Il tema degli stadi di proprietà in Italia

Page 1

TESI DI LAUREA

GIOVANNI DE FILIPPO

IL TEMA DEGLI STADI DI PROPRIETA’ IN ITALIA TRA DIBATTITI E PROGETTI

BEFORE FROM 72 A.C

TO NOWADAYS

NOW A.A 2016-2017



Università IUAV di Venezia Corso di Laurea Magistrale in Architettura e Innovazione, Dipartimento di Progettazione e Pianificazione in Ambienti Complessi ordinamento DM 270/2013

IL TEMA DEGLI STADI DI PROPRIETA’ IN ITALIA Tra dibattiti e progetti

RELATORE Prof. Francesco Gastaldi

STUDENTE Giovanni De Filippo - 284848

ANNO ACCADEMICO 2016 - 2017


Giovanni De Filippo Agropoli (Salerno), ITALIA 02/02/1991 Vicolo San Valentino, 5 31044 Montebelluna (Treviso), ITALIA

FORMAZIONE

2015/2017

I.U.A.V Istituto Universitario di Architettura di Venezia Laurea Magistrale in Architettura e Innovazione

2011/2015

I.U.A.V Istituto Universitario di Architettura di Venezia Laurea Triennale in Scienze dell’Architettura

2005/2011

I.T.C.G “L.Einaudi” Istituto statale Tecnico Commerciale e per Geometri Diploma di perito industriale per l’elettronica e le telecomunicazioni

TIROCINIO

11/08/2016 30/09/2016

Classificazione ed efficienza energetica di edifici pubblici comunali della città di Arezzo Studio Bressan, Montebelluna (Treviso)

07/03/2014 07/06/2014

Collaborazione alla progettazione architettonica Multiplo Studio Montebelluna (Treviso)


https://www.facebook.com/giovanni.defilippo.77

https://www.instagram.com/gio_defilippo/

https://www.linkedin.com/in/giovanni-de-filippo-915bb3142/

giovanni.defilippo@hotmail.it

+39 349 682 6518



Alla mia famiglia



PREMESSA

La presente tesi si propone di indagare a proposito della questione degli stadi di proprietà nel territorio italiano, del ruolo che occupa la realizzazione della nuova impiantistica sportiva italiana, all’ interno delle dinamiche sociali, politiche, economiche ed urbanistiche; ma anche il ruolo che lo sport ha e i suoi derivati hanno acquisito all’ interno della società e nella vita quotidiana degli italiani. Tale ricerca è volta a capire le principali motivazioni per cui in Italia la privatizzazione degli stadi di calcio, da parte delle società sportive, la realizzazione di questi nuovi complessi polifunzionali è difficilmente attuabile rispetto ad altri casi europei; e comprendere quali fattori hanno determinato la situazione attuale di questo fenomeno e cosa spinge buona parte della popolazione a beneficiare sempre di più di queste strutture. Per comprendere tutti i dettagli che questo fenomeno racchiude occorre analizzare l’argomento da più punti di vista, in quanto molto spesso non si fa riferimento solamente ad un singolo stadio, ma si mettono a confronto differenti casi e a qualcosa che cambierà totalmente il contesto in cui sorgono e a cui gli abitanti vogliono potersi sempre più identificare.


ABSTRACT “L o stadio è soprattutto un luogo che trasmette emozioni, uno scrigno di ricordi, gioie e dolori,

un modello eterno ed intramontabile che affonda le sue radici nel Colosseo, quindi in un certo senso è realmente considerato un luogo dell’anima. Andare allo stadio si tratta di un’emozione unica, una sorta di vero e proprio rito pagano di un tempio laico.

Sandro Solinas “Stadi d’Italia. La storia del calcio italiano attraverso i suoi templi.”



INDICE INTRODUZIONE Obiettivi e finalità

CAPITOLO 1- CONCEPT 1.1 1.2 1.3 1.4

Nuovo concetto di stadio Lo stadio come superluogo Nuove opportunità per le areee degradate Lo stadio, un “avanzo” del grande evento

CAPITOLO 2- LA SITUAZIONE EUROPEA 2.1 Il calcio in Europa 2.2 La legislazione degli stadi in Europa 2.3 La gestione degli stadi e i maggiori casi europei

CAPITOLO 3- AMSTERDAM ARENA, LO STADIO POLIFUNZIONALE 3.1 3.2 3.3 3.4 3.5 3.6

Storia dell’ Amsterdam ArenA Aspetti economici Aspetti operativi Arena Boulevard Amsterdam ArenA uno stimolo per lo sviluppo urbano Progetti futuri e osservazioni

CAPITOLO 4- LA SITUAZIONE ITALIANA 4.1 4.2 4.3 4.4 4.5 4.6

Il calcio in Italia Il grande evento Italia ‘90 La gestione degli stadi in Italia Effetti territoriali Modelli Storici italiani Modelli realizzati 4.6.1 Dacia Arena - Udine 4.6.2 Mapei Stadium 4.6.3 Stadio B. Stirpe - Frosinone 4.7 Prospettive future 4.7.1 Stadio S.Elia - Cagliari 4.7.2 Stadio Fiorentina - Firenze 4.7.3 Stadio Castellani - Empoli 4.7.4 Stadio Dall’Ara - Bologna 4.7.5 Stadio Atalanta - Bergamo 4.7.6 Stadio Adriatico - Pescara 4.8 Problematiche e inerzialità 4.9 Osservazioni

12 14

16 18 20 22 24

26 28 30 36

44 46 48 50 52 56 62

68 70 72 76 80 84 90 92 94 98 100 104 108 110 112 114 116 122


CAPITOLO 5- LA LEGISLAZIONE SUGLI STADI IN ITALIA 5.1 Lo sviluppo legislativo per gli stadi in Italia 5.2 Osservazioni

CAPITOLO 6- CASO STUDIO ITALIANO: ALLIANZ STADIUM 6.1 Storia degli stadi torinesi 6.2 Allianz Stadium: un modello mondiale 6.2.1 Aree e strutture correlate 6.3 Aspetti economici 6.4 Aspetti urbanistici 6.5 Recupero dell’area Continassa 6.6 Osservazioni

CAPITOLO 7- STADIO DI ROMA: TRA ACCORDI E DIBATTITI 7.1 7.2 7.3 7.4 7.5 7.6 7.7 7.8

Storia degli stadi romani Scelta e analisi dell’area per il nuovo stadio Tor di Valle: cenni storici Pianificazione e progettualità dell’area Impatti economici e sociali Roma e lo stadio: tutte le tappe di una vicenda complicata Situazione attuale Osservazioni

CAPITOLO 8- CONCLUSIONI 8.1 Stadio di proprietà, nuova occasione per lo sviluppo urbano?

126 128 133

134 136 140 144 146 148 156 166

168 170 176 178 180 186 190 194 196

202 204

BIBLIOGRAFIA

212

SITOGRAFIA

214


INTRODUZIONE

12


13


Obiettivi e Gli stadi vengono utilizzati per ospitare eventi ed intrattenere persone fin dal V secolo a.C, il periodo classico dell’antica Grecia, furono ideati per gare di velocità e di atletica leggera, e possono essere definiti come gli “antenati” degli anfiteatri e dei circhi dell’epoca romana. Sono questi i progenitori dei moderni stadi che oggi ospitano eventi sportivi di livello internazionale come i campionati di calcio (mondiali, europei e nazionali) e i Giochi Olimpici. Il più antico stadio conosciuto è quello di Olimpia, nel Peloponneso occidentale in Grecia, dove furono condotti i Giochi olimpici dell’antichità fin dall’anno 776 a.C. Lo sport è un fenomeno che nell’ultimo secolo, anno dopo anno, ha interessato sempre di più la nostra società, passando da essere fenomeno elitario è diventato un fenomeno di massa e buisness, interessando un grande numero di persone nel mondo che lo seguono e lo praticano. Gli stadi sono visti inoltre come luoghi di aggregazione, in cui condividere una passione comune, ma anche teatro di eventi mediatici di livello mondiale. Inoltre sono queste strutture, sempre più spesso firmate da architetti famosi, ad essere chiamate a diventare le più grandi icone delle città in cui sorgono. La nostra società ha compiuto un’evoluzione sempre più rapida, con essa anche lo sport, il quale è sempre stato considerato come un’ attività di intrattenimento tale da non richiedere particolari attenzioni o competenze, e visto con una funzione esclusivamente a scopo ludico; nell’ultimo ventennio invece, insieme all’avvento delle tv satellitari, si è fatta strada una concezione di tipo aziendalistico, orientata al mercato, in cui diventano importanti gli interessi pubblici e privati. Ma il modello che ha fatto prosperare lo sport fino ad oggi è in crisi: nella gestione di questo fenomeno è mancata per troppo tempo la logica dell’equilibrio economico, alle ingenti uscite non ha fatto seguito un’adeguata politica di sfruttamento delle diverse fonti di ricavo che il fenomeno sportivo offre e che gli addetti ai lavori dovrebbero essere in grado di gestire. La perdita di competitività dei club italiani in campo internazionale, è ben rispecchiata dalla situazione stadi, a tal proposito la presente ricerca viene trattara per fare chiarezza su questo fenomeno che incombe e che fa sempre più discutere. Questa viene strutturata sostanzialmente in tre parti: nella prima parte vengono analizzati gli elementi che la situazione europea attuale presenta, dedicando una parte alla storia del calcio europeo e concentrandosi su delle importanti tematiche per la comprensione di questo tema come la legislazione sugli stadi in Europa, la loro tipologia di gestione e un’analisi sui principali casi europei; a riguardo una particolare attenzione si presta al caso olandese dell’Amsterdam ArenA, considerato il complesso

14


finalità polifunzionale per eccellenza nel nostro continente e un elemento stimolante per lo sviluppo urbano, soffermandosi all’analisi della rigenerazione dell’area degradata della capitale olandese in cui sorge lo stadio e gli aspetti urbanistici, economici e sociali che questo gigante impianto con la sua realizzazione ha favorito. Nella parte seguente si dedica l’attenzione della questione sulla situazione italiana, trattando il grande evento che vide come protagonista il nostro Paese nell’ultimo decennio del secolo scorso, i Mondiali di calcio di Italia ‘90, soffermandosi principalmente sul discorso della messa a norma degli impianti esistenti e della realizzazione di stadi realizzati appositamente per la manifestazione sportiva volti ad ospitare le partite del mondiale italiano. Stadi che non il passare degli anni si rivelano dei giganti obsolescenti, utilizzati esclusivamente nei giorni delle partite e poi “abbandonati” a loro stessi, da questo concetto parte la analisi di confronto tra i modelli europei e quelli italiani, basandosi sulla gestione di questi e gli effetti territoriali che provocano. Particolare attenzione si presta inoltre sul tipo di legislazione presente in Italia per la realizzazione di impianti sportivi, le disposizioni tecniche che questa presenta e l’analisi dei casi di stadi di proprietà italiani realizzati e da cui partire per portare la situazione del nostro Paese ad avvicinarsi sempre di più a quella che presentano i casi esteri. Particolare attenzione si presta inoltre sul tipo di legislazione presente in Italia per la realizzazione di impianti sportivi, le disposizioni tecniche che questa presenta e l’analisi dei casi di stadi di proprietà italiani realizzati e da cui partire per portare la situazione del nostro Paese ad avvicinarsi sempre di più a quella che presentano i casi esteri. Come fatto per la situazione europea, anche per quella italiana, nella terza e ultima parte della riceca, si prendono come riferimento due casi che interessano direttamente il tema che la tesi propone: l’Allianz Stadium di Torino, primo stadio polifunzionale italiano e l’aggrovigliata e complicata questione del nuovo stadio di Roma. Situazioni, organizzazioni e decisioni diverse ma con lo stesso fine, la differenza sta nel fatto che il primo è stato realizzato e già in uso da quasi dieci anni, il secondo dopo anni trascorsi tra accordi e dibattiti forse ha finalmente visto la luce. Il tutto si conclude con delle riflessioni su quali siano i veri motivi per cui in Italia è così difficile avviare la privatizzazione di questi impianti, il ruolo che giocano gli attori pubblici e privati in queste questioni e se lo stadio di proprietà si rivela realmente una nuova opportunità per lo sviluppo urbano.

15


CAPITOLO 1

16


CONCEPT

17


1.1 Nuovo conce Dalla seconda metà del secolo scorso il mondo dello sport è cambiato moltissimo, trasformandosi in un fenomeno di massa che iniziò a coninvolgere persone in tutto il mondo, andando ben oltre dall’essere un’attività ludica. In origine l’attività sportiva come organizzazione complessiva di un evento, non richiedeva grandi competenze a riguardo, ma nel corso degli anni l’approccio alla disciplina è diventato di tipo aziendalistico e orientato sempre di più verso il mercato, trasformandosi quindi da semplice spettacolo a vera e propria industria del tempo libero vissuta in maniera continuativa. Parallelamente all’evoluzione dello sport si è verificato un conseguente adattamento degli impianti che ospitavano le varie discipline sportive in modo tale da poter svolgere il loro ruolo di “contenitore” nel miglior modo possibile; stessa sorte quindi è toccata agli stadi che hanno dovuto inchinarsi a questa mutazione. L’idea di tradizionale di stadio è cambiata in quanto, al semplice concetto di impianto progettato e realizzato per ospitare unicamente una determinata tipologia di eventi sportivi, è stata affiancata ad esso una nuova generazione di strutture di varie tipologie, le quali permettevano di ospitare una maggiore serie di eventi sportivi e non solo. Una rivoluzione che non si è manifestata casualmente, perchè legata ad una più vasta serie di dinamiche che si sono verificate nel corso degli anni all’interno di un contesto urbano, una su tutte è la cosiddetta “rivoluzione commerciale” che ha dato una svolta nella riorganizzazione delle imprese che potrebbe determinare altre difficoltà nella gestione degli effetti territoriali di tali processi, probabilmente tendenti a rafforzare i processi di concentrazione e concentrazione economica e dello spazio. Un fenomeno che a partire dagli anni ’70 inizia a crescere ed ha coinvolto prima i paesi del nordo Europa, come per esempio l’Inghilterra e Germania, per poi affermarsi nel resto del continente, interessando l’Italia con qualche decennio di ritardo. Questo fenomeno è legato all’aumento dei luoghi di commercio che, grazie alle dinamiche territoriali, non sono più concentrati esclusivamente nei centri urbani ma anche in tutto il territorio dell’interland delle ciità. La localizzazione di questi nuovi complessi avviene sostanzialmente in base alla possibilità e alla propensione degli utenti consumatori a spostarsi per effettuare

18


tto di stadio i loro acquisti anche percorrendo distanze significative, sviluppando via via un atteggiamento “selettivo”; appare chiaro che per favorire questo tipo di selezione queste nuove strutture urbane devono collocarsi nelle vicinanze di una importante arteria infrastrutturale che supporti e sopporti il nuovo flusso viario.[1] Queste nuove aree rappresentano per gli operatori un canale molto importante per i nuovi investimenti e la crescita immobiliare di immobili presenti in quelle zone; dal punto di vista delle amministrazioni locali, questi luoghi costituiscono una potenziale risorsa in termini di acquisizione di oneri di urbanizzazione. A riguardo si potrebbe affermare che negli ultimi dieci anni c’è stato un ulteriore step legato molto probabilmente ai tempi e ai modi d’uso della società contemporanea, sempre più veloce e dinamica; il classico centro commerciale è divenuto un qualcosa che soddisfa ancora di più le esigenze della società rispetto a un tempo, ma non ancora in maniera del tutto soddisfaciente. C’è la sensazione che questo modello sia stato talmente sfruttato che il consumatore manifesta delle nuove esigenze; non a caso quindi, l’evoluzione di questo modello fa rotta verso il cosiddetto “complesso multifunzionale” in grado di soddisfare maggiormente gli utenti rispetto al tradizionale centro commerciale o impianto sportivo ribaltando, in certi casi, gli aspetti sociali, urbani ed economici all’interno della città in cui sorge, unendo in un unico contesto due realtà che all’apparenza sembravano distanti fra loro.

________________________

1. Negli ultimi anni sono emerse scelte localizzative che vanno a privilegiare logiche legate al mercato finanziario e al mercato immobiliare a discapito di logiche di buona gestione commerciale determinando quindi la realizzazione di complessi anche in presenza di un’offerta infrastrutturale debole. 19


1.2 Lo stadio co “I superluoghi rappresentano un’intensificazione del concetto di nonluogo, vale a dire di quegli spazi – centri commerciali, aeroporti, ecc. – isolati dalla realtà cittadina e caratterizzati da una assenza di scambi sociali. Alcuni di questi nonluoghi sono diventati degli snodi importanti del tessuto urbano, sono molto frequentati, ci si va in gruppo e in famiglia, magari per passarci l’intera giornata. Trasformandosi in superluoghi, i nonluoghi ridiventano almeno in parte spazi di scambio sociale. Sempre però nell’ottica del consumo, dato che si tratta quasi sempre di realtà strettamente dipendenti dalla società dei consumi.” (Marc Augè). “[..] il Superluogo è uno spazio polifunzionale vivo nelle 24 ore della giornata, che si sviluppa legandosi a condizioni peculiari di contesto, che crea e sfrutta flussi locali e sovra locali e si pone come nodo delle attività quotidiane delle persone e del territorio in cui è localizzato, motore di un equilibrato sviluppo a livello spaziale, economico e sociale [..]”[2] Secondo l’antropologo ed etnologo francese, i superluoghi sono solo il sintomo di un cambiamento di scala in un tessuto urbano tendente ad un progressivo decentramento, le nozioni stesse di centro e periferia stanno cambiando radicalmente e i superluoghi diventano i nuovi centri della città estesa. Lo stadio nella società post-moderna viene definito come un superluogo, uno spazio polifunzionale vivo in tutti i momenti della giornata, una nuova idea di intendere lo spazio che all’apparenza sembra essere molto diverso rispetto a quello che caratterizzava la società moderna, uno spazio che si sviluppa sfruttando le particolari condizioni del contesto, ponendondosi come un nodo fondamentale della quotidianità delle persone e del territorio in cui sorge, come motore del cambiamento a livello territoriale, economico e sociale. I superluoghi sono intesi come elemento emergente perché di rottura rispetto ad alcune funzioni urbane, sono legati a fenomeni socio-economici collegati alla globalizzazione, ma si distinguono da altri fenomeni contemporanei per la complessità delle funzioni che in essi si sommano e per la velocità e la redditività delle operazioni di trasformazione. Non sono semplicemente degli edifici che hanno un unico scopo, ma delle polarità localizzate nei nodi infrastrutturali dove si concentrano i flussi di persone che, in diversi momenti della giornata, li popolano; inoltre spesso rivestono anche il

20


me superluogo ruolo di porta della città, di monumento dovuto alla loro dimensione o alla presenza di progetti realizzati da grandi nomi dell’architettura internazionale. In essi si collocano gallerie commerciali, centri direzionali, parchi a tema, spazi di evasione collettiva e appunto stadi in cui i flussi della contemporaneità si concentrano e interagiscono in modo da rafforzare la società post-moderna che attualmente contraddistingue il nostro tempo.[3] Stadi ben progettati, in grado di ospitare anche attività collaterali extrasportive, come concerti, eventi e manifestazioni, possono anche diventare un polo all’interno della città, un punto di riferimento e di aggregazione per un intero quartiere e contribuire a valorizzare le aree in cui sono inseriti. Uno studio inglese mostra che il valore degli immobili che si trovano in un raggio di 5 km intorno al nuovo Emirates Stadium dell’Arsenal o al rinnovato stadio di Wembley è aumentato mediamente del 15% da quando queste infrastrutture sono state realizzate. [4]

________________________

2. “Urbanistica dei Superluoghi”, Mario Paris, pag.25. 3. “I superluoghi del nostro tempo” , Mario Paris. 4. http://www.steerdaviesgleave.com 21


1.3 Nuove opport aree de Il fenomeno di trasformazione in atto ha investito queste aree lasciate al degrado in quanto nel corso degli ultimi anni sono passate dall’essere degli elementi critici a degli elementi dove poter ricollocare nuove strutture ed infrastrutture oggetto di una nuova centralità urbana; col passare del tempo la necessità di intervenire sulle periferie è stata sempre più richiesta, non solo dal punto di vista architettonico/urbanistico, ma anche da un punto di vista economico/sociale cercando di poter dare una rivalutazione alle aree dismesse in questione ed inserirle in un contesto urbano più elevato. È evidente che in questi anni queste aree si sono contrapposte alle aree centrali delle città, le quali, in un certo senso, hanno presentato una sorta di rifiuto nel riconoscere la marginalità come loro parte integrante, creando inevitabilmente la loro esclusione; queste aree non possono essere separate dalla città in quanto sono un elemento che la completano e, molto spesso, le loro diverse condizioni vanno a formare delle diverse modalità di intervento, che cambiano a livello gestionale, localizzativo e interpretativo. Tutte modalità con scopi comuni, anche se applicati in contesti geografici, politici e sociali spesso e volentieri diversi fra loro. Si cerca quindi di ricreare alcuni elementi tipici della città nelle aree periferiche, un argomento che è sempre più preso in considerazione in ambito della pianificazione urbanistica, attraverso processi di pianificazione strategica e di strategie mirate alla rigenerazione e riqualificazione urbana. Tali processi modificano il concetto stesso di area dismessa che viene definita come un’area di trasformazione integrata,[5] o meglio aree polifunzionali. Un impianto sportivo potrebbe quindi, dare il via a tutta una serie di azioni volte alla rigenerazione/riqualificazione dell’area in cui questo è situato e contemporaneamente diventare un punto di aggregazione e di incontro per l’attuale e futura comunità, in cui è in netta crescita il tempo libero e la ricerca di intrattenimento. In questo senso al nuovo concetto di stadio si affianca ruolo di attivatore sociale, un luogo di ritrovo permanente in grado di accogliere e soddisfare le esigenze ed i bisogni dalla società, rafforzando il legame con la comunità di riferimento e aumentando la soddisfazione da parte di essa che si vede identificata dall’impianto stesso. Per quanto riguarda il rapporto tre stadio, come spazio pubblico, e pianificazione, si è verificata un grande cambiamento del rapporto fra pubblico e privato che rende molto difficile stabilire una linea di confine che possa definire dove può

22


unità per le gradate intervenire l’uno e dove l’altro, cambiamento che spesso porta ad uno sconfinamento degli interessi privati all’interno della sfera pubblica e ad un declino di quella cultura del bene pubblico che dovrebbe condizionare i comportamenti privati. La gestione dello spazio pubblico e del territorio in cui è incorporato, dovrebbe essere sinonimo di un rapporto equilibrato e sostenibile tra la dimensione collettiva e quella individuale, di un’efficiente concentrazione delle funzioni urbane, di un’efficace sinergia fra istituzioni collettive e dinamiche sociali. Questo concetto è stato rivalutato soltanto negli ultimi anni per cercare di migliorare la situazione che si è venuta a creare in passato, situazione che vedeva le amministrazioni comunali che (nella maggioranza dei casi non propriamente al servizio del pubblico cittadino) sponsorizzavano la costruzione di un nuovo impianto come se fosse un benificio per tutte le problematiche che c’erano all’interno della Città; da questo punto di vista lo stadio era ritenuto l’elemento portante per il miglioramento sia per l’area in cui era localizzato, sia per quei cittadini che vivevano in e l’area. Teoricamente questi erano tutti progetti che avrebbero dato una seconda possibilità di rinascita a quelle parti di città che, senza un’attenta e mirata attività di pianificazione, non avrebbero potuto uscire da quella situazione di decadenza in cui si trovavano; ma a distanza di anni si è potuto vedere come quella operazione di pianificazione non sia avvenuta, anzi, sia avvenuta esclusivamente in parte in quanto le amministrazioni comunali hanno puntato più sul breve che sul lungo periodo consegnando ai loro successori ed ai cittadini un qualcosa che si è rivelato estraneo dal contesto e non idoneo nel affrontare i cambiamenti di una società che non aspetta. Occorre capire quindi se le riqualificazioni/rigenerazioni, degli ambienti immediatamente vicini all’impianto, inserite nei progetti che si analizzeranno siano veramente delle occasioni in grado di far rinascere delle aree che se così non fosse sarebbero lascaite in pasto al decadimento ed al degrado, e di integrarle effettivamente con il resto della città, oppure, se c’è ancora una volta la scusante di una considerevole speculazione edilizia ai danni della comunità andando a ripetere allora gli stessi errori fatti in passato. A tal proposito, ha avuto la sua grande parte di responsabilità anche la disciplina della pianificazione urbanistica dovuta alla sua mancata dinamicità e bloccata sui suoi ritardi burocratici creando il più delle volte strumenti inadeguati a regolare allo staesso tempo sia lo sviluppo urbano che quello economico.

________________________

5. “Progetti di sviluppo del territorio – Le azioni integrate locali in Italia e in Europa”, il Sole 24 ore, Cremaschi M.

23


1.4 Lo stadio, grande La pianificazione urbanistica negli ultimi anni si è concentrata molto sull’analisi dei grandi eventi che si tenevano all’interno della città (e non solo) e il legame che si crea con lo spazio pubblico. Si è accertato che la capacità di rigenerazione e riqualificazione di parti specifiche di città, la creazione di nuovi attrattori fisici e funzionali, la realizzazione di infrastrutture, l’aumento della qualità e la risonanza internazionale di una città era ed è tutt’ora legata anche all’organizzazione di questi grandi eventi, intesi come degli avvenimenti temporalmente limitati che richiedono elevati investimenti da realizzare.[6] Questi investimenti rappresentano un parte essenziale per promuovere questi fenomeni e a determinare il successo o il fallimento degli avvenimenti in programma; nel corso degli anni l’evento ha assunto una dimensione tale che le città ospitanti possono spesso giustificare i costi e le spese solo come parti di un più ampio programma di rinnovamento e rigenerazione urbana. Principalmente l’affermazione di queste pratiche di pianificazione, correlate con i grandi eventi, ha coinciso con gli articolati cambiamenti avvenuti all’interno dell’economia urbana legati all’ industrializzazione e alla globalizzazione; due fenomeni che hanno “imposto” a chi ha il potere di elaborare e determinare orientamenti e strategie in merito alle questioni più rilevanti per la società e la politica di superare le precedenti politiche di sviluppo urbano incentrate prevalentemente sulla produzione industriale. Nel corso degli anni l’organizzazione e l’impatto che questi eventi avevano e hanno sull’ambiente urbano si sono evoluti a tal punto da poter evidenziare quattro fasi distinte: Una prima fase in cui questi eventi erano per la maggior parte dei casi di scala ridotta, male organizzati e con un minimo impatto urbano; una seconda fase in cui si vede l’evento divenuto più grande, con una migliore organizzazione e di solito ha favorito la costruzione di impianti ad hoc; una terza fase in cui gli impianti sportivi hanno assunto un ruolo importante, simboli delle società ospitanti e di conseguenza hanno iniziato ad attirare molta più attenzione, benché i loro impatti urbani complessivi siano rimasti generalmente piuttosto modesti; quarta e ultima fase,

24


un “avanzo” del evento gli eventi sono stati utilizzati per stimolare programmi e politiche urbane, con un maggiore impatto sia sul paesaggio, sia sull’ambiente urbano delle città organizzatrici. Perciò Campionati di Calcio, Olimpiadi, Expo ed altre manifestazioni diventano così motori della trasformazione/evoluzione della città andando ad incidere sulla fisionomia e sulla morfologia di una città attraverso la realizzazione di opere e progetti utili ad ospitare eventi che talvolta durano solamente pochi mesi e che, una volta terminati, lasciano spesso ingombranti “avanzi”. Le eredità lasciate da un grande evento sono profonde ma eterogenee, infatti diverse tipologie di eventi determinano domande di spazi e di mobilità diversi andando a variare gli approcci e le modalità di programmazione, gestione e realizzazione delle opere e dei programmi in essere. Infatti solo in pochi casi le opere realizzate per i grandi eventi sono state inserite nel quadro più ampio di riqualificazione o rigenerazione di un’intera città e utilizzate per determinare un incremento stabile della qualità urbana.

________________________

6. Essex S., Chalkley B. (1998) “Olympic Games: catalyst of urban Change”, Leisure Studies, pag.17.

25


CAPITOLO 2 LA SITUAZIONE

26


EUROPEA

27


2.1 Il calcio Il calcio europeo[7] costituisce, insieme agli sport professionistici americani, l’unico settore in cui negli ultimi anni si è delineata con continuità una specifica convivenza tra cultura sportiva e cultura d’impresa, in grado di sviluppare il confronto e l’integrazione tra due diverse prospettive, quella calcistica e quella manageriale. I club professionistici devono fare i conti non più solo con il risultato sportivo, ma soprattutto anche con il risultato economico e con un tipo di gestione societaria che trascende l’ambito del semplice avvenimento calcistico. L’epoca in cui le società di calcio erano “associazioni senza scopo di lucro”, basate esclusivamente al piacere di offrire uno spettacolo a tifosi e spettatori oggi non esiste più. Nel calcio moderno le nuove priorità corrispondono alla massimizzazione del profitto e alla remunerazione degli azionisti, attraverso la ricerca dell’equilibrio finanziario, la diversificazione delle entrate, lo sviluppo degli investimenti. Lo sfruttamento dello stadio come fonte di grandi incassi rientra in questa prospettiva, diventando parte integrante dell’immagine con cui i club si presentano ai propri avversari e, ultimamente, anche sul mercato degli azionisti attraverso quotazioni in borsa. Inoltre lo stadio è in assoluto uno degli assetti più interessanti e validi per poter valutare le potenzialità economiche e finanziarie di una società che intraprende la via della ricerca di autonomie finanziarie e gestionali, aldilà dagli avvenimenti di tipo sportivo. Oggi è importante che gli stadi siano di proprietà delle società sportive, perchè in questo caso lo stadio rappresenta un’importante risorsa, oltre al valore della struttura è possibile considerare un valore “immateriale” riconducibile allo sfruttamento delle infrastrutture, alla gestione della pubblicità interna dell’impianto, alla creazione di valore in seguito all’utilizzo per scopi commerciali dell’area di proprietà. Lo stadio di proprietà, e la conseguente immagine che rappresenta, dovrebbe inoltre essere trasformato nella “casa” della società sportiva in oggetto, divenendo il fulcro di tutte le attività e di tutti gli aspetti di gestione, in pratica di tutto ciò che rappresenta il business della società sportiva professionistica (conferenze stampa, prospettive future, accordi commerciali, attività di marketing, presentazione dei giocatori ecc.).

28


in Europa Lo stadio di proprietà deve rappresentare i seguenti cinque elementi per una società sportiva/ azienda: - Investimento: un investimento immobiliare rilevante per il patrimonio finanziario del club; - Fonte di ricavi: che prescinda dai risultati sportivi; - Diversificazione: un elemento che permetta al club di diversificare la propria attività in quanto azienda sportiva; - Connotazione: un elemento fortemente connotato con il nome della società, un vero e proprio biglietto da visita riconosciuto dal pubblico e dagli avversari; - Abbattimento dei costi, un elemento che, se amministrato in modo accorto e proficuo, permette un notevole taglio dei costi nella gestione di una società sportiva. In gran parte d’Europa questo tipo di mentalità è ancora agli inizi, salvo per l’Inghilterra che è il modello da seguire da parte di tutti i club del continente, ma oltre ad essa c’è anche la Germania e in parte la Spagna. Se nel nostro continente questa questione deve ancora sbocciare del tutto negli USA, una delle chiavi del successo economico dell’Nba[8], la National Basketball Association è dato dalla proprietà e dalla gestione diretta degli impianti da parte delle società sportive. I club, che nella maggior parte dei casi sono i proprietari di queste strutture, possono contare sui redditi che derivano dalla pratica del naming[9] e dalle concessioni sugli esercizi commerciali posti all’interno dell’impianto, dalla gestione diretta della pubblicità, con ricavi superiori ai 30 milioni di dollari all’anno che possono arrivare a rappresentare anche il un quarto dei ricavi totali per le squadre di vertice. Fino ai primi anni novanta, “vendere” il calcio significava vendere il maggior numero di biglietti a partita; ma adesso il mondo del calcio è cambiato e con esso anche le esigenze di chi lo segue. Sembra inutile cercare di aumentare le entrate contando sui tifosi al botteghino dello stadio: è quello che in alcune nazioni, come in Italia, è successo negli ultimi anni, con il risultato che si sono persi sempre più spettatori. Ma bisogna cercare di puntare ad aumentare i ricavi concentrandosi di più sul campo dei servizi.

________________________

7. http://it.uefa.com/ 8. http://www.nba.com 9. cessione dei diritti sul nome dello stadio a sponsor che pagano per vedere il proprio nome assegnato all’impianto sportivo. 29


2.2 La legislazi in Eur La Stato europeo che presenta una legislazione più moderna e all’avanguardia riguardo agli stadi è l’Inghilterra. Le autorità calcistiche inglesi incominciarono a prendere davvero coscienza del fenomeno hooligans il 15 aprile 1989[10] quando si verificò una delle più sanguinose stragi nella storia del calcio: 96 tifosi del Liverpool morirono schiacciati dalla calca a causa di una cattiva gestione delle entrate all’interno dello stadio Hillsborough di Sheffield, dove era in corso la semifinale di FA Cup – la coppa nazionale inglese – tra Liverpool e Nottingham Forest. La partita venne sospesa dopo sei minuti ma non fu immediatamente chiaro cosa aveva causato l’incidente, e se ne discusse per anni. Le vie di fuga erano precluse dalle strutture dell’impianto, e la recinzione che separava gli spalti dal terreno di gioco, introdotta proprio per contenere le invasioni di campo e i relativi disordini tra tifoserie, impedì di fatto agli spettatori di rifugiarsi sul prato. L’incidente è rimasto nella memoria e nell’immaginario di moltissimi tifosi inglesi e ha generato anche una storia laterale: il boicottaggio del tabloid Sun da parte dei tifosi del Liverpool, che dura da allora, a causa di alcuni articoli pubblicati nei giorni successivi all’incidente in cui veniva data la colpa della strage ai tifosi.

30


one sugli stadi opa Nel 2012, a più di vent’anni dall’incidente, una commissione governativa indipendente chiarì le cause dell’incidente e raccontò le molte responsabilità della polizia e dei soccorsi. Un altro spiacevole evento fu la tragedia di Heysel[11] in Belgio il 29 maggio 1985, che ospitava la finale di Coppa dei Campioni che vedeva fronteggiarsi la Juventus e il Liverpool.

_____________________

10. Storia della strage di Hillsborough, 15 aprile 2014. 11. Heysel, nello stadio della morte. 31 anni fa la tragedia che sconvolse il calcio, di Giuseppe Stasi. 28 maggio 2016

Tragedia di Heysel 1985.

31


LA SITUAZIONE EUROPEA

Heysel era uno stadio palesemente inadeguato per poter ostipare un evento di quella portata, non solo per le piccole dimensioni, ma perché era un impianto fatiscente e questo tragico evento causò la morte di 39 persone, di cui 32 italiani e contava 600 feriti. In seguito a questa tragedia, nel 1985 venne elaborata la Convenzione europea sulla violenza e i disordini degli spettatori durante le manifestazioni sportive, segnatamente nelle partite di calcio, attualmente ratificata da 42 Paesi. In seguito alla strage di Hillsborough nel 1989, per migliorare le strutture degli impianti, vennero introdotte norme più severe come le telecamere a circuito chiuso. Se a livello nazionale ci furono progressi positivi riconosciuti da tutta l’Europa, tanto da assegnare all’Inghilterra l’organizzazione del campionato d’Europa 1996, a livello internazionale, in un primo momento, rimase il problema hooligan; il 15 febbraio 1995 a Dublino, durante un’amichevole contro l’Irlanda, e durante il campionato del mondo 1998 in Francia, molti facinorosi provocarono disordini. Durante il campionato d’Europa 2000, hooligan inglesi provocarono grossi disordini a Charleroi, dopo la gara contro la Germania, e, in seguito alla minaccia dell’UEFA di escludere la Nazionale britannica dal torneo, il governo inglese decise di inasprire i controlli anche in occasione delle trasferte internazionali, dando più potere alla polizia. Queste tragedie sono servite a sollecitare non solo le politiche anti-hooligan del governo, ma anche la necessità di ristrutturare e modernizzare gli stadi, come prescriveva il Taylor Report che venne commissionato nel 1989. Rapporto che si basava su dei provvedimenti che, ad oggi, hanno reso gli stadi inglesi tra i più sicuri al mondo. Per arrivare a questo risutato è stato necessario basarsi su tali provvedimenti, quali prevedevano di reinventare la comunità, prima di tutto, cioè cambiare la mentalità delle persone di andare allo stadio, interpretandolo come un luogo di aggregazione e spazio pubblico e non viverlo come un motivo per trasformarlo in terreno di guerra; riscoprirlo come una fonte di spettacolo, cioè non viverlo solo per l’evento partita ma anche per altri scopi; mettere l’esigenza dei tifosi al primo posto, in modo da farli sentire parte di un progetto non solo farli sentire clienti, ma parte di una “famiglia”; Innanzitutto si prevedeva la completa ristrutturazione degli impianti iniziando dall’eliminare le barriere che dividevano il campo di gioco e la tribuna, installazione

32


La legislazione degli stadi in Europa

obbligatoria di seggiolini omologati in tutti i settori; gli stadi dovevano avere capienza di almeno 20mila posti e possibilmente essere dotati di box privati, e di impianti di ripresa con telecamere a circuito chiuso. Le società vennero responsabilizzate, a loro infatti fu affidata la sorveglianza all’interno degli impianti attraverso la presenza di stewards privati, pagati dai club, collegati via radio con la polizia presente solo all’esterno degli impianti. Fu inoltre istituito il divieto per le società di intrattenere rapporti con le parti più estreme della tifoserie, fatta ovviamente eccezione la collaborazione finalizzata alla prevenzione di possibili incidenti. Gli stessi tifosi dovettero accettare il grande problema “hooligans”, soprattutto per il bando istituito dalla UEFA dopo le stragi del maggio 1985 a Bradford e a Bruxelles, in seguito alle quali le squadre inglesi furono punite non poterono partecipare a coppe europee per 5 anni.

33


LA SITUAZIONE EUROPEA

Per aumentare la sicurezza fu creata una squadra speciale di sorveglianza nazionale anti-hooligans: la National Football Intelligence Unit, costituita da Scotland Yard nel 1989. Uno specifico agente è affidato a ognuna delle 92 società professionistiche di calcio, e si occupa, viaggiando sempre al seguito della tifoseria, della schedatura dei tifosi violenti e di azioni di infiltrazione. Con questo sistema è stato possibile schedare, in un’apposita banca dati, circa settemila tifosi. Inoltre, fu introdotto il sistema “Crimistoppers”,che dal giorno dell’istituzione a oggi ha permesso la cattura di oltre 15mila ultras, tale sistema fu ideato da un gruppo di privati. C’è comunque da sottolineare come il Taylor report indicasse anche la diminuzione dei prezzi dei biglietti d’ingresso alle partite, indicazione che fu totalmente ignorata se si considera che agli inizi degli anni ‘90, per entrare allo Stamford Bridge di Londra per vedere una partita del Chelsea, bastavano 5 sterline mentre ora il prezzo minimo è superiore alle 35 sterline; se negli stadi inglesi non esiste più il problema della violenza è anche merito del costo dei biglietti, che tiene lontano la working class dagli stadi. A rimpiazzarla è stata così la ben più facoltosa clientela degli skyboxes, autorità e aziende, che li usano per rappresentanza. All’Emirates Stadium dell’Arsenal, per esempio, gli abbonamenti costano tra le 800 e le 1800 sterline e i 150 box privati partono dalle 65000 sterline a stagione.

Pagina accanto L’Equipe quotidiano sportivo francese Hooligans ad Euro2016 - Marsiglia.

34


35


2.3 La gestione maggiori ca In Europa la gestione di un impianto sportivo può avvenire in diverse tipologie, se si analizzano in base alla proprietà possono distinguersi impianti di gestione in economia(proprietà e gestione pubblica), gestione in concessione (proprietà pubblica ma affidata a privati), proprietà privata in gestione convenzionata con i comuni o altri soggetti pubblici e proprietà e gestione privata. I diversi soggetti proprietari sopra riportati, possono intervenire singolarmente nella gestione degli impianti o convenzionarsi tra loro, accordandosi sulla modalità di utilizzo, finanziamenti e responsabilità. Nei casi di affiancamento tra un Ente pubblico e un soggetto privato è molto importante chiarire degli aspetti dei rapporti presenti tra i due attori in gioco, tra cui l’oggetto della concessione (concessione uso dell’area, obbligo del privato a costruire specifici impianti e così via), la proprietà degli impianti (il problema sussiste se la proprietà è dell’Ente pubblico: in tal caso si deve stabilire se, alla scadenza del termine di concessione, essa scada automaticamente o se sia rinnovabile tacitamente), le modalità di gestione con oneri a carico del privato. Altri aspetti ugualmente importanti su cui fare chiarezza sono il divieto di sub-concessione della gestione dell’impianto a terzi; la risoluzione unilaterale della concessione, da parte dell’ente pubblico, per inadempimenti posti in essere dal privato; la responsabilità del concessionario privato verso terzi; i poteri ispettivi dell’ente sia sull’esecuzione sia sulla gestione dell’impianto. Notevole è l’esperienza maturata dalle società inglesi, in Inghilterra, la situazione di vantaggio è stata favorita dall’applicazione della legge Taylor del 1991, il paese della Regina ha saputo sfruttare ciò che già esisteva, mantenendo aggiornati e funzionali gli impianti; i numeri del campionato inglese devono essere analizzati con attenzione, perché rendono l’idea di quanto non sia sempre necessario costruire un impianto sportivo dalle fondamenta. In Inghilterra, così in Germania e Spagna, tutti gli stadi sono di proprietà delle società: i club si sono resi conto dei vantaggi che ci potevano derivare dall’ammodernamento degli stadi, e dalla gestione Pagina accanto Entrata “vecchio” Highbury Stadium-Londra.

36


degli stadi e i si europei diretta attraverso l’acquisto della proprietà, così da destinare gli impianti a usi polivalenti che avrebbero soddisfatto tutti gli utenti, soprattutto quelli che possono garantire un ricavo alla società; si pensi alla creazione di skyboxes, ristoranti, hotel, negozi per la vendita dei gadget della squadra, o all’organizzazione di concerti o spettacoli di intrattenimento. Mediamente concepiti all’inizio degli anni ’40, ma nel nuovo millennio sono stati costruiti ben sei nuovi stadi, tra i quali i più rinomati Etihad Stadium nel 2002 ed Emirates Stadium nel 2006, rispettivamente delle società calcistiche di Manchester City, la quale però non proprietaria dell’impianto perché pubblico, e Arsenal, squadra di un quartiere a nord di Londra. Soffermandosi su quest’ultimo, perché più recente, c’è da dire che i Gunners sono stati costretti a lasciare il vecchio Highbury e da quel momento hanno aumentato notevolmente il loro fatturato grazie ad un impianto moderno ma rispettoso della tradizione.[12]

_____________________

12. http://www.staditalia.com “Tradizione e modernità: l’Inghilterra”. 7 settembre 2013.

37


LA SITUAZIONE EUROPEA

L’Arsenal Football Club è una delle tredici società calcistiche di Londra, ha sede nel distretto di Holloway, facente parte del Borough di Islington, è uno dei piu antichi club di calcio inglesi fondato nel 1886. All’inizio della sua storia, l’Arsenal giocava le sue partite a Woolwich e nel 1913 si spostò nel quartiere di Highbury all’Arsenal Stadium, dove giocò fino al 2006. Nel febbraio 2004, infatti, sono iniziati i lavori di costruzione di un nuovo stadio, subito denominato Ashburton Grove, dal nome del distretto londinese, situato a nord della città, nell’ottobre dello stesso anno, i diritti del nome furono venduti con una operazione di naming alla compagnia aerea Emirates, da allora lo stadio prese il nome di Emirates Stadium. I lavori di realizzazione sono terminati nel 2006 e divenne la vera e propria casa dell’Arsenal. Il progetto complessivo dello stadio è costato circa 580 milioni di euro. L’impianto ha una capienza di 60.432 posti che ne fanno il terzo più grande di Londra, la zona più esclusiva di esso è nota come il “Diamond Club”, in cui l’abbonamento si aggira attorno alle 25.000 sterline, il biglietto include l’utilizzo di un salotto privato, del ristorante, del bar e del parcheggio. I membri del club possono avere inoltre la possibilità di seguire le trasferte europee con l’aereo della squadra. Da quando l’Arsenal si è trasferito nel nuovo stadio, i ricavi sono subito raddoppiati, con un plusvalore costante nel tempo utilizzabile per investimenti o ricapitalizzazioni.

Pagina accanto Emirater Stadium Londra.

38


39


LA SITUAZIONE EUROPEA

Anche in Germania [13] le cose si fanno per bene, se da un lato l’età media degli stati tedeschi risale alla seconda metà degli anni ’60, dall’altro l’ultimo intervento rilevante effettuatovi è del 2006, a questo si aggiunge infine, il dato importante riguardante la proprietà degli stadi che solamente 4 su 18 sono proprietà pubblica mentre i restanti sono tutti di proprietà degli stessi club o di privati riconducibili alle società stesse. Come nel caso dell’Emirates Stadium in Inghilterra, anche in Germania troviamo un esempio di stadio esemplare: l’Allianz Arena[14][15], imponente impianto che inizialmente osptitava le partite casalinghe della squadre cittadine, Bayern Monaco e TSV 1860 Monaco. Costruito in occasione del Campionato mondiale di calcio 2006 sul progetto degli svizzeri Herzog & de Meuron, l’intervento è collocato nella periferia nord della città e, oltre al progetto dello stadio, coinvolge un’ampia zona limitrofa rivisitandone i percorsi e le destinazioni d’uso. Il costo totale è stato di 340 milioni di Euro e le spese sono state equamente ripartite tra le due squadre della città. In aggiunta a questi vanno considerati i 210 milioni di euro investiti dal comune per sviluppare l’area e migliorare le infrastrutture.

Allianz Arena, Monaco.

40


La gestione degli stadi e i maggiori casi europei

La realizzazione dello stadio è stata commissionata dalla Allianz Arena München Stadion GmbH fondata nel 2001 e posseduta 50% dal Bayern Monaco e 50% del 1860 Monaco. Nel aprile 2006 il Bayern Monaco ha acquistato il 50% del TSV 1860 Monaco per una cifra di 11 milioni di euro, l’allora direttore amministrativo del Stefan Ziffer dichiarò che questo evitò l’insolvenza del club. Nell’accordo era previsto che il 1860 Monaco avesse il diritto di ricomprare il suo 50% dell’arena per 11 milioni di euro più gli interessi maturati fino a quel giorno in ogni momento prima di giugno 2010. A fine 2007 il 1860 Monaco rinuncià a questo diritto per via dei suoi problemi finanziari e permise al Bayern Monaco di diventare proprietario unico dell’impianto. È inoltre importante notare che lo stadio, non è stato imposto alla cittadinanza, bensì è stato indetto un referendum nel 2001 in cui più del 65%[16] dei votanti si disse favorevole alla costruzione di questo impianto; concepito come struttura destinata al solo calcio, al tempo stesso è ampiamente utilizzato allo svolgimento di manifestazioni sportive, con la presenza di sale conferenza, ristoranti, negozi sportivi e spazi per l’intrattenimento.

_____________________ 13. 14. 15. 16.

http://www.staditalia.com “Avanti anni luce: la Germania”. 7 settembre 2013. http://www.gazzetta.it “Bayern, l’Allianz Arena è l’esempio tedesco” 27 marzo 2017. Gli stadi e i centri sportivi. Rivista “I grandi temi dell’architettura” da hachette. https://ilsolocalciogiocato.wordpress.com “Stadio di Proprietà: Allianz Arena”.

41


LA SITUAZIONE EUROPEA

Un’altro esempio di stadio considerato uno dei templi del calcio europeo è il Camp Nou di Barcellona. Il Barcellona è una società polisportiva nota soprattutto per la sua sezione calcistica che ha sede nell’omonima città catalana. Lo stadio che ospita le partite casalinghe della prima squadra calcistica di Barcellona portava il nome ufficiale di Estadi del Futbol Club Barcelona[17][18], nome usato fino alla stagione 2000-2001. In seguito, un referendum tra i soci decretò il cambiamento del nome ufficiale in Camp Nou, denominazione con la quale l’impianto era indicato informalmente dal 1957, anno della sua costruzione in sostituzione del vecchio stadio di Les Corts. Vicino all’imponente struttura sono presenti altre installazioni del club come La Masia e il Mini Estadi, lo stadio in cui giocano la squadra riserve del club e la nazionale di Andorra. Il Camp Nou fu inaugurato il 24 settembre 1957, tre anni dopo la posa della prima pietra, sotto la presidenza di Francesc Miró-Sans, che spese 288 milioni di pesetas[19] per sostituire il vecchio impianto di Les Corts e per rispondere al Real Madrid che da poco aveva eretto l’Estadio Santiago Bernabéu. Inizialmente era previsto che il nuovo stadio portasse il nome del fondatore del club Hans Gamper ma viste le opposizioni di molte autorità dell’epoca, la giunta direttiva optò per un nome più sobrio: Estadio del Club de Fútbol Barcelona. Il nuovo stadio sostituiva il Campo de Les Corts e consentiva uno spettacolare incremento della massa sociale del FC Barcelona. Nacque dalla matita degli architetti Francesc Mitjans, Lorenzo García Barbón e Josep Soteras. La capacità iniziale era di 93 053 posti che fu aumentata a 121 749 in occasione dei Mondiali del 1982 e successivamente ridotta a 87 772. Attualmente è in corso una ristrutturazione, progettata dall’architetto inglese Norman Foster, che porterà la capienza a 116000 posti. Il Camp Nou è uno dei quattordici stadi classificati “Elite”dalla UEFA.

Pagina accanto Vista interna Camp Nou Barcellona.

_____________________

17. https://www.fcbarcelona.com/club/facilities/card/camp-nou-a-five-star-stadium 18. Un camp sense nom propi (Rivista Barça num. 20) 19. La Catedral del Barça: La historia nunca escrita del Camp Nou9

42


43


CAPITOLO 3-AM LO STADIO POL

44


STERDAM ARENA IFUNZIONALE

45


3.1 Storia dell’ Un altro caso in Europa, forse il più importante, è quello dell’Amsterdam Arena dell’Ajax Football Club[20] rappresenta a livello europeo, il primo caso di stadio polifunzionale e può essere visto come un esempio in cui avviene la collaborazione fra soggetti pubblici e soggetti privati in quanto l’Amministrazione Comunale ed il Governo Olandese, insieme con altri attori privati, hanno dato vita ad un progetto che andasse al di là del semplice complesso multifunzionale. Non funge solo come lo stadio di casa della squadra principale della città, è anche la sala più grande e moderna di Amsterdam dove vengono organizzati spesso importanti concerti e altri eventi di massa. Nei primi anni ’90 la città decide che è arrivato il momento di dotarsi di una struttura privata in grado di essere la nuova casa di un Ajax tornato ai massimi livelli europei. La volontà di costruire questo imponente impianto si ebbe all’inizio degli anni ’80 del secolo scorso, con la candidatura dell’Olanda per l’organizzazione dei Giochi Olimpici[21], la quale poteva essere scelta se si fosse dotata di uno stadio che potesse soddisfare le richieste del Comitato Olimpico e l’area su cui costruire questo impianto era stata localizzata inizialmente, dall’Amministrazione Comunale della capitale olandese, nella zona sud-est della città (Strandvliet), perché situata in una posizione centrale e con la presenza di buone e funzionanti infrastrutture. Nel 1987 viene fondato lo Stichting Amsterdam Sportstand e commissionò un piano per lo sviluppo di un nuovo stadio in una nuova area ritenuta ideale per la costruzione denominata Zuidoost, l’impianto avrebbe previsto 55.000 posti, due livelli di parcheggi ed una sala per gli eventi, ma il progetto non ottenne l’approvazione di tutte le parti che erano coinvolte, in primis la società sportiva titolare l’Ajax FC, che non riteneva adatto il progetto presentato e gli attori privati come la ABN AMRO (famosa banca olandese) che era uno dei principali sponsor del club. Qualche anno dopo, nel 1990, fu presentato un nuovo progetto che prendeva spunto dall’idea dello stadio olimpico del 1986 e da quello che aveva presentato lo Stichting Amsterdam Sportstand nel 1987, questo nuovo design fondava le sue basi su un impianto completamente coperto dotato di svariati comfort (ristoranti, musei, negozi ecc.), i costi previsti per la realizzazione di questa nuova struttura erano stimati intorno a 109 milioni di euro. Gli attori in gioco, Ajax FC e ABN AMRO, insieme al consiglio comunale di Amsterdam, si riconobbero primi investitori.

46


Amsterdam Arena Nel 1991, lo stadio stava per essere costruito sul confine tra due comuni, quelli di Ouder-Amstel e di Amsterdam e questo porta alle prime difficoltà fra questi perché il primo era contrario a rilasciare il nullaosta per l’inizio dei lavori senza prima conoscere il risultato di una serie di analisi, in particolare quella sull’impatto ambientale. L’anno seguente il consiglio comunale approva la costruzione dello stadio sopra Stramanweg Burgemeester (un’importante arteria stradale) e conferma, nel 1993, il piano di zonizzazione provvisoria e nell’estate dello stesso anno lancia il bando per la costruzione dello stadio. L’impianto è stato inaugurato nell’agosto 1996 con un’amichevole disputata fra l’Ajax ed il Milan, aveva una capienza di circa 52.000 posti, tutti a sedere, distribuiti su due anelli L’Amsterdam Arena doveva mantenere un più alto comfort rispetto al precedente stadio, portando i tifosi notevolmente più vicino all’azione sul campo. La parte pubblica giocò un ruolo importante nel finanziare lo stadio, la città di Amsterdam comprò anche una parte del vecchio impianto Ajax per una cifra notevole, con cui il club contribuì a finanziare la nuova struttura. Il finanziamento dell’Amsterdam ArenA ha introdotto un nuovo ideale per finanziare la costruzione di un impianto sportivo; originariamente la città doveva essere l’unico attore designato a progettare, costruire, finanziare e mettere in opera lo stadio, ma a causa dell’incremento dei costi dell’investimento e della volontà del governo di attribuire compiti a parti private, furono necessari altri investitori per finanziarlo. Infatti nel caso dell’Amsterdam Arena, con banche ed imprese private partecipanti al finanziamento dell’edificio, un “gioco di squadra” tra pubblico e privato ha portato a una soluzione vincente. Il livello di ambizione fu definito in modo puntuale e chiaro, l’ArenA doveva essere uno stadio noto in tutto il mondo ed in grado di ospitare eventi sportivi e non in modo continuativo: doveva divenire il secondo centro della città di Amsterdam. Recentemente la società olandese ha deciso di intitolare lo stadio al campione che ha vestito la maglia dell’Ajax dal 1964 al 1973 e poi dal 1981 al 1983, da Amsterdam Arena a Johan Cruijff Arena[22], intitolandolo al campione scomparso il 24 marzo 2016; ciò è stato fatto il 25 aprile, data di nascita del fenomeno olandese. Inoltre nel 2017 è prevista una ristrutturazione della struttura, con costi stimati intorno a 20 milioni di euro.

47


3.2 Aspetti Lo stadio della capitale olandese dovrebbe essere d’esempio per tutte quelle società che sono quotate in Borsa o, più in generale, per quelle che intendono sfruttare il semplice evento calcistico anche come opportunità per sviluppare l’aspetto commerciale della manifestazione sportiva. La costruzione dell’Amsterdam Arena ha favorito un’importante riqualificazione di tutta l’area circostante all’impianto sportivo, trasformandosi così in un ulteriore polo urbano, catalizzatore di eventi, persone ed investimenti; si calcola un aumento dei posti di lavoro (circa 6000 posti) e che siano stati investiti più di 800 milioni di Euro nelle zone adiacenti.[23] Le maggiori difficoltà riscontrate per la costruzione dell’AreA furono nel reperire i finanziamenti necessari in quanto l’amministrazione comunale della città di Amsterdam non voleva accollarsi una spesa così proibitiva; per cercare di evitare questo ostacolo, un gruppo di soggetti sia pubblici che privati si unirono in una sorta di partnership permettendo di realizzare una perfetta integrazione fra la necessità di favorire uno sviluppo urbanistico e sociale dell’area, ed il bisogno di ottenere dei risultati concreti da un punto di vista commerciale. Il progetto ha avuto un costo complessivo di circa 127 milioni di Euro, che sono stati reperiti:per il 29,9% da donazioni pubbliche (Città di Amsterdam e Governo Olandese); per il 22,8% da aziende (la squadra dell’Ajax ed altri 8 soci fondatori) e per il 21,3% mediante emissione di certificati di deposito, cui sono legati particolari privilegi. Aldilà delle forme di finanziamento, per certi versi innovative (specialmente i certificati di deposito, che hanno avuto un grande successo), anche in questo caso solo il 26% del costo dell’impianto è stato oggetto di un finanziamento bancario: la scelta è stata operata a seguito di valutazioni, che hanno evidenziato come un debito maggiore avrebbe potuto mettere a rischio la sostenibilità del progetto, a causa di un eccessivo servizio del debito.[24] Furono inoltre emessi dei certificati di deposito sulle quote di Stadio Amsterdam, venduti da Stichting Administratiekantoor Stadion Amsterdam, operazione che ebbe un discreto successo. Questa modalità di procurarsi capitali finanziari è nettamente diversa dall’emissione di quote azionarie, lanciate senza successo nel 1990. La necessità di combinare l’investimento per la costruzione dello stadio con una struttura finanziaria bilanciata, portò alla vendita diretta dei certificati di de

48


economici posito senza alcuna limitazione temporale sui loro diritti; avrebbe reso l’operazione dello stadio finanziariamente impraticabile.La parte pubblica per finanziare l’impianto ricoprì un ruolo importante; per incoraggiare lo sviluppo dell’area, il governo locale e quello federale misero a disposizione una grande somma di denaro. Il terreno per l’Amsterdam ArenA fu venduto dalla città ad un prezzo inferiore al reale valore di mercato, inoltre la municipalità preparò il terreno e le infrastrutture gratuitamente. Il finanziamento dell’Arena ha introdotto un nuovo schema per finanziare la costruzione di uno stadio; originariamente, la città doveva essere l’unica a progettare, costruire, finanziare e metterlo in opera ma, per via dell’aumento dei costi dell’investimento e della volontà del governo di attribuire incarichi operativi a parti private, furono necessari ulteriori investitori per finanziare la struttura. Nel caso dell’Amsterdam ArenA, con banche ed imprese private partecipanti al finanziamento dell’edificio, una partnership tra pubblico e privato ha portato a una soluzione di vantaggio condiviso. Il costo di costruzione fu finanziato attraverso capitale di rischio (AFC Ajax, founders, certificati di deposito), donazioni (città di Amsterdam e governo olandese) e debito (prestiti dalle banche). Lo schema di finanziamento della struttura è stato per quei tempi innovativo. Il progetto iniziale prevedeva il Comune di Amsterdam come unico soggetto finanziatore e costruttore. Tuttavia, a causa dell’aumento dei costi e per la volontà del governo di delegare la gestione ai privati furono coinvolti nel piano altri investitori. L’intero progetto è stato finanziato come riportato nella tabella 1.[25] TABELLA 1. Importi in milioni di €

Donazioni

Comune di Amsterdam

33

26%

Sussidi governativi

5

4%

AFC Ajax

9

7%

Imprese (8 società)

20

16%

Certificati di deposito

27

21%

Prestito bancario

33

Totale

127

Soggetti finanziatori

_____________________

Capitale di rischio

Debito

26% 100%

23. Vulpis M., (a cura di) (2003), “Quando lo stadio diventa business”, Italia Oggi, 04 febbraio, pag.18. 24. www.tifosobilanciato.it/2012/03/01/stadi-di-calcio-lamsterdam-arena-prototipo-dello-stadio-moderno/ 25. http://www.crusoe.it “Dalle parole ai fatti: l’Amsterdam Arena, come costruire e gestire uno stadio modello”, 23/02/2011 di Riccardo Bucella. 49


3.3 Aspetti L’Amsterdam Arena è diventata una vera e propria azienda, dal punto di vista amministrativo è presente un direttore amministrativo che, oltre ad occuparsi delle funzioni di pubbliche relazioni, affari interni e questioni legali, deve disporre di un team in cui ogni membro è a capo di un determinatao dipartimento: finanziario, commerciale, facility ed eventi. Fa parte del management dello stadio anche l’Amsterdam Arena Advisory (AAA), composta da un insieme di consulenti con esperienza in ambito di pianificazione, sviluppo e gestionale delle strutture adibite per lo sport e per l’intrattenimento. Questa ha maturato anni di esperienza nella gestione dell’Amsterdam Arena, e si vede come principali clienti società di calcio, proprietari di impianti multifunzionali, promotori di eventi, progettisti, investitori e agenzia governative. Inoltre la società in questione, nel 2009, ha partecipato anche alla stesura di un “masterplan” per la possibile realizzazione di Tessera City, scelta perchè vi era l’intenzione di realizzare, all’interno del progetto, un impianto multifunzionale sulla linea all’Amsterdam Arena.[26] Inoltre l’AAA ha elencato le fasi fondamentali della progettazione e dello sviluppo di uno stadio: -Introduzione: definizione degli obiettivi e sviluppo del concept, identificazione del finanziamento e della proprietà, messa a punto del modello di business e di quello gestionale, studio di fattibilità, predisposizione del budget; -Pianificazione: specificazione dei requisiti tecnici, funzionali, organizzativi, spaziali ed ambientali, creazione di una filosofia gestionale, sviluppo dell’organizzazione operativa; -Contrattualistica: preparazione dei contratti con le parti terze e degli accordi con i fornitori di catering e di servizi; -Costruzione: sistemi di equipaggiamento, cura della manutenzione dell’impianto, definizione della struttura organizzativa, acquisizione del personale; -Gestione: procedure, organizzazione e preparazione dello staff, avvenimenti, marketing & management. Si può affermare quindi che l’Amsterdam Arena è concepita come un’impresa ed i traguardi raggiunti dalla sua amministrazione non possono essere facilmente quantificati poichè all’interno di essa sono coinvolti numerosi attori. Lo scopo principale deovuto alla realizzazione di questo progetto è quello di offrire un prodotto adeguato alle esigenze dei

50


operativi vari target di clientela che sfruttano l’impianto dopo uno studio mirato per capire quali erano i Fattori Rilevanti d’Acquisto ed aver creato degli strumenti differenti per rendere maggiormente attraente l’impianto. Per l’Ajax questa è stata una buona occasione per interagire con i vari clienti business, con i tifosi e con i frequentatori saltuari, in quanto lo stadio rappresentava uno fonte fondamentale per poter offrirgli una struttura accogliente, all’avanguardia e comfortevole; allo stesso tempo gli sponsor ed i partner commerciali che hanno partecipato al progetto hanno promosso al suo interno attività di comunicazione e di promozione, invitando i propri clienti allo stadio per assistere ad un evento oppure affittando appositi spazi (skyroom, skylounge o lo stesso campo da gioco) per svolgere attività di catering e di hospitality. Il “cliente” principale dell’Amsterdam Arena è l’AFC Ajax, senza la quale non sarebbe stato possibile realizzare il progetto; questa ha stipulato un contratto di affitto della durata di circa 30 anni ed ha posto all’interno dell’impianto i suoi uffici e la sua sede, l’Ajax Museum, l’Official Ajax Fanshop, un campo d’allenamento e quattro spogliatoi. Lo scopo principale della squadra però, era quello di incrementare notevolmente il giro d’affari grazie ad un impianto dall’immagine futuristica, dagli standard di sicurezza elevati e dai ricavi legati ai servizi extra instaurando un rapporto importante con i vari sostenitori.[27] La società che gestisce l’impianto interagisce anche con altri soggetti, specie con quelli relativi al settore della promozione e dell’organizzazione di eventi; la società Mojo Concerts, leader nell’organizzazione di spettacoli in Olanda, è uno dei clienti principali dello stadio, ad oggi ha organizzato ben 40 concerti. Usufruiscono dell’impianto anche la KNVB, la IEP e la ID&T[28] mentre le otto sioetà finanziatrici rappresentano una fascia di clientela molto importante e produttiva, poichè utilizzano l’impianto per presentazioni aziendali, incontri, seminari, cene di lavoro ed attività per il personale interno; in cambio del loro impegno finanziario queste società hanno ottenuto numerosi benefici, tra cui l’impiego del loro marchio nell’attribuire il nome ad alcune sale utilizzate per servizi di ristorazione e di ospitalità ed esclusivi diritti pubblicitari.

_____________________

26. Pellicani N.(2009),”In arrivo un milione di metri cubi a Tessera”,La Nuova di Venezia, 07 gennaio. 27. Giudice S.(2008), “Il marketing nella gestione di uno stadio moderno”, Rivista di diritto ed economia dello sport, vol.IV, fasc.2, pag.60. 28. https://www.knvb.nl 51


3.4 Arena In contemporanea alla costruzione dell’Amsterdam Arena, si è sviluppata progressivamente anche l’area che circonda l’impianto; un progetto che in più di venti anni ha portato alla creazione di una nuova polarità urbana; l’Arena Boulevard rappresenta forse una delle aree più sviluppate in Olanda ed un esempio di integrazione fra destinazioni d’uso diverse, come lo shopping, lo sport e l’intrattenimento, il vivere ed il lavorare. I promotori dell’Arena Boulevard sono stati il Comune di Amsterdam, l’Amsterdam Zuidoost ed il Consorzio OMC, quest’ultimo costituito nel 1996 dalle società Ballast Nedam Ontwikkelingsmaatschappij, BAM Vastgoed Ontwikkeling[29] e ING Vastgoed Ontwikkeling e che ha assunto il ruolo di project developer, coordinando lo sviluppo dell’area. Nella zona adiacente alla nuova stazione (denominata Poort Arena) è stata realizzata un’area in cui sorgono edifici di notevoli dimensioni come l’Heineken Music Hall, Amsterdam Arena e Pathè Arena si alternano ad edifici di dimensioni più ridotte; negli ultimi anni sono stati effettuati numerosi investimenti su questa zona, il primo passo fu quello di rimodernare la vecchia stazione con una di ultima generazione, che ora è divenuta la “porta” dello stadio. Nel 2005 un ulteriore intervento urbanistico per riqualificare l’arredo urbano; qui sorgono soprattutto grandi centri commerciali e ristoranti; è chiaro inoltre che i collegamenti a questa zone devono essere adatti con le altre zone della città, per questo oltre alla stazione ferroviaria l’area è dotata di un stazione degli autobus per cui l’accessibilità a questa zona è ottimale in quanto nella stazione di Amsterdam Bijlmer ArenA fermano la maggiorparte dei treni e degli autobus.[30] Nella zona del boulevard sono concentrate numerose tipologie di attività: servizi finanziari, servizi di ricerca per la sanità alla vendita di articoli per la casa, banche e assicurazioni. Negli ultimi anni, per favorire un’ulteriore sviluppo dell’area, sono stati costruite diverse torri che ospitano le sedi dell più importanti società nazionali (come ABN AMRO, MWB Business Exchange e altre); oltre a questi edifici sono sorti, su un’area di 45 mila m2, dei moderni complessi dove sono insediati il Regional Training Center di Amsterdam e la Scuola di studi economici. Per quanto riguarda lo sport, oltre alla già citata Amsterdam Arena si può trovare un grande complesso sportivo nei pressi di Borgh Amstel/Borchland situato proprio nei

52


Boulevard pressi del boulevard; per godere di altre attività sportive completamente pubbliche. All’inizio del 2010, è iniziata la costru-zione del Ziggo Dome una sala da concerti con una capienza di 15 mila posti, la quale si è aggiunta alla Heineken Music Hall,verso la fine dello stesso anno si diede il via anche alla costruzione di GETZ Entertainment Center un centro di intrattenimento su larga scala con cultura, tempo libero, ristorazione e intrattenimento nella posizione in cui è ubicato il teatro temporaneo Pepsi Stage. Si può affermare quindi che la costruzione dello stadio ha avuto un impatto positivo sia dal punto di vista fiscale che dal punto di vista economico; la municipalità ha visto aumentare in maniera notevole il valore dell’area ed ha ottenuto un ritorno economico dalle concessioni pagate alle imprese che si sono stabilite nell’area. Un forte magnete per queste ultime è rappresentato dallo stadio, inoltre queste nuove attività hanno favorito nuove opportunità lavorative; in un certo senso la realizzazione dell’Amsterdam Arena, con il conseguente sviluppo dell’Arena Boulevard, ha portato un senso di orgoglio civico, facendo diventare queste aree una sorta di patrimonio pubblico. Inoltre hanno contribuito ad accrescere la fama della città e della comunità di Amsterdam essendo in grado di ospitare eventi di caratura internazionale. La costruzione dell’Amsterdam ArenA e lo sviluppo dell’area circostante hanno contribuito al rinnovamento del quartiere vicino, Bijlmermeer, come verrà descritto nel prossimo paragrafo; Le parti private hanno certamente beneficiato dallo sviluppo dell’area. Il nuovo stadio ha aumentato il numero medio di spettatori durante le partite in casa della squadra AFC Ajax, così come i relativi profitti. Gli altri operatori hanno ricevuto adeguati ritorni sui loro investimenti, grazie alla sinergia creata e alla disponibilità di infrastrutture di alta qualità.

_____________________

29. Queste due società fanno parte anche del gruppo degli otto founders che ha contribuito alla realizzazione dell’Amsterdam Arena. 30. http://www.arena-boulevard.nl/web/show/id=42978. 53


AMSTERDAM ARENA

Vista aerea del complesso polifunzionale dell’Amsterdam Arena.

54


Lo stadio polifunzionale

55


3.5 Amsterdam Ar per lo svil

Siegfried Nassuth, progettista del quartiere Bijlmer - Amsterdam.

L’ ArenA, oltre ad essere sfruttato come una fonte di attrazione turistica, è anche stato utilizzato come centro per lo sviluppo urbano di Bijlmermeer, un quartiere degradato della capitale olandese. La costruzione dello stadio e la creazione dell’ArenA Boulevard hanno fortemente contribuito allo sviluppo economico e sociale dell’area, ed è diventato una sorta di calamita urbana che ha stimolato la crescita delle zone circostanti. Negli ultimi anni è avanzato lo sviluppo periferico, il miglioramento delle infrastrutture e la concentrazione di persone nel distretto centrale degli affari. Il Bijlmermeer o Bijlmer è una zona residenziale di Amsterdam nel quartiere di Amsterdam-Sud, nella provincia di Noord-Holland. La costruzione del distretto è iniziata nel 1966 e il progetto, realizzato da un team del Dipartimento per lo sviluppo urbano di Amsterdam e del Dipartimento dei Lavori Pubblici, sotto la direzione dell’architetto e urbanista Siegfried Nassuth, si ispira alle città funzionali e all’ architetto svizzero Le Corbusier. Nel layout di questa città funzionale, il vivere, il lavorare, il traffico ed il divertimento erano tutte funzioni separate tra loro, tuttavia, subito dopo l’inizio

56


enA, uno stimolo uppo urbano della costruzione di Bjilmer, divenne chiaro che la strada degli edifici, altissimi caseggiati, non era in accordo con il mercato degli immobili: le persone per cui il quartiere era stato concepito non si mossero verso Bijlmer, e il risultato fu che molte abitazioni rimasero inoccupate. Inoltre, questi appartamenti liberi attraevano molte persone che, per diverse ragioni, non riuscivano a trovare un posto dove vivere. A metà degli anni ’80, molti gruppi ai margini della società, come i rifugiati, gli immigrati e gli immigrati clandestini trovarono rifugio nell’area di Bijlmer. L’area che savrebbe dovuta essere conosciuta per la propria organizzazione spaziale unica al mondo, proprio per questa sua particolare organizzazione spaziale risultò promuovere e supportare l’insicurezza, il vandalismo e il crescente abuso e spaccio di droghe. Negli anni ‘90 è stata avviata un’operazione di rinnovo su vasta scala, già completata da molto tempo, e granparte dei palazzi è stata demolita e sostituita da case di piccole dimensioni. Diversi eventi, alla fine degli anni ’80, attivarono il processo di rinnovamento ancora in atto ai giorni nostri.

Immagine del disastro aereo 4 ottobre 1992.

57


AMSTERDAM ARENA

Il 4 ottobre 1992,[31] l’aereo da carico da New York a Tel Aviv, con scalo intermedio a Amsterdam precipitò su un caseggiato del quartiere di Bijlmer, uccidendo le 4 persone a bordo e 39 persone a terra, fece conoscere al mondo le drammatiche condizioni di vita dell’area. La scelta di costruire il nuovo stadio vicino a questo quartiere fu anche motivata dall’intenzione di migliorare una delle aree più degradate di tutta Amsterdam. Nel settembre 1995 questo processo di rinnovamento fu promosso da parte dell’Unione Europea denominato “Urban Bijlmermeer program”, un progetto di rinnovamento urbano che aveva tra i suoi obiettivi il miglioramento delle opportunità di lavoro e della qualità della vita nell’area. Tutto ciò è stato affrontato nella sua completezza, oltre al rinnovamento ambientale, sono stati affrontati aspetti gestionali e socioeconomici. Il design urbano è stato radicalmente modificato, quasi 6.500 appartamenti sono stati demoliti, e almeno 7.300 nuovi appartamenti hanno preso il loro posto. Più individualità, sicurezza pubblica e comfort hanno reso gli appartamenti più presentabili per il grande pubblico, inoltre la maggior parte dei restanti appartamenti, che facevano parte dei complessi già esistent, rimasero disponibile per un affitto controllato, è una sorta di “quartiere popolare” con alloggi gestiti dal comune a canoni di locazione molto bassi. Un’altra parte, invece, è stata venduta dopo il rinnovo, e agli affittuari presenti è stata data la concessione di acquistarli, in più parte dei complessi è stata completamente ristrutturata e trasformata con lo scopo di vendita. Edificio popolare di Bijlmer - Amsterdam.

58


Uno stimolo per lo sviluppo urbano

Le infrastrutture sono state potenziate, rendendo la stazione di Bijlmer uno dei più importanti nodi nella regione di Amsterdam. L’area aveva un enorme necessità di servizi pubblici, la mancanza specialmente a livello scolastico e di polizia, creò problemi alla vivibilità nella zona. Si pensò, quindi, di creare servizi pubblici di qualità in modo da renderli fonte primaria di attrazione nella zona, si diede anche il via a nuove iniziative didattiche nell’area, come l’ArenA Accademie, la Hogeschool voor Economiche Studies (HES), con circa 5.000 studenti a tempo pieno e 1.200 a tempo parziale, e il Regionaal Opleidingscentrum Amsterdam (ROCA), con circa 3.000 studenti. Nel 2003, il 95% degli abitanti di Bijlmer ottenne il diploma di scuola superiore, mentre la stessa percentuale, ad Amsterdam, è del 90%. Il processo di rinnovamento si basò inoltre a migliorare la posizione socioeconomica della popolazione: educazione, supervisione e progetti di esperienze lavorative hanno migliorato le prospettive del mercato del lavoro, il tasso di disoccupazione è calato più velocemente che in ogni altra parte della città e, oltre a questo, la popolazione è stata stimolata a prendere parte alla vita sociale e culturale. Infine la disponibilità di attrazioni ha sicuramente contribuito ad un rilancio della zona le strutture, come L’Amsterdam ArenA e le altre strutture di intrattenimento, hanno portato nuove soddisfazioni agli abitanti di Bijlmer e hanno attratto numerosi investitori e imprese creando nuovi posti di lavoro.

_____________________

31. Volo El Al 1862 - Disastro di Bijlmer - https://it.wikipedia.org

59


BIJLMEMEER PRIMA DEL RINNOVO 60


BIJLMEMEER DOPO IL RINNOVO 61


3.6 Progetti futu L’Amsterdam Arena è considerato uno degli stadi di calcio più moderni d’Europa. Si tratta di uno dei priminuovi impianti creati in Europa per una grande del calcio continentale: era la metà degli anni ‘90 quando l’Ajax faceva il proprio ingresso nella sua nuova casa, ma anche gli stadi più moderni hanno bisogno di una “rinfrescata”: per questo, è pronto un investimento di 50 milioni di euro per riammodernarlo.[32] I lavori dovrebbero concludersi nel 2020, quando lo stadio ospiterà alcune gare degli Europei di calcio “itineranti”,[33] parte degli ammodernamenti includono la nuova facciata dello stadio, compresi nuovi ingressi per facilitare l’entrata e l’uscita dei tifosi, l’aggiunta di ascensori e nuovi bagni. Il caso dell’Amsterdam ArenA rappresenta un esempio vincente di partnership tra privato e pubblico, lo sviluppo dello stadio e della zona circostante è stato possibile seguendo un modello misto, dove la responsabilità è stata condivisa tra pubblico e privato, una soluzione che ha portato benefici ad entrambe le parti. Progetti futuri destinati all’ArenA prevedevano di aumentare il numero di eventi ospitati ogni anno presso di essa e per fare ciò la sua versatilità doveva essere ulteriormente aumentata, infatti è stato attuato il posizionamento di erba sintetica, che ha ridotto il tempo di riconversione e solo le partite di calcio richiedono l’utilizzo del campo di gioco, che in caso di altri eventi viene coperto o rimosso. Questa operazione ha aumentato l’efficienza della produzione di eventi. L’Amsterdam ArenA nel prossimo futuro intende anche migliorare l’esperienza dei visitatori, la copertura televisiva dell’evento, con i suoi primi piani, i replay e le interviste , offre una visione migliore dell’azione e della partita di calcio. L’elemento critico che giustifica la presenza dal vivo, piuttosto che la visione della televisione da casa, è il senso di comunità che lo stadio crea. Questa esperienza dal vivo è il prodotto che l’ArenA vende, un prodotto unico e che non è ripetibile in nessun altro stadio europeo. Il caso dell’Amsterdam ArenA mostra anche il ruolo che uno stadio può essere visto come uno stimolo per un rinnovamento urbano. Nato come stadio polifunzionale, l’ArenA si è rivelata essere un potente strumento per lo sviluppo urbano e il valore dell’area circostante è aumetato in maniera esponenziale dal momento della sua apertura, che è anche stata il via libera per l’intero territorio limitrofo ad essa,

62


ri e osservazioni capace di creare numerosi posti di lavoro e di stimolare maggiormente le opportunità di affari. L’Amsterdam Arena rappresenta a livello europeo può essere visto come un esempio lampante di collaborazione fra soggetto pubblico e soggetto privato in quanto l’Amministrazione Comunale ed il Governo Olandese, insieme ad altri attori privati, hanno creato un progetto che andasse oltre al semplice complesso multifunzionale; è questo uno dei fattori che ha portato al successo di questo progetto. L’obiettivo era quello di sviluppare un progetto che potesse diventare un punto di riferimento per tutta la città, perciò la difficoltà nel trovare i fondi ha fatto si che da una parte si avviassero nuove pratiche partecipative in cui potessero essere inclusi anche i soggetti privati e dall’altra dare vita ad una nuova forma di cooperazione fra soggetto pubblico e soggetto privato. Per fare questo il developer (assieme ai vari partners) ha cercato di elaborare non solo qualcosa che andasse ad aumentare la qualità di infrastrutture e della multifunzionalità della città stessa, ma che contemporanemanete potesse dare il via ad un’importante opera di riqualificazione dell’area circostante; nel concepire il progetto l’Amministrazione di Amsterdam non ha tenuto conto solo del fattore economico ma anche degli eventuali impatti che vi potevano essere sull’area circostante e più in generale sugli aspetti sociali ed urbani derivanti dalla realizzazione di un’opera di queste dimensioni. Un altro fattore molto importante è rappresentato dal fatto che il developer non ha importato un modello già strutturato, ma si è limitato a prendere spunto da altre situazioni (casi americani) cercando di elaborare una visione in grado di produrre azioni mirate sia alla qualità dell’opera che al contenimento dei costi; così facendo si è cercato di elaborare un progetto che cominicasse con il contesto, e che facesse la parte di un potente magnete nell’attrarre imprese nelle vicinanze. La scelta dell’area non è stata casuale ma si è tenuto conto anche delle iniziative di riqualificazione/rigenerazione (non sempre andate a buon fine) proposte in passato. Un’altra componente che ha contribuito positivamente al successo del progetto è stata la partecipazione del pubblico cittadino, infatti gli abitanti della zona hanno avuto un ruolo “attivo” nella fase di riqualificazione/rigenerazione del quartiere.

_____________________

32. Amsterdam Arena, pronti 50 milioni di euro per riammodernarlo entro il 2020, di Alessandro Oliva, 1 ottobre 2015. 33. Euro 2020, l’Uefa: 13 città coinvolte, a Roma si disputeranno 4 partite, Sport Mediaset, 21 settembre 2016. 63


AMSTERDAM ARENA

Sono state attivate delle politiche di tipo bottom - up in grado di dare avvio a tutta una serie iniziative utili a rilanciare la componente sociale ed economica dell’area. In questo caso il developer ha fatto si che lo spazio fosse effettivamente pubblico, mettendo a disposizone dei cittadini i beni e i servizi dell’area, in quanto oltre ai grandi centri commerciali sono state inserite altre tipologie commerciali medie e piccole in modo da dare la possibilità agli abitanti di avviare e gestire un propria attività commerciale. Questo ha permesso ai cittadini di riscattarsi da una realtà difficile che, senza la realizzazione di questo progetto, non sarebbe mai stata possibile; l’Amministrazione ha quindi voluto privilegiare la popolazione che vive nel e il contesto senza creare esclusioni. La componente pubblica in questo caso ha favorito il successo del progetto in quanto i progetti che venivano e vengono presentati dai soggetti privati (le squadre calcistiche) hanno come fine ultimo quello di esaltare al massimo gli investimenti fatti per poi poter investire i ricavi nella campagna acquisti o per sistemare i bilanci in rosso sviluppando una visione di media - breve durata. Nel caso di Amsterdam invece, essendo un progetto nato da un’iniziativa pubblica, questo ha saputo strutturarsi nel lungo periodo andando ad apportare dei notevoli vantaggi in termini di infrastrutture e politiche urbane alla città, cosa che non sarebbe accaduta se il progetto fosse stato presentato da un developer privato. Quindi la strutturazione di un programma a lungo termine ha favorito delle razioni, la costruzione dello stadio ha portato ad un aumento dei visitatori che ha prima influito positivamente su tutto il quartiere dove si sono sviluppate le attività commerciali, terziarie e legate all’intrattenimento, poi ha portato alla riqualificazione dell’asse di collegamento viario tra lo stadio e la città: l’Arena Boulevard. Grazie a questo miglioramento è stato possibile creare le condizioni di base per rigenerare tutta la zona del Bijlmer anche attraverso l’affiancamento, da parte dell’Amministrazione cittadina, di politiche mirate alla realizzazione di importanti opere infrastrutturali come ad esempio il potenziamento delle infrastrutture viarie, il raddoppio delle linee ferroviarie di collegamento con la vicina città di Utrecht e con l’aeroporto di Amsterdam Schiphol ma soprattutto la nuova stazione ferroviaria AC/AV denominata ArenA Bijlmer. In questo caso il valore immobiliare dell’area è incrementato enormemente ed ha ottenuto un ritorno economico dalle concessioni

64


Progetti futuri e osservazioni

pagate dalle imprese che si sono stabilite nell’area, così come nello sviluppo immobiliare attivato. L’operazione immobiliare legata all’Amsterdam Arena è stata il motore per un miglioramento della qualità della vita per tutta la città; attorno a questo aspetto si è generato consenso rispetto alle scelte urbanistiche compiute e lo si è rafforzato usando l’area come nuovo spazio per eventi pubblici. La nascita di questa destinazione completamente dedicata al divertimento e all’intrattenimento, ha rappresentato una grande opportunità anche per il turismo della città. La bontà di questo progetto è stata riconosciuta anche dal fatto che vi fosse un interessamento anche da parte della Comunità Europea tanto che nel settembre del 1995 la stessa CE approvò lo “URBAN Bijlmermeer program”, un piano di riqualificazione dell’area che comprendeva l’attivazione di una serie di iniziative, quali la promozione dell’occupazione locale attraverso il lancio di nuove attività economiche, il miglioramento delle condizioni di vita ed il potenziamento delle infrastrutture della zona. L’approvazione dello ”URBAN Bijlmermeer Program” agì anche da leva di attrazione per ulteriori investimenti: il Governo Olandese decise di stanziare fondi speciali per la zona ed investitori privati intervennero nel progetto, consentendo di ottenere investimenti complessivi per circa 65 milioni di euro. Il successo dell’operazione è sottolineato anche dal fatto che è in atto un ulteriore processo di densificazione di attività commerciali e terziarie verso sud, sull’asse in uscita dalla città verso Utrecht.

65


I maggiori casi europei di stadi di proprietà :

AMSTERDAM ARENA Amsterdam EMIRATES STADIUM Londra

ALLIANZ ARENA Monaco

CAMP NOU Barcellona

66


67


CAPITOLO 4 LA SITUAZIONE «Per essere italiani nel mondo dobbiamo essere europei in Italia.» Gianni Agnelli.

68


ITALIANA

69


4.1

Il calcio

Fino alla metà degli anni ’60 l’ordinamento sportivo era organizzato prevalentemente nell’ambito di associazioni private che avevano esclusivamente scopi sportivi e sociali, come la diffusione e la promozione del calcio. Questa figura giuridica, che perseguiva uno scopo di natura ideale e non economica, si integrava perfettamente in un contesto sociale in cui non erano importanti i riflessi economici dell’attività sportiva. Fino ad allora le società sportive erano guidate da presidenti mecenati, i quali avevano un approccio verso il business puramente soggettivo, gli obiettivi dei club erano basati esclusivamente sugli interessi personali del suo patron, la struttura organizzativa si limitava a prevedere le aree strettamente necessarie alla gestione tecnico-sportiva. Il passaggio da un concetto di sport di tipo elitario ad uno di massa venne accelerato dalla diffusione in maniera progressiva delle televisioni, dei mezzi d’informazione e da un grande aumento della dimensione economica del mercato. Il rapido e il continuo aumento degli interessi economici legati allo sport e la conseguente necessità di dare più trasparenza ai bilanci dei club, portò all’emanazione della legge 91 del 23 marzo 1981[34] che, tuttavia, non sciolse i dubbi relativi alla natura giuridica di queste società: da un lato veniva sancito che queste dovevano essere costituite nella forma di SpA o Srl, mentre dall’altro, il loro atto costitutivo doveva prevedere il totale reinvestimento degli utili nella società per il perseguimento esclusivo dell’attività sportiva impedendo al club la distribuzione di un eventuale utile agli azionisti; la finalità del club rimase di tipo no profit e la sua gestione dovette continuare a mettere in primo piano il risultato sportivo a quello finanziario. Ma la progressiva crisi dei soggetti economici che conferivano il capitale a pieno rischio, il continuo incremento dei costi di gestione e le sempre più numerose opportunità di business offerte dal mercato, hanno imposto al legislatore l’equiparazione delle società sportive a società di capitali con scopo di lucro. L’introduzione dello scopo di lucro per le società sportive, previsto dalla legge 586/96, completò la precedente legge 91/96, la quale attribuiva alle società sportive le responsabilità della gestione economica delle società stesse sottoponendole al controllo finanziario della FIGC per delega del CONI.

70


in Italia In questo anno venne stabilito il passaggio del mondo del calcio professionistico ad un sistema orientato al mercato, le conseguenze dirette di questa rivoluzione implicarono la necessità di remunerare il capitale investito con politiche d’impresa volte a fronteggiare i costi, a mantenere l’equilibrio finanziario e a garantire la solidità patrimoniale del club nel medio/lungo periodo. Conseguenza indiretta fu l’ imposizione alle società sportive di diventare vere e proprie aziende attraverso un rinnovamento del management in grado sia di valorizzare le differenti funzioni aziendali, sia di sfruttare tutte le aree strategiche d’affari della società, avendo come obiettivo principale il perseguimento della redditività nel lungo periodo. Le società professionistiche sono diventate delle realtà aperte verso l’esterno e, con il pubblico e gli attori del settore sportivo, trovano la propria dimensione economica e sociale. Nell’estate del 2015 alcune istituzioni hanno preso parte ad uno studio presentato con il ReportCalcio2015[35] che si soffermava principalmente alla situazione più generale del calcio italiano per poi arrivare a confrontarlo con quello europeo. Un tema particolarmente interessante trattato dal Report è senza dubbio la questione degli stadi di calcio che sorgono nella penisola e la situazione che risalta non è per niente positiva, a partire dalla proprietà degli impianti calcistici.

_____________________

34. “Norme in materia di rapporti tra società e sportivi professionisti” 35. http://www.sportbusinessmanagement.it/2015/05/la-situazione-degli-stadi-italiani-e-il.html

71


4.2 Il grande ev Una tappa fondamentale nella questione stadi è il Campionato Mondiale di Calcio di Italia 90,[36] un evento che viene ricordato ancora oggi come un come un grande “buco nell’acqua” non solo in ambito costruttivo, ma anche dal punto di vista della pianificazione urbanistica. L’obiettivo da parte degli organizzatori, con a capo Luca Cordero di Montezemolo, era quello di fare tornare grande il Paese partendo appunto dalla riqualificazione degli stadi italiani, ma la situazione in cui si doveva operare si presentava molto critico. Infatti la maggior parte degli impianti interessati agli interventi erano molto datati, tutti costruiti tra gli anni ’20 e ’30 e considerati inadeguati e insicuri sia dal punto di vista costruttivo che da quello urbanistico perché sorgevano in prossimità di centri urbani, definiti quindi come impianti che non si erano mai riusciti ad adattare al cambiamento e all’evoluzione urbanistica della città. Gli stadi che dovevano essere sottoposti a lavori di riqualifica, a causa delle loro condizioni precarie, erano: il Ferraris di Genova, lo Stadio Dall’ara a Bologna, Il Franchi di Firenze, il San Paolo di Napoli e il Renzo Barbera di Palermo; mentre il Friuli a Udine, Bentegodi a Verona, Sant’Elia a Cagliari, San Siro a Milano e Olimpico a Roma dovevano essere sottoposti a qualche miglioria strutturale; a Torino e a Bari vi era invece l’intenzione di realizzare due nuovi impianti. Oltre alla questione stadio, il grande evento del 1990 in Italia, prevedeva anche un programma di ammodernamento di strutture pubbliche come gli aeroporti di Bergamo, Roma Ciampino, Napoli, Bari e Palermo; per le comunicazioni ferroviarie. Perché tutto questo fosse possibile erano stati adottati dal Consiglio dei Ministri due Decreti di Legge: uno riguardante le opere infrastrutturali come strade, ferrovie e aeroporti; e un secondo Decreto per le strutture alberghiere e turistiche, in modo tale di superare lo stato di arretratezza che in quegli ambiti il Paese all’epoca presentava. Tirando le conclusioni i costi per la realizzazione delle opere pubbliche sfiorarono i 7.000 miliardi di Lire, in cui 1.193 vennero utilizzati per ristrutturare gli stadi e 5.675 per le opere pubbliche; gli appalti di Italia ‘90 furono definiti “un immondezzaio di sprechi e inefficienza”, un grande ammanco di soldi fatti pagare ai contribuenti italiani e la grande idea, il grande sogno che l’organizzatore Luca Cordero di Montezemolo si aspettava di realiz-

72


ento Italia ‘90 zare con questo grande evento, è stato in realtà un incubo. Incubo che oltre ad aver lasciato una delle più grandi delusioni nella storia dei grandi eventi italiani, ha lasciato anche un’eredità che ha continuato a pesare sui bilanci pubblici fino a Dicembre 2015. La notizia è stata data dal segretario dei radicali italiani Riccardo Magi nel Gennaio 2016, il quale afferma che i mutui per i mondiali di calcio del ’90 sono stati chiusi il mese precedente con somma pari a 61 milioni di euro.[37]

_____________________

36. IL TEMPO. “Italia 90 e il mondiale degli sprechi. Per il calcio erano state previste grandi cose: costi alle stelle e lavori incompiuti.” 16 novembre 2014. 37. il Giornale. “Italia 90, mutui finiti di pagare ora” 26 gennaio 2016.

Totò Schillaci ad Italia ‘90.

73


74


75


4.3 La gestione in Ita Oggi l’Italia è tra i paesi più evoluti a livello calcistico ed è il Paese che ha la capacità di assorbimento del mercato più bassa, questo vuol dire che tale settore può rivolgersi a un pubblico molto limitato, rappresentato dai tifosi più fedeli che frequentano gli stadi ogni domenica. Ciò è causato dalla scarsità di servizi che vengono messi a disposizione ed è principalmente per questo motivo che gli stadi negli utlimi anni si presentano sempre più spesso semivuoti, risultando essere dei luoghi con dimensioni troppo monumentali rispetto al pubblico interessato che li vive. In Italia sono stati fatti diversi errori in questo ambito in passato, scelte che sono state indiscutibilmente figlie di ambienti accademici chiusi e autoreferenziali. E’ innegabile che molti architetti di stadi abbiano lavorato, e ancora lavorino, più per se stessi che per la gente, il caso più eclatante è sicuramente stato quello del San Nicola di Renzo Piano, un impianto sovradimensionato per Bari che in certi momenti ha anche avuto il poco invidiabile record di essere stato l’impianto sportivo più sottoutilizzato d’Europa con un’ affluenza media di soli 3.000 spettatori a fronte di una capienza di 58.000 posti.[38] Il 33% degli stadi calcistici di serie A e B è stato costruito nella prima metà del secolo scorso, tra il 1920 e il 1940; un 27% è stato realizzato tra il 1950 e il 1970; un ulteriore 33% è stato costruito un ulteriore 33% è stato costruito tra

76


degli stadi lia il 1972 e il 1990, anno dell’edizione italiana dei campionati mondiali di calcio. Gli anni ‘90, e i primi anni del nuovo millennio, sono stati soggetti alla realizzazione di diversi impianti sportivi, come lo stadio di Reggio Emilia (1995) successivamente modificato e oggi conosciuto con il nome di Mapei Stadium, lo stadio Euganeo di Padova (1994), l’Olimpico di Torino (2006) realizzato per le olimpiadi invernali. Un altro particolare problema è legato all’inagibilità degli stadi italiani, per questo il regolamento della Lega Calcio prevede alcune norme fondamentali per gli stadi di serie A. In particolare, la capienza non deve essere inferiore ai 20.000 posti; l’impianto deve avere solo posti a sedere e non sono ammesse, salvo deroghe, tribune provvisorie; devono essere garantiti 100 posti per la tribuna stampa, oltre ad una serie di disposizioni specifiche per la sala stampa e per le postazioni televisive; inoltre, la recinzione del campo non deve essere nferiore ai 2.20 metri; deve essere presente il tunnel o il sottopassaggio per difendere i giocatori; il fossato intorno al campo di gioco deve avere una profondità minima di 2.50 metri. La maggior parte degli stadi italiani non sono idonei a queste norme, e può ospitare incontri sportivi solo grazie a deroghe della Lega Calcio.

_____________________

38. CM intervista Sandro Solinas, il fascino e la storia degli stadi italiani, di Antonio Martines, 5 ottobre 2016.

77


LA SITUAZIONE ITALIANA

Ovviamente, questa situazione deve essere migliorata assolutamente, e per fare ciò sono necessari investimenti volti a trasformare l’impianto sportivo in un punto di ritrovo accogliente, funzionale, sicuro, gestito in modo diretto dalle società private e in grado di garantire ad esse ricavi diversificati, coinvolgendo un maggior numero di pubblico. Attualmente le società italiane incontrano dei vincoli e dei problemi seri per farsì che questo business della gestione diretta degli stadi prenda il via. Gli impianti italiani hanno infatti per lo più strutture non idonee per promuovere la loro polifuzionalità e mantenerle attive nei diversi giorni della settimana. Quasi tutti gli stadi sono di proprietà dei Comuni che in genere si limitano alla gestione ordinaria, e non li destina quasi mai allo svolgimento di altre attività sportive differenti dalla partita di calcio o di attività ludiche come l’organizzazione di concerti musicali. Pertanto, vista l’alternanza casa/trasferta delle partite di campionato di una squadra, in alcune città lo stadio viene utilizzato una volta ogni due settimane: è davvero poco per strutture così imponenti e che, come abbiamo visto osservando il calcio estero, possono rappresentare una fonte di reddito vitale per le società sportive. In Italia gli impianti sportivi sono in gran parte collocati nelle periferie, spesso zone degradate, in quanto da sempre considerati come fonti di problemi di ordine pubblico. Si aggiunga inoltre che molti stadi sono vecchi di parecchi decenni e i più recenti risalgono ai Mondiali di Calcio del 1990, per costruzione o restyling. In questo senso la privatizzazione degli stadi potrebbe rappresentare una opportunità se adeguatamente colta. La gestione privata degli impianti sportivi, come dimostrato in diverse città europee, può essere un perfetto inizio per riportare occasioni, luoghi, forme di centralità nel tessuto periferico, prevedendo adeguate forme di coinvolgimento degli abitanti e delle popolazioni coinvolte.[45]

_____________________

39. http://www.millenniourbano.it “Stadi in Italia, fra ritardi e inerzie” 1 febbraio 2016

78


La gestione degli stadi in Italia

I maggiori campionati europei a confronto:

Media spettatori ITALIA 2016-2017.

Media spettatori SPAGNA 2016-2017.

Media spettatori GERMANIA 2016-2017.

Media spettatori UK 2016-2017.

79


4.4 Effetti Il sorgere di nuovi impianti sportivi mira inoltre a garantire delle norme di sicurezza per il territorio in cui sono localizzati e per chi si accinge a vivere lo stadio, cercando di evitare delle problematiche che in precedenza si verificavano spesso con l’avvento di partite particolari: come scontri tra diverse fazioni di tifosi, i quali invadevano le città mettendo in serio pericolo l’incolumità di altre persone, il patrimonio culturale della città causando una vera e propria guerriglia urbana in cui si vedevano coinvolti polizia e forze dell’ordine per placare tali disordini, facendo così ricadere la colpa sulla scarsa sicurezza, gestione e organizzazione delle strutture sportive in Italia. Diversi infatti sono stati gli episodi di violenza e disordine presentatisi durante i pre e post partita del nostro campionato, uno dei più famosi e tristemente ricordato è stato lo scontro tra tifoserie prima della finale di Coppa Italia del 3 maggio 2014 tenutasi a Roma tra Napoli e Fiorentina. Disordini che hanno visto come “campo di battaglia” proprio le vie della Capitale; un corteo di tifosi napoletani nel percorrere viale di Tor di Quinto in direzione dello stadio Olimpico, scortato dalla polizia, subì un’imboscata in cui rimasero coinvolti tre ultrà napoletani.

80


territoriali La situazione degenerò, migliaia di persone incappucciate assaltarono le forze di polizia distruggendo due auto e un blindato. Tra i feriti c’era anche Ciro Esposito, tifoso napoletano di 31 anni, le cui condizioni apparirono subito gravissime; a sparare fu un ultrà romanista che, stando alle notizie rilascate all’epoca dei fatti non era estraneo a questo tipo di eventi, infatti nel 2004 fece sospendere un derby perché diffuse la notizia (rivelatasi poi falsa) che la polizia avesse travolto e ucciso un ragazzino fuori dall’Olimpico.[40] Episodi come questo e tanti altri interessarono negativamente molto anche il fattore stadio che, a causa di questi atti di violenza, ne risentì fortemente presentando conseguenze spiacevoli: stadi vuoti o sottopopolati che fecero risentire la mancanza di ricavi alle società di calcio perchè la presenza del pubblico pagante diminuiva. Quindi a rendere ancora più intricata la questione stadi in Italia, non è solo il problema di come facilitare e promuovere la privatizzazione di questi impianti, ma anche come intervenire, anche a livello urbano, in modo tale che scontri ed episodi di violenza tra tifoserie possano cessare.

_____________________

40. http://www.rainews.it “3 maggio 2014, Ciro Esposito veniva ferito prima della finale di Coppa Italia Napoli-Fiorentina”.

81


LA SITUAZIONE ITALIANA

Una buona soluzione, ad esempio, è stata attuata per quanto riguarda il nuovo stadio di Frosinone, che ad agosto 2015 vede il consiglio comunale frusinate deliberare la costruzione di un nuovo raccordo stradale[41][42] tra via Michelangelo e viale Olimpia. Tale intervento è stato indicato dalle civiche Questura e Prefettura come necessario ai fini dell’omologazione del nuovo “Benito Stirpe” ai criteri strutturali del calcio professionistico, avente lo scopo di separare i percorsi di afflusso e deflusso dei tifosi locali ed ospiti (specialmente se provenienti dal vicino svincolo della A1) allo stadio, onde prevenire le possibilità di contatto tra opposte fazioni e meglio tutelare l’ordine pubblico nell’area del Casaleno.[43] Il tracciato previsto per questa nuova arteria viaria (lunga alcune centinaia di metri e finanziata con fondi privati) ottiene l’autorizzazione sismica dalla Regione Lazio, ma il 13 giugno 2016 viene bocciato dalla Soprintendenza ad Archeologia, Belle Arti e Paesaggio delle province di Frosinone, Latina e Rieti, la quale contesta l’insistenza dello stesso su una zona soggetta a vincolo boschivo e paesaggistico, tale da non consentire nemmeno lo sradicamento delle piante con successiva ricollocazione.[44] Ad ottobre 2016 è stato depositato un ricorso al Tar del Lazio per sospendere il provvedimento, tramite il quali il tribunale nel febbraio 2017 ha rimandato la decisione al 24 ottobre.

_____________________

41. http://www. tuttofrosinone.com,“STADIO CASALENO - Deliberata la costruzione di una nuova strada”, 2 agosto 2015. 42. “Una nuova strada di collegamento per lo stadio comunale Benito Stirpe”, Ciociaria Oggi, 1 dicembre 2015. 43. Alessandro Redirossi, Frosinone – Stadio Stirpe, dopo il vertice spiragli per la strada di collegamento per gli ospiti, tg24.info, 15 luglio 2017.

82


Effetti territoriali

Davanti al rischio di trovarsi senza questa arteria viaria a stagione 2017-2018 già iniziata, il municipio e il Frosinone Calcio hanno optato per studiare altre soluzioni.[45] In meno di un mese è stato individuato un percorso alternativo, idoneo alle indicazioni della Soprintendenza, formalizzato a seguito di un accordo tra rappresentanze del Comune, della Questura, della Prefettura, della società di calcio e del costruttore, al quale è seguito un sopralluogo da parte del prefetto e del questore. Ad agosto 2017, la Regione Lazio ha concesso il nullaosta per l’avvio dei lavori di costruzione della nuova strada, non potendo tuttavia tale intervento concludersi entro la fine dell’anno, il Comitato Provinciale per l’Ordine e la Sicurezza Pubblica della prefettura di Frosinone lavorerà per studiare una soluzione transitoria per consentire un agevole e sicuro deflusso delle varie tifoserie da e verso il “Benito Stirpe”. STRADA DI PROGETTO

Progetto della nuova arteria viaria per il nuovo stadio di Frosinone.

_____________________

44. Pietro Pagliarella, Casaleno, la strada finisce al Tar: parere negativo della Soprintendenza, Ciociaria Oggi, 28 settembre 2016. 45. Giovanni Lanzi, ‘Benito Stirpe’ e strada della discordia, le soluzioni ci sono, alessioporcu.it, 17 febbraio 2017.

83


4.5 Modelli sto Oggi l’Italia è tra i paesi più evoluti a livello calcistico ed è il Paese che ha la capacità di assorbimento del mercato più bassa, questo vuol dire che tale settore può rivolgersi a un pubblico molto limitato, rappresentato dai tifosi più fedeli che frequentano gli stadi ogni domenica. Ciò è causato dalla scarsità di servizi che vengono messi a disposizione ed è principalmente per questo motivo che gli stadi negli utlimi anni si presentano sempre più spesso semivuoti, risultando essere dei luoghi con dimensioni troppo monumentali rispetto al pubblico interessato che li vive. In Italia sono stati fatti diversi errori in questo ambito in passato, scelte che sono state indiscutibilmente figlie di ambienti accademici chiusi e autoreferenziali. E’ innegabile che molti architetti di stadi abbiano lavorato, e ancora lavorino, più per se stessi che per la gente, il caso più eclatante è sicuramente stato quello del San Nicola di Renzo Piano, un impianto sovradimensionato per Bari che in certi momenti ha anche avuto il poco invidiabile record di essere stato l’impianto sportivo più sottoutilizzato d’Europa con un’ affluenza media di soli 3.000 spettatori a fronte di una capienza di 58.000 posti.[46] Il 33% degli stadi calcistici di serie A e B è stato costruito nella prima metà del secolo scorso, tra il 1920 e il 1949; un 27% è stato realizzato tra il 1950 e il 1970; un ulteriore 33% è stato costruito tra il 1972 e il 1990, anno dell’edizione italiana dei campionati mondiali di calcio. Gli anni ‘90, e i primi anni del nuovo millennio, sono stati soggetti alla realizzazione di diversi impianti sportivi, come lo stadio di Reggio Emilia (1995) successivamente modificato e oggi conosciuto con il nome di Mapei Stadium, lo stadio Euganeo di Padova (1994), l’Olimpico di Torino (2006) realizzato per le olimpiadi invernali.

_____________________

46. CM intervista Sandro Solinas, il fascino e la storia degli stadi italiani, di Antonio Martines, 5 ottobre 2016.

84


rici italiani I maggiori stadi italiani realizzati tra 1920-1949:

G. Meazza-1926 Milano Torino Grande Torino-1933

P.Penzo-1913 Venezia

Parma E.Tardini-1923

Genova L.Ferraris-1911

Bologna R.Dall’Ara-1927

Firenze A.Franchi-1931

E.Scida-1946 Crotone

Palermo R.Barbera-1932

Reggio Calabria O.Granillo-1933 Catania A.Massimino-1937

85


LA SITUAZIONE ITALIANA

I maggiori stadi italiani realizzati tra 1950-1970:

M.Rigamonti-1963 Brescia Verona M.Bentegodi-1963

Cesena D.Manuzzi-1957

Ascoli Del Duca-1962 Pescara Ariatico-1955 Roma Olimpico-1953

Napoli San Paolo-1959 Lecce Via del Mare-1966

86


Modelli realizzati

I maggiori stadi italiani realizzati tra 1972-1990:

Brianteo-1988 Monza

Udine Friuli-1976

Novara S.Piola-1976

Perugia Curi-1975

Partenio-1973 Avellino Salerno Arechi-1990

87

Bari San Nicola-1990


LA SITUAZIONE ITALIANA

Gli anni ‘90, e i primi anni del nuovo millennio, sono stati soggetti alla realizzazione di diversi impianti sportivi, come lo stadio di Trieste (1992) successivamente modificato e oggi conosciuto con il nome di Mapei Stadium, lo stadio Euganeo di Padova (1994), l’Olimpico di Torino (2006) realizzato per le olimpiadi invernali. La maggior parte degli stadi italiani non sono idonei alle norme previste dalla Lega Calcio. Ovviamente, questa situazione deve essere migliorata, e per fare ciò sono necessari investimenti volti a trasformare l’impianto sportivo in un punto di ritrovo accogliente, funzionale, sicuro, gestito in modo diretto dalle società private e in grado di garantire ad esse ricavi diversificati, coinvolgendo un maggior numero di pubblico. Attualmente le società calcistiche italiane incontrano dei vincoli e dei problemi non indifferenti per farsì che questo business della gestione diretta degli stadi prenda il via. Gli impianti italiani hanno infatti per lo più strutture non idonee per promuovere la loro polifuzionalità e mantenerle attive nei diversi giorni della settimana, quasi tutti gli impianti risultano essere di proprietà dei Comuni che, in genere, si limitano alla gestione ordinaria, e non li destina quasi mai allo svolgimento di altre attività sportive differenti dalla partita di calcio o di attività ludiche come l’organizzazione di concerti musicali. Pertanto, vista l’alternanza casa/trasferta delle partite di campionato di una squadra, in alcune città lo stadio viene utilizzato una volta ogni due settimane: è davvero poco per strutture così imponenti e che, come abbiamo visto osservando il calcio estero, possono rappresentare una fonte di reddito vitale per le società sportive. In Italia gli impianti sportivi sono in gran parte collocati nelle periferie, spesso zone degradate, in quanto da sempre considerati come fonti di problemi di ordine pubblico; si aggiunga inoltre che molti stadi sono vecchi di parecchi decenni e i più recenti risalgono ai Mondiali di Calcio del 1990, per costruzione o restyling. In questo senso la privatizzazione degli stadi potrebbe rappresentare una opportunità se adeguatamente colta. La gestione privata degli impianti sportivi, come dimostrato in diverse città europee, può essere un perfetto inizio per riportare occasioni, luoghi, forme di centralità nel tessuto periferico, prevedendo adeguate forme di coinvolgimento degli abitanti e delle popolazioni coinvolte.[47]

_____________________

47. http://www.millenniourbano.it “Stadi in Italia, fra ritardi e inerzie” 1 febbraio 2016.

88


Modelli realizzati

I maggiori stadi italiani realizzati tra 1991-2010:

Torino Olimpico-2006

Padova Euganeo-1994

Trieste N.Rocco-1992

Ancona Del Conero-1992

Messina San Filippo-2004

89


4.6 Modelli 4.6.1 Dacia Ar «Dacia Arena, un modello in Europa per gli stadi del futuro.»

Vittorio Pozzo, Patron Udinese Calcio.

Il nuovo impianto friulano prende il nome dallo sponsor che ha confermato il proprio sostegno all’Udinese Calcio fino al 2020, costato circa 35 milioni di euro tra progetto e ristrutturazione, il riammodernamento dello stadio Friuli-Dacia Arena [46] fu inaugurato in occasione della partita tra Udinese-Juventus il 17 gennaio 2016, in cui sono stati incassati ben 700 mila euro in una settimana dalla vendita dei biglietti per il primo match della squadra friulana nel nuovo stadio, una cosa mai vista e mai accaduta ad Udine. Questo il primo effetto sui tifosi da parte del nuovo stadio di proprietà della squadra della famiglia Pozzo. E’ il quarto stadio di proprietà di una squadra professionistica italiana dopo lo Juventus Stadium, rinominato Allianz Stadium, il Mapei Stadium di Reggio Emilia dell’US Sassuolo e il nuovissimo Benito Stirpe di Frosinone. Il progetto di trasformazione dell’impianto in questione, completato nel 2016 in corrispondenza dei 100 anni di vita dell’Udinese Calcio, ha consegnato alla città e ai tifosi un complesso moderno, rinnovato e multifunzionale. La formula che l’ha reso possibile, un partenariato pubblico privato che si conferma sempre di più come migliore soluzione per riqualificare strutture pubbliche che necessitano di continue manutenzioni e ammodernamenti ormai impossibili da sostenere per le casse demaniali, è per molti versi simile a quella che a Torino ha permesso lo smantellamento del vecchio, e poco funzionale, Stadio delle Alpi e la realizzazione del moderno Juventus Stadium.[47]

Dacia Arena, Stadio di Udine.

90


realizzati ena - Udine Progettato per essere una vera e propria casa per le famiglie del territorio, la Dacia Arena si presenta come un impianto moderno e multifunzionale, aperto a tutti, tutta la settimana. Un punto di riferimento per lo sport, il tempo libero, la salute e il benessere, un design irresistibile e grande attenzione alle problematiche ambientali caratterizzano questa struttura destinata a diventare un nuovo modello di riferimento nell’ambito dello spettacolo calcistico e della capacità di uno stadio di diventare punto d’incontro per la società. Il progetto impostato segue la strada già tracciata, che interviene in modo sostenibile sull’esistente La capienza dello stadio si è infatti quasi dimezzata, portando i posti a sedere dagli originari 41.000 agli attuali 25.000 e rendendola più a misura della città e della squadra. I lavori di realizzazione sono durati 19 mesi, un segno che se c’è a volontà e l’interesse da parte della società di investire su un nuovo stadio non occore un periodo di tempo elevato e perdersi in speculazioni immobiliari. L’Udinese e i suoi dirigenti sforgiano con onore il risultato ottenuto, come afferma Alberto Rigotto, direttore amministrativo della società e project menager della ristrutturazione, si è riuscita a fare una cosa unica in Italia, con una spesa ridotta, rispettando le regole e alla buona volontà da parte della pubblica aministrazione e di una società pulita e sana come l’Udinese, senza necessariamente utilizzare la legge sugli stadi.[48]

_____________________

48. Filippo Bonsignore, L’Udinese inaugura il Dacia Arena, il nuovo stadio senza barriere, su corriere.it, 16 gennaio 2016. 49. Lorenzo Longhi, Stadi di proprietà: troppo pochi in Italia, in PEM, Istituto dell’Enciclopedia Italiana, 29 febbraio 2016. 50. Il Sole 24 ore, “Il modello Udinese per i nuovi stadi” 16 gennaio 2016

91


4.6.2 Mapei Stad

Stadio Giglio 1995.

Principale impianto sportivo di Reggio nell’Emilia, situato nella località di Mancasale, ex stadio Città del tricolore e ancor prima Stadio Giglio.[51] Sorto ai bordi della periferia nord di Reggio nell’Emilia, l’impianto venne realizzato per l’ormai inadeguatezza del vecchio Mirabello, posto nel centro cittadino e quindi causa di diversi disagi per i residenti. Lo storico impianto, finito sotto la gestione del Tribunale dopo il fallimento della società sportiva, sarebbe dovuto ritornare alla Reggiana attraverso un’operazione ad hoc sponsorizzata dal Comune. Ma all’ultimo momento è arrivata l’offerta del Presidente di Confindustria, che cambia tutte le carte in tavola, e lo stadio Città del Tricolore di Reggio Emilia passa dalle mani della Reggiana a quelle del Sassuolo. La Mapei[52] di Giorgio Squinzi,[53] che controlla la squadra di serie A, si è aggiudicata l’asta per l’acquisizione dell’impianto sportivo emiliano, scompigliando i piani del Comune e della società calcistica Reggiana, che avevano pronta un’operazione per “salvare” lo stadio. Ma nessuno aveva fatto i conti con Squinzi, che non si è fatto sfuggire l’occasione di mettere le mani sullo stadio dove già giocava il Sassuolo e che già da tempo, dopo la promozione in serie A della squadra, è stato sponsorizzato dal gruppo Mapei. L’offerta per aggiudicarsi l’asta da parte del presidente ha spiazzando la Reggiana, tale offerta superava di ben 100 mila euro quella della società granata. In una nota la Mapei ha spiegato che l’acquisto del Mapei Stadium Città del Tricolore può essere considerato un risultato

Mapei Stadium 2015.

Mapei Stadium 2015.

92


ium - ex Giglio importante non solo per l’U.S. Sassuolo ma anche per l’A.C Reggiana 1919 e per la città di Reggio Emilia, ma non erano dello stesso parere i tifosi reggiani, che hanno perso il loro storico stadio e che non hanno accolto con entusiasmo la mossa di Mapei, mentre per il Comune questo nuovo risvolto della vicenda ha significato poter rientrare in tempi più brevi dai debiti contratti con la vecchia società. Inizialmente, con l’arrivo nella massima serie della squadra del presidente Squinzi per la stagione 2013-2014, le due società trovano l’accordo per condividere la struttura stipulando un contratto di affitto valevole per due anni, quindi anche per la stagione 2014-2015. Pur essendo solo in affitto, il Sassuolo ha comunque deciso di denominare l’impianto in Mapei Stadium-Città del Tricolore e di avviare un progetto di riammodernamento, con interventi vari al campo di gioco e, in accordo con la società granata, di aumentare la capienza dello stadio. Il successivo 3 dicembre sono state presentate due offerte per l’acquisto dello stadio: una da parte della Football Properties, società immobiliare creata ad hoc da alcuni imprenditori reggiani, dal comune di Reggio nell’Emilia e capeggiata dal presidente della Reggiana, Alessandro Barilli, e l’altra da parte della Mapei, società di proprietà del patron del Sassuolo, Giorgio Squinzi; è quest’ultima che s’aggiudica l’acquisto dell’impianto (per 3,75 milioni di euro)[54] e che poi, non subendo alcun rilancio, ne diviene proprietaria.

_____________________

51. Fabio Varini, Il Giglio, osteggiato e dimenticato, in gazzettadireggio.gelocal.it, 8 settembre 2011. 52. Sassuolo Calcio: presentato oggi il nuovo organico e ufficializzata la nuova denominazione dello stadio di Reggio Emilia “MAPEI STADIUM-Città del Tricolore”, in sassuolocalcio.it, 8 luglio 2013. 53. Asta stadio: a sorpresa la Mapei presenta un’offerta, in gazzettadireggio.it, 3 dicembre 2013. 54. Stadio di Reggio Emilia: primo round al Sassuolo, in gazzetta.it, 5 dicembre 2013.

93


4.6.3 Stadio B. «UN SOGNO CHE DIVENTA REALTÀ...SIETE L’ORGOGLIO DI QUESTA CITTÀ.» Così i tifosi del Frosinone Calcio inuaugurarono a loro modo l’apertura del nuovo stadio dedicato a Benito Stirpe ex presidente e papà di Maurizio, attuale presidente, del club ciociaro. Progettato a metà degli anni settanta ed edificato a partire dalla seconda metà degli anni ottanta, è rimasto opera incompiuta per circa trent’anni: la sua ultimazione è infatti avvenuta tra il 2015 e il 2017 su iniziativa della maggiore squadra calcistica locale, il Frosinone Calcio, che ha ottenuto dal Comune i diritti di gestione dell’impianto per 45 anni (fino al 2061[55] al fine di adottarlo come campo interno in sostituzione del vecchio stadio comunale Matusa. Realizzato per la serie A, obiettivo sfuggito nella scorsa stagione e a cui si punta quest’anno, ha 16125 posti a sedere, tutti coperti, è il più capiente impianto scoperto della provincia, nonché il terzo del Lazio dopo i due maggiori stadi di Roma (Olimpico e Flaminio).[56]

Tifoseria del Frosinone Stadio B.Stirpe. 94


Stirpe-Frosinone Nei primi anni ‘70 lo stadio comunale di Frosinone iniziò a presentare dei limiti e problematiche preoccupanti. Essendo stato edificato in prossimità del centro storico frusinate, lo svolgimento degli eventi che esso ospitava causava regolarmente problemi di viabilità e sicurezza nelle vicinanze, mentre la struttura che aveva preso il nome Matusa si presentava sempre più obsolescente e il suo rinnovamento sempre più impossibile. Perciò a metà degli anni ‘70 si decise di edificare il nuovo stadio in località Casaleno, nella zona sud-occidentale della città. I primi progetti di realizzazione furono presentati all’inizio degli anni ‘80, ma non furono presi seriamente in considerazione e non ci furono sviluppi fino alla fine del decennio, per una prima spinta alla costruzione dello stadio venne dall’erogazione dei fondi per i mondiali di Italia ‘90,[58] grazie ai quali venne presentato un nuovo progetto per un impianto capace di 20 mila posti.[59] In vista dei mondiali i lavori di edificazione poterono prendere il via, per poi fermarsi di lì a poco per problemi d’approvvigionamento finanziario e complici le alterne vicende della squadra di calcio.

_____________________

55. “Lo Stadio Benito Stirpe a 360 gradi” , Frosinone Calcio, 15 novembre 2016. 56. “Sport nella Regione Lazio: Elenco Stadi di Calcio” , comuni-italiani.it. 57. Igor Traboni, “Frosinone, stadio troppo vecchio. Lo mettono all’asta su internet”, Il Giornale, 28 ottobre 2007. 58. Luciano Renna, “Stadio Casaleno, altro passo avanti”, Ciociaria Oggi, 7 ottobre 1993.

Stadio Casaleno, oggi B.Stirpe, in stato di abbandono.

95


LA SITUAZIONE ITALIANA

Nel 2003, non potendo fronteggiare da solo alle spese per la costruzione dello stadio, il Comune propose di procedere mediante un project financing: nel 2007 la Regione Lazio promise di concedere un contributo pari a 10 milioni di euro[59] dei quali 3,5 milioni, anticipati dal comune di Frosinone, furono destinati al rifacimento e all’omologazione dello stadio Matusa agli standard della Serie B. In attesa del saldo dei restanti 6,5 milioni del suddetto project financing,furono ingaggiati gli architetti olandesi Moshè Zwarts e Rob Torsing, che realizzarono un concept innovativo[60] da 15 mila posti, prevedendo di avviare i lavori entro il 2008. Nella primavera del 2008, constatata la mancanza dei 10 milioni di euro promessi dalla Regione Lazio, fu annunciato un rilancio del project financing per un valore di 60 milioni di euro, ma anche questa soluzione non vide miglioramenti. Nel 2016 l’impresa, perché di questo si tratta, prende il via e nel gennaio 2017 lo stadio Casaleno è stato formalmente intitolato alla memoria del cav. Benito Stirpe, imprenditore, padre di Maurizio e suo predecessore; tale impresa è stata possibile grazie a una sinergia tra Comune e un gruppo privato che fa riferimento al patron del Frosinone calcio, una sinergia solida che ha portato a costruire una delle opere più importanti degli ultimi decenni in Ciociaria. Il Casaleno, oggi Benito Stirpe, è uno stadio come si suol dire “all’inglese”,[61] senza barriere tra gli spalti e il rettangolo di gioco, nella tribuna centrale sono stati

96


Stadio B.Stirpe - Frosinone

realizzati anche sedici palchetti, ognuno da dieci posti, skybox e un’area ospitalità, concepito per essere operativo e fruibile sette giorni su sette: all’interno degli spalti e nelle pertinenze accoglie infatti una palestra, gli uffici e il museo del Frosinone Calcio, aree di incontro e servizi di ristorazione, potendo inoltre essere impiegato per attività extrasportive e eventi ad alto afflusso di pubblico. Il Comune ha dato il nuovo stadio in gestione ai privati per 45 anni, con possibilità di proroga, secondo il presidente Maurizio Stirpe è stato un vero miracolo dopo le difficoltà che si sono presentate in passato che facevano pensare che questo sogno fosse irrealizzabile per la città, i tifosi e la squadra; il presidente aggiunge che si mira a farlo diventare un polo di aggregazione per i giovani, come deve essere uno stadio moderno. L’impianto è già un modello e garantisce un bel salto di qualità al capoluogo ciociaro, anche il sidaco Nicola Ottaviani la definisce un’opera straordinaria che vale molto di più di una promozione in serie A, perchè va oltre il profilo calcistico, aggiunge affermando che è senz’altro un’esperienza che si può replicare in altre città italiane, dove esistono aree in abbandono che non possono essere lasciate al proprio destino.

_____________________

59. “Il nuovo stadio Casaleno resta un miraggio”, Corriere dello Sport, 11 ottobre 2011. 60. “Casaleno all’olandese, le prime idee di Z&J”, Il Messaggero, 14 aprile 2007. 61. Antonio Mariozzi, “Frosinone, ecco il nuovo stadio Benito Stirpe. Un sogno che si avvera”, http://www.corriere.it, 28 settembre 2017.

97


4.7 Prospet Si capisce quindi che la situazione degli stadi è da anni uno dei più grandi problemi del calcio italiano, soprattutto per le squadre di club, che rispetto ai maggiori campionati d’Europa non possono contare più di tanto sugli incassi derivati dalla vendita di biglietti e abbonamenti stagionali, ma tocca anche le istituzioni e la Federazione, dato che la costruzione di stadi nuovi e moderni (e sono molte le squadre che ne hanno bisogno) richiede investimenti a cui le società, nella maggior parte dei casi, non possono far fronte da sole. L’età media degli stadi italiani è circa sessantadue anni, il che vuol dire impianti vecchi, scomodi, freddi d’inverno e molto spesso con visibilità ridotta e ostacolata. Nonostante se ne sia parlato a lungo, negli ultimi anni la situazione è rimasta pressoché immutata. Ad oggi, come già detto, solo tre club hanno costruito o ristrutturato radicalmente degli impianti: la Juventus nel 2011, l’Udinese nel 2015 e il Frosinone nel 2017. Molti altri progetti sono stati presentati ma non hanno avuto seguito, altri sono stati semplicemente accantonati. Negli ultimi mesi, tuttavia, seppur in notevole ritardo rispetto agli altri campionati europei, e non per forza i più ricchi e conosciuti, come ad esempio in Turchia e Polonia, qualcosa sembra si stia finalmente muovendo, grazie anche alla legge sugli stadi introdotta nell’aprile dello scorso anno, che ha facilitato alcune procedure, e ai prestiti a lungo termine elargiti dall’Istituto per il Credito Sportivo.[62] Quindi, per le ragioni analizzate in precedenza, l’Italia calcistica sembra sempre più intenzionata a dare una svolta alla questione della privatizzazione e costruzione, o ristrutturazione, degli stadi che dovranno essere impianti polivalenti e, soprattutto, remunerativi. Nel 2009 il Parlamento iniziò a lavorare perchè questo avvenisse,[63] e nel settembre 2016 è stato sottoscritto un protocollo di intesa tra Invimit (Investimenti Immobiliari Italiani), B Futura (società di scopo interamente partecipata dalla Lega B) e l’Istituto per il Credito Sportivo per la promozione di operazioni di valorizzazione di Stadi e impianti sportivi attraverso lo strumento del Fondo Immobiliare.[64] Invimit, Lega B e ICS hanno collaborato, nel rispetto e nei limiti dei ruoli istituzionali dei diversi soggetti coinvolti, per favorire e promuovere la nascita di Fondi Immobiliari (Fondi Obiettivo) destinati alla rigenerazione e alla valorizza-

98


tive future zione di stadi e impianti sportivi di proprietà pubblica, secondo una logica di portafoglio e con prioritario recupero delle infrastrutture esistenti e riqualificazione delle aree adiacenti. Con alcuni Comuni e SGR di mercato, si è lavorato per strutturare progetti di Fondi volti a garantire una riqualificazione territoriale che ha permesso a tutte le parti in causa, appassionati di calcio, club, città, comunità locali e investitori, di godere di infrastrutture sportive moderne, efficienti e di servizi di qualità nell’ambito di aree cittadine rigenerate. Attualmente in Italia ci sono diversi progetti in ballo che sono stati presentati dalle società che sognano la realizzazione di un nuovo stadio e privatizzarlo, come nel caso di:

_____________________

62. http://www.ilpost.it “Si stanno costruendo nuovi stadi, in Italia”, 19 dicembre 2017. 63. http://italiadallestero.info “L’Italia progetta la privatizzazione degli stadi” 15 settembre 2009 64. https://www.sportpeople.net “NASCE IL FONDO PER LA PRIVATIZZAZIONE DEGLI STADI” 29 settembre 2016

99


4.7.1 Stadio S. Il club sardo è, per ora, quello relativamente più vicino a concretizzare il sogno di un nuovo stadio. Il progetto preliminare del nuovo stadio del Cagliari fu presentato nel dicembre del 2015, il 2 marzo 2017 è stata approvata dalla Regione Sardegna la variante urbanistica per la realizzazione del nuovo impianto che sostituirà lo storico Sant’Elia; perchè questo potesse avvenire la società sarda dovette presentare il progetto per il nuovo stadio e perciò è stata avviata una gara pubblica internazionale che vide aggiudicarsi la vittoria di tre studi candidati alla progettazione definitiva J+S & One Works, Sportium e Tractebel. I lavori, a meno di complicazioni, inizieranno alla fine della stagione in corso con l’obiettivo di avere pronto a disposizione lo stadio erede del Sant’Elia per la stagione 2019-2020 in concomitanza con il centenario del club rossoblù fondato nel 1920. I lavori di demolizione del vecchio stadio, invece, sono già iniziati e per non dover spostarsi altrove per giocare le partite casalinghe, per la stagione in corso la dirigenza del Cagliari ha scelto di costruire uno stadio temporaneo accanto, la Sardegna Arena, usando parte delle tribune in tubi zincati già installate al “Sant’Elia” e parte della struttura che venne usata per costruire lo stadio “Is Arenas”[74][75] di Quartu Sant’Elena che, dopo l’infelice esperienza, la società sarda investì ben 55 milioni di euro per demolirlo e innalzare al suo posto una nuova struttura da 21 mila posti. L’iter è avviato: l’amministrazione cittadina, guidata dal sindaco Zedda, non sembra porre ostacoli e il consiglio comunale ha già dato il via libera unanime alla variante urbanistica per consentire l’inizio dei lavori, con l’obiettivo di tagliare il nastro nel 2019. Il nuovo stadio non ha ancora un nome: Stefano Signorelli, uno dei consiglieri di amministrazione del Cagliari Calcio, ha spiegato che la società spera di trovare uno sponsor, il cui nome potrebbe essere usato in cambio dell’investimento. È invece già sicuro che la tribuna principale sarà intitolata a Gigi Riva, uno dei più forti attaccanti italiani di sempre che ha giocato per il Cagliari negli anni Sessanta e Settanta, periodo in cui fece parte della squadra che vinse il primo e unico Scudetto nella storia della squadra.

_____________________

65. Nuovo Sant’Elia, via libera dal Comune. Stadio provvisorio pronto per la prossima stagione, in Sardegna Oggi, 21 febbraio 2017. 66. Nuovo Sant’Elia, sì della Regione: stadio pronto entro il 2020, in Sardegna Oggi, 2 marzo 2017.

100


Elia - Cagliari Stadio S. Elia.

Stadio Sardegna Arena.

101


LA SITUAZIONE ITALIANA

Il progetto definitivo del nuovo stadio di Cagliari.

102


Stadio S.Elia - Cagliari

103


4.7.2 Stadio Fio A inizio marzo 2017 è uscita allo scoperto la Fiorentina,[67] presentando un progetto completo per uno stadio nuovo di zecca, presentato lo scorso marzo con un evento a Palazzo Vecchio, la sede del comune di Firenze, ma a oggi sembra esserci ancora poco di certo. Tale progetto prevede la riqualificazione di un’area del quartiere di Novoli adiacente all’aeroporto, intervento che includerà, oltre allo stadio, nuovi spazi pubblici verdi, piazze e un centro commerciale, un parcheggio di interscambio e un hotel, con collegamenti pubblici capillari e ampie dotazioni di parcheggi per auto, mezzi elettrici e biciclette. Le forme e l’impianto dello stadio traggono ispirazione alla storia della città di Firenze e dal suo paesaggio, integrandole con le tecnologie più moderne focalizzate sull’esperienza dei tifosi, progetto che vede unico promotore l’ACF Fiorentina e stando a quanto sostenuto nel giorno della presentazione dai dirigenti della società, i lavori dovrebbero iniziare nel 2019 e terminare dopo due anni per un costo di 240 milioni di euro.[62] Lo scorso giugno, tuttavia, la famiglia Della Valle ha fatto sapere di essere disposta a vendere il club, citando come principale motivazione l’insoddisfazione di gran parte della tifoseria per la gestione della società. Negli ultimi due anni la proprietà ha ridotto progressivamente i costi di gestione del club, fino all’estate scorsa, in cui ha venduto praticamente

_____________________

62. http://www.ilpost.it “Si stanno costruendo nuovi stadi, in Italia”, 19 dicembre 2017. 67. http://www.gazzetta.it “Fiorentina, ecco il nuovo stadio: sarà un Risorgimento viola”, 10 marzo 2017.

104


rentina-Firenze tutti i suoi migliori giocatori: un altro motivo per dubitare che la costruzione dello stadio possa proseguire spedita. Inoltre, la zona in cui è prevista la costruzione dell’impianto è attualmente occupata dal centro alimentare polivalente Mercafir, che dovrà essere ricollocato, e l’intera zona sarà poi interessata a questo processo di riqualificazione. Fino ad allora, non meno di un anno, lo stato del progetto non potrà avanzare più di tanto infatti, per spostarsi, l’area Mercafir ha bisogno ancora dell’approvazione della valutazione ambientale strategica (VAS) e della variante del Piano urbanistico esecutivo (PUE). Per entrambe bisognerà aspettare almeno sei mesi, peraltro con la situazione societaria ancora incerta.

Masterplan del progetto per il nuovo stadio di Firenze.

105


LA SITUAZIONE ITALIANA

Il progetto definitivo del nuovo stadio di Firenze.

106


Stadio Fiorentina - Firenze

107


4.7.3 Stadio Cas Nella corsa al nuovo stadio si è inserito anche l’Empoli.[76] Nell’estate 2015, il piccolo club toscano ha stupito tutti, annunciando un progetto di rifacimento totale del Castellani, pronto a diventare un gioiellino al passo coi tempi, progetto presentato nell’aprile 2017. Il costo dell’intero progetto si aggirerebbe sui 25 milioni di euro: avrà 20.000 posti a sedere, circa 6.000 in più di quanti ne tiene ora, gli spalti saranno coperti e al suo interno ci sarà spazio anche per attività commerciali. Quest’ultimo punto è quello su cui la società e il Comune stanno più discutendo, soprattutto per via degli effetti che potrà avere sugli esercizi commerciali in città. Fin da subito si è presentato un “ostacolo”: la locale società di atletica va su tutte le furie perché il progetto prevede l’eliminazione della pista e la società di calcio si corregge impegnandosi a realizzare a proprie spese una pista in un’altra zona della città e iniziando un paziente lavoro diplomatico con il Comune, dapprima scettico. La probabilità di riuscita è discreta e la tempistica come gli altri, i lavori non finiranno prima del 2019. Moderno e funzionale, bello sul piano estetico, il nuovo stadio dell’Empoli era già stato presentato nell’estate del 2016, ma quella era soltanto una bozza rispetto al progetto mostrato il 28 aprile 2017 alla presenza dell’amministratore delegato Francesco Ghelfi, del presidente Corsi e del sindaco Brenda Barnini e protocollato in Comune il giorno precedente. L’amministrazione si dice contenta del percorso avviato e spera che l’iter arrivi a conclusione nei tempi stabiliti.

_____________________

68. www.lanazione.it “Ecco il nuovo stadio dell’Empoli, un gioiello da 25 milioni di euro, di Tommaso Carmignani, 29 Aprile 2017.

108


tellani-Empoli

Il progetto definitivo del nuovo stadio di Empoli.

109


4.7.4 Stadio Dal Il progetto del rifacimento dello stadio Dall’Ara di Bologna, realizzato dall’architetto italiano Gino Zavanella, lo stesso che ha progettato l’Allianz Stadium di Torino, è stato presentato nel febbraio 2017. L’ottica è sempre la stessa: usufruire dell’impianto 7 giorni su 7, indipendentemente dall’evento sportivo. L’ambizioso progetto preliminare si aggiunge agli interventi sul nuovo centro sportivo di Casteldebole, di proprietà della Società Calcistica felsinea, casa delle sedute di allenamento del Bologna Calcio. Spazi commerciali al piano terra e al secondo piano, nel mezzo i servizi per gli spettatori al primo piano. Un nuovo modo di intendere un impianto storico, tra i più caratteristici d’Italia con la sua storica Torre Maratona; un progetto quello bolognese all’insegna della continuità e della tradizione, che mira al miglioramento della fruizione degli eventi sportivi e permetterà senza dubbio maggiori entrate nella voce “stadio” al Club presieduto dal presidente italo canadese Saputo. I lavori costeranno circa 70 milioni di euro, a cui però vanno aggiunto altri 100 milioni per la “cittadella della moda” prevista nella zona adiacente al Dall’Ara – coinvolta nel progetto in quanto una parte del terreno interessato dai lavori di rifacimento è gestita da Invimit, un fondo del ministero dell’Economia – e altri 20 milioni per le opere stradali. Negli ultimi anni lo sviluppo del progetto ha subìto conti nui ritardi proprio per la portata dell’investimento, dato che il Bologna è disposto a investirci non più di 50 milioni di euro.

Il progetto definitivo del nuovo stadio Dall’Ara.

110


l’Ara - Bologna Interventi per il nuovo Dall’Ara.

111


4.7.5 Stadio Ata Il restyling completo dello stadio Atleti Azzurri d’Italia, diventato di proprietà dell’Atalanta, è stato presentato a novembre 2017 a Palazzo Frizzoni, alla presenza del sindaco Giorgio Gori e del presidente della società nerazzurra Antonio Percassi. Il progetto è stato curato dallo Studio De8, lo stesso che ha messo mano al rifacimento completo della tribuna centrale nell’estate del 2015. Il progetto cambierà il volto dello stadio ma anche del quartiere, con massicci interventi di pedonalizzazione dell’area e novità sul versante dei parcheggi. Le due curve verranno demolite, sostituite con gradinate «all’inglese», ad angolo retto con le tribune esistenti e completamente coperte; in tutto avrà una capienza di 24 mila posti. I lavori inizieranno al termine della stagione in corso e proseguiranno per fasi separate e dovrebbero concludersi entro il 2020.[62][69]

_____________________

62. http://www.ilpost.it “Si stanno costruendo nuovi stadi, in Italia”, 19 dicembre 2017. 69. https://www.ecodibergamo.it/stories/bergamo-citta/ecco-il-nuovo-volto-dello-stadiosegui-la-diretta-dal-comune_1260737_11/

Il progetto definitivo del nuovo stadio Atleti Azzuri d’Italia.

112


lanta - Bergamo Stadio Atleti Azzurri d’Italia oggi.

113


4.7.6 Stadio Adr “Il nuovo impianto è stato pensato come pezzo integrante del territorio e non solo come macchina sportiva”[70] Giovanni Vaccarini. Anche nel capoluogo abruzzese si muove qualcosa, il presidente del Pescara Daniele Sebastiani, ormai da tempo è al lavoro per regalare alla sua squadra un nuovo stadio.[71] Proprio a fine ottobre 2017 il patron degli abruzzesi ha presentato in Comune il progetto sviluppato con Proger e con l’architettura di Giovanni Vaccarini, alla presenza del ministro per lo Sport, Luca Lotti, del presidente della Regione e del sindaco Marco Alessandrini. Se inizialmente la società sportiva pensava di poter adeguare lo stadio Adriatico disegnato da Luigi Piccinato a fine anni ’50, in ragione dei vincoli della soprintendenza sullo stadio e la pista d’atletica, si è optato per una nuova struttura a un chilometro da quella esistente “pensando ad uno stadio come pezzo di territorio e non solo come macchina sportiva” spiega Vaccarini. Il progetto svelato nei giorni scorsi alla città punta a integrarsi nel contesto paesaggistico. Il progetto definitivo del nuovo stadio Adriatico.

114


iatico-Pescara “Sarà uno stadio verde. La pineta dannunziana, spiega Vaccarini, non sarà toccata, ma ampliata e protetta. Sarà modificata la viabilità e creata una connessione con l’infrastruttura verde, fino al mare”. Nella filosofia dei nuovi impianti l’opera sarà realizzata con capitali privati e Proger è in campo come project manager e per l’architettura finanziaria e ingegneristica dell’operazione. Si punta a creare un polo per le eccellenze per Pescara e l’Abruzzo, un elemento di crescita e traino per il territorio. Sarà uno stadio da 21mila posti, con 20mila mq di attività commerciali, ristoranti, spazi museali e per la convegnistica, non potrà mancare la Casa Pescara ed è prevista una piazza coperta di 4 mila mq. Secondo la proprietà occorrerà un investimento di 70 milioni di euro e sarà possibile arrivare alla realizzazione del nuovo stadio entro il 2019.

_____________________

70. http://www.ppan.it “Il Pescara Calcio svela il concept del nuovo stadio sviluppato da Proger e Vaccarini”, di Paola Pierotti, 31 ottobre 2017. 71. http://www.calcioefinanza.it “Pescara, presentato il progetto per il nuovo stadio: “Così raddoppieremo i ricavi”, 27 ottobre 2017.

115


4.8 Problematic In altre piazze del calcio italiano la situazione sembra essere più complicata, se non ferma lo è quasi.[72] A Napoli sono stati effettuati alcuni lavoretti al San Paolo,[73] a spese del Comune, e altri ne verranno, ma per cambiare volto al degradato impianto di Fuorigrotta ci vorranno minimo tre anni e tanti altri soldi. Nel 2015 in piena discussione tra De Laurentiis e De Magistris, nel discorso sullo Stadio San Paolo entra in gioco una società tedesca, un gruppo internazionale che aveva già pronto un progetto di stadio da presentare al Comune e al Napoli. Il committente tedesco ha messo gli occhi sul San Paolo e vorrebbe investire 100 milioni di euro nel rifacimento dell’impianto. Lo ha detto al Corriere del Mezzogiorno l’architetto Giancarlo Scognamiglio della “Gsa associati”, che insieme ad un’altra società – la “Pagliara Costruttori” – ha realizzato i rendering dell’ipotetico nuovo San Paolo. Una cosa c’è da chiarire: non si tratta di un progetto del Napoli (che discute con il sindaco un progetto proprio da circa 30 milioni complessivi per alcuni ritocchi allo stadio), ma di un investitore esterno che si presenterà dalla società illustrando come intenderebbe ammodernare l’impianto, che verrebbe rivisitato in maniera massiccia. La cifra dei 100 milioni per l’investimento ingolosisce il Comune di Napoli, che deve valutare però insieme al club che ne è il principale inquilino.[74] Inter e Milan paiono intenzionate a tenersi San Siro: Suning,[75] la nuova proprietà cinese dei nerazzurri, non ha nascosto di essere interessata a un restyling, ma ha anche accennato alla possibilità di uno stadio nuovo: come e dove ancora non si sa; mentre bisognerà attendere le intenzioni dei nuovi padroni, sempre cinesi, del club rossonero, che ha recentemente abbandonato il progetto di un nuovo impianto nell’area del Portello. Stando ad un articolo del 26 luglio 2017 sulla Gazzetta dello Sport,[76] l’Inter è stufa di aspettare i cugini milanisti per il nuovo stadio, i rossoneri infatti continuano a non dare nessuna risposta per il piano di condivisione del nuovo San Siro. Se il Milan non dovesse prendere una posizione, il club della Milano neroazzurra potrebbe arrivare a discutere con il comune del capoluogo lombardo per la possibilità di iniziare autonomamente i lavori allo stadio Giuseppe Meazza e poi nel caso ricevere la metà delle spese; più improbabile invece resta l’ipotesi di usare un vecchio

116


he e inerzialità progetto di un impianto proprio presso la caserma Parucchetti. Sampdoria e Genoa hanno costituito la Luigi Ferraris srl, finalizzata alla gestione dello stadio comunale di Marassi ottenuto in concessione, questo è il più antico d’Italia (edificato nel 1911) e quello che più di tutti si avvicina alla tanto amata atmosfera degli stadi inglesi. Sampdoria e Genoa hanno costituito la Luigi Ferraris srl, finalizzata alla gestione dello stadio comunale di Marassi ottenuto in concessione, questo è il più antico d’Italia (edificato nel 1911) e quello che più di tutti si avvicina alla tanto amata atmosfera degli stadi inglesi. L’intenzione, già a fine campionato, è quella di ristrutturare l’intero Ferraris (il manto erboso è già stato rifatto nel 2015) con un investimento di 20 milioni per eliminare le barriere e ristrutturare panchine, box, tribuna vip e tribuna stampa. Però la Sampdoria sta sondando anche la possibilità di un nuovo impianto. A Venezia, la società dell’avvocato americano Joe Tacopina sarebbe in procinto di presentare il progetto del nuovo stadio in terraferma, nell’area circostante l’Aeroporto Internazionale Marco Polo, poco distante dal centro abitato di Mestre. I lavori di riqualificazione dell’area adiacente al Marco Polo comprenderanno anche la costruzione di un nuovo palazzetto sportivo per la Reyer, la squadra di basket di proprietà del sindaco di Venezia, Luigi Brugnaro. Un’altra squadra di Serie B, il Perugia, sta discutendo da mesi le possibilità di un rifacimento del Renato Curi, ma stando a quanto riportano i giornali locali i tempi sono ancora lunghi e nessun progetto è ancora stato presentato ufficialmente. A Cremona, invece, la Cremonese sta completando in questi mesi la ristrutturazione della tribuna distinti dello stadio Giovanni Zini, che verrà ampliata e dotata di una copertura; lo stesso tipo di lavori sono in corso al Cino e Lillo Del Duca di Ascoli, dove la nuova tribuna distinti sarà intitolata all’ex allenatore Carlo Mazzone.

_____________________

72. https://www.lenius.it/nuovi-stadi-italiani 73. http://www.sscnapoli.it 74. http://www.calcioefinanza.it, “Stadio San Paolo, spunta un progetto tedesco da 100 milioni: “Per DeLa nessun costo”, di Francesco Giambertone - 3 luglio 2015. 75. http://www.gazzetta.it/, “Inter, Suning è affamata di futuro: nuovo stadio entro il 2022, 9 marzo 2017. 76. “Il nuovo stadio. Lo stratega Williamsston, Milan lento su San Siro” , La Gazzetta dello Sport, 26 luglio 2017. 117


LA SITUAZIONE ITALIANA

Modelli italiani realizzati:

Udine Dacia Arena-2016

Torino Allianz Stadium-2011 Reggio Emilia Mapei Stadium-2014

Frosinone Stadio B.Stirpe-2017

118


LA SITUAZIONE ITALIANA

Progetti futuri:

Bergamo

Bologna Empoli Firenze

Pescara

Cagliari

119


LA SITUAZIONE ITALIANA

Modelli problematici:

Milano

Venezia

Cremona

Genova

Perugia

Napoli

120


121


4.9 Osser Rispetto ai principali campionati europei in Italia c’è ancora tanta strada da fare. Risulta evidente che il nostro Paese soffra per l’arretratezza delle strutture, per la difficile gestione della sicurezza, per il progressivo allontanamento del pubblico, che soltanto nelle ultime stagioni ha fatto registrare una lieve inversione di tendenza grazie al ritorno in Serie A di squadre di grandi città, e per l’incapacità di generare ricavi rilevanti alla gestione degli impianti, anche a parità di spettatori. E’ evidente a tutti come gli stadi italiani siano vecchi, scomodi, poco funzionali, insicuri, obsolescenti e spesso quasi irraggiungibili. Ed ecco così che la questione dei ricavi ottenuti dall’utilizzo e dalla gestione degli impianti si allarga a dismisura nei confronti delle rivali europee. Le squadre italiane hanno meno spettatori e da ogni spettatore ricavano meno di quanto non riescano a fare le concorrenti. Questo perché, a differenza di quel che accade in molti altri paesi europei, in Italia gli stadi sono luoghi sfruttati solamente per le partite di calcio ogni quindici giorni; all’estero invece, gli impianti sportivi sono tutt’altro, sono sedi di attività commerciali, sociali, culturali e ricreative che vanno oltre alla semplice partita di pallone.[78] All’estero, gli stadi sono vissuti sette giorni alla settimana e quelli più recenti, come abbiamo visto nel caso di Amsterdam, quasi sempre sono stati realizzati parallelamente allo sviluppo di importanti progetti di riqualificazione urbana e territoriale, portando non soltanto ritorni positivi d’immagine e opportunità di nuovi guadagni ai club calcistici che li detengono o li gestiscono, ma anche ritorni economici positivi diretti e indiretti sull’area in cui sono localizzati. Per sperare che tale evento coinvolga non solo le grandi squadre, ma anche i medi e piccoli club italiani bisogna prima risolvere gli intoppi burocratici-amministrativi che riguardano la Pubblica Amministrazione italiana. Servono nuovi impianti per “liberare” il calcio italiano dalla dipendenza dei ricavi televisivi (pesano per oltre il 66% sul giro d’affari globale), ma anche una legge che riduca i tempi di costruzione. Una visione manageriale nella gestione dell’impiantistica sportiva, oltre a permettere una maggior competitività delle squadre italiane che con maggiori ricavi, potrebbero concedersi di acquistare dei top players, il che migliorerebbe anche l’immagine internazionale del nostro

122


vazioni calcio, permettendo così di aggiudicarsi le candidature per ospitare le competizioni internazionali, che mancano ormai da oltre un ventennio nel nostro Paese. Illuminante appare essere una riflessione di Luca Pancalli, che sottolinea il fatto che ripensare gli stadi non è solo un’opportunità di crescita per il calcio e il mondo dello sport italiano, ma anche per tutta la nostra società. Per favorire un rilancio del calcio in Italia è opportuno analizzare i modelli esteri; da tale analisi emergono indicazioni che potrebbero essere applicabili anche in Italia: 1. Nel progettare l’impianto è necessarioriservare una parte degli spazi per aree destinate ad un’utenza business, (Skybox, posti VIP), in quanto queste garantiscono un elevato ritorno economico ed attivano un potenziale utilizzo dell’impianto anche al di fuori dei giorni della partita con riunioni di lavoro ecc. con conseguente incremento dei ricavi. Il caso dell’Arsenal con il suo Emirates Stadium è esemplare, in quanto la squadra ottiene da tali categorie di posti circa il 35% del totale delle matchday revenues. 2. le aree commerciali all’interno dell’impianto devono essere tematiche: museo della squadra, negozi dedicati al merchandising, ristoranti. Possono esservi posizionati, come nel caso dell’Allianz Arena, anche i negozi degli sponsor principali. Le altre aree, se necessarie, sono ubicate all’esterno; la copertura dell’investimento dovrebbe far prevalere l’utilizzo di mezzi propri da parte dell’investitore con una percentuale del 70%. L’origine può essere mista: capitale degli azionisti, emissione di obbligazioni per coinvolgere la tifoseria, identificazione di possibili sponsor interessati a partecipare in qualità di soci-fondatori, vendita di proprietà immobiliari. Ma prima di applicare tout court questi esempi all’Italia, bisogna calarli nel contesto della realtà che si sta considerando. A tal proposito è interessante leggere quanto sostenuto da Marco Di Domizio, ricercatore di Economia Politica dell’Università di Teramo:

123


LA SITUAZIONE ITALIANA

“È in dubbio che i club inglesi mostrino performance superiori rispetto a quelle dei club italiani (e non solo), ma tale gap si è determinato in particolare negli ultimi tre anni in cui ben 11 volte, sulle 12 potenziali, le squadre inglesi sono approdate ai quarti. È possibile che nel giro di tre anni si siano create le condizioni per un ampliamento così forte del livello di competitività? È possibile ricondurre tale gap alla possibilità di disporre di uno stadio di proprietà? Ma soprattutto il gap economico, se esiste, è riconducibile alla mancanza di uno stadio di proprietà? La nostra risposta è no! Quello dello stadio di proprietà si sta trasformando in una sorta di mito sul quale sono stati e si stanno tuttora riversando fiumi di inchiostro tra inchieste giornalistiche, pamphlet, libri (di sociologi), tesi di laurea ed altro. Quello che più sorprende è che per alimentare il dibattito intorno a questo tema si citano realtà lontane anni luce da quella italiana. Si portano come casi di confronto quelli dell’Amsterdam Arena, dell’Allianz Arena di Monaco di Baviera, dell’Emirates Stadium di Londra, ovvero di realtà metropolitane estreme per dimensioni economiche e di bacino di utenza. Tali modelli sono esportabili in Italia? Se sì, per quante squadre? Quale opportunità, non solo di redditività ma soprattutto di finanziamento dell’opera, avrebbe una società di medie dimensioni di Serie A per non parlare di quelle provinciali?”.[77] Sicuramente un impianto che garantisce sicurezza e affidabilità implementa il suo valore d’uso ed è in grado di garantire e generare un offerta più ampia, articolata ed eterogenea rivolgendosi ad un target di utenti quanto più ampio possibile. Comporta un significativo incremento dei ricavi locali delle squadre che ne hanno la proprietà, per un periodo di tempo identificabile in circa un decennio grazie all’incremento dei costi unitari dei biglietti, ad una maggiore quantità disposti dedicati all’utenza business (incluse le Skybox) e, solo marginalmente, ai nuovi servizi accessori all’impianto (parcheggi, concessioni, ecc.). Ma, anche sulla base dei casi analizzati, non sempre sembra essere la proprietà dell’impianto a garantire l’incremento dei redditi per la squadra di calcio ma, piuttosto, la possibilità di poterlo sfruttare in maniera non circoscritta al solo evento calcistico, incrementando le possibili fonti di entrata: 1. L’Ajax non è proprietaria dell’Amsterdam Arena (ha una quota del 7,1%), paga un regolare affitto per l’utilizzo dell’impianto, ma ha beneficiato comunque di un incremento dei ricavi; 2. L’Arsenal è proprietaria dell’Emirates Stadium, ma non avrebbe avuto la forza di realizzare l’investimento se non avesse potuto finanziarne una parte attraverso i

124


Osservazioni

proventi immobiliari derivanti dalla costruzione di HighburySquare (aree, peraltro, di sua proprietà); 3. L’Allianz Arena dimostra che l’investimento in un nuovo impianto è fonte di nuovi importanti ricavi (come sta accadendo per il FC Bayern), ma anche di possibili problemi, tanto è vero che il TSV 1860 München (l’altro proprietario originale), non appena retrocesso, ha dovuto vendere la propria quota per l’incapacità di sostenerne i costi. Quando si portano dati di carattere generale come base per un’analisi specifica occorre ricordare che, se questi sono importanti per cogliere le indicazioni del mercato e le tendenze in atto, devono poi essere contestualizzati per verificare se sono applicabili anche al caso che si sta osservando. Non perché si debba essere conservatori o provinciali nell’analisi, ma perché non necessariamente una situazione valida e di successo a livello internazionale può essere replicata e portata a modello in una specifica realtà. Una tale considerazione va fatta obbligatoriamente allo scopo di non basare i propri progetti su premesse non replicabili, ovvero di non nascondere dietro l’idea dello stadio di proprietà, delle iniziative immobiliari che, sebbene lecite nello scopo, non rappresentano un corollario ad un investimento sportivo, ma piuttosto una mera speculazione. Alla luce di quanto sopra evidenziato appare opportuno che si agisca con estrema cautela, specialmente in Italia, dove la questione degli stadi è ancora più controversa che nella maggior parte degli altri stati europei.

_____________________

77. http://www.crusoe.it/mercato-regole/gli-stadi-in-italia-costruire-o-ripopolare

125


CAPITOLO 5 LA LEGISLAZION IN ITALIA

126


E SUGLI STADI

127


5.1 Lo sviluppo gli stadi Come accade all’estero, anche in Italia la privatizzazione degli stadi potrebbe presentare un’opportunità molto importante per dare il via al ritorno di grandi eventi nel nostro Paese, il quale non ne ospita uno dalle olimpiadi invernali del 2006 tenutesi a Torino; ma per vedere un evento che interessasse per in intero il territorio italiano da sud a nord bisogna tornare indietro di ben ventisette anni, con i Mondiali di calcio di Italia ’90. Negli ultimi anni parecchie sono state le candidature dell’Italia per eventi sportivi come europei di calcio o olimpiadi (Roma 2024) ma tutte respinte e affidate ad altri paesi europei ritenuti più idonei grazie agli impianti sportivi più moderni, funzionali e all’avanguardia di quelli italiani. All’inizio del nuovo millennio il drammatico susseguirsi di episodi di violenza verificatosi in occasione di manifestazioni sportive ha messo in evidenza l’insufficienza degli strumenti di prevenzione e repressione apprestati dall’ordinamento. Così, a causa dei numerosi incidenti che sempre più spesso iniziavano a presentarsi causati dalla rivalità tra tifoserie opposte e per il continuo crescere di feriti anche tra gli appartenenti alle Forze dell’Ordine, il Governo, rifacendosi alle linee guida adotatte dal Regno Unito, per risolvere il caso hooligans, ha cercato di intervenire soprattutto sul versante della prevenzione di questi fenomeni. Il dlgs 20 agosto 2001, n. 336 convertito dalla legge 19 ottobre 2001, n. 377, è intervenuto su diversi piani (preventivo, repressivo, procedurale) sulla disciplina contenuta nella legge 13 dicembre 1989, n. 401,[78] denominata “Interventi nel settore del gioco e delle scommesse clandestini e tutela della correttezza nello svolgimento di competizioni agonistiche, legge–quadro sulla violenza negli stadi”. Gli articoli 6, 7 e 8 della legge 401/1989 avevano introdotto una prima disciplina legislativa per la repressione e la prevenzione dei fenomeni di violenza nelle manifestazioni sportive. Le norme hanno avuto lo scopo di combattere il fenomeno cercando di impedire l’accesso ai luoghi di svolgimento delle competizioni agonistiche di soggetti pericolosi per l’ordine pubblico; sanzionare finanziariamente i comportamenti molesti delle manifestazioni sportive; vietare un nuovo accesso agli stadi a chi sia stato arrestato

128


legislativo per in Italia in flagranza per reati commessi durante o in occasione di manifestazioni sportive e successivamente rimesso in libertà. Il continuo ripetersi di gravi episodi di violenza durante lo svolgimento di partite di calcio ha convinto il Governo ad intervenire sulla disciplina anti-teppismo con un nuovo provvedimento, il decreto-legge 24 febbraio 2003, n. 28, convertito dalla legge 24 aprile 2003, n. 88.[79] Tale decreto introdusse delle modifiche alla precedente legge 401/1989 con l’obiettivo di migliorare ulteriormente la prevenzione e repressione della violenza negli stadi. La data di entrata in vigore di questo decreto doveva essere il 25 febbraio 2005, ma questo termine non è stato rispettato e le previsioni sono poi state attuate con l’emanazione di tre decreti del Ministro dell’interno (DM 6 giugno 2005): il primo di questi porta delle modifiche e integrazioni al D.M. 18 marzo 1996, relativo alle norme di sicurezza per la costruzione e l’esercizio degli impianti sportivi; il secondo fissa delle modalità per l’emissione, distribuzione e vendita dei biglietti per l’accesso agli impianti sportivi di capienza superiore ai diecimila posti in occasione di partite di calcio, in particolare i biglietti, tutti numerati, dovranno portare le generalità di chi usufruisce di questi, la partita per cui è valido il biglietto ed il periodo di validità, l’indicazione del posto assegnato e del numero di gate d’accesso agli spalti da utilizzare nonchè altre specifiche diciture, tra cui quelle anticontraffazione; il terzo decreto pone le basi per l’installazione di sistemi di videosorveglianza negli impianti sportivi di capienza superiore ai diecimila posti in occasione di partite di calcio. E’ successivamente intervenuto, sulla disciplina dell’antiviolenza negli stadi, il decreto legge 30 giugno 2005, n. 115, denominato “Disposizioni urgenti per assicurare la funzionalita’ di settori della pubblica amministrazione”,[80] convertito dalla legge 17 agosto 2005, n. 168,[81] che ha disposto la proroga di due anni (dal 30 giugno 2005 al 30 giugno 2007) dell’efficacia delle disposizioni dell’art. 8 della legge 401/1989.

_____________________ 78. 79. 80. 81.

https://www.osservatoriosport.interno.gov.it/ http://www.camera.it https://giustizia.it http://www.gazzettaufficiale.it 129


LA LEGISLAZIONE SUGLI STADI IN ITALIA

Un’ altra legge riguardo la questione sicurezza negli stadi è stata scritta dopo la morte del dell’Ispettore Capo di Polizia Filippo Raciti negli scontri, conosciuti come “Scontri di Catania”,[82] che hanno segnato negativamente il derby di sicilia Catania-Palermo il 2 febbraio 2007. Questo tragico evento ha fatto emergere nella coscienza civile la richiesta di voltare pagina, con una energica e rigorosa opera di prevenzione e repressione di comportamenti particolarmente violenti che, in spregio degli ideali sportivi, hanno drammaticamente connotato gli incontri di calcio con episodi di inaccettabile guerriglia urbana. Il Governo quindi ha deciso un immediato intervento normativo, recependo anche l’invito espresso dal Capo dello Stato e dal Parlamento. Diverse sono state le leggi approvate negli anni per cercare di rendere i nostri stadi più sicuri e per permettere agli appassionati di poter vivere dal vivo una partita della propria squadra del cuore e, tirando le somme, non si registrano avvenimenti particolari di violenza presso queste strutture sportive. Più difficile, invece, sembra stabilire con fermezza delle basi che possano favorire la privatizzazione degli stadi nel nostro territorio nazionale; un esempio per cui questo è difficilmente attuabile è la mancata legislazione in tema di stadi di proprietà, annunciata dal 2008 ma mai realizzata, che ha condizionato la gestione aziendale delle società calcistiche italiane, quindi in Italia si arriva a pensare che, per favorire la realizzazione o ammodernamento dei nostri impianti attuali, sia necessaria una legge che lo permetta. Infatti nel 2010 l’On. Rocco Crimi,[83] Sottosegretario allo Sport, presentò un progetto di legge denominato “Disposizioni per favorire la costruzione e la ristrutturazione di impianti sportivi”, che prevedeva un programma per l’adeguamento e la costruzione degli impianti calcistici, con questo era possibile, oltre alla realizzazione degli stadi, anche eventuali riqualificazioni urbanistiche e ambientali delle aree in cui questi sarebbero sorti. Questo decreto non ha mai convinto da quando è stato realizzato, tanto da essere totalmente archiviato con la caduta dell’allora governo di Mario Monti. A distanza di quasi cinque anni dalla formulazione dell’originario disegno di legge, l’obiettivo perseguito è stato a tutti gli effetti raggiunto, evidentemente non senza difficoltà, in gran parte legate alle istanze di coloro che, per ragioni di tutela ambientale e anche collegate all’insorgere di speculazioni edilizie, avevano fortemente osteggiato l’approvazione della normativa.

130


Lo sviluppo della legge per gli stadi in Italia

Dal primo gennaio 2014 è entrata in vigore la disciplina legislativa (cosiddetta Legge sugli stadi) di cui all’articolo 1, commi 303-306, Legge n. 147/2013[84] (cosiddetta Legge di stabilità), che ha soddisfatto l’esigenza, da tempo avvertita nel nostro Paese, di determinare le condizioni a favorire la realizzazione di nuovi impianti o anche la ristrutturazione e/o l’ammodernamento di quelli già esistenti, dovendosi comunque considerare il favore riservato alla seconda delle due opzioni; infatti la legislazione prescrive espressamente che gli interventi agevolati “laddove possibile, sono realizzati, prioritariamente, mediante recupero di impianti esistenti o relativamente a impianti localizzati in aree già edificate”. Interessa ora individuare i passaggi fondamentali che caratterizzano l’iter procedurale previsto ai fini nominati. Al soggetto interessato (ad esempio, un istituto di credito o una impresa costruttrice)tocca innanzitutto l’obbligo di definire e presentare uno studio di fattibilità, corredato da un piano economico-finanziario e dall’accordo intervenuto con una o più associazioni o società sportive che utilizzino l’impianto in misura prevalente. Si consideri che l’indicato studio di fattibilità non può prevedere interventi che non siano quelli “strettamente funzionali alla fruibilità dell’impianto e al raggiungimento del complessivo equilibrio economico-finanziario dell’iniziativa”, sempre che gli interventi citati in precedenza concorrano, sotto il profilo sociale, occupazionale ed economico, a favorire la valorizzazione dell’ambito territoriale su cui dovrà sorgete l’impianto sportivo. La disciplina legislativa di nuova e recente introduzione, prescrivendo che lo studio di fattibilità può prevedere anche altri tipi di intervento purché “strettamente funzionali alla fruibilità dell’impianto e al raggiungimento del complessivo equilibrio economico-finanziario dell’iniziativa”, sembra essere orientata proprio verso la indicata prospettiva. Recentemente la conversione in legge del DL 50/2017 (Legge 96/2017),[85] che tratta anche il tema della realizzazione di nuovi stadi, offre uno spunto di riflessione su questa questione di grande attualità qual’è la gestione privata dei grandi impianti sportivi, riproponendo attraverso tale legge le tematiche riguardanti l’argomento. La manovrina 2017 prevede uno snellimento delle procedure e da la possibilità di realizzare immobili con destinazioni d’uso differenti da quella sportiva, complementari e/o funzionali al finanziamento e alla fruibilità dell’impianto, la demolizione dell’impianto da dismettere, la demolizione e ricostruzione anche con diverse

131


LA LEGISLAZIONE SUGLI STADI IN ITALIA

volumetria e forma, o la riconversione e riutilizzazione dello stadio. Inoltre, se gli interventi devono essere realizzati su aree di proprietà pubblica o su impianti pubblici esistenti, lo studio di fattibilità potrà contemplare la cessione a titolo oneroso del diritto di superficie, per una durata massima di 90 anni, o del diritto di usufrutto, per una durata massima di 30 anni. Con questa legge è stata modificata e semplificata anche la conferenza di servizi decisoria, potrà quindi essere svolta in forma simultanea, sincronazzata o nella stessa sede a quella per la valutazione di impatto ambientale. Il verbale conclusivo potrà costituire adozione di variante allo strumento urbanistico comunale e se la regione risponde positivamente, il verbale sarà trasmesso al sindaco che lo presenterà al Consiglio comunale nella prima seduta utile.

TABELLA 2.

_____________________ 82. 83. 84. 85.

Alessio D’Urso, Sebastiano Vernazza. Terrore a Catania. «La Gazzetta dello Sport», 3 febbraio 2007. Stadi di proprietà in Italia, una storia di ritardi. Francesco Gastaldi http://www.gazzettaufficiale.it http://www.altalex.com 132


5.2 Osservazioni Questa legge viene concepita con l’intento principale di costruire o riqualificare gli impianti sportivi (in questo caso gli stadi) in modo tale da poter attrarre nel nostro paese competizioni di livello internazionale, sapendo quali effetti questi possono produrre sul territorio urbano da un punto di vista sociale, economico ed urbano. questo decreto legge cerca inoltre di promuovere oltre che la mera attività sportiva, anche l’affermazione di un nuovo “modello culturale”. A tal proposito sorge spontaneo porsi una prima domanda, ovvero, quale tipo di “modello culturale” si vuole affermare? Quello del “complesso multifunzionale”? Se la risposta a questo quesito è affermativa l’Italia risulta essere ancora indietro rispetto al resto dell’Europa in tale ambito; inoltre non è per forza necessaria una legge apposita che permetta la realizzazione e/o riqualificazione di un impianto sportivo ma come, già detto, la volontà da parte delle società calcistiche italiane e dei loro presidenti di investire sullo stadio e dare alla cittadinanza un luogo in cui potersi riconoscere.

133


CAPITOLO 6-CA ALLIANZ STADIU «La Juve è sempre stata un meraviglioso dipinto, e un meraviglioso dipinto ha bisogno di una cornice meravigliosa come questa.» Alessandro Del Piero - 2011.

134


SO STUDIO: M TORINO

135


6.1 Storia degli A Torino fu fondata nel 1898 la Federazione Italiana Football, oggi Federazione Italiana Giuoco Calcio e, nello stesso anno, l’8 maggio, si tenne al velodromo Umberto I il primo campionato ufficiale. La città è da sempre sede di due società di calcio professionistiche, la Juventus (fondata nel 1897) e il Torino (del 1906), militanti entrambe in Serie A ed emerse, nel corso della loro storia, tra le protagoniste del calcio italiano e internazionale. La cultura calcistica della città della Mole è cresciuta negli anni anche grazie ai suoi “musei” del calcio; nel 1932 viene costruito lo Stadio Municipale intitolato al duce Benito Mussolini, così denominato dal 1933 fino alla seconda guerra mondiale. Classico esempio di razionalismo italiano, è stato ideato con lo scopo di ospitare i “Giochi Littoriali” dell’anno XI del 1933, i “Campionati internazionali Studenteschi” e per sostituire i precedenti impianti sportivi in Piazza d’armi del 1909-1910.[86] Inaugurato il 14 maggio 1933, la prima partita disputata fu tra la Juventus e gli ungheresi dell’Ujpest, per il ritorno dei quarti di finale della Coppa dell’Europa centrale il 29 giugno 1933. [87]

L’anno seguente ospitò i mondiali di calcio dei quali l’Italia ne fu organizzatrice e vincitrice della Coppa Rimet (primo campionato mondiale vinto dagli azzurri) e dalla stagione sportiva seguente 1934-1935 ospitò le partite della Juventus valide per il campionato di calcio italiano, che abbandona il vecchio stadio di Corso Marsiglia, mentre l’altra squadra cittadina, il Torino, all’epoca disputava le proprie partite al Filadelfia, impianto di sua proprietà nel quartiere Lingotto. Alla fine del conflitto, e con la caduta del regime fascista, Mussolini si trovò obbligato a rinominare lo stadio, nominandolo semplicemente Stadio Comunale.[88] La “Vecchia signora” continuò ad essere l’unica titolare del campo fino all’inizio della stagione 1963-1964, quando il Torino abbandonò definitavamente il Filadelfia. Nel 1984 la FIFA assegna il compito di organizzare i mondiali di calcio del 1990 all’Italia e per l’inadeguatezza dello Stadio Comunale, che nel frattempo nel 1986 viene prima rinominato e intitolato a Vittorio Pozzo, commissario tecnico della Nazionale italiana dal 1929 al 1940 vincente di due mondiali consecutivi (1934 e 1938), poi viene dato il via libera per la costruzione del nuovo stadio Delle Alpi, il quale dal 1990 segnò l’abbandono del “vecchio” Comunale.

_____________________

86. Impianti sportivi comunali, su architetturadelmoderno.it. 87. A 80 anni dalla prima al Comunale, su juventus.com, 29 giugno 2013. 88. Lo Stadio Olimpico e la Torre Maratona, su comune.torino.it 136


stadi torinesi In seguito ad accordi con il comune, che affidavano il nuovo Delle Alpi alla Juventus, lo stadio Comunale venne assegnato al Torino, in cambio dell’impegno di ristrutturarlo e a renderlo operativo nelle tempistiche previste per ospitare le cerimonie di apertura e chiusura dei XX Giochi olimpici invernali.[89] Accordo che saltò quando nel 2005 la società granata dichiarò il proprio fallimento e il comune tornò ad essere il proprietario dell’impianto e dovette provvedere a completarne la ristrutturazione. Il nuovo stadio Olimpico fu presentato ufficialmente il 29 novembre 2005 e nel 2006 è stato la sede delle cerimonie di apertura e di chiusura dei XX Giochi olimpici invernali e in seguito, al termine di esse, lo stadio è tornato a ospitare le partite di calcio delle due squadre cittadine.

_____________________

89. Alberto Manassero, Il Torino pretende Olimpico e Filadelfia, su tuttosport.com, 8 settembre 2011.

Stadio Municipale Benito Mussolini e Torre Maratona, Torino 1932-1933.

137


ALLIANZ STADIUM TORINO

Dall’estate 2011, lo stadio Olimpico ospita solamente le partite della squadra torinese granata, in quanto la Juventus si è trasferita nel suo nuovo impianto di proprietà, lo Stadium, sorto sulle ceneri dello stadio Delle Alpi. Data questa nuove situazione, la società e i tifosi granata chiesero di dare un nome nuovo per lo stadio Olimpico, un nome che ricordasse e che rivendicasse la grande la storia torinista;[90] perciò, il 29 novembre 2012 il Comune ha ribattezzato l’ex corso Sebastopoli (l’area compresa tra l’Olimpico, il PalaAlpitour e la Torre Maratona) in piazzale Grande Torino, dedicandola così ai giocatori granata scomparsi nella tragedia di Superga,[91] e nell’aprile 2016 la municipalità torinese ha ufficialmente ridenominato l’impianto alla memoria del Grande Torino.[92]

Pagina accanto Stadio Municipale Benito Mussolini e Torre Maratona, oggi Stadio Grande Torino.

_____________________

90. Emanuela Minucci, “Date allo stadio il nome del Grande Torino”, su lastampa.it, 20 settembre 2011. 91. Sotto la Torre Maratona, sarà Piazza Grande Torino, su comune.torino.it, 27 novembre 2012. 92. http://www.torinotoday.it, “Dall’Umberto I al “nuovo” Grande Torino, gli 11 stadi della storia calcistica torinese”. 138


139


6.2 Allianz un modello La Juventus FC è stata la prima società che ha voluto dotarsi di un impianto di nuova generazione, che con un progetto ambizioso ha voluto trasformare il vecchio stadio Delle Alpi in un complesso multifunzionale che oggi tutti conoscono; lo stadio di proprietà quindi come importante fattore per uno sviluppo futuro sia sul piano economico che su quello finanziario. Molteplici sono i fattori che hanno spinto le varie società nazionali ed internazionali a promuovere la costruzione di nuovi impianti, uno su tutti il problema del sovradimensionamento degli stadi. Negli ultimi anni il calcio Italiano ha perso la bellezza di circa 2 milioni di spettatori ed è per questo che la dirigenza Juventina ha virato verso una ristrutturazione complessiva del precedente impianto, diminuendo sensibilmente il numero di posti a sedere: da 60 mila ai 40 mila attuali del nuovo progetto.

Stadio delle Alpi - Torino.

140


Stadium: mondiale In secondo luogo, attraverso la costruzione di un nuovo complesso multifunzionale le società che mirano a questa riuscita, sperano anche di finanziare le spese per l’acquisto di top players in grado di dare maggiore competitività alla squadra per poter lottare alla pari con i maggiori club Europei. Maggiore competitività uguale maggiore visibilità, il risultato di questa semplice operazione è un ritorno monetario ingente. L’Allianz Stadium, noto anche come Juventus Stadium o più semplicemente Stadium, è il sesto stadio italiano per capienza con 41 507 spettatori[14] situato nei quartieri Vallette e Lucento in prossimità dell’area Continassa nell’area nord-occidentale della città. Di proprietà della società calcistica Juventus Football Club, è sede degli incontri interni della sua prima squadra dalla stagione 20112012, e ritenuto tra gli impianti più avanzati a livello mondiale, oltre che uno dei simboli architettonici della Torino contemporanea nonché tra i maggiori poli di attrazione turistica della città. [15]

Le fondamenta dello Stadium si iniziano a basare a metà degli anni 1990, quando la Juventus inizia a coltivare l’idea di costruire uno stadio di proprietà, idea che deriva dai molti problemi che affliggevano il Delle Alpi come gli alti costi di manutenzione, l’eccessiva lontananza del pubblico dal campo a causa della presenza di un’inutilizzata pista di atletica, il pessimo comfort sugli spalti e altre carenze strutturali. Carenze che la sera dell’inaugurazione, nella primavera del 1990, erano invisibili; i mondiali a un passo, e la città orgogliosa di un catino per il calcio finalmente grandioso. Tutte queste incognite si traducono in uno stadio raramente pieno, tanto che in quegli stessi anni il club piemontese sceglie di giocare lontano da Torino alcune sue gare interne, ovvero: le finali di Coppa UEFA 1994-1995 (Milano), Supercoppa UEFA 1996 (Palermo) e Coppa Intertoto 1999 (Cesena).

_____________________

93. Buon compleanno, Juventus Stadium!, juventus.com, 8 settembre 2016. 94. Guido Vaciago, Juve, Stadium mania. È meglio della Mole, tuttosport.com, 5 giugno 2014. 141


ALLIANZ STADIUM TORINO

Il 18 giugno 2002 la Juventus firma un accordo con la municipalità torinese, che consegna alla società bianconera il diritto di superficie sull’area del Delle Alpi per i successivi 99 anni; tale patto, oltre alla futura costruzione di un nuovo stadio, prevedeva una vera e propria “cittadella bianconera” nella zona della Continassa, con museo, centro medico e sede societaria. Il 18 marzo 2008 il consiglio di amministrazione della Juventus delibera ufficialmente la costruzione del nuovo stadio con un investimento complessivo per la sua realizzazione pari a 155 milioni di euro facendolo sorgere sulla stessa area del preesistente e demolito Delle Alpi, di cui riutilizza parte delle strutture. Il 1 dicembre 2008 sono le ruspe ad abbattere cemento e pezzi di storia del calcio torinese, ma insieme ad essi anche errori edilizi, perchè se una città come Torino arriva a disfarsi di un gigante del genere dopo neppure vent’anni, vuol dire che qualcuno ha sbagliato; inoltre insieme ad esso, sono stati demoliti anche tanti, tanti soldi. Sessanta miliardi di vecchie lire per l’esattezza.[95] Le macerie del vecchio impianto, in passato sono state pur pagate da qualcuno, e ciò fa ritornare con la memoria alle “notti magiche” di Italia 90, a tutti gli interventi realizzati per poi divenire ruderi abbandonati in angoli remoti delle città. I mondiali in Italia sono stati una grande occasione per far crescere e migliorare il nostro calcio e le sue società sportive, un’occasione purtroppo sciupata, la grande quantità di denaro utilizzato ed investito da parte di attori pubblici e privati è stata letteralmente ingoiata dall’evento e all’epoca dei fatti, dopo nemmeno vent’anni, in Italia sono registrati gli stadi più vecchi, pericolosi e scomodi d’Europa. Lo Stadium, capace di ospitare circa 41 500 spettatori, è stato progettato seguendo i massimi standard di sicurezza, il risultato architettonico finale è quello di un cosiddetto stadio all’inglese, ovvero un impianto comodo, moderno ed economico, il pubblico è molto vicino al campo, e la visuale della partita risulta ottimale da ogni punto delle tribune, creando un’atmosfera di forte impatto tra i tifosi. E’ il primo stadio eco-compatibile del mondo,[96] non risponde solo a criteri urbanistici e a esigenze calcistiche, infatti alla base del progetto c’è un’anima ecologica, rispettosa dell’ambiente e delle sue risorse. L’intero piano architettonico è stato sviluppato ricorrendo ad accorgimenti che hanno garantito un basso impatto del cantiere sulla città a partire dallo smantellamento dello stadio Delle Alpi: un’operazione a km zero, che ha permesso di riutilizzare i

142


Un modello mondiale

materiali del impianto precedente nel nuovo cantiere, il materiale frutto della demolizione è stato separato per tipologia, riciclato totalmente e riutilizzato, in parte, nel nuovo cantiere con un risparmio globale di circa 2,3 milioni di euro. L’intero progetto, in cui sono stati impiegati metodi e tecnologie eco-sostenibili, è stata anche l’occasione per riqualificare un ampio quartiere della città: la vasta area commerciale, gli spazi di verde pubblico e i parcheggi hanno reso l’area un autentico polo di intrattenimento cittadino, a disposizione di tifosi e non, anche nei giorni in cui non c’è la partita. Lo Stadium è stato inaugurato l’8 settembre 2011 in concomitanza con i festeggiamenti per il 150° anniversario dell’Unità d’Italia e per i suoi primi sei anni di vita, l’impianto non ha avuto un nome commerciale, venendo appellato semplicemente come Juventus Stadium. I tempi per la realizzazione si sono allungati ma si deve pensare anche alle annose vicende societarie dovute allo scandalo Calciopoli del 2006; senza questo intoppo probabilmente lo stadio si sarebbe costruito molto prima e sicuramente non sarebbe nato il dubbio se si fosse rivelato un successo o un fallimento. Fin dall’approvazione del progetto di costruzione, tuttavia, il club torinese non aveva escluso future operazioni di naming right legate a uno sponsor: in tal senso già nel marzo 2008, la società di sportmarketing Sportfive Italia darà alla Juventus un contributo minimo di 6,25 milioni all’anno per dodici anni ed avrà in cambio il diritto di gestire in esclusiva la vendita del diritto di titolazione (in pratica, gli spazi pubblicitari) del nuovo impianto.[97] Il 1 giugno 2017 la Juventus ha ufficializzato l’accordo con la società di servizi finanziari Allianz, che dagli anni 2000 aveva già legato il suo marchio a vari impianti sportivi nel resto del mondo, e che nell’occasione ha acquisito i diritti di naming dello stadio torinese nominandolo Allianz Stadium.[98] Per la stagione 2017/18 e fino al 30 giugno 2023, l’Allianz Stadium di Torino si è unito quindi, unico in Italia, alla Allianz Family of Stadiums nel mondo che ha preso vita dal 2005 con l’Allianz Arena di Monaco, l’Allianz Stadium di Sydney, l’Allianz Park di Londra, l’Allianz Riviera di Nizza, l’Allianz Parque di San Paolo e l’Allianz Stadion di Vienna.

_____________________

95. Maurizio Crosetti, Ruspe in azione al Delle Alpi, demolito lo stadio di Italia ‘90, torino.repubblica.it, 2 dicembre 2008. 96. Uno stadio eco-sostenibile, juventus.com. 97. Juventus, accordo con la Sportfive. Arrivano 75 milioni per lo stadio, repubblica.it, 20 marzo 2008. 98. Chiamatelo Allianz Stadium, juventus.com, 1 giugno 2017. 143


6.2.1 Aree e str La Juventus ha anche deciso di cambiare il nome del Corso Grande Torino, che oggi porta il nome di un grande campione e simbolo della storia bianconera e italiana, nominandolo Corso Gaetano Scirea.[99] Lo ha deciso la Conferenza dei Capigruppo del Consiglio comunale: “Un campione del mondo e un simbolo di sportività e lealtà», ha sottolineato con grande soddisfazione il presidente Agnelli, intervenuto all’incontro. Il 16 maggio 2012 all’interno della zona est dell’impianto è stato inaugurato il J-Museum,[100] il primo museo calcistico ufficiale della squadra bianconera, nasce come un’evoluzione tecnologica del tradizionale concetto museale e si propone come un’esperienza unica e indimenticabile, dove si racconta come la Juventus non sia solo un fenomeno calcistico, ma una presenza forte e significativa nella vita quotidiana del nostro Paese e un simbolo nel mondo intero. Il museo, realizzato da Benedetto Camerana con un gruppo di specialisti di progettazione museale, rappresenta per la società il completamento di un progetto che ha ricevuto grandi consensi e che, numeri alla mano, è diventato anche un polo di interesse, non solo in occasione delle partite, ma anche nel resto della settimana quando se ne possono scoprire i luoghi più segreti attraverso lo Stadium Tour, che ha già accolto nel corso degli anni numerosissimi visitatori.

Juventus Museum.

144


utture correlate Oltre al museo nell’area polifunzionale dello Stadium è stato realizzato anche un centro medico il cui titolare è l’omonima società a responsabilità limitata risultante di un’associazione congiunta tra la Juventus e l’azienda sanitaria torinese Santa Clara Group. Si promette di essere un maxi ambulatorio capace di ospitare 20mila pazienti, a Torino ha aperto i battenti il “J Medical”, il centro medico all’avanguardia per la cura della persona, nel settore Est dello Juventus Stadium. La nuova struttura, nata con un investimento di 10 milioni di euro, è un altro investimento importante nell’area periferica di una città che continua a cambiare in meglio, spiega all’inaugurazione Piero Fassino. Spesso gli stadi in Italia sono visti come “cattedrali nel deserto” aggiunge Marotta, il “J Medical” è invece l’ ennesima dimostrazione di come lo Juventus Stadium sia punto riferimento per il territorio.[101] Nel perimetro adiacente l’esterno del secondo anello dello stadio, posto a un’altezza di circa 18 metri rispetto al campo da gioco, è stato realizzato il cosiddetto Cammino delle stelle,[102] ovvero una Walk of Fame per ripercorre, passo dopo passo, la leggenda della Juventus attraverso i suoi giocatori più grandi. E’ questo uno degli elementi di maggior impatto, visivo ed emotivo, che lo Stadium offre: un elenco lungo 50 nomi scelti dagli stessi tifosi che, nel 2009, sono stati proposti agli iscritti di Juventus Member e ai soci degli Juventus Club Doc; 103 nomi selezionati da una Commissione Interna secondo alcuni requisiti di base. Sono stati poi i voti del pubblico a “sfoltire” la rosa e a determinare quali sarebbero state le 50 stelle che avrebbero composto la“Walk of Fame” bianconera. Agli stessi tifosi è stata poi offerta un’opportunità unica, quella di “Accendi una stella”, incidendo il proprio nome al fianco del proprio campione preferito. Tale iniziativa ha poi permesso a vari tifosi bianconeri di “acquistare” delle piccole porzioni di pavimentazione circostanti la stella del proprio beniamino, inscrivendo al loro interno i propri nomi.

_____________________

99. http://www.calciomercato.com “Juventus Stadium:Nasce Corso Gaetano Scirea” 28 ottobre 2011. 100. Nasce J Museum, juventus.com, 23 aprile 2012. 101. A Torino apre il “J Medical”, l’ambulatorio d’avanguardia accanto allo Juventus Stadium, quotidianopiemontese.it, 23 marzo 2016. 102. Il “Cammino delle stelle”, juventus.com, 25 agosto 2011. 145


6.3 Aspetti Come già detto precedentemente, la Juventus FC ha voluto essere il primo esempio di “complesso multifunzionale” realizzato in Italia;[103] naturalmente, per fare tutto ciò la società bianconera ha dovuto acquistare l’area su cui sorgeva l’impianto. Cosa che avvenne, come già detto, nell’estate del 2002; il periodo di gestazione del progetto fu abbastanza lungo oltre al rifacimento del vecchio Stadio delle Alpi e la costruzione all’interno di esso di vari spazi commerciali, il progetto infatti, oltre al nuovo stadio, prevedeva inoltre la riqualificazione dell’area adiacente all’impianto mediante la costruzione di un’ampia area commerciale e direzionale. L’Istituto per il Credito Sportivo è un ente istituito con la legge n.1295 del 24 dicembre 1957; rappresenta una banca specializzata nel concedere finanziamenti al settore dello sport e dal 2004, grazie alla finanziaria che ha previsto un profondo e radicale cambiamento nel suo assetto statuario, anche ai beni e alle attività culturali. Nelle attività dell’Istituto per il Credito Sportivo rientrano il credito per la costruzione, l’ampliamento ed il miglioramento di impianti sportivi e/o strumentali all’attività sportiva, compresa anche l’acquisizione delle aree e degli immobili da destinare a tali attività; la promozione della cultura sportiva; la gestione degli impianti sportivi e la realizzazione di eventi sportivi; il finanziamento di iniziative di sostegno e di sviluppo di attività culturali; l’acquisto, la costruzione ed il miglioramento di luoghi ed immobili destinati ad attività culturali o strumentali ad essa; ogni altra attività ed investimento connessi al settore dello sport e dei beni e delle attività culturali. I finanziamenti provenienti dall’Istituto per il Credito Sportivo sono assistiti da agevolazioni pubbliche che obbligano la banca a verificare l’effettivo utilizzo delle somme impiegate per la realizzazione delle opere alle quali erano destinate; per cui possono essere finanziati solo gli interventi realizzati dopo la richiesta di mutuo. L’Istituto esercita il credito sottoforma di finanziamenti a medio e lungo termine ed il rimborso del mutuo avviene mediante un pagamento di rate costanti comprensive di quota capitale e quota interessi; la durata dell’ammortamento è di norma pari a 25 anni per gli Enti locali e di norma fino a 20 anni per i soggetti privati e gli Enti pubblici diversi dagli Enti locali.

146


economici La collaborazione fra l’Ente di credito e la società bianconera inizia il 20 marzo 2009, anno in cui viene sottoscritto fra le due Parti un contratto di finanziamento di 50 milioni di Euro per la durata di 3 anni; contratto destinato interamente per finanziare i lavori di costruzione del nuovo impianto.[104] Il club calcistico, a fronte del finanziamento concessogli, si impegnava a rilasciare all’Istituto delle idonee garanzie reali (cioè un’ipoteca sullo stadio e pegno sugli incassi futuri derivanti da abbonamenti e biglietteria) e la cessione di parte del credito derivante dall’operazione naming right relativa alla titolazione del nuovoStadio e ad altri diritti minori. Il 14 maggio del 2010 la società bianconera sottoscrive un secondo contratto con l’ICS del valore di 10 milioni di euro dalla durata di 12 anni (oltre ad un periodo di preammortamento di 2 anni), alle stesse condizioni previste dal precedente accordo; questo secondo finanziamento è stato richiesto perché la Juventus FC ha effettuato degli investimenti aggiuntivi e delle migliorie progettuali relative al nuovo stadio. Il nuovo contratto permette al club bianconero di integrare la copertura finanziaria dell’investimento complessivo previsto sull’area del nuovo impianto che, dopo aver apportato delle modifiche progettuali ed aver fatto degli investimenti aggiuntivi, sale a 120 milioni di euro. Ricavi da abbonamenti dal 2012-2013 al 2016-2017.

Ricavi € Mln

_____________________

Abbonamenti (migliaia)

103. Fatta eccezione per lo Stadio Giglio di Reggio Emilia, il quale può essere considerato il precursore dei complessi multifunzionali in Italia. 104. http://www.juventus.com/site/filesite/finance/comunicatipricesensitive/comunicato_20032009_finanziamento_stadio_ita.pdf 147


6.4 Aspetti La fine degli anni ’90 segna l’inizio di una proficua collaborazione fra la Juventus FC ed il Comune di Torino che ha portato ad una progressiva riorganizzazione e ristrutturazione dello Stadio delle Alpi e delle aree limitrofe ad esso; proprio per soddisfare le esigenze della società bianconera in termini di dotazioni infrastrutturali e servizi, l’amministrazione torinese ha provveduto ad adeguare progressivamente il Piano Regolatore Generale Comunale in modo da andare incontro alle necessità del club. Prima di tutto, per poter apportare le necessarie modifiche all’impianto, venne approvata il 16 dicembre 2002 dal Consiglio Comunale una variante che andava a modificare le destinazioni d’uso dell’area Continassa. Questa variante andava a cambiare la natura giuridica dell’impianto sportivo, che da “pubblico” diventava “privato di interesse pubblico” e di conseguenza a questa modifica vennero introdotte delle precise limitazioni dimensionali che non erano contenute all’interno della Normativa in vigore in quegli anni; il PRG includeva l’area su cui sorge l’impianto all’interno di ambiti di riqualificazione dello spazio pubblico. Lo strumento urbanistico disciplinava l’area come:”[..] area destinata a parco per il gioco e lo sport della Continassa. È destinata ad attrezzature sportive per il tempo libero ed i divertimenti; sono ammesse attività commerciali e terziarie di supporto. In particolare, nel nuovo stadio “delle Alpi” sono ammessi spazi per le funzioni di cui all’art. 28 della convenzione stipulata con la società concessionaria il 30 luglio 1987. La parte residua dell’ambito è oggetto di specifico progetto di sistemazione generale a mezzo di piano particolareggiato ai sensi dell’art. 38 e seguenti della L.U.R. o di piano tecnico esecutivo di opere pubbliche ai sensi dell’art. 47 della L.U.R. che prevede oltre alle funzioni sportive e ricreative, esercizi pubblici e spazi complementari, attività ricettive, espositive e congressuali, residenziali di supporto, commerciali, e il recupero dell’esistente cascina [..]”.[105] Nella variante si evidenzia come questa non andava a modificare le funzionalità delle strutture di maggior rilevanza sovracomunale riconosciute dal Piano come “strategiche”, ma piuttosto si prefissava di rafforzare il carattere di “polo” dell’area in questione; è emerso quindi come se vi fosse l’interesse pubblico generale di dare da una parte una risposta al “problema degli stadi cittadini”[106] e dall’altra soddisfare le esigenze di dotare la

148


urbanistici Città di attività rivitalizzanti e riqualificanti non solo in occasione di eventi sportivi; tale variante, quindi, non andava a contrastare le linee guida dettate dai Piani di livello superiore vigenti all’epoca. Per quanto riguardava la mobilità, la variante prevedeva la possibilità di utilizzare l’area come interscambio per il trasporto intermodale; erano inoltre previsti potenziamenti alle infrastrutture già esistenti con lo scopo di garantire un miglioramento dell’accessibilità all’area. L’amministrazione comunale accolse le richieste della società bianconera, che erano: L’estensione, sulla porzione dell’impianto sportivo antistante la strada Altessano della possibile nuova localizzazione delle Attività di Servizio alle Persone e alle Imprese (ASPI) e multisala, ferme restando le prescrizioni relative all’intero Impianto sportivo oggetto di ristrutturazione; la possibilità di prevedere anche attività commerciali collegate a quelle sportivo-calcistiche nonché magazzini e depositi al servizio di attività commerciali.[105] Successivamente, in attuazione della variante sopracitata, il 28 giugno 2004 il Consiglio Comunale approvò il Piano Esecutivo Convenzionato (PEC) relativo all’Ambito “4.23 Stadio delle Alpi” proposto dalla Juventus FC, che prevedeva gli interventi per la riqualificazione che hanno favorito ad avere oggi un gioiello come l’Allianz Stadium. All’interno del Piano era prevista la costruzione, sul lato est dello stadio un insediamento destinato alle Attività di Servizio alle persone e alle Imprese. La convenzione prevedeva inoltre che le parti si impegnassero a dedicare all’uso pubblico le aree in diritto di superficie destinate a servizi pubblici e viabilità pedonale; la gestione e la manutenzione di queste, nonché l’assegnazione degli oneri derivanti dal loro utilizzo (illuminazione, formazione e cura delle aree verdi, delle aree attrezzate e degli spazi di aggregazione) erano a carico del superficiario. Secondo il PEC, la società bianconera si impegnava a realizzare tutte le opere di urbanizzazione previste dai progetti di massima contenuti nel Piano, opere che in seguito sarebbero state incluse nel patrimonio indisponibile del Comune; l’importo complessivo di queste ultime si aggirava attorno ai 7,5 milioni di euro. La società bianconera, successivamente, non sottoscrisse l’accordo in quanto la stessa società, con una nota in data 22 dicembre 2004, richiedeva una modifica alla scheda normativa del PRG.

_____________________

105. Città di Torino - Consiglio comunale: http://www.comune.torino.it/delibere/2002/2002_08520.html 106. Problema trattato all’interno della mozione n.33 del 22 giugno 1998 dal Consiglio Comunale del Comune di Torino. 149


ALLIANZ STADIUM TORINO

La richiesta venne accettata e, nel dicembre dell’anno seguente, il Consiglio Comunale approvò un’ulteriore variante al PRG, che andava a modificare in parte il mix funzionale che era stato introdotto dalla variante precedente; il quale rimane caratterizzato, oltre che dalle attività sportive, anche dalla presenza di attività di completamento come quelle commerciali e di servizio, sempre nell’ottica di evoluzione del concetto di “Stadio”. In tal caso la partecipazione da parte dei cittadini è mancata, in quanto non sono state create ad hoc delle riunioni informative su quanto stava accadendo o non sono stati sentiti i pareri e gli eventuali bisogni di questi; all’interno di un processo partecipativo che porta all’approvazione di un progetto di simili dimensioni e con impatti differenti all’interno delle dinamiche urbane, quello della partecipazione dovrebbe essere uno degli obiettivi primari da perseguire. Infatti, all’interno della discussione per l’approvazione della variante in questione, è stato sottolineato come il comune di Venaria Reale avesse riportato delle osservazioni in merito all’utilizzo commerciale delle aree limitrofe all’impianto; un fattore, quello della partecipazione, che dovrebbe essere al primo posto all’interno di un’operazione di rigenerazione/riqualificazione urbana, la sua mancanza ha fatto si che si creassero degli attriti fra la società bianconera ed il comune di Venaria in merito appunto alla parziale modifica della destinazione d’uso che non teneva in considerazione degli insediamenti commerciali presenti già nel comune e confinanti con il comune di Torino, pertanto non c’erano i parametri per il riconoscimento della localizzazione commerciale per l’area dello Stadium. L’osservazione riportò, inoltre, la considerazione che l’insediamento di nuove destinazioni commerciali nell’area avrebbero comportato ingenti scompensi alle attività presenti nel Comune di Venaria, con enormi ripercussioni in ordine alla perdita di posti di lavoro. Quindi venne fatto notare anche che queste nuove attività avrebbero causato un aumento del traffico sul territorio di Venaria ed in particolare sul quartiere “Gallo Praile” adiacente allo Stadio. Con queste ragioni si richiedeva al comune di Torino di rettificare la classificazione commerciale di queste aree e di eliminare dalle previsioni del PRG, le destinazioni commerciali aggiuntive introdotte dalla variante n.56 e dalla seguente variante rispetto a quelle originariamente previste, legate prevalentemente alle attività sportive.

150


Aspetti urbanistici

Per porre fine a questa diatriba la società bianconera ha concesso alcuni “privilegi” (in termini di dotazioni pubbliche e commerciali) al comune Venariese; forse una soluzione “obbligata” proprio per risolvere una situazione che con gli anni si era fatta sempre più spigolosa. Un percorso partecipativo più ampio che forse però non ha potuto concretizzarsi al meglio a causa della collocazione dell’area (posta sul confine fra il comune di Venaria ed il comune di Torino). Se immediatamente si avesse tenuto conto anche del parere dei cittadini di Venaria, si poteva dare vita ad una serie di politiche, di confronti in grado di far aumentare la qualità del progetto; probabilmente il soggetto privato in questione, in questo caso non ha ritenuto opportuno analizzare le reali esigenze ed i reali bisogni degli abitanti dell’area perchè, probabilmente, questi avrebbero messo in atto delle politiche che avrebbero potuto rallentare o addirittura bloccare il progetto e la realizzazione dello stadio. L’11 aprile 2006 venne approvata un’ulteriore variante che apportava degli aggiustamenti alle quantità di superficie introdotte del PEC e, all’interno di questa, viene inoltre specificato che le opere di sistemazione delle aree de destinate a viabilità e a servizi pubblici dovevano essere eseguite dalla società bianconera entro tre anni dall’approvazione del progetto esecutivo delle opere di urbanizzazione e non oltre i quattro anni dalla stipula della convenzione relativa al PEC; l’ultimazione complessiva degli interventi doveva avvenire entro dieci anni dalla stipula di quest’ultima. Il progetto fu affiancato alla candidatura da parte dell’Italia all’organizzazione dei Campionati Europei di calcio del 2012;[107] nell’ambito di tale candidatura, la Città di Torino avrebbe dovuto ospitare alcuni degli incontri previsti dalla manifestazione; data la capienza, l’elevata accessibilità e la disponibilità di ampi spazi di servizio e parcheggio pubblico e valutata la necessità di adeguare alle nuove disposizioni vigenti in materia di sicurezza l’impianto sportivo Delle Alpi, l’amministrazione comunale scelse quest’ultimo come sede più idonea ad ospitare l’evento.

_____________________

107. Campionati Europei di calcio la cui fase finale si svolgerà in Polonia ed Ucraina dall’8 giugno 2012 al 1°luglio 2012. Nel 2007l’UEFA ha sollevato alcune perplessità sul progetto in quanto la candidatura non ha ancora trovato sufficienti sponsorizzazioni pergarantire la costruzione dei nuovi stadi. La Polonia ha per questo chiesto pubblicamente che la consegna degli stadi sia ritardataal 2011, contro il 2010 richiesti dai regolamenti UEFA per esaminare il rispetto dei requisiti; la situazione potrebbe portare al fallimento del progetto dei due paesi dell’est Europeo e la rassegnazione ad altro paese. In questo caso la decisione sarebbe presa dall’assemblea dell’UEFA tra i candidati sconfitti quali l’Italia e Croazia/Ungheria, ai quali si potrebbe aggiungere la Germania. 151


ALLIANZ STADIUM TORINO

Dopo i vari consulti con la UEFA emerse l’esigenza di apportare delle modifiche ben più profonde rispetto al progetto iniziale; poiché il PRG prevedeva di “conservare” l’impianto originale la Juventus FC espresse la volontà, al fine di poter avanzare la candidatura ad ospitare incontri fino ai quarti di finale, di sottoscrivere un protocollo d’intesa che impegnasse entrambe le Parti (il Comune di Torino e la Juventus FC) a sviluppare tutti gli atti e gli adempimenti. Questo accordo faceva parte di un progetto ben più ampio, non solo dotare la città di nuove infrastrutture ed impianti, ma continuare anche con il rilancio culturale, economico e sociale iniziato idealmente con le Olimpiadi invernali del 2006. Ovviamente gli impegni sottoscritti fra la Juventus FC ed il Comune di Torino erano condizionati dall’effettiva assegnazione all’Italia ed a Torino dell’organizzazione dei Campionati Europei del 2012, il protocollo prevedeva dunque che anche in caso di mancata assegnazione gli impegni assunti rimanevano validi; la stipulazione della convenzione urbanistica del PEC doveva avvenire entro il 10 aprile 2007. Pochi mesi dopo, il 13 luglio 2007, la Città e la società Juventus FC sottoscrissero la variante al Piano Esecutivo Convenzionato relativo all’area dell’allora Stadio delle Alpi. Lo strumento in questione consentiva alla Società di studiare un progetto di stadio adeguato alle sue ambizioni, nonché un appropriato sfruttamento commerciale dell’area interna ed esterna dello Stadio delle Alpi.[108] Nonostante la mancata assegnazione dei Campionati Europei e l’evolversi della situazione nell’ambito di sicurezza degli stadi, hanno fatto si che vi fosse una rivisitazione significativa dei contenuti del PEC; per questo la società bianconera ha presentato al Comune di Torino una proposta di Programma Integrato (PR.IN). Il progetto prevedeva la riorganizzazione e la riqualificazione dell’ambito dello Stadio delle Alpi attraverso una serie di interventi volti alla realizzazione di un nuovo stadio, di un complesso edilizio interamente dedicato alle attività commerciali, parcheggi pubblici e alla sede sociale della società bianconera. Anche il PR.IN. prevedeva (come il PEC) una nuova struttura sportiva che doveva essere costruita sul sedimento che era occupato dal campo e dalla pista di atletica e con una capienza di circa 40 mila posti a sedere. Oltre a questi interventi erano previste delle azioni mirate a ristrutturare la restante parte dell’“anello edilizio” che circondava lo Stadio, il restauro del settore est, la demolizione della tensostruttura, la demolizione di manufatti edilizi

152


Aspetti urbanistici

(ex Bonafous), la demolizione del basso fabbricato su corso Grosseto e la realizzazione di nuove costruzioni commerciali verso strada Altessano. L’obiettivo primario del PR.IN. era quello di creare una maggiore coerenza morfologica fra la zona commerciale e quella relativa all’impianto sportivo, cercando quindi di dare una maggiore qualità al nuovo insediamento. In particolare all’interno di questo documento veniva richiesto, da parte dell’amministrazione torinese a fronte della demolizione del Delle Alpi, l’adeguamento della concessione del diritto di superficie e della convenzione urbanistica con l’introduzione di idonee garanzie sull’adempimento dell’impegno di ricostruzione nei termini previsti; inoltre il programma integrato prevedeva il pagamento da parte della società bianconera della somma di 2 milioni di Euro, quale valorizzazione indotta dal trasferimento di 4.000 m2 di Superficie Lorda Pavimentabile a destinazione commerciale dall’interno dell’impianto sportivo all’esterno, nel “parco commerciale”, come da valutazione di congruità effettuata dal competente Settore Valutazioni della Città. Il 20 ottobre 2008 il Consiglio Comunale adottò il Programma Integrato, ma prima che questo venisse adottato venne indetta una Conferenza di Servizi[109] la quale serviva per stabilire l’assoggettabilità del Programma Integrato al procedimento di Valutazione Ambientale Strategica. Dopo la Conferenza e la valutazione del Settore Ambiente e Territorio del Comune di Torino, avvenuta il 7 ottobre 2008, si è ritenuto che il Programma in oggetto non era da assoggettarsi a VAS in quanto non andava a ridefinire contenuti urbanistici rilevanti ai fini della VAS appunto. Dopo le varie analisi, il 23 febbraio 2009 fu approvato il PR.IN senza rilievi da parte dell’amministrazione torinese e venne inoltre approvata la nuova convenzione che regolava il diritto di superficie. Più precisamente, il 17 dicembre del 2008 venne sottoscritto un protocollo d’intenti fra la Città di Torino e la Juventus FC che formalmente faceva decadere il precedente contratto stipulato fra le due parti (stipulato in data 15 luglio 2003); al momento della sottoscrizione di questo contratto la società bianconera doveva versare nelle casse comunali l’equivalente di 2 milioni di euro. All’interno di questo contratto veniva dichiarato che la società calcistica doveva presentare entro 30 giorni dall’approvazione del PR.IN, come garanzia di ricostruzione dello Stadio, una polizza di garanzia di circa 10 milioni di euro; quest’ultima poteva essere svincolata prima dell’ultimazione dei lavori a condizione che la so-

_____________________

108. Juventus FC - http://www.juventus.com/site/filesite/finance/comunicatipricesensitive/16_lug_2007.pdf 109. Conferenza di Servizi indetta il 29 settembre 2008. 153


ALLIANZ STADIUM TORINO

cietà stipulasse un ulteriore polizza (7,5 milioni di euro) a garanzia del pagamento di una penale che doveva applicarsi in caso di mancato adempimento al suo ulteriore obbligo, ossia di far giocare nel nuovo Stadio la prima squadra fino al 30 giugno 2021. Inoltre questo contratto prevedeva che la Juventus FC, nel caso di interruzione dell’attività sportiva, cancellasse ogni gravamento, ipoteca o altra forma di garanzia reale che ricadeva sulla proprietà dello Stadio entro sei mesi dalla cessazione dell’attività appunto; con lo scopo di dotare la città di campi idonei per il gioco libero, competizioni, scuole calcio, etc. entro 24 mesi dalla firma del contratto la società bianconera doveva eseguire i seguenti interventi: trasformazione del campo in terra in erba artificiale, nell’impianto comunale di via Valdellatorre, compresa la realizzazione del sottofondo, drenaggio e rete di smaltimento delle acque meteoriche; realizzazione di un campo in erba artificiale nel nuovo impianto del “Victoria Ivest”, la compresa realizzazione del sottofondo, drenaggio e rete di smaltimento acque meteoriche; realizzazione in via dei Gladioli, all’interno del Parco delle Vallette, di un impianto di calcio a otto, composto da campo sintetico completo di recinzioni, fabbricato spogliatoi nonché sistemazione delle aree esterne.[110] Il 12 marzo del 2009 le due parti sottoscrivono sia il PR.IN che l’atto normativo e modificativo del diritto di superficie relativo alle aree dello Stadio, questo ha fatto il mdo che ci sia il rilascio dei permessi a costruire e quindi l’edificazione del nuovo impianto; infatti il 9 aprile 2009 il Comune di Torino (divisione Edilizia Privata) rilasciava i permessi a costruire alla società bianconera. Per la zona commerciale il rilascio dei permessi era legato all’esito della VIA (Valutazione Impatto Ambientale).

_____________________

110. Città di Torino (2009), divisione Urbanistica ed Edilizia privata, settore Procedure amministrative, “Legge Regionale 9 aprile 1996 n.18 e SMI - Programma integrato in variante al PRG relativo alla zona urbana di trasformazione denominata “Ambito 4.23, Stadiodelle Alpi” - Approvazione”, deliberazione del Consiglio Comunale, 23 febbraio, Torino. 154


Aspetti urbanistici

Cronoprogramma dei lavori per la costruzione dello stadio.

155


6.5 Recupero ar

Inquadramento generale.

ALLIANZ STADIUM AREA CONTINASSA

TORINO

156


ea Continassa La Continassa è un’area di 260 000 m² situata nell’estrema periferia nord-ovest di Torino, all’interno della Circoscrizione 5 nel quartiere Vallette, confinante con Madonna di Campagna (zona Barriera di Lanzo) e il comune di Venaria Reale, delimitata a nord da strada Druento, a sud da corso Ferrara, a ovest da via Traves e a est dai terreni dell’Allianz Stadium fino a Strada Altessano. La zona prende il nome dalla antica cascina Contina, su strada Druento, di origine tardo seicentesca presente nella cartografia dell’assedio di Torino del 1706; presso di essa gli assedianti raccoglievano e smistavano le artiglierie. E’ quindi un edificio in cui sono svolte più funzioni ed attività: la villa utilizzata come residenza padronale, la cascina che sottintende alle attività agricole e l’opificio paleoindustriale adibito a filatura, infatti nella seconda metà del ‘700 era sede di una delle più grandi filande del torinese in grado di impiegare 150-200 addetti per la lavorazione di circa 2.300 rubbi di bozzoli annui. Una volta l’intera proprietà annessa alla cascina, si estendeva su un’area di 400.000 mq. e il paesaggio circostante era costituito da prati, strade, campi lavorati e bracci della bealera di Lucento, ovvero i due grandi canali irrigui che dalla metà del XV secolo avevano consentito l’irrigazione del pianalto dell’Oltredora torinese. Nel corso del XIX secolo la cascina Contina passò di proprietà ai Nigra e nel 1911 fu acquistata dal Comune di Torino che, in primo momento, la riadattò a centro per la prevenzione di malattie, mentre più tardi, durante la seconda guerra mondiale, i fascisti la utilizzarono come carcere e nell’immediato dopoguerra, inoltre, ospitò anche i terremotati del Belice. Poi, sia per la Contina che per i territori rurali circostanti, nei decenni successivi iniziò un periodo di graduale abbandono. Nella zona di Via Traves nel 1950 sorse un grande mattatoio comunale, dismesso poi nel 1975, la cui area fu quindi riqualificata nel 2010, con l’abbattimento della precedente struttura per dar spazio a quello che verrà chiamata l’Arena Rock. Parallelamente, su Corso Ferrara, a metà degli anni ottanta sorse un mercato ittico e, nel 1987, in previsione del campionato del mondo 1990, fu approvata in questa zona la costruzione di un nuovo e più ampio stadio torinese (oltre quello che era già esistente presso il quartiere Santa Rita, dall’altra parte della città). Il progetto sul terreno della Continassa fu completato interamente nel 1990, col nome di stadio delle Alpi, e successivamente utilizzato anche per concerti musicali.[111]

_____________________

111. http://www.museotorino.it/view/s/045e80f0ced348cd9d8b71d24443a904

157


ALLIANZ STADIUM TORINO

L’ 11 giugno 2010 è stata accordata la cessione della cascina, da parte della Città di Torino, alla società Juventus FC che, dopo la rifunzionalizzazione, il 17 luglio 2017[112] è diventata la nuova sede centrale lasciando dunque la precedente di corso Galileo Ferraris nel quartiere Crocetta di Torino. Sfruttando questo progetto, la Juventus FC, in stretta collaborazione con l’amministrazione torinese, ha affidato all’architetto Alberto Rolla lo sviluppo urbanistico dell’area circostante lo Stadio denominata “Continassa” , nel quartiere delle Vallette, zona degradata abbandonata e a sé stessa. Lo scopo principale è quello di sfruttare l’impianto e le aree circostanti sette giorni su sette e di creare una nuova polarità ed uno spazio urbano di aggregazione; sono inoltre previsti 30.000 m2 di verde pubblico e parcheggi per 4.000 auto. Si potrebbe parlare di una volontà forte da parte della società bianconera di coniugare il grande evento calcistico con strutture destinate allo shopping, allo svago e al terziario. Lo scopo di tutto ciò è riportare le famiglie allo stadio senza paura per la propria incolumità e soprattutto per dare nuova vita ad un’area che altrimenti sarebbe stata lasciata al degrado cercando di non creare la solita “cattedrale nel deserto”, situazione tipica di molti quartieri in cui sorge un impianto calcistico. I lavori per la realizzazione della struttura, iniziati nel 2015 e ultimati secondo i tempi previsti, sono stati portati avanti con il contributo a livello finanziario di Bosch Energy and Building Solutions Italy. Realizzata con criteri di progettazione energeticamente efficienti, è stata ultimata dopo due anni di lavori e, la nuova sede inserita all’interno del J-Village, oltre a rappresentare un’occasione per arricchire gli assetti della Juventus, ha contribuito alla valorizzazione di un terreno, quello della Continassa, diventato preda di abbandono e “casa” di rom e senzatetto. Il club bianconero acquisì per 11,7 milioni di euro il diritto di superficie su parte dell’area (circa 180 000 m²) per un periodo di tempo pari a 99 anni, eventualmente rinnovabili, e ufficialmente consegnata alla società il 12 settembre 2013[113] dove ha preso vita la nuova cittadella biaconera ecocompatibile analoga allo stadium, il J-Village. Tutto ciò è stato possibile grazie alla messa in sicurezza e alla bonifica della settecesca cascina Continassa, grazie al nulla osta della Soprintendenza delle Belle Arti, e l’apertura del cantiere per la realizzazione del centro di allenamento della prima squadra, sorto su circa 59 000 m2, con quattro campi di gioco, di cui uno

158


Recupero area della Continassa

in sintetico; è stata realizzata una scuola che avrà un programma di studio modello inglese, il quale accompagnerà gli studenti dall’asilo fino al diploma, inoltre nell’area è sorto un hotel a quattro stelle da 155 camere di cui 32 riservate alla squadra bianconera per i ritiri, con un’idea di poter promuovere una catena griffata Juventus anche in altre città all’estero. Infine, il Concept Store sarà quindi un centro innovativo riservato a ragazzi e famiglie, che presenta tre aree di differenti funzionalità, l’intrattenimento, la ristorazione e il commerciale. Si tratta di un progetto imponente, al pari di quello che è stato per lo Stadium, con investimenti importanti che viaggiano intorno a 100 milioni di euro, di cui 13-14 di questi soldi sono serviti solo per realizzare la nuova sede del club, la creazione di circa 350 posti di lavoro e un nuovo forte impulso ai ricavi della società. La Juventus oltre ad essere stata la prima squadra italiana ad avere un stadio di proprietà, con questo intervento sarebbe nuovamente la prima società italiana ad avere tutte le attività racchiuse in un’unica area, cosa che anche in Europa è una rarità. Sul fronte dei ricavi c’è ancora più ottimismo nel fatto che il J-Village possa incrementare il fatturato del club, del resto gli investimenti pagano. Per realizzarlo la Juventus ha raccolto 64,5 milioni di euro di finanziamenti bancari attraverso l’accensione di un mutuo presso Unicredit e Uni banca, mentre l’altra metà è arrivata dal Fondo di cui fanno parte la società, Inarcassa, Fondazione Cassa di Risparmio di Cuneo, Banca del sempione, Gewiss e Pessina Costruzione, costituito ad hoc e gestito da Accademia sgr. La Vecchia Signora quindi ha ufficialmente preso casa nella periferia nord di Torino, ai piedi del suo stadio e a due passi dalla Reggia di Venaria. [114]

_____________________

112. http://www.ilgiornale.it “Juventus, inaugurata la nuova sede alla Continassa” , Gianni Carotenuto, 17 luglio 2017. 113. La Juventus “entra” alla Continassa, su juventus.com, 12 settembre 2013. 114. Pronto il fondo Juventus-Beni Stabili per il recupero dell’area Continassa: centro sportivo, case e negozi ai piedi dello stadio 31 gennaio 2014. 159


ALLIANZ STADIUM TORINO

Planimentria di progetto area della Continassa - Torino.

ALLIANZ STADIUM

160


ALLIANZ STADIUM TORINO

Destinazione d’uso degli edifici dell’area della Continassa.

Nuova sede sociale, con uffici di dirigenti e dipendenti. Campi da allenamento. Training center spogliatoi, infermeria e sala riunioni.

Hotel Complesso residenziale Cinema multisala Concept store

161


ALLIANZ STADIUM TORINO

Area della Continassa con lo Stadium sullo sfondo prima dell’intervento.

162


ALLIANZ STADIUM TORINO

Area della Continassa in fase di riqualificazione.

163


ALLIANZ STADIUM TORINO

Nuova sede della Juventus dopo l’intervento di riqualififcazione dell’area.

164


ALLIANZ STADIUM TORINO

165


6.6 Osser L’Allianz Stadium è il primo esempio in Italia di complesso multifunzionale, e la realizzazione e la gestione di questo ha dato via libera e intraprendenza a tutte le altre società calcistiche italiane che hanno intenzione di seguire la stessa strada della squadra bianconera; nel nostro Paese ci si poneva la domanda se questo progetto (legato anche alla riqualificazione/rigenerazione dell’area su cui sorge lo stadio) sarebbe col tempo stato un successo o un misero fallimento, come già accaduto in passato. Sicuramente uno degli aspetti più interessanti è che a differenza di quanto sta accadendo con le altre società calcistiche italiane,[122] la Juventus FC è riuscita ad elaborare un progetto concreto per la realizzazione di un nuovo stadio di proprietà e, in seguito, la riqualificazione dell’area dismessa dove oggi sorge il famoso J-Village, anticipando nettamente i tempi. Tempi che per la realizzazione dello stadio si sono allungati in quanto ci sono voluti circa dieci anni (si ricorda che la cessione dell’area da parte del Comune alla società bianconera è avvenuta nel 2002), ma restano i segni anche delle annose vicende societarie dovute allo scandalo Calciopoli; senza questo intoppo probabilmente lo stadio si sarebbe costruito molto prima e sicuramente non si sarebbe mai messo in discussione il successo o fallimento di questo. Questa volontà da parte della società calcistica torinese ha permesso che non vi fosse la presentazione di un progetto campato in aria (come già successo a Reggio Emilia), ma bensì di un qualcosa in grado di ridare vita ad un’area che negli anni era divenuta per Torino il simbolo del degrado e abbandono urbano. A questo punto è interessante capire che tipo di impatto ha avuto e avrà nel futuro la realizzazione dell’Allianz Stadium, prima sul bilancio del club bianconero e successivamente capire fino a dove questo investimento può essere preso come modello dalle altre squadre italiane per perfezionare i propri risultati. L’impianto, da questa stagione Allianz Stadium, ha ospitato in questi primi sei anni più di 160 partite; a livello economico, lo Stadium ha dato un importante spinta ai conti della Juventus. Nel 2010-2011, l’ultima stagione disputata allo Stadio Olimpico, la Juventus aveva incassato dal botteghino poco più di 10 milioni. Con l’avvento dello Stadium i ricavi medi delle 5 stagioni sono stati di circa 41 milioni, numeri che le hanno permesso

_____________________

115. http://www.calcioefinanza.it/2017/09/08/ricavi-juventus-stadium-confronto-europa-italia/

166


vazioni di primeggiare largamente in Serie A nelle ultime stagioni.[115] Dal 2011/12 al 2015/16, infatti, la Juventus ha avuto ricavi da stadio per complessivi 207 milioni, con una media di 41 milioni annui, circa 15 in media l’anno in più di quanto incassato dal Milan, 19 in più dell’Inter e più del doppio rispetto al Napoli. Un dominio, agevolato anche dall’aumento dei ricavi da abbonamenti (spinto a sua volta dall’aumento dei prezzi dei tagliandi stagionali). A livello europeo, però, la Juventus resta ancora distante dalle big. Prendendo in esame la “Top 10 Revenue 2015/16” di CF – Calcioefinanza.it, infatti, la società bianconera è stata negli ultimi anni il club con minori ricavi da stadio. La Juventus ha infatti ricavi da stadio pari a circa 1/3 di quelli di Real Madrid, Manchester United, Barcellona e Arsenal, che incassano tra i 127 e i 119 milioni di euro. Una distanza più che doppia separa i bianconeri da Bayern Monaco e Chelsea, con Liverpool e PSG lontani poco più di 20 milioni. A portata di “aggancio”, invece, il Manchester City, che nel 2015/16 (ultimi dati disponibili) ha infatti avuto ricavi da stadio maggiori per “soli” 11 milioni rispetto al club guidato da Andrea Agnelli. Una soglia che, data l’attuale capienza dell’impianto che la dirigenza bianconera considera adeguata (seppur il progettista abbia dichiarato che un ampliamento sarebbe possibile), diventa difficile superare ulteriormente, a meno di non considerare ulteriori incrementi del prezzo dei biglietti. Impatto degli investimenti in nuovi stadi sui conti dei top club.

Ultima stagione nel vecchio stadio

Prima stagione nel nuovo stadio

167


CAPITOLO 7- ST TRA ACCORDI «Roma è la città degli echi, la città delle illusioni e la città del desiderio.» Giotto.

168


ADIO DI ROMA: E DIBATTITI

169


7.1 Storia deg Duemila anni fa a Roma si costruivano opere grandiose, che hanno contribuito a renderla immortale, eterna. Strade, palazzi e stadi enormi capaci di accogliere centinaia di migliaia di persone. Il primo stadio edificato a Roma è stato quello di Domiziano,[116] i suoi trentamila posti a sedere sorgevano dove ora c’è Piazza Navona, e i suoi resti sono l’elemento più notevole di quella che oggi è l’altrimenti trascurabile Piazza di Tor Sanguigna. Dello Stadio di Domiziano rimane poco, a parte qualche traccia inglobata nella muratura dei palazzi. Dall’abbattimento dello stadio di Domiziano fino all’epoca moderna, Roma non ebbe più uno stadio (e in ogni caso era stata una delle poche città a vantarne uno di quella portata), ma neanche se ne sentiva la mancanza: l’idea delle competizioni sportive come si intendono oggi, e dei luoghi dove si praticano, semplicemente smise di esistere. Almeno fino al 1896, anno delle prime Olimpiadi moderne, al posto degli stadi erano diffusi i circhi.

Stadio di Domiziano a sinistra e l’odierna Piazza Navona a destra.

170


li stadi romani L’idea di costruire un nuovo stadio a Roma è nata da una serie di vicissitudini legate a Pierre de Coubertin. Era il 1908 e in programma c’era la IV edizione dei Giochi Olimpici dell’ epoca moderna e a contendersi l’onere dell’organizzazione erano Roma e Berlino. de Coubertin, che non nascose mai il sogno di portare i Giochi a Roma, provò a coronarlo assegnandone, in una sorta di “elezione” a candidato unico l’organizzazione alla capitale dell’allora Regno d’Italia. Ma la notizia, inaspettata, fu accolta piuttosto male nell’Urbe, poiché l’Italia si trovava nel bel mezzo di una crisi economica e non era in grado di organizzare la manifestazione, che in quegli anni significava soprattutto dotarsi di uno stadio all’altezza dell’evento. Lo stesso sindaco dell’epoca, Ernesto Nathan, si oppose fermamente al progetto, intuendo che le spese per la nuova struttura avrebbero portato la città alla bancarotta. Alla fine il compito di organizzare i Giochi del 1908 fu dato a Londra, che in un paio d’anni costruì il White City Stadium, da 20.000 posti. Da lì però fu evidente la necessità di dotare la capitale di uno Stadio adatto a ospitare grandi manifestazioni sportive, a volerlo fu un tale Bruto Amante,[117] uomo colto che ricopriva, all’inizio del secolo scorso, la carica di presidente della Federazione Scolastica Nazionale di Educazione Fisica e aveva a lungo spinto per la costruzione, a Roma, di un nuovo e moderno stadio che non facesse rimpiangere quelli antichi. Anzi, affascinato dalle rovine classiche, propose inizialmente un progetto imponente: ricostruire il Circo Massimo, ma dopo aver scartato l’ipotesi di riadattare quest’ultimo, il nuovo progetto commissionato da Amante (appoggiato nella sua idea da personaggi illustri come Gabriele D’Annunzio) agli architetti Giulio Magni e Giulio Podesti ne scaturiva uno stadio immenso (misurava 90 per 560 metri), la struttura era così grande che avrebbe potuto ospitare manifestazioni di educazione fisica ma anche competizioni ippiche, esposizioni e persino esperimenti di volo. Il sindaco Nathan per tali motivi decise di bocciare la proposta dopo un’attenta analisi del progetto,definendolo troppo oneroso. Il primo cittadino era però consapevole delle necessità della città e, se da una parte scartò l’ipotesi di Amante, dall’altra, propose di realizzare un progetto analogo, seppur con dimensioni ridotte, su un altro sito e nel 1911 si decise di affidare

_____________________

116. https://stadiodomiziano.com/resti-stadiodomiziano-sotto-piazza-navona-patrimonio-unesco/ 117. http://www.lavocedinewyork.com/lifestyles/sport/2016/07/19/ascesa-declino-dellimpero-sportivo-primo-stadio-roma/ 171


STADIO DI ROMA

il progetto di una struttura ex-novo allo scultore Vito Pardo e all’architetto emergente Marcello Piacentini, che a Roma, di lì a trent’anni, progetterà più o meno tutto. La pianta dello Stadio Nazionale P.N.F,[118] da erigersi in località Passeggiata Flaminia (vale a dire nella zona in cui oggi c’è il Flaminio), era una rielaborazione non troppo fantasiosa di quella dello stadio di Domiziano: stretto, lungo e a ferro di cavallo. Lo stadio P.N.F, per via del suo aspetto immediatamente datato e in forte contrasto con lo spirito razionalista di cui il regime si sentiva portatore risultò da subito inadeguato per rappresentare l’Italia del Duce, che avallò la costruzione di un complesso sportivo totalmente nuovo e più moderno appena al di là del Tevere, tra Monte Mario, i colli della Farnesina e Ponte Milvio. Il piano regolatore di quella allora avveniristica città dello sport fu redatto da Enrico Del Debbio, e prese il nome di Foro Mussolini (l’attuale Foro Italico). I lavori iniziarono nel 1927, su progetto dell’architetto Enrico Del Debbio e il 4 novembre 1932 vennero inaugurate le due strutture più importanti del Foro Italico: lo stadio “dei Marmi”, pensato per gli allenamenti degli atleti, e parzialmente quello “dei Cipressi” (o “dei Centomila”) destinato a ospitare le competizioni vere e proprie.

_____________________

118. http://www.ultimouomo.com/stadio-olimpico-una-biografia/

Stadio Nazionale P.N.F - Roma.

172


Storia degli stadi romani

Giornale dell’epoca riporta la notizia del rinnovo dello Stadio Nazionale.

Stadio dei Centomila - Roma.

173


STADIO DI ROMA

Quest’ultimo è l’embrione dell’attuale Olimpico, la struttura infatti al netto dei vari ampliamenti che ha subito nel corso di ottant’anni, non cambierà più il suo impianto originale. Poiché fino al 1937 lo stadio dei Cipressi aveva una sola fila di gradinate, e sembrava più che altro un ippodromo dall’aria dismessa, iniziarono i primi lavori di ampliamento a opera di Del Debbio e Moretti, destinati a portare in dote all’impianto un nuovo nome: stavolta lo stadio diventava “Olimpionico”, ma si interruppero nel 1940 a causa dello scoppio del secondo conflitto bellico e abbandonato venne usato come parcheggio dalle truppe alleate, e il fatto che gli alleati stabilirono nel Foro il loro quartier generale, contribuì in modo decisivo all’ottima conservazione del complesso durante quegli anni. I nuovi lavori di ampliamento e ristrutturazione iniziarono nel 1950 per mano degli ingegneri Valle e Roccatelli, in un primo momento, si pensò di costruire una struttura più complessa di quella effettivamente realizzata, ma la scarsità di fondi e le caratteristiche ambientali della zona indussero a una versione meno ambiziosa. Alla morte di Roccatelli nel 1951, la direzione dei lavori fu affidata all’architetto Annibale Vitellozzi. Si raggiunse così la capienza di circa 100 000 persone in vista dei XVII Giochi olimpici del 1960, e il 17 maggio 1953 venne inauguato con la partita di calcio Italia-Ungheria valevole per la Coppa Internazionale e, a seguire, l’arrivo della Napoli-Roma, sesta tappa del Giro d’Italia. Durante i Giochi della XVII Olimpiade del 1960 lo stadio fu la sede delle cerimonie di apertura e di chiusura, e delle competizioni di atletica leggera. In vista del campionato del mondo 1990, come ben si sa, tutti gli stadi coinvolti nella manifestazione subirono profonde trasformazioni e anche l’Olimpico, che avrebbe ospitato le prime cinque partite della Nazionale e la finale, non poteva che essere investito da un radicale intervento di rinnovamento, guidato ancora una volta dell’architetto Vitellozzi, già autore dell’ampliamento negli anni Cinquanta. Dal 1987 al 1990 il piano di intervento subì numerose modifiche, con il conseguente aumento dei costi; il progetto prevedeva un impianto per 85.000 posti, stavolta tutti al coperto, e l’avvicinamento di una decina di metri delle curve al terreno di gioco; oltre a una miriade di miglioramenti ai servizi e agli impianti, all’installazione dei maxischermi. In definitiva, l’impianto fu quasi interamente demolito e ricostruito in cemento armato, ad eccezione della Tribuna Tevere; ma l’intervento più imponente, che ridefinirà lo skyline del Foro Italico, fu senza dubbio la costruzione dell’enorme copertura che ricopriva tutti i settori dello stadio.

174


Storia degli stadi romani

Al termine dei lavori di ristrutturazione, pur con il risultato di un impianto indubbiamente imponente e affascinante, non si tenne conto dell’impatto sull’ambiente circostante, tant’è che l’innalzamento delle gradinate e la realizzazione della copertura stravolsero completamente i principi secondo i quali il precedente stadio era stato pensato e costruito. Nel 2007 è stato avviato un vasto piano di restyling riguardante l’interno dello stadio, per renderlo conforme alle norme UEFA, in vista della finale di Champions League che si è disputata il 27 maggio 2009. I lavori, conclusi nel 2008, hanno contemplato la messa a norma delle strutture, con miglioramenti per la sicurezza, l’adeguamento di spogliatoi e sala stampa, la sostituzione completa dei sedili, l’installazione di nuovi maxischermi digitali ad alta definizione, l’arretramento delle panchine, la parziale rimozione delle barriere in plexiglas tra gli spalti e il terreno di gioco, e una riduzione dei posti fino alla capienza attuale di 73 261 posti.

Stadio Olimpico - Roma.

175


7.2 Scelta e ana per il nuo Dopo una profonda analisi, l’area scelta su cui sorgerà il nuovo stadio è ricaduta su Tor di Valle per diversi motivi strategici, uno su tutti la sua posizione, facilemente raggiungibile sia dalla città sia dall’aeroporto di Fiumicino. I tifosi per raggiungere lo stadio potranno quindi farlo liberamente in auto e moto, percorrendo la via del mare, la via Ostiense e l’autostrada Roma-Fiumicino. L’area di Tor di Valle interessata dall’intervento, in quanto già edificata[119] (vi è presente l’ex-ippodromo), destinata da PRG vigente a “verde privato attrezzato” (in cui, ex art. 87 delle NTA, è ammessa la realizzazione di attrezzature sportive, di servizi connessi e complementari con indice di fabbricabilità pari a 0,09mq/mq di cui 0,03mq/mq di servizi e che, essendo destinata dal PRG previgente a Zona G4, potrebbe ospitare anche un mix funzionale tra cui commerciali, servizi, direzionale privato, ossia un mix funzionale di attrezzature sportive e servizi connessi e complementari),[120][121] geologicamente compatibile[122] e priva di vincoli di inedificabilità assoluta di alcun tipo, soddisfa i requisiti di Legge e, pertanto, rientra nella legittima facoltà di scelta del proponente. Occorre ricordare infatti che, il 15 marzo 2012 la AS Roma conferisce l’incarico a Cushman&Wakefield, azienda leader mondiale nell’intermediazione immobiliare, di individuare la zona più adatta ad ospitare il proprio impianto.[123] C&W inizialmente apre alle proposte dei privati, raggruppandone circa un’ottantina, per poi completare una prima scrematura che ne riduce il numero a una decina circa. Le aree selezionate vengono quindi sottoposte alla valutazione dei tecnici del Comune di Roma, i quali attestano che quattro di esse, fra cui Tor di Valle, soddisfano i requisiti di idoneità. In sede di Conferenza dei Servizi preliminare, l’Autorità di Bacino segnala la presenza nell’area prescelta di un rischio idraulico legato al fosso di Vallerano[124] e non al fiume Tevere, come invece denunciato erroneamente da alcuni istituti privati e partiti politici, e non avendo rilevato nulla di ostativo alla realizzazione del complesso, pone la sua messa in sicurezza definitiva come unica condizione necessaria, per quanto le concerne, alla dichiarazione di pubblico interesse da parte della giunta Marino[125] (consentirà al quartiere Torrino-Decima, tra l’altro, di vedere finalmente declassato il suo indice di rischio R4, a decenni dalla costruzione) riservandosi, in sede di Conferenza dei Servizi decisoria, di valutare l’impatto delle nuove strutture e disporre, eventualmente, ulteriori prescrizioni[124] (alcune già previste dal

176


lisi dell’area vo stadio proponente, come ad esempio la realizzazione tutto il complesso su un piano rialzato); il 2 cembre 2015, si conclude l’attività di indagine ologica sull’area interessata dall’intervento, ne accerta la compatibilità con lo stesso.

di digeche

Inquadramento generale.

ROMA

_____________________

119. http://www.gazzettaufficiale.it/eli/id/2013/12/27/13G00191/sg (comma 305 120. http://www.urbanistica.comune.roma.it/images/uo_urban/prg_vigente/prg_nta.pdf (art. 87, pagina 72) 121. http://www.urbanistica.comune.roma.it/images/uo_urban/prg_adottato/p3_17.pdf 122. http://www.geores.it/sito/wp-content/uploads/Case-study_Tor-di-Valle.pdf 123. http://www.asroma.it/it/notizie/comunicato-as-roma-cushmanwakefield-llp/ 124.http://www.vocegiallorossa.it/nuovo-stadio/ferranti-autorita-del-bacino-del-fiume-tevere-nostro-parere-condizionato-dalla-messa-in-sicurezza-del-fosso-di-vallerano-79502 125. http://www.urbanistica.comune.roma.it/images/news/assessorato/attivita/2014-18-12-stadio/stadio-presentazione.pdf (pagina 38) 177


7.3Tor di Valle: dalle corse Tor di Valle è la trentanovesima zona di Roma nell’Agro Romano, indicata con Z. XXXIX, si trova nell’area sud della Capitale, in un’ansa del fiume Tevere (riva sinistra), a ovest della via del Mare. La zona prende il nome da un casale con torre chiamato Turris della Vallora che ancora oggi si trova sulla Via Ostiense, restaurato (vi sorge una chiesa evangelista e un bar) più tardi Palazzetto di Torre della Vallore, indicato come Vallore da quegli ampi prati posti nell’ansa del Tevere (attuale Ippodromo). La circostante tenuta di Tor di Valle era immensa ed i proprietari erano più di uno, ma ognuno prevalentemente la utilizzava a pascolo, fino ai primi anni del XIX sec. apparteneva in gran parte al Collegio Germanico e in seguito poi sull’area sono sorti il complesso dell’ippodromo e la prima centrale di Cogenerazione e Teleriscaldamento.[126] L’area è divenuta famosa nella Capitale per la presenza dell’ippodromo che prende il nome della zona romana; progettato e realizzato dall’architetto Julio Lafuente, fu inaugurato il 26 dicembre del 1959 e sostituì, come ippodromo del trotto a Roma, l’ippodromo di Villa Glori, nella cui zona era in costruzione il Villaggio Olimpico, per le Olimpiadi del 1960.

Ippodromo di Tor di Valle - Roma.

178


cenni storici, al degrado L’ippodromo, celebre per essere stato il set del film Febbre da Cavallo, dopo cinquant’anni di corse, nel 2013 ha chiuso i battenti ed è stato acquistato da Luca Parnasi, che con James Pallotta mira a realizzarci la nuova casa della società giallorossa. Oggi la struttura cade a pezzi e tutt’intorno sembra una discarica a cielo aperto e per arrivarci bisogna passare in mezzo a cumuli di immondizia, materiale edile, motorini abbandonati e piccoli insediamenti di nomadi. Durante le giornata la zona è deserta, non c’è nessuno a parte la vigilanza privata che controlla la struttura giorno e notte e qualche ciclista che percorre la vicina pista ciclabile, sono rimasti solo gli ultimi ”residenti” che qui lavoravano prima che l’impianto chiudesse i battenti, e qui continuano a vivere in attesa di sapere se lo stadio si farà o no, se lo stadio venisse costruito, riceverebbero una buona uscita di circa 20 mila euro per lasciare le loro case, ma intanto, nell’attesa che arrivi quel momento, continuano a vivere senza elettricità, né riscaldamento perché il proprietario da quando ha comprato la struttura “ha staccato tutto”.[127]

_____________________

126. https://www.comune.roma.it/pcr/it/newsview.page?contentId=NEW121385 127. http://www.ilgiornale.it “Ippodromo di Tor di Valle: dalle corse al degrado” , Alessandra Benignetti 23/02/2017.

Ippodromo di Tor di Valle oggi - Roma.

179


7.4 Pianifazione dell’ Coinvolti nella pianificazione dell’area si trovano diversi professionisti, tra cui Lo studio LAND[128] di Adreas Kipar, il quale è stato coinvolto su diversi piani nel processo progettuale dello Stadio della Roma al fine di dare una strategia paesaggistica a questo intervento dal taglio spiccatamente internazionale e, al tempo stesso, fortemente radicato alle specificità di un luogo ricco di complessità. Si intende instaurare una continuità ecologica tra le sponde del Tevere attraverso una rete di parchi in grado di fare sistema e declinati, a seconda delle preesistenze, in un parco agricolo, un parco fluviale e un parco urbano. La connessione tra aree di natura e vocazioni differenti avviene attraverso il verde, che riporta in vita un paesaggio dimenticato grazie ad una nuova chiave di lettura. La volontà è pertanto quella di realizzare una vera e propria green infrastructure, in grado di generare una nuova polarità con funzioni attrattive che rivalutino sia dal punto di vista sociale, sia dal punto di vista ambientale, la preziosità di questo territorio. Il progetto intende consentire la massima accessibilità e continuità degli spazi aperti attraverso parchi urbani e piazze includendo collegamenti a diversi livelli in modo tale da implementarne la funzionalità, questo tipo di approccio fornisce, quindi, un’occasione di miglioramento di un importante hub pubblico e porta a una nuova sinergia tra i paesaggi attualmente frammentati delle rive del Tevere e dell’Agro Romano: con lo Stadio della Roma si può trasformare un problema in un’opportunità,[129] come affermò l’ex allenatore della Roma Luciano Spalletti; mettendo a punto una nuova identità per questo luogo. Il progetto “Stadio della Roma” a Tor di Valle è un ambizioso piano di intervento per la realizzazione di opere private e pubbliche aventi un valore pari a circa 1.600 milioni di euro, con oltre 440 milioni di euro per infrastrutture pubbliche. L’area viene articolata su tre comparti: il comparto principale è quello dello Stadio (Comparto A1Stadio), a questo sono legate le opere pubbliche di interesse generale e di urbanizzazione (viabilità e trasporti pubblici); gli altri comparti si riferiscono ad opere private per l’equilibrio

180


e progettualità area economico finanziario e sono il Comparto B1 - Business Park e il Comparto C1 - Retail/Entertainment (il cosiddetto Convivium). Il Comparto A1- Stadio (21 ettari) è l’elemento centrale della composizione e delle relazioni funzionali tra le diverse parti. Si colloca nella parte centrale dell’area, generando percorsi e piazze che accompagnano gli spettatori e definiscono spazi capaci di attrarre attività di varia natura. Il Comparto B1 - Business Park (12,5 ettari) è il secondo centro della composizione generale, esso si colloca a ovest dei percorsi di avvicinamento allo Stadio ed è caratterizzato da tre torri circondate da una serie di edifici più bassi raggruppati in corti. Qui l’elemento centrale e generatore del sistema è una piazza circolare connessa visivamente e funzionalmente con il sistema degli spazi pubblici dello Stadio. Il Comparto C1 - Retail/Entertainment (5 ettari), posto al centro degli altri due comparti, è composto da un sistema di piazze pubbliche, che rappresenta l’accesso principale allo Stadio ed è fornito di servizi d’intrattenimento, negozi, bar e ristoranti. Tale comparto si sviluppa lungo un percorso pedonale di collegamento con la nuova stazione di Tor di Valle e si tratta di un complesso a destinazione mista che dovrebbe rendere l’area un luogo di intrattenimento in tutti i giorni dell’anno. Una tipologia di investimenti riguarda l’ambiente e gli interventi di mitigazione, tra cui quello del rischio idraulico, riguardanti la messa in sicurezza idraulica del Fosso di Vallerano e il consolidamento dell’argine del Tevere, nei pressi della confluenza del fosso; la ricostituzione di una fascia ripariale sia per conferire la rinaturalizzazione della fascia vegetazionale lungo le sponde del Tevere sia per non generare ostacoli al deflusso delle acque di esondazione; la realizzazione di una fascia di mitigazione olfattiva al confine con il depuratore ACEA; la progettazione di un landscape plan per i 34 ettari di parco che circondano l’area e si affacciano sul Fiume Tevere.

_____________________

128. http://www.aiapp.net/stadio-della-roma-tor-di-valle/ 129. http://www.stadiodellaroma.com “Spalletti: Lo Stadio della Roma è un’opportunità”, 6 Febbraio 2017.

181


STADIO DI ROMA

Il progetto prevede la realizzazione di numerose opere pubbliche, contempla ad esempio l’adeguamento del sistema infrastrutturale esistente al fine di assicurare la sostenibilità trasportistica delle opere (l’obiettivo è garantire che almeno il 50% dei fruitori possa essere servito dal trasporto pubblico). La realizzazione del nuovo impianto per il club giallorosso è finaziata privatamente e ogni infrastruttura pubblica sarà migliorata e finanziata anch’essa allo stesso modo per l’utilizzo di tutti. Allo stadio saranno disponibili numerosi parcheggi per auto, moto e pullman e agli abbonati ai settori premium, saranno messi a disposizione parcheggi più vicini alla struttura; inoltre si prevede un miglioramento dei trasporti pubblici con l’estensione della linea ferroviaria Roma-Lido, della linea metropolitana B e nuove infrastrutture stradali, come la riunificazione della via Ostiense e la Via del Mare, il nuovo asse di collegamento con Roma Fiumicino e due nuovi ponti sul Tevere; tutto ciò affinché il trasporto pubblico risulti più efficiente dell’esistente. Il quartiere di Tor di Valle sarà accessibile da nord dalla stazione Magliana e dal ponte ciclopedonale che, dalla quele, offrirà un eventuale accesso all’area; il parco che sorgerà nella zona ovest sarà uno spazio verde naturale e bene illuminata, destinata a scopi pubblici e ricreativi; Schema dei Comparti (Fonte: EURNOVA – Stadio TDV SpA, 2016).

A1- Stadio B1- Business Park C1- Retail/Entertainment

182


Pianificazione e progettualità dell’area

la rampa della nuova stazione di Tor di Valle sarà l’entrata principale allo stadio, in cui al suo interno ci sarà un’area adibita all’intrattenimento. [130]

L’ambizioso piano di opere pubbliche appena descritto dovrebbe cambiare il volto del quadrante in termini di sicurezza, ambiente e viabilità. Gli investimenti principali, tutti finanziate da soggetti privati, possono essere suddivisi in quattro categorie: 1. investimenti a fini privati (comparti A1, B1, C1); 2. opere pubbliche infrastrutturali di interesse generale; 3. opere a scomputo oneri di urbanizzazione; 4. opere finanziabili con contributo al costo di costruzione.[131]

_____________________

130. http://www.stadiodellaroma.com/it/video 131. “Valutazione dell’impatto economico e sociale dello Stadio della Roma”, Roma, novembre 2016, (pdf pag.13).

Pianificazione dell’area di Tor di Valle.

183


STADIO DI ROMA

Dopo tanti anni, in una città come Roma, si può ancora percerpire quanto la passione per le grandi opere architettoniche e per gli eventi sportivi sia ancora viva, pulsante e radicata anche se quegli stadi sono un pò cambiati. Era il 24 marzo 2016 quando l’A.S. Roma conferma la propria ambizione di diventare uno dei più grandi club calcistici al mondo, e il nuovo e decisivo passo in avanti verso quest’obiettivo avvenne con la presentazione del progetto “Stadio della Roma”, l’impianto avveniristico da 52.500 posti, espandibile fino a 60.000 in occasione di partite internazionali ed eventi speciali. Lo “Stadio della Roma” è parte centrale della visione e strategia della nuova proprietà del club, che punta a posizionarlo tra i protagonisti assoluti del calcio globale. Accanto al nuovo stadio sorgerà una struttura di altissimo livello che ospiterà gli allenamenti della squadra e che comprenderà due campi regolamentari, un campo di piccole dimensioni, palestre e strutture di riabilitazione fisica, progettati per garantire al club tutti gli strumenti necessari per competere ai massimi livelli. Progettato dall’architetto Dan Meis,[132] è stato ideato per evocare una delle icone romane più amate e caratteristiche, il Colosseo, e verrà costruito con le più moderne tecnologie, mediante una suggestiva e versatile fusione di acciaio e vetro, con una facciata in pietra che richiamerà alla memoria i classici archi dell’Anfiteatro Flavio e infine, ciò che completerà l’opera, sarà una copertura di vetro opaco e teflon che proteggerà gli spettatori dagli eventi atmosferici. Questo “moderno Colosseo” sarà più di un semplice stadio di calcio, sarà l’epicentro sociale e commerciale della città; aperto tutto l’anno, presenta un ampio spazio commerciale con negozi, ristoranti, bar e il museo interattivo sulla A.S. Roma (Hall of Fame); construito per i tifosi, cittadini e turisti provenienti da tutto il mondo. All’interno del complesso saranno presenti tra i più innovativi marchi italiani al mondo e l’area di Roma Village, adiacente allo stadio, ospiterà numerosi eventi sponsorizzati dal club giallorosso e, nei giorni delle partite, sarà un “fan village”. L’area dedicata al Roma Village[130] è un’interpretazione moderna dei luoghi artistici della Capitale come la famosa scalinata di Piazza di Spagna, rinterpretata qui con lo scopo di fungere come tribuna esterna per i tifosi in occasione di partite trasmesse su grande schermo; la famosa e storica curva sud destinata alla tifoseria romanista, fungerà come anfiteatro per assistere non solo alle partite ma, da ottimo stadio po-

184


Pianificazione e progettualità dell’area

lifunzionale che si presta ad essere, anche a spettacoli, concerti ed esibizioni artistiche che si terranno durante il corso l’anno. La realizzazione dello stadio rappresenterà un globale balzo in avanti non solo per la questione legata agli stadi, ma per tutte le altre infrastrutture legate agli eventi sportivi (come è stato il caso dello Juventus Stadium). Funzionando sia come complesso sportivo che come centro d’intrattenimento, stando al progetto dell’architetto americano, lo “Stadio della Roma” diventerà una delle nuove attrazioni di Roma e sarà la nuova casa multifunzionale dei tifosi di calcio tra i più passionali al mondo, e non si limiterà ad ospitare eventi senza precedenti solo nei gironi delle partite, ma a livello sociale ed economico fornirà infrastrutture e opportunità per la Capitale ma anche per privati e aziende provenienti da tutta Italia.

Campi di allenamento

Stadio

Hotel

Uffici

Stazione di Tor di Valle

Nike storeRoma Museum

_____________________

132.http://www.archiportale.com/news/2014/03/architettura/presentato-il-nuovo-stadio-della-as-roma-progettatoda-dan-meis_38648_3.html 185


7.5 Impatti econ Le previsioni fornite dal modello econometrico indicano che la realizzazione del progetto Stadio della Roma a Tor di Valle contribuirà positivamente alla crescita dell’economia romana. L’intervento, interamente a carico del soggetto privato, è pari a circa 1.600 milioni di euro in sei anni, dei quali circa 2/3 nei primi tre anni e 1/3 negli ultimi tre. In base ai dati forniti, l’incremento cumulato del PIL prodotto dall’intervento è previsto pari a 5,7 miliardi di euro dopo 3 anni (2020), 12,5 miliardi dopo 6 anni (2023) e 18,5 miliardi dopo 9 anni (2026) e, in termini di valore aggiunto, l’impatto economico del progetto dello Stadio sulla città di Roma sarebbe pari a circa due volte e mezzo quello prodotto dall’EXPO 2015 sulla città di Milano e superiore del 68% a quello del Giubileo; quello sulla Regione Lazio sarebbe pari a una volta e mezzo quello prodotto dall’EXPO sulla Regione Lombardia. La creazione del progetto Stadio della Roma – Tor di Valle dovrebbe avere effetti positivi anche sul mercato del lavoro, nel periodo di riferimento, si rilevano variazioni positive sostanziali in termini di aumento dell’occupazione, riduzione del tasso di disoccupazione e aumento dei salari reali rispetto al benchmark di riferimento, ed è attesa una riduzione del tasso di disoccupazione di circa 0,8 punti percentuali. Considerando le imposte sui redditi e sui consumi, l’incremento annuale medio delle entrate fiscali nel periodo considerato è previsto pari a 142 milioni; le entrate cumulate sono pari a 1,4 miliardi alla fine del 2026 e il gettito cumulato per l’amministrazione locale è di circa 30 milioni di euro. Dal punto di vista sociale le opere di interesse strettamente generale ammontano a 262 milioni di euro e sono realizzate interamente a carico del proponente e gli interventi sul verde pubblico riguardano circa 62 ettari; il progetto prevede un investimento di circa 170 milioni per interventi a favore della viabilità privata e circa 211 milioni per interventi di potenziamento del trasporto pubblico e in favore della mobilità sostenibile. Gli interventi di risanamento ambientale contribuiscono alla mitigazione del rischio idraulico, grazie alla messa in sicurezza del Fosso di Vallerano e il consolidamento dell’argine del Tevere nei pressi della cofluenza del Fosso, riducendo notevolmente l’effettivo rischio idraulico dell’abitato di Decima-Torrino (circa 10.000 abitanti) portando il livello di rischio da R4 e R3

186


omici e sociali al livello più basso. Gli interventi sulla rete ferroviaria e metropolitana, insieme alle nuove infrastrutture stradali contribuiscono al decongestionamento della città e al miglioramento della connettività, sia locale che tra il centro e zone periferiche. Il beneficio per gli spettatori generato delle nuove connessioni di trasporto collegate ai soli eventi nel nuovo stadio è rilevante; ad esempio, dopo gli interventi, almeno il 50% del flusso di mobilità legato agli eventi usufruirà del trasporto pubblico. I numeri di sintesi del progetto ( in Mln di euro) - Fonte: EURNOVA–Stadio TDV, 2016.

PIL e consumi privati ( in Mln di euro) - Fonte: EURNOVA–Stadio TDV, 2016.

187


STADIO DI ROMA

Impatto sull’occupazione - Fonte EURNOVA–Stadio TDV, 2016.

Quadro economico generale progettazione e costruzione (valori in euro). Fonte: EURNOVA–Stadio TDV, 2016.

188


Impatti economici e sociali

Potenziamento delle infrastrutture dei trasporti - Fonte EURNOVA–Stadio TDV, 2016.

Interventi di risanamento ambientale - Fonte EURNOVA–Stadio TDV, 2016.

189


7.6 Roma e lo st tappe di una vic La costruzione di un nuovo stadio, ad uso esclusivo dell’ AS Roma, è stata fin da subito uno degli obiettivi principali di James Pallotta (presidente della Associazione Sportiva Roma dall’ agosto 2012) e di tutta la nuova dirigenza americana della società, indicandola come un punto cruciale per lo sviluppo economico e calcistico della società. Come già citato in precedenza, il lavoro congiunto tra il Comune di Roma e la società sportiva è dunque iniziato diversi anni fa: era il 2012, e a governare la città di Roma c’era la giunta Alemanno, ed è in questa fase che la Cushman&Wakefield, società di consulenza immobiliare, decide di utilizzare l’area di Tor di Valle per la realizzazione dell’opera e incarica Luca Parnasi di Parsitalia per la realizzazione del lavoro. Iniziano dunque i primi lavori di progettazione. Dopo le elezioni comunali del 2013 la palla passa alla giunta Marino che, dopo lunghe trattative relative soprattutto alla funzionalità dell’opera per l’interesse pubblico, il 26 marzo 2014 il plastico dello stadio viene svelato al Comune della Capitale alla presenza del presidente della A.S. Roma, James Pallotta, e del sindaco Ignazio Marino che, nel settembre dello stesso anno trova un accordo con l’AS Roma e firma quindi una delibera per la realizzazione, la quale prevede che la costruzione dello stadio sia vincolata dalla realizzazione di opere utili all’interesse dei cittadini romani: il potenziamento del trasporto ferroviario, il miglioramento della viabilità del Grande Raccordo Anulare, la realizzazione di un ponte per adeguare il collegamento con l’aeroporto di Fiumicino e interventi per la messa in sicurezza di tutta la zona, da sempre sottoposta a rischio esondazione). Il tutto a carico esclusivamente del privato. I lavori sembravano poter iniziare a breve, tanto che venne inizialmente indicato il 2017 come possibile anno di inaugurazione dello stadio. Nel 2015, il sindaco Marino incontra il responsabile del progetto Mark Pannes, il quale affermò che la società si sarebbe impegnata a consegnare entro il 15 giugno 2015 l’intero progetto comprendente lo stadio, le infrastrutture necessarie e gli altri edifici. Procedendo di ritardo in ritardo si giunge al 2016, anno in cui Virginia Raggi diventa la Sindaca di Roma.

190


adio: tutte le enda complicata È la terza amministrazione a dover occuparsi della questione, ed è anche quella che meno di buon occhio vede tutto il progetto, con la conseguenza di dover ripartire quasi da zero, dichiarando che lo stadio della Roma si sarebbe fatto da un’altra parte, non più a Tor di Valle ma a Tor Vergata e senza uffici, perché altriementi sarebbe stata una speculazione edilizia e perché a Roma ci sono già le torri dell’Eur ad essere vuote e inutilizzate, non avrebbe senso realizzare altri tre grattacieli. Tale notizia che spiazzò tutti, inoltre dopo il no alle Olimpiadi di Roma 2024, i dibattiti tra il sindaco Virginia Raggi e il mondo dello sport cambiano obiettivo e mettono nel mirino il nuovo stadio della Roma. Il nuovo assessore all’urbanistica della giunta Raggi Paolo Berdini espone con chiarezza le proprie contrarietà a riguardo al programma radiofonico “Radio Radicale” il 26 giugno 2016,[133] dando luogo a discussioni e confronti su tale argomento con il suo predecessore assessore all’urbanistica della giunta Marino, prof. Giovanni Caudo, e l’urbanista Emanuele Montini esponente dell’associazione di salvaguardia dei beni culturali, artistici e naturali Italia Nostra ONLUS. Berdini, schieratosi contrario allo stadio, affermava che Roma lo stadio lo ha già, e non uno ma ben due, lo stadio Olimpico e il Flaminio (quest’ultimo in raccapricciante stato di abbandono e degrado). A Radio Radicale presenta che il problema principale è dato dalle cubature di cemento richieste che vengono date al privato per realizzare e far funzionare lo stadio e tutto ciò che si svilupperà intorno, tutto ciò inutile ed esagerato; inoltre la tesi sostenuta dal nuovo assessore è che secondo il suo parere il privato dice di voler regalare alla città una nuova casa polifunzionale per Roma ma in realtà, dal suo punto di vista, non è un vero e prorprio regalo perchè per farlo tutto ciò alla città costa. Affermava inoltre che sarebbe stato meglio, da parte delle amministrazioni precedenti, concentrarsi meglio per provvedere a risolvere altri problemi ben più importanti per la Capitale, come la linea ferroviaria Roma-Ostia che vive di disagi e ritardi, piuttosto che parlare di sostenere la realizzazione di uno stadio dai costi folli; ma oltre a questo Berdini pone un altro problema: una volta realizzato il progetto Stadio di Roma-Tor di Valle,

_____________________ 133. Radio Radicale, 26 giugno 2016, video.

191


STADIO DI ROMA

chi si occuperà della manutenzione delle nuove infrastrutture realizzate ad hoc una volta concluso, come lo definisce lui, questo “videogioco” che sta indebitando follemente la città di Roma. Uno dei suoi punti fermi infine era bloccare questa “questione urbanistica scellerata” con ogni mezzo disponibile, perchè lui non si schierava contro lo stadio, ma alla localizzazione in cui sarebbe sorto. Iniziano dunque le discussioni tra la giunta e le compagnie realizzatrici, ma anche tra i singoli componenti della giunta e gli esponenti del M5S, procando contrasti interni che portano, ad esempio, alle dimissioni dell’assessore Paolo Berdini, che alla fine si è visto costretto a gettare la spugna proprio mentre il progetto dello stadio era a un punto di svolta.[134] Questo scenario presentava una speranza per la realizzazione dell’opera, dal momento che le questioni su cui trovare un accordo erano ancora molte, ed iniziava a profilarsi perfino la possibilità di una serie di ricorsi e controricorsi tra Comune e AS Roma se il progetto non fosse andato in porto (ipotesi poi bocciata dall’avvocatura). Dopo quindi una serie di batti e ribatti il 24 febbraio 2017, il fatidico giorno in cui l’Amministrazione Comunale riesce a trovare l’accordo in tutto e per tutto con l’ AS Roma e Parsitalia. Quello che si ottiene da questo accordo è un piano di gran lunga ridimensionato, un “progetto 2.0” definito da Virginia Raggi. Se all’inizio il progetto prevedeva oltre allo stadio un grande Business Park caratterizzato dal cosiddetto “trilogy” (un complesso di tre grattacieli realizzati dall’ archistar Libeskind), nel nuovo progetto 2.0 questo trilogy sparisce, dato il parere negativo dalla giunta anche a causa del suo impatto visivo. Rimane in ogni caso il Business Park, le cui cubature (la quantità di volume occupata da un qualsiasi edificio) diminuiscono di circa il 60%; riduzione che, insieme ad altre modifiche, porta ad un dimezzamento delle cubature complessive dell’impianto costruttivo. La giunta ha lottato per far sì che il progetto fosse anche più “green”: tutti gli edifici dovranno rispettare lo standard energetico di livello 4A (il più alto al mondo) ed essere costruiti secondo le regole della bioarchitettura (utilizzo di materiali ecocompatibili).[134] Il 24 novembre 2017,[135] dopo mesi di tira e molla fra le istituzioni locali e nazionali, si risolte grazie a una semplice telefonata fra i ministri Luca Lotti (Sport) e Graziano Delrio (Infrastrutture e Trasporti).

192


Tutte le tappe della vicenda

A quanto si è appreso da fonti governative, i due esponenti dell’Esecutivo hanno concordato nel trovare la soluzione per stanziare circa 100 milioni di fondi pubblici, relativi alla progettazione di un ponte che colleghi via della Magliana all’ansa del fiume che ospiterà l’impianto giallorosso, infrastruttura inizialmente prevista nel precedente progetto presentato nel 2014 (ai tempi in cui in Campidoglio c’era Ignazio Marino) e poi depennato con la revisione del piano concordato con l’amministrazione di Virginia Raggi. Il ponte di Traiano, infatti, era stato reputato “indispensabile” nel primo parere del Ministero Infrastrutture e Trasporti, nonostante la presenza di un’altra opera finanziata dal Governo, il cosiddetto Ponte dei Congressi, progettato nel 2000 e inserito nello Sblocca Italia del 2014. Non solo, secondo quanto si è potuto apprendere da fonti regionali, sia la Regione Lazio che il Governo avevano dato parere positivo al progetto ma con prescrizioni, relative proprio all’assenza di questa opera definita “prioritaria”, sebbene la società composta dall’As Roma di James Pallotta e dall’Eurnova del costruttore Luca Parnasi, avessero ribadito più volte che “dagli studi fatti sulla viabilità cittadina sarà sufficiente il Ponte dei Congressi, la cui inaugurazione è tuttavia prevista per il 2022. Nei giorni successivi a tali notizie, viene approvato il V.I.A. (Valutazione di Impatto Ambientale) e la Regione Lazio convoca la Conferenza dei Servizi, invitando tutte le componenti ad esprimente in modo chiaro il loro assenso o dissenso e, finalmente, il 5 dicembre 2017 è arrivato il via libera definitivo.[136]

_____________________

133. http://www.huffingtonpost.it, “Paolo Berdini si dimette dall’incarico di assessore all’Urbanistica di Roma e lo stadio è a un punto di svolta“, 14 febbraio 2017. 134. https://medium.com, “Roma e lo stadio: tutte le tappe di una storia complicata“, 24 febbraio 2017. 135. https://www.ilfattoquotidiano.it, “Stadio della Roma, vicino il via libera definitivo ma con i soldi del governo: 100 milioni per un altro ponte sul Tevere“, di Vincenzo Bisbiglia, 24 novembre 2017. 136. https://sport.sky.it “Stadio Roma, svolta storica: c’è l’ok definitivo. Tutte le tappe della vicenda”, 5 dicembre 2017. 193


7.7 La stitua L’ assessore all’Urbanistica Luca Montuori,[137] afferma che l’iter prevede che la Regione, una volta stilato il verbale conclusivo della Conferenza dei Servizi, lo trasmetta alle amministrazioni che hanno partecipato. Nella sua versione definitiva il verbale costituisce l’adozione del progetto quindi è come se fosse adottata una variante al piano regolatore, da quel momento in poi il progetto segue la fase approvativa di quella variante al piano regolatore, quindi sono trenta giorni di pubblicazione, trenta giorni a disposizione per fare delle osservazioni, un tempo limitatamente breve per fare le controdeduzioni e a quel punto il progetto va in giunta che lo propone per l’approvazione all’assemblea capitolina. Una volta approvato in assemblea capitolina costituisce variante urbanistica, è in questo processo c’è la convinzione che per marzo 2018 si dovrebbe arrivare all’approvazione all’assemblea capitolina e dare il via alla fase dei cantieri e delle gare europee per la realizzazione delle opere. Infine, afferma Montuori, da marzo in poi si vedranno all’opera coloro che dovranno occuparsi della realizzazione dell’impianto. Il giorno dopo il via libera della Conferenza dei servizi della Regione Lazio al progetto del nuovo stadio della Roma, il direttore generale giallorosso Mauro Baldissoni fissa la tabella di marcia: “L’obiettivo è avviare i cantieri per fine aprile, massimo inizio maggio del 2018, quindi nella prossima primavera in modo poi da avere i tempi di costruzione che possono variare dai 26 ai 28 mesi. E quindi avere come obiettivo raggiungibile la stagione 2020-21”,[138] spiegò Baldissoni a ‘Roma Radio’, l’emittente radiofonica ufficiale del club capitolino. Il nuovo stadio non è né nella Raggi, né di Marino, né di nessun altro, sarà lo stadio della Roma, dei tifosi, di chi lo utilizzerà. Dato che tre amministrazioni hanno scelto come area idonea alla sua realizzazione Tor di Valle, la Regione ha avuto un solo assillo: fare in modo che concentrare in quella zona 50mila persone fosse un elemento positivo per i cittadini di quell’area, con servizi e infrastrutture che migliorerebbero la quotidianità delle persone che lì abitano.

194


zione attuale Un’osservazione più che giusta della quale si dovrebbe tenere conto, è cercare di dare tempi certi per la realizzazione del nuovo impianto e la riqualificazione della zone in cui esso sarà localizzato, altrimenti nessun imprenditore investirà più a Roma. Le istituzioni è fondamentale che collaborino tra loro perché, come si è potuto constatare, la discontinuità amministrativa che la Capitale ha avuto in questi ultimi anni è stata un problema serio per la questione del nuovo stadio giallorosso; la competizione tra le varie forze politiche non deve essere tra chi la spara più grossa, ma tra chi è più bravo a risolvere i problemi dei cittadini. Una grande speranza è quella che lo stadio sia l’inizio di una nuova svolta nell’ambiente romano e laziale, una svolta positiva e non un ennesimo fallimento, che possa essere un motivo in cui tifosi e cittadini possano sentirsi rappresentati e che non venga utilizzato solo ed esclusivamente per le partite di calcio, ma che possa essere un centro multifunzionale sfruttato per tante altre iniziative come descritto in precedenza.[139]

_____________________

137. https://www.vocegiallorossa.it, “Stadio, Montuori: Per marzo dovremmo dare il via alla fase dei cantieri “, 13 dicembre 2017. 138. http://argomenti.ilsole24ore.com/stadio-roma.html 139. https://www.vocegiallorossa.it/nuovo-stadio/stadio-civita-la-nostra-preoccupazione-e-garantire-tempi-certi-altrimenti-nessun-imprenditore-investira-piu-su-roma-157133

195


7.8 Osser Per trarre delle conclusioni e fare delle giuste riflessioni riguardo la complicata e intricata questione del nuovo stadio di Roma, è stata sostenuta un’intervista all’ex assessore all’urbanistica di Roma della giunta Marino, il prof. Giovanni Caudo. Egli con molta disponibilità e professionalità ha risposto alle domande che gli sono state poste direttamente dal sottoscritto, favorendo esaustivi chiarimenti agli interrogativi sorti durante lo studio di tale vicenda. Da questa intervista è stata fatta luce sui principali motivi che hanno bloccato più volte l’avanzamento della questione stadio,: L’intervento urbanistico dello Stadio è stato oggetto di una vera e propria campagna di “stampa contro” da parte de “Il Messaggero”, il principale giornale romano. Il primo articolo è del luglio 2014, quindici giorni dopo la consegna del progetto. Nel merito le obiezioni che sono state fatte come quella del rischio esondazione, si sono rivelate strumentali dato che le autorità preposte già nella conferenza di servizi preliminare (31 luglio 2014) avevano escluso qualsiasi rischio nell’area dello stadio e prescritto degli interventi di messa in sicurezza che riguardavano aree esterne all’area scelta (il fosso di Vallerano). Più complesse e articolate le obiezioni dell’INU che muovevano però da una “difesa” del PRG nel suo complesso che con questo intervento, a loro dire, veniva ad essere stravolto. Caudo ha più volte espresso che l’area in questione non era un’area agricola o di agro romano, bensì un’area edificabile del PRG vigente dove si potevano autorizzare in attuazione diretta circa 112.000 mq di superficie per funzione sportive, terziarie e alberghiere. La campagna di stampa ha utilizzato e ripetuto come un mantra il rischio esondazione, la speculazione edilizia sulle aree agricole e l’incremento della cubatura, tre questioni descritte in modo tendenzioso, senza che né gli urbanisti romani né le associazioni ambientaliste sentissero la responsabilità di fare chiarezza. Oltre al contesto del dibattito pubblico appena descritto sopra, c’è una difficoltà della macchina amministrativa a predisporre atti così complessi entro tempi determinati; nel caso di Roma comunque, se si guarda solo all’iter politico amministrativo, si può affermare che è possibile gestire iniziative immobiliari cosi complesse che

196


vazioni coinvolgono investitori esteri e ingenti risorse economiche. Di seguito la cronologia dei principali atti: - 29 maggio 2014 consegna dello studio di fattibilità del proponente; - 1 luglio 2014 apertura punto informativo alla casa della città di tutti i materiali dello studio di fattibilità; - 30 luglio 2014 avvio della conferenza di servizi preliminare con richiesta di modifiche dello svincolo autostradale; - 12 agosto integrazione svincolo autostradale;

sulla

posizione

dello

- 30 agosto 2014 chiusura della conferenza di servizi preliminare; - 4 settembre approvazione della delibera di giunta con le condizioni per la di dichiarazione di pubblico interesse (50% di utenti dello stadio con i mezzi pubblici attraverso: livello di servizi di 16 treni l’ora nella stazione di Tor di Valle (8 sulla Roma Lido e 8 su una proposta di estensione della linea B da Magliana fino a Tord i valle oppure 16 tutti sulla Roma Lido); collegamento ciclo pedonale con la stazione FL1 di Magliana; messa in sicurezza del Fosso di Vallerano; collegamento con l’autostrada Roma Fiumicino (costo delle opere esterne al progetto Stadio pari a 195 milioni di euro, la realizzazione e il costo delle opere è a carico del proponente che deve assicurane il funzionamento al momento del primo utilizzo dello Stadio). L’ammontare di queste opere costituisce anche il riferimento per stabilire la compensazione urbanistica. - 22 dicembre 2014 approvazione in assemblea capitolina delle condizioni per la dichiarazione di pubblico interesse. Fine della procedura prevista dalla norma, la quale riparte se il proponente consegna il progetto definitivo adeguato alle condizioni poste per la dichiarazione di pubblico interesse. - Giugno 2015 Consegna del progetto definitivo da parte del proponente; - Luglio 2015 verifica da parte di Roma Capitale del rispetto delle condizioni sul pubblico interesse;

197


STADIO DI ROMA

- 5 agosto 2015, invio del progetto, come prevede la legge, alla Regione Lazio per la fase della conferenza decisoria (il trasferimento del progetto è stato accompagnato da una relazione degli uffici di Roma Capitale con elencate le carenze documentali e tecniche del progetto); - agosto 2015, la Regione informa il proponente del ricevimento del progetto e chiede l’integrazione documentale e tecnica segnalata dagli uffici di Roma Capitale; - ottobre 2015 il sindaco marino è dimissionato; - Giugno 2016 il proponete consegna alla Regione e al Comune le integrazioni documentali e tecniche richieste ad agosto 2015. Dalla cronologia riportata si può capire come l’interruzione amministrativa romana ha allungato di circa un anno i tempi di realizzazione. Nel merito del contenuto del progetto la discontinuità amministrativa ha consentito al proponente (AS Roma) di svincolarsi da quasi tutti gli obblighi economici e di realizzazione delle opere su cui era stato riconosciuto il pubblico interesse. Un ulteriore interrogativo che ci si pone è quello di capire che ruolo ha il soggetto pubblico in vicende come questa e come si comporta il soggetto privato, e le difficoltà che si presentano tra loro. Stando alle parole di prof. Caudo “La città è pubblica e la costruiscono i privati con la regia del pubblico. Il comune di Roma non ha subito la proposta del privato, come si è detto, caso mai il contrario.” L’asse tra la via C. Colombo, l’Eur e la direttrice per l’aeroporto di Fiumicino era individuato nel programma elettorale di Marino e poi nella delibera di insediamento nel programma di mandato, come uno dei principali assi territoriali di sviluppo urbano. Molte delle scelte, pubbliche e private, sono state fatte per dare forza a questo asse: la ex fiera di Roma, le Torri dell’Eur, il completamento del Nuovo Centro Congressi (la Nuvola) ecc. Anche l’obiezione su come il pubblico subisce le scelte del privato è stata strumentalizzata nel dibattito pubblico senza che si volesse mai prendere atto che la verità era quanto meno leggermente diversa, se non proprio l’opposto. Il pubblico interesse si concretizzava poi, oltre che nella patrimonializzazione in opere pubbliche (quelle messe a condizione del pubblico interesse incidevano per circa il 27% dell’investimento privato), nell’apertura agli investitori

198


Osservazioni

esteri che avrebbe dato un contributo importante a ridurre l’immagine di Roma di una città sussidiata dalle risorse economiche statali. Certamente un investimento che avrebbe portato nell’arco dei primi due anni almeno 700/800 milioni di investimenti avrebbe rappresentato un importante contributo per contrastare la crisi della città. Non è una immagine che fa fede ai criteri dello sviluppismo, si deve contestualizzare: Roma è da sempre un città sussidiata dove anche l’imprenditoria locale vive di risorse pubbliche. Caudo durante l’intervista aggiunge: “A Roma nel 2013 gli investimenti esteri ammontavano a circa un decimo di quelli di Dublino; Roma è un mercato chiuso, quasi un feudo difeso anche a costo di alimentare un dibattito pubblico fuorviante.” Il 5 dicembre 2017 è stato dato finalmente il via libera per la realizzazione dello fantomatico stadio, ma gli interrogativi restano ancora molti, tra questi è lecito chiedersi: Ora che c’è il via libera per lo stadio, verrà data precedenza a quest’ultimo o alle opere pubbliche? Non c’è alcuna sicurezza che le opere pubbliche si realizzino contemporaneamente allo stadio. Per le poche opere pubbliche a carico del privato rimaste nel progetto attuale (ora incidono per appena il 9% sull’investimento privato), è previsto solo un contributo finanziario del privato ma la realizzazione non è più a carico di questo. Condizione questa che vale soprattuto per gli interventi del trasporto pubblico. L’AS Roma, come soggetto proponente privato, potrà quindi versare delle fidejussioni per rispettare l’obbligo e si potrà aprire lo stadio anche se le infrastrutture non ci sono.

199


STADIO DI ROMA

200


STADIO DI ROMA

201


CAPITOLO 8

202


CONCLUSIONI

203


8.1 Stadio di pr occasione per lo Questa è una domanda che non può avere una risposta concreta perchè, i fattori in gioco e le dinamiche che interessano la questione sono numerosi. Per cercare di dare una possibile soluzione e una risposta soddisfaciente a tale quesito, si proverà a definire delle linee guida che vadano a favorire la posizione dei soggetti pubblici che partecipano alla questione della privatizzazione degli stadi e delle aree in cui questi sono destinati a sorgere. A tal proposito, la questione principale quindi, è quella di capire dove ipoteticamente possono essere localizzati questi complessi polifunzionali e se effettivamente, attraverso la loro costruzione, porteranno un vantaggio concreto all’area in cui sono destinati e alla città. Le società di calcio italiane nel presentare i loro progetti usano come riferimenti, e come esempi virtuosi di riqualificazione urbana, molto spesso alcuni casi Europei ed Extra Europei, ma non sempre questi sono esportabili e realizzabili in qualsiasi contesto, perchè aspetti come mentalità, contesti urbani, normative urbanistiche e componenti economiche e sociali sono differenti. Da parte delle nostre società calcistiche dovrebbe esserci, invece, il tentativo di intraprendere un cammino differente nel progettare queste opere che poi andranno ad avere effetti positivi o negativi sul resto della città e nel più immediato intorno; da questo si sviluppa quindi una prima linea guida da seguire per la realizzazione di questa tipologia di opere. Le società nello svelare i loro piani usano principalmente la componente emozionale per cercare di stupire l’osservatore, l’analizzatore e l’opinione pubblica; questa è un’altra componente che prevale all’interno di tutti i progetti che vengono presentati, si cerca di ricostruire degli scenari che facciano immaginare questi interventi come le soluzioni di problemi o di questioni complicate, come un qualcosa di moderno che porta al futuro e quindi far intendere il proprio progetto come quel punto di partenza che dovrebbe dare avvio ad una corposa azione di riqualificazione/rigenerazione. Nel fare questo, le società vestono i panni di un perfetto venditore che cerca di “vendere” al meglio il proprio prodotto al cliente, ma in realtà tutti questi progetti

204


oprietà, nuova sviluppo urbano? che evocano lo sviluppo urbano difficilmente sono poi legati alla loro concreta realizzazione e, se lo fossero, non ne vengono valutati tutti gli effettivi impatti che interessano la questione. Infatti, agli impatti che l’opera ha sul più immediato contesto ed in generale sulla città spesso non viene dedicata la giusta attenzione, destinandoli come l’ultimo tema da trattare o addirittura non affrontati; a tal proposito la linea guida che si sviluppa vede il suggerimento di creare una collaborazione, una partnership fra Comune (soggetto pubblico) e developers (soggetti privati), come nel caso di Amsterdam, in modo tale che il privato con i propri capitali possa risolvere le mancanze, in termini di fondi, dell’ente pubblico e quindi andare a realizzare delle opere che alla fine risultino essere effittavamente utili per la città. Come è ovvio il privato, vuole aumentare i propri guadagni tramite i progetti, e perché questo avvenga ci prova in tutti i modi sperando di vedere realizzata la propria opera; ed è in questo caso che l’Amministrazione pubblica deve capire quando frenare o accelerare l’azione del privato, cercando di ridurre il distacco che c’è tra loro attraverso un processo partecipativo concreto. E’ necessaria una corretta interazione fra gli attori sia per stabilire gli obiettivi della trasformazione che per prendere le decisioni necessarie per raggiungerli. Per raggiungere questi obiettivi, il cittadino pubblico dovrebbe essere coinvolto maggiormente, e si dovrebbe dare vita ad un processo partecipativo di tipo bottom - up per cercare di capire quali siano i reali bisogni di chi vive la città, dei city - user ed in particolare degli abitanti del contesto in cui viene localizzato il progetto. Quindi risulta indispensabile una maggiore partecipazione da parte di tutti i portatori di interessi nel processo decisionale, inoltre per dare vita ad un effettivo intervento di riqualificazione è importante capire i bisogni e le esigenze dei cittadini. Per quanto riguarda la questione della paternship, un vantaggio che potrebbe derivare da questa potrebbe essere quello di capire, da parte dell’Amministrazione pubblica, quando all’interno di un progetto si nascondono in realtà delle operazioni di

205


CONCLUSIONI

orogine speculativa da parte del privato, e quindi il processo di rigenerazione/riqualificazione dell’area in questione venga meno passando in secondo piano, avendo in realtà un secondo fine. Tale partecipazione tra pubblico e privato permetterebbe di riuscire quindi a distinguere la linea di confine fra interesse di tipo pubblico ed interesse di tipo privato, un problema questo che è centrale all’interno della disciplina della pianificazione. In questa operazione l’Amministrazione dovrebbe cercare di stabilire delle regole per l’effettiva realizzazione del progetto, per definire degli standard qualitativi (ad esempio in termini di dotazioni pubbliche) come una possibile soluzione per cogliere queste occasioni e far diventare il progetto un punto di riferimento per la città; inoltre si dovrebbe promuovere un progetto a lungo termine in modo che non si presenti il pericolo che dopo un periodo di tempo, il progetto realizzato, si riveli fallimentare e si ritorni alla condizione di partenza ed è inoltre necessario elaborare una tipologia di progetto che sia vincente nel tempo e non solamente nell’immediato, facendo in modo di far cominicare questo complesso multifunzionale con il contesto in cui sorge. Un esempio fondamentale è sicuramente il caso olandese dell’Amsterdam ArenA, in quanto il soggetto pubblico (l’Amministrazione della città di Amsterdam) insieme al soggetto privato (la società AFC Ajax), hanno curato lo sviluppo del progetto programmando degli interventi non solo da un punto di vista economico (stadio, centri commerciali e residenziali) ma anche da un punto di vista urbanistico (nuova stazione AV/AC, nuove infrastrutture di collegamento, nuovi collegamenti garantiti da mezzi di trasporto come bus e metro) e sociali (strutture di accoglienza per i tossicodipendenti, uffici per l’impiego). In questo modo la città olandese ha visto crescere il valore immobiliare dell’area ed ha ottenuto un forte ritorno economico dalle concessioni pagate dalle imprese che si sono stabilite nell’area; la struttura sportiva si è rivelata essere una potente calamita nell’attrarre imprese nelle vicinanze, queste hanno creato posti di lavoro ed hanno aumentato anche i flussi dei consumatori. Le scelte urbanistiche fatte in questo contesto sono state approvate da molti ed il consenso per queste si è rafforzato ulteriormente in quanto l’area è divenuta un nuovo spazio dove realizzare degli eventi pubblici creando così sia una nuova centralità urbana nella quale le diverse funzioni sono articolate e partecipano, sia uno spazio vivo e qualificativo per la città pubblica.

206


CONCLUSIONI

Nell’elaborare i loro progetti, i developers dovrebbero cercare di creare delle situazioni in cui gli spazi non siano utilizzati solo da quei soggetti che usufruiscono dei luoghi (come stadio, negozi, palestre ecc.) ma anche da quei soggetti che vivono il e nel contesto. Partendo da questa presa di posizione bisogna far cambiare la concezione di spazio pubblico agli sviluppatori, non vi è più la concezione quindi di “spazio pagato”, usato dal consumatore che paradossalmente paga (all’interno del negozio) lo spazio che usa appunto, ma bensì di “spazio libero”; perciò si dovrebbe partire dalla concezione di spazio pubblico inteso come beni e servizi a disposizione di tutti i cittadini per l’ elaborazione ed approvazione dei progetti. Da questa “nuova” visione di spazio pubblico si dovrebbe comprendere che lo sviluppo dell’area e del contesto in cui viene collocato un progetto, non deve essere inteso solo come la collocazione di uffici, poli congressuali, centri commerciali, etc. ma anche di altre forme urbane innovative utili per la riqualificazione/rigenerazione che si vuole atture; un’operazione questa molto difficile in quanto le forme che vengono inserite da parte degli all’interno di questi progetti già esistono in altre parti della città pubblica. Logico quindi che i progettisti utilizzino un linguaggio architettonico già in loro possesso, già conosciuto e considerato normale per questo tempo. Questo ultimo ragionamento è un po’ difficile da concepire e da far concepire, in quanto si ha il bisogno di far funzionare da subito tutto il progetto senza che vi siano degli ostacoli tralasciando gli effetti che i progetti stessi presentano sul contesto; è logico quindi che vi siano delle forme già provate, anche se si dovrebbero superare e iniziare a ragionare in maniera innovativa. Un’altra questione su cui ci si dovrebbe soffermare è quella dovuta alle mancate collaborazioni fra i vari livelli istituzionali, ovvero chi in pratica dovrebbe occuparsi degli stadi, se il Comune, la Regione o le società calcistiche. Trovare una risposte a questo dilemma non è cosa facile, ma una prima operazione da compiere per avvicinarsi ad una risposta esaustiva, sarebbe quella di definire un progetto a medio - lungo termine che riesca a definire con chiarezza quali sono, e quali non, i ruoli istituzionali, le funzioni dei vari livelli di governo (sia quello centrale che quello decentrato) e soprattutto di implementare la partecipazione di Attori istituzionali, associativi e operativi; funzioni e responsabilità fra i diversi livelli politici che dovrebbero essere definite in modo migliore.

207


CONCLUSIONI

Inoltre è necessario elaborare un sistema finanziario orientato alla ricerca di un equilibrio sostenibile per la valorizzazione non solo gli aspetti economici, ma anche quelli sportivi. Garantire da parte dello Stato le necessarie risorse finanziarie significa rendere più protaginisti le Regioni (in termini di nuovi investimenti, sussidiarietà, progettualità) e sollecitarle a svolgere un ruolo più attivo fra sport e territorio in modo da sviluppare nuova imprenditorialità e occupazione con determinati interventi , definire nuove reti di alleanze con interlocutori privilegiati (Federazioni sportive, banche, agenzie, ecc.), reperire nuove risorse aggiuntive, controllare gli investimenti e migliorare il controllo e la gestione degli impianti. Perchè tutto ciò venga preso in considerazione, dovrebbero essere valutate alcune differenti possibilità, come la cooperazione tra Enti pubblici, Enti privati - sociali o privati - for profit per la costruzione e conduzione di complessi sportivi; affermare nuovi modelli di gestione degli impianti , soprattutto degli stadi, in modo che questo permetta l’insediamento e lo sviluppo di attività economiche che possano comunicare con il complesso; promuovere la creazione di eventi, manifestazioni e la diversificazione e qualificazione dell’offerta; il ricorso al project financing e a modelli innovativi di finanziamento dello Sport sociale. La sensazione è che anche in Italia, in parte, si è finalmente giunti, anche se con difficoltà e ritardo, alla diffusione e realizzazione di questi complessi multifunzionali rispetto al resto d’Europa. Diffusione che ha preso il via con la realizzazione dell’Allianz Stadium di Torino nel 2011 e che da questo, come citato in precedenza, hanno preso coraggio diverse società sportive italiane che oggi sognano un proprio stadio di proprietà, il problema che persiste però è capire il percorso che verrà intrapreso per arrivare a questo con continuità, senza che si presentino intoppi sul percorso di progettazione, presentazione e realizzazione; un percorso che dovrebbe essere composto di buone pratiche, di strumenti, di possibilità per raggiungere l’obiettivo in un modo adeguato. La cosa che più colpisce quando si affronta le questione degli stadi di proprietà in Italia, è di sicuro il numero limitato di impianti di proprietà che sorgono nel nostro territorio, oggigiorno se ne contano quattro (Allianz Stadium, Dacia Arena, Mapei Stadium e il Benito Stirpe di Frosinone); negli altri casi non si va oltre a delle idee, progetti e percorsi che, nella maggior parte dei casi rimangono molto probabilmente solo parole vuote.

208


CONCLUSIONI

Ciononostante non bisogna essere del tutto pessimisti, poiché qualche passo in avanti si sta facendo: oltre ai casi già esistenti e citati, un ulteriore passo in avanti in tale ambito si è fatto con la tanto attesa concessione per la realizzazione del nuovo stadio di Roma, provocando attrazione e “invidie” degli altri club calcistici italiani. Le società sono molto concentrate ad esaminare i risultati di chi sta beneficiando dei primi benefici economici dovuti ad un impianto di proprietà, e ovviamente il fiore all’occhiello sono quelli della Juventus, la quale presenta più di cinquanta milioni di ricavi da stadio la scorsa stagione (20152016) contro gli undici dell’ultimo anno all’Olimpico come stadio di casa e di immagine; tutti sanno che c’è un distacco rilevante da riempire con i maggiori movimenti calcistici europei, un gap economico e strutturale ma anche relativo alla fruizione dello stadio e all’ottimizzazione dei ricavi del match day e attività collaterali. Aspetto possibile solo in caso di stadio (e aree adiacenti) di proprietà, ecco perché serve un modello di sviluppo che garantisca non solo i club, i maggiori beneficiari, ma anche i Comuni che concedono i diritti su un bene attualmente in loro possesso. Situazione, insomma, assai complessa. Pur se riferiti ad economie di scala differenti, i casi di Juventus e Udinese sono sufficientemente simili.[140] Concessione del diritto di superficie per 99 anni sull’area interessata, stadi ricostruiti a spese dei club senza pista d’atletica, completamente coperti e con capienza ridotta rispetto ai precedenti dalle cui strutture demolite sono stati ricostruiti, comodità garantita e dotazioni di sicurezza all’avanguardia. Cambia, e di molto, il panorama che esisteva prima: in entrambi i casi infatti gli impianti furono utilizzati per il Mondiale di Italia 90, ma ebbero una storia del tutto diversa. Costruito ex novo quello di Torino, lo stadio Delle Alpi, capace di oltre 70 mila posti, esteticamente notevole ma con una visuale assai scadente al suo interno; riammodernato senza modifiche strutturali quello di Udine, costruito tra il 1971 e il 1976. Nel 1990, al contrario, l’attuale Mapei Stadium-Città del Tricolore non esisteva, e non era nemmeno nei pensieri degli addetti ai lavori. La promozione in Serie A della Reggiana, nel 1993 e una ambiziosa visione del futuro portarono a concepire e progettare l’idea, percorrere l’iter burocratico necessario con il Comune di Reggio Emilia (attraverso una convenzione cinquantennale secondo cui, nel 2044, lo stadio sarebbe diventato di proprietà comunale), posare la prima pietra il 25 settembre 1994 e inaugurare ufficialmente l’impianto nell’aprile 1995.

209


CONCLUSIONI

Costo: 25 miliardi di lire, per un piccolo gioiello, un unicum nel panorama post-Mondiale. I tempi tuttavia non erano maturi: un club non sufficientemente solido, un contesto federale senza visione prospettica e poco interessato all’argomento stadi di proprietà, una gestione sportiva sbagliata. Alla fine quello stadio si rivelò essere esattamente ciò di cui aveva bisogno il Sassuolo per il suo progetto di consolidamento. dipendente e interconnesso è il rapporto tra il Sassuolo e la sua controllante, la Mapei di Giorgio Squinzi; lo stadio infatti è stato acquistato da Mapei (3,5 milioni di euro il costo, poi ne sono serviti altri 2 per riammodernarlo), non dal Sassuolo e, anche se tecnicamente non si tratta di un impianto di proprietà del club, sino a quando sarà garantita la continuità aziendale della proprietà il concetto di base rimane quello, fondamentale per le aspirazioni europee che a medio termine ha il Sassuolo e che non poteva avere, illo tempore, la Reggiana. Lo stadio di Reggio ora è tornato ad essere tra i più accoglienti d’Italia.[141] In conclusione si può sostenere con fermezza, facendo rifermento a ciò appena citato, la realtà è che non serve tanto una legge fatta appositamente sugli stadi, infatti i casi descritti dimostrano come sia possibile muoversi anche con i limiti normativi attuali, quanto un cambiamento di mentalità. E, per una volta, non si tratta dei club più stellati da cui prendere spunto anzi, stando ai fatti attuali sono probabilmente i club di media e piccola dimensione con ambizioni di consolidamento, come l’Udinese, a poter dettare la strada da seguire.

_____________________

140. http://www.calciomercato.com/news/lo-sapevate-che-anche-lo-juventus-stadium-e-gia-vecchio-722562 141.http://www.tuttolegapro.com/altre-news/reggiana-nessun-rilancio-lo-stadio-e-della-mapei-annunciata-protesta-dei-tifosi-78053 210


211


BIBLIOGRAFIA - Fuksas M. et. Al.(2007), “La civiltà dei superluoghi. Notizie dalla metropoli quotidiana: outlet, aeroporti, stazioni, centri commerciali.”, Damiani editore, Bologna. - Gazzola A.(2003), La città policentrica: il caso di Genova, in A. Detragiache (a cura di), Dalla città diffusa alla città diramata, Franco Angeli, Milano, pp. 165-184. - Paris M.(2007), I superluoghi. Localizzazione, schemi insediativi, rapporto col territorio. Linee guida per l’indagine e la progettazione, tesi di laurea presso il Politecnico di Milano. - Piccolroaz S.(2008), Strategie e sport: il marketing degli stadi, Tesi di laurea presso Università del Piemonte Orientale A. Avogadro. - Ascani F. (1998), Sport management, Sperling & Kupfer, Milano. - Lanfranchi P. (1997), Stadi aperti contro la violenza, articolo in SpazioSport Mese. - De Meo R (2008), Il marketing nella gestione degli impianti sportivi europei. Caso Amsterdam Arena, Tesi di laurea presso Istituto universitario navale di Napoli. - Giudice S.(2008), Il marketing nella gestione di uno stadio moderno, su rivista Diritto ed economia dello sport. - Markerink H.J. (2003), Stadi e grandi aree di intrattenimento. Il caso Amsterdam ArenA, in Canigiani M. e Cherubini S. (a cura di), Media e co-marketing sportivo - strategie di convergenza nel mercato globale e locale,Franco Angeli, Milano. - Rubino F.(2004), Un approccio manageriale alla gestione delle società di calcio, Franco Angeli, Milano. - Van der Loo J. (1996), Amsterdam ArenA, Philips full equipment, Panstadia International Quarterly Report, September, USA. - Vulpis M.(2002), Il calcio si allea in nome del business, in Italia Oggi. - Dell’Acqua, A., Morri, G., Quaini, E.(2015). L’indotto di Expo 2015. Analisi di impatto economico. - Progetto di ricerca per Camera di Commercio Milano ed Expo 2015 S.p.A. - M. Augè – Nonluoghi, ELEUTHERA, (2002). - M. Paris – Urbanistica dei superluoghi (2009), Mondadori editore. - Giudice S. (2008), Il marketing nella gestione di uno stadio moderno, Rivista di diritto ed economia dello sport, 4, 2, 37-65. - Jones D. (2017), Annual Review of Football Finance 2017, Manchester: Deloitte. Sports Business Group.

212


- Mazza B., Bartoletto N. (2006), Tempi e spazi dello sport. Italia e Inghilterra: modelli a confronti, Teramo: Piccolo Libro. - Pais I., Peretti P., Spineli C. (2014), Crowdfunding, la via collaborativa all’imprenditorialità, Milano: Egea editore. - Parisi A., Rossetti M. (2012), L’impresa sportiva come impresa di servizi: il supporter consumatore, Roma: Tempesta editore. - Pulignano V. (2016), Il temp(i)o del calcio: la gestione degli stadi tra utopia e realtà, Roma: Università degli Studi di Roma La Sapienza, Tesi di laurea, A. A. 2015/1. - Senato della Repubblica (2010), Disposizioni per favorire la costruzione e la ristrutturazione di impianti sportivi anche a sostegno della candidatura dell’Italia a manifestazioni sportive di rilievo europeo o internazionale, Roma: Atto Camera n. 2800, XVI Legislatura. - M. Paris – I superluoghi del nostro tempo (2008). - Gli stadi e i centri sportivi. Rivista “I grandi temi dell’architettura” da hachette. - Vulpis M., (a cura di) (2003), “Quando lo stadio diventa business”, Italia Oggi, 04 febbraio, pag.18. - Pellicani N.(2009),”In arrivo un milione di metri cubi a Tessera”,La Nuova di Venezia, 07 gennaio.

213


SITOGRAFIA -Calcio e Finanza (2017), Top 10 Revenue 2015-16, http://www.calcioefinanza. it/wp-content/uploads/2017/01/CF-Top-10-Revenue-2015-16-Finale.pdf. -Mecucci F. (2017), La lenta corsa ai nuovi stadi italiani, Lenius, 25 gennaio, https://www.lenius.it/nuovi-stadi-italiani/ -Millennio urbano (2016), Stadi in Italia: fra ritardi e inerzie, 1 febbraio, http://www.millenniourbano.it/stadi-in-italia-fra-ritardi-e-inerzie/ -http://it.uefa.com/ -http://www.nba.com/ -http://www.ilpost.it/2014/04/15/strage-hillsborough-liverpool/ -http://www.staditalia.com “Tradizione e modernità: l’Inghilterra”. 7 settembre 2013. -http://www.gazzetta.it “Bayern, l’Allianz Arena è l’esempio tedesco” 27 marzo 2017. -https://ilsolocalciogiocato.wordpress.com Arena”.

“Stadio

di

Proprietà:

Allianz

-https://www.fcbarcelona.com/club/facilities/card/camp-nou-a-five-starstadium -www.tifosobilanciato.it/2012/03/01/stadi-di-calcio-lamstdam-arena-prototipo-dello-stadio-moderno/ - http://www.crusoe.it “Dalle parole ai fatti: l’Amsterdam Arena, come costruire e gestire uno stadio modello”, 23/02/2011 di Riccardo Bucella. -https://www.knvb.nl -http://www.arena-boulevard.nl/web/show/id=42978. -http://www.calcioefinanza.it/2015/10/01/amsterdam-arena-pronti-50-milioni-di-euro-per-riammodernarlo-entro-il-2020/ -http://www.sportmediaset.mediaset.it/calcio/calcio/euro-2020-l-uefa-13citta-coinvolte-a-roma-si-disputeranno-4-partite_1119192-201602a.shtml -http://www.sportbusinessmanagement.it/2015/05/la-situazine-degli-stadi-italiani-e-il.html -http://www.ilgiornale.it/news/economia/italia-90-mutui-finiti-pagare-ora-e-presto-si-riparte-olimpi-1216886.html -http://www.calciomercato.com/news/cm-intervista-sandro-solinas-il-fascino-e-la-storia-degli-stadi--15198 -http://www.millenniourbano.it “Stadi in Italia, fra ritardi e inerzie” 1 febbraio 2016

214


-http://www.rainews.it “3 maggio 2014, Ciro Esposito veniva ferito prima della finale di Coppa Italia Napoli-Fiorentina”. -http://www. tuttofrosinone.com,“STADIO CASALENO - Deliberata la costruzione di una nuova strada”, 2 agosto 2015. -http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2014-03-17/udinese-via-costruzione-stadio-proprieta-182858.shtml?uuid=ABDbre3 -http://www.ilpost.it “Si stanno costruendo nuovi stadi, in Italia”, 19 dicembre 2017. -http://italiadallestero.info “L’Italia progetta la privatizzazione degli stadi” 15 settembre 2009 -https://www.sportpeople.net “NASCE IL FONDO PER LA PRIVATIZZAZIONE DEGLI STADI” 29 settembre 2016 -http://www.sardegnaoggi.it/Cronaca/2017-03-02/35153/Nuovo_SantElia_si_ della_Regione_stadio_pronto_entro_il_2020.html -http://www.gazzetta.it “Fiorentina, ecco il nuovo stadio: sarà un Risorgimento viola”, 10 marzo 2017. -http://www.lanazione.it/empoli/calcio/nuovo-stadio-1.3073680 -https://www.ecodibergamo.it/stories/bergamo-citta/ecco-il-nuovo-volto-dello-stadiosegui-la-diretta-dal-comune_1260737_11/ -http://www.ppan.it/stories/vaccarini/ -https://www.lenius.it/nuovi-stadi-italiani -http://www.sscnapoli.it -http://www.gazzettaufficiale.it http://www.torinotoday.it -http://www.juventus.com/it/news/news/2017/chiamatelo-allianz-stadium.php -http://torino.repubblica.it/dettaglio/ruspe-in-azione-al-delle-alpi-demolito-lo-stadio-di-italia-90/1555795 -http://www.juventus.com/site/filesite/finance/comunicatipricesensitive/ comunicato_20032009_finanziamento_stadio_ita.pdf -http://www.calcioefinanza.it/2017/09/08/ricavi-juventus-stadium-confronto-europa-italia/ -http://www.ultimouomo.com/stadio-olimpico-una-biografia/ -http://www.asroma.it/it/notizie/comunicato-as-roma-cushmanwakefield-llp/ -http://www.stadiodellaroma.com/it/video -http://www.archiportale.com/news/2014/03/architettura/presentato-il-nuovo-stadio-della-as-roma-progettato-da-dan-meis_38648_3.html 215



Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.