Altroconsumo_Guida_crisi_finanziaria

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Supplemento n. 2 - di Altroconsumo n. 220 - novembre 2008

I consigli pratici di chi fa solo i tuoi interessi

Anno XXXIV - Altroconsumo: via Valassina 22, 20159 Milano - Poste Italiane s.p.a. - Spedizione in a.p.- D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n째 46) art. 1, comma 1, DCB - MI


Al riparo dalla burrasca La crisi che ha colpito la finanza mondiale ha mandato in fibrillazione anche i risparmiatori italiani. L’economia del resto è ormai globalizzata e la sensazione che ciò che accade in un paese possa avere ripercussioni planetarie è suffragata dai fatti. Se è vero che ci aspetta un periodo di stagnazione economica, è però sbagliato pensare che il crack che ha coinvolto Lehman Brothers, e a traino molti dei maggiori istituti di credito americani, sia destinato a trascinarci in un baratro. Nelle ultime settimane i Governi di molti paesi, compreso il nostro, hanno provveduto a tranquillizzare i cittadini confermando o ampliando le garanzie sui soldi depositati presso le banche. Ciononostante molti si domandano cosa fare dei propri risparmi in un momento in cui le Borse non danno alcun affidamento.

Questa guida ha l’obiettivo di dare risposte pratiche ai vostri dubbi più immediati, sulla base dell’esperienza che Altroconsumo ha maturato da decenni nel settore del risparmio. Conti correnti, mutui, investimenti, soluzioni chiare per mettere al riparo i propri soldi: ecco quello che dovete sapere per dormire sonni tranquilli. E per rispondere a quanti vedono in questo autunno nero una ripetizione della crisi del 1929, abbiamo analizzato a fondo i due eventi e scoperto che, per fortuna, hanno in comune meno di quel che viene superficialmente affermato. I risparmiatori sono state le vere vittime della speculazione esasperata di ieri che è alla base della crisi di oggi. Una finanza sottoposta a maggiori controlli non potrà che fornire in futuro migliori garanzie ridando così fiducia ai mercati.

Sommario Una crisi che viene da lontano

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Conti correnti: depositi garantiti

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Quale sorte per gli investimenti?

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Mutui: la tua casa al sicuro

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Come investire la liquidità

20

Non è un nuovo ’29

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Le parole chiave della crisi

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Altroconsumo Nuove Edizioni Srl Sede legale, direzione, redazione e amministrazione: via Valassina 22 - 20159 Milano Reg. Trib. Milano N. 116 del 8/3/1985 Copyright© Altroconsumo n. 291252 del 30/6/1987 Stampa: Grafiche Bozzato Srl Strada Vicinale della Pieve 10 - 27010 Copiano (PV) Direttore responsabile: Rosanna Massarenti

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Una crisi che viene da lontano Banche fallite o sull’orlo del fallimento, Governi che varano aiuti straordinari per salvarle e per tutelare i soldi dei risparmiatori, indici di Borsa sulle montagne russe, tra crolli e rimbalzi. Cosa ha portato alla crisi che molti paragonano a quella, terribile, del 1929 e perché, pur avendo il suo baricentro negli Stati Uniti, i suoi effetti si fanno sentire anche da noi? Mai come nell’ultimo periodo si è potuto appurare quale sia il significato del termine “globalizzazione” applicato all’economia, ma la burrasca finanziaria cui stiamo assistendo è solo l’evoluzione di una crisi cominciata molto prima, e purtroppo sottovalutata, con il crack dei mutui subprime dell’agosto del 2007.

Il debito come prodotto finanziario Si tratta di mutui concessi senza fare troppe domande né controlli dalle banche americane, ma anche inglesi, a risparmiatori che si sarebbero poi rivelati in molti casi insolventi. Questi prestiti sono stati trasformati con un gioco di prestigio chiamato “cartolarizzazione” in prodotti finanziari con rendimenti interessanti e venduti in tutto il mondo. Una forma di investimento dunque, quei famosi pacchetti di “titoli tossici”, come vengono definiti adesso, di cui sono pieni i portafogli delle banche e di moltissimi risparmiatori. Il debito, usato come strumento per aumentare a dismisura il rendimento dei capitali investiti, unitamente all’uso di questi prodotti finanziari “innovativi”, hanno in effetti portato a rendimenti sempre più elevati, ma che purtroppo poggiavano su basi assai poco solide. Il rapporto tra debito e capitale, chiamato in gergo “leva”, ha raggiunto per alcuni dei colossi della finanza, come Jp Morgan, Goldman Sachs e Merril Lynch, un rapporto intorno al 30 a 1: un solo dollaro di capitale ogni 30 dollari di debito. L’emissione di titoli derivati garantiti dalle ipoteche (come i credit default swaps) ha portato alle stelle i profitti, e gli stipendi dei supermanager.

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Scoppia la bolla Ma questa catena, in cui tutte le banche erano fittamente interconnesse e indebitate tra loro, allo scricchiolare dei primi anelli ha mostrato tutta la propria debolezza. La crisi dei mutui, dovuta al fatto che coloro a cui le banche avevano prestato molti soldi a bassi interessi quasi senza garanzie non sono stati in grado di ripagare il proprio debito, fa crollare le azioni di molte banche. La prima evoluzione drammatica si è avuta con la banca inglese Northern Rock, ma il vero punto di non ritorno è stato il fallimento della banca d’affari americana Lehman Brothers. L’evoluzione del crack di questa banca è assai rapida: nell’arco di un anno le azioni crollano del 97%, passando da 77 a meno di 4 dollari ad azione. Nel secondo trimestre del 2008 la società annuncia una perdita di 2,8 miliardi di dollari, cui fa seguito quella da 4 miliardi di dollari per il terzo trimestre. Inevitabile il ricorso al Chapter 11, una specie di Legge Marzano, quella che nei mesi scorsi ha permesso il salvataggio di Alitalia. La bolla immobiliare, che aveva continuato a ingigantirsi in questi anni proprio grazie ai mutui generosi, ai prestiti facili, è così fragorosamente esplosa travolgendo un po’ tutto, con un’onda dei cui effetti non abbiamo probabilmente ancora visto la fine. Del resto le cifre parlano da sole: 25 mila miliardi di dollari bruciati dalle Borse mondiali. Per evitare alle grandi banche in crisi il fallimento, il congresso americano ha approvato un piano da 700 miliardi di dollari che serviranno a farsi carico dei titoli tossici. Altri 150 miliardi saranno utilizzati dal Governo per finanziare i tagli fiscali di cui beneficeranno 24 milioni di americani. Il piano, molto criticato da più fronti e approvato a fatica dopo un rimaneggiamento, segna la fine di un’era di deregulation dettata da una politica neoliberista che vedeva nell’intervento dello Stato il peggior pericolo per il mercato. La libertà di indebitarsi a dismisura lasciata dalla Sec (Security Exchange Commission), autorità di controllo della Borsa americana, alle banche d’investimento, aveva permes-

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so di aumentare il debito, e la famosa leva, dal limite massimo precedentemente fissato in 12 a 1 fino a qualunque fosse il rapporto su cui ogni istituto era disposto a scommettere. E grazie ai titoli derivati, le banche distribuivano poi il rischio sugli ignari risparmiatori. Ora si andrà inevitabilmente verso un maggior controllo pubblico del mercato con più limiti e restrizioni e, sperabilmente, maggiori garanzie.

a intervenire garantendo da un lato i depositi bancari fino a 103 mila euro, dall’altro offrendo strumenti alle banche per evitare il blocco della loro attività. Sono molte le domande che sorgono dai timori dei risparmiatori, preoccupati che i loro soldi possano venire inghiottiti nel buco nero creato dalla speculazione finanziaria mondiale. Cosa fare ora? Rispondiamo a tutti i vostri dubbi in questa guida che è il frutto della trentennale esperienza di Altroconsumo in difesa dei risparmiatori.

Le strategie di salvataggio dei Governi Non c’è solo il bailout plan (piano di salvataggio) a tutela delle grandi banche, ma anche una strategia per tutelare i depositi dei risparmiatori, le vere inconsapevoli vittime di questa storia. Negli Usa è stato alzato da 100 mila a 250 mila dollari il limite di garanzia sui depositi bancari, sia pure solo fino alla fine del 2009. Molti altri paesi hanno elaborato strategie di garanzia per gli istituti da un lato e per i soldi dei risparmiatori dall’altro (vedi tabella). Anche nel nostro paese l’allarme dei risparmiatori ha costretto il Governo

GARANZIA SULLE SOMME DEPOSITATE IN BANCA PAESI

PRIMA DELLA CRISI

DOPO LA CRISI

Austria

20.000 euro

garanzia illimitata

Belgio

20.000 euro

100.000 euro

Danimarca

300.000 corone danesi

garanzia illimitata

Francia

fino a 70.000 euro

invariato

Germania

20.000 euro

garanzia illimitata

Gran Bretagna

35.000 sterline

50.000 sterline

Grecia

20.000 euro

100.000 euro

Irlanda

20.000 euro

garanzia illimitata

Italia

103.291 euro

garanzia statale valida per 36 mesi

Lussemburgo

20.000 euro

invariato

Olanda

20.000 euro

100.000 euro

Slovacchia

20.000 euro

garanzia illimitata

Spagna

20.000 euro

100.000 euro

Svizzera

30.000 franchi svizzeri

invariato

Usa

100.000 dollari

250.000 dollari fino alla fine del 2009

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Esclusivo per te, se ti associ ad Altroconsumo, subito il Servizio di consulenza telefonica dedicata a • Sicurezza strumenti finanziari e fondi pensione • Appartenenza Banche al Fondo Tutela Depositi • Mutui e conti correnti

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Conti correnti: depositi garantiti

Se la banca fallisce che ne è dei miei soldi

sul conto corrente?

Sono coperti fino a 103.291,38 euro (i vecchi 200 milioni di lire). È questa la cifra massima di rimborso prevista dal nostro sistema di protezione, che fa capo al Fondo interbancario di tutela dei depositi. A ogni modo, alcune misure decise in ambito europeo per far fronte alla crisi finanziaria internazionale hanno reso più difficile la possibilità che una banca vada incontro a un crack, come è successo negli Stati Uniti con la Lehman Brothers. Gli istituti di credito in difficoltà si vedrebbero ricapitalizzati direttamente dallo Stato. Nonostante ciò, nel caso estremo che una banca fallisse, il Governo italiano ha previsto un ulteriore paracadute. Se il Fondo di garanzia non dovesse riuscire a far fronte ai rimborsi, per i prossimi tre anni interverrebbe anche in questo caso lo Stato.

Cos’è il Fondo interbancario di garanzia Nato nel 1987 come consorzio volontario, oggi si tratta di un fondo obbligatorio di diritto privato. Le banche che vi hanno aderito si impegnano a fornire le risorse necessarie a tutelare i risparmiatori. In pratica, il Fondo non ha già in cassa i soldi che servono a coprire i crack, ma in caso di necessità le banche “sopravvissute” si impegnano a fornirli. Un particolare che, fino al recente decreto con cui il Governo si è impegnato ad aggiungere la garanzia dello Stato sui conti correnti, non destava preoccupazioni di sorta. Anche perché, se a “saltare” è una banca piccola, in teoria le difficoltà non ci sono, mentre il problema si pone se in difficoltà vanno i principali colossi bancari del nostro paese. A dicembre 2006 le risorse del Fondo erano pari “solo” a 1,5 miliardi di euro, una cifra ben lontana dai depositi esistenti nelle grandi banche italiane. Per salvaguardare i risparmiatori, lo scorso 9 ottobre il Governo italiano ha esteso la tutela dello Stato al Fondo, qualora non fosse in grado da solo di far fronte ai rimborsi.

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Banche straniere: Conto Arancio e gli altri Anche Ing Direct, la filiale italiana della banca olandese Ing, che gestisce Conto Arancio, ha aderito al Fondo interbancario di tutela dei depositi. Quindi valgono per Conto Arancio le stesse tutele previste per qualsiasi conto bancario. Nel caso in cui abbiate un conto di deposito di un istituto di credito non italiano, controllate sul sito www.fitd.it (alla voce “banche consorziate”) se figura tra gli aderenti. Se così non fosse, dovrete fare riferimento alle leggi del paese da cui dipende la banca. Esiste una direttiva europea che fissa un limite di garanzia minimo di 20.000 euro per conto, ma di fatto per far fronte alla crisi tutti i paesi hanno aumentato la tutela e alcuni offrono garanzie anche superiori a quelle vigenti in Italia.

Cosa faccio se il valore del mio conto supera

i 103.000 euro coperti dalla garanzia?

Se si hanno liquidità superiori a 103 mila euro depositati in un solo istituto una buona strategia può essere quella di dividere i risparmi su più conti in banche diverse. Difatti la garanzia del Fondo interbancario di tutela dei depositi vale per depositante e per banca. Per esempio, se si hanno 70 mila euro in un conto di deposito e 50 mila in un conto corrente nella stessa banca, la garanzia non copre per intero la somma totale di 120 mila euro. Diverso il caso in cui il conto di deposito fosse aperto in un altro istituto e le due banche fallissero contemporaneamente, anche se questa eventualità è piuttosto remota. Quindi avere conti in più banche è consigliabile, anche se aumentano i costi di tenuta. Per una famiglia la soluzione più facile è cointestare il conto tra i coniugi.

Che succede se ho il conto cointestato? La garanzia offerta dal Fondo interbancario di tutela dei depositi è per “depositante”, non per “deposito”. Questo significa che se il conto è cointestato fra due persone, il livello massimo previsto dalla legge – i famosi 103.291,38 euro – vale per ciascun tito-

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lare del conto e si raddoppia arrivando a 206.582,76 euro. Se i cointestatari sono tre, la garanzia triplica. Cointestare un conto corrente è perciò un altro buon sistema per garantire i propri risparmi.

Cosa devo fare per riavere i soldi e quali sono

i tempi di rimborso, in caso di fallimento?

Aspettare e aspettare. Entro un mese dalla nomina del liquidatore della banca sarete contattati tramite raccomandata, in cui sono indicate le somme a vostro credito. Entro i primi tre mesi dall’inizio della liquidazione coatta amministrativa della banca – purtroppo i tre mesi possono diventare nove, perché è prevista una proroga – sono rimborsati 20 mila euro. La restante parte viene restituita, entro il limite di 103.291,38 euro, in base ai tempi stabiliti dai liquidatori. A conti fatti, per entrare di nuovo nella disponibilità dei propri soldi possono passare anche anni. In più le somme che il Fondo deve pagare ai depositanti non maturano interessi. È stata tuttavia avanzata una proposta da parte del Consiglio europeo di rimborsare i depositanti entro tre giorni dal fallimento della banca.

Se il mio conto in una banca italiana è in valuta

estera vale la tutela del Fondo interbancario?

Si tratta di conti che vengono aperti per fare investimenti in Borse estere e utilizzano quindi una valuta straniera, soprattutto il dollaro, per fare operazioni a Wall Street. Se la banca è consorziata al Fondo interbancario vale la stessa tutela dei conti nazionali. Lo stesso discorso vale per gli italiani all’estero che hanno conti in una filiale di banca italiana.

principali azionisti sono il Ministero dell’Economia e la Cassa depositi e prestiti. Dunque il rischio di insolvenza di Poste Italiane è quasi nullo: i depositi e gli investimenti hanno la protezione del Tesoro e di conseguenza dello Stato italiano.

Perché la mia banca di credito cooperativo

non compare nella lista del Fondo interbancario?

Non c’è da preoccuparsi. Le banche di credito cooperativo pur non partecipando al Fondo interbancario di garanzia, hanno un altro strumento per tutelare i risparmiatori: il Fondo di garanzia dei depositanti del credito cooperativo (www.fgd.bcc.it). Il suo funzionamento è molto simile al precedente. Sotto questo punto di vista non ci sono differenze tra aprire un conto corrente in una banca di credito coperativo o uno presso una banca diversa.

Vorrei risparmiare sul conto corrente, quali sono quelli con meno spese?

Sfruttate la crisi finanziaria non solo per fare ordine nei vostri investimenti, ma anche per verificare se potete ottenere dei risparmi sui costi. Potete iniziare a risparmiare proprio dal conto corrente. I servizi bancari offrono ottime possibilità di risparmio anche nell’ordine di centinaia di euro annui. Naturalmente non è facile orientarsi nella

Il conto BancoPosta è coperto da rischi? Chi ha in portafoglio un prodotto finanziario delle Poste può stare tranquillo, è al riparo da perdite eventualmente derivanti dall’acuirsi della crisi dei mercati internazionali. E questo nonostante libretti postali, buoni postali, conti correnti Bancoposta non siano coperti dal Fondo interbancario di tutela dei depositi, dal momento che Poste Italiane non è una banca. Non si tratta però di una società per azioni qualsiasi, visto che i suoi

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giungla di offerte proposte dagli istituti di credito, anche perché il costo totale del conto corrente varia in funzione del suo utilizzo. Per aiutarvi nella scelta, abbiamo elaborato 3 profili che rispecchiano l’utilizzo dei servizi bancari da parte di 3 tipologie di risparmiatore: profilo 1: la giovane coppia, un trentenne con moglie impiegata, casa di proprietà con mutuo aperto, liquidità investita in azioni e obbligazioni italiane; profilo 2: la famiglia media, un quarantacinquenne sposato con due figli, moglie impiegata, casa di proprietà con mutuo aperto, circa 25.000 euro di liquidità investita in strumenti di lungo periodo; profilo 3: il pensionato, con moglie casalinga e casa di proprietà con mutuo estinto con circa 100.000 euro di liquidità investita in titoli di Stato. Confrontando solo i primi 10 migliori conti per ciascun profilo ci si rende subito conto che è possibile realizzare risparmi anche notevoli. Siccome i profili da noi tracciati non hanno la pretesa di poter rappresentare tutte le tipologie di risparmiatori, per scegliere il conto corrente che meglio si adatta alle vostre esigenze potete consultare la banca dati che si trova sul sito www.altroconsumo.it, nella sezione “confronta e risparmia”.

Profilo 2: LA FAMIGLIA MEDIA BANCA

CONTO CORRENTE

COSTO ANNUO IN EURO

1

Banca Sella

WebSella

42,60

2

BPM - We@bank

conto @me banking forfait

46,95

3

BPM - We@bank

conto @me

47,55

4

Credito Valtellinese

@perto

83,66

5

Banca Popolare Bari

Zero24

86,40

6

Banca Reale

ZeroSpese Reale

86,40

7

Banca Network

Zero Trade

86,40

8

Allianz Bank

Vedo Start

86,40

9

Deutsche Bank

Doppio Zero

86,40

10

Credem

Senza Spese

86,40

Profilo 3: IL PENSIONATO

Profilo 1: LA GIOVANE COPPIA BANCA

CONTO CORRENTE

COSTO ANNUO IN EURO

1

Banca Reale

AltoRendimento Reale

76,19

2

Banca Reale

TuttoCompreso Reale

87,46

3

Banca Reale

ZeroSpese Reale

88,40

4

Banca Generali

Active

90,34

5

Barclays

5%

91,62

6

Banca Generali

Leone

99,35

7

Banca Sai

Easy 3

101,60

261,40

8

Banca Popolare Puglia e Basilicata

Energia +

102,40

Barclays Essential

288,90

9

Banca Sai

Easy 1

108,40

Fast

293,90

10

Allianz Bank

Vedo Start

108,40

BANCA

CONTO CORRENTE

COSTO ANNUO IN EURO

1

Banca Network

Zero Trade

183,90

2

BPM - We@bank

conto @me banking forfait

193,20

3

BPM - We@bank

conto @me

193,80

4

Banca Sella

Conto Trader

216,40

5

Fineco-The new Bank

Conto Fineco

226,96

6

Iwbank

Conto IW

248,15

7

Allianz Bank

Vedo Start

253,90

8

Banca delle Marche

Base Zero

9

Barclays

10

Banca Generali

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Quale sorte per gli investimenti?

Se la banca fallisce rischio di perdere i titoli

in deposito?

A differenza dei soldi depositati sul conto corrente, i titoli non sono un credito nei confronti delle banche, ma sono proprietà dell’investitore. In caso di crack dell’istituto di credito, quindi, non rientrano nella tutela offerta dal Fondo. Sarà il commissario liquidatore a contattare il titolare del deposito titoli per chiedergli dove trasferirli. Lo stesso discorso vale per i fondi comuni.

Cosa posso fare nel caso in cui la società

di cui ho comprato azioni fallisca?

Le azioni sono titoli che rappresentano una quota di capitale di una società; in pratica il possessore di un’azione è proprietario di una “fetta” della società che l’ha emessa. Di conseguenza, l’azione non garantisce né la restituzione del capitale investito né tantomeno un rendimento minimo. Il valore dell’azione, così come il suo rendimento, dipendono dalle sorti della società. L’azionista può arrivare a perdere l’intero investimento: in caso di liquidazione della società vengono infatti rimborsati prima di tutto i creditori, e solo se avanza qualcosa vengono soddisfatti gli azionisti.

E nel caso avessi comprato obbligazioni? Le obbligazioni sono uno strumento finanziario che consente alle società di raccogliere fondi presso i risparmiatori, o obbligazionisti, che le sottoscrivono. L’obbligazionista è in pratica un creditore della società emittente. I titolari, a seguito del fallimento della società emittente, hanno il diritto di partecipare con gli altri creditori alla suddivisione dei proventi derivanti dal realizzo delle attività della società.

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Buoni e libretti postali sono al sicuro? I libretti postali e i buoni postali non sono coperti dal Fondo interbancario di tutela dei depositi perché le Poste Italiane non sono una banca, ma una società per azioni i cui principali azionisti sono il Ministero dell’Economia e la Cassa depositi e prestiti. Tuttavia, proprio per questo il rischio di insolvenza delle Poste è quasi nullo, visto che i depositi e gli investimenti hanno la protezione del Tesoro e di conseguenza dello Stato italiano. Attenzione, questo ragionamento vale per libretti, buoni postali e conti correnti delle Poste dietro i quali ci sono le Poste stesse e non per prodotti che sono solo targati Bancoposta, ma dietro cui stanno altri emittenti, come accade, per esempio, nel caso delle polizze Index Linked vendute dalle Poste.

Ho sottoscritto un’operazione “Pronti contro

termine”, posso stare tranquillo?

Chi acquista un “Pronti contro termine” compra, per un breve periodo (massimo 6 mesi), titoli obbligazionari che la banca già possiede. L’operazione consiste nel pagare “a pronti” (subito) i titoli, ma chi vende, cioè la banca, si impegna contemporaneamente al riacquisto degli stessi titoli al “termine” del periodo prefissato. Generalmente sono pubblicizzati come prodotti privi di rischio, ma non è proprio così: qualche rischio c’è. Chi sottoscrive un Pronti contro termine non è infatti tutelato dal Fondo interbancario di tutela dei depositi. In altri parole, se la banca fallisce non ci sarà un risarcimento da parte del Fondo, come invece accade per i conti correnti. Ai titolari rimarranno in mano i titoli medesimi, che possono essere rivenduti sul mercato. Nessun problema se l’obbligazione è un titolo di Stato. Diverso il caso in cui quell’obbligazione sia stata emessa proprio dalla banca fallita, perché sarebbe impossibile da vendere. Per stare tranquilli vi consigliamo, prima di sottoscrivere un’operazione di Pronti contro termine, di informarvi sempre su chi abbia emesso le obbligazioni che state comperando.

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I fondi comuni sono a rischio? Chi ha acquistato un fondo o un Etf, non si trova nella stessa situazione di un azionista o di un obbligazionista. Un fondo o un Etf investe in più titoli diversi: per andare a zero la quota del fondo o il prezzo dell’Etf dovrebbe verificarsi un fallimento contemporaneo di tutti i titoli dell’indice o del portafoglio acquistato. Un evento con probabilità infinitesimale. Infatti, se dovesse fallire un titolo nel paniere, la quota del fondo o il prezzo dell’Etf potrà scendere nel momento del fallimento, ma non andrà comunque a zero, perché vi sono altri titoli nell’indice che concorrono a determinarne il valore. Poiché infatti si può investire al massimo il 10% in un titolo di un solo emittente, la perdita massima potrà essere del 10% più il calo di Borsa. La diversificazione dell’indice riduce quindi la vostra esposizione al fallimento di un singolo titolo, a differenza dell’aver acquistato direttamente un’azione o un’obbligazione.

I miei fondi pensione subiranno qualche

ripercussione in seguito a questa crisi?

Con il crollo delle Borse i fondi pensione con una elevata componente azionaria hanno bruciato buona parte del loro valore. I più sfortunati già a fine agosto 2008 arrivavano a perdite del 16%. Una riduzione non da poco, che è conseguenza di una riforma che ha di fatto trasferito le pensioni nella rete del risparmio gestito. Se avete investito in un fondo bilanciato azionario è perché la vostra pensione non è proprio dietro l’angolo (tra almeno 15-20 anni), per cui potete attendere la ripresa. Diversa la situazione per chi ha fondi pensione obbligazionari e monetari, quelli in cui verosimilmente ha investito chi è prossimo al ritiro dal lavoro: questi mostrano quasi tutti il segno più. Merita attenzione il comportamento dei comparti garantiti, quelli che assicurano un rendimento certo. Molto più fortunati i lavoratori che li hanno sottoscritti: nella maggior parte dei casi hanno ottenuto buoni risultati nonostante abbiamo solo pochi mesi di vita.

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Ho una polizza Index linked, ho qualcosa

da temere?

Sono polizze che alla scadenza, oltre a garantire il rimborso del capitale investito, permettono di godere un rendimento extra legato all’andamento di uno o più indici di mercato. Si tratta quindi di veri investimenti finanziari, che di assicurativo hanno ben poco. Per tale motivo, anche per chi non ha acquistato direttamente obbligazioni Lehman, la banca d’affari americana che ha subìto il crack, può esserci il rischio che le polizze vita Index Linked siano in realtà basate su suoi titoli. Secondo un’indagine della Banca d’Italia presso 20 grandi gruppi bancari, l’ammontare complessivo di titoli Lehman detenuti dalle famiglie italiane è pari a circa 1 miliardo e 800 mila euro. Fino a ora, fra gli assicuratori che hanno costruito polizze con prodotti Lehman, solo in pochi si sono fatti avanti. Unipol ha dichiarato che sta valutando “le modalità tecniche per riconoscere agli assicurati che hanno sottoscritto le Index Linked, l’opzione di ottenere alla data naturale di scadenza dei contratti il capitale originariamente sottoscritto”. Mediolanum, Credito Cooperativo e Cattolica Assicurazioni si sono impegnati a favore dei clienti che hanno sottoscritto polizze Index Linked con sottostante titoli Lehman.

Che ne è delle assicurazioni? A differenza delle banche, non esiste un sistema uniforme a livello europeo per tutelare l’investitore in caso di fallimento di una compagnia assicurativa. Solo alcuni paesi (Spagna, Francia, Gran Bretagna, Irlanda) hanno un sistema di garanzia, peraltro con diverse limitazioni. L’Italia non dispone di nessun sistema di garanzia. Ma la sua assenza significa che gli assicurati non sono tutelati in nessun modo? Un “cuscinetto” in realtà c’è: si tratta di un sistema di riserve, cioè di una quota dei premi versati dagli assicurati che l’assicuratore deve accantonare in bilancio. In caso di fallimento, queste somme non sono destinate a pagare gli altri creditori dell’assicuratore (fisco, dipendenti ecc.) ma servono a risarcire gli assicurati. Certo è inutile farsi illusioni: se la compagnia assicurativa fallisce il recupero completo dei propri crediti è molto difficile.

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Mutui: la tua casa al sicuro

Cosa succede al mutuo se la banca fallisce? Una cosa è certa: chi ha contratto un mutuo dovrà riparare il debito qualsiasi cosa succeda. E in caso di fallimento il mutuatario continuerà a pagare le rate direttamente al commissario liquidatore. La bancarotta è comunque l’ultima spiaggia. I provvedimenti del Governo italiano dimostrano che lo si eviterà il più possibile, magari con l’intervento dello Stato e del Tesoro nel capitale della banca. Altra possibilità è che la banca venga ceduta o sia acquisita da un altro istituto di credito. In questo caso anche il pacchetto mutui viene ceduto e dunque si continuerà a pagare la rata alla nuova banca.

Ho un tasso variabile, conviene passare al fisso? Il consiglio è di scegliere tra fisso e variabile quello più conveniente, sapendo che se in futuro la scelta dovesse diventare troppo onerosa col cambiare della situazione di mercato c’è sempre la possibilità di trasferire il mutuo in un’altra banca a costo zero, come previsto dalla legge sulla portabilità (legge Bersani). Sul nostro sito www.altroconsumo.it trovate un foglio di calcolo che vi permette di verificare se cambiare tasso è conveniente per voi. Questo il link: www.altroconsumo.it/ mutui/tasso-fisso-o-variabile-ti-convienecambiare-mutuo-s201573.htm. Inoltre troverete, in home page su www.altroconsumo.it, la sezione “Più informati meno spennati”, con la nostra consulente animata “Eurilia” che vi guiderà in maniera semplice nel mondo dei mutui, spiegandovi pregi e difetti del tasso fisso e del tasso variabile.

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Ho un mutuo a tasso variabile, mi è arrivata

dalla banca la lettera con la proposta di rinegoziazione. Accetto?

Dai nostri calcoli, la rinegoziazione che fa riferimento all’accordo tra l’Abi (Associazione bancaria italiana) e il Governo per ridurre l’importo delle rate allungando la durata del mutuo non è conveniente. Meglio la rinegoziazione classica, quella contrattata vis à vis tra la banca e il mutuatario, oppure la portabilità del mutuo (il trasferimento a un’altra banca che fa un’offerta migliore): un’operazione quest’ultima che non prevede costi. Chi ha già approfittato della portabilità, pagandone però le spese, ha diritto a chiederne il rimborso e può farlo con la nostra lettera tipo (si può scaricare dal sito www.altroconsumo.it). L’illegittimità della richiesta di spese da parte delle banche è stata di recente confermata dall’Antitrust, che ha condannato i maggiori istituti di credito del nostro paese per pratiche commerciali scorrette a seguito della nostra denuncia dell’aprile scorso.

Hai un mutuo a tasso variabile e vuoi sapere se ti conviene passare al tasso fisso? Per decidere, collegati subito al nostro sito

www.altroconsumo.it/risparmia Puoi confrontare il tuo attuale tipo di mutuo con la nuova offerta della banca, e grazie al nostro foglio di calcolo saprai subito quanto ti costa l’operazione e se il cambio è vantaggioso o meno. E ti sarà facile fare la scelta giusta, quella più conveniente per te.

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Come investire la liquidità

I MIGLIORI CONTI DI DEPOSITO* PRODOTTO

In periodi di incertezza come quello che stiamo vivendo cala drasticamente nei risparmiatori la propensione al rischio. Rimane però l’esigenza di far maturare interessi ai propri risparmi. Servono opzioni che lascino tranquilli.

Tra i conti di deposito pubblicizzati da varie banche, qual è l’offerta migliore?

I conti di deposito, a differenza dei conti correnti, non offrono operatività bancaria, ma servono solo per gestire la liquidità. In pratica sui soldi depositati non si possono fare operazioni. Questi prodotti pertanto sono consigliabili in un periodo burrascoso per i mercati come quello attuale come porto sicuro per i propri soldi a condizioni di non superare i 103 mila euro garantiti dal Fondo interbancario. I conti di deposito pagano interessi più elevati dei conti correnti tradizionali e, in alcuni casi, si accollano anche le spese dei bolli di legge (34,20 euro annui). Il vero problema è districarsi tra le varie promozioni per trovare quella più adatta alle proprie esigenze: spesso i tassi interessanti sono riservati solo ai nuovi clienti, applicabili soltanto su certi importi e praticati per alcuni mesi. Per questi motivi vi aiutiamo a scegliere tra le varie offerte in corso.

RENDIMENTO

COMMENTO

Conto Extra di Sparkasse

4,875% lordo (3,56% netto)

Tasso per i primi 6 mesi e per giacenze di importo inferiore a 100.000 euro, oltre il tasso base è il 3,5% lordo (2,56% netto). Non si pagano i bolli. Per informazioni: www.sparkasseitalia.it, oppure n. verde: 800 378378.

Rendimax di Banca Ifis

4,75% lordo (3,47% netto)

Senza limiti di importo depositato, bolli e spese di apertura. Il tasso potrà essere variato. Per informazioni: www.ifis.it, oppure n. verde: 800 522122.

Conto@me di Webank (promozione per nuovi clienti)

5,5% lordo (4% netto)

Tasso sui primi 30.000 euro, fino al 28/02/2009; da 30.001 a 50.000 euro il tasso è il 3,9% lordo annuo. Oltre i 50.000 euro il tasso è l’1,5% lordo annuo. Si pagano i bolli. Per informazioni: www.webank.it, oppure n. verde: 800 148149.

Conto Santander di Santander consumer bank (promozione fino al 30/12/2008 sui nuovi versamenti)

5% lordo (3,65% netto)

Tasso sui primi 50.000 euro e fino al 30/12/08, oltre è il 3,75%. Offerta anche per i vecchi clienti sui versamenti eccedenti il saldo al 31/12/07 (fino a 50.000 euro). Si pagano i bolli di legge, 34,20 euro l’anno e il tasso base passa al 4%. Per informazioni: www. finconsumo.it; tel. : 848 800193, oppure dai cellulari: 011 6318815.

IWPower di IWBank

4,25% lordo (3,15% netto)

Non si pagano i bolli. Per informazioni: www.iwbank.it, oppure n. verde: 800 991188.

CheInteressi!Base di CheBanca!

4% lordo (2,92% netto)

Non si pagano i bolli. Per informazioni: www.chebanca.it, oppure n. verde: 800 101030.

Conto Santander di Santander consumer bank

4% lordo (2,92% netto)

Tasso per depositi fino a 1 milione di euro. Si pagano i bolli di legge, 34,20 euro l’anno. Per informazioni: www.finconsumo.it, oppure tel.: 848 800193; dai cellulari: 011 6318815.

Websella

4% lordo (2,92% netto)

Senza limiti di importo depositato e senza spese di apertura. Si pagano i bolli, 34,20 euro l’anno, 3 euro per l’attivazione di @pritisella.it e 1,50 euro al mese se si fanno meno di 3 accessi on line al mese. Per informazioni: www.websella.it, oppure tel.: 848 444444.

Conto arancio di Ingdirect

3% lordo (2,19% netto)

Tasso base, senza limiti di importo depositato. Senza bolli. Per informazioni: www.ingdirect.it, oppure tel.: 848 852852.

* Tabella aggiornata il 16/10/2008

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Sono preoccupato e volevo acquistare

Non è un nuovo ’29

dei prodotti sicuri, tipo i BoT, come mi muovo? Prodotti sicuri per eccellenza, i BoT (Buoni ordinari del Tesoro) sono uno strumento consigliabile a chi vuole dormine sonni tranquilli, perché sono garantiti dallo Stato e offrono ai risparmiatori rendimenti interessanti nel breve periodo: si attestano intorno al 3% annuo. Potete acquistarli direttamente in asta. Partecipare a un’asta è semplice: è sufficiente recarsi allo sportello della vostra banca e dire all’operatore che volete partecipare alla prossima asta di BoT sottoscrivendo il minimo di 1.000 euro di valore nominale (o suoi multipli). Potete anche fare l’ordine per telefono o via internet, se la banca ve ne offre la possibilità. Poi non resta che stare attenti ad avere sul conto corrente il terzo giorno successivo a quello d’asta il contante necessario per il pagamento. Vi consigliamo di acquistare i BoT tramite asta perché le commissioni sono fissate per legge e risultano quindi inferiori a quelle che vengono praticate dalle banche per acquisti di BoT in Borsa.

Il crollo dei mercati ha reso come mai d’attualità la crisi che ottanta anni fa travolse Wall Street, dando il via alla Grande Depressione. È davvero il caso di scomodare la fine degli anni ruggenti o si tratta di un’esagerazione? Non tutte le crisi di Borsa danno vita a recessioni economiche, né tantomeno a fasi di recessione duratura come quella degli anni Trenta. Tuttavia l’intensità dei recenti crolli in Borsa e le ombre che si stanno addensando sulla solvibilità delle banche, hanno spinto molti economisti a fare parallelismi con quanto accadde otto decenni fa. In fin dei conti anche allora si era reduci da anni di boom economico, di consumi in forte crescita e di grande ottimismo quando, all’improvviso, i mercati si sgonfiarono distruggendo la ricchezza di molti americani che stavano finalmente approdando al consumismo, e mandandoli sul lastrico. L’andamento di Wall Street fino ad allora era stato (fatte

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le dovute distinzioni) un andamento quasi da Borse ai tempi della new economy. Poi ci furono un settembre e un ottobre neri, quindi un minirally fino alla primavera del 1930 e poi un inesorabile declino che in due anni e mezzo ridusse ai minimi termini i mercati. Se la storia si ripetesse identica al passato, un’occhiata al grafico “Crisi gemelle?” sarebbe sufficiente a gettare tutti nel panico. Basta osservare le due linee: quella in rosso che si interrompe a metà grafico che descrive il Dow Jones oggi e quella blu che lo descrive ottanta anni fa. E poi far volare un po’ l’immaginazione. Una tragedia.

Attenzione alle illusioni ottiche Vi siete spaventati? Avete fatto male. Il grafico “Crisi gemelle?” è costruito con dati veritieri, ma elaborati (apposta) in maniera quantomeno truffaldina. Guardate ora il grafico “Crisi differenti”, è costruito sulla base degli stessi dati (l’indice Dow Jones allora e oggi), ma ha un aspetto diverso. La situazione oggi (linea rossa) e quella di 80 anni

Crisi differenti

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fa (linea blu) sono state messe nella stessa scala. Se ne deduce che gli anni ruggenti avevano visto una crescita spropositata dei mercati su modello di quanto accadde per i titoli tecnologici ai tempi della new economy, mentre nell’ultimo quinquennio abbiamo visto una crescita molto più modesta. Non solo: la crisi attuale è anche assai rapida e ha riportato nel giro di un anno e tre mesi (tra fine luglio 2007 e ottobre 2007) l’indice Dow Jones ai livelli minimi toccati al principio del 2003. Il crollo analogo dell’autunno ’29 riportò l’orologio di Borsa indietro di solo un anno e mezzo. Ci vollero altri 24 mesi per tornare ai livelli di cinque anni prima. Questo vuol dire che allora fu più intensa la crescita che precedette la crisi e anche il crollo fu più intenso e lungo. Ogni paragone è quindi inadeguato.

Quando la storia insegna non si ripetono gli errori del passato Tra la crisi attuale e quella del 1929 ci sono però differenze ben più importanti di quelle che abbiamo visto nel grafico e che riguardano il comportamento dei Governi e l’andamento dell’economia sottostante. La crisi del 1929 fece, infatti, da detonatore a una situazione che portò a un’impennata della disoccupazione, ma a fornire buona parte del tritolo che distrusse il sistema economico uscito dagli anni ruggenti furono alcuni gravi errori delle autorità americane di allora. Errori che oggi non si stanno ripetendo. Innanzitutto allora le banche in crisi vennero lasciate fallire. Vero che l’efficienza del capitalismo sta, oltre che nella sua capacità di creare, anche in quella di distruggere ciò che è inefficiente, solo che allora, diversamente da oggi, non si capì che lasciar crollare le banche avrebbe tolto la fiducia dai mercati e che il denaro circola (creando ricchezza) solo se ci si fida l’un dell’altro. Oggi, infatti, i Governi si stanno impegnando atti-

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vamente a mantenere alta la fiducia nel sistema finanziario, per esempio garantendo in prima persona i depositi. Inoltre oggi le banche centrali hanno fatto in modo di garantire che nel mercato ci fosse sempre una elevata liquidità, evitando così che gli agenti economici preferissero tenere il denaro in cantina anziché farlo circolare. In secondo luogo allora non si capì fin da subito che in casi simili lo Stato può e deve intervenire pesantemente nell’economia, anche a costo di veder crescere il suo debito pubblico. Lo capì poi Roosevelt lanciando il New Deal (ossia una politica di intervento dello Stato nell’economia), ma da alcune parti si ricorda che gli Usa (e il mondo dietro di loro) uscirono in realtà dalla Grande Depressione solo con l’impegno della Seconda guerra mondiale. Oggi questa lezione è stata appresa; infatti negli Usa il Governo ha varato misure eccezionali e anche a livello Ue ci si è dimostrati per la prima volta disposti ad addolcire i vincoli di Maastricht. Infine allora ci fu una reazione protezionistica da parte dei Governi, cioè furono alzate barriere doganali, che misero in seria difficoltà il commercio internazionale. Oggi, pur in presenza, ogni tanto, di tentazioni protezionistiche, si è ben consci che i dazi doganali sono un danno e che aggravano le crisi economiche anziché ridurle.

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Le parole chiave della crisi Aumento di capitale

È l’operazione tramite cui gli azionisti apportano nuovo denaro a una società. L’operazione viene effettuata tramite l’emissione di nuove azioni offerte agli azionisti a un prezzo inferiore a quello di Borsa.

Cash flow Sono le entrate di cassa al netto delle relative uscite; rappresenta la capacità della società di generare liquidità e di investire senza ricorrere all’indebitamento.

CTz (Certificati del Tesoro zero coupon) Sono titoli di Stato privi di cedole, a tasso fisso e con una durata all’emissione di 18 o 24 mesi. Il rendimento del titolo è dato dalla differenza tra il valore nominale e il prezzo di emissione.

Deposito titoli

Contratto in base al quale la banca custodisce e gestisce titoli nell’interesse e per conto del depositante.

CcT (Certificati di credito del Tesoro) Banca Centrale Istituzione che ha il compito di assicurare il controllo dell’inflazione o della moneta di un paese con lo strumento dei tassi di interesse. Nella zona euro è la Banca Centrale Europea (Bce) a svolgere questa funzione. Negli Stati Uniti è la Federal Reserve (Fed).

Benchmark

Indice che descrive l’andamento di una particolare tipologia di investimenti (azioni, obbligazioni...) che aiuta a valutare l’andamento della gestione del fondo.

BoT (Buoni ordinari del Tesoro) Sono titoli di Stato, sottoscrivibili per un importo minimo di 1.000 euro e rimborsati in un’unica soluzione alla data di scadenza. Non pagano cedole e hanno una durata all’emissione di 3, 6 o 12 mesi.

BTp (Buoni del Tesoro poliennali) Sono titoli di Stato rimborsati in un’unica soluzione a scadenza che pagano semestralmente delle cedole di importo prefissato. Sono emessi per un arco temporale che va dai 3 ai 30 anni. Capitalizzazione È il valore di Borsa dell’intera società, in pratica il prezzo del titolo moltiplicato per il numero di azioni in circolazione.

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plessive del listino stesso. L’andamento dell’indice è preso come riferimento dell’andamento di tutta la Borsa ed è usato come punto di riferimento per valutare i risultati di un fondo comune o di un generico investimento.

Obbligazioni Index Linked Sono normali obbligazioni il cui rendimento non è certo, ma dipende dall’andamento di indici di Borsa, come l’indice Standard & Poor Mib, indice della Borsa di Milano, o dalle azioni medesime, per esempio dall’andamento di titoli come Fiat, Enel, Generali...; di valute, per esempio l’andamento della sterlina; di materie prime, come il petrolio o il rame o altro ancora.

Sono titoli di Stato rimborsati in un’unica soluzione a scadenza; analogamente ai BTp sono di medio-lunga scadenza, ma la loro cedola è variabile (è legata a quella dei BoT).

Diversificazione Meglio non puntare tutto sul-

Chapter 11 Capitolo della legge americana sui

Dividendo È la parte di utile che l’assemblea ha Pil Prodotto interno lordo. È la somma di tutti i

fallimenti che permette a una società in difficoltà di continuare a funzionare mentre cerca un accordo con i creditori. Nei 120 giorni che seguono la concessione di questa protezione, la società deve presentare un rapporto sulla situazione e un progetto di ristrutturazione.

deciso di distribuire agli azionisti.

Euribor Tasso interbancario europeo. È il tasso Polizze Index Linked Funzionano esattamen-

Ciclo economico

Etf (Exchange traded fund cioè “fondi scambiati in Borsa”) Gli Etf sono nati nel

Oscillazioni periodiche nel ritmo delle attività economiche. Quando la domanda è forte, la produzione si adatta al rialzo. Quando si abbassa, la produzione rallenta. Si susseguono così periodi di crescita e di stagnazione o recessione. Nei periodi in cui il Pil aumenta si assiste a una crescita economica, quando diminuisce ci si trova in recessione.

Covip

La Commissione di vigilanza sui fondi pensione è l’organismo pubblico che ha il compito di vigilare e tutelare che la gestione delle forme pensionistiche avvenga con trasparenza e correttezza, al fine di assicurare un buon funzionamento della previdenza complementare.

lo stesso cavallo. Ogni portafoglio deve contenere diversi tipi di titoli (azioni, obbligazioni ecc.) oltre alla liquidità.

d’interesse utilizzato dalle banche per prestarsi denaro tra loro.

1993 negli Stati Uniti, che rappresentano tuttora il mercato più sviluppato per questo tipo di strumenti finanziari. In Europa sono sbarcati circa 7 anni dopo, mentre da noi sono arrivati nel 2002.

Fondamentali I criteri oggettivi da considerare per giudicare la qualità economica di una società (crescita del giro di affari, struttura finanziaria della società ecc.). Indice di mercato Un insieme di titoli presenti su un listino di Borsa, scelti con criteri statistici tali da poter sintetizzare le caratteristiche com-

beni e i servizi prodotti in un anno in un paese.

te come le obbligazioni Index Linked (vedi sopra). La differenza sta nella presenza di un’assicurazione sulla vita per il periodo della durata della polizza. Se il contraente, cioè chi ha stipulato la polizza Index Linked e ha versato il premio, muore prima della scadenza del periodo di investimento, i beneficiari riceveranno un importo calcolato secondo i termini previsti nel contratto. Ma l’obiettivo principale delle polizze Index Linked rimane l’investimento e non l’assicurazione.

Polizze Unit Linked Si traduce letteralmente in “legate a un fondo”. In pratica si comprano delle quote dei fondi comuni previsti dalla polizza. Anche in questo caso la polizza è più un investimento finanziario che non un’assicurazione. Di solito le polizze Unit Linked non garantiscono a scadenza la restituzione del capitale investito e nemmeno un rendimento minimo.

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Portafoglio Nel gergo finanziario indica l’insieme degli investimenti in titoli mobiliari (azioni, obbligazioni, fondi…) detenuti da una società, da una persona o da un ente.

quale è possibile acquistare (Lettera/Ask) o vendere (Denaro/Bid) un titolo presente sul mercato in un dato momento. Il prezzo Lettera è sempre più alto del prezzo Denaro.

Prezzo d’asta È il prezzo a cui un’obbligazione Subprime Mutui immobiliari concessi negli Stati è stata emessa. È un elemento importante anche nel caso in cui si acquistino le obbligazioni sul mercato dopo la loro emissione: serve infatti a calcolare le imposte sullo scarto di emissione, che vanno a ridurre l’importo rimborsato a scadenza.

Rating

È la valutazione effettuata da società internazionali specializzate (Standard & Poor, Moody, Fitch) che serve per determinare l’affidabilità di chi emette obbligazioni. È indicato con una serie di lettere, dove la lettera A indica i titoli più affidabili, B e C un’affidabilità via via in calo e D una situazione di default.

Uniti alle persone che avevano meno accesso al credito. La maggior parte dei mutuatari ottenevano per i primi 2 anni un tasso di interesse molto allettante, che però era soggetto a successiva revisione. Se nel frattempo i tassi salivano, le persone si ritrovavano alla scadenza dei due anni con rate in forte aumento che non erano in grado di rimborsare. Ciò ha provocato grosse difficoltà finanziarie agli istituti specializzati in questo tipo di mutui.

Utile È la differenza tra il totale dei ricavi di una società e il totale dei costi da questa sopportati in un periodo specifico, di solito un anno fiscale.

Recessione Riduzione dell’attività economica Valore nominale È la quota di capitale sociale di un paese, di una regione o del mondo. Si parla di recessione nel caso si verifichi un calo del Pil per due o più trimestri consecutivi.

Sgr Acronimo per Società di gestione del risparmio. Sono le società che amministrano i soldi versati dai sottoscrittori prevalentemente in fondi comuni di investimento.

attribuibile a una singola azione.

Zero coupon Sono obbligazioni che non distribuiscono interessi periodici mediante lo stacco di cedole: il loro rendimento è dato dalla differenza tra quanto incassato al rimborso e quanto sborsato all’emissione.

Sicav Società assimilabili a un fondo comune di investimento aperto, con la differenza che il sottoscrittore assume la figura di socio, con la possibilità teoricamente di influire, mediante l’esercizio del diritto di voto, sulla politica gestionale. Spread denaro-lettera

Detto anche spread Bid-Ask. Rappresenta la differenza tra il prezzo al

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