The Hippodrome district in "Mirafiori sud"​. Figures and Players of a negotiation process.

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POLITECNICO DI TORINO Giovanni Murgia

IL QUIPP A MIRAFIORI SUD

forme ed attori di un processo di negoziazione

Rel. Prof.ssa Cristina Renzoni Co-Rel. Prof.ssa Isabella Lami



Giovanni Murgia Il QUIPP a Mirafiori sud forme ed attori di un processo di negoziazione



Politecnico di Torino A.A. 2014/1015

Corso di Laurea magistrale in architettura costruzione e cittĂ

Il QUIPP a mirafiori sud

forme e attori di un processo di negoziazione

Relatrice: Prof.ssa Cristina Renzoni

Co-Relatrice: Prof.ssa Isabella Lami

Candidato: Giovanni Murgia



“ la città da sempre è stata macchina regolatrice di idio-ritmi e attraverso dispositivi fisici e spaziali, giuridici e istituzionali, ha costantemente trasformato i diversi idio-ritmi in articolate, spesso assai complesse, relazioni spaziali, economiche e sociali. Ciò che lungo la storia della città cambia è il senso e il ruolo regolatore di ciascun dispositivo .“ Bernardo Secchi,La città dei ricchi e la città dei poveri.



abstract

La tesi si propone di studiare il QUIPP a Mirafiori sud, lottizzazione convenzionata realizzata a Torino tra il 1958 e il 1975, difronte la palazzina degli uffici amministrativi della Fiat Mirafiori. Il Quartiere Ippodromo rappresenta un esempio significativo - sia da un punto di vista quantitativo/dimensionale, sia dal punto di vista degli esiti che ha prodotto - di piano consensuale di sistemazione, convenzione urbanistica tra la città di Torino e i proprietari delle aree destinate a sfruttamento edilizio.

spazi che ne risultano, tra piano e forma fisica della città, tra processi sociali, tipologie e modelli insediativi che questi producono. Attraverso un’approfondita ricerca di fonti archivistiche e bibliografiche, oltre che una minuziosa indagine sul campo, la tesi descrive i materiali urbani che compongono il QUIPP e l’area di Mirafiori e racconta la stratificazione di una serie di trasformazioni, che hanno coinvolto l’area meridionale della città e sedimentato immagini e forme spaziali differenti fino ai nostri giorni. Su queste si elabora una possibile lettura del tessuto urbano contemporaneo con una triplice descrizione: la trama di prossimità, quella dei grandi servizi ed infine il sistema ambientale.

La discussione per la sua realizzazione e la sua costruzione stessa avvengono in una fase importante di trasformazione della città di Torino, seguendo il percorso normativo del Piano Regolatore Generale del 1959. Tra il 1956 e il 1975 le date che ci consegnano il QUIPP così come oggi lo conosciamo si inseriscono nella più ampia fase di attuazione del Piano Regolatore, segnata dalla fase controversa delle varianti, in un momento di grande riforma normativa urbanistica anche a livello nazionale. Studiare il Quartiere Ippodromo ci permette di osservare la città, in un momento di grande trasformazione, che attraversa l’affermazione della costruzione della così detta <<Città fabbrica>>, negli anni del << miracolo economico>>. Suggerisce alcune riflessioni di carattere generale per analogie e differenze tra <<città pubblica>> e <<città privata>>, permettendoci inoltre di osservare i risultati spaziali di dispositivi normativi, di piani urbanistici e di lottizzazione, e di come questi abbiano dato vita a differenti geografie sociali e spaziali, che caratterizzano la radicale trasformazione delle città italiane negli anni ’60 e ’70. Lo studio, quindi, tende a definire relazioni tra norme e

Il QUIPP è un caso esemplare perché racconta una strategia di intervento ed un modello di trasformazione ricorrente nelle città italiane del secondo dopoguerra, rappresentando a Torino, e non solo, una delle modalità più ricorrenti nell’attuazione del Piano Regolatore. forme ed attori di un processo di negoziazione

11


Indice

Glossario delle abbreviazioni: QUIPP: Quartiere Ippodromo NUEA: Norme Urbanistico Edilizia Attuative PRG: Piano Regolatore Generale ASCT: Archivio Storico del Comune di Torino AECT: Archivio Edilizio del Comune di Torino ATC: Agenzia Territoriale per la Casa ANT: Archivio Notarile di Torino AT: Agenzia del Territorio LSBC: Laboratorio di Storia e Beni Culturali LARTU: Laboratorio di Analisi e Rappresentazioni Territoriali e Urbane


14 Introduzione

21 22 28 30 34 44 66 74

83 87 91 97

Materiali Urbani Analisi territoriale 1,5 x 1,5 km Sezioni territoriali Abaci dei materiali urbani Codici a barre: impressioni e composizioni degli spazi Racconto fotografico Morfologie e modelli insediativi Quartiere ippodromo-Via plava. Due città oltre la fabbrica

Mirafiori: infrastrutturazione di un territorio tra città e campagna L’identità rurale La prima terziarizzazione Identità industriale

111 La costruzione del Quartiere Ippodromo: discorsi, piani, attori 113 Discorsi 113

Il miracolo economico e la fiat

118

Il miracolo economico e il ceto medio

127

Il fenomeno migratorio e il problema dei servizi

133 Piani 133

Il quipp e il prg del 1959

134

La legge di salvaguardia e il prg della giunta peyron:

la vicenda delle 5000 licenze non regolari

135

Gli articoli 6 e 34 delle nuea:

speculazione privata e città pubblica

138

La difficile attuazione del piano regolatore:

piani particolareggiati e piani consensuali

143

Il quipp come strategia di attuazione del piano dei servizi della città:

la convezione urbanistica tra i proprietari e la città di torino

147 Attori 147

Gli attori della trasformazione

153

I ruoli degli attori nel processo

161

Il quipp e i piani di edilizia scolastica della città: l’oggetto della negoziazione

169 Immagini sedimentate e trasformazioni possibili 170

Lacittàintransizione

172

Trasformazioni in atto

172

alloggiami

173

crowdmapping mirafiori

174

tne

175

176

miraorti

Immagini sedimentate

176

pru mirafiori

177

urban ii mirafiori

178

contratto di quartiere via dina

179

museo dell’automobile

180

torino olimpica

181

182

trm

Trasformazioni in discussione

182

corso marche e piazza mirafiori

183

palazzo del lavoro

184

area ex avio

185

Stadio filadelfia

186

Un abaco dei servizi collettivi di mirafiori

190

Tre città a confronto

193

Infrastruttura ambientale

195

Infrastruttura urbana

197

Infrastruttura della prossimità


Introduzione Durante il Novecento si producono forme di partenariato pubblico/privato, le quali hanno origine nella città ottocentesca, ma che nel Novecento conoscono una prima istituzionalizzazione – attraverso i piani consensuali – che rappresentano anche quantitativamente una delle modalità più ricorrenti di costruzione delle nostre città, specialmente negli anni del <<miracolo economico>>. Lo sono ancor più a Torino, dove emerge da un indagine condotta dal ministero (AA.VV., 1968) che questo tipo di lottizzazioni consensuali rappresentano la modalità di attuazione del Piano Regolatore più rilevante per dimensioni degli interventi e per caratteristiche degli operatori interessati, specialmente grandi proprietari di terreni e operatori immobiliari  1 (Falco, 1991). Strumenti/politiche E’ il piano regolatore di Torino del 1959, che <<istituzionalizza>> la pratica dei piani consensuali e lo fa attraverso gli articoli 6 e 34 delle Norme Urbanistico Edilizie Attuative. Questi articoli consentono il trasferimento di cubatura - proveniente dai diritti edificatori sanciti per quel lotto - all’interno della stessa proprietà, a patto di una cessione <<volontaria>> di superfici di terreno da destinare a servizi di pubblica utilità. Dal dibattito in consiglio comunale sull’attuazione di queste norme appare chiaro che queste – anche se vengono sollevati dei dubbi sulla loro efficacia – vengono accettate a fronte di una normativa sull’esproprio ormai ottocentesca, e delle difficoltà economica in cui – all’indomani della guerra – versavano le casse comunali (Falco, 1. Questo avviene anche nel Quartiere Ippodromo, che in questo senso rappresenta un caso tipico, perché vede la partecipazione di grandi proprietari fondiari, presenti nell’area di Mirafiori già a partire dal primissimo Novecento, e operatori immobiliari, che intervengono per sfruttare il trend espansivo che si verifica nell’area, parallelamente all’espansione dello stabilimento produttivo Fiat di Mirafiori.

14

Il QUIPP a Mirafiori sud

1991). D’altra parte studiare il Quartiere Ippodromo, porta ad un ulteriore riflessione, quella cioè sulla relazione tra il piano, o meglio tra l’immagine di piano, e l’immagine reale che poi assumerà la città. Tra piano regolatore e costruzione della città c’è una relazione molto mediata, e l’immagine reale della città sarà una serie di concause, in realtà <<esterne>> al piano (Falco, 1991). E osservando il Quartiere Ippodromo e il contesto legislativo che lo accompagna – il PRG del 1959 –risulta evidente questo scollamento tra piano e costruzione della città. Al termine degli anni cinquanta una miriade di domande edilizie in contrasto con il piano vengono presentate agli uffici comunali, prima che questo venisse approvato per decreto presidenziale, ed ebbero libero corso negli anni successivi, sia per una volontà politica che per i costi a cui sarebbe dovuta andare incontro l’amministrazione con le migliaia di cause che avrebbe dovuto sostenere. Così, per la presenza di molte di queste domande che riguardavano parti di città in cui il piano prevedeva una destinazione a servizi, vennero erose alla collettività centinaia di migliaia di metri quadrati di aree verdi e di piazze, scuole ed ospedali (De Magistris, 1999). Il caso del Quartiere Ippodromo, inoltre, ci rimanda ad un’altra pratica, che sovente ricorre nelle attuazioni dei piani regolatori, ovvero quella di aggirare le prescrizioni di piano, non rispettandone gli indici di edificabilità. Se le NUEA del piano del ‘59 rappresentano un esempio innovativo e virtuoso per l’accrescimento del demanio pubblico, d’altra parte hanno l’effetto di contraddire il piano stesso, e in forza di un interpretazione estensiva delle norme si produce il superamento degli indici del piano, quindi anche quello della capacità residenziale di queste aree, per cui le aree previste a servizi per queste parti di città risultano del tutto insufficienti (Falco, 1991). Inoltre vi sono le varianti a dimostrare questo scollamento tra piano e città reale. Negli anni successivi all’approvazione definitiva del piano


regolatore vengono approvate dal consiglio sei varianti che prevedono un incremento consistete di aree residenziali – più di 190.000 mq – e industriali – più di 280.000 mq – con l’effetto di erodere ulteriormente aree destinate a servizi di pubblica utilità (De Magistris, 1999). Il territorio di Mirafiori verrà interessato da quattro importanti varianti: la variante n° 6, n° 9, n° 12, ed infine la variante n° 17. Quest’ultima in particolare all’indomani del decreto ministeriale 1444 del 1968, sugli standard urbanistici, tenterà di <<mettere una pezza>> alla difficile attuazione del Piano Regolatore Generale di Torino del 1959 e - partendo da un idea di variante organica del piano - cercherà di adeguare agli standard di legge le quantità di servizi pubblici per abitante (Falco, 1991). Appare interessante inoltre rapportare la modalità - attraverso la riflessione sopra riportata sugli strumenti e politiche - che portano alla costruzione del Quartiere Ippodromo, con un’altra vicenda che si sviluppa durante gli anni della sua costruzione  2, ovvero quella della legge 167 del 1962. Questo raffronto ci permette di contestualizzare il caso della costruzione del Quartiere Ippodromo con le dinamiche normative – e quindi sociali – che anche a livello nazionale spingevano per una riforma dell’attività urbanistica e conseguentemente della città. Formalmente la legge 167 – Disposizione per l’acquisizione di aree fabbricabili per l’edilizia economica e popolare – cerca di normare e facilitare l’acquisto e l’esproprio di aree da destinare ad edilizia popolare, ma attenzione anche economica, da parte della pubblica amministrazione. Una riduzione dei costi di registrazione delle imposte ipotecarie e degli 2.

Le prime domande di licenze edilizie per il Quartiere

Ippodromo iniziano a giungere negli uffici comunali in seguito al parere positivo della commissione igienico edilizia il 25 luglio 1957. La prima richiesta infatti perviene negli uffici comunali il 20 giugno 1958, a convenzione non ancora approvata. La costruzione, però, prosegue almeno fino alla metà degli anni settanta, come testimoniano i rinnovi di licenza edilizia presentati nell’area tra il 1972 e il 1977. AECT

oneri notarili, oltre che l’aver fissato i prezzi dei terreni espropriabili al valore che questi possiedono a due anni prima dell’approvazione del piano di zona, prezzo che viene scisso dal valore che questo terreno acquisirebbe a seguito della trasformazione, sono certamente misure che mirano alla facilitazione dell’acquisizione di un demanio pubblico di aree. Tuttavia la 167, contiene in sé altri obbiettivi, ma che il grado di flessibilità che la norma lascia alla sua applicazione, lasciano ad un interpretazione non univoca e necessariamente sfumata della stessa, che ha assunto forme e modalità – delle architetture e delle componenti sociali che le abitano - diverse a seconda del contesto economico e sociale, oltre che urbanistico, nella quale è stata applicata (De Pieri, 2013). Anche se il progetto di norma, considerato da più parti radicalmente innovativo per il suo tempo, fu travolto dall’opposizione di interessi forti, noti come il <<blocco edilizio>> - quell’insieme cioè di grandi proprietari terrieri, grandi promotori e operatori immobiliari, piccoli e grandi proprietari di alloggi e imprese costruttrici – esso venne approvato, avendo un impatto notevole sui meccanismi di redistribuzione urbana (De Magistris, 1999). L’innovazione forse di maggior rilievo che la 167 propone è l’aver spostato l’attenzione non tanto sull’edilizia meramente pubblica, ma su un concetto più vasto e sfaccettato di edilizia economica e popolare, che << fin dagli anni ’30 rappresenta un supporto per le politiche di sostegno alla proprietà della casa che possono essere molto differenziate dal punto di vista della collocazione sociale dei destinatari. Da questo punto di vista, la 167 si colloca entro una linea di parziale continuità da un lato con il corporativismo fascista, dall’altro con i provvedimenti dei primi anni del dopoguerra come la legge Tupini (408/1949) o Aldisio (715/1950), che puntavano in primo luogo attraverso il sostegno alle cooperative di abitazione a favorire l’accesso alla proprietà di crescenti settori di ceti medi >> (De Pieri, 2013). Non è il luogo questo, per una trattazione esaustiva e approfondita degli effetti della forme ed attori di un processo di negoziazione

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167, che come si è detto è oggetto complesso ed articolato, che ha avuto molte sfaccettature e difficilmente si lascia classificare. La 167, però viene vista in questa sede, come il punto più alto di una riflessione, su norme e politiche urbane, che vede accompagnare gli anni del <<miracolo economico>>, ed insieme ad esso <<l’ascesa>> di un ceto emergente: il ceto medio. All’inizio degli anni ’60 queste politiche hanno tra i propri presupposti condivisi l’idea che la risoluzione della questione delle abitazioni possa passare attraverso la produzione per i ceti medi e i ceti medio-alti, la cui mobilità residenziale dovrebbe liberare parte dello stock esistente e permettere l’avvio di processi di filtering (De Pieri, 2013). Geografie sociali/geografie spaziali Questa considerazione quindi ci porta ad ulteriore riflessione, direttamente connessa con gli aspetti degli strumenti e delle politiche urbane, sopra citati, ovvero quella che queste politiche producono geografie sociali e spaziali differenti, o anche - al contrario - che geografie sociali e spaziali, tendono a definire politiche e strumenti per la trasformazione della nostre città. Se appare chiaro che il senso del dispositivo 167 e dei PEEP è indirizzato alla costruzione di geografie spaziali e sociali che tendono a favorire il ceto medio  3, ciò che si vuole affermare in questa sede è che anche lo strumento dei piani consensuali, ancora prima che venga approvata la legge 167, sembra seguire questa tendenza. Questo avviene anche per il Quartiere Ippodromo, che sembra tracciare uno storia parallela a quella dell’urbanizzazione delle masse contadine e della costituzione della <<città fabbrica>>, dando vita a quei processi di filtering a cui si accennava in precedenza. La letteratura su Torino, in uno scenario sociologico fortemente segnato dalla presenza 3.

16

della Fiat, ha tradizionalmente riservato più attenzione alle classi operaie mentre l’influenza dell’industria sulla stratificazione dei ceti medi urbani è stata meno studiata (Zanfi, Caramellino, 2013).Tuttavia negli anni della grande crescita manifatturiera, anche il ceto impiegatizio, anche se in maniera meno visibile conosce un lento ma graduale incremento, soprattutto all’interno dell’industria per l’aumento delle funzioni tecniche e amministrative (Musso, 2004). Al 1971 infatti i soli <<colletti bianchi>> che erano assunti dalla Fiat corrispondono a 30.000 persone  4; ed in generale gli impiegati nel settore manifatturiero torinese, quello che si definisce convenzionalmente come <<l’indotto fiat>>, passano dai 32.477  5 del 1951, ai 53.364  6 al 1969, dato che sarebbe cresciuto anche consistentemente negli anni successivi. Certo gli operai della Fiat aumentarono passando da 47.700 a 115.000  7 lavoratori negli stessi anni, ma l’incremento del ceto medio impiegatizio non è da trascurare, soprattutto per gli effetti che ha avuto nella configurazione di nuove geografie sociali e di conseguenza spaziali per la città. Inoltre è l’espansione dell’attività edilizia che investe Torino a partire dalla seconda metà degli anni cinquanta a favorire la mobilità dei ceti medi dentro la città (Zanfi, Caramellino, 2013). E mentre si registra uno spopolamento del centro storico, il settore edilizio immette sul mercato, specialmente nelle aree periferiche e semiperiferiche, un ingente quantità di alloggi  8, che incontrano una

4.

Dati tratti da: Musso, S., 1999, Il lungo miracolo econo-

mico. Industria, economia e società (1950-1970), in Tranfaglia, N. a cura di, Storia di Torino, Volume IX, Gli anni della Repubblica, Einaudi, Torino; 5.

Levi, F. – Musso, S.,2004. a cura di, Torino da capitale

Politica a capitale dell’industria, Volume II, il miracolo economico (1950-1970), Archivio storico della città di Torino, Torino; 6.

Ibidem.

7.

Ibidem.

8.

Il centro storico che nel 1936 ospitava il 16,3 % della po-

Vale ciò che si è affermato in precedenza, la 167 è un di-

polazione, nel 1971 raccoglieva solo il 6,2 % della stessa, ed anche la

spositivo complesso, che non in tutte le sue applicazioni ha avuto

parte di città racchiusa nella vecchia cinta daziaria scendeva al 25%

risultati univoci.

rispetto al 42 % del 1936, San Paolo, Boringhieri e Lingotto mante-

Il QUIPP a Mirafiori sud


domanda di modernità e qualità, ricalcando in parte forme di divisione spaziale ereditate da alcune parti di città, come la Crocetta oppure la fascia pluviale del Po’ (Zanfi, Caramellino, 2013). I modelli abitativi che il mercato edilizio propone sono quelli dei grandi condomini multipiano costruiti in quartieri semicentrali, che sembrano incorporare soluzioni formali e tecnologiche provenienti da contesti molto lontani e nel contempo codificare modi di abitare riconoscibili tipicamente locali (Mazza, Olmo, 1991). Questi modelli abitativi, sembrano trovare un grosso apprezzamento nel ceto medio, che vede in loro una forma di autorappresentazione e di emancipazione sociale. In parallelo dunque ai programmi di edilizia pubblica e sovvenzionata lo stato interviene direttamente a stimolare l’edilizia privata indirizzata ai ceti medi con una politica sempre più estesa di agevolazioni fiscali e di contributi per favorire l’acquisto della casa in proprietà  9 (Zanfi, 2013). Questa congiuntura fa sì accanto ai piani particolareggiati vengano proposte, fortemente sostenute dalle amministrazioni centriste, delle lottizzazioni convenzionate con i privati che si propongono di realizzare interventi di attuazione del Piano regolatore (Zanfi, 2013). Questo aspetto di parallelismo con le tante iniziative di costruzione della città per <<mano pubblica>>, che certamente rappresentano una modalità considerevole per esiti e per le sperimentazioni in campo urbanistico e architettonico che ha prodotto, rappresenta dunque un carattere di sfondo che sta dietro a questo lavoro di tesi e con cui questa si raffronta proponendo un analisi per analogie e differenze dei due modelli di città che l’iniziatinevano la stessa quota 15,6%, mentre le aree esterne crescevano dal 22% al 51%, con Mirafiori che ospitava da sola il 12% della popolazione rispetto al 1,3 % del 1936. (Musso, S., 1999, Il lungo mira-

colo economico. Industria, economia e società (1950-1970), in

va privata e quella pubblica hanno prodotto.

Città Pubblica/Città Privata Questo confronto non è facile da articolare perché su di esso si è polarizzata larghissima parte della ricerca urbanistica del Novecento, che spesso sull’opposizione di questi due modelli ha costituito gli stessi fondamenti del suo apparato disciplinare. La riflessione su questo rapporto viene risolta dall’urbanistica in maniera diversa di volta in volta accentuando la superiorità dell’uno o dell’altro. In questo senso, secondo un interpretazione consueta, l’urbanistica si configura come attività riformista volta a spostare il confine tra i due interessi contrapposti (Di Biagi, 1986). Ciò per il fatto che la modernità nasce dall’affermazione dell’individuo in quanto tale ed è per questa ragione che essa porta con se la questione del rapporto tra interesse individuale ed interesse collettivo, tra bene pubblico e bene privato (Di Biagi, 1986). La storia dell’urbanistica sembra quindi seguire la storia dello stato sociale, condividendone progresso e crisi. Inoltre l’accezione negativa che di consueto si attribuisce al privato ed, al contrario, quella positiva che si attribuisce al pubblico, hanno fatto sì che tutta la storia urbana del XX secolo appare gravitare attorno ad un opposizione tra pubblico e privato, un ipotetica <<città pubblica>> ed una ipotetica <<città privata>>. Il termine <<città pubblica>> molto discusso, come si è detto, all’interno del dibattito disciplinare durante tutto il corso del Novecento è tornato ad essere studiato in maniera considerevole nel corso dell’ultimo ventennio del secolo. Quando Paola di Biagi  10 ha riportato alla luce il concetto di <<città pubblica>> , utilizzato per indicare parti di città costruite per iniziativa pubblica - frutto di politiche sociali

Tranfaglia, N. a cura di, Storia di Torino, Volume IX, Gli anni della Repubblica, Einaudi, Torino).

10.

9.

colo pubblicato sul n°85 del 1986 della rivista Urbanistica.

Come la legge Tupini, Aloisio, o la 167, sopra citate.

Le ricerche della Di Biagi hanno un primo esito in un arti-

forme ed attori di un processo di negoziazione

17


per la casa- che hanno costellato le città italiane e le sue periferie, a partire dagli anni venti del Novecento ed in seguito con l’attuazione del Piano Fanfani durante il secondo dopoguerra, per proseguire poi con la stagione dei Piani di Edilizia Economica e Popolare negli anni sessanta e settanta. Gli studi di Di Biagi degli anni ottanta hanno avuto un grosso impatto sulla disciplina e riaperto un rinnovato interesse per la <<città pubblica>>, e ad essi hanno fatto seguito numerose altre ricerche in questo campo  11. Questi studi contengono in sé la considerazione che la <<città pubblica>> possiede un carattere di eccezionalità rispetto alla <<città privata>> legata alla ricca presenza al proprio interno di spazi ed attrezzature collettivi (Di Biagi, 2008). L’edilizia pubblica è stata letta dall’opinione pubblica come strumento anticiclico in fase di recessioni economiche, come passaggio fondamentale per l’urbanizzazione di masse contadine, come volano occupazionale, come risposta necessaria a un’economia che si fondava su operai salariati, il cui reddito è componente essenziale di competitività tra manifatture e industrie (Secchi, 2005). E gli studi della Di Biagi, sono stati interessanti per il modo in cui hanno guardato alla <<città pubblica>>, cercando di spostare l’attenzione sulla produzione di morfologie urbane e di tipologie, e di comprendere le <<idee di città>> che stavano alla base di questi progetti (Di Biagi, 1986). Oltre a questo hanno collaborato a riaprire un interesse verso la <<città pubblica>> che è stata spesso descritta negativamente da larga parte dell’opinione pubblica per lo stato di degrado in cui queste parti di città gravano e 11.

Si veda: Infussi F., 2011. a cura di, Dal recinto al terri-

torio, Milano esplorazioni nella città pubblica, Mondadori, Milano; Di Biagi, P. – Marchigiani, E., 2008, a cura di, Città pubbliche. Linee guida per progetti e processi di riqualificazione Urbana,

per la carenza di servizi collettivi, molto spesso mai realizzati in queste operazioni o realizzati largamente in ritardo. Tuttavia, questo tipo di interventi nella costruzione e trasformazione della città, sono degli eventi occasionali, ed hanno coperto solo una risicata percentuale del fabbisogno abitativo  12. Il Quartiere Ippodromo invece racconta una storia parallela a quella degli interventi di edilizia sociale, quella del ruolo svolto dai privati nella costruzione di un demanio pubblico di aree, quella della negoziazione dei diritti collettivi e dei diritti del singolo. E i privati – osservando la costruzione del quartiere Ippodromo - assumono un ruolo decisivo nella costruzione di quel welfare state, che proprio in quegli anni, cominciava ad essere tradotto in una serie di spazi urbani di diverso tipo. Sullo sfondo di questo studio dunque rimane una contrapposizione dialettica tra il pubblico e il privato, contrapposizione che è strettamente legata ai conflitti tra diritti degli individui e politiche di una comunità, che la divisione tra proprietà della terra e diritti di edificazione, porta con sé e di cui l’esproprio non è che la forma più evidente (Olmo, 2010). Storia questa che attraversa tutto il Novecento, che tuttavia non inizia nel XX secolo, ma con esso modifica anche quantitativamente le sue forme e con i grandi problemi sociali e funzionali relativi all’urbanizzazione di massa l’esproprio e il demanio pubblico divengono argomento centrale delle retoriche e delle politiche (Olmo, 2010). La storia del Novecento è in questo senso storia dell’interazione tra soggetto pubblico e soggetto privato - e della loro opposizione – ed è la storia degli strumenti e delle politiche che vengono messe in campo per regolamentare le loro relazioni (Olmo, 2010). Ma accanto all’esproprio, accanto alla dichiarazione di pubblica utilità, le forme in cui vengono regolati i diritti dei singoli e della collettivi-

Mondadori, Milano; Di Biagi, P., 2008 La città pubblica: edilizia sociale e riqualificazione urbana a Torino, Allemandi, Torino;

12.

Di Biagi, P., 2010. a cura di, La grande ricostruzione: il piano

nell’ambito delle nuove costruzioni solo il 15 % veniva destinato ad

Ina-Casa e l’Italia degli anni cinquanta, Donzelli, Roma;

edilizia pubblica e popolare (Anthony L. Cardoza, Geoffrey W.

Da un indagine condotta in quegli anni risulta che

Symeox, Storia di Torino, Einaudi, Torino, 2006).

18

Il QUIPP a Mirafiori sud


tà, hanno conosciuto modalità diverse durante il corso del Novecento. L’esproprio comportava spesso ingenti spese, oltre al fatto che << Il prezzo del bene che la collettività acquisisce per allargare una strada, completare un opera pubblica, trasferire una stazione ferroviaria o un ospedale, costruire un high way non si forma sul mercato: è legato alla capacità di resistenza all’esproprio dei soggetti interessati >> (Olmo, 1994). L’esproprio per queste ragioni non veniva utilizzato con frequenza, rappresenta piuttosto come si è detto rispetto alla costruzione per << mano pubblica >> della città  13 un fatto eccezionale, a cui si ricorre solo in casi di estrema necessità. Non si vuole affermare che i piani consensuali siano l’unico modello alternativo allo strumento dell’esproprio, tuttavia si vuole spostare l’attenzione su altro aspetto complementare alla storia che convenzionalmente racconta la città del Novecento, ovvero che la costruzione della città avviene in larghissima parte per iniziativa privata. Ed i piani consensuali sono uno strumento ancora poco studiato, ma che ha avuto, come si tenterà di raccontare un ruolo fondamentale nella costruzione di un patrimonio di attrezzature collettive.

In altri termini ciò che si vuole affermare, riferendoci agli spazi non più agli attori della trasformazione è che <<abbiamo diversi tipi di pubblico con buona pace delle narrazioni che hanno riscritto la città del Novecento sulla contrapposizione drammatica e popolare tra ciò che è pubblico e ciò che non lo è >> (Bianchetti, 2008) e che il Quartiere Ippodromo, rappresenta in questo senso una storia parallela a quella di tanti quartieri <<pubblici>>, che vengono costruiti tra gli anni ’50 e gli anni ‘70 del Novecento, la storia di una parte di città costruita dai privati, ma non per questo meno pubblica. E spingere lo sguardo al di là della <<città pubblica può oggi significare osservare quel sistema di manufatti, attrezzature, servizi, parchi, giardini e spazi collettivi che rappresenta la parte collettivamente abitabile – la parte più pubblica, in senso lato– della città>> (Renzoni, 2011).

Appare necessario dunque estendere lo sguardo ad altre <<città>> ed ad altre modalità di costruzione della città e dello stato sociale, che attraversano - correndo parallelamente alla storia della <<città pubblica>> - l’intero Novecento. La crisi attuale dello stato sociale e le sue trasformazioni che vedono cambiare costantemente il rapporto tra il pubblico e il privato, vedendo sostanzialmente una partecipazione sempre maggiore dei privati nella costruzione degli << welfare space >> (Baiocco, 2011), il << deflagrare del pubblico >> (Bianchetti, 2008) ci devono portare a riflettere su dei modelli alternativi, con cui lo stato sociale - o meglio lo spazio sociale - si è costruito durante il corso del Novecento. 13.

Uno degli obbiettivi della 167 è proprio il tentativo di fa-

cilitare l’acquisizione di aree per accrescere i demani comunali.

forme ed attori di un processo di negoziazione

19


20


Materiali Urbani

21


Analisi territoriale 1,5 x 1,5 km

0 300

22

Il QUIPP a Mirafiori sud

1000


1,5

5

x1,


Infrastruttura ambientale

0 100 250

fiumi e acqua

24

Il QUIPP a Mirafiori sud

500

1000m

aree verdi poco alberate

edifici collettivi (scuole, biblioteche, centri civici, palestre ed edifici per lo sport) edificato su lotto aperto ed accessibile

aree alberate a filari

edificato su lotto semi-aperto e parzialmente accessibile

aree verdi molto alberate

edificato su lotto recintato e non accessibile

aree verdi boscate

giardini e spazi aperti di pertinenza degli edifici collettivi

filari dei viali

attrezzature sportive

prato


Infrastruttura della mobilitĂ

0 100 250

500

1000m

piste ciclabili

tram e fermate

assi urbani di collegamento

bus e fermate

strade urbane locali

parcheggi

strade locali

mercato rionale

percorsi pedonali in parchi percorsi pedonali porticati piazze e spazzi collettivi aperti

strade commerciali hub di interscambio bus

forme ed attori di un processo di negoziazione

25


Minerale/vegetale

0 100 250

fiumi e acqua

vegetale aree asfaltate o pavimentate edificato su lotto recintato edifici privati

26

Il QUIPP a Mirafiori sud

500

1000m

edifici collettivi (scuole, biblioteche, centri civici, palestre ed edifici per lo sport) strade asfaltate attrezzature sportive


Pubblico/privato

0 100 250

500

1000m

aree semicollettive ad accesso regolato

aree private

aree collettive accessibili

aree pubbliche

strade e percorsi pubblici attrezzature sportive

forme ed attori di un processo di negoziazione

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Sezioni territoriali

28

Il QUIPP a Mirafiori sud


forme ed attori di un processo di negoziazione

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Abaci dei materiali urbani

30

attivitĂ commerciali al piano terra

portici

giardini

aiuole alberate

pubblico

marciapiedi

giardini scuole

parcheggi pubblici

privato

ciclabili

attrezzature sportive

parcheggi privati

collettivo/semicollettivo

Il QUIPP a Mirafiori sud


forme ed attori di un processo di negoziazione

31


Elementi lineari o percorribili linearmente

Percorsi porticati

Percorsi lineari non coperti

Parcheggi lineari

Filari alberati

Mercato rionale

32

Il QUIPP a Mirafiori sud


Superfici o aree

Giardini

Parcheggi

Scuole e giardini scolastici

Attrezzature sportive

forme ed attori di un processo di negoziazione

33


Codici a barre: impressioni e composizioni degli spazi

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Il QUIPP a Mirafiori sud


01 3

10

20

50m

Mattonelle in cemento prati

elementi in cls

asfalto

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36

Il QUIPP a Mirafiori sud


01 3

10

20

50m

Mattonelle in gres prati

elementi in cls

asfalto

forme ed attori di un processo di negoziazione

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38

Il QUIPP a Mirafiori sud


01 3 Lastre in ardesia prati

10

20

50m

autobloccanti in cemento

elementi in cls

asfalto

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40

Il QUIPP a Mirafiori sud


01 3 lastre in ardesia prati

elementi in cls

10

20

50m

Mattonelle in pietra asfalto

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42

Il QUIPP a Mirafiori sud


01 3

elementi in cls

20

50m

mattonelle di pietra ciottolata

mattonelle di cemento prati

10

asfalto

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Racconto fotografico

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Il QUIPP a Mirafiori sud


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50

Il QUIPP a Mirafiori sud


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60

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Il QUIPP a Mirafiori sud


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Morfologie e modelli insediativi

Residenziale torri (15 piani)

Residenziale stecche (6-7-10 piani)

Uffici e autorimesse (1-2-3 piani)

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Edifici collettivi (scuole, centri sociali, centro religioso, cinema)

Piano di lottizzazione

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Edilizia tradizionale prossima al centro o in centro Corso Galileo Ferraris- Crocetta

Corso Massimo d’Azeglio-Millefonti

Via Carlo Alberto-Centro

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Quartiere Ippodromo-Mirafiori

0

100

250

500

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Edilizia sociale in periferia Ina casa-via Plava-Mirafiori sud

Zona E13-Mirafiori sud

Citta giardino-Cime bianche Mirafiori sud

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Quartiere Ippodromo-Mirafiori

0

100

250

500

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Modelli di riferimento del quartiere Corso Galileo Ferraris- Crocetta

Corso Massimo d’Azeglio- Millefonti

Ina casa via Plava- Mirafiori sud

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Il QUIPP a Mirafiori sud


Quartiere Ippodromo-Mirafiori

0

100

250

500

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Quartiere ippodromo-Via plava. Due cittĂ oltre la fabbrica

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Il QUIPP a Mirafiori sud


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Edifici collettivi a confronto

95.000 mq (1965-1972)

105.000 mq (1969-1974)

200.000 mq (1962-1965)

Superficie verde 31,3%

Superficie costruita 13,8%

Edifici scolastici

Edifici per il culto

Attrezzature sportive

Edifici commerciali o per il terziario

Autorimesse

Rielaborazione da documenti di Piano- Archivio ATC Torino

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Il QUIPP a Mirafiori sud

Superficie asfaltata o pavimentata 54,9% 2,5 mc/mq


Superficie verde 16,4%

330.000 mq (1958-1973)

Superficie costruita 24%

Superficie asfaltata o pavimentata 59,6% 4,5 mc/mq

Edifici scolastici

Edifici per il culto

Attrezzature sportive

Edifici commerciali o per il terziario

Autorimesse

0

100

250

500m

Rielaborazione da documenti di Piano- ASCT

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Spazi collettivi a confronto

95.000 mq (1965-1972)

105.000 mq (1969-1974)

200.000 mq (1962-1965)

Superficie verde 31,3%

Superficie costruita 13,8%

Giardini pubblici

Giardini collettivi parzialmente accessibili

Isole e playground

Parcheggi

Rielaborazione da documenti di Piano- Archivio ATC Torino

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Superficie asfaltata o pavimentata 54,9% 2,5 mc/mq


Superficie verde 16,4%

330.000 mq (1958-1973)

Superficie costruita 24%

Superficie asfaltata o pavimentata 59,6% 4,5 mc/mq

Giardini pubblici

Giardini collettivi parzialmente accessibili

Isole e playground

Parcheggi

0

100

250

500m

Rielaborazione da documenti di Piano- ASCT

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Trame dei percorsi a confronto

95.000 mq (1965-1972)

105.000 mq (1969-1974)

200.000 mq (1962-1965)

Superficie verde 31,3%

Superficie costruita 13,8%

Superficie asfaltata o pavimentata 54,9% 2,5 mc/mq

Struttura ad isole

percorsi pedonali percorsi pedonali porticati isole pedonali edifici collettivi o terziari

Rielaborazione da documenti di Piano- Archivio ATC Torino

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Superficie verde 16,4%

330.000 mq (1958-1973)

Superficie costruita 24%

Superficie asfaltata o pavimentata 59,6% 4,5 mc/mq

Struttura ad assi

0

100

250

500m

Rielaborazione da documenti di Piano- ASCT

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Mirafiori: infrastrutturazione di un territorio tra cittĂ e campagna

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La storia di Mirafiori è strettamente legata, nell’immaginario comune, alla presenza dell’omonima fabbrica della FIAT, tuttavia gli studi che si sono susseguiti a partire dagli anni ‘90 hanno contribuito a riportare alla luce ciò che larga parte della storiografia, locale e non solo, aveva già evidenziato, ma che la fervente attività industriale, non ci permetteva di percepire. Mirafiori è un territorio che ha una fortissima origine agricola e latifondista, e la presenza del castello del Drosso, ci riporta ancora oggi a queste origini. Tuttavia, molta della storiografia contemporanea, ha descritto un identità duale di Mirafiori, basata sulla coppia appositiva agricolo/industriale, dimenticando, però, una serie di attività terziarie espulse dalla città compatta, che vengono collocate a Mirafiori, a partire dalla prima metà del XX secolo  1, come il Sanatorio San Luigi, l’Ippodromo Mirafiori, e l’aeroporto Gino Lisa. La presenza di questi servizi a Mirafiori, ci porta quindi ad un ulteriore lettura della <<stratificazione identitaria>> di Mirafiori: territorio agricolo e rurale, città dei servizi, area industriale produttiva. La presenza di questi servizi contribuirà non poco all’infrastrutturazione del territorio di Mirafiori, anche se va sottolineato che la sedimentazione a Mirafiori di attività industriali o di grandi servizi, è stata possibili per la natura latifondista delle proprietà dei suoli, formati da grandi particelle proprietarie. Si tenterà, quindi, di ricostruire in seguito l’infrastrutturazione del territorio di Mirafiori, basandosi sulla lettura di queste tra immagini che ancora oggi si presentano in maniera più o meno latente nel suo territorio.

1.

Carlo Olmo parla di terziarizzazione di Mirafiori una terziarizza-

zione che fu in parte interrotta, per soccombere alla egemonia produttivo industriale, ma che sembra essere oggi, cessata la gran parte dell’attività produttiva della FIAT, la strada da percorrere per rilanciare il territorio di Mirafiori; l’insediamento della cittadella del Design sembra seguire questa logica (Olmo, C., 1998. a cura di, Mirafiori, Allemandi, Torino)

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L’identità rurale L’area del castello del Drosso ha rappresentato per il territorio di Mirafiori il primo nucleo e il primo motore di crescita e di <<aglomerazione abitativa>> del territorio. In mano ai monaci Benedettini Cistercensi della potente Abazia di Staffarda già dal 1233 (Guiati - Savio, 2014), i tetti del Drosso, ancora poco più che una <<Grangia>> in quegli anni, acquisiranno sempre più importanza nel territorio di Mirafiori, inglobando vari terreni sulle sponde del Sangone, grazie alla proverbiale operosità dei monaci, prevalentemente in campo agricolo, ma anche al potere ed all’influenza dell’ordine. Dal 1339 la grangia del Drosso viene venduta ai fratelli Vagnoni, signori di Trofarello, ed è probabilmente da quel momento che viene trasformata in fortezza (Guiati, Savio, 2014). Attorno alla fortezza, iniziarono ad essere abitate una serie di cascine, grazie anche alla fertilità dei terreni lungo le sponde del Sangone e alla presenza di alcune canalizzazioni, derivanti dall’infrastrutturazione romanica, il quadromagnum taurinorum, a seguito della fondazione della città di Torino intorno al 28 D.C., nota allora come Augusta Taurinorum (Lupo, 1985). Ma la nascita del borgo di Mirafiori, costituitosi lungo l’attuale strada comunale di Mirafiori, e lo sviluppo agricolo del territorio e quindi la costruzione di numerose cascine, e da considerarsi conseguenza della nascita della Reggia di Mirafiori, residenza di piacere dei Savoia. Questa, nasce per volontà della corona, come dono del Duca di Savoia Carlo Emanuele I a Caterina d’Asburgo, secondogenita del Re di Spagna Filippo II, la quale il Duca aveva sposato nel 1585 a Saragozza, nell’intento di riunire le due corone (Lupo, 1985). Non si conoscono invece la data di inizio dei lavori alla reggia, ne l’architetto, anche se si suppone che questa venga fatta costruire a cavallo tra XV e XVI secolo sotto la direzione di Carlo da Castellamonte, architetto reale dal 1602 (Lupo, 1985). Il nome originario della residenza in omaggio alla duchessa spagnola fu infatti Mira-flores, dallo spagnolo “ammira i fiori”, ad evocare gli splendidi paesaggi floreali che dalla terrazza delle reggia si potevano ammirare, nome che ancora oggi identifica l’intero territorio. Il borgo, si diceva, nascerà appunto lungo la <<bealera reale>>, ovvero il canale che dalla Dora Riparia, nei pressi di Alpignano, portava l’acqua alla Reggia, e di cui oggi rimane solo il tracciato, rappresentato dal sedime della strada comunale di Mirafiori, che venne fatto costruire forme ed attori di un processo di negoziazione

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dalla corona sabauda, insieme ad altre canalizzazioni, negli anni in cui viene costruita la residenza. Proprio “Miraflores” infatti, sarà fino al suo abbandono, il centro del governo del territorio per la regione, stabilendo l’utilizzo dei suoli e le coltivazioni, e, oltre a comportare la costruzione del borgo, che con le sue botteghe offriva servizio alla Reggia, porterà all’edificazione della chiesa della <<Visitazione di Maria Vergine>>, dedicata a San Barnaba, fatta erigere proprio per volere del duca Vittorio Amedeo I nel 1617 (Lupo, 1985), la quale ha rappresentato e rappresenta tuttora un luogo importantissimo per la comunità di Mirafiori  2. L’invasione delle truppe Francesi nel 1690, non risparmierà nemmeno la Reggia di Mirafiori e le sue campagne diverranno teatro di battaglie e devastazione, sancendo così l’inizio del declino della stessa. Nel frattempo gli interessi del Regno Sabaudo si spostano su altre residenze: è stata già costruita la Reggia di Venaria e nel 1727 è in costruzione la Palazzina di Caccia degli Stupinigi; ma la definitiva decadenza della Reggia si ha con l’esondazione del Sangone nel 1732, che variando il proprio corso comincia ad eroderne le fondamenta (Lupo, 1985). Di essa ci rimangono oggi nient’altro che qualche rudere nei pressi del Mausoleo della Bela Rosin, in strada del Castello di Mirafiori, e la traccia dell’alea di accesso, l’attuale strada delle Cacce, che insieme alla strada che da Grugliasco portava a Moncalieri, l’attuale Via Onorato Vigliani, costituirà la matrice viaria infrastrutturale delle campagne di Mirafiori, fino a quando la Palazzina di Caccia degli Stupinigi non comporterà il tracciamento del viale degli Stupinigi, oggi Corso Unione Sovietica. Ad ogni modo, come si diceva in precedenza, la presenza della Reggia di Miraflores, e le opere che essa comporterà, favoriranno, anche aumentando la produttività dei suoli attorno essa, il nascere di numerosissime cascine  3.

2.

I parroci che si sono susseguiti alla guida di San Barnaba, hanno

rappresentato delle figure di rifermento per la comunità di Mirafiori, Don Robert, parroco dal 1851 al 1901, fu particolarmente attivo per la rivendicazione di servizi e diritti della comunità, a lui si deve la costruzione del cimitero di Mirafiori, e la realizzazione della prima scuola di Mirafiori, la scuola Ada Negri. Durante la seconda guerra mondiale, inoltre, la chiesa funge da riparo per i bombardamenti aerei, che la danneggiano gravemente. Dal 1961 oltre alle numerose iniziative parrocchiali, ospita in uno dei suoi edifici il primo cinematografo per la comunità di Mirafiori. (Lupo M., 1985, I secoli di mirafiori, Piemonte in bancarella, Torino) 3.

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Si ricordano in particolare la Cascina Spinetta, dei conti Gromis di


Queste insieme al Borgo, rappresenteranno le uniche costruzioni di tutta la regione di Mirafiori, fino al termine del XIX secolo, quando la prima rivoluzione industriale, inizierà a far arrivare manodopera operaia, che verrà impiegata nelle nascenti fornaci. Tuttavia, quasi la totalità delle cascine vennero distrutte a seguito della violenta espansione degli anni ’60 e ’70 dello scorso secolo, ne rimangono oggi solo alcune, in parte riutilizzate, come la Cascina Roccafranca, oggi sede di un importante centro civico e culturale nel quartiere Mirafiori Nord, la Cascina La Grancia, su corso Unione Sovietica, oggi ristrutturata ed adibita ad attività commerciali e residenza, ed ancora la Cascina Nova, sempre su corso Unione Sovietica ed oggi in totale stato di abbandono.

Trana (tra i più grossi proprietari terrieri di Mirafiori), la Cascina Mestiatis, la cascina Ballada, dell’ordine monastico delle suore di santa Maria Maddalena, la Cascina dei Cantori o Guerrieri, della famiglia Guerrieri, figli del duca Carlo Amedeo I e della contessa Rosa Vercellana, la cascina del Mantoan, dei Conti Casotti di Caselgrasso, la Cascina la Manta, del conte di Richelmy, la Cascina Nigra, dell’omonima famiglia, la Cascina Prevostura, e la cascina Maina (Lupo M., 1985, I secoli di mirafiori, Piemonte in bancarella, Torino).

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La prima terziarizzazione Al termine dell’XVIV secolo una serie di piani di espansione urbana avevano iniziato a delineare le direttrici di espansione verso sud e già nel 1791 si segnarono gli assi che dalle mura antiche della città avrebbero dovuto connettere Torino, con Nizza, Orbassano e Stupinigi. In seguito, insieme ai progetti per la Grande Torino, si inaugura, nel 1853, la costruzione di una nuova cinta daziaria per la città (Lupo-Peschetto, 2005). Non è il caso di soffermarsi troppo sulla vicenda della costruzione della cinta daziaria, che toglierebbe tempo e spazio a temi più importanti all’interno di questo scritto, è tuttavia importante far notare già qui che al termine del XIX secolo, il territorio di Mirafiori era già definito da una serie di infrastrutture che lo collegavano al centro e che avrebbero potuto accogliere la presenza di servizi, che la città, che si appresta ad essere di lì a pochi anni, la prima Capitale d’Italia - spinta dalla grande espansione - non poteva accogliere all’interno del suo perimetro compatto. In particolare, già nel momento in cui si erige la cinta si pone il problema di regolare lo sviluppo edilizio oltre le mura, problema che porta alla realizzazione nel 1887 del << Piano regolatore Pel prolungamento dei corsi e vie principali fuori la cinta daziaria della città di Torino>>. Nel frattempo però alcuni attori, visto il vantaggio economico di costruire all’esterno delle cinta, avevano iniziato ad occupare il suolo in prossimità delle porte di accesso alla città, le così dette <<Barriere>>. E’ questo il caso degli Istituti Militari, che si instaurano nei pressi della barriera di Orbassano, attorno alle aree dell’attuale stadio olimpico, e delle Opere di Carità. Quest’ultime in particolare si erano diffuse in maniera consistente in città durante tutto il secolo XIX, acquisendo un ruolo sempre di maggior rilievo all’interno di una società, in grande fermento, ma dilaniata da grosse opposizioni di ceto, politiche e di casta, e della numerose epidemie che si erano susseguite nel corso del XIX secolo  4. Il prosperare delle opere di carità fu inoltre favorito dalla politica filo-ecclesiastica della Corona Sabauda, che affidava gran parte dei servizi educativi ed assistenziali alla chiesa. Inoltre il loro numero e il loro potere crebbe fortemente sotto il regno di Carlo Alberto, il quale intraprese una 4. Nella primavera del 1817 la città venne colpita da un epidemia di

tifo, e negli anni 30’ dell’ottocento la città fu investita dal colera (Cardoza, A. L. - Symeox G. W., 2006, Storia di Torino, Einaudi, Torino)

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serie di riforme volte a riacquisire, nell’Italia dei motti risorgimentali, il consenso dei ceti popolari e medi, tra cui l’affidamento ad associazioni di volontari di servizi di beneficienza e di assistenza  5. Così a ridosso della recente cinta daziaria sorgono edifici come <<l’Ospizio di carità per i poveri Vecchi>>, costruito tra il 1882 e il 1887, e progettato da Crescientino Caselli, lungo l’attuale Corso Unione Sovietica, ed oggi sede della facoltà di economia dell’Università di Torino, e di uffici sanitari. Un esempio come il precedente è il sanatorio Luigi Gonzaga, voluto dall’Opera Pia, che nel 1909 si trasferisce dalla sua sede urbana, in un edificio progettato dall’ing. Eugenio Mollino, padre di Carlo Mollino e progettista delle <<Molinette>>, in un area su corso Orbassano, proprio dove oggi si trova la cittadella del Design del Politecnico di Torino. Inoltre due importantissimi impianti vennero realizzati sul territorio di Mirafiori già al termine del XIX secolo: l’ippodromo Mirafiori, e l’aeroporto Gino Lisa. Questi ultimi in particolare segnarono la storia di Mirafiori, e fu grazie a loro che molte persone si trasferirono ad abitarlo, iniziando a popolare quelle terre che si presentavano ancora nel loro carattere rurale. Nel libro di Federico Guiati e di Erika Anna Savio, sono riportate alcune significative testimonianze di questo fenomeno (Guiati-Savio, 2014). Si riporta qui un intervista ad Aldo Ratto, storico di Mirafiori ed abitante: << Sono nato a Mirafiori nel 1939, in una casa in via Onorato Vigliani, quasi all’angolo con strada delle Cacce. Mio nonno Pietro si era trasferito in via Castel Vej, dalla collina di Moncalieri, a Mirafiori qualche anno prima, in seguito alla costruzione dell’ippodromo. [….] Trovò quindi lavoro come responsabile della struttura, oggi lo chiameremo “manager”, in quanto si occupa di tutto: sveglia alle cinque, apertura e chiusura, manutenzione delle piste e del verde, con una squadra di operai con cui lavorava. Io sono cresciuto in quell’ambiente. La nostra casa si trovava a poca distanza, vicino alla cabina della SIP, che all’epoca forniva l’energia elettrica ed era a ridosso dei box per il ricovero dei cavalli. Oltre la strada delle Cacce vi erano le strutture dell’aeroporto militare [….] non dobbiamo immaginarci un aeroporto di oggi. C’era una semplice recinzione ed all’interno una decina di hangar e capannoni. Non vi era un grande traffico di aerei, i controlli erano quasi inesistenti, noi bambini giravamo tranquillamente vicino 5. Carlo Alberto favorì la costruzione di scuole, asili, ricoveri per i

poveri gestiti da privati. Roberto D’Azeglio e la moglie Costanza, furono dei pionieri nel settore, ma anche Cavour, collaborò nel 1834 con il Conte Carlo Breraudo di Pralormo per organizzare e riformare le Opere Pie (ibidem.).

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agli arei ed uno dei nostri passatempi preferiti era di andare a pescare le rane in un laghetto vicino alla pista. Ricordo all’ingresso una grande voliera con un aquila, che era il simbolo, la mascotte, dello squadrone aereonautico. >>

L’ippodromo Mirafiori, nasce nel 1898, nell’area oggetto di questo studio, prospiciente l’attuale palazzina degli uffici della Fiat, per volere della <<società torinese delle corse dei cavalli>> nata il 1878 e che vede come presidente il duca d’Aosta e come patrono il Re d’Italia (Lupo, 1985). Con l’ippodromo, Mirafiori diventa luogo di corse ippiche internazionali e di sfilate di moda: le corse sono frequentate da ufficiali della cavalleria, gentiluomini e dame dell’alta borghesia ed aristocrazia torinese, che colgono l’occasione per mettere in mostra il loro guardaroba. A conclusione delle corse qualche carrozza si reca alla trattoria <<Margherita di Savoia>>, nella borgata di Mirafiori dove è possibile gustare le trote e le anguille più buone della città, pescate nelle vicine bealere e nel Sangone. Come riportano Guiati e Savio << l’attività ippica coinvolge l’economia del Borgo di Mirafiori, che diviene sede di scuderie, di allevamenti, dando alloggio a cavalli e fantini>> (Guiati-Savio, 2014). Anche l’industriale e mecenate piemontese, Riccardo Gualino, decide di investire nel settore ippico, facendo costruire delle scuderie dopo il primo conflitto mondiale e sull’area che già pochi anni dopo sarà occupata dallo stabilimento produttivo della Fiat. Le scuderie conseguiranno prestigio internazionale, sia per la loro architettura Art Noveu, sia per i successi dei cavalli che allevavano, verranno tuttavia distrutte, negli anni ‘30 del Novecento a seguito dell’espansione della Fiat Mirafiori, ed entreranno nelle vicende di cronaca cittadina, per la vicenda del tracollo finanziario di Gualino. L’aeroporto di Mirafiori nascerà invece nel 1911, e dal 1 luglio del 1912, comincia ed essere usato per fini militari, con la costituzione di un battaglione (ibidem, 2014). Grazie alla presenza dell’aeroporto, uno dei primi d’Italia e sicuramente in quel momento il più importante, Torino e Mirafiori vengono scelte come luogo privilegiato di produzione dall’industria pesante aeronautica. Negli anni ‘30 del Novecento verrà fondato, su una porzione dell’aeroporto, l’aeroclub <<Gino Lisa>>, che organizza riunioni sportive e turistiche, e che in seguito si occuperà anche del trasporto di merci e persone (ibidem, 2014). Durante la seconda guerra mondiale l’aeroporto <<Gino

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Il QUIPP a Mirafiori sud


Lisa>> viene pesantemente bombardato e con l’apertura di quello di Caselle nel 1953, viene definitivamente abbandonato. Anche l’aeroporto, come l’ippodromo, rappresentò per Mirafiori un importante fonte di sviluppo dell’area, i lavoratori che ospitava, gli ufficiali dell’aviazione militare e i piloti, vivevano la vita del borgo e partecipavano alla vita economica locale (ibidem, 2014). Negli anni ‘70 del Novecento in seguito ad una serie di riforme urbane e di piani, come la variante 17 al PRG di Torino di cui si parlerà in seguito, si prevede la destinazione a parco pubblico delle aree dell’ex aeroporto e la costruzione del Centro di Ricerca Nazionale, altro grande complesso terziario di Mirafiori.

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Identità industriale Nonostante si è tentato di far emergere con il precedente paragrafo come la storia di Mirafiori e l’infrastrutturazione e popolamento del suo territorio, non possano essere ricondotti alla sola produzione agricola o industriale, è pur vero che è indubbio che Mirafiori, è storia dell’industria, e quindi della Fiat. Questo appare tanto più evidente se si afferma che la popolazione del territorio attorno agli stabilimenti di Mirafiori, passò dal 1950 al 1970 da una popolazione di 18.700 abitanti ad ospitare 141.000 cittadini, comportando non pochi problemi e squilibri sociali e che parallelamente gli operai della Fiat aumentarono passando da 47.700 a 115.000 lavoratori  6. Se a Mirafiori sorgono altre rinomate fabbriche del panorama torinese e nazionale, come la Carrello, è pur vero che negli anni del <<boom economico>>, <<circa l’80% dell’attività industriale cittadina gravita attorno all’industria automobilistica >> (Cardoza – Symeox, 2006) e quindi alla FIAT. Già a partire dagli anni ’20 del Novecento, il colosso automobilistico inizia a muoversi sul mercato fondiario dell’area di Mirafiori, e le sue acquisizioni di terreni sono documentate nel testo di Carlo Olmo (Olmo, 1998). Lo stabilimento del Lingotto infatti, presentava un tipo di catena di montaggio non più efficiente: iniziando la lavorazione dal piano terra, il montaggio dell’auto proseguiva con il crescere del numero dei piani fino ad ultimare l’auto in vista della copertura, dove nella pista parabolica veniva collaudata. Il modello americano e fordista si basava, invece, su una catena di montaggio lineare, da svolgersi tutta sullo stesso piano, in grado di ottimizzare i costi ed i tempi di produzione. Questo richiedeva però delle superfici notevolmente maggiori, dove organizzare le catena di montaggio, e i territori di Mirafiori, formati da grandi maglie proprietarie ben si prestavano a questo scopo. Quindi la Fiat comincia ad acquistare suolo a Mirafiori fino ad arrivare ad oltre un milione di metri quadrati intorno al 1935, quando il progetto dell’ing. Bonadè Bottino viene portato ad attuazione, per la realizzazione di uno stabilimento di oltre 300.000 mq di superficie coperta. Complessivamente però, l’impatto che il movi6.

.

I dati sono stati presi da: (Cardoza, A. L. - Symeox G. W.,

2006, Storia di Torino, Einaudi, Torino)

forme ed attori di un processo di negoziazione

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mento sul mercato fondiario del colosso automobilistico può essere maggiormente chiaro se si considera che le acquisizioni che la Fiat opera fino al 1948, per costruire il proprio comprensorio, ammontano complessivamente a 376 ettari di terreno (3.756.290 mq)  7. Una quantità enorme se si pensa che il territorio comunale di Torino è formato da 5.989 ettari, e che quindi il comprensorio di Mirafiori rappresenta da solo il 6,2% dell’intera superficie comunale (Ferrero, 1998). Come ci segnala la stessa Ferrero tuttavia, già nel momento che la Fiat comincia ad aumentare il proprio demanio di aree, i soggetti che operano a Mirafiori, non sono più quelli che investono nel settore agricolo, ma Mirafiori già allora si presenta come una <<città di servizi>>, accanto ai proprietari di terreni agricoli, operano nell’area l’ospedale San Luigi Gonzaga, l’Ippodromo Mirafiori, e l’aeroporto Gino Lisa, oltre alle fornaci nell’area più prossima al Sangone, tutti soggetti che cozzano con un immagine squisitamente rurale dell’area di Mirafiori (ibidem, 1998). Le stesse acquisizioni della Fiat ne sono testimone, se da una parte acquisisce la cascina La Manta, dall’altra, dopo il suo fallimento finanziario, acquista il terreno su cui sorgevano le scuderie che l’industriale Gualino aveva fatto costruire a Mirafiori qualche anno prima (ibidem., 1998). Ad ogni modo l’inaugurazione dell’impianto di Mirafiori avvenuta il 15 maggio 1939  8, sotto una folla di ventituemila operai, segna in maniera definitiva il momento di un cambiamento netto e radicale per tutta l’area di Mirafiori. Il secondo conflitto mondiale rimanderà solo di poco più che un decennio quello che già all’indomani dell’inaugurazione dello stabilimento della Fiat sembrava essere un destino già scritto , quello di un territorio destinato ad accogliere migliaia di nuovi abitanti , con la coseguente urbanizzazione di quelle che fino a quel momento erano poco più che campi coltivati, ma questa vicenda sarà descritta più approfonditamente nel capitolo successivo. 7.

I dati sono stati presi da: Ferrero, D., 1998, Mirafiori: una predisposi-

zione alla quantità?, in [Olmo, C., a cura di, Mirafiori, Allemandi, Torino]; 8.

.

I dati sono stati presi da: Lupo, M., 1985, I secoli di mirafio-

ri, Piemonte in bancarella, Torino.

98

Il QUIPP a Mirafiori sud


forme ed attori di un processo di negoziazione

99


1887 Piano Regolatore pel prolungamento dei corsi e vie principali fuori la Cinta Daziaria della CittĂ di Torino

1906 Piano Regolatore e di ampliamento

1900 CATASTO GATTI

1791 Carta del comune di Torino

32

00

00

3.0

9.0

17

. Ab

. Ab

00

19

90

18

80

18

70

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60

18

50

18

40

18

30

18

20

18

10

18

00

18

90

17


1916 Variante Piano Regolatore e di Ampliamento

1935 Variante Piano Regolatore e di ampliamento

59 0.0 00 . Ab

. Ab

. Ab

00

00

9.0

5.0

49

41

30

19

20

19

10

19


1954 Rilievo di Torino IGM

71

00

00

9.0

9.0

62

. Ab

. Ab

55

19

50

19

40

19 20 GIUGNO 1949 Atti sedute C.C. In consiglio comunale viene presentata la relazione della commissione (Meli-Orlandini-Rigotti) che lavorara al NPRG dal 1944. I vincitori del concorso di idee proposto dall’amministrazione sono ex equo due gruppi: Dodi-Morini-Vigliano e Astengo-Renacco-Rizzotti).

16 DICEMBRE 1955 Atti sedute C.C. Il NPRG viene presentato al consiglio. Da questo momento parte la discussione per l’adozione del Piano.

7 APRILE 1956 Atti sedute C.C. Dopo aspre Ca discussioni e n° I soci sedute viene possib adottato il NPRG. l’ipp

urban ch o

G all’


24 APRILE 1956 Atti CDA società ampo di Mirafiori i discutono della bilità di spostare podromo in sede da definire e di nizzare le aree su he lo ospitano. Si opta per affidare l’incarico all’ ing. Giorgio Rigotti e ’arch. Rosa Maria Renoglio

25 LUGLIO 1957

Viene presentato il piano del QUIPP alla C.I.E

18 Marzo 1958 Atti sedute CC Vengono presentate al consiglio le deduzioni al NPRG adottato il 7 aprile e iniziano le discussioni per le controdeduzioni e per l’approvazione del piano.

30 Luglio 1958 Atti sedute CC Dopo n° sedute viene approvato il NPRG che passa al vaglio della Presidenza della Repubblica

22 Sett. 1958 Atti sedute CC Viene Presentata al consiglio (approvata all’unanimità il 30 settembre) la convezione urbanistica tra la città di Torino , la società Campo di Mirafiori, la società Pinky, la società Mirella, e i proprietari Giovanni Pluviano, Ovazza Giorgio e Celeste in Segre.

c c de


6 Ottobre 1959

Edifici costruiti al 1961

b.

0A

.00

25

1.0

60

19

15 Marzo1959 Atti Notarili Si certifica la convenzione tra la città e i proprietari elle aree del Quipp

1960 CATASTO URBANO C.Torino

D.P.R. Approvazione NPRG

20 Ott.1959 Atti sedute CC L’ Opposizione di governo rappresentata dall’ing. Alberto Todros , del gruppo Comunista osserva la mancata attuzione di piani particolareggiati e l’inefficienza e la scarsezza di risorse degli uffici tecnici comunali.

15 Feb.1960 Atti sedute CC E’ ormai giunto a conclusione l’iter normativo del piano. Il D.P.R. certifica la sua definitiva approvazione e propone numerossissime motifiche alle NUEA del piano. L’opposizione ne critica la validità.

7-8 Mar.1960 Atti sedute CC Todros si scaglia contro la giunta emerge il problema delle 5000 licenze concesse in assenza di piani particolareggiati e di contrasto con il piano regolatore adottato.

4 Dic.1960 Atti sedute CC Il Sindaco Peyron presenza la nuova relazione programmatica per il quadriennio 1960-1964. Larghissima parte è dedicata all’edilizia scolastica ed ai servizi.

At Viene a programm costruzioni p scolastica anche due QUIPP. Si s l’urgenza d costruzioni i zate che siste


4 Dic.1961 tti sedute CC approvato il ma di nuove per l’edilizia a. Tra queste e scuole del sceglie data di realizzare industrialize utilizzino il ema Barets.

1963

Edifici costruiti al 1964

Piano di edilizia economica e popolare

16 Feb.1962 Atti sedute CC La ditta FEAL si aggiudica l’appalto concorso per la scuola industrializzata di Via Corsica ( attuale Benedetto Croce) ed insieme a questa di altre 3 scuole industrializzate.

27 Nov.1962 27 Nov.1962 Atti sedute CC Atti sedute CC La giunta Peyron è La ditta ing. Borini & caduta e viene Figli si aggiudica proposto un nuovo l’appalto concorso governo che vede la per la scuola partecipazione del industrializzata di sita partito PSDI (ala di in zona centrale del centro destra del PSI) quartiere Ippodromo, e che vede a capo realizzerà anche Anselmetti. Un quella di via Pisacane nuovo programma nei pressi di Via quadriennale parla Artom. dei piani di edilizia scolastica industrializzata.

13 Maggio 1963 Atti sedute CC Si approva il programma di nuove costruzioni per scuole materne tipizzate, tra queste viene affidata la costruzione di quella in Piazza Guala nel Quartiere Ippodromo.

6 Luglio 1964 Atti sedute CC Viene presentata la Variante n° 6 al PRG, che prevede una serie di modifiche all’assetto urbanistico previsto dal PRG del 59’, in particolare in riferimento all’ssetto infrastrutturale, in quanto propone una serie di soluzioni per la realizzazione del nodo del drosso, ed il suo collegamento con la tangenziale sud.


23 settembre 1964 Atti sedute C.C. Viene adottato il Piano

1966 circa CATASTO URBANO C.Torino

12 aprile1965 Variante n°6 al PRG del 59’.

29 Luglio 1964 Atti sedute CC Inizia la discussione per l’approvazione del PI. Molte delle varianti che riguarderanno le aree perificheriche della città, saranno diretta conseguenza degli studi effettuati nell’ambito di questo piano, sopratutto per i cambiamenti infrastrutturali che propone.

21sett. 1964 Atti sedute CC Vieme presentata al consiglio la variante n°9 al PRG del 59’, riguardante le aree antistanti la FIAT mirafiori in Corso Unione Sovietica, oggi parcheggio Caio Mario.

14 Feb 1966 Atti sedute CC Viene nominata una commissione consiliare, che il compito di esaminare i provvedimenti urbanistici, prima che venga approvata le legge sugli standard urbanistici è già in vista l’ipotesi di variante organica del piano regolatore generale

5 dic1966 Atti sedute CC Viene presa in esame la proposta di richiedere al Ministero dei lavori pubblici, la richiesta per procedere all’autorizzazione dellavariante organica al PRG


Edifici costruiti al 1967

68

19 23 gen 1968 Atti sedute CC Vieme presentata al consiglio la variante n°12 al PRG del 59’, riguardante le are del quartiere IACP di via Plava

2 aprile 1968 DM n°1444 Entra in vigore la legge sugli standard urbanistici che prevede delle superfici minime da destinare a servizi, per ciascun abitante: 4,50 mq di aree per l'istruzione, 2,00 mq di aree per attrezzature di interesse comune, 9,00 mq. di aree per verdi 2,50 mq di aree per parcheggi.

17 Giugno 1968 Atti sedute C.C. Viene adottata la variante n°12 al PRG del 59’. Questa variante interessa degli interventi di esproprio e di cambio di destinazione d’uso per delle aree che saranno da adibire ad edilizia popolare, così come previsto nel piano per le case dello IACP in corso di realizzazione, tra via Plava, via Nergarville e via Rovereda.


Edifici costruiti al 1970

b.

0A

.00

67

1.1

70

19

10 feb1970 Atti sedute CC Viene presa in esame una proposta di variante al PRG, per l’acquisizione di aree da destinare ad edilizia scolastica. A distanza di più di dieci anni, da quando il sindaco Peyron annunciava il proprio impegno in termini di edilizia scolastica il problema non è ancora risolto e si è costretti ad intervenire modificando il piano.

21aprile1970 Atti sedute CC Si continua adiscutere per l’acquisizione di aree per l’edilizia scolastica.

14 dic1970 Atti sedute CC Si delibera per approvare varianti al piano regolatore per acquisire aree per l’edilizia scolastica, stravolgendo il piano nelle sue previsioni ed erodendo aree destinate ad altri servizi, saranno 32 le varianti per l’edilizia scolastica che verranno approvate da questo momento.

7 giug Atti sed Viene adottata la v n°9 al PRG del 59’. variante interes interventi di esprop cambio di destin d’uso per le aree de parcheggio Caio Ancora una volta polarizza lo s urbanistico di M consentendo realizzazion importante interscambio dei b dei parcheggi pubb grandi de


gno 1971 dute C.C. variante ’. Questa ssa degli prio e di nazione el futuro o Mario. a la FIAT sviluppo Mirafiori, o però la ne di un e Hub di bus, uno blici più ella città.

1972 Atti sedute C.C. Viene adottata la variante n°9 al PRG del 59’.

Edifici costruiti al 1973

21 luglio 1975 Atti sedute C.C. Viene adottata la variante n°17 al PRG del 59’. Nota come “piano dei servizi” .

25 Marzo 1974 Atti sedute CC Viene presentata al consiglio il tentativo di variante organica del PRG. Civorranno 5 sedute prima che venga approvata il 21 luglio


110


La costruzione del Quartiere Ippodromo: discorsi, piani, attori

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Il QUIPP a Mirafiori sud


Discorsi Il miracolo economico e la fiat Il Quartiere Ippodromo viene costruito tra il 1958 e il 1975, attraversa cioè gli anni del <<miracolo economico”>> (1958-1963), anni che descrivono il grande incremento produttivo nell’ottica di un opposizione tra capitale e lavoro, dando vita a nuovi meccanismi di redistribuzione della ricchezza. L’Italia conosce in quegli anni un notevole incremento del benessere economico e il Pil che era aumentato nel precedente triennio del 7,5% arrivò a fiorare una crescita dell’8% nel 1961 (Castronovo, 2010), raggiungendo i massimi incrementi storici. Non vi è dubbio che in questo radicale cambiamento il ruolo giocato dalla Fiat sia stato di grosso rilievo e che le politiche industriali che il colosso automobilistico stava mettendo in campo abbiano avuto un impatto incredibile sulla città e sulla società torinese. Una serie di congetture favorevoli avevano consentito alla Fiat di incrementare la propria produzione in maniera considerevole e se la produzione industriale dell’intero paese raddoppiò tra il 1958 e il 1963, questa crescita è certamente attribuibile per larga parte alla casa automobilistica torinese. Nel 1950 infatti si contavano nell’intero paese 542.000 auto e queste crebbero a 15 milioni nel 1975  1. Le ragioni di questo incredibile sviluppo, si diceva, sono dovute ad un concatenamento di fattori. All’indomani della guerra mondiale il tasso di disoccupazione italiano sulla forza lavoro disponibile era notevolmente più alto rispetto agli altri paesi europei e nel decennio tra il 1951 e il 1961 si aggirava intorno al 7,8%, rispetto al 2% degli altri paesi, questo permetteva alla grande industria di attingere da un grosso serbatoio di manodopera a basso costo (Castronovo, 2010). Inoltre una serie di politiche di sostegno all’impresa derivanti dal corporativismo fascista avevano prodotto un elevato grado di sinergia tra <<mano pubblica>> e <<mano privata>>, così per esempio tra Eni e Fiat si era creato un accordo tacito, la prima aumentava le importazioni e ampliava la rete di distribuzione del carburante, dando la possibilità alla seconda di incrementare notevolmente la 1.

I dati sono stati tratti da: Cardoza, A. L. - Symeox G. W., 2006, Storia

di Torino, Einaudi, Torino.

forme ed attori di un processo di negoziazione

113


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Il QUIPP a Mirafiori sud


forme ed attori di un processo di negoziazione

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Il QUIPP a Mirafiori sud


produzione di automobili (Castronovo, 2010). Infine vi erano gli aiuti del piano Marshall, piano voluto dagli Stati Uniti d’America per agevolare la ripresa economica europea, destinati in larghissima quantità all’Italia e naturalmente alla Fiat. La misura di quanto fosse importante questo supporto ce la dà il fatto che gli investimenti nel nostro paese destinati alla Fiat coprivano più del 20% del totale (Cardoza, 2006). Il piano Marshall inoltre possedeva dei risvolti politici. Negli anni della guerra fredda l’Italia rappresentava il punto più acceso dello scontro e i timori per una débacle delle forze democratiche e repubblicane rispetto alle forze di sinistra socialiste e comuniste, spingeva gli Stati Uniti d’America a direzionare molto bene i propri investimenti e dava loro la possibilità agitare un taglio dei prestiti nel caso fosse stato necessario condizionare alcune scelte politiche. Naturalmente la Fiat, teatro degli scontri più accesi tra capitale e lavoro, contava al proprio interno una vastissima rappresentanza di forze sindacali, in cui maggioritarie erano Fiom e Cgil, sindacati rappresentanza del Partito Comunista e di quello Socialista. In quel momento, alla guida della Fiat vi era Vittorio Valletta, succeduto a Giovanni Agnelli a seguito della morte avvenuta nel 1945. Valletta, dopo essere stato scagionato dalle accuse di collaborazionismo nazista, assunse il ruolo di amministratore delegato dando il via ad una serie di politiche di fabbrica che si riveleranno decisive per il destino del capoluogo Torinese e di tutta la nazione. Supportato dalle pressioni del governo americano agì per controllare il dissenso operaio con un duplice mezzo: da un parte sfoggiando un << autoritarismo >> estremo, dall’altra con azioni << paternaliste>> (Tranfaglia, 1999). Naturalmente Valletta agiva con l’intento di disciplinare il lavoro ed incrementare la produzione. Gli operai più indisciplinati e dissidenti che partecipavano alla vita sindacale della Fiom e delle Cgil venivano spostati in reparti confino, riducendone il raggio d’azione all’interno della vita di fabbrica. D’altra parte gli operai più disciplinati e meritevoli venivano premiati con aumenti di stipendi ed altre agevolazioni (Tranfaglia, 1999). A questo va aggiunta la politica di welfare che Valletta intraprende a sostegno dei propri operai, con agevolazioni per l’accesso al bene casa e ad altri servizi, come scuole e asili aziendali, che avevano l’obbiettivo di fidelizzare i propri dipendenti. Tuttavia le politiche aziendali di Valletta iniziarono a dare i propri frutti ed a partire dal 1953, con l’inizio della proforme ed attori di un processo di negoziazione

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duzione della nuova 600, la Fiat decise definitivamente di puntare sulla produzione di massa dell’automobile, mentre invece la rappresentanza della Fiom nei consigli di fabbrica calò drasticamente dal 64 al 37%. Così l’occupazione industriale al termine degli anni ‘50 passò da 324.000 unità a 411.000 nella provincia e da 211.000 a 289.000 nel capoluogo  2. Come conseguenza la Fiat assunse un ruolo egemone in città, nel controllo della vita politica e sociale e << proprio la consapevolezza delle difficoltà oggettive di far politica in presenza di un istituto in grado di influire in maniera tanto decisiva sullo sviluppo della città ebbe come effetto una selezione non sempre adeguata della classe politica e amministrativa chiamata a reggere le sorti del comune >> (Tranfaglia, 1999).

Il miracolo economico e il ceto medio <<Fra il 1951 e il 1961 non solo l’industria aveva accresciuto i propri addetti dal 32 al 40% della popolazione attiva, anche i servizi avevano ampliato notevolmente le proprie file>> (Castronovo, 2010). Negli anni della grande crescita manifatturiera, anche il ceto impiegatizio, anche se in maniera meno visibile conosce un lento ma graduale incremento, soprattutto all’interno dell’industria per l’aumento delle funzioni tecniche e amministrative (Musso, 2004). Al 1971 infatti i soli <<colletti bianchi>> che erano assunti dalla Fiat corrispondono a 30.000 persone; ed in generale gli impiegati nel settore manifatturiero torinese, quello che si definisce convenzionalmente come <<l’indotto fiat>>, passano dai 32.477 del 1951, ai 53.364 al 1969, dato che sarebbe cresciuto anche consistentemente negli anni successivi. Certo gli operai della Fiat aumentarono passando da 47.700 a 115.000 lavoratori negli stessi anni  3, ma l’incremento del ceto medio impiegatizio non è da trascurare, soprattutto per gli effetti che ha avuto nella configurazione di nuove e radicali geografie sociali e di 2.

I dati sono stati tratti da: Tranfaglia, N., 1999, l’incerto destino della

capitale del miracolo, in Tranfaglia, N. a cura di, Storia di Torino, Volume IX, Gli anni della Repubblica, Einaudi, Torino. 3.

I dati sono stati tratti da: Levi, F. – Musso, S.,2004. a cura di, Torino

da capitale Politica a capitale dell’industria, Volume II, il miracolo economico (1950-1970), Archivio storico della città di Torino, Torino;

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Il QUIPP a Mirafiori sud


Tab.1. Occupati per posizione professionale e zona d’origine (% per zona d’origine) al 1979. Fonte: Tranfaglia N., l’incerto destino della capitale del miracolo, in (a cura di) Tranfaglia N., Storia di Torino, Volume IX, Gli anni della Repubblica, Einaudi, Torino, 1999, pag. 167. Torino

Piemonte

Nord

Centro

Sud e Isole

totale

Liberi profesionisti

4,6

3,3

2,6

2,7

2,0

2,6

Dirigenti

1,0

1,0

1,3

1,8

0,7

1,0

Impiegati

53,3

40,2

36,2

34,7

19,4

34,3

Commercianti

6,2

10,4

4,9

5,9

3,3

5,6

Artigiani

3,5

3,1

2,9

2,6

2,9

3,1

Lavoratori dipendenti

22,7

32,3

39,1

40,2

56,0

40,6

Lavoratori di soglia

8,7

9,6

13,1

12,2

16,7

12,9

117402

90261

48408

20952

192634

469657

Totale

Occupati a torino

Liberi profesionisti

Dirigenti

Impiegati

Artigiani

Lavoratori dipendenti

Lavoratori di soglia

forme ed attori di un processo di negoziazione

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Il QUIPP a Mirafiori sud


forme ed attori di un processo di negoziazione

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conseguenza spaziali, che questa mobilità sociale all’interno della città stava producendo. La distribuzione della popolazione nel territorio urbano al termine di questo processo risultava profondamente cambiata. Il centro storico che nel 1936 ospitava il 16,3 % della popolazione, nel 1971 raccoglieva solo il 6,2 % della stessa, ed anche la parte di città racchiusa nella vecchia cinta daziaria scendeva al 25% rispetto al 42 % del 1936, San Paolo, Boringhieri e Lingotto mantenevano la stessa quota 15,6%, mentre le aree esterne crescevano dal 22% al 51%, con Mirafiori che ospitava da sola il 12% della popolazione rispetto al 1,3 % del 1936 (Musso, 2004). Queste modificazioni della società, di cui Torino come capitale dell’industria rappresenta il campione più attendibile, producevano consistenti cambiamenti anche a livello normativo nazionale, dando l’impulso per il tentativo di riformare una legge urbanistica già obsoleta. Tentativi che non andranno in porto anche se produrranno un corpus di norme importante, i cui risvolti spaziali hanno avuto un impatto considerevole sulla nostre città, consegnandocela così come oggi la conosciamo. Due importanti norme segnano questa fase di riforma della società; una la legge 167 del 1962, si colloca nel bel mezzo del processo di espansione della città e riesce a regolarne gli effetti, l’altra la legge il DM 1144 del 1968 - sugli standard urbanistici - si colloca alla fine di questo processo, arrivando forse in ritardo. Formalmente la legge 167 – Disposizione per l’acquisizione di aree fabbricabili per l’edilizia economica e popolare – cerca di normare e facilitare l’acquisto e l’esproprio di aree da destinare ad edilizia popolare, ma attenzione anche economica, da parte della pubblica amministrazione. Una riduzione dei costi di registrazione delle imposte ipotecarie e degli oneri notarili, oltre che l’aver fissato i prezzi dei terreni espropriabili al valore che questi possiedono a due anni prima dell’approvazione del piano di zona - prezzo che viene scisso dal valore che questo terreno acquisirebbe a seguito della trasformazione sono certamente misure che mirano alla facilitazione dell’acquisizione di un demanio pubblico di aree. Tuttavia la 167, contiene in sé altri obbiettivi, ma che il grado di flessibilità che la norma lascia alla sua applicazione, lasciano ad un interpretazione non univoca e necessariamente sfumata della stessa, che ha assunto forme e modalità – delle architetture e delle componenti sociali che le abitano - diverse a seconda dal contesto econo-

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Il QUIPP a Mirafiori sud


forme ed attori di un processo di negoziazione

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Il QUIPP a Mirafiori sud


mico e sociale, oltre che urbanistico, nella quale è stata applicata (De Pieri, 2013). Anche se il progetto di norma, considerato da più parti radicalmente innovativo per il suo tempo, fu travolto dall’opposizione di interessi forti, noti come il <<blocco edilizio>> - quell’insieme cioè di grandi proprietari terrieri, grandi promotori e operatori immobiliari, piccoli e grandi proprietari di alloggi e imprese costruttrici – esso venne approvato, avendo un impatto notevole sui meccanismi di redistribuzione urbana (De Magistris, 1999). L’innovazione forse di maggior rilievo che la 167 propone è l’aver spostato l’attenzione non tanto sull’edilizia meramente pubblica, ma su un concetto più vasto e sfaccettato di edilizia economica e popolare, che << fin dagli anni ’30 rappresenta un supporto per le politiche di sostegno alla proprietà della casa che possono essere molto differenziate dal punto di vista della collocazione sociale dei destinatari. Da questo punto di vista, la 167 si colloca entro una linea di parziale continuità da un lato con il corporativismo fascista, dall’altro con i provvedimenti dei primi anni del dopoguerra come la legge Tupini (408/1949) o Aldisio (715/1950), che puntavano in primo luogo attraverso il sostegno alle cooperative di abitazione a favorire l’accesso alla proprietà di crescenti settori di ceti medi >> (De Pieri, 2013). Non è il luogo questo, per una trattazione esaustiva e approfondita degli effetti della 167, che come si è detto è oggetto complesso ed articolato, che ha avuto molte sfaccettatura e difficilmente si lascia classificare. La 167, però viene vista in questa sede, come il punto più alto di una riflessione, su norme e politiche urbane, che vede accompagnare gli anni del <<miracolo economico>>, ed insieme ad esso <<l’ascesa>> di un ceto emergente: il ceto medio. All’inizio degli anni ’60 queste politiche hanno tra i propri presupposti condivisi l’idea che la risoluzione della questione delle abitazioni possa passare attraverso la produzione per i ceti medi e i ceti medio-alti, la cui mobilità residenziale dovrebbe liberare parte dello stock esistente e permettere l’avvio di processi di filtering (De Pieri, 2013). Un ingente quantità di alloggi, viene così immessa sul mercato, incontrando una domanda di modernità e qualità e ricalcando in parte forme di divisione spaziale ereditate da alcune parti di città, come la Crocetta oppure la fascia pluviale del Po’ (Zanfi, Caramellino, 2013). Questi modelli abitativi, sembrano trovare un grosso apprezzamento nel ceto medio, che vede in loro forme ed attori di un processo di negoziazione

125


126

Il QUIPP a Mirafiori sud


una forma di autorappresentazione e di emancipazione sociale. I modelli abitativi che il mercato edilizio propone sono quelli dei grandi condomini multipiano costruiti in quartieri semicentrali, che sembrano incorporare soluzioni formali e tecnologiche provenienti da contesti molto lontani e nel contempo codificare modi di abitare riconoscibili tipicamente locali (Mazza, Olmo, 1991). Una comparazione tra questi modelli insediativi è stata già proposta nel primo capitolo, mostrando come il Quartiere Ippodromo sembri ibridare, modelli insediativi più tradizionali torinesi, come quelli della Crocetta, che a loro volta si riconoscono in una tipologia dell’isolato a corte che riichiama quella del centro storico, con dei modelli contemporanei alla sua costruzione, che sono frutto di una cultura modernista, e che si fondano principalmente sulla costruzione di isolati a fabbricazione aperta dotati di un alto grado di permeabilità. Nella relazione illustrativa al Piano di lottizzazione  4 Rigotti specifica l’intenzione di una variazione della tipologia insediativa rispetto a quella del PRG - da lui stesso redatto - sintomo di una probabile negoziazione con i promotori e costruttori del quartiere, che intendono immettere sul mercato degli alloggi che mirano a un target specifico. Anche gli spazi collettivi del Quartiere Ippodromo sembrano seguire modelli più propriamente tradizionali per la città di Torino ed abbandonando l’idea modernista di spazio collettivo indifferenziato <<uguale per tutti>>, propone elementi porticati, corti collettive e semi-collettive, giardini pubblici e playgroud, sostanzialmente uno spazio collettivo fortemente gerarchizzato e specializzato, l’opposto di altre trasformazioni avvenute per <<mano pubblica>> a Mirafiori Sud negli stessi anni. Il fenomeno migratorio e il problema dei servizi Al termine degli anni ‘50 del Novecento a Torino non era ancora stato completato il processo di ricostruzione che iniziò a conclusione del secondo conflitto mondiale. Come descritto nel paragrafo precedente la Fiat e l’industria manifatturiera avevano dato un incredibile impulso alla crescita della città, che si trovava a far fronte all’arrivo di migliaia di lavoratori. Negli anni della crescita a To4.

Atti notarili, convenzione edilizia tra la società Campo di Mirafiori e il

comune di Torino- relazione tecnica del piano QUIPP-allegato all’atto 15 maggio 1959, ASCT.

forme ed attori di un processo di negoziazione

127


Tab.1. Immigrati per zona d’origine e data d’immigrazione (% per zona d’origine) al 1979. Fonte: Tranfaglia N., l’incerto destino della capitale del miracolo, in (a cura di) Tranfaglia N., Storia di Torino, Volume IX, Gli anni della Repubblica, Einaudi, Torino, 1999, pag. 164. Piemonte

Nord

Centro

Sud e Isole

Estero

totale

1945-1950

32,6

21,0

20,2

4,0

13,6

16,0

1951-1955

7,6

5,7

5,3

2,1

9,7

4,7

1956-1960

14,4

15,2

10,3

6,2

10,7

9,5

1961-1965

13,7

18,0

16,7

12,9

9,4

13,3

1966-1970

10,1

14,0

17,9

18,8

17,8

15,1

1971-1975

5,1

6,1

5,7

12,1

17,8

9,7

190.629

96.778

40.488

340.610

37.748

709.451

17,1%

13,8%

5,7%

48,4&

1,9%

100%

Fino al 1945

Totale

128

Il QUIPP a Mirafiori sud


rino erano disponibili 30.000 posti di lavoro nell’industria e solo 12.000 sono quelli che i torinesi erano in grado di coprire, così la città di trovò ad accogliere migliaia di immigrati (Tranfaglia, 1999). Negli anni del <<Miracolo economico>> più di 900.000 meridionali si trasferirono in altre regioni d’Italia alla ricerca di un lavoro stabile e di retribuzioni più alte (Cardoza, 2006). Ma a Torino la componente della popolazione immigrata era in realtà molto variegata: giunsero in città prima di tutto lavoratori provenienti dal nord Italia - Piemonte in primis e poi le regioni del nord ovest - successivamente ed in egual misura lavoratori provenienti dal centro e dall’Italia meridionale - prima i pugliesi insieme agli abruzzesi ed ai molisani ed in seguito i calabresi, i siciliani, i napoletani e infine i sardi - (Musso, 2004). E’ interessante notare come la maggior parte di queste persone proveniva da comuni rurali e non disponeva di un elevato livello di istruzione (Musso, 2004), si trovava quindi ad abitare uno spazio che non sentiva confortevole, a dormire in baracche prive di ogni requisito igienico ed in condizioni di sovraffollamento. Questa considerazione è stata vista da molti come l’aspetto fondamentale che ha dato vita ai noti problemi di sicurezza e di degrado sociale in cui si sono trovate le periferie torinesi. In realtà l’amministrazione comunale si trovò impreparata difronte alle massicce ondate migratorie e, parallelamente, alla carenza di servizi per i nuovi arrivati; fu così costretta ad adottare una serie di misure di emergenza, ma che non riusciranno a risolvere la situazione almeno fino a quando, al termine degli anni ’60, la grande crescita economica cominciò a rallentare. Tuttavia, questi temi furono al centro del dibattito politico e oggetto di contesa sociale per tutti gli anni ‘60 e ‘70 ed hanno segnato profondamente la storia della città e delle sue trasformazioni. Già a partire dalla seconda metà degli anni ‘50, temi come la realizzazione di scuole, nuovi ospedali, nuove infrastrutture, giardini e aree giochi, erano al centro dell’agenda politica dei principali partiti, proprio nel momento in cui la città aveva intrapreso la strada per regolare il suo sviluppo, attraverso la redazione del Nuovo Piano Regolatore Generale - in fase di studio già a partire dal 1946  5 - ma che vede la sua de5. Nel 1946 viene indetto dall’amministrazione comunale un con-

corso di idee per la realizzazione del nuovo Piano Regolatore Generale, che ha dato vita a risultati interessanti. Il progetto vincitore fu quello del gruppo ABRR (Astengo, Bianco, Renoglio, Rizzotti) molto apprezzato per l’aver for-

forme ed attori di un processo di negoziazione

129


finitiva esplicitazione normativa proprio grazie ai grossi mutamenti socio-economici di quegli anni, cosicchè nel 1955 l’amministrazione comunale incarica Giorgio Rigotti per lo studio del piano. Nel 1951, dopo la parentesi di governo comunista (1945-1951), si installa a Palazzo di Città, un governo di centro-destra, con a capo la DC ed il sindaco Amedeo Peyron, sarà proprio questa giunta che riuscirà dove le amministrazioni di sinistra precedenti non erano riuscite, ovvero nella redazione di un piano regolatore che tardava ad arrivare proprio nel momento in cui la città ne avrebbe avuto bisogno. La Democrazia Cristiana rimarrà alla giuda della città, grazie all’appoggio di vari partiti, ora di centro-destra, ora di centro-sinistra, fino al 1975, anno in cui il Partito Comunista riuscì a tornare al governo con Guido Novelli, ed attraverso le relazioni programmatiche che la DC presenta, appare in maniera più esplicita ciò che si afferma in questo paragrafo, e che può essere riassunto in questa asserzione: la Torino degli anni ’60 è una città schiacciata tra la forza espansionistica e la congestione abitativa. Durante la discussione sul programma amministrativo, presentato al consiglio il 3 gennaio 1960, l’intervento del consigliere Fantino del PSDI, partito che in quel momento appoggiava la giunta Peyron, è particolarmente indicativo da questo punto di vista e si riferisce a degli studi realizzati in occasione di un convegno Cisl tenutosi il 22 e 23 Ottobre del 1959 a Torino: << [….] I problemi che interessano maggiormente Torino, come emerge chiaramente dal programma presentatoci, sono problemi caratteristici di una grande città industriale in costante crescente espansione [….]. La popolazione torinese negli ultimi anni ha subito un aumento nito una prima interpretazione della legge urbanistica del 1942, formulando la suddivisione del progetto di piano in tre fasi: la prima di discussione pubblica/concorso, la seconda di definizione tecnica del piano, la terza di approfondimenti puntuali attraverso la redazione di piani particolareggiati. Il progetto ABRR, che tra l’altro delineava la realizzazione di un asse nordsud di attraversamento della città, non venne mai portato a compimento perché privo di fondamenti di fattibilità economica, e lo studio del PRG venne affidato a Giorgio Rigotti, portatore di un idea di città e di piano opposte a quelle di Astengo. Il dibattito disciplinare attorno a PRG del 1959, sarà polarizzato dalle posizioni di questi due autorevoli personaggi. (Mellano, F., 1991.Torino 1945-1985: tra pianificazione ed emergenza, in [Mazza, L. – Olmo, C., a cura di Architettura e urbanistica a Torino 1945-1990, Allemandi, Torino]).

130

Il QUIPP a Mirafiori sud


notevole passando dai 719.000 abitanti del censimento del 1951 [….] agli 970.000 del 1960, [….] questo aumento è dovuto particolarmente ad una forte immigrazione, che dal 1951 è sempre andata crescendo, [….] raggiungendo nel 1960, [….] un eccedenza sull’immigrazione di 45.119, unità pari a 135 persone al giorno. [….] La disoccupazione non è aumentata [….], infatti i 21.500 disoccupati attuali rappresentano il 4,1 % della popolazione attiva. [….] L’industria torinese è quindi riuscita in gran parte, dando vita a nuove iniziative, ampliando gli impianti, rammodernando i macchinari, ad assorbire il costante flusso di lavoratori. [….] Le industrie hanno fame di spazio, di aree, i loro impianti richiedono razionali costruzioni edilizie, esigenze di costi e di celerità di trasporto. [….] La città, come osserva l’on. Donat-Cattin nella relazione del già citato convegno della Cisl, si dilata sempre di più e tende a saldarsi con i comuni limitrofi, cosìcchè molte industrie decentrate costituiscono nel tempo una seconda più ampia cintura di fabbriche, simile alla cintura sorta nel primo quarto di secolo all’altezza delle antiche barriere, da quella di Nizza a quella di Milano. E’ in sostanza una nuova periferia che nasce [….]  6>>.

Specialmente in un momento in cui la classe operaia andava strutturandosi maggiormente, anche e soprattutto da un punto di vista politico, e nel momento in cui appariva con maggior chiarezza il divario tra classi - in particolare tra la borghesia industriale dominante e la classe operaia - emergeva la richiesta di un nuovo e migliore stato sociale per i ceti medio-bassi, che richiedeva in particolar modo servizi idonei. La politica, quindi, si mostra sensibile a questi temi, lo possiamo vedere nella stessa discussione sopracitata , aldilà degli interventi in materia squisitamente politica o economica - sappiamo come il pareggio del bilancio fosse elemento di divisione e discussione tra i maggiori partiti del tempo - ben 3 interventi  7 su 28 si sono occupati nello specifico della carenza del servizio ospedaliero e dell’esigenza di nuove strutture, mentre ben 8 interventi  8 (quasi un terzo) sono entrati nel merito delle scuole. La scuola appunto, sembra essere uno dei cavalli di battaglia, che la giunta Peyron utilizza per acquisire consenso e la pubblicazione di periodiche broshure pubblicitarie nelle quali venivano indicati gli edifici scolastici costruiti, con tanto di fotografie accattivanti, testimonia quanto questo fosse un tema caldo su cui costruire i punti programmatici e negoziare il consenso dell’opinione pubblica. 6.

Atti del C.C., seduta del 23 gennaio 1961 par. 57, ASCT

7.

Atti del C.C., seduta del 23 gennaio 1961 par. 57, ASCT

8.

Ibidem.

forme ed attori di un processo di negoziazione

131


132

Il QUIPP a Mirafiori sud


Piani Il quipp e il prg del 1959 La vicenda della realizzazione del Quartiere Ippodromo deve essere vista in relazione al processo decisionale e all’iter normativo del Piano Regolatore Generale di Torino del 1959. La giunta comunale di centro-destra, composta dalla Democrazia Cristiana e dal Partito Socialista Democratico Italiano, con a capo il sindaco Amedeo Peyron, adotta il piano il 7 aprile del 1956  1 e lo approva il 30 luglio del 1958  2 per arrivare, infine, all’approvazione definitiva dal Presidente della Repubblica il 6 ottobre del 1959  3. Sarà importante tenere a mente queste date, perché attorno a loro si articolano i passaggi che portano alla realizzazione del Quartiere Ippodromo. Si è detto già molto sulla difficile attuazione del Piano Regolatore Comunale del 1959 e sugli effetti che le politiche urbane di questi piani, non solo di quello di Torino, abbiano avuto sullo sviluppo delle nostre città. Ciò che ci appare chiaro oggi alla luce degli studi che su questi piani sono stati fatti è il fatto che tra piano regolatore e processo di costruzione della città esiste una relazione molto mediata, il piano adottato nel 1956, infatti, viene modificato, quasi stravolto, fino a costruire la città così come oggi la vediamo (Falco, 1991). Se da una parte questo particolare periodo storico viene visto da molta della storiografia urbanistica in maniera negativa, considerando fallimentari le amministrazioni, che piegatesi all’interesse privato, non hanno saputo difendere l’interesse collettivo, cedendo alla più feroce speculazione immobiliare molte aree da destinare a servizi pubblici; dall’altra questo modo di operare e di guidare le trasformazioni urbane, merita di essere ancora analizzato e studiato. Lo merita, se non altro, perché rappresenta - come si è già detto - una delle modalità più comuni nella costruzione della nostre città, ma anche perché cercando di uscire dai giudizi aprioristici e di andare a fondo nella vicenda, gli effetti di queste politiche hanno prodotto dei risultati interessanti - come è il caso del Quartiere Ippodromo - e hanno collaborato alla rea1.

Atti del C.C., seduta del 7 aprile 1956 par. 3, ASCT

2.

Atti del C.C. del 30 luglio 1958 par.3 e 20, ASCT

3.

Atti del C.C. del 15 febbraio 1960, approvazione alle modifiche

della Nuea apportate dal Presidente della Repubblica, ASCT

forme ed attori di un processo di negoziazione

133


lizzazione di una rete capillare di servizi che articolano lo spazio urbano contemporaneo e su cui le trasformazioni future si devono appoggiare. Le date, si diceva, sono importanti perché si comprenda bene come le modalità di attuazione del Piano Regolatore di Torino non seguano un processo lineare e come queste modalità influiscano sul processo di costruzione della città. Nei prossimi paragrafi cercherò, infatti, di far emergere come il lungo iter normativo del piano, che spesso porta alla scadenza della legge di salvaguardia, per cui solo abbastanza recentemente sono stati allungati i tempi di valenza, abbia favorito il proliferare di migliaia di licenze non regolari secondo il piano adottato. Cercherò, inoltre, di raccontare, come l’attuazione del piano del ‘59, non avvenga attraverso l’uso di piani particolareggiati di attuazione, ma ricorrendo ad una pratica molto comune per i piani di quegli anni, ovvero il ricorso a dei piani consensuali (lottizzazioni convenzionate), che nel caso di Torino, come di altre città italiane, vengono in realtà costituiti già prima della procedura di osservazioni, controdeduzioni e approvazione del piano. Infine, attraverso il caso del Quartiere Ippodromo cercherò di spiegare come tuttavia, la negoziazione delle aree da cedere alla città e da destinare a servizi e dei premi di cubatura che la città concede ai privati che si prestino a questa pratica, abbia prodotto dei risultati spesso migliori del solo intervento per <<mano pubblica>> e abbia avuto come risultato delle parti di città a volte più complesse, articolate e dotate di spazi pubblici funzionanti ed attivi. La legge di salvaguardia e il prg della giunta peyron: la vicenda delle 5000 licenze non regolari Quando viene deliberata l’adozione del piano dal C.C., scattano le leggi di salvaguardia urbanistica, ovvero le licenze edilizie che rispettino il vecchio piano regolatore, vengono <<congelate>> fino all’avvenuta approvazione definitiva del nuovo piano, al fine di verificarne la compatibilità con quest’ultimo. Così come era previsto in quel momento dalle legge n°1902 del 1952 sulla salvaguardia urbanistica, questa aveva valenza di due anni a partire dalla data della delibera di adozione del Prg. Tuttavia, quando il 7 aprile del 1958 le leggi di salvaguardia erano ormai scadute, la procedura relativa alle osservazioni e alle controdeduzioni non era ancora

134

Il QUIPP a Mirafiori sud


finita. L’amministrazione comunale si trovò quindi senza strumenti per difendere il piano e la città senza una regolamentazione dell’attività edilizia. A questo punto un amministrazione che voglia salvaguardare il proprio territorio cittadino e difendere il piano regolatore, avrebbe la possibilità di riadottare il piano facendo ripartire l’iter normativo e le leggi di salvaguardia. Difronte alla proposta dell’opposizione di riadozione del piano, la giunta sceglie il silenzio-dissenso, tuttavia, come fa notare nella seduta del 7 marzo 1960  4 Alberto Todros, il silenzio dissenso si era trasformato nella maggior parte dei casi in un silenzio assenso, in quanto molti privati, facendo causa all’amministrazione comunale per non aver rispettato i tempi di legge nel rispondere ai permessi di costruire, avevano ottenuto comunque la licenza. La giustificazione della giunta comunale arriva nell’infuocata seduta del 7 marzo ed è disarmante: ‹‹Ragioni di equità hanno […] consigliato di tenere conto di alcune situazioni obbiettive, precisamente […] di quelle pratiche edilizie che sotto il regime normativo del precedente piano regolatore già avevano compiuto la loro regolare istruttoria e si erano concluse in modo favorevole, non mancando ormai per esse che il materiale di rilascio della licenza edilizia››  5.

Così più di 5000 licenze vennero concesse in contrasto con il nuovo piano regolatore, si tornò in questo caso alle norme in vigore per il vecchio piano regolatore e di ampliamento del 1908, e per la presenza di molte di queste domande che riguardavano parti di città in cui il piano prevedeva una destinazione a servizi, vennero erose alla collettività centinaia di migliaia di metri quadrati di aree verdi e di piazze, scuole ed ospedali (De Magistris, 1999).

Gli articoli 6 e 34 delle nuea: speculazione privata e città pubblica Gli articoli 6 e 34 delle Nuea del Prg, rappresentano uno dei punti cardine della strategia di attuazione del piano. Questi articoli consentono nell’ambito di ciascuna zona del piano e nel rispetto degli indici di edificabilità, la 4.

Atti del C.C., seduta del 7 marzo 1960, interventi di Todros, ASCT.

5.

Atti del C.C., seduta del 7 marzo 1960, Piano regolatore della città:

rilascio di licenza edilizia. Norma, ASCT.

forme ed attori di un processo di negoziazione

135


trasferibilità della cubatura da un lotto di terreno ad un altro e, secondo le modalità fissate da apposita delibera comunale, la possibilità di ottenere un maggior volume edilizio, il cosiddetto ‹‹premio di cubatura››, previa stipulazione di una convenzione con la città per la cessione dell’area da destinare a servizi. Seppur tra varie polemiche, le norme vengono accettate dal consiglio comunale ed approvate all’unanimità (Falco, 1991), riconoscendo le difficoltà economiche del comune, e quindi la difficile acquisizione per mezzo di espropri di aree da destinare a servizi, oltre che le carenze della legge in materia di esproprio, ormai ottocentesca. L’assessore all’urbanistica Giovanni Carlo Anselmetti, poi sindaco a partire dal 1962 quando alla coalizione si aggiunge il Partito Liberale, difende e sostiene queste norme, in linea con la politica portata avanti dalla sua giunta, che tende a favorire l’attività edilizia. Fa questo anche quando l’opposizione, rappresentata in quel momento dal Partito Socialista italiano e da quello comunista, fa emergere nelle sedute del consiglio comunale del 27 gennaio e del 25 febbraio  6 1964, << le deformazioni a cui queste norme possono portare>>. Todros, infatti, sottolinea come molti proprietari si siano sottoposti volontariamente alla cessione di aree da destinare a servizi, pur di ottenere il premio di cubatura. Tuttavia queste aree, non essendo previste dal piano regolatore, sono risultate essere al di fuori di ogni logica e quindi scarsamente utilizzabili. Inoltre in termini di aree si è trattato di un incremento modesto del patrimonio comunale - 122.000 e 245.000 mq - con un risparmio per il bilancio di 6 miliardi di lire (Falco, 1991). Di contro i promotori immobiliari hanno guadagnato, nella costruzione degli oltre 177.000 vani, pari a 50 miliardi  7. In effetti i 64 casi di utilizzo degli articoli 6 e 34 delle Nuea hanno comportato complessivamente il rilascio di licenze per 8.425.179 mc, dei quali ben 1.784.012 hanno costituito il cosiddetto premio di cubatura (pari al 26,5 % in più rispetto ai 6.661.647 mc autorizzabili secondo le norme del Prg), contro la dismissione complessiva di 511,730 mq di aree per i servizi.››  8 6.

Atti del C.C., seduta del 27 gennaio 1964, intervento Todros, atti

del C.C. seduta del 25 febbraio 1964, ASCT. 7.

Atti del C.C., seduta del 9 dicembre 1963, intervento di Todros,

ASCT. 8.

Falco, L., 1991.Torino 1945-1985: tra pianificazione ed emergenza,

in [Mazza, L. – Olmo, C., a cura di Architettura e urbanistica a Torino 19451990, Allemandi, Torino];

136

Il QUIPP a Mirafiori sud


forme ed attori di un processo di negoziazione

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Se le NUEA del piano del ‘59 rappresentano un esempio innovativo e virtuoso per l’accrescimento del demanio pubblico, d’altra parte hanno l’effetto di contraddire il piano stesso, e in forza di un interpretazione estensiva delle norme si produce il superamento degli indici del piano, quindi anche quello della capacità residenziale di queste aree, per cui le aree previste a servizi per queste parti di città risultano del tutto insufficienti (Falco, 1991). Questo fatto è stato alla base della generazione della <<questione periferie>> e i promotori privati di quel tempo hanno infatti ritenuto più interessanti le aree a nord ed a sud della città di Torino, aree che oggi sono state oggetto di numerosi programmi di riqualificazione e di sperimentazioni, nella stagione dei cosiddetti <<programmi complessi>>.

La difficile attuazione del piano regolatore: piani particolareggiati e piani consensuali Come previsto dalla Legge Urbanistica Nazionale 1150 del 1942 Il Piano Regolatore Generale è attuato a mezzo di piani particolareggiati di esecuzione, tuttavia ancora una volta il Piano Regolatore Comunale di Torino del 1959, segue un processo attuativo completamente differente. Nel momento in cui il piano viene adottato in consiglio comunale, la giunta dovrebbe predisporre attraverso i suoi uffici comunali la compilazione di Piani Particolareggiati Esecutivi, che definiscano per ogni zona gli aspetti morfologici delle trasformazioni e delle lottizzazioni da realizzarsi. Tuttavia l’amministrazione Peyron si fa trovare impreparata all’attuazione del piano e, come segnala Todros in un suo intervento nella seduta del consiglio comunale del 20 Ottobre 1959: ‹‹[…] gli uffici tecnici si sono impoveriti […] 11 tecnici nel 1956, 3 oggi […] e tutto questo mentre il trascorrere degli anni avrebbe dovuto svolgersi in un fervore di attività indispensabile. […] Il capo divisione ha dato per due volte le dimissioni e […] mancano gli uomini e i mezzi per una precisa azione di indirizzo››  9.

I piani che avrebbero dovuto dare attuazione al Prg non vengono quindi realizzati, ma a partire dal 1958 l’amministrazione autorizza una serie di piani di lottizzazione 9.

Atti del C.C., seduta del 20 ottobre 1959 par. 16, intervento di

Todros, ASCT.

138

Il QUIPP a Mirafiori sud


che vengono proposti da privati, e attraverso gli articoli 6 e 34 delle Nuea li concerta con questi. Il risultato sono dei <<piani consensuali>>, che sono tuttavia in contrasto con la legge urbanistica nazionale. Questa, però, sarà una delle modalità principali con cui verrà attuato il Prg di Torino, ma tale pratica non è avvenuta esclusivamente a Torino, come ha dimostrato l’indagine sulle lottizzazione del ministero  10, ma nelle nostre città rappresenta il metodo di attuazione del Prg più rilevante per la dimensione degli interventi e per le caratteristiche degli operatori interessati: essenzialmente grandi promotori immobiliari o grandi proprietari di aree (Falco, 1991). E’ questo il caso del Quartiere Ippodromo, e di altri piani consensuali come quelli tra le vie Plava e Barbera, Corso Unione Sovietica e corridoio di servizio, della zona detta della Visitazione, e di quella tra il corso Francia e la via Servais (Falco, 1991). Tutti questi piani sono redatti da privati prima che il piano regolatore venga approvato, e al momento dell’approvazione definitiva del piano, la giunta propone una delibera per la loro omologazione ai piani particolareggiati e per un ulteriore premio di cubatura, oltre quello già ottenuto per via del trasferimento delle cubature da aree da destinare a servizi. Le delibere vengono approvate all’unanimità (Falco, 1991). Per quanto riguarda il Quartiere Ippodromo invece il partito comunista decide di astenersi e Todros al momento della discussione sull’approvazione del Piano del Quartiere Ippodromo il 22 settembre del 1958 solleva alcune perplessità sulla validità dell’operazione: ‹‹[…] nella motivazione è scritto che la legge 17 agosto n° 1150 dice all’art. 28 che non si può procedere senza la preventiva autorizzazione; alla lottizzazione di un terreno a scopo edilizio fino a che non siano approvati i piani particolareggiati […]. A suo parere ed a parere di vari testi in materia è un errore il citare questo articolo 28, in quanto l’obbligo all’autorizzazione della lottizzazione può avvenire soltanto in presenza di un piano regolatore generale approvato. Perché il legislatore ha fatto questo articolo? Per dare all’amministrazione comunale un arma che permettesse, approvato il piano regolatore generale, di impedire lottizzazioni arbitrarie. In attesa che i piani particolareggiati 10.

Aa. Vv., 1968, Indagine conoscitiva sulle lottizzazioni di terreni a

scopo edilizio, Ministero dei lavori pubblici- direzione generale dell’urbanistica, Roma, in Falco, L., l’attuazione difficile del piano regolatore di Torino, in [Mazza, L. – Olmo, C., 1991. a cura di, Architettura e Urbanistica a Torino 1945/1990, Allemandi, Torino,];

forme ed attori di un processo di negoziazione

139


140

Il QUIPP a Mirafiori sud


forme ed attori di un processo di negoziazione

141


Schema esemplificativo della convenzione urbanistica aree private aree pubbliche residenza e terziario parcheggi e strade private giardini semi-privati strade e parcheggi pubblici attrezzature sportive giardini pubblici mercato rionale piazza e centro sociale centro religioso scuola media e centro culturale scuola elementare scuola materna

volume costruito =1.440.000 mc

volume residenziale (85,13% Vc)

volume commerciale (10% Vc)

volume centro religioso (0,9 % Vc)

volume autorimesse (1,2% Vc)

volume scuole (3% Vc)

Rielaborazione da Convenzione Urbanistica- ASCT

142

Il QUIPP a Mirafiori sud

44 %


vengano approvati.››  11

Dunque é il piano regolatore di Torino del 1959, che <<istituzionalizza>> la pratica dei piani consensuali e lo fa attraverso gli articoli 6 e 34 delle Norme Urbanistico Edilizie Attuative ed anche se queste pratiche pongono in taluni casi il problema del superamento del fabbisogno abitativo delle aree su cui intervengono, forniscono una prima istituzionalizzazione di forme di parternariato pubblico/privato, di cui oggi si auspica tanto l’applicazione nell’ottica di una sussidiarietà orizzontale e verticale dei processi di governo del territorio. Inoltre se appare chiaro che il senso del dispositivo 167 e dei PEEP è indirizzato alla costruzione di geografie spaziali e sociali che tendono a favorire il ceto medio  12, ciò che si vuole affermare in questa sede è che anche lo strumento dei piani consensuali, ancora prima che venga approvata la legge 167, sembra seguire questa tendenza. Questo avviene anche per il Quartiere Ippodromo, che sembra tracciare uno storia parallela a quella dell’urbanizzazione delle masse contadine e della costituzione della <<città fabbrica>>, dando vita a processi di filtering.

Il quipp come strategia di attuazione del piano dei servizi della città: la convezione urbanistica tra i proprietari e la città di torino Come si è detto la città utilizza lo strumento dei piani consensuali come mezzo di negoziazione delle aree da destinare a servizi pubblici e il Quartiere Ippodromo rappresenta certamente uno degli esempi più rilevanti da un punto di vista quantitativo di questa pratica. La convenzione urbanistica approvata con delibera del C.C. del 30 settembre 1958  13 tra la città di Torino e i proprietari delle aree, prevede la cessione di 140.500 mq di aree a servizi, di cui 75.000 circa da destinare a sedime stradale e 65.000 circa da destinare a servizi di pubblica utilità (centro parrocchiale, scuola materna, media e ele11.

Atti del C.C, seduta del 22 settembre 1958, par. 44, intervento di

Todros, ASCT. 12.

La 167 è un dispositivo complesso, che non in tutte le sue applica-

zioni ha avuto risultati univoci. 13.

Atti del C.C., seduta del 30 settembre 1958, par.32, ASCT.

forme ed attori di un processo di negoziazione

143


mentare, mercato rionale, giardini pubblici, attrezzature sportive, e centro culturale), cioè ben il 42,57 % della superficie complessiva dell’area di 330.000 mq. Su quest’ area è previsto dal Prg del 1959 un indice di cubatura di 4 mc/mq e quindi un volume costruibile di 1.320.000 mc, considerando che il volume costruito, così come riportato nella relazione illustrativa del piano, ammonta a 1.440.843 mc, il premio di cubatura derivante dalla cessione di aree pubbliche rappresenta 120483 mc, a cui vanno aggiunti altri 3200 mc ottenuti dall’ulteriore premio di cubatura contestuale alla deliberazione del piano e derivante da 800 mq di reliquati di terreno fabbricabile e che la città cede alla società Campo di Mirafiori  14 ed edificabili con l’indice di 4 mc/mq, per un totale quindi di 123.683 mc. Perciò l’indice di edificabilità complessivo è di 4,374 mc/mq, il che significa che si ha un incremento del 9,4% rispetto alla cubatura prevista dal piano regolatore. Se confrontiamo quest’ultimo dato con quelli presentati da Luigi Falco, nel suo saggio già citato in precedenza, a riguardo dei 64 casi di trasferimento di cubatura abbiamo che il premio di cubatura del Quartiere Ippodromo rappresenta da solo il 6,92 % dei 1.784.012 mc complessivi costruiti in più rispetto alle previsioni di piano. Per contro la superficie a servizi che i proprietari dell’area cedono al comune ammonta al 27,45 % di quei 511.730 mq che nel complesso vengono ceduti alla città grazie agli articoli 34 e 6 delle Neua. Potremo quindi pensare al piano QUIPP come un piano virtuoso se inserito all’interno del contesto generale dell’attuazione del Prg del 1959. Un piano che ha dato di più di quanto ha preso alla città, seppur sia considerevole il volume in più che viene concesso alla speculazione privata, vista la dimensione dell’intervento.

14.

Atti del C.C., seduta del 22 settembre 1958, Società Campo di

Mirafiori, Avv. Marangoni Carlo, Pluviano Giovanni, Società Pinky e Mirella, Ovazza Giorgio e Ovazza Celeste in Segre, Piano di Lottizzazione e fruttamento edilizio di aree di terreno in località Mirafiori costituenti l’ippodromo, Convenzione, approvazione, ASCT.

144

Il QUIPP a Mirafiori sud


Costruzioni edifici del Quartiere Ippodromo ogni 3 anni

edififici costruiti al 1961

edififici costruiti al 1964

edififici costruiti al 1967

edififici costruiti al 1970

edififici costruiti al 1973

Rielaborazione da Torino Facile- Consultazione Protocolli on line- AECT

forme ed attori di un processo di negoziazione

145


Tab. 3. Obbiettivi e Risorse in gioco nella trasformazione Obbiettivi Obiettivi di contenuto

Risorse Risorse economiche

Risorse legali

E’ la società che gestisce l’ippodromo Mirafiori e il maggior proprietario dell’area. Possiede ed utilizza il valore economico del suolo come risorsa per la trasformazione.

PRG

Speculazione fondiaria e immobiliare

Possiede il valore economico del suolo come risorsa della trasformazione.

Idem.

Pluviano Giovanni

Idem.

Idem.

Idem.

Soc. Pinky

Idem.

Idem.

Idem.

Soc. Mirella

Idem.

Idem.

Idem.

Soc. Miraflores

Idem.

Idem.

Idem.

Carlo Marangoni

Idem.

Idem.

Idem.

Soc. Campo di Mirafiori

Ovazza Giorgio e Celeste in Segre

Giunta Comunale di Torino

Redazione di un Piano Particolareggiato di attuazione.

Collegio dei Costruttori

Risorse politiche

Trasferimento dell’ippodromo, speculazione fondiaria e immobiliare

Trasferimento dell’ippodromo, acquisizione di aree da destinare a servizi di pubblica utilità.

PCI

Obiettivi di processo

La giunta di centro destra di quegli anni segue una politica che favorisce il collegio dei costruttori e i grandi proprietari fondiari. Di cui guadagna un ampio consenso politico La scelta di incrementare gli indici edificatori, anche per il quartiere ippodromo va in questo senso, anche se certamente facilita l’acquisizione di aree a servizi per la città.

E’ in grado con la sua attività legislativa, ma non solo, di spostare il consenso politico a suo favore.

Indebolire la forza politica della giunta di maggioranza.

Il PCI è la più grande forza di opposizione in quel momento.

Anche se non partecipa direttamente al processo, opera costantemente per influenzare la politica urbana delle amministrazioni. Partecipa cioè allo scambio politico.

Opera come tutte le corporazioni esercitando la sua influenza politica.

Sul processo (delibera la convenzione urbanistica). Informazioni e dati: gli studi sulla città delle commissioni per il PRG. Teorie e Modelli: Il PRG stesso

Alberto Todros è un noto urbanista, e politico italiano. Ha realizzato importanti Piani Urbanistici come quello di Savona e varie proposte di legge da deputato. Tra cui proposte di modifica alla legge 167 del 1962 ed alla legge di salvaguardia 1902 del 1952. Da primo firmatario.

Redattore del Piano Regolatore Generale e del Piano di lottizzazione del QUIPP

Rosa Maria Renoglio

146

(Per l’aumento di superficie edificabile).

Art. 6 e 34 delle NUEA, sul trasferimento di cubatura. (Per l’acquisizione di aree a servizi).

Giorgio Rigotti

I 58 costruttori

Art. 6 e 34 delle NUEA, sul trasferimento di cubatura.

PRG

La posizione del Partito Comunista è sempre stata chiara in questo senso attraverso la figura di Alberto Todros, che interviene a più riprese. Il PCI però non ha i numeri per opporsi alle delibere della maggioranza. Tutela gli interessi degli imprenditori edili. Il fatto che la costruzione del Quartiere Ippodromo coinvolga più di 60 imprese edili ci dà un idea di quanto sia influente il suo operato e di quanto violenta ed ingente sia la spartizione della speculazione edilizia in quegli anni.

Risorse conoscitive

Speculazione immobiliare

Il QUIPP a Mirafiori sud

Viene sollevato un problema di conflitto d’interessi nei suoi confronti proprio a riguardo del quartiere ippodromo nel quale pare si sia riservata dei diritti edificatori.

Maggior collaboratrice di Giorgio Rigotti.

Mobilitano risorse economiche attraverso l’acquisto dei terreni e la costruzione degli edifici

Si avvalgono della consulenza di progettisti e delle competenze della maestranze


Attori Gli attori della trasformazione La modernità nasce dall’affermazione dell’individuo in quanto tale ed è per questa ragione che essa porta con se la questione del rapporto tra interesse individuale ed interesse collettivo, tra bene pubblico e bene privato (Di Biagi, 1986). La riflessione su questo rapporto viene risolta dall’urbanistica in maniera diversa di volta in volta accentuando la superiorità dell’uno o dell’altro. In questo senso, secondo un interpretazione consueta, l’urbanistica si configura come attività riformista volta a spostare il confine tra i due interessi contrapposti (Di Biagi, 1986). La storia dell’urbanistica sembra quindi seguire la storia dello stato sociale, condividendone progresso e crisi. Inoltre l’accezione negativa che di consueto si attribuisce al privato ed, al contrario, quella positiva che si attribuisce al pubblico, hanno fatto sì che tutta la storia urbana del XX secolo appare gravitare attorno ad un opposizione tra pubblico e privato, un ipotetica <<città pubblica>> ed una ipotetica <<città privata>>. L’edilizia pubblica è stata letta dall’opinione pubblica come strumento anticiclico in fase di recessioni economiche, come passaggio fondamentale per l’urbanizzazione di masse contadine, come volano occupazionale, come risposta necessaria a un’economia che si fondava su operai salariati, il cui reddito è componente essenziale di competitività tra manifatture e industrie (Secchi, 2005). Oggi tuttavia appare necessario estendere lo sguardo ad altre <<città>> ed ad altre modalità di costruzione della città e dello stato sociale, che attraversano - correndo parallelamente alla storia della <<città pubblica>> - l’intero Novecento. L’ingentissima attività edilizia e urbanistica che investe le città italiane a partire dagli anni ’50 del Novecento e fino agli anni ’70 dello stesso secolo, è stata spesso descritta negativamente da larga parte dell’opinione pubblica e della letteratura tecnica come il piegarsi delle amministrazioni pubbliche ai grandi interessi speculativi privati, al prezzo di una riduzione dei servizi collettivi e della qualità urbana. Molte ricerche si sono concentrate sullo studio dell’intervento pubblico nella costruzione della città  15, e sui risultati che questo ha avuto in campo 15.

Si veda: Infussi F., 2011. a cura di, Dal recinto al territorio, Milano

esplorazioni nella città pubblica, Mondadori, Milano;

forme ed attori di un processo di negoziazione

147


urbanistico, architettonico e sociale. Tuttavia, questo tipo di interventi nella costruzione e trasformazione della città, sono degli eventi occasionali, ed hanno coperto solo una risicata percentuale del fabbisogno abitativo  16. La maggior parte delle città italiane, si è costruita secondo processi differenti, in genere affidati ai soli privati e che hanno visto la nascita di nuove figure professionali, come gli agenti immobiliari, e l’ascesa di nuove classi sociali, come il ceto medio, <<desiderose di nuovi e moderni sistemi di autorappresentazione>> (De Pieri, 2013). Certamente è vero che la storia della città del Novecento è una storia che è direttamente connessa a un aspetto che attraversa tutto il corso del XX secolo: la divisione tra proprietà della terra e diritti di edificazione, del conflitto tra diritti degli individui e politiche di una comunità, di cui l’esproprio non è che la forma più evidente. Storia questa, che non inizia nel XX secolo, ma che con esso modifica anche quantitativamente le sue forme e con i grandi problemi sociali e funzionali relativi all’urbanizzazione di massa l’esproprio e il demanio pubblico divengono argomento centrale delle retoriche e delle politiche (Olmo, 2010). La storia del Novecento è in questo senso storia dell’interazione tra soggetto pubblico e soggetto privato - e della loro opposizione – ed è la storia degli strumenti e delle politiche che vengono messe in campo per regolamentare le loro relazioni (Olmo, 2010). Ma accanto all’esproprio, accanto alla dichiarazione di pubblica utilità, le forme in cui vengono regolati i diritti dei singoli e della collettività, hanno conosciuto modalità diverse durante il corso del Novecento. L’esproprio comportava spesso ingenti spese oltre al fatto che << Il prezzo del bene che la collettività acquisisce per allargare una strada, completare un opera pubblica, trasferire una stazione ferroviaria o un ospedale, costruire un high way non si forma sul mercato: è legato alla capacità di resistenza all’esproprio dei soggetti interessati >> (Olmo, 1994). L’esproprio per queste ragioni non veniva utilizzato con frequenza, rappresenta piuttosto Di Biagi, P. – Marchigiani, E., 2008, a cura di, Città pubbliche. Linee guida per progetti e processi di riqualificazione Urbana, Mondadori, Milano; Di Biagi, P., 2008 La città pubblica: edilizia sociale e riqualificazione urbana a Torino, Allemandi, Torino; Di Biagi, P., 2010. a cura di, La grande ricostruzione: il piano Ina-Casa e l’Italia degli anni cinquanta, Donzelli, Roma 16.

Da un indagine condotta in quegli anni risulta che nell’ambito delle nuo-

ve costruzioni solo il 15 % veniva destinato ad edilizia pubblica e popolare (Cardo-

za, A. L. – Symeox, G. W., 2006, Storia di Torino, Einaudi, Torino).

148

Il QUIPP a Mirafiori sud


come si è detto rispetto alla costruzione per << mano pubblica >> della città  17 un fatto eccezionale, a cui si ricorre solo in casi di estrema necessità. Non si vuole affermare quindi che i piani consensuali siano l’unico modello alternativo allo strumento dell’esproprio, tuttavia si vuole spostare l’attenzione su un altro aspetto complementare alla storia che convenzionalmente racconta la città del Novecento, ovvero che la costruzione della città avviene in larghissima parte per iniziativa privata. Ed i piani consensuali sono uno strumento ancora poco studiato, ma che ha avuto come abbiamo visto un ruolo fondamentale nella costruzione di un patrimonio di attrezzature collettive. Il Quartiere Ippodromo, quindi, racconta una storia parallela a quella degli interventi di edilizia sociale, quella del ruolo svolto dai privati nella costruzione di un demanio pubblico di aree, quella della negoziazione dei diritti collettivi e dei diritti del singolo. I privati quindi assumono un ruolo decisivo nella costruzione dei servizi collettivi e nella costruzione di quel welfare state, che proprio in quegli anni, cominciava ad essere tradotto in una serie di spazi urbani di diverso tipo. La crisi attuale dello stato sociale e le sue trasformazioni che vedono cambiare costantemente il rapporto tra il pubblico e il privato, vedendo sostanzialmente una partecipazione sempre maggiore dei privati nella costruzione degli << welfare space >> (Baiocco, 2011), il << deflagrare del pubblico >> (Bianchetti, 2008) ci devono portare a riflettere su dei modelli alternativi, con cui lo stato sociale - o meglio lo spazio sociale - si è costruito durante il corso del Novecento. In sostanza ciò che si vuole affermare, riferendoci agli spazi non più agli attori della trasformazione è che <<abbiamo diversi tipi di pubblico con buona pace delle narrazioni che hanno riscritto la città del Novecento sulla contrapposizione drammatica e popolare tra ciò che è pubblico e ciò che non lo è >> (Bianchetti, 2008) e che il Quartiere Ippodromo, rappresenta in questo senso una storia parallela a quella di tanti quartieri <<pubblici>>, che vengono costruiti tra gli anni ’50 e gli anni ‘70 del Novecento, la storia di una parte di città costruita dai privati, ma non per questo meno pubblica. Lo si è ripetuto più volte le lottizzazioni consensuali 17.

Uno degli obbiettivi della 167 è proprio il tentativo di facilitare l’acquisi-

zione di aree per accrescere i demani comunali.

forme ed attori di un processo di negoziazione

149


rappresentano la modalità di attuazione del Piano Regolatore più rilevante per dimensioni degli interventi e per caratteristiche degli operatori interessati, specialmente grandi proprietari di terreni e operatori immobiliari (Falco, 1991). Sono questi infatti gli attori della trasformazione del Quartiere Ippodromo, che in questo senso rappresenta un caso tipico, perché vede la partecipazione di grandi proprietari fondiari - presenti nell’area di Mirafiori già a partire dal primissimo Novecento - e operatori immobiliari - che intervengono per sfruttare il trend espansivo che si verifica nell’area, parallelamente all’espansione dello stabilimento produttivo Fiat di Mirafiori. Un ruolo di primo piano nella costruzione del quartiere lo svolge la Società Campo di Mirafiori, società proprietaria dell’impianto dell’Ippodromo Mirafiori e della maggior parte delle aree dell’intervento, insieme alle società che possiedono le sue azioni. La convenzione urbanistica, viene discussa in consiglio comunale il 22 settembre del 1958  18 e l’atto notarile che certifica la validità della convenzione arriva il 15 maggio del 1959  19 e viene stipulata tra la città di Torino e le società Campo di Mirafiori, Pinky e Mirella, Miraflores - tutte attinenti alla sfera delle attività ippiche – inoltre con altri attori - invece proprietari di terreni preesistenti la costruzione dell’impianto - ovvero i signori Ovazza, Pluviano e Marangoni. Quest’ultimo in realtà è un soggetto che può essere anch’esso riconducibile alle attività ippiche in quanto al momento della discussione in consiglio comunale figura come presidente della società Campo di Mirafiori  20. Analizzare la convenzione edilizia ed insieme il processo decisionale che porta alla sua realizzazione ed alla costruzione del Quartiere Ippodromo, restituisce una fotografia della complessità e della fertilità del settore edilizio, negli anni del boom economico. La costruzione della città, è ed è sempre stato un processo collettivo, ciò che distingue, però, i processi di policy della società contemporanea da quelli delle precedenti società è la complessità dei punti di vista degli attori che partecipano a questo processo (Dente, 2011). Otto proprietari fondiari, due urbanisti, più di sessanta imprese 18.

Atti del C.C, seduta del 22 settembre 1958, par. 44, ASCT.

19.

Atti notarili, convenzione edilizia tra la società Campo di Mirafiori e il

comune di Torino, 15 maggio 1959, ASCT. 20.

Allegato a: Atti notarili, convenzione edilizia tra la società Campo di Mi-

rafiori e il comune di Torino, 15 maggio 1959, ASCT.

150

Il QUIPP a Mirafiori sud


Tab. 4. Classi di attori in gioco Classi di Attori Politici

Burocratici

Portatori di interessi speciali

Soc. Campo di Mirafiori

Gli obbiettivi sono di contenuto e si riferiscono in particolare al lucro, formalmente per l’esigenza dello spostamento dell’ippodromo in area migliore, come viene oltretutto indicato in sede di convenzione.

Ovazza Giorgio e Celeste in Segre

Rispetto ai costruttori si fanno essi stessi promotori.

Portatori di interessi generali

Esperti

Pluviano Giovanni Idem.

Soc. Pinky

Idem.

Soc. Mirella

Idem.

Soc. Miraflores

Idem.

Carlo Marangoni

Idem.

Giunta Comunale di Torino

Basa certamente il suo intervento su una razionalità politica: agevolare l’attività edilizia privata/ottenere servizi per i cittadini.

PCI

Basa certamente il suo intervento su una razionalità politica: difendere il demanio comunale, dotare i cittadini di servizi collettivi.

E’ l’autorità competente ad esprimersi in materia: C.I.E, P.R.G., L.L.P.P., etc.

Collegio dei Costruttori

Difendono la categoria dei costruttori, basando il proprio intervento sull’utilizzo di risorse politiche.

Giorgio Rigotti

Esperto Urbanista, docente del Politecnico di Torino, redattore del piano regolatore della città, e autore i numerosi testi e manuali di urbanistica. Gli viene commissionato il lavoro dalla soc. Campo Di Mirafiori.

Rosa Maria Renoglio

Il suo intervento nel processo come collaboratrice di Giorgio Rigotti, viene visto da alcuni come volto all’interesse personale. In particolare è lei che si occupa dello studio particellare e delle proprietà del piano.

I 58 costruttori

Interviene per difendere il proprio interesse economico.

Maggior collaboratrice di Rigotti.

forme ed attori di un processo di negoziazione

151


Tab. 5. Ruoli degli attori nella trasformazione Ruoli Promotore

Soc. Campo di Mirafiori

Regista

Oppositore

Alleato

Come specificato è la società campo di Mirafiori a proporre la lottizzazione. Questi proprietari preesistenti si alleano con la società campo di Mirafiori, perché ne condividono gli obbiettivi di contenuto.

Pluviano Giovanni

Idem.

Soc. Pinky

Acquistano i terreni per partecipare alla speculazione, e si alleano con la società Campo di Mirafiori.

Soc. Mirella

Idem.

Soc. Miraflores

Idem.

Carlo Marangoni

Idem. Attraverso le NUEA (art.6 e 34) in qualche maniera promuove una soluzione, per quello che riguarda l’acquisizione delle aree da destinare a servizi.

PCI

Pilota il processo da valle con il P.R.G., fino ad attuazione, quando attraverso la C.I.E. ne determina la possibilità di attuazione. E forse l’unico vero oppositore della politica di governo (il PSI ha una posizione più moderata seppur critica).

Collegio dei Costruttori

Il loro ruolo è propriamente quello di filtro. Non è portatore di interessi propri, quanto piuttosto di quelli dei costruttori.

Giorgio Rigotti

Operando un piano di lottizzazione per dei commitenti privati, portatori di interessi individuali, Utilizza le proprie conoscenze, per mediare, tra questi e quelli della collettività rappresentati dal legislatore pubblico.

Rosa Maria F

I 58 costruttori

152

Mediatore

Fattualmente il Piano di lottizzazione del Quartiere Ippodromo viene richiesto dalla società campo di Mirafiori a Giorgio Rigotti e la sua collaboratrice Rosa Maria Renoglio.

Ovazza Giorgio e Celeste in Segre

Giunta Comunale di Torino

Filtro

Il QUIPP a Mirafiori sud

Idem. Si allea sotto un certo punto di vista con i promotori per portare a termine la trasformazione.


di costruzione e altrettanti progettisti, senza considerare la pluralità di attori politici e corporazioni, che operano in quegli anni per la costruzione di una città in violenta espansione, restituiscono questa complessità di punti di vista. La complessità delle politiche pubbliche <<può essere quindi misurata attraverso una classificazione degli attori, che utilizzi come criterio, la natura della pretesa di intervenire nei processi decisionali>> (Dente, 2011) definendo così il ruolo che questi attori, assumo per portare a compimento un determinato processo. In prima analisi, si è quindi proceduto a una prima classificazione degli attori (tabella 4) si è dunque passato ad esplicitare quali siano stati i ruoli assunti dai vari attori, all’interno della controversa costruzione del quartiere (tabella 5).

I ruoli degli attori nel processo Il ruolo di regista è certamente da attribuire al comune di Torino: è la giunta municipale, che si incarica della redazione del piano regolatore generale, nel quale inserisce gli articoli 6 e 34, delle Norme Urbanistico Edilizie Attuative, che definiscono lo scambio tra suolo e diritti edificatori tra soggetto pubblico e privato. Lo stesso piano regolatore generale, inoltre, è lo strumento che definisce le possibilità di trasformazione della città. E’ chiaro - e quasi banale dirlo - che attribuendo degli indici di edificabilità per l’area di territorio su cui sorgeva in quel momento l’ippodromo Mirafiori, la giunta attiva il processo che sta alla base della trasformazione per quella parte di città. Allo stesso modo attraverso gli uffici comunali competenti, per esempio quelli tecnici della Commissione Igienico Edilizia, la città pilota e porta a compimento la costruzione del quartiere. In buona sostanza, è la giunta comunale che si occupa di pilotare l’intero processo a valle della proposta iniziale, sino al suo esito, che <<adatta la definizione del problema, in modo da suscitare l’interesse dei diversi attori>> ( Dente, 2011). E’ possibile identificare questo ruolo con maggior chiarezza nella dichiarazione di intenti, che l’amministrazione comunale presenta nella relazione illustrativa, redatta per essa dall’ing. Giorgio Rigotti, al Piano Regolatore Generale del 1959, e dalla cui lettura appare quasi una rivendicazione di un ruolo di giuda per il trasferimento dell’impianto dell’Ippodromo Mirafiori, e il conseguente sfruttamento edilizio dell’area: forme ed attori di un processo di negoziazione

153


<< Fra gli impianti di grande importanza merita un cenno particolare l’ippodromo. Le installazioni ora presenti a Mirafiori, una volta circondate da terreno completamente libero e da terreni destinati all’allevamento dei cavalli da corsa, sono state, poco alla volta, serrate da tutte le parti dall’espansione della città, che ha ridotto la superficie occupata dall’impianto alla pure e semplice pista. In queste condizioni è prevedibile che l’ippodromo non possa rimanere a lungo nella posizione attuale e che in futuro esso debba spostarsi in un area più adatta. Siccome l’Ippodromo è tradizione di Torino, è un impianto che non deve mancare in una grossa città, è una scuola di ardimento, abbiamo previsto nel piano generale di mantenerlo nella situazione attuale fino a quando sarà possibile. Quando esso sarà trasportato e costruito in altra zona di Torino (per esempio sull’ex campo di aviazione di Mirafiori) o nelle immediate adiacenze l’area occupata attualmente e che verrà ad essere liberata, potrà essere fruttata per scopi residenziali, purchè abbia un piano particolareggiato unitario con fabbricazione isolata e con ampie superfici destinate a verde, prevista l’installazione di tutti gli impianti di pubblica utilità competenti>>  21.

Il ruolo del promotore è assunto, invece, dalla società Campo di Mirafiori, proprietaria dei terreni su cui sorge l’ippodromo e gestore degli impianti. In una discussione durante il consiglio di amministrazione della società, riportata nella relazione della seduta del 20 luglio 1957, si evince chiaramente come l’ideazione del processo di trasformazione parta dalla società, che solleva il problema e ne propone una soluzione: << Abbiamo quindi incaricato due valenti tecnici di presentare al comune un progetto di utilizzazione dell’attuale ippodromo come area residenziale. Confidiamo che questo progetto, che ha già avuto un approvazione di massima, possa presto concludersi con un definitivo accordo con il comune>>.  22

L’asserzione che la società Campo di Mirafiori, sia il vero promotore della trasformazione dell’ippodromo, come emerge dalla citazione sopra riportata, ci porta ad introdurre un’altra figura all’interno del processo di costruzione del quartiere Ippodromo, ovvero l’alleato. Se infatti la convenzione urbanistica indichi, come da elenco precedentemente riportato, otto proprietari delle aree oggetto di convenzione, non significa che essi stessi siano i promotori della trasformazione. Difatti i tecnici

154

Il QUIPP a Mirafiori sud

21.

Relazione Illustrativa al piano regolatore generale del 1959, ASCT

22.

Allegato A atto Notarile n°12152, rogito Astore, ANT


che si occupano della stesura del piano QUIPP, si occupano di ricostruire la condizione proprietaria dei terreni su cui questo insiste, coinvolgendo quindi nel processo, altri proprietari, come i signori Ovazza Giorgio e Celeste o il signor Pluviano, che possiedono la proprietà dei suoli già decenni prima che la convenzione urbanistica venga approvata  23. E’ possibile invece, che le società Pinky, Mirella e Miraflores, siano delle Holding della società campo di Mirafiori, che come indicata in una relazione del consiglio d’amministrazione, dispone di numerosi azionisti  24, e che quindi entrino nella speculazione fondiaria per questa ragione. Lo stesso Marangoni, proprietario di alcune aree oggetto di piano, è presidente della società fino a poco prima che venga siglata la convenzione urbanistica, momento in cui figura come presidente Emanuele Nasi  25, è possibile anche in questo caso che entri in possesso di alcune aree del piano in quanto azionista della società campo di Mirafiori. Questi attori quindi, non assumo il ruolo di promotore vero e proprio, hanno piuttosto << obbiettivi di contenuto e di processo congruenti con quelli del promotore >> (Dente, 2011), a cui apportano quindi il proprio supporto come alleati. Sono già stati citati inoltre i progettisti del piano del QUIPP, ma che ruolo gli si può attribuire all’interno di questo processo di policy urbana? Il compito non è facile, perché da più fonti sono stati sollevati dubbi sul conflitto d’interessi che Giorgio Rigotti, e la sua maggior collaboratrice Rosa Maria Renoglio, hanno avuto essendo progettisti del piano del QUIPP ed allo stesso tempo di un Piano Regolatore Generale, ancora in fase di approvazione durante la stesura del progetto Ippodromo  26. Possono quindi aver contribuito

23.

Catasto gatti, ASCT. Da un breve indagine catastale, basata sul

catasto gatti, i signori Ovazza e Pluviano, si muovono intorno agli anni 20 del 900’, per acquisire delle particelle prossime all’area dell’ippodromo. 24.

Allegato A atto Notarile n°12152, rogito Astore, ANT. Il capitale

sociale della società è stimato in 600 azioni, di cui 366 appartengono a degli azionisti della società. 25.

Atti notarili, convenzione urbanistica tra la città di Torino e la so-

cietà campo di Mirafiori, ASCT. Nell’atto notarile che riporta la relazione della seduta del CDA della società Campo di Mirafiori del 20 Luglio 1957, figura come presidente Carlo Marangoni, al momento della convenzione urbanistica, siglata in data 15 maggio 1959, la presidenza è passata a Emanuele Nasi. 26.

Diego Novelli solleva dei dubbi in particolare sul Rosa Maria Re-

forme ed attori di un processo di negoziazione

155


al processo, con obbiettivi di contenuto volti ad un proprio arricchimento personale, facendosi quindi portatori di interessi particolari, e non entrando nella controversia in quanto semplici esperti. Tuttavia, in prima analisi, un loro posizionamento, può essere supportato da una più ampia riflessione sulla condizione e sul ruolo dell’urbanista nello svolgimento delle politiche urbane. Se la città è organismo complesso, nel quale coesistono interessi privati e collettivi, l’urbanista chiamato a disegnare la città e le regole che la governano, ha il compito di mediare tra questi interessi. Questa affermazione discutibile per certi versi, perché in un certo senso rappresenta una resa disciplinare, abbandonando quindi il carattere riformista che contraddistingue l’urbanistica o meglio la capacità di prendere decisioni << politiche >> in senso lato (Bianchetti, 2008), mi sembra possa essere una posizione attribuibile a Giorgio Rigotti e alla sua collaboratrice. Difatti l’idea stessa di piano intesa da Rigotti come un processo collettivo lungo ed articolato, che non si basa su concezioni astratte, ma proprio per il suo carattere di collettività deriva la sua forma e i suoi obbiettivi dalle forme reali fisiche, sociali ed economiche della città (Mellano,1999); mi sembra contenga in sé l’idea di assecondare i processi in atto e quindi in un certo senso di operare una mediazione tra questi processi. Supporremo quindi che in riferimento alla politica di trasformazione del quartiere Ippodromo questi intervengano in veste di mediatori: da una parte gli interessi della collettività, cioè un disegno che garantisca un elevata quantità di servizi collettivi e qualità degli stessi, oggetto di convenzione e soprattutto di valutazione da parte della C.I.E., dall’altra garantire un adeguato sfruttamento edilizio, da parte dei promotori, che li chiamano ad intervenire, in modo da massimizzarne il profitto. Assecondare cioè il processo di espansione a cui la città di Torino era soggetta. Un’altra figura fondamentale, che capita sovente di incontrare nell’analisi dei processi di policy (Dente, 2011) e che si riscontra, a mio avviso, anche per il quartiere Ippodromo è quella dell’oppositore. Nel momento in cui l’egemonia della borghesia industriale, vigeva sul disegno noglio la collaboratrice di Rigotti , che pare possedesse dei terreni nell’area del Quartiere Ippodromo in origine destinati a verde, e poi destinati dal Piano a sfruttamento edilizio (Radicioni, R. – Lucco Borlera, P.G., 2009. a cura di, Torino invisibile, Allinea, Firenze).

156

Il QUIPP a Mirafiori sud


Struttura del netowork decisionale.

19 59

PCI

N RIA VA

VA RIA N

TE 9

PR G

COLLEGIO DEI COSTRUTTORI DI TORINO

1 TE

GIUNTA COMUNALE

SOC. LES HIRRONDELLES

BIAMINO SECONDO

2

CONDOMINIO UNIONE SOVIETICA

RAMONDINO MARIO

SOC. TORINE AUGUSTA

OTTOLINI FERRUCCIO FRATELLI MORELLO

CONDOMINIO ORSA MAGGIORE SOC. AMAFLOR BACCI MARCELLO

CONDOMINIO ONARATO VIGLIANI

I TORIN PRG D

SOC. CINEMA AMEDEO

SOC. CAMPO DI MIRAFORI

SOC. TEGGIA

FALETTI MARIO E FASSANA LILIANA ARNAUD ADOLFO

PLUVIANO VINCENZINA

SOC. VAL VIGEZO SOC. SIMET

SOC. OVIMIR SOC. AUDOMUS

SOC. MANE

SOC. IMM. LEVANTE PONENTE

O DEL

SOC. GIADOFLOR

SOC. CARAVELLA SOC. IMM. EQUS

1959

SOC. IMM. MAPI

SOC. MONCENISIO

SOC. SAN LUIGI VALLERIS GIULIO

SOC. VERBANIA

ACTIS EMILIO

VERCELLINO GIACOMO

ALBERONI ATTILIO

SOC. ALMA ING. RAMPINO

SOC..MIRELLA

SOC. PARI

SOC. SAN GIULIO

SOC. IMM. TRE QUADRI

GIORGIO RIGOTTI

COSTANTINI ERCOLE SOC. IMM. FERCO POZZETTO ANTONIO

SOC. QUATTRO PICCHE SOC. SOLA

SOC. PINKY SOC. QUATTRO QUORI

BOETTI GIOVANNI

SOC.PARAVIA

CONVENZIONE URBANISTICA

SOC. ACC. SEMPLICE MARISOL

SOC. SANT’OTAVIO

SOC. TRE FIORI SOC. CIMELLA

IMPRESA MANOLINO E FIGLI

OVAZZA GIORGIO

SOC. COSTRUZIONI FEAL

ROSA MARIA RENACCO

ING. BORINI & FIGLI SOC. LA RESIDENZA SOC. AMALIA

SOC. ANGELA

SOC.MIRAFLORES SOC. ANNALISA E CINZIA SOC. AURELIA

SOC. ADALGISA

TE

17 PRG

195 9

OPERA DIOCESIANA PER LA PRESERVAZIONE DELLA FEDE

PIANO

DI LO TT

IZZAZ IO

NE QU ARTIER E

IPPOD

ROMO

VAR IAN

RI VA

6 TE AN

PLUVIANO GIOVANNI

SOC. CAMPO DI MIRAFORI

OVAZZA GIORGIO E CELESTE

SOC. MIRAFLORES SOC. PINKY E MIRELLA

MARANGONI CARLO

forme ed attori di un processo di negoziazione

157


del territorio, tant’è che l’appellativo più usato per definire la Torino degli anni del boom economico è <<fabbrica>>. L’oppositore più grande nella <<città fabbrica>> di questa forma di sviluppo è il PCI, e in minor parte il PSI, rappresentanti delle classi sociali operaie, e numerosi nei sindacati, che dà dentro la fabbrica, richiedevano diritti, e tentavano di colmare il gap di classe. Questa forma di opposizione di classe, ebbe non poche conseguenze anche sulle politiche urbane di quegli anni. In particolare il Partito Comunista, fortissimo a Torino già dalla nascita dell’Italia Repubblicana  27, si faceva portatore di una politica urbana volta ad aumentare un controllo pubblico sui suoli, ad incrementare e difendere il demanio comunale, a equilibrare i prezzi degli alloggi, contenendo la rendita fondiaria. Appare quindi evidente alla luce di quanto affermato, che l’unico vero oppositore, anche per quello che riguarda la costruzione del quartiere Ippodromo, è rappresentato dal PCI. Nelle sue fila, figura una personalità autorevole come quella dell’urbanista Alberto Todros, che anche in sede di delibera della convenzione urbanistica del Quartiere Ippodromo esprime, chiaramente parlando a nome di tutto il suo partito, le sue perplessità a riguardo della trasformazione in oggetto. <<[…] Vorrebbe sollevare una questione formale. Su quest’area si è già discusso molto in sede di PRG. In quelle discussioni sono state da me stesso sollevate critiche sulla strana coincidenza di trattamento di quest’area. Si è poi passati in seduta segreta e si sono prese le note decisioni […]>>.  28

La delibera della convenzione urbanistica è stata poi approvata in consiglio comunale con votazione ad alzata di mano, con 40 voti sui 53 presenti. Astenuti Todros ed altri 13 consiglieri PCI.   29 Infine altri attori sembrano essere meno individuabili all’interno di un processo di policy, ma non per questo 27.

Le prime giunte comunali di Torino post costituzione repubblica, saran-

no amministrazioni di sinistra con a capo prima Negarville e poi Rovereda, queste reggeranno il consiglio comunale dal 1946 al 1951, anno in cui, anche sul piano nazionale, si ha uno spostamento dell’opinione pubblica, causato dall’acuirsi dell’opposizione russo-americana, che comporterà uno strapotere delle giunte centriste per i venti anni successivi (Cardoza, A. L. – Symeox, G. W., 2006, Storia di Tori-

no, Einaudi, Torino).

158

Il QUIPP a Mirafiori sud

28.

Atti delibere C.C., seduta del 22 settembre 1958, par.44, ASCT

29.

Atti delibere C.C., seduta del 30 settembre 1958, par.32, ASCT


hanno un ruolo marginale nella strutturazione della decisione. Il ruolo che il collegio dei Costruttori di Torino svolge nelle trasformazioni urbane, specialmente negli anni ’60 del ’900, è fondamentale, ampiamente documentato, e rivendicato dal collegio stesso. Il fatto, come si diceva in apertura di questo paragrafo, che alla costruzione del Quartiere Ippodromo partecipino circa sessanta tra impresari e società di costruzioni, rappresenta il più lampante esempio dell’efficacia dell’operato del collegio. Il collegio dei costruttori è uno dei maggiori interlocutori in materia di trasformazioni urbane dell’amministrazione Peyron, esso ha inoltre un potere persuasivo non indifferente nei confronti della stessa (Novelli, 2009). Ancora oggi il collegio nel suo sito internet rivendica questo ruolo: << Tra le metà degli anni Cinquanta e i primi anni Sessanta si trasformò l’edilizia e si trasformò il Collegio: la prima vide un’esplosione della domanda, e una spinta all’innovazione tecnica e architettonica che ebbe un suo momento di particolare evidenza nelle opere del centenario dell’unità d’Italia. Le nuove abitazioni costruite nel 1957 furono più di 14 mila, e superarono abbondantemente le 10 mila all’anno fino al 1960; si tratta di numeri cinque volte superiori a quelli odierni. […] Il Collegio divenne una parte sociale importante nella vita sociale della città […]>>.  30

Ma come è intervenuto nella trasformazione dell’ex Ippodromo Mirafiori? Se pensiamo alla sua struttura ed alle risorse che mette in campo esso si configura come un << portatore di interessi generali >> (Dente, 2011) in grado di spostare grosse quantità di consenso politico, in particolare quello delle figure che tutela in quanto corporazione, ovvero i costruttori. Le risorse politiche sono quindi lo strumento che utilizza nella logica dello scambio per influenzare le scelte di policy urbana. Per questa ragione il ruolo che sarà assunto, nell’ambito della nostra analisi, è quello di filtro, essendo propriamente un soggetto che entra nel processo a rappresentare obbiettivi ed interessi altrui. Il ruolo del filtro come rappresenta in qualche un modo un non-attore (Dente, 2011), infatti nel caso del quartiere Ippodromo, il collegio dei costruttori non entra direttamente nel processo piuttosto lo influenza dall’esterno, facendo perno tra i numerosissimi costruttori, il regista e il promotore della trasformazione. 30.

http://www.cce.to.it/lassociazione/chi-siamo/la-storia

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Il QUIPP a Mirafiori sud


Questo ci porta ad identificare l’ultimo gruppo di attori, presenti nella costruzione del Quartiere Ippodromo, che se non hanno avuto un ruolo diretto nella strutturazione del processo decisionale, ma ne hanno uno nella costruzione, e quindi nella conclusione della controversia. Sono la categoria dei costruttori o impresari edili, anche essi portatori di interessi particolari, ed alleati, in questa analisi, dei promotori, cui aiutano a portare a compimento la soluzione  31. Il quipp e i piani di edilizia scolastica della città: l’oggetto della negoziazione Come si è accennato in precedenza, il problema scolastico è una diretta conseguenza del fenomeno immigratorio, che comportava l’arrivo in città di intere e numerosissime giovani famiglie. Torino rappresentava il sogno di tanti giovani, che vedevano in essa la possibilità di un lavoro e quindi di costituire famiglia. Inoltre come fa notare Guido Bodrato, in quel momento giovane consigliere DC, in un suo intervento in Consiglio Comunale, si andava registrando un incremento generale del tasso di natalità, nel 1951 i nati a Torino erano 6.076 (l’8,45%) e nel 1959 furono 11.834, il 12 % della popolazione residente, tutto questo mentre era in corso di attuazione l’estensione dell’obbligo scolastico fino a 14 anni  32. A questo va aggiunto come sottolinea il consigliere DC Gioacchino Quarello, che dal 1939 si cessò di costruire scuole, inoltre molte erano state demolite durante la seconda guerra mondiale, e molto dell’impegno economico e amministrativo era stato speso per ricostruire le scuole esistenti  33. Così nel 1961 Torino si trovava a far fronte ad una gravissima carenza di edifici scolastici, stimato in 900 aule dal provveditorato agli studi, che la consigliera Arian-Levi cita in un suo intervento in consiglio del 6 febbraio 1960  34. In realtà la stessa Arian-Levi (PCI) segnala, sempre in riferimento ai dati forniti dal provveditorato, un incremento della popolazione scolastica di 6000 unità l’anno e le necessità della costruzione 31.

Il numero di costruttori che partecipano all’operazione Quartiere Ip-

podromo è stato derivato dagli Archivi edilizi del comune di Torino, attraverso la consultazione del portale Torino Facile, basando la ricerca sulla maglia catastale dell’area dell’ippodromo. 32.

Atti del C.C., seduta del par. 30 gennaio 1961, par. 63, ASCT.

33.

Atti del C.C., seduta del 6 febbraio 1960, par. 80, ASCT.

34.

Atti del C.C., seduta del 6 febbraio 1960, par. 80, ASCT

forme ed attori di un processo di negoziazione

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di almeno 1400 aule entro la fine del 1964, considerando allo stesso tempo il grave problema dei doppi turni che già al momento in cui, Arian-Levi parlava si era presentato. << [….] la cifra si accresce se si tiene conto di molti altri fattori: • •

Dei numerosi alunni inadempienti [….] all’obbligo scolastico tra gli 11 e i 14 anni; Degli alunni iscritti alle scuole private, che molte famiglie preferirebbero iscrivere alle scuole statali se queste esistessero vicino alle loro abitazioni, con classi non sovraffollate senza doppi turni [….]; Delle classi sovraffollate da sdoppiare (una recente delibera informava che una quinta elementare di 46 alunni non poteva più essere contenuta nella cameretta della succursale assegnatale e quindi la città, pagando L. 720.000 all’anno, fa trasportare questa classe infelice in un’altra sede lontana, migliore sì, dove però le aule non hanno capienza per 46; Dei locali necessari in tutte le scuole per l’assistenza scolastica [….].

Queste considerazioni di carattere generale dunque vogliono specificare come il tema dell’emergenza scolastica fosse di rilevante importanza nel dibattito politico in quegli anni, ed è stato necessario sottolinearlo perché la costruzione del Quartiere Ippodromo cerca di sopperire alla mancanza di tali servizi nell’area di Mirafiori, dove il problema si presentava in maniera piuttosto acuta. Mirafiori, passò dal 1950 al 1970 da una popolazione di 18.700 abitanti ad ospitare 141.000 cittadini  35 ed a causa della carenza di scuole, queste erano costrette a fare ‹‹doppi e tripli turni››. Per risolvere questo problema il consiglio comunale, vara una serie di piani di edilizia scolastica, tra cui forse il più consistente da un punto di vista quantitativo, ma anche per la rivoluzione che propone nel passaggio a sistemi di prefabbricazione pesante anche per i servizi scolastici, è quello varato nel 1961  36. Un ulteriore piano inoltre venne proposto per sopperire alla carenza di scuole materne, ricorrendo anche in questo caso a dei modelli 35.

I dati sono tratti da: Anthony L. Cardoza, Geoffrey W. Symeox,

Storia di Torino, Einaudi, Torino, 2006. 36.

Atti del C.C., seduta dell’11 dicembre 1961, Appalto concorso per

l’affidamento della costruzione di nuovi edifici scolastici mediante edilizia industrializzata-Approvazione del programma di nuove costruzioni, ASCT.

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Il QUIPP a Mirafiori sud


di prefabbricazione questa volta tipizzata  37. Il piano del ‘61 era volto alla realizzazione nel complesso, di 20 nuovi edifici scolastici industrializzati, sostanzialmente adibiti a scuole elementari e medie, costruite con il sistema di prefabbricazione barets, molto utilizzato in quegli anni a Mirafiori. La prefabbricazione sembra essere un elemento che accomuna la costruzione di diverse parti di città negli anni ’60, specialmente laddove si tratti di interventi pubblici. Non a caso negli stessi anni la costruzione del Quartiere Ina Casa di via Plava, viene realizzata con lo stesso sistema dalla ditta Borini ing. & figli  38, che come vedremo collaborerà alla costruzione del Quartiere Ippodromo. In seno alla discussione per la deliberazione del già citato Piano di Edilizia scolastica, i consiglieri avranno modo di dibattere anche sul tema della prefabbricazione, visto in maniera negativa soprattutto dal Partito Comunista. Si comprendono le ragioni di questo se si considera che inizialmente la giunta DC, tenta di proporre gare d’appalto attraverso trattativa privata, giustificando questa proposta, oltre che con la situazione di emergenza, con il fatto che a Torino le imprese che avrebbero potuto realizzare questo tipo di costruzioni erano molto poche  39. Di fatto saranno principalmente 3 le ditte che si aggiudicheranno le varie gare d’appalto per la parte meridionale della città – alla fine proposte attraverso appalto concorso – la ditta già citata Borini ing. & figli, la ditta Feal e l’ente nazionale Case per il Ceto Medio – Sapec  40. Se tuttavia osserviamo il Quartiere Ippodromo inserendolo nelle strategie di attuazione di questi piani, ancora una volta – al di là delle problematiche di legalità degli affidamenti degli incarichi – potremo vederlo come un intervento virtuoso di negoziazione tra pubblico e privato e, se spesso per quello che riguarda gli interventi 37.

Atti del C.C., seduta del 13 maggio 1963, Scuole materne tipizza-

te- Costruzione, ASCT. 38.

Piano di lottizzazione del Quartiere Ina Casa di via Plava, AATC.

39.

Atti del C.C., seduta dell’11 dicembre 1961, Costruzione di nuovi

edifici scolastici mediante edilizia industrializzata- approvazione del programma di nuove costruzioni. Autorizzazione a procedere agli affidamenti mediante trattativa privata, ASCT. 40.

Si vedano le delibere di assegnazione di appalti per la costruzione

di edilizia scolastica del 1962 in ASCT. La ditta Ing. Borini & Figli ad esempio si aggiudicherà 5 gare e 3 andranno rispettivamente alla ditta Feal ed alla fitta Sapec.

forme ed attori di un processo di negoziazione

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Il QUIPP a Mirafiori sud


forme ed attori di un processo di negoziazione

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di edilizia pubblica gli spazi adibiti a servizi venivano realizzati con largo ritardo, per il caso del Quartiere Ippodromo, potremo affermare che questi vengono realizzati contestualmente alla costruzione del quartiere. Sono infatti del 19 febbraio 1962  41 e del 27 novembre 1962  42 le delibere che affidano alla ditta Feal, ed alla ditta Borini ing. & figli, la realizzazione delle scuole elementari e medie del quartiere. Del 13 maggio 1963  43 è invece la delibera che autorizza la costruzione delle scuole materne tipizzate, tra cui quella di piazza Pier Francesco Guala, nel Quartiere Ippodromo. Delle 20 scuole da costruire in vari punti della città, dunque ben 3 vengono realizzate nel Quartiere Ippodromo e con la realizzazione di una scuola media e una elementare - che vengono collocate all’interno del tessuto urbano, tenendo in considerazione i raggi d’influenza urbanistica - il QUIPP si propone come intervento di soluzione del tema dei servizi dell’intera area nord-est di Mirafiori. Questo è vero tanto più, se si considera che la realizzazione del Piano di lottizzazione viene affidata all’ing. Giorgio Rigotti insieme all’architetto Rosa Maria Renoglio, ovvero colui che realizza il Piano Regolatore Generale della città. E’ lo stesso Rigotti ad affermare - in seno alla relazione illustrava allegata al piano - gli aggiustamenti di posizione e di quantità dei servizi visti in relazione alle previsioni del piano regolatore che lui stesso aveva redatto. ‹‹[…] In particolar modo abbiamo pure previsto di trasportare nell’ambito del QUIPP alcune porzioni di servizi obbligatoriamente già trasmessi dall’altra parte della zona n° 46 e precisamente i complementi per la chiesa, per la scuola media e per il mercato rionale. Di riflesso abbiamo lasciato al completamento al di là del corso Corsica tutto il centro sanitario […]››  44. 41.

Atti del C.C., seduta del 19 febbraio 1962, Costruizione di edifici

scolastici mediante appalto concorso-Affidamento alla ditta feal ed alla società Case per il ceto medio, ASCT. 42.

Atti del C.C., seduta del 27 novembre 1962, Costruizione di edifici

scolastici mediante appalto concorso-Affidamento alla ditta ing. Borini & figli, ASCT. 43.

Atti del C.C., seduta del 13 maggio 1963, Scuole materne tipizza-

te- Costruzione, ASCT. 44.

Atti notarili, convenzione edilizia tra la società Campo di Mirafiori

e il comune di Torino- relazione tecnica del piano QUIPP-allegato all’atto 15 maggio 1959, ASCT.

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Il QUIPP a Mirafiori sud


D’altronde va riconosciuto al piano di Rigotti la ricerca scientifica di un equilibrio costante fra quantità insediative e servizi pubblici ai livelli urbani in un momento storico in cui il concetto di standard era ancora nozione sconosciuta (Mellano, 1991). Questo intento risulta tanto più chiaro nelle parole del progettista riportate nella relazione illustrativa già citata, dove riferendosi ai servizi di pubblica utilità riferisce: ‹‹[…] la dislocazione di questi elementi è stata studiata in modo da soddisfare i raggi d’influenza base già adottati dal piano regolatore, la loro posizione reciproca, la loro giacitura rispetto alle zone residenziali, la loro funzione, ci garantiscono- e questo è stato oggetto di studio particolare da parte nostra- la massima coesione […]››  45. Va tuttavia evidenziato, che il caso del Quartiere Ippodromo non può essere assunto come rappresentativo di tutti i Piani Consensuali che sono stati redatti in attuazione del Piano Regolatore Generale del 1959, e che l’assenza di Piani Particolareggiati ha contribuito ad esaltare l’episodicità e la casualità con cui la città si è andata man mano ricompattando praticamente attraverso il solo strumento della concessione edilizia (Mellano, 1991).

45.

Atti notarili, convenzione edilizia tra la società Campo di Mirafiori

e il comune di Torino- relazione tecnica del piano QUIPP-allegato all’atto 15 maggio 1959, archivio storico del comune di Torino

forme ed attori di un processo di negoziazione

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Immagini sedimentate e trasformazioni possibili

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Lacittàintransizione URBAN 2 MIRAFIORI

PRU MIRAFIORI SUD

CONTRATTO DI QUARTIERE VIA DINA

TERMOVALORIZZATORE DEL GERBIDO

MUSEO DELL’AUTOMOBILE

PALAZZO DEL LAVORO

STADIO FILADELFIA

AREA EX AVIO

TNE

ALLOG


GGIAMI

TORINO OLIMPICA

MIRAORTI E CICLABILE

CROWDMAPPING MIRAFIORI

AREE VERDI PERIURBANE

FIUMI

CURVE DI LIVELLO

AREE VERDI PUBBLICHE URBANE

CORSO MARCHE PIAZZA MIRAFIORI

FERROVIA BUS

TRAM CICLABILI


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Trasformazioni in atto alloggiami Anno: 2012-

Partners:

Fondazione della comunità di Mirafiori, Associazione “Le città invisibili”, Cooperativa sociale “Biloba”, Associazione “Aris”, Parrocchia San Luca, Spi Cgil via Rovereda.

Progettisti: / Descrizione: Partito grazie alla Fondazione Comunità di Mirafiori, Alloggiami è un progetto che ha un duplice fine: - Offrire agli abitanti di Miafiori una possibilità di integrazione del redditto - Offrire a giovani studenti la possibilità di accedere ad alloggi a canone calmierato.

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Il QUIPP a Mirafiori sud

Si tratta di agevolare famiglie della comunità di Mirafiori che vogliano condividere o affittare la propria abitazione a degli studenti, il tutto come precedentemente indicato a canone calmierato. Le stanze o le abitazioni vengono reperite tramite passaparola tra gli abitanti o tramite i partners che partecipano al progetto. La fondazione comunità di Mirafiori, divenuta un punto di riferimento all’interno della camunità locale supervisiona l’andamento del progetto. L’obbiettivo più ambizioso di Alloggiami è quello di ringiovanire il tessuto sociale del quartiere. Ridottasi drasticamente l’attività produttiva della FIAT,terminate le assunzioni e i flussi migratori, Mirafiori è rapidamente invecchiato a partire dagli anni ‘90 del secolo scorso. Alloggiami sfrutta l’opportunità offerta dall’insediamento della cittadella del design, tentando di rivitalizzare il tessuto sociale del Quartiere, oltre che promuovere attraverso l’inserimento di giovani nel tessuto cittadino il rivitalizzarsi di una rete commerciale poco sviluppata nell’area. Fonti: www.fondazionemirafiori.it, www.comune.torino.it/circ10


crowdmapping mirafiori Anno: 2012-

Partners:

mappa consultabile al sito (http://areeweb.polito.it/ mapmirafiorisud/). Le informazioni saranno visibili ed accessibili a tutti, sia ai cittadini che agli attori locali. Una volta conclusa l’analisi del territorio relativa all’esperienza del progetto sarà necessario divulgarla tra la popolazione e le autorità locali per poter proseguire ed arricchirsi in autonomia.

Fondazione della comunità di Mirafiori,Politecnico di Torino, RD-PVS

Progettisti: / Descrizione:

Il progetto si colloca nel quartiere di Mirafiori Sud, e grazie all’utilizzo di una tecnologia open source importata dal Kenya, ha come obbiettivo quello di individuare le barriere territoriali e sociali che impediscono agli abitanti di vivere appieno il proprio quartiere. Del team fanno parte anche alcuni neolaureati e studenti dell’Università degli studi di Torino e stanno svolgendo ricerche che possono portare un contributo al nostro tema, oltre che studenti del politecnico di Torino che collaborano con la RD-PVS. E’ un progetto finanziato con i fondi 5×1000 del Politecnico di Torino per la progettualità studentesca, oltre ad avvalersi del supporto della Fondazione Mirafiori. Le informazioni raccolte saranno riportate su di una

Fonti: www.fondazionemirafiori.it, http://areeweb.polito.it/mapmirafiorisud/.

forme ed attori di un processo di negoziazione

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tne Anno: 2005-

Partners:

Comune di Torino, Provincia di Torino, Regione Piemonte, FCA. Nova Coop spa, Centrale del latte, Tecnocad progetti spa.

Progettisti: Isola architetti per il lotto a

Descrizione: Nel 2005 gli enti locali hanno deciso di acquistare attraverso una società appostitamente creata - la TNE spa circa 300.000 mq di aree dismessi presso gli stabilimenti di Mirafiori della Fiat. Obbiettivo della società è la valorizzazione delle aree dismesse per una sua destinazione ad attività di ricerca, tecnologiche a servizi per l’impresa e per la formazione. E’ il progetto più importante di tutto il quadrante sud ovest della città ed insieme ad altri grandi progetti previsti dal piano regolatore di Gregotti,

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come il nuovo asse di Corso Marche e la linea 2 della Metro, tenta di rivitallizzare la struttura produttiva del capoluogo piemontese. L’intervento prevede: Lotto A: Cittadella del Design. Il politecnico di Torino ha già costruito una propria sede, che a regime ospiterà 8000 studenti. Recente la notizia dell’acquisto di parte di queste aree da parte della Nova Coop spa. Lotto B: Ex centro stile, Ex Mercato Italia ed Ex Fiat engeenering è previsto il riuso degli immobili esistenti. L’ex Centro stile è stato acquistato dalla Tecnocad procetti, azienda che produce scocche per automobili. Lotto C: Si prevede la costruzione di nuovi spazi per la produzione e di attivita per il servizio all’impresa, oltre che un nuovo parco lineare su via Anselmetti. Recentemente la centrale del latte ha acquistato parte di questi terreni. Fonti: www.comune.torino.it , www.urbancenter.to.it , www.torinonuovaeconomia.it, www.lastampa.it


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miraorti Anno: 2010-

Partners:

Fondazione della comunità di Mirafiori Onlus, Fondazione Giovanni Goria, Fondazione CRT

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agricola e di coltivazioni urbane. Il nome viene dalla riqualificazione di una serie di orti spantanei (più di mille nell’area di Mirafiori). Orti che in questo periodo di crisi economica ritrovano una vocazione sociale molto forte, rappresentando un luogo di integrazione per le persone in difficoltà e un rifugio per molti anziani con molto tempo libero inutilizzato. Le aree su cui interviene sono varie:

Progettisti:

Isabella de Vecchi, Stefano Olivari, Davide Bazzini, et al.

Descrizione: Nato sempre per volere della Fondazione di Comunità Mirafiori, il progetto Miraorti, tenta di riflettere sull’area del Sangone, attivando, attraverso iniziateve di partecipazione dal basso, processi di trasformazione della fascia fluviale e di alcune delle aree che essa unisce. Il tradeunion di queste aree è la vocazione agricol. Miraorti infatti tenta di realizzare il Parco Agricolo del Sangone con l’intento di aumentare le sinergie tra città e campagna, tema particolarmente importante per un territorio caraterrizzato da una grande tradizione

- Riqualificazione del Parco del Castello del Drosso - Riqualificazione degli orti spontanei lungo il Sangone -Creazione di aree regolamentate per l’agricoltura urbana -Riqualificazione del Parco Piemonte -Realizzazione di piste ciclabili per favorirne l’accessibiltà. Fonti: www.fondazionemirafiori.it, www.comune.torino.it , www. urbancenter.to.it .

forme ed attori di un processo di negoziazione

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Immagini sedimentate pru mirafiori Anno:

1999-2008 Partners:

Città di Torino, ATC Torino, Provincia di Torino, Associazione temporanea d’impresa Mente locale (PAS), Comitato inquilini.

Progettisti:

Uffici tecnici della Città di Torino e di ATC Torino, Studio Archides.

Descrizione: Il Programma di Recupero Urbano di Mirafiori ha definito oltre ad una strategia di interventi spaziali, un insieme di iniziative volte a costruire una partecipazione diretta dei cittadini al processo di riqualificazione. Questo è avvenuto attraverso sportelli informativi di relazione con i cittadini, gruppi di lavoro formati dai

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rappresentanti delle realtà significative della zona, oltre che la costruzione dell’Agenda 21 della Circoscrizione 10 , attraverso la produzione di eventi per favorire la partecipazione dei cittadini I risultati fisici del programma sono stati: - la demolizione del prefabbricato di via Pisacane e di quello di via Monastir e la progettazione partecipata dell’area così liberata; -l’abbattimento del prefabbricato di via Monastir e la sua sistemazione a spazio verde attrezzato -la valorizzazione del Parco Colonnetti -La costruzione della casa nel parco, sede della fondazione Mirafiori. -la realizzazione di parcheggi e di nuove aree attrezzate -la demolizione del civico 73 di via Fratelli Garrone e del 99 di via Artom e la sistemazione dei cortili degli edifici della zona ERP di via Artom; -la riqualificazione degli edifici di via Artom, il loro efficientamento energetico. -la riqualificazione delle sponde del sangone - la realizzazione del ponte sul Sangone e di una bretella che lo connette alla viabilità esistente Fonti: www.fondazionemirafiori.it, www.comune.torino.it


0

urban ii mirafiori Anno: 2000-2006

Partners:

Fondo europeo di sviluppo regionale,Compagnia di San Paolo, Amiat, Fodazione Olivetti, AEM, CSI.

Progettisti:

A.titolo, Crotti & Forsans, et. al.

Descrizione:

La zona interessata dal progetto è un’area molto estesa a sud di Torino, a ridosso del polo industriale di Fiat Mirafiori, abitata da circa 25.000 persone. Tre i principali obiettivi: “Ridare un centro”, creando spazi e luoghi significativi per gli abitanti e le attività del quartiere; “Rimettere in movimento”, rilanciando le attività economiche, sociali e culturali; “Rimettere al centro”, creando connessioni con il resto della città attraverso attività e servizi esemplari di alta qualità.

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L’Urban II lavorando su tre assi l’asse verde (infrastruttura ecologica e della sostenibilità urbana), l’asse rosso (asse dei servizi istituzionali e della riqualificazione sociale), l’asse blu (asse commerciale e produttivo) propone alcuni interventi: - il Parco lineare di Corso Tazzoli, che tiene insieme una serie di attrezzature sportive e di servizi. -il paleghiaccio Olimpico, la pista ciclabile, il nuovo centro della musica, il parco giochi multiplayer - I giardini di piazza Omero e di via Gaidano -l’aiuola transatlantico nei cortili delle case ATC di via Scarsellini -I nuovi centri culturali della Cascina Roccafranca e dell’ex. chiesa dell’ascensione del signore - La riqualificazione del tribunale dei Minori e delle aree circostanti - Favorire lo sviluppo del commercio e della piccola e media impresa in particolare nella parte sud- orientale, attraverso un fondo per il finanziamento delle piccole e medie imprese.

Fonti:

www.comune.torino.it , www.urbancenter.to.it .

forme ed attori di un processo di negoziazione

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contratto di quartiere via dina

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Fondo europeo di sviluppo regionale,Compagnia di San Paolo, Amiat, Fodazione Olivetti, AEM, CSI.

di famiglie giovani, a stimolare l’empowerment territoriale attraverso la valorizzazione delle risorse locali. Gli interventi attuati sul quartiere sono strettamente connessi con il programma Urban relativo alla più vasta area di Mirafiori. Il contratto di quartiere prevede 3 assi di intervento fondamentali:

Progettisti:

-Riqualificazione fisica degli spazi abitatitivi,

Anno: 2006-2012

Partners:

a.titolo, et al

Descrizione: L’intera zona, posta a ridosso della Fiat Mirafiori, ospita attualmente circa 3.700 abitanti ed è caratterizzata da una forte componente di edilizia pubblica, con insediamenti che risalgono agli anni ‘20 del secolo scorso e che si è sviluppata con interventi successivi seguendo lo sviluppo della grande fabbrica. Le linee guida del Contratto di Quartiere, elaborate di concerto con le realtà presenti sul territorio, tendono a migliorare la qualità ambientale e architettonica dell’area, a ringiovanire il quartiere facilitando l’ingresso

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Il QUIPP a Mirafiori sud

-quella degli spazi pubblici destinati dei servizi, -quella sociale ed economica

fonti:

www.comune.torino.it , www.urbancenter.to.it .


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museo dell’automobile Anno: 2005 - 2011

Partners: Città di Torino, Regione Piemonte, Provincia di Torino, fondazione Crt, compagnia di San Paolo, Automobil club italia, et al.

Progettisti:

Cino Zucchi architetti, Recchi engineering, Proger spa

Descrizione: Il Museo dell’Automobile nasce nel 1932 da un’idea di due pionieri del motorismo nazionale, Cesare Goria Gatti e Roberto Biscaretti di Ruffia (primo Presidente dell’Automobile Club di Torino e tra i fondatori della Fiat), e figura tra i più antichi Musei dell’Automobile del mondo. Nell’estate del 2005 si sono conclusi i lavori della commissione giudicatrice del concorso internazionale per

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il rinnovo del Museo, che ha visto la partecipazione di una cinquantina di studi di architettura a livello mondiale. Il vincitore è stato il raggruppamento composto dall’Architetto Cino Zucchi, la Recchi Engineering srl e la Proger spa. Il progetto vincitore (che risponde alle richieste del bando con un approccio unitario capace di riorganizzare l’edificio esistente e di creare nuovi spazi di relazione con la città), articola il rapporto tra la percezione veloce da corso Unità d’Italia e la definizione di un ambito pedonale più raccolto in corrispondenza del suo innesto su via Richelmy. In sintonia con molti esempi europei contemporanei, le funzioni propriamente espositive saranno integrate da una serie di attività complementari che faranno vivere il Museo dell’Automobile a tutte le ore del giorno e della sera; diventando un elemento trainante del rinnovo urbano del quadrante sud della città.

Fonti:http://www.zucchiarchitetti.com/,http://www.museoauto.it/ forme ed attori di un processo di negoziazione

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torino olimpica Anno: 1996 - 2006

Partners:

Comune di Torino, Cio, Coca Cola, Gruppo San Paolo Imi,

Progettisti:

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passerella olimpica che permette una connessione con l’area del Lingotto, riducendo in parte la condizione di segregazione e di scarsa connessione trasversale dell’area di Mirafiori. Alcune di questi interventi come quello del Palaghiaggio a Mirafiori Nord si sono integrate con i piani in fase di attuazione nell’area al momento della candidatura della città per le Olimpiadi.

Arata Isozaky, Gae Aulenti, Benetto Camerana et. al, Cenna & Arteco, De Ferrari Architetti

Gli interventi principali per la parte meridionale della città sono:

Descrizione:

- Lo stadio Olimpico e il Pala Olimpico -Il palaghiaccio dedicato alle gare di su pista (oggi compreso nel parco lineare di corso Tazzoli -Il villaggio Olimpico e la riqualificazone dell’ex mercato generale ortofrutticolo -la riqualificazione del Palavela

Le Olimpiadi che si disputarono a Torino nel 2006, hanno trasformato radicalmente l’immagine della città. Non è questa la sede in cui si discuterà questo argomento, per via dell’approfondimento che richiederebbe, ciò che importa però nell’ambito di questo studio è il riportare come molti di questi interventi hanno fornito una possibilità di trasformzione anche per la parte meridionale della città. Alcuni interventi a Mirafiori, hanno contribuito installando nuove attrezzature collettive nell’area alla riqualificazione fisica e sociale del territorio. Di particolare rilievo da questo punto di vista la

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Il QUIPP a Mirafiori sud

Fonti:(a cura di ) Anna Martina, Comunicare la città: il caso di Torino Olimpica, Mondadori, Milano, 2006


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trm Anno:

2010 - 2014

Partners:

TRM spa, Provincia di Torino, Città di Torino,Regione Piemonte

Progettisti:

Stile Bertone

Descrizione: Il termovalorizzatore del Gerbido è l’ultimo anello della raccolta differenziata di rifiuti della provincia di Torino: l’impianto recupera l’energia contenuta nei rifiuti e la trasforma in energia termica per il teleriscaldamento. Nel solco della tradizione dei più moderni impianti europei, il termovalorizzatore di Torino è stato concepito come struttura integrata nel territorio e aperta al pubblico. Una scelta che risponde ad un’esigenza di trasparenza ed è coerente con la destinazione d’uso di un impianto al servizio dei cittadini. Fin dalla fase progettuale, quindi, TRM si è posta l’obiettivo di realizzare un

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ambiente ospitale, affinché il termovalorizzatore, oltre che un impianto industriale, fosse anche un impianto da vivere. L’impianto può essere quindi visitato attraverso visite guidate, che partono dalla sala conferenze realizzata al proprio interno. Il termovalorizzatore dispone inoltre di una terrazza panoramica in cima al camino di 120 che lo distingue nello skyline della città e dalla quale è possibile godere di una vista panoramica sull’arco alpino. Inoltre la società che gestisce l’impianto ha predisposto un sito internet dove è possibile monitorare i quantitativi energetici, oltre che le emissioni che il termovalorizzatore produce, in un ottica quindi di trasparenza e con un fine educativo.

Fonti: http://trm.to.it/,

www.urbancenter.to.it .

forme ed attori di un processo di negoziazione

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Trasformazioni in discussione corso marche e piazza mirafiori Anno: In corso di elaborazione

Partners:

In corso di elaborazione

Progettisti:

Gregotti associati, et al.

Descrizione: Già previsto dal Piano Regolatore Generale di Gregotti e Cagnardi del 1995, l’asse di corso Marche rappresenta, insieme al progetto per la Spina Centrale ed alla riqualificazione delle fasce fluviali, uno dei tre assi di sviluppo principali della città. Oltre a definire un nuovo asse di attraversamento veloce della città connesso con la tangenziale a nord e a sud ed in parte interrato, disegna al livello della superfice un viale urbano su cui si attestano una

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serie di aree di grandi dimensioni da trasformare. Connettendo le aree ad alto valore paesaggistico della Venaria Reale e di Stupinigi, prefigura una “città dei servizi”. Su di esso oltre ad ampie aree residenziali dovrebbero sorgere la cittadella della scienza, nell’area ex Alenia e la città della salute, per la quale si prefigura però una sua realizzazione nei pressi delle Molinette. A Mirafiori oltre a preservare il parco agricolo di Grugliasco, il progetto prevede la Piazza Mirafiori, la Nuova porta meridionale della città e sede del polo tecnologico. Ad oggi, completato lo studio realizzato dallo studio Gregotti associati, il progetto non ha visto partire la sua attuazione, che non sembra possa volgere al termine in tempi medio brevi, vista la rinuncia di importanti promotori delle aree di trasformazione come Alenia.

Fonti: www.comune.torino.it , www.urbancenter.to.it , www. lastampa.it


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palazzo del lavoro Anno: In corso di elaborazione

Partners:

Città di Torino, Pentagramma spa

Progettisti:

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dal diametro di 38 metri. Per lungo tempo ha ospitato esposizioni e allestimenti temporanei, in seguito e fino al 2008 divenne sede distaccata della facoltà di economia. Ormai in disuso è stato oggetto di un tentativo di recupero su iniziativa del Comune di Torino, proprietario dell’immobile, che lo ha venduto alla società Pentagramma, per realizzarvi un centro commerciale. Di fatto il processo di recupero è stato attualmente bloccato a seguito di un ricorso di 8 Gallery al Tar.

Studio Rolla

Descrizione: L’edificio fù progettato da Pierluigi Nervi, con la collaborazione di Giò Ponti, in occasione dell’esposizione italia ‘61, a celebrazione del centenario dell’unità d’Italia. L’edificio noto con il nome di Palazzo del Lavoro che fù largamente apprezzato per i suoi caratteri architettonici, è caratterizzato da un ampio padiglione quadrangolare di 22.500 m2 e 156 metri per lato, costituito da 16 elementi modulari con copertura a base quadrata. Ciascun modulo, di 40 metri per lato, è sorretto da un pilastro centrale di 25 metri rastremato in altezza, che termina con una caratteristica raggiera di travi in acciaio

Fonti: http://www.studiorolla.it/, www.la stampa.it forme ed attori di un processo di negoziazione

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area ex avio Anno: 2001-

Partners:

Regione Piemonte, RFI, Comune di Torino

Progettisti:

Massimiliano Fuksas architects & partners

Descrizione: Lo studio Fuksas realizza il masterplan per l’area ex avio, che tra l’altro prevede la realizzazione della nuova sede della Regione Piemonte e la Nuova stazione del Lingotto. Il masterplan consta di una superficie territoriale totale di 317.350 mq e comprende un ampio intervento di trasformazione urbana che riguarda i terreni di proprietà di RFI (rete ferroviaria italiana) e quelli su cui sorge la struttura olimpica Oval. La Torre, che s’ inserirà nello skyline torinese, si preannuncia come la più alta d’Italia con i suoi 205 metri in

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altezza per 42 piani fuori terra e 2 interrati. Sarà in grado di ospitare 2.600 dipendenti e oltre 2.000 visitatori. Il progetto molto discusso in città, come l’altra torre per uffici di Intesa San Paolo, poi stravolto, dal dibattito che ne è seguito, ha visto violente opposizioni, da una parte dal comitato non grattiamo il celo di Torino, ma anche da esponenti no tav. che ne hanno occupato il cantiere più volte. Alla base di queste opposizioni al di la delle ragioni di impatto ambientale e paesaggistico, quelle realative ai costi della mastodontica opera, a spese della comunità. La regione per coprire i costi dell’intervento prevede di vendere e affittare le oltre 25 sede in città, ammortizzando così le spese. Da più parti si sono sollevati dubbi sugli impatti sul mercato immobiliare, in particolare sul calo dei prezzi degli immobili ad ufffici che potrebbe generare l’immissione di questa ingente quantità di superficie. Al momento anche per le difficoltà finiziarie in cui si trova la Regione Piemonte il progetto è fermo.

Fonti: www.comune.torino.it , www.urbancenter.to.it , www.lastam-

pa.it


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Stadio filadelfia

Anno: 2008-

Partners:

Torino F.C.

Progettisti: Eraldo Martinetto, ABCC Architetti Associati

Descrizione: Si tratta di un intervento di riqualificazione dello stadio storico del grande Torino. Lo stadio venne creato dal conte Enrico Marone di Cinzano, a quei tempi presidente del grande Torino. Enrico Marone creò la Società Civile Campo Torino, con quote versate a fondo perduto, e con il solo obiettivo di acquistare l’area e costruirvi uno stadio con annesso campo di allenamento. Originariamente lo stadio copriva un’area di 38.000 m² cintati da un muro; era formato da due sole tribune, con una capienza che raggiungeva le 15.000 unità (1300 in tribuna centrale, 9500 sulle gradinate, 4000 nel par-

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terre). Sotto la tribuna si trovava il parterre, disposto su 13 file. Lo Stadio Filadelfia aveva delle gradinate in cemento, e una tribuna in legno e ghisa costruita in stile Liberty. Per il momento il cda ha dimostrato di apprezzare non poco il progetto: «Se si fa una foto dall’alto a quel che resta oggi del mitico Filadelfia e sovrapponiamo quell’immagine al nuovo progetto di Aimetti (ABCC associati) ci accorgiamo che si tratta di un progetto rispettoso dell’armonia del pre-esistente» dice il vicepresidente Gianluca Vignale. Il nuovo stadio filadelfia dovrebbe ospitare anche un museo dedicato al grande Torino, oltre che gli spazi necessari per l’accoglimento del pubblico, si presenta quindi come un progetto qualificante per la città. Tuttavia il progetto non è semplice perchè tocca un argomento caro alla comunità locale, e la società impegnata a sostenere i costi del campionato, non riuscirà facilmente ad investire sul progetto. Attualmente è una trasformazione in discussione.

Fonti: www.urbancenter.to.it , www.lastampa.it

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Un abaco dei servizi collettivi di mirafiori



PARCHI URBANI

GIARDINI PUBBLICI

GIARDINI SEMIPRIVATI

UNIVERSITA’

OSPEDALI

UFFICI PUBBLICI

ATTREZZATURE SPORTIVE

SCUOLE

EDIFICI DI CULTO

CENTRI CULTURALI_BIBLIOTECHE

MUSEI

MERCATI RIONALI



Tre cittĂ a confronto



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Infrastruttura ambientale

Il sitema di grandi arre verdi esistenti, che - se messe in relazione fra di loro - possono suggerire la definizione di un corridoio ecologico che penetra nella città costruita. Mirafiori sud è la circoscrizione che dispone del maggior quantitativo di superficie a verde, disponendo di circa 1.5000.000 mq di superficie. Questo sistema che si vuole definire, interagisce con la grande mobilità urbana e con il sitema di piste ciclabili. Da un altro punto di vista il sistema delle aree verdi può rappresentare quell’insieme di grandi superfici che funge da connessione e quindi da infrastruttura di collegamento di un insieme di spazi pubblici che lavorano alla scala locale. Questo sistema interagisce con il Quartiere Ippodromo per la prossimità con i parchi Gustavo Colonnetti a sud e con il parco di Vittorio a Nord, ed attraverso essi può costituire il completamento di un corridoio ecologico che dalle fasce pluviali penetra nella città compatta. Da un punto di vista concettuale si può vedere come un insieme di grandi isole esistenti - che ne definiscono l’icona - che se messe in relazione fungono da tessuto connettivo. Consderare tutto questo patrimonio di aree in maniera che possa interagire con la città costruita può delineare alcune scelte progettuali.

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Infrastruttura urbana

Viene definito come il sitema dei servizi e degli spazi colletivi aperti che producono, che instaura relazioni tra il territorio locale e la scala urbana e metropolitana, comportando grandi flussi di persone. Si compone di Università, Ospedali, spazi espositivi, grandi uffici pubblici, stazioni ferroviarie e sedi amministrative. Anche questo è un sistema che lavora insieme al sistema della grande mobilità urbana, in particolare con il sitema dei grandi assi di scorrimento ( Corso Unione Sovietica, Corso Giovanni Agnelli, Corso Settembrini, Corso Traiano e Via Onorato Vigliani). Lavora inoltre in quanto propriamente link tra il locale e l’urbano, insieme ai percorsi ciclabili ed alla trama di percorsi locali. Questo tipo di infrastruttura, corrisponde ad un immagine prevalente che si sta tentando di stratificare a Mirafiori, attraverso la sedimentazione di servizi di alto rango come il Politecnico di torino, con la sua cittadella del design, e gli altri servizi alle persone ed alle imprese che saranno realizzati attraverso TNE. L’infrastruttura urbana interacisce con il Quartiere Ippodromo attraverso la spina centrale di servizi che lo caratterizza. Da un punto di vista concettuale può essere eseplificato dall’icona dell’asse e rappresenta certamente un aspetto che le trasformazioni che verranno dovranno tenere a conto.

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Infrastruttura della prossimità

Viene definito come il sitema dei servizi e degli spazi colletivi aperti locali. Esso si compone di scuole materne, scuole elementari, medie e superiori, di centri civici e culturali, come la fondazione di comunità Mirafiori, inoltre di attrezzature sportive e giardini pubblici o collettivi, infine di centri religiosi e ricreativi. In particolare i centri civici hanno una funzione di link, se non altro i termini amministrativi e di relazioni istituzionali, con l’infrastruttura urbana. Questo sistema funziona isieme alla mobilità locale ed alla trama di percorsi pedonali e ciclabili. Da un punto di vista concettuale può essere esemplificato dall’icona della trama, e rappresenta forse l’infrattura più importante per la generazione di una qualità urbana adeguata. In termini spaziali e fisici si compone di quel sistema di percorsi, formati da marciapiedi, parcheggi, giardini e spazi di accesso alle attrezzature colletive sopracitate, che se messe in rete attraverso una connessione funzionante è in grado di incrementare notevolmente l’accessibilità e la fruibilità degli spazi collettivi urbani.

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Atti sedute C.C., Costruzione mediante edilizia industrializzata da 10 scuole approvazione programma di nuove costruzioni finanziamento indizione di appalto-concorso, 7 maggio 1962, par. 110, ASCT; Atti sedute C.C., Edilizia scolastica. Legge 22 dicembre 1969 n° 952, aree necessarie per la costruzione di nuove scuole dell’obbligo non coincidenti con previsioni di Piano Regolatore. Variante al Piano Regolatore stesso, 10 febbraio 1970, par. 64, 21 aprile 1970, par. 4, ASCT; Atti sedute C.C., Piano Regolatore Generale. Varianti per l’edilizia scolastica ai sensi della Legge 22 dicembre 1969 n° 952, deliberazione consiglio comunale 21 aprile 1970. Giudizi della commissione provinciale per l’edilizia scolastica. Adeguamento. Approvazione, 10 febbraio 1970, par. 64, 21 aprile 1970, par. 4, ASCT; Atti sedute C.C., Piano Regolatore Intercomunale. Adozione, 29 luglio 1964, par. 3, 8 settembre 1964, par.3, 22 settembre 1964, par. 12, 23 settembre 1964, par. 14, ASCT; Dichiarazioni programmatiche del Sindaco, Programma della Civica Amministrazione per il quadriennio 1961-1964, Indirizzi di Carattere Generale, 23 gennaio 1961, Collezione I, ASCT; Dichiarazioni programmatiche del Sindaco, Dichiarazioni Programmatiche del Sindaco Giovanni Carlo Anselmetti, 20 marzo 1962, Collezione I, ASCT; Atti sedute C.C., Comunicazioni del Sindaco. Esposizione del programma della Civica Amministrazione, 9 gennaio 1961, par. 3, 23 gennaio 1961, par.57, 30 gennaio 1961, par.63, 6 febbraio 1961, par. 80, 6 marzo 1961, par. 62, 13 marzo 1961, par. 77, 20 marzo 1961, par.65, ASCT.

Cartografia: Carta corografica dimostrativa del territorio della città di Torino stampata nel 1791, Grossi G., LSBC – Politecnico di Torino Plan Geometrique de la Comune de Turin, stampata nel 1802, Depertement Du Po- Arrondissemant communal & Canton de Turin, LSBC- Politecnico di Torino Carta Tecnica Municipale, aggiornata al 1854, Quadrante sud-ovest Nichelino, Uffici Tecnici Comune di Torino, LSBC- Politecnico di Torino Piano Regolatore pel prolungamento dei corsi e vie principali fuori dalla cinta daziaria della città di Torino, Uffici Tecnici Comunali, 1887, LSBC – Politecnico di Torino; Catasto Gatti, sez. 16- 17-18-19-20-21- 50- 51-52-53, levata del 1900, ASCT Carta di Torino aggiornata al 1923, Istituto Geografico Militare, LSBC- Politecnico di Torino; Pianta di Torino con i disegni dei due Piani Regolatori e di ampliamento rispettivamente della zona piana e collinare, adottati in Consiglio Comunale nel 1913, colle varianti approvate sino a Maggio 1915, Ufficio tecnico dei Lavori Pubblici, LSBC- Politecnico di Torino; Pianta di Torino con i disegni dei due Piani Regolatori e di ampliamento rispettivamente della zona piana e collinare aggiornata colle varianti approvate successivamente fino al 1926, Ufficio tecnico dei Lavori Pubblici, LSBC- Politecnico di Torino; Pianta di Torino con i disegni dei due Piani Regolatori e di ampliamento rispettivamente della zona piana e collinare aggiornata colle varianti approvate sino a Giugno 1935, Ufficio tecnico dei Lavori Pubblici, LSBC- Politecnico di Torino; Pianta di Torino con i disegni dei due Piani Regolatori e di ampliamento rispettivamente della zona piana e collinare aggiornata colle varianti deliberate sino a Giugno 1935, Ufficio tecnico dei Lavori Pubblici, LSBC- Politecnico di Torino; Pianta di Torino con i disegni dei due Piani Regolatori e di ampliamento rispettivamente della zona piana e collinare aggiornata colle varianti deliberate sino a Giugno 1945, Ufficio tecnico dei Lavori Pubblici, LSBC- Politecnico di Torino; Rilievo di Torino aggiornato al 1952, Istituto Geografico Militare, ASCT; Comune di Torino, Nuovo Piano Regolatore Generale 1959, viabilità generale e zonizzazione, Fogli 1-8, Ufficio tecnico dei Lavori Pubblici, ASCT; Catasto terreni, levata anno 1960, Foglio n°105, Direzione Generale del Catasto e dei servizi tecnici erariali, AT;

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Catasto Urbano, levata anno 1960, Foglio n° 105, Direzione Generale del Catasto e dei servizi tecnici erariali, AT; Piano di Edilizia Economica e popolare, Ufficio tecnico dei lavori pubblici, ASCT; Catasto terreni, levata anno 1964, Foglio n°461, Direzione Generale del Catasto e dei servizi tecnici erariali, AT; Catasto terreni, levata anno 1964, Foglio n°459, Direzione Generale del Catasto e dei servizi tecnici erariali, AT; Catasto Urbano, levata anno 1964, Foglio n°461, Direzione Generale del Catasto e dei servizi tecnici erariali, AT; Catasto Urbano, levata anno 1964, Foglio n°459, Direzione Generale del Catasto e dei servizi tecnici erariali, AT; Città di Torino, Piano Regolatore Intercomunale, Tav. 1-2-3-4, Ufficio tecnico dei Lavori Pubblici, ASCT; Comune di Torino, Nuovo Piano Regolatore Generale 1959, viabilità generale e zonizzazione, Variante n°6, Foglio n°7, Ufficio tecnico dei Lavori Pubblici, ASCT; Comune di Torino, Nuovo Piano Regolatore Generale 1959, viabilità generale e zonizzazione, Variante n°9, Foglio n°7, Ufficio tecnico dei Lavori Pubblici, ASCT; Comune di Torino, Nuovo Piano Regolatore Generale 1959, viabilità generale e zonizzazione, Variante n°12, Foglio n°7, Ufficio tecnico dei Lavori Pubblici, ASCT; Città di Torino. Sviluppo Urbano 1871-1971, Falco, L., Morbidelli, G., ASCT; Carte Tecnica Regionale del 1974, Mirafiori, Sezione n° 155.160, Regione Piemonte, LARTU- Politecnico di Torino; Comune di Torino, Nuovo Piano Regolatore Generale 1959, viabilità generale e zonizzazione, Variante n° 17, Fogli 1-8, Ufficio tecnico dei Lavori Pubblici, ASCT;

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ALTRE FONTI Siti Internet: http://www.fondazionemirafiori.it http://www.torinonuovaeconomia.it http://www.urbancenter.to.it http://www.comune.torino.it http://www.comune.torino.it/circ10/ http://archive.atitolo.it/ITA/1_1chi.htm http://www.lastampa.it http://www.zucchiarchitetti.com/ http://www.museoauto.it/ http://trm.to.it/ http://www.studiorolla.it/ http://www.isozaki.co.jp/ http://www.camerana.com/ http://www.tommasoventurini.it/

Film: Mirafiori luna park, regia di Francesco Di Polito, 2014; La ragazza di via Millelire, regia di Gianni Serra, 1980; Le mani sulla cittĂ , regia di Francesco Rosi, 1963.

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CREDITI Le foto contenute in questo scritto sono state scattate dall’autore. Fanno eccezione: Pag. 85 dall’alto verso il basso: Guiati, F. – Savio, E. A., 2014, Mirafiori sud: vita e storie oltre la fabbrica, Graphot, Torino; [pag. 28] Ibidem; [pag. 44]

Pag. 88 dall’alto verso il basso: Lupo, M., 1985, I secoli di mirafiori, Piemonte in bancarella, Torino;[pag. 15] Ibidem; [pag. 33] Ibidem; [pag. 28-29] Ibidem; [pag. 24-25]

Pag. 92 dall’alto verso il basso: Guiati, F. – Savio, E. A., 2014, Mirafiori sud: vita e storie oltre la fabbrica, Graphot, Torino; [pag. 44] Ibidem; [pag. 45] Lupo, M., 1985, I secoli di mirafiori, Piemonte in bancarella, Torino; [pag. 101]

Pag. 94 dall’alto verso il basso: Guiati, F. – Savio, E. A., 2014, Mirafiori sud: vita e storie oltre la fabbrica, Graphot, Torino; [pag. 45]

Pag. 99 dall’alto verso il basso: Lupo, M., 1985, I secoli di mirafiori, Piemonte in bancarella, Torino; [pag. 58-59] Guiati, F. – Savio, E. A., 2014, Mirafiori sud: vita e storie oltre la fabbrica, Graphot, Torino; [pag. 61] Lupo, M., 1985, I secoli di mirafiori, Piemonte in bancarella, Torino; [pag. 105]

Pag. 112 dall’alto verso il basso: Guiati, F. – Savio, E. A., 2014, Mirafiori sud: vita e storie oltre la fabbrica, Graphot, Torino; [pag. 62] Ibidem; [pag. 60]

Pag. 114-115: Levi, F. – Musso, S.,2004. a cura di, Torino da capitale Politica a capitale dell’industria, Volume II, il miracolo economico (1950-1970), Archivio storico della città di Torino, Torino; [pag. 21]

Pag. 116: Levi, F. – Musso, S.,2004. a cura di, Torino da capitale Politica a capitale dell’industria, Volume II, il miracolo economico (1950-1970), Archivio storico della città di Torino, Torino; [pag. 85]

Pag. 120 da sinistra verso destra: De Pieri, F. – Bonomo, B. – Caramellino, G. – Zanfi, F., 2013. a cura di, Storie di case: abitare l’Italia del Boom, Donzelli, Roma; [pag. 152] Ibidem; [pag. 130]

Pag. 123:

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De Pieri, F. – Bonomo, B. – Caramellino, G. – Zanfi, F., 2013. a cura di, Storie di case: abitare l’Italia del Boom, Donzelli, Roma; [pag. 255]

Pag. 126 dall’alto verso il basso: Levi, F. – Musso, S.,2004. a cura di, Torino da capitale Politica a capitale dell’industria, Volume II, il miracolo economico (1950-1970), Archivio storico della città di Torino, Torino; [pag. 84] Ibidem; ibidem; [pag.83]

Pag. 132: AA. VV., 1960, Il piano regolatore Generale di torino 1959, in Atti e rassegna tecnica della società degli ingegneri ed architetti in Torino,n°3; [pag.14]

Pag. 137: AA. VV., 1960, Il piano regolatore Generale di torino 1959, in Atti e rassegna tecnica della società degli ingegneri ed architetti in Torino,n°3; [pag.47]

Pag. 138 dall’alto verso il basso: AA. VV., 1960, Il piano regolatore Generale di torino 1959, in Atti e rassegna tecnica della società degli ingegneri ed architetti in Torino,n°3; [pag.38] Ibidem; [pag.40] Ibidem; [pag.35] Ibidem; [pag.50]

Pag. 140-141 da sinistra verso destra: Allegato a Atti notarili, Soc. Campo di Mirafiori: Convenzione urbanistica con la città di Torino, 15 maggio 1959, ASCT; [pag. 97] Ibidem; [pag.95]

Pag. 161 dall’alto verso il basso e da sinistra verso destra : AA. VV., 1961, Costruendo per i nostri alunni, anno scolastico 1959-1960, Broshure pubblicitaria della Città di Torino, ASCT; [pag. 23] Ibidem; [pag.22] Ibidem; [pag.28]

Pag. 165 dall’alto verso il basso: Allegato a: Atti sedute C.C., Costruzione di edifici scolastici mediante edilizia industrializzata-appalto concorso-affidamento alla ditta FEAL, 19 febbraio 1962, par. 19, ASCT;

Allegato a: Atti sedute C.C., Scuole materne tipizzate costruzione di una scuola al quartiere QUIPP autorizzazione alla spesa affidamento delle opere murarie ed affini mediante asta pubblica, 13 maggio 1963, par. 91, ASCT; Allegato a: Atti sedute C.C., Costruzione di edifici scolastici mediante edilizia industrializzata-appalto concorso-affidamento alla ditta ING. BORINI & FIGLI, 27 febbraio 1962, par. 61, ASCT;

Infine sono state riportate alcune delle cartografia riportate nei riferimenti cartografici sopra citati. A pag. 88: Carta Tecnica Municipale, aggiornata al 1854, Quadrante sud-ovest Nichelino, Uffici Tecnici Comune di Torino, LSBC- Politecnico di Torino

A pag. 92: Pianta di Torino con i disegni dei due Piani Regolatori e di ampliamento rispettivamente della zona piana e collinare, adottati in Consiglio Comunale nel 1913, colle varianti approvate sino a Maggio 1915, Ufficio tecnico dei Lavori Pubblici, LSBC- Politecnico di Torino;

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A pag. 98: Pianta di Torino con i disegni dei due Piani Regolatori e di ampliamento rispettivamente della zona piana e collinare aggiornata colle varianti deliberate sino a Giugno 1945, Ufficio tecnico dei Lavori Pubblici, LSBC- Politecnico di Torino;

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Rigraziamenti Un ringraziamento sentito va alla Professoressa Renzoni, relatrice di questo lavoro ed alla Professoressa Lami, co-relatrice, per la possibilità che mi hanno dato di svolgere questo lavoro, la loro guida è stata fondamentale, oltre che straordinariamente competente. Si rigraziano inoltre le persone che mi hanno dato una mano nel reperimento del materiale contenuto in questo lavoro: Ianira Vassallo per avermi aiutato nel reperire il materiale sul quartiere Ina casa di via Plava e tutto il personale dell’ Archivio Storico del Comune di Torino, che si è mostrato disponibile e competente. Insieme a loro si ringraziano i responsabili archivistici dell’ Agenzia del Territorio, oltre che il personale delle biblioteche e dei laboratori del Politecnico di Torino. Un grande ringraziamento va alle persone che mi hanno sostenuto durante il mio percorso di studi. Alla mia famiglia: mia Madre, mia sorella e tutti i miei zii, perchè con il loro sostegno mi hanno permesso di concludere questo lavoro serenamente. Infine si rigrazia Marta, senza la quale tutto questo non sarebbe stato possibile. Grazie a tutti, Giovanni

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Profondi mutamenti stanno segnando la società contemporanea e quindi la città. L’insieme di norme e regole che hanno caratterizzato il patto sociale stanno subendo radicali riforme e la crisi del pubblico e delle sue forme ci devono spingere ad una nuova riflessione sulle dinamiche normative, sociali, economiche e non ad ultimo su modelli e strumenti urbanistici che queste hanno generato. Negli ultimi quindici anni, in particolare, una serie di atti normativi, accompagnati al riassetto economico della società, hanno comportato una rivisitazione del concetto di standard urbanistico. Di questo processo la sentenza della corte costituzionale 179/99, che propone lo standard convenzionale, è l’esempio più lampante. In primis si è allargato il bacino di quelli che sono i soggeti erogatori dei servizi (pubblici, privati e misti), con un significativo ruolo svolto dai privati nella costruzione e gestione dei servizi collettivi. In secondo luogo assistiamo a un superamento dell’idea di standard legato alla quantità, spostando l’attenzione sulla qualità e la soddisfazione degli utenti. Da questo deriva un radicale cambiamento di ciò che può essere considerato come privato o come pubblico, concetti che si presentano con confini sempre più sfumati. La tesi quindi si occupa di riflettere sulle dinamiche sopracitate, cercando di rispondere ad alcune domande. Come si sono realizzati gli spazi collettivi che caratterizzano le nostre città? Come si è costruito quel patrimonio di parchi, giardini pubblici, scuole, centri sociali e ricreativi, biblioteche e attrezzutare per lo sport e il tempo libero? Quali sono state le forme di negoziazione tra l’attore pubblico e quello privato dei diretti del singolo e della collettività? Fa questo attraverso il caso della costruzione del Quartiere Ippodromo a Mirafiori sud, lavorando per anologie e differenze con altri modelli di costruzione della città, che hanno rappresentato a loro volta forme differenti di un patto sociale che nel secondo dopoguerra in Italia andava a presentarsi nelle sue innumerevoli forme .


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