Domani sarò grande 2013

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Giornalino dell’Istituto Comprensivo di Albignasego (PD) Numero unico - anno scolastico 2012-2013

www.icalbignasego.it/ www. valgigiornalino.blogspot.com/


Domani sarò grande y Giornalino dell’Istituto Comprensivo di Albignasego (PD) Numero unico - anno scolastico 2012-2013 www.icalbignasego.it/ www. valgigiornalino.blogspot.com/

Sommario p. 01 Le pagine della Scuola Primaria p. 28 Le pagine della Scuola Secondaria p. 29 Scuola p. 58 Noi scrittori p. 77 Di tutto un po’…

In copertina: disegno di Marta Della Pelle, Scuola Primaria “Aldo Moro”, Albignasego In questa pagina: disegno di Catherine Voltan, Scuola Primaria “Aldo Moro”, Albignasego

U In redazione u Irene Bertoli, I A Gianluca Michelotto, I A Riccardo Tessari, I A Noemi Saviolo, I B Cristian Bordin, II B Daria Nardo, II B Umberto Di Dio, III B Riccardo Kevin Brugiolo, I C Isacco Furlanut, 1 C Sofia Saviolo, I C Manuel Mathias Zinno, I C Anita Galante, I D Giada Kabrit, I D Alessia Zelandi, I D Miriam Beccaro, II D Laura Codogno, II D Andrea Cruccas, II D Michael Mantovani Magello, II D Beatrice Questori, II D Camilla Toniato, II D Alessandro Brugiolo III G

Responsabili di redazione Francesca Donà Giovanna Vignato


Due parole…

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o scorso anno le scuole primarie e secondarie di Albignasego erano delle realtà territorialmente vicine, ma apparentemente lontane nel loro agire, nel loro essere e funzionare. Oggi vi è un’unica realtà, l’Istituto Comprensivo di Albignasego: più di 1800 alunni, oltre 80 classi, 200 tra docenti e personale che operano negli 8 edifici presenti nelle diverse frazioni del territorio comunale. Una realtà complessa dunque e anche vivace. Il giornalino scolastico di questa nuova realtà ha mantenuto il titolo che aveva nella scuola secondaria. “Domani sarò grande” non è forse un pensiero che accomuna i più piccoli e i più grandi.? <Quando sarò grande farò il pilota, l’astronauta, la principessa o il calciatore…> affermano con sicurezza i bambini della primaria. <Chissà cosa farò quando sarò grande?> pensano i ragazzi della secondaria. E nel frattempo? Nel frattempo bambini e ragazzi imparano, leggono, raccontano, si divertono, disegnano, stringono amicizie, litigano, giocano, studiano, riempiono la scuola, povero edificio senza vita, della loro vita. In queste pagine troverete un assaggio delle numerose attività che ogni giorno vedono coinvolti bambini e ragazzi nell’attesa, appunto, di diventare grandi! Le responsabili della redazione del giornalino


SCUOLA PRIMARIA

LE PAGINE DELLA SCUOLA PRIMARIA

Caro diario..."Domani sarò GRANDE!" Gli alunni di classe quinta della scuola "G.

Rodari" hanno scritto un testo dal titolo : "Domani

sarò grande" e TUTTI hanno realizzato dei piccoli capolavori. Le insegnanti di classe hanno quindi deciso di condividere con tutti voi i loro pensieri, le loro paure, le loro emozioni:

eccoli…………….

I RICORDI... Questi per me sono stati cinque anni indimenticabili! Ricordo quell'emozionante mattina di

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cinque anni fa quando, noi bambini di prima abbiamo varcato il cancello per la prima volta...Dopo l'appello sono finalmente entrata in classe ed ho conosciuto i miei nuovi compagni. In questi cinque anni ho conosciuto delle maestre fantastiche, che ricorderò sempre con tanto affetto. Mi hanno insegnato a scrivere, leggere e a contare e mi hanno accompagnata in questo viaggio con tanta pazienza e amore. Sono un po' dispiaciuta perché lascerò la scuola dove sono cresciuta, dove ho conosciuto tanti amici e dove ho trascorso bellissimi momenti che non dimenticherò mai. Oggi, 1


SCUOLA PRIMARIA arrivata quasi alla fine di questo viaggio, ho nel cuore un po' di tristezza, ma allo stesso tempo mi sento pronta e desiderosa di proseguire la mia avventura alle medie. Sto crescendo ed è giusto che si vada avanti!" Veronica B. …"alcuni anni fa dicevo che non mi piaceva stare alle elementari, ma adesso che la quinta sta per finire...vorrei ancora restare qui con le mie maestre! Quando e se ci saranno problemi...ripenserò a quando ero alle elementari". Federico C.

L'anno prossimo sarò più grande: dovrò cavarmela più spesso da solo!"

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Rayan K.

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" n prima, il primo giorno di scuola, piangevo perchè non volevo lasciare la mamma. Finalmente in terza ho capito che non mi lasciava per sempre, così dopo ho smesso di piangere. In questi ultimi mesi di quinta sono molto triste, perchè so che ognuno di noi prenderà la sua direzione..." Edoardo

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" n classe terza ho conosciuto meglio anche i maschi e ho incominciato ad avere le prime cotte! Lo so che sei curiosetta...ma non ti dirò chi mi piace! :-) Quando diventerò grande sarò ancora più responsabile e matura, ma forse mi prenderò più sgridate perchè sarò più monella! Certe volte vorrei ritornare bambina...ma non so il perchè!" Lisa L. "...ti volevo raccontare di questi cinque anni che ho passato alle elementari ...Sono stati un pò noiosi, ma alla fine mi sono stati utili per conoscere amici ed imparare tante cose nuove che non sapevo" Gianmarco

Le maestre sono tanto sorridenti, infatti a volte fanno battute sapendo che così ci strappano delle

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risate! Ricordo che mi era piaciuto tanto il primo giorno di scuola, mi ero tuffata subito tra i bambini: volevo fare tante amicizie...ed è stato un successone perchè ho conosciuto Lisa, Claudia e Rayan" Giorgia L.

Mi mancheranno tanto i bei momenti che ho trascorso con le mie amiche in questi anni di scuola

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elementare e ricorderò per sempre quando ci riunivamo tutte "al palo" per raccontarci i nostri segreti oppure quando, durante la ricreazione, ci inventavamo dei balletti o giocavamo "a maestre". Sara G.

Mi mancherà la scuola elementare...Mi ricorderò tutti i momenti trascorsi insieme ai miei

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compagni e amici: i lavoretti fatti con la maestra Patrizia e con la ceramista, quando giocavo a carte con Federico, le gite con le maestre, l'albero di Natale e il presepio..." Penelope B.

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SCUOLA PRIMARIA

Tutte le amiche e gli amici che ho conosciuto qua non vorrei perderli, perchè abbiamo vissuto

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tanti momenti belli e brutti insieme. Io da una parte sono contenta che stia finendo questo percorso perchè voglio iniziare una nuova vita, conoscere nuove persone e imparare cose nuove, ma da un lato no, perchè alcuni miei compagni non li rivedrò più e neanche le maestre" Elena C.

Le maestre sono molto simpatiche, i miei amici mi vogliono molto bene e anche io gliene voglio!"

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Pietro S.

Tanti bambini dicono che a loro la scuola non piace, invece per me non è così, perchè è anche

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divertente studiare e stare insieme agli amici...si, ci possono essere momenti difficili ma...pochi!". Claudia F.

Mi mancheranno tanto i miei compagni di classe, ma so che ne troverò altri alle medie...e spero

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che siano simpatici come i "vecchi"! Ci sono dei compagni che ci fanno ridere sempre e ci tengono su il morale come Francesco, che quando ci fu il terremoto e alcuni presero paura, dondolandosi sulla sedia cadde all'indietro e strappò a tutti una grossa risata!" Dalila G.

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" n prima ricordo che, il primo giorno di scuola, ero un pò timido, perchè non conoscevo nessuno a parte Giovanni, che avevo conosciuto all'asilo, quando avevo due anni... ma dopo un pò di anni ci siamo conosciuti tutti meglio!" Mattia B.

Quest'anno per me è bellissimo, e anche se posso ancora migliorare nei voti della pagella, sono

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già contento!"

Lorenzo B.

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" l tempo passa così in fretta che ormai ho quasi finito le elementari! L'anno prossimo andrò alle medie: da un lato sono felice e spero di avere professoresse che mi accettino per quello che sono, ma da un lato sono triste perchè saluterò le mie maestre!" Laura C.

Proprio quest'anno, per la festa delle donne, ho pensato di dare a tutte le ragazze della mia classe

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un mazzetto di mimose!"

Filippo C.

Quest'anno è l'ultimo di scuola elementare e mi mancherà questa scuola con tutto quello che ha

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fatto per me e per tutti noi, ovviamente! Di questi anni mi ricorderò le persone con cui ho fatto amicizia, le difficoltà che ho incontrato e le gioie che ho provato!" Filippo M.

A volte quasi non ci credo che sarò costretta a lasciare molti dei miei compagni... Quelli che mi

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SCUOLA PRIMARIA stanno più a cuore sono gli alunni della classe "A", la mia classe "A"... Per me siamo una classe PERFETTA, INSUPERABILE, dove ci sono pagliacci, artisti, geni...! Ma la cosa più bella è che stiamo tutti INSIEME! Da quanto sono legata alle elementari, sono triste d'andare alle medie, ma secondo me lasciare delle persone può essere un modo per imparare a crescere e diventare grandi!". Matilde V.

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" n questi anni mi sono divertita molto e non vorrei dover andare alle medie, perchè non vedrò più gli amici e non vorrei lasciare le maestre, perchè sono state buone e gentili con noi!" Aurora L.

I CAMBIAMENTI ... I

" n questo ultimo hanno di scuola elementare so di essere molto CAMBIATO!..." Francesco

Sono cambiata rispetto ai miei primi anni di scuola: sono un pò più silenziosa, più brava e anche

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più responsabile...insomma: più grande!"

Matilde B.

Mi vedo parecchio cambiata rispetto a quando ero in prima elementare perchè adesso i miei

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genitori mi chiedono di fare più cose, come preparare la tavola, aiutare mia sorella, la nonna, i cugini, gli zii...mentre una volta facevano tutto la mamma e il papà!" Emma P.

Mi vedo molto cambiata perchè all'inizio ero un pò timida, ma ora mi sento aperta e pronta ad

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aiutare tutti! Mi aspetto che quando arriverò alle medie ci siano delle insegnanti non troppo severe..." Sofia F.

Ora che sono cresciuto i miei genitori si fidano di più di me e posso stare fuori senza che loro mi

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controllino, ma mi dispiace perchè non mi coccolano più come prima e devo fare tutto da solo...Ma mi sento "prontissimissimissimo" per le medie, per affrontare tutte le difficoltà e gli ostacoli (con un pò d'aiuto ovviamente!)" Federico R.

Mi vedo molto cambiata perchè in prima ero tanto timida e non parlavo con nessuno, mentre

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adesso sono molto più aperta!"

Beatrice

Siamo rimasti dei chiacchieroni... ma siamo diventati grandi! Secondo me è bello diventare

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grandi, perchè hai un pò più di libertà, più autonomia, puoi aiutare la tua famiglia...Ma èa anche faticoso, perchè ti prendi tante responsabilità e pensi:<<Aiuto, ma come farò?>>" Emma S. 4


SCUOLA PRIMARIA

TIMORI E SPERANZE E se prenderò brutti voti? E se i professori detteranno velocemente e io mi stancherò e rimarrò

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indietro? Oppure, se con tutti i compiti che avremo morirò sommersa?! E se, e se, e se...insomma: tutti questi timori dovrò imparare ad affrontarli!" Francesca B.

Sono molto curiosa di sapere come sarà alle medie, però ho paura perchè temo che i più grandi

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siano prepotenti...Mi aspetterei che le insegnanti fossero buone e i compagni gentili!"

Vittoria R.

Se penso all'anno prossimo, che andremo alle medie, provo un pò di paura e di emozione...però

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non vedo l'ora di frequentarle!"

Alessia C.

Credo che da un lato mi piacerà avere nuovi compagni e diventare grande, ma da un lato mi

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dispiacerà per alcuni miei amici che probabilmente non vedrò più l'anno prossimo, e quindi mi sto godendo tutto il tempo possibile con loro!" Giovanni

Credo che riuscirò a fare subito amicizia con i nuovi compagni e spero si facciano belle gite!"

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Simone C.

Un pò di paura ce l'ho, come del resto avevo paura il primo giorno delle elementari... Penso che

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non conoscerò nessuno, mi sentirò ridicola, sarò piena di vergogna e avrò tutte le guance rosse...Ma ci saranno due aspetti positivi nel passaggio: avrò uno zaino nuovo e forse potrò trovarmi in classe con le mie amiche dell'altra sezione" Sara G.

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" o ho tanta paura di venire bocciata alle medie, perchè se capitasse mio papà mi farebbe nera...però ho anche tanta paura di prendere brutti voti..."

Martina D.

Non riesco a crederci che a settembre dovrò a passare dalle elementari alle medie! Sono felice

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ma anche allo stesso tempo triste all'idea di andare via da questa scuola, perchè ci sono molto affezionato, ma so che quando sarò andata alle medie...significa che sarò cresciuto! I miei genitori però mi dicono che non avrò problemi nel fare i compiti e questo genere di cose, perchè le maestre che ho adesso sono bravissime" Tommaso

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SCUOLA PRIMARIA

IL FUTURO... Da grande vorrei essere una persona gentile ed altruista"

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Ricardo

Quando diventerò grande, finita la scuola, potrò spendere i

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miei soldi come vorrò, non essere rimproverata, andare via da casa da sola, andare a letto tardi e prendere altre decisioni! Gli aspetti brutti del diventare grandi però sono che non potrò più divertirmi, giocare e non pensare a niente, perchè dovrò comunque lavorare rispettare le leggi, pagare le tasse... e quando avrò un figlio dovrò rinunciare a tante cose per lui" Aurora F.

Un giorno, quando sarò grande, non ho ancora deciso che lavoro vorrei fare... ma forse è ancora

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troppo presto per deciderlo. Ci vogliono anni e anni di studio, prima di iniziare a lavorare!" Veronica L.

Da grande vorrei continuare ad essere gentile, simpatica e giusta, senza fare differenze; proprio

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come fa la mia mamma (anche se a lei io dico che dà sempre ragione a mio fratello!)"

Federica Pietro C.

"Per il futuro ho un pò di paura...ma devo pensare positivo!"

Da grande vorrei continuare ad essere una persona generosa ed educata, che riesce a fare

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amicizia con tutti e che quando ha un'amica la perdona (quando serve) e non la tradisce mai!" Angelica F.

Ogni persona nella sua vita è spesso davanti ad un "bivio", cioè a due scelte: quella di essere una

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persona piacevole, piena di buoni sentimenti e altruista, oppure quella di essere una persona egoista, oscura e che fa del male alla gente. Io devo impegnarmi, con l'aiuto dei miei genitori, ad andare nella prima direzione, così sarò una persona che crede nel valore della preghiera, che aiuta le persone quando sono in difficoltà e una persona autonoma" Francesco L.

classi 5^ Rodari

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SCUOLA PRIMARIA

POESIA DI PRIMAVERA Tre alunne della scuola

"G: Rodari"

hanno scritto questa bellissima poesia sull'arrivo della

primavera, non credete anche voi che siano state bravissime?

PRIMAVERA Gemme, violette e rose, fan festa nel prato gioiose. Le farfalle brillanti festeggian con canti. Le coccinelle son sempre più belle con i loro puntini ancor più carini... Il pesco rosato è appena sbocciato, le rondini in migrazione tornano in questa regione. Gli animali si sono svegliati, dall'inverno son tornati e la primavera è ritornata come una piccola fata!

Gemma, Zoe di classe IV ed Emma di classe I della scuola "G.

Rodari"

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SCUOLA PRIMARIA

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SCUOLA PRIMARIA

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SCUOLA PRIMARIA

Un incontro speciale Anche gli alunni della scuola primaria hanno potuto conoscere una vera scrittrice!

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e classi I e II della scuola “Raggio

di Sole”, martedì 9 Aprile, hanno incontrato la

scrittrice per bambini Leda Luise, presso la Libreria Zannoni di Padova.

Nel mese di Aprile in una bella mattina in libreria andava la seconda con la prima, per incontrare una brava scrittrice che tante storie ai bambini dice.

Leda Luise, il suo nome è questo. Per prima cosa animò un suo testo la storia del lupo e dei 7 caprettini ci ha trasformato in attenti bambini,

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SCUOLA PRIMARIA

poi a scuola abbiamo realizzato delle casette per ricordare la storia delle caprette.

Dopo una squisita merendina in centro ci voleva una passeggiatina; e per concludere l’interessante giornata anche un’utile cosa ci è stata regalata!

Un grazie di cuore a tutti quelli che ci han offerto momenti belli e in particolare a Leda autrice che con le rime ha reso ciascun di noi felice!

I bambini di I e II della scuola “Raggio di Sole” 11


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COM’E’ FATTO UN PESCE

In classe seconda, preso la scuola G.Rodari di Albignasego, si è svolta una lezione DECISAMENTE PARTICOLARE. Gli alunni hanno osservato un pesce: la trota salmonata

Ne hanno individuato le varie caratteristiche utilizzando i sensi della vista e del tatto identificandone le qualità. FORMA: affusolata perchè rende più facile il movimento SQUAME: ricoprono il corpo e sono ruvide e dure e proteggono i pesci dalle ferite. Sembrano le "tegole" del tetto! PINNE: servono per nuotare e sembrano dei remi, a volte anche dei freni. Servono al pesce per cambiare direzione, sono un vero e proprio timone. BRANCHIE: Organi per respirare, sono come i nostri polmoni Successivamente l'hanno sezionata osservandone le interiora:

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SCUOLA PRIMARIA Alla fine hanno rappresentato il lavoro con un bellissimo disegno:

OSSERVAZIONI DEI BAMBINI: • Ad una lezione così non avevo mai partecipato ed è per questo che mi sono sbalordita, ma mi anche divertita molto. • Per me la lezione è stata un "gioco scientifico" pieno d'informazioni interessanti sulla trota salmonata. • Vorrei fare sempre lezioni così belle e istruttive. • La trota ha un "brutto" odore ma ha tanti organi dentro. • A me è piaciuto molto quando ho visto il cuore e le budella della trota. • Mi è piaciuto un sacco questo "esperimento". • Alla fine la maestra ha buttato il pesce nel cestino, che peccato! • Il cuore era piccolissimo e il corpo secondo me era morbido come un cuscino. Classe II della scuola "G.

Rodari"

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SCUOLA PRIMARIA I RAGAZZI DI CLASSE IV A/B DELLA SCUOLA "G. RODARI" SI SONO IMMEDESIMATI SCRITTORI E, OSSERVANDO BENE L'IMMAGINE DELLA PITTRICE DOMITILA DOMINIGUEZ, HANNO INVENTATO UN MITO.

LA GUACAMAJA E I COLORI DEL MONDO

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n un tempo lontano, in Messico, non c'erano colori, c'era solo buio e neppure un ciglio di luce, gli abitanti erano preoccupati. Più lontano viveva un gran pappagallo femmina con le penne di tutti i colori, era bella e maestosa e si chiamava “GUACAMAJA”. Un giorno il dio Mercurio andò dalla Guacamaja e le disse: “Vai in Messico a portare i colori alle città!” La Guacamaja accettò. Prima di andare dagli abitanti volle però andare in spiaggia. Dopo aver pensato andò dagli abitanti. Ad un certo punto si vide un bagliore di luce: era la Guacamaja che spiccava il volo! Gli abitanti uscirono di casa ad acclamarla mentre lei perse le piume per strada. Dalle piume gialle nacquero il sole e la luna, dalle piume verdi i prati, dalle piume azzurre il cielo e il mare, dalle piume marroni le montagne, dalle piume rosa i fiori e così nacquero i colori. E' da allora che il Messico è un paese pieno di allegri colori. Silvia Orrasch, classe IV B scuola primaria G. Rodari

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SCUOLA PRIMARIA Gli alunni di Classe IV A e B hanno poi realizzato delle “riproduzioni� del quadro stesso con uno splendido risultato, voi cosa ne pensate?

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SCUOLA PRIMARIA

BUONA PASQUA 2013

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iao a tutti i nostri lettori, noi alunni della scuola G.Rodari vi auguriamo una Pasqua meravigliosa e ricca di momenti piacevoli da trascorrere con gli amici ed in famiglia.

Quale modo migliore per farlo se non con una poesia del nostro "G. Rodari" e una splendida decorazione? La nostra Lodovica Lazzarini della IV B che con un suo disegno augura:

“Buona Pasqua a tutti!�

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SCUOLA PRIMARIA

Aspettando Aspettando un titolo Una nostra amica della scuola primaria ha scritto questa bellissima poesia a cui però manca un titolo. E voi che titolo dareste?

??? Guardo fuori e vedo il cielo Sento il suono del vento.

Le foglie si muovono di notte, profumo dei fiori, mi guardo attorno, mi verrebbe voglia di sdraiarmi e guardare le stelle.

C’è anche il mare… mi chiama… Il mondo è bello se l’osservi!

Gemma Luciani, IV B primaria Rodari

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Scuola Primaria “Falcone e Borsellino”

Uscita didattica al Planetario di Padova

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l giorno 06/11/2012 siamo andati in visita al Planetario di Padova con l’autobus di linea ; quando siamo arrivati ci hanno accolto in maniera molto simpatica gli astrofisici che lavorano in quel luogo. Il momento più emozionante è stato quello di osservare il sole attraverso dei telescopi speciali, muniti di obiettivi colorati : bianco per guardare le macchie solari, rosso per ammirare le protuberanze di energia della enorme stella “nana” qual è il sole. Abbiamo vissuto dei momenti interessanti e suggestivi!!! Alunni delle classi V “Falcone e Borsellino”

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LEZIONE DI…TRUCCO.

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oi classe quinta della scuola Raggio di Sole, il giorno 8 Aprile 2013, abbiamo assistito ad una lezione del tutto

nuova: una lezione di trucco. Questa attività è stata prevista in preparazione del corto metraggio in cui siamo impegnati da diversi mesi e che nell’ultimo mese in particolare, ci vede protagonisti non solo come attori, ma anche come registi. Tornando invece, alla nostra lezione di trucco, la truccatrice professionista ci ha fornito utili consigli su come truccare gli attori dei film.

In quel pomeriggio siamo diventati anche noi interpreti di soggetti particolari.

Per poche ore siamo diventati zombie, ubriachi, feriti. Con una lezione diversa dalle altre e molto piacevole ci siamo improvvisati, anche se per poco, make-up artist e attori per interpretare ruoli diversi. classe V della scuola “Raggio

di Sole”

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SCUOLA PRIMARIA

La classe V della scuola Raggio di Sole presenta:

Il drago buono di Alex Marcante

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’era una volta un drago, ma non un drago qualsiasi, un drago buono! Il drago era alto come un gigante, grasso come tre maiali messi insieme, aveva denti che tagliavano qualsiasi cosa ed era verde, con delle unghie lunghissime. Questo drago non era come tutti gli altri perché era gentile e buono ma molto permaloso, anche se amichevole. Era molto fastidioso perché faceva molti versi rumorosi per via del suo stimolo per la musica, anche se non ci riusciva. Il drago era molto pulito e profumato ma ogni tanto puzzava come tutti gli altri draghi. Un giorno il drago andò in un paese di campagna per fare sentire la sua musica. Quando iniziò a cantare si sentì un rumore fastidiosissimo ma così fastidioso che le persone gli tiravano dei pomodori. Il drago, tutto sconsolato, se ne andò, ma prima di lasciare il paese incontrò un diavolo che gli diede una chitarra magica con cui poteva suonare tutti gli strumenti musicali alla perfezione. Il drago tutto contento suonò in tutto il mondo la sua musica diventando un chitarrista, pianista, flautista...Egli diventò molto famoso usando solo una chitarra magica!!!

L'isola

racconto di gruppo classe

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aggiungemmo l’isola a nuoto. Era immensa, sembrava deserta e il sole la illuminava. Davanti a noi il mare azzurro e limpido era splendente. L’acqua trasparente e fredda era rilassante e i pesci colorati ci facevano strada verso la riva. La sabbia sotto i nostri i piedi era bollente e granulosa. Saltellando cercammo una zona ombrosa, fortunatamente proprio davanti ai nostri occhi trovammo una palma verde e grande, ricca di noci di cocco. Il profumo dei frutti tropicali era inebriante tanto da venirci voglia di assaggiarli. Il soffi o del vento ci accarezzava la pelle e trasportava il forte odore di salsedine. Attorno a noi sentivamo il richiamo dei gabbiani che svolazzavano nel cielo azzurro e sereno, il fruscio del vento tra gli alberi e il rumore rilassante delle onde.

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SCUOLA PRIMARIA

I suoni si vedono?

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oi del gruppo tre, oggi 31 Ottobre 2012 abbiamo fatto un esperimento con un eidofono per vedere i suoni. L’eidofono è un attrezzo inventato da una signora austriaca e che permette di vedere i suoni in un modo molto semplice. L’eidofono non è altro che un tubo con due aperture: una è in alto e l’altra a fianco. Quello che abbiamo usato noi aveva del diametro di 16 cm. Se volete, potete farne uno anche voi: vi serve un tubo in plastica come quello della foto , un sacchetto di plastica come quelli della spazzatura e un elastico. Prendete un sacchetto di plastica, ritagliatelo abbastanza grande da coprire l’intera apertura lasciando un bordo sporgente. Mettete la plastica sull’apertura dell’eidofono e fissatela con l'elastico in modo da tenerla ben tesa. Prendete della farina da polenta e spargetene un po’ sulla superficie della plastica, senza metterne troppa. A questo punto tutto è per vedere i suoni. Questo è l’esperimento. Abbiamo preso l’eidofono e vi abbiamo messo sopra della farina da polenta. Abbiamo poi urlato avvicinandoci all’apertura dell’eidofono, tenendo il suono lungo e forte e… MAGIA! Volete sapere che cosa è successo? Ve lo diciamo noi! La farina si è mossa come impazzita! A turno, poi, abbiamo urlato nell'eidofono e abbiamo notato che ogni voce produceva un disegno diverso: quella di Samuele, per esempio aveva fatto praticamente sparire quasi tutti i granelli di farina. Poi abbiamo provato ad avvicinare un altoparlante, collegato al pc, per vedere che effetto faceva: se il suono era acuto la farina vibrava pochissimo, mentre più il suono diventava grave, più la farina vibrava creando delle forme geometriche. Questo esperimento è stato molto divertente, provatelo anche voi!

Alunni classe V di”Raggio di Sole”

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Un alieno sconosciuto di Andrea Zecchinato

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’universo è pieno di misteri e tocca a noi svelarli! Oggi vi racconteremo una storia davvero strana di un alieno. In un pianeta sconosciuto viveva un alieno che ogni giorno doveva svolazzare e fare solo addestramento; ma a lui non piaceva, quindi decise di andare nel pianeta terra: il nostro pianeta! Lui però non voleva venirci per distruggerla ma per imparare cose divertenti, dato che quelle che faceva erano tutt’altra cosa. L’alieno era pelato come una patata ed è talmente magro che aveva la forma di uno scheletro! Una cosa straordinaria di lui è che è l’ultimo alieno della sua specie e, per essere l’ultimo, puzza davvero un sacco: sa da gorgonzola e muffa! Di solito fa sempre dei versi strani quasi come degli stridii. Spara ovunque e, mentre spara, uccide persone famose come Lady Gaga. Un giorno incontrò il mio amico Tommaso e passarono tutto il giorno insieme, ma successero delle cose strane: quando vedeva sardine, le disintegrava e poi salutava le persone alla TV e svolazzava rompendo tutto. Quel giorno per lui era stato il più bello e si sentiva davvero molto felice, rispetto alla tristezza che provava nel suo pianeta. Quando venne l’ora che l’alieno partisse, questi disse a Tommaso: “Sei davvero simpatico e divertente”. Salì quindi sulla sua navicella, sperando di far imparare le cose della terra ai suoi amici. Alla fine l’alieno partì e tornò nel suo pianeta, felice di quel giorno.

TELEVISIONE UTILE O INUTILE?

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n classe abbiamo letto un articolo sull’utilità della televisione nella formazione e nell’istruzione dei bambini. I pareri degli adulti sono molto discordanti: alcuni dicono che la tivù fa male, altri invece no. Nessuno però pensa mai di chiedere il parere a noi bambini, così abbiamo preparato un questionario per sapere cosa ne pensano gli alunni di questa scuola riguardo alla tivù. Abbiamo fatto a tutti delle domande e queste sono le risposte. Alla prima domanda "Ti piace la tivù?", 85 bambini hanno risposto sì, solo 4 no e in 7 hanno detto così-così. Alla domanda "Quanto tempo guardi la tivù", 23 bambini dicono di guardarla poco (al massimo un'ora al giorno), 34 mediamente (tra 1 e 2 ore al giorno) e 35 la guardano tanto, cioè più di 2 ore al giorno. Per fortuna più della metà dei bambini (51) non la tiene accesa quando fanno i compiti ma 28 invece sì e 21 dicono che la tengono accesa a volte ma non sempre. Riguardo ai programmi preferiti, 40 bambini dicono di guardare volentieri i fi lm violenti, in 36 gli horror, in 48 i cartoni violenti, in 19 programmi di lotta tipo wrestling però, 22


SCUOLA PRIMARIA per fortuna, ben 67 bambini dicono di preferire anche altri programmi, diversi da quelli detti prima. Inoltre 37 bambini dicono che preferiscono parlare coi genitori piuttosto che guardare la tivù, invece 31 preferiscono la tivù, e 24 un po' l'una e un po' gli altri. Come ultima domanda abbiamo chiesto cosa pensano della tivù: molti la trovano interessante (78) e divertente (60) ma pochi la considerano utile (32) o inutile (27) o addirittura noiosa (13), mentre una buona fetta pensa che sia dannosa (57). In conclusione, in base alle risposte che ci hanno dato i nostri compagni possiamo dire che alla maggior parte dei bambini di questa scuola piace la tivù. Due bambini su tre la guardano tanto (cioè due ore o più), più o meno la metà fa i compiti con la tivù accesa, anche se non sempre e in molti guardano programmi “violenti”. Uno su tre preferisce parlare con i genitori ma due su tre preferisce la tivù ai genitori, anche se non sempre. Infine, solo 32 bambini pensano che la tivù sia utile mentre 27 pensano che sia inutile e ben 57 pensano che sia dannosa. Nonostante queste opinioni negative, più di due bambini su tre pensano che sia interessante o divertente, pochi la trovano noiosa. In conclusione noi bambini pensiamo che la tivù sia, più che utile o inutile, interessante e divertente ma capiamo che può essere anche dannosa!

GIOCHI DA CORTILE A tutti piace giocare, quindi noi del gruppo 3 abbiamo pensato di scrivere le regole e le istruzioni per giocare ad alcuni dei giochi che ci piacciono di pù.

NASCOPRENDINO

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questo gioco possono giocare fino a quindici bambini. Scopo del gioco è quello di prendere tutti i giocatori. Per prima cosa si fa la conta per stabilire chi prende gli altri. Il bambino che è stato scelto conta sulla base stabilita fino a 30 o 50 senza guardare i nascondigli degli altri. Terminato di contare, il bambino cerca gli altri nascosti e prova a prenderli. Gli altri cercano di andare a toccare la base senza farsi prendere, per salvarsi. Il gioco finisce quando sono stati presi tutti oppure quando tutti sono salvi in base. Il primo giocatore che è stato preso, conterà al posto dell’altro. Se però nessuno viene preso, riconterà di nuovo quello che era “sotto” prima.

“CECOLA”

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questo gioco si può giocare al massimo in dieci. Per prima cosa bisogna creare una buca poco profonda per terra e avere delle biglie. Scopo del gioco è colpire le biglie degli avversari da dentro la “cecola”. Si inizia mettendosi tutti dietro una riga, si tira la biglia cercando di fare “buca”. Questo serve per stabilire chi sarà il primo, chi il secondo eccetera. Il primo mette la biglia in cecola, mentre gli altri si posizionano nel resto del campo cercando di non farsi colpire. Il 23


SCUOLA PRIMARIA primo cercherà quindi di colpire una biglia degli altri: per farlo, si può avvicinare al bersaglio di una spanna. Si tira quindi a turno per entrare in buca e avere il diritto di cercare di colpire gli altri. Chi viene colpito, va in buca ma deve pagare una biglia a chi l’ha colpito. Il gioco finisce quando ci si stanca.

LACCI”

A

questo gioco possono partecipare 13 bambini. Il campo da gioco è un rettangolo diviso a metà, possibilmente all’aperto: tre bambini si mettono sulla linea centrale e gli altri si dispongono dentro alle due metà del campo. Scopo del gioco è di prendere tutti i 10 bambini che cercheranno di non farsi prendere. L’ultimo che rimane da prendere, vince, e si ricomincia daccapo. Queste sono le regole: 1) Non si spinge; 2) I giocatori che stanno nelle meta’ del campo, non possono uscire dai confini, altrimenti sono presi; 3) I 3 giocatori che stanno sulla riga di metà, per prendere possono muoversi solo sulla riga; 4) I 10 giocatori devono cercare di passare nell’altra metà senza farsi prendere. 5) Chi viene preso, va in mezzo a prendere con gli altri tre bambini. Vi consigliamo di giocarci perché è divertente!

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SCUOLA PRIMARIA

Piccole poesie I bambini spesso sanno creare piccoli capolavori con le loro parole e con le loro emozioni, poesie semplici ma allo stesso tempo meravigliose, leggere come pennellate ad acquerello...

L’ALBERO

Verde e luminoso fiorito e germoglioso grande e maestoso, robusto e rigoglioso, vestito e pieno di gemme.

L’ESTATE

Vacanze pazze, mare ogni giorno castelli di sabbia. Accolgono passeggiate tuffi e arrampicate e felici feste.

IL MARE Il mare è un acquario immenso, le onde del mare sono acqua salata che tingono il mondo d’azzurro. Il mare è un amico che ti capisce.

Alunni scuola primaria “RAGGIO DI SOLE”

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SCUOLA PRIMARIA

“Biblioteca aperta a scuola” Si è concluso alla grande il Progetto “Biblioteca aperta a scuola” nel plesso “G. Marconi”. Per due settimane i libri dati in prestito dalla biblioteca Comunale di Albignasego hanno permesso a tutti i bambini di viaggiare con la fantasia nei vari continenti della nostra cara Terra. Qualcuno è arrivato in Cina alla scoperta della grande muraglia, altri sono stati nelle spumeggianti spiagge australiane, altri ancora tra i profumi delle spezie nei mercati in Marocco… Racconti, fiabe e miti di terre vicine e lontane hanno ispirato la realizzazione di meravigliosi libri scritti e illustrati da tutti i bambini della nostra scuola. Dei veri capolavori che prossimamente potrete ammirare proprio nella nostra Biblioteca Comunale.

ECCO

I CAPOLAVORI

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SCUOLA PRIMARIA

REALIZZATI

DAGLI ALUNNI

DALLA SCUOLA PRIMARIA “G. MARCONI”

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SCUOLA PRIMARIA E ORA …

LE PAGINE DELLA SECONDARIA

- SCUOLA - NOI SCRITTORI - VARIE

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SCUOLA

SCUOLA Ricordo…il primo giorno di scuola Che impressione, come era grande la scuola! (Lisa Vedovato 1B) …io avevo paura di perdermi (Alberto Trevisan 1F) La prof. Boscardin parlava solo in spagnolo…e chi ci capiva qualcosa! (Alberto Trevisan 1F) …anche la prof. Trivillin parlava solo in inglese e mi sembrava di non ricordare nulla. (Alessandro Medici 1F) Io ascoltavo la mia prof. di inglese con gli occhi sbarrati (Stefano Munegato 1B) …ti ricordi abbiamo subito scritto le regole! (AlessiaBacco 1B) I miei compagni e io eravamo in silenzio assoluto, tutti intimoriti! (LetiziaGrosselle1F)

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SCUOLA

Laboratorio aboratorio di Dance Ability

importanti sono: il rapporto con gli altri, le emozioni e le sensazioni provate come il rilassamento. Non ci sono stati imprevisti, a parte un po’ di confusione e non ci sono stati problemi, incomprensioni, nemmeno tra i partecipanti.

I

l laboratorio di Dance Ability si è svolto in cinque lezioni di due ore. Si tratta di una ginnastica che fa muovere braccia e gambe molto dolcemente. Le istruttrici ci mettevano a coppie e alcuni facevano le statue e altri gli scultori che modificavano la forma iniziale. Gli scopii per cui è stata organizzata sono: costruire un rapporto di amicizia un po’ con tutti e imparare a voler bene agli altri. L’attività è stata proposta dalla nostra professoressa di ginnastica e l’ha organizzata l’associazione “Ottavo Giorno”. E’ stata svolta dal venti febbraio al venti marzo, ogni mercoledì, al Palazzetto Polivalente di Albignasego. Vi hanno preso parte i ragazzi di prima A, con un lavoro collettivo e l’hanno guidata due istruttrici Anna e Marina, M con l’aiuto della musica. Gli aspetti dell’esperienza ell’esperienza che giudico più

Nellaa prima lezione ci siamo un po’ conosciuti, nella seconda abbiamo fatto un gioco in cui non dovevamo camminare,nella terza lezione ci siamo inventati un segno che esprimeva il nostro nome e abbiamo fatto il gioco dei ciechi in cui dovevamo dov tenere gli occhi chiusi e un compagno ci doveva guidare in un percorso; nella quarta lezione abbiamo parlato in cerchio e abbiamo fatto il gioco delle sculture in cui dovevi modificare una forma e nell’ultima lezione abbiamo fatto il gioco dei visitatori tatori in cui dei ragazzi facevano le statue e dovevano essere modificate e altri ragazzi facevano i visitatori. Alla fine di questo gioco abbiamo danzato a occhi chiusi e abbiamo espresso i nostri sentimenti. Il risultato finale dell’attività è stato che dovevamo diventare tutti amici e penso che gli scopi per cui è stata organizzata siano stati raggiunti. E’ un’attività da sviluppare perché è stata molto bella.

Manuel Soranzo 1A

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SCUOLA

Laboratorio di scrittura creativa: i pareri della 1A Testi raccolti da Irene Bertoli e Sofia Saviolo

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el mese di marzo abbiamo dedicato due ore la settimana ad un laboratorio di “scrittura creativa”. Questo progetto è stato organizzato dalla professoressa De Agostini e dalla professoressa referente della biblioteca con lo scopo di farci provare l’esperienza di essere degli scrittori. La nostra guida si chiamava Sara Saorin, ed è un’editrice. Per tre settimane, le ultime due ore del venerdì è venuta nella nostra classe e insieme abbiamo creato un racconto fantasy. Nella prima lezione Sara si è presentata brevemente, e ci ha introdotto il lavoro che avremo fatto durante le tre lezioni. Ci ha chiesto se avevamo letto libri fantasy come Harry Potter, dicendoci che il nostro racconto si sarebbe basato su un racconto fantasy. Dopo una breve introduzione ci ha diviso in sette gruppi; ognuno doveva scrivere una breve introduzione sul protagonista del racconto fantasy per poi presentarlo alla classe. Io ho lavorato la prima volta con Margherita e Pietro. Mi sono trovata bene, anche se quelle che inventavano e che scrivevano eravamo io e Margherita; insieme abbiamo creato Fred, un disordinato e un perfetto corridore. Dopo aver scritto la “carta d’identità” del protagonista l’abbiamo presentato alla classe. Abbiamo votato il protagonista che ci sembrava più carino. C’è stato un piccolo disguido perché il gruppo di Etalem, Eleonora, Manuel e Gianluca e quello di Maria, Luca ed Elisabetta erano in parità, ma subito dopo è suonata la campanella.

Nel secondo incontro è uscito il protagonista del nostro racconto fantasy: Jack, un disordinato con forze sovraumane, con l’amico Venus, il protagonista di un altro gruppo trasformato ora nell’amico di Jack. Dopo aver scelto il nostro protagonista, Sara ci ha fatto una scaletta con i vari punti che avremo dovuto inserire nel racconto. La professoressa ci ha diviso in vari gruppi; io controllavo insieme a Luca, Mattia e Costanza. Abbiamo dovuto scrivere una breve scena iniziale, dove i due amici si incontravano e parlavano fra loro. Ci siamo trovati un po’ in difficoltà perché le idee non uscivano ed eravamo disturbate da Luca che continuava a fare battute sciocche. Io e Costanza abbiamo provato ad inventare una scenetta, a volte con l’aiuto di Luca e Mattia. Purtroppo il tempo non è bastato, così la professoressa ci ha messo a disposizione due ore del mercoledì. Per il terzo incontro le scenette erano pronte e, con l’aiuto di Sara, abbiamo provato ad unirle tutte. C’è stato un piccolo disagio perché non si collegavano alcuni avvenimenti. Dopo una lunga discussione siamo riusciti a collegare le scenette e a creare il finale. Sara si è portata a casa i nostri fogli con su scritto le scenette e i nostri disegni. Ci ha informati che dopo aver corretto gli errori lo avrebbe messo nel sito dove ci sono i testi delle altre scuole. Sono stati tre racconti belli e creativi dove ognuno ha espresso la propria creatività. 31


SCUOLA Mi piacerebbe che questa attività si ripetesse anche l’anno prossimo perché è stata veramente interessante. Elena Grigolin 1A 1

Secondo me con questo lavoro ho imparato come si scrive un testo e quali sono gli aspetti da eliminare per scrivere correttamente. Secondo me è un’attività da ripetere perché ho imparato molte cose ed è servito per sprigionare la fantasia e farla evolvere. evol Alessia Santi 1A Nel terzo appuntamento abbiamo messo tutto insieme, ma non è stato molto facile perché c’erano delle sbavature e abbiamo dovuto correggerle. Questo laboratorio di scrittura creativa mi è piaciuto molto perché, anche se non ho tanta fantasia, mi piace scrivere ed inventare. Luca Maniero 1A

Pattinaggio attinaggio…

I

eri martedì 19 marzo io, con la mia classe, siamo andati a pattinare sul ghiaccio grazie ad una compagna di classe che ha la mamma che lavora lì. Siamo andati al Palaghiaccio, agli impianti del Plebiscito. All’andata ero molto eccitato e non vedevo l’ora di pattinare. Quando ando siamo arrivati mi sono subito precipitato dentro il Palaghiaccio a prendere i pattini: ero il primo a prenderli, ma nonostante tutto sono stato uno tra gli ultimi ad entrare in pista, perché ho dovuto mettere i pattini ai miei compagni, dato che non riuscivano. Quando sono entrato mi sono subito guardato attorno e ho notato una specie di sgabuzzino, i bagni e ovviamente una gigantesca pista, ma ne potevamo usare solo metà perché dall’altra parte c’era un’altra classe. Quando siamo entrati ci hanno fatto subito fare una breve “lezione” su come si pattina ed io li ci ho preso un po’ la mano, sapevo già pattinare, ma un ripasso non fa mai male.

Dopo un po’ di tempo, facendo un gioco, un ragazzino si è fatto male ed è finito al pronto soccorso. Non aveva va aspettato il suo turno per partire e quindi gli erano venuti addosso e lui si è tagliato sotto un occhio e sulla fronte, per questo è stato portato al pronto soccorso. Dopo poco siamo usciti per fare merenda e alle undici siamo dovuti tornare a scuola, turbati dall’incidente ma anche molto divertiti. Cristian Bordin 2B

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SCUOLA

Il sapore amaro della banana

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i recente, in classe abbiamo ascoltato una relazione su un argomento molto interessante che mi ha permesso di avere informazioni sul marchio Chiquita, multinazionale delle banane. I contenuti hanno coinvolto le materie di italiano e geografia. La lezione è stata condotta da un’esperta di settore su proposta di una nostra insegnante. L’attività si è svolta in classe il 21 marzo 2013 ed è stata divisa in fasi in cui tutti abbiamo lavorato dividendoci in gruppi. Come materiali sono stati utilizzati delle immagini, penne e carta. Lo scopo era di farci capire alcuni concetti molto importanti che hanno suscitato in me molto interesse e curiosità poiché ho capito che ci sono persone che lavorano in condizione precarie e faticano molto e che in compenso hanno solo miseria iseria e nessun diritto viene loro garantito.

In sintesi, abbiamo organizzato un falso processo in cui ogni gruppo di lavoro rappresentava qualcuno o qualcosa. Ad esempio il mio gruppo ha rappresentato gli artigiani e agricoltori che protestavano contro Chiquita per i maltrattamenti e le pessime condizioni di lavoro. Il finale di questa attività ha visto il mio gruppo vincere il processo, raggiungendo l’obiettivo di far sì che l’azienda Chiquita desse una paga soddisfacente a tutti i lavoratori. Ho imparato ato che ci sono aziende che sfruttano persone con il solo fine del guadagno senza garantire i principali diritti. Non ho incontrato particolari difficoltà grazie al lavoro di gruppo. Nel contesto tutto è stato molto interessante. Personalmente rispetto a prima rima rifletto maggiormente e sto più attento ad esempio quando ho occasione di ascoltare un telegiornale. Il lavoro mi è piaciuto ed ha soddisfatto le mie aspettative, e di questa attività non cambierei nulla. È certamente un argomento da sviluppare, lo consiglio co a tutti coloro che si sentono interessati alla vita sociale. Riccardo Allegro 3 L

Lo spettacolo di musica Jazz

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ualche settimana fa, noi ragazzi di terza, abbiamo assistito a uno spettacolo di musica Jazz nel comune di Maserà.. Il presentatore, nonché pianista,era un uomo molto simpatico che si faceva chiamare “Il vecchio orso”e la band era composta da altri cinque elementi: due alla chitarra, due agli strumenti a fiato e uno alla batteria. Il “vecchio orso”,per prima cosa

ci ha fatto un discorso sulla musica in generale, che è nata tutta dal Blues, il canto dei neri nelle piantagioni americane e ha improvvisato qualche canzone con il pianoforte. Poi ci ha presentato il suo gruppo e gli strumenti e alla fine hanno improvvisato un pezzo tutti insieme. Il Jazz ha suoni e ritmi diversi dalla musica che noi ragazzi siamo soliti ascoltare, ascoltare ma per 33


SCUOLA me rimane una musica sempre attuale che ti fa sorridere ogni volta che la senti perché la

maggior parte dei brani è molto vivace. E’ da una na vita che mi piacerebbe suonare il saxofono, uno strumento che mi affascina e che ogni volta che lo ascolto mi fa venire i brividi. La musica pop e disco è quella che noi ragazzi preferiamo perché ha molto ritmo e ti invita a ballare, mentre quella

classica,secondo me, è noiosa e riservata agli appassionati. Nella mia vita la musica ha un ruolo molto importante, riesce a dare un ritmo alla mia giornata, mi suscita emozioni e mi fa piangere, ridere, scherzare e penso che la musica unisca le persone. persone Laa mattina,durante il tragitto per andare a scuola,cerco ,cerco sempre di ascoltare un pezzettino di una canzone per iniziare meglio la giornata. Una frase di A. Berthold che mi ha colpito molto è:”La musica pulisce l’anima dalla polvere della vita di ogni giorno. Solo la musica è un linguaggio universale che non ha bisogno di essere tradotto ed è per questo che parla all’anima”. Chiara Noventa 3C

Incontro con la Sig.ra Martini

S

ono i piccoli grandi eroi di ogni giorno. Sono le persone che non lasciano che la Storia passi loro accanto, ma che anche dopo che l’hanno cambiata, non chiedono il loro nome scritto sul libro di storia. Sono le persone che se scrivono libri sulla loro storia, lo fanno perché intrecciati con essa ci sono fatti che devono essere ricordati, non per autocelebrarsi. Sono persone come Carla Liliana Lilia Martini, la sorella Teresa, come Renzo , eroi taciturni, quasi anonimi, ma che combattono tante battaglie, contro se stessi e contro gli altri. Sono un po’ come noi. Degli eroi non hanno nulla, sono

persone normali che hanno la forza di tirar fuori il coraggio di aiutare gli altri e di combattere. Sono persone da ammirare ma soprattutto da imitare, perché non rimangano da soli. Una parabola ebrea dice che nel mondo ci sono 36 giusti alla volta, e che è solo per loro che Dio ogni volta non distrugge completament il pianeta. Perché completamente ce ne sono solo 36? Classe 3C

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SCUOLA

Visita al Museo dell'Internato Ignoto

R

icordare”. Questo penso sia il messaggio principale che il Tempio dell’Internato Ignoto di Padova vuole trasmetterci. Come ha detto il presidente della Federazione provinciale Associazione Italiana ex Internati, noi non dobbiamo attaccarci alla storia, ma semplicemente non dimenticarla, poiché “tutto questo è stato e potrebbe essere ancora”, come ho letto in una frase sotto un quadro nel Museo. L’errore più grande che un uomo può fare è dimenticare o negare i propri errori passati, poiché questo porta a ripeterli. Una visita al Museo di Terra Negra è un salto indietro nel tempo, nell’Italia degli anni ’30 e ’40, quella fascista. Si possono vedere riproduzioni dei manifesti che all’epoca venivano affissi per le strade, quelli quel che recitavano “Difesa della razza”, e spiegavano perché, secondo i nazisti e i fascisti, la nostra “razza” era superiore alle altre, perché era da “preservare”. Ci hanno sempre parlato in tutti i modi della Seconda Guerra Mondiale, dei campi di concentramento, ramento, eppure trovarsi davanti a un’ uniforme, a degli zoccoli originariamente calzati da un prigioniero del campo è tutt’altra cosa. Ricordo una sera, in cui ho casualmente trovato il Museo aperto e sono entrata. Dentro non c’era nessuno e il silenzio era glaciale. Mi ha dato un senso di angoscia trovarmi di fronte a quelle foto da sola, ad osservare Hitler che da un palco proclamava

“il volere di Dio si rivela nel sangue tedesco”. Ho provato un senso di terrore, quasi, e sono fuggita. Noi non potremo mai m nemmeno lontanamente immaginare cosa provassero quelle persone. Si sono trovati improvvisamente circondati, “colpevoli” soltanto di essere Italiani. Si sono ritrovati in trappola, una trappola in fin dei conti tesa dallo stesso governo italiano, che aveva ave reso pubblica la notizia della rottura del Patto d’Acciaio con la Germania e di un’apertura delle trattative con gli Alleati in un’Italia controllata dai nazisti Tedeschi. Catturati, imprigionati, degradati, erano divenuti Traditori. Costretti a lavoraree in quanto non più prigionieri di guerra, ma I.M.I., ovvero Internati Militari Italiani; umiliati, gli era stato tolto tutto, anche la dignità. Molti sono tornati a casa e hanno fatto di tutto per cancellare dalla memoria quella parte della loro vita, sconvolti, onvolti, desiderosi solo di un futuro migliore. Sono stata molto colpita dal discorso del presidente della Federazione. Parlava in maniera totalmente lucida, ricordando per noi. Parlava della prigionia, degli orrori che ha visto compiersi, ma ricordava anche anc la sentinella gentile che un giorno, durante un appello, ha scambiato con lui parole in italiano e si è commosso per i suoi figli. Finita la guerra, calò un silenzio tombale sulle deportazioni militari, che molti ritenevano e 35


SCUOLA ritengono tutt’oggi la disfatta atta più grande nell’alleanza tra Germania e Italia. Solo alcuni dei circa 600.000 militari deportati in Germania e Polonia, decisero di ricordare e fondarono l’A.N.E.I., ovvero l’Associazione Nazionale Ex Internati. Per questo motivo penso dobbiamo essere grati alla gente che è divenuta testimone di quel periodo e delle persone che raccolgono queste testimonianze. Sono stata colpita dalla forza di volontà e dai valori di questi uomini: mettendo un semplice “si” su un documento sarebbero potuti tornare a casa sa e riabbracciare i loro cari. Avrebbero combattuto per la repubblica di Salò, ma almeno l’avrebbero fatto da vivi e da “liberi” (anche se costretti). Invece molti di loro hanno preferito non firmare. A migliaia hanno pagato con la loro vita. La visita al Museo mi è piaciuta molto. Ho potuto imparare cose della Chiesa e del Museo che non sapevo. Mi ha interessato molto la storia di Mafalda di Savoia, una na principessa italiana indifesa e abbandonata, richiusa in un campo di prigionia dove a soli 42 anni muore muo sola. Parte della cittadella della memoria di Padova è anche il Giardino dei Giusti, ovvero

un prato in cui vengono piantate lapidi e alberi commemorativi dei giusti del Mondo, cioè persone che anche a rischio della loro vita hanno salvato quella di altri. alt Ogni anno ne vengono aggiunte te 10 e spero che si riesca ad attuare il progetto di creare una “passeggiata” dei Giusti, ovvero un percorso di stele commemorative emorative che porti fino al Mar Adriatico. Sarebbe bellissimo poterla percorrere un giorno, anche perché hé significherebbe che al mondo i Giusti continuano a esistere.

Benedetta Zirillo 3^C

27 gennaio,, giornata della memoria della Shoah Carla Liliana Martini, italiana, è finita nei campi di concentramento con la sorella per aver aiutato molti Ebrei brei a fuggire, per fortuna è sopravvissuta e oggi con queste parole ricorda: Oggi, a distanza di tempo, mi rendo conto che quanto è accaduto in modo modo così osceno, inumano, spesso indicibile, ha un senso: quello della memoria per il futuro, ricordare per i posteri, fiduciosi che la memoria possa fungere da limite, affinché quanto avvenuto con vergogna dell'umanità tutta non abbia a ripetersi" Io con queste parole voglio commemorare questo giorno, spero e penso che anche voi troverete queste parole vere e davvero importanti. Condividete così che la memoria resti per sempre.

Chiara Schiavon 3F 36


SCUOLA

Tema caldo: Bullismo

Progetto:”” Prevenzione al bullismo” bullismo Il primo febbraio e l'8 marzo 2013 i ragazzi della scuola Manara Valgimigli della classi seconde hanno partecipato al progetto "Prevenzione Bullismo". Li hanno seguiti la dott. Marta Boaretto e le insegnanti di lettere. All'inizio del primo incontro i ragazzi hanno raccontato cosa voleva dire secondo loro "bullismo", successivamente hanno fatto un test est nel quale spiegavano la situazione nella classe e cosa volevano dire secondo loro vari termini come: bullismo, cyber-bullismo, cyber eccetera. Dopo di che hanno guardato dei video nei quali potevano vedere esempi del cybercyber bullismo. Nel secondo incontro i ragazzi gazzi insieme alla dott. Marta ta e la professoressa hanno guardato un paio di video e poi la dott. Marta ha chiesto ai ragazzi di mettersi in cerchio, quindi ha chiesto a tre ragazzi di camminare all'interno: noi abbiamo osservato che i ragazzi camminavano seguendosi, nel senso che una persona camminava e gli altri due ragazzi la seguivano. Questo ci ha fatto capire che nei nostri comportamenti tendiamo a uniformarci agli altri. Infine la dott. Marta ha chiesto ai ragazzi di

porsi una domanda: "Cosa vi fa star st male all'interno della vostra classe?” classe? e i ragazzi si sono posti la domanda reciprocamente e hanno scritto le risposte su un foglio anonimamente. Poi la la professoressa ha letto le risposte dei ragazzi: la maggior parte dei ragazzi ha scritto che le cose se che non vanno bene sono il giudizio, i gruppi che si formano lasciando in disparte dei ragazzi, la presa in giro... In classe abbiamo ragionato sul fatto che ci sono dei ragazzi che vengono lasciati in disparte perché si formano dei gruppi, inoltre ci sono dei ragazzi che intervengono troppo spesso non lasciando la parola a chi parla meno. La mia riflessione su questo progetto è questa: le persone che si credono bulle lo fanno solo perché vogliono dimostrare agli altri che sono i più forti, i più belli ma non si rendono conto che il loro non è un comportamento corretto, mentre i ragazzi o ragazze più timidi o timide si dovrebbero fare avanti anche se la cosa che vogliono dire è sbagliata perché sbagliando s'impara.

Alexandra Cosa 2A

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SCUOLA

Campagna contro il bullismo

I

l bullismo è un fenomeno caratterizzato dalla prepotenza.. Il bullo infatti è sempre aggressivo con la sua vittima che è il soggetto più debole e fragile e per questo non ne parla con nessuno. Questo fatto può durare da una settimana fino ad anni. Il bullo può provocare danni sia morali che fisici. fisici

I motivi per cui un ragazzo assume questo comportamento violento sono dovuti spesso spes a dei disagi familiari liari e al fatto di non poter esprimere le sue emozioni con i genitori e di non avere la possibilità di sfogarsi arsi . Il bullismo si può prevenire parlando con i

genitori, con gli insegnanti o con un nostro caro amico di cosa ci turba o di cosa abbiamo paura. Il cyber-bullismo bullismo è una sorta di bullismo informatico attraverso social network, mail e messaggi. Le differenze enze tra il bullismo e il cyberbullismo sono queste: con quest’ultimo si può ferire la vittima solo mentalmente, turbare i suoi sentimenti e metterlo in imbarazzo davanti agli amici. Un’altra differenza importante è che il contatto fra la vittima e il bullo lo è indiretto. L’incontro mi ha fatto riflettere quanto sia grave e diffuso questo fenomeno, e secondo me un modo alternativo per risolvere il cyber-bullismo bullismo è: state molto attenti a non mettere immagini personali in rete e di non dire mai a nessuno le proprie pr password. Invece, per quanto riguarda il bullismo, sforzarsi di confidare la situazione in cui ci si trova: se non ai genitori, almeno ad un amico molto caro, e pensare che in questo modo si risolverà tutto. Federico Cecchinato 2A

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SCUOLA

Intervista ntervista sul “Progetto Progetto di prevenzione al bullismo” Ciao iao Martina, potresti spiegarci un po’ cos’è questo progetto sulla prevenzione al bullismo e se ti è piaciuto? Il progetto sulla prevenzione al bullismo è stato presentato da una psicologa di cui non ricordo il nome, si è suddiviso in due incontri, dove abbiamo parlato del bullismo e cyber-bullismo. cyber Mi è piaciuto molto. Raccontaci un po’ del primo incontro. Nel primo incontro abbiamo parlato in generale del bullismo e del cyber-bullismo. cyber bullismo. Prima però abbiamo fatto un test anonimo in cui la psicologa ci poneva delle domande riguardo il bullismo. Dopo di che abbiamo iniziato il vero e proprio progetto. La dottoressa ci ha parlato dei protagonisti del fenomeno del bullismo, cioè vittima, bullo/i e spettatori. Poi ci ha mostrato alcuni video che riguardavano il cyber-bullismo bullismo e io, se devo essere sincera, ne sono stata un po’ scioccata. ro? Piaciuto? Che avete fatto? Il secondo incontro? Nel secondo incontro abbiamo un po’ ripassato cosa abbiamo fatto nel primo. Poi la dottoressa ci ha fatto mettere in cerchio e tre persone si sono messe al centro. Inizialmente tutti e tre camminavano diversamente poi però hanno hanno incominciato a seguirsi e a camminare allo stesso ritmo/tempo. Poi la dottoressa ci ha mostrato i risultati dei test . Dopo averne un po’ discusso abbiamo fatto un esercizio a coppie, una alla volta, dove esprimevamo cosa non ci piace del comportamento delle persone della nostra classe e quello che dicono su di noi. Questo secondo incontro mi è piaciuto di più perché abbiamo parlato della classe e anch’io ho detto la mia J. Potresti raccontarci la riflessione che hai fatto ? Beh, l’argomento bullismo è molto delicato e io lo conosco bene perché due o tre anni fa sono stata vittima di cyber-bullismo… bullismo… ma per fortuna che ci sono gli amici che ti difendono <3 o:p=""> Secondo me, chi è bullo dovrebbe vergognarsi perché le persone non sono giocattoli: a differenza diffe degli oggetti, le persone stanno male. I bulli si divertono veder soffrire le persone perché così credono di ricavare rispetto dalle persone che hanno paura di loro. Per concludere vorrei dire che non auguro a nessuno di essere vittima di bullismo perché pe inizi ad odiare te stesso e come sei fatto; cerchi dentro di te quel difetto di cui gli altri ridono, non accorgendoti che sono loro il difetto più grosso. Martina Michelotto 2A

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SCUOLA

“Due parole sul bullismo…”

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a parola bullismo deriva dall’inglese bullying e si riferisce ad un gruppo di persone che compiono azioni moleste e di violenza verso gli altri. Esistono varie forme di bullismo: c’è la forma verbale (attraverso minacce, offese…); c’è la forma con l’utilizzo della forza (attraverso il contatto fisico);; e c’è la forma di bullismo nella quale non vengono usate né le parole né il contatto fisico: forse questo tipo di bullismo è il più comune fra tutti (esclusione intenzionale, smorfie di sbeffeggiamento, isolamento sociale e discriminazione…). Negli ultimii anni in Italia, tali forme di bullismo sono divenute sempre più frequenti nell’ambito scolastico. Si sviluppano soprattutto durante l’intervallo e nell’orario della mensa poiché questi sono i momenti in cui i ragazzi si ritrovano e scappano all’occhio vigile dell’ insegnante, ma a volte queste azioni si svolgono anche fuori dalla scuola. Il bullo si comporta così per vari motivi: può subire violenze a casa o nel suo ambito sociale (frequentando gente più grande di lui), e scarica la sua rabbia verso i suoi oi compagni o è stato abituato a battersi usando la violenza e, quindi, quest’ultima diventa unico strumento per farsi valere. Insomma, il bullo pensa di cavarsela facendo fronte al disagio con l’astuzia e l’arroganza, invece di usare la ragione e l’intelligenza. l’intell Non bisogna dimenticare che spesso egli diventa pericoloso all’interno di una classe, dove trova i suoi seguaci. I seguaci del bullo, a volte, non partecipano attivamente agli episodi di bullismo, però fanno parte del branco e sono interessati solo a farne parte. La scuola in questi ultimi anni subisce violentemente tali atti di bullismo in tutti i suoi ambiti, che vanno dal danneggiamento alle sue strutture e risorse fino ad arrivare

all’oltraggio personale verso gli insegnanti e gli alunni stessi, spesso portatori di handicap o persone che hanno dei problemi caratteriali. Gli atti più eclatanti vanno dalla violenza gratuita all’isolamento delle vittime. Continuamente si può leggere sui giornali di alcuni fatti di bullismo. Il racconto che mi ha maggiormente colpito è stato quello capitato ad un ragazzino affetto dalla sindrome di Down. Questo ragazzo è stato deriso e picchiato da alcuni compagni di classe, i quali hanno ripreso poi con i loro cellulari l’accaduto. Dopo aver girato il video, i compagni com l’hanno messo su Internet, diffondendolo con un titolo strano: “Video Divertente”. Non posso accettare in alcun modo che ciò accada e ritengo tali atteggiamenti “vigliacchi”. La scuola dovrebbe intervenire, anzi dovrebbe essere più determinata e cercare are di arginare questo fenomeno, punendo e isolando queste persone, come del resto già prescrive la normativa ministeriale. La repressione è un atto necessario e indispensabile, mio padre mi ha sempre insegnato che ognuno di noi è responsabile delle propriee azioni, al di là di ogni possibile evento o momento della propria vita e, per questo, mi ricorda sempre di avere rispetto per gli altri poiché solo così potrò a mia volta essere rispettato. Le conseguenze che l’azione di bullismo innesca sono svariate e da non sottovalutare; le vittime spesso modificano il loro modo di vivere, il loro aspetto, diventano psicologicamente vulnerabili e deboli, e quando tutto ciò va ad aggravare una situazione di handicap o di difficoltà personale è intollerabile. È purtroppo o capitato che le vittime siano arrivate a gesti estremi, non essendo più in grado di poter vivere con serenità. 40


SCUOLA A mio modo di vedere la scuola deve rendere pubblico ogni atto di bullismo per potere creare un momento di discussione e confronto, così da permetterci metterci di confrontarci con tutte le nostre emozioni, diffondere una cultura della solidarietà, della tolleranza, del reciproco rispetto anche nella differenza culturale o nella diversità, e cosa importante affrontare i “bulli” ed i suoi complici con fermezza ezza e determinazione, anche se non sempre ciò può aiutare, ma addirittura aggravare la situazione. Mia sorella Carlotta, portatrice di handicap, ha spesso subito atti di “bullismo”, ma con la

diffusione e la condivisione del problema, tra i miei genitori e la scuola, si è sempre arrivati a trovare la soluzione migliore per il bullo e per mia sorella. E devo dire che a forza di combattere con la consapevolezza di non essere sola, mia sorella oggi non ha più paura e spesso controbatte con “furbizia” l’imbecillità l’imbeci di un bullo, togliendogli ogni possibile soddisfazione. Purtroppo l’ignoranza e, spesso, la mancanza della famiglia portano a generare tali fenomeni. Francesco Sciabica 3L

Attività sportive Anche quest’anno noi ragazzi della scuola secondaria siamo stati coinvolti in diverse attività sportive che ci hanno divertito e regalato soddisfazioni…

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SCUOLA

Incontro con l’autore Gli alunni delle classi seconde e terze hanno incontrato la famosa scrittrice per ragazzi PAOLA ZANNONER che ci ha svelato alcuni segreti sul suo lavoro, sui temi che preferisce trattare nelle sue “storie in cui c’è energia, speranza,vitalità”.

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Gli alunni della 2E hanno provato ad aggiungere una pagina al a libro “La linea del traguardo”della Zannoner… … E voi cosa avreste aggiunto? Da inserire a p. 93, all’inizio Il giorno prima della gara, Viola, appena tornata da casa di Leo, era così stanca che si distese sul letto pensando al gran giorno che sarebbe arrivato. Non era sicura di vincere, era spaventata al pensiero che avrebbe potuto deludere i suoi famigliari, ma soprattutto Leo. Quindi senza altri indugi, combattendo la stanchezza, si mise la tuta e si precipitò verso il portone di casa per iniziare un duro allenamento. Arrivata al parco iniziò a correre, infilò le cuffiette e mise il volume al massimo, per non sentire entire i suoi pensieri: le pesavano le aspettative delle persone che in quel periodo l’avevano sostenuta (come Sirio, di certo non sua madre!). L’idea “poi” che ci sarebbe stato Leo a guardarla la agitava tantissimo. 42


SCUOLA Il tempo volò e non si accorse che si erano già fatte le 19.00, tornò a casa per mangiare e trovò sua madre ub:riaca, immobile al centro della stanza, quindi le disse: “Come ti sei ridotta!? Non puoi continuare così!”. La donna farfugliò qualche parola incomprensibile di scuse e promesse, ma Viola sapeva benissimo che nulla sarebbe cambiato, se non in peggio. Sua madre avrebbe continuato a bere, fumare e ubriacarsi… Era proprio senza speranza! Viola se ne andò in cucina a preparare qualcosa, mentre sua madre si lasciò cadere sul divano senza nemmeno provare a reagire. Finita la cena corse in bagno a fare una doccia, pensando che avrebbe “lavato" il suo dolore. Non fu così: si diresse verso camera sua, cercando di lasciarsi tutto alle spalle e si sdraiò sul letto aspettando con ansia il fatidico giorno. Elena, Filippo F., Tommaso, Tudorita

L’arrivo inaspettato del padre di Viola Dopo che ebbe finito la gara, Viola riuscì a scorgere tra gli spettatori un viso familiare . . . Era suo padre!!! Viola non sapeva che fare, non gli corse incontro, come è solita fare una figlia quando rivede suo padre, ma aspettò. Subito dopo che ebbe visto suo padre, un mucchio di gente, tra cui sua madre, le corse incontro per farle i complimenti per essere arrivata prima. Man mano la gente se ne andò via, quando non ci fu più nessuno il padre si avvicinò a Viola. All’inizio aveva uno sguardo molto teso e pensieroso, non sapeva cosa dire dopo tutto quel tempo che non si era fatto vivo e non si era preso cura di lei in nessun modo. A un certo punto incominciò a parlare, ma pronunciò le solite banalità: “Scusa, mi perdoni?” Viola non lo stette neanche ad ascoltare, all’improvviso interruppe suo padre e disse: “Non devi chiedere scusa a me, ma a chi è stato veramente male”, contemporaneamente Viola si voltò e con lo sguardo indicò sua madre. Allora il padre incominciò ad avviarsi lentamente verso sua moglie. Patricia alla vista del marito gli corse incontro e lo abbracciò con tanta felicità. Allora Viola guardandoli da lontano sorrise e incominciò a correre per andare ad abbracciare suo padre e sua madre che erano ritornati alla vita. Antonio, Enrico, Asia e Filippo Da inserire a p. 64 (riga 7) Leo, però, era testardo come un mulo. Non si capacitava a girare le ruote di quella carrozzina per tornare indietro, magari a casa per bere qualcosa di caldo, con quel freddo che faceva fuori. Intanto il fiume scorreva velocemente e portava con sé i detriti che il vento sferzante dei giorni precedenti aveva spezzato. Era anche pieno d’acqua e di fango e per Leo, tuffarsi poteva essere letale. Nel frattempo Viola stava partendo da casa sua per portare i compiti a Leo, ma lui era lì, vicino a quel fiumicello e minacciava di uccidersi gettandosi in quell’acqua gelida e insidiosa. In quel momento ebbe un flash: “E ora che sono in questa carrozzina, che ne sarà della mia vita? Non potrò più partecipare a quelle gare ed inseguire quella vittoria che avrei sempre voluto. Non valgo più niente in questo stato”. Proprio in quel momento vide Viola che si stava dirigendo verso casa sua per la loro lezione quotidiana. In quell’ istante sentì i muscoli delle braccia bloccarsi e subito pensò: “Perché buttarsi in quest’acqua gelida quando ho delle persone che mi amano e che credono in me... perché lasciarle in preda alla disperazione: una madre e un padre senza figlio, un bambino senza fratello e i miei compagni senza di me. Sono stato uno stupido a pensare una cosa del genere solo perché sono in una sedia a rotelle! E’ meglio che ritorni a casa, non merito di morire così! La mia vita andrà avanti allo stesso modo di prima.” Leo allora, fece marcia indietro e si allontanò da quel corso d’acqua tanto temuto. Leo vide arrivare un’ombra... Niccolò, Alessandro, Andrea e Alessandra

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E ora le nostre interviste!

Intervista alla scrittrice Livia Rocchi Noi alunni di 1B abbiamo avuto la fortuna di partecipare a un laboratorio di scrittura creativa tenuto da una scrittrice “vera”, Livia Rocchi, che è stata così gentile da soddisfare le nostre curiosità come potrete leggere qui di seguito.

-Quando Quando ha scoperto di avere la passione per la scrittura? Non c’è stato un momento preciso. Di sicuro la passione per le storie ce l’ho da quando ero molto piccola; per esempio non mi facevo misurare la febbre se in cambio non mi raccontavano una fiaba. Quando ho imparato a leggermele da sola deve essere stato un gran sollievo per le nonne e la mamma. Avevo solo quattro anni, e da allora ho divorato una marea di libri. A scrivere ho iniziato molto più tardi, verso i trent’anni, per via di una scommessa. -Ce la può raccontare? Il mio migliore liore amico aveva scritto un romanzo molto bello. Più lo incoraggiavo a partecipare a concorsi, proporsi alle case editrici, più lui diceva: “No, non so, non mi va, vedremo, ci devo pensare…” (è un tipo piuttosto timido). Per spronarlo gli ho detto: “Scommettiamo “Scommettiamo che se io mi metto a scrivere, vengo pubblicata prima di te?”. Lui ha risposto: “Ok, una pizza!”. Sono andata in edicola e ho preso un po’ di riviste che pubblicavano racconti. Le ho lette con attenzione, poi ho scritto un paio di storie e le ho spedite spedite alla redazione di quei giornali. Un giorno e mezzo dopo hanno risposto che avevano letto il mio lavoro, era piaciuto e l’avrebbero pubblicato. Ho pubblicato racconti su quel mensile per ben quattro anni. Il mio primo incarico 44


SCUOLA come scrittrice! Ho anche vinto la scommessa, ma la pizza devo ancora mangiarla… -E’ stato questo il momento o l’episodio che le ha fatto capire che quello che scriveva poteva interessare, piacere, divertire i lettori? No, in quel caso ho capito solo che ho una grande, grandissima, immensa fortuna. Conosco tanti scrittori, anche bravi, che hanno tentato per anni di farsi pubblicare prima di riuscirci. L’interesse dei lettori l’ho captato scrivendo recensioni di libri e spettacoli in internet. Prendevo in giro i programmi di Maria de Filippi in un forum e un sacco di persona commentavano: “Scrivi ancora! Sei troppo divertente!!!” oppure: “Grazie! Mi hai fatto ridere anche se oggi è una brutta giornata!”. Lì ho capito che volevo scrivere soprattutto cose divertenti, perché strappare una risata alla gente, magari in un momento difficile, scalda il cuore. E comunque, anche i temi difficili e importanti possono essere affrontati con un sorriso. -Per fare la scrittrice è sufficiente avere talento o ci si deve preparare? Ci si deve preparare tanto, tantissimo, tantissimissimissimo. Bisogna leggere, leggere, leggere. Io leggo circa 50-60 libri l’anno, e poi articoli, saggi… Devi documentarti molto bene su quello che vuoi scrivere, altrimenti rischi di fare delle gran brutte figure dicendo stupidaggini. Devi anche conoscere il mondo in cui ti muovi, l’editoria, altrimenti rischi di proporre storie che sono già state scritte o che non interessano più. Devi sapere cosa pubblicano all’estero perché altri Paesi sono più “avanti” di noi, affrontano tematiche di cui in Italia ancora non si parla molto, danno più spazio e più importanza a libri per ragazzi che siano creativi, innovativi. In Italia invece si tende a puntare su successi consolidati o mode (tipo Geronimo Stilton, le saghe sui vampiri). Oppure sui classici: le favole, ma anche libri come Piccole Donne… Va benissimo, sono capolavori immortali che ancora oggi hanno qualcosa da dirci. Però i ragazzi di oggi hanno bisogno di sentire anche storie diverse da quella di una fanciulla bella-brava-buona che deve trovare marito. Non credete? -Quali consigli si sente di dare a un ragazzo/a che da grande vorrebbe diventare uno scrittore? Leggere tantissimo, e non solo romanzi. La curiosità è un’ottima risorsa. Imparate tutto quello che riuscite a imparare: storia, geografia, canto, danza, lotta libera, lavoro a maglia, come allevare pesci d’acqua dolce, come ci si sente quando vi dicono: “Bravo”, o se vi dicono: “Incapace”, o quando vi dicono “Ti voglio bene”… Non si sa mai cosa darà l’ispirazione per una storia, cosa vi servirà sapere. Leggete anche i giornali: lo scrittore deve parlare del mondo che lo circonda e del tempo in cui vive, altrimenti chi lo leggerà? I marziani? -Quali libri ci consiglia di leggere o meglio quali sono i libri che i ragazzi della nostra età dovrebbero assolutamente leggere? L’elenco sarebbe lunghissimo. Per ora, visto il corso che abbiamo fatto insieme, vi segnalo solo qualche fantasy: La storia infinita di Michael Ende, la saga di Harry Potter, L’ultimo elfo di Silvana De Mari (ma anche molti altri sui libri). Poi alcuni dei miei autori preferiti (nei miei libri ci sono molti omaggi a loro): Italo Calvino, Mark Twain, Charles Dickens, Roald Dahl… Mi fermo qui, però se vi va (e se avete il permesso di usare internet), seguite il blog dedicato alla serie di libri che sto scrivendo: http://thetalentangels.com/ . Lì, ogni tanto, do consigli di lettura. Mi piacerebbe farla diventare una rubrica fissa, “Il libro del mese” o qualcosa del genere. Nei commenti potreste lasciarmi un vostro parere sui romanzi che consiglierò di volta in volta, così potremmo ancora parlarne insieme. Mi farebbe molto piacere! -Secondo lei, i ragazzi che a scuola non prendono voti alti nei temi possono diventare scrittori? Sì, se hanno la passione per la scrittura. Forse i brutti voti dipendono anche dal fatto che nei temi dovete affrontare argomenti che non sono tra i vostri preferiti. O che il tema scolastico richiede una stile ben preciso che magari non è “la vostra vera voce”. Però bisogna impegnarsi tanto. Leggete più che potete e vedrete che anche i voti nei temi miglioreranno un po’. Studiate bene gli argomenti che dovete trattare nei temi perché si può scrivere bene solo quando si hanno le idee 45


SCUOLA chiare. iare. Imparate parole nuove ogni volta che potete, sono una ricchezza, rendono quello che scrivete più preciso, vario e interessante. Esercitatevi. E poi la cosa più difficile: non prendetevela per i brutti voti o le critiche. Ci saranno sempre, le fanno anche anche agli scrittori professionisti. Ma sono uno strumento per capire dove si sbaglia, e quindi migliorare. -Quando Quando deve scrivere un nuovo libro, come si organizza, quali operazioni compie? Mi documento sull’argomento che ho scelto leggendo libri, articoli articoli di giornale, o facendo ricerche in internet. Poi preparo le schede con le caratteristiche dei personaggi. Faccio uno schema della storia che ho in mente. Cerco di decidere lo stile in base al pubblico a cui mi rivolgerò perché scrivere per i più giovani è molto complesso. Un conto è rivolgersi a bimbi di quattro o sei anni, un conto a quelli di otto, un altro a ragazzini di dieci, dodici, sedici... -Quanto Quanto ci mette a scrivere un libro? Dipende. Per i romanzi della serie Talent Angels quattro o cinque mesi, mesi, in media, però parto avvantaggiata perché ho già le schede dei personaggi e tutto il materiale “geografico” sulle città dove si svolge la storia. Ci sono libri che richiedono molto più tempo. C’è un romanzo a cui sto lavorando da sei anni e non è nemmeno nemm a metà. -Quali Quali sentimenti vive mentre scrive un libro? Le è mai capitato di sentirsi scoraggiata o a disagio? Mentre scrivo no, di solito sono entusiasta di “vivere la storia”. Anche se ci sono ostacoli e difficoltà non mi butto giù, superarli è stimolante e dà grandi soddisfazioni. Anzi, spesso è proprio dagli stimolante imprevisti che arrivano le idee migliori. Il brutto di solito arriva quando ti rileggi e pensi: “Oh… mamma… che schifezza!”. Ma poi si riscrive, si taglia, si modifica, si aggiunge… si lavora molto m sul testo iniziale per renderlo buono. - Come si intitola il primo libro che ha scritto e di che cosa parla? Il primissimo era un giallo: un poliziotto sventava un terribile attentato grazie a strani messaggi che gli lasciava la sua fidanzata (morta) tramite un computer. Un racconto scritto malissimo, ingenuo, bruttissimo… ma all’inizio va così: si fanno i primi tentativi e rileggendoli dopo anni di esperienza si muore dal ridere vedendo quanto erano terribili. Il primo romanzo pubblicato invece si intitola intitola “Il mondo ai tuoi piedi”, della serie Talent Angels. Parla di cinque ragazze provenienti da tutto il mondo che partecipano al talent show più importante di tutti i tempi. Lo spettacolo rischia di essere cancellato a causa di strani incidenti, ma loro oro indagano e riescono a salvarlo. Nel frattempo scoprono anche cose più importanti: l’amicizia, il confronto con culture e mentalità diverse, l’importanza di usare il cervello… Questo romanzo è il primo di una serie in cui si parlerà di tante cose. Il mondo ndo dello spettacolo fa da sfondo, e ci si interrogherà anche su cosa ci sia dietro i riflettori e la fama. È tutto bello, positivo, desiderabile? O il successo facile nasconde qualcosa di inquietante?

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SCUOLA -A A quale libro sta lavorando in questo periodo? “Ladri ri di stelle”, il terzo episodio di Talent Angels. Per ora la trama è ultra segretissima… Sto anche sviluppando un albo illustrato per bambini piccoli (una micia vanitosa e un micio turbolento che uniscono le forze per salvarsi dall’ira dei padroni) e a una una storia per bambini contro il conformismo (una squadra di calcio formata da mostri, alieni, dinosauri, fantasmi e altre bizzarre creature contro una squadra di calcio “normale” composta da ragazzi bravi-belli-forti, bravi ma tutti disperatamente uguali. Secondo voi chi vincerà?) -Tenere Tenere laboratori di scrittura creativa nelle scuole è stata una richiesta del suo editore o è comunque un’attività che la appassiona? Vado ogni volta che posso nelle scuole a fare laboratori, letture animate, incontri con gli studenti. student Mi piace tantissimo, imparo qualcosa ogni volta che vi incontro. E poi scrivo per voi, quindi mi piace conoscervi, sentire cosa leggete, guardate in TV, come passate il tempo, quali argomenti vi interessano, quali vi “stufano”… Se non avessi queste occasioni occasioni per conoscere i miei lettori rischierei di scrivere un romanzo che piace solo a me e a mia nonna. Per non correre questo rischio, con il mio editore avevamo in mente una cosa. Attenzione, è una notizia IN ESCLUSIVA per il vostro giornalino!!! Nei prossimi mesi, sul blog dedicato alle Talent Angels, usciranno delle interviste AI LETTORI. Sì, abbiamo pensato di invertire i ruoli. Se tra voi ci sono volontari… seguite il blog, ci sarà un post per chi vorrà candidarsi all’intervista. -Che cosa le piacerebbe che imparassimo dall’esperienza del laboratorio? Ad amare i libri. A leggerli con più consapevolezza. Spero che adesso sappiate riconoscere un autore che vi dice le cose invece di mostrarvele, che vi concentriate sul messaggio più profondo che un libro vuole trasmettere. Un libro si può gustare con calma, in modo sempre più profondo, si può rileggere e scoprire cose nuove che erano sfuggite la prima volta... Insomma, vorrei che i libri diventassero vostri amici, degli amici da non mollare mai, magari anche da “inventare”, come lo sono per me. Noi la ringraziamo per averci seguito con pazienza e dedizione durante il laboratorio di scrittura creativa e per averci dedicato il suo tempo per questa intervista. Le auguriamo molto successo. Con affetto, la classe 1b Grazie a voi e a tutte le vostre insegnanti! Per me è stato un piacere e spero che ci rivedremo.

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Intervista all’editrice a Sara Saorin

Come è nata la tua passione per i libri? Devo molto a mia mamma, che quando da piccola ero ammalata mi teneva compagnia leggendomi l’edizione integrale di Pinocchio (un vero tomo!) e spiegandomi le varie metafore che conteneva. Probabilmente tutto è partito da lì, anche il fatto di essere stata una lettrice precoce. Pensate che a quattro anni leggevo ggevo i Topolino dei miei fratelli più grandi, ma mi vergognavo di questa cosa, perché gli altri bambini non la facevano, pensavo che fosse qualcosa di sbagliato (che scema!). Nemmeno la mia maestra della scuola materna lo sapeva, avevo paura che mi sgridasse, sgrida poi un giorno mia mamma mi ha scoperta mentre leggevo gli ingredienti su una bottiglia... E da quel momento ho avuto libero accesso al mondo dei libri! Però sono stata anche una grande divoratrice di fumetti, al punto che sono diventati uno dei mille lavori che ho svolto... ma questo ve lo racconto dopo! Quale percorso di studi hai compiuto? Dopo la scuola media sono stata molto indecisa tra liceo artistico e linguistico; mi sarebbe piaciuto diventare fumettista, ma ai miei tempi le scuole di quel tipo erano solo in città molto lontane, come Milano, Bologna... Alla fine ho optato per il liceo linguistico, pensando che offrisse più sbocchi lavorativi e ripromettendomi che mi sarei data all’arte dopo la maturità. Ma arrivata la maturità, mio papà non era d’accordo di farmi studiare arte (“Per cosa ti ho fatto studiare le lingue per cinque anni, allora?!” mi ripeteva sempre) e quindi mi sono laureata in Traduzione e Interpretariato a Bologna. Intanto però, d’estate, guadagnavo qualche soldino colorando fumetti, all’epoca erano tutti colorati a mano! In cosa consiste il lavoro di un editore? E’ un lavoro che ne comprende molti altri, soprattutto se la casa editrice è piccola e quindi non si dispone di personale a cui delegare le varie operazioni. L’editore L’editore è quella figura professionale che segue il libro dalla sua ideazione (quindi dalla scelta del manoscritto da pubblicare o dal libro straniero da tradurre, la scelta dell’illustratore da abbinare al testo) alla sua realizzazione (quindi l’eventuale traduzione, duzione, la correzione delle bozze, l’editing cioè le verifiche e modifiche redazionali, l’impaginazione, le corse avanti e indietro dal tipografo!) e le operazioni successive alla realizzazione (promozione, comunicati stampa, distribuzione nazionale nelle librerie, partecipazione a concorsi...). Inoltre c’è tutto l’aspetto amministrativo-burocratico amministrativo burocratico da svolgere sempre: le fatture, i pagamenti, il magazzino da aggiornare... Da quanti anni fai il tuo lavoro? Ho pubblicato il primo libro alla fine del 2006. Però all’epoca avevo un altro lavoro, ero impiegata, e i miei due figli erano piccoli, quindi avevo poco tempo da dedicare all’editoria. Più che un lavoro possiamo dire che fosse un hobby molto impegnativo! Con chi lavori? rancesca Segato, con cui condivido progetti e preoccupazioni. Però Lavoro assieme alla mia socia Francesca svolgiamo gran parte del lavoro da solitarie, perché lei si occupa delle collane di albi illustrati e 48


SCUOLA narrativa per bambini della scuola primaria, mentre io di quelle per i ragazzi della vostra vo età e per gli adulti. E’ un po’ come guidare le bici risciò, avete presente? Sei gomito a gomito, ma ognuno deve pedalare per conto proprio; il risciò però va in un’unica direzione, quella bisogna deciderla assieme! Oltre alla socia Francesca, ci sono delle autrici che ci dedicano un sacco di energie e impegno, al punto che dovremmo considerarle delle vere e proprie collaboratrici a tempo pieno. Una di queste persone preziose la conoscete, o almeno alcuni di voi l’hanno conosciuta, è Livia Rocchi, che ha tenuto assieme a me il laboratorio di scrittura creativa fantasy in alcune sezioni della vostra scuola. Quale orario di lavoro hai? Ahimé, non c’è orario! E’ un lavoro che tende a fagocitarti: le cose da fare sono tante e la fine della giornata arriva così in fretta! Di solito lavoro alla mattina e nelle prime ore del pomeriggio, approfittando del fatto che i miei figli sono a scuola. Poi di solito riprendo alla sera tardi, quando loro sono a letto: in genere di notte mi riservo lavori che richiedono silenzio ilenzio (nessuno mi telefona!) e potermi fermare a pensare, l’ideale per me in questa fascia oraria è tradurre. Comunque in genere il problema è limitare l’orario di lavoro, non farsi prendere la mano. Ultimamente mi sto imponendo di non lavorare alla domenica, dome ho una famiglia, cribbio, ci dovrà pur essere un giorno in cui pensare solo ai figli! Ti entusiasma leggere per prima un libro che nessuno ha ancora letto? Tantissimo! Sei poi il libro è straniero, mi entusiasma ancora di più perché tolgo la giacca da editrice e indosso quella della traduttrice e mi immagino come potrei renderlo in italiano. Come avviene la traduzione di un libro? Per prima cosa lo leggo tutto, come se fossi solo una lettrice che deve gustarselo: capirne lo spirito, lo stile, sentire che corde tocca nella sua lingua originale. Poi ricomincio a leggerlo “da traduttrice”: di solito nella prima lettura il cervello legge e capisce la lingua straniera, mentre quando gli dico che dobbiamo tradurlo, a ogni riga lui mi dice: “E questa frase come la renderesti in italiano? Eh?”. Se mi viene una qualche idea brillante, me la segno subito, a matita lì sul libro, perché anche se sono convinta di ricordarmene, i pensieri scappano via. E poi inizia la parte di traduzione vera e propria, al computer, mputer, dove sto anche un’ora su una frase che “non suona” come vorrei. Alla fine di tutto, mando la traduzione del libro ad alcune persone fidate, perché valutino e correggano il lavoro svolto. Leggi al lavoro o a casa i libri che traduci? Eh, ma salvo i rari casi in cui devo andare in sede (che è sotto casa della socia Francesca) svolgo il mio lavoro da casa mia! Oltre che comodo, è anche utile, avendo due figli: per esempio, quando qualcuno è ammalato, non mi devo assentare dal lavoro! Qui ho tutto quello lo che mi serve: pc, scanner, stampante, cellulare, programmi condivisi con Francesca. La chat con lei è sempre aperta, anche di notte, alla mattina ci mettiamo d’accordo sui lavori da svolgere nella giornata e ci teniamo informate in tempo reale. Ognuna segue s autonomamente le proprie collane e oltre a questo io di solito mi occupo di più dei lavori amministrativi, lei di quelli grafici o di comunicazione (come preparare i cataloghi o mandare i comunicati stampa ai giornali). Comunque, per tornare alla domanda domanda iniziale, la fase di lettura di solito viene svolta dal letto o dal divano! Da che lingua e in quale lingua traduci? Traduco dall’inglese ma soprattutto dal francese. Verso l’italiano in entrambi i casi. Solo in situazioni particolari traduco verso la lingua straniera; per esempio, ho appena tradotto alcuni capitoli della serie Talent Angels di Livia Rocchi perché ci sono sono degli editori stranieri che hanno 49


SCUOLA manifestato interesse verso questo progetto, quindi avevano bisogno di qualche “assaggio” per poter valutare se la serie è adatta ai ragazzi dei loro Paesi. Qual è il tuo genere preferito? E il tuo scrittore preferito? Mi piacciono tantissimo i gialli e, ovviamente!, il fantasy. Un unico scrittore preferito non ce l’ho, ma tra i preferiti sicuramente nomino: per adulti, Alexandre Jardin (francese, poco conosciuto in Italia, mi sono innamorata di un suo romanzo da ragazza e non mi sono data pace finché non l’ho tradotto in italiano: infatti ho fondato la casa editrice solo per pubblicare il suo “Lo Zebra”); Andrea Camilleri, sia per lo humour sia per la ricerca linguistica che regge i suoi romanzi; tra gli autori per ragazzi, Roald Dahl (amo soprattutto “Le streghe”), per la freschezza del suo stile e per la genuinità dei suoi personaggi; un’autrice che mi ha segnata tantissimo e che è stata fondamentale nella mia formazione è Grazia Nidasio, non è solo una scrittrice ma un’artista a tutto tondo, perché ha disegnato delle serie a fumetti (ve l’ho detto, no, che ho divorato pile di fumetti? Mica solo Topolino!) divertentissime ma al tempo stesso di grande spessore per le tematiche che affrontava; con grazia (di nome e di fatto!) e leggerezza non si è mai fermata davanti a nessun tema. Forse qualche mamma, papà o zio conserva ancora i suoi fumetti, fateveli mostrare! Mitica per me è stata “Valentina Mela Verde”, forse a voi è arrivata di riflesso la sua sorella minore, la Stefi. I libri da pubblicare che ti arrivano sono tutti scritti bene? Diciamo che il libri che scelgo per la pubblicazione sono tutti già scritti bene, manca solo qualche aggiustatina qua e là. Invece ne arrivano tanti, ogni giorno, che sono scritti proprio male, con errori di grammatica tremendi, mi fanno venire i capelli dritti! In base a cosa scegli se pubblicarli o no? Come prima cosa cerco di capire se un manoscritto per il tema trattato e l’età di lettura a cui è destinato è inseribile in una delle nostre collane. Se risponde a questi due requisiti, deve emozionarmi, deve trasmettermi qualcosa che mi faccia pensare anche a distanza di tempo a quello che ho letto. In base a cosa scegli il titolo del libro? Deve attirare l’attenzione ed essere facile da ricordare; deve essere facile da pronunciare, quindi non dovrebbe essere troppo lungo; non deve esistere un altro libro che abbia già quel titolo e nemmeno che gli assomigli. Meglio se ricorda qualcosa che già conosciamo, così è più facile che attiri l’attenzione, come per esempio il titolo di una canzone o di un film famoso. Hai mai rifiutato di pubblicare un libro? Purtroppo ho dovuto rinunciare a tanti libri di cui mi ero innamorata! Dato che siamo una casa editrice piccola, possiamo pubblicare pochi libri all’anno, e quindi dobbiamo restringere molto la rosa delle candidature... Pensate che c’è un libro che vorrei pubblicare dal 2007 e non vede ancora la luce! Come si chiama la tua casa editrice? Camelozampa. Questo nome è nato dalla fusione, avvenuta nel 2011, di due case editrici preesistenti: Camelopardus (la mia casa editrice) e Zampanera (quella di Francesca). Quali generi pubblica? Pubblichiamo albi illustrati per bambini (nella collana “Le piume”), narrativa per bambini della scuola primaria (collana “Peli di gatto”), romanzi brevi per ragazzi della vostra età (collana “Gli arcobaleni”, http://gliarcobaleni.wordpress.com ), una serie mystery-gialla (Talent Angels di Livia Rocchi http://thetalentangels.com ), saggi sul fantasy (collana “I draghi”) e un po’ di narrativa 50


SCUOLA d’autore straniera per i lettori adulti (collana “Sconfini”). Come e con chi si concordano grafica e illustrazioni del libro? Ogni collana ha una sua particolare linea grafica (formato del libro, tipo di font, eccetera) che deve essere mantenuta anche se cambiano gli autori o gli illustratori e in questo caso siamo io e Francesca a deciderne l’impostazione. Quando invece il libro richiede delle illustrazioni, viene tutto concordato assieme all’illustratore, che di solito è molto più esperto di noi riguardo a questi aspetti! Noi possiamo sapere l’effetto finale che vorremmo ottenere, ma solo un bravo illustratore sa come arrivarci. Qualche libro che hai pubblicato, o non pubblicato, è diventato famoso? Siamo ancora agli inizi, però qualche nostro titolo sta cominciando a far parlare di sé, anche se pur sempre in proporzione alle nostre ridotte dimensioni! Per esempio, “Troppa fortuna” di Hélène Vignal è diventato il rappresentante italiano per la “Ibby Honour List”; a voi non dirà niente, perché è un’onorificenza che conoscono solo gli addetti ai lavori dell’editoria per ragazzi (bibliotecari, editori, librai, insegnanti), ma è un premio molto importante; in pratica una commissione sceglie un titolo per rappresentare ogni nazione e per l’Italia è stato selezionato il nostro libro! L’anno scorso è stato anche tra i tre finalisti del Premio Andersen. “Ultraviolet” di Nancy Huston è invece tra i finalisti del Premio Giovani 2012/13 (gli altri editori finalisti sono tutti dei veri pezzi grossi! Paura!) e “La metafisica di Harry Potter” è tra i finalisti del Premio Italia (la premiazione sarà il mese prossimo, teniamo le dita incrociate!) Pubblichi libri scritti da ragazzi? Finora non mi è mai capitato... Ma chissà! Quanto lungo deve essere un libro? Non abbiamo limiti, l’unica collana ad avere dei requisiti di lunghezza è quella degli “Arcobaleni”, 80-90 pagine al massimo, perché è stata pensata proprio per la vostra età, in cui si hanno tante cose da fare: sono tutti libri da prendere in mano e terminare in un paio d’ore, magari in un pomeriggio in cui non si sa cosa fare, o si è in viaggio, o una sera in cui non si riesce a dormire... Quanti libri al mese si pubblicano nella tua casa editrice? Eh magari si potesse parlare di pubblicazioni al mese! Facciamo meglio a parlare di pubblicazioni all’anno! Diciamo che l’anno scorso eravamo piuttosto lanciate, ogni bimestre abbiamo pubblicato uno o due libri; quest’anno la crisi si sta facendo sentire anche da noi e soprattutto dai nostri clienti, che sono le librerie. Avrete sentito anche voi alla televisione in quante hanno chiuso negli ultimi mesi... Quale genere è il più richiesto? A livello nazionale, per la vostra fascia d’età va sempre molto bene il fantasy, anche se è difficile trovare titoli interessanti, perché quando esce una novità che funziona, tutti si buttano a copiare: per esempio, c’è stato il momento di “Twilight” ed è uscita un’infornata incredibile di libri sui vampiri; poi è stata la volta degli angeli; adesso vediamo quale sarà il prossimo fenomeno! Da quale paese straniero arrivano più libri? In generale, in Italia arrivano più libri dai paesi anglosassoni, ossia Gran Bretagna e Stati Uniti. Per quanto riguarda la nostra casa editrice, noi abbiamo ottimi rapporti con la Francia! Al momento abbiamo in catalogo cinque autori francesi e facilmente aumenteranno di numero. Probabilmente perché è una lingua che conosco bene, quindi mi è più facile leggere e apprezzare un romanzo francese. CLASSE 1F

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SCUOLA Le due interviste che avete vete letto sono state realizzate dagli alunni delle classi 1B e 1F che hanno avuto la fortuna di lavorare con Livia Rocchi e con Sara Saorin nel laboratorio di scrittura creativa da loro tenuto nelle due classi e nelle altre prime dell’Istituto Comprensivo. Comprensivo. Ciascun laboratorio ha coinvolto i ragazzi in tre incontri di due ore ciascuno con cadenza settimanale. Che cosa hanno realizzato i ragazzi??... Dovete proprio seguire il nostro blog valgigiornalino.blogspot.com… … prossimamente ci saranno notizie in merito… merito…

Questi sono i ragazzi di 1B

…e questa è la 1F

Ma le nostre interviste non finiscono qui… 52


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Che spettacolo! Intervista a don Loris

Don Loris con la redazione

Per la pagina delle interviste,, il 9 Gennaio 2013 i ragazzi della redazione hanno invitato a scuola don Loris Gasparella. Come molti sanno, infatti, il cappellano di san Tommaso di Albignasego ha coinvolto e organizzato ben sessanta ragazzi nella lavorazione del musical Greccio. Notte di Natale del 1223,, ispirato alla vita di san Francesco .Lo spettacolo è andato in scena due volte nel dicembre scorso, al Palazzetto, e ha riscosso un travolgente successo,, ben documentato da stampa e televisione: da qui l’idea di chiedere direttamente a don Loris come si è svolto il lavoro, e che cosa lo ha ispirato nell’impegnarsi in un’organizzazione tanto complessa. Benvenuto nella nostra redazione, don Loris! I ragazzi sono pronti con le loro domande, alcune delle quali la riguardano più personalmente… ma cominciamo parlando del musical: come le è venuta l’idea? perché tra tutte le attività possibili ha scelto proprio questa? Nel mio percorso spirituale, alcuni soggiorni ad Assisi hanno avuto un’importanza particolare, e proprio roprio ad Assisi ho avuto modo di assistere agli spettacoli di Carlo Tedeschi, Tedeschi drammaturgo, attore e scrittore. In particolare ho assistito al musical dedicato a san Francesco e al primo presepio vivente, quello di Greccio. Da qui l’idea di riproporre lo spettacolo e soprattutto di ricreare quell’atmosfera atmosfera di gioia e di condivisione che tutti i ragazzi in scena ad Assisi mostravano di vivere… quindi ho cominciato a muovere i primi passi in questa direzione, per realizzare qui ad Albignasego ignasego un’esperienza simile… Abbiamo iniziato in pochi e poi ci siamo moltiplicati… A Dicembre, alla fine della “prima” dello spettacolo, già durante la notte mi arrivavano così tanti messaggi di giovani entusiasti… Certo, all’inizio qualcuno era un po’ titubante, perché all’inizio le cose nuove fanno sempre paura, nella vita, a tutti: anche ai giovani; perciò abbiamo bisogno di qualcuno che ci stimoli un poco e io sono stato solo quello che ha dato una piccola spinta… spinta… poi hanno fatto tutto loro, io ho solo assistito con impegno.

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SCUOLA Cristian: Com’è stato per te finire sul giornale? Bello! e siamo andati anche in tv, su Telenuovo… All’inizio non avevo proprio pensato di pubblicizzare lo spettacolo sul giornale, c’erano già già cartelloni dappertutto e noi volevamo proporlo solo alle parrocchie. Ma una giornalista ha assistito alla rappresentazione del 2 dicembre e il giorno dopo mi hanno chiamato un sacco di giornalisti… Io sottolineavo sempre qual era stato il nostro scopo, che non era tanto mettere in scena uno spettacolo per mostrare che i giovani di Albignasego sono tanto bravi a cantare e ballare, o per tirare su soldi. Lo scopo era trasmettere il vangelo di Gesù attraverso l’esperienza di Francesco.

Scrivere un musical deve essere un lavoro particolarmente complesso. Come si realizza? Bisogna tenere conto di tanti piani diversi: diversi: c’è la scrittura del testo, la parte musicale e il canto, la coreografia, la recitazione, e il coordinamento di moltissime persone tutte sulla scena… sì, scrivere un musical è molto complesso ma è anche un’esperienza un’esperienza che permette a ciascuno di trovare il proprio ruolo.. Inoltre, è un tipo di spettacolo molto coinvolgente per il pubblico e permette di comunicare in più modi quello che a me sta sta a cuore, cioè percorsi spirituali, come quello di Francesco. Bisogna essere molto preparati come autori, ma vi dirò che, se lo Spirito Santo mi sostiene, e forte dell’esperienza che ho acquisito, mi piacerebbe immaginare un musical sulla vita di sant’Antonio… Sarebbe molto interessante! Don Loris, lei ha una bella voce ma nel musical non ha partecipato in prima persona, è stata una scelta? Sì, mi piace molto cantare ma ho lasciato fare ai giovani. Che età avevano, in media, i ragazzi? I sessanta ragazzii andavano dalla prima superiore fino al secondo anno di università, e poi hanno partecipato due ragazzi più grandi che facevano l’Angelo e san Francesco. Come avete fatto per i costumi? La Provvidenza si è fatta viva nelle mani di Vittoria Lissandron, la mamma di Silvia, che ha realizzato quasi tutti i costumi di scena… Vittoria ha trovato anche il tempo per aiutarci, insieme alla signora Marta, sono state davvero provvidenziali. Chi ha deciso i ruoli? All’inizio mi sono consultato con una parrocchia che aveva realizzato il musical, ma è stato un lavoro delicato,, non si devono urtare sensibilità o creare anche involontariamente delle preferenze. 54


SCUOLA Indubbiamente chi faceva san Francesco doveva essere veramente veramente bravo a cantare e avere tempo e voglia di imparare tutte le canzoni – due ore di spettacolo non sono davvero poche, in scena dall’inizio alla fine. Marco è stato scelto subito; invece per dare il ruolo dell’Angelo c’è voluto più tempo, ma alla fine quelli elli che erano bravi a cantare hanno tutti avuto spazio, e gli altri hanno trovato da soli il loro posto. All’inizio ho attaccato alla parete dei fogli dove c’era scritto “canto”, “recitazione”, “dietro le quinte”, “costumisti”, “truccatori” e ognuno si è segnato dove credeva. Li ho un po’ organizzati e dopo qualche mese ci sono stati degli spostamenti finché ciascuno ha trovato il proprio spazio. Per esempio, alcuni che si erano proposti “dietro le quinte” si sono appassionati e sono venuti davanti, come quei due ragazzi che avevano proclamato che non avrebbero mai ballato per nessun motivo al mondo, e invece si sono trovati in prima fila a ballare nel musical. E poi siamo stati aiutati in due week end a Rimini dal regista e dalla coreografa che ci hanno bene ene istruito… Avevamo anche un dvd per seguire la traccia originale. Quanto tempo avete provato? Tanto! L’idea è nata due anni fa. Poi durante il Natale del 2011 abbiamo studiato a fondo il dvd e nel primo periodo, fino a giugno, c’è stata una prova ogni quindici giorni; da giugno una prova alla settimana e nell’ultimo periodo anche due tre volte a settimana. In alcuni periodi io ho seguito solo il canto e la recitazione mentre Giulia e Roberto seguivano i balletti.

Andrea: Che cosa vuoi trasmettere ai giovani? Far capire ai giovani che seguire Gesù non è una cosa triste, ma una cosa che mette gioia, che è bello seguire Gesù, ma soprattutto che è bello stare insieme.. Così è stata anche questa esperienza del musical: al di là dello spettacolo, che è solo un mezzo, il vero messaggio è che è bello stare insieme, è bello che tanti giovani stiano insieme, insieme, a cominciare dalle prove del musical e da tutte le altre re cose che facciamo insieme, come pregare. E poi penso che i giovani siano un po’ stanchi delle prediche e abbiano invece voglia di vedere, di fare proprio l’esperienza della condivisione, condivisione di essere coinvolti. Altrimenti corriamo il rischio di pensare che la fede sia solo un racconto, una storia, che però non fa cambiare niente nelle nostre vite. E poi penso che sia sempre importante la gioia, e il sentimento di essere innamorati di Gesù; Gesù è un sentimento simile a quello che una mamma ha per il proprio bambino, bambino, così anche un prete è mosso dall’amore. In particolare, io ho una grande attenzione per i giovani, visto che sono giovane anch’io. Ora veniamo a domande un po’ più personali, don Loris. Molti ragazzi sono stupiti della sua giovane età e della sua scelta, lta, che nel nostro mondo appare tanto controcorrente. Le vorrebbero perciò chiedere qualcosa riguardo alla sua vocazione: come è arrivata? Quando ho finito la scuola superiore ho trascorso un anno all’università, ma sentivo che non era la mia strada, così ho cominciato a lavorare. Facevo un lavoro invidiabile agli occhi di molti giovani: 55


SCUOLA ero commesso in una gioielleria importante, un negozio di lusso, nel vicentino (sono originario di Thiene), zona tra le capitali mondiali dell’oreficeria. Ogni giorno trattavo oggetti molto preziosi, ero a contatto con una clientela elegante e nell’ambiente di lavoro ero apprezzato e mi trovavo bene. Facevo, come si dice, una vita “da centro”, completa di colazione al bar e di tutte le comodità. Eppure sentivo che qualcosa non andava, sentivo sempre più chiaramente che quella non era la mia strada. Ho cominciato a interrogare più a fondo la mia fede, che fino ad allora era stata quella comune a molti altri giovani. E mi sono licenziato, con sorpresa e preoccupazione di chi mi stava vicino… Ho partecipato a un concorso per un altro lavoro, che prevedeva la selezione di 350 candidati - e mi hanno scelto: ho interpretato questo successo come un segno che Gesù mi mandava, il segno che ero sulla strada giusta. Poi è venuto il rinnovamento profondo della mia fede, la sua espansione, il contatto autentico con Gesù; la fiducia di essere nel suo amore, nella sua guida, ha fatto il resto: l’iscrizione al seminario a Padova — e considerate che nel mio paese nessuno era entrato in seminario da cinquant’anni, e poi a Thiene non si sa nemmeno tanto bene dove sia, il Seminario: Padova e il seminario sono posti un po’ foresti… — e tutti i passaggi che mi hanno portato all’ordinazione. Beatrice: Quali sono i comportamenti in alcuni ragazzi, se ne ha visti, che le hanno fatto capire che la loro strada poteva essere diventare preti? Non è che io guardi i ragazzi pensando che uno potrebbe farsi prete. Se alla vostra età qualcuno mi avesse detto che mi sarei fatto prete l’avrei certamente guardato strano. No, secondo me se il Signore vuole che uno diventi prete, be’, lo “perseguita” finché non lo fa capire… a meno che uno non sia proprio duro… Vi racconto un’esperienza che mi ha dato tanta gioia. Quando studiavo in seminario facevo anche l’animatore in parrocchia e c’era uno dei ragazzi che frequentavano il gruppo, che si chiamava Giovanni, il cui fratello era un mio buon amico (sarebbe stato il mio testimone nell’ordinazione sacerdotale: perché anche quando si diventa prete c’è un testimone, come nel rito del matrimonio). Be’, per tornare a Giovanni, questo ragazzino, che era in terza media, era venuto a fare un campo scuola ad Assisi con me, e camminavamo sempre perché quell’anno raggiungevamo a piedi tutti i santuari francescani, ogni giorno un santuario. E questo ragazzino mi chiede com’è la vita in seminario; e io gli racconto che si studia, si sta insieme, si prega, e poi che c’è il Padre spirituale, l’assistente, molte persone disponibili nei tuoi riguardi; poi che il sabato e la domenica si va in parrocchia a fare esperienza… E a Giovanni piaceva quello che gli dicevo del seminario, era molto interessato, così gli ho detto “Be’ chissà Giovanni, forse un giorno potresti andarci anche tu…”. “Ma… non so…”. “Io intanto prego per te”, e ogni giorno dicevo una preghiera per lui… Sapete dov’è ora Giovanni? In seninario… è chierico a sant’Agostino di Albignasego, e quando ci vediamo mi dice sempre che è colpa mia se è in seminario, perché ho pregato per lui… Ma io non gli ho fatto mai nessun discorso del tipo “Guarda che Gesù ti sta chiamando”, semplicemente stavo con lui, giocavo… e adesso è in seminario… È che a volte la vita del prete fa un po’ paura, ma io cerco di far capire ai ragazzi che la scelta sacerdotale non è diversa da altre scelte: ogni lavoro implica delle rinunce, per esempio, così come ogni matromnio implica, per amore, delle fedeltà. Io voglio far vedere ai ragazzi che la vita del prete è una vita normale: anch’io vado al cinema, qualche volta vado in piscina coi ragazzi, andiamo a Gardaland… Semplicemente io sto in mezzo agli altri come prete. Certo, un prete non può far tutto, ma nessun cristiano può far tutto. Seguire Gesù significa anche rinunciare a qualcosa che il mondo ci propone e che ci pare tanto bello… Miriam: Che cosa ti manca della vita di un normale credente? Beatrice: Le pesano le restrizioni vita da prete? Sinceramente: non mi manca nulla. E non sono forse anch’io un credente? Non per vantarmi, ma mi sento anche molto più fortunato. Stamattina sono uscito con un giovane e lui era stupito di vedere quanta gente mi salutava, con quante persone ero in contatto. “Ma te conossi tuti!”. “Eh, certo, sono un prete!”. Io sono molto fortunato perché come prete posso condividere situazioni in cui nessun altro 56


SCUOLA potrebbe o vorrebbe entrare, mentre un prete può condividere tutto, situazioni belle o tragiche, anche terribili come quella successa alla nostra Silvia e alla sua famiglia. Poter condividere con gli altri tutto questo – sì, anche il dolore, per me è una grazia. E quando sono solo, posso sempre andare a trovare qualcuno, magari per bere un caffè, per conoscersi meglio. Gesù non faceva forse così? Non frequentava forse la casa di Marta, Maria e Lazzaro? Non passa settimana in cui io non sia invitato a mangiare a casa di qualcuno. Cristian: Con chi sogneresti di lavorare nella chiesa? Con la gente. Mi è sempre piaciuto stare in contatto con la gente, mi piace proprio. Sono prete da così poco tempo, e sto ancora cercando di capire che tipo di prete sono, come ognuno di voi cerca di capire che tipo di persona è. Il mio sogno è proprio questo: stare in mezzo alla gente, e mi chiedo come fare, qual è il modo migliore. Siamo in un’epoca in cui si corre e ognuno pensa per sé, invece per me le cose dovrebbero andare al contrario: prima c’è la gente, e stare insieme con gli altri mi alimenta, alimenta le mie scelte. Anche in chiesa abbiamo tante riunioni e tanti documenti – un po’ come a scuola, adesso, non è vero? – ma io penso che ci sia bisogno di cose più fondamentali: stare in mezzo alla gente, come ha fatto Gesù, che non ha scritto nessun libro ma è stato con tutti, senza giudicarli ma amandoli. Finché non ti senti amato da Gesù vivi da povero. Quali sono i comportamenti che la preoccupano nei ragazzi di oggi? Mi preoccupa il fatto che a volte li vedo tanto distratti. Vi voglio molto bene e non do la colpa a voi, ma a chi sta gestendo oggi la società. Io vedo che siamo tutti tanto frastornati. Soprattutto dai media – ora, intendiamoci: io guardo la tv ogni tanto. Ma dopo c’è anche tutto questo mondo di facebook, internet… bello un blog, è una cosa favolosa, però tutti questi strumenti bisogna vedere come li usi… vedo che tanti ragazzi passano le ore con il cellulare, che in sé è comodissimo: se succede qualcosa a mia mamma, mi chiama subito, o posso mandare un avviso con un sms a tutti i ragazzi… ma ho l’impressione che noi usiamo questo mezzo in maniera errata. Tante volte scriviamo in un messaggio delle cose che non abbiamo il coraggio di dire a voce, faccia a faccia… scrivere un messaggio e fare “invia” sembra molto più semplice. I messaggi vanno bene per informazioni, ma se io devo ringraziare qualcuno, per esempio, io chiamo, non mando un messaggio; io lo dico a voce… Anche facebook viene usato in maniera stupida, secondo me. Ogni tanto chiedo ai giovanissimi della parrocchia, che hanno un blog, di mostrarmi che cosa c’è su facebook, ma vedo che c’è su di tutto e di più… tutti commentano la tua vita, tutti si permettono di guardare le tue cose… ci si mette dentro di tutto, anche ragazzini della vostra età lo fanno… anche di tredici-quattordici anni. Così io vedo che voi siete frastornati e rischiate di vivere in quel mondo, che non è un mondo reale, è un mondo irreale. Invece dovete vivere in questo mondo, stare insieme. Sono cresciuto senza cellulare e senza internet, ma non sento che mi sia mancato qualcosa. Sento che siete attratti da internet e dai vostri cellulari, ma fate attenzione a non farvene assorbire troppo: state insieme! Inoltre, oggi mi pare che si sia perso il senso dell’autorità. Vedo i ragazzi che si rivolgono a un adulto senza rispetto. E ognuno fa quello che vuole: io faccio quello che voglio, quello che dico è giusto e degli altri chi se ne frega. Invece bisogna imparare ad ascoltare gli altri, rispettare le regole e gli adulti. C’è proprio la mancanza del rispetto: ognuno fa quello che vuole, con grande individualismo, e questo si ripercuote anche nella società. Chi ci dice, chi vi dice, che cosa è bene e che cosa è male? E se non sapete ascoltare queste parole, come vi troverete? Non si vive bene quando non si può distinguere quello che è male e quello che è bene per se stessi. La Redazione di Domani sarò Grande Grazie don Loris!

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Fiabe iabe e leggende: Dragostea cerca la sua famiglia

C’

era una volta in un bosco lontano una fanciulla assai bella di nome Dragostea. Ella era chiamata così perché viveva con una famiglia di draghi che le volevano molto bene e lei era molto felice di stare insieme a loro. loro

I draghi l’avevano trovata quando era ancora in fasce davanti alla loro caverna e avevano pensato di tenerla con loro. Passavano gli anni e Dragostea diventava sempre più grande forte e bella. Ogni mattina andava insieme a mamma drago in cerca di qualcosa da mangiare, saliva sulla groppa e WUON!, volavano via. Dopo aver mangiato giocava un po’ con i suoi “fratellini”. Se si allontanava troppo o era in pericolo, bastava fare un fischio e subito accorreva in suo soccorso tutta la famiglia, sempre premurosa e pronta a difenderla. Quando uando compì sedici anni, Dragostea disse che voleva andare in giro per il mondo in cerca di fortuna. Tutta la famiglia acconsentì perché era diventata grande e responsabile. Con le sue mani costruì uno zaino in pelle dove mise un po’di provviste e tre zucche piene d’acqua. 58


NOI SCRITTORI Cammina,cammina raggiunse un grande regno e sulle mura vide numerose pergamene con scritto: ”Grande ricompensa per er chi mi darà informazioni sulla principessa scomparsa”. Dragostea non ci fece caso e continuò il suo cammino fino a che trovò una grotta. Ci si rifugiò dentro senza sapere pere che era la casa di due orchi. Stanca per il lungo viaggio si addormentò; ma si risvegliò bruscamente al suono di voci cupe che stavano discutendo di cosa avrebbero fatto di lei. Gli orchi la guardarono negli occhi e si accorsero della strana somiglianza somiglianza alla regina: stessi occhi, stessi capelli, stesso sguardo. La guardarono increduli e le chiesero come si chiamava: ”Sei forse tu Draglon la figlia dispersa della regina?”. Dragostea rispose che era la figlia trovatella di una famiglia di draghi presso i quali viveva sin da quando era piccola e narrò la storia della sua vita. Gli orchi allora l’accompagnarono a corte per ricevere la ricompensa. Ma la regina non credendo alle parole degli orchi volle avere una prova: fece chiamare Dragostea la guardò negli occhi e sentì il suo cuore palpitare come se quella bellissima fanciulla fosse sua figlia. Dragostea le raccontò la sua storia e, mentre le mostrava in che modo chiamava la sua famiglia, senza rendersene conto fischiò: non aveva ancora finito di fischiare fuori dalla porta si sentì un rumore assordante , si spalancò la porta ed entrarono sei enormi draghi che si misero in cerchio attorno a Dragostea per proteggerla. Dragostea li fermò dicendo: “Calma, calma è tutto a posto, le stavo semplicemente dicendo quanto mi volete bene e cosa fate per me !” La regina si rese conto che quella era veramente sua figlia portata via, quando era piccola, da una strega malvagia. In quel momento mamma drago tirò fuori lo stemma che era attaccato alle fasce di Dragostea quando qua era neonata e lo diede alla regina. Ella allora corse verso Dragostea e l’abbracciò piangendo e disse ai draghi: ”Grazie razie di esservi presi cura di mia figlia, cosa posso fare per sdebitarmi?”. Papà-drago Papà rispose: ”Potresti darci il permesso ogni giorno di venire a salutare Dragostea”. Gli orchi erano ancora lì in attesa e dissero: ”E noi? Anche noi vogliamo la nostra parte!”. La regina gliela diede ed essi se ne andarono via contenti. Ai draghi costruì una grande dimora in modo che potessero proteggere tutto utto il regno. Infine Dragostea trovò la fortuna e visse felice e contenta insieme alla sua grande e numerosa famiglia.

Elisabetta Bassani 1A

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MITI POSSIBILI: IL COLORE DELLA PELLE Prima dell'inizio dei tempi non esisteva niente. Arid, che era un essere senza aspetto, decise di creare la Terra.

La Terra doveva essere di tanti colori, verde per l'erba, l'azzurro per l'acqua e il marrone perle montagne. Allora Arid che viveva nello spazio prese una grande stella, la divise in spicchi di diversi colori e su di essi ssi creò i mari, le montagne, le pianure e le colline. Tutte queste creazioni avevano il colore dello spicchio su cui erano state fatte. Così fece il nostro pianeta. Arid, dopo aver costruito la Terra disse tra sé: “Serve qualcuno che abiti questa Terra”. Allora prese dalla Terra stessa un po' di fango e creò i pesci, rettili e gli anfibi. Tutto utto andava bene finché ad Arid non venne l'idea di costruire degli esseri che sapevano controllare trollare gli animali sulla terra e sull'acqua. Arid prese una manciata di terra dallo spicchio nero e fece un corpo, con braccia gambe e testa. Questo essere era anch'esso h'esso nero come lo spicchio da cui era stato creato. Poi disse: “Questo essere deve vedere”. Allora creò gli occhi. Penso anche: “Questo essere deve ascoltare”. E gli mise le orecchie; poi ancora: “Questo essere deve nutrirsi”. Allora gli mise la bocca. Alla lla fine con la terra rossa, poi con quella gialla e poi la sabbia finché ne fece un altro, un altro ancora... La Terra con tutti questii uomini diversi era perfetta ed Arid fu fiero per il lavoro fatto. Ma bastava un lavoro ancor più grande da fare: insegnare agli uomini che la loro ricchezza è proprio la diversità. Federico Poggi 1A

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LA LENTEZZA DELLA TARTARUGA

Tanto tempo fa nell'isola di Tartuga viveva una tartarughina di nome Tina, essa era la più piccola dell'isola, la più amata, ma anche la più lenta. Tutte le altre tartarughe invece erano veloci e scattanti come saette. A loro piaceva molto correre perché sentivano il vento fischiare e accarezzare il loro carapace e potevano andare da una parte all'altra dell'isola in un battibaleno. Spesso organizzavano delle gare a cui partecipavano tutti gli abitanti dell'isola compresa Tina che però arrivava sempre ultima. Tina diventava sempre più triste e certe volte le venivano venivan le lacrime agli occhi perché si sentiva diversa dagli altri. Un giorno le altre tartarughe, per vederla sorridente e felice, si misero d'accordo per camminare lentamente come lei e scoprirono un mondo tutto più bello: potevano fermarsi a guardare il mare e i mille colori del tramonto, gli alberi e i fiori, potevano fermarsi a conversare, a ridere e giocare. giocare Era così bello stare sereni e in armonia che si dimenticarono delle corse e della velocità. Da allora le tartarughe sono tra gli esseri viventi più più lenti per insegnare a tutti che non è importante essere veloci, ma poter stare unite e felici con i propri amici. E Tina è la tartarughina più felice in assoluto. Elisabetta Bassani 1A

La maledizione della principessa In una verde, grande radura ormai dimenticata da tutti, vivevo io, Melissa, una piccola principessa con lunghi capelli lisci e corvini, sempre intrappolati in una treccia perfetta rifatta ogni mattina da mia madre e talmente viziata da non comprendere il mio futuro, ovvero quello di diventare per forza una grande e forte regina di un regno talmente piccolo e insignificante, da non essere nemmeno rappresentato sulle cartine geografiche. Scarpe, borsette luccicanti e trucchi sono cose da cui non mi sono mai separata. Per questo mio padre mi riteneva“priva di classe”. Da quando avevano assunto la mia tata, non avevo quasi più passato passato un momento con loro, fino a quando… quando Nei miei diciotto anni non mi ero mai soffermata sulla questione “scegliere marito”. Per me fu come risvegliarmi da un lungo e profondo sonno in cui pensavo che in una sperduta foresta priva di sudditi ma soprattutto di uomini, (come quella in cui ero nata) non avrei mai dovuto preoccuparmi di questa questione.

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NOI SCRITTORI I miei genitori, ormai vecchi, mi fecero presente la situazione in cui mi trovavo e mi dissero che la settimana seguente sarei partita per un viaggio nella città vicina, in cui sarei stata una semplice donna di paese. Solo quando avrei trovato l’uomo che mi amava, gli avrei confidato di essere una principessa, altrimenti una terribile strega avrebbe ucciso i miei genitori e si sarebbe impossessata di tutto il regno entro i prossimi mesi. Ero combattuta. Sapevo che prima o poi mi sarei dovuta sposare, anche se era sempre stato l’ultimo pensiero per me, dall’animo ancora bambino; ma mai, mai, mai avrei creduto che sarei stata costretta a farlo perché sotto una tale t minaccia. Quel pensiero, talmente reale e vicino, mi tormentava ogni notte. Se c’era una cosa che non sopportavo era passare le notti insonni. Sapere che tutti stanno riposando tranquilli mentre io rimuginavo sulle mie giornate, era sconfortante. Dovetti ti partire. Durante il viaggio pensavo a quanto ero stata fortunata fino a quel momento ad avere una carrozza che mi trasportava dappertutto perché ora, invece,, sentivo un gran male ai piedi. Cercai di distrarmi. Vidi tanti paesaggi. Dopo poco la radura a me tanto familiare si trasformò in n un bellissimo bosco dall’atmosfera magica. Gli alberi, talmente alti che tagliavano le nuvole a metà creavano strambe figure incomprensibili. Qualche passero cinguettava impaurito e, come se non fossi sola, sentivo il rumore r dei rami che si spezzavano al passaggio di qualcuno o qualcosa. Cominciai a sentir freddo e anche paura perché la cosa che mi spaventava di più in cuor mio era avere la possibilità di incontrare la strega. Quello che non capivo era perché non mi avesse se uccisa prima… Come capire i pazzi? “Di certo non mi troverei in questa situazione se non fossi stata così sciocca da aspettare l’ultimo momento per trovare marito” pensai. “Non avevo mai pensato a questo argomento perché c’erano sempre i genitori, la tata tata e tutti i miei domestici a concentrare le loro attenzioni su di me, ma ora..” Sentii uno strano suono; quello di prima. Gli arbusti... “Forse è un animale..” pensai. Capii che non lo era. Il rumore si faceva sempre più forte ed assordante. Riuscii a comprenderne prenderne il significato.“Aiuto!” sentivo.“Aiutatemi”. La nebbia che si era creata di certo non era d’aiuto ma riuscii a intravedere una sagoma di donna. “Chi va là?” Gridai con tutta la forza che avevo in corpo. “Aiuto!”sentivo solamente queste parole. Così Così decisi di correre verso quella sagoma che si avvicinava sempre più. Anche se in modo brusco, scontrandoci, ci trovammo.“Chi sei?” Dissi. Mi chiamo Teodora...Vengo da un villaggio qui vicino. Essendo una sua domestica,dovevo portare alla principessa qualche erba strana per una nuova tesi sulle piante del regno. Non vedevo l’ora di fare bella figura e invece mi sono persa.” “Non preoccuparti. Anch’io mi sono persa. Devo raggiungere la città non poco distante per un’importante commissione.” “Io però non n so ancora come ti chiami. Qual è il tuo nome?” Disse Teodora. “Mi chiamo Melissa… devo andare anch’io per queste parti, magari potremmo fare la strada assieme, così eviteremo di perderci.” Certo non cercavo un’amica ma l’idea di non rimanere sola non mi dispiaceva. Durante la strada parlammo molto. Più che altro era Teodora che parlava; sono sempre stata più brava ad ascoltare, fin da piccola. Forse era per colpa degli innumerevoli insegnamenti di mia madre: “Una principessa non deve mai parlare troppo” oppure ppure “Dì la tua opinione solo quando ti viene richiesta”. Dovevo ammetterlo, qualche volta la odiavo. “Non sarei in questa situazione se qualche volta avessi aperto bocca.” E la storia continua… visita il blog valgigiornalino.blogspot.com valgigiornalino Miriam Beccaro 62


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Le streghe mangione C’era una volta un grattacielo che solleticava le nuvole; era fatto di cioccolato con le finestre piccole di zucchero filato di cinque piani, ognuno di diverso colore. Un piano verde come la menta dove vivevano la gabbianella e il gatto, un piano arancione come il mandarino dove vivevano gli Aristogatti, Aristogatti, un piano rosso come le fragole, dove abitavano 101 cani con il loro padrone buono, un piano blu come il mare dove vivevano vivevano la sirenetta Ariel con il suo miglior amico Sebastian, e l’ultimo piano giallo come le patate, dove vivevano i sette nani con Biancaneve. Nel paese vicino abitavano le streghe Ursula, Crudelia Demon e Grimilda che erano golose di dolci e il loro preferito era il cioccolato. Un giorno passeggiando nel paese di Dolcelandia tra tutti i grattacieli di marzapane e burro, videro da lontano il grattacielo di cioccolato e la strega Ursula disse alle sue amiche streghe: «Guardate!!! Un grattacielo di cioccolato!!! Andiamo a mangiarlo!!!» Grimilde le rispose: «Semplice, organizziamo un piano». Il nano Cucciolo nel frattempo stava organizzando una festa di compleanno con i suoi fratelli e invitò gli abitanti del grattacielo. o. Nell’invito scrisse: «Sei «Sei invitato alla mia festa di compleanno domani sera alle 19:30. Vestiti del colore del tuo piano, così sarà più facile distinguerti.Ti aspetto alla pizzeria Marzapizza.» Tritone era il guardiano del grattacielo. Le streghe avevano organizzato organizzato un piano geniale per quella sera. Entrarono dalla porta di sicurezza, perché sapevano che erano erano andati tutti alla festa di Cucciolo, potevano agire indisturbate e cominciarono a rosicchiare il tetto. Tritone quella sera era stato invitato a bere un caffè dal suo amico Trudente; si misero a giocare a carte e non si accorsero del tempo che passava. passava Si erano fatte le ventidue e cinquanta e il guardiano corse come un lampo per sorvegliare il grattacielo ed esclamò: «Cosa è successo?» Chiamò subito la polizia e denunciò l’accaduto; gli agenti gli fecero una domanda: «Chi sono le persone che odi e possono ono averti fatto un dispetto?». Tritone rispose: «Le streghe!!!» La polizia fece un giro nel paese di Dolcelandia alla ricerca delle famose streghe; furono trovate con la bocca ancora sporca di cioccolato e con la pancia talmente grossa che sembravano scoppiare. scop Gli abitanti del grattacielo decisero come punizione di fare costruire alle streghe un grattacielo nuovo. Le streghe costruirono un nuovo grattacielo di cioccolato bianco e gli abitanti tornarono a vivere ognuno nel proprio piano e vissero felici e contenti.

Jessica Romio IA

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Caro diario… Caro diario, mi chiamo Akbur Mahari ahari e ho undici anni, vivo in un piccolo paese ddell’Africa dell’Africa occidentale. Ho una situazione e una vita davvero difficili. Sono un bambino soldato. Già, sono uno di quei bambini che gli adulti sfruttano come spie e altro genere di cose… Perché siamo piccoli e allora i nemici non ci scoprono facilmente. Sono soldato da circa tre anni e non è che prima avessi avuto un’infanzia felice. Facevo il servo in una famiglia benestante, distante circa dieci chilometri che percorrevo a piedi; lo facevo insieme eme a mia sorella che ora ha quattordici anni. Mia sorella l’hanno rovinata perché la facevano prostituire. Durante le serate con amici lei ne era l’attrazione! Le hanno tolto il suo corpo, la sua anima e la dignità di essere donna. Lei mi chiedeva aiuto piangendo, mentre i “maiali” la tironavano avanti e indietro dicendo che avevano bisogno di divertirsi. Poi ci dicevano che se volevamo avere del cibo (qualche avanzo) e qualche briciola di spiccioli ci conveniva ubbidire e tacere. Subire. Tacere. Una volta un amico del mio capo mi ha fatto lo sgambetto, insomma come si può fare un dispetto simile ad un bambino? Di conseguenza, cadendo, ho rovesciato del vino addosso ad una donna di fianco al mio capo. E prima di tornare a casa calci e pugni mi sono preso. Subire. Tacere. La mia famiglia è formata da me, mia sorella Alison Mahari e mia madre Mareshah. Avevo altri due fratelli: Surush e Adin ma sono morti giovani colpiti da una grave malattia incurabile senza le medicine adeguate. E mio padre. È morto esattamente tre anni fa. In guerra. Provo e sento tristezza e rabbia allo stesso tempo, perché quando è morto hanno detto a mia mamma che mio padre lo dovevo sostituire io. Perché esiste la guerra? Perché i bambini non possono essere felici di essere bambini? Perché gli adolescenti non possono scherzare e trovarsi uno a casa dell’altro a chiacchierare serenamente? Magari nei paesi più ricchi questo succede. E perché i diritti delle persone allora, cambiano o scompaiono da zona a zona? Subire. Tacere. Ora ti voglio raccontare com’è la mia vita, da quando combatto per la guerra. Sicuramente la vita nei campi minati non è tanto eccitante e gioiosa come giocare una partita di calcio. Bisogna stare attenti, svegli, bisogna ubbidire. Mi sento in trappola ogni giorno. È un orrore quello che vivo e piangere o lamentarsi, ho imparato, non serve a niente. Un giorno io e un ragazzo con cui ho stretto amicizia, dovevamo togliere tutte le mine in un campo, da soli, noi due. 64


NOI SCRITTORI Il ragazzo si chiamava Samri, ma io lo chiamavo Sam, avevamo quasi raccolto tutte le mine, avevamo quasi finito il lavoro… erano tantissime… e ad un tratto un “boom” secco mi fece rabbrividire e per la prima volta vidi il vero orrore davanti a me. Una mina era scoppiata in mano a Sam ed era lì agonizzante sul terreno, steso, come un povero uccellino catturato durante una caccia. E dopo due ore il mio amico Samri non c’era più… Subire. Tacere. Piangere. Ricordare. Dimenticare. Subire. Tacere. Dopo la sua morte non sapevo più cosa fare… mi sembrava che niente avesse più senso. Perché la vita di un bambino è così? Perché un attimo ci sei e un attimo dopo non ci sei più? Perché? Perché? Perché? Nessuno mi risponde? Circa una quindicina di giorni dopo la morte di Sam ho dovuto assistere ad un’altra atrocità. Ramsis, un bimbo di circa cinque anni, piccolino, magretto con degli occhioni verdi color speranza, che esprimono rassegnazione, spensieratezza, tristezza, innocenza e curiosità allo stesso tempo, era stato mandato a spiare le mosse nemiche, quando un uomo si accorse di lui e gli sparò: uno, due, tre… dieci, undici colpi di fucile per un tempo che mi sembrava infinito! Il piccolo corpicino fu lasciato lì… senza alcuna cura e alcuna dignità, per essere stato ed avere avuto solo cinque anni!! Doveva essere orfano perché nessuno lo venne a prendere… Guardare. Tacere. Te lo avevo detto che avevo tante cose da raccontarti! Domani la sveglia è alle 5.00 e poi devo tornare nell’altro mondo… la guerra. Domani penso che dovrò portare su e giù le munizioni, perché di solito al giovedì mi fanno fare questo. Spero che il mondo cambi. Spero che si conosca e che si sappia la verità su quello che io e altri miei coetanei e altri bambini abbiamo subito e… su quello che non si doveva far sapere… Si sappia!!! Perché i bambini abbiano la gioia, la bellezza, la spensieratezza, la tranquillità di essere bambini! Perché i giovani e adolescenti possano trovarsi insieme e scherzare, chiacchierare, divertirsi, ballare, cantare, sorridere, che possano provare emozioni fantastiche insieme, che possano innamorarsi anche della loro vita; perché queste cose io non le conosco e forse mai le conoscerò. Perché gli adulti inizino ad amare e proteggere il tesoro che sono i bambini! Per un mondo colorato, dipinto da un sorriso, non siate indifferenti e se subite... Non tacete!!! Arianna Amato 3H

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aro diario,

come è difficile crescere, soprattutto in questa società così maschilista! Penso sempre alla parola “femminicidio” e sai cosa mi viene in mente? Basta, basta ad ogni forma di discriminazione e violenza posta in essere contro la donna “in quanto donna”. Perché le donne non debbano più pagare con la vita la scelta di essere se stesse, stesse, e non quello che i loro partner, gli uomini o la società vorrebbero che fossero. La donna, fin dall’antichità, è sempre stata considerata INFERIORE all’uomo. Io non ho mai sopportato questa cosa, fin dalla scuola materna mi arrabbiavo quando i bambini dicevano “Le femmine sono deboli, non sanno giocare a niente ecc. ecc..”; lì eravamo all’Asilo e metti che poteva anche starci perché tutti sappiamo che a quell’età maschi e femmine si “odiano”, però negli adulti è grave, molto grave! Pensiamo solo a quante quante donne vengono uccise in media in Italia? Nel 2012 siamo arrivati a quota ….. numero che aumenterà sempre di più se si continua a stare con le mani in mano. Rifletteteci: vogliamo questo? Vogliamo davvero questo? Vogliamo che nella nostra società non ci siano più donne? Perché il problema è che la donna viene vista come un OGGETTO; ma cari maschietti vi sbagliate una donna è femmina, madre, moglie, figlia, sorella, nipote, zia, nonna. Una donna può essere tutto: avvocato, maestra, infermiera, parrucchiera, a, attrice come può essere giudice, preside, dottoressa, regista e idraulico. Una donna ha gli stessi diritti di un uomo, una mamma ha gli stessi diritti di un papà, una moglie ha gli stessi diritti di un marito, una sorella ha gli stessi diritti di un fratello, tello, una femmina ha gli stessi diritti di un maschio, una nonna ha gli stessi diritti di un nonno, una zia ha gli stessi diritti di uno zio perché siamo tutti uguali. Tua, Didi <3 data-blogger-escaped-font=""> font=""> Daria Nardo 2B

Caro amico ti scrivo… Ne è passato di tempo da quando mi sono ritirato dal team del Giornalino della nostra scuola. Quanti mesi saranno passati? 5? Molto probabilmente. Da settembre non ho più avuto la possibilità di far parte della redazione, per via del Trinity ed impegni vari. var Casualmente, proprio l’altro giorno ho aperto la pagina web del giornalino e noto che non è cambiato molto, a parte la redazione. A dire il vero, non mi aspettavo proprio di trovare tanti articoli basati sulla società e sul rapporto tra passato e presente, nte, come per le “foto scritture”. La redazione, anche se è un po’ cambiata dal punto di vista formativo, è rimasta identica a quella dell’anno scorso! Un vero team di giornalisti in erba, come me, che si impegna nello scrivere articoli che possano interessare interes tutti i tipi di lettori: dalle storielle alle vere e proprie “pagine di romanzo”, dalle poesie cartacee a quelle virtuali, dai problemi che ci affliggono quotidianamente alle riflessioni su cosa sta cambiando nel nostro pianeta! Non è cambiato proprio nulla, nemmeno quello spirito energico, ma allo stesso tempo stravagante e vivace, che caratterizza queste persone che dedicano il loro tempo libero (rinunciando allo svago e, ovviamente, ai compiti) per informare ogni singolo alunno della nostra scuola. 66


NOI SCRITTORI Non hanno paura di nulla, nemmeno delle opinioni altrui: è così che deve fare un vero giornalista, ovvero esprimere la propria opinione, senza aver paura di quello che potrebbe accadere come conseguenza! Un team che si impegna nello sviluppare ogni singolo argomento che possa capitare tra le mani. Questo stesso team è riuscito pure a “non far passare di moda” il giornalino scolastico, che spero abbia successo quando verrà pubblicato. Mi sono pentito amaramente di aver lasciato la mitica redazione, perché non n ho avuto modo di conoscere le persone che stanno mandando avanti questo progetto con tenacia e che la compongono tutt’ora. Devo però ringraziare tutto lo staff del giornalino: sanno raccontare le cose come stanno, senza fare come certi giornalisti che elaborano aborano delle storielle inserendo delle cose che non sono affatto vere. Questo è l’ultimo anno che trascorro qui, poi mi aspetterà la scuola superiore, il liceo che, secondo molte persone, è il più impegnativo di tutti, ovvero il Classico. Questa scelta è stata maturata proprio grazie a voi redattori, che, con la vostra presenza e con le vostre esperienze, mi avete fatto capire che il mio vero sogno è quello di diventare un giornalista, magari che lavori in un quotidiano importante. Ma quello che conta è che, ch pensando a voi, ho capito che mi ero trovato benissimo alla redazione del giornalino nei due anni in cui ho fatto parte dello staff e avrei tanto voluto continuare fino alla fine questa fattiva collaborazione. Vi ringrazio moltissimo per tutto quello che che fate, per l’impegno che ci mettete nello scrivere articoli che trattano argomenti che più vi interessano! Ringrazio anche la professoressa del giornalino, che ha dimostrato di essere una valida leader della redazione, e che ha saputo guidarla nel miglioree dei modi! Grazie infinite ancora per tutto ciò che mi avete regalato in questi due anni di attività scritturale! Grazie, perché ci siete! Matteo atteo Piazzon Facchina, III E

Il ritardo

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ra una mattina come le altre e io, come sempre, ero in ritardo, se solo mi fossi svegliato dieci minuti prima! Mentre correvo nel corridoio della scuola pensavo a quale scusa potevo raccontare al professore. Non potevo raccontargli che mi si era ghiacciata la serratura della porta di casa, perché era una calda mattina di primavera. E neanche dirgli che non andava più la macchina di papà perché io vengo a scuola in bici. Che fare? Allora decisi di entrare in classe, salutare il prof e sedermi nel mio posto, nel banco della quarta fila vicino a Giacomo che mi chiese: “E ora che scusa inventerai?”. Io risposi: “Ora senti”. Quando il prof mi chiese il motivo del mio ritardo io gli risposi: “Avevo dimenticato il materiale di tecnica, per andare a prenderlo ci ho messo un po’ di tempo”. Intanto i miei compagni ridevano sotto i baffi e io mi sentivo ridicolo davanti al prof, pensavo pen che mi avrebbe sospeso. Il prof di tecnica anche soprannominato “Macchina da Guerra” è una persona colta, è alto e robusto e si dice che abbia mandato dal direttore un ragazzo soltanto perché non lo aveva salutato dicendo buongiorno ma ciao.. Stavo tremando. tre Poi il professore mi disse: “Vieni con me”. E mi portò fuori dalla porta, io stavo per piangere quando passò il vicedirettore, una persona gentile e scherzosa. Il vice direttore ci chiese cosa fosse successo e Macchina da Guerra gli disse: “Ritardo ritardo e ancora ritardo!”. Allora il vice direttore mi fece un sorriso e mi disse: “Per questa volta ti perdono ma mi raccomando!”. Io sorrisi e rientrai in classe dove riprendemmo la lezione e pensai: “Anche oggi l’ho scampata…”. Loris Orlandi 1B 67


NOI SCRITTORI

Omicidio a porte chiuse

I

l direttore di una nota tv, Eddy Docogaua, mi propose di incontrarlo, ma per parlare in privato siamo andati a casa del vice direttore della stessa tv, Alex Tedeschi. Arrivati sul posto nessuno ci aprì, anche se abbiamo suonato insistentemente. Il direttore, sapendo che il signor Tedeschi era giù di morale per l’interruzione forzata del programma, ha pensato a gesti inconsulti. Allora decisi di forzare la porta. Quando siamo riusciti a entrare, trovammo il cadavere del signor Tedeschi. Chiamammo subito la polizia che giunta velocemente, ha effettuato i dovuti controlli: il caffè era avvelenato! Ora toccava a me trovare il colpevole. Da subito mi vennero agli occhi delle macchie di caffè che erano sul pavimento, la sedia era stata spostata e quindi dissi tra me e me che c’era qualcuno con lui… ma allo stesso tempo mi domandai come avesse fatto questa persona ad uscire dalla porta se era chiusa dall’interno. E soprattutto <chi poteva essere questa persona?> L’ispettore Paolo Bianchi affermò: <Può essere che l’assassino sia tra noi o qui in casa.> L’ispettore chiese a Tacagi di accertarsi se fosse stato vero che Eddy Docogaua stava male. Tacagi controllò e i dipendenti della tv precisarono che il direttore era da tre giorni che non si faceva vedere in quella sede. Inoltre uno dei dipendenti riteneva che stesse male per la serie cancellata, un’affermazione che mi è parsa strana, visto che la mia intervista sarebbe dovuto andare in onda nei giorni successivi. Infine, aggiunse che aveva visto il direttore alle 18.30 in farmacia ,quindi Docogaua aveva un alibi perfetto visto che il signor Alex era morto alla stessa ora e la farmacia era molto lontana dal luogo dell’omicidio. Però come mai non lo aveva detto alla polizia? Allora io chiamai in farmacia, la farmacista confermò tutto, mi riferì che il signor Eddy aveva ricevuto una telefonata da una donna di nome Anna. Anna è il nome dell’assistente del signor Eddy. In quel momento mi accorsi che c’erano due fette di torta tagliate e poi riunite. A quel punto basta… avevo capito il perché il signor Eddy si era precipitato in salotto, avevo capito cosa volesse fare. Annusai una pianta e sentii odore di caffè. Sentii odore di caffè anche in una tazzina in cui vi erano delle penne. L’ispettore mi disse che aveva controllato tutta la casa senza trovare nessuno, mi appoggiai alla tenda della porta finestra e sentii che era umida, toccai la seconda tenda ed era bagnata: ma se la porta finestra era chiusa come ha fatto a essere bagnata? Quando arrivammo qui, il signor Eddy aveva la giacca bagnata, allora chiesi all’ispettore se si potesse passare da un balcone all’altro, mi rispose di no che erano separati da muri. Poi mi disse anche che siamo al ventesimo piano e se si fosse calato con una corda l’avrebbero notato i passanti. Intanto tutti gli indizi indicavano che c’era una seconda persona; sistemati gli oggetti, cioè la tazzina sopra il tavolo, la seconda fetta di torta su un altro piatto, si poteva facilmente intuire che aveva apparecchiato per due, quindi l’assassino ha fatto questo per far credere che Tedeschi fosse a casa da solo. Ma c’era ancora qualcosa che non mi quadrava, l’ispettore mi chiese cosa. Risposi che ancora qualcosa mancava sul tavolo. L’ispettore disse: <No, c’è tutto: 2 fette di torta, 2 tazzine e 2 piattini>, Tacagi ribadì <No, manca la 2ª forchetta!> A quel punto l’ispettore ipotizzò:<L’avrà portata in cucina> 68


NOI SCRITTORI <Ma se ha portato la forchetta in cucina avrebbe portato anche la tazzina>, asserì il signor Eddy e tirò fuori dalle tasca la forchetta. In quell'attimo confessò che il signor Alex gli aveva reso la vita un inferno e continuava a minacciarlo e così si recò a casa di Tedeschi per avvelenargli il caffè; dopodiché gli aveva detto che aveva un impegno e se n’era andato, consigliandogli di chiudere la porta. Tacagi gli domandò:< Ma ha due testimoni: l’impiegato e la farmacista> <No, si saranno sbagliati sull'orario> <Come può spiegare quelle macchie sul pavimento? Non coincidono con la sedia e quindi è stato versato dell’altro caffè dopo che qualcuno aveva spostato la sedia> Eddy rispose che la seconda macchia era opera sua, lo ha fatto per aggiungere un po’ di mistero. Intervenni: <Io non sono d’accordo e la persona non è lontana da qui, bene ora vi dico tutto: allora la persona è qui ma è irraggiungibile> <In che senso?> chiese Tagaci <Vuol dire che l’assassino è qui vicino e noi non l’abbiamo trovato?> <No, è possibile, non è qui dentro ma fuori. Lei, signor Eddy, sta difendendo il vero omicida, la sua segretaria che ha avvelenato il caffè del signor Alex e si è gettata dal balcone, ma prima ha chiamato lei, signor sig Eddy, per annunciargli che si sarebbe buttata dal balcone. Ecco perché al nostro appuntamento lei era bagnato, era andato a prendere il corpo della sua segretaria. Lei, signor Eddy, ha fatto di tutto per addossarsi la colpa ma non è bastato, io ho capito capi tutto: voi due vi amavate, Anna non sopportava che il signor Alex la ricattasse e quindi ha preso la decisione più drastica "l’omicidio suicidio".>

Michael Callegaro 3F

Il desiderio di Matilde

C’

era una volta una piccola bambina di nome Matilde, che amava leggere. Lo imparò a tre anni, grazie alle riviste sparse per casa. Un giorno, quando il fratello maggiore era a scuola, la mamma era andata in città a giocare a bingo e il papà, che era un uomo d’affari molto scorbutico, era al lavoro, lei decise di andare da sola in biblioteca. Attraversò la strada con molta attenzione e quando arrivò vide che la biblioteca era deserta. d Camminò lentamente senza far rumore e quando arrivò nella sala dei libri vide che c’era una magnifica principessa intenta a leggere un libro intitolato Leggenda dei tre desideri. Quando la principessa vide la bambina che l’ammirava, le sorrise e Matilde le disse: “Ciao, sono Matilde, è vera la leggenda?”. La giovane affascinante principessa la guardò meravigliata e disse: “Sembra di sì, devi andare sulla cima del monte Alishan e incontrare il saggio Barbablù ed esaudirà tre desideri, poi ti rispedirà ispedirà a casa con uno dei suoi uccelli magici!”. “Voglio provarci!”, disse decisa Matilde. La bambina cominciò a camminare e camminare, quando arrivò ad un fiume. Non c’è neanche un ponte. Come farà Matilde? Ad un certo punto sentì dei passi, ma non ebbe be paura, infatti si trattava di un giovane che teneva in mano uno zufolo. “Non riesco a passare oltre il fiume”, disse Matilde. Il giovane rispose: “Non preoccuparti, ci penso io!”. Il pifferaio cominciò a suonare e magicamente apparve un ponte. “Grazie!”, “Grazie! esclamò Matilde e 69


NOI SCRITTORI continuò a camminare per la sua strada. Arrivò sera e Matilde non sapeva dove dormire; vide una caverna e si rifugiò lì per la notte. Dormì su venti materassi e venti piumini, ma nonostante tutto la mattina le venne male alla schiena! Continuò il suo cammino e finalmente giunse alla caverna del grande saggio Barbablù che la accolse con gioia infinita. “Ora dimmi i tuoi tre desideri”disse il saggio. Matilde rispose: “Io ne esprimo solo uno: vorrei che i miei genitori mi seguissero di più perché per loro non esisto!”. “ Va bene, desiderio esaudito. Ora vai a casa, con il più bello dei miei uccelli, per essere stata gentile con me.” Matilde era felice ed era proprio curiosa di vedere se il desiderio si era avverato. Quando è in cielo sopra l’uccello comincia a cantare: Vola vola vola l’ape Maia, gialla nera nera gialla tanta gioia! Matilde cantò questa canzone perché le sembrava di essere un’ape felice che volava nel cielo. Quando arrivò ivò a casa, c’erano i suoi genitori genito che l’aspettavano no preoccupati. Matilde stentava a crederlo: il desiderio si era avverato! Così Matilde visse per sempre felice e contenta con i suoi genitori. Giulia Corradi 1ªA

Biancaneve e Cenerentola in… “Una macedonia di fiabe”

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’erano una volta due sorelle molto belle: Cenerentola e Biancaneve. Dopo la morte del padre la matrigna le privò di tutti i loro averi e le mise a fare le sguattere per lei e le sue due brutte figlie: Ginevra e Genoveffa. Un giorno andò a vivere con loro la sorella della matrigna con i suoi due figli Hansel e Gretel. I due ragazzini si affezionarono subito a Cenerentola e Biancaneve, ma la matrigna, invidiosa di quella amicizia e della bellezza delle due fanciulle, decise di ucciderle. Venendo a sapere del folle progetto della matrigna, Hansel e Gretel avvertirono Biancaneve e Cenerentola che, una notte, aiutate dai due bambini, decisero di scappare. Dopo aver camminato a lungo, si trovarono di fronte a un immenso palazzo abitato da uno strano nanetto che le ospitò. Sentendo la loro terribile storia il nano decise di aiutarle, in cambio però di un bene prezioso: “Quando sarete diventati madri dovrete donarmi i vostri primogeniti”. Biancaneve e Cenerentola accettarono a malincuore e si incamminarono lungo il percorso che il nano aveva insegnato loro. Intanto lui fece una magia per manovrare lo specchio della matrigna e quando questa chiese allo specchi dove fossero le due ragazze, esso rispose: “In tutto il reame davvero regina non c’è, una donna più bella di te. Le due principesse per incanto e per fortuna, morte sono e non ti daranno più alcuna noia.” Biancaneve e Cenerentola, intanto, avevano trovato ospitalità presso una graziosa casetta abitata da una simpatica signora anziana, una giovane donna e una simpatica simpatica bambina con il cappuccetto rosso chiamata proprio Cappuccetto Rosso. Questa allegra famigliola portava tutti i giorni le provviste al palazzo reale per conto del re, coltivavano dei piccoli appezzamenti di terra. 70


NOI SCRITTORI Biancaneve e Cenerentola aiutavano Cappuccetto Rosso durante i vari viaggi. Un giorno, finchè si trovavano a palazzo, ricevettero un invito per il gran ballo previsto di lì a pochi giorni: i due principi, figli del re, avrebbero sposato le due fanciulle che gli sarebbero piaciute. Biancaneve eve e Cenerentola volevano andare, ma non avevano nulla da indossare. In loro aiuto però vennero i sette nani che erano grandi amici di Cappuccetto Rosso e di sua mamma. I nanetti abitavano in mezzo al bosco vicino alle miniere: erano bravi minatori, ma anche an abilissimi sarti. In pochissimo tempo prepararono due bellissimi vestiti per Cenerentola e Biancaneve che così potevano andare al ballo. Erano talmente belle che i due principi ballarono sempre con loro e se innamorarono subito. Le ragazze erano felici, i, ma a un certo punto si accorsero che la matrigna era lì e le stava guardando con interesse. Le ragazze scapparono via e per paura di non essere più al sicuro a casa di Cappuccetto Rosso, accettarono l’ospitalità dei nani nella ben più nascosta casetta. La matrigna però le rintracciò: in poco tempo, travestita da venditrice ambulante, si presentò dai nani, ma questi non c’erano. Biancaneve e Cenerentola non volevano comprare nulla, ma la vecchina le convinse ad accettare in regalo due pettinini in argento da portare tra i capelli. Non appena però la venditrice glieli fissò in testa, le due caddero a terra, come morte. Quando rincasarono, i sette nani si disperarono nel vedere l’accaduto. Mentre piangevano, arrivarono i due principi che, aiutati da Cappuccetto Cappuccetto Rosso, stavano cercando quelle bellissime fanciulle. Appena la videro per terra, le presero tra le breccia e si accorsero dello strano pettinino tra i capelli. Lo sfilarono e … le ragazze si risvegliarono! I principi felici chiesero alle fanciulle se lo volevano sposare e naturalmente loro accettarono entusiaste. Le nozze furono celebrate il giorno seguente e nove mesi dopo nacquero tre maschietti. Quando Tremotino si presentò alle due principesse reclamando i bambini, Biancaneve e Cenerentola si spaventarono spaventarono e si disperarono così tanto che il nano diede loro un’ultima opportunità: se entro tre giorni le fanciulle non avessero indovinato il suo nome, lui si sarebbe preso i bambini mentre, se avessero scoperto il suo nome, i bambini sarebbero stati salvati. sal Hansel e Gretel, che nel frattempo si erano trasferiti al palazzo per volere delle due spose, sentirono tutto e di nascosto e chiesero aiuto ai principi. Questi, aiutati dai bambini, si misero disperatamente alla ricerca del nome. Lo trovarono l’ultimo l’ulti giorno, con il nano che ballava fuori dalle porte, cantando il suo nome molto silenziosamente. I giovani corsero a riferire tutto alle mogli: queste furono assai sorprese nel sapere che i mariti conoscessero quanto accaduto, ma molto più grande fu la gioia oia e il sollievo per l'aiuto ricevuto. Così quando il nano si presentò e si sentì chiamare con il suo vero nome, Tremotino e il suo palazzo svanirono all'istante e da quel momento le due coppie reali vissero per sempre felici e contenti. E la matrigna? Beh... eh... dopo aver rotto lo specchio, vangò in giro per il mondo in cerca di fortuna, ma si trovò a fare la serva con le sue due figlie al palazzo del marchese di Carabas e del suo buffissimo gatto dagli stravaganti stivali. Ma, questa, è un’ altra storia... Alberto Fogarollo 1B

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NOI SCRITTORI

Il calice magico

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anto tempo fa in un lontano castello viveva una bellissima principessa dai lunghi capelli biondi che aveva tanta voglia di fare, però era stata colpita da una terribile maledizione: compiuti i diciotto anni sarebbe diventata invisibile e poi nessuno avrebbe potuto fare più niente! La principessa stava camminando lungo il laghetto, quando il maggiordomo le venne incontro e le disse: “Principessa, ho scoperto che la vecchia saggia del paese è in realtà una malefica strega che ti ha mandato una maledizione per avere la tua giovinezza e sposare il principe e tra poco sarai invisibile. visibile. L’unica soluzione è bere dall’antico calice d’oro che è custodito nella montagna”. Mancava ormai poco al compleanno della principessa, così se non avesse fatto qualcosa, per lei sarebbe stata la fine; così decise di partire l’indomani. Laa principessa al galoppo del suo cavallo partì. Quando entrò nel bosco, la vegetazione si fece sempre più fitta e non c’era neanche un raggio di sole e la principessa non riusciva più a trovare la strada, così decise di fermarsi. Il giorno dopo ripartì e galoppa galoppa galoppa, la principessa arrivò alla montagna. E disse: “Sarà facilissimo prendere li calice”. Ma si pentì di avere detto quelle parole perché subito, da dietro la montagna sbucò un drago con i denti aguzzi e con una coda che sembrava una frusta. La principessa riuscì ad evitare i primi colpi, ma poi venne scaraventata a terra dal drago, che con la sua potente coda la ferì gravemente al braccio. Subito, però, si rialzò in piedi ed estrasse la sua spada e iniziò a combattere. Un colpo di là e un colpo di qua, la principessa con tanti sforzi riuscì a sconfiggere il drago che cadde a terra. Così riuscì a prendere il calice d’oro, lo riempì d’acqua e bevve. All’inizio provò una sensazione strana, ma dopo era ancora più forte e rientrò a casa trionfante. E tutti cantavano in coro: Eccola qui, eccola qui, la principessa bella è tornata sì! La principessa disse al suo popolo: “Il drago era la strega e io l’ho sconfitta!”. Così poterono festeggiare il suo compleanno e lo stesso giorno si sposò con il principe. Così vissero tutti felici e contenti. Laura Tadiotto

Mito: il colore della pelle olto tempo fa in un’isola della Grecia vivevano tre fratelli. I fratelli abitavano in una piccola casa, coltivavano la terra e avevano un piccolo gregge di capre e pecore. Non erano ricchi, ma vivevano tranquilli e andavano molto d’accordo tra di loro. Un giorno arrivò nel villaggio una ragazza bellissima. Era la figlia del dio dell’amicizia che l’aveva inviata per mettere alla prova i tre fratelli che andavano sempre d’accordo e per vedere se la loro amicizia si sarebbe rotta per una ragazza. Tutti e tre si innamorarono follemente della ragazza e iniziarono a litigare perché ognuno di loro diceva che l’aveva vista prima degli altri. Dato che continuavano a litigare decisero di andare dal dio per chiedergli chi dovesse essere lo sposo della ragazza.

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NOI SCRITTORI Quando arrivarono davanti al dio gli spiegarono il loro problema. Il dio decise di dare loro un’altra possibilità, li chiamò uno alla volta. Per primo andò Mammiru e il dio gli spiegò che se avesse sposato la ragazza suo fratello Manisu sarebbe morto dopo un mese. Poi andò Manisu e il dio gli disse che se avesse sposato la ragazza, suo fratello Kabausce sarebbe morto dopo due giorni. Per ultimo andò Kabausce e il dio gli fece lo stesso discorso. Dopo avere parlato con tutti e tre, li radunò e chiese se qualcuno sarebbe stato disposto a rinunciare alla ragazza, agazza, ma nessuno dei tre si sacrificò per i fratelli. Allora il dio andò su tutte le furie e decise di punirli mandandoli lontani l’uno dall’altro. Mandò Mammiru in Africa, Manisu in Cina e Kabausce in Irlanda. Siccome non si erano comportati da fratelli, cambiò anche il colore della pelle. A Mammiru la pelle diventò nera, a Manisu diventò gialla e a Kabausce diventò bianca come la neve. È questo il motivo per il quale gli uomini hanno la pelle di colore lore diverso e perché, anche se sono fratelli, non se lo ricordano più. Etalem Zorzi 1A

La scienza non è né buona né cattiva

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a sempre l’uomo ha cercato di semplificare il lavoro e tutta la sua vita con scoperte e ricerche scientifiche. Tutto questo ha portato alla società in cui oggi viviamo. Certo non tutti vogliono la Scienza o meglio vedono solo gli sbagli che questa ha fatto e i lati negativi che questa ha portato. Io riconosco che a volte ha sbagliato come il 6 agosto 1945 –Seconda Guerraa MondialeMondiale con l'esplosione della bomba nucleare su Hiroshima (Giappone). Ma non dimentichiamo che gli scienziati che hanno scoperto l’energia atomica, mai avrebbero pensato di usarla per uccidere milioni di persone. Ci sono poi correnti religiose che criticano cri la Scienza […]Ci Ci sono poi altri gruppi, come gli Amish, i quali rifiutano le nuove tecnologie, vivono senza televisione, macchine ed elettricità. C’è chi parla poi del grave impatto ambientale. Esiste. Ma esiste perché negli anni passati quando c’è stato il boom economico non sono stati previsti né adeguate leggi né dovuti controlli. I governi non sono stati pronti a questa nuova onda di novità, di conseguenza molti ne hanno approfittato. Adesso si sta cercando di migliorare o meglio di curare, grazie anche al Protocollo di Kyoto a cui 73


NOI SCRITTORI però alcune potenze estere non hanno aderito. Sì, ci sono gli effetti negativi del progresso della scienza e tecnologia ogia ma, riflettendoci, senza di queste tutto quello che abbiamo e tutto quello che facciamo non lo potremo fare o avere. La Scienza ci ha permesso per esempio di vivere più a lungo, grazie alla ricerca medica, di non morire per un semplice raffreddore comee succedeva nei secoli precedenti. L’invenzione del telefono ha aiutato molti migranti a restare in contatto con la propria famiglia. Alcuni dicono “prima si viveva comunque”, ma se dovessimo basarci su questa frase allora faremmo ancora parte di un mondo preistorico o medioevale. L’uomo ha il bisogno di trovare una risposta o una soluzione; è questo alla fine ciò che fanno gli scienziati. Insomma, pensando a tutto quello che possediamo, dovremmo porci una domanda “possiamo farne a meno?” A qualcosa sicuramente sicuramente potremmo rinunciare mentre ad altre sicuramente no. Anche lo stesso computer o la televisione, considerati solo beni di consumo, ogni giorno ci forniscono informazioni sulle condizioni del nostro pianeta. la scienza e la tecnologia ci hanno reso, in qualche modo, più liberi e al corrente dei problemi non solo del proprio paese ma di tutti gli stati mondo. Io credo che se la tecnologia la gestissimo in un modo più consapevole potrebbe solo favorire e aiutare l’uomo, mentre oggi si sa, ne aiuta una parte, parte, penalizzandone un’altra. Io sono a sostegno della ricerca, ripeto consapevole. Chiara Schiavon, III F

Una domenica domenica di luglio

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ra una domenica di luglio,una di quelle domeniche durante le quali la massima fatica che ti permetti è schiacciare i tasti del telecomando per cambiare canale canale alla TV. Ma quella domenica niente TV. Ero in punizione. E come punizione non bastava togliermi la tv, dovevo anche riordinare la soffitta. Per carità, la soffitta soffit è anche interessante, ma con la quantità di polvere e di insetti io la trovo un posto, come dire, orribile? Sono quindi salita in soffitta e ho cominciato a rovistare fra scaffali e oggetti di tutti i tipi. Stavo frugando fra i cassetti di un mobile quando trovai un vecchio libro. Era stupendo,sulla stupendo copertina rossa erano rappresentati dei maestosi draghi e una spada. Tutto era rifinito nei minimi particolari , fino all’ultima squama e all’ultimo graffio sulla spada. Sembravano veri. Aprii il libro e fui invasa da un fortissimo odore di muffa. Provai a decifrare le fitte rune sulla carta ingiallita ma era come chiedere ad un analfabeta di trasformare in prosa l’Odissea in greco antico. Stavo quindi cercando di decifrare le rune quando il pavimento sotto di me diventò verde e … svenni. Mi risvegliai. Ero in una grande stanza semi buia. Quando i miei occhi si abituarono all’oscurità notai che un uomo sedeva alla mia destra in” posizione yoga”. Girai la testa e la lunga barba 74


NOI SCRITTORI bianca mi solleticò il viso. Provai ad alzarmi, ma qualcosa mi bloccava. Non riuscivo neanche a parlare. Visto che non potevo far niente aspettai. Forse anche per ore. Intanto Intanto osservai l’uomo , era vecchio e aveva gli occhi chiusi. Finalmente mi rivolse la parola e mi disse:”Prediletta. Tu

appartieni a Narnadia ,la terra di cristallo, ma anche all’ altro mondo e per questo potrai salvarci. L’eterno male sta per divorarci e tu sei l’unica salvezza. Exalibur è la spada che il male farà sparire , il libro nel giusto luogo ti condurrà, la lancetta dell’orologio grazie a te sparirà’’ Detto questo il vecchio scomparve e io mi ritrovai nella soffitta polverosa. Se dovevo dove salvare

Narnadia dovevo farlo adesso. Guardai il libro e ancora una volta il pavimento divenne verde. Mi ritrovai nel pieno di Londra.Se tutto questo non era un sogno dovevo capire quello che mi aveva detto il vecchio. Ebbi un’ illuminazione: Exalibur Exalibur era una delle lancette dell’orologio del BigBen! Stavo facendo queste riflessioni quando un ometto mi tirò per la maglietta. Prediletta se Narnadia vuoi salvare con me dovrai parlare perché io la lancetta prendere ti farò da me dovrai venir però” Decisi di seguirlo. Mi portò dietro un muro e mi disse:”Questa disse:”Questa notte Excalibur devi rubare, la porta della torre potrai attraversare, sempre dritto dovrai andare e mai fermare e la lancetta dovrai rubare”. Allora mi accorsi che non era un umano ma un nano. Era notte , entrai da una porta laterale e come mi era stato detto, andai sempre dritta. Mi trovai in una sala in pietra,su una parete c’erano gli ingranaggi dell’ orologio. C’ era una piccola porticina che portava sul davanti dell’ orologio e che veniva usata per le manutenzioni . Quando uscii una na piccola lancetta ,quella dei secondi, stava venendo verso di me. Aveva una forma strana, strana assomigliava ssomigliava ad una spada. Doveva essere per forza Excalibur . Mi agganciai ganciai alla spada che si spezzò dall’orologio. Cademmo. Quando mi risvegliai ero nella stanza dal pavimento di legno della prima volta. C’ era ancora il vecchio. Avevo Excalibur in pugno. Venni trascinata da una forza invisibile in un’ altra stanza . Là c’ era quello che poteva essere uno spettro. Doveva essere lui la forza oscura. Senza pensarci due volte lo colpii ad una spalla, lui che mi dava le spalle cercò di colpirmi ma io fui più veloce e lo colpii al cuore. Lo spettro si dissolse solse nell’aria e io svenni. Mi risvegliai nel mio letto. I miei mi dissero che mi avevano trovata ta svenuta in soffitta vicino a un vecchio libro. Il giorno dopo ,al telegiornale dissero che era stata rubata una lancetta del Big Ben. Letizia Grosselle 1F

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NOI SCRITTORI

Fiaba: il pifferaio magico e le auto

In una città, tutte le strade erano piene di automobili. Le persone che abitavano nella città erano incavolate perché dovevano passare sotto le auto per spostarsi. I bambini erano arrabbiati, non potevano giocare al parco perché le auto avevano avevano occupato tutto lo spazio. I vigili spendevano $ 25000 per i blocchetti delle multe, e poi per dirla tutta le automobili non pagavano le multe e i vigili si infuriavano perché le auto passavano col rosso e non facevano passare i pedoni. Un giorno al Comune omune si presentò un giovane e chiese alla guardia di portarlo dal sindaco: perché lui sapeva come liberare la città dalle macchine. La guardia gli rispose che non erano scherzi da fare e lo cacciò via. Allora il giovane prese il suo piffero e fece un suono suono così acuto che ruppe la porta d’entrata. Allora io in persona scesi di corsa dal mio ufficio, dietro di me c’erano tutte le forze dell'ordine. Feci entrare nel mio studio il pifferaio e lui mi disse: “Io so come liberare la città dalle auto”. Io gli chiesi iesi cosa volesse in cambio. Lui mi rispose che voleva che in Piazza Grande facessero dei giochi per i bambini. “Tutto qui?”, gli chiesi. Lui mi rispose che sì, voleva solo quello. Così scese dal comune prese il suo piffero e suonò. Le auto stavano incominciando incominciando a seguirlo. Però i proprietari delle auto corsero dietro alle proprie auto. Tirarono fuori dai bagagliai delle mazze, le tirarono dietro il pifferaio. Allora io ordinai di dire al pifferaio di tornare in comune per lavorare ad un piano. Il giorno dopo, tutte le forze dell’ordine occuparono tutte le entrate e le uscite delle strade così la gente non poteva andare contro il pifferaio, che incominciò a suonare. Le macchine lo seguirono fino al fiume, il pifferaio le fece andare in acqua. A vedere questa sta scena, tutti pensammo che le macchine fossero andate, ma invece uscirono dall’acqua e si rimisero ai posti di prima. Allora il pifferaio si mise a suonare e fece fare una galleria sotto terra. Le auto incantate andarono dentro e finirono nel Magma. Finalmente, nalmente, di nuovo, tutti pensammo che le auto fossero andate. Ma si formò una mega macchina di fuoco. Quando tornò in superficie, l'auto lanciavo fuoco dove passava. Il pifferaio fece una melodia e fece alzare l’acqua e la rovesciò dove c’era il fuoco. Poi P la rovesciò addosso alla macchina. Però questa anche senza fuoco faceva degli scherzi. Tipo: tagliare la strada, passare col rosso ecc. Il pifferaio suonò una nuova melodia e chiamò tutti i topi e li fece andare contro la macchina. Poi la fece andare verso erso il municipio: ora l'auto di fuoco non trovava più via di scampo perché dietro aveva il pifferaio e l’esercito di topi, davanti aveva me in persona e tutta la gente. Alla fine l’auto… si scusò e fu costruita una città sotterranea per tutte le auto. In quella città le auto vivevano bene perché rispettavano i codici stradali e tutte le regole. E anche qui in superficie tutti vissero felici. In piazza grande io feci quello che avevo promesso cioè costruire dei giochi per i bambini. Ancora adesso i bambini sono felici. Riccardo Kevin Brugiolo 1C 76


VARIE

Di tutto un po’… Una giornata con la Real Maestranza

I

l giorno 27 marzo 2013, Mercoledì Santo, la mia famiglia e io siamo stati invitati alla festa della Real Maestranza,, dove mio zio diventava capitano della categoria Pittori e Decoratori. La festa si tiene a Caltanissetta. La Real Maestranza non si svolge solo a Caltanissetta, ma è una nobile festa che si svolge più o meno dal 1670, è nata in Spagna, per p la precisione a Siviglia. Ci sono 10 categorie nella Real Maestranza: panificatori, stagnini e idraulici, barbieri, pittori e decoratori, muratori, marmisti, falegnami fale ed ebanisti, carpentieri, ferraioli e calzolai. All’inizio ci siamo recati nella casa casa di mio zio, per fare i preparativi e anche “arraffare” qualche succulento spuntino. Molta gente, come i paggetti, ragazzi fino ai 13 anni che dovevano precedere il capitano, si doveva sostanzialmente sistemare; paggetti come mio cugino, avevano un ruolo molto importante, poiché pochi paggetti portavano la chiave storica della Real Maestranza sopra il cuscino. Successivamente, siamo usciti dalla casa e abbiamo cominciato a fare la marcia, ovviamente cercando di non precedere mio zio o i paggetti o, magari qualche altro ruolo importante di quella grande festa. Mentre camminavamo, una banda musicale che ci seguiva ha cominciato a suonare dei pezzi allegri, tipici di quella festa, usando sempre degli strumenti come le trombe o anche dei sassofoni. Mentre i tamburi mburi venivano usati per far capire alla popolazione che stava arrivando il capitano con accanto tutte le persone che stavano dentro la categoria “Pittori e Decoratori”, compresi i paggetti, ovviamente. Ma intanto non eravamo ancora arrivati a vedere proprio proprio la marcia di tutte le categorie della Real Maestranza. Stavamo facendo sì una marcia, ma non era così tanto importante: era solo una camminata per farci arrivare tutti nel “Corso Umberto”, il corso dove sfilavano tutte le categorie. Appena arrivati, abbiamo iamo dovuto aspettare mio zio e le altre categorie che dovevano sfilare. È stato molto duro aspettarli, soprattutto perché avevamo una sete pazzesca ed eravamo molto stanchi, poiché dovevamo rimanere in piedi, senza posti per sedersi… ma alla fine, finalmente, finalme mio zio e tutto il susseguirsi di gente hanno sfilato! È stato davvero interessante il Mercoledì Santo a Caltanissetta, poiché era anche la prima volta che ne vedevo uno dal vivo. 77


VARIE

Dopo la grande ed immensa sfilata, i parenti del capitano (mio zio) dovevano recarsi a casa sua per celebrare una grande festa; anzi, mi correggo, non solo parenti, ma anche amici, colleghi, paggetti… Prima della fine della festa, ci fu un ultimo grande grido: W IL CAPITANO DELLA REAL MAESTRANZA, seguito da forti applausi. Nei giorni seguenti, ci furono molte altre manifestazioni: le Vare, il capitano che porta il Cristo Morto, altre sfilate etc. etc. menticherò mai questo giorno, e spero in futuro di rivederlo dal vivo come oggi. Non dimenticherò Umberto Di Dio 3B

Il mio cibo preferito

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ggi è un normale giorno di scuola. Sta per suonare la fine della quinta ora e ho un gran caldo perchè sto per terminare l'ora di motoria; sono anche un po' stanca e ... . non vedo l'ora di arrivare a casa. Già penso alla mamma e a quello che troverò per pranzo. pran Il tragitto verso casa è breve e quindi anche l'attesa. Chiedo alla mamma cosa ha preparato e lei mi risponde che è una sorpresa. Quando lei parla così in effetti qualcosa che ci piace in modo particolare ci sarà. Saliamo in fretta le scale, rispettiamo rispettiamo la routine per quanto riguarda: togliersi le scarpe, il cappotto e lavarsi le mani, quando finalmente entriamo in cucina. Sul tavolo non c'è niente di particolare se non la tovaglia e le bottiglie dell'acqua. La mamma non cura necessariamente la preparazione ione della tavola; ma appena apre il forno si sprigiona nell'aria un odorino squisito che ci mette subito l'acquolina in bocca: sono i miei preferiti tacos messicani. Quel profumino che prima era rinchiuso nel forno riempie la cucina con la sua fragranza speziata s e originale che solo la cucina messicana sa dare. Ci sediamo a tavola e i nostri occhi brillano dalla gioia nel vedere quelle prelibatezze così colorate mentre le nostre mani veloci prendono quei fagottini ripieni di carne, verdure, salsa chili e fagioli fagioli neri caldi che presto soddisferanno i nostri palati. Ne mangio uno, due, tre fino a non farcela più. Per mandare giù quel ben di Dio mi verso dell'acqua frizzante che completa il mio piacere. Dopo mezz'ora la mamma mi serve della frutta fresca o un dessert. Isabella Maniero 1B 78


VARIE

Ill viaggio ideale: Parigi

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i piace molto viaggiare e questo week-end week lo vorrei trascorrere a Parigi igi con i miei genitori e mio fratello, ma ovviamente viaggerò solo con la fantasia. In valigia metterei tutto il necessario, vestiti, scarpe, borse... Ma anche un volantino su Parigi con i posti più belli da visitare. Arrivati a Parigi siamo pronti per la visita alla città. Si parte in metro! Si scendono le scale e una galleria coloratissima ci accoglie nell’attesa che un treno ci porti verso la stazione desiderata. Prima fermata, Louvre, uno dei più grandi musei del mondo! Il Louvre era la residenza dei re r di Francia. Oggi una moderna piramide fa da ingresso a un mondo ricco di meraviglie. Che bella e che grazia la Gioconda di Leonardo! Quegli occhi profondi sembrano guardarti da qualsiasi parte tu ti sposti. Emozionanti anche le mummie nelle sale dedicate agli antichi Egizi, ma non solo, anche le statue degli antichi Greci, la cui bellezza si esprime tutta nella Venere di Milo. Seconda fermata, Montmartre, il quartiere che si estende su una collina a ridosso del centro storico. Lo riconosci subito perché è dominato dal Sacre Coeur, una grande chiesa dalle cupole e dai campanili svettanti di un abbagliante candore. Da qui vedi tutta Parigi, uno spettacolo davvero magnifico. Nella piazzetta di Montmartre, gli artisti ti fanno il ritratto, e poi è simpatico passeggiare sseggiare tra le viuzze del vecchio borgo. Terza fermata, Notre-Dame, Dame, la chiesa più famosa della città. È molto antica, infatti risale al Medioevo, e la sua bellezza sta nelle forme semplici e armoniche. Molti mostri inquietanti sono scalpiti nelle gronde del sottotetto: ci sono monaci, animali fantastici, diavoli... tutti spaventosi. All’interno di Notre-Dame Dame risplendono di luce e colori i mosaici delle vetrate: è un luccichio ovunque . Ci prepariamo ora a fare un giro in battello lungo la Senna, il fiume che attraversa Parigi. Ecco il vigile che ci dice di fare attenzione. Siamo arrivati ai campi Elisi, quel lungo viale che ci porta all’arco di Trionfo. Bello da guardare, imponente e spettacolare, sembra inghiottire le automobili che gli si avvicinano. Quarta arta fermata, il “Grande Arche”, un edificio in vetro, acciaio e cemento in linea con l’arco di Trionfo. È talmente alto (110 metri) che potrebbe contenere l’ intera cattedrale di Notre-Dame! Notre Si può anche passeggiare sotto l’“Arche” e, se prendi l’ascensore l’ascensore all’imbrunire, ti sembrerà di navigare nello spazio stellare! Quinta fermata, la famosissima Torre Eiffel, alta 300 metri! Un’opera del secolo scorso, diventata così famosa che è oggi il simbolo Parigi nel mondo! Ultima fermata, le Tuileries, sono dei giardini giardini ricchi di aiuole, di alberi e di fontane. Un tempo erano i giardini dei re, oggi si può trascorrere la giornata giocando all’aria aperta. E non mancano nei giardini delle Tuileries i passatempi per i bambini: si può affittare una barchetta a vela e farla navigare nelle vasche delle fontane, oppure una barchetta a motore e... con il telecomando... chi le ferma più!? Spero proprio di riuscire ad organizzare veramente questo fantastico viaggio e visitare la bellissima città di Parigi. Giada Kabrit 1D 79


VARIE

Pericolo pubblico con il Bob!

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n giorno come tanti – be’, a dire il vero non di mattina ma di pomeriggio, un pomeriggio normale con sole – stavo facendo il mio 88º giro sul bob, quando ho pensato che, visto che mi stavano facendo un video, sarei potuto andare proprio in cima alla discesa. Detto fatto, sono salito e mi sono preparato per scendere. Mi sono preparato preparato come un toro inferocito. Sono sceso così veloce che la neve mi è entrata nei calzini, nelle scarpe, dentro i vestiti e in altre parti. Quando stavo ancora scendendo, la neve mi si era trasformata in acqua. E arrivato in fondo, ero così veloce che non riuscivo uscivo a frenare, sono andato addosso alla rete e lì fuori c’era mia mamma. Io mi sono fatto male ai piedi e mia mamma alla mano. Riccardo Brugiolo 1C

Il titolo [im]perfetto: Viola Il libro a cui vorrei cambiare il titolo è Viola di Mariella Ottino e Silvio Conte, edizione Bruno Mondadori. Questo libro parla di una ragazza che arriva per la prima volta in una scuola dove non conosce conosce nessuno: è una ragazza piuttosto carina di nome Viola Zareschi, che fa presto amicizia con i suoi compagni di classe e riesce a far innamorare il ragazzo più bello della classe. Fa subito amicizia con quattro ragazze: Lorenza, Francesca, Alessia e Barbara. Barbara. Sara, la più brava della classe è innamorata di Stefano : lo stesso ragazzo di cui Viola è innamorata. Stefano sta insieme a Viola, ma solo per interesse perché durante i pomeriggi va a casa di Sara e si fa aiutare con i compiti. Alla fine Viola scopree di essersi sbagliata con Stefano e ne rimane molto delusa, ma in realtà scopre che il vero amore c’è quando tutti e due provano le stesse cose l’uno per l’altra. Questo libro a me è piaciuto molto, ma non sono stata molto d’accordo con l’autore nel titolo titol assegnato perché io, se fossi stata al suo posto, avrei scritto: Il vero amore Secondo me il titolo assegnato non è adatto a questo libro perché lo scopo della protagonista è incontrare veramente qualcuno che le voglia davvero bene e che si prenda cura di lei. Quindi il titolo Viola,, secondo me, è incompleto perché in realtà la protagonista non è solo lei, ma anche Sara, la sua compagna di classe. Giamaica Ravazzolo III A

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Il titolo [im]perfetto: Nel

mare ci sono i coccodrilli Le prime cose che vengono all’occhio quando si sceglie un libro sono il titolo e la copertina, l’autore spesso passa in secondo piano, anzi a dir la verità io spesso non lo tengo in considerazione (forse sbagliando). Quando mi venne tra le mani il libro Nel mare ci sono i coccodrilli pensai che si trattasse di una storia di fantasia su coccodrilli “speciali” che vivessero in qualche mare del mondo. Quando lessi la trama e capii che raccontava di un ragazzino afghano che cercava di raggiungere l’Italia per sfuggire alla morte rimasi stupito, il titolo per me era ‘imperfetto’ o inesatto, io l’avrei intitolato Enaiatollah cioè il nome del ragazzino protagonista, otagonista, oppure Un viaggio in cerca di salvezza Poi leggendo il libro capii, tra le righe, che quel titolo aveva una sua spiegazione perché l’autore ha voluto paragonare ai coccodrilli le grandi difficoltà affrontate dal ragazzo nel lungo e difficile viaggio verso l’Italia. Diciamo che il titolo l’ho capito alla fine della lettura del libro. Alberto Pamio IIIA

ll titolo [im]perfetto: La chiave

segreta per l’Universo Titolo originale: La chiave segreta per l’Universo Titolo alternativo: L’Universo in un computer La storia racconta di un ragazzo di nome George, che vive con i suoi genitori, due accaniti ambientalisti ambientalisti contrari alla tecnologia, in una piccola cittadina. Il suo maiale domestico, Freddy, un giorno rompe la staccionata e si inoltra nel giardino dei vicini. George lo segue ed entra nella casa a fianco, dove trova Erik, uno scienziato, e sua figlia Annie. Annie Erik, dopo aver fatto conoscenza con George, gli mostra il suo super-computer super computer Cosmo, che ha la caratteristica di creare portali che conducono nell’Universo. Utilizzando questo portale, George e Annie compiono fantastici viaggi nell’Universo. Abbiamo deciso iso di cambiare questo titolo perché, a nostro parere, il titolo alternativo rispecchia e sintetizza in maniera migliore la storia di Stephen Hawking. Inoltre, questo titolo già al primo impatto fa comprendere che il libro ha un carattere scientifico e verosimile. ver Alberto Grosselle e Daniel Schiavon III A

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VARIE

Fotoscritture: scarpe di ieri e di oggi Questa è una foto di scarpe degli anni '70. Queste scarpe erano molto utilizzate nella moda di quel tempo perché erano scarpe molto comode e da portare con qualsiasi capo. Sono nere con dei fiocchetti iocchetti di color nero più chiaro. Ha un tacco di media misura ma allora molto comodo per camminare o per eventi. La differenza di questo paio di scarpe da quello di oggi è che questo paio è più sportivo ma elegante allo stesso tempo. tempo

Questa è una foto di scarpe di adesso. Queste scarpe sono usate dalle donne, oggi, per andare alle feste, eventi e alcune donne le usano per andare a passeggio... secondo me è esagerato andare a passeggiare con scarpe così alte perché è scomodo e se vai a passeggiare devi essere ssere comodo. Hanno un tacco molto alto e molto scomodo. La differenza tra le scarpe di una volta e quelle di oggi è ben nota: ci sono più decorazioni, c'è più colore, sono più alte e sono più scomode. Anita Galante 1D

Film lm d'azione di ieri e di oggi

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n conseguenza al velocissimo sviluppo tecnologico degli ultimi anni molti aspetti della vita quotidiana sono cambiati. Uno dei settori che ha risentito maggiormente di questo cambiamento è sicuramente il mondo dello spettacolo, in particolar modo quello de i film d’azione. Le auto e i gadget, per non parlare degli effetti speciali, sono migliorati in maniera impressionante. Negli egli anni ’60 le auto più moderne e adatte a un film del genere potevano essere una Muscle cars o una spider, mentre oggi opteremo per una Porsche o una Ferrari. Tuttavia sia ieri che oggi i produttori cercano di usare le auto più moderne possibili, per aumentare il coinvolgimento dello spettatore durante i vari inseguimenti su esse. Un’altra abissale differenza si nota negli effetti speciali, che ormai danno una sensazione di realtà quasi tangibile, perché, con lo sviluppo della tecnologia è possibile ricreare delle situazioni anche molto complicate, sempre con maggiore realismo. Di conseguenza mentre una volta, diciamoci tutta la verità, il momento culminante del film (quello in cui l’attore dopo aver sventato il piano criminale giusto in tempo scappa da un’esplosione, un’eruzione o comunque un evento che per lui sarebbe letale) era rovinato perché si vedeva lontano un chilometro che l’attore non era er lì e che l’evento era fatto al computer da degli esperti, oggi quasi ci si aspetta da un momento all’altro all’a di essere sommersi da letale lava bollente. Inoltre se una volta le donne avevano poche parti nel film o comunque non importanti, importanti oggi si possono trovare molti film, anche di grande successo, con protagoniste donne (basti pensare a Lara 82


VARIE Croft). Dal punto unto di vista fisico ed estetico, in entrambi i casi il protagonista è scelto in base a un certo grado di bellezza, prestanza fisica e capacità interpretative. Tuttavia, con il passare degli anni, l’intera vicenda si fa articolata e provvista sempre più spesso spesso di colpi di scena, esplosioni, inseguimenti, tradimenti insospettabili… Di conseguenza l’attore deve saper compiere gesti sempre più atletici, o, come succede sempre più spesso, ricorrere a una controfigura. Un’ altra differenza è appunto l’utilizzo l’utilizzo di persone specializzate nel compiere azioni estreme. Le mode sono cambiate e di conseguenza anche l’abbigliamento è molto diverso da allora. Per moda si intende l’acconciatura (sempre più stravagante), l’abbigliamento e gli accessori. Gli attori hanno sempre potuto contare su dei gadget (bombe a mano, pistole, giubbotti antiproiettile…) che però col tempo sono molto migliorati. C’è pero da dire che mentre una volta gli attori erano completamente ‘’al naturale’’, oggi molte volte (soprattutto le donne) ricorrono ad una liposuzione o un intervento chirurgico per migliorarsi o un ‘’bibitone’’ per restare in linea, una volta non avevano tutto ciò e perciò mi sento in dovere di fare i miei complimenti a delle donne bellissime senza l’aiuto di niente e nessuno. nessun Un'altra cosa, che però nella foto qui sopra non si nota, è che anche le strutture in cui il film è ambientato sono cambiate: mentre una volta il crudele antagonista (spesso molto ricco e dotato di risorse materiali illimitate) viveva in una villa che per per quanto raffinata e affascinante non poteva contare su un sistema di difesa più di tanto efficace ed entrare era relativamente facile, oggi il protagonista è costretto a ricorrere a metodi sempre più rischiosi per entrare a causa dei moderni antifurti. Inoltre sempre più spesso è dotata di insospettabili nascondigli contenenti armi di distruzione di portata mondiale. Se riguardo un film, ad esempio un ‘’James bond’’ degli anni passati, rimango un po’ scioccata: senza dubbio l’attore è bravo ma nel complesso complesso sembra un film girato da un bambino. Tutte le mie amiche sanno che se esiste un film io l’ho visto, ma i miei film d’avventura preferiti sono quelli in cui nasce anche una storia d’amore e quelli in cui sia presente qualche scena in cui sia possibile rilassarsi ilassarsi e sorridere e in cui ci siano anche degli elementi tipici del genere fantascientifico. Alcuni tra i miei preferiti sono: Fast and furious , Lara Croft, Viaggio al centro della terra, La mummia, Il ree scorpione, Prince of Persia, Transformers, L’apprendista L’ pprendista stregone e tanti altri. Un altro aspetto che a parere mio ha una certa importanza,, anche se in maniera minore rispetto ad altro, è lo stato in cui è stato prodotto un film, perché, a parere mio, i film americani sono i migliori e quelli italianii non sono nemmeno nemme lontanamente paragonabili a essi. Beatrice Questori

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VARIE

E ora ridiamoci su Due signore stanno anno parlando tra loro. Una dice all’ altra:”Sai, più invecchio più mio marito mi trova interessante…” E l’altra:”Dev’essere molto innamorato…” “No, è archeologo!”

“Professoressa”chiede Luca “Punirebbe qualcuno per qualcosa che non ha fatto?” “Certamente nte no!”risponde la prof. “Per fortuna…”sospira Luca”Perché io non ho fatto i compiti!”

La maestra ”Luca,qual è l’ imperfetto di disegnare?” “Scarabocchiare, signora maestra!”

Ci sono uno svizzero, un inglese e un italiano che devono tirare una freccia frecc in una mela sulla teste di una persona. Lo svizzero tira,colpisce il centro della mela e dice :“I’m Guglielmo Tell.” L ‘ inglese tira, colpisce di nuovo il centro della mela e dice: “I’m Robin Hood” L’ italiano tira, colpisce il centro della testa e dice :”I’ m sorry…”

La prof interroga Pierino:”Come si chiamano gli abitanti di Como?” “Comodini” “E quelli di Crema?” “Cremini” “E quelli di Gela?” “Gelatini” “Allora tu devi essere di Creta…”

Come si chiama la campionessa giapponese di sci ? Mo Kado!

“ Dove va una Kinder Delice quando muore? “ “In Kinder Paradiso” “Perché ?” “Perché è stata Kinder Bueno” 84


VARIE “Come è morta?” “Si è schiantata con la sua Fiesta su un Tronky” “Lo sapevi? “No” “Kinder Sorpresa!”

Un uomo in un bosco o incontra due gnomi. Li prende sulla mano e chiede il loro nome. Il primo gnomo risponde “Marco” e il secondo “Rossi”. Allora l’ uomo, incuriosito, chiede come mai e il primo gnomo gli risponde: “Perché io sono lo gnomo e lui è il cognomo!”

Due ubriachi ubriachi vagano senza meta per una strada. All’improvviso uno dei due inizia a bussare a un lampione. L’altro gli dice:”Cosa bussi,tanto dentro non c’è nessuno!” “Questo lo dici tu,non vedi che la luce è accesa?!”

Cosa fa un gondoliere con un telecomando in Cambia canale!

Un cowboy entra in un saloon, beve qualcosa, poi esce e non trova più il suo cavallo. Rientra ra furibondo e urla:”Se entro dieci minuti il mio cavallo non è a posto faccio come haa fatto mio nonno trent’ anni fa!” Tutti rimangono molto impressionati dalla sua furia.

mano?

Anche il ladro che riporta immediatamente il cavallo. Il cowboy esce ,vede il suo cavallo e monta in sella ella soddisfatto. Uno degli avventori, il più coraggioso ,si avvicina e gli chiede. ”Ehi amico… ma cosa ha fatto tuo nonno?” “Ha fatto dieci chilometri a piedi!” Raccolte da Letizia Grosselle 1F 85


VARIE

La Redazione del Giornalino augura a tutti “SERENE VACANZE”

E per gli ultimi aggiornamenti seguiteci su blog di “Domani sarò grande”: valgigiornalino.blogspot.com

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