Cristina Treppo | Residui | Museo Archeologico Nazionale Aquileia | yvonneartecontemporanea copiaCa

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Cristina Treppo RESIDUI

RESIDUE





Cristina Treppo Residui Residue Aquileia, Museo Archeologico Nazionale 28 settembre - 17 novembre 2013 September 28 - November 17, 2013

Soprintendenza per i beni archeologici del Friuli Venezia Giulia

A cura di / Curated by Maria Yvonne Pugliese Con il sostegno di / With the support of

Edizione / Edition

pensareilcontemporaneo

Testi / Essays Riccardo Caldura, Rossella Fabiani, Maria Yvonne Pugliese, Paola Ventura Ufficio Stampa / Press Office Giovanna Segalla Ufficio stampa della Soprintendenza per i beni archeologici del FVG Foto / Photo Cristina Treppo Traduzioni / Translation Simonetta Caporale, Chris Gilmour Progetto grafico / Graphic design ’Ergo grafica & comunicazione Grafica / Layout Angela Rovedo Prestampa e stampa / Photolithograph and printing Menini Spilimbergo

Organizzazione e Comunicazione / Organization and Communication Associazione culturale YARC +39 339 1986674 info@yvonneartecontemporanea.com www.yvonneartecontemporanea.com

Museo Archeologico Nazionale - via Roma 1 - Aquileia (UD) +39 0431 91035 direzione +39 0431 91016 museo museoarcheoaquileia@beniculturali.it www.museoarcheologicoaquileia.beniculturali.it

alle pagine 3, 6 e 10 / on pages 3, 6 and 10 Soglia 2013, particolari, vetro lavorato con la cenere, filo, ferro Threshold 2013, details, glass worked with ash, wire, iron

www.cristinatreppo.com

200 x 100 x 1,2 cm

Un ringraziamento particolare / Special thanks to Marco De Anna, Carlo Dorligh, Giulio Martini, Carmen Menis, Cristina Menis, Serena Mizzan, Daniele Pasini, Gulit Patozi, Daniela Polla, Tiziano Possamai, Elena Pugliese, Carmelina Rubino, Rodolfo Treppo, Mariastella Ziraldo, Associazione Culturale Ermes di Colloredo

in copertina / on cover Pavimento di polvere 2013, fotografia digitale Dust Floor 2013, digital photograph


RESIDUI RESIDUE



Ombre del futuro

Shadows of the future

È

T he collection of the Archaeological Museum of

la suggestione delle sale, di contenute dimensioni e straordinario contenuto del Museo di Aquileia – difficile trattenersi dal pensare cosa ne farebbero tedeschi piuttosto che americani di un tesoro del genere – che rende particolarmente coerente la discrezione e l’eleganza con cui Cristina Treppo ha lavorato. I suoi lavori si inseriscono in modo molto attento negli ambienti, da creare un evidente gioco di mimesi fra ciò che è contemporaneo e ciò che compete all’antichità. Penso alle sue pavimentazioni che affiorano come se si trattasse di ritrovamenti archeologici, alle stesse strutture espositive che a volte utilizza per collocare le sue opere, e che si confondono con le strutture espositive già presenti nel museo. Lungo il portico in lavori come Pavimento nero, e soprattutto l’insieme di Assetto temporaneo, la relazione fra manufatti del passato e installazioni contemporanee si fa ancora più serrata. Tornando negli spazi interni, nella sala glittica dove viene presentata la straordinaria collezione di pietre dure, lavorate così minuziosamente incidendo animali fantastici o divinità protettive sulla superficie di una incastonatura per anello, vi è un cuscino, posato su un supporto in metallo e vetro che sembra far parte dell’arredo tecnico della sala stessa. Analogamente alla delicatezza dell’antico lavoro di intaglio anche per questo lavoro, l’angolazione del punto di vista, il gioco della luce sulla superficie rivelano quello che sfuggirebbe a sguardi distratti: la delicata trama di un tessuto che copre le forme arrotondate di un cuscino, la cui apparente morbidezza è però smentita dal materiale con il quale è fabbricato, il cemento. La stanza impercettibilmente è come se subisse una trasformazione che la proietta non nel passato, ma in una dimensione onirica suggerita dalla particolarità dell’oggetto presentato, o meglio ritrovato in un qualche scavo del quotidiano, dalla Treppo. Credo che il senso dell’intero percorso, e in

Aquileia contains a large amount of extraordinary and evocative material within its small rooms (one can well imagine how much space the Germans or Americans might have given to even a fraction of such treasures). The suggestive nature of this place seems very coherent with Cristina Treppo’s discretion and elegance. Her works carefully enter into the rooms, creating a mimesis between that which is contemporary and that which is ancient. Her floors emerge as if they were archaeological finds and the display furniture she uses mingles with that already in the museum. Hosted under the portico of the museum, works such as Black Floor, and even more so Temporary Order, bring the relationship between past artefacts and contemporary installation even closer. Moving back to the inside of the museum, the glyptic room contains an extraordinary collection of semiprecious stones, finely carved to portray fantastic animals or protective gods on the surface of the setting of a ring. In this room there is a cushion, resting on a metal and glass support that seems to be part of the museum’s display furniture. From the right angle, and in the right light, this cushion reveals what might have eluded a cursory glance: on its surface there is a delicate fabric pattern recalling the fine ancient carving. The curved surfaces of this cushion give it a soft appearance, but this is betrayed by the material: it is in actual fact made of cement. The whole room is imperceptibly transformed and is transported, not into the past, but into a dream-like dimension evoked by the very nature of the object presented… or rather unearthed by Treppo’s excavation of daily life. I believe the meaning of this whole experience, and in particular the part inside the Museum, can be found in this subtle dyscrasia between artefacts on permanent display with their 7


particolare fra le sale interne del Museo, abbia a che fare con questa sottile discrasia fra quanto vediamo esposto permanentemente, intorno al quale veniamo informati dagli apparati didascalici, e la presenza coerente, perché in sottile dialogo e non invasiva rispetto al contesto, quanto sottilmente estranea, di opere recentissime. Un percorso che disorienta provocando un lieve cortocircuito temporale e uno spaesamento delle attese del visitatore, in dubbio sul come dover considerare quelle presenze di opere odierne, mute, prive di apparato didascalico, cioè prive di istruzioni per l’uso eppure collocate consapevolmente affianco ai manufatti della collezione permanente, quasi a restituire una dimensione di silenzio, e di inspiegabilità a quei medesimi manufatti. Nella sala delle ceramiche e delle terracotte provenienti dagli scavi romani vi sono altri vasi, altre ciotole e contenitori simili a quelli antichi. Un lieve odore di miele pervade la stanza, miele che lentamente evapora dal fondo di quelle ciotole non protette dalle consuete vetrine museali. Il profumo, la non protezione: quasi che le cose proposte dall’artista fossero state da poco riordinate sugli scaffali, e conservassero ancora una traccia di vita quotidiana. Ma di quale vita quotidiana si tratta? Non di quella di un tempo, emersa dagli scavi. Dunque si tratterà di quella odierna, che ancora profuma di miele. Ma le cui cose di tutti i giorni – con quelle forme, materiali, colori – sembrano anch’esse degli oggetti riesumati. Ci si rende conto che il cortocircuito temporale non riguarda solo il passato remoto racchiuso in quelle stanze ad Aquileia, ma il nostro stesso presente dal quale proviene quell’improbabile vasellame quotidiano, quelle pavimentazioni dalle trame leggere, quegli arredi in tessuto cementificato. Un presente che ha qualcosa di remoto. Presente venato dalla traccia della sua condizione a venire come reperto, oppure, direbbe Cristina Treppo, come residuo. Forse è questo il senso del cortocircuito temporale provocato dall’artista: non osserviamo cose solo presenti, ma presenti in quanto residui della loro 8

descriptive texts next to them, and the coherent presence of discreet, recent artworks, which subtly interact while at the same time being subtly foreign. It is an unsettling experience, which creates a slight temporal short-circuit and confuses the expectations of the viewer. They are left wondering what to think of the modern, silent works, without descriptive texts – that is without instructions on what to make of them – and yet intentionally placed next to artefacts belonging to the permanent collection, almost as if to return them to a state of silence and inexplicability. In the room of Roman ceramic and terracotta there are vases, bowls and other containers that are similar to the ancient ones. A faint smell of honey permeates the room: honey that is slowly evaporating from the bottom of the vases, which are not held and protected in the usual museum cabinets. The perfume and the fact that they are not locked in cabinets suggests that the objects introduced by the artist have just been arranged on the shelves, still holding trace of daily life. But what daily life might that be? Not the one from the past, emerging from the excavations, but today’s daily life, still smelling of honey. However our daily objects, their shapes, materials and colours also look like objects unearthed from an archaeological site. We realise that the temporal short circuit is not only related to the distant past preserved in those rooms in Aquileia, but also to the present that gives us this improbable jumble of crockery, the subtly decorated paving and the furniture in cemented fabric. A present with a remote nature, infused with a trace of its future condition as a relic, or, as Cristina Treppo would say, a residue. Perhaps this is the meaning of the temporal short-circuit caused by the artist: we are not only observing things which are present, they are also present because they are residues of their future condition. Objects of today anticipating their status as relics. The game is further revealed and coloured with irony, when a fragment is placed


condizione futura, cose dell’oggi che anticipano il loro stato di reperti. Il gioco si fa appena più evidente, e venato di una lieve ironia, quando affianco ad un antico torso, viene accostato un frammento murario dalla forma anch’essa sinuosa, ma all’interno della quale affiora una moderna conduttura idraulica. O quando in un’altra sala, dedicata alle collezioni di antichi oggetti in vetro troviamo, questa volta custodito in una bacheca come un vero e proprio oggetto museale ‘da non toccare’, un verde frammento di bottiglia compresso fra piccoli blocchi di cemento. Il quotidiano, il nostro quotidiano, viene così proiettato in un lontano futuro quando, grazie ad altri scavi, verrà riesumato ciò che di quel nostro quotidiano sarà rimasto. E il museo si rivela essere una macchina del tempo che viaggia non solo in una direzione.

next to an ancient sinuous bust, the fragment is also sinuous, but reveals a modern water pipe within it. Or again, in another room dedicated to the collection of antique glass objects, we find a green bottle fragment held between two small blocks of cement, it is inside a cabinet this time, just like one of the museum pieces that we “do not touch”. Thus, daily life- our daily life- is projected into a distant future when the residues from our life today will be unearthed in some other excavation. The museum is revealed to be a time machine travelling in more than one direction.

Riccardo Caldura

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C on il Museo Archeologico Nazionale di Aquileia si apre il nuovo progetto “nomade” di yvonneartecontemporanea. Un progetto di collaborazione tra artisti, spazi pubblici, luoghi privati e la nostra associazione culturale. Lavoriamo per rafforzare la sinergia delle parti nell’obiettivo di promuovere un discorso sul contemporaneo. E così la personale di Cristina Treppo, Residui, ci dimostra quanto il percorso e il risultato possano essere fluidi se si verifica un vero incontro tra luogo e idea della mostra. Cristina Treppo lavora da sempre con un pensiero site specific. La maggior parte delle opere esposte in Residui sono state realizzate appositamente per la mostra. Non si tratta solo di un adattamento dei propri lavori alle sale del Museo, ma di un dialogo tra artista da una parte e spazio e resti archeologici dall’altra. In alcuni casi è stato proprio il Museo stesso a sollecitare il percorso creativo di alcune opere, come i grandi semi che sono collocati nel chiostro, il busto in gesso e la struttura architettonica di cemento e vetro. A questo aspetto si aggiunge il carattere intenso, rispettoso e puntuale di Cristina Treppo, un’artista che è alla costante ricerca di un sottile e delicato equilibrio, chiaramente riscontrabile nelle pagine di questo catalogo. La scelta di esporre in un museo archeologico rappresenta una continuità percettiva del tempo, un felice spaesamento mentale tra archeologia antica e archeologia contemporanea. Si apre così da un lato un rimando al mondo contemporaneo che vive e si rappresenta come eterno e eternamente legato all’aspetto materiale, dall’altro si richiama una visione dell’opera d’arte che, come sostiene Boltansky, è una reliquia che testimonia l’esperienza. Residui è un progetto espositivo con un’idea di continuità, per dialogare nel tempo con diversi spazi archeologici nel mondo. Un presente in dialogo con passato e futuro.

Y vonneartecontemporanea begins its new “nomadic” project with the Museo Archeologico Nazionale in Aquileia. This project involves the collaboration between artists, public venues, private spaces and our cultural association. The aim is the strengthening of synergies between different parties and the promotion of contemporary culture. Cristina Treppo’s solo show, Residui, is a perfect example of how smoothly the process and how successful the end result can be once a match has been found between a place and the right idea for an exhibition. Cristina Treppo has always worked with a site-specific approach. The majority of the artworks in Residui have been specifically made for the show. This is not a case of adapting her works to the Museum’s spaces, but rather a dialogue between the artist and the spaces and archaeological remains of the Museum. In some cases it was the museum itself which inspired the creative development of the works, such as the large seeds located in the cloister, the plaster bust and the architectural structure in cement and glass. Cristina Treppo’s intense, respectful and precise approach further adds to this. She is an artist who is constantly seeking a subtle and delicate balance, a fact which can clearly be seen in the pages of this catalogue. The decision to exhibit in an archaeological museum represents a perceptive continuity of time, a delightful mental displacement between historical archaeology and contemporary archaeology. In this way there is a reference to the contemporary world, which lives and represents itself as eternal and eternally tied to material aspects, and at the same time reminds us of a vision of the artwork which is, as Boltansky reminds us, a reliquary which testifies to experience. Residui is intended as an exhibiting project which will continue, creating a dialogue over time with different archaeological spaces around the world. A dialogue between present, past and future.

Maria Yvonne Pugliese

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Il rapporto fra antico e contemporaneità viene vis-

F or an archaeologist the relationship between antiquity

suto da un archeologo in maniera contrastante: talvolta può perfino prendere il sopravvento un malcelato senso di snobistica superiorità, nel sentirsi depositari e custodi di valori già collaudati dal tempo, in realtà per mascherare l’incompetenza in un campo all’opposto per sua natura non codificato e soggetto alla valutazione dell’oggi. Su tali premesse, iniziative come questa del Museo Archeologico Nazionale di Aquileia, che ospita, o - meglio si direbbe – accoglie, le opere di Cristina Treppo, potrebbe apparire come un’“operazione culturale” nel senso deteriore, pur finalizzata al lodevole intento di creare un travaso fra due bacini di pubblico per lo più non comunicanti, facendo conoscere agli appassionati dell’arte contemporanea le collezioni archeologiche di una città antica al di fuori dei loro percorsi abituali e promuovendo nel contempo fra i visitatori più tradizionali del Museo espressioni attuali dell’arte. Ma proprio per evitare una meccanica giustapposizione, quando si è per la prima volta profilata la prospettiva di esporre in Museo le opere di Cristina Treppo con l’organizzazione di Yvonne Pugliese (contatto avvenuto per le vie del caso, cioè il suggerimento di una comune amica, Serena Mizzan, che qui voglio ringraziare), ci siamo posti innanzitutto di fronte alla sfida di inserire degli oggetti “alieni” in mezzo ai reperti, senza detrimento né per gli uni né per gli altri (ed ovviamente non solo nel senso di danni tangibili); ed alla natura del materiale archeologico si somma la peculiarità di un allestimento nato alla fine dell’800, via via implementato fino all’ultima risistemazione generale negli anni ‘50 del secolo scorso, esso stesso cristalizzato e musealizzato e quindi difficilmente alterabile. Il Museo ha accettato la scommessa, confortato da una precedente esperienza largamente positiva, la mostra “Storie troncate, storie radicate” di Giacomo Leone e Ute Pyka, le cui sculture in legno sono state esposte nell’estate del 2012 (grazie anche all’iniziativa del Club UNESCO di Aquileia) al centro delle Gallerie Lapidarie, nel giardino esso pure storico: si trattava allora di opere nate altrove, che però si sono trovate a dialogare, proprio in virtù della materia prima (gli olivi della regione che circonda la greca Seli-

and the contemporary is a contrasting experience. Sometimes one can be possessed by an ill-concealed sense of snobbish superiority, feeling oneself to be the repository and custodian of values that have stood the test of time. In reality all this indicates the desire to hide a lack of competence in the contemporary, a field that is by its very nature the opposite: subject to contemporary judgement and not codified. It is upon these premises that the Museo Archeologico Nazionale in Aquileia hosts, or rather welcomes, Cristina Treppo’s work. In this sense this initiative might seem to be a “cultural initiative” in the worst sense, even if it has the laudable intent of attracting two different kind of viewers who normally do not mix, introducing the archaeological collections of the ancient city to contemporary art aficionados who might not otherwise visit, and at the same time promoting contemporary art with the more conservative visitors to the museum. Such a negative impression might be further reinforced in visitors to the museum by the- completely coincidentalpresence of a contemporary art initiative hosted nearby in Aquileia. That show, however, is not being hosted in a building with a single dedicated use. When we first discussed the idea of a possible exhibition of Cristina Treppo’s work curated by Yvonne Pugliese (a chance meeting that came about thanks to a common friend, Serena Mizzan, who I’d like to thank) we were faced with the challenge of introducing “alien” objects among the archaeological remains, without this being detrimental to either one or the other (of course not merely in terms of physical damage). Furthermore, as well as the nature of the archaeological collection, we also had to consider the nature of a museum created at the end 19th Century which was then continuously added to until the last general reorganisation in the 1950s, and the consolidated museum setting that cannot easily be altered. Encouraged by a previous positive experience, the museum accepted the challenge. In the summer of 2012 the exhibition “Storie troncate, storie radicate” was held at the centre of the Gallerie Lapidarie, the collection of stone artefacts, in the historical courtyard of the museum. The exhibition of wooden sculptures by Giacomo Leone and Ute Pyka (made possible thanks also the Club UNESCO di Aquileia) displayed artworks

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nunte) con gli alberi secolari della romana Aquileia. Cristina Treppo, invece, ha creato in buona parte ex novo le sue opere, dopo aver più volte visto e meditato i reperti, letti però con occhio da profano (quindi trascurandone del tutto il contesto d’origine, che per l’archeologo è imprescindibile allo scopo principale di restituire l’oggetto ad una storia più ampia); e l’inserimento a lato di mosaici, statue, vetri e perfino all’interno delle medesime bacheche è avvenuto con rispetto reciproco e massima delicatezza. Il comune denominatore fra antico e contemporaneo mi pare sia stato, ancora una volta, il materiale nella sua fisicità, non però una riproposizione banalmente attualizzata di oggetti reinterpretati da loro omologhi, ma creando sempre uno scarto: così gli accostamenti non sono mai basati sull’identità della materia prima, espediente che sarebbe sembrato il più naturale in un ordinamento delle collezioni che segue proprio questo criterio (scultura in pietra, gemme, ceramica, metalli, vetri, ambre, mosaici...); si crea invece un dialogo fra materie diverse e fra tecniche antiche e nuove, quindi fra scultura e fotografia, fra le varie pietre (calcare, arenaria, marmi) e la carta pigmentata modellata o il cemento, ma con decori quasi filigranati, traccia di stoffe, che dal passato quasi mai sono giunte a noi – sempre rincorrendo il concetto di “residui”, che impronta il percorso. Allo stesso modo ambra e vetro sono evocati dalle perle lavorate a lume, con nuove trasparenze o riflessi, ma fra tutti, forse, l’allestimento che più ci fa percepire quanto le due sfere dell’antico e della contemporaneità (per tornare al punto iniziale) siano vicine eppure lontane ci accoglie immediatamente, anche se non lo vediamo subito, quando si entra nella “sala della ceramica”: qui, discretamente accostato alle vetrine dove possiamo ammirare le più diverse forme vascolari, un banchetto a tre piani, come una dispensa d’oggi, regge varie riproduzioni assolutamente non pedisseque nelle forme, dalle quali soprattutto però emana il profumo della cera d’api e ci avvolge con un effetto multisensoriale, segno di un mondo perduto di odori, suoni, gusti...

made from olive trees from Selinunte, a Sicilian town of Greek origin, a material that related to the century-old trees of the Roman town of Aquileia. Cristina Treppo created most of the works specifically for the show after repeatedly examining and considering the artefacts from a lay perspective (that is, leaving out their original context, which on the contrary is essential to the archaeologist, whose main goal is that of setting the specimen within a wider historical framework) and placed them next to mosaics, statues and glass, even placing them inside the cabinets, with the utmost reciprocal respect and delicacy. I believe that once again the common denominator between the ancient and the contemporary is the material and its physicality, not through banal homologous reinterpretation of objects, but always by creating a shift. The objects are not matched on the basis of their material, as might have been a natural choice considering the collections are set out according to this criteria (stone sculpture, gems, ceramic, metals, glass, amber, mosaics…). Rather a dialogue is established between different materials and ancient and modern techniques: sculpture and photography, various stones (limestone, sandstone, marble), cement or plaster treated with pigments, but with decorations which almost seem like filigree and traces of fabric, which almost never survives from the past into the present. All these trace out the concept of residues which underlies the exhibition. In the same way amber and glass are evocative of lamp work beads, with new transparencies or reflections. However, perhaps it is when we enter the “ceramics room” that we find the installation which best illustrates how (to return to the first point) the rigid spheres of the antique and the contemporary are close, yet still distant. We do not see it immediately as we enter the room, but we perceive it: a three-tier shelf, similar to a modern food cupboard is discreetly placed next to the cabinets filled with manyshaped vases. It holds various interpretive reproductions of vases and from it emanates the smell of beeswax, embracing us in a multi-sensorial effect, giving witness to a lost world of smells, sounds and taste…

Paola Ventura MiBACT - Soprintendenza per i Beni Archeologici del Friuli Venezia Giulia Museo Archeologico Nazionale di Aquileia MiBACT - Superintendence for the Archaeological Heritage in Friuli Venezia Giulia National Archaeological Museum of Aquileia

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A prire colloqui con le espressioni artistiche odierne in spazi connotati da una forte presenza storica e marcatamente musealizzati, è consuetudine ormai diffusa, anche perché incoraggiata dalle iniziative a favore del contemporaneo indette dal Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo. Al 2001 risale, infatti, l’istituzione di un Piano per l’arte contemporanea, grazie alla legge n. 29 del 23 febbraio 2001, che si prefigge la promozione e la diffusione dei linguaggi contemporanei a livello territoriale ed ha lo scopo di consentire l’incremento del patrimonio pubblico d’arte contemporanea, anche grazie all’acquisizione di opere di artisti italiani e stranieri. Su queste premesse il Ministero ha fissato alcuni obiettivi a partire dal 2003: assicurare la qualità e la continuità nell’incremento del patrimonio pubblico d’arte contemporanea; garantire la valorizzazione della creazione artistica italiana; favorire il coordinamento delle politiche di acquisizione e committenza; facilitare il deposito, il comodato e il prestito a lungo termine di opere da parte di collezionisti e di artisti; attrarre donazioni di rilevante interesse, incentivare, in collaborazione con le Regioni e gli enti locali, l’attività di ricognizione, catalogazione del patrimonio pubblico d’arte contemporanea, nonché incoraggiare le proposte di acquisizione e committenza. In un Ministero, vocato alla tutela e alla conservazione dei beni storici, l’arte contemporanea, dunque, si apre al dialogo con l’antico, grazie alla ricchezza di espressioni diverse che, messe a confronto con manifestazioni artistiche del passato, entrano in simbiosi interagendo in uno stretto rapporto spazio-tempo. In un contesto così fortemente strutturato quale il Museo Archeologico Nazionale di Aquileia, le opere di Cristina Treppo costruiscono un termine preciso di confronto grazie ad uno scenario suggestivo, dove si può correre il rischio di essere fagocitati dal culto della memoria. La potenzialità, allora, degli interventi del contemporaneo, grazie all’interazione fra antico e nuovo, fra paesaggio naturale e storia, favorisce un coniugio fra elementi diversi. Sono opere, infatti, pensate dall’artista in un felice rapporto con le testimonianze del passato, 16

C reating a dialogue between contemporary expressions of art in places with a strong historical connotation, such as museums, is now becoming more frequent. This is also thanks to the initiatives promoting contemporary art established by the Italian ministry for culture, for example the Italian law n. 29, of 23 February 2001, which created a framework for the promotion and diffusion of contemporary art. The aim is to increase the public patrimony of contemporary art through the acquisition of works by artists from Italy and abroad, and since 2003 the Italian Ministry has outlined a number of goals to achieve this. The Ministry is seeking to ensure the quality, and to continually increase the quantity, of the public heritage of contemporary art. It aims to foster and promote Italian artistic creativity, encourage the coordination of acquisitions and commissions, support the short and long-term loaning of artworks by artists and collectors and attract significant donations. Together with local authorities and bodies it is promoting the recognition and cataloguing of the public heritage of contemporary art, as well as encouraging proposals for acquisition and commissions. In a Ministry whose aim is to safeguard and conserve the historical heritage, contemporary art becomes involved in a dialogue with the past. Here it encounters a wealth of different expressions and enters into a symbiotic relationship with historical expressions of art, in a close spatial and temporal interaction. In a very structured context, such as the Aquileia National Archaeological Museum, the works of Cristina Treppo offer a point of reference in an evocative location where one could easily risk being swallowed up by the cult of memory. The potential offered by contemporary interventions in the interaction between the antique and the modern, between natural landscape and history, favours a marriage between different elements. These works are created by the artist in a fertile relationship with the testimonies of the past, which are thus brought back to life in new forms before the viewers. A similarly evocative experience was the


che rivivono assieme al visitatore in forme nuove. Esperienze di analoga suggestione si sono già collaudate nel 1996, quando nel parco di Miramare a Trieste si tenne una mostra di scultura contemporanea, nata da un’idea di Bruno Munari assieme ad Alik Cavaliere, Mauro Staccioli, Carlo Ciussi e Nane Zavagno, con opere in parte pensate per il luogo, in parte collocate secondo un progetto realizzato insieme all’artista. Più recentemente, tra 2000 e 2003, si sono invitati tre artisti a lavorare sul sito di Miramare: Bruno Chersicla con i suoi disegni ha ritratto gli alberi del parco; Enzo Navarra si è ispirato alla serialità di alcune sculture nel parco di Massimiliano per interpretare liberamente gli oggetti rappresentati, trasformandoli con la complicità del gioco fotografico; Mario Sillani, invece, attraverso giochi compositivi, ha manipolato le dimensioni e il peso dell’edificio, rendendolo un mero oggetto decorativo, quasi smitizzandolo, pur nel rispetto della sua monumentalità. Animati da questo spirito qualcosa di analogo avvenne nel 1953 quando, in un inedito rapporto di collaborazione tra due enti pubblici, l’Università ad esclusiva vocazione didattico - scientifica e la Soprintendenza, destinata alla tutela dei beni antichi, fu organizzato un evento di singolare importanza per la vita culturale della città di Trieste e della Regione tutta: “l’esposizione nazionale della pittura italiana contemporanea”, svoltasi nell’Aula Magna della sede centrale, nell’edificio di Umberto Nordio, da poco inaugurato, fra il 5 dicembre 1953 e il 24 gennaio 1954. Ora ad Aquileia si rivive e si conosce il passato colloquiando nel linguaggio di oggi grazie a Cristina Treppo, che parla ai cultori della storia, in piena condivisione con le finalità del Ministero. E potremmo, in questa occasione, fare nostre le parole di Lionello Venturi che nel 1953 scrisse: “è una vita artistica quella di oggi in Italia, tumultuosa e piena di vitalità, ed è per questo che ci lascia più che speranzosi, fiduciosi”.

contemporary sculpture exhibition in the park of the castle of Miramare in Trieste in1996. The exhibition was based on an idea by Bruno Munari, together with Alik Cavaliere, Mauro Staccioli, Carlo Ciussi and Nane Zavagno and included some sitespecific works, and some whose installation was planned together with the artists. More recently, between 2000 and 2003, three artists were invited to work in Miramare: the drawings of Bruno Chersicla captured the trees in the park; Enzo Navarra was inspired by the serial nature of some of the sculptures in the park of the Archduke, freely interpreting the objects represented and transforming them with the playful complicity of photography; Mario Sillani, using the interplay of composition, manipulated the dimensions and weight of the building, transforming it into a mere decorative object, overturning the myth while at the same time respecting its monumental nature. A similar spirit was behind the experience of 1953, when there was a novel collaboration between public bodies: the university, with its exclusively educational and scientific approach, and the Soprintendenza, whose objective was the safeguarding of the national heritage. Together they organised an event of great cultural importance for the city of Trieste and the whole area: the national exhibition of Italian contemporary art that was held between 5 December 1953 and 24 January 1954, in the Aula Magna of the recently inaugurated Umberto Nordio building. Once again in Aquileia we can experience and come to know the past through the language of today. Cristina Treppo speaks to enthusiasts of history, precisely in keeping with the aims of the Ministry. It brings to mind the words of Lionello Venturi, written back in 1953: “it is an artistic life we see in Italy today, it is tumultuous and full of vitality, and this is why we are full of hope”.

Rossella Fabiani MiBACT - Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici del Friuli Venezia Giulia MiBACT - Superintendence for the Historical, Artistic and Ethno-anthropological Heritage in Friuli Venezia Giulia

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sopra e nelle pagine 14-15 / above and pages 14-15 Deposito, particolare / Storeroom, detail

Deposito 2013, veduta dell’allestimento, cemento, ossidi, ferro, poliuretano, vernice Storeroom 2013, installation view, concrete, oxides, iron, polyurethane, paint 90 x 124 x 60 cm (ciascuno / each)

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Cuscino (7) 2012, cemento, ossidi, ferro, vetro Pillow (7) 2012, concrete, oxides, iron, glass 64,5 x 55,5 x 56 cm

Cuscino (7) 2012, particolare, cemento, ossidi Pillow (7) 2012, detail, concrete, oxides 3,5 x 30 x 29,5 cm

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Stratificazioni, particolare Stratifications, detail

Stratificazioni 2010-2013, veduta dell’allestimento, porcellane, cera al miele, ferro, vetro Stratifications 2010-2013, installation view, porcelain, honey wax, iron, glass 169 x 100 x 50 cm

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Pavimento con tracce di matita (1) 2013, struttura di ferro, cemento, graďŹ te Floor with Traces of Pencil (1) 2013, iron structure, concrete, graphite 17 x 90 x 90 cm

Pavimento con tracce di matita (1), particolare Floor with Traces of Pencil (1), detail

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Costruzione (1), particolari Construction (1), details

Costruzione (1) 2013, cemento, bottiglia Construction (1) 2013, concrete, bottle 21 x 19 x 14,5 cm

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Elemento di fontana a forma di Sileno, marmo, Museo Archeologico di Aquileia, Sala dei ritratti e della scultura ideale, ďŹ ne II sec. d.C. Fountain element with Sileno shape, marble, Archaeological Museum of Aquileia, Portraiture and Ideal Sculpture Room, end of II century a.D.

Estensione, particolare / Extension, detail

Estensione 2013, gesso, garza, plastica, ferro, legno / Extension 2013, plaster, gauze, plastic, iron, wood 106 x 36 x 36 cm

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Orchidea (1) 2012, veduta dell’allestimento, stampa ink jet uv curable su d-bond Orchid (1) 2012, installation view, uv curable ink jet on d-bond print 76 x 100 cm

Orchidea (1), particolare Orchid (1), detail

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Semi 2013, veduta dell’installazione, poliuretano, gesso, vernice Seeds 2013, installation view, polyurethane, plaster, paint dimensioni variabili / variable dimensions

Semi, particolare Seeds, detail

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Senza titolo 2013, cemento, gesso, vernice Untitled 2013, concrete, plaster, paint 20 x 58 x 43 cm

Frammento architettonico, pietra, Museo Archeologico di Aquileia, Gallerie lapidarie, periodo romano Architectural fragment, stone, Archaeological Museum of Aquileia, Lapidary Galleries, Roman period

nelle pagine seguenti / on the next pages Pavimento 2012, cemento / Floor 2012, concrete dimensioni variabili / variable dimensions

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Frammenti architettonici, pietra, Museo Archeologico di Aquileia, Gallerie lapidarie, periodo romano Architectural fragments, stone, Archaeological Museum of Aquileia, Lapidary Galleries, Roman period

Semi 2013, particolare dell’installazione, poliuretano, gesso, olio, pigmenti Seeds 2013, installation detail, polyurethane, plaster, oil-based paints, pigments dimensioni variabili / variable dimensions

38




Semi, particolare Seeds, detail

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Semi, particolare Seeds, detail

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Semi, veduta dell’installazione Seeds, installation view

nelle pagine seguenti / on the next pages Pavimento nero 2013, cementine esagonali, cemento Black Floor 2013, hexagonal cement tiles, concrete dimensioni variabili / variable dimensions

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Raccolta di perle color ambra 2013, perle di vetro, ďŹ lo, ferro Collection of Amber Beads 2013, glass beads, wire, iron dimensioni variabili / variable dimensions

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Cuscino (3), particolare Pillow (3), detail

Cuscino (3) e Cuscino (5) 2012, veduta dell’allestimento, cemento Pillow (3) and Pillow (5) 2012, installation view, concrete 4 x 38 x 38 cm (3), 3,5 x 38,5 x 37 cm (5)

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Cuscino (5) e Cuscino (7) 2012, cemento Pillow (5) and Pillow (7) 2012, concrete 3,5 x 38,5 x 37 cm (5), 3,5 x 30 x 29,5 cm (7)

Cuscini, veduta dell’allestimento / Pillows, installation view

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Pavimento musivo a motivi geometrici, pietra bianca e nera, Museo Archeologico di Aquileia, Gallerie lapidarie, I sec. d.C. Mosaic oor with geometric decoration, stone, Archaeological Museum of Aquileia, Lapidary Galleries, I cent. A.D.

Sconnesso 2012, cemento, ossidi Uneven 2012, concrete, oxides 20 x 87 x 51 cm

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Pavimento musivo a motivi geometrici, pietra e marmi, Museo Archeologico di Aquileia, Gallerie lapidarie, I sec. d.C. Mosaic oor with geometric decoration, stone and marble, Archaeological Museum of Aquileia, Lapidary Galleries, I cent. A.D.

Struttura geometrica con perle nere 2013, cavalletti di ferro, perle di vetro, ďŹ lo Geometric Structure with Black Beads 2013, iron trestles, glass beads, thread 76 x 100 x 65 cm

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Assetto temporaneo 2012-2013, cemento, ossidi alle pagine 58, 59 e 60 particolari e veduta dell’installazione Temporary Order 2012-2013, concrete, oxides on pages 58, 59 and 60 installation details and view dimensioni variabili / variable dimensions

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Frammenti architettonici, pietra, Museo Archeologico di Aquileia, Gallerie lapidarie, periodo romano Architectural fragments, stone, Archaeological Museum of Aquileia, Lapidary Galleries, Roman period a pagina 61 / on page 61 Pavimento di ghiaia 2013, fotograďŹ a digitale / Gravel Floor 2013, digital photograph

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Cristina Treppo (Udine, 1968) insegna all’Accademia di Belle Arti di Venezia. La sua ricerca attraversa la scultura, l’installazione e la fotografia. Vive e lavora a Tricesimo (Ud) e Venezia.

Cristina Treppo (Udine, 1968) teaches at the Accademia di Belle Arti in Venice. Her research ranges through sculpture, installation and photography. She lives and works in Tricesimo (Ud) and Venice.

Premi / Prizes 2004-2005 Premio Arte/Cairo Communication (sezione fotografia), Palazzo della Permanente, Milano, a cura di Maurizio Sciaccaluga. 2006 Premio Fondazione Arnaldo Pomodoro/Concorso Internazionale per Giovani Scultori, Fondazione Arnaldo Pomodoro, Milano, a cura di Cosme de Barañano, Sokari Douglas Camp, Susan Ferleger Brades, Tom L. Freudenheim, Hou Hanru, Arturo Carlo Quintavalle, Arnaldo Pomodoro. 2008 Premio Internazionale Arte Laguna (sezione scultura), Fondazione Benetton-Palazzo Bomben, Treviso, a cura di Igor Zanti; Premio Internazionale Arte Laguna (sezione fotografia), Istituto Romeno di Ricerca e Cultura Umanistica, Palazzo Correr, Venezia, a cura di Carlo Sala.

Mostre personali recenti / Recent solo exhibitions 2008 The Consequences of Time, Galleria Michela Rizzo, Venezia, a cura di Martina Cavallarin. 2010 Interno bianco, Galleria Yvonne Arte Contemporanea, Palazzo Porto, Vicenza, a cura di Carolina Lio; Situazione Transitoria, Museo Civico Chiesa di Sant’Antonio, Cascia (Pg), a cura di Carlo Sala; Opus & Light, Chiesetta della Madonna del Pozzo, Spoleto, a cura di Studio A’87 e Ilaria Loquenzi. 2011 Riabitare, Palazzo Caiselli, Università degli Studi di Udine, Dipartimento di Storia e Tutela dei Beni Culturali. 2012 Sospensione, Galleria Yvonne Arte Contemporanea, Palazzo Porto, Vicenza; The Faces of Memory. A dialogue between Cristina Treppo and Tiziano Possamai, University of Indianapolis, Atene, Grecia. 2013 Residui, Museo Archeologico Nazionale, Aquileia (Ud), a cura di Maria Yvonne Pugliese.

Principali mostre collettive / Selected group exhibitions 2000 L’immagine naturale, Ai Colonos, Villacaccia di Lestizza (Ud), a cura di Luciano Fabro e Neoassociazione. 2004 Technè/pittura_ricerca, Palazzetto Tito, Fondazione Bevilacqua la Masa, Venezia, a cura di Saverio Simi de Burgis e Angela Vettese. 2005 Atelier Aperti. 51. Biennale di Venezia (evento collaterale), Accademia di Belle Arti di Venezia, a cura di Gloria Vallese; Controluce. 51. Biennale di Venezia (evento collaterale), Padiglione Italia, Giardini della Biennale, Venezia, a cura di Saverio Simi de Burgis; Views from Venice, The Center for Book Arts, News York, a cura di Matilde Dolcetti. 2006 Fuori Luogo/Out of Place, Biblioteca Casanatense, Roma - Centro Pecci, Prato - Museo Morandi, Bologna - Biblioteca Bertoliana, Vicenza - MART, Rovereto, a cura di Stefania Missio; Rabbit & House. 4th International Artist Book Triennal, Arka Gallery, Vilnius, Lituania, a cura di Kestutis Vasiliunas. 2007 Open 10. Esposizione Internazionale di Sculture e Installazioni, Venezia Lido, a cura di Achille Bonito Oliva, Paolo De Grandis, Alanna Heiss, Chang TsongZung, Gloria Vallese. 2008 Devozioni domestiche, Galleria Contemporaneo, Venezia Mestre, a cura di Riccardo Caldura. 2009 Palinsesti/Licôf, Castello di San Vito al Tagliamento (Pn), a cura di Emanuela Pezzetta e Denis Viva. 2010 Selection 2010, Galleria Yvonne Arte Contemporanea, Vicenza, a cura di Carolina Lio; Living/Leaving, Venezia, Oratorio di San Ludovico, a cura di Gloria Vallese e Vittorio Urbani. 2011 Interlocutori dell’imperfetto, Villa Di Toppo Florio, Buttrio (Ud), a cura di Paolo Toffolutti e Neoassociazione; Bride, Castello di Larnaka, Cipro, a cura di Gloria Vallese; Lo stato dell’arte. 54. Biennale Di Venezia, Magazzino 26 di Porto Vecchio, Trieste, a cura di Vittorio Sgarbi; Selection 2012, Galleria Yvonne Arte Contemporanea, Vicenza. 2012 Qui e (non) altrove, Torre Massimiliana, Sant’Erasmo, Venezia, a cura di Riccardo Caldura; Gruppo 78, La Telaraña, Oaxaca e Museo Arocena, Torreon, Messico, a cura di Maria Campitelli; F4 un’idea di fotografia, Villa Brandolini, Pieve di soligo (Tv), a cura di Carlo Sala; O si è un’opera d’arte o la si indossa, Galleria Yvonne Arte Contemporanea, Vicenza. 2013 Primavere ribelli, Museo Revoltella, Trieste, a cura di Marco Puntin; La sequenza del fiore di carta, Scatolabianca Incubatore, Venezia, a cura di Martina Cavallarin.

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Cristina Treppo RESIDUI

RESIDUE


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