Supplemento n. 2 di Altroconsumo n. 223 febbraio 2009
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La ricerca della qualità Volare a Madrid per il week end? Una vacanza sul Mar Rosso con tutta la famiglia? Viaggiare in treno in prima classe? Un capo firmato per una serata speciale? Tutto normale, tutto possibile, e a prezzi abbordabili. È l’era del low cost, un nuovo modo di consumare che punta alla qualità e agli “extra” che rendono la vita più piacevole, forte di prezzi bassi, a volte bassissimi. Fioccano le occasioni, l’importante è saperle cogliere stando attenti alle fregature. Già, perché il low cost è diventato un marchio che fa gola a tutti, e a volte dietro questa etichetta si celano costi nascosti, difetti non dichiarati, clausole scritte in piccolo. Ad Altroconsumo abbiamo sempre messo la ricerca della qualità al primo posto. Certo, trovare la buona qualità al giusto prezzo può richiedere anche parecchio tempo. Quello che noi impieghiamo per testare minuziosamente prodotti e servizi e dare ai nostri soci consigli mirati. Ecco una guida a ciò che il low cost ha da offrire, dai viaggi all’abbigliamento, dalla spesa alimentare ai trasporti. Per approfittare delle buone occasioni senza brutte sorprese.
Sommario 4
Una nuova filosofia di consumo
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La spesa
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L’abbigliamento
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I trasporti
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I viaggi
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Le occasioni
Una nuova filosofia di consumo “guadagnare di più per poter spendere di più”, segno di una maggiore sobrietà. A luglio 2008 il 68,2% degli italiani dichiarava che si sarebbe orientato verso marche/prodotti meno costosi. E il low cost non è più sinonimo di bassa qualità ma per il 71% degli intervistati è addirittura un fatto “di correttezza da parte del produttore”. L’apprezzamento verso il low cost riguarda tra l’altro tutte le categorie merceologiche, auto incluse. Ad aprire la strada alla politica del prezzo basso sono stati gli hard discount prima e le compagnie aeree poi. Ma mentre i supermercati che vendono principalmente prodotti non di marca puntavano, soprattutto all’inizio, sull’idea che ciò che conta è solo lo sconto, come dice il loro nome, le compagnie aeree, che hanno reso il termine low cost così familiare alle orecchie dei consumatori, hanno al contrario offerto all’improvviso a buon mercato, mettendolo alla portata di molti, qualcosa che prima era solo per pochi. I voli a basso prezzo hanno dato inizio a un nuovo modo di consumare: cercare l’occasione giusta per concedersi qualche lusso.
In un periodo in cui la necessità di risparmiare si fa reale per molte famiglie, spendere meno non deve necessariamente significare “vivere peggio”. Fare economia non vuol dire accontentarsi di cose da poco, rinunciare alla qualità. Il concetto di low cost, portato alla ribalta con i voli a prezzi contenuti, ed estesosi poi ai più disparati campi del consumo, include in sé il doppio significato di prezzo basso e prodotto di valore. Oggi lo spreco e il pagare inutilmente di più vanno sicuramente banditi ed è quindi importante scoprire che ci sono servizi, prodotti, forme di acquisto che consentono di realizzare risparmi anche ingenti concedendosi a un prezzo accessibile quelle cose che rendono la vita piacevole.
Quando il low cost ha preso il volo Secondo uno studio svolto dalla società di ricerche Gpf, dal 2006 al 2008 è passato dal 44 al 48% il numero di italiani che dichiara di non essere interessato a
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Poi è stata la volta degli outlet: grandi centri commerciali in cui i negozi di marche note e griffe prestigiose vendono abiti, scarpe e accessori a prezzi più bassi rispetto a quelli dei negozi di città. Il successo è stato immediato.
per il trasporto e così via. Il cibo acquistato, poi, dovrebbe essere di qualità almeno paragonabile, se non superiore, a quello che si trova nei supermercati. Ecco un ottimo esempio di filosofia low cost applicata alla spesa: si risparmia ottenendo un prodotto di qualità, dando anche una mano all’ambiente.
Se economia fa rima con ecologia La parola d’ordine non è dunque privazione, ma scelta. Fare una selezione dei prodotti da comprare, dei servizi da usare, delle abitudini da mantenere aiuta non solo a risparmiare ma, in genere, anche a diminuire il nostro impatto sull’ambiente. Prendiamo i Gas, gruppi d’acquisto solidale. Ci si mette insieme e si acquistano direttamente dal produttore grossi quantitativi di frutta e verdura, in genere biologica, per produrre la quale non si sono usati pesticidi derivati dal petrolio. Chi compra spende meno, chi vende realizza un utile maggiore perché si saltano molti passaggi intermedi. E anche l’impatto ambientale è minore: meno confezioni, meno emissioni
Chi sceglie il low cost oggi non cerca un generico risparmio. Vuole al contrario concedersi un lusso senza però spendere una fortuna
Risparmiare senza fregature Una volta stabilito che il low cost funzionava, si è assistito a una proliferazione di offerte che millantavano questo “marchio”. Fidarsi alla cieca di un’etichetta non è certo il modo migliore per fare un
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buon affare. I prezzi devono essere chiari, gli extra segnalati in maniera inequivocabile, la trasparenza su tariffe e condizioni deve essere cristallina. L’esperienza di Altroconsumo, maturata in anni di test e prove svolti sul campo, può esservi d’aiuto per scegliere prodotti e servizi che consentono un vero risparmio, garantendovi la qualità che cercate.
Il fattore tempo Per fare la spesa in gruppo è necessario mettere a disposizione un po’ del proprio tempo libero (per effettuare gli ordini e ritirare a turno la merce), e per volare low cost si deve essere disposti ad atterrare in un aeroporto un po’ fuori mano, il che implica un tragitto più
lungo per raggiungere la destinazione finale. Comprare un abito in un outlet richiede uno shoppping più lungo rispetto a fare un salto nel negozio sotto casa. Chi acquista una vacanza online può conseguire un risparmio ingente, ma dovrà passare anche qualche ora navigando tra i vari siti a caccia dell’offerta migliore. E magari per poterne usufruire dovrà cambiare il periodo di vacanza per spostarlo in uno più propizio per sconti e occasioni. Insomma, spesso per spendere meno e ottenere ciò che si vuole si deve essere disposti a investire una risorsa preziosa: il tempo. Altroconsumo lo fa da sempre per conto dei propri soci svolgendo un continuo lavoro di selezione e valutazione di ciò che il mercato ha da offrire, per consentire ai consumatori di spendere bene i propri soldi.
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La spesa prezzi, la differenze tra una città e l’altra, ma soprattutto, all’interno della stessa città, i risparmi che si potrebbero conseguire scegliendo il punto vendita più conveniente. È una fotografia della situazione sui prezzi dei beni di prima necessità che consente di sfatare luoghi comuni ed evidenziare i buoni esempi, quelli in cui la concorrenza funziona davvero a favore del consumatore. Per l’ultima inchiesta abbiamo fatto due tipi di spesa. La prima era composta esclusivamente da prodotti di marca, mentre la seconda puntava più decisamente sul risparmio ed era focalizzata solo sui prodotti più economici. Se nel primo caso è stata un’insegna di supermercati a ottenere la palma della convenienza (anche perché molti discount hanno pochi prodotti di marca), nel paniere economico hanno stravinto i discount, che hanno dimostrato di essere la scelta migliore per chi è intenzionato ad acquistare prodotti economici. Ma un altro dato importante che emergeva dal-
La facciamo tutte le settimane e tra le uscite del bilancio familiare è senz’altro la voce più difficile da ridurre. Eppure esistono molti accorgimenti che consentono di comprare ciò che serve per l’alimentazione e la casa, evitando il brivido di paura alla cassa e, non dimentichiamolo, tenendo come punto saldo la qualità. Il principio che sta alla base del titolo di Miglior Acquisto che Altroconsumo assegna a uno o più prodotti alla fine di ogni test comparativo, che si tratti di tv al plasma o di conseve di pomodoro, è che a un buon prezzo deve accompagnarsi una buona qualità. E la nostra trentennale esperienza insegna che fin troppo spesso spendere di più non garantisce affatto l’acquisto di prodotti migliori. La qualità è un requisito che noi reputiamo fondamentale. Se questa è presente, tutto il resto non conta: confezionamento, pubblicità, presentazione non devono influenzare la scelta.
Discount: campioni di convenienza Altroconsumo esegue annualmente un’inchiesta a tappeto in più di 40 città italiane in cui si visitano oltre 600 punti vendita della grande distribuzione: supermercati, ipermercati, hard discount. Lo scopo è verificare l’andamento dei
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l’inchiesta era che, rispetto agli anni precedenti, le distanze in termini di convenienza tra i discount e alcune insegne di super e ipermercati per i prezzi praticati sui prodotti più economici si stanno accorciando. Sta insomma avvenendo ciò che è più auspicabile per i consumatori: la presenza di una rete di punti vendita focalizzati sui prezzi bassi induce anche gli altri attori della grande distribuzione a offrire un’ampia scelta di prodotti economici, così tutti ci guadagnano.
Promozioni: quando convengono davvero Sono la gioia di chi ama i prodotti di marca, vi è affezionato, è abituato a comprarli ma li trova inesorabilmente sempre più cari. Le promozioni, presenti a rotazione su una serie di prodotti nei vari punti vendita, promettono ai consumatori di fare affari comprando gli articoli migliori a prezzi vantaggiosi. È naturale che la prospettiva sia allettante, e infatti capita spesso di arrivare al supermercato quando molti dei prodotti in promozione sono già stati spazzati via da chi ci ha preceduto. Ma ha senso questa corsa ad accaparrarsi il prodotto in offerta? O meglio, fare acquisti in promozione conviene davvero? In genere le vendite promozionali riguardano articoli di marca che sono mediamente più cari rispetto ai prodotti a marca commerciale o primo prezzo. Comprando questi prodotti in promozione è possibile risparmiare in media circa il 18% sul loro prezzo pieno. Ma le promozioni sono frutto di trattative tra le insegne della grande distribuzione e i produttori dei beni. È quindi possibile che lo stesso prodotto in offerta, che sembra così conveniente nel nostro supermercato, sia presente abitualmente a un prezzo altrettanto basso altrove. Non va poi mai dimenticato che per confrontare i prezzi dei prodotti tra loro bisogna prendere come riferimento il prezzo al chilo o al litro e non quello a confezione. Solo così è possibile valutare la convenienza di
A riprova di questo, nelle città dove la concorrenza tra insegne è minore i prezzi immancabilmente si alzano. In generale scegliere un prodotto hard discount al posto del suo corrispettivo di marca permette di conseguire un risparmio pari a circa il 60%. E dai test svolti da Altroconsumo emerge che spesso la qualità dei prodotti cosiddetti “primo prezzo” non ha proprio nulla da invidiare agli articoli con marchio.
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un acquisto, anche in promozione. Ma allora vale la pena comprare i prodotti in offerta oppure no? Potremmo concludere che per i tipi abitudinari, che non abbandonano il proprio punto vendita di riferimento e che prediligono i prodotti di marca, acquistare gli articoli quando sono in promozione è senz’altro conveniente. Non ha senso invece saltabeccare da un supermercato all’altro a caccia dell’offerta. Quello che bisognerebbe fare per ottenere risparmi consistenti nell’arco dell’intero anno è piuttosto individuare il punto vendita globalmente più conveniente e affezionarsi a quello.
Mercati rionali: occhio a prezzi e peso Se i negozi di frutta e verdura espongono spesso prezzi inavvicinabili, chi decide di fare la spesa in un mercato rionale lo fa sperando di risparmiare qualcosa. Una recente inchiesta svolta da Altroconsumo nei mercati coperti e scoperti, fissi e settimanali di 7 grandi città italiane, con acquisti fatti in 85 bancarelle, ha dimostrato che spesso fuori dal negozio regna una certa approssimazione nell’esposizione dei
Il crescente interesse dei consumatori per i prodotti ‘bio’ ha dato vita a iniziative come i Gas e i Farmers’ Market, presenti in molte città italiane
prezzi, nella loro reale applicazione, nel riempimento dei sacchetti. È generalmente vero che la frutta e la verdura costano meno alla bancarella che al supermercato o dal fruttivendolo sotto casa, sia pure con fluttuazioni stagionali, ma rimane aperta la questione sulla trasparenza: i prezzi non sempre sono esposti in maniera chiara come la legge impone, e a volte può anche capitare che venga applicato un prezzo più alto di quello esposto. Chi vende al mercato, poi, tende sempre a esagerare con il peso, perché magari non ha un magazzino in cui alloggiare le rimanenze e vuole cercare di vendere tutta la merce in giornata. Soprattutto a Roma ci si può ritrovare anche con il 15% di peso in più non richiesto, ma fatto pagare fino all’ultimo grammo.
Farmers’ market: la filiera si fa corta Un italiano su due (52%) ha acquistato almeno una volta direttamente dal produttore agricolo, la forma di distribuzione commerciale che ha registrato la maggiore crescita nel 2008, con un incremento dell’8% del valore delle vendite, realizzando un totale stimato in 2,7 miliardi di euro e battendo nel settore alimentare negozi (-1,3%) e ipermercati (+1,8%). È quanto emerge dal Rapporto sugli acquisti dei prodotti alimentari direttamente dalle imprese agricole, realizzato da Coldiretti/Agri2000 e presentato alla fine del 2008. Tra le motivazioni di
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questo tipo di acquisto ci sono la genuinità (63%), il gusto (39%) e ovviamente il risparmio (28%). La voglia di comprare direttamente dal produttore è in aumento, e l’88% degli intervistati ha dichiarato che si recherebbe in un farmers’ market se ce ne fosse uno nella propria zona. È un fenomeno recente ma in grande espansione quello dei mercatini dei contadini, allestiti periodicamente nelle piazze cittadine, in cui i coltivatori portano i prodotti delle proprie aziende agricole (frutta, verdura, formaggi, salumi, vino…) e li vendono direttamente ai consumatori. È una delle varie realtà della filiera corta, in cui produttore e consumatore hanno un
rapporto diretto e si azzerano i costi (e gli impatti) di imballaggio, trasporto e distribuzione. Questo comporta un ritorno al consumo dei prodotti locali, dal momento che a vendere le loro merci sono produttori della zona, che non hanno dovuto fare molta strada per allestire i loro banchetti. Scegliendo bene si può risparmiare, garantendosi prodotti di buona qualità. Con l’emanazione di un apposito decreto da parte del Ministero delle Politiche Agricole, in vigore dal mese di gennaio del 2008, si stanno sviluppando decine di mercati contadini in tutte le città italiane. Sul sito www.mercatidelcontadino.it si trova una lista aggiornata dei mercati.
Quando la spesa è un lavoro di gruppo Rimane nel solco della filosofia di una spesa a km zero, rispettosa dell’ambiente, attenta alla qualità e interessata anche al risparmio, il fenomeno dei Gas. Sono i Gruppi di acquisto solidale che costituiscono ancora un fenomeno di nicchia, ma stanno prendendo piede soprattutto al centro-nord. Sono gruppi di amici, condòmini, impiegati della stessa azienda, parenti che si organizzano e decidono di fare la spesa direttamente dai produttori in base a precisi criteri: qualità dei prodotti, spesso biologici, vicinanza geografica, per la tutela dell’ambiente (si evitano imballaggi e trasporto per lunghe distanze con i relativi impatti), ed etica: le condizioni di lavoro vengono controllate personalmente. Si contano quasi 500 gruppi ufficiali (per una lista completa e per scoprire quelli presenti nella propria città si può consultare il sito www.retegas.org). Gli acquisti si concentrano soprattutto su frutta e verdura, ma si comprano anche carne e prodotti come olio, pasta, pane. I volontari del gruppo ogni settimana ritirano le cassette di prodotti e le distribuiscono alle famiglie che fanno parte del Gas. Tutto viene fatto su base volontaria perciò, come abbiamo già detto nel primo capitolo, è necessaria una certa disponibilità di tempo. La legge riconosce ai Gas una posizione fiscale di favore: l’attività dei gruppi d’acquisto non è considerata commerciale, ed è perciò affrancata da una serie di adempimenti burocratici e fiscali (legge finanziaria 2008). Quanto al risparmio, chi decide di aderire a un Gas lo fa, prima che per risparmiare, per rifornirsi di prodotti di qualità con ottime garanzie sulla loro tracciabilità. Non sono insomma gli stessi che comprano gli asparagi a febbraio e le fragole a novembre. Detto questo, se il confronto viene fatto con i prezzi dei prodotti biologici acquistati nei negozi o al supermercato la convenienza è netta. I prodotti della filiera corta costano invece di più della frutta e della verdura non ‘bio’ scelta tra i primi prezzi di iper e super.
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L’abbigliamento Vestirsi alla moda spendendo poco. In Italia l’attenzione allo stile dell’abbigliamento è forse più importante che altrove, per questo hanno avuto molta fortuna gli outlet village, centri commerciali in forma di autentici paesini, in cui passare la giornata a caccia di occasioni. E se le nostre città di sono riempite di catene come H&M e Zara, che mettono un guardaroba al passo con la moda alla portata di tutte le tasche, chi cerca la qualità sartoriale, il taglio da designer, può permettersi il lusso grazie a una politica di prezzi bassi (ma non stracciati, perché il confronto in questo caso si fa con la boutique!) e di periodici sconti e promozioni. Anche nell’abbigliamento, quindi, le cose sono molto cambiate rispetto anche solo a una decina di anni fa. E il low cost di qualità ha decisamente preso piede.
Gli outlet possono essere una formula interessante soprattutto per un consumatore che predilige le grandi marche: capi di abbigliamento di griffe famose, ma anche casalinghi o prodotti di arredamento caratterizzati da un design particolarmente ricercato o di marche molto conosciute e prestigiose. Si tratta di prodotti che nei negozi tradizionali, hanno un prezzo piuttosto elevato. Negli outlet questi articoli si trovano generalmente a un prezzo che è oltre il 20% più basso di quello dei negozi, con punte che possono superare anche il 70%.
I villaggi della moda Non tutti possono permettersi un vestito di Dolce & Gabbana, una giacca di Armani, un paio di scarpe dei Fratelli Rossetti. Ma se si tratta di fine serie, giacenze di magazzino di vecchie collezioni, campionari e perfino seconde scelte, come nel caso delle offerte in vendita negli outlet village con “sconti dal 30 al 70%”, come strillano i cartelloni, allora l’affare diventa alla portata di molti. Attualmente in Italia sono 23, ma probabilmente aumenteranno ancora. Il più grande di tutti, con i suoi 180 negozi, è il Factory Outlet di Serravalle Scrivia (Alessandria), ma ve ne sono di simili, più in piccolo, anche fuori Roma, Brescia,
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Parma e nei pressi di altre città. In genere sono posizionati in modo da essere raggiungibili facilmente dal bacino di utenza più ampio possibile. Spesso si trovano perciò presso raccordi autostradali e infatti il 98% dei visitatori raggiunge questi luoghi in auto.
Nuovi poli di attrazione Le grandi holding che possiedono questi centri commerciali vogliono trasformarli in autentiche mete turistiche, studiando insieme ai tour operator pacchetti di viaggio che includano, oltre a eventuali visite culturali, anche una giornata di shopping in un luna park delle griffe. Così intorno ad alcune di queste cittadelle della moda a basso prezzo stanno sorgendo cinema multisala, spa, alberghi, impianti sportivi e quant’altro possa contribuire a una vacanza di divertimento, relax e acquisti firmati. Spesso poi questi insediamenti sorgono in territori che sono veri giacimenti golosi, dalla Franciacorta alla Food Valley del parmense, fatto che facilita tour goderecci attraverso le vie del gusto del circondario. I motivi per far visita a un outlet village perciò, almeno sulla carta, non mancano.
circa la qualità della merce, la logistica, la convenienza delle offerte e anche indagare le motivazioni che spingono a scegliere questa forma di shopping. Secondo l’Osservatorio europeo dei factory outlet center (che ha sede in Francia, www.magdus.fr), il frequentatore tipo dei villaggi della moda è “una persona sposata, con almeno un figlio, un alto livello di istruzione, ha 42-43 anni, è relativamente ricca, ma attenta al valore dei soldi”. Come valutano la propria esperienza? La convenienza, primo motore di un’eventuale gita all’outlet, c’è davvero? Per la maggioranza dei visitatori che abbiamo intervistato, nei 10 outlet considerati, sì. Non tutti i villaggi soddisfano i clienti allo stesso modo, ma in generale i prezzi sono considerati convenienti e l’esperienza generale è valutata positivamente. Perché altrimenti vi si passerebbero una media di 3 ore e un quarto a visita con punte di 4 ore e mezza? Piacciono il numero e la varietà dei negozi, il risparmio percepito, la presenza di ulteriori sconti e promozioni e l’ambiente è considerato gradevole.
L’identikit in un’inchiesta Lo scorso giugno Altroconsumo ha pubblicato un’inchiesta approfondita sugli outlet village realizzata visitando 10 tra i maggiori designer outlet e intervistando 660 visitatori, con l’aiuto di un questionario. Lo scopo dell’inchiesta era capire il livello di soddisfazione dei clienti
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Quanto costa risparmiare sull’alta moda? Gli outlet sono fuori città: per raggiungerli si spendono in media 15 euro di viaggio tra benzina e autostrada. Sono grandi come piccole cittadine: il 67% dei visitatori ci passa abbastanza tempo da aver bisogno di mangiare o bere qualcosa e chi lo fa spende in media 19 euro in libagioni. Sono pieni di offerte: il 91% dei visitatori compra qualcosa spendendo in media quasi 190 euro per acquisti programmati. Sono pieni di tentazioni: il 66% dei visitatori fa acquisti d’impulso, non previsti, e spende per questi in media poco più di 110 euro. Sorge il dubbio che, tutto sommato, si fi-
nisca per risparmiare meno di quanto si pensi. Il consiglio è di guardarsi intorno prima di tutto in città, dove non mancano gli outlet e gli spacci aziendali.
Saldi: sì agli sconti, no alle brutte soprese Fare acquisti dopo le feste è il modo migliore per fare ottimi affari, non solo all’outlet, ma anche in città. Oppure no? Meglio non tirare fuori il portafogli a cuor leggero, ed essere informati su quello che possiamo pretendere. I ribassi dei prezzi si accompagnano spesso a comportamenti poco chiari o addirittura fuori dalla legge da parte dei
Attenti ai bidoni Gli outlet si presentano come oasi dei saldi permanenti. Ma bisogna stare molto attenti agli abbagli. Seguite i nostri consigli. Ascolterete di continuo la “colonna sonora” di sconti e ribassi imbattibili, ma si tratta di sirene che spingono ad acquisti emotivi, dei quali potreste pentirvi e che rischiate di dimenticare poi nell’armadio. Siate consci che sulle collezioni vecchiotte, che trovate nei factory outlet, il vero affare lo fanno le case di moda che gestiscono i punti vendita. A loro quei capi resterebbero sul groppone. È impossibile verificare se i prezzi delle collezioni passate sono convenienti rispetto al prezzo d’origine o a quello praticato da altri punti vendita. A volte il prezzo d’origine non è neppure indicato. Quindi lasciate perdere le iperboliche percentuali di sconto che trovate sul cartellino, e valutate il rapporto qualità-prezzo. Quel capo vale davvero gli euro che vi chiedono? Spesso vestiti e accessori che trovate negli outlet hanno qualche imperfezione. Dopo averli indossati la prima volta il difetto potrebbe aggravarsi. Se il difetto viene fuori dopo l’acquisto, potrete chiedere al negoziante di restituirvi l’importo pagato o, se lo volete, la riduzione del prezzo entro 60 giorni dalla scoperta. Conservare lo scontrino, anche se ritornare costa caro. Provate sempre l’articolo scelto: se vi pentite dell’acquisto non è detto che possiate poi cambiarlo, perché questa possibilità è a discrezione del punto vendita. Quindi chiedete prima di acquistare se vi sarà data l’opportunità di sostituirlo.
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commercianti. Le inchieste periodiche svolte negli anni da Altroconsumo hanno dimostrato che succede di tutto: prezzi ribassati per finta (ovvero opportunamente aumentati prima dell’applicazione dello sconto), scorrettezze nel trattamento dei clienti, scarsissima trasparenza e poca chiarezza nell’esposizione dei prezzi. Ci è perfino capitato di trovare prodotti in saldo il cui prezzo scontato era superiore al prezzo reale di partenza: i clienti vengono attirati talmente dall’idea dello sconto e dell’affare da non rendersi conto che a volte il rapporto qualità/prezzo proprio non quadra. Ecco, allora, cosa c’è da sapere per affrontare i saldi nel modo migliore, evitando di prendere fregature.
Regolati per legge La legge detta le regole di svolgimento dei saldi così come di tutte le vendite speciali. Non è invece molto regolamentato il comportamento dei negozianti in merito, per esempio, al cambio della merce. Purtroppo però è facile che l’acquisto in saldo sia fatto in maniera impulsiva, proprio perché legato a un prezzo che si ritiene particolarmente vantaggioso, il che può tradursi in una scelta sbagliata. La legge non obbliga il venditore a cambiare la merce, sia essa in saldo o a prezzo pieno, a meno che l’articolo scelto non presenti un difetto evidente di
cui ci si è accorti solo dopo l’acquisto. Vale perciò sempre la regola di non farsi abbagliare dai cartellini dei prezzi e di acquistare solo oggetti e capi di cui si è sicuri di essere soddisfatti. In caso contrario nessuno vi ridarà i soldi indietro.
Prezzi a confronto L’ideale sarebbe fare un giro prima dei saldi per tenere d’occhio i prodotti che ci interessano, annotarne il prezzo intero ed essere così in grado di verificare la veridicità dello sconto applicato. C’è la possibilità che lo stesso prodotto o articoli tra loro molto simili siano messi in vendita in negozi diversi a prezzi differenti. Anche nei saldi, perciò, resta valido il principio di non fermarsi al primo punto vendita. È obbligatorio per il negoziante esporre la merce in saldo con un cartellino che riporti il prezzo di partenza, la percentuale di sconto e il prezzo finale. Non tutti però rispettano la legge: se notate che il negoziante non si attiene a quanto prescritto chiedetegliene conto. Confrontate il cartellino del prezzo vecchio con quello nuovo ribassato: se il prezzo non vi sembra giusto o per qualsiasi ragione non vi convince, non esitate a chiedere al negoziante chiarimenti sulla misura dello sconto praticato. I capi in saldo devono essere separati in modo chiaro da quelli a prezzo pieno.
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All’outlet si può risparmiare anche molto su capi di alta moda. Ma se le spese per acquisti impulsivi, viaggio e cibo diventano alte, la convenienza diminuisce Anche questa norma però spesso non è rispettata e può capitare di trovare confusione tra prodotti in sconto e prodotti a prezzo pieno, che fanno parte della nuova collezione. Perciò, in mancanza dell’indicazione dello sconto praticato, chiedete lumi al negoziante. Ricordate che i prezzi esposti vincolano il venditore: se alla cassa vengono praticati un prezzo o uno sconto diversi da quanto indicato sull’etichetta, fatelo notare al negoziante e non esitate, in caso si rifiutasse di applicare il prezzo indicato, a far intervenire la polizia municipale.
Aguzzate la vista Controllate sempre che i capi scelti siano in buone condizioni. Conservate comunque lo scontrino, perché se un qualsiasi difetto viene fuori dopo l’acquisto, potrete chiedere la risoluzione del contratto - vale a dire che il negoziante deve restituirvi l’importo pagato - o, se lo volete, una ulteriore riduzione del prezzo entro 60 giorni dalla scoperta del difetto. Oppure chiedere la sostituzione del capo con uno identico ma senza difetto. Il venditore può anche scegliere di non farvi provare i capi d’abbigliamento: in
questo caso il consumatore viene privato di un elemento molto importante per la scelta e l’acquisto “a scatola chiusa” non è certo da consigliare. Un capo che sembra bello appeso può presentare difetti una volta indossato. Non acquistate i capi d’abbigliamento che non hanno le due etichette di composizione e di manutenzione e lavaggio, per evitare di danneggiarli nella pulitura a secco o in quella ad acqua fatta a casa. La merce messa in vendita in saldo deve essere veramente quella di stagione. La legge, infatti, prevede che i saldi non riguardino tutti i prodotti, ma solo quelli di carattere stagionale e gli articoli cosiddetti di “moda”, cioè quelli che hanno probabilità di deprezzarsi se non vengono venduti durante una certa stagione o entro un breve periodo di tempo. La garanzia vale per 2 anni dalla data di acquisto: attenzione, dunque, agli scontrini di carta chimica, che sbiadiscono dopo qualche mese; fotocopiateli per poterli esibire poi al momento opportuno. La garanzia va fatta valere entro 60 giorni dal momento in cui si scopre il difetto, come previsto dal Decreto Legislativo 24/2002. Infine l’annosa questione dei pagamenti con carta. Un negoziante convenzionato con un circuito di carta di credito è tenuto ad accertarla sempre, anche in periodo di saldi, e non può aumentare i prezzi per pagamenti effettuati con la carta. In entrambi i casi insistete per far valere i vostri diritti e, in caso di rifiuto, protestate con la banca o la società emittente della carta.
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Una cascata di extra
I trasporti Il low cost, come concetto, è proprio piovuto dal cielo. È sui cieli d’Europa, infatti, che è iniziata la sfida tra compagnie come Ryan Air e Easy Jet a botte di sconti, tariffe a prezzi stracciati e voli “no frills”, cioè senza fronzoli, da e verso aeroporti secondari. E mentre prima volare era considerato se non un lusso, almeno una cosa da ceto medio abbiente, con i voli a “1 euro più le tasse”, prenotati via internet, è inziata l’era dei viaggi aerei alla portata di tutti. Siete disposti a rinunciare a qualche comodità per poter volare in tutta Europa a prezzi bassi? Per le centinaia di migliaia di passeggeri che ogni anno affollano i voli delle compagnie a basso costo la risposta è senz’altro sì. Ma è bene capire in che cosa consistono le offerte di queste compagnie e come individuare i costi nascosti. Inoltre non va dimenticato che c’è modo di viaggiare low cost anche con altri mezzi: basta stare attenti a offerte e promozioni e anche in treno è possibile risparmiare.
Si può viaggiare in treno prima classe pagando il prezzo della seconda, e volare ad Amsterdam per il week end a meno di 100 euro. Basta aver tempo e pazienza per stanare l’affare
Volare, oh oh! Le compagnie low cost hanno prezzi bassi prima di tutto perché risparmiano su alcune voci di costo. Il livello del servizio e del comfort che potete attendervi a bordo non è dei più alti: sedili più stretti rispetto agli aeromobili delle compagnie di linea, niente pasti o bevande compresi nel prezzo del biglietto, poco personale che quindi non ha il tempo per cortesie extra, prenotazione solo online o al telefono, sempre per risparmiare su uffici e impiegati, uso di aeroporti secondari in cui le compagnie riescono a strappare accordi migliori sui prezzi, ma per raggiungere i quali i viaggiatori a volte devono percorrere lunghi tragitti. In compenso volare da Milano a Parigi e ritorno può costare anche meno di 100 euro, e destinazioni come Berlino, Londra, Amsterdam sono raggiungibili a prezzi abbordabili anche solo per un lungo week end. Si chiamano Ryan Air, My Air, Easy Jet, Transavia, Vueling, Air Berlin, Meridiana, Central Wings: sono circa una quarantina in Europa le compagnie aeree che praticano una politica di prezzi bassi. Alcune sono propriamente low cost, altre consentono di ottenere risparmi consistenti su alcune tratte. Le offerte sembrano sempre allettanti, ma c’è una serie di limitazioni e una lunga lista di extra da tener presenti al momento della prenotazione.
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Tanto per cominciare, spesso le offerte a prezzo stracciato sono valide solo in determinati periodi dell’anno, probabilmente quelli meno ambiti, o coincidono con determinati giorni di partenza e di arrivo, magari a metà settimana. Bisogna sempre chiedersi, perciò, se si ha la disponibilità di scegliere qualunque giorno per la partenza. Se così non è, e si è legati a date e periodi dell’anno precisi, potrà essere più difficile accaparrarsi i biglietti per pochi euro. Le prime compagnie low cost facevano una concorrenza insostenibile alle compagnie tradizionali che volavano sulle stesse tratte. Adesso subiscono a loro volta una concorrenza che si è fatta doppia: da un lato le compagnie tradizionali praticano anch’esse sconti e promozioni, dall’altro nuove compagnie si affacciano sul mercato proponendo offerte allettanti. Come continuare a contenere i prezzi per restare competitivi? Facendo pagare in più per qualsiasi extra e, ancor più precisamente, trasformando in extra qualunque esigenza il viaggiatore possa avere.
I costi nascosti Da che cosa è allora composto il prezzo finale, quello vero? Alla tariffa della pubblicità (“Vola a Londra con 10 euro”), sempre che siate riusciti ad acciuffarla scegliendo
di volare nei giorni e negli orari cui si riferiva, vanno aggiunte le tasse aeroportuali, il supplemento carburante, la tassa per la sicurezza e altri supplementi vari. Tasse aeroportuali. Rappresentano il compenso che la compagnia deve pagare per l’utilizzo dei servizi aeroportuali e variano a seconda dell’aeroporto di arrivo e di partenza e del numero di scali intermedi. Supplemento carburante. Sul biglietto è in genere indicato con il codice YQ. Non è una tassa, è un supplemento che le compagnie aeree hanno imposto con l’aumento del costo del carburante. Tassa per la sicurezza. È un supplemento che copre i maggiori controlli resisi necessari dopo gli attentati dell’11 settembre 2001. Altri supplementi. Vengono applicati per servizi come il pagamento con carta di credito, la copertura assicurativa, la gestione della pratica e quando il bagaglio supera un certo peso. In realtà le compagnie utilizzano proprio questo tipo di extra per gonfiare il prezzo finale del biglietto, diminuendo per esempio il numero di chili che è consentito portare come bagaglio a mano e facendo pagare un tot per ogni collo imbarcato al check in. Quanto alla commissione per il pagamento con carta di credito, richiesta da compagnie come Ryan Air e Easyjet, questa è assurda, dal momento che la carta di
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credito è l’unico strumento con cui è effettivamente possibile pagare. Perché allora questo supplemento non viene conteggiato direttamente nel prezzo pubblicizzato? Anche sulle polizze assicurative c’è poca chiarezza: una copertura non è affatto obbligatoria, peccato che nei siti di alcune compagnie sia necessario cliccare in un’apposita finestrella per indicare che non si vuole l’assicurazione, altrimenti ci si ritrova assicurati quasi senza accorgersene, e il prezzo del nostro biglietto sale, sale…
Individuare il risparmio reale Un’inchiesta pubblicata su Soldi & Diritti, supplemento di diritti ed economia di Altroconsumo, metteva a confronto varie compagnie, low cost e tradizionali, valutando le offerte presenti su alcune tratte. Quello che emergeva è che, contando tutte, ma proprio tutte le spese extra che compongongono la tariffa finale, le compagnie low cost avevano nel complesso
prezzi più bassi di quelle tradizionali, ma il prezzo vero era dal 15 al 110% più alto di quello pubblicizzato e in un caso su 4 si spendeva addirittura di più con il low cost che con tre delle 5 compagnie tradizionali analizzate. Come fare allora per garantirsi un posto su un volo a un ottimo prezzo? Diciamo che orientarsi su una compagnia low cost sembra in linea di principio una buona idea, basta non illudersi di poter davvero volare per pochi spiccioli. Le tariffe civetta, come abbiamo visto, non tengono in nessun conto tasse, supplementi ed extra vari; inoltre sono generalmente disponibili per pochi posti su ogni volo, prenotando con molto anticipo e accettando di volare in giorni e in periodi particolari. Il modo migliore per risparmiare è quindi quello di prenotare il più presto possibile, tenendo conto delle promozioni e confrontando le proposte. In linea generale i prezzi tendono ad aumentare con l’approssimarsi della data di partenza. Prima
Così il biglietto passa da 55 a 167 euro Abbiamo provato a prenotare un volo per Londra da un aeroporto italiano con la compagnia Ryan Air nei giorni dal 9 al 12 gennaio 2009. Il prezzo del biglietto andata e ritorno per un adulto era di 55 euro. Ottimo! Andando avanti con la procedura si è poi scoperto che erano previsti 20 euro di tasse all’andata e 30 al ritorno, per imbarcare un bagaglio e fare il check in c’era un supplemento di 30 euro. Altri 8 per il “priority boarding”, una schermata da stampare per essere imbarcati fra i primi e scegliere quindi i posti migliori. Chi non lo vuole deve specificarlo, ma è facile non accorgersi che la scelta è già stata fatta. Altri 14,50 euro se ne vanno per l’assicurazione, anch’essa non obbligatoria ma già selezionata, a meno che noi non spuntiamo un’apposita casella che la escluda. Altri 10 euro sono necessari per pagare con una carta di credito che non sia Visa Electron, con cui Ryan Air ha una convezione particolare. Il prezzo finale del volo è risultato essere di 167,50 euro, il 213% in più della tariffa iniziale, quindi più del triplo. Mica poco per un low cost!
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di acquistare il biglietto è sempre bene informarsi sulle restrizioni legate al tipo di tariffa scelto. Quelle a prezzo stracciato comportano in genere maggiori limitazioni: non si può cambiare data, è impossibile ottenere un rimborso.
In treno con lo sconto Anche viaggiando in treno vi sono opportunità di risparmio che vanno dalle classiche riduzioni per chi viaggia in gruppo a quelle legate alle innovative forme low cost.
Carta Verde e Carta D’Argento La Carta Verde, valida per ragazzi da 12 a 26 anni. Costa 40 euro, dura un anno e consente di ottenere uno sconto del 10% sui treni nazionali e fino al 25% su quelli internazionali. La Carta D’Argento, costa 30 euro per le persone over 60, è gratuita per chi ha superato i 75 anni e prevede sconti del 10% su vetture letto e cuccette, del 15% sulla tariffa standard (prima e seconda classe) dei treni nazionali e del 25% sui collegamenti internazionali.
plichi, il biglietto degli adulti deve costare almeno 10 euro al netto dello sconto. L’offerta è a posti limitati che variano in base al giorno, al treno e alla classe. C’è poi una tariffa cui hanno accesso tutti, anche chi viaggia da solo, ma non molti lo sanno, e se si compra il biglietto senza richiederla è probabile che non venga proposta. È la Tariffa Amica cui si accede acquistando un biglietto per una tratta medio-lunga (il biglietto deve costare un minimo di 10 euro) almeno 24 ore prima della partenza. In base alla disponibilità (sono presenti in numero limitato a seconda del giorno, del treno e della classe scelta) è possibile ottenere uno sconto del 20% sul prezzo del biglietto. Un esempio? Un biglietto di seconda classe per un Intercity Plus nella tratta MilanoGenova-Milano costa a prezzo pieno 31 euro. Con la Tariffa Amica, per la stessa tratta si spendono 25,20 euro (lo sconto del 20% non si applica al costo di 1 euro per tratta di prenotazione obbligatoria). Lo stesso viaggio in prima classe passa da
Gruppi e tariffe amiche Vi sono tariffe speciali per le famiglie composte da 3 a 5 persone tra cui almeno un maggiorenne e un bambino sotto i 12 anni. Questi ultimi viaggiano a metà prezzo, o con una riduzione del 30% su vagoni letto e cuccette, mentre gli altri membri della famiglia hanno uno sconto del 20%. Perché la Tariffa Familia si ap-
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42 a 32 euro. Nell’ottica del low cost che fa risparmiare senza rinunciare alla qualità, potremmo dire che in questo caso la Tariffa Amica consente di viaggiare in prima classe al prezzo della seconda.
InterRail e viaggi internazionali C’era una volta l’InterRail, il biglietto ferroviario che permetteva ai giovani di scorazzare in treno per l’Europa per un mese intero a costi ridottissimi. Negli anni la tariffa ha subito molti cambiamenti e oggi continua ad essere presente declinata i quattro formule: Global, Global Youth, One Country e One Country Youth. L’InterRail Global da diritto a viaggiare con treni e compagnie marittime dei Paesi che aderiscono alla tariffa, con validità flessi-
bile (10 o 22 giorni nell’arco di 22) o continua (22 giorni o un mese consecutivo). Il biglietto non vale nel Paese di residenza, ma la tratta nazionale deve essere offerta con uno sconto minimo del 25%. L’InterRail One Country vale per un solo Paese alla volta con validità flessibile di 3, 4, 6 o 8 giorni consecutivi o non consecutivi nell’arco in un mese. Le tariffe Youth, che costano il 50% di quelle standard in seconda classe, sono dedicate come il vecchio InterRail ai passeggeri fino ai 26 anni non ancora compiuti. Nella sezione Promozioni e offerte di Trenitalia si trovano altre opportunità che variano nel tempo. Da segnalare la formula last minute denominata Smart Price che consente risparmi interessanti e un’ampia gamma di offerte sui viaggi internazionali.
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Chi ha tempo risparmia
I viaggi Bypassare le agenzie di viaggio per l’organizzazione di una vacanza è un’impresa ormai alla portata di tutti, ma mentre all’inizio l’offerta sul web era limitata a pochi siti, oggi con la moltiplicazione delle opportunità di business i siti sono proliferati. Con quali conseguenze per la convenienza?
Le offerte su Internet, meglio che in agenzia Un’inchiesta svolta da Altroconsumo per verificare la convenienza della prenotazione di due diversi pacchetti di viaggio fatta online rispetto al canale tradizionale dell’agenzia di viaggio ha dimostrato che, sapendo scegliere, prenotare su internet consente un risparmio che in alcuni casi arriva al 50%. Visitando siti come Expedia, Volagratis e TravelPrice a caccia di occasioni per due distini viaggi, a Las Vegas e a Disneyland Parigi, era-
I veri last minute riguardano viaggi offerti con lo sconto al massimo un paio di settimane prima della partenza. Il prezzo si salda subito e le penali in caso di rinuncia sono salate
vamo stati in grado di procurarci un pacchetto comprensivo di volo e soggiorno che le agenzie tradizionali da noi consultate non erano riuscite a proporci. Ma in che cosa consiste il vantaggio di internet? Principalmente i motivi per cui in quel caso specifico eravamo riusciti a risparmiare erano due. Il primo riguardava la presenza di un’offerta per il parco Disney molto reclamizzata sul sito, ma non trovata e forse nemmeno cercata, dall’agenzia di viaggi. Siamo perciò riusciti a sfruttarla e a risparmiare, prenotando per nostro conto, mentre non ne abbiamo potuto usufruire nella prenotazione tramite agenzia. L’altro elemento che ci ha consentito di risparmiare è stata la prenotazione dell’albergo fatta direttamente sul sito dello stesso, senza passaggi intermedi in agenzia o sul web.
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In agenzia è utile avere le idee chiare: dove si vuole andare, quando si vuole partire e quali offerte ci sono in giro. Proprio su quest’ultimo aspetto la consultazione online vince il confronto con le agenzie. Armandosi di pazienza e sacrificando un po’ di tempo in rete è possibile: verificare quali siano i periodi migliori per partire per quanto riguarda i costi sia del volo sia dell’alloggio; confrontare soluzioni differenti mediante vettori o alberghi differenti; scoprire con più facilità offerte e occasioni di un certo operatore o di una certa struttura turistica. In generale, facendo una ricerca in tutta autonomia, internet può offrire grandi possibilità di risparmio rispetto a un’agenzia tradizionale. Nel caso di Las Vegas, per esempio, la
consultazione della rete ci ha permesso di risparmiare, per le date consigliateci dalle stesse agenzie tradizionali, dal 20 al 30% sul costo della vacanza. Non solo: potendo prenotare anche in un periodo diverso (opportunità che le agenzie tradizionali non davano), avremmo ottenuto un risparmio ancora maggiore. Nel caso di Disneyland, poi, il risparmio ha sfiorato il 50% prenotando su internet anziché in agenzia. Come? Online è stato possibile individuare subito le date nelle quali avremmo potuto usufruire di una promozione e spendere molto meno.
Evitare i pacchi Ecco come evitare fregature. Affidatevi a siti e agenzie di fiducia, consigliati da chi li ha già provati. Leggete attentamente il contratto, con-
Consigli pratici Dal momento in cui vi siete fatti un’idea di dove volete andare e di dove volete alloggiare, l’esperienza di Altroconsumo ci consente di darvi alcuni utili suggerimenti. Consultate, se possibile, il sito dell’albergo in cui intendete alloggiare: è possibile che siano disponibili online offerte che per altri canali è difficile trovare. Se anche così non fosse, è molto probabile che il sito offra alcune pagine schematiche che permettono di visualizzare più rapidamente in quale periodo può essere più conveniente organizzare la propria vacanza. Per la ricerca del volo è sempre bene avvalersi, nei siti che hanno questa funzione, di particolari sistemi di ricerca in grado di visualizzare rapidamente offerte e occasioni relative al volo anche in prossimità delle date da voi scelte. Non rinunciate a consultare più di un’agenzia di viaggio tradizionale: non è esculso si presenti qualche buona occasione che online non trovereste. Ricordate, però, che quando andate in agenzia più avete le idee chiare sulla tipologia di vacanza che volete fare e più è facile ottenere le informazioni che cercate.
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trollando che siano indicati chiaramente nome e sede del venditore, per avere un riferimento preciso in caso di controversie. Verificate che siano indicate le caratteristiche più importanti del viaggio: durata, date di partenza e arrivo, voli, nome dell’hotel, tipo di trattamento (mezza pensione, solo pernottamento, pensione completa…). Controllate quali sono le penali previste in caso rinunciaste al viaggio. Chiedete qual è il prezzo pieno del viaggio e dunque qual è lo sconto che vi viene praticato, e se potete verificate queste informazioni sul catalogo.
Verificate che nell’importo da pagare siano indicate tutte le spese in modo chiaro. Controllate, per esempio, se sono compresi oppure no: tasse aeroportuali, trasferimenti da e per gli aeroporti, pasti, bevande, spese per visti d’ingresso, supplementi per camera singola, posteggio… Chiedete se è compresa o se si può sottoscrivere qualche polizza assicurativa (utile in caso di annullamento del viaggio, smarrimento del bagaglio o cure mediche necessarie in viaggio). Informatevi sui documenti e i visti che occorrono e accertatevi di avere abbastanza tempo per procurarveli.
Quando il parcheggio costa quanto il volo Se alla fine siete riusciti ad accaparrarvi quella golosa tariffa low cost per il volo che vi porterà in vacanza, ma avete avuto la malaugurata idea di raggiungere l’aeroporto in auto, sappiate che questo extra potrebbe costare quasi quanto il volo. Una recente inchiesta svolta da Altroconsumo nei parcheggi di 12 grandi aeroporti, scelti tra i primi scali italiani per flusso di passeggeri, ha cercato di stabilire quanto costi lasciare la propria auto in aeroporto quando si parte per una vacanza. I prezzi variano molto da una città all’altra e se per sventura partite da Napoli Capodichino, preparatevi a sborsare fino a 196 euro per una settimana di posteggio: qui il costo massimo è, dopo Londra, tra i più alti d’Europa. All’interno dello stesso aeroporto, poi, non tutti i posti del parcheggio costano lo stesso. Vi è anzi un ventaglio di tariffe, soprattutto negli scali che arrivano ad avere 10 mila posti auto (vedi Malpensa), così intricato che, prima di capire qual è il più conveniente, si può rischiare di perdere il volo. Ci sono quelli coperti e scoperti, adibiti a sosta breve oppure a sosta lunga, nel perimetro dell’aeroporto o lontani anche diverse centinaia di metri dai terminal (i cosiddetti parcheggi remoti). Inoltre, questi ultimi spesso seguono gli andamenti stagionali (bassa, media e alta stagione), neanche fossero camere di hotel per le automobili. Scegliere un parcheggio inadatto alle vostre esigenze significa arrivare a spendere anche il 275% in più rispetto alla tariffa più conveniente. Andate in aeroporto in treno o in pullman. Chi non vuole rinunciare all’auto, perché magari abita lontano dal luogo in cui partono i mezzi pubblici per l’aeroporto, abbia però l’accortezza di controllare online struttura e tariffe del parcheggio dell’aeroporto di partenza. Lo pagherà, e caro, ma almeno eviterà il salasso che comporta lasciare l’auto nel parcheggio sbagliato.
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Last Minute, un affare purché sia autentico Prendono questo nome i voli o i pacchetti-vacanza rimasti invenduti a ridosso della partenza. Per non rimetterci, il tour operator li vende con un forte sconto. Si possono perciò considerare viaggi last minute solo quelli che vengono offerti al massimo un paio di settimane prima della partenza. I siti che invece spacciano per last minute partenze a distanza di un mese o più stanno solo cercando di farvi credere che vi stanno offrendo un affare. Oltre al risparmio, il last minute offre il vantaggio di poter decidere all’ultimo minuto dove andare in vacanza. L’offerta nella maggioranza dei casi riguarda un pacchetto presente su catalogo ed è quindi
possibile verificarne le caratteristiche. Più che degli svantaggi in questo tipo di acquisto ci sono dei rischi. Intanto a volte gli organizzatori si permettono delle libertà con i clienti, “dimenticando” di occuparsi di assicurazioni, documenti o altri particolari importanti. Ma soprattutto c’è da sapere che nei last minute le penali in caso di rinuncia sono altissime. Dato che il contratto si conclude pochi giorni prima della partenza, il cliente versa subito l’intera quota. Così se rinuncia all’ultimissimo momento perde tutto o paga penali consistenti. È vero che per chi compra last minute la partenza è per definizione molto vicina e rinunciare è improbabile. Ma se la somma è alta e non volete rischiare, potreste tutelarvi con una polizza contro il rischio di annullamento.
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Le occasioni Va bene tener d’occhio i voli low cost, comprare il formaggio e le mele bio al mercatino del contadino e fare un salto all’outlet quando serve un cappotto nuovo, ma quando possiamo essere sicuri di aver fatto un vero affare? Acciuffando una borsa iperfirmata, magari di seconda mano ma come nuova, a 30 euro in un’asta online, per esempio. O acquistando un telefonino di ultimissima generazione sborsando solo un centesimo del suo prezzo. Come funziona?
eBay: lo shopping va all’incanto Chi offre di più? Questo è stato negli ultimi anni il grido che si trasmetteva di utente in utente nei siti, eBay in testa, in cui le cose non sono semplicemente in vendita, ma si mettono all’asta. Il miglior offerente può così accaparrarsi l’oggetto desiderato a un prezzo che spesso è assai concorrenziale rispetto a quello dei negozi tradizionali. I venditori sono sparsi in tutta Italia e per la maggior parte non sono negozi ma singoli utenti che vogliono liberarsi di articoli che non usano più. Tra le offerte si affiancano perciò prodotti nuovi e usati. Che cosa si compra? E quanto si risparmia? Ma soprattutto è davvero possibile fare l’affarone della vita?
Acquistare articoli alle aste online è facile e spesso conviene, basta rivolgersi a venditori affidabili. Ma attenzione a quelle al ribasso: non sono diverse da una lotteria Comprare (e vendere) è facile Su eBay si può acquistare e vendere qualsiasi oggetto: nuovo, usato, da collezione... È il più importante sito di aste online di tutta la rete, presente in una trentina di Paesi. La prima cosa da fare è registrarsi al sito (www.ebay.it/). La registrazione è simile a quella di molti altri portali e dà diritto a entrare nel sito sia come compratore, sia come venditore (non serve quindi un altro account per accedere alla sezione “vendi”). La registrazione, anche se fatta sul sito italiano, è riconosciuta anche sul sito americano e su quelli degli altri Paesi. Una volta registrati ed effettuato l’accesso al sito è possibile digitare il nome di ciò che cerchiamo nel motore di ricerca oppure curiosare tra le offerte divise per categorie merceologiche. In una schermata sono elencate tutte le inserzioni e le aste non ancora scadute. Spesso in un elenco orizzontale ci sono
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tutte le aste in scadenza (per ogni asta è segnato il prezzo della migliore offerta e in rosso il tempo che manca alla sua conclusione). Sotto l’elenco orizzontale sono visualizzate prima tutte le inserzioni (aste comprese) in vetrina, quindi tutte le altre. Potete disporle in base alla scadenza, al prezzo e a molti altri parametri selezionabili da un menu a tendina. A quel punto non resta che scegliere quella che più vi interessa.
Faccio un’offerta o compro subito? Esistono due tipi di inserzioni: oggetti “all’asta” e “Compralo subito”. Gli oggetti contrassegnati con la dicitura “Compralo subito” possono essere acquistati immediatamente al prezzo indicato dal venditore, senza attendere di doversi aggiudicare un’asta. In questo caso i prezzi difficilmente sono davvero vantaggiosi. Trovata la proposta o l’asta che più ci interessa basta cliccarci sopra per accedere alla pagina dettagliata dell’inserzione. Qui troviamo le foto del prodotto
e tutti i dati che servono a fotografare la situazione dell’asta in quel determinato momento (data di scadenza dell’offerta, spese di spedizione...) e il prezzo cui si è arrivati. Per fare un’offerta è sufficiente scrivere la cifra in euro nell’apposito spazio bianco. Può essere utile l’opzione del rilancio automatico: inserite il prezzo massimo che siete disposti a spendere e, se nel corso dell’asta ci saranno nuovi offerenti, il sistema rilancerà per voi, fino a quella soglia. Prima di fare un’offerta è bene però guardare con attenzione la descrizione dettagliata del prodotto, la cronologia delle offerte e soprattutto i dettagli del venditore.
Venditori di fiducia Una miriade di privati mette all’asta gli oggetti più disparati su eBay. Difficile capire se chi vende il prodotto che noi vogliamo comprare è onesto o se ci aspettano brutte sorprese. Meglio cercare di scoprire qualcosa sul suo conto. Cliccando sul nome del venditore si accede alla schemata “dettaglio del venditore”
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utile per capire con chi si ha a che fare. Si possono avere un po’ di informazioni sul venditore e vedere gli oggetti che fino a quel momento ha messo in vendita. È possibile anche mettersi in contatto con lui, ma per sapere se un venditore è attendibile bisogna osservare i suoi “feedback positivi”. Il sistema dei feedback è la caratteristica peculiare di eBay. Ogni volta che si conclude una compravendita, l’acquirente ha la possibilità di lasciare un giudizio relativo alla propria controparte: positivo se la compravendita è andata come ci si aspettava, negativo se ci sono state insoddisfazioni, inesattezze (per esempio nella descrizione dei prodotti) o addirittura tentativi di truffa. Nella schermata del dettaglio dei feedback del nostro venditore sono visibili i commenti lasciati dai vari acquirenti, una
scheda riassuntiva del numero dei feedback positivi, negativi e neutri e una valutazione dettagliata del venditore, nella quale è valutato il suo comportamento: se ha descritto l’oggetto in modo conforme all’originale, se è stato celere nella spedizione, se è stato disponibile a rispondere alle richieste dell’acquirente. Più alta è la percentuale di feedback positivi, più è probabile che il venditore sia onesto.
Aste al ribasso: affari troppo facili Sembra troppo bello per essere vero. Un oggetto in genere piuttosto costoso viene messo all’asta online; ad aggiudicarselo sarà questa volta non il migliore offerente, bensì colui che ha fatto la singola offerta
Acquisti oculati Con le aste online si possono fare buoni affari, ma occorre saperci fare e non lasciarsi prendere la mano. Pensate a quanto volete spendere per aggiudicarvi un oggetto e fissatevi un tetto massimo: non rilanciate oltre il limite che vi siete prefissati. Prima di fare un’offerta (o acquistare un oggetto), leggete con attenzione l’inserzione, guardate bene i dettagli del prodotto, le foto (occhio alle dimensioni), le spese di spedizione, il metodo di pagamento e soprattutto l’affidabilità del venditore (il dettaglio del feedback). Se avete dubbi o qualcosa non vi convince, non esitate a contattare via email il venditore per fargli domande. Molti venditori sono in realtà negozi che mettono prodotti su eBay per farsi pubblicità o farsi conoscere. Se comunque avete deciso di fare un’offerta, attendete gli ultimi momenti prima della fine dell’asta. Nei minuti finali le offerte aumentano e i prezzi salgono. Nella cronologia è utile capire chi sta facendo le offerte; guardate la percentuale delle offerte che un utente ha fatto nell’ultimo mese con quello stesso venditore: se è alta, ci sono buone probabilità che sia il venditore, sotto mentite spoglie, ad alzare artificialmente il prezzo.
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p bassa. Facile? Mica tanto. Se siete più quello che offre meno ma qualcun altro offre esattamente la vostra stessa cifra, ad aggiudicarsi il prodotto sarà qualcuno che ha offerto di più ma la cui “puntata” non è stata eguagliata da nessuno. La situazione è molto fluida e fino all’ultimo momento, quello della scadenza dell’asta, è impossibile essere sicuri di essersi aggiudicati il prodotto in palio. Il sito più noto in Italia è BidPlaza. Vediamo come funziona e perché è meglio non abboccare ai richiami dell’affare troppo facile.
Quanto si spende? Molta tecnologia quella messa all’asta su BidPlaza e aggiudicata, a quanto si legge sul sito nella pagina dedicata alle aste terminate, a prezzi ridicoli. Qualche esempio? Un iPhone 3G del valore commerciale di 569 euro venduto a 8,44 euro. Una Playstation portatile Nintendo DS Lite da 160 euro aggiudicata per soli 3,71. Un televisore LCD da 42 pollici che nei negozi co-
sterebbe 1.600 euro battuto a 4,67 euro. Ma BidPlaza come fa a guadagnarci? Così si esprime il sito: “Al momento della formulazione di ciascuna offerta di acquisto da parte di ciascun utente, viene reso all’offerente il pacchetto di informazioni dietro il versamento di una somma predeterminata, il cui ammontare sarà reso noto sul sito al momento della formulazione dell’offerta”. Il “pacchetto di informazioni”, che in genere ha il costo di 1,50 o 2 euro, altro non è che una tariffa che viene richiesta per ogni offerta facciate, che sia dell’importo di 10 centesimi o di 300 euro, e viene stornato dal vostro conto prepagato. In pratica per poter partecipare a qualsiasi asta al ribasso è necessario aprire un conto sul sito. “All’esaurimento del credito presente sul conto (prepagato), si renderà necessario procedere a un nuovo versamento al fine di poter continuare a ricevere il pacchetto di informazioni. È possibile effettuare il versamento tramite carte di credito appartenenti ai circuiti Visa e Mastercard, o tramite le carte ricaricabili (come Postepay) o bancomat che espongono il logo Visa Elektron o Maestro. In alternativa si può utilizzare anche Paypal che offre vari tipi di pagamento.
Asta o lotteria? Siccome per essere sicuri di aggiudicarvi un oggetto che vi sta a cuore sarete tentati di fare più offerte di importi diversi (come comprare tanti biglietti per avere più probabilità di vincere alla riffa), ecco che il sito incamera soldi da tutti gli utenti per importi assai superiori al valore di
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mercato dell’articolo messo in vendita. Il punto è: per centrare l’affare non basta aver fatto l’offerta più bassa, deve trattarsi dell’offerta singola più bassa. E le probabilità che questo si avveri sono piuttosto remote. Ovvero, c’è sempre qualcuno che “vince”, ma quante volte capiterà a voi? L’asta al ribasso assomiglia dunque assai più a una lotteria della fortuna che a una vendita promozionale.
Aspetti legali Ma c’è di più. La legge vieta le aste online a chi vende al dettaglio; ma BidPlaza non rende noto chi sia il venditore dei beni pubblicizzati e messi all’asta. In assenza di questa informazione si deve supporre che sia BidPlaza stessa il venditore al dettaglio e quindi, per la legge, impossi-
bilitato a fare aste online. E comunque, se anche il sito vendesse beni per conto terzi, sarebbe obbligato dal Codice del Consumo a indicare “indirizzo geografico e identità del professionista per conto del quale il soggetto agisce”: tutti dati che su BidPlaza mancano. Infine c’è da chiedersi chi è deputato a raccogliere le offerte pervenute e a decretare quella vincente; non si fa riferimento infatti ad alcun notaio o altro pubblico ufficiale che assicuri il consumatore da eventuali manomissioni di questa lotteria a vantaggio di BidPlaza. Il sospetto è forte anche perché, da una semplice ricerca tra i nominativi di coloro che si sono aggiudicati un premio, alcuni soggetti sembrano ricorrere con una certa frequenza nell’elenco dei “vincitori”: che siano davvero solo abili scommettitori?
Non sei soddisfatto dell’attuale piano tariffario del tuo cellulare? Ritieni di spendere troppo rispetto all’uso che ne fai? Per scoprirlo, collegati subito al nostro sito
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Tra le tante tariffe presenti sul mercato c’è sicuramente quella più conveniente per te, risparmiare passando alla tariffa più economica sarà davvero semplice e immediato. 01