono trovare sia nell’Europa occidentale (Irlanda del Nord) che in Europa Orientale (Ex-Yugoslavia, Ex-URSS), in Medioriente (Libano, Palestina, Afghanistan), in India (Kashmere), in Africa (Ruanda, Ex-Sahara
Occidentale Spagnolo), in America Latina (Equador, El Salvador, Nicaragua, Chiapas, ...), in Oceania (Filippine). L’impegno di Azione Giovani nei confronti di queste popolazioni in lotta per l’autodeterminazione deve essere orientato in due direzioni e con due scopi differenti. Da un lato Azione Giovani si pone come scopo pratico il diffondere notizie, ignorate da chi di dovere, su questi conflitti cercando di sensibilizzare l’opinione pubblica e facendo conoscere a tutti le “ragioni dei deboli” spesso ignorate dalla televisione e dalle potenti lobby editoriali che troppo spesso preferiscono non schierarsi contro i poteri forti internazionali. Dall’altro Azione Giovani porta avanti una battaglia politica affinché l’Europa organizzi un proprio esercito atto alla risoluzione di quei conflitti che si sviluppano in territorio europeo o in zone di diretto interesse per l’Europa stessa. Questo organismo militare potrebbe così sostituire la vecchia (e soprattutto anacronistica...) Alleanza Atlantica che, vista la situazione politica Europea attuale, non ha più senso di esistere. Sostenere la causa della lotta per l’autodeterminazione dei popoli oppressi è dovere di tutti coloro che decidono di lottare per la libertà. Chi decide di impegnare il proprio tempo, la propria giovinezza, la propria militanza in un’organizzazione che si batte per la libertà e per l’affermazione dell’individuo sulla massa non può non sentire proprie le rivendicazioni di quei “fratelli” ai quali talvolta viene negato anche lo status di essere umano. E’ fondamentale quindi cercare di affrontare queste tematiche attraverso gruppi di studio, tramite la realizzazione di iniziative pubbliche allo scopo di diffondere notizie e, soprattutto, organizzando, anche con l’ausilio di altre associazioni, missioni di sostegno per questi popoli. La nostra lotta non è solo contro ogni forma di oppressione, ma è anche e soprattutto contro il nemico peggiore: l’indifferenza.
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Dipinti murari di lotta: 1- martirio di Bobby Sands; 2- Lotta nella città di Derry; 3- in ricordo dei combattenti repubblicani irlandesi; 4- murales di AG contro il muro in Palestina.
L’EREDITA’ DEI VALORI “(...) e al "progresso" furono innalzati inni e ci si illuse che questa civiltà, civiltà di materia e di macchine, fosse la civiltà per eccellenza, quella a cui tutta la storia del mondo era preordinata: finché le conseguenze ultime di questo processo furono tali da imporre, in alcuni, un risveglio. (...) e ad una sola cosa si badi: a tenersi in piedi in un mondo di rovine”.
Julius Evola
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n questi ultimi anni appare chiaro come non esistano più forze politiche o realtà associative in grado di dare risposte, in termini culturali e politici, all’inquieto mondo giovanile. Il “menefreghismo” giovanile nei riguardi della politica è ormai sintomatico ed ha subito un radicale ed inarrestabile incremento a partire dalla fine degli anni ’70 per poi registrare una flessione poco più che illusoria attorno al 1992/93 quando sembrò riemergere l’interesse giovanile per la politica. Già nel ’68 il mondo borghese, le sue certezze, erano state scosse e ideologicamente ibernate da una ventata di rinnovamento che, da noi mal sfruttata, interpretata e capita, finì per essere guidata dai marxisti che dopo pochi anni però videro le loro ideologie crollare drasticamente e molto rapidamente. E così la crisi giovanile continua, senza certezze, senza verità, tartassata dalla disoccupazione e dalla droga. Crisi di ideali e di valori senza precedenti ed in un clima così nascono e prolificano una serie di gruppi politici, religiosi, confusionari che hanno come comune denominatore il manicheismo. Tutti questi gruppi infatti si propongono di vendere la propria immagine ed il proprio logo come soluzione per tutti i mali della società civile. E così i giovani, disimpegnati e delusi dalla politica “ufficiale” si perdono nel nichilismo, nel qualunquismo, nell’indifferenza. I giovani di oggi, che territorialmente hanno il proprio habitat nelle discoteche, nei bar, nelle piazze, si distinguono per una uniformità di gusti sconcertante: stesso modo di vestire, stesso taglio di capelli, stessi gusti musicali, stesse moto, stesse auto, stesse “aspirazioni” e stesse “ambizioni”. Questa massa non ha più né famiglia (coi genitori si vedono pochissimo e non parlano quasi mai), né scuola (spesso la frequentano male e poco confidando nei genitori facoltosi che comunque possono permettersi scuole private e numerosi anni fuori corso), nè nel lavoro (disoccupazione e disinteresse). La nuova generazione è completamente disillusa dalla politica e dalla classe dirigente che ha governato negli ultimi 50 anni, è disillusa dalla sinistra che ha sempre trattato questi giovani con paternalismo demagogico ed ha soltanto saputo dare loro apparenti forme di svago. Tocca a noi cercare di superare queste lacune altrui e soprattutto riuscire laddove la destra ha sempre fallito: capire la mentalità di questi soggetti e ciò che li spinge soltanto verso le scelte di “superficialità” e di “faciloneria”. Il mondo giovanile, così come tutta la società, sta cambiando; grandi eventi si profilano all’orizzonte, Azione Giovani dovrà saper cogliere il momento e canalizzare il proprio messaggio. Se ci riusciremo
avremo fatto un grande passo avanti sulla strada che porta alla realizzazione del nostro progetto politico. Non dobbiamo mai scordare che siamo noi i portatori di quegli ideali e di quei valori che da sempre fanno parte del nostro bagaglio culturale e che speriamo siano stati resi un po’ più chiari attraverso la lettura di questo opuscolo; quei valori che hanno animato la lotta di tutti coloro che in periodi diversi e con sigle differenti ci hanno preceduto. Ricordiamoci che le uniche idee che vivono non in funzione del tempo sono le nostre, gli unici Valori immortali sono nostro patrimonio; a chi, in maniera dispregiativa, ci appella col termine di “conservatori” rispondiamo con una frase che ci ha lasciato in eredità il Camerata Adriano Romualdi: “essere conservatori non significa vivere di ciò che è stato in passato, ma vivere di ciò che è eterno”. La strada che ci condurrà alla vittoria finale è lunga ed impervia, chi si è messo in marcia prima di noi ha ricevuto il testimone da chi era stato a sua volta un suo predecessore. Egli è partito, ha lottato, non ha potuto gloriarsi nella luce della Vittoria, ma ha passato a noi il testimone prima di cadere. Neppure noi conosceremo la Vittoria, ma abbiamo il dovere di raccogliere il testimone che ci è stato lasciato e lottare con tutte le nostre forze per arrivare, un giorno, a lasciarlo nelle mani di chi verrà dopo di noi. E neppure lui conoscerà in prima persona la Vittoria. Ma se ci arrendiamo, se cadiamo e non ci rialziamo, non tradiamo solo noi stessi, ma la fede di chi ci ha preceduto e la speranza di chi verrà dopo di noi.
DIO PATRIA FAMIGLIA ONORE e FEDELTÁ GIUSTIZIA SOCIALE LIBERTÁ e AUTORITÁ COMUNITÁ e IDENTITÁ TRADIZIONE e RIVOLUZIONE CAMERATISMO e MILITANZA
La Musica Alternativa “Può più una canzone di mille volantini”
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a definizione di "musica alternativa" nasce a metà degli anni Settanta ad indicare la produzione musicale di gruppi o solisti appartenenti all'area della Destra politica italiana. La scelta di questa espressione era motivata dal fatto che si trattava di un movimento musicale "alternativo" nei contenuti delle canzoni e nella forma di divulgazione dei prodotti - anche se non nei linguaggi musicali utilizzati - tanto alla "musica leggera", quanto ai cantautori "impegnati" e miliardari di sinistra. Un genere di canzoni e brani musicali scritti e interpretati non al fine di realizzare prodotti "di mercato", né a scopo ludico o commerciale, bensì finalizzati ad esprimere, interpretare e condividere l'evoluzione ideologica, la polemica politica, i valori sociali e morali, la ricerca storica e, ovviamente, anche le emozioni, i sentimenti e i sogni dei giovani appartenenti ad un'area politica mantenuta per oltre cinquant'anni in stato di isolamento. Canzoni "di destra", però, erano già state scritte anche prima degli anni Settanta, tanto che si può ben dire che la "musica alternativa" nasce avendo alle spalle quasi un decennio di background culturale, che andava dalla tradizione cabarettistica del "Bagaglino" e del "Giardino dei Supplizi" - cui si rifà buona parte della ricca produzione di Leo Valeriano - ai canti di protesta anticomunista del gruppo "Europa e Civiltà", alle ballate militariste o anticonformiste di alcuni cantautori italiani e francesi. La "musica alternativa" nasce in un periodo di grande fermento culturale per la destra, contrapposto però ad una fase di gravissima oppressione fisica e di forte riduzione degli spazi politici. Un periodo drammatico, segnato anche dalla morte di molti giovani militanti. In questo contesto, nel 1977, si tiene a Benevento "Campo Hobbit 1", primo raduno nazionale della gioventù missina, che offre per la prima volta un palcoscenico comune a decine di gruppi musicali che avevano incominciato a mettere in note la loro militanza spesso senza neppure conoscersi. In quegli anni nascono anche le radio libere, di cui molte anche di destra, che contribuiscono a diffondere queste canzoni e a renderle, a volte, persino popolari. E' il caso di "Trama nera" degli Amici del Vento che diventa una canzoncina "alla moda" canticchiata nelle scuole anche da chi non era certo di destra, al punto da vincere un premio come "brano più ascoltato" di un'emittente siciliana vicina al Partito socialista… Nel corso di tutti gli anni Settanta, con il moltiplicarsi dei gruppi e dei cantautori, si avvia anche la produzione ufficiale di musicassette, 45 giri e LP, sempre però diffusi informalmente nel corso di concerti o di campi musicali e poi quasi sempre "duplicati" e passati di mano in mano in migliaia di esemplari. I "Campi Hobbit" (1977, 1978, 1980) rappresentano altrettante tappe di crescita del movimento musicale "alternativo" sempre in cerca di una migliore qualità musicale a supporto di testi fortemente politicizzati, ma spesso anche altamente poetici. Quanto agli stili musicali utilizzati, prevale in assoluto il genere "cantautoriale italiano" (con accompagnamento di chitarra classica e/o armonica), ma non mancano anche eccellenti esempi di rock, come nel caso del gruppo romano degli Janus.
Anche fuori dall'Italia - particolarmente in Francia - si riscontrano, in questi anni, i primi esempi di cantautori "di destra", alcuni dei quali però, nel loro paese, riescono anche a raggiungere il successo commerciale come nel caso di Michel Sardou - il "Battisti francese" - il quale, a differenza del suo collega italiano, non dovette nascondere le sue simpatie politiche esprimendole apertamente anche in musica. Con gli anni Ottanta la ricerca musicale raggiunge, per alcuni gruppi, buoni risultati qualitativi, ma i canali di divulgazione e diffusione diminuiscono drasticamente in quanto chiudono quasi tutte le radio libere e anche i principali settimanali nazionali di destra, come il "Candido", che aveva sempre dato ampio spazio alla "musica alternativa". E' il periodo del cosiddetto "riflusso" che, come qualsiasi altro mutamento del quadro storico, sociale o politico italiano, viene recepito anche dai cantautori "alternativi" che si trovano, da una parte a fare i conti con la fine di un periodo buio e durissimo e, dall'altra, ad affrontare un modo nuovo di fare politica. Ai primi gruppi ancora in attività (anche se con formazioni fortemente rinnovate) si affiancano nuovi complessi e nuovi solisti con un netto prevalere - tra i più giovani - del genere musicale rock. Negli anni Novanta nuovi gruppi e nuove tendenze musicali arricchiscono il panorama della "musica alternativa". Anche alcuni gruppi "storici" non disdegnano l'uso del rock o persino del rap, come i 270 Bis di Marcello De Angelis (fratello di Nanni De Angelis di Terza Posizione), mentre i gruppi più giovani esprimono nuove sperimentazioni musicali spesso d'avanguardia. Da qui l'uso, da parte di alcuni gruppi di area (non solo italiani), della nuova definizione di "rock identitario" al posto dell'ormai vecchia "musica alternativa", o addirittura di R.A.C. cioè Rock Against Communism, rock contro il comunismo (in voga soprattutto nei paesi dell’Est europeo). Tra le nuove aree musicali emerse in quest'ultimo decennio, una citazione a parte merita la cosiddetta "musica Oi!" (una sorta di punk), espressione dei gruppi musicali che si rifanno al movimento degli Skinhead. Si tratta evidentemente, anche in questo caso, di prodotti eseguiti e diffusi fuori dai consueti canali commerciali, ma il circuito "skin" in ogni suo aspetto: produzione, distribuzione, concerti e pubblico, è completamente differente da quello "alternativo". Tuttavia, soprattutto all'inizio, non sono mancati punti di contatto tra i due movimenti musicali: molti gruppi skinhead cantavano canzoni alternative e alcuni gruppi alternativi non disdegnavano i "cavalli di battaglia" del genere Oi!; poi ci sono stati gruppi alternativi che sono entrati nel circuito skin o viceversa. All'estero, inoltre, dove non esiste una forte tradizione di musica politica di destra, i confini tra "rock identitario" e musica Oi! sono più labili. Sempre attenti all'evoluzione tecnologica, i gruppi musicali di destra in quest'ultimo decennio hanno fortemente migliorato la qualità tecnica e l'immagine dei prodotti realizzati, sia per quanto attiene agli arrangiamenti e a tutte le fasi di produzione musicale, sia per ciò che riguarda l'uso di nuove tecnologie: digitali, video o informatiche, come nel caso degli Zeta Zero Alfa di Roma Molti gruppi e case musicali hanno ormai i loro siti Internet e i prodotti oggi si possono acquistare anche "on line"; tuttavia ciò che continua a mancare, sia a causa del predominio della lobby progressista nel mondo musicale, sia - a volte - per una precisa scelta degli stessi gruppi militanti, è la possibilità di far entrare la "musica alternativa" nei grandi circuiti nazionali di pubblicizzazione, divulgazione e distribuzione. Siamo giunti così all'inizio del Terzo millennio e la "musica alternativa" è ancora fiorente. Nuovi gruppi sono nati, anche negli ultimi mesi, all'interno dei movimenti giovanili della destra. Ogni anno sono almeno una dozzina le nuove produzioni e centinaia i concerti organizzati. Inoltre l'evoluzione
politica nazionale sta portando anche, lentamente, a qualche forma di riconoscimento ufficiale. In questo senso il punto di svolta è stato indubbiamente il "Concerto del Ventennale", organizzato dall'Associazione Culturale "Lorien" (l’Archivio storico della Musica Alternativa), a Monza, nel dicembre 1997, per festeggiare i vent'anni di attività di due gruppi storici: gli "Amici del Vento" e la "Compagnia dell'Anello". Quel grande concerto (cinque ore di musica, più di mille spettatori paganti) ebbe, infatti, per la prima volta, il patrocinio di due Assessorati alla Cultura, quello della Regione Lombardia e quello del Comune di Monza. Questo grande patrimonio musicale, politico e sociale che è la Musica Alternativa è stato quindi diffuso e conosciuto (da ormai più di due generazioni) solo attraverso lo strumento tipico delle culture clandestine: il "passaparola". In pieno secolo di comunicazione globale siamo pertanto di fronte a un enorme, quanto misconosciuto, fenomeno di espressione artistica antagonista, "alternativa" appunto, che rompe gli schemi della comunicazione di massa. Per entità di produzione, durata temporale, quantità di materiale prodotto e veicolato, numero di persone coinvolte e/o interessate, nessun altro fenomeno culturale "carbonaro", "clandestino" o "underground" ha mai avuto le dimensioni che si possono attribuire alla "musica alternativa", che può dunque essere definita come: il più complesso, duraturo e macroscopico esempio di cultura sommersa che l’Italia abbia mai riscontrato nel corso della sua storia.
1- locandine del Campo Hobbit I; 2- concerto della Compagnia dell’Anello in Piazza del Popolo a Roma, 1990; 3- concerto degli ZetaZeroAlfa; 4- album degli ZetaZeroAlfa.
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Il domani appartiene a noi! (Compagnia dell’Anello)
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RE4
RE
RE2
RE
RE4
RE
RE2
Ascolta il ruscello che sgorga lassù ed umile a valle scompar; LA
RE
SOL
RE
LA
RE
RE4
RE
RE2
e guarda l’argento del fiume che sereno e sicuro va. Osserva dell’alba il primo baglior che annuncia la fiamma del sol: ciò che nasce puro più grande vivrà e vince l’oscurità. La tenebra fugge i raggi del sol, Iddio da gioia e calor. Nei cuor la speranza non morirà: RE
LA
RE
LA
RE
LA
RE
RE4
RE
RE2
il domani appartien, il domani appartien, il domani appartiene a noi Ascolta il mio canto che sale nel ciel verso l’immensità unisci il tuo grido di libertà comincia l’uomo a lottar. MI
MI4
MI
MI2
MI
MI4 MI
MI2
Chi sfrutta nell’ombra sapremo stanar se uniti noi marcerem. SI
MI
LA
L’usura ed il pugno noi vincerem: MI
SI
MI
SI
MI
SI
MI
RE
RE4
RE
RE2
il domani appartien, il domani appartien, il domani appartiene a noi. RE
La terra dei padri, la fede immortal nessuno potrà cancellar. Il sangue, il lavoro, la civiltà: cantiam la tradizion. La terra dei padri la fede immortal nessuno potrà cancellar. Il popolo vinca dell’oro il Signor: il domani appartien, il domani appartien, il domani appartiene a noi. (2 volte)
(questa canzone, incisa dalla “Compagnia dell’Anello” nel 1978, è divenuta negli anni l’inno del Fronte della Gioventù e adesso è considerata da tutti l’inno di Azione Giovani).
NOI POCHI
(Gabriele Marconi)
La strada rimbomba per noi che corriamo le braccia son lunghe, più su è la mano chi vuole cacciarci ora piange per terra frutto sudato di piccola guerra. Rit. Noi, pochi noi, felici pochi noi, manipolo di fratelli! Noi, pochi noi, felici pochi noi, manipolo di fratelli! Non serve un castello per noi poca gente un buco è un rifugio più che sufficiente la piazza è una reggia non certo da poco è li che il torneo cessa d’essere gioco. Rit. Lottiamo di giorno per tutti i quartieri nemici a migliaia e ne siamo fieri, la notte risate davanti a una birra per noi sono l’oro, l’incenso e la mirra. Rit. Copriamo le mura coi nostri pensieri che volano in cielo su bianchi destrieri, ma poi coi capelli incrostati di colla torniamo a combattere in mezzo alla folla. Rit. La pioggia di fuoco temibile scende noi con lo sguardo di chi non si arrende correndo nel fumo, sfoggiamo un martello, gridiamo: “siam folli votati al macello!” Rit. (questa canzone, scritta da Gabriele Marconi probabilmente rievocando l’esperienza di “Terza Posizione”, per la forte connotazione militante e comunitaria è stata scelta come inno dalla Comunità Militante del Cuib di Firenze di Azione Giovani).
“Fratelli di sangue, Fratelli di ventura Fratelli e Camerati anche nella sventura” (The Pound)
I NOSTRI SIMBOLI
P
roponiamo in queste pagine la simbologia della Destra Italiana dal dopoguerra in poi: in ordine cronologico troviamo gli stemmi comunitari della giovane Destra, l’evoluzione di quello del Partito (dal MSI ad AN) e del Movimento giovanile (dalla Giovane Italia ad Azione Giovani, passando per il Fronte della Gioventù). Ad ogni simbolo sarà data una breve spiegazione del proprio significato, in modo che non sia soltanto un semplice stemma ma un compendio d’Ideali.
La CROCE CELTICA. E’ un simbolo di origine nordeuropea direttamente collegabile al Sole ed agli Dei ad esso legati; essa è uno dei simboli più antichi e misteriosi rilevati in Europa. In origine essa rappresentava simbolicamente il ciclo del carro solare, carro da battaglia che, nell’antica mitologia nordica, giungeva dal cielo per sconfiggere le tenebre. Successivamente questo simbolo passò, fra le popolazioni celtiche, a rappresentare direttamente la divinità più importante, quella solare; durante l’evangelizzazione dell’Irlanda, San Patrizio lasciò la Croce Celtica come simbolo della nuova religione cattolica motivandola come rappresentante della continuità esistente fra l’antica religione pagana (il cerchio che rappresentava il sole) e la nuova religione cristiana (la croce simbolo di Cristo). Al termine degli anni di piombo, una legge della Repubblica Italiana, ha vietato l’utilizzo di simboli che richiamano direttamente all’odio, alla violenza ed alla discriminazione razziale: fra questi è stata erroneamente inserita anche la Croce Celtica. Nonostante questo, essa rimane uno dei simboli principalmente usati dai numerosi movimenti di Destra europei. Spesso e volentieri si finisce col criminalizzare questo simbolo soltanto perché in passato è stato usato da movimenti eversivi di estrema destra; ma questo non può essere motivo per criminalizzare un simbolo intriso di tradizione e significato spirituale. Un brano tratto da Fronte della Gioventù di M. De Troia (pag. 190): (…) Le origini della croce celtica si perdono nella notte dei tempi. Bisognerebbe calarsi nell'epoca dei romani e dell'espansione verso la Gallia per risalire al popolo celtico. E molto probabilmente l'interesse dell'estrema destra per la civiltà celtica si dovrebbe ricollegare al tipo di struttura sociale, aristocratica e guerriera, affine alla sensibilità di certa genìa fascista. Il simbolo del movimento solare, dato da una croce incastonata in un cerchio, apparve, nella sua accezione eurofascista, nel novembre 1945, in Francia, come emblema di un movimento politico, denominato Jeune Nation, a capo della quale compariva Pierre Sidas. Negli anni a venire Sidas, insieme con i suoi fratelli, prese parte alle ultime concitate fasi della guerra d'Algeria, che segnò la fine del sogno dell'estrema destra di realizzare l'assimilazione del paese nordafricano alla Francia.Successivamente la croce celtica fu adottata da numerosi movimenti del radicalismo di destra francesi il FEN - antesignano
del GRECE (Groupement de Recherche et d'Études pour la Civilisation Européenne) -, Il Front de la Jeunesse, e soprattutto da Ordre Nouveau.In Italia la croce celtica approdò con la Giovane Europa - un movimento nazional-europeo - che operò tra il '64 e il '70. Nel decennio successivo, l'effige trovò numerosi estimatori, specialmente tra i gruppi giovanili, anche legati al MSI. Per esempio. la stessa "TdA" ne fece il suo simbolo, fino a quando potè. Infatti, negli anni della Destra Nazionale, la croce celtica subì una drastica messa al bando perchè considerata troppo radicale. L'uso della sua immagine durante una manifestazione pubblica era severamente vietato; e chi contravveniva alle dispozioni del partito rischiava l'espulsione. Ma il simbolo dell'antico popolo guerriero non cadde mai nel dimenticatoio. E proprio a Montesarchio, durante il Campo Hobbit, la componente rautiana, lo tirò fuori con orgoglio provocando le ire di Almirante. Da allora, la campagna contro l'uso della croce celtica si fece più dura e incessante. Ed a questo proposito, i promotori dei Campi Hobbit non esitarono a riconoscere in questa diatriba una delle cause che rese più profondo il solco nei rapporti con la classe dirigente più anziana del partito. (Comunque, per una più dettagliata storia della croce celtica e dei suoi risvolti all'interno del MSI-DN è utile consultare "Hobbit Hobbit" alle pp. 167-76.)
La FIACCOLA
TRICOLORE.
La Fiaccola tricolore, simbolo ufficiale dei movimenti giovanili di Destra dal dopoguerra ad oggi, mostra una torcia tricolore sollevata da una mano verso l’alto ad illuminare simbolicamente il cammino; rappresenta inoltre il passaggio del testimone fra le diverse generazioni, un passaggio ideale volto a conservare accesa la fiamma dell'Italianità attraverso gli anni della ghettizzazione, della violenza a spranga e a piombo di cui i nostri militanti per primi furono vittime e mai carnefici. Nel 2002 viene creata, all'interno di Azione Giovani, da Carlo Fidanza e altri dirigenti "Gioventù Identitaria", che svolgerà il ruolo di laboratorio culturale, di ala movimentista e di coordinamento per i giovani della destra sociale. Nel 2004, dopo la fase congressuale di Azione Giovani, i dirigenti nazionali scelgono di sciogliere Gioventù Identitaria come sigla correntizia per contribuire senza ambiguità al rilancio e alla crescita di Azione Giovani. Il simbolo di GI consiste in un sole con la Fiaccola tricolore di AG su sfondo blu.
1948 - 1970
1970 - 1995
dal 1995
Gioventù Identitaria
La FIAMMA TRICOLORE. Araldicamente la fiamma rappresenta un sentimento intenso ed ardente, il riaccendersi di passioni e sentimenti che si credevano ormai sopiti. La fiamma è un simbolo ricchissimo di significati. Secondo J.C. Cooper (Dizionario illustrato dei simboli) la fiamma simboleggia potere e forze spirituali, trascendenza, illuminazione ed è una manifestazione o della divinità o dell’anima; il neuma, il soffio vitale; è anche illuminazione e ispirazione. Nella simbologia cinese la fiamma denota la presenza della divinità. Nella religione dei Parsi la fiamma è associata alla legge e all'ordine. La Fiamma tricolore deriva inizialmente dalle fiamme degli Arditi della Prima guerra mondiale e dagli Irredentisti dell'Istria e della Dalmazia. Successivamente comparve nei manifesti del Ventennio e in particolare in quelli della Repubblica Sociale Italiana, dove compariva una madre in attesa del figlio in guerra, mentre teneva fra le mani una fiammella tricolore. La Fiamma tricolore fu utilizzata, inoltre, per rappresentare alle elezioni politiche il Movimento Sociale Italiano sin dalla sua nascita nel 1946. Fu scelto di utilizzare la fiamma come logo del "partito dei reduci", perché simboleggia il risorgere dello Spirito Fascista dalla bara della R.S.I., rappresentata dal trapezio rosso sottostante. Inoltre la sigla "MSI" è l'acronimo di "Mussolini", o, secondo gli aneddoti dei militanti più anziani, le iniziali di Mussolini Sempre Immortale. Per oltre cinquant'anni la Fiamma ha rappresentato e rappresenta ancora l’Idea, contro l'eresia materiale del Comunismo e del consumismo liberista; un’Idea alternativa, comunitaria, solidale, partecipativa e sociale di società.
1946 - 1971
1971 - 1995
Elezioni politiche 1976
Nel 1995 il Movimento Sociale Italiano - Destra Nazionale confluisce in Alleanza Nazionale: la Destra allarga le sue prospettive, guardando oltre all'elettorato missino anche a quello degli ex-democristiani di destra (i "conservatori"), ai liberali nazionalisti, ed in particolare a tutte quelle forze “nazionali” e “sociali” del Paese. È lo sdoganamento definitivo della Destra Italiana dopo anni di ghettizzazione. Lo stemma di Alleanza Nazionale è costituito da campo bianco, dove compare nella parte inferiore la fiamma del MSI, rimpicciolita, e nella parte superiore la scritta "Alleanza Nazionale" bianca su fondo azzurro, colore dell'amor patrio e della tradizione conservatrice europea. Solo per le Elezioni Regionali e Provinciali del 1998 e per le Europee del 1999 Alleanza Nazionale si presenta con il “Patto Segni”, un cartello elettorale liberal-democratico facente riferimento alle idee di Mario Segni. Il “Patto” risultò sia politicamente che elettoralmente un disastroso fallimento! Lo stemma di questo "Patto" era quello di AN, con l'aggiunta superiore dell'elefantino, simbolo stilizzato dei Repubblicani americani, e della scritta blu "Patto Segni".
Per le Elezioni Politiche dell’aprile 2006 si decide di inserire nello stemma il nome di Fini tra la dicitura di AN e la Fiamma tricolore. La Destra si vuole porre “in prima persona” come guida del Paese, rappresentando un percorso che unisca Tradizione, Modernità, Solidarietà e interesse nazionale.
dal 1995
Elezioni europee 1999
Elezioni politiche 8-9 aprile 2006
La CROCE BRETONE. E’ un simbolo tradizionale di origine nordeuropea, le origini sono analoghe a quelle della croce celtica, in quanto anche questa deriva dalle tradizioni celtiche degli antichi popoli europei. Esso rappresenta e racchiude l'infinito susseguirsi del Ciclo della Vita: nascita - crescita - maturazione - invecchiamento - morte rinascita. La croce bretone viene anche usata, in alcune culture, come talismano di protezione contro le negatività e come rinforzo dell'energia spirituale che vive nell'uomo. Introdotto sulla scena politica verso la fine degli anni Settanta in Francia dal GRECE (il laboratorio culturale della Nuova Destra di Alain De Benoist), e in Italia negli stessi anni, fu adottato come stemma di Fare Fronte - per il Contropotere Studentesco, movimento studentesco del Fronte della Gioventù. Oggi è il logo ufficiale di Azione Studentesca. La FELUCA
E IL LIBRO.
Agli albori della tradizione universitaria italiana, la feluca era il copricapo distintivo dei "clerici vaganti", gli studenti erranti che si spostavano di città in città per la Penisola, con lo scopo di completare il proprio corso di studi. Con la nascita delle prime organizzazioni goliardiche, la feluca diventa un emblema ancor più significativo. Non indica più la semplice condizione di studente ma rappresenta uno stile di vita. I goliardi sono consapevoli dell'importanza della missione cui la vita universitaria li consacra: essere i custodi ed i dispensatori del sapere nel domani. L'ostentata irresponsabilità, lo stile di vita a dir poco disinvolto, il proverbiale gusto per l'umorismo pesante, l'insofferenza per le limitazioni di comportamento di qualsiasi tipo sono considerate una sorta di ironico contrappasso nel presente, per una così grande responsabilità nell'avvenire Gli studenti universitari sono sempre stati avanguardia di ogni grande processo storico, ed è così che, durante la I Guerra d'indipendenza, presso Curtatone e Montanara, proprio un battaglione universitario contribuisce in maniera determinante a scrivere una pagina di storia d'Italia: il 29 maggio 1848, un reggimento di "felucati" (con la punta del copricapo provvidamente tagliata, per poter meglio prendere la mira con il fucile), attestati in una postazione di scarsa rilevanza strategica e soverchiati nel
numero, riescono a fermare gli Austriaci per una giornata, dando tempo all'esercito sabaudo di organizzare la controffensiva di Goito. Proprio in virtù della grande forza ideale che esprime, la feluca viene inserita nell'emblema dei Gruppi Universitari Fascisti. Durante il Ventennio, i GUF saranno l'organizzazione "d'avanguardia" per eccellenza, animata da un forte spirito goliardico e da una grande vivacità culturale. Il fiore all'occhiello del Fascismo, insomma. Dopo la guerra, saranno puntualmente ricordati come palestra dell'omologazione di massa nel segno del totalitarismo (di sfuggita, può essere opportuno ricordare come, dall'esperienza dei GUF, poi, per ovvi motivi, rinnegata, o meglio, rimossa, sia transitata gran parte della classe politica e dell'intellighenzia culturale della Prima Repubblica, con discreta prevalenza di futuri "padri nobili" della sinistra e di cantori dell'antifascismo militante). Nel segno della continuità con la tradizione dell'Università italiana, nel 1950, la feluca diverrà simbolo del Fronte Universitario d'Azione Nazionale (FUAN), organizzazione universitaria del MSI e, dal 1994, sarà l'emblema di Azione Universitaria. Il TRIDENTE. Simboleggia la Terza Via politica, militare ed economica al di là del Liberalcapitalismo e del Marxismo, nonché la tradizionale ripartizione fra sacerdoti, guerrieri e lavoratori. Il Tridente, nella simbologia indù, è l'arma di Siva, in quanto creatore, preservatore e distruttore, e anche in quanto passato presente e futuro. Nella simbologia cinese è il potere e l'autorità, mentre in quella cristiana raffigura notoriamente la Trinità. La Comunità Militante novarese di Azione Giovani ha adottato come proprio stemma lo scudo della città di Novara (campo rosso ripartito con croce bianca), il Tridente conseguentemente alla scelta di intitolare il circolo a Ezra Pound, che della lotta per una "Terza Via" fece il fulcro delle sue opere, su cui sta il braccio che regge la nostra Fiaccola Tricolore.
Mussolini. 8-10-XII
Spazi e Occupazioni Non Conformi Centri Sociali di Destra: OSA, ONC e Squadrismo Mediatico È il dicembre del 1990 quando alcuni ragazzi del Fronte della Gioventù di Roma occupano un edificio abbandonato. È la prima volta in Italia che un’azione di questo tipo vede protagonisti i giovani di “destra”. Lo stabile è una ex scuola che si trova in via Bartolucci (quartiere Monteverde): da qui il nome “Bartolo” dato all’occupazione. Il blitz dei giovani del Fronte scatta all’alba. Nessuna reazione delle forze dell’ordine. Dopo una settimana, gli occupanti organizzano una grande festa con birra e salciccia a cui invitano tutti gli abitanti del quartiere. Il 7 gennaio successivo, nell’anniversario dei fatti di Acca Larenzia, Bartolo diventa il punto di riferimento di tutti i militanti del Fronte a Roma. Dopo il Bartolo che chiuderà nell’autunno del 1991, nella Capitale bisognerà aspettare quasi sette anni per una nuova occupazione. Finalmente il 1° luglio 1998 viene occupato uno stabile vicino a San Giovanni in Laterano: nasce l’esperienza di PortAperta. I giovani protagonisti dell’occupazione, questa volta, hanno poco a che fare con Alleanza Nazionale (da poco nata a Fiuggi) anzi molti sono critici verso il partito e fanno riferimento ai movimenti gravitanti l’area della Destra extraparlamentare quali Movimento Sociale - Fiamma Tricolore, Fronte Nazionale e Forza Nuova. Da segnalare comunque una tavola rotonda svolta all’interno dell’occupazione tra i maggiori esponenti dei movimenti giovanili della Destra tra cui Azione Giovani. Il 1° Maggio del 1999 PortAperta organizza un controconcerto nello stabile contro il tradizionale concerto della triplice sindacale che si svolge nella vicina piazza San Giovanni. I giovani dell’occupazione fanno stampare migliaia di manifesti poi affissi in tutta Italia dove compare Alberto Sordi che fa il gesto dell’ombrello con una vignetta che recita: “Lavoratori?!? Tiè!”. Il giorno del concerto la polizia è presente in gran numero davanti a PortAperta e, provocatoriamente, controlla tutti i documenti dei partecipanti. La situazione inizia a farsi tesa, partono i primi insulti, i primi spintoni e le cariche della PS che fanno esplodere centinaia di lacrimogeni e devastano gli arredi dello stabile. Il 26 Ottobre successivo scatterà poi la retata che si conclude con 30 perquisizioni e 17 arresti. La settimana dopo il tribunale della libertà stabilirà che, sulla base dei filmati prodotti dalla polizia, non è possibile riconoscere con certezza i responsabili degli scontri. Ma ormai la stella di PortAperta è al tramonto. I suoi animatori sono quasi quotidianamente alle prese con compagni e polizia e così, progressivamente, il centro si spegnerà non prima di organizzare una manifestazione di protesta con annesso blocco del CasaMontag traffico nel bel mezzo di Roma. Passano gli anni. Nel 2001 il centrodestra vince le elezioni e nell’estate successiva, quando il clima antifascista è meno pesante, un gruppo di ragazzi ci riprova. Sempre a Roma, sulla Via Tiberina. E l’esperienza di Casa Montag , nata il 12 luglio 2002, quando un gruppo di giovani occupa il casale abbandonato e decidono di intitolare l’impresa a Guy Montag, protagonista del romanzo “Fahrenheit 451” di Ray Bradbury. Casa Montag, tutt’ora occupata è una ONC, Occupazione Non Conforme: un
vero e proprio Centro Sociale di Destra. Molte le attività, a cominciare da quelle classiche, come incontri, dibattiti e concerti. Roma, 27 dicembre 2003. Quartiere Esquilino, via Napoleone III. Al numero 8 c’è un palazzo di sei piani - un esempio di architettura fascista di proprietà del demanio e abbandonato da quattro anni. Il palazzo viene occupato senza incontrare resistenza. Il blitz è stato organizzato da tempo. I cinquanta giovani occupanti sanno già dove Casa Pound e il suo andare e cosa fare. Dopo pochi minuti logo raffigurante espongono all’esterno dell’edificio quattro una tartaruga stilizzata enormi striscioni bianchi e rossi, con le scritte: «Contro ogni usura, l’affitto è usura, no carovita, CasaPound». Quest’ultimo è il nome con cui hanno deciso di battezzare lo stabile. Il poeta statunitense diventa così il simbolo dei giovani occupanti per via delle sue teorie contro le banche e l’usura, e per via del suo appoggio all’Asse durante la Seconda Guerra Mondiale. Casa Pound ha anche un logo: una tartaruga stilizzata. Dopo un po’ arriva la polizia, ma gli occupanti spiegano che hanno occupato lo stabile per dare alloggio a venti famiglie italiane che ne hanno bisogno. La polizia desiste dall’irruzione. Nei mesi successivi saranno occupati sempre a Roma altri palazzi: uno ai Parioli, uno al Torrino e uno a Boccea, tutti ribattezzati Casa d’Italia. Tutte OSA (Occupazioni Scopo Abitativo), cioè tutti palazzi in cui vengono ospitate famiglie italiane che ne hanno bisogno. Sulla scia delle OSA-ONC anche in altre zone d'Italia sono nate esperienze simili: da segnalare ad, esempio, l'esperienza del Foro 753 (dove 753 - a.C. - sta a indicare l’anno di fondazione di Roma) legato alla Destra Sociale di AN-AG: nato in uno stabile occupato di Via Capo d'Africa e poi fatto sgomberare dal duo Veltroni-Marrazzo la sede si è poi trasferita in via Beverino questa volta con regolare assegnazione dell'edificio da parte dell'Amministrazione Comunale, anche il Sindaco Veltroni si è accorto della valenza e del contributo sociale dato dai ragazzi del Foro alla Comunità. Ora il Foro organizza corsi di alfabetizzazione informatica, feste per bambini, cineforum, e molte altre attività di rilevanza sociale. Inoltre dispone di una sala di ristorazione e di una palestra popolare; tra le attività di militanza alcuni ragazzi del Foro hanno organizzato anche un gruppo di donatori di sangue. Vi è poi anche Casaggì a Firenze, questa non nasce da uno spazio occupato ma è ospitata nei locali della Federazione Provinciale di Alleanza Nazionale di Firenze, anche qui si organizzano corsi di pugilato, attività metapolitiche e vi è una libreria a disposizione dei militanti più la vendita di
forte e radicata continuano la loro battaglia imperterriti e senza cedimenti. L'impegno sociale delle OSA-ONC non finisce nelle quattro mura degli spazi occupati, tutte le strutture portano avanti una battaglia che è quella per il Mutuo Sociale (occupazioni legate a Fiamma Tricolore) e per l'”Azione Casa” (ambienti più vicini ad Azione Giovani e Alleanza Nazionale): chiedono particolari forme di riscatto che consentano alle famiglie italiane particolarmente soggette al dramma della speculazione e dell'emergenza abitativa di diventare finalmente padroni di una casa.
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1. Manifesto di Casaggì 2. Casaggì dopo un attentato 3. Manifesto per le petizione per il Mutuo Sociale 4. Manifesto concerti contro lo sgombero di CasaPound Latina 5. Manifesto di denuncie e di protesta del Foro 753 6. Logo di Azione Casa
Per l’approfondimento degli argomenti trattati in questo opuscolo, è consigliata la lettura dei seguenti testi: - N. RAO “La Fiamma e la Celtica”, Sperling & Kupfer Editori - R. BRADBURY “Fahrenheit 451” - A. DE BENOIST “Visto da destra”, Ed.Akropolis. - J. EVOLA “Orientamenti”, Ed.Europa. - J. EVOLA “Cavalcare la tigre”, Ed.Il Falco. - M. VENEZIANI “Comunitari o liberal. La prossima alternativa?”, Ed. Laterza - M. FINI “Il Vizio Oscuro dell’Occidente. Manifesto dell’Antimodernità”, I Grilli, Ed. Marsilio - K. LORENZ “Gli otto peccati capitali della nostra civiltà”, Ed.Adelphi. - L. DEGRELLE “Militia”, Ed.Ar - A. ROMUALDI “Una cultura per l’Europa”, Ed.7° Sigillo - P. RAUTI “Le idee che mossero il mondo”, Ed.Europa - C.Z.CODREANU “Il Capo di Cuib”, Ed.Ar - A. TERRANOVA “Planando sopra boschi di braccia tese”, Ed.7° Sigillo - L. LANNA e F. ROSSI “Fascisti immaginari” - R. DE FELICE “Breve storia del Fascismo” - B. SANDS “Un giorno della mia vita”, Ed.Feltrinelli - J. CAU “Il popolo, la decadenza, gli Dei”, Ed.Settecolori - L. DEGRELLE “La nostra Europa”, Ed.Ar - M. BARDECHE “I fascismi sconosciuti”, Ed.All’insegna del Veltro - J.R.R. TOLKIEN “Il Signore degli Anelli”, Ed.Bompiani - G. ORWELL “1984”, Ed.Mondadori
Testi fondanti per una cultura formativa di Destra
L
a scelta dei testi fondanti del nostro movimento ha seguito un criterio teso ad abbracciare il variegato e corposo universo di ciò che noi intendiamo sotto la denominazione cultura formativa dell’uomo di Destra.
È pertanto immaginabile che chiunque visiti il nostro sito, con la dovuta curiosità, avrà modo di trovare autori che, come scopriremo tra breve, risulteranno, nonostante le apparenti diversità, testimoni di un mondo autenticamente sopra le righe rispetto all’odierna cultura di ampia distribuzione. Autori caratteristici di un pensiero oltre, da riscoprire e da diffondere. Dunque si va da padri fondatori e pensatori della destra politica del dopoguerra in Italia come Romualdi e Rauti, allo storico del Fascismo De Felice; dai "poeti armati" quali Drieu La Rochelle, Brasillach e Céline, al poeta cantore delle gesta eroiche quale fu Ezra Pound, distintosi inoltre per la lotta anti-usurocratica. Il percorso della destra sociale, durante e dopo il Fascismo, è superbamente narrato in più libri di Giano Accame, mentre le vicende della giovane destra, e più recentemente quelle della destra politica al governo, sono raccontate nei libri della giornalista Annalisa Terranova. Vi è poi un'ampia disponibilità di testi che raccoglie gli scritti fondamentali dei massimi pensatori tradizionalisti, quali Evola e Guénon, con una particolare attenzione all'ascesi orientale quale precondizione della formazione di ciò che è l’ultima sintesi di contemplazione e azione nella via "solare dell’eroe e del guerriero". Non mancano cenni alla tradizione nordica e alla letteratura fantastica di più alta qualità (Il Signore degli Anelli di Tolkien), né le differenti letterature spirituali presenti nelle opere di due straordinari narratori quali Yukio Mishima ed Herman Hesse. Troviamo inoltre la filosofia tedesca nell'opera ineguagliabile e profetica di Friedrich Nietzsche e nella visione del mondo moderno di Heidegger e di Spengler, ed infine l'antimoderno Ernst Junger: occhio del secolo che ci ha appena lasciato. Certamente abbiamo dimenticato qualcuno; senza dubbio infatti questo iter letterario può e deve essere completato. Impegno nostro sarà aggiungere nel tempo nuove fonti d’ispirazione. Impegno vostro, e di qualsiasi uomo di Destra, sarà provare a leggerli, cercare di capirli, ma soprattutto riuscire a vivere realmente senza mai scordare ogni "magico" insegnamento che possiamo ricavarne.
I CLASSICI DELLA DESTRA •
Accame G. "La Destra Sociale"
•
Alemanno G. "Intervista sulla Destra Sociale"
•
Celine L.F. "Bagatelle per un massacro"
•
Celine L.F. "Mea culpa"
•
Codreanu C.Z. "Il Capo di Cuib"
•
De Felice R. "Breve storia del Fascismo"
•
Degrelle L. "Militia"
•
Degrelle L. "Appello ai Giovani Europei"
•
Evola J. "Rivolta contro il mondo moderno"
•
Fini M. "Il vizio oscuro dell'Occidente, Manifesto dell'Antimodernità", I Grilli, ed. Marsilio
•
Junger E. "Il trattato del ribelle"
•
Machiavelli N. "Il Principe"
•
Mishima Y. "Il sapore della gloria"
•
Mussolini B. "Testamento politico"
•
Nietzsche F.W. "Così parlò Zarathustra"
•
Nietzsche F.W. "Ecce homo"
•
Nietzsche F.W. "La genealogia della morale"
•
Oriani A. "Rivolta ideale"
•
Platone "Repubblica"
•
Platone "Le leggi"
•
Pound E. "Lavoro e Usura"
•
Sun-Tzu "L'arte della guerra"
•
Tolkien J.R.R. "Il Signore degli Anelli"
•
AA.VV. "Il libro nero del Comunismo"
POLITICA - ECONOMIA - METAPOLITICA •
Accame G. "Ezra Pound economista"
•
Accame G. "Il potere del denaro svuota le democrazie"
•
Almirante G. "L'alternativa corporativa"
•
Borghi G. "Homo Religiosus, Homo Oeconomicus, Homo Vacuus, Genealogia e crisi dell'uomo", Ed. Settimo Sigillo
•
Codreanu C.Z. "Per i Legionari Guardia di Ferro"
•
De Angelis M. "Otto anni in Area di rigore"
•
Evola J. "Orientamenti"
•
Evola J. "Cavalcare la tigre"
•
Evola J. "Il Mistero del Graal"
•
Fini M. "Elogio della guerra", I tascabili Marsilio/Saggi
•
Fini M. "Il denaro, 'sterco del demonio' ", I tascabili Marsilio/Saggi
•
Fini M. "Il Vizio Oscuro dell’Occidente, manifesto dell’Antimodernità", ed. Marsilio
•
Fini M. "Sudditi, Manifesto contro la Democrazia", I Grilli, ed. Marsilio
•
Gentile G. "I fondamenti della filosofia del diritto"
•
Gentile G. "La filosofia di Marx"
•
Gentile G. "Difesa della Filosofia"
•
Gentile G. "Origini e dottrina del Fascismo"
•
Junger E. e Heidegger M. "Oltre la linea"
•
Lanna L. e Rossi F. "Fascisti immaginari"
•
Manzo A. "Giovani tra le rovine", Quaderni Terziaria
•
Morganti A. "Il razzismo, Storia di una malattia della culturta europea", Il Cerchio
•
Muscardini C. "La Destra in Europa"
•
Pound E. "ABC dell'economia"
•
Rossi G. S. "La Destra e gli Ebrei", Rubettino
•
Scarpellino S. "Capitalismo della partecipazione, Evoluzione storica di un'idea", Ed. Settimo Sigillo
•
Spann O. "Smith", ed. Settimo Sigillo
•
Venturi R. R. "Italia nazione globale, Riflessioni in libertà sull'essere italiani nel XXI secolo", Adnkronos Libri
PERSONAGGI - BIOGRAFIE •
Almirante G. "Autobiografia di un fucilatore"
•
Borsani C. jr. "Carlo Borsani: una vita per un sogno"
•
Bottai G. "Diario"
•
Brasillach R. "Lettera ad un soldato della classe 40"
•
Locatelli G. e Martini D. "Duce addio, La biografia di Gianfranco Fini", LOnganesi & Co.
•
Mussolini B. "La mia vita, Questa è la mia unica autobiografia", Superbur Edizioni
STORIA - TESTIMONIANZE •
Adinolfi G. e Fiore R. "Noi Terza Posizione", Ed. Settimo Sigillo
•
Bertoldi "La chiamavamo Patria"
•
Bertoldi "Salò" , Ed. Bur
•
Bianchini Ciampoli N. "Per l'Onore. La testimonianza di un Guardiamarina della Decima Mas", Ed. Settimo Sigillo
•
Bolzoni A. "La guerra dei neri", I Super 12, Ciarrapico Editore
•
Borsato F. "Guerriglia in Calabria, Luglio 1970-Febbraio 1971", Ed. Settimo Sigillo
•
Caputo V. "Ferrara 1945, I giorni dell'odio", Ed. Settimo Sigillo
•
Caruso A. "Arrivano i nostri"
•
Codreanu C.Z. "Diario dal carcere"
•
Dazzani B. "La mia guerra incivile", Ed. Settimo Sigillo (pp. 158, Euro 14)
•
De Felice R. "Le interpretazioni del Fascismo"
•
De Felice S. "La Decima MAS e la Venezia Giulia"
•
De Luca V. M. "Venezia Giulia 1943, Prove tecniche di guerra fredda", Ed. Settimo Sigillo (Euro 14,50)
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De Rivera Primo J. A. "Le basi del falangismo spagnolo"
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De Rivera Primo J. A. "Scritti e discorsi di battaglia"
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De Troia M. "Il Fronte della Gioventù"
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Gatta B. "Quel giorno di settembre, della morte della Patria", Ed. Settimo Sigillo
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Giraudo G. "Sergio Ramelli, una storia che fa ancora paura"
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Marinetti F.T. "Il manifesto del Futurismo"
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Mazzantini C. “L’ultimo repubblichino”, Marsilio Editore
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Melitton G. "Per memoria di Sergio Ramelli"
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Montani C. "Venezia Giulia Dalmazia: Sommario Storico"
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Mussolini B. "Scritti e discorsi"
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Nannini V. "Lotte e sangue della Repubblica Sociale Italiana nell'Oltrepò Pavese"
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Payne "Il Fascismo"
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Pansa G. "I Figli dell'Aquila"
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Pansa G. "Il Sangue dei Vinti"
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Pavesi P. "La colonna Morsero"
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Petacco A. "L'Esodo"
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Petacco A. "La nostra guerra 1940 - 1945"
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Pisanò G. "Guerra civile"
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Pisanò G. "La generazione che non si arrese"
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Rallo M. "Le Rivoluzioni Nazionali in Europa", Ed. Settimo Sigillo
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Rao N. "Neofascisti, La Destra italiana da Salò a Fiuggi nel ricordo dei protagonisti", Ed. Settimo Sigillo
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padre Rosson L. F. "Dio e Patria", Roberto Chiaramonte editore
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Saint-Paulien "I leoni morti"
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Servello F. "Revisionismo: la caduta dei tabù"
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Streccioni A. "A Destra della Destra, Dentro e fuori l'MSI, dai FAR a Terza Posizione", Ed. Settimo Sigillo
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Terranova A. "Aspetta e spera che già l'ora si avvicina, Dove vanno o dove vorrebbero andare i "camerati" sdoganati", Ed. Settimo Sigillo
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Terranova A. "Planando sopra boschi di braccia tese, I giovani postfascisti dal ghetto ad Alleanza Nazionale", Ed. Settimo Sigillo
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Vigna M. "Roma, Un millennio di sacralità", Ed. Settimo Sigillo
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Zanfagna M. "L'ultima bandiera", Ed. Settimo Sigillo
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AA.VV. "Il Duce proibito"
NARRATIVA - POESIA
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Felli P., "Camerata addio, il sogno di una generazione ribelle nella Latina degli anni Settanta", Novecento (pp 128, Euro 12)
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Celine L.F. "Viaggio al termine della notte"
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D'Annunzio G. "Asterope" (libro V delle "Laudi del cielo, della terra e degli eroi")
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Guareschi G. "Don Camillo"
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Marconi G. "Non scordo"
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Menconi F. "Anni di porfido"
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Virgili D., "La distruzione"
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Pound E. "Cantos"
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Tolkien J.R.R. "Il Silmarillion"
EPILOGO (…) Bastava aprire una radio in qualunque giorno di quei primi del ’45: da Mosca e da Washington, da Londra e da Bari, dalle capitali e dai paesi di tutto il mondo ed anche da quella Roma cui solo nove anni prima, egli aveva annunciato, in una sera di entusiasmo delirante, la nascita di un Impero, per le onde inquiete dell’etere, convergevano sull’ultimo bastione del fascismo, gli insulti, gli odii, le accuse di cinque continenti; su quel bastione, solo poco più di una schiera di adolescenti restava in armi, armata più di fedeltà che di mezzi, più di poesia che di ragioni, più di volontà che di speranze e, sopra di essi, l’uomo più amato e più odiato di tutta la storia d’Italia. Se quella tragica notte tra il 24 e il 25 luglio, egli aveva certo pensato alla singolare vicenda di quella minoranza che si ribellava – non a lui, ma al destino avverso, al terrore della sconfitta – mentre i Grandi e i Bottai, i De Bono e i Ciano, balbettavano, schiantati sotto il peso degli eventi, certo, sul lago di Garda, egli dovè pensare più e più volte alla straordinaria complessità della sua vita tutta tessuta di passioni furibonde e protesa oltre ogni misura umana: al lontano espatrio e al lavoro di muratore, al grido delle platee che lo salutarono nei congressi socialisti e agli insulti quando scelse e trovò la sua strada, ai volti ironici dei vecchi parlamentari al primo discorso a Montecitorio e ai sorrisi falsi degli uomini di Corte quando vi andò a portare “l’Italia di Vittorio Veneto”, e al banco delle battaglie giornalistiche e a quello del governo, sempre intento a forgiare destini d’uomini e di popoli in creatrice e sanguinosa violenza; e gli urli degli avversari, e i gridi di fede dei fedeli. Ora la sua giornata terrena si concludeva, mentre l’Europa ardeva tutta in un gigantesco rogo e una marea d’acciaio dilagava da occidente e da oriente a strozzarne gli ultimi palpiti; presto, su Berlino distrutta i mongoli e i calmucchi dell’Armata Rossa, avrebbero issato le insegne delle steppe e della Barbarie, credendo d’aver vinto per l’eternità. (...) A riscattare la Patria Europea, valevano le mille volte gli ultimi canti dei fedeli, belli perchè inutili, sinceri perché senza speranza, nobili perchè erano guidati già davanti ai plotoni d’esecuzione da quelli che non erano voluti mancare all’estremo appuntamento, fissi nei suoi segni, “a sommo e ad imo!!”.
Pino Rauti “Benito Mussolini” – Ed.Europa
APPENDICE IL CONTROPOTERE STUDENTESCO
L
a nostra organizzazione da sempre ritiene la scuola e l’università organi centrali nella formazione culturale di un ragazzo che diventa uomo. E’ importante che queste non siano semplici “luoghi di lavoro”, ma offrano agli studenti un ambiente entro cui potere, non solo accrescere la propria cultura, ma anche sviluppare una vita comunitaria e soprattutto un ambiente da plasmare, attraverso una consistente rappresentanza studentesca, secondo le esigenze reali delle nuove generazioni. Il contropotere studentesco è questo: è un movimento, un azione comune di chi non si rassegna a subire e che, oltre a reagire, propone, immagina una scuola ed un’università fatta non solo di rigidi schemi e di una cultura imposta in maniera faziosa e nozionistica. Azione Giovani è un movimento che propone nuovi modi di intendere la vita scolastica, forme alternative di didattica e di cultura, che rifiuta la squallida scena quotidiana del Professore che tiene la sua lezioncina dall’alto della sua cattedra ad una massa informe di automi capaci solo di immagazzinare nozioni pronte per essere utilizzate in ogni momento, come fossero computer; meccanismo questo che è sempre servito a chi fin oggi ci ha voluto indottrinare anzichè insegnare. La scuola poi non deve finire con l’ultima ora di lezione; devono incrementare di numero le attività extrascolastiche al fine di favorire l’incontro e la socializzazione fra gli studenti oggi troppo emarginati nei loro microcosmi che sono la “compagnia”, il bar, la discoteca, il “gruppo dello stadio” o, peggio ancora, alienanti giornate passate chiusi in casa tra libri di scuola ed “impegnative” ed “eccitanti” sfide contro playstation e PC. Le scuole devono diventare nel pomeriggio dei centri sociali, culturali e sportivi, deve offrire la possibilità a tutti di uscire da questi microcosmi e di impegnare creativamente e costruttivamente il proprio tempo libero. Ma l’impegno più difficile col quale Azione Giovani è chiamata a confrontarsi è quello di cercare il modo più adatto a veicolare queste proposte, farle comprendere agli studenti e sollecitare questi affinché le propagandino a loro volta fra gli amici ed i compagni di scuola o di facoltà. Perchè per ottenere qualcosa non basta un diffuso malcontento ed una voglia di ribellione alla quale raramente, ed in maniera totalmente sbagliata e manipolata, viene dato sfogo: serve organizzazione! L’organizzazione serve a diffondere le proprie idee all’esterno: volantini, giornalino, manifesti, dibattiti, assemblee, seminari... Nelle scuole e nelle università i nostri rappresentanti devono presentarsi come membri di un’organizzazione aperta a tutti coloro che vogliono realmente contribuire a cambiare la scuola: sarebbe un grave errore presentarsi ai nostri compagni di scuola o di facoltà come “piccoli politici in carriera”, come esponenti di un mondo politico che non ci appartiene! Noi non siamo uomini politici, Azione Giovani non è un partito, ma siamo studenti e per questo non dobbiamo difendere gli interessi di nessuno se non degli stessi studenti: chi ci accusa di essere schiavi di una precisa parte politica, di essere solo dei “borghesi” e (quindi) dei menefreghisti, di essere “fascisti” o “nazisti”, di essere buoni solo a difendere gli interessi dei “ricchi”, dobbiamo far capire (perchè chi continua con queste accuse stupide ed inopportune dimostra di aver capito ben poco di come gira il mondo!) che viviamo tutti nella stessa scuola o nella stessa università, che abbiamo tutti gli stessi problemi e che dobbiamo provare a risolverli con l’aiuto di tutti, di qualsiasi idea politica o religiosa essi siano.
Perchè le battaglie non si combattono fra gruppi di studenti, ma fra studenti e corpo docente (dal Ministro all’ultimo dei supplenti) o fra studenti e baronato accademico. Con questo non vogliamo fare di tutta l’erba un fascio, sappiamo bene che esistono docenti validi e competenti che capiscono e condividono le nostre stesse preoccupazioni e le nostre richieste, ma purtroppo sono una minoranza nella marea di conservatori bigotti e reazionari chiusi verso ogni innovazione, o di chi fa della cattedra un palco da cui “comiziare”, o di chi, uscito da un’università ormai priva di contenuti, non ha neppure lo spessore culturale per affrontare l’insegnamento. Azione Giovani deve sempre riuscire a trasmettere a chi le si avvicina il proprio essere sempre e comunque dalla parte degli studenti. Dobbiamo spiegare ai nostri compagni che indire assemblee, costituire comitati interni alla scuola, partecipare alla scelta dei libri di testo, richiedere di ricevere una cultura alternativa (che diffonda idee forza, valori, ideali in opposizione alle dominanti culture liberali, capitaliste o marxiste, individualiste, egualitarie, buoniste ed americaniste), è un loro sacrosanto diritto! Azione Giovani in quanto portatrice di quelle idee, tradizioni, radici, così profonde da, come ci ricorda il buon Tolkien, non gelare mai, non deve aver paura, ma ricercare, il confronto. Non dobbiamo fare lo stesso errore di quegli studenti dei collettivi che ci sbattono la porta in faccia perché “coi fascisti”, loro, “non ci parlano”, noi dobbiamo avere la forza e la volontà di parlare con chiunque, di sorridere a chi crede che “ucciderci non dovrebbe essere reato” perchè solo così dimostreremo a questi individui che non siamo extra-terrestri, ma studenti tali e quali a loro. I pericolosi “fascisti” devono insegnare a chi ci vuol emarginare o far tacere che solo attraverso il confronto si toglie spazio a distorsioni e strumentalizzazione. Per questo dobbiamo avere il coraggio di trasgredire: creare movimento, comunità con gli studenti, attaccare i professori quando questi scadono nella faziosità senza anteporre la propria vigliaccheria (non mi voglio esporre perchè sennò il professore me la farà pagare in sede di interrogazione o esame...) al compito al quale siamo chiamati. I nostri compagni potranno accettare o meno le proposte che avanzeremo alla comunità studentesca, ma se non altro si troveranno chiamati a fare una scelta: se accettare ciò che il sistema propone loro quale assoluta verità (poichè sta scritta sui libri che siamo obbligati a comprare – facendo ingrassare le potenti lobby degli editori – e ci viene insegnata dai nostri professori) o se avvicinarsi a noi ed al mondo della controcultura che dobbiamo conoscere ed essere in grado di propagandare.