La Storia di un Messaggio Per Te
PREMESSA Nella vita i momenti di consapevolezza si manifestano quando cambiamo il nostro modo di vedere, quando osserviamo ciò che ci accade da prospettive differenti. In questi momenti abbiamo a disposizione informazioni che prima non avevamo o che non riuscivamo a acquisire dal punto di osservazione in cui ci trovavamo. Il testo che hai fra le mani ha questo obiettivo: far sì che tu possa cambiare posizione percettiva. Sei mai stato scrittore, protagonista e lettore dello stesso libro? Mentre vivi il “libro della tua vita”, spesso, senza rendertene conto continui a “scrivere” inconsapevole di essere lo scrittore e il protagonista del racconto, lasciando che le parole, le frasi, i periodi e i capitoli del tuo libro prendano forma da sé, mentre la storia che scrivi non sempre risulta piacevole, e ti trovi a essere fruitore passivo della tua creazione. Ma se sapessi di essere tu lo scrittore o la scrittrice? Allora probabilmente rileggeresti ciò che hai già scritto per correggere errori o evitarne di nuovi, ma soprattutto immagineresti e scriveresti la tua storia come piace a te, stando attento anche ai piccoli particolari, studiando la grammatica, la sintassi e la punteggiatura, per far sì che ogni evento che narri risulti esattamente come tu desideri che sia. “La storia di un messaggio per te” non un è libro, non è un romanzo, non è un saggio o un trattato. È tutte queste cose insieme, ma soprattutto è un espediente mediante il quale poter percepire l’illusione che vivi, inoltrarti in essa, giocarci. È un modo per mettere in discussione quello che credi reale, ampliare le tue convinzioni e spiazzare la tua mente. Sicuramente ciò che vi troverai non é la Verità, ma ti aiuterà a porti delle domande su di essa e ti darà nuovi strumenti per ricercarla. Ricorda, se ora sei qui a leggere non è una casualità. Il caso non esiste...
-1“La domanda “Chi SIAMO?” si continua a ripetere in eterno e in eterno ne sperimentiamo la risposta. Non può che essere così. Non possiamo non ESSERE, poiché non possiamo non ESISTERE.” Vera ascoltava un pò di musica sul divano per rilassarsi. Da circa una ventina di minuti canticchiava canzoni dei Beatles, seguendo le melodie di Rubber Soul provenienti dalle casse dello stereo. Adorava ascoltare i quattro di Liverpool, le mettevano buon umore, dandole energia e nuove idee. Erano passati circa 8 mesi da quando aveva pubblicato il suo ultimo libro “I colori della felicità”, che parlava di un mondo fantastico in cui nascevano “bambini nuovi” che emanavano luce colorata e sfumature arcobaleno, rendendo sorridenti le persone che venivano a contatto con questa magica aura variopinta. Da allora non era più riuscita a mettere insieme nulla di veramente soddisfacente per lei e per il suo editore, tuttavia sentiva che l’ispirazione le stesse tornando, lo intuiva perché cominciava a sentirsi ricaricata e entusiasta dopo aver trascorso una settimana in mezzo alla pace e alla tranquillità della natura. Si trovava nella casa di montagna dei suoi genitori, purtroppo entrambi scomparsi, la madre alla nascita e il padre dopo il suo venticinquesimo compleanno. Alzandosi, spense lo stereo sulle note di “If I needed someone”, cantata da George Harrison, si avviò in cucina e prese una tazza sporca dal lavandino. La sciacquò, riempì d’acqua e la mise nel forno a microonde facendola scaldare per un paio di minuti, osservandola girare, come se stesse guardando un pesce nella boccia di vetro, finché sentì la campanella del timer. Vi mise una bustina di tè ai frutti di bosco e uscì dalla cucina dirigendosi verso le scale che portavano al piano superiore dove vi era lo studio nel quale il padre aveva passato molto del suo tempo a leggere. Salì le scale pian piano, attenta a non rovesciare il té bollente che aveva fra le mani. Attraversò il corridoio ed entrò nello studio, appoggiò la tazza e si mise ad osservare i numerosi libri sugli scaffali, estraendone qualcuno di tanto in tanto per sfogliarlo. Suo padre Giulio era stato un gran lettore e si era interessato un po’ a tutti i generi, dai romanzi classici, alla narrativa moderna, dai saggi scientifici, a quelli psicologici e di crescita personale. Scorrendo le pagine di “Psicologia e alchimia” di Jung, le tornarono alla mente le serate passate con lui a parlare dell’universo e degli archetipi.
Sin da bambina, l’entusiasmo del padre l’aveva incuriosita e spronata a conoscere il funzionamento delle cose del mondo. Durante le vacanze, proprio in quello studio, le narrava racconti fantastici e, specialmente, si ricordava quanto le fosse piaciuto leggere “La storia infinita” di Ende insieme a lui. Rimise al suo posto il tomo che stava sfogliando e poi iniziò a far scorrere il dito sugli altri, seguendolo con lo sguardo e leggendo titoli e autori. I volumi erano pieni di polvere, così di tanto in tanto, Vera si batteva le mani soffiandola via, finchè la sua attenzione fu attirata da un piccolo libricino che non riportava né autore, né titolo sul bordo. Lo estrasse e con la manica del maglione blu che indossava, diede una passata alla copertina pulendola con cura. Vi era scritto così: “Un Messaggio per Te”. Aveva già visto quel libro, ma quando? Probabilmente da piccola il padre glielo aveva mostrato o lei glielo aveva visto fra le mani, ma in quel momento faticava a ricordare. Aveva la stessa sensazione che si ha quando s’incontra una persona familiare, ma non ci si rammenta dove e quando. Stando ancora attenta a non scottarsi, prese la tazza di tè e lentamente ne sorseggiò un po’. Si sedette sulla poltrona dietro alla scrivania e aprì il libretto dal quale cadde un foglio ripiegato. Vera lo spiegò e si mise a leggere. “Ciao Vera, sono papà. Se stai leggendo questo foglietto è perché hai aperto UN MESSAGGIO PER TE. Questo libro mi fu dato anni fa da un collezionista appassionato di antropologia. Una persona veramente originale e per certi versi una specie di sciamano. Non mi volle dire dove lo aveva trovato o da chi lo avesse avuto, ma mi disse che aveva in sé qualcosa di magico. Io sorrisi inizialmente a quelle parole e pensai che volesse prendermi in giro. Mi disse che UN MESSAGGIO PER TE è un libro che si scrive mentre si legge e che capita nelle mani delle persone che ne hanno bisogno. Dopo un primo momento d’incredulità ho potuto constatare che ciò corrisponde a verità. Ricordo ancora quando ne ebbi la consapevolezza, eravamo insieme io e te nello studio della casa di montagna e avevi 5 o 6 anni. Avevo il libro con me quando mi saltasti in braccio chiedendomi che cosa stessi leggendo. In quel periodo ero molto sfiduciato e trovai nelle pagine del libro una storia che mi diede spunti di riflessione aprendo la mia mente e spazzando via pensieri poco belli. La cosa strana è che quella sera, guardando il libro iniziasti a dirmi “Papà, ma è pieno di disegni bellissimi, posso vederlo?” Incredulo, ti chiesi di descrivermi i disegni che vedevi, perché pensavo che mi stessi facendo uno scherzo o che usassi solo un po’ di fantasiosa autosuggestione, ma credimi non era così. Dove io leggevo frasi, tu vedevi cieli stellati, paesaggi meravigliosi e creature luminose. Il libro ai miei occhi era un racconto e ai tuoi, che non sapevi leggere, un insieme di stupende immagini. Ricordo che l’uomo che me lo diede mi disse che UN MESSAGGIO PER TE ha una sua vita propria e che si sarebbe trovato nel posto giusto al momento giusto e quella sera fu così. Non te ne ho mai parlato perché ho sempre pensato che tu fossi solare,
felice e perché nel tempo mi sono convinto che questo libro appare magicamente fra le mani quando se ne ha la necessità. L’ho riposto nella libreria, nella certezza che lo avresti trovato nel preciso istante in cui ti sarebbe stato utile per un qualsiasi motivo. Se ora stai leggendo questa lettera, significa che quel momento è arrivato. Mentre ti scrivo so di certo che non mi rimane molto da vivere e quando leggerai queste parole potrei non esserci più. Questo è il mio messaggio che arriva dal passato, ed è viaggiato nel tempo fino a raggiungere te. Ti amo infinitamente. Papà Vera iniziò a commuoversi dopo poche righe, le erano riaffiorati alla memoria tanti episodi vissuti col padre compresa quella sera di molti anni prima, in cui aveva visto all’interno di “Un messaggio per Te” meravigliose figure colorate a pastello: il cosmo con galassie e tantissime stelle, il sole e la luna animati e simili a un uomo e una donna che abbracciati emanavano una luce abbagliante, una gigantesca quercia, con possenti radici infilate nella terra, e sul cui tronco si poteva intuire un viso sorridente, i cui rami -simili a braccia- si allungavano verso il cielo, e poi un lago incantato dal quale sorgeva un bellissimo arcobaleno. Al termine di quella breve lettera, le lacrime le erano scese copiosamente lungo le guance bagnandole le labbra, fino a farle sentire il loro sapore salato. Il padre Giulio era morto qualche anno prima per un tumore e la cosa l’aveva fatta soffrire parecchio. Strinse forte e con grande commozione il foglio contro il petto, bisbigliando sottovoce “Ti voglio bene papà, grazie”. Lo ripiegò e lo pose delicatamente sulla scrivania. Riprese poi fra le mani il libretto dal quale era caduta la lettera del padre e iniziò a sfogliare la prima pagina. Non vi era alcuna intestazione riguardante case editrici o il numero dell’edizione, solo il titolo: “Un messaggio per Te”. Girò pagina e cominciò a leggere.
QUI e ORA Siamo causa originaria dell’ ESSER DIO da parte di DIO; se noi non fossimo, DIO non sarebbe DIO. Quando sgorgammo da DIO, allora tutte le cose dissero: “ DIO È “. Ma ciò non può renderci beati, perché in questo ci riconosciamo solo come creature. (I Sermoni Tedeschi di Meister Eckhart)
Tu sei qui ora. È meraviglioso, ma anche no, che questo sia possibile. ESSERE ciò che SEI, come SEI, dove SEI e quindi fare ciò che fai rappresenta una cosa incredibile, ma anche no. Sappi che sei l’artefice di ciò che qui sta scritto, poiché MENTRE LEGGI OSSERVI: DUNQUE CREI. Sei pronta Vera? So bene che lo sei altrimenti non saresti qui a osservare ciò che osservi, ma forse altri quando leggeranno non lo saranno ancora, forse saranno confusi, è possibile che ciò accada. L’importante è che continui comunque a leggere cosicché, sia tu che loro, possiate continuare a creare il libro che avete di fronte. Buona lettura e buona creazione.
Vera rimase di stucco, avrebbe voluto avere qualcuno accanto per chiedergli se stesse vedendo e leggendo quello che vedeva e leggeva lei. Quel libro che da bambina era stato pieno di figure si era ora riempito di parole. Aveva fra le mani un libro che le parlava e questo la faceva sentire entusiasta e un po’ agitata. Non le era chiaro perché si facesse riferimento anche a “altri”, ma era decisa a scoprirlo. Inoltre vi era una citazione del mistico Meister Eckhart di cui lei aveva letto –su consiglio del padre- proprio “I Sermoni Tedeschi”, uno scritto che l’aveva affascinata non poco, anche se a dire il vero non ne aveva compreso il significato nella sua completezza. Si chiese perché quel libro le fosse capitato fra le mani proprio in quel periodo, se questo avesse un senso e che necessità avesse lei proprio in quel momento di leggerlo. Qual era il messaggio che vi avrebbe trovato? Cosa avrebbe imparato di nuovo? Aveva veramente con sé un libro magico? Forse sì, e questa cosa la elettrizzava e la incuriosiva da morire. Dopotutto non capita tutti i giorni di avere fra le mani un libro che si scrive mentre si legge. Fece un altro sorso di tè ai frutti di bosco e disse a alta voce “Bene! Sono pronta!” e ricominciò la lettura.
LA SORGENTE I - DELINEA IL TAO La Via veramente Via non è una Via costante, i Termini veramente Termini non sono Termini costanti. Il termine Non-Essere indica il principio del Cielo e della Terra, il Termine Essere indica
la madre delle diecimila cose. Perciò, è grazie al costante alternarsi del Non-Essere e dell’ Essere che si vedranno dell’uno il prodigio e dell’altro i confini. Questi due, sebbene abbiano un’ origine comune, sono designati con termini diversi. Ciò che essi hanno in comune, io lo chiamo il Mistero, il Mistero Supremo, la porta di tutti i prodigi.
[…]Al di fuori di ogni tempo e spazio, dove non vi sono inizio e fine, dove le cose non hanno forma e non sono ancora nemmeno delle idee, dove qualsiasi cosa è UNO, l’ESSERE cominciò a dialogare con il “non ancora” Se Stesso[…]
IO SONO
Che significa? IO SONO? Si chiese Vera osservando quelle due parole. Girò pagina e proseguì.
Contemporaneamente “non” SONO IO SONO tutto IO SONO nulla "Nulla"? ESSERE qualcosa che non È ? Chi SONO? Come SONO? Cosa significa "ESSERE"? Essere cosa? Essere chi? IO so chi sono, ma come faccio a esistere? …(Silenzio)… È impossibile. Io sono tutto e ancora nulla. Come posso vedermi al di fuori di me? Non posso spostarmi, sono ovunque. […] Questo ESSERE voleva comprendersi e per farlo aveva bisogno di osservarsi. Fu così che decise di creare qualcosa in cui specchiarsi.[…]
Desidero osservarmi. Come posso osservarmi? Posso separarmi? Posso frammentarmi? Sarei sempre uno, ma se fingessi di ESSERE due forse potrei osservarmi. Vera si fermò qualche istante per riflettere. L’Essere al di fuori dello spazio e del tempo, dove nulla ancora esiste, dove tutto è ancora UNO... L’Essere è UNO e quindi non può spostarsi per osservarsi, comprendersi, conoscersi… è tutto ciò che esiste! È tutto e allo stesso tempo è ancora “nulla”…
[…]L’ESSERE emanò un’ eco di Sé. […] - Così tu sei ME? -- Sì tu sei. - Cosa? -- Siamo tutto. - Tutto cosa? -- Nulla. - Tu cosa vedi ora? -- Vedo Nulla.
- Puoi descrivermi? -- Io percepisco cosa sono mediante la tua interezza. Tuttavia non esisto ancora. - È vero, in TE ora vedo solo la nostra incomprensione. -- Serve un' illusione attraverso la quale poterci osservare, toccare, giocare, sperimentare sentire, non è sufficiente la sola suddivisione. - Abbiamo bisogno di un luogo e un tempo, anzi di luoghi e tempi. -- Dove e quando questo nostro dialogo esiste? - SEMPRE e OVUNQUE al di fuori dell’illusione. -- È ETERNO, ma effimero come un istante. - Quindi mentre concepiamo, emaniamo e poi creiamo un’illusione, in realtà noi saremo ovunque: nell’illusione e al di fuori di essa. -- E nell’illusione ci saranno molti prima e dopo, ma saranno tutti coesistenti. - Tutto è già qui e adesso. E continuerà sempre e comunque. Non possiamo fare in altro modo. È necessario che concepiamo noi stessi, poiché esistiamo. E se esistiamo emaniamo e nell’emanare creiamo. Tutto può Essere, ma anche no.
“Che pippone mentale!” Sembra un buffo e strambo libro sacro. Una favola alchemica... ma anche no. Ah! Ah! Pensò. Non era nuova a discorsi di questo tipo, del resto il padre l’aveva fatta crescere spiegandole quali erano le sue credenze e convinzioni riguardo alle relazioni, ai comportamenti, alla religione, alla spiritualità, alla vita. Lo aveva fatto senza mai forzarla e ricordandole sempre che “Questo è come vedo io le cose e come le descrivo, ma vorrei anche che riflettessi da sola e che un giorno sia tu a scegliere in cosa credere.” Questo le diceva dopo ogni discussione su questi argomenti. Con il libro appoggiato sul petto, Vera guardava verso l’alto ricordando i dialoghi a cena con il padre o durante una passeggiata nel bosco. Ricordava quando, dopo aver letto qualcosa che per lui era geniale o illuminante, la chiamava eccitato “Vera, Vera! Senti questa cosa! Voglio proprio che tu mi dica cosa ne pensi!”. Amava condividere. Sorridendo inebriata dalle immagini del passato, girò pagina e ricominciò a leggere.
LA SORGENTE E GLI ARCHETIPI Vangelo di Tommaso, verso 55 Gesù disse: -Se vi domandano “Da dove siete venuti?”, rispondete “Siamo venuti dalla Luce, dove la Luce si è originata da se stessa. Essa è sorta e si è manifestata nella nostra immagine”.
[…] L’ESSERE decise di creare infiniti spazi e infiniti tempi coesistenti nei quali sperimentarsi sottoforma di ogni tipo di creatura. Tutto è energia e l’energia si muove e si condensa mediante funzioni operatrici primordiali che sgorgano dall’ESSERE e rendono tutto una sua manifestazione e rappresentazione.[…]
- Daremo luoghi e tempi a ciò che SIAMO. -- Questa illusione attraverso la quale ESSERE necessita per la sua realizzazione di ARCHETIPI. Sarà con essi che TUTTO si manifesterà, sarà con il loro mescolamento che ogni cosa e ogni cosa e vivente saranno differenti e prenderanno una forma loro propria. - Essi sono le FUNZIONI OPERATRICI FONDAMENTALI, le IDEE PRIMORDIALI mediante le quali noi manifestiamo noi stessi creando mediante pensiero, parole e azioni: ESPANDERSI, UNIRE, CONTENERE, CEDERE, GIRARE, SOLIDIFICARE, LODARE, AGGANCIARE, PROTEGGERE, CONCENTRARE, PENETRARE, MISURARE, NUTRIRE, TRASFORMARE, COMPRIMERE, CORRISPONDERE, TAGLIARE, LEGARE, PERFEZIONARE, TRASLARE, REAGIRE, DURARE. -- Lo specchio di cui necessitiamo prende forma, tutto ciò che SIAMO si manifesta nell’illusione che diveniamo. Entriamo in noi stessi e Ci Viviamo... Viviamo noi stessi. Viviamo il personaggio che Siamo. - Succede ora? -- È già successo, succede ora e continuerà a succedere.
- La domanda “Chi SIAMO?” si continua a ripetere in eterno e in eterno ne sperimentiamo la risposta. Non può che essere così. Non possiamo non ESSERE, poiché non possiamo non ESISTERE. È un modo per dirsi “Vivi...!”. Vera si soffermò su questa ultima frase e la ripeté lentamente nella propria testa “La domanda “Chi SIAMO?” si continua a ripetere in eterno e in eterno ne sperimentiamo la risposta. Non può che essere così. Non possiamo non ESSERE, poiché non possiamo non ESISTERE.” “Bella mi piace, è quel tipo di frase che sento veramente vera. Giusto Vera? Ah! Ah! ah!”. Disse ridendo come una bimba per il gioco di parole. Girò pagina. -- Per ESSERE ciò che SIAMO, abbiamo bisogno di manifestare un’illusione vera - Gli ARCHETIPI si mescolano dando olografica consistenza agli infiniti universi, alle infinite dimensioni, agli infiniti campi di probabilità, agli infiniti passati, presenti e futuri e alle infinite CREATURE. La Vita compare. -- Questo è lo specchio olografico e così funziona: 1 Saremo qua e anche là. Saremo sempre e comunque ovunque e in nessun posto. 2 Come ANIME, animiamo l’illusione, tuttavia in quanto MATRICE e SORGENTE SIAMO UN’ UNICA ANIMA, né maschile né femminile, ma sia maschile che femminile. Temeremo la morte, non ricordando chi siamo. Siamo la Morte, perché la Morte NON Esiste. Esiste solamente quel Nulla che È la Vita 3 La creazione nel suo principio ha già la sua fine, per poi ritrovare un altro inizio e un’altra fine, così in eterno. 4 All’interno dell’illusione tutto ha durata, ma l’INFINITO avviene subito e mentre avviene già sparisce per poi ricominciare. 5 Noi, Sorgente luminosa e Matrice della griglia illusoria, viviamo noi stessi, sperimentiamo tutte le possibilità di esistenza che rappresentiamo. Non ci sono eroi senza cattivi, né intensità senza umorismo 6 Noi SIAMO le nostre emanazioni, anche se le nostre emanazioni non SONO Noi. Ma anche sì.
Nonostante la profondità delle parole, nel suo presente il corpo di Vera era attraversato da una sensazione di leggero appetito. - Ancora qualche pagina e poi preparo da mangiare, promesso! Disse battendosi scherzosamente lo stomaco che brontolava. Stranamente per la prima volta si mise a scandagliare quella sensazione che avvertiva nel corpo. Sentirla, toccarla, però la rapì la curiosità di vedere come sarebbe proseguito quel “misterioso” dialogo.
- Dunque... “Essere”, “Dio”, “Spirito” sono solo etichette che mettiamo a quel nulla, comunque lo si voglia chiamare. Certo la solita leggenda che si prende coscienza di sé e i si decide di auto sperimentarsi, di arrendersi a se stessi, di viversi pienamente, ma anche no. E per farlo si crea un universo, un sogno realistico nel quale specchiarsi e fare esperienza di sé. Viversi. Anche papà aveva idee simili! Intanto a piccoli passi era tornata nello studio. Fuori, attraverso il vetro della finestra si poteva vedere il sole che stava tramontando e nel cielo si intravedevano le prime stelle. Vera, pensierosa, si accarezzò la fronte. Era veramente possibile che fosse lei stessa a generare le parole che leggeva e che quel libro fosse solo un modo per parlare con se stessa? Queste e altre domande le frullavano nella testa. “Un messaggio per Te” diede subito una risposta, quanto meno parziale, ai suoi pensieri.
ADESSO Dio crea questo intero mondo assolutamente in questo istante. (Meister Eckhart)
In questo spaziotempo “io” (cioè Nulla) sono presente. Ho preso coscienza di com’è avvenuta e avviene tuttora la creazione? Mi è piaciuta questa storia? Perché è solo una storia. Era uno stratagemma col quale darmi un’idea di come l’universo sia stato creato ed esista. Ma non ne so nulla. L’unica certezza che ho è questo istante, il resto è un racconto. Con le parole mi sposto fittiziamente nello spazio e nel tempo. Parlo di cose che non stanno succedendo o di persone che non sono presenti, ascolto la mente che mi racconta una storia su di un certo ”me”, sulla vita, sulle relazioni, sui comportamenti. “Creo” tutto esattamente in questo istante. Col termine “tutto” intendo ogni luogo, ogni tempo passato, presente e futuro, ogni essere vivente e ogni spaziotempo parallelo a quello in cui mi trovo ora. È solo un racconto. Per darmi modo di comprendere come il “gioco” cosmico avvenga, mi sono raccontata di come ho perso coscienza di Me e del “me”. Mentre leggo faccio esperienza di questo istante e di tutto ciò che contiene... ciò che sto vivendo. Sono il silenzio che contiene il suono. Sono il suono. Sono l’aria che contiene il profumo. Sono il profumo. Ma anche no. E la mente non ci capisce più nulla. Poi c’è il personaggio che siamo e ciò che la mente ci racconta che dobbiamo essere. Siamo la Vita che vive attraverso tutti noi, che vive se
stessa. Mi fa nulla se mi do del “tu”? Tu che leggi non sei l’unica a leggere. Tutta la storia della tua vita Vera, tutto ciò che ti racconti, è solo un racconto.
- Si rivolge a me!! Me e altri che leggono…? Esistono altre copie di “Un messaggio per te”? Chiuse il libro e nell’alzarsi lo posò sulla scrivania. Si mise alla finestra osservando il paesaggio. Il cielo era di un colore violetto e il sole era tramontato da poco. Era strano come quello che fino a qualche ora fa le era sembrato un pomeriggio qualunque si fosse trasformato magicamente in qualcosa di così insolito e particolare, qualcosa simile a un sogno. Decise di riprendere a leggere anche se si sentiva confusa da quello che stava accadendo, perché anche se eccitata, aveva anche un po’ di timore, ma non ne comprendeva il perché. Continuare a leggere poteva comportare inoltrarsi in qualcosa di inesplorato e sconosciuto e ciò le faceva paura. - Uff! Ma di che mi preoccupo? Di cosa ho paura? Papà ha scritto che questo libro lo ha aiutato e che capita nelle mani di che ne ha bisogno e io forse ne ho bisogno… Forse c’è qualcosa da imparare…Forza Vera! Continua a leggere! Corse veloce verso il corridoio, lo attraversò e scese al piano inferiore. Una volta in cucina, prese una bottiglia d’acqua e un panino nel quale mise un po’ di formaggio. Risalì le scale e arrivata nello studio lasciò le cibarie sulla scrivania per poi avviarsi verso la camera da letto e estrarre una coperta da un armadio. Di nuovo nello studio si sedette coprendosi e dando un morso al panino riprese a leggere.
L’ESSERE Dio gusta se stesso. Nell’atto di gustare se stesso, Egli gusta tutte le creature, non in quanto creature, ma le creature in quanto Dio. (Meister Eckhart)
Sono connesso con tutte le mie infinite parti, esisto anche tramite te che stai leggendo. IO SONO te. Tuttavia tu non SEI ME. Le creature rappresentano ciò che IO SONO, eppure loro non SONO ME. Ma più esse si conoscono e più diventano ciò che IO SONO. Capendo loro stesse si lasciano colmare da ME SORGENTE di LUCE e COSCIENZA. Fino a
quel momento rimangono pure emanazioni, una sorta di reazioni spontanee inconsapevoli. Ciò che IO non SONO è ciò che non AMA se stesso. L’emanazione che commette il vero peccato è l’emanazione che rinnega la sua vera natura. È l’emanazione che non si lascia colmare dalla Luce. Potrei dire che queste emanazioni rappresentano l’ego dell’Universo. Ma tutto è necessario, ho bisogno di generare dei finti opposti per sperimentare la varietà di ciò che sono. Non posso Essere luce senza ombra. Ricorda: L’emanazione che È ME, è quella in cui c’è spazio solo per ESSERE AMORE e l’AMORE è TUTTO ciò da cui il tutto illusorio (Universo) prende origine. Questa emanazione è ovunque, poiché è tornata all’origine, alla Sorgente. È UNO e paradossalmente TUTTE le creature messe insieme. Diviene la più unica e la più universale.
Masticando il panino e sorseggiando acqua, Vera – concentratissima - faceva scorrere lentamente gli occhi su quelle pagine, per non perdere nemmeno una parola. Voleva essere certa di capire, voleva essere certa di far suo qualsiasi significato potessero avere quelle frasi. Il libro si rivolgeva direttamente a lei.“Io esisto anche tramite te… IO SONO te… Tuttavia tu non SEI ME.” Il libro sembrava un incredibile portale che la metteva in comunicazione con qualcosa di più elevato, con l’Essere creatore di tutto e questa cosa le stava parlando. Ma qual era lo scopo ultimo di tutto ciò? Comprendere ciò che stava leggendo a cosa l’avrebbe portata?
-2Quando capirai che non esiste alcun “Dio”, allora sarai in grado di vedere DIO operare in ogni cosa, spazio e tempo. Vera era andata nella sua camera e si era tolta la tuta che aveva indossato durante la giornata per mettersi il pigiama. Aveva lavato i denti e si era infilata sotto le lenzuola del letto. Una volta coricata, accese la luce sul comodino e rilesse la lettera che il padre le aveva lasciato e poi anche le pagine di “Un messaggio per te” già sfogliate nello studio. Aveva sonno e le palpebre cominciavano a far sentire la loro pesantezza. Si sforzò di continuare almeno ancora un pochino pensò, facendo un piccolo sbadiglio.
UN IRREALE GIOCO MOLTO REALE Tu hai la vita breve, piccolo, noi abbiamo la vita lunga. Ma viviamo nel tempo. Tu per poco noi per molto. L’Infanta Imperatrice no. Lei c’era già prima di noi, ma non è vecchia. Lei è sempre giovane. Lei non vive nel tempo, ma nei nomi. Ogni tanto ha bisogno di un nome nuovo. Sicuro, lei ha sempre bisogno di nomi nuovi... Senza nome Lei non può vivere. (Michael Ende La storia infinita) L’anima è l’archetipo di Dio. (Carl Gustav Jung)
Rimase colpita dalle due citazioni. Una era presa da “La storia infinita” ed era la risposta che Morla, la millenaria tartaruga d’acqua, aveva dato a Atreiu quando le aveva chiesto come guarire l’Infanta Imperatrice; l’altra era di Jung. L’Infanta imperatrice –in effetti- rappresentava un po’ l’Anima del regno di Fantasia. Vera pensò che sarebbe stato bello e opportuno ridare un’occhiata anche a “La storia infinita”, forse si era persa un bel po’ di simboli e significati nascosti fra le parole di quel racconto. “Nei prossimi giorni, nei prossimi giorni lo farò…” disse sottovoce e chinò nuovamente la testa sulle pagine del libro. Stai capendo? So che ci sono ancora resistenze. L’illusione è parecchio reale quando la vivi. La “mente” spesso mente. Quando capirai che non esiste alcun “Dio”, allora sarai in grado di vedere DIO operare in ogni cosa, spazio e tempo. Tutto ciò che percepisci coi tuoi sensi è un gioco. Molto reale, ma comunque un gioco e tu ci sei dentro. IO SONO lì con te. IO SONO in TE. IO SONO TE. Puoi ESSERE protagonista consapevole nel gioco e non solo comparsa. Non c’è nulla da cambiare in te. È questa la prima verità. L’unica cosa che puoi fare è ricordare CHI SEI, in quell’istante comincerai a manifestarti veramente. La vita non ha uno scopo, la vita È lo scopo, quindi: Non ci sono errori. Inferno e paradiso non esistono se non dentro di te. E ciò che è dentro di te lo ritrovi nel gioco della vita. Sii un paradiso nei tuoi pensieri, nelle tue parole e nelle tue azioni e creerai un paradiso intorno a te, anche per chi ti circonda. Ricorda, piacere agli altri è solo uno stratagemma per piacere a se stessi. Cercare gloria, successo e ricchezza non ti renderà felice, se tu per prima non ti stimerai per ciò che SEI veramente. Vieni dalla LUCE e dalla COSCIENZA.
Vera pur desiderosa di capire e continuare non riusciva più a tenere gli occhi aperti e così appoggiò il libro sul comodino e spense la luce, mentre dentro le riecheggiavano le parole che aveva appena finito di leggere. Inferno e paradiso non esistono se non dentro di te. E ciò che è dentro di te lo ritrovi nel gioco della vita… piacere agli altri è solo uno stratagemma per piacere a se stessi...
-3Chi ama non ha il potere. È potente e incontrollabile. La mattina seguente Vera si svegliò presto. Sollevando le coperte si mise a guardare “Un messaggio per Te” che stava sul comodino. Le tornarono in mente tutte le cose che aveva letto. Non riusciva a ricordare, ma aveva la forte sensazione di aver sognato qualcosa di particolare, qualcosa che le aveva dato l’idea di scrivere un metalibro, un libro in cui si parla del libro stesso, un po’ come “La storia infinita”. Non sapeva bene ancora come fare, né che struttura avrebbe preso il suo racconto, ma era sicura che l’intuizione l’avrebbe guidata. Così fece velocemente colazione, si lavò e portando con sé il libro “magico” si mise al lavoro, accendendo il suo pc portatile. - Il titolo sarà “La storia di un messaggio per Te”. Disse solennemente. Il dialogo divino e poi l’ESSERE rivolgendosi a lei direttamente l’avevano affascinata e illuminata. Da dove vengono le parole e i pensieri? Cos’è l’energia, la forza, l’input da cui emergono? Cos’è veramente un pensiero? Come e da dove scaturisce? Certo, pensò, ci sono meccanismi neurologici, possono essere descritti, si può ipotizzare o spiegare perché avvengono, ma si arriva a un punto nel quale a un “perché?” si può rispondere solo “perché è così! Avviene questo e basta!” Ma chi l’ha spiegato ai neuroni di operare in un certo modo? E alle cellule e agli atomi? Funzionano in un certo modo e basta… ma perché funzionano così? C’è dietro al loro agire comunque un’informazione, ma essa da dove viene? Cos’è questa informazione? In-form-azione… un’azione, un qualcosa, un input, un processo che dà una forma.” L’ipotesi secondo cui Dio –al di fuori del tempo e dello spazio- si divideva e generava un universo nel quale inserirsi per potersi osservare, specchiare e sperimentare in TUTTO CIO’ CHE ERA, È e SARA’, le ricordava le teorie del padre che vedeva l’universo come una specie di film olografico, una sorta di multipellicola, nella quale si creava la percezione dello spazio e del tempo. Sempre secondo lui, al di fuori dell’illusione tutto lo spaziotempo era coesistente nello stesso istante e ciò permetteva a DIO, tramite una frammentazione fittizia di se stesso in infinite ANIME, di esperirsi in un’infinità di situazioni e creature più o meno evolute e più o meno consapevoli. Le creature erano sue emanazioni e attraverso queste ESSO poteva ESSERE, immergendosi nel film olografico. Le emanazioni, in quanto ANIME archetipi di DIO, avevano capacità creativa, con la quale generare e scegliere in che fotogrammi olografici della pellicola/universo inserirsi. Ogni giorno, ora, minuto e istante vissuto rappresentava una scelta e quindi la creazione di una particolare realtà illusoria.
Partendo da questo presupposto, non esisteva più il caso, ma al massimo vi erano situazioni vissute e inconsapevolmente scelte per poter sperimentare qualcosa di particolare. Lo scopo di ciò era ricordare di ESSERE delle emanazioni divine e fare in modo di sperimentare la vera e propria natura dell’ESSERE DIO. Il diventare ciò che si È veramente, cioè il riscoprirsi ESSERE, che era qualcosa che non aveva nulla a che fare con l’egocentrismo o la vanità, ma bensì con la più grande umiltà, responsabilità e consapevolezza: Riuscire a ESSERE l’AMORE UNIVERSALE, il quale compie i “miracoli”, non per apparire potente o compiacersi, ma proprio per amore e per elevare tutte le creature –umilmente- al loro stato divino. ESSERE ciò che si È VERAMENTE è il fine ultimo dell’esistenza stessa. Nel suo vero senso, ESSERE significa prettamente ESSERE COSCIENZA, ovvero manifestare. Pensava Vera, mentre il pc caricava il sistema operativo. Voleva scrivere delle cose con parole chiare, tuttavia queste rappresentavano spesso un mezzo troppo limitato al fine della comprensione. Cercava un modo per far capire quello che avrebbe voluto condividere e spiegare. …Esiste il “manifestare” (ESSERE), e il “non manifestare” (NON ESSERE). Crediamo si possa essere umili e arroganti, buoni e cattivi, amorevoli e odiosi. In realtà ESSERE significa manifestare -in pensieri, parole e azioni- COSCIENZA. I difetti non esistono. Difettare significa, specificatamente, mancanza di manifestazione. L’essere presuntuosi e comportarsi come tali, è quindi più propriamente il “non essere” umili, ovvero il non manifestare umiltà. I difetti esistono in quanto mancanza di manifestazione di COSCIENZA. I contrari sono un’ illusione, esistono invece diversi livelli di manifestazione, partendo da un livello che tende a zero, arrivando a un altro che tende a infinito. L’uomo e la donna che SONO VERAMENTE, sono coloro che manifestano tutte le loro capacità. L’universo ha questo scopo, poiché si può ESSERE qualcosa solo in presenza e relazione della sua mancanza. Il buio è mancanza di luce, l’ignoranza è mancanza di coscienza. Quando una creatura diviene ciò che È veramente, capisce che nel NON ESSERE perde un’occasione, comprende che il non dare e darsi comporta il non ricevere. Il NON ESSERE e quindi il non manifestarsi, coincidono col trattenere, avere e possedere se stessi. Nella paura si ha la massima modalità di sperimentazione di ciò. Chi ha paura è guardingo, non è fiducioso, vuole avere il controllo e spesso cerca di ottenere ciò con ogni mezzo , allontanandosi dal suo vero ESSERE e quindi da DIO. Chi ha paura diviene incapace di amarsi, amare e donarsi, diventa cupo e nero, trattiene le facoltà che È, ne manifesta l’assenza. Chi vuole il potere ha paura. Chi ama se stesso e gli altri è luminoso e trasparente, non sa cosa farsene del potere, nell’averlo –trattenerlo- vede uno spreco di energia. Chi ama non ha il potere, ma È potente e incontrollabile, diviene il potere/potenziale divino nella sua espressione e lasciando emergere le facoltà che È, è libero dal proprio autocontrollo e dal controllo altrui. Chi ama sempre e ovunque non necessita di nulla, né di approvazione, né di compiacimento, e neppure degli altri, poiché crea automaticamente attorno a sé le condizioni e situazioni con le quali mantenere uno stato di soddisfazione.
Chi ama sempre, È sempre, e È perennemente pago. Chi si avvicina a tale stato vede diminuire costantemente la sensazione di insoddisfazione, poiché ha sempre meno il bisogno di qualcosa o qualcuno. L’ESSERE LUCENTE È TUTTO, nell’ESSERLO dona se stesso, non trattiene, né ha più nulla in sé e perciò ha tutto ciò di cui necessita. Chi dona e si dona infinitamente non ha più paura di perdere nulla, poiché non ha nulla da perdere. Nel macrocosmo ciò che definiamo DIO -la COSCIENZA DIVINA- si manifesta nell’universo. Nel microcosmo ogni creatura rappresenta un universo e ha un universo in se stessa. Una rosa che smettesse di essere colorata e profumata non sarebbe più ciò che è. Donandoci i suoi colori e il suo profumo, invece, manifesta la sua essenza. Così, se DIO si manifesta con e nell’ UNIVERSO, allora quando le creature scelgono di ESSERE prive di DIO, ovvero dell’UNIVERSO che hanno in loro manifestandolo, esse diventano DIO, poiché loro stesse divengono il puro ESSERE, ovvero pura manifestazione… Questi e altri contorti pensieri giravano vorticosi nella sua mente. Voleva che la sua storia servisse a far riflettere il lettore sul proprio Sé divino. Se “Un messaggio per Te” era un libro magico, lo sarebbe stato anche “La storia di un messaggio per Te”, poiché all’interno di un universo illusoriamente scollegato, ma in realtà generato da un un’unica Unità Consapevole, qualunque cosa sarebbe divenuta informazione e messaggio. Si era resa conto che in fin dei conti, qualunque evento all’interno della vita di ognuno andasse visto e reinterpretato all’interno di un contesto più vasto. Se questo è veramente un mondo in cui è la Coscienza a creare, allora qualsiasi cosa percepita diventa una creazione e quindi qualsiasi libro capiti nelle nostre mani è un libro scritto nel momento in cui viene letto, cioè prende una forma nel momento in cui entra in gioco la percezione. Aveva deciso di dividere il libro in due filoni, in uno avrebbe raccontato di se stessa, di ciò che le era accaduto, di come era giunta a scrivere il libro e di come lo stava scrivendo, nell’altro avrebbe narrato la storia di qualcuno che leggeva il libro de “La storia di un messaggio per te” e che sarebbe poi arrivato a leggere di sé nel libro stesso. Non aveva bene in mente una struttura, ma era consapevole di come spesso sia la storia, mentre viene scritta, a guidare lo scrittore nello scrivere e non viceversa. Il pc era ormai pronto. Vera aprì una pagina di Word, fece qualche respiro profondo e iniziò a digitare sulla tastiera quella che sarebbe stata la storia di Paolo, il lettore de “La storia di un messaggio per te”.
UN GIORNO PER CASO Ero nella sala d’attesa dell’ospedale e avevo appena spento il televisore dopo aver seguito un paio di “notiziari”. Francamente il tubo catodico sembrava divenire sempre di più un mezzo che distorce la realtà, più che comunicatore di essa. Lasciai la sala, che senza la mia presenza era divenuta ormai deserta e attraversando il corridoio con passi silenziosi, mi riavviai verso la camera dove stava mio padre. Mentre camminavo, davo uno sguardo nelle stanze dei vari malati, chiedendomi quale fosse la loro storia e cosa stessero provando. In quel reparto spesso si entra malati e si esce morti o cadaveri ambulanti. A un tratto da dietro un muro - seduto sulla sua carrozzina e con tubi per l’ossigeno inseriti nel naso – sbucò il signor Giacomo, un vecchietto di 85 anni. Era lì per un problema ai polmoni. - Paolo! Vorrei avere ancora la tua età! Mi ricordo quanto fiato avevo! Guardami adesso… Disse indicandosi le cannette dell’ossigeno nelle narici. - Buonasera signor Giacomo, cosa fa ancora in giro? Su! L’accompagno io in stanza prima che qualche infermiera si accorga che non è a letto. - Caro Paolo alla tua età a questa ora uscivo di casa e scendevo al bar in piazza, bevevo un bel caffè con correzione a parte, scroccavo una sigaretta a qualcuno e poi andavo a passeggio con la mia fidanzata recitandole poesie scritte da me! Altro che dormire! - Facciamo così… le prometto che se si riposa e si rimette in forze, una sera quando esce di qui, la porto fuori a cena e il caffè con la correzione glielo offro io. - Eh no! Offro io la cena o non se ne fa nulla! Disse sorridendo. Incredibile come la sola immagine, la sola speranza di uscire in mia compagnia e tornare “giovane” almeno per una sera, fosse bastata per estorcergli un sorriso. Era dura per lui. Giacomo era un artista, pittore e poeta. Una persona veramente brillante che aveva conquistato tutto il reparto facendosi voler bene da chiunque. - Va bene, come vuole lei! Però adesso a nanna. Avevo spinto la carrozzina fino alla sua stanza e poi di fianco al letto. Giacomo molto lentamente si alzò aggrappandosi al mio braccio e si coricò. - Buonanotte Giacomo!
- Dove vai? Prima di andartene lascia che io ti reciti una piccola cosa… - Va bene… ma solo un minuto, perché è bene che io vada a vedere come sta mio padre. - D’accordo, certo. Sarò celere. Giacomo accese la piccola luce sopra il letto, s’infilò gli occhiali e prese uno dei libri che aveva sul comodino. Leggeva tutte cose molto impegnative: aveva con sé La Divina Commedia, L’Orlando furioso e L’Orlando Innamorato, libri di poesie di Leopardi, di poeti scapigliati, di illuministi, degli ermetici, insomma tutte letture “leggere leggere”, sia per il cuore che per l’intelletto. - Questa sera tocca a Pascoli. Mi hai fatto un regalo negli ultimi minuti e ora voglio farne io uno a te. Si schiarì la voce, l’espressione del viso divenne seria e gesticolando con le mani iniziò a parlare e andò spedito dall’inizio alla fine nonostante il respiro a tratti affannoso: - “…Non l'età grave impedisce di udire la vocina del bimbo interiore, anzi invita forse e aiuta, mancando l'altro chiasso intorno, a ascoltarla nella penombra dell'anima. E se gli occhi con cui si mira fuor di noi, non vedono più , ebbene il vecchio vede allora soltanto con quelli occhioni che son dentro di lui, e non ha avanti sé altro che la visione che ebbe da fanciullo e che hanno per solito tutti i fanciulli. E se uno avesse a dipingere Omero, lo dovrebbe figurare vecchio e cieco, condotto per mano da un fanciullino, che parlasse sempre guardando torno torno. Da un fanciullino o da una fanciulla: dal dio o dall'iddia: dal dio che sementò nei precordi di Femio quelle tante canzoni, o dell'iddia cui si rivolge il cieco aedo di Achille e di Odisseo...” - Ecco ho finito per questa sera. Tu mi hai fatto sentire fanciullo con quel tuo invito e mi hai commosso, te ne sarò grato eternamente. Ricorda, rimani piccolo anche quando ingrosserai e arrugginerai la voce. Piangi e ridi senza un perché di cose, anche quando i significati sfuggono ai tuoi sensi e alla tua ragione. Guarda tutte le cose con stupore e con meraviglia, senza necessariamente cogliere i rapporti logici di causa-effetto, e usa l’intuizione. Scopri nelle cose le relazioni più ingegnose. Riempi ogni oggetto della tua immaginazione e dei tuoi ricordi, trasformandolo in simbolo. Sii perennemente fanciullo, come Pascoli voleva che fosse un vero poeta… Buonanotte caro Paolo, godi del tempo che la vita ti offre ancora per stare vicino a tuo padre, è il più bel dono che puoi fare a lui e a te stesso.
Mi ero commosso, avevo gli occhi lucidi. Chi dei due aveva veramente guadagnato dal mio piccolo gesto di gentilezza accompagnandolo in stanza e promettendogli una serata in mia compagnia? - Grazie, signor Giacomo, me ne ricorderò. Buonanotte. Vera, si fermò qualche minuto per riguardare ciò che di getto aveva scritto. Non le pareva male la scelta di narrare gli eventi in prima persona e trovava che i versi di Pascoli che si era ricordata fossero molto azzeccati all’interno degli argomenti che aveva in mente di trattare. Fece velocemente la correzione di qualche errore di battitura e sintassi, mentre sentiva già altre frasi prendere forma dentro di lei. Paolo stava perdendo il padre e questo era un evento che anche Vera aveva affrontato negli anni addietro. Vediamo Paolo come proseguirà la tua storia. Le mani ripresero a digitare. Uscii camminando lentamente per non disturbare nessuno. Arrivato di fronte alla camera numero 7, quella dove stava mio padre, esitai alcuni istanti e poi facendo un respiro profondo rientrai. Lui era lì nel suo letto sedato pesantemente dalla morfina e con i lacci ai polsi per evitare che tentasse di scappare. Erano giorni che non si riusciva a dormire: né lui, né noi della famiglia. Ricordo, quando, circa un mese prima, mi venne a prendere in stazione al ritorno da una vacanza. Aveva cominciato a dare i primi segni di un cedimento di salute, sia fisica che mentale. Tornando a casa in macchina aveva rischiato un paio di tamponamenti, e nel fare una manovra di parcheggio aveva urtato un muro. - Guarda che se vai ancora indietro tocchi… Gli dissi, e infatti la macchina toccò. Lui col suo solito sarcasmo rispose: - Bene, adesso che abbiamo toccato sappiamo che non possiamo più andare indietro. Eh! Da quel momento nel giro di poche settimane, giorno dopo giorno, ora dopo ora, minuto dopo minuto cominciò a essere sempre più stanco e confuso. Non mi riconosceva più, pensava fossi qualcuno assunto da mia madre per prendermi cura di lui; qualche volta mi scambiava per suo fratello. Dopo i primi esami fu chiaro quale fosse il problema: un tumore al rene, e pareva stesse avanzando anche verso polmoni e cervello. Nelle ultime settimane tutte le mattine lo portavo in giro, cercavo di fargli prendere aria e parlare, ma la confusione che regnava nella sua mente diveniva sempre più
palese. Associava il passato al presente in un mix che spesso era privo di logica. Si era convinto che casa nostra non fosse casa sua, e chiedeva continuamente di tornare alla sua vera casa, quella dove stava da bambino. Incredibile come una persona “fastidiosamente” brillante e sarcastica come lui, si fosse ridotto in quello stato. Ricordo di aver “trattato” con lui l’acquisto di una partita di batterie per auto, di avergli mostrato foto per dimostrargli di essere suo figlio, di avergli spiegato che lui, nonostante la sua insistenza, non fosse mai andato a pescare e che in casa non ci fosse mai stata nessuna gattina di nome Rosy. Colloqui che io prendevo sul ridere, ma che col passare dei giorni risultavano snervanti sia per me che per mia madre e mia sorella. Una sera si lamentò proprio con loro, dopo che mi aveva visto sdraiato sul letto di camera mia. - Scusate, io non vorrei essere invadente, ma un “forestiero” in casa non ce lo voglio! Un forestiero, ecco cosa ero diventato per lui… Avevamo cercato di affrontare la cosa senza farne drammi e sorridendo, come quando una volta dopocena, arrivò in cucina con dei pantaloni infilati sulle braccia. - Per favore mi aiuti? Non capisco dove mettere la testa! Insomma certi sorrisi diventavano col passare del tempo sempre più amari… Tutto continuò più o meno così, finché decidemmo di chiamare il 118 per portarlo in ospedale, anche se un medico, durante una delle ultime visite, aveva fissato il ricovero in una data “più lontana”. Erano quasi 70 ore che non dormiva, e noi con lui. Eravamo esausti. Quando all’una del mattino lo vidi dialogare con una delle sculture del soggiorno -una Madonna in legno- dissi: - Basta, adesso lo facciamo ricoverare, chiamiamo il 118!! Lo vennero a prendere, e noi lo accompagnammo. Rimase tutta la notte nella sala del pronto soccorso. Ci spedirono a casa dicendoci di dormire -almeno noi- e di tornare la mattina intorno alle 8,00. Così facemmo e ci raccontarono che nonostante varie dosi di sedativo non dormì per nulla e tutta la notte tenne impegnate diverse infermiere che cercavano di calmarlo. Qualche minuto più tardi il primario del reparto di urologia si risentì con noi perché non lo avevamo tenuto a casa, visto che il ricovero era stato stabilito in una data successiva. Dopo la visita medica cambiò velocemente idea resosi conto che non era
più tempo di aspettare che la situazione peggiorasse ulteriormente e così lo fece portare in oncologia. Non stava fermo, non voleva stare nel letto e non voleva flebo. Furono costretti a legarlo e questo lo portava alla disperazione. Mi chiedeva continuamente di liberarlo. - Slega! Slega! - Non posso, non ora… aspettiamo il dottore, poi vediamo… - Slega! Slegami! Lasciami andare! - Calmati, riposati un po’… - TI ODIO! Quelle due parole e il tono con cui erano state dette furono un pugno nello stomaco. Appena arrivò mia madre uscii dalla stanza di corsa e mi concessi alcuni minuti per riprendermi. Ricordo che mentre scendevo le scale mobili, gli occhi mi erano diventati lucidi e ripetevo “Stai calmo, va tutto bene! Ce la fai, ce la fai, calmati! Puoi gestire tutto!”. Quelle parole riecheggiavano nella mia mente, ma in quegli istanti le sentivo parecchio lontane dalla verità. In ogni caso riuscii a farmi coraggio e così, nonostante tutto, la giornata trascorse abbastanza veloce. Fra pranzo e merenda, fino alla cena, dandoci il cambio io e mia madre, riuscimmo a arrivare a sera. Stavo seduto su di un divanetto e lo osservavo, osservavo mio padre, mentre in uno stato di dormiveglia si agitava e farfugliava parole incomprensibili, alternando momenti come quello a attimi di vero sonno. Vera si arrestò e iniziò a riflettere su come portare avanti il racconto. Finora aveva parlato di Paolo, di come fosse in un ospedale per via del padre, ma non aveva ancora fatto nessun accenno al libro, nessun accenno a “La storia di un messaggio per te”. - In che modo posso iniziare a inserire questa cosa? Si chiese. Cominciò a passeggiare per la casa mentre formulava varie ipotesi, finché dopo qualche minuto le venne l’idea e di corsa ripiombò sulla tastiera del pc. Sul tavolino affianco a me c’era un libro che avevo acquistato mesi prima durante una mattinata veramente comica. Avevo perso il treno delle 9.47 per Milano e in attesa di quello successivo, avevo deciso di fare un salto in libreria. Piovigginava e l’idea di trascorrere una mezz’ora sfogliando libri al calduccio, non mi dispiaceva, anche se avevo una piccola resistenza nell’avviarmi, poiché tutte le volte che entravo in libreria finivo per comprare qualcosa, e di libri non ancora letti, ce n’erano parecchi in casa. Tuttavia la resistenza non era così forte quanto il piacere che provavo in mezzo agli scaffali pieni di saggi e romanzi. Nel tempo in cui si svolse il “colloquio interiore” fra la parte di me che non vedeva l’ora di arrivare in libreria e quella che voleva rimanere ai binari della stazione,
arrivai alla vetrina dove erano esposte diverse copie dell’ultimo successo di Stephen King. Senza più esitazioni – se mai ce ne fossero veramente state, visto che lì ero arrivato entrai in negozio, dove il commesso, che ormai conosce la mia faccia abbastanza bene, mi fece un cenno di saluto con un sorriso. Mi venne il pensiero buffo, riguardo al suo sorridere, che probabilmente era contento poiché pronosticava, come accade solitamente, un mio avvento alla cassa con una piccola pila di libri. Mi avviai velocemente verso l’area dedicata all’esoterismo, senza trovare nulla di eccessivamente interessante. Passai quindi a “filosofia” e “spiritualità”. Sfogliai qualche testo di Osho e del Dalai Lama, aprendo pagine a caso, convinto di trovare qualche frase illuminante per me in quel momento. Alcuni minuti dopo, il mio giro continuò in “psicologia” - con un pizzico di dispiacere - non notai nulla di nuovo rispetto all’ultima volta che vi avevo fatto visita. Così mi ritrovai semplicemente a passeggiare guardandomi attorno. In queste occasioni, ovvero quando nulla colpisce particolarmente la mia attenzione, chiudo gli occhi e faccio un respiro profondo e mi dico “ok, dimmi Tu dove…”. Quel “Tu” sta per Istinto, Sesto Senso, Anima, Dio o non so per cos’altro, so solo che poi una risposta arriva, o almeno io la vedo arrivare… Feci un giro su me stesso e poi riaprii gli occhi. In quell’istante mi ritrovai di fronte il commesso, che mi sorrise – e rise, forse pensando “Ok, è il solito rituale… ci vediamo alla cassa…”-Tutto ok? Cerchi qualcosa in particolare? - Ehmm… no grazie. Dissi imbarazzato e pensando fra me e me “Ho già scelto il libro, sto aspettando che il libro scelga me..” Ripresi a camminare verso uno scaffale di romanzi. C’erano titoli di Richard Bach, Paulo Coelho, Michael Ende… A un certo punto il mio sguardo cadde su “LA STORIA DI UN MESSAGGIO PER TE”. “Che titolo!” esclamai interiormente. Io avevo scelto il Libro e il Libro aveva scelto me. Afferrai il testo, e quando stavo per iniziare a sfogliarlo mi accorsi che avevo solo 5 minuti per tornare in stazione, prima di perdere nuovamente il treno. Corsi alla cassa dove ovviamente – avendo fretta - non vidi nessuno… mi schiarii la voce un paio di volte per attirare l’attenzione, e il commesso apparve, quasi misticamente, da sotto il bancone. - Prendo questo! - Tutto qui? Sembrava stupito -“Ma come solo un libro?”. - Sì, grazie. - Hai la tessera sconto?
- No… scusa ho un po’di fretta –“ma chi se ne frega della tessera sconto! Daiii, perdo il treno!!” - Sono 15 euro. - Ecco a te! Ciao! Senza ritirare nemmeno lo scontrino mi precipitai verso l’uscita. Arrivato in stazione, mi resi conto - da quanto ero bagnato - che avevo dimenticato l’ombrello all’ingresso della libreria, ma era troppo tardi per tornare indietro, così imboccai il sottopassaggio per arrivare al binario 4 e finalmente riuscii a salire sul treno che sarebbe partito nel giro di un minuto circa. Entrato in uno scomparto chiesi a una signora se il posto di fronte a lei era libero, mi fece un piccolo cenno di assenso col capo e un sorriso. Appoggiai lo zaino a terra, mi tolsi la giacca umida e sedendomi rovistai fra le tasche per vedere se avevo ancora tutto con me. La mia mano s’imbatté nel biglietto per il viaggio… - CAVOLO!! La convalida!! Avevo perso un treno, trascorso un’ora in libreria - lasciandovi l’ombrello - e ero riuscito pure a dimenticarmi di obliterare. “Obliterare”, che parolona per far riferimento al timbro sul biglietto… tra l’altro la confondo spesso con blaterare. Mi è capitato di provare a chiedere a qualcuno che facesse un viaggio con me: “Hai blaterato il biglietto?”, “Sì grazie, e comunque si dice obliterato… quello che spesso blatera sei tu…”. La signora di fronte a me, che probabilmente era cresciuta in un circolo di educande, mi fulminò con lo sguardo per aver alzato la voce, tuttavia avrei voluto vedere e sentire, cosa avrebbe esclamato lei se dopo una corsa sotto la pioggia, col treno che stava per partire, si fosse accorta di non aver blaterato, cioè, obliterato il biglietto. - Scusi non ho blaterato il biglietto, scendo un secondo alla macchinetta mi può dare un’occhiata allo zaino e alla giacca? - Sì.. va bene, e comunque si dice obliterato, quello che blatera è qualcun altro… - Grazie! Sorrisi, ringraziandola anche col pensiero… “Grazie! Grazie! Fa pure, sarcasticamente, la pignola…”. Mi catapultai sul binario, scesi nuovamente nel sottopassaggio arrivando alla macchinetta blateratrice, cioè, obliteratrice, che ovviamente, essendo che avevo parecchia fretta, lampeggiava “FUORI SERVIZIO”. Salii di corsa le scale verso il primo binario, trovai un’altra macchinetta che fortunatamente funzionava dove davanti a me, vi era un tizio che con molta calma scrutava il suo biglietto, cercando di capire da che lato inserirlo. Abbassandosi gli occhiali sul naso, girava e rigirava il ticket. Con tutta la pazienza che potevo manifestare – e nella mia situazione non era molta - proposi un aiuto. - Faccio io, vuole? -Tranquillo, un attimino e riesco da me! Disse sorridendo. Solo che il suo “attimino” rischiava di farmi rimanere in stazione col treno che partiva, e con tutte le mie cose sopra.
Feci un respiro profondo. Il tizio cercò finalmente di inserire il biglietto nella macchinetta blateratrice, cioè, obliteratrice e al terzo tentativo sentii il tipico rumore del timbro meccanico. “Alleluia, Dio sia lodato! “. - Ecco fai pure ora. Hai fretta? - Eh? Sì sto per perdere il treno! Convalidai velocemente il mio biglietto, mentre il tizio continuava a parlare. - In questi casi bisogna mantenere la calma, PIU’ HAI FRETTA PIU’ IL TEMPO SEMBRA SCORRERE VELOCEMENTE. - La ringrazio del consiglio, veramente illuminante… scusi, ma ora scappo, mi tratterrei a parlare con lei del tempo, meteorologico e non, ma di tempo non ne ho! Arrivederci! L’ometto mi fece sorridere, SAPEVO BENE CHE AVEVA RAGIONE, MA UN CONTO È SAPERLO, UN CONTO È METTERE IN PRATICA quello che diceva nella mia situazione. Stabilii il nuovo record di velocità binario1-binario4 e arrivai strisciando nello scomparto dove si trovavano il mio zaino e la giacca, udendo dietro di me le porte che si chiudevano. - Ce l’ha fatta! Disse “l’educanda” di fronte a me. - Sì grazie. - Non era poi il caso di lasciarsi andare allora… - Già… Dissi sospirando con gli occhi al cielo e pensando -“E già che ci sei se adesso fai un po’ di silenzio, evitando di continuare a rinfacciarmi una sciocchezza, te ne sarei grato…”. Presi dalla tasca della giacca il libro che avevo da poco acquistato e osservai la copertina. Era come se in essa vi fosse la copertina del libro tenuto fra le mani da qualcuno e dentro ancora la copertina e così via rimpicciolendosi sempre più. Anche se avrei voluto volentieri iniziare a leggere, misi il libro nello zaino, appoggiai la testa al sedile e chiusi gli occhi, lasciandomi cullare dall’andatura del treno. Lo stesso libro era fra le mie mani mentre ero in quella stanza di ospedale seduto sul divano e ne rimiravo la copertina, che sprigionava un certo fascino; stavo per sfogliare la prima pagina, quando vibrò il cellulare. UN MESSAGGIO RICEVUTO LEGGI Feci invio e mi misi a leggere “Grazie in tutti i modi possibili e immaginabili di essere ciò che sei”.
Era un messaggio anonimo e da mittente sconosciuto. Strano. Chissà chi lo aveva spedito. Forse qualcuno che aveva sbagliato numero. Mah! - O forse sono stata io Paolo… Disse Vera sorridendo, rendendosi conto che si stava affezionando al personaggio da lei creato. Appoggiai il libro sul tavolino dove l’avevo preso poco prima, mi misi addosso una coperta di lana e mi avvicinai alle sponde del letto dando una carezza sulla fronte a mio padre che intanto si muoveva a scatti nel letto. Tornai al divano e mi sdraiai. Avevo sonno eppure quel libro mi chiamava. C’era come QUALCOSA che continuava a dire “LEGGI”. Ma era tardi e il giorno dopo sarebbe stato veramente opportuno che io fossi riposato. - Gli darò un’occhiata in un altro momento... chissà quando… Dissi, e girandomi sul fianco tentai di dormire con un occhio e un orecchio attivi nella “direzione” di mio padre. -Buonanotte. Dissi sottovoce, mentre lui continuava a alternare agitazione e immobilità in quel suo strano stato di coscienza. - Bene, per ora credo che basti! Si disse Vera e fece uno sbadiglio. Erano ormai un paio di ore che scriveva, rileggeva e correggeva e era stanca di starsene seduta. Così salvò tutto il lavoro svolto e decise di andare a fare una passeggiata.
-4È meglio essere d’esempio che fornire un consiglio.
Si mise velocemente le scarpe e uscì di casa imboccando uno dei sentieri lì intorno. Mentre camminava faceva grossi respiri apprezzando l’odore delle piante, l’odore della natura. Aveva percorso decine di volte quella zona e spesso col padre. Ancora una volta giunta di fronte a un ciliegio, le tornò alla mente una delle interessanti discussioni che aveva avuto con lui proprio lì. Una mattina, infatti, dopo una lunga camminata si erano seduti all’ombra di quell’ albero e lui sorridente le chiese di leggere alcuni fogli tutti spiegazzati che aveva estratto da una tasca: un testo da lui scritto, una specie di metafora sull’universo. - Vera ieri sera ho scritto questo, ti va di leggerlo e poi ne parliamo? È una storia… una storia come tante… - Proprio ora? Le aveva risposto lei. - Anche più tardi, ma vorrei proprio sapere cosa ne pensi. - Va bene papà, lo leggo adesso! E così lei di fronte al viso gioioso del padre non si era tirata indietro e aveva iniziato a leggere quella che lui aveva chiamato “Una storia come tante”. "In un non-spaziotempo lontano e tuttavia vicino al qui e ora creammo un palazzo con 7 piani e svariate stanze, nelle quali mettemmo opere d'arte rappresentative del nostro essere e della nostra creatività. Perdemmo poi la memoria di ciò che avevamo fatto e di ciò che eravamo, e trovandoci di fronte a tale palazzo, l'unica cosa che sapevamo era che avremmo dovuto entrarci e esplorarlo."[…] Ogni finestra è chiusa e sigillata e tutte le stanze sono buie. Entrando nel palazzo non vedo nulla, so che ci sono interruttori per accendere la luce, e quindi li cerco in mezzo al buio, andando a tastoni e cercando di farmi un'idea di ciò che mi circonda e di ciò che tocco; a volte, mentre vago, mi capita di farmi male urtando cose, persone, e altre volte esseri e entità. Ci sono situazioni in cui sento di essere morso o colpito, ma non riesco a capire in che modo. Per la paura mi accovaccio e rannicchio nel punto dove sono e smetto di cercare, finché non mi rendo conto che in quella posizione, e in quella NON-ATTIVITA'continuerò a essere fragile e vulnerabile e soprattutto non riuscirò a vedere le meraviglie presenti in ogni stanza. A questo punto, anche se a fatica, mi alzo e mi rimetto a cercare. Finalmente metto la mano sull'interruttore e la luce s'accende e vedo le meraviglie della stanza e sono pieno di gioia e entusiasmo. Allo stesso tempo vedo ciò che mi ha morso, urtato e percosso e mi stupisco perché vedo le creature e le persone che hanno fatto ciò e vedo- ora che
la luce è accesa- che sono piene di paura. Cercano di rifugiarsi in qualche angolo, ma appena faccio un passo fuggono fuori dalla stanza per andare in un'altra dove manca la luce. Capita a volte che quando sono riuscito a far luce in una stanza, esco per entrare in un'altra, credendo di poter trovare immediatamente l'interruttore, e nel buio, dico a altre persone di seguirmi e starmi attaccate poiché io so cosa fare; finché mi accorgo di non avere la più pallida idea di quello che sto dicendo. Allora mi fermo con gli altri e discuto con loro di come ho fatto a trovare la luce nelle stanze precedenti e di come sono stato bravo nel farlo, e altri che hanno trovato la luce in altre stanze fanno lo stesso. Intanto non ci rendiamo conto che siamo fermi- e al buio- e che non stiamo andando avanti con la nostra ricerca. A un certo punto passa qualcuno che sta continuando a cercare e ci fa notare che siamo fermi e che parlare di ciò che abbiamo fatto nelle stanze precedenti è poco utile, e che sarebbe bene continuare a esplorare. Qualcuno, anche se titubante si alza, e qualcun altro preferisce rimanere dove sta. Così di stanza in stanza cerchiamo e cerchiamo e troviamo la luce. Ogni volta che ci lasciamo andare allo sconforto e alla paura ci blocchiamo e perdiamo la volontà e tutto ci sembra inutile. Quello che ho capito essere la cosa migliore, è invece, focalizzarsi sulle meraviglie che scopriremo e immaginare noi stessi gioiosi e estasiati quando avremo trovato la luce e potremo ammirare le meraviglie invisibili al buio. Quando dimentichiamo lo scopo e pensiamo agli ostacoli, la nostra forza e volontà si fiaccano. Più luci accendiamo in varie stanze più ci accorgiamo di come sia più facile farlo in quelle successive. E così saliamo di piano in piano. E salendo notiamo due cose: capita che nelle stanze suoni un telefono e seguendone il trillo troviamo la cornetta; alzandola ci vengono dati dei suggerimenti e dei consigli. Poi la linea cade. Altre volte nelle stanze entra qualcuno con una torcia e ci indica gentilmente degli ostacoli e poi questo qualcuno sparisce. Bisogna stare attenti, poiché ci sono delle situazioni in cui qualcuno o qualcosa si avvicina a noi con fare gentile e ossequioso; dice di volerci aiutare e poi scopriamo che ci sta dando informazioni scorrette e devianti, facendoci perdere tempo e energia. Mentre ci avviciniamo all'ultimo piano capiamo che spesso ci fermavamo per aiutare gli altri, e tuttavia comprendiamo che in fondo stavamo cercando di aiutare noi stessi e che agivamo in questo modo per sentirci –alcune volte- importanti e -altre- perché vedere gli altri inermi ci ricordava la nostra inerzia e questo ci infastidiva. Finalmente ora capiamo che il modo migliore per aiutare gli altri è trovare l'interruttore della luce, poiché in quel momento, e in quello soltanto, gli altri che sono al buio possono vedere chiaro intorno a loro e vengono spontaneamente a chiederci come abbiamo fatto a trovare la luce, perché percepiscono e ammettono a loro stessi, la nostra maggiore esperienza. È meglio essere d’esempio che fornire un consiglio. Quando sono all'ultimo piano e nell'ultima stanza - dopo aver trovato la luce- vedo una porta chiusa; mi ci avvicino, la apro e entro in una sala dove intorno a un tavolo siedono persone dall'aria distinta e sorridente. Vengo invitato a sedere con loro e dal soffitto calano dei monitor nei quali vedo me stesso mentre vagavo nel buio e trovavo
la luce. Poi vedo le stanze buie e vedo all'interno di esse altri uomini, donne e entità. Osservo dall'esterno scene che io ho vissuto e sorrido. Una delle persone al tavolo prende un telefono e digita un numero e vedo in un monitor qualcuno che cerca e trova una cornetta e ascolta e le viene detto in che direzione dirigersi. Un'altra delle persone al tavolo, si alza e si dirige verso una tenda, la tira e vedo aprirsi un ascensore. Vi entra, e in un monitor la vedo uscire dall'ascensore e entrare in una delle stanze buie. Accende una piccola torcia, si avvicina a un uomo, gli fa strada per qualche istante e poi rientra nell'ascensore. Dopo pochi istanti ritorna e si risiede al tavolo. Ci sono decine di persone riunite qui; a un certo punto un'altra si alza, ha un'aria familiare, come se la conoscessi da sempre, ma qualcosa mi sfugge. Mi si avvicina e a poco a poco la vedo sempre più chiaramente e vedo che è identica a me. A quel punto accade qualcosa di strano, mi sento vibrare e guardandomi le mani comincio a vederne i contorni svanire e sfumare; sto sparendo e mentre sparisco mi sento attrarre verso il mio "sosia" e capisco di esserne un'emanazione e mi allineo a lui e divento lui. Gli altri attorno al tavolo applaudono e sorridono e io ora ricordo tutto. Il palazzo e tutto ciò che contiene è stato costruito da tutti noi per realizzare un favoloso gioco di ruolo e riscoprire tutta la bellezza che c'era in noi e poterla vivere come se non la conoscessimo, con occhi nuovi, gli occhi di un fanciullo che si stupisce di fronte a qualcosa di nuovo. Mi sento colmo di gioia e entusiasmo. Ora attenderemo. Quando tutte le nostre emanazioni saranno arrivate in cima al palazzo potremo ricominciare il gioco da un’altra parte, poiché in verità non abbiamo costruito un solo palazzo, ma una città infinità piena di altri palazzi e piena di altre meraviglie. Poi ricordo che fine faranno le entità presenti nel gioco e che poco ci somigliano. Quando il gioco sarà terminato per tutte le emanazioni e tutto il palazzo sarà totalmente illuminato, queste entità saranno costrette a smettere di fuggire nell’ombra, poiché di ombra non ve ne sarà più e osserveranno loro stesse e ciò che le circonda e potranno finalmente scoprire le meraviglie dentro e fuori di loro percorrendo i piani del palazzo, fino a arrivare qua. Nel farlo scopriranno che il loro aspetto tetro e spaventoso è solo un costume indossato e che con tale costume esse si sono identificate, finalmente se lo toglieranno e si scopriranno esseri animati come noi, che non hanno necessità di aggrapparsi a altri per sopravvivere nel palazzo, poiché solo di un gioco si tratta. Tuttavia ciò fu previsto nella realizzazione del gioco e cioè che qualcuno di noi si calasse in esso sotto una forma/travestimento a noi poco somigliante e che rendesse più complicata e stimolante la ricerca della luce. Tuttavia, come io non ricordavo chi ero e sapevo solo che dovevo trovare la luce, così chi si è calato direttamente nel gioco travestito non ricorda nulla, se non che un tempo sedeva a questo tavolo all’ultimo piano e che poi se ne era voluto andare per governare il gioco dall’interno convinto di essere diventato solo un’emanazione senza la relativa sorgente. All’interno del gioco non vi è modo di far capire questo a chi recita questa parte, l’unica cosa che è utile è che tutti percorrano il palazzo e accendano le luci, affinché non si lasci altra possibilità a questi “personaggi” di vedersi fuori dall’ombra. A quel punto arriveranno all’ultimo piano e ricorderanno
tutto, toglieranno il loro costume, e inizieranno a rigiocare il gioco da capo, mentre noi saremo andati “altrove”. In questo momento vengo colto da un pensiero: chi mi dice che in realtà io - ora che sono tornato a essere me stesso- non sia altro che un’altra emanazione, di un’altra emanazione, di un’altra emanazione e di altre emanazioni all’infinito all’interno di un altro infinito gioco?Mentre Vera leggeva il padre se ne era stato tutto il tempo in silenzio osservando la natura e accarezzando la corteccia del ciliegio aspettando ansioso di discuterne. Appena lei distolse lo sguardo dai fogli posandoli, lui non perse tempo chiedendole: - Come ti è sembrato? - A dire il vero è affascinante, ma non mi è tutto così ben chiaro. O meglio, per la precisione: potrebbe essermi più chiaro di quello che è… ah!ah! Giulio nella sua vita si era avvicinato a diverse tecniche di “ben-essere”, così preferiva definirle. Fra queste la bioenergetica, il training autogeno, i riti tibetani, ma in particolare quella che aveva rivoluzionato la sua vita era il respiro circolare. Sin da quando Vera era piccola non era passato giorno senza che lui non si esercitasse a respirare – consapevolmente - per almeno qualche minuto, e quando riusciva, faceva delle vere e proprie sessioni di un’ora. Col passare del tempo aveva visto le sue percezioni modificarsi e ampliarsi, acquisendo lucidità, “idee” e “flussi di inform-azioni” come mai gli era capitato nella sua vita. In realtà da giovane Giulio era stato parecchio scettico verso certi temi e certe pratiche, ma col tempo decise di ricredersi, visti i risultati ottenuti. - Cosa non ti è chiaro? Chiese Giulio a Vera. - Beh, mi pare ovvio che sia una sorta di metafora questa del palazzo, giusto? - Giusto. Il palazzo rappresenta sia l’universo che l’uomo. - Mmm. - So che credi poco a queste baggianate… Ah!ah! Giulio scoppiò a ridere. I due spesso si autocanzonavano riguardo a tutte le loro “strampalate” convinzioni, che ai più apparivano prive di rigore logico e scientifico. - Oh certo! Non prenderò più in considerazione le tue parole, sai bene che se io non vedo, non credo! Ah!ah!ah! - No infatti, mi chiedo perché ho sottoposto proprio a te questo racconto… eh! Comunque… per assurdo… facciamo finta che l’universo sia un’emanazione di Dio attraverso la quale Dio cerca di ESSERE se stesso. Con la parola ESSERE intendo più propriamente il MANIFESTARSI per quello che si È. ESSERE qualcosa comporta l’attuare o non attuare delle azioni e dei comportamenti.
Sapere di essere uno sciatore e sciare sono due cose differenti. Posso sapere sciare, e sapere in cosa consista, ma è molto più divertente metterlo in pratica. Mi segui? - Sì, più o meno. - Ogni stanza e ogni piano del palazzo rappresentano parti di noi in cui portare coscienza e consapevolezza sia a livello individuale che universale. - Quando parli delle creature che mordono, colpiscono e intralciano cosa intendi? - Sia dentro di noi che al di fuori ci sono forme che cercano di rallentare il nostro percorso di chiarezza e presa di coscienza. Dentro di noi, pensieri e idee che ci mettono paura quando vogliamo realizzare i nostri progetti, all’esterno persone o situazioni che tendono a frenarci e manipolarci. Di solito accade che QUANDO FAI PULIZIA DENTRO, POI RITROVI PULITO ANCHE FUORI. La discussione era molto spontanea e genuina. Parlavano ridendo di cose serie, mentre spesso la gente, parla seriamente di sciocchezze. - Spiritualità significa risveglio, e ogni volta che risvegliamo in noi una facoltà, un’abilità, una caratteristica che non riuscivamo a utilizzare, il percorso diviene sempre più facile. - Ma qua entra in campo l’ego… giusto? - Sicuramente ogni qualvolta ci sentiamo arrivati per avere messo in ordine un tassello dentro e fuori di noi, inizia la marcia indietro. - Io so di non sapere! - Ottimo Vera. In realtà anch’io sono veramente ignorante! Ah!ah! Lei si mise a sfogliare la storia cercando qualche punto in particolare. - Poi descrivi in un qualche modo gli aiuti “dall’alto”… - Fortunatamente abbondano in ogni momento e in ogni tipo di forma. Il segreto sta nell’avere un scopo e focalizzarsi costantemente su quello. Da lì in poi pare che l’universo ti mandi dritte e suggerimenti. - Ma dai!? Sul serio? Non posso crederci! Ah!ah!ah! Vera lo prendeva in giro, ma in realtà ascoltava con molta attenzione e rispetto ciò che il padre aveva da dirle. Giulio scherzosamente impose una mano sul capo di Vera e con fare cerimonioso disse: - Io ti esorcizzo! Esci da lei! Esci da questo corpo forma pensiero deviante! Vera imitò per qualche istante la bambina de L’Esorcista, con la lingua fuori dalla bocca e dondolante, e poi si lasciò cadere a terra. - Ti ringrazio mio mentore! Mi hai liberato! - Non c’è di che, va e abbi fede! - Cosi sia! Giulio poi tornò serio e incominciò un discorso proprio sul concetto di fede.
- Comunque più che fede, io preferirei la parola FIDUCIA. Fiducia nel fatto che le cose non possono che andare per il meglio poiché ciò che chiamiamo DIO è con noi e in noi. Se ti blocchi a ogni ostacolo è finita. - E se arriva qualche guaio? Se entri in crisi? - Mmm… sai come dicono “crisi” i cinesi? Con due ideogrammi: wei, una figura accovacciata che significa “pericolo”, e Ji, rappresentante un telaio, che significa “opportunità”. Ho sempre l’opportunità di risvegliare in me un potere dormiente. Se non realizzo niente, significa che non sto creando niente, e se non creo niente significa che non sto agendo, se non agisco significa che non metto in pratica pensieri e idee riguardanti progetti, ma che seguo quelli che mi mettono paura e ansia. Nella paura sono fermo, che può essere comodo e rassicurante, ma anche moooooooooolto noioso. - Ma no dai a non far niente non si sbaglia niente! Più bello di così! Ah!ah! - Esci da lei! Esci da lei! Prendi me! Giulio faceva sempre così quando Vera lo prendeva in giro o diceva qualcosa che a lui sembrava una sciocchezza. - Ah! Ah! Papà mi fai morire dal ridere quando fai così! - Sì, immagino… Dai tornando a noi… c’è una grossa correlazione fra i concetti di pensiero positivo, karma, fisica quantistica, buddismo e legge dell’attrazione. Se ricordi poco fa ti parlavo del fatto che vi sono fattori interni e esterni a noi. - Mmm… Sì ok! - Fra i fattori interni più specificatamente includo le immagini, le idee e le figure mentali ovvero le visualizzazioni di scene e situazioni già vissute e non ancora vissute e le convinzioni che abbiamo riguardo a ogni ambito della nostra vita; poi le emozioni e le sensazioni, ciò che percepiamo, sentiamo, proviamo sia nel fisico (dove sento l’emozione? con che intensità? con che modalità?) sia più concettualmente che astrattamente. Vi aggiungo anche i bisogni, gli impulsi, gli istinti e i desideri e quindi qualsiasi cosa generi, smuova e provochi in noi reazioni e comportamenti. - Ok, fino a qui ci sono. - Bene! Ottimo! Riguardano noi internamente anche i comportamenti esterni, gli atteggiamenti, i movimenti, le azioni, il modo di parlare e quindi il nostro agire concreto consapevole (rarissimamente) e inconsapevole (quasi sempre). Capisci che già solo seguire coscientemente tutto questo cumulo di roba è molto complesso! - No… io ci riesco benissimo, figurati! Anzi scusa se magari puoi arrivare al dunque che a breve vorrei andare a fare una passeggiata sulle acque… Ah! Ah! Disse Vera assumendo col corpo una postura mistica piena di autostima, aprendo le braccia e le mani, e alzando lo sguardo al cielo. - Scusi molto onorevole maestra, ho quasi finito… che sciocchina sei! Comunque fra i fattori esterni vi è tutto ciò con cui veniamo a contatto e traiamo informazioni e
“nutrimento” fisico e psicologico, qualsiasi cosa assimiliamo dall’esterno sottoforma di alimenti, immagini, suoni, parole, relazioni personali ecc. Tutti questi interagiscono fra di loro e s’influenzano vicendevolmente. - Sì! Ho un pensiero e si crea un immagine, che mi dà una sensazione, che andrà a alimentare ancora quel pensiero e quella immagine o altri pensieri e immagini. Questo avrà poi un’influenza su desideri, bisogni e quindi anche istinti e impulsi. - Esatto! Hai studiato! Brava! - Grazie! Ma fammi indovinare, tutto questo loop mentale poi genera comportamenti esterni differenti. - Bravissima! È ovvio che se vivo nella paura data da un pensiero di qualcosa di brutto che potrebbe accadere, ma non è assolutamente detto che accada, poi cambio i miei atteggiamenti, le mie azioni e il mio relazionarmi con gli altri e probabilmente non in maniera produttiva e utile a me. - È un circolo vizioso! Penso male, agisco male e penso peggio. Beh, anche molto logico e razionale dopotutto. Sei quasi convincente! - Riesci ora a capire in che modo rientri il Buddismo? - Credo di sì papà! - La disciplina buddista è costruita su 12 pilastri costituiti dalle 4 nobili verità e gli 8 nobili sentieri per raggiungere l’estinzione della sofferenza, ovvero la felicità. Le 4 NOBILI VERITA’ riguardano l’esistenza della sofferenza: la nascita, la vecchiaia, la malattia, la morte, la tristezza, l’ira, l’invidia, il timore, l’ansia, la paura, la disperazione, l’assenza di ciò che si ama, la presenza di ciò che si odia, il desiderio, l’avversione… - Insomma tutto ciò che può essere sofferenza e causa di sofferenza - Esatto. Secondo il Buddha la causa della sofferenza è l’attaccamento, che è causato dall’ignoranza della realtà e cioè che la realtà è impermanente. - Sì, mi ricordo e l’estinzione della sofferenza avviene sgretolando l’ignoranza della realtà e quindi l’attaccamento. - Perfettamente! E la via che porta all’estinzione della sofferenza sono gli 8 nobili sentieri che riguardano il retto sforzo… - Quello che si fa quando si va in bagno? Ah!Ah! - Che sagoma!! Ah!ah! Dai! L’atto di volontà iniziale con il quale mettere in pratica gli altri 7 nobili sentieri, che sono –toh che caso!- la retta comprensione che è la conoscenza della vera natura della realtà; essendo la realtà impermanente e in continuo cambiamento e ogni cosa in essa è condizionata e collegata a tutte le altre, allora io non posso attaccarmi a nulla. - Poi c’era la retta concentrazione, giusto? - Sì che è l’osservazione costante e distaccata della mente e del suo agire (immagini, idee, impulsi, desideri, istinti, bisogni, emozioni, sentimenti, sensazioni). A questa segue la retta presenza mentale, cioè essere costantemente coscienti di ciò che stiamo facendo e di ciò che ci circonda. Vediamo “maestra” se sei preparata… poi? - Il retto pensiero! Il pensiero in cui non c’è né confusione, né distrazione, né ira, né odio, né desiderio, né libidine, ma l’amore universale. Potremmo dire che consiste nel
riconoscimento e eliminazione del pensiero negativo/distruttivo - in italiano seghe mentali- e nella creazione di quello positivo/costruttivo. - Cavoli! Mi riempi di orgoglio! Vi sono poi la retta parola, retta azione e retti mezzi di sussistenza. - Ovvero un retto comportamento! - Ok! Che consiste nell’agire senza violenza e senza creare danno agli altri e a noi stessi, né col pensiero, né con le parole, né con gli atti, poiché questo genererebbe senso di colpa e quindi cattivi stati d’animo e “mal” funzionamento della mente. - Guarda caso stiamo parlando di monitorare e regolare i nostri pensieri, e quindi le immagini mentali, le idee, le emozioni, le sensazioni, le parole e i comportamenti esterni. - Guarda caso… Avevano già parlato in passato di cose simili, ma forse mai con tanta scioltezza. Stava venendo fuori a poco a poco il risultato di un percorso di esperienze, letture e impegno che avevano praticato, spesso insieme, negli anni. - E il karma come lo colleghi? - Ci fu un momento, mentre riflettevo sul potere creativo del pensiero, in cui mi feci una domanda e non riuscii subito a darmi una risposta che potesse soddisfarmi. La domanda era: “Se io posso creare la mia realtà che ne è della legge del Karma?”. La risposta d’impulso fu che il Karma non esisteva. - Effettivamente… - E invece tale risposta è assolutamente scorretta e me la diedi semplicemente perché non avevo compreso cosa fosse in realtà il Karma. - La legge del Karma è la legge della causa effetto che regola la vita di tutto ciò che è manifesto nell’universo. - Vero! Secondo tale paradigma ciò che fai, nel bene e nel male ti ritorna in questa o nelle vite future. - Detta così potrebbe essere interpretata come una sorta di giustizia divina universale che tende a premiare i buoni e punire i cattivi. - In realtà questa è una definizione veramente grossolana e deviante; non c’è bene o male, né buono né cattivo, al massimo ci sono forme di energie più alte e più basse. Questi sono concetti duali che la mente è costretta a utilizzare per dare una descrizione delle cose che la circondano. Per l’anima tutto ciò è assurdo poiché esiste solo il concetto di sperimentare, chiederle se preferisce il bene o il male è come chiedere a una persona se preferisce il colore giallo o il verde. Gli eventi non vanno visti come punizioni o premi, ma come simboli di atteggiamenti, valori e azioni passate. È ovvio che se penso “male”, se ho emozioni distruttive, se non sono padrone dei miei impulsi, alla fine agirò male e prima o poi mi ritroverò a fare i conti con ciò che ho generato intorno a me. Gli eventi karmici si manifestano solo quando le condizioni per la loro maturazione sono presenti e gli atteggiamenti e le reazioni nei confronti degli eventi karmici producono a loro volta karma.
- Mmm… ho capito cosa intendi: se di fronte a un evento da me giudicato negativo, entro in un loop mentale distruttivo, produrrò altri eventi distruttivi. Per esempio, molto semplicemente, se una persona mi fa un torto, e io le rispondo con un altro torto, è facile che riceverò un altro torto ancora. Ho generato altro karma negativo. Se di fronte a una “cattiva” notizia tiro un pugno al muro e mi rompo una mano, la mia incapacità nel gestire un impulso rabbioso ha generato istantaneamente altro karma negativo. - Non può essere altrimenti… La tua vita diventa ciò che fai o che hai fatto; tu diventi ciò che fai; e fai ciò di cui parli; e parli di ciò che pensi. - Quindi tutto ciò che ci accade, ogni parola, pensiero, azione non è causato da Dio, dalla natura o dal caso: è causato dalle nostre azioni e re-azioni. - Praticamente il riassunto del processo di creazione tramite il pensiero. Se in una vita “passata” non ho fatto in modo di portare alla luce un determinato aspetto di me, lo farò in un'altra vita. Spesso ci capita di continuare a vivere delle situazioni che si assomigliano, e mano a mano che si ripresenta lo stesso tema, esso pare ingigantirsi. - E… questo continua a accadere finché non andiamo a comprendere cosa ci sia dietro. Giulio si fermò a riflettere un paio di secondi, e poi disse: - Sì Vera, ma in realtà quantisticamente le vite passate sono tutte co-presenti a quella che viviamo ora. Vite presenti, passate e future si influenzano fra di loro quantisticamente e karmicamente. Sono illusioni il passato e il futuro, è tutto un eterno presente! - Caspita! Ah!ah! Potrebbe essere! - Nasciamo in un corpo inserito in un determinato contesto familiare, affettivo e sociale, atto a generare un determinato SISTEMA DI CREDENZE -idee, immagini, sensazioni, impulsi, istinti, desideri- che probabilisticamente faranno in modo che si crei una determinata realtà attraverso l’attrazione e scelta di determinati campi di probabilità quantici. - Ovvero la manifestazione di un determinato Karma (positivo o negativo), con lo scopo di lavorare –sperimentare- determinati nostri aspetti attraverso l’esperienza. - Ovvero modificare il nostro sistema di credenze, ovvero acquisire consapevolezza. - Eh… Magari riuscissimo sempre a chiederci “Quale idea, convinzione, pensiero, impulso o istinto sta alla base della generazione del loop mentale che mi porta a pormi in modo da “attirare” certe persone e circostanze”? - Bla bla bla… Parla più piano.. adesso sono io che faccio fatica a starti dietro! Ho creato una piccola mistica! Ah!ah!ah! - Se si capisce l’illusione, allora cambiano le convinzioni, le idee, i pensieri e certi impulsi svaniscono o vengono attenuati. - Brava! E quando si riescono a capire le cose senza l’esperienza diretta si può anche evitare di vivere certi eventi. Si brucia il cosiddetto karma “negativo” o lo si ammorbidisce.
- Certo che alla luce di ciò comportarsi “male” (in pensieri, parole e azioni), crea necessariamente karma “negativo”. - Direi che non conviene! La catena si spezza quando raggiungiamo la consapevolezza nell’osservare lucidamente perché ci siamo comportati in un certo modo e che schema ci sia dietro, allora si inverte un meccanismo e si “attirano situazioni quantiche” differenti. - Allora non è un caso che i monaci buddisti, gli Yogy e altri utilizzino la meditazione per mettere a tacere la mente e giungere all’illuminazione. - No! Infatti questo processo ha 2 conseguenze: primo tramite le cosiddette illuminazioni e intuizioni si comprendono cose senza doverle esperire, e secondo se faccio il vuoto mentale e quindi penso a “nulla”, allora non genero karma, ovvero sto non-creando e non attiro né eventi né situazioni; semplicemente mi sto connettendo direttamente alla parte di me che va oltre la mia umana esistenza e evolvo. Giulio si fermò e poi si riattivò come se avesse avuto un’idea rivoluzionaria. - Te ne dico un’altra! Io mi sono fatto l’idea che qualsiasi cosa riusciamo a immaginare, solo per il fatto che è possibile immaginarla, significa che da “qualche parte” è già esistente. Ci fu un attimo di silenzio poi Vera aggiunse: - In base a questo possiamo dire che il processo di creazione in verità è un processo di scelta fra le infinite opzioni già presenti nell’universo. Nell’ologramma creato da Dio. - Ne sono quasi certo… La mente dipinge un “quadro” e per farlo ha a disposizione figure, colori, sensazioni e emozioni. Quando entriamo in un loop di pensiero che genera una convinzione continuiamo a riempire di dettagli un certo “quadro”, finché diventa identico a uno dei campi di probabilità presenti nell’universo, che forse è una specie di griglia olografica. - Ho capito! Quindi a questo punto la SCELTA è compiuta e l’anima proietta la “diapositiva” olografica e ci si immerge. - Ecco perché CIO’CHE CREDO SIA VERO -CON “TUTTO” ME STESSODIVENTA VERO PER ME. - Ok… per oggi basta. Troppe buone idee tutte insieme. Non ci capisco più nulla! - Anch’io sono un tantino confuso… Beh, dal caos si genera l’ordine.
-5Chi osserva crea Vera trascorse tutto il pomeriggio in mezzo alla natura e agli alberi, osservando la vita attorno a lei e ascoltandone suoni e rumori. Era allegra e si sentiva entusiasta di quello che era accaduto e che aveva fatto negli ultimi due giorni. Aveva voglia di continuare a leggere “Un messaggio per Te” e di proseguire nello scrivere il suo libro, anche se una parte di lei molto razionale tendeva a ridimensionare quanto accaduto con il termine “autosuggestione” e a farle perdere un po’ di quel buon umore che le scorreva nel corpo. Quella sera dopo aver cenato, infagottata sul divano del soggiorno riprese a sfogliare il magico libro che le aveva lasciato il padre. “Forza, dammi altro cibo per la mente e per il cuore!” Disse aprendolo.
LA CONSAPEVOLEZZA DI CHI SEI Io sono causa di me stesso secondo il mio essere che è eterno, e non secondo il mio divenire che è temporaneo. Perciò sono non-nato e secondo il modo non nato non posso mai morire. (Meister Eckhart)
Dubiti ancora che questo libro si stia scrivendo mentre leggi?
“Un messaggio per te” anche questa volta l’aveva tirata in causa in una maniera diretta tanto da non lasciar più spazio al caso o alla suggestione. Quel libro si stava veramente scrivendo mentre veniva letto. Vera era rimasta affascinata dall’ennesima citazione di Meister Eckhart, che calzava a pennello con quanto aveva visto precedentemente e con ciò che aveva ricordato durante la giornata ripensando a quell’intensa discussione con il padre. Ciò che non le era chiaro e che non capiva era chi fossero “gli altri” a cui aveva fatto riferimento il libro in precedenza.
Credi di essere l’unica a leggere? Vera non sei l’unica a leggere… Tutto ciò che stai leggendo è una testimonianza del fatto che tu abbia compreso.
- Ma compreso cosa? Disse, rendendosi conto che stava parlando con le pagine di un libro. Sembri titubante. Vuoi altro per convincerti? Hai creato tutto ciò che ti serviva per capire. Capire che insieme a te, anche qualcun altro (da qualche parte nel futuro) sta leggendo ciò che tu stessa leggi.
Vera era stordita, del resto non le era ancora capitato di dialogare con un libro. A alta voce chiese “Non sono forse l’unica a leggere questo libro?” Continuamente genero messaggi, in tutte le forme e in particolare per inviare questo ho bisogno che tu scelga di continuare a scrivere il tuo libro e loro continuare a leggerlo.
- Ma chi sono “loro”? Esclamò. Loro. Chiunque stia leggendo il libro che stai scrivendo. Nel tuo libro riporterai ciò che ti è capitato negli ultimi giorni e anche ciò che qui stai leggendo. Racconterai LA STORIA DI UN MESSAGGIO PER TE.
- Questo già avevo in mente di farlo. Ma effettivamente ho paura di non essere compresa e poi chi crederà a questa storia? Piccola e grande Anima crea per te stessa, crea per il solo atto di creare. Abbandona il timore del giudizio. Fidati! Applica ciò che sai e ciò che leggi. Prosegui. Sentiti protetta. Puoi solo realizzare ciò che vuoi. In questo preciso istante qualcuno sta leggendo il libro che tu non hai ancora finito di scrivere e più precisamente sta leggendo queste parole. Ricordi? Passato, presente e futuro sono tutti ORA. Continua a scrivere e continua a leggere, c’è un messaggio per TE e per tutti. CONTINUA e SII SERENA. Chi scrive e chi legge sono entrambi i creatori del libro, chi OSSERVA crea.
Vera era basita. “Un Messaggio per Te” le stava dicendo che il suo libro –non ancora scritto- era già fra le mani di qualcuno, da qualche parte nel futuro. Qualcuno nel
futuro stava già leggendo la sua storia e anche quella di Paolo. “Va bene andrò avanti a scrivere, anzi non vedo l’ora!” disse. Vera sentiva dentro di sé balenarle idee e smaniava al solo pensiero di tornare al lavoro. Prese il pc, lo accese, si raccolse i lunghi capelli neri e dopo un paio di minuti ricominciò a digitare.
PRIMA DI CAPIRE Morto. Mio padre è morto. Siamo qui ora in fila come pecore in mezzo a quella che per me risulta una scenetta di poco senso: il funerale con la sua cerimonia, il suo corteo e il rito delle condoglianze da parte di persone che in buona parte non conosco e altre che conosco solo di vista. Con un megafono il parroco davanti a noi recita Ave Maria e Eterni riposi. Mi sembra di essere in una bolla e sento tutto in maniera così ovattata. La mia mente torna quando l’ho visto morire. Dopo alcuni giorni di ospedale, i medici ci hanno suggerito di portarlo in un centro per malati terminali, poiché non c’era più nulla da fare. Le metastasi si erano inesorabilmente diffuse ovunque. È tutto accaduto nel giro di un mese: la stanchezza, la mancanza di lucidità, il delirio puro fino alla sua morte imbottito di morfina. Quella scena è ancora lì davanti a miei occhi. Lui è lì nel suo letto che dorme completamente anestetizzato e io, mia madre mia sorella, mia zia e mio zio siamo lì attorno. Stranamente, o forse nemmeno tanto stranamente parliamo scherzosamente di lui, ridiamo ricordando eventi passati, anche amari, riportando alla memoria alcuni siparietti buffi delle ultime settimane in cui lui era divenuto spesso tanto puro e candido da ricordare un bambino. Non lo avevo mai visto così. Negli anni era stato spesso burbero, nervoso, lunatico, apatico, insensibile e la malattia paradossalmente nella sua funzione distruttiva della logica e della razionalità aveva portato a galla tutta la dolcezza e il candore, che nel corso della sua vita, aveva trattenuto e raramente condiviso. Ricordavo - a fatica - solo qualche episodio della mia prima infanzia in cui lui si rivolgesse gentilmente a mia madre, ma in quell’ultimo mese lei era divenuta il suo riferimento, la guardava e la chiamava con amore. La sera del ricovero, dopo aver cenato, eravamo seduti sul divano e lui vicino a lei le diceva con tenerezza “Non essere gelosa, perché sei la più bella di tutte…”. Durante le notti insonni le parlava col tono che usa un bimbo con la mamma, le chiedeva “Quando andiamo? Quando ci alziamo..?”, per andare dove, poi, credo che non lo sapremo mai. Per molto tempo lo avevo odiato e gli avevo portato rancore per i suoi modi, la sua mancanza di tatto, le sue bugie e il suo orgoglio, ma in quei giorni non ci riuscivo più. Generava affetto il suo nuovo e bambinesco modo di fare. La sera del suo viaggio verso l’aldilà, mentre parlavamo di lui e ridevamo e sorridevamo immersi nei ricordi, a un tratto il suo respiro ha cominciato a divenire affannoso, sempre più sottile e così ci siamo avvicinati tutti intorno al letto. Gli ho stretto una mano, e sussurravo senza che gli altri se ne accorgessero “È quasi finita,
è quasi finita, sei quasi libero, fra poco è tutto finito”. In quegli istanti cominciarono a suonare le campane della chiesetta che stava a poche centinaia di metri, erano le 17,00, pareva quasi che i rintocchi fossero dedicati a lui. Sempre più fatica nel respirare, sempre più pause fra inspirazione e espirazione. Io osservavo lui e poi mia madre con gli occhi lucidi, mia sorella e mia zia in lacrime. “È quasi finita, tranquillo…”. E ecco l’ultimo soffio e poi l’agghiacciante assoluto silenzio in attesa di un altro sospiro che non sarebbe arrivato. Mi alzai di scatto e uscii in corridoio e senza rendermene conto sentii le guance umide, bagnate da gocce di lacrime calde che scendevano lungo il viso. Paradossalmente sorrisi e dissi muovendo le labbra, ma senza emettere alcun suono “Ciao papà – erano anni che non dicevo quella parola, non la usavo nemmeno quando avevo bisogno di rivolgermi direttamente a lui - passa a trovarci ogni tanto…”. Un paio di secondi dopo arrivò mia sorella a abbracciarmi. E ora siamo qui, la bara viene benedetta e inserita nel loculo. Quanta gente… arrivano, ti abbracciano, ti baciano: “Condoglianze… mi spiace tanto… sii forte… stai vicino alla mamma… se hai bisogno chiamami… sono certa che veglierà su tutti noi… era una brava persona… tu non mi conosci, ma io ero un suo grande amico… ci vorrà un po’ di tempo, ma poi ti abituerai alla mancanza…”. Non ne posso più di consigli non richiesti, di parole di circostanza e con me anche mia madre e mia sorella, voglio andarmene. Mancano ancora poche persone, la fila si accorcia sempre di più. Ecco. L’addetto comincia a chiudere la tomba. Il rumore metallico della cazzuola che sfrega sui mattoni distribuendo chirurgicamente la malta mi risuona nelle orecchie. Siamo rimasti in una dozzina a osservare imbambolati un uomo vivo che fa il suo lavoro: tappare un loculo dove c’è un cadavere. Mi sembra assurdo. Mio padre non è certo lì dentro. - Sentite io vado a fare un giro, perché non ce la faccio più a star qui. Do una carezza a mia madre e a passi lenti esco dal cimitero tirando calci alla ghiaia osservando i sassi saltellare qua e là. Raggiungo la macchina. Salgo chiudendo la portiera e mi appoggio al volante con la testa. Mi passano per la mente un sacco di pensieri e di ricordi. Mi sembra di galleggiare, mi sento vuoto come una bolla di sapone. Accendo il motore e parto. Lo stereo è spento. Pigio ON e con la mano destra rovisto nel cassettino di fronte al posto del passeggero cercando un cd. Ecco… questa canzone mi sembra adatta al momento. Inserisco il cd nella fessura e mentre sto imboccando una galleria parte la musica. - Questa è per papà… Dico mentre Another World di Brian May riempie con le sue note il vuoto che sento dentro e mi commuove.
E così… In another world, under another sky, I see another story waiting to be told… mentre sto guidando mi lascio cullare dalle note del piano e della chitarra… And another you, Wakes up! with another me, for that's the way we've come to be in another world. In a different place… piango finalmente, piango e mi sento più leggero anche se malinconico…Way across time and space a door is open wide, drawn to a different light, maybe we'll step inside. In another world, we can show we care, you can be sure, I'm waiting there in another world… La mia mente va a quando ero piccolo e ero con lui, abbracciati sul divano e poi sono in macchina al suo fianco e mi spiega che lui quando si mette in testa una cosa la fa, che basta essere convinti e volerlo profondamente…When the dies were cast, they laid a crazy path, we follow to our graves. But I know in a different world,we journey a different way… e poi lo rivedo mentre lo porto in giro e sono io a fare da padre a un padre divenuto bambino, e lo stringo e lo sorreggo mentre cammina per paura che cada o perda l’equilibrio…So we live, but life isn't what it seems, we're only living in our dreams, in another world. You can believe, I'll meet you here, in another world… Ciao papà ci vediamo in un altro mondo… Vera si fermò dopo aver scritto tutto questo di getto. Rilesse lentamente quanto aveva prodotto e si commosse, non tanto perché aveva scritto parole oltremodo coinvolgenti, ma perché le ritornarono alla mente il padre e la sua morte. Fece partire lo stereo e riascoltò la canzone che lei stessa aveva citato nel racconto e lasciò che le emozioni che provava emergessero in un pianto malinconico, nostalgico, ma anche speranzoso e di gratitudine per tutto ciò che Giulio le aveva lasciato dentro. Sdraiandosi sul divano si addormentò dolcemente e iniziò a sognare il padre. Si trovavano insieme in mezzo a un prato e con loro c’erano tanti altri bambini. Vera non li conosceva e non capiva perché si trovassero lì tutti intorno a lei, ma si sa i sogni hanno una logica tutta loro. Giulio, invece, se ne stava in piedi e parlava come un grande oratore rivolgendosi alla “platea” dei piccoli. - Sono qui per scusarmi con voi. Mi sono arrabbiato mentre tornavamo dalla gita in montagna. Mi piace poco arrabbiarmi e credo che avrei potuto agire in maniera migliore. Ho avuto un comportamento che era quello meno utile per aiutarvi a capire e mi spiace. In ogni caso il mio comportamento aveva un’intenzione positiva. Volevo capiste delle cose e volevo che comprendeste che a volte anche noi “grandi” siamo stanchi di ripeterci e di essere ignorati quando vi diciamo qualcosa per il vostro bene. Voglio farvi riflettere. Vi osservo e vedo come spesso agiate e facciate cose per acquistare valore di fronte agli altri per sentirvi importanti; vi osservo mentre litigate per sciocchezze, per arrivare “primi”, per essere i migliori, per avere ragione, per vincere o non so cos’altro. Tutto ciò è normale nei bambini, poiché state crescendo e avete bisogno di passare attraverso questa fase. Allo stesso tempo voglio farvi riflettere su tutto ciò. Prima di continuare desidero, però, farvi una domanda e vorrei
che vi fermiate qualche istante e vi diate una risposta. Quello che vi chiedo è questo: sapete cosa significa la parola CAPOLAVORO? Passò qualche silenzioso istante e poi Giulio riprese a parlare. - Un CAPOLAVORO può essere un’opera d’arte, un quadro, una sinfonia, un lavoro fatto veramente bene. Un CAPOLAVORO è qualcosa di stupendo, di speciale, di incredibile. Ecco, vorrei che il più spesso possibile ricordiate a voi stessi che, in quanto bambini, in quanto esseri viventi, SIETE DEI CAPOLAVORI. Ognuno di voi lo è, ognuno di voi è un CAPOLAVORO! Ognuno di voi lo è a modo suo. Purtroppo spesso lo dimenticate o, magari, non ci avete mai pensato perché nessuno vi ha mai fatto notare quanto valiate. Vi assicuro però, che è così, SIETE DEI CAPOLAVORI. Bene. Vera era ipnotizzata dal discorso del padre e se ne stava seduta fra i ciuffi d’erba senza intervenire. Giulio si guardò attorno e poi chiamò una bimba di colore. - Kardiatou vieni qui vicino a me. La bimba si avvicinò a piccoli passi, sorridente, ma un po’ imbarazzata. Giulio le accarezzò il viso e poi disse: - Guardatela, non è forse un CAPOLAVORO? Poi Giulio indicò Marco, un bambino che soffriva di un ritardo mentale dovuto a un parto difficile. Questo bambino era puro e ingenuo e si meravigliava di tutto, ma la cosa che più lo faceva impazzire di gioia, erano i momenti in cui vedeva passare i treni. Cominciava a saltare e a gridare “Il treno, il treno!!!”. - E Marco? Vorrei potermi meravigliare, stupire e essere gioioso come lo è lui “solo” vedendo un treno passare. Lo ammiro molto per questo e lo invidio anche un po’. Per non parlare di Stefano! Giulio indirizzò lo sguardo verso Stefano che era nato con una malformazione al cuore e alle ossa. Questo gli impediva spesso di fare sport, di affaticarsi troppo e lo rendeva goffo nei movimenti. - Non è forse perfetto Stefano? Riesce sempre a essere sorridente anche se spesso per la stanchezza non riesce a giocare con gli altri e a seguire i loro ritmi. Ma è forse il bambino con cui andate più d’accordo e con il quale vorreste passare più tempo. Sapete perché? Ve lo siete mai chiesto? Forse perché il suo sorriso è contagioso, forse perché riesce a gioire sempre e comunque, perché lui per primo da più importanza a ogni istante in cui ha le forze per correre, ridere e scherzare.
Apprezzo molto Stefano per questo. Vorrei avere la sua forza d’animo e la sua volontà. Sarà un grande esempio per i suoi bambini quando da grande avrà una famiglia, proprio perché nonostante i problemi fisici lo svantaggino, essi lo hanno reso più forte, dandogli modo di superare tanti momenti difficili, temprando il suo carattere. Stefano fece un sorriso che arrivava fino alle orecchie. - Potrei continuare all’infinito: Samuele, Angelo, Riccardo, Susanna, Chiara… tutti voi!! Ognuno di voi ha delle qualità incredibili. Ricordatelo!! Fece una pausa di silenzio e poi continuò. - Ora vi chiedo: credete che fare un goal in più durante una partita di pallone, avere un vestito più bello, un videogioco nuovo, vincere a battaglietta o arrivare primi in una qualsiasi cosa faccia di voi un CAPOLAVORO più di quanto già lo siate? Silenzio. - Ecco allora una buona domanda potrebbe essere: come mai cerchiate di farvi notare, di fare a gara continuamente per dimostrare di essere più bravi in questo o quello? È così necessario? E soprattutto accorgetevi del fatto che per fare ciò spesso sminuiate l’amico che vi è accanto e quello che dice o fa. Siete tutti bambini stupendi e lo siete per diritto di nascita. Io vi guardo e rimango stupito!! Pensate ora come vi sentireste se foste sempre certi e consapevoli di essere CAPOLAVORI e di valere infinitamente così come siete, indipendentemente dai successi o dagli errori. Pensate come vi sentireste se non fosse necessario dimostrarlo a nessuno. Immaginate di essere sicuri di valere tantissimo: vi importerebbe di far vedere agli altri quanto siete “bravi”? Io ne dubito. È vero che un briciolo di competizione dona sale alla vita, ma vi chiedo ancora: è più importante essere felici e divertirsi o essere al centro dell’attenzione e dannarsi per ricevere i complimenti degli altri? SIETE CAPOLAVORI! Ancora silenzio. I bambini lo ascoltavano come se stesse raccontando una favola e Vera con loro. - Guardatevi attorno e abbiate la consapevolezza che accanto a voi ci sono amici o amiche, ci sono bambini o bambine che sono dei CAPOLAVORI. Rifletteteci. In quel momento Vera si svegliò. Era notte fonda. Nell’intontimento del sonno quel discorso le rimbalzava nella mente -pensando fra sé e sé- che forse quelle parole
sarebbero state utili oltre che a bambini piccoli, anche ai bambini “grandiâ€?, lei compresa e dopo qualche istante si riaddormentò.
-6Spesso siete come corpi opachi che non lasciano passare la “luce” -la COSCIENZA- e non emanate le qualità che essa rappresenta. Il quel momento NON SIETE. Vera si era risvegliata la mattina seguente a tarda ora. Le doleva il collo, come spesso le capitava dopo aver dormito sul divano. Si era fatta una doccia e poi aveva messo un po’ di ordine in casa spolverando qualche mobile, lavando i piatti -che sostavano da un paio di giorni nel lavandino della cucina- e pulendo il bagno. Non era una di quelle donne a cui piace veder brillare i pavimenti, ma oltre un certo limite non sopportava sporcizia e caos e così aveva passato la mattina e il pomeriggio svolgendo faccende domestiche. Non le era pesato poi molto, anche perché le era bastata un po’ di musica per rendere una specie di gioco le pulizie. Quel giorno si era data ai Queen, cantando a squarcia gola, con uno spazzolone fra le mani, “I want to breack free” quel pezzo del 1984 nel cui video Freddy Mercury era vestito da donna e passava l’aspirapolvere. Finalmente intorno alle 17 aveva terminato e si era potuta sedere rilassandosi un po’. Decise di proseguire la lettura di “Un messaggio per Te”, anche perché era ansiosa di ricevere altri input dall’Essere. Prese il libro e anziché cercare la pagina alla quale era arrivata, andò all’ultima. Stranamente non aveva ancora curiosato nelle pagine successive a quelle lette. Quando mise a fuoco non riuscì a leggere nulla. Le parole continuavano a cambiare, le frasi sparivano per ricomparire differenti, in un miscuglio che diveniva illeggibile. Vera non aveva mai visto una cosa del genere. - Ma perché accade questo? Che vuol dire? Chiuse tutto, si strofinò gli occhi e ritornò dove era arrivata il giorno precedente. Non puoi vedere il futuro a meno che tu non abbia fatto scelte definitive in questo presente. Le pagine prossime a questa per ora sono solo “campi di probabilità”. Potresti trovare scritto qualsiasi cosa. Sai bene che questo libro si scrive mentre viene letto e non puoi leggere la fine di qualcosa di cui non è ancora scritto il “mentre”.
Le era stata data una spiegazione “quantistica” di ciò che era accaduto. Vera non poteva leggere qualcosa che non aveva ancora preso una forma, poiché per prendere una forma e per avere un senso sarebbe stato necessario prima leggere tutte le pagine nel loro ordine. L’ultima pagina di quel magico libro era per ora un insieme di possibilità, tutte contemporaneamente valide, perciò vedeva parole, righe e frasi scriversi e cancellarsi.
Posso proseguire ora? Parrebbe di sì… stai comprendendo e ciò che ancora non ti è chiaro lo sarà fra non molto. Bene.
Ah! Ma che ne sa? Mi legge la mente? Sì. Sei una mia emanazione. Mentre Io parlando a te parlo a ME, tu parlando a ME parli a te stessa. La separazione che percepisci è solo un’illusione. Il libro che hai fra le mani è solo un mezzo illusorio col quale fare altra esperienza e diffondere informazione.
- Incredibile! Mi ci abituerò mai? Si chiese la ragazza. Poteva chiedere a alta voce o pensare nella mente e il libro rispondeva. Era veramente sbalorditivo trovarsi di fronte a una cosa del genere. Forse solo in qualche film o racconto di fantasia avrebbe potuto veder accadere qualcosa del genere. Abituarti a cosa? È una vita che ti accade e che accade a tutti voi. Solo che non ve ne rendete conto. In ogni istante le risposte sono lì attorno. Siete “addormentati”, confusi e distratti, perciò non ve ne rendete conto. Ora te ne accorgi solo perché tramite questo libro il processo di proiezione ti viene reso palese, ma in ogni istante è la tua percezione a dar forma a tutto ciò che ti circonda.
Forse era veramente così, forse quello che lì vi era scritto corrispondeva al vero. Forse nulla era necessariamente reale, ma appariva come tale nel momento in cui vi era la percezione. La Coscienza generava continuamente l’illusione tramite ognuna delle sue emanazioni. Vera aveva sete, sete di conoscenza. - Ok. Prosegui. Si grattò la fronte come se stesse ragionando su di un’equazione irrisolvibile e girò pagina.
IL TUTTO Il TUTTO si è dato alla ricerca di LUI, dal quale è uscito. Il TUTTO si trovava dentro di LUI, l’inafferrabile, l’impensabile, al di sopra di ogni concetto. E l’ignoranza a proposito del Padre produsse angoscia e terrore. L’angoscia divenne densa come nebbia, tanto che nessuno poteva vedere. Per questo motivo l’Errore divenne potente: plasmò la sua sostanza con il vuoto, ignorando la Verità, e prese dimora in una finzione, creando con bell’artificio, qualcosa che sostituisse la Verità. (Vangelo –gnostico- della Verità) Non è possibile che qualcuno veda delle realtà autentiche, a meno che non diventi come esse. La Verità non è come per l’uomo nel mondo: egli vede il sole, ma non è il sole, e vede il cielo e la terra e tutte le altre cose, ma non sono per nulla quelli autentici. Ma tu hai visto qualcuna delle cose del Luogo e sei divenuto di quelle. Tu hai visto lo Spirito e sei diventato Spirito. Tu hai visto Cristo e sei diventato Cristo. Tu hai visto il Padre e diventerai il Padre. Per questo tu vedi ogni cosa e non vedi te stesso. Ma ti vedrai nel Luogo, perché quello che vedi lo diventerai. (Vangelo di Filippo, verso 44)
- I vangeli gnostici! A papà piacevano un sacco! Capisci? Non è un caso che tu abbia il libro fra le mani. Vera sta ora scrivendo per se stessa, ma lo fa anche per te, come del resto tu che leggi lo fai per tua scelta, ma ti assicuriamo che ciò genera effetti anche su altri.
L’Essere aveva ripreso a riferirsi a qualche lettore nel futuro, un lettore o una lettrice non di “Un messaggio per Te”, ma de “La storia di un messaggio per Te”. Non c’è separazione, la separazione è un’illusione necessaria per manifestarsi. SIAMO UNO. Un dito di una mano preso singolarmente non è l’intera mano, ciò tuttavia non significa che esso non faccia parte della mano. Ciò che definite DIO può essere visto come una mano coscienziale che cerca di infilarsi in un guanto illusorio da ESSA stessa emanato.
Ci sono dita del guanto, in cui il dito divino è infilato, in altre meno e in alcune quasi per niente. Ancora meglio IO posso ESSERE visto come un uomo che cerca di vestirsi con abiti indossati da un manichino. Per indossare questi abiti è necessario “svuotarli” del manichino, o se vogliamo “diventare” il manichino e quindi far sì che il manichino “diventi” uomo. L’uomo poco cosciente, altro non è che un manichino convinto di essere quel manichino. Solo quando tale manichino si “spoglia” di se stesso, delle sue convinzioni, etichette, aspettative e paure gli abiti rimangono “vuoti” e allora è possibile per l’ESSERE indossare –ENTRARE- in tali abiti. In questo momento DIO si È fatto uomo e l’uomo si È fatto DIO. Una creazione divina non È DIO, eppure lo È. Ti chiederai come sia possibile ciò. Rifletti. Se dipingi un quadro, vedi questo quadro al di fuori di te e quindi ti disidentifichi da esso. Se componi una melodia e la suoni, ascolti tale melodia al di fuori di te quindi ti disidentifichi da essa. Se scrivi una poesia, leggi questa poesia su di un foglio al di fuori di te e quindi ti disidentifichi da essa. Tuttavia un quadro, una melodia e una poesia sono una copia e un’emanazione di qualcosa dentro te. Se guardi un quadro e ne imprimi la figura nella tua memoria, se ascolti una canzone e la imprimi nella tua memoria, se leggi una poesia e la imprimi nella tua memoria, chiudendo gli occhi puoi -DENTRO DI TE- osservare tale quadro, ascoltare tale melodia e sentire tale poesia. Ciò che era al di fuori di te è anche dentro di te in maniera identica, cosicché il confine tra l’interno e l’esterno, il dentro e il fuori di te, sia così sottile da scomparire. Questo è ciò che IO faccio creando l’universo. Attraverso la creazione, l’emanazione e la manifestazione posso vedere e sperimentare ME stesso. IO SONO un flusso di coscienza unico, che cerca di “versarsi” nei vari “contenitori” e in questa procedura il contenitore cerca di diventare Coscienza e la Coscienza di divenire il contenitore. Detto in un altro modo, ciò che è reale cerca di penetrare l’illusione e l’illusione di divenire a sua volta reale. Ancora potremmo dire che la LUCE cerca di farsi spazio nell’ombra e l’ombra di farsi illuminare dalla LUCE. Cara creatura conosco le tue parole, i tuoi pensieri e le tue azioni, poiché esse SONO le mie. IO VIVO tramite te. IO ESISTO tramite te, persino nei tuoi errori, poiché di errori in realtà non si tratta.
Scelte percepite come poco utili e controproducenti rappresentano l’opportunità per farne altre più grandiose. Come emanazioni siete libere di ESSERE o NON ESSERE CIÒ CHE SIETE VERAMENTE. Qualcuno diceva: ESSERE o non ESSERE? Nella domanda c’è già la risposta. Voi manifestate -e nel farlo diventate- una personalità complessa, composta da numerose sub-personalità. Ogni sub-personalità possiede aspetti luce ed altri ombra. In realtà l’ombra È semplicemente mancanza di LUCE. Queste sub-personalità si manifestano in tempi e spazi differenti. Prova a pensarci: a casa ti comporti in un modo, sul posto di lavoro in un altro, con gli amici in un altro ancora. In ogni contesto emerge una SUB-PERSONALITA’, poiché ogni contesto diviene uno psicodramma e in ogni psicodramma trovi la sommatoria di tutte le SUB-PERSONALITA’ presenti in te. Se avessi la lucidità e consapevolezza per osservare costantemente, potresti notare come quello che accade dentro te e quello che accade fuori siano SEMPRE uno specchio uno dell’altro. Ovvero vedi al di fuori di te la sommatoria delle tue sub-personalità. In alcune specchi qualità in altre la loro mancanza di manifestazione. Un RISVEGLIATO è in grado di osservarle tutte e rimanere completamente lucido, poiché non sarebbe toccato da nessun impulso, emozione o sensazione, avendo già integrato qualsiasi sua sub-personalità, qualsiasi parte ombra. Integrare significa guarire e fare chiarezza. Ogni parte ha un’intenzione positiva e il risvegliato è in grado di riconoscerla e potenziarla in maniera armoniosa con le altre dentro e al di fuori di sé.
RISVEGLIATI! Il risvegliato vede le cose per quello che SONO, poiché lui semplicemente è arrivato a ESSERE consapevole di qualsiasi cosa, ovvero ha penetrato qualsiasi sua parte ombra facendovi LUCE.
Vera aveva gli occhi spalancati. Le parole la cullavano e le davano nutrimento. Le si aprirono decine di ricordi frase dopo frase. Aveva nuove prospettive dalle quali reinterpretare eventi passati. Sono tutte cose alle quali avevo già pensato, che avevo
già letto o sentito altrove, ma a volte il contenitore dell’informazione è tanto importante ai fini della comprensione quanto l’informazione stessa. Ora ragiona un attimo sui colori e la LUCE, per arrivare a capire un concetto fondamentale. Nell'esperienza quotidiana puoi osservare che vi sono corpi che non lasciano passare né LUCE, né colori, né forme: i corpi opachi. Vi sono corpi che lasciano passare la luce, ma le forme e i colori sono ben distinti: corpi traslucidi. Infine ci sono corpi che lasciano passare la LUCE, le forme e i colori e si definiscono: corpi trasparenti, come il cristallo. La LUCE bianca si scompone in diversi colori fra i quali siamo in grado di individuare il rosso, l'arancio, il giallo, il verde, il blu e il violetto, non nettamente diversi ma sfumati l'uno nell'altro. Un corpo trasparente colorato lascia passare la radiazione colorata del suo stesso colore e trattiene o assorbe tutte le altre. Emana il suo colore e trattiene gli altri. Spesso siete come corpi opachi che non lasciano passare la “luce” -la COSCIENZA- e non emanate le qualità che essa rappresenta. Il quel momento NON SIETE. Quando DIO vede l'ombra la integra e l'accetta. DIO è creatore e osservatore. Creazione e osservazione sono processi strettamente legati. DOVE DIO NON OSSERVA LÌ DIO NON DIMORA, TUTTAVIA È PRESENTE IN QUANTO RAPPRESENTAZIONE DI TALE STATO DI INCONSAPEVOLEZZA. Nel momento in cui diventate osservatori, SIETE anche creatori e apportate trasformazione in voi stessi. In quell’istante vi comportate come se FOSTE DIO. In quel momento SIETE. Voglio raccontarti una piccola storia. C’era una volta un raggio di luce, che nell’eternità del tempo, si era ritrovato parecchie volte a percorrere il tragitto dal Sole alla terra, sulla quale si rifletteva per poi tornare alla sorgente. Dopo aver fatto parecchi viaggi aveva deciso di fermarsi e rimanere nella Luce generatrice perché ne sentiva la mancanza. Era bellissimo perdersi in essa, in quella sensazione di tepore e protezione. Ma dopo poco tempo, sentendone il bisogno, chiese nuovamente il permesso di ritornare a viaggiare per illuminare luoghi bui.
“Grande Sole –mia sorgente generatrice- concedimi di viaggiare e vivere ancora nel cosmo, sento la necessità di portare la mia luce, sento un nuovo bisogno di essere utile e donare la mia essenza, proprio come fai tu con tutti e tutte noi.” Il Sole scaldò il piccolo raggio col suo calore e disse: “Piccolo dove vorresti portare la nostra luce?” “Oh vorrei essere tanto luminoso da poter far vedere con chiarezza dove c’è confusione, indicare la strada a chi si sta perdendo, dare la possibilità di ammirare la bellezza a chi, al buio, diviene cieco.” Il Sole strinse in un abbraccio colmo di amore il piccolo raggio e rispose: “Piccolo sei certo di volere ciò?” “Sì!” “Così sia, piccolo. Quando sarai nel luogo illuminerai il luogo, quando sarai nella stanza illuminerai la stanza e guiderai chi si è perso. Ricorda piccolo mio che IO SONO sempre con TE. Ricorda piccolo mio che ci saranno momenti in cui ti sentirai solo, in cui ti sentirai accerchiato dalle ombre. Sarai e donerai la mia Luce che è anche in te. Sei pronto per tutto questo?” “Oh sì! Ti ringrazio.” Il piccolo raggio lasciò andare una lacrima di commozione e un sorriso luminoso. “Allora vai, vola verso la vita e sii portatore di Luce. Ricorda tu sei un portatore di Luce.” Tu sei un raggio di Luce. È bene che te ne ricordi Vera.
Vera si era un po’ commossa e si sentiva imbarazzata nel sentirsi definire così. - Davvero una semplice ragazza come me, una ragazza che non ha fatto nulla di così eccezionale nella vita può portare Luce e Coscienza a altri? Sii umile, non modesta. Chiunque è potenzialmente un mistico.
“SAREI” VERAMENTE se lo ricordassi anche tu (proprio tu) che leggi in questo preciso istante, poiché tu sei una delle creature di cui SONO più fiero e a cui affido i compiti più difficili proprio perché conosco bene il tuo valore. Vai Vera! Ora torna a scrivere…
- D’accordo. Disse Vera, riponendo “Un messaggio per Te” sul tavolo del soggiorno e afferrando il pc portatile con l’intento di continuare “La storia di un messaggio per Te”. Era arrivato il momento di far leggere a Paolo il libro nel quale lui stesso era presente come personaggio. - Ok, vediamo come proseguire… Vera si accorse di provare sempre più affetto per quel ragazzo “immaginario” che aveva perso il padre proprio come era capitato a lei. Le dita ricominciarono a pigiare i pulsanti della tastiera.
LA STORIA NELLA STORIA DEL MESSAGGIO Sono arrivato a casa da circa mezz’ora, sono entrato e ho chiuso la porta. Dopo di che sono andato in bagno mi sono sciacquato le mani e la faccia, quella stessa faccia che sto guardando allo specchio ora. Mi osservo dritto negli occhi e mi sento completamente vuoto, mi sembra di essere in uno stato di trance ipnotica, di dormiveglia, è come se mancasse una parte di me. È tutto così surreale, mi sembra di essere in un film. Mi guardo e faccio fatica a capire chi sono. Prendo un asciugamano e me lo passo sul viso, lo piego e lo ripongo di fianco al lavandino. Mi dirigo in soggiorno e mi siedo sul divano. E ora cosa faccio? Potrei telefonare a qualcuno, forse ho bisogno di parlare con qualcuno, forse mi farebbe bene. Ma chi chiamo a quest’ora? Accendo la tv e faccio zapping. Non c’è nulla di interessante. Repliche dei programmi della giornata, televendite, un tg, un film in bianco e nero, un documentario sulla Nuova Guinea. Uso il televideo e do un’occhiata alle notizie della giornata. Niente… mi sembra tutto così lontano da me. Spengo il televisore e fisso il muro, il suo colore, le crepe, la superficie e i suoi segni. La mia mente ci gioca e crea forme e facce. Voci nella mia testa si rincorrono. Provo a seguirle, ma mi perdo. Ho la testa appoggiata allo schienale; mi tiro avanti, appoggio i gomiti sulle ginocchia e metto le mani fra i capelli. Comincio a ridere nervosamente, così nervosamente che poi scoppio a piangere e singhiozzo. Una lacrima mi arriva sulle labbra e ne sento il sapore salato.
Non lo avrei pensato possibile anni fa, ma mi manca… è tutto un punto interrogativo. Prendo un fazzoletto dalla tasca, tampono gli occhi e soffio il naso. Sento le endorfine che fanno effetto, sono più rilassato. Faccio un respiro profondo. Vedo sul tavolino il libro. Leggo sulla copertina “La storia di un messaggio per Te”. Sono proprio curioso di sapere quale possa essere questo messaggio, voglio proprio vedere. Lo afferro, lo apro e inizio a leggere. La domanda “Chi SIAMO?” si continua a ripetere in eterno e in eterno ne sperimentiamo la risposta. Non può che essere così. Non possiamo non ESSERE, poiché non possiamo non ESISTERE. E io chi sono? Cosa sto sperimentando? Ne avrei fatto a meno di sperimentare questi ultimi giorni… O forse no? Vera si rilassava sul divano… canticchiando canzoni dei Beatles… Erano passati circa 8 mesi da quando aveva finito e pubblicato il suo ultimo libro “I colori della felicità”… non era più riuscita a mettere insieme nulla di veramente soddisfacente per lei e per il suo editore…” Se ti può consolare nemmeno io penso di aver combinato molto negli ultimi mesi e non so quanto sarò in grado di fare nelle prossime settimane… Vera salì le scale pian piano… entrò nello studio… si mise a osservare i libri… Facendo scorrere le pagine di “Psicologia e alchimia” di Jung… Durante le vacanze poi, proprio in quello studio, lui le leggeva storie e racconti fantastici… Anche papà da piccolo mi leggeva racconti e storie… Oddio… mi manca! …la sua attenzione fu attirata da un piccolo libricino che non riportava né autore, né titolo sul bordo…“Un messaggio per Te”… aprì il libretto, dal quale cadde un foglio ripiegato… Ciao Vera, sono papà. Se stai leggendo questo foglietto è perché hai aperto UN MESSAGGIO PER TE… è un libro che si scrive mentre si legge e che capita nelle mani delle persone che ne hanno bisogno… Dove io leggevo frasi, tu vedevi cieli stellati, paesaggi meravigliosi e creature luminose. Il libro ai miei occhi era un racconto e ai tuoi, che non sapevi leggere, un insieme di stupende immagini… L’ho riposto nella libreria, nella certezza che lo avresti trovato nel preciso istante in cui ti sarebbe stato utile… so di certo che non mi rimane molto da vivere… sono veramente fiero e orgoglioso di ciò che sei, di ciò che hai fatto e di come vivi. Ti amo infinitamente. Papà…
Le parole risuonano in me come le note di una triste melodia. Mi scende una lacrima. Ho appena perso un padre e mi ritrovo a leggere questa storia. Avrà un senso? Voglio proseguire. …Vera aveva iniziato a piangere già dopo poche righe… Ti capisco Vera… ...quella sera di molti anni prima, in cui aveva già avuto fra le mani UN MESSAGGIO PER TE… le lacrime le erano scese copiosamente lungo le guance… Mi viene da ridere… è un riso amaro... Credo di non essere mai stato così in sintonia con qualcuno, come lo sono con questa Vera proprio ora. Strinse forte e con grande commozione il foglio contro il petto, bisbigliando sottovoce “Ti voglio bene papà, grazie”… fra le mani il libretto… iniziò a sfogliare la prima pagina… cominciò a leggere…“QUI e ORA… Siamo causa originaria dell’ESSER DIO da parte di DIO; se noi non fossimo, DIO non sarebbe DIO….”…Tu sei qui ora, e è meraviglioso che questo sia possibile… Come no!?! Non sai quanto!! ESSERE ciò che SEI, come SEI, dove SEI e quindi FARE ciò che fai rappresenta una cosa incredibile. Beh è un peccato che io non ne sia consapevole allora! Leggo e non capisco. Lo scritto sembra parlare a Vera, ma non solo… TU sei l’artefice di ciò che QUI sta scritto, sappi che MENTRE LEGGI, OSSERVI, DUNQUE CREI… Vera rimase di stucco, avrebbe voluto avere qualcuno accanto per chiedergli se stesse vedendo e leggendo quello che vedeva e leggeva lei… Aveva veramente con sé un libro magico? Un libro magico… un libro che le parla… un libro che non è altro che una proiezione? Oh guarda il primo versetto del Tao e poi… […]Al di fuori di ogni tempo e spazio, dove non vi sono inizio e fine, dove le cose non hanno forma e non sono ancora nemmeno delle idee, dove qualsiasi cosa è UNO, l’ESSERE cominciò a dialogare con il “non ancora” Se Stesso […] IO SONO Contemporaneamente “non” SONO IO SONO tutto IO SONO nulla "Nulla"? ESSERE qualcosa che non È? Chi SONO? Come SONO? Cosa significa "ESSERE"? Essere cosa? Essere chi? IO so chi sono, ma come faccio a esistere? …(Silenzio)… È impossibile. Io sono tutto e sono nulla. Come posso vedermi al di fuori di me? Non posso spostarmi, sono ovunque.”
Boh! Chi scrive cosa cerca di fare? Dove vuole arrivare? A cosa? Che dialogo strano. Non comprendo bene tutto. Sembra un dialogo di Dio (?) che parla fuori dal tempo e dallo spazio. Mi fermo, rifletto. Dio è nella sua creazione? Continuo, divoro le frasi. Tutto è un paradosso… penso al Tao e allo Zen… se risolvi il paradosso vedi il vero significato… ma gli opposti esistono? Mi alzo per bere un bicchiere d’acqua. Guardo fuori dalla finestra. Piove. Il cielo lava la terra. Faccio il numero di un amico… non risponde… uffa! Rido, piango, piango e rido. Qualche settimana fa lo portavo in giro con me, lo accudivo, lo ascoltavo ridevo con lui e anche di lui… Dio sei un ladro! Piove, i vetri sono pieni di gocce… Passa una macchina rossa per strada. Mi risiedo sul divano. Tossisco. Prendo una sigaretta da un cassetto. Ma io non fumo da due anni. L’accendo. Il fumo è nell’aria… l’aria mi entra dentro. Una boccata, tossisco, mi fa schifo… un’altra, un’altra ancora… mi sballa… la nicotina mi sballa… rido… una canna mi ammazzerebbe… guardo il tabacco che brucia e il fumo salire. Spengo la sigaretta. Mi alzo… apro un poco la finestra, mi annuso le mani che sanno di fumo. Vado a lavarmele e ho la nausea. Mi sciacquo ancora la faccia. Cammino, provo a fare il numero di qualche amico… nessuno risponde. Scrivo un messaggio a non so chi. No, lo cancello. Non so cosa scrivere. Mi sdraio per terra con un braccio sulla fronte. Mi rialzo, vado in cucina, apro il frigo. Prendo il vino ne verso un bicchiere. Prendo un’altra sigaretta l’accendo e bevo un sorso. Un’altra boccata, è profonda. Aspiro e trattengo. Puff! Sorseggio ancora. Alzo il bicchiere contro luce e osservo il colore del liquido. Vado ancora alla finestra. Una signora col cane e l’ombrello, un micio su di un muretto, due ragazzi si baciano su una vettura parcheggiata… Invidia… mi sento solo… ho un vuoto. Ancora sul divano prendo in mano il libro. Ritrovo il segno. […]L’ESSERE emanò un’eco di Sé. […] Così tu sei ME? Sì tu sei. Cosa? Siamo tutto. Tutto cosa? Nulla. Tu cosa vedi ora? Vedo ME. Puoi descrivermi? Io percepisco cosa sono mediante la tua interezza. Tuttavia non esisto. È vero, in TE ora vedo solo la nostra incomprensione. È necessario ESSERE complessi, per riconoscersi semplici... […] E da due divennero tre. […] Comincio a scorgere complessità… Dunque serve un'illusione attraverso la quale poterci osservare, non è sufficiente la sola suddivisione. Abbiamo bisogno di un luogo e un tempo, anzi di luoghi e tempi. Dove e quando questo nostro dialogo esiste? SEMPRE e OVUNQUE al di fuori dell’illusione. È ETERNO, ma effimero come un istante. Abbiamo bisogno di illuderci che ci sia un prima, un adesso e un dopo. Ma prima, dopo e adesso sono SEMPRE ADESSO… E
nell’illusione ci saranno molti prima e dopo, ma saranno tutti coesistenti… “Wow!” Esclamò Vera! Sembra un libro sacro che parla dell’universo, parla di Dio, della creazione. Pensò . Già. Vera si fermò un istante. Non era facile. Paolo stava ripercorrendo tutto il libro: sia le pagine che raccontavano la storia di lei, sia i dialoghi divini e fra non molto sarebbe arrivato a leggere di se stesso. Era una scatola cinese nella quale mentre scriveva era facile perdersi. Continuo, sfoglio, rifletto… […]L’ESSERE decise di creare infiniti spazi e infiniti tempi nei quali sperimentarsi sottoforma di ogni tipo di creatura. Tutto è energia e l’energia si muove e si condensa mediante funzioni operatrici primordiali che sgorgano dall’ESSERE e rendono tutto una sua manifestazione e rappresentazione. […]…Vera si soffermò su questa ultima frase e la ripeté lentamente nella propria testa “La domanda “Chi SIAMO?” si continua a ripetere in eterno e in eterno ne sperimentiamo la risposta. Non può che essere così. Non possiamo non ESSERE, poiché non possiamo non ESISTERE… È la frase che stava all’inizio del libro… Ora mi è più semplice attribuirle un altro significato. Dio che mal di testa. NOI SIAMO le nostre emanazioni, anche se le nostre emanazioni non SONO NOI… Dunque, l’Essere o Dio, comunque lo si voglia chiamare, prende Coscienza di sé e decide di autosperimentarsi e per farlo crea l’universo nel quale specchiarsi… ADESSO Dio crea questo intero mondo assolutamente in questo istante. (Meister Eckhart) C’è un campo di probabilità, uno spaziotempo nel quale TU, piccola matrice di luce (mia ulteriore e illusoria suddivisione) hai generato una trascrizione del dialogo che hai letto. Hai preso coscienza di come è avvenuta e avviene tuttora la creazione. Ti è piaciuta questa storia? Era uno stratagemma col quale darti un’idea di come l’universo sia stato creato e esista. IO, l’ESSERE, creo (emano se preferisci) “tutto” esattamente in questo istante. Mmm…? Per darti modo di comprendere come il “gioco” cosmico avvenga, ti ho raccontato di come ho preso coscienza di me e di come ho iniziato a dialogare con Me stesso, ovviamente sono UNO (Unico), ma contemporaneamente Molteplice nel manifestarmi. L’universo come incredibile gioco percettivo?
Ogni creatura è una mia emanazione e rappresentazione… anche tu…Quindi mentre tu (e altri) leggete, in realtà, sono IO (l’ESSERE) a fare l’esperienza di generare e sperimentare i campi di probabilità nei quali avviene ciò che state vivendo. Mmm… Non capisco una cosa… In che senso “altri leggete”? Oltre a Vera l’Essere si rivolge anche a qualcun altro… Si rivolge a me!! Me e altri che leggono…? Esistono altre copie di “Un messaggio per te”? No, ma esistono copie de “La storia di un messaggio per te”… Continuare a leggere poteva comportare inoltrarsi in qualcosa di inesplorato e sconosciuto e ciò le faceva paura… Un po’ mi fa paura… Mi gira tutto… L’ESSERE Dio gusta se stesso. Nell’atto di gustare se stesso, Egli gusta tutte le creature,non in quanto creature,ma le creature in quanto Dio. (Meister Eckhart) Dunque IO (l’ESSERE) sono connesso con tutte le mie infinite parti, esisto anche tramite te che stai leggendo. IO SONO te. Tuttavia tu non SEI ME. Le creature rappresentano ciò che IO SONO, eppure loro non SONO ME. Ma più esse si conoscono e più diventano ciò che IO SONO… Sono sempre stato agnostico. In certi periodi ateo. Ma se tutto questo avesse un senso? Può essere? …Il libro si rivolgeva direttamente a lei.“Io esisto anche tramite te… IO SONO te… Tuttavia tu non SEI ME.” Il libro sembrava un incredibile portale che la metteva in comunicazione con qualcosa di più elevato, con l’Essere creatore di tutto e questa cosa le stava parlando... Forse “qualcuno”, vuole farmi venire questo dubbio? Vuole farmi credere che sto leggendo la storia di una tizia che legge un libro magico, ma che il libro magico, mentre parla a lei parla anche a me? Possibile? Vera cercava di mettersi nei panni di Paolo. Come avrebbe reagito qualcuno leggendo quello che lui aveva letto? Probabilmente qualcuno sarebbe stato confuso, qualcuno più arguto avrebbe fatto dei collegamenti, qualcuno più scettico avrebbe forse buttato il libro. Del resto lei stessa nel leggere “Un messaggio per Te” si era più volte convinta di essersi autosuggestionata. Se era accaduto a lei che veramente aveva di fronte qualcosa di magico, chissà cosa avrebbe potuto pensare una persona molto razionale.
Sono stanco. Ho sonno, ma voglio proseguire. Possibile che nel giorno del funerale di mio padre mi sia capitato un libro del genere per “caso”? …Quando capirai che non esiste alcun “Dio”, allora sarai in grado di vedere DIO operare in ogni cosa, spazio e tempo...” Sorrido. Non può essere! NO… È solo una coincidenza! …Aveva sonno e le palpebre cominciavano a far sentire la loro pesantezza. Si sforzò di continuare almeno ancora un pochino, pensò, facendo un piccolo sbadiglio… Non è una cattiva idea quella di sbadigliare. Sbadiglio contagiato dal racconto. Sonno, stanchezza. Mi gratto una tempia e faccio un altro sbadiglio. Ritorno a leggere. L’anima è l’archetipo di Dio.(Carl Gustav Jung)… L’Infanta imperatrice –in effettirappresentava un po’ l’Anima del regno di Fantasia… Stai capendo? Non lo so, non so in cosa credere… So che ci sono ancora resistenze. L’illusione è parecchio reale quando la vivi. La “mente” spesso mente. Quando capirai che non esiste alcun “Dio”, allora sarai in grado di vedere DIO operare in ogni cosa, spazio e tempo. Tutto ciò che percepisci coi tuoi sensi è un gioco. Molto reale, ma comunque un gioco. Ci sei dentro. IO SONO lì con te. IO SONO in TE. IO SONO TE… Vera pur desiderosa di capire e continuare non riusciva più a tenere gli occhi aperti A chi lo dici!! … nella testa le riecheggiavano le parole del dialogo che aveva appena finito di leggere… Inferno e paradiso non esistono se non dentro di te. E ciò che è dentro di te lo ritrovi nel gioco della vita… piacere agli altri è solo uno stratagemma per piacere a se stessi… È vero, quante volto ricerco approvazione negli altri… La mattina seguente Vera si svegliò presto… Avrebbe iniziato a scrivere un metalibro, un libro in cui si parla del libro stesso… Il titolo sarà “La storia di un messaggio Te”. Disse solennemente…
Mi fermo, chiudo il libro e osservo la copertina. Il libro nel libro? Torno alle pagine. Ma chi l’ha spiegato ai neuroni di operare in un certo modo? E alle cellule e agli atomi? C’è dietro al loro agire comunque un’informazione, ma essa da dove viene? … le teorie del padre che vedeva l’universo come una specie di film olografico, una sorta di multipellicola, nella quale si creava la percezione dello spazio e del tempo… Le creature erano sue emanazioni e attraverso queste ESSO poteva ESSERE, immergendosi nel film olografico… Che io sia veramente un’emanazione di qualcosa di superiore? Forse lo siamo tutti? Forse viviamo un sogno mentre crediamo di essere svegli? Forse viviamo come personaggi di una storia e non ci rendiamo conto che la storia la stiamo scrivendo noi? Mi prendo la testa fra le mani e mi frego i capelli. Questo libro comincia a confondermi… ESSERE ciò che si È VERAMENTE è il fine ultimo dell’esistenza stessa… Esiste il “manifestare” (ESSERE), e il “non manifestare” (NON ESSERE)… Questi e altri contorti pensieri giravano vorticosi nella sua mente… Se “Un messaggio per Te” era un libro magico, beh lo sarebbe stato anche “La storia di un messaggio per Te”… Sicuramente mi sta facendo riflettere, ma è solo un libro! Per Dio! Se questo è veramente un mondo in cui è la Coscienza a creare, allora qualsiasi cosa percepita diventa una creazione e quindi qualsiasi libro capitati nelle nostre mani è un libro scritto nel momento in cui viene letto, cioè prende una forma nel momento in cui entra in gioco la percezione…” Mah… Forse è vero? Forse sto creando il libro che ho di fronte? Forse tutto ciò che ho attorno a me esiste in quanto io lo percepisco? Sarebbe pazzesco! Vorrebbe dire che in realtà siamo quasi tutti addormentati… Come diceva qualcuno? “Una vita inconsapevole non è degna di essere vissuta”? Aveva deciso di dividere il libro in due filoni, in uno avrebbe raccontato di se stessa… di come era giunta a scrivere il libro e di come lo stava scrivendo, nell’altro avrebbe narrato la storia di qualcuno che leggeva il libro de “La storia di un messaggio per te” e che sarebbe poi arrivato a leggere di sé nel libro stesso… Chissà! Magari allora parla un po’ anche di me! In fondo anch’io sto leggendo questo libro...
iniziò a digitare sulla tastiera quella che sarebbe stata la storia di Paolo, il lettore de “La storia di un messaggio per Te”… Non è possibile! Una coincidenza? Il mio nome! E se fosse… Mi alzo, faccio qualche passo e poi mi risiedo. Ho una sensazione strana. Intanto mi verso dell’altro vino. Continuo nella lettura. UN GIORNO PER CASO. Bevo. Mi gira la testa. Leggo. Mi sento fuori di testa. Ero nella sala d’attesa dell’ospedale e avevo appena spento il televisore, dopo aver seguito un paio di “notiziari”. Francamente il tubo catodico sembrava divenire sempre di più un mezzo distorcente la realtà, più che comunicatore di essa. Lasciai la sala, che senza la mia presenza era divenuta ormai deserta e mi riavviai verso la camera dove stava mio padre, attraversando il corridoio con passi silenziosi. Mentre camminavo, a ogni porta davo uno sguardo nelle varie stanze dei vari malati, chiedendomi quale fosse la loro storia e cosa stessero provando. In quel reparto spesso si entra malati e si esce morti o cadaveri ambulanti. Tutto questo non mi piace. Sembra un’altra coincidenza. Ho una strana sensazione. È così simile… A un tratto da dietro un muro - seduto sulla sua carrozzina e con tubi per l’ossigeno inseriti nel naso – sbucò il signor Giacomo, un vecchietto di 85 anni. Era lì per un problema ai polmoni. - Paolo! Vorrei avere ancora la tua età! Mi ricordo quanto fiato avevo! Guardami adesso… Il libro parla di… me! Assurdo! Me in ospedale, me con Giacomo! Giacomo… chissà come sta… voglio passare a trovarlo. Ma… è assurdo, parla di me! Disse indicandosi le cannette dell’ossigeno nelle narici. - Buonasera signor Giacomo, cosa fa ancora in giro? Su! La accompagno io in stanza prima… Ma è impossibile!! …le prometto che se si riposa e si rimette in forze, una sera, quando esce di qui, la porto fuori a cena e il caffè con la correzione glielo offro io… Stesse identiche parole!! Stesso dialogo!! Giacomo molto lentamente si alzò aggrappandosi al mio braccio e si coricò… - Dove vai? Prima di andartene lascia che io ti reciti una piccola
cosa… Giacomo accese la piccola luce sopra il letto, s’infilò gli occhiali e prese uno dei libri che aveva sul comodino. Non è possibile!! Sto sognando!! Leggeva tutte cose molto impegnative: aveva con sé La Divina Commedia, L’Orlando furioso e L’Orlando Innamorato, libri di poesie di Leopardi, di poeti scapigliati, di illuministi, degli ermetici, insomma tutte letture “leggere leggere”… Io sto sognando, mi sono addormentato e sono in un sogno, è impossibile che in questo libro ci sia veramente scritto quello che leggo. Sono confuso, sono distrutto, scioccato, ho bevuto e la mia mente si diverte a rielaborare questa giornata così, tramite questo sogno, è l’unica spiegazione!! …Non l'età grave impedisce di udire la vocina del bimbo interiore, anzi invita forse e aiuta, mancando l'altro chiasso intorno, a ascoltarla nella penombra dell'anima. E se gli occhi con cui si mira fuor di noi, non vedono più , ebbene il vecchio vede allora soltanto con quelli occhioni che son dentro di lui, e non ha avanti sé altro che la visione che ebbe da fanciullo e che hanno per solito tutti i fanciulli... C’è anche Pascoli… incredibile! Buonanotte caro Paolo, godi del tempo che la vita ti offre ancora per stare vicino a tuo padre, è il più bel dono che puoi fare a lui e a te stesso. Mi ero commosso, avevo gli occhi lucidi. Chi dei due aveva veramente guadagnato dal mio piccolo gesto di gentilezza accompagnandolo in stanza e promettendogli una serata in mia compagnia? Mi fermo e guardo il soffitto. È IMPOSSIBILE!!! Sfoglio le pagine, io che torno in camera da mio padre, che lo guardo. Oddio. Sto piangendo. Non ce la faccio. E poi continua con tutta la serata e ci sono i miei pensieri. Mi fermo. Sto ridendo dal nervoso. Sembro un idiota. Vera si arrestò e iniziò a riflettere su come portare avanti il racconto. Finora aveva parlato di Paolo, di come fosse in un ospedale per via del padre, ma non aveva ancora fatto nessun accenno al libro, nessun accenno a “La storia di un messaggio per te”. Ma come può essere? Come può Vera raccontare la MIA storia? In che modo posso iniziare a inserire questa cosa? Si chiese.
Cominciò a passeggiare per la casa mentre formulava varie ipotesi, finché dopo qualche minuto le venne l’idea e di corsa ripiombò sulla tastiera del pc. Come fa a sapere ciò che mi è successo? Come può riscrivere tutto in maniera così esatta? Leggo velocissimo, voglio capire! Io in stazione, in libreria… “blatero” il biglietto, dormo… Sto sognando… è l’unica spiegazione. Il “Paolo” nel libro sono io?… sono io…???!!!! Chiudo il volume e lo riapro. Com’è possibile? Parla di me. Io racconto di me nel libro. Vado allo specchio. Sì sono sveglio… Segni deliranti di confusione mentale, ma sono sveglio. Ho quasi paura… mi sento osservato e mi guardo attorno… Mi gira la testa… può essere veramente che io sia sveglio? UN MESSAGGIO RICEVUTO LEGGI Feci invio e mi misi a leggere “Grazie in tutti i modi possibili e immaginabili di essere ciò che sei”… Era un messaggio anonimo e da mittente sconosciuto. Strano. Chissà chi lo aveva spedito. Forse qualcuno che aveva sbagliato numero. Mah! È incredibile! O forse sono stata io Paolo… Disse Vera sorridendo, rendendosi conto che si stava affezionando al personaggio da lei creato. Il personaggio da lei creato? Ma che vuol dire? Sono dentro un libro? È impossibile!! …Appoggiai il libro sul tavolino dove l’avevo preso poco prima… C’era come QUALCOSA che continuava a dire “LEGGI”. Ma era tardi… Bene, per ora credo che basti! Si disse Vera e fece uno sbadiglio. Erano ormai un paio di ore che scriveva, rileggeva e correggeva e era stanca di starsene seduta. Così salvò tutto il lavoro svolto e decise di andare a fare una passeggiata… Non è possibile, non ci voglio credere! Ragiona Paolo. Sei tornato a casa e probabilmente ti sei addormentato o forse sei sconvolto e ti trovi in una qualche fase allucinatoria. È l’unica spiegazione! Non può che essere così! Sono scosso, tutto qua! E se non fosse così? Come faccio a capirlo?! Vera era stanca, ma voleva continuare. Nemmeno lei sapeva dove la storia sarebbe “sbarcata” e era curiosa. Inoltre, era come se non volesse lasciare Paolo da solo. Aveva la necessità di continuare e così fece.
Posso fare solo una cosa a questo punto. Continuare a leggere. È l’unica soluzione per poter capire cosa sta accadendo. Torno a sciacquare il viso… nello specchio la mia immagine. Sono spettinato e ho l’espressione di un nevrotico. Ritorno in soggiorno. La storia di un messaggio per Te è lì. Mi chiama. Riapro il libro. …Si mise velocemente le scarpe… Mentre camminava faceva grossi respiri… Aveva percorso decine di volte quella zona e spesso col padre… le tornò alla mente una delle interessanti discussioni che aveva avuto con lui proprio lì… le chiese di leggere alcuni fogli tutti spiegazzati che aveva estratto da una tasca: un testo da lui scritto… Credo che tuo padre sia stato veramente una persona stupenda Vera. Anche lui ha una storia. Un’altra storia nella storia… Una storia come tante… Un’altra metafora. Il palazzo è l’universo, il palazzo è l’uomo. Dentro l’universo c’è l’uomo e dentro l’uomo un universo. Fuori e dentro si specchiano. Starnutisco. Mi alzo e prendo una coperta. Fuori piove a dirotto. Anzi è diventato un temporale. Vedo i lampi e sento i tuoni. Metto la coperta sulle spalle e riprendo il libro in mano. Salta la luce. Non c’è corrente. Aspetto una ventina di secondi immobile. Niente, la luce non torna. Nel buio e con le mani in avanti, cammino cercando di non urtare cose. Ah! ah! Sembra di essere nella storia, dentro la storia, dentro al libro. Arrivo a un armadio. Cerco la chiave. Click! Si apre. Le pupille si stanno dilatando. Vedo qualche contorno. Afferro una candela. Piano cerco di tornare al divano. Inciampo nel tappeto. Mi saltano i nervi. Sono a terra. Tiro cazzotti al pavimento e piango. Passa un minuto e mi calmo. Sento il rumore del mio respiro. FFF.. FFF.. FF..F.. FFF.. FFF. Mi risuona nella mente. Sono più calmo. Mi rialzo e cerco a tastoni la candela che mi era caduta dalle mani. La raccolgo. Finalmente arrivo al divano. Cerco l’accendino sul tavolino. No è in tasca. Lo estraggo e accendo la candela. Luce. Ora vedo i contorni di tutto. Prima era buio. Faccio colare un po’ di cera sul ripiano affianco. Ci appoggio la candela. Cade. Faccio colare ancora la cera e riprovo. La candela resta in piedi. Ora ho il libro in mano. Continuo. È meglio essere d’esempio che fornire un consiglio. Quanto è vero! Mi fermo. Rifletto. Quando sono pignolo con gli altri in realtà parlo a me stesso? Angeli e demoni, luce e ombra nella testa, nel cuore e nel corpo. Rido.
Penso a Marzullo che dice “La vita è un sogno o i sogni aiutano a vivere?”, “Si faccia una domanda e si dia una risposta”. Rido. Gli occhi ancora sulle pagine. In questo momento vengo colto da un pensiero: chi mi dice che in realtà io -ora che sono tornato a essere me stesso- non sia altro che un’altra emanazione, di un’altra emanazione, di un’altra emanazione e di altre emanazioni all’infinito all’interno di un altro infinito gioco? Non mi sorprenderei… a questo punto tutto è possibile. Chi sono ora? Vera e Giulio. Parlano, si confrontano. Quanto è simpatico tuo padre Vera… Illuminazione e scetticismo. Risveglio e razionalità. QUANDO FAI PULIZIA DENTRO, POI RITROVI PULITO ANCHE FUORI. Fuori è troppo spesso un casino, forse è ora che inizi le pulizie dentro. Giocano all’esorcista. Sono buffi. Vorrei aver avuto con papà, il rapporto che Vera ha con Giulio. È un circolo vizioso! Penso male, agisco male e penso peggio. Beh, anche molto logico e razionale dopotutto. Il karma, il buddismo. Interno e esterno. L’universo è un ologramma. Passato, presente e futuro, sono tutti ADESSO. Creo scegliendo fra le possibilità. Cos’è la fisica quantistica? Affascinante boiata? CIO’ CHE CREDO SIA VERO -CON “TUTTO” ME STESSO- DIVENTA VERO PER ME. Vediamo solo ciò in cui crediamo? Conviene ampliare le proprie convinzioni… ...il processo di creazione in verità è un processo di scelta fra le infinite opzioni già presenti nell’universo. Nell’ologramma creato da Dio. La scelta è creazione? Allora ho fatto parecchie scelte sbagliate. Sbuffo. Sento la responsabilità della mia vita. La colpa non è più degli altri. “Anch’io sono un tantino confuso…”. Figurati io!!! “…Beh dal caos si genera l’ordine.”
Si è riaccesa la luce, posso spegnere la candela. Continuo a leggere, ma mi sdraio e appoggio la testa sul cuscino… Chi osserva crea. Mmm. … una parte di lei molto razionale tendeva a ridimensionare quanto accaduto con il termine “autosuggestione”… riprese a sfogliare il magico libro che le aveva lasciato il padre… Io sono causa di me stesso secondo il mio essere che è eterno, e non secondo il mio divenire che è temporaneo. Perciò sono non-nato e secondo il modo non nato non posso mai morire… Sono coscienza che proietta un corpo? Dubiti ancora che questo libro si stia scrivendo mentre lo leggi? Parla anche a me? “Un messaggio per te” anche questa volta l’aveva tirata in causa in una maniera diretta tanto da non lasciar più spazio al caso o alla suggestione. Quel libro si stava veramente scrivendo mentre veniva letto… Ciò che non le era chiaro e che non capiva era chi fossero “gli altri” a cui aveva fatto riferimento il libro in precedenza. Credi di essere l’unica a leggere? Vera non sei l’unica a leggere… No, infatti. Di sicuro sto leggendo anche io… Altri? Beh chiunque abbia questo libro in mano. Leggeranno anche di me quindi? Ho freddo. Mi sento solo. Che confusione, non comprendo! Sembri titubante. Vuoi altro per convincerti? Di tuo hai prodotto tutto ciò che ti serviva per capire. Capire che insieme a te, anche qualcun altro (da qualche parte nel futuro) sta leggendo ciò che tu stessa leggi. Ma allora è veramente così? Ma compreso cosa? Disse, rendendosi conto che stava parlando con le pagine di un libro… Continuamente genero messaggi, in tutte le forme e in particolare per inviare questo ho bisogno che tu scelga di continuare a scrivere il tuo libro e loro continuare a leggerlo. Non posso credere veramente che questo stia succedendo!
Ma chi sono “loro”? Noi che leggiamo il tuo libro. Noi Vera! Io! Esclamò. Loro. Chiunque stia leggendo il libro che stai scrivendo… Vera era stordita, del resto non le era ancora capitato di dialogare con un libro. A alta voce chiese “Non sono forse l’unica a leggere questo libro?” No Vera! Io sto leggendo insieme a te! Vera si sentiva un po’ schizofrenica. Si era calata talmente tanto nella parte di Paolo che era come se parlasse alla se stessa nel passato, cercando di farle capire quello che le era chiaro solo ora mentre scriveva. Oddio! Sto parlando con un libro… sto parlando col personaggio di un libro… Sto impazzendo! Rido per il nervoso…. Nel tuo libro riporterai ciò che ti è capitato negli ultimi giorni e anche ciò che qui stai leggendo. Racconterai LA STORIA DI UN MESSAGGIO PER TE. Sì! Sì! Ma quello che non capisco è perché ci sia dentro anche la mia storia… In questo preciso istante qualcuno sta leggendo il libro che tu non hai ancora finito di scrivere e più precisamente sta leggendo queste parole. Ricordi? Passato, presente e futuro sono tutti ORA… Tiro la coperta, mi sento raggelare. Sono all’interno di un paradosso. Qualcuno nel futuro stava già leggendo la sua storia e anche quella di Paolo. “Va bene andrò avanti a scrivere, anzi non vedo l’ora!” disse… si raccolse i lunghi capelli neri e dopo un paio di minuti ricominciò a digitare. Questo è troppo! Nel libro io parlo di oggi. Io al funerale. La mia mente torna a due giorni fa quando l’ho visto morire. Dopo alcuni giorni di ospedale, i medici ci hanno suggerito di portarlo in un centro per malati terminali, poiché non c’era più nulla da fare… Piango, non ce la faccio… ...nella sua funzione distruttiva della logica e della razionalità aveva portato a galla tutta la dolcezza e il candore, che nel corso della sua vita, aveva trattenuto e raramente condiviso…
Mi manca, mi manca, adesso mi manca… ... eravamo seduti sul divano e lui vicino a lei le diceva con tenerezza “Non essere gelosa, perché sei la più bella di tutte... Generava affetto il suo nuovo e bambinesco modo di fare… Scusami, scusa per anni non ti ho capito, non ho capito che avevi bisogno di aiuto per essere quello che ho visto solo alla fine. Sono triste, malinconico. Non comprendo più cosa stia accadendo. Mi fermo, mi alzo in piedi e continuo a leggere. Mi risiedo. Lui muore. Ciao papà – erano anni che non dicevo quella parola, non la usavo nemmeno quando avevo bisogno di rivolgermi direttamente a lui - passa a trovarci ogni tanto… Piango e… e mi voglio bene, mi perdono e lo perdono. Continuo. Me ne vado dal cimitero, salgo in macchina e ascolto Brian May. And another you Wakes up with another me, for that's the way we’ve come to be in another world in a different place… piango finalmente, piango e mi sento più leggero anche se malinconico… Sorrido con le lacrime agli occhi. Sto vivendo tutto due volte, ma vedermi da fuori mi fa amare me stesso che soffre. Mi fermo un secondo. Affondo nei cuscini e poi… Piango di commozione, di gioia, di malinconia. Mi sfrego gli occhi con una mano. Riprendo a leggere. Faccio fatica. La luce è poca e bassa. La vista è stanca. Ho sonno. Resisto. Questa illusione la vivo fino alla fine. Mi rendo conto che sono quasi sempre una reazione spontanea. Tutti siamo quasi sempre reazioni spontanee. Dov’é la consapevolezza? Torno alle pagine precedenti e rileggo stralci a caso. IO SONO lì con te. IO SONO in TE. IO SONO TE. Puoi ESSERE protagonista consapevole nel gioco e non solo comparsa. Puoi cambiare tutto con un respiro. Nel delirio mi alzo e guardo il muro. Forse ci posso passare attraverso. Mi avvicino e lo tocco con una mano. Faccio un passo indietro. Lo sguardo è fisso sulla parete. Cammino. Tiro una testata contro. Ahi! Mi accarezzo la fronte e mi risiedo. L’emanazione che È NOI, è quella in cui non c’è più spazio altro che per ESSERE AMORE, e l’AMORE è TUTTO ciò da cui il tutto illusorio prende origine. Quindi quella emanazione è ovunque poiché è tornata all’origine, alla sorgente, cioè NOI. Quella
emanazione è UNO, e paradossalmente TUTTE le creature messe insieme. Diviene la più unica e la più universale. Rido. Forse Dio è in me, ma io non sono ancora tornato a essere Dio. Riprendo il segno e continuo da dove mi ero fermato. Vera si fermò dopo aver scritto tutto questo di getto… si addormentò dolcemente e iniziò a sognare il padre… Sono qui per scusarmi con voi. Vi osservo e vedo come spesso agiate e facciate cose per acquistare valore di fronte agli altri per sentirvi importanti… per arrivare “primi”, per essere i migliori… cosa significa la parola CAPOLAVORO? …SIETE DEI CAPOLAVORI. Ognuno di voi lo è, ognuno di voi è un CAPOLAVORO! Siamo capolavori inconsapevoli. È la disistima il malessere dell’uomo? Giulio ha ragione… i bambini… Kardiatou… Marco… Stefano… ...credete che fare un goal in più durante una partita di pallone, avere un vestito più bello, un videogioco nuovo, vincere a battaglietta o arrivare primi in una qualsiasi cosa faccia di voi un CAPOLAVORO più di quanto già lo siate? Mi appare tutto così ridicolo ora. La competitività, l’economia, i fatturati, le vittorie… che senso ha? per cosa? per chi? …forse quelle parole sarebbero state utili oltre che a bambini piccoli, anche ai bambini “grandi”, lei compresa e dopo qualche istante si riaddormentò. Hai ragione Vera…. Vera si era risvegliata… Le doleva il collo… aveva messo un po’ di ordine in casa… era ansiosa di ricevere altri input dalle tre mistiche voci… andò all’ultima pagina… Le parole continuavano a cambiare, le frasi sparivano per ricomparire differenti, in un miscuglio che diveniva illeggibile. Mmm… non puoi andare oltre ciò che non ti è ancora chiaro… Le pagine prossime a questa per ora sono solo “campi di probabilità”. Potresti trovarci scritto qualsiasi cosa. Sai bene che questo libro si scrive mentre viene letto e non puoi leggere la fine di qualcosa di cui non è ancora scritto il “mentre”.
Esatto. Ma quello che mi chiedo è: se ora io andassi a sbirciare alla fine del libro cosa ci troverei? Sfoglio le pagine. Tutto è già scritto. Nulla di “incredibile”… Torno indietro e proseguo. L’ultima pagina di quel magico libro era per ora un insieme di possibilità, tutte contemporaneamente valide, per quello vedeva parole, righe e frasi scriversi e cancellarsi. Sì, ma alla luce di tutto ciò che ho letto finora, perché la stessa identica cosa non accade anche a me leggendo questo libro? O leggendo qualsiasi libro? Allora è tutto falso. Mi sono lasciato suggestionare. Ci sarà una spiegazione razionale… no? Il libro che hai fra le mani è solo un mezzo illusorio col quale fare altra esperienza e diffondere inform-azione… È una vita che ti accade e che accade a tutti voi… Solo che non ve ne rendete conto. In ogni istante le risposte sono lì attorno. Siete “addormentati”, confusi e distratti, perciò non ve ne rendete conto. Ora te ne accorgi solo perché tramite questo libro il processo di proiezione è rallentato, ma in ogni istante è la tua percezione a dar forma a tutto ciò che ti circonda. Rallentato? Cioè Vera vede i campi di probabilità, le infinite possibilità solo perché il suo libro rallenta il processo di “inform-azione”? O forse io ho già inconsapevolmente fatto delle scelte certe? Le cose prendono una forma quando le osserviamo? La forma di una sola di quelle infinite possibilità? Supposizioni, ipotesi, sciocchezze? Ho le mani e i piedi gelati… È notte fonda, forse quasi mattina. Ma non posso dormire. Voglio capire. Forse nulla era necessariamente reale, ma appariva come tale nel momento in cui vi era la percezione. È così? IL TUTTO… I vangeli gnostici! Capisci? Non è un caso che tu abbia il libro fra le mani. Vera sta ora scrivendo per se stessa, ma lo fa anche per te, come del resto tu che leggi lo fai per tuo proprio piacere, ma ti assicuriamo che ciò genera effetti anche su altri. L’Essere aveva ripreso a riferirsi a qualche lettore nel futuro, un lettore o una lettrice non di “Un messaggio per Te”, ma de “La storia di un messaggio per Te”. Me per esempio… Chiudo gli occhi non ce la faccio più. Tento di resistere, mi sto addormentando. Vera era esausta. Erano parecchie ore che dedicava energia a quelle pagine. Si strofinò gli occhi. - Dormiamoci su Paolo. Ci vediamo domani. Spense tutto dopo aver salvato il lavoro svolto, andò in cucina scaldò una tazza di latte come “cena”. Poi senza pensarci troppo decise di andarsene a letto. - Voglio essere in forma per domani. Voglio finire la tua storia Paolo.
-7Quando proietterai tutta la LUCE che SEI, SARAI veramente, e vedrai intorno a te le cose, le situazioni e le persone divenire luminose.
Erano circa le 9 del mattino. Vera aveva dormito ininterrottamente per tutta la notte e finalmente si era svegliata eccitata poiché ansiosa di riprendere a scrivere. Si alzò dal letto stiracchiandosi e si avviò verso la cucina facendo qualche respiro profondo. Prese il latte dal frigo e ne mise un po’ in un pentolino accendendo il fornello per farlo scaldare leggermente. Appoggiò poi sul tavolo cereali, miele, una mela, coltello, cucchiaio e tazza. Versato il latte, ormai caldo, divorò la mela. - Che fame, ieri sera non ho mangiato nulla! Prese una cucchiaiata di miele e lo girò nella tazza, dove versò poi anche i cereali. Nel giro di un minuto aveva spazzolato tutto. E si sentiva sazia. Appoggiò le cose sporche nel lavandino e si diresse verso il bagno. Si diede una sciacquata, si asciugò celermente e poi si vestì con un paio di jeans e un maglione bianco; mancavano solo le scarpe da ginnastica che stavano in soggiorno. Mentre le allacciava pensava e si osservava nel pensare. Cominciava a sentirsi sdoppiata. Pensava a Paolo e si immedesimava in lui. - Inizio a preoccuparmi, sembro schizofrenica! Grazie a ciò che le era accaduto negli ultimi giorni si era resa conto di quante volte in passato aveva avuto la tendenza a essere negativa nei riguardi del futuro e di ciò che sarebbe potuto accadere seguendo un sogno o un obiettivo e spesso tutto questo pessimismo si basava su nulla, magari anche solo su un’infima probabilità che qualche cosa andasse storto. Aveva capito come tutte queste “seghe mentali” avessero influito sulla sua vita, sui suoi progetti e sulla loro realizzazione. Si era spesso tarpata le ali da sola, ascoltando voci “sabotatrici” dentro di sé. Dopo aver letto così tante cose sul fatto che il pensiero fosse creatore, solo ora cominciava a capire effettivamente come e perché. Sentiva maggiormente che parte dell’umanità fosse in letargo, lontana dalla vera consapevolezza che le è propria. Dopo essersi vestita decise di scendere in giardino e si fermò qualche istante a ammirare e ascoltare la natura intorno a sé. C’era un bel sole, gli uccellini cantavano e era allegra.
-Grazie! Grazie! Grazie! Disse sorridendo. Faceva questo sempre più frequentemente, non perdeva occasione per ringraziare l’universo, la natura o qualunque nome gli si volesse dare. C’erano state alcune settimane in cui aveva compilato più o meno tutti i giorni una lista della GRATITUDINE. Dopo poco tempo aveva riempito parecchie pagine accorgendosi così di quante cose le fossero accadute per le quali essere riconoscente e di come se ne sarebbe dimenticata se non le avesse annotate, focalizzandosi solo su ciò che non andava. Si era lentamente convinta che dimostrandosi sempre più grata, l’universo le avrebbe donato sempre più eventi, incontri, situazioni e cose per le quali dimostrare gratitudine. Così era stato! E per lei l’aver trovato “Un messaggio per Te” ne era una prova. Dopo qualche minuto di contemplazione del paesaggio ritornò in casa e si rimise al pc. - Arrivo Paolo! Era il momento di portare a termine quella storia.
UN’ALTRA SORPRESA Riapro gli occhi e cerco di alzarmi… ho male alla testa e al collo. È mattina. Sono confuso… Ieri? Il funerale, le sigarette, il vino, caos nella mente. IL LIBRO! È lì, caduto a terra… Stavo leggendo, mi sono addormentato e ho sognato di essere nel libro e raccontare… la candela è lì… mi massaggio le tempie e poi il collo. Mi chino raccolgo il libro e sfoglio le pagine… È tutto vero! Mi alzo e vado a sciacquare la faccia. Mi guardo allo specchio… sto ancora dormendo? Torno in soggiorno e riprendo il libro. Trovo il punto in cui ero arrivato e continuo a leggere… Non c’è separazione, la separazione è un’illusione necessaria per manifestarsi… SIAMO UNO… L ’Essere. Ancora discorsi sulla percezione. Una creazione divina non È DIO, eppure lo È… Sull’Essenza… Attraverso la creazione, l’emanazione e la manifestazione possiamo vedere e sperimentare noi stessi… Il risvegliato vede le cose per quello che SONO…
L’ombra, le sub-personalità, siamo poliedrici… La Luce, i colori… Spesso siete come corpi opachi che non lasciano passare la “luce” -la COSCIENZA- e non emanate le qualità che essa rappresenta. In quel momento NON SIETE… Osservare vuol dire creare? L’Essere racconta una storia. Un’altra metafora. Il Sole e il raggio di luce… ...vola verso la vita e sii portatore di Luce. Ricorda tu sei un portatore di Luce. Anch’io? Davvero una semplice ragazza come me, una ragazza che non ha fatto nulla di così eccezionale nella vita può portare Luce e Coscienza a altri? Forse sì, perché no? Sii umile, non modesta. Chiunque è potenzialmente un mistico. “SAREI” VERAMENTE se lo ricordassi anche tu (proprio tu) che leggi in questo preciso istante, poiché tu sei una delle creature di cui SONO più fiero e a cui affido i compiti più difficili proprio perché conosco bene il tuo valore. Davvero? Oddio… sto ancora parlando con… con chi? Con un libro? Vai Vera! Ora torna a scrivere… Era arrivato il momento di far leggere a Paolo il libro nel quale lui stesso era presente come personaggio… Vera si accorse di provare tenerezza per quel ragazzo “immaginario”… Immaginario? Mi gira la testa! Esisto? Vivo all’interno di un libro? No, non è possibile… Sono arrivato a casa da circa mezz’ora, sono entrato e ho chiuso la porta. Dopo di che sono andato in bagno mi sono sciacquato le mani e la faccia, quella stessa faccia che sto guardando allo specchio ora… Io a casa… non è possibile!! Voglio capire, voglio continuare! …Vedo sul tavolino il libro. Leggo sulla copertina “La storia di un messaggio per te”. Sono proprio curioso di sapere quale possa essere questo messaggio, voglio proprio vedere. Lo afferro, lo apro e inizio a leggere.
IO STO LEGGENDO ME STESSO CHE LEGGE IL LIBRO! La domanda “Chi SIAMO?” si continua a ripetere in eterno e in eterno ne sperimentiamo la risposta. Non può che essere così. Non possiamo non ESSERE, poiché non possiamo non ESISTERE. E io chi sono? Cosa sto sperimentando? Ne avrei fatto a meno di sperimentare questi ultimi giorni… O forse no?
C’è tutto! Io mentre leggo e penso!! È pazzesco!! Proseguo a leggere e c’è la mia mente, i miei pensieri, i miei commenti, quello che ho fatto stanotte!! Io che leggo i dialoghi, leggo di Vera e Giulio. Nel buio che cerco una candela. Sto leggendo me stesso che legge il libro… mi gira la testa. Vera si sentiva un po’ schizofrenica. Si era calata talmente tanto nella parte di Paolo che era come se parlasse alla se stessa del passato… Starnutisco. Mi fermo e prendo un fazzoletto di carta dalla tasca. Soffio il naso e vado avanti. Strofino gli occhi e mi gratto la fronte. Nemmeno lei sapeva dove la storia sarebbe “sbarcata” ed era curiosa. Inoltre, era come se non volesse lasciare Paolo da solo. Dove sono finito? Sto impazzendo… Voglio capire! Proseguo la lettura. Qualcuno si prende gioco di me? Forse ho scritto il libro e ne ho perso la memoria? No impossibile! Ancora Vera… ...aveva dormito ininterrottamente per tutta la notte e finalmente si era svegliata eccitata poiché ansiosa di riprendere a scrivere… Cominciava a sentirsi sdoppiata… Pensava a Paolo e si immedesimava in lui… non perdeva occasione per ringraziare l’universo… Arrivo Paolo! Era il momento di portare a termine quella storia… È incredibile! IO IO IO IO! Di nuovo! Qualche minuto fa! Mi sveglio! Il mal di testa, il collo, mi lavo la faccia! E poi… IO STO LEGGENDO ME STESSO CHE LEGGE IL LIBRO! La domanda “Chi SIAMO?” si continua a ripetere in eterno e in eterno ne sperimentiamo la risposta. Non può che essere così. Non possiamo non ESSERE, poiché non possiamo non ESISTERE. C’è tutto! Io mentre leggo e penso!! Oddio! Ora sto leggendo me stesso che legge di se stesso! Mi sale un brivido per schiena. Sto arrivando a leggere ciò che penso e faccio. È incredibile! IO IO IO IO! Di nuovo! Qualche minuto fa! Mi sveglio! Il mal di testa, il collo, mi lavo la faccia! E poi… IO STO LEGGENDO ME STESSO CHE LEGGE IL LIBRO! La domanda “Chi SONO?” si continua a ripetere in eterno e in eterno ne sperimentiamo la risposta e cioè NOI. Non può che essere così. Non possiamo non ESSERE, poiché non possiamo non ESISTERE.
C’è tutto! Io mentre leggo e penso!! Oddio! Ora Sto leggendo me stesso che legge di se stesso! Mi sale un brivido nella schiena. Sto arrivando a leggere ciò che penso e faccio. Com’è possibile? C’è scritto quello che penso. Sto leggendo nella mia mente. No, aspetta, prova a pensare a qualcosa. Spaghetti! No troppo banale! Un numero grande! 1325111! AAAAHHHH!!!! Nel libro c’è tutto! Ma è incredibile! Ma… no! Cos’è? Come fai a leggermi nella mente??? Calmati Paolo. Ti spiego tutto. Tutto cosa? Chi sono. E chi sei? Dove sei? Diciamo per la precisione che ti spiego chi sei tu. Chi sono io… io sono Paolo. Com’è possibile ch’io legga i miei pensieri presenti in un libro scritto nel passato? E tu come fai a saperli? (Come è possibile tutto ciò?) La risposta è semplice. Tu sei me… o meglio sei una parte di me. E sei un personaggio all’interno di un libro. Un personaggio di fantasia, della mia fantasia e come tale non puoi che essere qualcosa che ho preso e rielaborato dalle mie esperienze, informazioni e ricordi. Vuoi dire che io non esisto? (Mah… santo cielo! Io non… e… possibile? È illusione!) No esisti. Esisti all’interno della storia. Ci sei dentro. E ti ringrazio, poiché tramite te ho potuto far entrare nella storia anche me e chi ci sta leggendo ora. E ricorda che sia i tuoi pensieri coscienti che quelli a altri livelli di consapevolezza io li vedo e posso scriverli… Mi sei dentro e fuori (ma cavoli…) Altri ci stanno leggendo? Ora? Credo di sì. O ci leggeranno o ci hanno già letto. Ma leggendo il libro in cui sei, avrai capito che lo spazio-tempo presente, passato e futuro sono tutti un eterno ora.
Sei crudele! Ti odio. Come mai dici questo? Se io sono un personaggio della tua fantasia, allora sei tu la causa di tutte le mie sofferenze. E io non esisto neppure. Sei una mia creazione è vero. Ma questo non significa che quello che hai passato non abbia uno scopo. In ogni caso mi spiace se hai sofferto. Tu puoi decidere della mia vita in ogni istante. La domanda che mi viene in mente è: tu scrivi i miei pensieri, o io penso ciò che tu scrivi? È una bella domanda. Entrambe le cose. Non è vero che tu non esisti. Paolo tu esisti in me, in ogni persona che legge, e esisti in qualche parte dell’universo. Ricordi? Non puoi pensare o immaginare nulla che non esista in qualche parte dell’universo. Credo che in uno spazio-tempo, in una dimensione parallela tu esista. Ti senti così irreale? Non ci capisco più nulla. Sto leggendo una conversazione che è nella mia testa. Penso e trovo scritto il mio pensiero e poi le tue risposte. Vero. Ti fa sentire un “Dio” l’avere potere sulla mia vita? Eh? Ma veramente… Dio è tutto ciò che È. Sì, sì, sì… c’ero quasi cascato… tu e le tue belle paroline e teorie. (Dannazione…!) Scommetto che non esiste nemmeno “Un messaggio per Te”!! No, ti sbagli esiste, è tutto vero. Calmati… Stai sereno, tutto diverrà, a poco a poco, sempre più chiaro. Riesci a capire che tu sei una parte di me? Non c’è separazione. Io scrivo solo quello che ho dentro. Vuoi dire che quello che mi è capitato è capitato anche a te? Beh, non in maniera identica. Ma molto simile sì. Anche tu perdi il treno, lasci in giro le cose, dimentichi di O B L I T E R A R E - Oh! L’ho detto giusto! - il biglietto? Mi è successo… sono un po’ sbadata…
E mio padre? La malattia? L’ospedale? Il funerale? Tutta roba mia, lo ammetto… mio materiale inconscio. Anch’io ho perso mio padre nello stesso modo. Alcuni dettagli è stato necessario romanzarli un po’, ma in linea generale, la tua storia assomiglia parecchio alla mia. E tu assomigli parecchio a me. E Giacomo? Chi è? Tuo nonno? No, era un mio zio pittore e poeta… c’è un po’ di me in tutti quelli che ho citato e che hanno avuto a che fare con te… Potrei dire che sei una mia emanazione. Non hai fatto altro che salire il palazzo di sette piani di cui hai letto in “Una storia come tante”, e ora sei arrivato alla sorgente. Eri al buio e ora hai acceso la luce e ti stai rendendo conto dell’illusione. Possiamo parlare di altro adesso? Sì. E ora io che faccio? Se tu smetti di scrivere io non esisterò più! Tutt’altro. Ti ho spiegato che posso immaginare solo ciò che esiste in qualche dimensione, luogo e modo. E la mia vita? Mio padre? Chi è? Cos’è? Non esiste nemmeno forse! Esiste per lo stesso motivo per cui esisti tu. Come anche mio padre esiste ancora in qualche parte della griglia olografica. In una qualsiasi forma in altri passati e in altri futuri. Mi sono accorta che avevo la necessità di rivivere e ri-sperimentare me stessa che viveva la perdita del padre. Grazie mille… Così l’ho sperimentato anch’io! Un’esperienza fantastica… (era necessario veramente? ) Sii sincero. Ti è stato utile in qualche modo? Forse sì, ma -anche se tutto ciò che mi circonda appare ancora così reale- riesci a comprendere che cosa comporta realizzare di essere il personaggio di un racconto, di essere un’immagine nei tuoi pensieri, di essere una tua proiezione? Ti dico che lo comprendo. Perché alla fine io stessa sto realizzando di vivere nel sogno di qualcun altro. Di qualcosa chiamato Coscienza, Dio o chissà chi… Non ci avevo pensato… se le riflessioni che hai posto hanno qualche verità, allora non c’è grossa differenza fra me e te. No, effettivamente no.
Mi sento ancora così confuso… è stranissimo leggere i miei pensieri mentre si creano. E ancora più strano pensare che se saltassi le pagine troverei già scritto qualcosa che non ho ancora pensato… In qualche parte dell’universo io ho già terminato il libro e credo che ci siano mille e più modi in cui io possa terminarlo. Inoltre potrebbe anche esserci la possibilità che io non l’abbia concluso o che lo concluda in chissà quanto tempo. Ti prego finiscilo. Voglio continuare a leggere e sono curioso! Allora è venuto il momento di salutarci. È bene che io prosegua con la storia. No aspetta, ho bisogno di te! Resta ancora su questa pagina ti prego! Mi stanno salendo la paura e l’ansia… (Che faccio ora… senza di lei..?) Paolo io sono in te, e tu sei in me! Non siamo veramente in queste pagine. Esse sono solo il mezzo con cui abbiamo comunicato ora in questo spazio-tempo. E cosa faccio? Fa ciò che credi migliore per te. Finora hai lasciato che io tramite la mia volontà creassi la tua realtà. Ti consiglio di fare in modo che la tua volontà diventi la mia. E come? Riflettici, credo che nel libro ci sia qualche spunto… nel frattempo ti saluto. Non so cosa dire. Poco fa ti odiavo… Ora non più, anche se hai ribaltato la mia vita in poche pagine. Sono ancora frastornato! (Frastornato è un eufemismo…) È normale, lo sono stata anch’io a mio tempo… Ora è opportuno che io vada. Ho un libro da finire. Ma quindi tu sei Vera? È così che ti chiami? Ahimè! Credo proprio di sì, ah!ah! E come proseguirà il libro? Non lo so ancora, lo sto scrivendo proprio adesso. Non ti resta che andare avanti a leggerlo. Per ora ti saluto, ma ho la sensazione che ci incontreremo più avanti nel libro o forse in un’altra storia!
No aspetta! E se volessi parlarti? Se avessi bisogno di avere qualche informazione da te? Non ti resta che guardarti attorno… leggi un libro, ascolta una canzone, sfoglia una rivista, guarda la natura, ascolta le persone con cui stai parlando… Sarò sempre io, ricorda che esisti nei miei pensieri e nelle storie che io creo e che tutto ciò che in esse è contenuto arriva da me… Eri nella bufera questa notte, eri nel caos, ma non ti ho forse fornito delle risposte? Mentre io entravo nella tua testa, non sei forse entrato nella mia? Mentre ti conoscevi, non mi hai forse conosciuto? Mentre pensavi non ero forse io a pensare? Credo di sì. Bene. In futuro potresti farmi andare un po’ meglio le cose? Potresti farmi sperimentare un po’ di felicità? Mi stai pregando? Oddio! Sì, sembro un fedele con il suo idolo… Pensi veramente di aver bisogno di chiedermi qualcosa? So prima di te ciò di cui hai bisogno… Ti conosco meglio di quanto conosca me stessa e forse è proprio per questo che ti ho creato in questo libro… per conoscermi. Ti ripeto. Fai in modo che la mia volontà diventi la tua volontà. Ma come? Conosciti! Capirai che tu sei una parte di me. Non è così facile crederlo. Insomma ti e mi sto leggendo… sono in un racconto, ma è tutto così reale! Non riesco ancora a crederlo veramente, non ne sono ancora così convinto. Non sono ancora certo che tu sia me, che la separazione sia solo illusione! Hai a disposizione un’eternità di storie per convincerti. Vivile! Stai attento ora, perché ti sto scrivendo qualcosa che è fra le più vere che esistano e se riuscirai a averne la consapevolezza niente potrà fermarti e niente ti farà più paura.
Ci sono momenti in cui ti senti perso, vuoto, colpevole e non sai che fare, la confusione regna. Ti sembra di essere impotente,
l'ansia e la paura salgono dalla bocca dello stomaco e un brivido di gelo ti percorre la schiena. Questi momenti sono quelli più importanti, sono quelli coi quali puoi veramente cambiare le cose. Sono i momenti in cui sei di fronte a una porta che ti darà accesso a altro, a qualcosa di più elevato e splendido. In questi momenti manca la consapevolezza, il coraggio e la forza per rendersene conto; rendersi conto che il guaio è opportunità, che la COSCIENZA INFINITA merita FIDUCIA, che se in quei momenti riesci a osservare allora puoi integrare la disgrazia, la sofferenza e soprattutto l'insegnamento che hai perso dentro di te. Puoi sublimare e trasmutare come un grande alchimista una bassa energia, nella vibrazione più alta e splendida. Quelli sono i momenti in cui sei incollato a un traguardo, ma accecato dall'ego non lo vedi. Quei momenti sono il sale e il condimento che ti permette di assaporare l'istante in cui il traguardo sarà superato, la porta varcata, il confine con il vecchio oltrepassato. L'ultima resistenza è sciolta, un altro passo verso la realtà è compiuto e vedi finalmente l'illusione che hai generato. Un altro gradino verso l'alto è stato scalato e TU SEI un po' più cosciente, un po' più COSCIENZA, SEI un po' più CIÒ CHE VERAMENTE SEI e un po' meno il tessuto mentale ingannevole attraverso cui pensavi di vivere e vedere il vero. Ora grazie a quei momenti TU SEI più vicino all'ESSERE e l'ESSERE pervade un pezzo in più di Maya, dell’illusione. Ti sei aperto a Dio e Dio si manifesta tramite TE. Ora guardi indietro e provi un misto di leggerezza e malinconia. Senti quasi un vuoto. Paradossalmente salutare il passato non è così semplice, anche se quel passato ti piaceva poco e mentre lo vivevi ti rendeva insoddisfatto. Durerà poco questa sensazione, un'altra avventura comincia, un'altra corsa verso il nuovo è iniziata. La vita è un susseguirsi di attivazioni, elaborazioni, integrazioni e di estasi. Un cammino
dalla Sorgente... alla Sorgente; dall'Inizio a un nuovo Inizio, dalla Creazione e manifestazione all'ESSERE. Mi sta pervadendo un senso di leggerezza e sento queste parole vere come non mai, anche se credo che per comprenderle fino in fondo mi serva molta altra esperienza. Lo rileggerò. È arrivato il momento dei saluti, vero? Già. Sembri triste… sii sereno invece, sono in te e tu sei in me. Farò in modo di ricordarlo. Beh, allora ciao! Credo che andrò a riposarmi. Poi chissà… Ottimo! A presto! A presto! Vera non aveva mai discusso con il personaggio di un suo libro, era un fatto nuovo che le aveva dato una sensazione di concretezza, le era sembrato molto reale, più di quanto avesse potuto immaginare. Voleva scrivere ancora qualcosa su di lui, voleva dargli un saluto che fosse di buon augurio. - Vediamo se ti piace quello che mi sta venendo in mente Paolo. Arrivederci.
ARRIVEDERCI PAOLO Paolo aveva smesso di leggere il libro, si stiracchiò sbadigliando mentre si avviava verso il bagno per fare una doccia. Si spogliò e si lavò in pochi minuti, fece la barba, e poi accese il pc connettendosi a internet. Rispose brevemente alle mail e ne trovò una che pubblicizzava un corso di crescita personale intitolato. “Tu sei un capolavoro e puoi creare ciò che vuoi”. - Mmm… Spense il pc e andò a guardarsi un po’ di tv. C’era un film, e la prima cosa che sentì fu un pezzo di dialogo fra un uomo e una donna e lei diceva a lui: “Basta che immagini una qualsiasi cosa e io la farò per te. Sono sempre con te, puoi sentirti protetto.” Paolo si ricordò ciò che aveva detto Vera nella sua storia: “Non ti resta che guardarti intorno… leggi un libro, ascolta una canzone, sfoglia una rivista, guarda la natura,
ascolta le persone con cui stai parlando… Sarò sempre io, ricorda che esisti nelle storie che io creo e che tutto ciò che in esse è contenuto arriva da me…”. - Mmm… Ah!ah! Rise pensando a Vera e alla scena del film… era “lei” a parlare? Fece zapping, ma come al solito trovò ben poco di interessante. Spense la tele, si mise la giacca e andò a farsi un giro a piedi. Uscito dalla porta di casa si trovò di fronte la Signora Conti, la sua vicina che stava rientrando ora dalla spesa. Era una vecchietta simpatica e lo invitava spesso a mangiare, perché le faceva piacere avere la compagnia di qualcuno, specialmente di un giovane. - Salve Signora! Come andiamo? - Oh bene! Quando passi a trovarmi? - Appena riesco… magari mi offre un caffè questa sera? - Certo! Lo sai che mi fa piacere. - Allora ci vediamo dopocena. - Sì… Paolo mi spiace tanto per tuo padre. - La ringrazio. La nonnina si avvicinò, gli mise una mano sulla spalla cercando di costringerlo ad abbassare la testa. Paolo si chinò leggermente e lei all’orecchio gli disse: - Lui ti amava profondamente e era molto fiero e orgoglioso di quello che sei e che fai. Sei un bravo ragazzo, buono e gentile, continua così. - Grazie… d’accordo signora, seguirò il suo consiglio. A questa sera! Arrivederci! - Ciao! Scese le scale con dei saltelli, pensando che fosse strano che la Signora Conti gli avesse detto quelle cose; era la prima volta che gli sussurrava qualcosa all’orecchio e che si metteva a parlargli “così” intimamente. -Mmm… ahah! Vera!! Grazie… Uscito dal palazzo, guardò in alto e vide il sole, poi abbassando gli occhi trovò per terra una moneta da due euro. La raccolse sorridendo e si mise a camminare per le strade della città. Infilò la moneta in un cappello per terra, dinnanzi a un musicista di strada che suonando una chitarra cantava “La collina dei ciliegi” di Battisti e Mogol. “E se davvero tu vuoi vivere una vita luminosa e più fragrante cancella con coraggio quella supplica dagli occhi.
Troppo spesso la saggezza è solamente la prudenza più stagnante E quasi sempre dietro la collina è il sole. Ma perché tu non ti vuoi azzurro e lucente? Ma perché tu non vuoi spaziare con me? Volando intorno alla tradizione, come un colombo, intorno a un pallone, frenato e con un colpo di becco, bene aggiustato farlo rotolar giù, giù, giù… e noi ancora ancor più su, planando sopra boschi di braccia tese. Un sorriso che non ha, né più un volto, né più un’età. E respirando brezze che dilagano su terre senza limiti e confini, ci allontaniamo e poi ci ritroviamo più vicini, e più in alto e più in là, -se chiudi gli occhi un istanteora figli dell’immensità. Se segui la mia mente, se segui la mia mente, abbandoni con coraggio le antiche gelosie. Ma non ti accorgi che è solo la paura che inquina i sentimenti? Le anime non hanno sesso, né sono mie. No non temere, tu non sarai preda dei venti, ma perché non mi dai la tua mano? perché? Potremmo correre sulla collina e fra i ciliegi veder la mattina! Che giorno è?! E dando un calcio ad un sasso residuo d’inferno farlo rotolar giù, giù, giù… E noi ancora ancor più su, planando sopra boschi di braccia tese. Un sorriso che non ha né più un volto né più un’età… E respirando brezze che dilagano su terre senza limiti e confini, ci allontaniamo e poi ci ritroviamo più vicini, e più in alto e più in là, ora figli dell’immensità. “ Paolo ascoltò tutta la canzone sorridendo “Adesso stai facendo la spaccona Vera… ah!ah!” e poi continuò la sua passeggiata, notando che tutto era pieno di messaggi per lui, poiché tutto era solo un racconto di Vera e Vera attraverso ciò che lo circondava gli parlava continuamente e questo lo faceva sentire al sicuro e protetto.
Nei giorni successivi Paolo terminò di leggere “La storia di un messaggio per te” e abbandonò tante paure che aveva in passato realizzando molte cose speciali, divenendo un portatore di felicità e sorrisi, e con la sua volontà cambiò molte cose nella sua vita, ma questa è un’altra storia e la racconteremo un’altra volta. Vera aveva terminato il racconto di Paolo e lo aveva concluso citando una frase che Micheal Ende usava ne La storia infinita. - Bene. Sono contenta. Stasera correggerò eventuali errori. Ma ora voglio finire di leggere “Un messaggio per Te”. Spense il pc e prese con sé il libricino che il padre le aveva lasciato nello studio anni prima. Si accomodò sul divano e sfogliando velocemente le pagine, riprese a leggere da dove aveva interrotto.
IL MESSAGGIO PER TE Un solo DIO Padre di tutti, che è al di sopra di tutti, agisce per mezzo di tutti ed è presente in tutti. Lettera agli Efesini 4,6 Quando l’Anima desidera sperimentare qualcosa, proietta davanti a sé un’immagine dell’esperienza e poi entra nella propria immagine. (Meister Eckhart)
Ti sei convinta? Hai ancora paura di essere poco umile facendoti tramite di COSCIENZA? Pensi di ESSERE poco degna?
- Solo ora mi rendo conto di vivere ciò che ha vissuto Paolo con me. Comunque, sì. Mi sento oltremodo presuntuosa nel poter pensare di ESSERE il tramite di qualcosa di divino. Cosa penseranno gli altri? Cosa penserà di me chi legge? Forse che sono blasfema o che sono arrogante, poiché mi arrogo il diritto di scrivere qualcosa che proviene da… Dio?
Hai quasi paura a scrivere quella parola. Non ti sei ancora capacitata che DIO non esiste? - In che senso non esiste? “DIO” è una parola… Tutto quello che pensate riguardo a “DIO” è fuorviante, qualunque idea. Non esiste ragionamento che possa dare una spiegazione definitiva. Ci hai provato, ma sai bene che per capire che cosa È l’ESSERE, puoi solo sperimentarlo. Hai bisogno di divenire puro ESSERE. Solo allora SEI completamente. DIO È l’ESSERE.
- D’accordo. Questo credo di averlo capito. Pare che te ne dimentichi. Tu vuoi riuscire a far capire agli altri chi È DIO, chi IO SONO, e hai paura di fallire. Ma lasciati dire una cosa: hai fallito in partenza, nemmeno la Vita ci riesce. Lo fa tutti i giorni, tutte le ore, tutti gli istanti. La Vita stessa cerca di ESSERE tramite le creature e tu pretendi di poter scrivere qualcosa che sia comprensibile a tutti riguardo all’Essenza, quando la Vita stessa manifesta la propria stessa incomprensione? È impossibile a ME stessa come Essenza comprendermi e per farlo utilizzo la creazione. Togliti questo peso e responsabilità. Hai solo un messaggio da portare, come ne vengono inviati infiniti in ogni parte dell’universo. I messaggi sono fatti per essere captati e interpretati. Tu stessa non ti sei accorta di quanti ne hai visti nella tua vita. Costantemente IO, l’ESSERE, parlo a ME, parlo alla mia emanazione, ma i messaggi per arrivare a buon fine hanno bisogno di qualcuno che li ascolti, li veda, li senta. Scrivi! Poco importa se non verrai compresa, poco importa se qualcuno dirà che hai elaborato una sciocchezza, che il tuo stile è troppo semplice o complicatissimo. Questo libro capiterà nelle mani di chi sarà pronto a leggerlo. È PRIVO DI SENSO QUANTO TU DIA VALORE ALL’OPINIONE DI PERSONE ALLE QUALI NON VORRESTI ASSOMIGLIARE… La VITA è lo scopo e quindi ogni cosa in essa ha una motivazione. Come va ora?
- Un po’ meglio…
Sei ancora perplessa. Ti chiedi chi sei tu per ESSERE degna e capace di portare un messaggio divino. Perché non lo SARESTI? Chi SEI per non poter ESSERLO? Hai spiegato che DIO è in tutto, che l’Essere è nella sua creazione, che è la sua stessa creazione, che DIO È CREAZIONE. E allora non può agire tramite te come tramite chiunque e qualunque cosa? Ti rendi conto che negandolo sminuisci DIO STESSO e il suo potere? Mi stai sminuendo, e di conseguenza ti sminuisci! Tutti sono mistici e canali per la Coscienza, qualcuno se ne accorge, altri no.
- Hai ragione, ma un conto è quando l’UNIVERSO agisce tramite qualcuno e questo qualcuno ne è inconsapevole, un conto è presumere consapevolmente di portare un messaggio. SEI una creazione, SIETE creazioni, emanazioni e manifestazioni. Tu sei consapevole solo in parte di ciò che stai facendo, altrimenti non saresti qui a scrivere un libro per trovare spiegazioni. Sai bene che questo libro lo stai scrivendo per TE. E tu stessa non hai compreso fino in fondo il suo significato. Parli al lettore, ma in fondo stai parlando a te stessa. E cosa credi che stia facendo IO? Parlando a te parlo a ME stesso. IO cerco di ESSERE ciò che SONO, proprio come cerchi di farlo TU; IO cerco di far comprendere a te, proprio come TU cerchi di far comprendere agli altri. Che differenza c’è? TU SEI COSCIENZA, ricordalo.
- Ma come faccio a esserne sicura? A volte mi sembra di essere un’ingenua a credere nelle cose in cui credo. Innanzitutto se ti senti un’ingenua significa che ancora non le credi fino in fondo. Le vedi, le sperimenti, ma vuoi qualcosa di eclatante… Eppure negli ultimi giorni hai visto accadere diversi eventi eclatanti! Ma vuoi i “miracoli”… vuoi spettacolo… Hai lo spettacolo dell’universo di fronte a te quotidianamente. Riesci più di altri a vedere la COSCIENZA dietro alle cose, ma ciò non ti basta.
- Mi piacerebbe essere più certa e non avere altri dubbi. Vuoi un’ulteriore dimostrazione?
- Sì.
Ti chiedo di fissare con lo sguardo un punto di fronte a te. Mentre tieni gli occhi immobili con la loro coda puoi osservare fino a dove la tua visuale arriva. Ciò farà sì che tu veda bene i contorni dell’intera immagine. Mentre fai tutto ciò puoi renderti conto che questo è lo schermo del cinema universo e quella che vedi è la diapositiva olografica in cui hai scelto di inserirti. Ora ascolta i suoni che le tue orecchie percepiscono, respira l’aria e sentine il profumo, fai caso alla sensazione che ha la tua pelle venendo a contatto con i vestiti, con qualunque altra cosa tocchi e con ciò su cui sei seduta. Nel fare tutto ciò puoi scegliere di prenderti un minuto per concentrarti.
- Fatto. Fra poco lo rifarai. Ma prima rifletti su cosa accade a una pellicola cinematografica e cosa accade in un gioco virtuale nel quale indossi un casco. Quando sei al cinema una pellicola gira e la LUCE attraversandola proietta su un muro le immagini in essa contenute. La LUCE DIVINA fa lo stesso col film-universo. L’unica differenza è che essa sceglie diapositive che rappresentano un determinato stato di COSCIENZA. TU come LUCE DIVINA attraversi la diapositiva olografica e la proietti e nel farlo ci entri e la vivi. Quando scegli diapositive olografiche in cui accadono cose che poco armoniche stai proiettando ciò che non SEI. O meglio proietti solo parte della LUCE che SEI, poiché parte la trattieni. Quando proietterai tutta la LUCE che SEI, SARAI veramente, e vedrai intorno a te le cose, le situazioni e le persone divenire luminose, questo a prescindere da ciò che accade. Vedrai il divino in TUTTO, proprio perché tu stessa avrai ricordato di ESSERE emanazione divina; è la percezione che crea la realtà. TU divieni nell’ologramma LE SCELTE CHE FAI. TU divieni CIO’ CHE SCEGLI DI SPERIMENTARE. Tutto diviene una manifestazione di quanta COSCIENZA manifesti, ovvero di quanta COSCIENZA SEI. Ci sono diapositive che vengono attraversate totalmente dalla LUCE, altre meno. In realtà nel proiettarle le crei; prima esistono solo come probabilità di esistenza. TU SEI. Ma quanto lo manifesti nell’ologramma? Più manifesti e più diventi COSCIENZA all’interno del film-universo, ovvero manifesti COSCIENZA all’interno del film-universo. ESSERE coincide col MANIFESTARSI. Se riesci a ricordati di ESSERE, se ne SEI CONSAPEVOLE SEMPRE, allora puoi scegliere consapevolmente le diapositive da sperimentare. Ovvero le crei, ovvero manifesti TE STESSA per
CIÒ che SEI VERAMENTE. Ciò avverrà spontaneamente, hai solo da fare pulizia nella mente, nell’ego, nella personalità, nel tuo apparato psicofisico, nel tuo avatar, nel tuo personaggio. Tutto questo integrando, sciogliendo e lasciando andare la paura e lasciando spazio all’AMORE.
- Non è proprio “semplicissimo” da comprendere e da mettere in pratica. La LUCE DIVINA crea l’universo attraverso le ANIME in cui si è frammentata. Si manifesta nell’universo proiettando Se stessa al di fuori di Sé. ESSERE o NON ESSERE? Questo È la scelta che avete da compiere.
- Ma se tutto è manifestazione e non manifestazione, allora un sasso cos’è? Non ha coscienza! È anch’esso manifestazione. È la COSCIENZA che si manifesta nell’ESSERE priva di Sé. Un sasso non ha consapevolezza, ma la sua struttura molecolare contiene comunque INFORM-AZIONE. In questo senso la COSCIENZA diventa sasso tramite l’INFORM-AZIONE che proietta. Ai tuoi occhi un sasso ha una forma, una consistenza, un peso, un colore. È composto da un certo materiale che dà certe sensazioni al tatto, un certo odore e anche un certo sapore. Chi ha spiegato alle particelle subatomiche, agli atomi e alle molecole del sasso di comportarsi in un certo modo? Nessuno, sono solo manifestazione di un’informazione che arriva dalla COSCIENZA. Lo sai bene! Assumono un determinato stato energetico che voi poi attraverso i sensi rielaborate. Ma nell’infinitamente piccolo potete vedere come tutto SIA né più né meno che energia in movimento. Non esiste particella che non possa essere scomposta in altre più piccole.
- D’accordo. È dentro di voi la concezione della creazione e non fate altro che manifestarla. Create dipinti, musica, film, storie, racconti, giochi mimando l’atto di creare dell’ESSERE. Create anche realtà virtuali, mimando l’illusione che vivete. Giochi di ruolo e virtuali. Ora puoi rifare l’esercizio di prima e dopo un minuto circa, chiudi gli occhi. Dimmi, cosa accade?
- Mmm… beh non vedo più nulla, eh!
I tuoi cinque sensi sono lettori della tua stessa proiezione. Gli occhi leggono la parte visiva della tua proiezione. Quando li chiudi non vedi nulla. È come se avessi calato il sipario sul film, giusto?
- Credo di sì. Hai calato il sipario sullo specchio olografico che riflette la manifestazione di quanto SEI. C’è chi dice che gli occhi siano lo specchio dell’ANIMA, nel senso che osservando lo sguardo di una persona si possono capire tante cose. Ma c’è anche un altro significato in questa affermazione. Nel senso che la tua vista, il tuo vedere e percepire sono un tuo specchio, lo specchio di quanto SEI COSCIENZA, ovvero di quanto SEI VERAMENTE. Puoi fare ancora una volta l’esercizio nei minimi particolari e quando ti senti pronta SII COSCIENTE di ESSERE un’ANIMA inserita in un’illusione, proiettata da TE STESSA in quanto ANIMA. … Senti come cambia…
- Sì. Oddio! Come stai ora?
- Bene, grazie. Rifletti un istante su cosa siano i ricordi. Siete abituati a pensare che essi si trovino all’interno del cervello. Ma realmente non si è riusciti ancora a dare delle spiegazioni esaurienti su come e dove immagazziniate immagini, suoni, sensazioni, emozioni, odori e sapori. Potete forse dire quali zone del cervello si attivino mentre pensate o rammentate qualcosa, ma non avete ancora dimostrato che nella zona cerebrale che si attiva, si trovi il “file”.
- E quindi? Se ti dicessi che il cervello è un ologramma lettore di ologrammi? Quando pensi, quando ricordi o quando immagini qualcosa che speri che accada o che hai paura che accada, i tuoi occhi si muovono e zone del cervello si attivano.
- Certo. Ma… In quell’ istante state ricercando nell’illusione olografica informazioni. È come un’enorme mappa di fronte a voi. State ricercando o nel passato o nel futuro, ma in realtà È tutto un eterno presente. Il pensiero crea proprio per questo, poiché quando visualizzi eventi futuri stai leggendo campi di probabilità e nel leggerli li stai scegliendo. Non vi è nulla di certo finché non compi delle scelte, ma ti conviene ESSERE scrupoloso verso i pensieri, le idee, le sensazioni, le emozioni -che scegli/crei- nei confronti della tua vita “futura”. Di istante in istante scegli e crei i fotogrammi del film olografico che proietti e che andrai a proiettare.
- Interessante, anche se un pochino faccio fatica a crederci… Il cervello è un processore, un computer. Ma il disco fisso non si trova al suo interno, ma è la griglia illusoria olografica dove sono presenti tutti i “file” già letti e non ancora letti. Riflettici.
- Sicuramente. Siamo arrivati alla fine del libro vero? Manca ancora una cosa. IL MESSAGGIO PER TE. Per TE che hai scritto e per TE che hai letto. Lasciami terminare Vera.
- Certo. Ora mi sento pronta. Scriverò tutto ciò che ho vissuto in questi giorni e tutto ciò che mi è stato comunicato. Grazie. Sai bene che SONO in TUTTO, quindi tutto È un messaggio per TE, ti basta osservare e stare in ascolto. La risposta arriverà, quando ne avrai la necessità e in una qualsiasi forma. Siete i personaggi di un libro ben più grande e importante, il libro della Vita.
- Sì certo. Grazie ancora. Mi sono divertita moltissimo a leggerti. A presto, SII CIO’ che SEI VERAMENTE in pensieri, parole e azioni. È lo scopo della VITA. ESSERE.
- Farò del mio meglio. Sono ansiosa… a TE la parola. Grazie. Ecco IL MESSAGGIO PER TE.
Ti sto comunicando in quanto COSCIENZA e LUCE. Mi sto trasmettendo perché voglio renderti partecipe di quello che vedo mentre Ti osservo, mentre cerco di penetrare nei tuoi occhi, pieni di qualcosa che le parole non sono in grado di descrivere. Ti sto informando per renderTi partecipe di ciò che vedo mentre osservo come cammini, come Ti atteggi, come Ti muovi, perché in quei momenti vedo finalmente l’Essenza nella sua MANIFESTAZIONE. Se solo potessi vederTi come ti vedo IO –come ti vede l’AMORE- vedresti quanto di luminoso c’È in TE, quanta LUCE propaghi in ogni metro di terra che percorri, ma non solo in quel metro… Il tuo viso, i tuoi lineamenti, il suono della tua stessa voce sono veramente armonia, arte e musica. Quando parli, quando ridi, mentre esisti IO DANZO e posso ESSERE CIÒ CHE SONO. Ti osservo e MI vedo fluire tramite TE, parlare attraverso TE, cantare attraverso TE. GRAZIE! In quanto LUCE AMOREVOLE GENERATRICE e SORGENTE, in quanto COSCIENZA ti grido il mio ringraziamento. Nel MIO creare ti genero, e nel tuo esistere finalmente MI SPERIMENTO, MI MANIFESTO e FINALMENTE SONO L’ESSERE. Sei una creatura splendida, e con tale aggettivo intendo un’infinità di cose, poiché veramente splendi e illumini, prendine atto. Con tutta l’umiltà di cui posso essere capace in questo istante, TI saluto, TI abbraccio, TI AMO. L’ESSERE
Spero tu possa capire cosa intendo, poichÊ tramite queste parole -questo MESSAGGIO che ti dono- elogiando TE, rendo merito a ME, all’atto di CREARE e alla Vita.
-8L’universo implode e esplode dentro e al di fuori di sé, l’universo è dentro se stesso e dentro se stesso ritrova il suo esterno. Vera aveva finito di leggere “Un messaggio per Te”, aveva “parlato” forse con la parte più profonda di sé, forse con una suggestione, forse con l’ESSERE, ma era rimasta positivamente scossa da quel colloquio che le aveva permesso di sentirsi più sicura e leggera. La sera andò a dormire e cominciò a sognare. Si trovò a passeggiare in un parco, il sole splendeva scaldando tiepidamente la pelle e l’aria fresca aveva il profumo del nettare dei fiori in primavera. Vera si fermò e si sedette in mezzo a un prato. Era in pace con se stessa e in assoluta tranquillità. A un tratto vide avvicinarsi due bambini mano nella mano, un maschio e una femmina. - Ciao! Come ti chiami? Chiese la bimba. Era vestita con un abitino bianco, aveva i capelli lunghi e splendenti e un sorriso raggiante. Il bambino, invece, era un po’ grassottello e bassoccio, ma dall’aria simpatica. - Vera e voi? - Io sono Fiordiluna e lui è Bastiano. In quel momento Vera si rizzò in piedi con gli occhi sbarrati. Possibile che io abbia davanti a me l’Infanta Imperatrice di Fantasia e Bastiano Baldassare Bucci, il bimbo che leggeva La Storia Infinita? - Siamo proprio chi pensi tu! Disse il maschietto. - Ma allora sono in un sogno? - Che importa? - Già! Che importa? Risposero uno dopo l’altra Fiordiluna e Bastiano. - Ti va di fare una passeggiata con noi?
- Mmm… sono un po’confusa… ma sì! Quando sarebbe ricapitato a Vera di fare una passeggiata con due personaggi di uno dei suoi libri preferiti? Era un sogno? Beh, valeva la pena gustarselo prima che finisse. I due bambini la presero per le mani e cominciarono a camminare insieme. - Sai Vera, ho solo una vaga idea di quello che vorrei dirti, ma lascerò che l’istinto parli per me e mi guidi parola dopo parola e frase dopo frase. - Avete un messaggio da darmi? - È arrivato il momento di andare oltre lo sconforto, oltre la critica e oltre la rabbia. Disse Bastiano in tono serio. - Cara Vera noi siamo qua per dirti di essere ottimista, di sorridere e gioire. - Che intendete dire? - L’universo è pieno di Luce, ma spesso siete occupati a giocare col “buio”. - Troppo spesso lasciate che parassiti e pessimi pensieri creino sofferenza. Vera cominciava a capire di cosa stessero parlando. - Tuttavia comportarsi come parassiti non conviene, perché ci si rende ancora più privi di Coscienza perdendo definitivamente se stessi, il proprio Essere, e soprattutto chi può aiutarci a crescere. - Ma di chi state parlando? - Di chi ruba, di chi vive sulle spalle degli altri, di chi uccide, di chi violenta, di chi giudica, di chi critica, di chiunque metta qualcuno nelle condizioni di poter soffrire. - Capisco, ma ognuno non crea forse la propria realtà? Ognuno non è forse responsabile di ciò che attira nella sua vita e gli accade? - Sì, certo! Ma gentilezza, amore e compassione sono gli strumenti per giungere al paradiso in terra, e chi se ne dimentica diviene inesorabilmente strumento dell’ombra. Anche chi non ha fiducia nell’ESSERE UMANO e nelle sue risorse e possibilità! - Avete paura! Avete convinzioni così sballate e poco utili!! - La percezione… la percezione e i pensieri che ne fate conseguire creano il mondo in cui vivete. Rifletti sul potere differente che date a eventi opposti: quando vedete qualcuno scortese o maleducato, qualcuno che non rispetta l’ambiente e la terra, quando venite a conoscenza di uno sgarbo, un furto, una violenza o un’ingiustizia che pensieri avete? - Beh, che il mondo stia andando a rotoli, che non ci si possa fidare di nessuno, che sia impossibile cambiare le cose. - Già! E il bello è che lo dite con grande convinzione… - Ma perché sembra proprio così! È demoralizzante vedere che anche con tutti i più buoni propositi succedano così tante cose che generano sofferenza e rancore!
- Mi stai dicendo che tu SEI SEMPRE DI ESEMPIO? Che manifesti sempre saggezza e consapevolezza? MI STAI DICENDO CHE TU SEI SEMPRE CIO’ CHE SEI VERAMENTE? - No… certo hai ragione… - In ogni caso non fare quella faccia! Sorridi! Puoi ESSERE più di ciò che già manifesti, l’ultimo dei nostri intenti era quello di colpevolizzarti e adesso capirai anche meglio dove vogliamo arrivare. Molti di voi sono convinti che il mondo vada a rotoli e lo sono ancora di più quando vedono ingiustizie e comportamenti poco corretti da parte di altre persone. Ma… ora ti chiedo: che reazione hai quando vedi un atto di gentilezza? Quando qualcuno ti fa un favore? Quando qualcuno ti dedica il suo tempo? Quando senti che, durante una guerra o dopo una catastrofe naturale, migliaia di volontari si danno da fare per chi in quel momento si trova in una condizione disagiata? - Che sono cose belle, solo che… - Solo che… cosa? Che non bastano? Che non bastano mai? Ti rendi conto che la gentilezza e l’amore, la positività e i sorrisi di “poche” persone stanno facendo in modo che il mondo non vada a rotoli come dicevi poco fa? Queste “poche” persone non solo cambiano il mondo, ma lo stanno proprio salvando! ORA! Per favore spiegami come mai se vieni a conoscenza di un gesto riprovevole o di un’ingiustizia “il mondo va a rotoli” e se invece vedi un gesto nobile o un grande atto umanitario “comunque è tutto inutile e non basta per cambiare le cose”? Noti l’incongruenza e il valore estremamente differente che date a eventi opposti? - Hai ragione e non avevo visto la cosa in quest’ottica fino a questo momento. - Ti faccio un altro esempio… un poveretto, pazzo, deviato e magari nemmeno troppo intelligente può riuscire a attorniarsi di altri poveretti invasati, manipolare a poco a poco decine di persone, poi migliaia e poi milioni e arrivare a instaurare una dittatura, nella quale tutti obbediscono al padrone delle loro menti. Pare invece che crediate impossibile che una persona intelligente e di animo gentile possa infondere fiducia e entusiasmo, creare un movimento di uomini e donne volenterosi che partecipino attivamente e coerentemente al benessere collettivo e infine ricoprire un ruolo di “potere” all’interno della società. Ti rendi conto di come ragioni? Di come ragionate? Vera si sentiva come se avesse guardato il mondo e ciò che la circondava con occhiali dalle lenti sporche e ora vedeva le cose con una chiarezza nuova, come se si fosse diradata improvvisamente una nebbia che offuscava i suoi pensieri e le sue convinzioni. Bastiano, che era stato in silenzio per un po’, riprese la parola. - Divieni consapevole del tuo potere! E fallo il prima possibile! Rifletti! Con quante persone vieni in contatto in una giornata? E in una settimana? Qualche decina? Centinaia? Migliaia? Quante opportunità hai di manifestare ciò che SEI? Quante opportunità hai sprecato in passato? Quanto puoi influire sugli altri con un sorriso,
una buona parola, un gesto? In un sistema, in una rete se cambia un solo tassello, un solo nodo, irrimediabilmente cambia il sistema, cambia la rete stessa. Puoi essere un virus positivo, puoi essere contagiosa con l’entusiasmo e la gioia, davvero!! - Sì Vera –si inserì Fiordiluna- tu e tutti potete esserlo! Potete ESSERE! Non c’è da fare pulizia fra manager, governanti, presidenti… un popolo di persone coscienti, consapevoli e oneste si ritroverà necessariamente una guida o un leader che gli assomiglia. Il cambiamento di Coscienza è opportuno che avvenga nella gente, nel popolo alla sua base. - Molti si convincono che il potere debba essere per forza in mano al “male”, e questo è ciò che create. - Ricordi cosa scriveva Richard Bach? - Mmm… sì… “È una leggenda messa in giro da chi ha il potere, che contro il potere non si possa fare nulla. Poche persone determinate possono cambiare il mondo”. - Perché non ci credete? Credeteci e dimenticate la paura. La scalata di una montagna inizia sempre e comunque con un piccolo passo. Tramite la paura vi fate manovrare come marionette! - Guardati intorno: ti piace qui? - Sì, è molto bello! - Può essere così ovunque! I media vi infestano la mente, la paura vi inquina i sentimenti… - Ma siamo qua per dirti che ogni catastrofe è l’alba di una nuova era, nelle quale le persone non desiderano più avere il potere, ma ESSERE libere e quindi ESSERE POTENTI. - È arrivato il momento di andare oltre l’essere schifati, indignati, arrabbiati verso qualche poveraccio che detiene il potere. - Hai mai provato pena e pietà per chi fa del “male”? Lo sai che chi fa il “male” ha solo paura perché non ricorda chi È veramente? - Queste creature si sentono inferiori e piccole e è per questo che cercano riconoscimenti, fama, successo e soldi. Sono persone prive di loro stesse, sono ancora prive di Coscienza. - Chi ha coscienza, anzi chi È Coscienza può sbagliare, commettere errori e opere immonde, ma arriva un momento nel quale guardandosi allo specchio si chiede chi È VERAMENTE, si vergogna, si perdona e poi si fa perdonare per le cose sciocche e orribili compiute. - Quelli che voi chiamate potenti non ne sono in grado, non ne hanno la capacità, sono emotivamente infantili. - Ma noi ti diciamo: vai oltre il risentimento e prova pena per loro, o piuttosto prova indifferenza, ma non sprecare energie odiando chi è cosmicamente immaturo, non se lo merita e tu non meriti di buttare via linfa vitale nell’odio. So che è assurdo e paradossale, ma ringraziali poiché tramite loro capisci CHI SEI e che direzione hai da prendere per ESSERE come veramente vuoi ESSERE. - Tramite loro vedi ciò che non SEI e non vorresti ESSERE, hai visto quanta luce c'è in te, e quanta luce puoi ancora ESSERE. Ti dirò un’ultima verità: un giorno quando SARAI VERAMENTE ti renderai conto e vedrai che quello che ti circonda è il
migliore dei mondi possibili nonostante le sue incoerenze e bassezze, poiché osserverai tutto da una prospettiva talmente elevata che tale consapevolezza sarà nel tuo cuore. Allora smetterai di ostinarti a voler cambiare ciò che ti circonda, ma lo vedrai cambiare automaticamente ovunque tu vada. Tu sei parte dell’universo e se tu cambi, l’universo cambierà con te. Se tu divieni CIO’ che veramente SEI, l’universo diverrà insieme a te CIO’ che veramente È, un paradiso. Vera si fermò e guardò il cielo. Era un cielo di un azzurro che c'è solo nei sogni, era un cielo che c'è solo in un mondo fantastico dove non c'è bisogno di leggi per far si che le persone si comportino rispettosamente, dove l'importante non è avere ragione, ma ESSERE FELICI, un mondo in cui la gente non è schiava del proprio lavoro, ma si ricorda innanzitutto di vivere, un mondo in cui ognuno fa il necessario per sé e per gli altri, un mondo in cui conta ESSERE e non apparire, un mondo in cui ognuno ama innanzitutto se stesso e poi di conseguenza ama gli altri. Era il cielo di un mondo parallelo in cui l'unica religione esistente è la GENTILEZZA. Vera si commosse e una lacrima le scese lungo la guancia. Si abbassò e Fiordiluna e Bastiano l’abbracciarono. - Grazie. Fiordiluna si scostò dolcemente dall'abbraccio e fece segno di proseguire oltre un cancello che si apriva su una metropoli. - Vieni, seguici! Camminarono qualche decina di metri, imboccarono il cancello e entrarono in una città. Dall'altra parte della strada vi era una libreria. - Forza sbrigati attraversiamo, voglio farti vedere una cosa! Disse gioioso Bastiano. I due bambini la tiravano per le mani ansiosi di entrare in libreria. Varcarono la porta e di fronte al bancone principale vi era una pigna di libri, e di fianco a essi un buffo ragazzo. - Guarda chi si vede! Sospettavo che fossi molto bella! Era Paolo! Il personaggio di cui Vera raccontava nel suo libro. - Allora cosa si prova a essere dentro a una favola? - Ehmmm... è meraviglioso! Fiordiluna saltò in braccio a Paolo, mentre Bastiano saltellava intorno a tutti e tre.
- Credo che questi libri abbiano a che fare con te... - Quali? - Questi... Disse Paolo dando una pacca alla pila di volumi che aveva al suo fianco. Vera ne prese uno in mano. Era LA STORIA DI UN MESSAGGIO PER TE. - Forte eh! - Ma come si chiama questa città o meglio questo mondo? - È il mondo dei personaggi fantastici dei libri. Chi finisce in un libro, almeno una volta nella vita vi si ritrova. Alcuni se ne ricordano, altri no... - Allora spero proprio di ricordarmelo! Vera osservò la copertina del suo libro. Era proprio come lo aveva IMMAGINATO. - E ora prendine una copia e vieni con noi… Disse Fiordiluna e nel dirlo roteò un dito nell’aria, facendo un grosso cerchio. Rifece il gesto più volte, lasciando una scia al passaggio della sua mano, finché il cerchio prese veramente forma. Vera era sbalordita e aveva la bocca aperta dallo stupore. - Questo è un varco spazio-tempo-dimensionale, forza andiamo! Si era creato una specie di buco luminoso dal nulla e in esso i due bimbi scomparvero entrandoci. - Beh? Che aspetti? Su, entra Vera! Disse Paolo, dandogli una spinta dopo avergli infilato fra le mani una copia de “LA STORIA DI UN MESSAGGIO PER TE”. - Mah! Aspetta, spiegatemi… - Su, su, su, su! Entra! Evita di fare altre domande prima che il varco si chiuda! Vera s’infilò nel cerchio luminoso e così fece anche Paolo. - Sto proprio sognando! È incredibile! Vera era sbucata in una sorta di non-dimensione e vedeva davanti a sé Fiordiluna e Bastiano che fluttuavano e così anche lei e Paolo! Sotto, sopra e ai loro fianchi scorrevano rapide infinite immagini fisse o in movimento, come migliaia di schermi piatti dentro i quali giravano film e fotografie. Si udivano suoni, voci e melodie, si sentivano odori e sapori. Brezze di ogni colore,
come soffi di vento che alzano la polvere, li attraversavano facendo sperimentare loro stati d’animo differenti. - È la griglia illusoria olografica o meglio la rappresentazione che la tua mente se ne è fatta. Come puoi vedere, udire e percepire, ci sono immagini, colori, suoni, rumori, sapori, odori e sensazioni e emozioni che non sono altro che energia che si muove. Il nostro cervello legge questa vibrazione e la interpreta. In quell’istante i quattro si trovarono accarezzati da una brezza azzurra provando una sensazione di pace e tranquillità. - In realtà noi stessi siamo all’interno di una di queste immagini, di queste diapositive magiche. Siamo all’interno di una diapositiva olografica in cui noi vediamo la griglia stessa dall’esterno, è un’illusione nell’illusione... Non si può veramente essere al di fuori della griglia, a meno che non si sia tornati a ESSERE ciò che si È veramente… cioè la Sorgente della Coscienza, l’ESSERE! - Mmm… Fiordiluna sono un po’ confusa!! Mi gira tutto! Anzi IO sto girando tutta! - Oh, ma è normale, tranquillizzati! Ora capisci perché spazio e tempo sono illusione? Perché passato, presente e futuro sono tutti QUI e ORA? - Sì! Ma è fantastico! Ho tutto l’universo, tutto lo spazio e il tempo di ogni dove e epoca intorno a me! - Guarda è laggiù che ora andremo! Gridò entusiasta Bastiano, indicando un fotogramma in particolare. - Forza, proseguiamo. Vera, non aveva capito nulla, sembrava una bambina su di una giostra completamente presa dal divertimento e dall’eccitazione. - Vera, insomma!! Fiordiluna ci sta chiamando! C’è una cosa importante da fare! Resasi conto dell’infantilismo che l’aveva colta, la giovane scrittrice divenne rossa in viso e piena d’imbarazzo. - Oh!! Scusate… Ma dove ci stai portando Fiordiluna? - TI STO PORTANDO DA TE STESSA. Con un movimento delle mani, l’Infanta Imperatrice creò attorno a loro una bolla celeste, che rimpicciolendosi sempre più entrò all’interno di una diapositiva olografica, nella quale vi era Vera, un’altra Vera, un Vera nel passato. Questa Vera stava sognando.
La bolla celeste si adagiò magicamente a fianco del letto sul quale la Vera del passato dormiva. - Oh mio Dio! Ma sono io! - SShhhh! Stai dormendo! Ah! ah! Disse Paolo, strizzando un occhio scherzosamente. - E ora? Che faccio? È incredibile! Sono io! È una sensazione stranissima essere di fronte a me stessa! - Tu sei sempre di fronte a te stessa! Siamo UNO ricordi! Puntualizzò Bastiano. - Sì, piccolo, hai ragione, ma… beh è diverso in questo istante…o forse è la mia mente che lo rende diverso… Fiordiluna prese una mano di Vera, e l’accarezzò. Con un dito dell’altra si mise a tirare una linea verticale aprendo un nuovo varco dimensionale. - Hai LA STORIA DI UN MESSAGGIO PER TE nell’altra mano. Varcando questa porta luminosa ti ritroverai nella mente di questa tua te stessa nel passato, nel suo inconscio profondo. Precisamente ci troviamo la notte del giorno prima in cui tu avrai l’idea di scrivere un metalibro. Credo tu abbia capito cosa sia bene che tu scelga di fare… - Mi stai dicendo di consegnare il mio libro a me stessa? - Ti sto dicendo che puoi scegliere di farlo… - Se non lo facessi cosa accadrebbe? - Sperimenteresti le conseguenze di questa scelta… Vuoi privare te stessa e futuri lettori di questa storia? - Mmm… sono in pieno caos mentale… è un paradosso! Come faccio a avere in mano il libro che io ho scritto se non me lo sono già consegnato nel passato? E poi… chi ha scritto veramente il libro? Io? O la Vera di questo spazio tempo? - Ah!ah! Spiegami quale sarebbe la differenza fra te e lei? Inoltre forse se hai fra le tue mani LA STORIA DI UN MESSAGGIO PER TE significa che hai già fatto una scelta, te ne manca solo la consapevolezza… Vera guardò la copertina del libro che aveva con sé. Era vero, aveva già preso una decisione all’interno di quello che era un paradosso spazio-temporale. - È il momento di salutarci? - Sì ma è solo un arrivederci! Disse Bastiano abbracciandola.
- Grazie Paolo, grazie Fiordiluna e grazie piccolo Bastiano. - Grazie a te!! Dissero all’unisono, mentre Vera varcava la soglia luminosa che delimitava un’illusoria realtà da un’altra. Vera pensava di ritrovarsi in una qualche stanza rappresentante il suo stesso inconscio, e invece… si ritrovò ancora a vedere la griglia olografica illusoria fluttuando in mezzo a essa. - Ma com’è possibile? Si chiese. Poi le venne in mente che lei stessa aveva letto in Un messaggio per Te che il cervello è un computer, ma i file non si trovano al suo interno, bensì sulla stessa griglia olografica. E qui vide concretamente coi suoi occhi come L’UOMO FACCIA PARTE DELL’UNIVERSO E DENTRO ALL’UOMO VI SIA L’UNIVERSO STESSO. - E ora come faccio a trovare me stessa e a consegnarmi il libro? Grazie a Dio in quell’istante le arrivò la soluzione. - Se io sono entrata dentro me stessa che sogna, significa che troverò me stessa non all’interno di una diapositiva olografica, ma al di fuori della griglia… TROVERO’ ME STESSA NON NELL’ILLUSIONE, MA AL DI FUORI DI ESSA! Quando sogniamo, nell’incoscienza troviamo la nostra vera coscienza e perlustriamo la griglia, questo significa sognare!! Cominciò così a guardarsi intorno mentre fluttuava e le diapositive olografiche della griglia-universo scorrevano intorno a lei. - Vera!!! Vera!!!!!! Chiamava se stessa, volando fra un’immagine olografica e l’altra e all’interno di esse riconobbe episodi del passato e episodi che forse sarebbero potuti accadere. Fino a che… si sentì toccare una spalla. - Sono qui! Mi cercavi? Un brivido l’attraversò da capo a piedi. Si girò e vide se stessa. - Ti ho trovata! - Ti sei ritrovata… - Ma non sembri stupita di vedermi…!!??!!
- No, non è la prima volta che accade… Siamo nei sogni e in essi abbiamo accesso a risorse nostre insospettate. Ogni volta che sogniamo ci troviamo al di fuori dell’illusione e capita di incontrare se stessi, semplicemente non ce ne ricordiamo. - Mi viene un altro dubbio… se io sono in un sogno e in esso sono entrata in una diapositiva olografica in cui tu –me stessa- sogni dove ci troviamo realmente? - L’universo implode e esplode dentro e al di fuori di sé, l’universo è dentro se stesso, e dentro se stesso ritrova il suo esterno. EVITA DI CERCARE DI CAPIRE I PARADOSSI CON LA LOGICA… VIVILI!! - Hai ragione… beh, non so per quanto durerà questo strambo sogno, quindi ti consegno questo… - Un libro? LA STORIA DI UN MESSAGGIO PER TE… - Leggilo, ora! E la Vera del “passato” iniziò a leggere a alta voce la prima pagina dello scritto e la Vera del “futuro” la osservava, osservava se stessa che leggeva se stessa nel libro… Proprio come sto facendo io in questo istante e come lo stai facendo tu. Io sono Vera e questa era la mia storia.
La Storia di un Messaggio per Te Ricorda: tu sei qui ora e è fantastico che questo sia possibile. ESSERE ciò che SEI, come SEI, dove SEI e quindi FARE ciò che FAI rappresenta una cosa meravigliosa in questo momento. TU sei l’artefice di ciò che QUI sta scritto, RENDITI CONTO CHE MENTRE LEGGI, OSSERVI, DUNQUE CREI. “La storia di un messaggio per Te” fa ora parte di un capitolo della storia della tua vita, la quale continuerà anche quando avrai finito di leggere e dipenderà da te come essa potrà proseguire. In realtà andrà bene qualunque cosa tu decida di fare e comunque potrebbero esserci scelte più utili e divertenti che potrai compiere per te e per tutti. Buona creazione…
Giovanni Gnecchi: Scriba, Artista, Compositore, Insegnante di Respiro Consapevole e Counselor Blog: http://giorespiro.blogspot.com/ Canti per l’Anima: https://www.youtube.com/watch?v=IP5ntD2XMnw&list=PLRXuFcpCRJWv bt9dsD_ZA_dNlFbtra1ns
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