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Conclusioni

Alla conclusione di questo lavoro di tesi si è reso evidente quanto l’Isola Polvese sia un luogo dalle caratteristiche straordinarie, non solo per la qualità ambientale che vi si riscontra e per l’inserimento all’interno di un contesto paesaggistico come quello del Lago Trasimeno, ma anche per il valore di testimonianza storica offerto dalle sue architetture.

La natura di luogo recluso come quella di un’isola lacustre ha fatto sì che la mano dell’uomo non intervenisse pesantemente sul suolo dell’isola. Le stratificazioni di paesaggi antropici che vi si riscontrano si sono accumulate in un processo lungo e complesso, quasi come un’evoluzione biologica, e ciò ha fatto sì che arrivassero ad un equilibrio non ottenibile se originato da un progetto di paesaggio unitario. Oggi l’isola non è solo un luogo dove comprendere la storia e godersi ciò che di meglio ci ha lasciato, ma anche un’opportunità per il futuro. Gli sforzi che a partire dagli anni ’70 sono stati fatti per la sua valorizzazione pubblica sono emblematici delle potenzialità che la Polvese offre in termini di uso da parte della popolazione, locale e non. Queste possibilità di uso ad oggi non sono appieno sfruttate. Gli sforzi che si sono fatti per il recupero del patrimonio edilizio sono stati molti, ma comunque parziali rispetto alle potenzialità che questo offre.

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La particolare situazione ambientale nella quale questo patrimonio risiede è un’opportunità per una riflessione sul progetto di architettura in senso ampio, sulle modalità con le quali questo deve essere portato avanti nel rispetto del genius loci e dell’ambiente nel quale è inserito, su quale sia il modo per conciliare il disegno dell’uomo con quello naturale. Il rispetto delle peculiarità così delicate del sito è stato la base di pensiero sulla quale è stato costruito questo lavoro di tesi.

Il risultato è un edificio che non inserisce con violenza un elemento estraneo, avulso dallo spirito del luogo e da ciò che esso ci racconta. È un oggetto che lavora in sinergia con ciò che già esiste, immaginando nuove possibilità per un uso del luogo sostenibile. L’uso è infatti il primo passo per combattere il degrado e l’abbandono, che ha comunque interessato l’isola per lungo tempo negli ultimi due secoli. La serra del progetto interviene in questo delicato equilibrio svolgendo una funzione di valorizzazione della rovina e della sua importanza storica, rievocando una volumetria e lo spessore dei muri rimasti in piedi nel sito. Fornisce al luogo nuovi usi che si inseriscono in continuità diretta con quelli già presenti di didattica ambientale, arricchendo l’offerta dell’isola e lasciando come protagonista l’elemento naturale.

Il disegno degli spazi esterni è volto al miglioramento della fruizione del paesaggio. Qui il nuovo inserimento non è né protagonista, né sfondo, ma si pone allo stesso piano del paesaggio naturale, fungendo allo stesso tempo sia da elemento di contatto che di soglia, che definisce il confine, ma che ricuce il mondo disegnato dall’uomo dal mondo naturale. Questo lavoro di tesi ha affrontato temi di composizione architettonica, architettura del paesaggio, restauro e valorizzazione. Questa multidisciplinarietà è conseguenza del sito e della funzione da inserirvi. Il progetto andava quindi affrontato da più punti di vista per far sì che non fosse riduttivo e semplificatorio di una complessità che è insita nelle rovine del Monastero di San Secondo. Approfondire questi temi in chiave architettonica è oggi una sfida fatta di delicati equilibri. Equilibri che vanno affrontati con rispetto dell’esistente, con il coraggio di progettare un’architettura di qualità, che proponga un’idea architettonica, ma anche di relazione con il mondo naturale, con la storia della rovina, e con il futuro che si prefigura per un luogo così straordinario.

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