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universitĂ degli studi di firenze DIDA scuola di architettura corso di laurea magistrale in architettura anno accademico 2013-2014
Paumentum
una cantina per il territorio etneo
progetto giovanni manzoni relatore fabrizio arrigoni
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Indice
_Paumentum _Ambito di progetto . Il territorio etneo e la viticoltura, 9 . L'antico palmento, 16 . Il versante Nord e le contrade di Solicchiata, 22 . I vigneti Pietradolce e il sito di progetto, 30 _Riferimenti progettuali . G.Perraudin, Vauvert, 1998, 38 . G.Gaulino S.Albanese, Catania, 2012, 40 . EBV, Roa, 2009, 42 . A.Siza, Campo Mayor, 2009, 44 _Il progetto . Dinamiche dell'area, 46 . Il percorso produttivo, 52 . Gli spazi pubblici, 54 . Il progetto, 59 . studio del verde. 100 _Note e bibliografia . Note, 103 . Bibliografia, 104
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1 vignenti Pietradolce.
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2 contadine portano le uve presso il palmento.
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Paumentum Oggetto della presente tesi è la creazione di una cantina enologica alle pendici dell’Etna. Il seguente lavoro è frutto di una concreta richiesta, da parte dell’ azienda Pietradolce, di un nuovo impianto per la trasformazione dell’uva. Il sito di progetto trova posizione sul versante nord dell’Etna dove un alternarsi di vigneti e piccoli centri urbani caratterizza l’intero paesaggio. Le vigne Pietradolce si inseriscono all’interno di questo contesto , caratterizzato da forti segni appartenenti all’architettura rurale tipica della zona etnea e con i quali il progetto ha dovuto confrontarsi e relazionarsi. Grandi terrazzamenti in nera pietra lavica, la geometria dei filari, il forte pendio dovuto alla presenza della montagna sono i leit motiv di tutto il territorio. Il nuovo complesso enologico si inserisce all’interno di questo contesto cercando un continuo ed inevitabile dialogo con il territorio circostante. L’intento è stato quindi quello di concepire un architettura che ritrova nella sua forma, nelle sue misure e nelle sue materie, delle sonorità corrispondenti con quelle del luogo e del paesaggio con il quale ricerca un dialogo. attraverso una doverosa e auspicabile pratica interpretativa. l’architettura che sarà concepita rafforzerà questo rapporto fondendosi con il territorio stesso che risulterà parte integrante nella costruzione dei suoi volumi. Il progetto inoltre non si limiterà a rappresentare un semplice manufatto per la trasformazione della produzione agricola ma aspira anche ad essere un opera dal forte valore architettonico e socio-culturale oltre che funzionale. 7
Ambito di progetto
3 localizzazione del comune di Solicchiata nel territorio siciliano.
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Il territorio etneo e la viticoltura L’Etna è per noi, gente della Sicilia orientale, un riferimento. Non potrebbe essere altrimenti. E’ una presenza maestosa , fisica, psicologica, da cui gli anziani agricoltori, rivolgendo lo sguardo alla sommità del vulcano, hanno assunto premonizioni,auspici, previsioni climatiche … non riesco ad immaginare la mia terra senza la montagna … Le parole di Salvo Foti, enologo siciliano, riescono ad esplicitare quanto la presenza del vulcano condizioni in modo radicale, non solo l’aspetto morfologico del territorio siciliano, ma anche tutto ciò che concerne il modo di vivere questo determinato ambito. La sua incessante attività vulcanica amplifica le conseguenze della sua presenza rendendolo il protagonista assoluto di tutto il territorio della provincia di Catania. Esso ha creato, plasmato e rivoluzionato di volta in volta l’assetto territoriale circostante definendone continuamente gli aspetti principali. L’Etna è quindi indubbiamente l’emergenza che contribuisce a differenziare maggiormente la Sicilia dalle altre regioni d’Italia e dalle altre terre del mediterraneo. Il vulcano che domina geograficamente la parte orientale dell’isola, vi ha impresso il suo marchio, le sue radici, nei modi più svariati. Non sono solo, infatti, le colate laviche consolidatesi in nera e dura pietra a contraddistinguere il territorio etneo, ma vi sono anche una flora ed una fauna presenti esclusivamente in questo contesto. A ciò vanno aggiunti dei sistemi di insediamento e di coltivazione, con l’uso di pietra lavica appunto, i quali rappresentano caratteri autoctoni ed esclusivi di quest’area. E’ facile immaginare come il carattere così forte di un determinato territorio abbia delle conseguenze che si ripercuotono nello stretto rapporto instaurato negli anni tra esso e la popolazione.. 9
4 Testa di Dionisio e grappolo d’uva dracma in argento, Naxos, 530 a.C. museo archeologico regionale
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L’uomo non ha infatti rinunciato a porre le sue radici nel territorio etneo e la sua presenza in tale ambito territoriale ha una storia infinita. L’Etna è stata solo in apparenza ostile all’uomo. Già nel neolitico l’area offriva una varietà di risorse che sembravano studiate appositamente per le esigenze di allora. La sua vicinanza al mare, le pendici disseminate di rilievi adatti agli avvistamenti, isolato da due grossi fiumi, ricco di caverne naturali per ripararsi e di selvaggina per cibarsi, era un luogo ideale per gli insediamenti preistorici. Il rapporto tra l’uomo ed il territorio si consolida e diviene inscindibile con l’arrivo dei Greci prima e dei Romani poi, i quali iniziarono un processo di insediamento, di modifica e di occupazione del suolo etneo, sfruttando al meglio le infinite potenzialità del territorio, che per la sua natura vulcanica lo rendeva completamente diverso da tutti gli altri. E’ in questo preciso contesto storico e culturale che l’agricoltura ed in particolare la viticoltura etnea diventa una delle maggiori attività produttive del territorio. I Greci, infatti, che occuparono la Sicilia tra l’800 ed il 500 a.C., portarono un contributo fondamentale per la vinificazione e la cultura del vino. I vini etnei si trovano spesso citati nella mitologia greca e significative a tal riguardo sono alcune testimonianze ritrovate come la Litra d’argento, coniata intorno al 550 a.C., raffigurante la testa di Dioniso ed un grappolo d’uva, nonché le monete dei paesi etnei riportanti Sileno e grappoli d’uva. La vinificazione in quest’epoca aveva una forte valenza culturale, questa era accompagnata sempre da danze, culti e feste che contribuivano alla grande partecipazione che la popolazione manifestava durante questo tipo di attività..cità e grazia che il dio concedeva a chi ne fosse partecipe. 10
5 mappa delle principali colture nel meridione durante l’800
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6 antico torchio per pigiare le vinacce.
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Le processioni orgiastriche e le danze di Dionisio venivano considerate come un momento di felicità e grazia cje il dio concedeva a chi ne fosse partecipe. Nel periodo che va dal 264 a.C. al 530 d.C., periodo della dominazione romana, la viticoltura etnea continuò a crescere fino a far divenire i vini siciliani i migliori dell’epoca e per questo esportati ovunque. I romani rivoluzionarono le pratiche della vinificazione attraverso nuove tecniche e mezzi pervenute fino ai giorni d’oggi. Catone nel suo scritto “ De Re Rustica “ descrive il nuovo utilizzo del torchio, strumento per la pigiatura dell’uva, veniva descritto una macchina composta da una testata e da due stipites o piedritti, in basso un argano inserito per le estremità nei piedritti veniva fatto girare mediante stanghe di volta in volta inserite dentro appositi fori. Una lunga e pesante trave longitudinale detta prelum premeva sopra un canestro contenente le vinacce. Il perfetto funzionamento del torchio dipendeva dalla robustezza del prelum e dalla forza e abilità degli uomini addetti all’argano, detti vectarii. La qualità dei vini siciliani dell’epoca era frutto però non solo dei contadini romani ma soprattutto delle qualità intrinseche del territorio e della sua particolare natura vulcanica. Aspetto peculiare della fertilità del suolo etneo, oltre il particolare terreno vulcanico, è l’acqua. Anche se non affiora in superficie gli resta sempre vicina e ciò rende possibile al vigneto di spingersi nelle contrade più alte. E’ cosi anche ad altitudini di 1000 metri la vite viene piantata, occupando il posto dei boschi, dei pascoli, risalendo le pendici della montagna fino a dove le condizioni climatiche lo rendono possibile.. 12
7 dettagglio muro a secco in pietra lavica.
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La mappa catastale del 1848 testimonia come la viticoltura era senza dubbio la pratica agricola principale del territorio etneo. Nessuna zona dell’isola all’epoca registrava una concentrazione così elevata in superficie vitata, pari circa a 25.000 ettari. Aspetto interessante e anacronistico per l’epoca era la gestione dei fondi votati alla produzione del vino. Essi infatti erano quasi esclusivamente a conduzione diretta e ciò era determinato oltre che dall’attaccamento viscerale del proprietario al proprio fondo, dai lavori continui, cure e attenzioni che il vigneto etneo richiedeva. I forti pendii e la natura vulcanica del territorio hanno inoltre contribuito a dare un forte carattere alle vigne etnee rendendole uniche nella composizione e nel loro disegno. La lava è il primo ostacolo che il viticoltore da sempre ha dovuto affrontare nel piantare la vigna e per far questo, dapprima ha usato le proprie mani con rudi arnesi, poi la polvere da sparo ed il piccone. Con le pietre più grosse ha costruito i muri di cinta dei campi ed in seguito i muri a secco di contenimento delle terrazze, attraverso i quali la vite si è arrampicata sempre più in alto nel monte. La viticoltura ha quindi segnato in modo decisivo tutto il territorio etneo plasmandolo e dando un forte carattere ad ogni versante del vulcano. I terrazzamenti sono indubbiamente il segno più forte che tale pratica ha inciso sul territorio, i pendii naturali sono interrotti bruscamente da lunghi muri di contenimento che permettono di ritagliare porzioni pianeggianti di terreno su cui coltivare la vite, dando allo stesso tempo un immagine unica dell’intero territorio. 13
8 localizzazione del sito relazione tra il parco dell’ Etna ed il tessuto urbano circostante.
a
b c
a_ sito di progetto b_ parco naturale etneo c_ comune di Passopisciaro d_ crateri etnei
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L’antico palmento Se risaliamo l’Etna percorrendo le strade che portano fino ai bassi crateri spenti della montagna, attraverso paesi e boschi tipicamente montani, la nostra attenzione sarà attratta da costruzioni a volte isolate, a volte inserite nel tessuto urbano circostante, dall’aspetto inconsueto ma da un carattere unico e segnate da elementi architettonici ben definiti e comuni a tutti questi tipi di edifici. Ville austere, mosse da terrazze e archi neri in pietra lavica, quasi sempre ormai abbandonate, sono testimonianza di quello che era un tempo la vita delle popolazioni etnee: la casa con palmento, ai limiti o nel bel mezzo della vigna. Con il termine palmento si faceva e si fa tutt’ora riferimento, all’interno del territorio etneo , a quella specifica costruzione in pietra lavica che dominava i terreni vitati della montagna ed in cui venivano svolte tutte le pratiche atte alla vinificazione. L’espressione palmento ha origine greche: palmento, forma sincopata di pavimentum o paumentum, suolo battuto, pavimento su cui poter pigiare le vinacce. Nell’800 la regione etnea inizia un importante rivoluzione culturale a favore della viticoltura, operata da una moderna borghesia, in buona parte di origine contadina e bracciante, che produceva in piccoli fondi vitati a livello familiare. Ciò consenti una capillare trasformazione dei terreni collinari etnei, che in poco tempo diventarono stupendi vigneti. La trasformazione agraria del vulcano determinò, data la grande quantità di lavoro e di tempo che bisognava dedicare ai vigneti, un urbanizzazione residenziale diffusa delle aree agricole che si spinse per le varie contrade sino a dove era possibile coltivare la vite. 16
9 antico palmento in contrada Randazzo.
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10 casa padronale in contrada Randazzo.
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Ogni vigneto di proprietà veniva dotato di costruzione rurale comprendente l’abitazione per la famiglia del proprietario e immancabilmente il palmento per la trasformazione dell’uva prodotta nel vigneto. Il palmento etneo rivestì così un importanza economica, sociale e politica. Il paesaggio agrario etneo era ed è ancora oggi contraddistinto da una molteplicità di case_cantina di diversa architettura, grandezza e sfarzosità, a seconda se di proprietà di contadini, borghesi o nobili. Nelle contrade etnee si insediarono con il tempo tantissime aziende vinicole, sino alle quote più alte del vulcano, ognuna con il proprio palmento, con i vigneti terrazzati, le stradine, i muretti a secco, il tutto in pietra lavica e sorprendentemente radicato e armonizzato all’ambiente circostante. Ancora oggi tali costruzioni dominano e caratterizzano il paesaggio etneo e la loro grandezza è direttamente collegata all’estensione del vigneto. Al di là della loro grandezza o sfarzosità, tali edifici sono sempre riconoscibili in quanto architettonicamente caratterizzati e contraddistinti da un piano affacciato su una terrazza sostenuta da poderosi archi a piano terra per riparare i locali cantina. Quest’ultima si caratterizzava a sua volta dalla presenza di piccole finestre esposte a nord, aperte al vento di tramontana , e dai colori tipici dell’ocra, del grigio e del rosa. A differenza di altre zone vinicole siciliane, dove il palmento era a servizio di più fondi vitati e quindi più produttori, sull’Etna l’attaccamento e l’orgoglio del viticoltore per il proprio vigneto è stato da sempre così forte da spingerlo a vinificare per conto proprio le uve e quindi a costruirsi il proprio e personale palmento di pietra lavica in seno alla propria vigna. 18
11 ‘‘tinaia “ vista degli archi che sorregevano la ‘‘pista’’.
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In altre parole il palmento è il luogo in cui il territorio, inteso come fattori geologici,climatici e geografici, e la cultura vitivinicola, intesa come tradizione ed esperienza dei lavoratori, si incontrano per creare e tipicizzare il vino. Caratteristica del palmento etneo, oltre l’utilizzo della pietra lavica, è quella di essere costruito in modo da utilizzare, nella vinificazione, attraverso opportuni sistemi di canalizzazione, la forza di gravità senza utilizzo alcuno di attrezzatura di sollevamento del liquido. La naturale pendenza e l’orografia accidentata del territorio sono state sapientemente sfruttate, diventando una risorsa per la circolazione e la movimentazione del mosto durante le fasi della vinificazione. Infatti piano pigiatura, tini di fermentazione, zona torchiatura e cantina, si trovano ubicati a quote diverse e digradanti. La genialità della costruzione del palmento etneo, oltre al sapiente sfruttamento della forza di gravità, è anche nella costruzione della cantina in cui si trovano le botti di castagno per lo stoccaggio del vino. Il locale cantina, infatti, per rispondere alle precise esigenze termoigrometriche adatte alla conservazione del vino,considerate anche le alte temperature estive che qui si raggiungono, era costruita con spessi muri in pietra lavica, anche oltre un metro, parzialmente interrata due o tre lati, orientata a nord e con pavimento realizzato in terra battuta. Diverse finestre e feritoie , nella parte alta dei muri perimetrali, e il manto di copertura realizzato con tegole di terracotta semplicemente appoggiate, grantivano un ulteriore ventilazione del locale. Durante la vendemmia gli operai, una volta riempite le ceste, 19
12 esploso di un antico palmento in zona etnea.
i giardini_vigne
la corte la casa padronale
i locali cantina
il sistema di accesso
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13 “ Pista ” vasca rivestita in pietra lavica.
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le portavano a spalla sino al palmento. Qui salivano per delle scale e, attraverso una finestra detta buttatoio, scaricavano l’uva nella pista: larga e bassa vasca rivestita in lastre di pietra lavica, ben squadrate e scalpellate. Qui avveniva la prima pigiatura attraverso il conzo, una macchina abbastanza complessa dove la pigiatura avveniva ad opera di un contrappeso in pietra lavica. Questo consisteva in tre parti fondamentali: una grossa trave in legno di quercia, un sistema di fissaggio centrale posteriore rispetto alla trave ed un contrappeso in pietra su cui si trovava innestata una vite in legno di sorbo. Questa vite aveva, alla base e distanziati tra loro, due fori in cui inserivano dei pali necessari per farla girare. Il prodotto una volta pressato, per mezzo di stretti canali, veniva convogliato in un’altra vasca detta tina in cui avveniva la prima fermentazione a contatto con le bucce ed i raspi. Lo spazio per i tini era ricavato sotto le volte che sostenevano la pista per sfruttare tutto lo spazio coperto del palmento. Da qui il liquido , sempre attraverso un circuito di canali in pietra, veniva fatto defluire nelle botti di castagno dove il mosto completava la sua trasformazione. Il palmento era quindi il cuore produttivo del vigneto, il posto in cui avveniva la trasformazione dell’uva in vino , ma rappresentava e testimoniava indubbiamente anche tutta l’abilità e la cura che gli uomini mettevano in campo nella viticoltura. Esso non è altro che un evoluzione del torcularium delle antiche ville pompeiane del periodo romano. 21
Il versante nord e le contrade di Solicchiata La viticoltura, oggi, non ha solo un interesse prettamente agricolo, ma anche culturale e politico. Il consumatore vuole conoscere il territorio in cui si è svolta la vitivinicoltura sotto tutti gli aspetti: paesaggistico, storico, gastronomico oltre che enologico. Per sua stessa natura l’Etna si configura come un territorio con molteplici differenze le quali si accentuano se si pone a confronto i relativi versanti della montagna. Nonostante le notevoli e marcate differenze riscontrabili man mano che si sale di quota o ogni qial volta si cambi versante del vulcano, l’immagine e il carattere del territorio etneo trova un comune denominatore che spesso deriva o è frutta della viticoltura e delle tracce che essa ha imposto e marcato su tutto il territorio. Sull’Etna le strade del vino, che collegavano le varie contrade di produzione, erano tante. Strette, ripide e lunghissime, arrivavano tutte a mare, al porto di Riposto, costantemente percorse dai trasportatori del vino, dai mediatori e dai commercianti. Oggi l’importanza enologica della zona etnea è di molto ridimensionata, ma in ogni versante, sopravvivono le antiche strade che collegavano allora le contrade di produzione, in cui ancora, se non coperte da altre colture o nuovi insediamenti urbani, è possibile trovare i resti ed i segni lasciati dai vecchi vigneti. Tutto ciò a testimonianza di come la viticoltura ha lasciato profonde radici all’interno del territorio del vulcano. In ogni versante dell’Etna si possono ancora ammirare le migliaia e migliaia di terrazze in pietra lavica sovente, senza più viti, che l’uomo ha costruito per conquistare i terreni più impervi, ma spesso migliori per la vite. 22
14 veduta di un antico percorso in localita’ Solicchiata.
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15 “ torretta ” in localita Belpasso, contrada Gattaino.
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Il versante nord del vulcano è probabilmente il più prolifico nella produzione del vino, con vigneti che si arrampicano fino a superare quota 1000 metri. Qui ricadono i comuni di Piedimonte etneo, Linguaglossa, Castiglione di Sicilia, Randazzo e Bronte, tutti compresi nella fascia D.O.C. Etna. Qui i vigneti si alternano a noccioleti coltivati nei fondali e d in quelle zone non adatte alla vite. Tutto il territorio come già più volte affermato è segnato dal disegno delle terrazze, sostenute dai neri muri a crudo chiazzati di licheni e muschio e dalle stradine livellate sopra i muretti, perfettamente integrate con l’ambiente. Nei fondi vitati non è raro trovare delle particolari e tipiche costruzioni dette torrette, le quali non sono altro che grandi contenitori, sempre in pietra lavica, nate dallo spietramento dei poderi. Il verde si armonizza al nero del terreno vulcanico che, a tratti, si interseca con le bianche terre non vulcaniche provenienti dalle colline che non troppo distanti segnano il confine con la provincia di Messina. La zona nord dell’Etna è infatti delimitata da un lato dal vulcano e dall’altro dalla valle dell’Alcantara con il suo relativo fiume che separa il territorio di Catania da quello di Messina, le cui terre bianche di arenaria determinano un netto contrasto di paesaggio e di vegetazione. Il comune di Castiglione di Sicilia fa appunto da cerniera tra le due provincie occupando un territorio pieno di contrasti dovuti al rapporto tra il vulcano e la valle dell’Alcantara. Arroccato nel pendio che forma la vallata, la fortificazione e le mura che caratterizzavano l’antico borgo, sono ancora ben visibili. Fù abitata dai Greci già nel 403 a.C. i quali avevo capito sin d’allora il punto nevralgico in cui era situata, costruendo sulla rocca un punto di avvistamento fortificato a controllo dell’unica via di accesso per l’interno della Sicilia. 24
16 il fiume Alcantara e la sua bianca roccia arenaria.
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Castiglione sorge nel pieno medioevo in seguito alla cacciata degli Arabi da parte dei Normanni, i quali diedero inizio ad una espansione demografica e fondarono numerose città e monasteri. La sua natura medievale è testimoniata non solo dalla pianta irregolare del paese ma anche da alcuni episodi architettonici spesso costituenti opere e baluardi difensivi. L’impianto della città è definito da nuclei urbani tali da far convergere tutti i vuoti in cui si sviluppano le strade verso il centro, mentre le mura ed i bastioni abbracciano la città definendone i suoi limiti. Nonostante la sua antichissima storia però, ciò che rende di particolare interesse la città di Castiglione ed i paesi che si sviluppano ed occupano questo territorio, è la sua stessa natura, fortemente condizionata dall’imminente montagna e dal fiume Alcantara. Dal cono vulcanico dell’Etna, a quota 1250 metri, nasce infatti il sopradetto fiume, un corso d’acqua con caratteristiche insolite che, nel suo crescere incessante, ha attraversato nei secoli una straordinaria vallata anticamente invasa da una violenta e abbondante eruzione.Tale fenomeno caratterizzò il consolidamento di questa lava : si formarono molto lentamente un’infinità di prismi praticamente perfetti, che diedero vita a delle masse rocciose oggi osservabili grazie all’azione erosiva del fiume e delle conseguenti gole. Ai piedi dell’arroccato borgo storico, il comune di Castiglione si espande per diversi chilometri accogliendo le numerose contrade ed i rispettivi centri abitati i quali interrompono il disegno degli infiniti campi agricoli che caratterizzano il territorio circostante. 25
b
a
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a_ sito di progetto vigneti Pietradolce b_ comune di Solicchiata c_ comune di Passopisciaro d_ circumetnea
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17 veduta della vecchia strada ferrata Circumetnea.
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II comune di Solicchiata trova collocazione nel territorio precedentemente descritto, cerniera tra la valle dell’Alcantara e le pendici dell’Etna. Così come quasi tutti i paesi limitrofi, non ha delle radici storiche ben definite ed è conseguenza del frazionamento degli ex feudi baronali e demaniali durante l’ottocento. Il motivo che spinse gli imprenditori a venire in questa zona, durante questo periodo è stata indubbiamente la richiesta di vino sul mercato. Il territorio era infatti segnato quasi esclusivamente dal disegno dei campi coltivati a vite e dalle relative costruzioni rurali dei palmenti. Strade sterrate segnavano ulteriormente il paesaggio delimitando i campi e risalendo la montagna. Oggi, al contrario, sono visibili piccoli centri abitati, come nel caso di Solicchiata , che si sviluppano tutti lungo le nuove strade di collegamento dei rispettivi paesi. Il disegno del territorio è così caratterizzato da un sistema viario antico composto da stradine che ripidi salgano la montagna e dalle nuove strade di collegamento dei paesi che al contrario sembrano seguire le curve di livello del terreno. La nuova urbanizzazione ha quindi ulteriormente ridisegnato il paesaggio, intervallando ed interrompendo la vasta trama dei campi coltivati per mezzo di questi piccoli nuclei abitati e del relativo sistema viario. Ennesimo segno sul territorio, dovuto all’urbanizzazione del IX secolo delle campagne etnee, è la strada ferrata denominata Circumetnea. Tale progetto nasceva con l’intento di rendere più accessibili le zone montane. Quello che rimane oggi di tale infrastruttura è una forte traccia sul paesaggio che serpeggia e costeggia i vecchi vigneti per entrare tal volta fin dentro tra le viti, quasi a ribadire l’importanza di tale coltura per tutta l’economia e la storia di questo territorio. 27
18 localizzazione del sito relazione con il tessuto urbano circostante.
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a_ sito di progetto vigne Pietradolce b_ strada di collegamento delle varie contrade c_ circumetnea d_ sezione territoriale
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I vigneti Pietradolce_sito di progetto Nella regione etnea, come già ribadito precedentemente, esistono delle sostanziali differenze climatiche non solo rispetto al resto della Sicilia, ma anche tra una zona e l’altra del vulcano. Ciò è dovuto al fatto che esso si sviluppa su una superficie troncoconica e alla sua vicinanza dal mare. La particolare giacitura dell’Etna influenza profondamente il clima, nei diversi versanti, mediante due fattori: l’altitudine e l’esposizione. Questi correlati tra loro, danno origine a differenti microclimi quindi a diverse zone più o meno votate alla coltivazione della vite. Nella zona etnea si trovano quindi una moltitudine di paesaggi e terreni di varia natura su cui l’uomo ha dovuto compiere delle scelte, tenendo conto, oltre delle esigenze tecniche e commerciali, delle particolarità degli ambienti e terreni etnei. A testimonianza di ciò, i vitigni autoctoni selezionati dal viticoltore sono coltivati esclusivamente nel territorio etneo o addirittura solo in alcune contrade di esso. Da tutte queste peculiarità e dalla consapevolezza di esse, si determina una delle doc più antiche d’Italia, grazie soprattutto al contributo di ambiziose aziende che continuano a nascere, concorrendo ad accrescere il livello qualitativo e il prestigio dei vini della DOC Etna. In questo contesto così dinamico, si identifica una giovane ma già affermata azienda: Pietra dolce , situata sul versante nord dell’Etna nei pressi di Solicchiata a Castiglione di Sicilia. Qui i fratelli Faro dal 2005 coltivano esclusivamente vitigni autoctoni nel massimo rispetto dell’ambiente di cui ne promuovono le alte potenzialità produttive, con la consapevolezza di agire in un territorio che diviene esso stesso fulcro di ogni attività feconda, simbolo di una terra in continua evoluzione. 30
19 veduta generale delle vigne Pietradolce.
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20 dettaglio angolo muri in pietra lavica. 21 veduta dalle vigne verso la valle dell’Alcantara.
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Nerello Mascalese, Nerello Cappuccio e Carricante sono i protagonisti della vigna centenaria di cui si serve l’azienda Pietradolce. Questa si trova a ridosso della strada principale che collega i comuni di Solicchiata e Passopisciaro. La vigna è dominata dal sistema di terrazzamenti in pietra lavica che segnano l’intero paesaggio etneo e grazie ai quali il forte pendio naturale del terreno si è trasformato in una seriale composizione di terrazze vitate. I muri in nera pietra lavica ritagliano porzioni di terreno in quota, che per la sua natura fango-sabbiosa, con l’abbondante presenza di minerali, contribuisce a dare quel carattere unico dei vini qui prodotti. La tipica vite ad alberello è piantata secondo lo schema a quinconce, il quale soddisfa allo stesso tempo le esigenze dell’ordine, dell’economia dello spazio e dell’estetica della visione. Un impianto a quinconce è un impianto armonico e definito da una griglia che dà un immediata e al tempo stesso piacevole lettura del paesaggio. La vite ad alberello impiantata a quinconce riflette un ulteriore armonia dato che essa risulta simmetrica a prescindere delle irregolarità delle terrazze che via via risalgono il monte. Le viti ad alberello, più basse di quelle che formano i classici filari, sembrano per la loro disposizione indipendenti l’una dall’altra. Al contrario la vigna vive come un organismo unico in cui sussistono continuamente reciproci rapporti tra le singole viti dipendenti dalla posizione occupata da ogni singola pianta. Nel caso dell’alberello etneo a quinconce questo spazio disponibile per vite è esattamente omogeneo. Ogni pianta in questo schema viene infatti a trovarsi ai vertici di un triangolo equilatero con regolare equidistanza tra vite e vite.
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22 terrazze dei vigneti Pietradolce. 23 assonometria del sistema di terrazzamenti della vigna.
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Contribuisce inoltre al carattere forte della vigna Pietradolce la sua posizione geografica. Essa si sviluppa ad una quota circa 800 metri, inserita in quel particolare ambito dove il pendio della montagna si intreccia con quello della valle dell’Alcantara. Il territorio vulcanico lascio infatti spazio, se poniamo lo sguardo verso nord, alle bianche rocce arenarie della valle in cui scorre il fiume Alcantara.
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24 stato di fatto del sito di progetto vigne Pietradolce planimetria sezione
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Riferimenti progettuali
cantine gilles perraudin_Vauvert 1998 g.gaulino s.albanese_Catania 2012 estudio barozzi veiga_Roa 2009 alvaro siza_Campo mayor 2009
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Gilles Perraudin chai viticole Vauvert_Francia 1998
L’architetto francese sviluppa l’intero progetto della cantina attraverso una geometria assai semplice: una successione di campate larghe circa 5 metri coperte da travi in legno massello, che formano un ampio quadrato di 30x30 metri aperto al centro su un giardino-patio. Essa ripropone difatti la configurazione tradizionale delle case romane mediterranee. A rendere di particolare interesse questo progetto è sicuramente la tecnologia studiata e utilizzata nella costruzione degli alzati del progetto. Perraudin sperimenta la validità economica e pratica della riutilizzazione della pietra massiccia come materiale da costruzione di un architettura contemporanea. Grossi blocchi di pietra provenienti dalla vicina cava vengono tagliati in moduli e montati a secco gli uni sugli altri, sorretti unicamente dal loro peso. La statica del sistema costruttivo sfrutta infatti la massa ed il peso dei monoliti di pietra, l’unica operazione effettuata ad umido è la sigillatura dei giunti. Viene quindi rimessa in gioco la concezione muraria ciclopica a cui si associa il sistema trilitico e l’utilizzo di un unico materiale. Tali tecnologie, oltre a sfruttare le risorse immediatamente circostanti del terreno, contribuiscono ad ottenere un confort adatto all’interno dei vari locali della cantina.
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26 planimetria. 27 vista della vasca d’acqua.
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G.Gaulino S.Albanese cantina enologica Catania_Italia 2012
Il progetto di questa cantina si va ad inserire all’interno di quel particolare contesto rappresentato dalle pendici del vulcano Etna. Tale contesto obbliga ad importanti relazioni ed interazioni con un sistema consolidato dove vi è la presenza elementi di notevole interesse paesaggistico. L’impianto planivolumetrico è stato imposto attraverso il disegno di spazi conclusi tra gli edifici e la sciarpa, capaci di accogliere percorsi e aree di lavorazione senza perdere il contatto con l’ambiente rurale circostante. L’edificio principale è un prisma a base rettangolare diviso in due parti da una galleria nella quale avviene il conferimento delle. Il progetto si configura come un monolite in cui la struttura realizzata in elementi di calcestruzzo precompresso è nascosta da dei paramenti murari dello spessore di 60 cm realizzati in pietra lavica e montati a secco secondo la tradizione locale. La bottaia è pensata come una pietraia indipendente dal resto del progetto e parzialmente interrata. La parte fuori terra è anch’essa tamponata da pietra lavica quasi a voler nascondere l’intero progetto nel disegno delle nere terrazze circostanti.
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29 planimetria. 30 vista del rivestimento esterno.
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Estudio Barozzi Veiga cantina enologica Roa_Spagna 2009
Il progetto è risultato vincitore del concorso, bandito nel 2006, che richiedeva la rimodellazzione e l’ampliamento di un edificio esistente per trasformarlo in sede direzionale delle cantine vinicole Ribera del Duero. L’intero progetto è fondato sull’interpretazione della realtà del luogo. Esso aspira ad offrire uno spazio differente dove gli elementi che compongono e definiscono i dintorni : la città, il panorama, sono accolti e vi si rispecchiano. L’edificio può essere inteso come una singola espressione dei suoi dintorni, come elemento di transizione tra il paesaggio urbano in cui è inserito e quello naturale con cui si relaziona, sorge infatti al limite della città, chiudendo l’ultimo lembo di terra urbanizzato. Lo sviluppo ipogeo del progetto enfatizza il rapporto con il terreno mentre le tracce e le forme dell’edificio esistente vengono richiamate dalle poche emergenze. Tre volumi racchiudono una corte aperta sul paesaggio tra cui si impone il volume della torre. Quest’ultimo corpo di fabbrica diventa la nuova immagine non solo del progetto ma di tutto il territorio imponendosi come un forte segno sullo skyline e ribadendo la volontà di confrontarsi con il territorio. La materialita del progetto, in pietra locale, è vista inoltre come valorizzazione del genius loci che permette una conseguente evocazione del paesaggio.
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32 planimetria. 33 vista del rivestimento esterno.
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Alvaro Siza cantina enologica Campo Mayor_Spagna 2009
La cantina vinicola progettata da Siza si pone alla sommità di un modesto rilievo, in un paesaggio ondulato, segnato dai filari delle coltivazioni e dai radi alberi. Qui l’architetto disegna un volume intonacato che si sviluppa lungo un asse perpendicolare alle curve di livello in modo da radicarsi nel terreno e distinguersi allo stesso tempo da esso.Il corpo di fabbrica si riduce ad un lungo volume a doppia altezza che comprende le zone della lavorazione, invecchiamento e stoccaggio, al quale si innesta un piccolo volume a tre livelli che accoglie invece la zona di carico, il magazzino, gli spazi amministrativi e un area d’accesso pubblico per la degustazione dei vini.Con attenzione alle qualita e caratteristiche del sito, il corpo edilizio collega due quote differenti del rilievo, tale scelta progettuale sfrutta il dislivello in modo da creare due accessi a quote differenti, riducendo al minimo le operazioni di sbancamento e separando i percorsi di lavorazione con quelli pubblici. Il livello superiore del volume verticale a tre piani è in diretta connessione con la copertura del volume della cantina, dove l’architetto ha disegnato una sorta di promenade, fra il tetto verde e lo specchio al centro della copertura, da qui la vista sul paesaggio circostante. Il sistema costruttivo segue la logica razionale di economia dei prezzi attraverso l’utilizzo di pareti portanti in cemento armato e travi in cemento precompresso mentre alcune soluzioni di dettaglio o la pensilina che risvolta inquadrando il paesaggio ‘’ firmano’’ questa architettura. 44
35 planimetria. 36 vista del rivestimento esterno.
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Il progetto
37 vista della vigna dalla strade statale.
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Dinamiche dell’area. Se percorriamo la ss 120, strada che partendo dalla costa orientale dell’isola risale il versante nord della montagna, attraverso paesi e boschi tipicamente montani, la nostra attenzione verrà catturata dal incessante presenza di terreni vitati che dominano e segnano il paesaggio circostante. I piccoli centri abitati, che in maniera puntiforme occupano il territorio, si alternano a grandi appezzamenti di terre coltivate, principalmente a vite ed agrumi. I borghi fanno quindi da cerniera alle grandi distese di viti chiudendo per pochi istanti la vista verso il paesaggio per poi riaprirla una volta attraversati. Ė proprio superato uno di queste paesi, Solicchiata, continuando la linea disegnata dall’ asfalto, che ci si imbatte nei vigneti Pietradolce. Le grandi terrazze che dominano la vigna si scagliano a ridosso della strada diventando parte integrante del territorio. La vigna centenaria ė attraversata da una strada interna che, dividendo le terrazze, costituisce l’unico accesso mentre una stradina secondaria abbraccia l’intero lotto risalendo il pendio naturale per poi scendere e ricollegarsi alla strada principale, proseguendo poi verso il successivo paese di Randazzo. L’intero lotto ha una estensione di circa 15 ettari 9 dei quali coltivati a vite e segnati dalle imponenti terrazze in pietra lavica che disegnano il terreno. Il lotto, che si trova ad una altitudine di circa 800 metri ė caratterizzato da un forte dislivello, geometrizzato nella parte inferiore dai terrazzamenti, mentre una parte scoscesa non coltivata occupa la parte sommitale della vigna. La committenza fin da subito ha ribadito la volontà di lasciare intatto il disegno delle terrazze sfruttando invece la parte incolta del lotto per la realizzazione della cantina e degli altri spazi ad essa collegati. 47
38 planivolumetrico.
Questa esigenza ha fin da subito contribuito, non solo al disegno dei volumi, ma soprattutto a delineare il principio insediativo del progetto in relazione alla viabilità presente ed ai nuovi ingressi. Il disegno del progetto nella parte più alta del lotto inoltre si sposava bene con la volontà, espressa sin dalle fasi iniziali del progetto, di ribaltare il vecchio accesso alla vigna dal versante nord per posizionarlo appunto a monte, al fine di non dover attraversare i vigneti, sfruttando la strada secondaria che abbraccia l’intero lotto. La parte inferiore dominata dalle nere terrazze viene quindi preclusa da qualunque ulteriore segno architettonico concentrando il progetto nella restante parte. Questo limite che separa le due zone, coltivate e non del lotto, perderà successivamente valore attraverso il disegno dei nuovi volumi del progetto, studiati in modo da essere un proseguimento dei terrazzamenti. Il paesaggio, così come i forti segni che modellano il lotto, sono stati elementi imprescindibili nello sviluppo del progetto. Il carattere unico del territorio e del sito di progetto ha permesso l’istaurarsi di relazioni complesse tra esso ed il progetto, in cui giocano ruoli importanti sia i fattori di conformazione geografica , sia tutti quegli aspetti che derivano direttamente dalla cultura del vino. Il progetto nasce quindi come un architettura composta da spazi relazionali dinamici e da un dialogo continuo tra suolo ed edificio. La volontà di progetto è quindi rappresentata dal diretto relazionarsi con i caratteri orografici del sito al fine di instaurare forti relazioni in sezione verticale con gli strati del terreno. L’intero progetto si inserirà, come vedremo meglio in seguito, all’interno del terreno attraverso la riproposizione del tema delle terrazze dal quale emergeranno i volumi principali 48
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39 vista della vigna e del vulcano alla sue spalle.
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Questi intenti progettuali, nati dalla lettura del paesaggio e della sua natura, hanno dovuto trovare una concreta corrispondenza con il programma funzionale dettato dalla committenza e poi rielaborato. Oltre i veri locali cantina atti alla produzione del vino il progetto doveva prevedere una sequenza di spazi pubblici più o meno relazionati al percorso produttivo tra cui uno spazio di vendita diretta, un auditorium, un ristorante oltre ad una parte da adibire ad uffici. Spazi pubblici e locali produttivi sono studiati in modo da essere indipendenti tra loro fatta eccezione di alcuni episodi dove i due percorsi si intrecciano al fine di rendere partecipe il visitatore della vera natura del progetto. Ciò avviene grazie alla scansione del terreno i tre grandi terrazze dove entrambi i percorsi si sviluppano e in alcuni casi si intrecciano senza creare mai però una vera connessione tra loro. Il dialogo tra sfera produttiva e pubblica sarà limitato infatti ad alcuni particolari ambienti. Come già detto l’intero impianto sfrutta il naturale dislivello del terreno per la composizione di tre grandi terrazze che seguono il disegno di quelle adibite alla coltivazione della vite. Esse si sviluppano da est ad ovest e la loro graduale differenza di quota permetterà agli ambienti sottostanti di chiudersi sul versante sud e di aprirsi, ove opportuno a nord. Questo voluto orientamento di tutto il progetto è dettato sia dalla posizione geografica che dalla natura stesso dell’edificio. Ambienti bui ed a temperatura costante caratterizzeranno la parte produttiva, sviluppandosi al di sotto delle terrazze e restando così nascosti dal disegno del terreno. Ad ovest invece la linearità dei terrazzamenti si rompe attraverso una composizione di volumi e corti intorno ai quali si concentrano gli ambienti di natura pubblica del progetto. 50
40 vista da monte verso la valle dell’Alcantara.
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Questi dialogano costantemente con il paesaggio aprendosi verso i vigneti e la valle dell’Alcantara. Un imponente altura si estende, subito dopo i confini del lotto, sul versante sud impedendo così, dalle quote di progetto, di traguardare la montagna. Questo ha dato spunto per lo sviluppo all’interno del progetto di un elemento verticale che permette grazie alla sua altezza di superare visivamente l’ostacolo dell’altura dando la possibilità al visitatore di godere della vista dell’Etna. La torre panoramica che occupa il confine ovest del lotto assolve inoltre ad un altra funzione. L’intero progetto infatti per come studiato sembra nascondersi tra il disegno dei terrazzamenti in pietra lavica, la torre al contrario rompe l’orizzontalità del progetto diventando un riferimento nonché l’immagine stessa della nuova cantina. Dalle stradine di campagna circostanti il progetto infatti non sarà mai visibile nel suo complesso mentre la torre segnalerà in maniera decisa la sua presenza. La verticalità di questo elemento architettonico è conseguenza della suggestione data dalle vecchie torrette presenti nelle campagne etnee, che insieme al palmento ed ai grandi muri a secco dei terrazzamenti rappresentano indubbiamente i segni architettonici più forti presenti nel territorio.
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41 esploso assonomoterico.
Il percorso produttivo Gli ambienti di produzione saranno concentrati ad est dell’impianto e si svilupperanno su tre differenti quote segnate dalle terrazze che dominano l’intero progetto. La scelta di sviluppare in tal modo il percorso produttivo è legato direttamente alla tecnica di produzione del vino dell’azienda. Le differenze di quote vengono infatti sfruttate per la produzione a cascata del prodotto dove la forza di gravità e particolari canalizzazioni sostituiscono le pompe artificiali. Tale metodo di produzione ha influito notevolmente sulle scelte di progetto ed il disegno dei relativi ambienti. A questo vanno aggiunte le particolari condizioni relative all’illuminazione, temperatura ed umidità di alcuni locali come la bottaia e la tinaia. Il percorso produttivo ha inizio nella parte più alta del lotto dove un volume accoglie gli ambienti relativi alla deraspatura e pigiatura dell’uva. Sotto di esso trova posto la tinaia, in quest’ambiente, a doppia altezza e connesso al precedente, avviene la prima fermentazione delle vinacce per mezzo di alti tini di acciaio. Il processo produttivo, che ha inizio alla quota più alta del progetto, continua poi quindi all’ultimo livello dove trovano posto tutti i restanti locali tecnici e la bottaia. Quest’ultima rappresenta il cuore di tutto l’edificio, l’ambiente più suggestivo ed emblematico dell’intero complesso, ad esso è stata infatti dedicata particolare cura. La sua doppia altezza ha permesso inoltre di rendere tale ambiente quasi una cerniera, qui infatti il percorso pubblico si intreccia con quello produttivo pur restando separati grazie alle differenze di quota. 52
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42 botti in castagno azienda Pietradolce.
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Il piano terra oltre ai locali della bottaia e della tinaia ospiterà i restanti ambienti atti a concludere il processo produttivo e disposti in modo seriale a costituire una vera e propria catena di produzione. Tali ambienti ruotano intorno ad un grande spazio coperto collegato al’ esterno e connesso ad una seconda strada che permetterà il carico del prodotto finito.
Gli spazi pubblici I volumi e gli spazi che articolano il percorso pubblico di visita alla cantina sono anch’essi inseriti all’interno del disegno delineato dai terrazzamenti di progetto. Questi però, a differenza dei locali produttivi si sviluppano solamente su due delle quattro quote di progetto. L’accesso al pubblico avviene nella parte sommitale del progetto dove si apre una grande terrazza che apre la vista verso il paesaggio ed il volume sottostante di ingresso. Percorsa una grande rampa ci si trova di fronte una seconda terrazza su cui si scaglia il volume del foyer e sotto la quale si sviluppano tutti gli ambienti pubblici. Ad essi si ha accesso attraverso appunto il foyer di ingresso progettato come un grande parallelepipedo in pietra lavica che rompe il disegno delle terrazze e che, colmando la differenza di quota tra l’ingresso e il piano inferiore, divide concettualmente l’intero progetto in due parti : pubblica e produttiva. Ad ovest rispetto ad esso si articolano in successione la scuola di sommelier, la vendita diretta, l’auditorium e il ristorante. Due grandi giardini tengono unite le precedenti funzioni quasi a rappresentare un prolungamento esterno di
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43 vista del percorso interno alla vigna.
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esse. Gli spazi pubblici sono un alternarsi di ambienti di diverso carattere e con un diverso rapporto con il paesaggio. Alcuni di essi infatti sono in stretta relazione con l’ambiente circostante altri sono invece chiusi all’esterno. Ė questo il caso ad esempio della grande sala di degustazione la quale chiudendosi all’esterno concentra tutta l’attenzione del visitatore verso la gradonata che caratterizza l’ambiente della bottaia. La visita alla cantina segue un percorso obbligato che dal foyer di ingresso porta alla visita dell’ultimo ambiente descritto per poi proseguire verso la vendita diretta, qui lo schema si rompe a favore di una circolazione più libera tra i restanti spazi pubblici. La grande torre panoramica, apparentemente sconnessa da questo sistema distributivo, si interseca invece ad esso rappresentando un ulteriore collegamento verticale tra le diverse differenze di quota del progetto, collegando in particolare il sistema di terrazze del secondo piano del complesso con i sottostanti giardini e con il ristorante. Ciò contribuisce alla possibilità di sfruttare quest’ultimo anche se la cantina resta chiusa.
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vista del progetto dalla vigna .
Così come descritto fin ora, l’impianto finale del progetto, può essere osservato nel suo complesso solamente dagli ultimi terrazzamenti della vigna o dalla strada principale, tangente al lotto, sul versante nord. Da qualunque altra posizione il complesso scompare tra il disegno dei terrazzamenti e la natura circostante. Anche da qui inoltre resterebbero nascosti alcuni volumi a causa del forte dislivello e della grande differenza di quote tra i vari terrazzamenti della vigna e del progetto. Lo sviluppo orizzontale del progetto inoltre contribuisce a mascherare l’intero complesso nel territorio circostante e a renderne ben visibili solamente alcuni dei suoi volumi come ad esempio il foyer o il blocco uffici posti sulla quota più alta di progetto. La vista della pagina affianco restituisce l’immagine che si avrebbe se ci trovassimo nell’ultimo terrazzamento della vigna e rivolgessimo lo sguardo a sud ovest. Come già affermato i grandi terrazzamenti ostacolano in parte la vista del progetto, del quale si riesce comunque ad intuire il grande volume in pietra lavica del foyer. L’orizzontalità della vista viene interrotta dalla presenza della torre panoramica che sviluppandosi dalle quote di progetto si alza fino a raggiungere una altezza di 20 metri, diventando il punto di riferimento della nuova cantina. Questo elemento architettonico nonostante la sua forte immagine, dialoga con l’intero progetto soprattutto grazie ai suoi materiali. I listelli in legno che la compongono saranno richiamati in maniera seriale lungo tutto il progetto costituendo spesso un diaframma tra ambiente interno ed esterno, mentre il setto in pietra lavica, che sovrasta il portone di ingresso e che si estende per tutta l’altezza della torre, dialoga con l’intero progetto e con i relativi terrazzamenti in pietra locale. L’intervento non vuole comunque mascherarsi nel territorio o diventare una banale ripetizione del carattere della vigna dovuta ai terrazzamenti. Lo stacco tra progetto e ciò che già esisteva è sottolineato e marcato sia nella composizione volumetrica, sia nell’utilizzo stesso della pietra lavica. 56
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45 vista della vigna verso il versante est della montagna.
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il progetto Il progetto è stato concepito e strutturato per dare una risposta architettonica all’esigenza di una cantina intesa non come semplice manufatto per la produzione del vino, ma piuttosto come un connubio di attività produttive, sociali e culturali. La cantina indubbiamente resta il cuore e condizione indispensabile dell’intero complesso ma essa trova una diretta corrispondenza ed un intreccio di relazioni con le restanti attività previste. Il progetto nasce e prende vita infatti proprio dall’iniziale analisi qualitativa e quantitativa dell’attività produttiva dell’azienda. Una stima media dei quantitativi di uva prodotti dall’azienda, tenuto conto anche delle altre vigne di proprietà di quest’ultima, ha condotto a considerare una resa produttiva di circa 1000 ettolitri. Il progetto della cantina ed il suo relativo dimensionamento si basa appunto su questi dati tenendo conto anche di un possibile incremento della produzione e facendo rientrare lo stabilimento enologico nella categoria B, ovvero di classe media con un volume di produzione compreso fra i 1000 ed i 5000 hl annuali. Al dimensionamento dei locali relativi alla produzione ė seguito quello degli spazi pubblici ad esso connessi. Per analizzare nel dettaglio l intero progetto e quindi gli spazi e le funzioni che qui trovano posto procederemo in successione altimetrica, dal livello più alto a quello più basso, senza scindere quindi gli spazi pubblici da quelli produttivi al fine anche di comprendere le relazioni ed interazioni che tra essi esistono. Fissata la quota 0.00 in corrispondenza del livello più alto del progetto, sarà questo il primo livello utile nella descrizione dell’intero complesso. Lasciata la strada statale e imboccata la stradina che risale il lotto sul versante est, una volta superata la prima arteria di progetto. 59
pianta piano terzo.
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loggia conferimento uve deraspatura e pigiatura uve arrivo automezzi servizi uffici sala riunioni
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sezione trasversale sezione longitudinale
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46 vista della strada tangente a sud del lotto.
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Qui inizierà sia il percorso relativo alla produzione sia quello studiato appositamente per il visitatore. Al primo é riservata una strada indipendente all’interno del progetto che consente ai camion ed ai mezzi produttivi lo scarico delle uve. Tale strada si scaglia infatti verso uno dei due volumi presenti a questa quota e che sarà composto da un ambiente chiuso preceduto da una grande loggia. Dei setti in legno disposti in maniera seriale sul versante sud delimiteranno la loggia. Tale elemento architettonico sarà più volte utilizzato all’interno del progetto come diaframma tra spazio esterno ed interno contribuendo a dare un immagine omogenea dell’intero complesso. Retrostante la loggia, inoltre, un lungo lucernario che corre per tutto il lato sud del primo corpo di fabbrica, permette la giusta illuminazione dell’ambiente sottostante della tinaia. Gli autocarri attraverso la strada a doppio senso di marcia raggiungeranno la loggia e dopo aver sostato sulla pesa per il calcolo dell’uva da scaricare, deporranno l’uva per poi tornare indietro ed uscire dal complesso. Alla loggia di scarico segue il volume contenente i macchinari attraverso i quali incomincia il processo di trasformazione dell’uva in vino. Qui saranno disposti in ordine il cassone di scarico, la diraspatrice e la pressa al fine di ottenere il mosto che per gravità continuerà il suo processo di fermentazione nel sottostante locale della tinaia. Un grande portone in legno permette la chiusura di questo spazio separandolo dalla loggia di scarico e permettendo di ottenere la giusta areazione e la giusta temperatura di questo locale. L’ingresso del visitatore e del personale di accoglienza e amministrazione della cantina avviene per mezzo di una ulteriore via di accesso al lotto, 64
47 vista del vulcano dalla strada tangente a sud il lotto.
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dividendo il grande spazio verde a sud del lotto caratterizzato da una folta alberatura. Tale strada consentirà un accesso indipendente separando i due flussi, pubblico e produttivo. Una volta giunti nel punto sommitale del sito di progetto, lasciando alle spalle il pendio naturale della montagna, una strada carrabile conduce il visitatore verso il parcheggio, da questo si arriva ad una grande terrazza che aprendosi verso la vallata permette al visitatore la vista dei campi coltivati e dei sottostanti volumi di progetto. In particolare l’attenzione del visitatore sarà indirizzata verso il grande volume del foyer, dalla terrazza infatti sarà visibile l’ingresso principale della cantina posto al piano inferiore e accessibile per mezzo di due grandi rampe che colmano la relativa differenza di quota. Tra il parcheggio e la terrazza di arrivo trova inoltre posto un corpo di fabbrica privo di aperture sul lato est e che ospiterà gli spazi relativi agli uffici e all’amministrazione. Al suo interno una piccola hall divide i servizi da una coppia di uffici ed una sala riunioni che prenderanno luce attraverso delle alte aperture sul versante sud. Tali ambienti sono disegnati attraverso uno schema a pettine e resi fruibili da un corridoio alla fine del quale si trova una grande apertura che ritaglia il paesaggio sul versante ovest. Ad esso si ha accesso attraverso un percorso ritagliato tra il corpo di fabbrica ed il retrostante parcheggio al fine di non distrarre il visitatore verso il lineare percorso che lo conduce fino all’ingresso della cantina. Il percorso che conduce verso i locali amministrativi è studiato inoltre per poter rappresentare una secondaria via di accesso relativa all’auditorium. Superato infatti l’accesso degli uffici, una scala conduce direttamente verso un cortile murato, qui il visitatore si troverà innanzi alla 65
48 vista del vulcano e degli ulivi che circondano il lotto.
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grande vetrata che chiude la parte più alta della sala conferenze e che come già detto rappresenta un ulteriore via di accesso a tale spazio. Ciò permetterà di mantenere la sala conferenze indipendente rispetto alle altre attività svolte all’interno del progetto rendendola accessibile anche quando l’intero complesso della cantina resta chiuso. I volumi relativi all’amministrazione e alla parte iniziale del processo di trasformazione del vino sono pensati come degli spazi conclusi. Tali corpi di fabbrica sono gli unici, insieme al volume del foyer ad emergere dal disegno dei terrazzamenti, rompendo insieme alla torre panoramica, l’orizzontalità del progetto. Se osserviamo infatti il disegno del prospetto nord si può notare come essi risultano l’unica eccezione alla linearità delle terrazze pur dialogano attraverso i loro rapporti geometrici e la loro giacitura con quest‘ultime. A sottolineare ciò essi sono pensati come dei volumi puri in cemento armato faccia vista al fine di contrastare la nera pietra lavica che caratterizza il restante progetto. Cemento armato faccia vista, legno e pietra lavica tagliata sotto forma di grandi blocchi di spessore 15 cm saranno i tre materiali che caratterizzeranno l’intero progetto. La pietra lavica che riveste la maggior parte dei muri dialoga con l’immagine dei terrazzamenti esistenti ma allo stesso tempo dichiara la sua diversa natura attraverso il diverso taglio della stessa pietra.
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vista dalla strada a monte del progetto
Inserito nella fitta vegetazione presente nel territorio etneo, la percezione dei volumi che compongono il complesso enologico risulta molto diversa a secondo del punto preciso in cui ci troviamo. Dalla strada statale infatti, come già ribadito, trovandoci ad una quota molto inferiore rispetto a quelle di progetto, l’intero complesso e la sua relazione con il territorio è ben visibile. Al contrario se immaginiamo di raggiungere il sito di progetto attraverso le stradine montane che si sviluppano al di sopra di esso, l’immagine del complesso è totalmente ribaltata. Le forti differenze di quota dei terrazzamenti e del progetto scompaiono nel paesaggio. Anche dalla strada tangente al lotto sul versante sud, la percezione totale dell’intero complesso risulta negata dalla forte pendenza del terreno oltre che dalla fitta vegetazione presente in questa zona del lotto. Ulivi, betulle e faggi filtrano la vista verso il progetto, mentre i volumi relativi all’amministrazione e alle fasi iniziali di scarico e trasformazione dell’uva sono gli unici corpi di fabbrica visibili del progetto. Essi racchiudono tra loro la grande terrazza di arrivo accessibile per mezzo della strada carrabile interna. La grande vallata dell’Alcantara, con i tipici borghi incastonati nel suo pendio, fa da sfondo alla sopra detta vista. Il volume del foyer, disposto in maniera perpendicolare rispetto alla pendenza del terreno, risulta appena visibile ma testimonia la presenza di altri ambienti nei piani inferiori suggerendo al visitatore di compiere il percorso per lui studiato. Prima di oltrepassare il confine che segna il vero passaggio all’interno del progetto, il visitatore si troverà infatti coinvolto in una successione di percorsi e terrazze che permetteranno la immediata comprensione del principio insediativo dell’intero progetto e la percezione del paesaggio che lo ospita per poi riscoprire quest’ultimo attraverso le aperture e le corti dei piani inferiori. La torre panoramica al contrario, attraverso il suo sviluppo verticale sarà l’unico volume sempre visibile e per questo punto di riferimento dell’intero compleso. 68
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pianta piano secondo.
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loggia d’ingresso foyer auditorium vestibolo esterno auditorium torre panoramica
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sezione trasversale sezione longitudianale
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49 vista del limite est del lotto e delle terrazze precedenti la strada.
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L’analisi del progetto prosegue prendendo in esame il livello di progetto al di sotto del punto di accesso all’area. Il disegno delle sezioni chiarisce come il progetto si innesta nel terreno scosceso modellandolo in tre grandi terrazzamenti con un intervallo altimetrico costante di 4 metri. L’intero progetto si articola quindi in 4 livelli che partendo dalla quota più alta, presa come riferimento (0.00 m.), continua a svilupparsi fino al piano più basso ( -12.00 m.) dove saranno disposti i locali predisposti a completare il processo di trasformazione dell’uva in vino. Il livello a quota (-4.00 m.) ospiterà il volume del foyer principale e l’accesso alla torre panoramica, oltre al disegno delle terrazze. Questa quota di progetto sarà raggiungibile per mezzo di due lunghe rampe che partendo dalla quota superiore di arrivo, porteranno il visitatore a ridosso del corpo di fabbrica ospitante il foyer d’ingresso. La rampa trova fine in una grande terrazza delimitata ad est dall’ingresso alla fabbrica mentre ad ovest da un vuoto che ricalca la corte verde sottostante nella quale si affacciano gli altri spazi pubblici dell’complesso. L’ingresso rimane coperto e allo stesso tempo evidenziato da una grande copertura che aggetta rispetto al perimetro del volume creando una loggia coperta. Qui una grande vetrata fissa chiude il doppio volume retrostante mentre un altra vetrata apribile è divisa in 6 porte-finestre invita il visitatore ad entrare dentro il volume ed iniziare il vero percorso di visita alla cantina. Il foyer di ingresso è studiato come un parallelepipedo a due livelli incastrato perpendicolarmente nelle terrazze di progetto. La sua immagine dall’esterno sarà un grande monolite in pietra lavica. 74
50 vista dalla vigna verso il versante ovest del vulcano.
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l suo interno la hall sarà occupata da una zona di accoglienza mentre un doppio volume ospiterà le scale di accesso al piano inferiore, dove si svilupperanno tutti gli ambienti pubblici del progetto. L’accesso al piano inferiore sarà evidenziato dal grande lucernario che ricalca il doppio volume e caratterizzato dalla serialità delle travi in legno che lo suddividono. Il blocco ascensore in cemento armato, oltre a collegare i due livelli servirà come limite alle due rampe di scale ed inoltre contribuirà alla scenografia studiata per l ingresso. Dalla terrazza esterna, precedente il volume di ingresso, una stretta passerella a sbalzo sui sottostanti giardini conduce ai piedi della torre panoramica. Un portone in legno segna il limite di accesso al volume verticale il quale attraverso tre rampe di scale porta il visitatore ad una quota (+12.00) dove si apre una terrazza a cielo aperto da cui poter vedere l’intero territorio etneo. Il suo perimetro è infatti segnato da soli listelli in legno posti ad una distanza di 20 cm permettendo una vista a 360 gradi di tutto il contesto. Il distributivo verticale al suo interno può inoltre essere sfruttato come una secondaria via di accesso al ristorante sottostante. Quest’ultimo, infatti, così come l’auditorium, è studiato in modo da poter svolgere la sua funzione indipendentemente dall’apertura dei restanti locali della cantina. Al di sopra del ristorante inoltre un altra grande terrazza offre una vista verso tutta la vallata e buona parte del progetto, evidenziando le relazioni tra i volumi ed il territorio circostante. 75
51 vista dalla vigna verso la valle dell’Alcantara.
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Il volume del foyer, posto in posizione baricentrica rispetto all’intero complesso, divide concettualmente la parte pubblica da quella produttiva. Superato quest’ultimo infatti, procedendo verso est, il terrazzamento cesserà di essere pavimentato per essere coperto da un grande tappeto verde di erba che si collega naturalmente al pendio che delimitata il lotto su questo versante. Qui inoltre emerge, come un grande podio alto 1 metro, il volume della bottaia. Il parapetto che delimita il terrazzamento infatti disegna lo spazio occupato al di sotto dalla bottaia, ricalcandone il suo perimetro e facendolo emergere dal disegno dei terrazzamenti al fine di sottolineare la sua presenza nonché la sua importanza al’ interno del programma funzionale. Un grande lucernario posto all’estremità est del podio, porta la luce in maniera soffusa all’interno della parte più alta della bottaia, illuminando la grande parate inclinata di pietra lavica che fa da scenario alle botti di castagno. Sul versante sud questo livello di progetto è delimitato dal grande muro di contenimento del piano superiore, dietro il quale, in corrispondenza del volume di scarico dell’uva, si trova la copertura curva di travi reticolari che sovrasta il sottostante ambiente della tinaia.
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vista della loggia di ingresso.
La scenografia studiata per l’ingresso alla cantina vuole essere un chiaro richiamo all’attenzione del visitatore al fine di invitarlo ad entrare al suo interno. La rampa che conduce a questo livello porta difatti il pubblico in prossimità della loggia che copre l’ingresso della hall. Il volume rettangolare viene privato di un suo angolo mentre la sua copertura ricostruisce l’originale percezione volumetrica accogliendo il visitatore in un spazio coperto antistante l’ingresso. Un setto in cemento armato rivestito in legno funge da appoggio alla copertura e delimita lo spazio della loggia coperta. L’ingresso avviene per mezzo di sei grandi porte finestre che rendono accessibile lo spazio di accoglienza previsto all’interno. Un blocco di cemento armato, che racchiude il vano ascensore, interrompe le due grandi vetrate sottostanti la loggia e ostacola la vista verso il vano scale, la sua forte presenza alla vista dalla terrazza sarà sfruttata per incidere il logo della cantina in una delle sue pareti in cemento armato. Sul lato est del volume viene inoltre ritagliato uno spazio a doppia altezza nel quale si sviluppa la rampa di scale che porta al piano inferiore. Tale spazio, sormontato da un grande lucernario intervallato da travi in legno, sarà visibile dalla loggia di ingresso per mezzo di una grande vetrata continua. La parete in pietra lavica retrostante la vetrata, illuminata dal lucernario, farà da scenografia alla vista del visitatore. Il volume del foyer risulta completamente rivestito in pietra lavica, leit motiv di tutto il progetto, mentre il legno, qui usato nelle travi di copertura del doppio volume e nel rivestimento del setto su cui poggia quest’ultima, è un richiamo che sarà riproposto puntualmente attraverso sopratutto dei listelli che costituiranno un limite tra ambiente interno ed esterno. Al di là del corpo di fabbrica del foyer, il volume basso della bottaia ed il verde retrostante chiudono l’immaginaria prospettiva che si ha dalla loggia di ingresso evidenziando e accentuando la relazione tra costruito e paesaggio circostante. 78
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SEZIONI TECNOLOGICHE DEL VOLUME DI INGRESSO
sezione verticale 1_ SOLAIO CONTROTERRA _ pavimanto in cemento 2 cm _ massetto di completamento alleggerito per impianti 6 cm _ isolamento termico 8 cm _ barriera al vapore 1 cm _ soletta in calcestruzzo 7 cm _ vespaio areato _ magrone 2_ SOLAIO INTERMEDIO _ pavimento in cemento 2 cm _massetto riscaldato in C.A. 5 cm _isolamento acustico 4 cm _barriera al vapore 1 cm _massetto di completamento allegerito per impianti 6 cm _solaio in C.A. e laterizio 32 cm 3_ SOLAIO DI COPERTURA _pavimento in lastre di pietra lavica schiarita 2 cm _massetto in C.A 5 cm _barriera al vapore 1 cm _ isolamento termico 2,5 cm _ solaio in C.A. e laterizio 32 cm
sezione verticale
4_ PARETE ESTERNA _ rivestimento in pietra lavica fissato alla struttura con staffe in acciaio 11 cm _isolamento termico 2,5 cm _pannello in cemento 35 cm
assonometria di riferimento
sezione verticale 1_ COPERTURA LOGGIA _ pavimanto in cemento _ massetto di pendenza _solaio in C.A. e laterizio
2 cm 1,5 % 32 cm
2_ LUCERNAIO _ lastre di vetro acidato su supporto mettalico 3_ TRAVI _ travi in legno di quercia 4_ SOLAIO DI COPERTURA _ copertura verde _ strato di terra _ strato drenante _ tessuto non tessuto _ guaina isolante _ massetto di pendenza _ isolamento termico _ solaio in C.A. e laterizio
15 cm 2 cm 1 cm 1,5 % 2,5 cm 32 cm
sezione orizzontale 1_ VETRATA 2_ PARETE ESTERNA VERTICALE _ rivestimento in pietra lavica fissato alla struttura con staffe in acciaio 11 cm _pannello in cemento 35 cm _ rivestimento in pietra lavica fissato alla struttura con staffe in acciaio 11 cm
5_ VETRATA _ lastra esterna in vetro laminato extrachiaro ancorata alla base tramite guide in acciaio 3 cm _ intercapedine d’aria contenente costole distanziatrici in vetro 40 cm _astra esterna in vetro laminato extrachiaro ancorata alla base tramite guide in acciaio 3 cm
3_ SETTO SCALE _setto in C.A.
80
30 cm
sezione verticale
sezione orizzontale
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pianta piano primo.
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sala degustazioni mescita_vendita diretta deposito laboratorio somelier deposito auditorium vestibolo auditorium servizi ristorante_bar cucina
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sezione trasversale sezione longitudinale
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52 vista di una delle ‘‘torrette’’ presenti nel territorio etneo.
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Il primo piano del complesso enologico, a (-8.00 m.) rispetto alla quota presa come riferimento, ospita l’intero percorso studiato per il visitatore ove si articolano uno sequenza di spazi pubblici alcuni dei quali in stretta relazione con il processo produttivo ed i relativi ambienti di lavorazione. Il visitatore è indirizzato attraverso un percorso quasi obbligato di visita alla cantina. Percorsa la rampa di scale che conduce a questo livello, un setto murario indirizza infatti la visita verso la sala degustazione a ridosso della bottaia. Qui due muri di vetro chiudono un ambiente disegnato e progettato con la volontà di costituire quasi un prolungamento della bottaia sul quale si affaccia. La sala degustazione dialoga difatti con il doppio volume in cui si trovano le botti di legno configurandosi come un suo interpiano e permettendo al visitatore di entrare in stretta relazione con il cuore della cantina. Superato tale ambiente il percorso continua ritornando verso ovest attraverso uno stretto corridoio delimitato da un lato da setti in pietra lavica e dall’altro da un muro continuo che, rompendosi in corrispondenza della tinaia attraverso un diaframma costituito da listelli in legno, permette di traguardare il doppio volume in cui sono disposti i tini di acciaio atti alla fermentazione del mosto. Superato l’affaccio verso la tinaia il corridoio si apre in un grande ambiente preposto per la vendita diretta e la mescita. Qui termina il percorso obbligato, articolandosi in una serie di ulteriori ambienti di natura prettamente pubblica, sconnessi dal percorso produttivo e disposti intorno ad una grande corte verde. 86
53 vegetazione tipica del territori etneo superata quota 1500 m.
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La vendita diretta dei prodotti ed il relativo ambiente è progettato in modo da occupare una posizione strategica all’interno del percorso di visita alla cantina in quanto rappresenta una fonte sia di guadagno che promozionale dell’azienda. A differenza di altri ambienti questo locale non si affaccia verso la vallata ma risulta in stretta relazione con la corte verde antistante la vetrata posta ad ovest. Un giardino verde che accoglie quattro ulivi, piantati in fila lungo l’asse longitudinale della corte, fa da sfondo al locale sopra descritto rappresentando un ulteriore collegamento esterno verso la torre ed il ristorante. A nord rispetto al locale di vendita diretta e connesso ad esso da un passaggio si trova un altro ambiente pubblico che ospita i corsi di sommelier. Questo trova posto esattamente al di sotto del grande foyer di ingresso e restando chiuso su tre lati si apre invece sul versante ovest dove un ulteriore giardino, in parte pavimentato, costituisce un possibile spazio da sfruttare durante la stagione estiva. Un piccolo locale adibito a magazzino è invece ricavato sotto il vano scale che porta a questo livello. Se si prosegue invece il percorso del corridoio che parte dalla sala degustazione, superato l’ambiente della mescita, ci si imbatte nella sala conferenze. Questa trova posto all’interno di un vano a doppia altezza occupato da una grande gradonata che risale fino ad arrivare a quota (-4.00 m.), qui un cortile funge da vestibolo ed, insieme a delle scale che arrivano sino alla terrazza di ingresso, disegna un ulteriore via di accesso all’auditorium. Al di sotto di tale cortile è ricavata invece una tasca che accoglierà i servizi. 87
vista della sala di degustazione e vendita
Superata la sala conferenza il corridoio culmina esattamente alla base della torre panoramica, le sue rampe di scale precedono l’ultimo locale che accoglie il ristorante della cantina. Quest’ultimo occupa il limite occidentale del lotto aprendosi, attraverso il solito utilizzo dei listelli in lego, verso il giardino antistante al fine di poter sfruttare anche l’esterno quando il clima lo permette. La cucina è ritagliata all’interno di tale spazio dove una finestra posta sul lato opposto del cortile consente la fuoriuscita dei fumi all’esterno. Gli spazi esterni sono quindi studiati in modo da entrare in stretta relazione con gli ambienti interni che li avvolgono diventando spesso un prolungamento di essi. In particolare ciò avviene nella parte occidentale di tale livello dove il terrazzamento si divide in due grandi corti verdi. La prima, dominata da quattro grandi ulivi e delimitata idealmente dalla sovrastante passerella che porta fino alla torre, la seconda invece si estende fino al limite ultimo di tale terrazzamento. Qui tre rampe di scale portano verso i terrazzamenti sottostanti consentendo al visitatore di arrivare sino alla quota ove sono piantate le viti. Ad est del volume di ingresso invece le grandi corti verdi lasciano spazio alla distesa dei filari di vite ben visibili dalla vetrata presente nello spazio che precede la sala degustazione.
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vista verso i giardini e la torre panoramica
La vista della pagina affianco è quella che si avrebbe se ci trovassimo nel cortile antistante la scuola di sommelier e rivolgessimo lo sguardo ad ovest. Qui una zona pavimentata in grosse lastre di pietra lavica schiarita precede il grande cortile verde su cui si affaccia il ristorante. Quest’ultimo ambiente insieme alla torre ostacola la vista verso il paesaggio retrostante raccogliendo l’attenzione del visitatore verso i volumi che compongono il progetto. In asse con la passerella che porta alla torre panoramica, un percorso lastricato divide lo spazio esterno in due grandi corti verdi. Quattro grandi ulivi autoctoni, appartenenti alla specie della nocellara etnea, dominano la corte posta a sud del percorso, nella quale si affaccia il locale adibito alla mescita e alla vendita diretta. L’orizzontalità della vista viene interrotta prepotentemente dallo sviluppa verticale della torre panoramica la quale però non rappresenta un elemento avulso al progetto ma al contrario dialoga con esso attraverso l’utilizzo dei materiali di cui è composta. I listelli di legno che circondano il suo perimetro e che permettono una vista a 360 gradi del panorama, vengono riproposti in scala minore come elementi di separazione tra ambiente interno ed esterno in molto punti del progetto, come avviene ad esempio nel ristorante o in alcuni frammenti del corridoio che porta alla sala conferenze. Mentre il setto in pietra lavica che sormonta l’ingresso della torre dialoga con i setti anch’essi in pietra che chiudono gli spazi interni. Ad ovest il cortile termina con tre rampe di scale che portano alla quota sottostante mentre una tasca verde segna il limite del terrazzamento. Questa ospita diverse specie arboree autoctone di piccole dimensioni alcune delle quali vengono sfruttate per anticipare le possibili malattie che potrebbero ripercuotersi sui vitigni. L’intero sistema di corti verdi e dei volumi disposti intorno ad essi, si apre verso nord consentendo una visione ampia di tutto il territorio, in particolare dei vigneti posti sulle sottostanti terrazze e della valle, la quale fa da sfondo a tutto il paesaggio. 90
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SEZIONI TECNOLOGICHE DELLA TORRE PANORAMICA
sezione verticale
sezione verticale 1_ SOLAIO CONTROTERRA _ pavimanto in cemento 2 cm _ massetto di completamento alleggerito per impianti 6 cm _ isolamento termico 8 cm _ barriera al vapore 1 cm _ soletta in calcestruzzo 7 cm _ vespaio areato _ magrone 2_ PARETE ESTERNA VERTICALE _ rivestimento in pietra lavica fissato alla struttura con staffe in acciaio 11 cm _pannello in cemento 35 cm _ rivestimento in pietra lavica fissato alla struttura con staffe in acciaio 11 cm 3_ SOLAIO PERCORSO ESTERNO _ pavimento in lastre di pietra lavica schiarita 6 cm _fondo di sabbia 10 cm _stabilizzato 10 cm _pietrame 60 cm 4_ VETRATA _ infisso in legno e alluminio _ vetrocamera 5_ ANCORAGGIO LAME LEGNO _ piastre di ancoraggio a squdra in acciaio in acciaio _copripiastra con sezione a “c “ in acciaio
prospetto torre 1_ SOLAIO CONTROTERRA _ pavimanto in cemento 2 cm _ massetto di completamento alleggerito per impianti 6 cm _ isolamento termico 8 cm _ barriera al vapore 1 cm _ soletta in calcestruzzo 7 cm _ vespaio areato _ magrone 2_ SOLAIO PERCORSO ESTERNO _ pavimento in lastre di pietra lavica schiarita 6 cm _fondo di sabbia 10 cm _stabilizzato 10 cm _pietrame 60 cm
assonometria di riferimento
3_ SOLAIO DI COPERTURA _pavimento in cemento 2cm _massetto in C.A 5 cm _ isolamento termico 2,5 cm _ solaio in C.A. 30 cm _ controsoffitto in cartongesso 4_ TRAVE PASSERELLA _trave in C.A.
130x60 cm
5_SOLAIO PASSERELLA _pavimento in cemento _trave in acciaio _controsoffito
2 cm
6_ VETRATA _ infisso in legno e alluminio _ vetrocamera
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prospetto torre
sezione orizzontale
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pianta piano terra.
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bottaia deposito botti tinaia laboratorio chimico loggia locale tecnico impianti spogliatoi deposito bottiglie vuote imbottigliamento etichettatura incartonamento deposito prodotto finito
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55 vista dei filari della vigna.
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L’ultimo piano di progetto a quota (-12.00 m.) coincide con il terrazzamento più alto della vigna. Qui una successione di ambienti ipogei posti al di sotto delle terrazze di progetto ospitano i vari locali tecnici per la trasformazione del vino concludendo il processo produttivo. I diversi ambienti sono disposti intorno ad un grande spazio coperto, necessario per il carico del prodotto finito, e seguono un ordine ben preciso, rispecchiando in successione le varie fasi del processo di trasformazione del vino. La bottaia occupa il limite est del sistema ed il suo perimetro rappresenta l’unica eccezione rispetto al quadrato in cui sono inscritti tutti i restanti ambienti. La gradonata che qui caratterizza l’ambiente e che ospita le botti di castagno atte alla fermentazione dell’uva, permette di ricavare al di sotto di essa un grande deposito, accessibile da un corridoio ricavato tra questa ed il terreno. Parzialmente interrata, il suo doppio volume si relaziona esclusivamente con la sala di degustazione che occupa una porzione del suo interpiano. Ad essa segue il volume della tinaia, anch’esso a doppia altezza ed in relazione con il precedente. Qui avviene infatti la prima fermentazione del mosto che successivamente viene chiuso nelle botti di castagno per completare il processo. Il solaio curvo di tale ambiente si flette fino ad un grande lucernaio posto a sud in grado di far entrare la giusta quantità di luce. Delle passerelle in acciaio, sospese da dei cavi, circoscrivono inoltre lo spazio occupato dai tini, permettendo ai lavoratori le attività di controllo e carico dei tini di fermentazione. La parete inclinata che chiude tale ambiente a sud e su cui piove la luce proveniente dal lucernaio posto al di sopra, fa da sfondo alla vista che è concessa al visitatore durante il percorso di visita alla cantina che si svolge al piano superiore. 96
56 vista del territorio circostante il sito di progetto.
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All’interno di tale ambiente è ricavato inoltre uno spazio riservato per il laboratorio chimico, necessario al controllo del prodotto e delle varie fasi che lo producono. Proseguendo verso ovest invece un vano tecnico per l’impianti di tutto il complesso enologico precede un vasto ambiente buio, completamente interrato adibito a magazzino delle bottiglie vuote. Retrostanti il limite che segna il terrazzamento, nell’angolo nord-ovest di tale livello di progetto, trovano invece posto tutti gli ambienti che concluderanno il percorso produttivo definendone il prodotto finito. In particolare troveremo in successione e connessione tra loro, lo spazio relativo all’ imbottigliamento, etichettatura ed incartonatura. Un diaframma costituito da una serie di listelli in legno segna il limite tra l’esterno e l’interno di tali ambienti permettendo la giusta illuminazione dei vari locali posti dietro ad essi. Un grande magazzino, che ospita i cartoni contenenti il prodotto finito, fa da coda al processo produttivo ed aprendosi sulla grande loggia posta dinanzi, permette il semplice carico dei cartoni sui relativi mezzi di trasporto. Una stradina interna mette in connessione infatti la strada pubblica alla loggia di carico. Oltre a svolgere la sua funzione di carico e permettere la manovra degli automezzi, lo spazio ricavato sotto la grande loggia che caratterizza il livello più basso del progetto, è un richiamo ad uno degli elementi architettonici che costituivano l’antico palmento etneo, ovvero la grande terrazza che proteggeva i sottostanti locali cantina. L’inclinazione del muro che delimita ad est la loggia non fa altro che enfatizzare tale ambiente, costituendo l’unica eccezione alla geometria dell’intero complesso enologico. 97
vista della bottaia
La bottaia rappresenta sicuramente il luogo più suggestivo e simbolico all’interno dei complessi enologici e per questo è stata apportata una grande cura nella progettazione dei suoi aspetti compositivi. Il suo ambiente è pensato come cerniera tra il percorso produttivo e gli spazi pubblici al fine di permettere al visitatore di entrare in stretto contatto con la parte più intima della cantina. Per far questo le botti in legno trovano spazio in un volume a doppia altezza all’interno del quale viene ritagliata una grande sala di degustazione posta nel suo interpiano. Chiusa da due vetrate continue verso il percorso pubblico, questa sala si apre verso la gradonata in cui sono disposte le botti. Tre lunghi e bassi gradoni definiscono, insieme ad una semplice ringhiera in ferro, il limite della sala, enfatizzandone il rapporto che si instaura tra questa e la bottaia. La sala degustazione è progettata quindi per apparire come un prolungamento in quota della sala delle botti, separata dai restanti ambienti pubblici da due grandi vetrate che permettono di mantenere all’interno la stessa temperatura della bottaia ed evitare quindi ulteriori elementi di separazione tra di loro. La parte inferiore della bottaia risulta completamente interrata mentre quella superiore rimane chiusa all’esterno dai pesanti muri in pietra lavica che ne delimitano il suo perimetro. Questo rapporto con il terreno viene manifestato all’interno attraverso l’utilizzo dei materiali. Il legno riveste infatti tutta la parte interrata della bottaia, compreso la gradonata su cui sono disposte le botti, mentre i muri in pietra lavica definiscono il volume nella parte superiore. Un lucernaio posto al limite orientale del volume fa penetrare la luce illuminando quasi esclusivamente il muro inclinato in pietra lavica che fa da sfondo alla vista che il visitatore ha dalla sala di degustazione, mantenendo in penombra invece le botti di castagno. La bottaia rappresenta quindi il cuore della cantina e in qualche modo lo si può paragonare al naòs di un tempio greco, ovvero la parte più intima dell’edificio, destinata a custodire la ragione di tutto l’edificio. 98
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verde di progetto
Dinamiche dell’area. La distribuzione delle varie specie incluse nella flora dell’Etna, risente delle peculiarità di un ambiente talmente differenziato e selettivo, a causa delle condizioni pedo climatiche, da limitare la presenza delle singole entità vegetali solo al verificarsi di taluni fattori ambientali (temperatura, umidità, luce, vento) variabili e dipendenti dalle diverse condizioni altitudinali. E’ sufficiente soffermarsi ad analizzare i vari fattori ambientali peculiari dell’Etna per discernere talune tipologie floristiche e vegetazionali presenti nel territorio. Sicché dai corteggi floristici, decisamente più vari nelle sparute zone umide presenti nel territorio, con prevalenza di vegetazione ad igrofite, si passa, a corteggi floristici sempre più poveri e ad esempi di vegetazione di tipo esclusivamente xerofitico, allorché le condizioni di aridità e di rigore invernale condizionano sempre più la colonizzazione delle pendici del vulcano sino al limite altitudinale della vegetazione. Questa può essere contraddistinta, secondo piani altitudinali, in fasce o cinture di vegetazione, che vengono ordinate con evidente riferimento alle diverse condizioni ambientali. Ci si riferisce allora ad una zonizzazione, che per la vegetazione etnea viene così distinta: piano mediterraneo basale, in cui si distinguono, proprio lungo la fascia del piano basale, lembi relitti della tipica vegetazione mediterranea; piano sopramediterraneo e montano mediterraneo, con prevalenti aspetti di vegetazione forestale, a carattere mesofilo e termofilo, che interessano particolarmente la fascia del piano montano; piano altomediterraneo, nettamente differenziato per la dominanza di una tipica vegetazione xerofila dell’alta montagna mediterranea. 100
nocellara etnea
fagus sylvatica
ulivo altezza massima 6 m
faggio altezza massima 15 m
populus tremula
astragulus siculus
salicaceae altezza massima 15 m
salicaceae altezza massima 60 cm
cerastium tomentuosum
galactites tomentosa
caryophyllaceae altezza massima 40cm
asteraceae altezza massima 70cm
rumex aetnesis polygonaceae altezza massima 70cm
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Note e bibliografia
Note
(1) Per la prima volta la parola ‘‘vino’’ è stata usata in Sicilia, come attesta l’iscrizione del coperchio del famoso askos di terraccotta di Centuripe, risalete alV secolo a.C. (2) Sileno, compagno e maestro di Dionisio, a cui Dioniso offrì per primo il vino. (3) Catone, detto il Censore, uomo politico e scrittore romano. (4) Riposto fu porto e centro commerciale importantissimo per la Sicilia orientale data la sua strategica posizione geografica (5) Da notare come la parola palmento fu introdotta per la prima volta nel medioevo siciliano. (6) Questa zona era delimitata con muri parapetti alti 50 cm. La pavimentazione era in basole di pietra lavica scolpita a ‘‘bocciarda’’ per dare scabrezza al pavimento in modo da essere antiscivolo per i pigiatori.
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Bibliografia
_AA.VV, Etna. Un vulcano una civilta’, Maimone editore, Catania, 1988 _E. Sessa, La Sicilia del vino, Maimone editore, 2003 _Cettolini, La viticoltura moderna, Battiato editore, 1922 _Marescalchi, Sroria della vite e del vino in Italia, Gualdoni editore, 1937 _Elio Vittorini, Conversazioni in Sicilia, Rizzoli, 2008 _Marco Casamonti, Vincenzo Pavan, Cantine,architetture 1990-2005, Motta editore,2004 _G.Nardin, Impiantistica enologica, Edagricole, 2006 _Salvo Foti, Etna i vini del vulcano, Maimone editore, 2005 _Pastena B., La civilta’ della vite in Sicilia, Leopardi, 1989
104
_Peter Zumthor, Pensare architettura, Electa editore, 2003 _Fabrizio Arrigoni, Sinopie architettura ex atramentis, Die Sachlichkeit editore, 2010 _Alfonso Acocella, L’architettura di pietra, Alineaeditrice, 2004 _Fabio Fabbrizzi, progetti tra paesaggio agricoltura e tecnologia, Edifir, 3013
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Ringraziamenti
per il gentile apporto nella raccolta dei documenti: arch. G. Scannella, arch. F. Barbagallo per gli utili consigli progettuali: arch. R. Bologna per il suggestivo tema di progetto: azienda Pietradolce
per il sostegno incondizionato ricevuto da sempre: alla mia famiglia per l’importanza della condivisione: ad alessio, giacomo, giuseppe, italo per tutto ciò che è accaduto dentro e fuori le mura di S.Verdiana ad alessio, andrea, antonio, filippo, francesco, francesco, giacomo, giacomo, giuseppe, italo
per la passione, il valore e la quantitĂ dei suoi insegnamenti: al prof. fabrizio arrigoni
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universitĂ degli studi di firenze