Ancient is more. Chan Chan, Peru: sustainability of an ancient urban concept | G. Asmundo | F. Barea

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IUAV Facoltà di Architettura Corso di Laurea Magistrale Architettura per la Sostenibilità

Giovanni Asmundo, Francesco Barea

ANCIENT IS MORE Sostenibilità di un principio insediativo antico. Chan Chan, Perù Sustainability of an ancient urban concept. Chan Chan, Peru 2011/2012 Benno Albrecht, Sara Marini

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NUTRIRE L’UTOPIA URBANA “Ci rivolgiamo all’UNESCO - perché aiuti lo Yemen a salvarsi dalla sua distruzione, cominciata con la distruzione delle mura di Sana’a. [...] in nome della grazia dei secoli oscuri, in nome della scandalosa forza rivoluzionaria del passato”. (P.P.Pasolini, Le mura di Sana’a, 1974) All’inizio del nuovo millennio, appare ormai imprescindibile un’accezione estesa di patrimonio culturale, che comprenda oltre ai monumenti-tracce anche i paesaggi culturali, gli aspetti delle culture materiali, i patrimoni intangibili. La tutela del patrimonio andrebbe intesa non solo come conservazione e salvaguardia, ma anche come attestazione di attualità dell’eredità di riferimento, da mantenere viva, materia da manipolare attivamente, nell’ottica del recupero di una continuità storica. E’ possibile imparare importanti lezioni dall’urbanistica e dall’architetura bioclimatiche del passato preindustriale, in termini di capacità adattiva e di resilienza. Nessuna mimesi, dunque. Non storicismi formali, ma ricerca storica finalizzata alla continuità della tradizione e all’utilità dei destinatari sociali, specialmente i più disagiati, nel tentativo di migliorarne le condizioni di vita e al tempo stesso di consolidare o ricostruire identità e memoria collettive. Una comprensione dei processi storici di insediamento e costruzione della città (Leonardo Benevolo), della trasformazione dei contesti (Spiro Kostof), delle tecnologie effettuali (Hassam Fathy), del concetto di modificazione (Vittorio Gregotti), del territorio letto come palinsesto (Andrés Corboz), può essere mirata ad un’acquisizione di strumenti progettuali alla ricerca di esiti il più possibile “appropriati”. Necessari più che mai per l’incerta città dell’era consumistica, orientati alla progettazione di scenari futuri più sostenibili. Architettura che non abbia come esito un formalismo oggettuale, ma tenti di inserirsi positivamente e rispettosamente in un contesto ambientale, sociale, culturale; che sia concepita come adattiva nei confronti del clima e dei suoi cambiamenti; che tenga conto delle specificità dei principi insediativi e delle tipologie locali; che ricerchi il radicamento come obbiettivo primario.

FEEDING URBAN UTOPIA “We address to UNESCO - to aid Yemen to escape from its destruction, which began with the destruction of the walls of Sana’a. [...] In the name of the grace of the dark ages, in the name of the scandalous revolutionary force of the past“ (P. P. Pasolini, The Walls of Sana’a, 1974) At the beginning of the new millennium, it is now unavoidable to extended a meaning of cultural heritage, including not only monuments but also traces the cultural landscapes, those aspects of material culture, the intangible assets. Heritage preservation should be understood not only as conservation and preservation, but also a proof of current legacy of reference, to keep alive, to manipulate matter actively, in view of the recovery of historical continuity. One can learn important lessons from urban and bioclimatic architecture of the pre-industrial past, in terms of adaptive capacity and resilience. No mimesis, then. Not formal historicisms, but historical research aimed at the continuity of tradition and the usefulness of the stakeholders, especially the poorest, in an attempt to improve the conditions of life and at the same time to strengthen or rebuild identity and collective memory. Understanding the historical processes of settlement and construction of the city (Leonardo Benevolent), processing of contexts (Spiro Kostof), effective technologies (Hassam Fathy) and the concept of modification (Gregotti) of the territory, read as palimpsest (Andrés Corboz), can be addressed for an acquisition of design tools in order to search for the possible outcomes of “inappropriate”. *** Instruments needed more than ever to the city uncertain era of consumerism, oriented to the design of more sustainable future scenarios. Architecture that does not result in an object formalism, but try to fit positively and respectfully in an environmental, social, cultural context, that is conceived as adaptive to the climate and its changes, taking into account the specificities of the principles of settlement and local types, who seeks the roots as a primary objective. 3


ANCIENT IS MORE

Sostenibilità di un principio insediativo antico. Chan Chan, Perù Sustainability of an ancient urban concept. Chan Chan, Peru di Giovanni Asmundo e Francesco Barea

Lo scopo della Tesi è di mettere a punto strategie sostenibili di intervento mirate alla salvaguardia indiretta di un sito Unesco. Il caso studio scelto è l’area archeologica di Chan Chan, in Perù, capitale preincaica dei Chimù, nonché una delle più estese città in terra cruda al mondo. Nel 1986 il sito è stato iscritto nella List in Danger del World Heritage, in cui si trova ancora oggi a causa dei molteplici rischi di degrado irreversibile a cui è sottoposta. Data la volontà dell’Unesco di ricollocare gli abitanti abusivi che insistono sull’area, si propone di riqualificare la buffer zone liberandola per mezzo di un progetto in grado di attirare e accogliere gli “abusivi” grazie alla presenza di condizioni migliori. Il cardine del progetto è l’idea di riprendere il principio insediativo antico di Chan Chan, chiaramente attualizzato, e utilizzarlo per la creazione di nuove “cittadelle” gestite da infrastrutture puntuali. Si riprende il concetto di urbanizzazione intorno ai sunken field (antica tecnica agricola) e il sistema costruttivo in terra cruda, per consentire un intervento immediato, dai costi contenuti e di basso impatto ambientale. Il progetto si basa sull’idea di autocostruzione assistita e si pone come obbiettivo la densificazione e soprattutto un miglioramento evolutivo nel tempo. La Tesi si è dunque articolata in tre fasi principali: ricerca storica e archeologica, mirata alla comprensione del principio insediativo di Chan Chan in termini di adattamento al clima; analisi dello stato di fatto e delle condizioni della città marginale; messa a punto delle strategie di intervento. 4

The purpose of the thesis is to develop sustainable strategies for intervention aimed at indirectly safeguarding of a UNESCO site. The case study is focused on the archaeological site of Chan Chan, Peru, the pre-Inca capital of the Chimu and one of the largest cities in clay in the world. In 1986 the site was included in the List of World Heritage in Danger, in which it still is today because of the multiple risks of irreversible degradation to which it is subjected. Willing the UNESCO relocate the squatters present in the area, we propose to redevelop freeing the buffer zone, through a design able to attract and accommodate the “illegal” in better conditions. The cornerstone of the design is the idea of reviving the ancient principle of settlement of Chan Chan, obviously updated, and used for the creation of new “citadels” managed by centralized infrastructures. The design incorporates the concept of urbanization around the sunken field (ancient agricultural technique) and the building system with raw earth, in order to enable immediate action by the low cost and low environmental impact. Our design is based on the idea of selfassisted building system and has as its objectives densification and evolutionary improvement over time. The thesis is therefore divided into three main phases: historical and archaeological research, aimed at understanding the principle of settlement of Chan Chan in terms of adaptation to climate; current situation and marginal city development analysis; strategies of intervention.

nella pagina a fianco Rendering di progetto. Veduta a volo d’uccello del paesaggio urbano in the next page Project rendering. A byrd’s eye view of urban landscape

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1. 1986, WORLD HERITAGE IN DANGER Sulla costa nordoccidentale del Perù, nella valle del Moche, a pochi chilometri dall’attuale Trujillo, sorgeva la grande città di Chan Chan. Le vestigia monumentali del nucleo centrale cittadino si estendono per 6 km quadrati, ma all’epoca della massima espansione la città era tre volte più grande. All’esterno dell’area intangibile emergono ancora resti di piattaforme, strade cerimoniali, templi, strutture agricole e opere irrigue, dispersi in un’area di 14 km quadrati. Prospezioni archeologiche della Missione Italiana in Perù hanno dimostrato che la città si estendeva per almeno 20 km quadrati, su un’area oggi occupata da periferie urbane di recente formazione. Lo stato di conservazione desiderato dall’Unesco al fine della rimozione dalla List in Danger richiede misure di intervento dirette e indirette. Le prime sono mirate specialmente alla mitigazione dei fenomeni dovuti ai cambiamenti climatici. Le misure di intervento per la protezione indiretta sono invece legate a strumenti pianificatori. Infatti, per quanto tutelata anche da leggi nazionali e regionali, l’area archeologica è danneggiata dal fortissimo impatto dovuto alle occupazioni abusive di suolo, sia a scopo insediativo che finalizzato a pratiche di coltivazione illegale. Vere e proprie barriadas sono sorte lungo l’arteria infrastrutturale Trujillo-Huanchaco, che taglia in due la zona archeologica sin dai tempi dei conquistadores. Ad oggi è ancora in corso la trattativa tra l’Unesco e le autorità locali per la definizione di una vera e propria buffer zone sottoposta a legislazioni e regolamentazioni protettive. Con il documento della Commissione 36 del World Heritage Commitee (2012), L’Unesco si pone alcuni obiettivi di conservazione a lungo termine attraverso interventi urgenti, quali la pianificazione di una buffer zone e soprattutto la ricollocazione, da terminare entro il 2015, degli abusivi insediati e delle opere agricole illegali, rendendo operativa la Legge n. 28261.

1. 1986, WORLD HERITAGE IN DANGER On the northwest coast of Peru, in the Moche valley, a few kilometres from the present-day Trujillo, stood the great city of Chan Chan. The remains of the monumental core of the city extend for 6 square kilometres, but at the time of its maximum expansion the city was three times wider. Outside the intangible, there are still remnants of platforms, ceremonial roads, temples, agricultural structures and irrigation works, scattered in an area of 14 square kilometres. Archaeological prospecting of the Italian Mission in Peru have shown that the city extended for at least 20 square kilometres, an area now occupied by newly formed suburbs. The condition desired by UNESCO for the purpose of removal from the List in Danger requires measures of direct and indirect intervention. The former are especially targeted at mitigating the phenomena due to climate change. Intervention measures for indirect protection are related to planning tools. In fact, also protected by national and regional laws, the archaeological area is damaged by the strong impact of the illegal occupations of land, both for the purpose of settlement or aimed at illegal cultivation practices. Real barriadas have arisen along the main infrastructural Trujillo-Huanchaco, which bisects the archaeological area since the time of the conquistadors. The definition of a real buffer area subject to protective laws and regulations is today still under negotiation between UNESCO and the local authorities. The Commission document 36 of the World Heritage Committee (2012) UNESCO arises a number of conservation objectives through long-term emergency measures, such as planning a buffer zone and, above all, the relocation of squatters and illegal agricultural works, to be completed by 2015 enforcing Law no. 28261.

in questa pagina Inquadramento di Chan Chan sulla costa peruviana e collocazione rispetto all’area metropolitana di Trujillo. In basso, area archeologica di Chan Chan e attuali limiti della proprietà Unesco nella pagina a fianco Raffronto dimensionale tra il centro storico di Venezia (IX-XXI sec. d.C.) e l’area archeologica di Chan Chan (IX-XV sec. d.C.) in this page Position of Chan Chan on the Peruvian coast and location with respect to the metropolitan area of Trujillo Below, archaeological site of Chan Chan and actual limits of the Unesco property in the next page Dimensional comparison between the historic center of Venice (IX-XXI century AD) and the archaeological site of Chan Chan (IX-XV century AD)

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in queste pagine Cronologia delle fasi di sviluppo urbano di Chan Chan (IX-XV sec. d.C.) in these pages Chronology of Chan Chan’s urban growth phases (IX-XV century AD)

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2. SUNKEN FIELD L’espansione urbana di Chan Chan fu strettamente legata ai pozzi e al regime idrologico dell’ambiente costiero. L’irrigazione della Pampa Esperanza ricaricava il bacino acquifero della città e attenuava le oscillazioni stagionali della falda freatica, garantendo che pozzi poco profondi (anche 2 metri) consentissero lo sviluppo della città nell’entroterra. La contrazione del sistema di canali ebbe come effetto un innalzamento tettonico e un abbassamento della falda freatica. A causa del mancato completamendo del canale tra valli, per mantenere operativi i pozzi delle cittadelle nord questi dovettero essere ulteriormente scavati fino a 15 metri. La città fu costretta a ripiegarsi su se stessa verso sud, con la costruzione di nuove cittadelle vicine al mare, con pozzi accessibili e un vero e proprio boom nell’impiego di sunken fields. La coltivazione in sunken fields fu certamente importante in termini di sussistenza nell’ambiente costiero peruviano ma, da quanto sembra emergere dai dati archeologici, solo in qualità di supporto alla produzione agricola primaria, basata su sistemi di irrigazione. Essa può essere praticata solo in presenza di determinate condizioni: da un lato quelle geologiche, come avvallamenti naturali, paleoalvei e la giunzione tra differenti sistemi geomorfici, comuni a tutto l’ecosistema costiero peruviano; dall’altro lato le variabili ambientali, come le fluttuazioni freatiche stagionali. Il metodo di coltivazione in sunken fields era associato a problemi specifici, come l’aumento della salinità nel terreno della superficie coltivabile, il mantenimento della fertilità del suolo, le fluttuazioni occasionali di falda. Si rendeva dunque necessario fertilizzare il terreno, ad esempio mediante resti biologici di sardine (ne abbiamo anche testimonianza scritta del XVI sec.); rilavorare la superficie coltivabile; irrorarla periodicamente d’acqua dolce per contrastare l’aumento di salinità; gestire le acque alluvionali stagionali per il trasporto di limo allo scopo mantenere i campi produttivi.

2. SUNKEN FIELD Urban expansion of Chan Chan was closely tied to the wells and the hydrological regime of the coastal environment. The irrigation of Pampa Esperanza reloaded the aquifer of the city and attenuated seasonal fluctuations in the water table, ensuring that shallow wells (up to 2 meters) would allow the city’s growth in the hinterland. The contraction of the canal system had the effect of an increase in tectonic and a lowering of the water table. Due to the non-completion of the channel between the valleys, the wells of north citadels had to be dug up to further 15 meters to be kept operating. The city was forced to converge on itself towards the south, with the construction of new towns by the sea, with accessible wells and a real boom in the use of sunken fields. Cultivation in sunken fields was certainly important in terms of livelihood in the coastal Peruvian but – and this seems to emerge from archaeological data – only as a support to primary agricultural production, based on irrigation systems. It can be practiced only under certain conditions: on the one hand, geologic depressions such as natural riverbeds or junctions between different geomorphic systems, common to all Peruvian coastal ecosystem, on the other hand, environmental variables, such as seasonal groundwater fluctuations. The sunken fields method of cultivation was associated with specific problems, such as the increased salinity in the soil of arable land, the maintenance of soil fertility and the occasional groundwater fluctuations. It therefore made it necessary to fertilize the soil, for example by means of biological remains of sardines (we also found evidence from the XVI cent.); rework the arable land; freshwater flush it periodically to counter the increase in salinity; manage seasonal floodwaters for the transport of silt in order to keep the fields productive.

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in questa pagina Cronologia dei Primary Maximum Elevation Canals nella valle del Moche nel Late Intermediate Period corrispondente all’espansione Chimù (900-1400 d.C.) (Elaborazioni da Ortloff, Feldman, Moseley 1985) nella pagina a fianco Foto satellitare della fascia di deserto costiero peruviano e del bacino idrografico corrispondente Cronologia delle fasi di sviluppo urbano di Chan Chan in relazione alle opere idrauliche dei Chimù nella valle del Moche in this page Cronology of Primary Maximum Elevation Canals in the Moche valley in the Late Intermediate Period corresponding to Chimu expansion (900-1400 AD) (Modified from Ortloff, Feldman, Moseley 1985) in the next page Satellite photo of the Peruvian coastal desert and the corresponding catchment area Chronology of Chan Chan’s urban growth related to Chimu’s hydraulics works phases in the Moche valley

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3. CITTADELLE ADATTIVE Chan Chan (il cui nome deriva da “djang djang”, ossia “sole-sole”) venne fondata intorno all’850 d.C. dai signori Chimor, eredi della civiltà Moche. La città presenta nella sua area centrale un’elevata pianificazione dello spazio urbano, articolato per mezzo di recinti ammuragliati di notevole impatto visivo. Questi, inseriti nella trama delle irrigazioni agricole, delimitano i complessi politico-amministrativi comunemente noti come ciudadelas. Esse vennero erette progressivamente, una per ogni generazione di regnanti. Dopo sei secoli di evoluzione urbana, al culmine dello splendore Chimù se ne contavano dieci, identificate oggi con i nomi degli scopritori: Chayhuac, Ulhe, Tello, Laberinto, Gran Chimù, Squier, Velarde, Bandelier, Tschudi e Rivero. Sebbene esse presentino alcune declinazioni leggermente differenti, sono caratterizzate da elementi normalizzati: pianta rettangolare di proporzioni e dimensioni quasi costanti, medesimo orientamento, suddivisione in tre settori con funzioni specifiche, alto grado di pianificazione nella ripartizione delle destinazioni d’uso, soluzioni distributive analoghe, presenza nei settori interni di spazi, tipologie architettoniche e infrastrutture tipici. Le cittadelle erano fortemente adattive dal punto di vista bioclimatico. Erano orientate secondo la direttrice nord-sud, 19 gradi a est del nord magnetico, allineate secondo il solstizio d’inverno. Gli spazi costruiti si affacciavano sulle ampie piazze e sui patii, generalmente aperti a nord, ad abbracciare il sole durante la nebbiosa stagione fredda. I possenti muri in terra dei recinti servivano anche da sistemi di raffrescamento e riscaldamento passivo, favorendo attenuazione e sfasamento delle temperature grazie alla capacità termica dell’elevata massa dei mattoni adobe, necessaria date le escursioni termiche del deserto. Avevano una duplice funzione: a nord (più bassi) di schermatura dall’insolazione e a sud (più alti) di riparo dai freddi venti oceanici e portatori di sabbia. Secondo una recente ipotesi, le intercapedini tra i recinti erano funzionali affinché i venti dominanti, provenienti da sudsudest, si incanalassero permettendo agli ambienti di raffrescarsi. 12

3. ADPTIVE CITADELS Chan Chan (whose name derives from “djang djang,” or “sun-sun”) was founded around 850 AD by Chimor nobles, heirs of the Moche civilization. In its central area this city has a highly planned urban space, articulated through protective fences of great visual impact. These, included in the plot of agricultural irrigation, surround the political and administrative complex commonly known as ciudadelas. The ciudadelas were built progressively, one for each generation of rulers. After six centuries of urban evolution, at the peak of Chimu splendor there were ten of them, identified today by the names of the discoverers: Chayhuac, Ulhe, Tello, Laberinto, Gran Chimu, Squier, Velarde, Bandelier, Rivero and Tschudi. Even though with some slightly different variations, they are characterized by standardized elements: rectangular proportions and almost constant dimensions; same orientation, split into three parts with specific functions; high degree of planning land use and the intended use; similar distribution solutions in the interior spaces, in architectural types and typical infrastructure. The citadels were highly adaptive in bioclimatic terms. They were oriented along the north-south axis, 19 degrees east of magnetic north, aligned according to the winter solstice. The constructed spaces looked out on the wide streets and on patios, generally open to the north, to embrace the sun in the misty cold season. The mighty walls in the land of fences also served as passive heating and cooling systems, favouring attenuation and phase shift of temperature by means of the heat capacity of the high mass of adobe bricks, necessary because of the temperature of the desert. They had a dual function: to the north (lower) shielding insolation and south (highest) to shelter from the cold ocean winds or the sand-bearer ones. According to one theory, the spaces between the fences allowed the prevailing south-southeast winds, corrected in these long corridors, to cool the environments.

nella pagina a fianco Foto aerea della cittadella Gran Chimù (XIII sec.d.C), 1989, tagliata dalla strada dei conquistadores (1536 d.C.) in the next page Aerial photo of the citadel Gran Chimu (thirteenth century AD), 1989, cut off from the road of the conquistadores (1536 AD)

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4. PUEBLOS JOVENES Nelle modalità di insediamento e autocostruzione della cosiddetta città marginale qualcuno potrebbe leggere una sorta di nuovo vernacolare, basandosi anche sull’evidenza di parsimonia delle risorse locali e riciclo dei materiali di scarto della città formale. Lo spazio temporale di tre generazioni, trascorso in molti casi dalla prima occupazione del suolo, ha consentito agli abitanti di consolidare le proprie abitazioni, di recuperare tradizioni rurali patrimonio dei migranti originali e perfino di creare delle nuove consuetudini e tradizioni peculiari. Non siamo interessati a una non meglio precisata estetica della favela, ma alle sue possibilità di evoluzione come luogo di sedimentazione di valori in un momento di crisi urbana già drammatica, che avrà toni sempre più accentuati nei prossimi decenni, costringendo architetti e urbanisti a una riflessione etica sulla valenza democratica delle proprie possibilità di intervento. Un confronto tra le dinamiche di due famiglie, la prima di Boston e la seconda di Lima (MIT Report n.16, 1969), metteva a fuoco la relazione tra il contesto sociale e l’ambiente costruito, al di là dell’ovvia differenza tra il contesto di una città ricca e una di transizione. Il nostro progetto punta sulle dinamiche evolutive per consentire un miglioramento delle condizioni abitative nel tempo. 5. PREVI/Lima (1967-1978) La crisi urbana degli anni 60 portò il lungimirante Governo Peruviano, in collaborazione con il Programma di Sviluppo delle Nazioni Unite (UNDP), a diverse iniziative mirate alla ricerca di soluzioni alternative per l’edilizia sociale a basso costo. L’esperienza più significativa fu probabilmente il Progetto Pilota 1 PREVI (Proyecto Experimental de Vivienda), che si pone ancora oggi, a 35 anni di distanza, come un momento altamente significativo nella ricerca architettonica contemporanea. I concetti chiave alla base dei progetti erano razionalizzazione, articolazione tipologica, crescita progressiva e flessibilità. Il concetto della “growing house” tentava di superare la rigidità tipologica imposta dai sistemi di produzione dell’edilizia sociale pubblica, 14

4. PUEBLOS JOVENES In the modes of settlement and the so-called DIY marginal city one could read a new kind of new vernacular, also based on the evidence of parsimony of local resources and the recycling of waste materials from the formal city. The temporal space of three generations, usually passed after the first occupation of the soil, has allowed the inhabitants to build their homes, to recover traditional rural heritage of the original migrants and even to create new customs and peculiar traditions. We are not interested in an vague aesthetics of the favela, but in its possibilities of evolution as a place of “sedimentation of values” in a time of dramatic urban crisis that will be more and more accentuated in the coming decades, forcing architects and urban planners to an ethic reflection on the democratic value of their own possibilities of intervention. A comparison between the dynamics of two families, the first one from Boston and the second from Lima (MIT Report No. 16, 1969), started to focus on the relationship between the social context and the built environment, beyond the obvious context difference between a rich and a transition city. Our design focuses on the evolutionary dynamics able to generate an improvement in housing conditions over time.

ponendo l’accento su una flessibilità da legarsi strettamente alle dinamiche socioeconomiche dei nuclei familiari. Si individuavano così delle fasi di trasformazione della casa: istallazione, densificazione, consolidamento e diversificazione. Queste dovevano essere recepite da progetti aperti, in grado di adattarsi in virtù delle esigenze degli abitanti, articolati secondo tipologie predisposte all’espansione e alla modificazione. Non unità fisse, ma strutture con cicli di evoluzione.

of public social housing, with an emphasis on a flexibility tightly bound to the socio-economic dynamics of households. In that way, the processing steps of the house were identified: installation, densification, consolidation and diversification. Those had to be included in open designs, flexible in accordance with the needs of the residents and predisposed to expansion and modification: no fixed units, only structures with evolutionary cycles.

Santa Rosa Ciudadelas

Household composition

0

10

20

30

40

anni

husband wife sibling 1 sibling 2 sibling 3 sibling 4 parent sibling (marries) grandchild 1 grandchild 2 grandchild 3 Household annual per capita income

300 $ 200 100 0 Household priorities essential

5. PREVI/Lima (1967-1978) The urban crisis of the 60s led the forward-looking Peruvian Government to start, in collaboration with the United Nations Development Programme (UNDP), a number of initiatives aimed at the search for alternative solutions for low cost social housing. The most significant experience was probably the Pilot Project 1 PREVI (Proyecto Experimental de Vivienda), which still stands today, 35 years later, as a highly significant moment in contemporary architectural research. The key concepts underpinning the designs were rationalization, typological articulation, progressive growth and flexibility. The notion of “growing house” attempts to overcome the rigidity imposed by the production systems

important

A

convenient

T

unimportant

L

inconvenient Utilities in questa pagina Ipotesi di dinamiche familiari nell’area di progetto (sulla base dei dati INEI e di elaborazioni da Caminios, Turner, Steffian, 1969)

water sewage electricity paved roads

nella pagina successiva

telephone

Veduta a volo d’uccello di progetto

schools

in this page Family dynamics in the project area are hypotized (based on INEI data and modified from Caminios, Turner, Steffian, 1969) in the next page Project rendering in axonometric byrd’s eye view

health refuse collection public transport recreation fire police

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nella pagina a fianco Inquadramento area di progetto con collocazione delle nuove “cittadelle” e riqualificazione della buffer zone Pianta orografica esemplificativa di una nuova cittadella tipo in the previous page Aerial view of the project area with location of the new “citadels” and upgrading of the buffer zone Orographic planimetric example of a new citadel type

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6. LE NUOVE CITTADELLE Abbiamo dunque visto come le cittadelle di Chan Chan si possano interpretare come - nuclei standardizzati, autosufficienti, ripetibili n volte, in un’ottica di crescita graduale della città per parti autonome e compiute; - adattivi dal punto di vista bioclimatico; - polifunzionali, zonizzati (3 settori), caratterizzati da un alto grado di pianificazione e da infrastrutture tipiche; - gestiti da infrastrutture puntuali e autonome, ma al tempo stesso in rete fra loro; - capaci di gestire l’elevata estensione urbana, nonché tenere la scala del paesaggio; in definitiva dunque un preciso metodo di gestione del territorio urbanizzato.

6. NEW CITADELS The citadels of Chan Chan can therefore be interpreted as - Standardized cores, self-contained, reproducible n times, in a view of gradual growth of the city by autonomous and complete parts; - Adaptive from the bioclimatic point of view; - Multifunctional, divided into zones (3 areas), characterized by a high degree of planning and typical infrastructure; - Managed by centralized infrastructures and autonomous, but at the same time networking with them; - Able to manage the wide urban extension and maintaining the landscape scale; ultimately, a precise method of management of the urbanized area.

Il progetto vuole essere orografico e topografico, essendo concepito per sezioni di terra e procedendo per modificazioni alla piccola scala. Si tratta di un lavoro per movimenti di terra, alla ricerca di equilibrio tra scavo e riporto, tra giardini immersi e piattaforme sopraelevate, muri massivi e patii ribassati, in un gioco di rincassi e sopraelevazioni. Dal punto di vista architettonico il progetto è stratigrafico: un primo strato tellurico, solido e umido, della città di recinti e muri in adobe, dal paesaggio urbano labirintico, come se si trattasse di una sezione archeologica emersa dalla terra; e un secondo strato leggero e concettualmente distaccato, atmosferico, delle coperture in balsa flottanti, delle tende e delle reti catturanebbia. Le tipologie sono massimamente adattabili e flessibili, avendo come punto di partenza l’idea della growing house. Gli elementi definiti inizialmente sono solo i supporti di partenza, ossia i recinti, le piattaforme e i muri infrastrutturanti dei lotti, che costituiranno le permanenze nella trasformazione delle abitazioni. In particolare i muri infrastrutturanti, con le loro nicchie per i servizi e gli allacciamenti, si pongono come serventi rispetto agli ambienti serviti della casa. L’architettura tenta di avere un valore morfogenetico, partendo da piccoli

Our design aims at being orographic and topographic, as it is conceived for sections of land and proceeds by modifications at the small scale. It is a work realized through movements of land, trying to balance cut and fill, gardens and elevated platforms, massive walls and lowered patios, in a game of recesses and elevations. From the architectural point of view the design is stratigraphic: a first layer telluric, solid and humid; the city of fences and adobe walls, labyrinthine from the urban landscape, similar to an archaeological section emerging from the earth, and a second layer, thin and conceptually detached, atmospheric, made up by balsa floating covers, curtains and fogharvesting nets. Typologies are most adaptable and flexible, taking as starting point the idea of growing house. The elements initially defined are only starting supports, i.e. fences, decks and the structural walls of the lots, all of which will be the permanent parts in the transformation of the houses. In particular, the structural walls, with their niches for services and connections, make themselves servants to the individual rooms of the house. In our design, architecture has a morphogenetic value conveyed by small modular and flexible elements (cell apartments, rooms, patios, niches, networks), which in the variability of the 19


nella pagina a fianco Veduta a volo d’uccello di progetto in the previous page Project rendering in axonometric byrd eye view

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elementi modulari e flessibili (le cellule abitative, le stanze, i patii, le nicchie, le reti) che nella variabilità della ripetizione estesa costituiscono un tessuto urbano altamente diversificato. Il riferimento in costante rielaborazione è la qualità del tessuto urbano di Chan Chan, del quale si riprendono i principi sottotraccia, ma anche proporzioni e misure, in un procedimento mai fine a se stesso in senso teorico-speculativo, ma funzionale all’utilità degli abitanti. Il progetto lavora per dispositivi transcalari, per multipli e sottomultipli, sia per quanto riguarda i pieni che i vuoti: cittadella, settori, moduli, unità di vicinato, unità abitative; lo stesso accade per gli spazi aperti a corte: i sunken field, le piazze, le corti dei moduli, i patii privati. Ciò consente una maggiore articolazione degli spazi pubblici aperti, in progressione dal più pubblico al più privato, per mezzo di gradazioni intermedie che favoriscano una migliore qualità della vita. Si cerca di dare valore al patio, semplice o doppio, fondamentale permanenza fino al momento della saturazione del lotto, non solo per la possibilità di accrescimento della casa e per i chiari vantaggi microclimatici, ma per le potenzialità offerte come spazio più intimo nella progressione pubblico-privato, nonché come riserva degongestionante di verde e silenzio. L’alternanza equilibrata e diversificata di pieni e di vuoti è mirata a superare la mancanza di spazi aperti vivibili e punti di riferimento che spesso caratterizza le periferie indifferenziate. Si ricercano la varietà e la pluralità degli schemi di base, pensati per i modi di vita peruviani e lasciati aperti alla possibilità di diversificazione degli ambienti costruiti e degli spazi aperti, in base alle esigenze e alle aspirazioni degli abitanti. Si fa ricorso a una gerarchia dei tracciati, dai percorsi interni a moduli e corti, alle avenidas principali, con le proprie piazze in fregio; le infrastrutture carrabili sono separate ed esterne alle cittadelle, interamente pedonali, in virtù delle loro dimensioni. Questa scelta, insieme all’aggregazione delle abitazioni intorno agli spazi comuni e alle funzioni collettive (corti, stoccaggio idrico, sunken field), dovrebbe favorire il consolidamento dei valori di vicinato e di comunità.

extended repetition give a highly diversified urban fabric. The reference under constant revision is the quality of the urban fabric of Chan Chan, of whom are taken the underlying principles, but also proportions and measures, in a process which is never self-referential in a speculative theoretical sense, but rather of some practical utility to the inhabitants. The design works by transcalar dimensions, multiples and submultiples, both for the full and the empty: citadel, fields, forms, neighbourhood units, housing units; and the same happens for the open spaces at court: the sunken field, the squares, courts of modules, private patios. This allows for wider diversification of public open space, in progression from more public to more private, through intermediate gradations for a better quality of life. We try to give value to the single or double patio, basic stay until the saturation of the lot, not only for the possible expansion of the house and the clear microclimatic advantages, but also for its potential as a more intimate space along the progression from public to private areas, as well as a relieving reserve of green space and quietness. The balanced alternation and diversified range of solids and voids is aimed at overcoming the lack of liveable open spaces and landmarks that often characterizes the undifferentiated suburbs. We are looking for the diversity and the plurality of the basic schemes, designed for the way of life of Peruvians and leaving the possibility of a diversification of built environments and open spaces, according to the needs and the aspirations of people. The design incorporates a hierarchy of paths, from inner pathway and courtyard modules, to the main avenues, with their squares; infrastructure driveways are separated outside the citadels and entirely pedestrian, by virtue of their size. This choice, along with the combination of housing around the common areas and the collective functions (courts, water storage, sunken fields), should encourage the consolidation of the values of neighbourhood and community.

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7. I NUOVI WACHAQUES Il recupero della tecnica agricola dei sunken field è una soluzione interessante in termini di sostenibilità: oltre agli aspetti relativi alle tematiche dell’archeologia applicata (es. i raised fields di Huatta) e del paesaggio culturale, ha potenzialità notevoli sul piano del risparmio idrico, rispetto alle techiche di irrigazione superficiale (come il Proyecto Chavimochic). La coltivazione sfrutta l’umidità del terreno in prossimità di un alto livello di falda, senza tuttavia attingere ad essa; la gestione delle acque meteoriche o alluvionali consente il drenaggio stagionale dei terreni; l’idea di sfruttate la presenza della nebbia e catturare l’umidità per condensazione permette di contenere l’evapotraspirazione ed evita la salinizzazione del terreno.

7. NEW WACHAQUES The recovery of the sunken fields agricultural technique is an attractive solution in terms of sustainability: in addition to matters relating the themes of applied archeology (i.e. the raised fields of Huatta) and cultural landscape, it also has considerable potential in terms of water saving, if compared to the irrigation techniques (i.e. Proyecto Chavimochic). The cultivation takes advantage of the humidity of the soil in the vicinity of a high groundwater level, without heavily drawing from it; the management of rainwater or alluvial waters allows the seasonal drainage of land; capturing humidity by condensation, based on exploitation of the presence of fog, allows to contain the evapotranspiration and avoids the salinization of the soil.

8. LE RETI ATRAPLANIEBLAS Nell’ambiente costiero peruviano, la combinazione delle condizioni geomorfologiche con la presenza della corrente di Humboldt e l’anticiclone Pacifico porta alla formazione di grandi banchi di nebbia, fino a un’altitudine di 1200 metri. Esiste la possibilità di sfruttare delle reti cattura-nebbia per la condensazione di acqua potabile, come dimostrato dalle tecniche antiche di Atiquipa ai prototipi di Carlos Espinosa Arancibia e ai recenti studi di Sheraang Chatre (MIT). A Trujillo, l’umidità relativa media durante l’anno è in condizioni mediamente stabili di 80-90%; le reti cattura nebbia sono in grado di raccogliere 15-20 litri per metro quadro al giorno, garantendo fino a 35 litri al giorno per persona.

8. ATRAPLANIEBLAS NETS In the Peruvian coastal environment, the combination of geomorphological conditions with the presence of the Humboldt Current and the Pacific anticyclone leads to the formation of large fog, up to an altitude of 1200 meters. It’s possible to take advantage of the fog-catching nets for the condensation of drinking water, as demonstrated by the ancient techniques of Atiquipa, the prototypes of Carlos Espinosa Arancibia and the recent studies Sheraang Chatre (MIT). In Trujillo, the relative humidity during the year is in stable condition on average of 80-90%; fog-harvesting nets are able to collect 15-20 liters per square meter per day, providing up to than 35 liters per person per day.

9. SISTEMA COSTRUTTIVO IN ADOBE Grazie al suo basso impatto ambientale e al suo costo contenuto, l’adobe può essere un ottimo sistema per garantire un’abitazione agli “abusivi” reinsediati. Nel “Manuale de Tecnicas Constructivas Tradicionales del pobolado Històrico de Vilcashuamàn, dell’Istituto Nacional de Cultura” (Lima, 2008), si mostrano le fasi tradizionali del sistema costruttivo locale in adobe. Le fondazioni sono in pietra e malta cementizia, profonde 60 cm. Su di esse si imposta uno zoccolo di cemento e inerti, necessario per evitare la risalita di umidità dal terreno.

9. ADOBE BUILDING SYSTEM By virtue of its low environmental impact and low cost, the adobe can be a great way to ensure a home to “illegal” resettled. The “Manual de Tecnicas Constructivas Tradicionales of pobolado Histórico de Vilcashuamán, Institute Nacional de Cultura” (Lima, 2008) shows the traditional steps of the local construction system in adobe. The foundations, made of stone and mortar, are 60 cm deep. On them is set a base of cement and aggregates, necessary to prevent rising damp from the ground.

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nella pagina a fianco Vedute di progetto con prospetti in the next page Project rendering with prospects

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Le murature a doppia testa e gli angoli vengono cerchiati con rinforzi lignei. Per l’ancoraggio del solaio si utilizza un cordolo di travi a sezione circolare annegato nella muratura ed utilizzato come mensola d’appoggio per la travatura interna. I mattoni di adobe vengono ricavati da terra setacciata dalle impurità, bagnata con acqua e impastata con paglia e sabbia. La composizione classica dell’impasto prevede un rapporto di 20% argilla e 80% di sabbia e inerti. Esso viene pestato e posto in forme di legno. I mattoni vengono sistemati all’asciutto fino all’essiccatura (da due a quattro settimane nella sagione umida). Una volta seccati possono essere posti in opera adoperando una malta a base di terra e calce. Per dare maggiore stabilità sismica alla struttura è possibile aggiungere all’interno della muratura un’armatura in legno formata da elementi in bambù (tipo guadua, dalla regione San Martìn) piantati verticalmente forando i mattoni, coadiuvata da una maglia metallica di filo di ferro posta parallelamente alla posa in opera della muratura. Affinchè questa mantenga la sua stabilità sono preferibili spessori superiori ai 40 cm. La densità è 1,6-2,2 Kg/dm2, conducibilità termica è 0,46-0,81 W/mK, la resistenza a compressione 2,0-4,5 N/ mm2. La maggiore qualità dell’adobe è la sua alta capacità termica, in grado di ottenere buoni valori di attenuazione e sfasamento. Alla vulnerabilità all’acqua si può ovviare aggiungendo all’impasto degli stabilizzanti, come la calce aerea o idrata, e proteggendo la muratura con intonaci a base di terra e calce aerea. L’aggiunta di cemento come additivo tende a ridurre il ritiro dell’argilla, diminuendo notevolmente la permeabilità all’acqua e incrementando la resistenza a compressione. La polpa di cactus (Opuntia Ficus Indica) aggiunta come additivo risulta essere un consolidante naturale; oltre a migliorare le qualità strutturali dell’adobe evita la proliferazione di batteri e licheni. In piccola quantità può essere usato anche come additivo per gli intonaci esterni. Per le coperture utilizziamo un sistema leggero a secco, costituito da fasciami e stuoie in totora (balsa), materiale locale a costo zero tradizionalmente col26

The double head walls and the corners are reinforced with rimmed wood. The slab is fastened by a bead of beams with circular section, embedded in the brickwork and used as a support ledge for the internal bracket. Adobe bricks are made from sifted clay to remove impurities, washed with water and mixed with straw and sand. The classical composition of the mixture provides a ratio of 20% clay and 80% sand and aggregates. It is pressed into wooden frames and dried in the sun (two to four weeks in the humid season). Once dried they can be placed up using mortar made from a mixture of sand, lime and water. Greater stability to the seismic structure can be added by the insertion of a wooden frame structure inside the brickwork, made of vertical bamboo elements (guadua type, from San Martín region) slotted in drilled bricks, supported by a wire mesh parallel to the brickwork arrangement. Walls thicker than 40 cm will offer greater stability. The adobe density is 1.6 to 2.2 kg/dm2, thermal conductivity is 0.46 to 0.81 W/mK, compressive strength 2.04.5 N/mm2. The best quality of adobe is its high thermal capacity, providing good values of attenuation and phase shift. Vulnerability can be remedied by adding water to the mixture of stabilizers such as quicklime or hydrated lime, and protecting the brickwork with lime-based clay or lime plasters. The addition of cement as an additive will reduce the shrinkage of the clay, considerably decreasing the water permeability and increasing the resistance to compression. Pulp of cactus (Opuntia Ficus Indica) as an additive appears to be a natural stabilizer improving the structural quality of adobe and preventing the proliferation of bacteria and lichens; in small quantity it can also be used as an additive to external plasters. For roofing we use a lightweight dry system, consisting of planking and totora (balsa) mats, the latter no-cost local material traditionally grown in sunken field.

nelle pagine precedenti Veduta di una corte con prospetti nella pagina a fianco Sezione assonometrica in cui si possono osservare le reti cattura nebbia in the previous pages View of a coutyard with prospects in the next page Axonometric section showing fog-harvesting nets

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10. L’ARCHITETTURA LATINOAMERICANA E LA STORIA “Il recupero della nostra storia proposto negli ultimi decenni si è scontrato con la consueta e persistente distruzione del passato in un esercizio suicida di amnesia culturale” (Rogelio Salmona, SAL di Manizales, 1987). Dopo le ingenti trasformazioni urbane seguite agli anni ‘50, in Sudamerica un vasto movimento in seno alla cultura architettonica ufficiale si è posto programmaticamente l’obbiettivo, anche etico, di rivalutare e recuperare la storia e l’identità culturale come strumento creativo nella rifondazione del presente urbano. Istanze portate avanti da una generazione di architetti e opere realizzate, particolarmente evidenti in momenti di sintesi come le Biennali di Architettura e i SAL (Seminari di Architettura Latinoamericana). La città latina vive una situazione di sradicamento: anche dopo il sostanziale fallimento del movimento neocoloniale, l’urbanistica continua spesso a programmare città alienanti, ben lontane dalla progettazione integrale; e l’architettura a proporre gesti monumentali e (auto)celebrativi, attingendo a volte al serbatoio dei reperti storici secondo un postmodernismo stilistico decontestualizzante, a volte al prontuario delle “soluzioni importate” proprie dell’architettura internazionale. L’obbiettivo teorico diffuso è quello di superare le sottomissioni al nuovo stile internazionale, impostato su modelli archetipi universali (retaggio forse di un Illuminismo eurocentrico) e recuperare la ricchezza delle pluralità nell’architettura contemporanea. Tale volontà di riappropriazione muove senza dubbio da sentimenti di orgoglio e desiderio di riscatto dei “vinti della storia”. Ma al tempo stesso dalla forte consapevolezza dei valori intrisechi degli spazi e dei luoghi pieni di senso propri della città storica. Oggi più che mai, rivolgendosi alla drammatica realtà attuale e in previsione degli scenari futuri delle grandi marginalità urbane globali, si rende necessario un cambio di paradigma che reincluda la storia, la tradizione, i contesti, le identità in più elaborati processi di progettazione sostenibile della “casa dell’uomo”. 30

10. ARCHITECTURE AND LATIN AMERICAN HISTORY “The recovery of our history proposed in recent decades has clashed with the usual and persistent destruction of the past in a suicide cultural amnesia” (Rogelio Zalmonah, SAL of Manizales, 1987). After the massive urban transformations of the 50s, in South America a vast movement inside the architectural mainstream committed to the programmatic and ethical objective of reassessing and recovering history and cultural identity as a creative tool in the re-establishment of the urban present. These instances were put forward by a generation of architects and works, particularly evident in moments of synthesis such as the Biennale of Architecture and SAL (Latin American Seminar of Architecture). Latin city faces a condition of eradication: even after the substantial failure of the neo-colonial movement, urban planning often goes on setting up alienating city, far apart from integral design; and architecture goes on proposing monumental and (self-) celebratory signs, sometimes referring to the reservoir of historical artifacts – according to a decontextualized stylistic postmodernism –, sometimes referring to “imported solutions” from international architecture. The common theoretical goal is to overcome submissions to the new international style, based on universal archetype models (perhaps legacy of a Eurocentric Enlightenment) and recover the richness of diversity in contemporary architecture. This will of re-appropriation moves undoubtedly from the feelings of pride and the desire for redemption of the “losers of history” but, at the same time, from the strong awareness of the intrinsic values of spaces and places – full of their own sense – of the historical city. Today more than ever, addressing the current dramatic reality and in anticipation of global scenarios of widespread urban marginality, a new paradigm is required, reincluding history, traditions, contexts, identities in a more elaborate process of sustainable design of “the house of man”.

nelle pagine precedenti Spaccato assonometrico di una tipologia base di modulo aggregativo di unità abitative nella pagina a fianco Vista assonometrica in cui si può osservare la crescita e l’evoluzione di un’unità di vicinato e il suo miglioramento nel tempo con ricadute sul contesto in the previous pages Axonometric view of a basic type of aggregative module of housing units in the next page Axonometric view showing the growing and evolution of a neighborhood unit and its contest ameliorating through time

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