ALLA RICERCA DELLA SALA IL GIRO (D’ITALIA) DEI CINEMA
Nicola Curtoni e Emilia Desantis
Dedicato ai nostri cari, agli esercenti che abbiamo visitato, a Bleuenn, Angelo e Paolo, tre amici e professionisti a tutte le persone che ci hanno ospitato e aiutato in questo Giro
INDICE
1. Introduzione
2. Itinerario
3. Sette giorni “facili”: Lombardia e Piemonte
4. Liguria e Toscana
5. I sogni umbri e laziali
6. “Non siate timidi”: Campania, Calabria e Sicilia
7. La risalita
8. Lambrusco, tortellini e pop-corn
9. Nuovi orizzonti ad Oriente
10. Conclusioni (?)
11. L’angolo delle idee
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INTRODUZIONE
14 settembre 2017. Recupero l’automobile dal meccanico e inizio a mettere gli zaini nel bagagliaio. 5.000 km sono tanti, soprattutto per uno a cui non piace guidare! Mi chiamo Nicola e ho ventisette anni. Domani partirò da Milano per un viaggio di cinquanta giorni che mi porterà sino in Sicilia a visitare oltre quaranta cinema ed incontrare i loro gestori. Un on the road a cui pensavo ormai da due anni. Avevo conosciuto il Tour des Cinémas - il “Giro dei Cinema Francesi”- nel mio primo anno di permanenza in Francia. L'idea era geniale: tramite un viaggio incontrare tanti esercenti (e visitare altrettante sale) per scoprire delle nuove pratiche gestionali, in questo periodo di grandi cambiamenti per l'esercizio. Per avere, a fine percorso, un'idea più concreta delle sale cinematografiche non appartenenti alle grandi catene. Loro lo avevano fatto in Francia e in Europa. Io l’avrei voluto fare in Italia, ma il progetto restò nel cassetto per due anni. Avevo infatti trovato un Servizio Civile in un monosala in Bretagna, molto dinamico ed innovativo. Un'occasione ghiotta per imparare il mestiere. Decisi di condividere le mie scoperte quotidiane sul blog uncinemainfrancia.com. Mentre descrivevo il sistema cinematografico francese (e di riflesso quello nostrano) mi confrontavo con esercenti e programmatori italiani. Tutti mi sconsigliavano di tornare, ma cresceva in me la curiosità di conoscere meglio il nostro sistema. Nel frattempo avevo concluso il Servizio Civile ed ero stato assunto da un anno in un multisala francese (responsabile
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della programmazione e degli eventi). Così a luglio 2017 mi sono licenziato e sono tornato in Italia, dandomi un anno di tempo per conoscere il sistema italiano. Il punto di partenza? Il Giro dei cinema. Guardando tutto ciò che ho lasciato alla spalle mi vengono dei dubbi, anche sulla mia sanità mentale… Farò questo viaggio con una semi-sconosciuta. Ho visto Emilia (ventiquattro anni) una volta sola. O meglio, lei ha visto me. A maggio 2017 avevo presentato il progetto al corso di laurea magistrale Televisione, Cinema e New media allo IULM di Milano. Un paio di Skype durante l'estate hanno convinto Emilia, che aveva già lavorato in un multiplex UCI a Perugia, a investire in questo progetto. Volevamo visitare sale molto diverse fra loro, per scoprire l'eterogeneità dell'ecosistema senza snobismi. Spulciando l'archivio di MEDIA Salles abbiamo trovato parecchi contatti utili, per poi estendere la lista con consigli o richieste. La maggior parte delle sale visitate sono sale d'essai, cioè che lavorano con film d'autore e di qualità, ma ci sono anche cinema più popolari o con programmazioni più ampie. Parafrasando Agnès Salson e Mikael Arnal, autori del Tour des Cinémas, possiamo dire che “questo libro non ha nessuna pretesa se non quella di condividere ciò che ci ha ispirato, le idee che abbiamo raccolto e gli incontri che ci hanno arricchito. E, se non abbiamo potuto incontrare tutti coloro che reinventano oggi la sala cinematografica, speriamo che queste pagine possano rendere una parte della sua ricchezza.” Buon viaggio! Nicola & Emilia
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ITINERARIO 15-18 settembre MILANO
Cinema Mexico Cinema Beltrade CineWanted
19 settembre
Cinema Arcadia Cinema Verdi
MELZO CANDELO
20-21 settembre TORINO
Cinema Massimo Cinema Classico Cinema Fratelli Marx
22 settembre FOSSANO SAVONA
Cinema I Portici Nuovofilmstudio
Cinema Arsenale
24 settembre
PISA
26 settembre FIRENZE
Cinema La Compagnia Cinema Stensen
27 settembre
POGGIBONSI
Cinema Garibaldi
28 settembre
AREZZO
Cinema Eden
29-30 settembre
PERUGIA
Cinema Postmodernissimo
SPOLETO
Sala Pegasus
1 ottobre
1-5 ottobre ROMA GROTTAFERRATA
Cinema dei Piccoli Cinema Troisi Live Alcazar Cinema Alfellini
6 ottobre
NAPOLI
Cinema Hart
7 ottobre
LIONI
Multisala Nuovo Cinema
8 ottobre
REGGIO CALABRIA Circolo Zavattini 10
9-10 ottobre CATANIA
Multisala King Cinema Odeon
Cinema Rouge & Noir
12 ottobre
PALERMO
13 ottobre SCIACCA
Cinema Badia Grande Cinema Campidoglio
15 ottobre
MATERA
Cinema Il Piccolo
16 ottobre
SAN G. ROTONDO Cinema Palladino
17 ottobre CASACALENDA
Molise Cinema Cinema-Teatro Comunale
Sala degli Artisti
18 ottobre
FERMO
19 ottobre RIMINI
20 ottobre
Cinema Tiberio Cinema Fulgor
SANTARCANGELO SuperCinema
22-23 ottobre BOLOGNA
Cineteca di Bologna Cinema Europa
Cinema Edison
24 ottobre
PARMA
25 ottobre MODENA
Sala Truffaut Filmstudio 7b
26 ottobre
CENTO (FE)
Cinema Don Zucchini
27 ottobre
MANTOVA
Cinema del Carbone
28-29 ottobre
PADOVA
Cinema Lux
31 ottobre
PORDENONE
Cinemazero
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CAPITOLO I SETTE GIORNI “FACILI”: LOMBARDIA E PIEMONTE
Venerdì 15 settembre 2017. Arrivo a Milano di buonora. Ho terrore di arrivare in ritardo, soprattutto al primo appuntamento. Sono accompagnato da Edoardo, critico cinematografico, perché Emilia arriverà solo domenica. Monica, Paola e tutto lo staff del Cinema Beltrade ci accolgono con simpatia. Paola, vedendoci, rimane perplessa “Ma io non ho capito niente: non eravate mica un ragazzo e una ragazza?!”. Davanti a un caffè ci spiegano alcuni concetti chiave di questo lavoro, come la tenitura minima e la multiprogrammazione. Restiamo colpiti dal Beltrade per l’enormità di proiezioni che propongono. La sala apre alle 11:00 o alle 13:00 e chiude a mezzanotte. Si proiettando da cinque a sette film differenti ogni giorno e questo è molto particolare per una sala in Italia che lavora con opere in prima visione. Infatti questa pratica – detta multiprogrammazione – è sostanzialmente vietata dai distributori per dei film che sono alle prime settimane in sala. Il Beltrade lavora però con distributori marginali che sono più aperti alla sperimentazione. Il loro film “perde” delle proiezioni durante i primi sette giorni ma resta in cartellone per più settimane. Al Beltrade la tenitura minima, cioè i giorni che il film resterà in cartellone, è di due settimane; negli altri cinema d’essai è normalmente di una settimana. Con una tenitura più lunga si dà più tempo al passaparola e la multiprogrammazione offre più spettacoli diversi allo spettatore nello stesso giorno. Scommessa vinta? Sembrerebbe di sì perché il Beltrade è arrivato a 13
37.000 biglietti nel 2016. Inoltre – al giorno della visita – il cinema segnava un +45% di presenze rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, in un anno dove i monosala italiani erano a -15% circa. Molti gli eventi organizzati dalla sala: dalle chiacchiere con i registi in sala o via Skype, alle proiezioni con Movieday (su richiesta del pubblico), dibattiti tematici post-film… Tutto lo spazio è dinamico, con delle mostre fotografiche allestite sia sulle pareti della sala sia sulle rampe delle scale. Il bar, in comune con l’oratorio (la sala è di proprietà della parrocchia), è un punto di distribuzione settimanale di prodotti a chilometro zero: dal produttore al consumatore (tramite il sito alvearechedicesi.it). Ritorno al Beltrade anche la sera, per l’aperitivo di inaugurazione della stagione e il film Incontri ravvicinati del terzo tipo. Il pubblico è molto eterogeneo: universitari, famiglie del quartiere, anche qualche anziano. Lo staff vuole creare una sala aperta a tutti, non esclusiva (o “fighetta”), con un senso di appartenenza. Peculiare la tessera Fedeli al Beltrade per tutta la vita (99€), con la quale lo spettatore ha diritto all’ingresso ridotto perenne. Tessera alla mano si diventa ambasciatore della sala “finché morte non ci separi” e di un cinema che vuole essere “una comunità di amici, e non solo una rivendita di storie.” Già saturo di informazioni alla prima giornata dormo a casa di Roberto, amico di liceo, che mi ospita per la prima notte. Sabato 16 settembre. Oggi la mia compagna di viaggio è Alice, cineasta ed ex-collega al DAMS di Bologna. Il programma prevede due visite. “Un programmatore non rischia niente perché non ha niente. Il mio cinema lo voglio programmare io.” Già dai primi minuti di intervista Antonio Sancassani è chiaro e schietto, mentre ci mostra l’interno del cinema Mexico. Per chi non lo conoscesse questo esercente (e questa sala) sono diventati il simbolo dei cinema indipendenti italiani, consacrati dal bel documentario di Michele Rho Mexico! Un cinema alla riscossa.
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La hall del Mexico, con i suoi enormi affreschi, fa venir voglia di cinema. Aperto 365 giorni all’anno, questo monosala programma – dal 1981! – un paio di volte al mese (estate e periodi festivi escluso) il film cult Rocky Horror Pictures Show, con delle animazioni durante la proiezione. Le stesse decorazioni nella hall (tappetino, portariviste) si inspirano al film. Grazie a questo evento particolare il Mexico è conosciuto in città anche tra i non cinefili. Sancassani ci racconta dei vari eventi organizzati durante la programmazione de Il vento fa il suo giro, film d’esordio di Giorgio Diritti: incontri, musiche del film suonate dal vivo, degustazioni di formaggi… “ci si doveva inventare qualcosa” perché, grazie al successo di pubblico, il film è stato in cartellone per due anni consecutivi. “Senza il Mexico non avrei potuto forse fare l’Uomo che verrà” gli disse lo stesso Diritti, un forte riconoscimento al Mexico e al ruolo dell’esercizio indipendente per la ricchezza culturale di un paese. “Cinema indipendente”, nell’esercizio italiano, è un cinema che non affida la propria programmazione – ossia la scelta e la negoziazione dei film – ad un circuito o ad un programmatore esterno (a differenza, ad esempio, della Francia dove i piccoli esercizi si fanno programmare da un programmatore e l’indipendenza riguarda piuttosto la gestione/proprietà della struttura). Nel cinema d’essai c’è un grande network di sale, Circuito Cinema, che programma (e a volte gestisce direttamente) oltre 130 sale in tutta Italia. Sancassani è categorico: il Mexico non farà mai parte di un circuito, perché a Milano “chi ha fatto parte di un circuito ha chiuso”. Nel Giro abbiamo incluso anche sale programmate da Circuito Cinema, come il Rouge et Noir di Palermo o l’Europa di Bologna, per le loro iniziative particolari. Le uniche sale che non eravamo interessati a visitare erano quelle appartenenti alle catene di multiplex, dove una programmazione e un modello di gestione vengono spesso calati dall’alto. Dopo un pranzo veloce io e Alice ci dirigiamo verso la nuova sede di CineWanted, una sala sostenuta da un finanziamento par-
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tecipativo (crowdfunding), cofinanziato dal comune di Milano. Ci accolgono Anastasia e Lorenzo che ci spiegano il loro desiderio di creare “uno spazio di aggregazione giovane attorno a film ricercati. La hall è affascinante: un grande salotto vintage, con bar e piccola ristorazione, una libreria e due pianoforti. La sala di proiezione è strutturalmente un teatro ma diventa cinema in pochi minuti. È la prima sala modulabile che visitiamo, dove lo spazio si modella in base alle necessità dell’evento. [dopo la nostra visita CineWanted ha cambiato sede, conservando uno spirito simile]. “Cambiare la fruizione in sala per battere i cinema commerciali” ci spiega Anastasia, che per lavoro è anche distributrice. Così si pensa di arricchire la sala con performance di altre arti (pièces teatrali, accompagnamenti musicali, reading letterari…), discipline (come la meditazione dopo il film a tema Walk with me) e enogastronomia (aperitivi, degustazioni...). Domenica 17 settembre. Finalmente ci incontriamo! Due semi-sconosciuti si stringono la mano e per più di un mese si sopporteranno a vicenda, condividendo praticamente tutto. Dedichiamo il pomeriggio alla comunicazione. Grazie alle competenze di Emilia, e all’aiuto di alcuni amici, il nostro sito girodeicinema.it non sembra troppo amatoriale. Su questo sito-risorsa pubblicheremo una scheda che riassume la visita e le attività di ogni cinema. Inoltre, durante il viaggio Emilia terrà un blog, dove due volte a settimana informeremo i nostri cari sugli spostamenti. Postiamo anche i primi articoli in rete. In realtà il primo era già stato pubblicato a inizio settembre, dopo la “tappa zero” al Cinema Excelsior di Sondrio. Essendo valtellinese, conoscevo bene questo cinema parrocchiale; i cinefili alpini fanno anche 40-50 km per vedere dei film d’autore qui proiettati prima di tutti gli altri cinema della provincia. Antonella e Fabio, volontari del cinema, mi avevano spiegato come erano riusciti a trovarsi un’identità ed un pubblico facendo una programmazione complementare a quella del multiplex cittadino (quattro schermi, a meno di un chilometro di distan-
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za dall’Excelsior). Per contrastare l’idea che in una sala parrocchiale si fanno solo “film per anziani”, Fabio e un altro giovane volontario hanno rinnovato la comunicazione on-line: nuovo sito, una newsletter e Facebook. Da un paio di anni vedono gli under 30 ritornare a frequentare la sala soprattutto per le rassegne in lingua originale. L’essere sala parrocchiale (oggi chiamate istituzionalmente Sale della Comunità) non gli ha impedito di programmare film con temi sensibili (ma sempre approvati dalla Commissione Nazionale Valutazione Film della CEI). Dopo le proiezioni di Il caso Spotlight e Danish Girl, alcuni cattolici conservatori li criticarono sul giornale della diocesi. Il parroco rispose, difendendo l’apertura culturale della sala, spazio di dialogo tra diverse visioni del mondo. Lunedì 18 settembre. Lasciamo Milano per visitare il cinema Arcadia di Melzo. Laura Fumagalli, esercente di seconda generazione, ci spiega nel dettaglio gli aspetti architettonici e tecnologici della struttura. All’ingresso abbiamo una grande hall detta “piazza” con vari negozi come una libreria, un bar e uno spazio bimbi. Inoltre, troviamo una sala espositiva usata per delle mostre a tema con il film del mese (durante la visita una mostra di modellismo sulla seconda guerra mondiale richiamava Dunkirk). Nella “piazza” tutto è accessibile senza biglietto. Lo spettatore può vivere il cinema prima o dopo il film e le uscite delle sale riportano il pubblico all’interno di questo spazio. Oltre alle quattro sale gemelle (nominate come i quattro elementi), fiore all’occhiello della struttura è la sala Energia, premiata come miglior sala europea nel giugno 2017 (International Cinema Technology Award). Le innovazioni tecnologiche sono davvero molte e Laura ce le presenta con precisione. L’idea di base è ridurre al minimo le distrazioni visive e sonore per offrire la migliore qualità di visione. La sala è completamente nera, per eliminare ogni riflesso possibile durante la proiezione. L’aria condizionata esce da piccole strutture sotto ogni poltrona, per evitare i grandi bocchettoni rumorosi. Questo cinema è famoso in Italia anche per le proiezioni in 70mm e per le
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CAPITOLO V LA RISALITA
Domenica 15 ottobre. Il paesaggio del meridione cambia costantemente. In Basilicata la terra bruciata dal sole ha un colore intenso e pittoresco. Ci fanno compagnia delle imponenti pale eoliche; produrranno energia anche per i cinema della zona? Ci viene in mente un cinema a Las Palmas che funziona esclusivamente con energia rinnovabile. Scopriremo solo più tardi che anche in Italia ne esiste (almeno) uno: il Cinema Teatro Odeon a Firenze. Arriviamo a Matera e siamo subito conquistati dal fascino del centro storico. Poi procediamo alla visita. Riaperto nel 2006 da due fratelli, Antonio e Raffaele, il Cinema Piccolo è all’interno di un chiostro nel centro storico. L’edificio è un vecchio granaio e non è stato facile trasformarlo in cinema. Per le uscite di emergenza si è dovuto scavare nella parte alta della sala. Il soffitto ha un arco a tutto sesto in tufo, lo stesso materiale dei famosi Sassi di Matera. Un contro-soffitto è stato creato per evitare il rimbombo. La sala ha un’eleganza e personalità invidiabile, un orgoglio genuino per i due fratelli gestori. È la prima sala che visitiamo con il biglietto dinamico, cioè il sistema che varia il prezzo del biglietto tramite un algoritmo (in base all’orario, meteo e decine di altri fattori). L’obbiettivo è massimizzare le entrate e il tasso di riempimento della sala, applicando la revenue management all’esercizio cinematografico. Nonostante il biglietto dinamico funzioni bene in molti altri cinema, a Matera non ha portato un valore aggiunto (il pubblico del Piccolo è molto 51
fidelizzato e meno sensibile al prezzo del biglietto. Inoltre non ha la possibilità di comprare il biglietto dal sito internet del cinema). Dopo una trentina di interviste iniziamo ad avere un quadro più ampio del complesso triangolo tra cinema-agenzie-distributori in Italia. Per chi non lo sapesse le agenzie sono il tramite tra gli esercenti (UCI e The Space esclusi) e i distributori e ci dicono siano una caratteristica italiana. Un’agenzia gestisce i listini di film di diverse case di distribuzione, noleggiandoli ai cinema della zona. Distributori “concorrenti” possono quindi essere rappresentati dalla stessa persona fisica. Un po’ come in alcuni negozi di telefonia di provincia dove, allo stesso sportello, ci vendono le offerte di due compagnie telefonica concorrenti. Una concorrenza più feroce c’è però tra le diverse agenzie. Da esse la sala può subire delle pressioni – alcuni esercenti li chiamano “ricatti” – sulla scelta dei film. Avendo diversi listini le agenzie possono fanno pressione utilizzando anche film di altri distributori (cosa che in Francia, per esempio, è impossibile visto che non esistono agenzie e ogni distributore vende i propri prodotti). Alcuni esercenti ci hanno raccontato di come sono condizionati nelle loro scelte dalle agenzie durante la negoziazione dei film. “Se non mi proietti questo film, poi non ti do quest’altro titolo che desideri”: persone diverse ci dicono questa frase. Dobbiamo ricordare anche il campione di sale che abbiamo visitato: spesso fanno parte del piccolo esercizio e sono specializzate nell’essai. Questo fenomeno di “pressione” di agenzie-distributori è esasperato nelle aree geografiche dove poche agenzie hanno in mano la maggior parte dei film d’autore. Nelle zone più svantaggiate (come nel caso della Basilicata) “un’agenzia e mezza” gestisce la maggior parte dei film d’essai. Se i gestori non possono/sanno farsi valere è l’agenzia a scegliere i film in programmazione nei loro cinema. Un neo-gestore di un multiplex umbro ci raccontava di una discussione tesa con l’agenzia: “le
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ho detto che se non posso fare i film che voglio nella mia sala le do le chiavi e paga lei l’affitto”. Ma se una sala non è soddisfatta del servizio di una agenzia, l’esercente non può rivolgersi a qualcun altro? No, perché dei limiti territoriali obbligano l’esercente a passare da quell’agenzia specifica se vuole avere quel film (anche a distanza di mesi). Le agenzie hanno base territoriale e possono essere i referenti di un distributore per una o più regioni. Abbiamo avuto l’impressione che chi vende (agenzie e distributori) ha il coltello dalla parte del manico. Il cliente (le sale), che paga stipendi a distributori e agenzie, è in posizione sfavorevole. Ma non perdente a prescindere. Alcuni esercenti ci raccontavano le loro vittorie (su multiprogrammazione o uscite nazionali) grazie a ragionamenti basati su dati economici e a prese di posizione forti. Il compenso dell’agenzia dipende dagli incassi dei film nella sala. Nonostante questo il profitto economico non è sempre al centro degli interessi di una agenzia. Per esempio il cinema Beltrade di Milano ha dovuto aspettare vari mesi prima di poter avere un film d’essai importante. L’agenzia (su pressione del distributore o di altri cinema) ha procrastinato la programmazione del film nel monosala milanese fino alla dodicesima settimana! Questo anche se il film era a fine carriera (e non era quindi un problema di copie disponibili) e andando chiaramente contro l’interesse economico. Un esercente con esperienze nella distribuzione ci spiegava che secondo lui l’interesse principale del sistema non è economico ma mantenere una concentrazione di potere. Ritornando più all’attività quotidiana di ogni cinema, l’accesso ai film in Italia genera anche problemi molto pratici. Per le sale italiane di prima visione è impossibile fare una programmazione su più settimane. Nella maggior parte dei casi si ha la certezza solo a inizio settimana di cosa si proietterà il week-end. Non si può comunicare al cliente con certezza quale film si farà la settimana successiva, rendendo così molto meno efficace la promozione.
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A differenza, per esempio, del sistema francese dove si può comunicare il proprio programma, anche con uscite nazionali, con tre settimane d’anticipo. Questa lacuna nella comunicazione ha portato, assieme ad altri fattori, i cinema a creare delle rassegne di film d’autore in un giorno specifico della settimana, mesi dopo la loro uscita in sala (per avere un calendario definito con largo anticipo. A volte il film passa sul grande schermo quando il dvd è già in commercio). Questi film possono avere dei minimi garantiti relativamente alti: sempre per continuare il parallelismo con la Francia, unica realtà che conosciamo così bene, i minimi garanti medi francesi sono tra i 100-120€ per questo tipo di film mentre in Italia i prezzi sono tra 150€-200€. E sì sa, la gente va meno al cinema in Italia. Per ridurre il rischio economico le sale propongono degli abbonamenti alle rassegne, dove il biglietto medio può costare anche meno di 2€. Così facendo si propone un prezzo del biglietto che svaluta il prodotto e rende difficile pagare gli stipendi ai gestori. Alcuni esercenti si lamentavano della mancata introduzione del mediatore nella Nuova Legge Cinema, una figura che ben funziona in Francia per risolvere i disaccordi tra distributori ed esercenti, prima di eventuali processi legali, ma sempre su numeri piccoli. Per esempio, nel 2016, più della metà della 63 mediazioni sono state risolte positivamente, velocemente e gratuitamente, permettendo ai “pesci piccoli” del settore di far sentire la loro voce senza investimenti importanti. Altro problema secondo alcuni esercenti è la posizione dominante in alcune zone d’Italia di Circuito Cinema. L’azienda programma oltre 130 sale d’essai in tutta Italia e, con il suo potere contrattuale maggiore con i distributori, può bloccare l’accesso ai film degli esercenti indipendenti (Circuito Cinema lavora sostanzialmente solo in grandi città). Questo può forse essere giustificato da una logica di mercato ma bisogna ricordare che Circuito Cinema ha come soci principali dei distributori di film d’essai, che hanno interesse a piazzare i loro film.
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Questa posizione dominante crea sicuramente più problemi ai piccoli distributori. Un esercente ci consigliava una puntata di Report dell’aprile 2017. Quando il giornalista chiede a Franco Zuliani (Officine Ubu, distributore che ha comprato quote di Circuito Cinema) se è normale che si debba essere soci di un circuito per poter entrare nelle sale, la risposta di Zuliani è un rassegnato “Ahimé, sarebbe meglio che non fosse necessaria questa cosa...”. Torniamo alla nostra ricerca. Siamo stati sorpresi di conoscere delle persone (spesso squisite, molto disponibili e, a nostra sensazione, di buona volontà) che lavorano contemporaneamente in tre campi: programmatori di cinema che lavorano in agenzie, esercenti che sono loro stessi delle agenzie, programmatori che lavorano per grandi distributori… Le persone interessate a volte ammettevano loro stesse un conflitto d’interessi. Etico o meno ci chiediamo se questa situazione generale sia davvero efficiente per quello che a tutti dovrebbe interessare: portare più persone in sala a vedere dei (buoni) film. Non è obbiettivo di questo libro fare un’indagine sul rapporto tra esercenti-agenzie-distributori in Italia. Probabilmente non ne saremmo capaci. Inoltre, vista la parzialità degli intervistati (tutti esercenti sostanzialmente), dubitiamo che il nostro quadro sia oggettivo ma non volevamo ignorare questa delicata questione. Il nostro intento è semplicemente condividere quello che vari esercenti ci hanno raccontato, sperando che possa essere utile ad altre persone. Lunedì 16 ottobre. Termino i biscotti del simpatico B&B che lo staff del Piccolo ci ha prenotato. Ringraziamo Antonio per l’ospitalità e inseriamo nel GPS le coordinate del Cinema Palladino (San Giovanni Rotondo). In macchina passa una canzone dei Fast Animals and Slow Kids che ci dà la carica: “A cosa ci serve, se non ci proviamo più? Il tempo che perdo è la morte. A cosa ci serve, se non ci crediamo più?”.
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Hall - Mexico (Milano) - Foto di Alice Montorselli
Bar Libreria - Stensen (Firenze)
In viaggio
Esposizione sulle scale - Beltrade (Milano)