Giro d'Italia 2020 | Roadbook ITA

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planimetria generale #theroute

VISEGRÁD BUDAPEST BALATONFÜRED

PONTE DI LEGNO

BORGO VALSUGANA

TORINO

RIVAROLO CANAVESE SANTENA

CUNEO GENOVA

SALÒ

MARMOLADA (Passo Fedaia) BELLUNO

APRICA COGNE

KAPOSVÁR

SANTUARIO DI CASTELMONTE

LAVARONE VERONA

TREVISO

Grande Partenza Hungary

MARANO LAGUNARE

PARMA REGGIO EMILIA

SANTARCANGELO DI ROMAGNA

SANREMO JESI

PESCARA BLOCKHAUS ISERNIA

NAPOLI

POTENZA

SCALEA (Riviera dei Cedri)

DIAMANTE

PALMI ETNA - NICOLOSI (Rif. Sapienza)

MESSINA CATANIA AVOLA


SO M MAR I O

TAPPE 01

BUDAPEST > VISEGRÁD

Ve 06/05/22

7

02

BUDAPEST > BUDAPEST (Tissot ITT)

Sa 07/05/22

15

03

KAPOSVÁR > BALATONFÜRED

Do 08/05/22

23

04

AVOLA > ETNA-NICOLOSI (Rif. Sapienza)

Ma 10/05/22

31

05

CATANIA > MESSINA

Me 11/05/22

39

06

PALMI > SCALEA (Riviera dei Cedri)

Gi 12/05/22

47

07

DIAMANTE > POTENZA

Ve 13/05/22

55

08

NAPOLI > NAPOLI (Procida Capitale Italiana della Cultura)

Sa 14/05/22

67

09

ISERNIA > BLOCKHAUS

Do 15/05/22

79

10

PESCARA > JESI

Ma 17/05/22

89

11

SANTARCANGELO DI ROMAGNA > REGGIO EMILIA (Parmigiano Reggiano Food Stage) Me 18/05/22

99

12

PARMA > GENOVA

Gi 19/05/22

111

13

SANREMO > CUNEO

Ve 20/05/22

121

14

SANTENA > TORINO

Sa 21/05/22

133

15

RIVAROLO CANAVESE > COGNE

Do 22/05/22

141

16

SALÒ > APRICA (Sforzato Wine Stage)

Ma 24/05/22

153

17

PONTE DI LEGNO > LAVARONE

Me 25/05/22

161

18

BORGO VALSUGANA > TREVISO

Gi 26/05/22

171

19

MARANO LAGUNARE > SANTUARIO DI CASTELMONTE

Ve 27/05/22

183

20

BELLUNO > MARMOLADA (Passo Fedaia)

Sa 28/05/22

195

21

VERONA - Verona ( Tissot ITT)

Do 29/05/22

203

REGIONI UNGHERIA

6

EMILIA ROMAGNA

107

SICILIA

37

LIGURIA

118

CALABRIA

46

PIEMONTE

129

BASILICATA

64

VALLE D’AOSTA

148

CAMPANIA

75

LOMBARDIA

150

MOLISE

77

PROVINCIA AUTONOMA DI TRENTO

168

ABRUZZO

86

VENETO

179

MARCHE

97

FRIULI-VENEZIA GIULIA

192

3


TI P O LO G IA D I TAPPA

2 7 7 5

I CO N E D I STI NTIVE SU LL’ARG O M E NTO D I I NTE R ESS E

tappa a cronometro TIME TRIAL STAGE

mondo

bassa difficoltà

clessidra

LOW DIFFICULTY

I N F O G E NE R AL I

STO R I A

colonna ST O R I A

media difficoltà MEDIUM DIFFICULTY

libro

alta difficoltà

piatto

HIGH DIFFICULTY

C U LT UR A

G AS TR O N O M I A

vino

ENOLOGIA


G U I DA ALL A LET TU R A D E LL A PAG I NA

TA P PA

PA R T E N Z A E A R R I V O

I C O N E D I ST I N T I V E S U L L’A R G O M E N TO D I I N T E R ES S E

TI PO LO G IA

02 01 09

09 02 10

ISERNIA - BLOCKHAUS

PARTENZA

ISERNIA > ISERNIA > MOLISE Nona tappa all’insegna della montagna qusta che parte da Isernia, capoluogo dell’omonima provincia.

su una collina poco distante dall’abitato, e la

Isernia vanta origini antichissime risalenti alla Preistoria. La città infatti annovera uno

ne sono stati riutilizzati elementi decorativi di epoche diverse. Da Isernia si prosegue

tra i siti preistorici più importanti d’Europa,

subito in salita per il primo GPM della tappa.

Fontana Fraterna, una delle fontane monumentali più belle d’Italia, nella cui costruzio-

“La Pineta”. Lo scavo ha permesso il recupero di fondamentali testimonianze relative a gruppi di Homo heidelbergensis vissuti a partire da 600.000 anni fa. Poi, nella prima metà del III secolo a.C. Roma decise di fondare una città dal nome Aesernia per dare inizio a un lento processo di romanizzazione del Sannio Pentro a quei tempi abitato dal popolo sannita. Tra i monumenti di rilievo vanno segnalati la cattedrale di San Pietro, sorta su un tempio pagano italico del III secolo a.C., l’eremo dei Santi Cosma e Damiano, costruito anch’esso presso il sito di un antico tempio pagano

Isernia è sede di partenza per la quarta volta nella storia dopo il 1977, 1984 e 1989. In quest’ultimo caso, nella tappa Isernia-Roma, vinse Urs Freuler e Silvano Contini indossò per l’ultima volta la maglia rosa.

KM 4

VALICO DEL MACERONE > ISERNIA > MOLISE Si sale quindi fino ai 684 metri del Valico del Macerone, GPM di 3a categoria, un im-

Il valico è estremamente popolare tra gli appassionati di ciclismo e di motoescursionismo per la ripidezza e la tortuo-

percorre l’unico tratto abbastanza tranquillo; inizia quindi la doppia scalata al Blockhaus. Da Pretoro

portante punto di passaggio fin dall’antichità.

si raggiunge Passo Lanciano per scendere a Lettomanoppello e salire all’arrivo da Roccamorice

Durante la campagna piemontese in Italia

come nel 2017, con il finale con pendenze in doppia cifra lungo la serie finale di tornanti.

centrale del 1860 vi si combatté l’omonima battaglia.

Tappone appenninico di alta montagna. Percorso all’insù fin dai primi chilometri. Dopo Guardiagrele si

sità della salita. Leggenda vuole che qui, durante una tappa del Giro d’Italia 1921, Costante Girardengo, affrontando le pendenze del valico, sia smontato dalla bici-

81

KM PERCORSI

TA P PA

LO CA L I TÀ/P R OV I N C I A/R EG I O N E D E L L’AT T UA L E P U N TO D I T R A N S I TO

C

opIMA pi

C

PaMON nt TAG an NA i

Ba TAP rt PA al i

I CO N E PARTI CO L AR I

5


01 UNGHERIA L’Ungheria sorge nel cuore dell’Europa, in un territorio dalla morfologia molto variegata: Hortobágy (la vera “puszta ungherese”), le propaggini delle Alpi austriache, il lago Balaton, i monti Bükk e le grotte si trovano tutti, infatti, nel bacino dei Carpazi, luogo dalla storia millenaria. Qui i Romani costituirono la provincia della Pannonia già nei primi secoli dopo Cristo; nel IX secolo il popolo ungherese si stabilì in queste terre. Nell’anno 1000 fu incoronato re Stefano, che riuscì a creare un regno forte e indipendente. Tra i suoi successori spicca in modo particolare la figura di Mattia Corvino (Mátyás), che nella seconda metà del XV secolo mantenne una corte rinascimentale tra le più ricche d’Europa. Dopo la sua morte il regno si indebolì e la parte centrale dell’Ungheria cadde sotto dominazione turca. L’Ungheria verrà riunificata alla fine del XVII secolo sotto il domionio dell’Impero austriaco. Nel 1867 il Compromesso sancì la nascita dell’Impero austro-ungarico, una duplice monarchia in condizioni di parità che si dissolverà alla fine della Prima guerra mondiale. Dopo la Seconda guerra mondiale, nel Paese venne instaurato un regime comunista repressivo. L’insofferenza e la delusione per il mancato cambiamento che ci si aspettava in seguito alla morte di Stalin sfociarono nella Rivoluzione del 1956, fermata dall’intervento dell’esercito sovietico. In seguito, con il crollo dell’URSS, in Ungheria si passò in modo pacifico e graduale a un sistema democratico. Oggi il Paese è membro della NATO (1999) e dell’Unione europea (2004). Celebre per i suoi ottimi vini (qui nasce il Tokaji Aszú, uno tra i più pregiati vini dolci al mondo), l’Ungheria è una terra ricca di fascino. Un paese senza affacci sul mare ma che ciononostante si merita l’appellativo di “Terra delle acque” per i tanti impianti termali e sportivi che offre presso fiumi e laghi dalle caratteristiche uniche. È una terra dove storia e tradizioni convivono con il fascino glamour della vita moderna: un piacevole contrasto che ben si riflette nelle cucine dei ristoranti stellati del paese, apprezzati per la capacità di coniugare le nuove tendenze con la sconfinata tradizione culinaria. Ma l’Ungheria ospita anche testimonianze importanti di storia e cultura. Negli otto luoghi ungheresi patrimonio dell’umanità Unesco, sette fanno parte della categoria culturale. L’Ungheria vanta inoltre una tradizione musicale di grande rilievo: tra i grandi compositori ungheresi vanno ricordati Franz Liszt, noto esponente della musica romantica, e Béla Bartók, pioniere dell’etnomusicologia. Paese storicamente agricolo, tra i prodotti tipici ungheresi troviamo il salame ungherese (Pick ed Herz le marche più note), l’amaro Unicum, le cipolle di Makó, lo stufato di pecora di Karcag, la zuppa di pesce del Tibisco. L’Ungheria è anche sede di svariati festival che si svolgono principalmente nel periodo estivo: da quelli culturali (Festival Culturale Ebraico, Sziget, VeszprémFest, Balaton Sound) a quelli enogastronomici (Festival del vino di Budapest, Festival Gourmet) fino agli eventi sportivi (la gara internazionale velica Nastro blu sul Balaton, la maggiore competizione d’Europa su un lago).

6


01 Budapest > Visegrád 195 km

06 may 2022 FRI DAY


01 02 BUDAPEST - VISEGRÁD

Tappa lievemente ondulata attraverso la pianura a nord della capitale fino a costeggiare il confine slovacco. Si toccano alcune località di prestigio come Székesfehérvár ed Esztergom. Finale impegnativo: dal centro di Visegrád si sale per circa 5 km al 5% fino al castello reale dove verrà assegnata la prima Maglia Rosa al termine di una volata sempre più ristretta.


02 0 101 OK INDICAZIONE DELLE PROVINCE? DA VERIFICARE

PARTENZA

(PER TUTTA LA TAPPA)

BUDAPEST > UNGHERIA Partenza ungherese per questo Giro 2022 che inizia con una tripletta di tappe sulle rive

La città testimonia una storia che risale all’Antica Roma e nel corso dei secoli ha

del Danubio, cominciando dalla capitale

svolto un ruolo importante nella creazione

Budapest. Dinamica, cosmopolita e innovativa, Budapest è una delle maggiori capitali

dello Stato ungherese. L’odierna Budapest fu creata il 17 novembre 1873 dalla fusio-

europee. Con il suo patrimonio architetto-

ne di Pest sulla riva sinistra del Danubio e

nico e naturale, apprezzabile passeggiando tra i maestosi edifici e rilassandosi alle

Buda e Óbuda sulla riva destra. A cavallo del fiume Danubio, Budapest è

terme, Budapest offre un raro connubio di

famosa per le sue sorgenti termali, alcune

bellezza e storia che sa affascinare il visitatore con la sua autenticità. Qui la moder-

delle quali sono state utilizzate per scopi terapeutici sin dalla Preistoria.

nità si è fatta strada nella creativa e varie-

Il paesaggio urbano di Budapest dalla

gata cucina, così come sulle passerelle e nel design, alimentando al contempo un

sponda del Danubio fa parte del Patrimonio mondiale dell’Unesco. Caratteristiche

ricchissimo e vasto programma culturale

distintive di questa veduta sono il Castello

capace di abbracciare tutte le sfumature dell’espressione artistica, dall’arte di stra-

di Buda, il quartiere del Castello e Andrassy Út, principale viale della città.

da ai più alti canoni della musica classica.

Il piatto tipico ungherese per eccellenza è

Passato e presente convivono in maniera unica, facendo di Budapest una città che

il gulasch, una minestra preparata con cipolla e paprica e con l’aggiunta di carote,

sa ispirare e affascinare, oltre che una delle

patate e carne.

capitali più visitate d’Europa. Budapest, Castello di Buda.

9


01 KM 75

SZÉKESFEHÉRVÁR > FEJÉR > UNGHERIA Il percorso prosegue uscendo dalla città in direzione sud-ovest e incontrando Martonvásár, con il magnifico Castello di Brunszvik, che ospita il Museo di Beethoven e un favoloso giardino inglese, e poi Kápolnásnyék, dove si possono visitare la Casa di Vörösmarty, il luogo più significativo dove commemorare il poeta natio di Nyék, e il Castello di Cziráky, uno degli esempi più eleganti dell’architettura classicista, immerso in un lussureggiante parco famoso in tutto il Paese, attualmente in attesa di restauro. Di qui si costeggia

Martonvásár, Castello di Brunszvik.

brevemente il lago di Velence, terzo mag-

Si arriva quindi a Székesfehérvár, primo

giore lago naturale ungherese, nonché il luogo perfetto dove rilassarsi oppure trovare numerose e interessanti attività da

traguardo volante, importante centro medievale, che ospita tuttora numerosi monumenti, tra cui il Palazzo del vescovo, uno dei

svolgere. Acque miti e basse, piste ciclabili, tesori culturali e naturali, festival estivi ed eventi: l’offerta del lago è davvero ricca,

principali edifici in stile “zopf” del Paese; la cattedrale di Santo Stefano, tra le più notevoli cattedrali ungheresi; il Castello di Bory,

e comprende anche Corso Velence, con 3.500 metri di spiaggia di sabbia libera, negozi, ristoranti, noleggio ombrelloni e lettini,

oggi museo; il Teatro Vörösmarty, culla del teatro ungherese. Sulla piazza principale della città domina il capolavoro di Béla Oh-

sport acquatici, il tutto raggiungibile a piedi in pochi minuti dalla stazione dei treni.

mann Il diritto di Fehérvár, che illustra uno dei gioielli della corona ungherese.

Székesfehérvár, Palazzo del vescovo.

10


01 KM 167

ESZTERGOM > KOMÁROM-ESZTERGOM > UNGHERIA Il percorso prosegue in direzione nord e poi nord-est passando per Csákvár, sede

Bajna. Qui si trova Casa Sándor-Metternich, dall’architettura apparentemente

del Palazzo Esterházy, un tempo tenuta di montagna appartenente all’antico casato

classicista, sebbene sottoposta a diversi interventi nel tempo. L’odierno edificio sor-

Esterházy e oggi indubbiamente uno dei

ge sul sito di una nobile tenuta dei secoli

posti più belli da visitare in Ungheria, e poi

XV e XVI.

Palazzo Esterházy, Csákvár.

Il secondo traguardo volante della tappa si trova nella cittò di Esztergom, sulla riva destra del Danubio, l’antico forte militare di Solva di epoca romana. Il primo a costruire un palazzo affiancato da una chiesa sulla collina del Castello di Esztergom, ben dopo i Romani, fu il gran principe Géza. Suo figlio Vajk nacque nell’edificio posto sul lato nord della collina e sempre qui fu battezzato con il nome di István/Stefano e incoronato. A Esztergom si trova una delle più grandi cattedrali europee per dimensioni, la cattedrale di Nostra Signora e di Sant’Adalberto. Dopo Esztergom mancano poco meno di 30 chilometri al traguardo. Prima di arrivare a Visegrád si passa da Dömös, dove si trova la chiesa più alta d’Ungheria, la chiesa dell’Intercessione, sulla cima più elevata del complesso montuoso che abbraccia Visegrád. Da qui si può godere di uno splendido panorama sull’ansa del Danubio.

Castello di Esztergom.

11


01 ARRIVO

VISEGRÁD > PEST > UNGHERIA L’arrivo di tappa è previsto nella storica Visegrád, una piccola città nella regione

ia di turisti, è il punto più alto della città: la

dell’Ungheria centrale, a 35 chilometri da Budapest e a 338 metri s.l.m., GPM di 4a categoria.

sull’ansa del Danubio.

terrazza offre uno straordinario panorama

Visegrád è sempre stata al centro dell’interesse nel corso della storia per la posizione favorevole e il ruolo strategico. Dal 1323 al 1408 fu capitale del regno medievale d’Ungheria. Nel 1335 si tenne qui il famoso incontro tra i sovrani re Carlo I d’Ungheria, Casimiro III di Polonia e il monarca ceco Giovanni I di Boemia. L’edificio più emblematico di Visegrád è la Cittadella, sede di numerose e interessanti mostre, principalmente sul Medioevo. La Cittadella, visitata ogni anno da miglia-

Cittadella di Visegrád.

Palazzo reale di Visegrád.

Per la 14 a volta il Giro prenderà il via dall’estero: a partire dal 2010, ed escludendo l’anno della pandemia (2020), il Giro è partito all’estero in tutti gli anni pari, dall’Italia in tutti gli anni dispari. L’Ungheria sarà l’undicesima nazione che ospita una partenza del Giro. (In precedenza: San Marino, Principato di Monaco, Belgio, Città del Vaticano, Grecia, Francia, Olanda, Danimarca, Irlanda, Israele).

12


NOTE

13


NOTE

14


02 Budapest > Budapest Tissot ITT 9, 2 km

07 may 2022 SATU RDAY


01 02 BUDAPEST - BUDAPEST

Tissot ITT

Crono interamente cittadina da Pest fino al centro storico di Buda. Partenza dalla Piazza degli Eroi. Una serie di svolte costella il percorso fino a raggiungere il lungofiume e sfilare davanti al Parlamento prima di attraversare il Danubio e percorrere la riva parallela. Lasciato il fiume inizia lo strappo conclusivo (punte al 14%) che porta alla piazza di Buda, dove è posto l’arrivo.


02 10 PARTENZA

BUDAPEST > UNGHERIA Seconda tappa ungherese, questa cronometro si svolge nella città di Budapest at-

sunzione, risalente al Medioevo e più volte ricostruita, considerata l’edificio religioso più

traversandone due storici centri: Pest e Buda.

antico della città, nella cui cappella è possi-

La partenza vede protagonista Piazza degli Eroi, una delle più importanti di Budapest,

bile visitare le rovine di un antico campo militare romano e i muri originali della basilica

alla fine di Andrássy út, vicino al parco muni-

dell’epoca del re santo Stefano; l’imponente

cipale Városliget. L’area centrale della piazza ospita il Monumento del Millenario, la cui

Parlamento, sede dell’Assemblea nazionale ungherese, eretto tra il 1885 e il 1904 in ele-

costruzione iniziò nel 1896 per le celebrazioni

gante stile neogotico, con la caratteristica

del primo millennio di storia ungherese. In questa zona si trovano anche le Terme di

cupola in ferro a pianta esadecagonale, decorato con circa 40 milioni di mattoni e circa

Széchenyi, tra i complessi termali più grandi

40 chilogrammi di oro; la basilica di Santo

d’Europa, e lo stadio Puskás, 19° stadio europeo per capienza.

Stefano, che offre la possibilità di salire sulla cupola e apprezzare una vista mozzafiato

La parte orientale e pianeggiante di Buda-

della città, mentre all’interno ospita la tomba

pest è dove sorgeva l’antica Pest. Tra i luoghi di rilievo della zona vanno ricordati la chie-

del celebre giocatore di calcio Ferenc Puskás; e la già citata Andrássy út, il più impor-

sa parrocchiale di Nostra Signora dell’As-

tante viale di Budapest, inaugurato nel 1876.

Budapest, Piazza degli Eori

17


02

Budapest, il Parlamento.

Su questo viale si trovano anche il Teatro dell’opera di Stato ungherese e il Museo casa del terrore, nato per commemorare le vittime delle dittature nazionalsocialista e comunista del XX secolo. Vicino al Parlamento si trova uno tra i più conosciuti memoriali dell’Olocausto: 60 paia di scarpe in ghisa disposte sulla riva del Danubio a ricordare uno dei momenti più bui della storia. Si attraversa poi il Danubio sul Ponte Margherita, secondo ponte permanente costruito sul Danubio. Il ponte collega l’appendice meridionale dell’Isola Margherita con Buda e il Nagykörút di Pest. Progettato dal francese Ernest Gouin, venne costruito circa 25 anni dopo il Ponte delle Catene: inaugurato nel 1876, da allora ha reso Budapest una città unita. L’Isola Margherita è un’oasi di verde nel centro di Budapest, ricoperta di parchi e impianti sportivi e termali, luogo ricreativo per eccellenza della città.

18

Budapest, la Basilica di Santo Stefano.


02 ARRIVO

BUDAPEST > UNGHERIA La crono si chiude presso Szentháromság tér (Piazza della Santa Trinità), la piazza più

tre la Galleria nazionale ungherese, che raccoglie la più ricca collezione d’arte del

importante della zona di Buda, GPM di 4a

paese. Le mostre tematiche e storiche che

categoria a 172 metri s.l.m. Nella piazza si trova la chiesa di Nostra Signora Assunta

qui si organizzano offrono al visitatore la possibilità di scoprire i diversi periodi della

della Collina del Castello, più nota come

storia dell’arte ungherese. Oltre alla Galle-

chiesa di Mattia, di stile gotico, prima chiesa sorta a Buda e location d’eccezione per

ria nazionale, nel Castello sono presenti il Museo di storia di Budapest e la biblioteca

matrimoni reali e cerimonie d’incoronazione.

nazionale Széchenyi.

Nata come moschea ottomana e successivamente convertita in chiesa barocca, nel

Il luogo perfetto da cui scattare magnifiche foto dei principali monumenti di Buda-

XIX secolo viene ristrutturata in stile gotico.

pest è il Bastione dei Pescatori, con i suoi

Si tratta di una delle destinazioni turistiche più visitate di Budapest, scelta anche come

140 metri di altezza, costruito tra il 1895 e il 1902 in stile neogotico e neoromanico.

location per concerti di musica classica.

Questo sito, patrimonio dell’Unesco, fa ca-

Buda è posta su una collina sulla riva ovest del Danubio. In origine fortezza e palazzo

polino nei video di celebri cantanti, come Ellie Goulding e Selena Gomez.

dei re d’Ungheria, è stata capitale del re-

Da questo lato del fiume, sulla collina Gel-

gno dal 1361 fino alla conquista da parte degli Ottomani, nel 1541. Buda fu dichiarata

lért, si trova la Statua della Libertà, una figura femminile che regge un ramo di

città libera nel 1703 e divenne nuovamente

palma. Originariamente realizzata in ono-

capitale nel 1784. Qui si trovano il Castello di Buda, storica sede dei regnanti un-

re dell’esercito sovietico, oggi è il simbolo della libertà ungherese.

gheresi e Patrimonio dell’umanità Unesco, sul lato sud della collina, circondato dal quartiere del castello, in stile barocco; Palazzo Sándor, residenza del Presidente della Repubblica, costruito a inizio Ottocento in stile neoclassico, poi distrutto durante la Seconda guerra mondiale e ricostruito a partire dagli anni Novanta del Novecento; e il Ponte delle Catene, il più vecchio di Budapest, costruito tra il 1839 e il 1849 per unire Buda e Pest, con i suoi imponenti leoni in pietra. Il Castello di Buda ospita inol-

Budapest, Chiesa di Mattia

19


NOTE

20



NOTE

22


03 Kaposvár > Balatonfüred 2 01 km

08 may 2022 SU N DAY


03 01 02 KAPOSVÁR - BALATONFÜRED

Dopo una prima parte in cui ci si avvicina al lago Balaton, si raggiungono Nagykanizsa e poi Hévíz con il suo lago termale. Da lì il paesaggio presenta saliscendi di origine vulcanica che caratterizzano il percorso. Ultimi 50 km lungo la costa con la sola breve asperità dell’Abbazia di Tihany. Finale quasi senza curve per la prima volata di gruppo compatto.


03 02 10 OK INDICAZIONE DELLE PROVINCE? DA VERIFICARE

PARTENZA

(PER TUTTA LA TAPPA)

KAPOSVÁR > SOMOGY > UNGHERIA La terza e ultima tappa in terra ungherese parte da Kaposvár, una delle città più im-

accogliente. Il centro è stato in gran parte costruito nella seconda metà del XIX secolo

portanti della regione transdanubiana, un

e nei primi due decenni del XX secolo. L’e-

centro economico, culturale e sportivo. La città viene menzionata per la prima volta

dificio principale nella piazza del paese è il Municipio, costruito nel 1902. Nelle vicinanze

nel 1009, e la leggenda narra che sia stata

si trova la cattedrale dell’Assunta. La piazza

fondata su sette colli come Roma. Il centro di Kaposvár si distingue per la sua

principale di Kaposvár è stata votata come la piazza più bella d’Europa nel 2017. La città

eccezionale bellezza. Impossibile resistere al

ospita più di 30 bellissime fontane: la prima

fascino dell’architettura eclettica e art nouveau e al tripudio di specie botaniche che

fu installata dall’Associazione per l’abbellimento di Kaposvár il 13 luglio 1913 davanti al

incorniciano le strade di questa città, dove

teatro Csiky Gergely. Il teatro, costruito nel

il visitatore troverà un’atmosfera familiare e

1911, è stato recentemente ristrutturato. Nei dintorni, di rilievo è il lago Deseda, creato artificialmente facendo confluire ben 8 chilometri del torrente omonimo nella diga che chiude la valle. Il lago è oggi il luogo ideale dove passare il tempo libero, considerato non a caso il paradiso di pescatori, turisti, escursionisti e amanti degli sport d’acqua. La zona circostante offre un ricco ventaglio di attrazioni, come l’arboreto, il sentiero educativo, un osservatorio e il parco avventure di Deseda.

Teatro di Gergely Csiky Theatre e ponte Esterházy.

KM 69

NAGYKANIZSA > ZALA > UNGHERIA Da Kaposvár si passa per alcuni paesi del-

to a mercato. Si tratta di uno spazio di chiara

la provincia di Somogy per raggiungere il primo traguardo volante di tappa presso

influenza barocca incorniciato dal municipio sul lato ovest, impreziosito dalle numerose

Nagykanizsa, nella provincia di Zala.

statue e abbellito dalla rigogliosa vegetazio-

L’attuale centro cittadino venne costruito dopo il dominio turco e per due secoli adibi-

ne. Nagykanizsa è l’unica città ungherese tagliata da un meridiano, nella fattispecie il 17°.

25


03 KM 117

HÉVIZ > ZALA > UNGHERIA Prosegue l’avvicinamento al lago Balaton passando per Garabonc nei pressi del

l’acqua. Arredate con interni in stile mediterraneo, vantano 12 piscine, uno scivolo

Kis-Balaton (Piccolo Balaton). L’affaccio sud-occidentale della baia di Keszthely

gigante lungo 94 metri, discese kamikaze a cielo aperto, piscine esterne con acqua

regala un panorama di rara bellezza sul

calda e fredda, piscine termali, un’isola

lago, sulla cui estensione orientale sorge l’isola protetta di Kányavári, accessibile e

idromassaggio, un percorso lazy river, una piscina per bambini, un pool bar e molto

visitabile da chiunque desideri scoprire il

altro ancora.

suo paesaggio naturale unico e la ricca fauna selvatica. L’isola è raggiungibile mediante un ponte in legno, divenuto il simbolo per eccellenza del Piccolo Balaton. La successiva Héviz dà il nome all’omonimo lago, il più grande lago termale biologicamente attivo al mondo. Grazie al flusso costante, la temperatura dell’acqua resta mite tutto l’anno ed è pertanto sempre balneabile. Qui si trovano le Terme di Kehida, con hotel e centro benessere che offrono al visitatore 2.400 m² di attrazioni dove il tema predominante è

Héviz, Terme di Kehida.

KM 147

BADACSONY > VESZPRÉM > UNGHERIA Il percorso verso il secondo traguardo volante di tappa prosegue per Keszthely, dove si trova Palazzo Festetics, uno dei massimi esempi di palazzo barocco ungherese. La sua costruzione inizia nel 1745 per volontà di Kristóf Festetics, ma è solo negli anni Ottanta del XIX secolo che il palazzo arriva ad assumere le sue attuali sembianze. Keszthely sorge sulla riva occidentale del lago Balaton, e la spiaggia cittadina offre 35.000 m 2 dove godersi il sole e 12 diversi ristoranti. La carovana rosa passa poi da Gyenesdiás, con la spiaggia Diás, tra le più amate dalle

26

Gyenesdiás, Spiaggia di Diás.


03 famiglie nella regione del Balaton occiden-

porta del Balaton occidentale. Il secondo

tale, il mulino ad acqua (da non perdere

traguardo volante si trova sulla collina di

l’erbario costantemente aggiornato grazie all’adiacente giardino delle erbe) e la tor-

Badacsony, la cui emblematica forma ha nel tempo acquisito un forte valore simbo-

re panoramica Festetics (231 metri). Breve

lico. Su questa montagna investita di un si-

transito per Balatongyörök, la cui collina panoramica (Szépkilátó) rappresenta la

gnificato quasi sacro sorgeva la più grande cava di pietra basaltica dell’Ungheria.

KM 188

TIHANY > VESZPRÉM > UNGHERIA Dal paese di Badacsonytomaj si prose-

leans. L’abbazia risale al 1055. Il soffitto è

gue per Köveskal, con l’area protetta del

impreziosito dagli affreschi di Károly Lotz,

bacino di Káli, Balatonakali, con poco distante il castello di Kiniszi, del XV secolo,

che rappresentano le allegorie di fede, speranza e carità, le tre virtù teologali.

e infine Örvenyes, sede del più antico mu-

Con le guglie che svettano sul lago of-

lino ad acqua ungherese. Il percorso sale quindi ai 174 metri s.l.m. di

frendo una vista mozzafiato, l’abbazia è divenuta simbolo ed emblema di Tihany.

Tihany, GPM di 4a categoria, famosa per

In pochi sanno che, nell’XI secolo, lo stesso

la storica abbazia benedettina dedicata alla Vergine Maria e a Saint Aignan d’Or-

re che fondò l’abbazia qui creò anche un monastero scavato nella roccia.

Due immagini dell’Abbazia benedettina di Tihany.

27


03 ARRIVO

BALATONFÜRED > VESZPRÉM > UNGHERIA Il centro turistico di Balatonfüred, sulla costa settentrionale del lago Balaton, vede

per cure mediche. Lungo la bellissima passeggiata di Tagore, lunga quasi 1 chilome-

l’arrivo di questa ultima tappa oltreconfine. Balatonfüred è menzionato per la prima volta nel censimento dell’abbazia di Tihany

tro, si trovano ristoranti, caffetterie, gelaterie e negozi di souvenir. Un altro luogo famoso è la Galleria Vas-

nel 1211. Nel Medioevo nell’area dell’odierna Füred c’erano diversi insediamenti.

zary, bellissimo ed eclettico edificio circondato da un parco, che merita una visi-

Il turismo verso la città risale a secoli fa.

ta anche solo dall’esterno.

Dopo che l’acqua acidula locale è stata dichiarata acqua medicinale nel 1971, Ba-

Nella zona sono presenti diversi parchi, tra cui il Parco naturale Koloska-völgyi, aper-

latonfüred è diventata una città termale

to tutto l’anno, che rappresenta un’ottima

e dal 1987 Città Internazionale del Vino e della Vite.

alternativa per chi d’estate desidera allontanarsi dal brusio di Balatonfüred o per

La città sta diventando sempre più popo-

coloro che sono alla ricerca di una meta

lare tra i turisti, anche perché Balatonfüred è molto ricca di attrazioni. Una delle più famose è il lungolago di Tagore, che prende

perfetta per un’escursione autunnale, e Parco avventura e cicloturistico Balatonfüred, che offre, tra le altre cose, una pa-

il nome dal poeta indiano Rabindranath Tagore: il premio Nobel, infatti, trascorse alcune settimane a Balatonfüred nel 1926,

rete di roccia di 17 metri, un percorso a ostacoli con 144 ostacoli e un percorso di

Balatonfüred, il lungolago di Tagore.

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abilità nel bosco.


NOTE

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04 Avola > Etna/Nicolosi (Rifugio Sapienza) 172 km

10 may 2022 TU ESDAY


04 01 02 AVOLA - ETNA/NICOLOSI (Rifugio Sapienza)

Tappa nell’entroterra siciliano con arrivo in salita. Da Avola si tocca il centro del Barocco siciliano a Noto, poi le zone di Pantalica e Vizzini verso il vulcano. La salita finale, che si conclude al rifugio Sapienza come in altre occasioni, affronta un percorso inedito. Si approccia la salita da Ragalna (come 2018), per spostarsi sul versante di Nicolosi (come 2011) per gli ultimi 14 chilometri.


04 02 10 PARTENZA

AVOLA > SIRACUSA > SICILIA Prima tappa in Italia del Giro 2022, avanti e indietro tra le province di Siracusa e Catania.

Un altro prodotto del territorio è certamente il Nero d’Avola, vitigno a bacca nera, che

Si parte da Avola, la “città esagonale”, affac-

dà vita a un vino gradevolissimo e di forte

ciata sulla costa ionica della Sicilia orientale, tra il mar Ionio e i fianchi dei Monti Iblei.

struttura.

Tra i luoghi di interesse della città si può citare la chiesa madre, distrutta dal terremoto del 1693 e ricostruita quello stesso anno. Nei dintorni di Avola si può visitare la riserva naturale di Cavagrande del Cassibile. Particolarmente rinomato è il Carnevale avolese, che attrae ogni anno migliaia di visitatori. Eccellenza gastronomica è la mandorla di Avola: la varietà più coltivata è la Pizzuta, un eccellente prodotto apprezzato nel mondo.

Veduta panoramica di Avola.

KM 6

NOTO > SIRACUSA > SICILIA Noto porta il percorso verso l’entroterra siciliano. “Capitale del Barocco”, il suo centro storico è stato inserito dall’Unesco nella lista dei Patrimoni dell’umanità: nel 1693, infatti, fu distrutta dal terremoto che colpì l’intera Sicilia sud-orientale, e venne rifondata in forme barocche. Noto ospita alcune delle chiese più affascinanti e decorate della regione: San Francesco all’Immacolata, Santa Chiara, San Carlo, San Domenico, oltre alla basilica cattedrale di San Nicolò e alla chiesa del Santissimo Crocifisso. Particolarmente ricca e variegata è la cucina locale: tra i primi, ravioli di ricotta conditi con sugo di maiale, tagliatelle,

Cattedrale San Nicolò

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04 cavateddi e lasagne, tutti preparati con

intensa e forte, che dà l’Eloro DOC (da uve

farina di grano duro. Tra i secondi spicca il

Nero d’Avola), il Moscato di Noto DOC, il

coniglio alla stimpirata. Molto ricca la tradizione nella preparazione dei dolci, per i

Rosso Sicilia IGT, il Bianco Sicilia IGT e l’Inzolia Sicilia IGT. Lasciando Noto e inoltrandosi

quali viene utilizzata la mandorla delle col-

nell’entroterra si raggiunge San Corrado

line netine denominata la Romana di Noto. I vigneti del territorio producono un’uva

di Fuori, frazione di Noto, e si attraversa il fiume Cassibile.

KM 37

PALAZZOLO ACREIDE > SIRACUSA > SICILIA Si prosegue in salita per Palazzolo Acreide, nei Monti Iblei, tra le città tardo barocche della Val di Noto (sito Unesco). In Piazza del Popolo si innalza la chiesa di San Sebastiano con una scenografica gradinata, mentre in Piazza San Paolo si trova la basilica di San Paolo, la più importante delle chiese cittadine, con facciata in stile barocco. Di architettura settecentesca è il Palazzo Municipale. La chiesa dell’Annunziata è la più antica del paese: ricostruita dopo il terremoto, fu ampliata e divenne a tre navate. Poco distante, nella Valle dell’Anapo, sorge Pantalica, la più grande necropoli del Mediterraneo, con circa 5.000 tombe a grotticelle artificiali. Il territorio di Palazzolo Acreide è conosciuto anche per il tartufo nero e per gli oliveti che producono le olive con cui si realizza l’Olio Monti Iblei DOP.

Basilica di San Sebastiano, Palazzolo Acreide.

KM 66

VIZZINI > CATANIA > SICILIA

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Da Palazzolo Acreide si prosegue per la provincia di Catania e si giunge a Vizzini,

di Cunziria, che nel 1981 fu scelto da Franco Zeffirelli come set per l’opera-film “Caval-

nei pressi dell’altopiano collinare dei Monti

leria Rusticana”: il duello della novella di

Iblei, alle pendici del Monte Lauro. Nel territorio comunale si trova il piccolo borgo

Verga è ambientato proprio nelle distese di fichi d’India che circondano Vizzini.


04 KM 93

SCORDIA > CATANIA > SICILIA Il percorso, scendendo, ritorna in provincia di Siracusa e poi di nuovo in quella di Catania, in cui si incontra un passaggio a livello sulla strada per Scordia, tra i principali centri agrumicoli della Sicilia. La chiesa madre, dedicata a San Rocco, fu ricostruita nel 1712 secondo lo stile barocco. Un breve passaggio per la provincia di Siracusa anticipa il ritorno definitivo nella provincia di Catania. Si incontra un passaggio a livello prima di arrivare a Ponte Barca, contrada del comune di Paternò che ospita l’Oasi omonima, un’area naturale protetta nei dintorni del fiume Simeto.

Chiesa San Rocco, Scordia.

KM 136

PATERNÒ > CATANIA > SICILIA A Paternò, primo traguardo volante di tappa, comincia la salita che porterà all’arrivo. Simbolo della città è il Castello normanno, una torre che faceva parte di un complesso difensivo fatto edificare nel 1072 da Ruggero I. Degne di nota anche la chiesa di Santa Barbara, con facciata neoclassica settecentesca, la chiesa del Carmine, di stile rinascimentale, e la chiesa del Pantheon, che funge anche da sacrario militare. Da Paternò si prosegue per Santa Maria di Licodia, sul versante sud-occidentale dell’Etna. Simbolo del paese è la Torre campanaria, edificio merlato del 1143.

Castello Normanno di Paternò.

35


04 KM 148

BIANCAVILLA > CATANIA > SICILIA A Biancavilla, nel Parco dell’Etna, la caro-

ficazioni e di interventi su un primo nucleo

vana rosa incappa nel secondo traguar-

secentesco.

do volante di tappa. Tra gli edifici di rilievo vanno citati la basilica di Santa Maria

Si sale quindi per Castelluccio-Paratore, frazione di Biancavilla a circa 1000 metri di

dell’Elemosina, risalente al XV secolo e

elevazione, e poi nei pressi della sede Ma-

con il campanile più alto della provincia, la chiesa di Santa Maria del Rosario, con grandiosa facciata barocca, e la chiesa di

rio Girolamo Fracastoro dell’Osservatorio astrofisico di Catania, in contrada Serra La Nave, nell’area di Piano Vetore.

Santa Maria Annunziata, risultato di strati-

ARRIVO

ETNA-NICOLOSI > CATANIA > SICILIA Si chiude la tappa con l’arrivo in salita a Etna-Nicolosi, GPM di 1a categoria, con i

L’Etna, detto anche Mongibello, è il più alto vulcano della placca euro-asiatica, e dal

suoi 1892 metri s.l.m., in località Rifugio Sa-

2013 è inserito dall’Unesco nella lista dei

pienza. Nicolosi, cittadina alle falde dell’Etna, fu

Patrimoni dell’umanità.

edificata intorno al XII secolo dagli abitanti delle zone che circondavano il monastero di San Nicolò La Rena, oggi sede dell’Ente Parco dell’Etna, primo ente naturalistico della Sicilia. La chiesa principale di Nicolosi è la chiesa madre, dedicata allo Spirito Santo. A Nicolosi sono presenti un Museo della pietra lavica ceramizzata e una Casa museo della civiltà contadina. Piazzale Rifugio Sapienza, situato sul versante meridionale dell’Etna, costituisce di fatto la base della stazione sciistica di Etna Sud. Posto al termine della strada che risale il versante sud-est dell’Etna dal Catanese, da qui parte la funivia dell’Etna.

Ingresso ex Monastero San Nicolò.

Per la settima volta l’Etna sarà arrivo di tappa al Giro. Gli atleti primi sull’Etna: 1967: Franco Bitossi; 1989: Acacio da Silva; 2011: Filippo Savini (1° passaggio), Alberto Contador (arrivo); 2017: Jan Polanc; 2018: Esteban Chaves; 2020: Jonathan Caicedo.

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04 SICILIA La Sicilia è una regione a statuto speciale. È l’isola più estesa d’Italia e del Mar Mediterraneo. Comprende gli arcipelaghi delle Eolie, delle Egadi, delle Pelagie e le isole di Ustica e Pantelleria. È la regione territorialmente più estesa d’Italia, la quarta per popolazione con oltre cinque milioni d’abitanti. Le province sono quelle di Palermo, Catania, Messina, Agrigento, Caltanissetta, Enna, Ragusa, Siracusa e Trapani. L’antica Trinacria, questo il suo nome per la sua forma a triangolo, è bagnata a nord dal Mar Tirreno, a ovest dal Canale di Sicilia, a sud dal Mar di Sicilia, a est dal Mar Ionio, con lo stretto di Messina a nord-est, che la separa dalla Calabria. È terra di vulcani con l’Etna, Stromboli e Vulcano. Il territorio è prevalentemente collinare, con presenza di catene montuose. Scarsa è la pianura. Variata è la tipologia delle sue coste. Il clima è mediterraneo. Nella sua storia ha visto l’alternarsi dei Fenici, dei Greci, dei Romani e, nel Medioevo, i Bizantini, gli Arabi, i Normanni, gli Angioini, gli Aragonesi e i Borboni, con il Regno delle Due Sicilie che comprendeva anche il Regno di Napoli. La spedizione garibaldina dei Mille determinò l’unione allo Stato italiano. La colonizzazione greca del periodo della Magna Grecia ha lasciato varie opere monumentali di grande rilevanza architettonica e storica oltre che il ricordo di Archimede, Empedocle, Stesicoro e altre figure, soprattutto nella zona di Siracusa e Agrigento. La Valle dei Templi è un lascito evidente di quest’epoca. L’epoca romana ha prodotto il Teatro greco-romano di Taormina e altre testimonianze così come quella bizantina con le cappelle denominate cuba. L’epoca islamica ha lasciato a sua volta diverse testimonianze d’arte. Seguono il periodo normanno e quello svevo contrappuntati da costruzioni di rilevante valore. Si prosegue con quello angioino, aragonese e quello borbonico prima dell’unione al Regno d’Italia. Vari sono in Sicilia i siti che rientrano nel Patrimonio dell’umanità UNESCO come la già citata Valle dei Templi di Agrigento, Siracusa e la Necropoli rupestre di Pantalica, la Palermo arabo-normanna e le Cattedrali di Cefalù e Monreale, la Villa del Casale di Piazza Armerina e quelli naturali delle isole Eolie e dell’Etna. Appartengono alle tradizioni e al folclore isolano le feste religiose di Santa Rosalia a Palermo, di Sant’Agata a Catania, di Santa Lucia a Siracusa e molte altre così come il Carnevale di Acireale e quello di altri centri, l’opera dei Pupi, il teatro delle marionette siciliano, il coloratissimo carretto. Nutritissima è la lista di letterati, poeti, scrittori e artisti di ogni genere che la Sicilia ha proposto alla ribalta, in notevole profusione, nelle differenti epoche. In tema eno-gastronomico, anche qui, c’è ricchezza di proposte in ogni settore. Meritano citazione la granita e l a cassata, il latte di mandorla, gli arancini di riso e altri preparati di rosticceria, la pasta in tante variazioni, così come i vini con, in primo piano, il Marsala liquoroso, lo Zibibbo, i l Nero d’Avola, i l Moscato di Pantelleria, la Malvasia, il bianco d’Alcamo. Fra i prodotti della terra spiccano i cereali, le olive, e gli agrumi DOC. siciliani, il pomodoro di Pachino, le carrube, le mandorle e il pistacchio. La pesca è sempre largamente praticata e la Sicilia è la prima regione italiana per quantità di pescato. L’industria, soprattutto nella zona di Catania e Palermo, presenta diverse attività anche in altre aree dedicate del territorio. Il turismo, in forza anche delle molteplici mete e prospettive che offre, è voce importante dell’economia isolana sebbene alcune infrastrutture viabili e di comunicazione non siano adeguate alle crescenti necessità. Lo sport isolano vanta molteplici presenze importanti nel tempo e il ciclismo annovera molti corridori di valido livello provenienti dall’isola. Un nome per tutti: il messinese Vincenzo Nibali, vincitore di Giro, Tour, Vuelta e figura di grande popolarità.

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NOTE

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05 Catania > Messina 174 km

11 may 2022 WED N ESDAY


05 01 02 CATANIA - MESSINA

Tappa classica del Giro in Sicilia. Da Catania fino a Messina, tramite Portella Mandrazzi e le sue dolci pendenze fino alla costa settentrionale dove si toccano località come Villafranca Tirrena, Ganzirri con l’enorme Pilone dello Stretto del vecchio elettrodotto. Una tappa per velocisti che presumibilmente vedrà una volata di gruppo compatto al termine.


05 02 10 PARTENZA

CATANIA > CATANIA > SICILIA Si parte sulla costa orientale dell’isola, presso Catania, ai piedi dell’Etna. La città è il frutto della ricostruzione dell’abitato, dopo il terremoto del 1693, in stile stile Barocco siciliano. Il fulcro di Catania è Piazza Duomo, con la cattedrale di Sant’Agata, ricostruita sulle macerie della cattedrale normanna dell’XI secolo distrutta dal terremoto. Al centro di Piazza Duomo si trova “u Liotru”, elefante in pietra lavica simbolo di Catania, che sostiene un obelisco egiziano. Sul lato nord si trova il Municipio (Palazzo degli Elefanti). In Piazza Federico II di Svevia si erge il Castello Ursino, costruito per volontà dell’Imperatore svevo. Oggi è il museo più rappresentativo di Catania: conserva reperti

Cupola del Duomo di Sans’Agata Catania.

romani e greci e la Pinacoteca. La cucina catanese è una delle più ricche e gustose della Sicilia: tra i piatti di mare

dita con limone). Tra i primi invece merita il posto d’onore la pasta alla Norma, che

sono da provare l’insalata di mare con

prende il nome da un celebre capolavo-

polpi, gamberi e occhi di bue (molluschi tipici di questo mare) bolliti, i masculini

ro di Vincenzo Bellini: salsa di pomodoro, melanzane fritte, basilico e ricotta salata

marinati (alici del mar Ionio marinate in

grattugiata. Il piatto forte della rinoma-

olio e limone), “u mauru” (alga cruda con-

ta rosticceria catanese sono gli arancini, Panorama di Catania.

41


05 piccoli timballi di riso impanati farciti di

gni che concorrono alla produzione di vini

vario ripieno. I dolci tipici sono i cannoli di

classificati come Etna DOC.

ricotta, la cassata siciliana, ma soprattutto la frutta martorana o pasta reale (pasta

Il percorso prosegue per Acireale, lungo una costa caratterizzata dalle scogliere di

morbida a base di mandorle in forma di

origine lavica. La piazza principale è Piazza

frutta colorata). I vini più rappresentativi sul territorio cata-

Duomo, su cui affacciano la cattedrale, di origine quattrocentesca, la basilica dei

nese sono quelli che si producono sull’E-

Santi Pietro e Paolo e il Palazzo del Co-

tna: Nerello Mascalese, Nerello Cappuccio, Carricante, Minnella e Catarratto, tutti viti-

mune, con impianto barocco. Segue la frazione di Guardia.

KM 24

GIARRE > CATANIA > SICILIA Importante polo ubrano, Giarre si inserisce

Tra i prodotti tipici troviamo il cor’i cani (in

tra la fertile piana costiera e le prime pro-

italiano “cuore di cane”), una particolare

paggini dell’Etna. Il centro di Giarre si è sviluppato intorno a

bibita a base di granita al limone, menta e acqua. Qui nacque, nel 1945, il cantautore

due vie, via Callipoli e via Archimede, oggi

Franco Battiato.

corso Italia. L’intera zona è costituita da strade di basolato lavico e edifici patrizi

Si prosegue poi per Fiumefreddo di Sicilia, al centro di un’importante zona agruma-

eretti tra il XVIII secolo e gli inizi del XX; sono

ria, sul cui territorio è presente la cosid-

di rilievo alcuni dettagli liberty come quelli di Palazzo Bonaventura (ex Quattrocchi)

detta Torre rossa, edificio funebre di età romana, tra i pochi esempi di architettura

e dell’ex centrale idroelettrica Fratelli di

funeraria a carattere monumentale nella

Mauro. Nella piazza principale (Piazza Duomo) si trova la chiesa madre dedicata

Sicilia antica.

a sant’Isidoro Agricola, di stile neoclassico, la cui costruzione fu iniziata nel 1794. La più antica chiesa di Giarre è però il santuario di Santa Maria la Strada, nell’omonima frazione: risale al 1081.

Il Duomo di Giarre.

42


05 KM 55

FRANCAVILLA DI SICILIA > MESSINA > SICILIA Continuando a penetrare nell’entroter-

Il percorso raggiunge il primo traguardo

ra si passa nella provincia di Messina con Chianchitta, popoloso quartiere di Giardini-Naxos, e in seguito Motta Camastra, nella

volante di tappa a Francavilla di Sicilia, al centro della Valle dell’Alcantara, a nord dell’Etna, non distante dalle prime cime dei Monti

frazione di Fondaco Motta, a poca distanza dalle Gole dell’Alcantara, caratteristiche forre laviche con pareti verticali strapiombanti.

Nebrodi. A Francavilla è presente un Museo di storia francescana e contadina, ospitato all’interno del convento dei Cappuccini.

KM 75

PORTELLA MANDRAZZI > MESSINA > SICILIA Il percorso prosegue in salita fino ai 1125

fu costruito nel V secolo, menre il duomo,

metri s.l.m. di Portella Mandrazzi, unico

dedicato a Santa Maria Assunta, è una

GPM di tappa, di 2a categoria. Il passo, appartenente alla catena dei Monti Peloritani,

struttura originariamente del XV secolo ma più volte ricostruita.

segna anche il confine tra i comuni Franca-

È la volta poi di Mazzarrà Sant’Andrea,

villa di Sicilia e Novara di Sicilia, prossimo passaggio della carovana, ora in discesa.

centro agricolo specializzato nel vivaismo floro-agrumicolo, e di Terme Vigilatore,

Novara di Sicilia sorge a valle di un impo-

sulla costa tirrenica, antico centro terma-

nente sperone di roccia, la Rocca Salvatesta, che raggiunge i 1340 metri di ele-

le, con la Villa Romana del I secolo a.C. in contrada San Biagio, interessante esempio

vazione. L’antico castello, oggi in rovina,

di villa romana suburbana di lusso.

KM 113

BARCELLONA POZZO DI GOTTO > MESSINA > SICILIA Una galleria introduce a Barcellona Pozzo di Gotto, comune più popoloso della città metropolitana dopo Messina e apprezzata meta turistica. Da non perdere il duomo di San Sebastiano, in stile neoclassico, la chiesa di San Giovanni Battista, monumento nazionale, e la bella spiaggia di Calderà, una lunga distesa di ghiaia e ciottoli. Si prosegue tagliando il promontorio di Milazzo; una seconda galleria porta a Monforte Marina, località costiera del comune di Monforte San Giorgio con spiagge caratterizzate da sabbia fine e chiara.

Duomo di San Sebastiano, Barcellona Pozzo di Gotto.

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05 KM 136

VILLAFRANCA TIRRENA > MESSINA > SICILIA A Villafrance Tirrena si trova il secondo traguardo volante di questa tappa. Qui

dell’Ecce Homo. Di qui si passa nel territorio del comune

si trova il castello di Bauso (antico nome della città), edificio fortificato di origine cinquecentesca, con attorno un magni-

di Messina attraverso il borgo marinaro di Rodia, la frazione costiera di Spartà, la frazione di Ganzirri, con il lago omonimo

fico giardino all’italiana, oggi in attesa di ripristino. Presso la frazione Calvaruso è presente un santuario che conserva una

appartenente alla Riserva Naturale Orientata della Laguna di Capo Peloro, e infine Piazza Castronovo.

leggendaria statua lignea secentesca

ARRIVO

MESSINA > MESSINA > SICILIA Si raggiunge quindi l’arrivo a Messina, città portuale (primo porto in Italia per numero

particolare sul pesce e i frutti di mare, sui dolci a base di mandorla, canditi e ricotta,

di passeggeri in transito) sita sullo stretto

oltre che sull’arte della gelateria, partico-

omonimo, nei pressi dell’estrema punta nord-orientale della Sicilia (Capo Peloro).

larmente apprezzata per le granite. Messina è importante e storica sede uni-

Il duomo di Messina è uno dei più antichi

versitaria grazie alla Studiorum Universitas

d’Italia: la costruzione risale al 1150 circa. Il campanile contiene un magnifico orologio

fondata nel 1548, in cui insegnò anche Giovanni Pascoli.

astronomico animato, che è considerato il più grande e complesso del mondo. All’ingresso del Porto di Messina, nell’antico forte San Salvatore costruito nel 1546, si trova invece la Madonnina del Porto, alta 7 metri, realizzata in bronzo dorato dallo scultore Tore Calabrò. Venne inaugurata nel 1934 da papa Pio XI. La cucina messinese è una delle più antiche in Sicilia e risente soprattutto dell’influenza greca, pur rappresentando un filone assolutamente originale. Si basa in

La Madonnina del Porto, Messina.

Il primo arrivo a Messina risale al 1930: la Palermo – Messina. Luigi Marchisio vinse dopo 10 ore esatte in sella, davanti a Learco Guerra. La tappa con arrivo a Messina del 1930 fu decisiva: Marchisio conquistò la leadership e la conservò fino a Milano.

44


NOTE

45


05 CALABRIA La Calabria è la punta dello stivale che caratterizza la Penisola italiana. È pressoché tutta occupata da rilievi montuosi, di varia altezza, e si protende nel mare, il Tirreno nella parte ovest, lo Ionio in quella a est. Confina a nord con la Basilicata. Sulla punta estrema a sud, di fronte alla Sicilia, sullo stretto di Messina, sorge Reggio Calabria, il primo comune della regione per popolazione, con il magnifico lungomare caratterizzato da belle costruzioni. Il Museo Archeologico della Magna Grecia, che custodisce i famosissimi Bronzi di Riace, testimonia della sua antica storia. Cinque sono le province: Catanzaro, Cosenza, Crotone, Reggio Calabria e Vibo Valentia. L’agricoltura è sviluppata negli uliveti, nella vite, nel bergamotto, tipico calabrese, e in agrumi vari. L’industria soffre di mancanza d’infrastrutture e di condizionamenti esterni che indeboliscono, con forte negatività, le iniziative intraprese. Il turismo balneare è una grande risorsa dell’economia della regione per la quantità e la qualità delle molteplici soluzioni che può offrire nei vari settori, che vanno dal turismo marino grazie alle splendide spiagge al turismo montano nella Sila e nell’Aspromonte, al turismo culturale, grazie ai monumenti di tutte le epoche e alla sua ricca storia. Una realtà sfaccettata che merita d’essere scoperta e valorizzata in tutte le sue straordinarie potenzialità.

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06 Palmi > Scalea

(Riviera dei Cedri) 192 km

12 may 2022 TH U RSDAY


06 01 02 PALMI - SCALEA

(Riviera dei Cedri)

Tappa leggermente ondulata ancora una volta probabilmente da concludersi con una volata. Dopo una prima parte leggermente accidentata tra Mileto, Vibo Valentia e Pizzo, la corsa segue la costa Tirrena della Calabria con i suoi brevi saliscendi. Finale che si preannuncia velocissimo per il gruppo compatto.


06 02 10 PARTENZA

PALMI > REGGIO CALABRIA > CALABRIA La tappa parte da Palmi, adagiata sull’esteso “terrazzo” inciso sul fianco settentrionale del

re gli antipasti di formaggi, salumi e verdure, la “pasta china”, la “struncatura con le sar-

monte Sant’Elia, contrafforte dell’Aspromon-

de”, la pasta accompagnata dal rinomato

te proteso verso il mare, all’estremità meridionale della Calabria tirrenica. Qui, di fronte

pescespada o dalla seppia. E per chi ama i sapori della montagna da non perdere le

all’impareggiabile scenario naturalistico of-

gustose pietanze realizzate con i legumi lo-

ferto dalle vicine Isole Eolie, dallo Stretto di Messina e dalla vista del vulcano Etna, Palmi è

cali. Piatti d’eccezione sono lo stoccafisso, preparato in svariate ricette tipiche, la gu-

incastonata a mezza costa tra spiagge basse

stosa parmigiana di melanzane o di zucchi-

e sabbiose e scogliere alte e rocciose, tanto da poterla definire “città di mare e di colle”.

ne, la tortiera di alici e, tra i dolci, le zeppole, la pignolata e le nacatole.

L’indiscutibile bellezza paesaggistica, dovuta

Da segnalare anche la presenza nella cit-

appunto alla sua posizione, è incorniciata da una vegetazione tipicamente mediterranea

tà dell’Accademia d’Arte Drammatica della Calabria, una scuola di teatro frequentata

che ne caratterizza lo scenario: palme, fichi

da giovani provenienti da tutte le regioni

d’India, giardini d’aranci e soprattutto uliveti si dispiegano lungo la “piana di Palmi”, testi-

d’Italia.

moni del passaggio, in tempi ormai lontani,

Veduta di Palmi.

di Greci e Saraceni. La città nasce alla fine del X secolo, fondata dai profughi della cittadina limitrofa di Taureana, scampati ai saccheggi e alla distruzione del loro paese. Dapprima lo sviluppo della città fu lento e solo dopo il XV secolo Palmi divenne centro attivo del commercio e delle industrie, cominciando a espandersi. Oggi, Palmi è una città che continua a crescere; con i suoi oltre 20.000 abitanti, registra ogni anno una grande affluenza di turisti stranieri, soprattutto durante il periodo estivo, attratti dalla natura e dalle bellezze del luogo, ma anche dalla cucina: da assapora-

Palmi è sede di partenza per la seconda volta nella storia dopo la Palmi-Camigliatello Silano del 1982, tappa in cui il francese Bernard Becaas vinse la sua unica tappa al Giro davanti a tre italiani: Giovanni Renosto, Davide Cassani e Giuseppe Saronni.

49


06 KM 1

GIOIA TAURO > REGGIO CALABRIA > CALABRIA Il tracciato della corsa lascia Palmi per

inaugurazione oltre a sfoggiare un prege-

raggiungere, poco dopo, la città di Gioia

volisssimo centro storico di origine medie-

Tauro, che dà nome al golfo e alla piana omonimi. Ricca di storia, Gioia Tauro

vale: dal belvedere, in condizioni meteorologiche favorevoli, si possono ammirare lo

ospita un Museo archeologico di recente

Stromboli e alcune delle Isole Eolie.

KM 10

ROSARNO > REGGIO CALABRIA > CALABRIA Si prosegue per Rosarno, vertice settentrionale della Piana di Gioia Tauro, che si

mediate vicinanze dell’attuale cimitero di Rosarno. Strettamente connesso al parco

affaccia da una collina sul porto di Gioia

archeologico è il Museo di Medma, che

Tauro e sulla pianura circostante. Il simbolo della città è la Torre dell’orologio,

espone una gran parte degli oggetti rinvenuti negli anni.

che fa da sfondo alla via principale, corso Garibaldi. Tra gli edifici religiosi degni di nota vi sono la chiesa di San Domenico, ora detta chiesa del Rosario, annessa al distrutto convento dei padri domenicani predicatori, fondato nel 1526 col nome di Santa Maria del Soccorso. Il convento ospitò fra Girolamo Musitano, uno dei più dotti teologi del XVII secolo. A Rosarno è presente il Parco archeologico di Medma, antica città della Magna Grecia, costituito da una grande distesa di ulivi nelle im-

Veduta di Rosarno.

KM 30

MILETO > VIBO VALENTIA > CALABRIA

50

Dopo il passaggio nella provincia di Vibo

cattedrale in stile neoromanico in cui, du-

Valentia si supera Mileto, già capitale di una contea sotto Ruggero I d’Altavilla (1031

rante le feste natalizie, viene allestito uno spettacolare presepe.

circa-1101), che fu in seguito il primo Conte

Si sale poi a 515 metri presso l’Aeroporto

di Sicilia. La cittadina ospita i resti di una abbazia dell’XI secolo, andata distrutta

“Luigi Razza”, GPM di 4a categoria, all’interno del comune di Vibo Valentia, pas-

durante il terremoto del 1783, oltre a una

saggio successivo del percorso.


06 KM 40

VIBO VALENTIA > VIBO VALENTIA > CALABRIA Si giunge quindi a Vibo Valentia, capoluo-

Tipico piatto di questa terra sono i cosiddet-

go dell’omonima provincia, per un traguardo

ti “fileja”, una pasta fatta in casa che viene

volante nella città più popolosa della cosiddetta Costa degli Dei. Crocevia sin dai tempi

arrotolata su un ferretto e poi condita con ragù di carne. Gustose sono anche le specia-

dell’antica Grecia e dell’Impero romano, do-

lità del circondario: i latticini del Monte Poro,

mina, con il suo porto e le stazioni turistiche, l’hinterland, la catena montuosa delle Serre

soprattutto il pecorino, la stuzzicante “nduja”, un insaccato stagionato prodotto nell’area di

e anche la zona marittima, fino al porto del

Capo Vaticano, e la famosa cipolla di Tropea.

quartiere Marina. È in prossimità di Vibo Marina, precisamente in zona Porto Salvo, che si

L’oratore e politico romano Marco Tullio Cicerone (106-43 a.C.) sostò a Vibo Valentia in

trovano le maggiori concentrazioni di attività

diverse occasioni, raccontate nel dettaglio in

industriali del comune. Incantevole è il centro storico dominato

opere e lettere.

dall’antico Castello normanno-svevo che oggi ospita, al suo interno, il Museo archeologico “Vito Capialbi”, ricco di reperti archeologici italiani, greci e romani, ceramiche medievali e oggetti rinascimentali. Di notevole effetto artistico è il Duomo, in stile barocco, e dedicato al patrono san Leoluca, le cui porte in bronzo, opera dell’artista Giuseppe Niglia, raccontano molto sulla storia di questa terra. Interessanti e da visitare sono inoltre le rovine di Hipponion, comprendenti le grandi mura del VI e V secolo a.C. e alcune torri della vecchia città. Anche a tavola Vibo Valentia non delude: la cucina vibonese si presenta genuina e dal gusto molto forte, “piccante” soprattutto, per il grande e tradizionale uso del peperoncino.

Litorale di Vibo Valentia.

KM 88

FALERNA MARINA > CATANZARO > CALABRIA La corsa prosegue nella provincia di Catanza-

di comunicazione, Falerna Marina ha avuto un

ro sfiorando l’Aeroporto internazionale di Lamezia Terme e raggiungendo, sulla costa,

importante sviluppo commerciale durante gli anni Novanta del Novecento. La sua col-

Falerna Marina, frazione del comune di Fa-

locazione geografica ne ha fatto un centro

lerna. Collocata in prossimità di importanti vie

turistico balneare. Il lungomare di Falerna

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06 è come un giardino alberato che costeggia il mare, interamente pedonale, che durante la stagione estiva si anima con l’apertura di chioschi, bar, pub, pizzerie e gelaterie. Sulla costa si trovano diversi lidi attrezzati con ombrelloni, sdraio e spazi per i più piccoli. La caratteristica peculiare di questo tratto di costa sono i venti che l’attraversano, che lo rendono uno dei migliori luoghi del mediterraneo per praticare lo sport del kite-surf. Panorama di Falerna.

KM 94

NOCERA SCALO > CATANZARO > CALABRIA Si prosegue sulla costa della provincia catan-

del comune di Nocera Terinese, prima di arri-

zarese attraversando Nocera Scalo, frazione

vare alla provincia di Cosenza.

KM 107

AMANTEA > COSENZA > CALABRIA Un veloce passaggio attraverso la frazione di Campora San Giovanni , il cui porto turistico offre collegamenti rapidi per le Isole Eolie, porta all’ingresso ad Amantea. Il paese sarebbe nato grazie alla fondazione, nell’attuale area di Amantea vecchia, di una cittadella fortificata chiamata Nepetia a opera dei greci bizantini. Nepetia fu conquistata dagli arabi nel IX secolo, che la elevarono a capitale di emirato ribattezzandola Al-Mantiah. Quando, nell’885, Niceforo Foca, condottiero bizantino, riconquistò la città, rimase il nome di Amantea. Ad Amantea nacque, nel 1864, il compositore, pianista e musicologo Alessandro Longo.

Panorama della città di Amantea.

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06 KM 133

PAOLA > COSENZA > CALABRIA Si continua poi il percorso sulle strade costiere

raggiungere, superato il 130° chilometro della

che passano per le località di Longobar-

tappa, alla città di Paola.

di Marina e Torremezzo di Falconara per

Una delle mete del turismo religioso calabrese, Paola è nota per aver dato i natali a Francesco da Paola, fondatore dell’Ordine dei Minimi, proclamato santo nel 1519. La città ospita il Santuario regionale di San Francesco da Paola, sito nella parte alta e collinare del territorio comunale, in una valle costeggiata da un torrente e ricca di vegetazione. Il santuario custodisce parte delle reliquie del santo patrono della Calabria, e al suo interno contiene due basiliche, una moderna e una risalente al XVI secolo. Da Paola si prosegue in direzione nord scendendo verso Marina di Fuscaldo, frazione

Santuario di San Francesco di Paola.

del comune di Fuscaldo.

KM 147

GUARDIA PIEMONTESE MARINA > COSENZA > CALABRIA Secondo traguardo volante della tappa, Guardia Piemontese Marina è frazione del

infatti fondata nel XII secolo da rifugiati valdesi provenienti da Bobbio Pellice, in Piemonte.

comune di Guardia Piemontese, che ha la

Guardia Piemontese, e in particolare pro-

particolarità di essere un’isola linguistica occitana nel meridione italiano: la comunità fu

prio la frazione marina, è l’ambientazione di Guardia ‘82, una nota canzone di Brunori Sas, cantautore calabrese vincitore di due Targhe Tenco e di un Nastro d’Argento. Da qui si prosegue, sempre sulla costa, verso Cetraro Marina, frazione del comune di Cetraro, che fu probabilmente la prima città marittima fondata dagli antichi Bruzi, per passare poi brevemente da Diamante, partenza della tappa successiva, e Santa Maria del Cedro, che ospita un antico castello normanno, il Castello di San Michele, risalente all’XI secolo.

L’antica torre di guardia.

53


06 ARRIVO

SCALEA > COSENZA > CALABRIA La tappa termina quindi a Scalea, una del-

lometri lungo il mar Tirreno e poi verso le

le città più antiche della Calabria, erede

montagne del Parco Nazionale del Polli-

della città greco-lucana Laos e della romana Lavinium.

no, rappresentando, di fatto, la porta del Parco nazionale più grande d’Europa.

Il borgo antico di Scalea presenta un’ar-

La Riviera prende il nome dalla tipica col-

chitettura tipicamente medievale dominata dai resti del Castello Normanno. Sul

tivazione locale, il cedro, utilizzato come pregevole candito, come aroma per liquori

litorale è presente la scogliera dell’Ajnel-

o dissetanti bevande, per la preparazione

la, ricca di grotte e piccole baie, mentre la spiaggia si estende per chilometri ver-

di granite, creme e marmellate. Elemento principe della cucina scaleota

so sud ed è interrotta solo dall’imponente

è il pesce azzurro: dalle alici marinate a

scoglio su cui si erge Torre Talao. Scalea si trova al centro della Riviera dei

quelle ripiene, fino alla “rosamarina”, una salsa a base di pesce, olio e peperoncino.

Cedri, che si estende per circa trenta chiTorre Talao, Scalea.

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07 Diamante > Potenza 196 km

13 may 2022 FRI DAY


07 01 02 DIAMANTE - POTENZA

Tappa molto mossa attraverso le montagne calabro-lucane con un dislivello complessivo degno di una tappa dolomitica. Si affronta il Monte Sirino, vecchia conoscenza del Giro, che lo ritrova dopo 23 anni. Dopo l’attraversamento di Viggiano si scala la Montagna grande di Viggiano, salita inedita, per giungere a Potenza dopo l’ultima salita della Sellata.


02 07 10 PARTENZA

DIAMANTE > COSENZA > CALABRIA La settima tappa prende il via da Diamante, ancora in terra calabra. Il borgo si protende

trentennale. Mare e piccante trionfano nella “raganella”, una frittata senza uova con

sul mare sovrastato dall’antica Torre del Se-

pesce azzurro, mollica di pane e peperon-

maforo. Una distesa di 8 chilometri di spiaggia, tra le più suggestive della costa tirrenica,

cino a scaglie. La città è nota anche per la produzione di cedro, l’agrume più antico del

è valsa a Diamante il titolo della Bandiera

mondo, ricercato dagli ebrei per la Festa

Blu. Al largo del litorale tra Diamante e Cirella si trova l’Isola di Cirella, una delle uniche

delle capanne, che qui cresce nella varietà denominata Liscia Diamante, utilizzata per

due isole calabresi. La frazione Cirella è uno

dolci e liquori.

scrigno di testimonianze storico-archeologiche, con i suggestivi resti dell’antica Cerillae

Nel territorio di Diamante è stato recentemente riscoperto e prodotto con grande

distrutta nel 1807 dagli inglesi. Poco distante

successo il Chiarello di Cirella, un vino pas-

si trova il Convento dei Minimi, costruito nel 1545 e consacrato al culto di San France-

sito che piaceva a papa Sisto V, ricavato da pigiatura e fermentazione dell’uva Addura-

sco da Paola, poco prima dello spettacolare

ca, dal termine dialettale “adduro” (profu-

promontorio di Punta Cirella. Nella cucina di Diamante le specialità ma-

mo). Qui viene anche prodotto, nelle diverse tipologie di bianco, rosso e rosato, il vino di

rinare si sposano mirabilmente con le tipi-

Verbicaro, che nel 1995 ha ottenuto la deno-

cità contadine. Elemento essenziale in ogni piatto è il peperoncino. Diamante è sede

minazione di origine controllata DOC. Lasciata Diamante, si passa di nuovo per

dell’Accademia Italiana del Peperoncino

Scalea, già arrivo della sesta tappa, per poi

e ospita ogni anno il celebre Peperoncino Festival che proprio nel 2022 festeggia il suo

sfiorare Praia a Mare e superare così il confine con la regione Basilicata. Chiesa Immacolata Concezione, Diamante.

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07 KM 36

MARATEA > POTENZA > BASILICATA Superata la frazione di Castrocucco si entra a Maratea, unico centro della Basilicata

La Statua del Redentore, insieme alle chie-

ad affacciarsi sul mar Tirreno, nel Golfo di Policastro. Il comune si compone di due nuclei, posti sulla cima e sul fianco del monte

territorio, fa di Maratea “la città delle 44 chiese”. Tra tutte spiccano la basilica di San Biagio, che ospita la statua del san-

San Biagio. Il nucleo superiore è la città antica, chiamata Castello perché fortificata con mura e bastioni, mentre quello inferiore

to patrono, e il percorso delle chiese del centro storico, in ognuna delle quali sono

è il centro storico, chiamato invece Borgo. La costa di Maratea è caratterizzata da

fattura.

se e le cappelle disseminate su tutto il

presenti affreschi e statue di pregevole

una grande varietà paesaggistica e naturale: le spettacolari falesie di Acquafredda che cadono a picco sul mare, gli anfratti nascosti tra le rocce, le grotte emerse e sommerse e le piccole spiaggette che si incastonano alla perfezione in questo scenario unico, immerso nel verde della macchia mediterranea. L’elemento artistico più importante e conosciuto di tutto il territorio è sicuramente la statua del Cristo Redentore posta sul Monte San Biagio, dalla quale è possibile ammirare un panorama meraviglioso su tutto il Golfo di Policastro.

Cristo Redentore, Maratea.

KM 45

PASSO COLLA > POTENZA > BASILICATA Il Passo Colla segna il passaggio da Maratea al comune limitrofo di Trecchina. La salita è un GPM di 2a categoria, e porta fino ai 594 metri s.l.m. Trecchina è un antico centro lucano, come Maratea diviso in due nuclei, il “Castello” e il “Piano”. Cuore del paese è la Piazza del Popolo, palcoscenico naturale della vita trecchinese le cui quinte sono costituite da alcuni palazzi in stile liberty che si affacciano sul centrale viale Jequiè.

Campanile San Michele Arcangelo, Trecchina.

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07 KM 65

LAURIA > POTENZA > BASILICATA Da Trecchina si passa dunque a Lauria, che rappresenta il punto d’incontro delle tre valli del Noce, del Sinni e del Mercure. Proprio a Lauria nel 1900 fu costruita la prima centrale idroelettrica lucana. Da Lauria si sale velocemente verso la piccola frazione di Pecorone poco distante per poi giungere a Cappella Sirino, altra frazione di Lauria.

Scorcio del Castello di Lauria.

KM 90

MONTE SIRINO > POTENZA > BASILICATA Si sale a 1402 metri s.l.m. per il GPM di 1a categoria di Monte Sirino, parte del Massiccio del Sirino, propaggine meridionale del Parco Nazionale dell’Appennino Lucano Val d’Agri Lagonegrese. Tra le cime del massiccio, quella del Monte Sirino, che raggiunge i 1907 metri s.l.m., è superata solo dalla cima del Monte Papa (2005 metri). Sul Sirino è presente un attrezzato comprensorio sciistico dove si può praticare sci sia alpino sia di fondo. Il comprensorio è servito da una seggiovia e da cinque sciovie. A causa della posizione geografica favorevole,

Il massiccio del Sirino.

dell’abbondanza di precipitazioni nevose

negresi e dagli abitanti della Valle del Noce. Il

e dell’altitudine, le piste rimangono spesso aperte sino a primavera inoltrata.

santuario risale al 1629 e si raggiunge percorrendo un sentiero tra rocce e boschi di faggi.

Sul monte è presente il Santuario della Ma-

Il piccolo tempio ha forma quadrangolare ed

donna della Neve, molto venerata dai lago-

è totalmente rivestito di pietre a secco.

59


07 KM 126

VIGGIANO > POTENZA > BASILICATA Dopo essere scesi nelle vicinanze della fra-

parare a suonare uno strumento e cercare

zione di Grumento Nova, si va quindi salen-

fortuna in giro per il mondo come musicisti.

do verso il traguardo volante di Viggiano, paese dalla lunghissima tradizione musica-

Il cantante Billie Joe Armstrong della band americana Green Day ha ricevuto, nel 2018,

le: qui infatti era uso per molti giovani im-

la cittadinanza onoraria di Viggiano, grazie alla discendenza diretta da trisavoli viggianesi. Importante poi la produzione di arpe e la tradizione di musicisti di alto livello specializzati in questo strumento. A Viggiano si trova inoltre il più grande giacimento petrolifero sulla terraferma d’Europa, sfruttato a partire dal 1996 con la costruzione di 42 pozzi petroliferi e del Centro Oli, dove avviene una prima fase di raffinazione.

Veduta di Viggiano.

KM 135

MONTAGNA GRANDE DI VIGGIANO > POTENZA > BASILICATA Vanno superati quasi 500 metri di dislivel-

metri) è un massiccio roccioso dalla forma

lo per arrivare alla Montagna Grande di

allungata che spicca in mezzo alla vege-

Viggiano, GPM di 2a categoria, sul crinale orientale dell’alta Val d’Agri, nel punto più

tazione di faggi. Sulla cima del monte si trova il Santuario della Madonna del Sacro

alto della tappa. Il Monte di Viggiano (1723

Monte di Viggiano, patrona della Lucania. Poco più in basso, a circa 1600 metri s.l.m., si trova il comprensorio sciistico, con tre piste di diversa difficoltà servite da due skilift e un tappeto trasportatore. Si torna a scendere in direzione Calvello, paese di origini normanne risalenti all’XI secolo e di cui è nota la produzione di ceramiche artistiche. Inoltrandosi nell’entroterra lucano si giunge poi ad Abriola, che ospita un’antica chiesetta dedicata a san Gerardo con all’interno alcuni affreschi del 1566 realizzati su precedenti pitture medievali, non

Montagna Grande di Viggiano.

60

ancora portate completamente alla luce.


07 KM 172

LA SELLATA > POTENZA > BASILICATA Da Abriola si prosegue in salita per raggiungere la località La Sellata, GPM di 3a categoria con 1255 metri di elevazione. La Sellata è una rinomata località montana dei dintorni di Potenza, nota anche come stazione sciistica. Qui sono installate due sciovie, dette Pierfaone, lunghe in totale 1500 metri, che servono piste di una certa difficoltà. A quota più elevata è presente una pista di fondo. Dalla Sellata è possibile vedere il monte Volturino (1836 m) e il monte della Madonna di Viggiano (1724 m).

Sull sfondo, il Monte Volturino.

Il percorso continua scendendo verso Pignola, piccolo centro che nonostante le dimensioni ridotte offre una grande va-

agricoli di gran pregio; il lago, zona umida che da qualche decennio è oasi faunistica

rietà di paesaggi: folti boschi, con faggete,

gestita dal WWF Italia e nel cui perimetro

castagneti e vaste zone di abeti bianchi e rossi; la piana di Pantano, con prodotti

sverna e nidifica un’avifauna di particolare pregio.

KM 189

POTENZA CENTRO > POTENZA > BASILICATA Il secondo traguardo volante della tappa è già all’interno di Potenza, che ne sarà anche l’arrivo. Potenza Centro è la parte più antica della città: qui è ubicata la maggior parte degli edifici storici. Il quartiere è chiamato popolarmente Sopra Potenza, con riferimento alla posizione sopraelevata rispetto al resto della città: Potenza Centro infatti comprende il punto della città con l’altitudine più elevata (819 metri s.l.m.).

Torre Guevara, ubicata ai margini del centro storico.

61


07 ARRIVO

POTENZA > POTENZA > BASILICATA Si arriva quindi al termine della tappa presso Potenza, capoluogo della Basilica-

la tavola con le dita per creare gli incavi

ta, comune più popoloso della regione. A 819 metri s.l.m., Potenza è il capoluogo di

Per quanto riguarda i vini, l’Aglianico del Vulture, caro a Federico II, è il vino per ec-

regione italiano posto all’altitudine più ele-

cellenza della tavola potentina.

dove si depositerà il sugo.

vata. Nota come “città delle scale”, possiede il sistema di scale mobili per il trasporto pubblico più esteso d’Europa. Numerosi edifici religiosi di pregio costellano le vie della città, in particolare la cattedrale dedicata al santo potentino Gerardo della Porta, la chiesa di San Michele Arcangelo, il cui impianto originale risale al V secolo, e la chiesa della Santissima Trinità, la cui presenza è attestata fin dal 1178, anche se venne in seguito danneggiata e ricostruita. Due ponti sul fiume Basento simboleggiano la storia e l’attualità di Potenza: il ponte di San Vito, di origine romana, e il ponte Musmeci, progettato dall’architetto Sergio Musmeci (1926-1981), protagonista del “minimo strutturale”, che teorizza cioè il minimo impatto nell’ecosistema. Il piatto forte della cucina potentina è “o strascinato con lo ndrupp’c”, che si mangia la domenica. Si tratta di pasta fatta a mano, con farina e acqua, trascinata sul-

Chiesa di San Michele Arcangelo, Potenza.

Potenza è sede d’arrivo per la 14a volta. Il primo arrivo a Potenza è del 1929, 4a tappa: fu una frazione decisiva in quanto Alfredo Binda, oltre alla vittoria, conquistò la leadership nella generale che conservò fino a Milano. L’ultimo arrivo a Potenza risale a 21 anni fa, la 3a tappa del 2001, vinta da Danilo Hondo, al suo ultimo successo nella corsa rosa.

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07 BASILICATA La Basilicata appare agli occhi di chi la guarda come una regione caleidoscopica, in cui la vista è ammaliata da un piacevole avvicendarsi di colori, suoni e forme, che si alternano dando vita ad una molteplicità di anime e paesaggi. Un piccolo angolo d’Italia che a dispetto delle sue dimensioni racchiude un patrimonio di storia, cultura, e folkore vastissimo. Una regione dal cuore verde, immersa in una natura incontaminata e fiabesca capace di regalare al tempo stesso emozioni forti e pace assoluta con i suoi due parchi nazionali, il Parco del Pollino (Geoparco Unesco dal 2015) dove svetta il pino loricato e il Parco dell’Appennino Lucano Val d’Agri Lagonegrese, e tre parchi regionali il Parco di Gallipoli Cognato Piccole Dolomiti Lucane, il Parco Archeologico Storico Naturale delle Chiese Rupestri del Materano e il Parco del Vulture, che comprende i laghi vulcanici di Monticchio. Numerose sono anche le riserve naturali come quella dei Calanchi di Montalbano, dell’Abetina di Laurenzana o del bosco Pantano di Policoro. Bagnata da due mari, lo Ionio e il Tirreno, le coste della Basilicata si differenziano per morfologia: più bassa e sabbiosa quella ionica, alta e frastagliata quella di Maratea. Luogo multidimensionale capace di soddisfare le esigenze di tutte le tipologie di viaggiatori, da alcuni anni la Basilicata si è trasformata in una grande “palestra” all’aria aperta, “en plein air”, con attrazioni per tutti i gusti e le età. Numerose attività adrenaliniche, come il Volo dell’angelo, il Ponte alla luna, il Volo dell’aquila o il Parco delle stelle, caratterizzano l’offerta regionale. È una storia millenaria quella che viene narrata nel territorio lucano, a partire dalla Preistoria nel complesso Megalitico di Monte Croccia a Oliveto Lucano, per poi passare al periodo della Magna Grecia, con vestigia imponenti come le Tavole Palatine di Metaponto, o al periodo romano con – ad esempio – il Parco Archeologico di Grumentum, la Piccola Pompei lucana. Senza dimenticare poi il periodo Normanno in cui l’imperatore Federico II di Svevia amava soggiornare nei possenti castelli di Melfi e Lagopesole. Da qui sono passati poeti e uomini di cultura come Pitagora, Quinto Orazio Flacco, Isabella Morra, Albino Pierro, Leonardo Sinisgalli, Carlo Levi e Rocco Scotellaro. Un cenno a parte merita Matera capitale europea della cultura per il 2019, i cui rioni Sassi, patrimonio mondiale dell’Unesco, conferiscono alla città l’aspetto rupestre di città unica al mondo. Il capoluogo di regione, Potenza, sarà Città Europea dello Sport nel 2021. È il capoluogo più alto d’Italia ed è conosciuta come la città verticale per via della sua complessa morfologia. Le tradizioni popolari scandiscono la vita dei borghi e il passare del tempo; rinomati gli appuntamenti con i Carnevali dell’area del Materano, i Riti della Passione nell’area del Vulture e i Riti arborei nell’area del Parco del Pollino e di Gallipoli Cognato Piccole Dolomiti Lucane. La bellezza dei luoghi lucani incanta e incuriosisce, ma è l’ospitalità genuina a conquistare il cuore di chi la visita. Il viaggio in terra lucana è senza dubbio anche un viaggio fra gusti e sapori, fatto di prodotti unici che hanno ottenuto notevoli riconoscimenti. Dai salumi ai formaggi fino alla frutta e agli ortaggi chi visita la Basilicata è preso per la gola. Matera è indissolubilmente legata al famoso pane dalla caratteristica forma a cornetto, Senise è identificata nel peperone Igp, mentre Sarconi nel fagiolo, se si pensa a Rotonda il palato evoca il sapore piccante ed esotico della melanzana rossa, Filiano e Moliterno richiamano il gusto deciso del pecorino e del canestrato Igp, Policoro quello dolce e succoso della fragola Candonga, impossibile non menzionare i binomi Melfi-marroncino o Lucanica-Picerno. Senza dubbio la Basilicata è anche una terra “da bere”, non ci resta dunque che accogliere l’invito di Orazio “nunc est bibendum” e degustare il pregiato vino del Vulture, l’Aglianico Doc e Docg, il Grottino di Roccanova e l’Amaro lucano di Pisticci.

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08

Napoli > Napoli

(Procida Capitale Italiana della Cultura) 153 km

14 may 2022 SATU RDAY


08 01 02 NAPOLI - NAPOLI (Procida Capitale Italiana della Cultura)

Tappa breve e intensa tutta tra il capoluogo campano e la penisola flegrea. Da Napoli la corsa si porta a Bacoli e inizia un circuito impegnativo tra Bacoli e Monte di Procida da percorrere cinque volte. Al termine dell’ultima tornata si rientra a Napoli dove sul lungomare di via Caracciolo si presenterà probabilmente un gruppo ridotto per la volata finale.


08 02 10 PARTENZA

NAPOLI > NAPOLI > CAMPANIA La città di Napoli è protagonista di questa bassa ma scenica ottava tappa.

custodisce una grande varietà di opere, dal Medioevo fino all’arte contemporanea.

La storia del capoluogo campano ha inizio

Da non perdere la Cappella Sansevero,

con l’arrivo dei Greci che si insediarono nell’area in cui oggi è Castel dell’Ovo. Suc-

piccolo gioiello settecentesco ammantato di esoterismo che al suo interno ospita il

cessivamente vollero fondare una nuova

Cristo Velato, capolavoro dello scultore

città, una nea-polis in greco, da cui il toponimo Napoli. La città manterrà a lungo la

Giuseppe Sammartino. Napoli vanta anche una tradizione gastro-

sua grecità, anche con l’arrivo dei Romani

nomica varia e assai gustosa: tra le spe-

che la elessero a città di cultura. Poi, nei secoli, si sono susseguite diverse domi-

cialità vi sono il ragù preparato con salsa di pomodoro e vari tipi di carne, la pasta

nazioni che hanno trasformato la città a

alla genovese (condita con un sugo pre-

testimonianza della grandezza dei conquistatori, ampliandola fino a farle raggiun-

parato con muscolo e spezzatino di manzo), la pasta provola e patate, la frittata di

gere le colline circostanti.

maccheroni. Ma il piatto più noto è sicu-

Il centro antico, con i suoi vicoli stretti, conserva l’impianto urbanistico della città

ramente la pizza: la tradizione vuole che sia stata realizzata alla fine dell’Ottocento

greca. In questa parte della città tante

per essere offerta alla regina Margherita di

sono le chiese medievali e barocche: tra gli innumerevoli edifici religiosi (le chiese

Savoia nella classica versione con pomodoro, basilico e mozzarella.

di Napoli si aggirano intorno al migliaio di

A Napoli lo street food è di casa, proprio a

unità) merita una speciale menzione la certosa di San Martino, re-

partire dalla pizza: oggi molto gettonata

alizzata su imponenti fondamenta gotiche, uno dei più riusciti esempi del Barocco. Il Museo Archeologico è un importante punto di riferimento per lo studio dell’arte antica; qui sono anche conservati i reperti provenienti da Ercolano e Pompei. Il Museo di Capodimonte, invece,

Cappella Sansevero, Napoli.

69


08 è la cosiddetta pizza a portafoglio in for-

pastiera, con il suo ripieno di grano, ricotta,

mato ridotto che si piega e si consuma in

zucchero e uova, oltre ai babà e alle sfo-

strada, così come la “pizza fritta”, che è la variante cotta in olio bollente, ma anche i

gliatelle, fritte o al forno. Dalla costa napoletana il percorso prose-

cuoppi (cartocci riempiti di varie fritture),

gue verso ovest con poche variazioni alti-

le pastecresciute (zeppole salate), i crocché (panzerotti di patate ripieni di pro-

metriche, passando per Coroglio, a ridosso di Capo Posillipo, e superando Piazzale

siutto e formaggio). Per quanto riguarda

Tecchio, nel quartiere di Fuorigrotta.

la pasticceria, impossibile non ricordare la

KM 19

POZZUOLI > NAPOLI > CAMPANIA Appena fuori del territorio comunale di Napoli si giunge a Pozzuoli, sul golfo omo-

sotterraneo che permette di scoprire i resti dell’antica colonia romana di Puteoli, fon-

nimo, all’interno dell’area vulcanica del

data nel 194 a.C. e divenuta presto porto

Campi Flegrei. Pozzuoli è una città che ospita diversi siti

commerciale di Roma. Il percorso è situato sotto la rocca di tufo e si sviluppa lungo gli

archeologici e il suo centro è ricco di te-

assi principali della città romana.

stimonianze di epoche diverse. Fulcro della città è una piccola altura circondata dal

Anche il principale luogo di culto di Pozzuoli testimonia la lunga storia della città:

mare per tre lati, difficilmente accessibile

la basilica di San Procolo martire, infat-

ma ricca di fascino, ai piedi del promontorio del Rione Terra: si tratta dell’acropoli

ti, sorse probabilmente in epoca greca o sannitica come capitolium della città, e

puteolana, riconoscibile da vari punti dei

oggi la cattedrale si presenta come l’unio-

Campi Flegrei per la particolare posizione geografica a ridosso del mare. Qui è

ne di due realtà apparentemente opposte, tempio classico e chiesa tardobarocca.

possibile visitare un percorso archeologico

Nelle vicinanze è presente il famoso lago d’Averno, di origine vulcanica, legato a numerose leggende, soprattutto derivate da alcuni racconti omerici, che nell’immaginario comune erano ambientati in questi luoghi. Dopo Pozzuoli, il percorso prosegue nel territorio dell’adiacente comune di Quarto, un’area di discreto interesse archeologico come tutta la zona dei Campi Flegrei. Qui si possono scoprire vari resti antichi come la Necropoli di via Brindisi, la Montagna spaccata (un taglio eseguito dagli antichi Romani nella parete di una collina per creare un passaggio stradale carrozzabile) e la Mansio romana (o flegrea), una stazione

Pozzuoli tempio di Serapide.

70

di sosta e rifornimento del I secolo d.C.


08 KM 37

LAGO PATRIA > NAPOLI > CAMPANIA Primo traguardo volante della tappa, Lago Patria è una frazione del comune di Giugliano in Campania, primo comune d’Italia per popolazione tra i non capoluoghi di provincia con i suoi quasi 123.000 abitanti. Lago Patria si affaccia sull’omonimo lago, compreso nella riserva naturale Foce Volturno - Costa di Licola, istituita nel 1993. Il lago, il più meridionale dei laghi pontini, è il più grande lago costiero della Campania e ospita una ricca fauna di uccelli palustri; anche la fauna ittica è molto differenziata . Presso la frazione di Lago Patria si trovano anche i resti dell’antica città romana di Liternum. Abbandonate le vicinanze del lago, il percorso continua per il Lido di Licola, frazione del comune di Pozzuoli, località balneare caratterizzata da coste basse e sabbia fine, sul Litorale Domitio. La zona ha mostrato un notevole sviluppo turistico e le sue strutture ricettive offrono all’incirca 2500 posti letto. Sono presenti numerose attrazioni turistiche come ristoranti, piscine, parchi acquatici, discote-

Lago Patria.

che: un’offerta che rende Licola una meta

i suoi templi e godere di una bellissima

privilegiata per i flussi provenienti dalle province di Napoli e Caserta, sia durante il

vista dai terrazzamenti del monte cumano. Il nome della città è da sempre legato alla

periodo sia in quello primaverile.

leggenda della Sibilla, la mitica profetessa

Poco prima di raggiungere l’inizio del circuito che impegnerà i partecipanti per

di cui scrisse anche Virgilio nell’Eneide, e alla quale alcuni luoghi sono tradizional-

cinque ripetizioni, si passa da Cuma, uno

mente attribuiti. La città comprendeva la

dei luoghi più importanti dei Campi Flegrei: fu infatti il primo insediamento dell’area,

collina con l’acropoli, posta su un promontorio tufaceo, e la cosiddetta città bassa,

scelto per la posizione territoriale favo-

sita tra l’acropoli stessa e il Monte Grillo.

revole e ben difendibile. Il Monte di Cuma divenne, fin dalla colonizzazione greca, il

Alla fine del I secolo d.C. venne realizzata la via domitiana, che raggiungeva anche

fulcro del nuovo abitato, che da un lato af-

Puteoli ed entrava a Cuma da nord.

facciava sul mare e verso nord dominava il Lago di Licola. Nel parco archeologico di

Superata Cuma, si attraversa la frazione Arco Felice del comune di Pozzuoli per

Cuma si può visitare l’antica acropoli con

raggiungere l’ingresso del circuito.

71


08 KM 51

LAGO LUCRINO (INGR. CIRCUITO) > NAPOLI > CAMPANIA L’arrivo presso il Lago Lucrino è l’inizio del cir-

lago omonimo, un bacino naturale formatosi in

cuito che impegnerà i corridori per poco più di

epoca antica e utilizzato storicamente per l’al-

70 chilometri all’interno del promontorio prospiciente l’isola di Procida. Lucrino è oggi una

levamento di pesci e soprattutto di ostriche. Da qui si prosegue in direzione sud, costeggiando

frazione del comune di Pozzuoli nei pressi del

il golfo di Pozzuoli, per i cinque giri del circuito.

KM 115

BACOLI > NAPOLI > CAMPANIA All’ultimo giro del circuito ecco il traguardo volante di Bacoli, città di origine romana che

piano superiore e l’altra al piano inferiore, costruite in epoche diverse; la Piscina mirabilis,

conserva numerose tracce del suo passato.

costruita in età augustea, la più grande cister-

Tra le testimonianze di epoca romana vanno ricordate infatti le terme Stufe di Nerone,

na nota mai costruita dai Romani; il complesso archeologico di Baia, di cui rimane soltanto

verso Pozzuoli; le Cento Camerelle, un antico

quella che allora era la parte collinare della

impianto idrico dotato di due cisterne, una al

città, trovandosi la rimanente sotto il livello del mare a causa di fenomeni bradisismici. La storia di Bacoli non si ferma però all’epoca romana: tra i luoghi di interesse di epoche successive vanno citati il Castello Aragonese (oggi sede del Museo archeologico dei Campi Flegrei), eretto nel 1495 dagli aragonesi su un promontorio (51 metri s.l.m.) in un’area di notevole importanza strategica, e la Casina vanvitelliana, un suggestivo casino di caccia realizzato nel 1782 da Luigi Vanvitelli su un’isoletta del Lago Fusaro e adibito

Bacoli, Castello Aragonese.

alla residenza degli ospiti illustri, considerato tra le più raffinate produzioni settecentesche.

KM 118

MONTE DI PROCIDA > NAPOLI > CAMPANIA

72

Si sale poi fino ai 128 metri del promontorio

zione emigrati negli Stati Uniti sono tornati

di Monte di Procida per un GPM di 4a categoria. Una curiosità culinaria sulla città:

a Monte di Procida importando il concetto di fast food ma adattandolo ai gusti e alla

alcuni imprenditori del settore della ristora-

cucina tipica flegrea. È così che il pani-


08 no chiamato cheese-steak, sinonimo della cucina di strada di Philadelphia, a Monte di Procida è diventato “la cistecca”: un panino imbottito a base di carne arrostita e scamorza, con l’aggiunta di lattuga o verdure. Di fronte a Monte di Procida, oltre il canale omonimo, è adagiata l’isola di Procida, Capitale italiana della cultura 2022. Procida è la più piccola delle isole del Golfo di Napoli e anche quella meno battuta dal turismo di massa. L’isola presenta uno sviluppo costiero di circa 19 chilometri, quasi totalmente balneabile, e si trova all’interno dell’area marina protetta Regno di Nettuno. A Procida è ambientato il romanzo L’isola di Arturo (1957), di Elsa Morante, scrittrice alla quale è inoltre dedicato un premio letterario assegnato nell’isola dal 1986.

Veduta panoramica di Procida.

ARRIVO

NAPOLI > NAPOLI > CAMPANIA Una volta terminato il circuito, il percorso prosegue passando di nuovo per Torregaveta, frazione di Bacoli, e poi per Lago Lucrino e Pozzuoli in direzione Napoli, dove si trova il traguardo di tappa, in via Caracciolo, parte del lungomare che si estende da Mergellina fino a Santa Lucia, per i napoletani semplicemene “a’ caracciolo”, tradizionale meta obbligata della passeggiata domenicale, prima del grande pranzo con la famiglia. Napoli Torregaveta.

Napoli è sede d’arrivo di tappa per la 43a volta nella storia. Il Giro fa ritorno a Napoli per la prima volta dal 2013, quando anche allora la gara si svolse in circuito con partenza ed arrivo nella città partenopea. Nel 2013 si trattava della tappa d’apertura, vinta dal britannico Mark Cavendish, che nell’occasione indossò la sua ultima maglia rosa.

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08 NOTE

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08 CAMPANIA È una regione dell’Italia meridionale con oltre sei milioni di abitanti (più della metà si concentra nella provincia di Napoli). Si affaccia sul Mar Tirreno e confina con Lazio, Molise, Puglia e Basilicata. È un territorio con prevalenza di colline (50%), monti (35%) e pianura (15%) che è identificabile in quattro sub-regioni. La Terra di Lavoro, fertile e che si estende in pianura. Il Sannio, misto monti e colline lungo la dorsale appenninica con i monti del Matese. C’è poi l’Irpinia, nella parte centro orientale della regione, senza sbocchi sul mare, a carattere prevalentemente montuoso. Infine il Cilento, che è un grande promontorio, di natura montuosa, che delimita la parte sud della Campania, dividendo i golfi di Salerno e di Policastro. Il principale fiume della Campania è il Volturno, il più lungo dell’Italia meridionale. Il secondo fiume è il Sele. Le coste della Campania si affacciano tutte sul mar Tirreno. Le coste più note sono quelle della penisola sorrentina, attraversata dai monti Lattari e che appartiene per metà alla provincia di Napoli con la costiera di Sorrento e per l’altra metà a quella di Salerno con la costiera amalfitana. La costiera del Cilento è per intero in provincia di Salerno. In tema di territorio si citano il Vesuvio e le aree vulcaniche dei Campi Flegrei. Di grande interesse è la solfatara di Pozzuoli con potenti getti sulfurei, il lago d’Averno, una caldera vulcanica considerata dagli antichi l’entrata all’oltretomba e, come conseguenza della natura del territorio, le varie sorgenti d’acque termali con le notissime terme di Ischia, Agnano, Pozzuoli e Castellamare di Stabia. Di pari fama mondiale godono pure le isole di Ischia, Capri e Procida, conosciutissime per le loro bellezze naturali, da due altre isole minori ossia Vivara e Nisida. La regione vanta una lunga e articolata storia che ha prodotto un lascito culturale prezioso e ampio così come quello architettonico ancora visibile a Cuma, a Napoli (prima Parthenope e poi Neapolis) e Paestum, all’inizio del Cilento, antica città della Magna Grecia, con l’imponente tempio di Atene, sito di grande valore assieme a quelli ospitati nella valle dei templi di Agrigento, in Sicilia. Nell’area dell’odierna Campania, oltre alle popolazioni locali, sono avvenute importanti migrazioni provenienti dalla Grecia – da qui la denominazione di Magna Grecia. Il territorio campano conserva testimonianze di valore archeologico e architettonico e, a tal proposito, non può mancare il richiamo all’anfiteatro romano di Capua, secondo per dimensioni dopo il Colosseo, l’arte paleocristiana delle Catacombe e basiliche di Napoli. Spiccano poi l’anfiteatro Flavio di Pozzuoli, gli scavi archeologici di Cuma e la notissima Piscina Mirabilis di Bacoli che, al tempo dei romani, approvvigionava d’acqua le imbarcazioni del porto di Miseno. Nell’area vesuviana si propongono gli scavi di Pompei, la città distrutta, con la vicina Ercolano, dall’eruzione del Vesuvio del 79 d.C.. Di rilievo anche gli scavi di Oplonti. Sempre in periodo romano spicca l’arco di Traiano a Benevento, eretto in onore dell’imperatore Traiano e giunto praticamente intatto fino a noi. Poi le influenze esercitate da longobardi, angioini, aragonesi per giungere al periodo dei Borboni, quando Napoli, e il suo regno, si afferma come centro culturale, artistico ed economico d’Europa con diversi primati detenuti all’epoca in molteplici settori. È del 3 ottobre 1839 l’inaugurazione della Napoli-Portici, la prima linea ferroviaria costruita in Italia e già dotata di doppio binario. C’è quindi l’annessione al regno d’Italia nel 1861. La

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08 rivoluzione industriale dei tempi successivi penalizza poi Napoli, la Campania e l’intero meridione d’Italia che soffrono vari problemi che ne condizionano il potenziale e auspicabile pieno sviluppo. Riguardo al patrimonio architettonico della regione si ricordano il duomo di Casertavecchia, quelli di Amalfi, Benevento e Salerno, la Rocca dei Rettori e il complesso monumentale di Santa Sofia, entrambi a Benevento. Importante la Certosa di Padula, inserita fra i patrimoni dell’umanità UNESCO, con il più grande chiostro del mondo contornato da ottantaquattro colonne. Anche la Reggia di Caserta (voluta da Carlo III di Borbone, su progetto del grande architetto Luigi Vanvitelli) è patrimonio dell’umanità UNESCO. È, per definizione, l’ultima grande realizzazione del barocco italiano e conta 1.200 stanze e 1.790 finestre. È la più grande residenza reale del mondo con oltre due milioni di metri quadrati di superficie. I Borboni hanno voluto riproporre una versione campana della reggia di Versailles. È circondata da un immenso parco suddiviso in due settori caratterizzati da un giardino all’italiana con numerose fontane, cascate e giochi d’acqua, da un giardino all’inglese e con fitti boschi. Sempre prossimo a Caserta, nella frazione di San Leucio, esiste l’omonimo borgo, dove Fernando IV di Borbone creò la Regia Manifattura delle Sete, sito riconosciuto come patrimonio dell’Umanità UNESCO. Di valore storico e artistico è anche la zona del Miglio d’Oro (il nome deriva da un’antica unità di misura napoletana) che si estende lungo la costiera dei quartieri a sud di Napoli e comprende splendide ville in stile rococò e neoclassico e ricche di bei giardini con panorama sul golfo di Napoli e vista delle isole di Capri, Ischia e Procida. È campano (nato a Padula nel 1860) Giuseppe “Joe” Petrosino che, emigrato giovanissimo a New York, fu il mitico detective che combatté la criminalità organizzata e morì, assassinato, nel 1909 a Palermo, dove era impegnato in indagini su collegamenti malavitosi internazionali. Un personaggio che ha ispirato molti film e romanzi.

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NOTE

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08 MOLISE Il Molise è la più giovane regione italiana, dato che fino al 1963 formava insieme all’Abruzzo la regione Abruzzo e Molise. È regione a statuto ordinario dell’Italia meridionale con capoluogo Campobasso, confina a nord con l’Abruzzo, a ovest con il Lazio, a sud-ovest con la Campania, a sud-est con la Puglia e, a est, è bagnata dal Mar Adriatico. È la regione più piccola d’Italia dopo la Valle d’Aosta, con un territorio quasi equamente diviso a metà fra montagna e collina. Per convenzione il Passo di Rionero, conosciuto anche come Bocca di Forlì (891 m), tra il Comune molisano di Rionero Sannitico (Isernia) e quello abruzzese di Castel di Sangro (L’Aquila), è considerato il limite geografico fra Italia Centrale e Meridionale. Il Molise si affaccia per trentacinque chilometri sul Mar Adriatico con litorale prevalentemente sabbioso e lunghe ed estese spiagge, tranne il promontorio di Termoli dove si trova, adeguatamente riparato, il porto che è base per passaggi in Croazia e alle isole Tremiti. Gli altri due comuni rivieraschi sono Campomarino e Petacciato. Per storia l’area molisana s’identifica con l’antico territorio dei Sanniti, quindi romano e in quest’ambito, è da ricordare il teatro romano di Sepino, con altre varie vicende storiche attraverso i secoli che hanno caratterizzato il territorio e le sue genti. Due sono le province, quella del capoluogo Campobasso e quella di Isernia, per una popolazione complessiva di circa 315.000 abitanti. L’economia si sviluppa con attività industriali dii rilievo nella zona di Termoli, Campobasso, Bojano e Venafro, il turismo balneare ed estivo con i centri già citati e il turismo invernale nelle zone di Campitello Matese e Capracotta, assai frequentate. Monumenti, luoghi d’interesse architettonico, culturale e di tradizioni sono variamente presenti nella regione. Oltre ai due capoluoghi di provincia, e a Termoli e Venafro, il Molise può presentare anche Larino, Agnone con Marinelli, il suo ultra-millenario stabilimento di fabbricazione di campane, Montenero di Bisaccia e altri ancora. Celestino V, 192° Papa della chiesa cattolica, ha regnato per soli quattro mesi e poi ha abdicato. Era nato in Molise, in data imprecisata collocabile fra il 1209 e il 1215, Pietro Angelerio o Angeleri era il suo nome, poi trasformato e riconosciuto come Pietro da Morrone, venerato come Pietro Celestino dalla chiesa, con Isernia e Sant’Angelo Limosano che ne rivendicano le origini e morì, eremita, a Fiumone nel 1926. Diverse sono le riserve naturali e le produzioni agricole, con l’olio d’oliva in prima fila, formaggi e latticini, salumi di tradizione, vini e pastifici. Assai sviluppata è pure l’attività di pesca ed è tipico il “brodetto”, così come in molte parti lungo l’Adriatico. È di Campobasso (1935) il noto cantante Fred Bongusto mentre il popolare giornalista e conduttore Aldo Biscardi è nato a Larino nel 1930. In tema di narrativa è da ricordare Francesco Jovine (1902-Roma 1950) che con il romanzo “Le terre del Sacramento” ha interpretato vicende e tradizioni della sua terra. È nato a Termoli (1923-Roma 1997) Benito Jacovitti, uno fra i maggiori “fumettisti” italiani e creatore, fra molti altri, del personaggio di “Cocco Bill” che ha accompagnato varie generazioni di giovani.

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09 Isernia > Blockhaus 191 km

15 may 2022 SU N DAY


09 01 02 ISERNIA - BLOCKHAUS

Tappone appenninico di alta montagna. Percorso all’insù fin dai primi chilometri. Dopo Guardiagrele si percorre l’unico tratto abbastanza tranquillo; inizia quindi la doppia scalata al Blockhaus. Da Pretoro si raggiunge Passo Lanciano per scendere a Lettomanoppello e salire all’arrivo da Roccamorice come nel 2017, con il finale con pendenze in doppia cifra lungo la serie finale di tornanti.


09 02 10 PARTENZA

ISERNIA > ISERNIA > MOLISE Nona tappa all’insegna della montagna qusta che parte da Isernia, capoluogo dell’o-

pagano italico del III secolo a.C., l’eremo dei Santi Cosma e Damiano, costruito anch’es-

monima provincia.

so presso il sito di un antico tempio pagano

Isernia vanta origini antichissime risalenti alla Preistoria. La città infatti annovera uno tra

su una collina poco distante dall’abitato, e la Fontana Fraterna, una delle fonta-

i siti preistorici più importanti d’Europa, “La

ne monumentali più belle d’Italia, nella cui

Pineta”. Lo scavo ha permesso il recupero di fondamentali testimonianze relative a gruppi

costruzione sono stati riutilizzati elementi decorativi di epoche diverse.

di Homo heidelbergensis vissuti a partire da

La cucina di Isernia è legata alla tradizione

600.000 anni fa. Poi, nella prima metà del III secolo a.C. Roma decise di fondare una città

contadina della zona, soprattutto per la preparazione di pasta fatta in casa. Un secondo

dal nome Aesernia per dare inizio a un lento

tipico della città sono i “turcinelli” , interiora di

processo di romanizzazione del Sannio Pentro a quei tempi abitato dal popolo sannita.

agnello avvolte in budella e arrostite. Ci sono poi “ru macche” (polenta con fagioli), i “frat-

Tra i monumenti di rilievo vanno segnalati la

taruoli” (tocchetti di polenta con salsiccia)

cattedrale di San Pietro, sorta su un tempio

e “ru sciarone” (mezzelune di pasta ripiene di uova e formaggi). Da Isernia si prosegue subito in salita per il primo GPM della tappa.

Isernia cattedrale di San Pietro apostolo.

Isernia è sede di partenza per la quarta volta nella storia dopo il 1977, 1984 e 1989. In quest’ultimo caso, nella tappa Isernia-Roma, vinse Urs Freuler e Silvano Contini indossò per l’ultima volta la maglia rosa. Isernia Fontana Fraterna.

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09 KM 4

VALICO DEL MACERONE > ISERNIA > MOLISE Si sale quindi fino ai 684 metri del Valico del Macerone, GPM di 3a categoria, un importante punto di passaggio fin dall’antichità. Durante la campagna piemontese in Italia centrale del 1860 vi si combatté l’omo-

che qui, durante una tappa del Giro d’Italia 1921, Costante Girardengo, affrontando le pendenze del valico, sia smontato dalla bicicletta e abbia tracciato una croce a lato della strada dicendo, stremato: “Girar-

nima battaglia. Il valico è estremamente popolare tra gli appassionati di ciclismo e di motoescursionismo per la ripidezza e

dengo si ferma qui!”. Si continua per un breve tratto in discesa ver-

la tortuosità della salita. Leggenda vuole

in direzione del secondo GPM della tappa.

so Ponte Vandra, per poi ricominciare a salire

KM 18

RIONERO SANNITICO > ISERNIA > MOLISE Un’intensa salita porta a Rionero Sannitico, GPM di 2a categoria, con i suoi 1032 metri. Il piccolo comune nacque come centro feudale nel tardo Medioevo e porta i segni della propria storia nel castello (oggi in rovina) e nell’attigua chiesa di San Bartolomeo, costruita nel 1717. Chiesa di San Bartolomeo Apostolo, Rionero Sannitico.

KM 29

CASTEL DI SANGRO > L’AQUILA > ABRUZZO Il percorso scende leggermente per entrare in Abruzzo, nella provincia dell’Aquila, passando per Ponte Zittola e giungendo ai 797 metri s.l.m. di Castel di Sangro. Il capoluogo comunale sorge alla confluenza dei fiumi Sangro e Zittola e fu centro viario importante come “Porta d’Abruzzo”. Sul Colle San Giovanni che sovrasta l’abitato svettano le mura ciclopiche-sannitiche, inglobate dalle fortificazioni romane e dai ruderi del Castello dei Di Sangro.

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Veduta di Castel di Sangro.


09 KM 38

ROCCARASO > L’AQUILA > ABRUZZO A Roccaraso si tocca il punto più alto della tappa se si esclude l’arrivo: si giunge qui, infatti, a 1254 metri s.l.m., GPM di 2a categoria. Roccaraso è una delle maggiori stazioni turistiche montane dell’intero Appennino: fa parte del Consorzio SkiPass Alto Sangro, il comprensorio più grande dell’appennino con 4 cabinovie e oltre 30 tra seggiovie, sciovie e tapis roulant per quasi 110 chilometri di piste da discesa e 60 chilometri di piste da fondo. Da Roccaraso si scende in provincia di Chieti e si passa prima per Palena, sede dell’unione dei comuni montani Majella orientale-Verde Aventino, e poi per Lama dei Peligni, noto come il paese dei camosci, nell’area del Parco nazionale della Majella.

Veduta invernele di Roccaraso.

KM 95

GUARDIAGRELE > CHIETI > ABRUZZO Il passaggio per Fara San Martino, sede dal 1886 dell’azienda De Cecco, famosa nel mondo per la produzione di pasta, anticipa alcuni chilometri più leggeri sempre in direzione nord. Si giunge quindi a Guardiagrele, nell’entroterra chietino, su un lungo promontorio adagiato sulle pendici orientali della Majella e delimitato su tre lati da crinali ripidi, facente parte della comunità montana della Majelletta.

Ingresso centro storico Guardiagrele.

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09 KM 103

FILETTO > CHIETI > ABRUZZO Da Guardiagrele, una manciata di chilometri ci separano dal traguardo volante nel piccolo comune adiacente di Filetto. Immerso nella natura, il nucleo cittadino è circondato da un belvedere da cui si possono ammirare il massiccio della Majella e uno scorcio di mare. All’ingresso del paese è presente il santuario della Madonna della Libera, la cui fondazione risalirebbe al XIV secolo. In leggera discesa si procede verso Ari, che agli inizi del Novecento fu sede della cosiddetta “pensione inglese” dei baroni Nolli, sorta di cenacolo letterario presso cui furono ospitati artisti del calibro di D’Annunzio e Pirandello.

Massiccio della Majella.

KM 147

PASSO LANCIANO > CHIETI > ABRUZZO Il paese di origine longobarda Fara Filiorum Petri accoglie il percorso già in risalita e in

e alte 10 metri, realizzate dalle diverse contrade e date alle fiamme all’imbrunire.

un tratto che tende verso sud. Fara Filiorum

Si passa da La Forca e poi dal paese di Pre-

Petri è noto per la caratteristica Festa delle farchie, che si svolge ogni 16 gennaio in onore

toro per raggiungere il GPM di 1a categoria di Passo Lanciano, con i suoi 1310 metri, tra

di sant’Antonio abate. Le farchie sono enormi

le province di Chieti e Pescara, sul versante

fasci di canne, dal diametro di circa un metro

settentrionale del massiccio della Majella.

KM 177

ROCCAMORICE > PESCARA > ABRUZZO Si penetra quindi nella provincia di Pescara e si scende fino ai 349 metri s.l.m. di Lettomanoppello, paese noto per la lavorazione della pietra. Presso Scafa comincia l’ultima, intensa salita che attraversa San Valentino in Abruzzo Citeriore, comune che vanEremo di Santo Spirito, Roccamorice.

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09 ta il curioso primato del nome più lungo tra i comuni italiani, ubicato in un punto particolarmente panoramico da cui si può osservare tutta la valle del fiume Pescara. Si arriva così al traguardo volante di Roccamorice, con il centro storico caratterizzato da case medievali e settecentesche realizzate in pietra, circondato da eremi, grotte e resti di capanne neolitiche e torri medievali, prima di continuare la salita negli ultimi tornanti verso l’arrivo, con picco di pendenza al 14%.

Eremo di San Bartolomeo in Legio, Roccamorice.

ARRIVO

BLOCKHAUS > CHIETI > ABRUZZO La salita termina con l’agognato arrivo alla cima Blockhaus, nel territorio del comune

Sebbene molte delle abitazioni siano state trasformate in epoca successiva, diver-

di Pretoro, il cui centro mantiene intatto

se conservano ai piani bassi, laddove si

l’impianto urbanistico di origine medievale.

ancorano alla roccia, dei bassifondi interamente scavati nella pietra del versante, con i pavimenti non del tutto livellati perché ottenuti sagomando direttamente il banco roccioso. La cima prende il nome di “block-haus” (“casa di sassi” in tedesco) nel XIX secolo, durante la lotta al brigantaggio: fu così battezzata da un comandante militare di origine austriaca di stanza presso un fortino in pietra costruito sulla cima nel 1863 circa e rimasto in funzione fino al 1867.

Cima Blockhaus.

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09 ABRUZZO L’Abruzzo è una regione compresa fra l’Adriatico e la catena montuosa degli Appennini, con capoluogo L’Aquila, che åcondiviåde con Pescara gli organi istituzionali regionali. È suddivisa in quattro province: L’Aquila, Chieti, Pescara e Teramo. A nord confina con le Marche, a est con il mare Adriatico, ad ovest con il Lazio e a sud con il Molise. La regione a prevalenza montuosa e collinare, con un’esigua pianura della fascia costiera, lungo il litorale. Presenta le vette più alte dell’Appennino con la punta di Corno Grande (2912 metri) nel Massiccio del Gran Sasso, la Majella, con i 2793 m del Monte Amaro, i Monti della Laga, al confine con Lazio e Marche, e quelli del Parco Nazionale d’Abruzzo, al confine con Lazio e Molise. Le coste si sviluppano per circa 130 chilometri e alternano le spiagge sabbiose, che dalle Marche si estendono fino a sud di Pescara, ad alte costiere con spiagge e cale circondate da macchia mediterranea fino al confine con il Molise. Il turismo montano e lo sci offrono un ampio arco di scelta in differenti località. L’economia della regione, originariamente basata sulla pesca, l’agricoltura e la pastorizia, si è ora diversificata pur mantenendo le qualità originali dei prodotti della natura. Tipico della zona dell’Aquila è il pregiato zafferano. Altri prodotti alimentari sono la pasta alla chitarra e le sagne, i prodotti caseari, oleari e i salumi con le carni ovine in particolare evidenza. Altra specialità abruzzese sono gli arrosticini. Notevoli anche i vini e i liquori. Fra le specialità i confetti di Sulmona, i dolci come il parrozzo e il bocconotto. Nel passato la regione ha vissuto un intenso flusso migratorio in Europa e oltreoceano, ma i legami con la terra d’origine sono sempre stati frequenti e intensi. Il terremoto disastroso del 2009, che ha colpito soprattutto L’Aquila e i suoi gioielli monumentali ha inferto gravi ferite al notevole patrimonio artistico del capoluogo e di altre zone, ma gli abruzzesi, con l’abituale tenacia, affrontano l’onerosa ricostruzione. Illustri abruzzesi sono Ignazio Silone (1900-1978), pseudonimo di Silvano Tranquilli, intellettuale e scrittore che ha descritto le dure condizioni di vita della Marsica nel suo romanzo Fontamara, Benedetto Croce (1866-1952) filosofo, storico, politico e letterato di grande livello, l’ing. Corradino D’Ascanio, progettista dello scooter Vespa e di moderni elicotteri (1891-1981) e il pittore Francesco Paolo Michetti (1851-1929). Nel ciclismo, fra i tanti protagonisti, si propongono i nomi di Franco Franchi, del “camoscio d’Abruzzo” Vito Taccone, di Vincenzo Meco, di Palmiro Masciarelli, di Stefano Giuliani, del pistard Gianluca Capitano e di Danilo Di Luca, vincitore del Girod’Italia del 2007 e di altre classiche del ciclismo.

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NOTE

88


10 Pescara > Jesi 196 km

17 may 2022 TU ESDAY


10 01 02 PESCARA - JESI

Tappa mista con la prima parte pianeggiante e costiera e la seconda ondulata lungo i Muri della zona di Jesi. Dopo Civitanova Marche, infatti, non ci sono evidenti tratti di riposo. Si scalano Civitanova Alta, Sant’Ignazio di Montelupone, Recanati, Filottrano, Santa Maria Nova e Monsano. Tutte salite impegnative, che porteranno a Jesi un gruppetto selezionato per lo sprint finale.


02 10 PARTENZA

PESCARA > PESCARA > ABRUZZO Inizio costiero per questa decima tappa in partenza da Pescara, capoluogo di pro-

Museo Casa natale Gabriele D’Annunzio, monumento nazionale dal 1927) e lo scrit-

vincia e comune più popoloso della regio-

tore e autore per il cinema Ennio Flaiano,

ne Abruzzo. Pescara sfoggia un aspetto per gran par-

sceneggiatore, tra gli altri, dei film I vitelloni, La dolce vita e 8 1/2, nati dalla collabo-

te moderno, anche a causa dei pesanti

razione con il regista Federico Fellini.

bombardamenti subiti durante la Seconda guerra mondiale. Tanti gli edifici novecen-

La cucina di Pescara si rifà alla tradizione abruzzese (carne ovina, arrosticini, mac-

teschi, come la cattedrale di San Cetteo,

cheroni alla chitarra) e alla cucina ma-

la chiesa di Sant’Andrea Apostolo, il Palazzo del Governo e il Palazzo di Città.

rinara dell’Adriatico (coda di rospo alla cacciatora, brodetto di pesce, fritto di pa-

Del passato di Pescara rimangono invece

ranza). Tipico primo piatto dell’area del

alcuni luoghi di culto, tra cui la basilica della Madonna dei sette dolori, il santua-

Pescarese sono gli anellini alla pecorara, una pasta servita con salsa di pomodoro

rio della Madonna del Fuoco e la chiesa

e vegetali vari con aggiunta di ricotta di

di San Silvestro papa. Tra le personalità di spicco di origini pe-

pecora. Per quanto riguarda i vini, la denominazione Colline Pescaresi IGT, creata nel

scaresi non si possono non citare il po-

1995, rappresenta una delle più importanti

eta Gabriele D’Annunzio (la città ospita il

aree vitivinicole della regione Abruzzo.

Veduta di Pescara.

Pescara è sede di partenza per la 18 a volta. L’ultima partenza da qui avvenne nel 1999, 8 a tappa, Pescara Gran Sasso d’Italia: vinse Marco Pantani davanti a José Jimenez e Alex Zulle.

91


10 KM 6

SILVI MARINA > TERAMO > ABRUZZO Usciti dalla città in direzione nord si passa subito nella provincia di Teramo per rag-

go del comune sparso di Silvi, frequentata meta di turismo balneare.

giungere Silvi Marina, frazione capoluo-

KM 21

ROSETO DEGLI ABRUZZI > TERAMO > ABRUZZO Da qui segue un passaggio per Roseto degli Abruzzi, sul cui territorio insiste

sacchio, uno degli ultimi tratti del litorale abruzzese che conserva caratteri di inte-

una parte della Riserva naturale del Bor-

grità ambientale e paesaggistica.

KM 29

GIULIANOVA > TERAMO > ABRUZZO Circa al trentesimo chilometro della tappa si entra in Giulianova, fondata alla fine del

centro storico. Della fortificazione quattrocentesca della città restano oggi solo

Quattrocento dal duca di Atri Giulio Anto-

alcuni torrioni.

nio I Acquaviva d’Aragona (da cui il nome), che ne fece un esempio di città ideale

Giulianova ospita ogni anno, in primavera, il Festival internazionale delle bande musica-

rinascimentale. Oggi Giulianova è meta

li, il più prestigioso del suo genere in Italia.

turistica di pregio, grazie alla spiaggia Bandiera Blu, al porto turistico e alla pista ciclabile che attraversa tutto il lungomare, parte della Ciclovia Adriatica. Tra i luoghi d’interesse è imperdibile il duomo di San Flaviano, dalla pianta ottagonale, risalente alla fine del Quattrocento. Il Palazzo Ducale, residenza estiva degli Acquaviva, affaccia sulla piazza principale del

Panorama di Giulianova.

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10 KM 38

TORTORETO > TERAMO > ABRUZZO Lasciando Giulianova si prosegue, sempre in pianura, verso Tortoreto Lido, uno dei

di sabbia fine molto ampie, frazione del comune di Tortoreto, da cui solo nel 1956

lidi abruzzesi maggiormente frequentati grazie agli oltre tre chilometri di spiagge

si è distaccata Alba Adriatica, prossimo passaggio del percorso.

KM 41

ALBA ADRIATICA > TERAMO > ABRUZZO Alba Adriatica è conosciuta con il nome

del litorale sabbioso dalle splendite tona-

“Spiaggia d’Argento” per la particolarità

lità argentee.

KM 48

MARTINSICURO > TERAMO > ABRUZZO Comune più settentrionale d’Abruzzo, e chiamato perciò “Prima spiagga d’Abruzzo”, Martinsicuro si trova presso la foce del fiume Tronto. Sul suo territorio si trova una imponente torre costiera eretta nel Cinquecento, la torre di Martinsicuro (o torre di Carlo V), che oggi ospita il museo archeologico Antiquarium di Castrum Truentinum, che raccoglie i reperti archeologici rinvenuti nell’area Colle Marzio durante una pluriennale attività di scavi.

KM 56

Torre Carlo V, Martinsicuro.

SAN BENEDETTO DEL TRONTO > ASCOLI PICENO > MARCHE Da qui si passa in territorio marchigiano

questa tappa permette di incrociare. Qui

per raggiungere, al di là del fiume Tronto,

infatti si trova un’accoglienza turistica di pri-

la Riviera delle Palme e San Benedetto del Tronto, altra meta turistica di pregio che

mo livello, unita al mare insignito della Bandiera Blu e a un caratteristico lungomare.

93


10 Il porto peschereccio è tra i più importanti

una caratteristica scultura dedicata al

d’Italia per flottiglia e quantità del pescato,

gabbiano Jonathan Livingston, protago-

e ospita anche un’ampia darsena turistica. L’emblema della città è la Torre dei Gua-

nista dell’omonimo fortunato romanzo di Richard Bach.

tieri, più popolarmente nota come Tor-

Il piatto tipico di San Benedetto del Tron-

rione, eretta tra il XII e il XIII secolo. Lungo la passeggiata del Molo Sud è presente

to è il brodetto alla sambenedettese, una zuppa di pesce con peperoni e aceto.

KM 65

CUPRA MARITTIMA > ASCOLI PICENO > MARCHE Si rimane ancora in provincia di Asco-

fortificazione del XIII secolo oggi sede di

li Piceno e sulla Riviera delle Palme per un passaggio presso il piccolo comune

manifestazioni culturali, e Villa Bonaparte, costruita su ordine del fratello di Napo-

di Cupra Marittima, le cui spiagge hanno

leone, Girolamo Bonaparte, che qui visse

ottenuto la Bandiera Blu numerose volte (l’ultima nel 2021).

dal 1829 al 1832; e infine Porto Sant’Elpidio, secondo comune più popoloso della pro-

Da qui si attraversa la provincia di Fermo

vincia, nonché quello più giovane (autono-

nei comuni di Pedaso, alla foce del fiume Aso, sede della celebre Sagra delle cozze

mo dal 1952), con l’unico tratto di spiaggia sassoso in un litorale per la maggior parte

e degli spaghetti alla marinara; poi Porto

sabbioso.

San Giorgio, che ospita Rocca Tiepolo, una

KM 99

CIVITANOVA MARCHE > MACERATA > MARCHE Lasciata la provincia di Fermo si giunge al primo traguardo volante di tappa presso Civitanova Marche, nella provincia di Macerata. La città è divisa in Civitanova Alta, su una collina che sovrasta la Valle del Chienti, e Civitanova Bassa, con il porto e la costa sull’Adriatico. Il percorso sale poi leggermente per arrivare proprio a Civitanova Alta. Qui si trova il Palazzo Ducale, costruito nel XVI secolo sui resti di un precedente edificio risalente al XIII secolo; all’interno conserva affreschi del pittore cinquecentesco Pellegrino Tibaldi. Di qui il percorso svolta nell’entroterrra e inizia a salire verso il primo GPM della tappa.

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Litorale di Civitanova Marche.


10 KM 110

CROCETTE DI MONTECOSARO > MACERATA > MARCHE GPM di 4a categoria con i suoi 226 metri s.l.m.,

di castello medievale. A valle, in frazione Mon-

Crocette di Montecosaro si trova all’interno

tecosaro Scalo, si trova la pregevole basilica

del comune di Montecosaro, il cui centro storico, situato in collina, conserva l’aspetto tipico

della Santissima Annunziata, uno dei capolavori dell’architettura romanica delle Marche.

KM 116

MONTELUPONE > MACERATA > MARCHE Si passa poi dal poco distante Montelupone,

porte d´ingresso e l’antica pavimentazione in

leggermente più in basso, un borgo collinare che conserva le mura castellane con quattro

pietra. Nel centro storico sorge il trecentesco Palazzetto del Podestà, con la torre civica.

KM 126

RECANATI > MACERATA > MARCHE Dopo un breve passaggio nella frazione Romitelli, ecco un altro GPM, sempre di 4a

costellano la città, come la piazzetta del “Sabato del villaggio”, su cui si affacciano

categoria (284 metri s.l.m.), nella città di Re-

la “Casa di Silvia” e il Palazzo Leopardi, con

canati, famosa per aver dato i natali al poeta Giacomo Leopardi. I luoghi leopardiani

la vasta biblioteca (oltre 20.000 volumi), o la sommità del Monte Tabor, il “Colle dell’infinito”, con il Centro mondiale della poesia e della cultura e il Centro nazionale studi leopardiani. I vini tipici della zona, Rosso Piceno DOC e Colli Maceratesi DOC, accompagnano una cucina principalmente di carne. Piatto tipico sono i piccicasanti della tradizione contadina, dall’aspetto simile alla polenta ma preparati con farina di grano. Si rimane poi pressoché alla stessa altitudine nel raggiungere Montefano, sorta sulle rovine di Veragra, città picena e stazione militare romana, e poi la frazione di Osteria Nuova, ultimo tratto in provincia di

Recanati, piazza Leopardi.

Macerata.

95


10 KM 153

FILOTTRANO > ANCONA > MARCHE Si entra in provincia di Ancona per il secondo

altimetrica, passando per la frazione di Ponte

traguardo volante presso Filottrano, paese in collina, ancora cinto dalle mura del castello del XIV secolo. Segue poi una leggera “sella”

Musone, per risalire verso il borgo poco distante di Santa Maria Nuova.

KM 187

MONSANO > ANCONA > MARCHE Un veloce passaggio presso Mazzangrugno,

tico conserva ancora il perimetro delle mura

frazione di Jesi, e poi per la zona industriale Sant’Ubaldo, porta ai 205 metri s.l.m. di Mon-

quattrocentesche. Poco distante si trova il santuario di Santa Maria fuori Monsano,

sano, GPM di 4a categoria. Situato nella valle

grazioso luogo di culto eretto nel XV secolo e

del fiume Esino, su un basso poggio, Monsano divenne castello nel XIV secolo, e il borgo an-

decorato in stile barocco.

ARRIVO

JESI > ANCONA > MARCHE Si giunge infine a Jesi, arrivo di tappa, lun-

salvia, aglio e rosmarino. Per accompagna-

go il medio corso del fiume Esino.

re il tutto, un buon bicchiere di Verdicchio

Jesi conserva le tracce di una storia millenaria nella pianta romana del centro sto-

dei Castelli di Jesi, vino bianco che ha portato il nome del territorio in tutto il mondo.

rico, nelle mura di epoca medievale, negli splendidi edifici sparsi per le sue vie. La Rete Museale Urbana MJ (Musei Jesi) raccoglie e testimonia la storia della città attraverso un percorso per scoprire i tesori della città, come la collezione di opere del pittore rinascimentale Lorenzo Lotto e la splendida Galleria degli Stucchi nei Musei Civici di Palazzo Pianetti o il Museo Federico II, situato nella piazza in cui è nato l’imperatore svevo. Sulla tavola jesina non possono mancare i vincisgrassi, una pasta farcita cotta al forno simile alle lasagne, e la porchetta, oltre all’oca arrostita, piatto tipico della mietitura, e il coniglio in potacchio, preparato con

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Le Mura di Jesi.


10 MARCHE Le Marche sono una regione dell’Italia centrale che confina con l’Emilia-Romagna e con la Repubblica di San Marino a nord, la Toscana, l’Umbria e il Lazio a ovest e a sud con l’Abruzzo; a est si trova il Mare Adriatico. Il confine a nord è segnato dal fiume Foglia, a sud è il Tronto a segnare il limitare della regione. Oltre al capoluogo Ancona le altre province sono quelle di Pesaro-Urbino, Macerata, Fermo e Ascoli Piceno. Il territorio è in prevalenza collinare (69%) mentre il restante 31% è montuoso con la catena degli Appennini. La limitatissima pianura, statisticamente non rilevabile, è costituita dalla stretta fascia a ridosso del mare. I monti più alti sono il Monte Vettore (2478 m) nella Catena dei Sibillini, il Monte Nerone (1526 m) e il Monte Catria (1702 m), questi due ultimi conosciuti anche in tappe del Giro d’Italia. Caratteristico il Promontorio del Conero nei pressi di Ancona. Celebri sono le Grotte di Frasassi, la Gola del Furlo e altri luoghi di specifico valore naturale sparsi nel territorio. Segno distintivo del territorio sono le dolci colline e il caratteristico colore mattone delle costruzioni in centri ricchi di storia che mantengono inalterate struttura e fascino. Nel XIV secolo le fu attribuito il nome Marca e definiti i confini non molto dissimili dagli attuali. Ancona, con il suo porto e i suoi rapporti con l’Oriente, visse periodi di notevole prosperità. Urbino, Patrimonio dell’umanità dell’UNESCO, nel Rinascimento rappresentò un polo artistico, culturale e architettonico di primo rilievo internazionale. È la patria di Raffaello Sanzio e del Bramante. Passò poi allo Stato della Chiesa fino all’anno 1860 quando fu annessa all’Italia dopo la battaglia di Castelfidardo, nei pressi di Ancona, e qui assunse l’attuale denominazione di Marche. Il tessuto dell’economia marchigiana è costituito da una fiorente piccola-media industria con punte d’eccellenza e rilevanza internazionale in vari settori. Di pari passo sono l’attività agricola e vitivinicola, quella della pesca e, soprattutto, il turismo balneare, delle città d’arte e degli sport invernali. Le specialità culinarie sono gustose e particolari per ogni parte del territorio, così come l’ampia produzione di vini DOC. Con Urbino si distinguono le città di Ancona, Ascoli Piceno con il centro storico dove domina il travertino, Camerino con l’università, Fabriano e la sua famosa carta. Altri luoghi di interesse sono Fermo, Jesi, patria del musicista Giovan Battista Pergolesi e fucina di medaglie con la sua tradizione nella scherma, la nobile Macerata, Recanati, con i luoghi del poeta Giacomo Leopardi (1798-1837) e del grande tenore Beniamino Gigli (1890- 1957), Loreto e la maestosa basilica mariana, Castelfidardo con la tradizione degli strumenti musicali, la fisarmonica in particolare, e San Benedetto del Tronto con il suo mare e, in campo ciclistico, tradizionale sede della conclusione della Tirreno-Adriatico.

97


NOTE

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11

Santarcangelo di Romagna > Reggio Emilia (Parmigiano Reggiano Food Stage)

2 03 km

18 may 2022 WED N ESDAY


11 01 02 Santarcangelo di Romagna - Reggio Emilia (Parmiggiano Reggiano Food Stage)

Tappa pianeggiante che, con la terza, è la più lunga del Giro. Dalla partenza fino a Bologna si percorre la via Emilia attraverso la pianura. Dopo Bologna la tappa tocca alcune delle località del cratere del terremoto del 2012: San Giovanni in Persiceto, Crevalcore, Camposanto, Carpi e Correggio. Il percorso raggiunge Reggio Emilia per la volata che si preannuncia a ranghi compatti.


02 10 11 PARTENZA

SANTARCANGELO DI ROMAGNA > RIMINI > EMILIA-ROMAGNA Inizia dalla bella Santarcangelo di Romagna questa tappa lunga e tutta emiliano-romagnola. La città nasce intorno a un castello medievale, la Rocca Malatestiana, e sfoggia diversi altri monumenti di rilievo, come l’Arco Ganganelli, eretto in onore di papa Clemente XIV, che qui ebbe i natali, e la settecentesca chiesa collegiata della Beata Vergine del Rosario. Il colle Giove, attorno a cui si sviluppa la città, è attraversato da un fitto reticolo di grotte tufacee, oggi in parte aperte ai visitatori. Il colle Giove darebbe il nome al Sangiovese, vino tipico del luogo. Altro prodotto tipico locale è la cipolla “da acqua”, ottima consumata cruda con radicchio, olio d’oliva, sale grosso e aceto di vino Sangiovese all’interno di una piadina calda con la salsiccia cotta sulla brace.

Santarcangelo di Romagna, arco Ganganelli.

A Santarcangelo sono nati Tonino Guerra,

nella provincia di Forlì-Cesena per passare

poeta e sceneggiatore per grandi registi (Fellini, Monicelli, Petri, Antonioni), e il comico

a Savignano sul Rubicone, a metà strada tra la costa e le colline dell’entroterra roma-

e conduttore televisivo Daniele Luttazzi.

gnolo. Simbolo della città è il ponte romano

Una manciata di chilometri e ci si ritrova

sul fiume Rubicone, famoso per lo storico passaggio di Giulio Cesare nella sua discesa verso Roma, quando pronunciò la celebre frase “Alea iacta est!” (“Il dado è tratto!”).

Santarcangelo di Romagna è sede di partenza per la seconda volta dopo la cronoscalata Santarcangelo di Romagna-San Marino del 1997 vinta da Pavel Tonkov davanti a Evgueni Berzin e Roberto Petito. Fu la 1500 a tappa nella storia del Giro. Panorama di Santarcangelo di Romagna.

101


11 KM 16

CESENA > FORLÌ-CESENA > EMILIA-ROMAGNA Si prosegue sempre in linea retta fino ad arrivare a Cesena, città dalla storia ric-

no, che offre al visitatore uno splendido panorama.

chissima, diventata signoria alla fine Trecento con i Malatesta, capitale del breve

Piatto da non perdere a Cesena sono i passatelli, sorta di grossi vermicelli formati da un impasto di parmigiano, pangrattato,

ducato di Cesare Borgia e città natale di ben due papi. Cesena ospita la prima biblioteca civica italiana, fondata nel 1452: la Biblioteca

uovo, scorza di limone e noce moscata e cucinati nel brodo di carne.

Malatestiana. I Malatesta hanno segnato la città in maniera indelebile, lascian-

popoli, ai piedi delle ultime alture collinari appenniniche, nota oggi soprattutto per

do, oltre alla biblioteca, anche la Rocca

aver dato i natali al famoso letterato e

Malatestiana che domina l’abitato. Poco distante, si erge la millenaria abbazia di Santa Maria del Monte, sul colle Spazia-

gastronomo Pellegrino Artusi, e infine si giunge al termine della provincia incontrandone il capoluogo, Forlì.

Lasciata Cesena si prosegue per Forlim-

La città conserva importanti tracce del passato romano e rinascimentale, a partire da i due assi viari principali di origine romana che convergono su piazza Saffi. Qui affacciano la basilica romanica di San Mercuriale, con il suo imponente campanile (75 metri!), il Palazzo Comunale trecentesco, i rinascimentali Palazzo del Podestà e Palazzo Albertini e il Palazzo delle Poste, esempio di architettura del Ventennio fascista. Nel cuore del centro storico ha sede il Complesso museale di

Fontana Masini, Cesena.

San Domenico, al cui interno trova collocazione la sezione antica della Pinacoteca civica.

KM 52

FAENZA > RAVENNA > EMILIA-ROMAGNA

102

Si entra quindi in provincia di Ravenna per

Per secoli la città è stata impreziosita

raggiungere Faenza, famosa per la pro-

da monumenti, come dimostrano le sue

duzione di ceramica artistica, tanto da essere sede del Museo internazionale delle

splendide piazze: l’imponente Piazza del Popolo è delimitata da due ali porticate

ceramiche.

su cui si affacciano il Palazzo del Pode-


11 stà e il Palazzo Municipale, mentre Piazza della Libertà ospita il Duomo e la Fontana monumentale. A Faenza sono nati lo storico leader socialista Pietro Nenni e la cantante Laura Pausini (vincitrice di un Grammy e un Golden Globe). Un veloce passaggio attraverso Castel Bolognese, paese natale dello scultore Angelo Biancini e sede di un museo all’aperto a lui dedicato, ci porta all’ingresso nella provincia bolognese.

Fontana monumentale, Faenza.

KM 76

TOSCANELLA DI DOZZA > BOLOGNA > EMILIA-ROMAGNA Tra l’Appennino tosco-romagnolo e la pianura

massiccio Cassero, baluardo medievale. È poi

padana si incontra Imola, sul fiume Santerno. Imola è famosa nel mondo per il celebre

la volta di Ozzano nell’Emilia, tra la Via Emilia e le colline del Parco Regionale dei Gessi Bolo-

autodromo, dedicato a Enzo e Dino Ferrari,

gnesi e Calanchi dell’Abbadessa al cui interno

inaugurato nel 1953 e sede di competizioni di Formula 1.

si snoda la Ciclovia dei Gessi di Gaibola, e di San Lazzaro di Savena: qui ogni anno, all’ini-

Un simbolo della città è l’orologio monumen-

zio di agosto, si svolge la famosa Fiera di San

tale situato sulla torre del municipio. Il centro storico sorge intorno alla Rocca Sforzesca,

Lazzaro, cantata da una tradizionale canzone bolognese resa celebre dall’interpretazione di

ottimo esempio di architettura difensiva a ca-

Francesco Guccini.

vallo tra Medioevo e Rinascimento. In tavola, tra i primi tipici troviamo strozzapreti, garganelli e tortelloni ripieni di ricotta ed erbette. Lasciata Imola il percorso prosegue per il traguardo volante di Toscanella di Dozza, frazione del comune di Dozza. Dozza è un borgo medievale che ha la peculiarità di ospitare un museo a cielo aperto con oltre un centinaio di opere realizzate da nomi importanti dell’arte contemporanea. Procedendo sempre in linea retta si attraversa Castel San Pietro Terme, rinomata per il suo stabilimento termale, località su cui torreggia il

Panorama di Dozza.

103


11 KM 103

BOLOGNA > BOLOGNA > EMILIA-ROMAGNA Si arriva così a Bologna, detta la Grassa

Tra i simboli di Bologna, la centrale Piazza

ma anche la Dotta, capoluogo della regio-

Maggiore, Palazzo Accursio, sede del co-

ne Emilia-Romagna e fresca di inserimento (2021) nella lista dei Patrimoni dell’uma-

mune, la Fontana del Nettuno del Giambologna e le Due Torri.

nità Unesco per i suoi caratteristici portici.

L’offerta gastronomica bolognese è infini-

Bologna ha una storia antichissima: è sede della più antica università del mondo oc-

ta: mortadella, ragù alla bolognese, tortellini, lasagne, tagliatelle, bollito, il dolce cer-

cidentale, fu libero comune nel Medioevo,

tosino… oltre ai vini DOC dei Colli Bolognesi,

capitale settentrionale dello Stato pontificio dal Cinquecento ed ebbe ruoli di

tra cui il tipico Pignoletto. Bologna ha anche una lunghissima tradi-

assoluto rilievo nel Risorgimento e durante

zione di artisti e musicisti: tra tutti, ricordia-

la Resistenza.

mo il grande Lucio Dalla.

Piazza Maggiore, Bologna.

KM 126

S. GIOVANNI IN PERSICETO > BOLOGNA > EMILIA-ROMAGNA

104

Il percorso vira un poco verso nord per arrivare al traguardo volante di San Giovan-

Guercino, Albani, Gandolfi e Guardassoni, il Teatro Comunale, dall’intatto impianto

ni in Persiceto, con il centro storico me-

settecentesco, e il quattrocentesco Palaz-

dievale dall’originale struttura concentrica. Sulla centrale Piazza del Popolo affaccia-

zo Comunale. Dolce tipico della zona sono i cosiddetti

no la chiesa collegiata di San Giovanni

africanetti, biscotti a base di zucchero e

Battista, che conserva all’interno opere di

uova di colore giallo vivo.


11 KM 136

CREVALCORE > BOLOGNA > EMILIA-ROMAGNA Segue il passaggio per Crevalcore, dal

piazza centrale con una scultura in bronzo

caratteristico impianto urbano a reticolo.

del 1897.

Qui nacque lo scienziato secentesco Marcello Malpighi, considerato il padre dell’os-

Superata Crevalcore, a circa due terzi della lunghezza della tappa, si giunge alla

servazione microscopica, omaggiato nella

provincia di Modena.

KM 171

CARPI > MODENA > EMILIA-ROMAGNA Si oltrepassano uno dopo l’altro i paesi di Camposanto, tipica località della Bassa

A Carpi sono nati la regista e sceneggiatrice Liliana Cavani, Stefano “Cisco” Bellotti,

Modenese sulla riva sinistra del Panaro,

cantautore e per molti anni voce dei Mo-

Cavezzo, duramente colpito dal terremoto del 2012, e la frazione di San Martino

dena City Ramblers, e il nuotatore Gregorio Paltrinieri, medaglio d’oro alle olimpiadi di

di Carpi, sul fiume Secchia, per arrivare

Rio 2016 nei 1500 metri stile libero.

a Carpi, seconda città della provincia di Modena per numero di abitanti. Carpi nacque come borgo nel Medioevo e del periodo conserva il Piazzale Re Astolfo, tuttora cuore della città medievale, e la chiesa di Santa Maria in Castello, detta La Sagra, una pieve romanica consacrata nel XII secolo e costruita su una precedente fondazione longobarda risalente all’VIII secolo. Nella frazione di Fossoli, sede di un campo di prigionia durante la Seconda guerra mondiale, è istituito il Museo Monumento al Deportato Politico e Razziale.

Chiesa di Santa Maria in Castello, Carpi.

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11 KM 183

CORREGGIO > MODENA > EMILIA-ROMAGNA Dopo Carpi si abbandona la provincia di Modena per quella di Reggio Emilia, attra-

Correggio, la cui corte fu meta di poeti e letterati quali Ludovico Ariosto, Pietro Bem-

versando Correggio, il centro più impor-

bo e Pietro Aretino. Nacquero a Correggio

tante della provincia dopo il capoluogo, storicamente feudo della famiglia dei Da

lo scrittore Pier Vittorio Tondelli e il cantautore Luciano Ligabue.

ARRIVO

REGGIO EMILIA > REGGIO EMILIA > EMILIA-ROMAGNA Superata la frazione La Villa, si affrontano gli ultimi chilometri per Reggio Emilia, arrivo di tappa e capoluogo della provincia. Reggio Emilia è la “Città del Tricolore”: qui, infatti, fu adottato, nel 1797, il tricolore che divenne poi bandiera nazionale. Su Piazza Prampolini, più nota come Piazza Grande, insistono diversi edifici di indubbio pregio, come la Cattedrale, il Battistero e il Palazzo Municipale. Via del Broletto, una strada porticata, conduce da Piazza Grande a Piazza San Prospero, dove si svolge il mercato, su cui affaccia la basilica di San Prospero, prezioso edificio rinascimentale. Reggio, assieme a Parma e Modena, è luogo d’origine del formaggio Parmigiano Reggiano, famoso nel mondo. Qui si produce anche l’Aceto Balsamico Tradizionale di Reggio Emilia DOP, ottenuto dal mosto cotto e invecchiato per almeno 12 anni di uve coltivate nel territorio. A Reggio Emilia sono nati Nilde Jotti, prima presidente donna della Camera dei Deputati, il cantante Zucchero Fornaciari, lo scrittore Ermanno Cavazzoni e il musicista Massimo Zamboni, chitarrista per i gruppi CCCP e CSI.

Forme di parmiggiano reggiano

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Piazza Prampolini, Reggio Emilia.


11 EMILIA ROMAGNA Emilia Romagna: una vacanza con mille vacanze dentro. Non c’è che l’imbarazzo della scelta: le atmosfere rarefatte e ammalianti delle 10 città d’arte con i loro scrigni di storia e cultura, la full immersion nel verde e nella natura delle località appenniniche, in inverno attrezzate stazioni sciistiche, d’estate perfette basi per trekking e attività all’aria aperta. E ancora, il fascino senza tempo della Motor Valley e dei suoi storici brand, da Ducati a Ferrari, Maserati, Lamborghini e Pagani, e la Riviera Adriatica dell’Emilia Romagna con i suoi 110 km di spiagge, il distretto dei Parchi Divertimento più grande d’Europa, la Wellness Valley, i locali da ballo e i ristoranti in cui assaporare la tipica cucina marinara. Il benessere termale è affidato a 24 centri, ospitati in 19 località ricche di fascino, da quelle vista mare ai borghi dell’appennino, in grado di offrire “coccole”, remise en forme, trattamenti detox e tanto altro. L’enogastronomia è regina in questa regione, che vanta ben 44 tra DOP (Denominazione di Origine Protetta) e IGP (Indicazione Geografica Protetta) per i suoi prodotti tipici, dal Prosciutto di Parma al Parmigiano Reggiano, dal Lambrusco all’Aceto Balsamico Tradizionale di Modena e Reggio Emilia, senza considerare la cucina stellata (un ristorante a 3 stelle Michelin, due a 2 stelle e 18 a 1 stella, da Piacenza a Cattolica), Parma Città Creativa per l’Enogastronomia Unesco e il nuovo parco agroalimentare FICO (Fabbrica Italiana Contadina) di Bologna. Tanti poi gli appuntamenti internazionali che l’Emilia Romagna ospita ogni anno, dal Festival Verdi a Parma, dedicato al celebre compositore, e il Ravenna Festival, ospitato nella capitale del mosaico, al Gran Premio OCTO di San Marino e della Riviera di Rimini che si tiene sulla pista del Misano World Circuit “Marco Simoncelli” di Misano Adriatico, nel riminese. Circuito che nel mese di settembre 2020 ha raddoppiato l’appuntamento con la Moto GP con il Gran Premio dell’Emilia-Romagna e della Riviera di Rimini. Dalle due alle quattro ruote, il 1° novembre, dopo 14 anni, la Formula 1 torna all’Autodromo Enzo e Dino Ferrari di Imola (BO) per il Formula 1 Emirates Gran Premio Emilia-Romagna. Senza dimenticare Arte Fiera di Bologna, tra le più importanti manifestazioni dedicate al mercato dell’arte, l’IRONMAN di Cervia, il più atteso appuntamento di triathlon al mondo, e la Notte Rosa, il Capodanno dell’estate italiana. Visit Romagna, nuova destinazione turistica Cambia il modo di fare vacanza – sempre più esperienziale ed orientato alla fruizione, in un unico soggiorno, di prodotti differenti, dal food alla natura, da sport e wellness ad arte e cultura - e anche le strategie di promozione turistica si evolvono. L’Emilia Romagna adegua i suoi strumenti di governance alle esigenze del nuovo viaggiatore, con un significativo cambio di marcia. Con la Nuova Legge 4/2016 sul turismo si passa dai “prodotti” (costa, terme, città d’arte e appennino) alle “destinazioni”, con i singoli territori che partecipano al coordinamento turistico, e un’offerta di vacanza eterogenea che contempla i grandi asset regionali della travel experience, dalla Motor Valley ad arte e cultura, passando per food, wellness, natura e sport e tanto altro. Ad oggi sono state individuate tre Destinazioni Turistiche: Visit Romagna (che comprende i territori delle province di Rimini, Ravenna, Forli-Cesena e Ferrara), la Destinazione Città metropolitana di Bologna (che comprende anche Modena) e infine la destinazione Emilia (con Reggio Emilia, Parma e Piacenza). Tanti “turismi” in un’unica

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11 proposta di vacanza quindi. E la Via Emilia a fare da trait d’union, con i suoi 2200 anni di storia e la funzione di simbolico “navigatore satellitare” per andare alla scoperta del territorio e dei suoi mille volti, da quelli più noti ed amati alle proposte più innovative legate allo slow tourism. Le quattro province e i 97 comuni (12 dei quali costieri) della Destinazione Romagna valgono circa 30 milioni di presenze turistiche e 6,5 milioni di arrivi all’anno. La sua capacità ricettiva, tra esercizi alberghieri ed extralberghieri, annuali e stagionali, è pari a 6.031 esercizi, circa il 60% del dato complessivo regionale (10.088 esercizi per 464.953 posti letto), di cui 4.318 (con 331.184 p/letto) sono presenti nelle località che si affacciano sul mare, mentre 1.713 (con 33.660 p/letto) sono quelli che si trovano nelle aree interna e appenninica, con un incremento di 582 strutture sia sulla costa che nell’entroterra solo nell’ultimo anno. Ad arricchire l’offerta della Romagna e il suo potenziale turistico vi sono: 12 centri termali, 2 impianti e piste da sci, 1.500 km di piste ciclabili, 1 autodromo internazionale, 9 golf club, 181 musei e collezioni, 4 padiglioni fieristici (di cui I.E.G. SPA, ex Rimini Fiera, al secondo posto per fatturato in Italia e al primo posto per numero di eventi), 1 autorità del sistema portuale del mare adriatico centro-settentrionale, 4 porti regionali e 4 porti comunali, 1 aeroporto internazionale, 2.250 tra ristoranti, pizzerie e trattorie, 3.700 pubblici esercizi tra bar, caffetterie, birrerie/pub, enoteche, 145 locali di ritrovo (tra discoteche, dancing e disco-bar), 135 tra cinema e teatri. Un distretto turistico naturale, unico nel suo genere, che contempla arte e cultura (dai mosaici di Ravenna patrimonio Unesco all’arte di Ferrara, dalla Biblioteca Malatestiana di Cesena alle ceramiche artistiche di Faenza, senza dimenticare Rimini con Federico Fellini e i suoi retaggi di epoca romana e rinascimentale), natura e vacanza attiva (110 km di Riviera Romagnola con 1.400 stabilimenti balneari “full optional”, l’Appennino Tosco Romagnolo con tante proposte di trekking e hiking e il Delta del Po con i suoi suggestivi scenari), passando per un’offerta enogastronomica unica (dalla piadina romagnola ai prodotti DOP e IGP, senza dimenticare la gastronomia di mare), 26 parchi acquatici e tematici (la più alta concentrazione d’Europa, che, a regime, impiegano oltre 2.500 addetti e che tutti gli anni registrano un’affluenza di oltre 3,6 milioni di visitatori) e un’innovativa Wellness Valley con tante proposte di vacanza all’insegna di movimento a contatto con la natura, buon cibo e ospitalità genuina. A completare l’offerta della Destinazione Romagna, un calendario di appuntamenti lungo tutto l’anno che propone dai festival musicali alle mostre d’arte, dalle sagre gastronomiche ad appuntamenti sportivi di caratura internazionale come la Moto GP al circuito di Misano Adriatico o l’IRONMAN a Cervia, passando per la Notte Rosa, il Capodanno dell’Estate Italiana.

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20 22

9-10-11 SETTE MBRE

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italianbikefestival


NOTE

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12 Parma > Genova 2 04 km

19 may 2022 TH U RSDAY


12 01 02 PARMA - GENOVA

Tappa di media montagna adatta alle fughe. Prima parte in costante ascesa. Veloce discesa su Carasco, poi sempre in leggera ascesa fino a Ferriere dove inizia la salita della Colletta di Boasi. Discesa su Bargagli e Cavassolo. Si scala il breve, ma impegnativo, Valico di Trensasco, poi la corsa percorre un tratto di autostrada. Arrivo in centro in leggera ascesa, in via XX settembre.


02 10 2 PARTENZA

PARMA > PARMA > EMILIA-ROMAGNA La tappa ha inizio a Parma, seconda città più popolosa dell’Emilia-Romagna e capo-

le con all’interno il Palazzo Ducale. Parma vanta anche una grande tradizione musi-

luogo dell’omonima provincia.

cale: Giuseppe Verdi è nato poco lonta-

Nominata “Città creativa Unesco per la gastronomia”, Parma e il suo territorio propon-

no, a Busseto, mentre Arturo Toscanini nel cuore del centro storico; Niccolò Paganini

gono una assai variegata offerta di prodotti

ha vissuto e lavorato in città e riposa nel

gastronomici: da questa zona provengono infatti il Parmigiano Reggiano, il Prosciutto

locale Cimitero della Villetta. Da Parma la tappa prosegue verso sud-o-

di Parma, il Culatello di Zibello, il Salame

vest sempre in ascesa sull’Appennino par-

Felino, la Coppa di Parma. La denominazione Colli di Parma DOP comprende vari vini,

mense per oltrepassare Collecchio, lungo la strada Romea, con la chiesa di San Pro-

tra cui Colli di Parma DOP Malvasia, Colli di

spero del’XI secolo e la secentesca Villa

Parma DOP Sauvignon, Colli di Parma DOP Barbera e Colli di Parma DOP Bonarda.

Paveri Fontana. Seguono Fornovo Val di Taro, punto di raccordo tra la Pianura pa-

Tra le attrazioni da non perdere della città

dana e la Lunigiana che ospita una delle

ricordiamo Piazza Duomo con la cattedrale e il battistero di Benedetto Antelami,

più importanti pievi romaniche del territorio parmense, la pieve di Santa Maria Assun-

il Palazzo della Pilotta con la Galleria Na-

ta, e Solignano, piccolo e moderno abitato

zionale e il Teatro Farnese, il Parco Duca-

sovrastato dai resti di una rocca medievale .

Parma è sede di partenza per la 13 a volta. L’ultima partenza da qui fu nel 1988, con destinazione Colle don Bosco, la tappa fu neutralizzata per una manifestazione. Andando indietro nel tempo, si risale al 1983, destinazione Savona: vinse Gregor Braun, la sua unica vittoria al Giro.

Cattedrale di Santa Maria Assunta, Parma.

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12 KM 57

BORGO VAL DI TARO > PARMA > EMILIA-ROMAGNA Il passaggio attraverso alcune gallerie porta al primo traguardo volante di tappa

secolo.

a Borgo Val di Taro. La località è considerata la capitale dell’alta Val Taro nell’Appennino parmense

attraverso due frazioni del comune di Tornolo, Pontestrambo e Santa Maria del Taro, la località abitata emiliana più prossima al

e vanta una posizione strategica a cavallo di tre regioni (Emilia-Romagna, Liguria e Toscana). Nel comune si raccoglie il Fungo

mar Ligure.

La corsa prosegue verso il confine ligure

di Borgotaro IGP, vanto della gastronomia locale. Sempre in salita si toccano in successione Bertorella, frazione di Albareto, lungo il tratto dell’Ippovia della Val Taro e Val Ceno, poi Compiano, borgo completamente circondato da mura il cui castello del IX secolo è sede del curioso Museo massonico internazionale, e Bedonia, piccolo centro con la chiesa di Sant’Antonino Martire, costruita in forme barocche e neoclassiche su un luogo di culto del IV-V

Chiesa Sant’Antonino, Borgo Val di Taro.

KM 97

PASSO DEL BOCCO > GENOVA > LIGURIA Termina ai 957 metri s.l.m. del Passo del Bocco, GPM di 3a categoria, la prima metà tutta in salita della tappa. Il valico è pressoché al confine tra Emilia-Romagna e Liguria anche se insiste sul territorio del comune di Mezzanego, già in terra genovese. Presso il Passo del Bocco sono presenti il Monumento al Balilla, il giovane Giovan Battista Perasso che il 5 dicembre 1746 accese la prima scintilla dell’insurrezione che cacciò gli austriaci da Genova, e il Giardino Botanico F. Delpino, gestito dal

Abbazia di Borzone, Borzonasca.

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12 Parco Regionale Naturale dell’Aveto. Poco

di Mezzanego, e poi Carasco, nella bassa

distante, sulle pendici della montagna, nel

Val Fontanabuona, zona di estrazione e

territorio del comune di Borzonasca si trova l’abbazia di Borzone di origine medie-

artigianato dell’ardesia, punto più basso prima di riprendere la salita e oltrepassare

vale, dedicata a sant’Andrea e, dal 1910,

Calvari, frazione di San Colombano Certe-

monumento nazionale. Di qui si procede in discesa attraversando

noli, il comune più esteso dell’intera valle, e infine Cicagna, paeso diviso in due nuclei

San Siro Foce e Borgonovo Ligure, frazioni

distinti dal fiume Lavagna.

KM 134

FERRADA > GENOVA > LIGURIA Si continua parallelamente alla costa per raggiungere il traguardo volante di Ferrada,

Rossi del comune di Lumarzo nacque Natalina Garavento (detta Dolly), madre del

frazione del comune di Moconesi dove, in

crooner Frank Sinatra.

località Terrarossa Colombo, si trovano il Museo di Colombo e la Caravella di Colombo, scultura dell’artista Adriano Leverone, recentemente scomparso. Terrarossa Colombo, infatti, prende il nome proprio dal grande navigatore genovese Cristoforo Colombo, perché qui ebbe origine la sua famiglia. Si ricomincia a salire passando per Gattorna, altra frazione di Moconesi, e Ferriere, frazione di Lumarzo, comune che ospita la chiesa di San Martino del Vento, al centro di una piccola radura circondata dal bosco, e il santuario Nostra Signora del Bosco, sorto sul luogo della presunta apparizione della Vergine Maria al contadino Felice Olcese nel 1555. Nella frazione

Museo Colombo di Terrarossa di Moconesi.

KM 151

LA COLLETTA > GENOVA > LIGURIA A La Colletta, sempre nel territorio di Lu-

antico di Genova, oggi in parte percorribile

marzo, il secondo GPM della tappa, di 3a

a piedi, che attraversa anche il successivo

categoria (615 metri s.l.m.), precede un’ulteriore discesa verso Bargagli, nell’alta

passaggio di Cavassolo, frazione di Davagna. Superata una galleria ci si ritrova

Val Bisagno, con la pieve di Santa Maria

a San Gottardo, popoloso rione genovese,

Assunta, una delle più antiche di tutta la Liguria, e luogo da cui partiva l’acquedotto

dove inizia una nuova salita.

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12 KM 173

VALICO DI TRENSASCO > GENOVA > LIGURIA Ai 392 metri s.l.m. del Valico di Trensasco l’ul-

eretto tra il 1756 e il 1758 a difesa della città di

timo GPM di tappa, 3a categoria, nel territorio

Genova. Si attraversa quindi una galleria e poi

del comune di Sant’Olcese, a cui appartiene anche la seguente Piccarello. Luogo simbo-

San Biagio, parte del quartiere genovese di San Quirico, e Rivarolo, altro quartiere del ca-

lo di Sant’Olcese è il Forte Diamante, spar-

poluogo ligure., per poi dirigersi verso il centro

tiacque tra la Val Polcevera e la Val Bisagno,

di Genova per l’arrivo.

ARRIVO

GENOVA > GENOVA > LIGURIA La tappa si conclude quindi a Genova, sulla leggera salita di via XX settembre per

ri, dove il tempo sembra essersi fermato.

arrivare in piazza De Ferrari. Genova, città antichissima (i primi insediamenti sul territorio genovese risalgono

gnato da Renzo Piano, si trovano l’Acquario di Genova, il più importante d’Europa, e

all’epoca preromana, al IV-V secolo a.C. circa), è ricca di arte, artigianato e cultura. Passeggiando tra gli stretti vicoli del cen-

Prodotto genovese d’eccellenza è senza dubbio il pesto, il tradizionale condimento

tro storico, i caruggi, si incontrano i magnifici Palazzi dei Rolli, Patrimonio Unesco. 43 botteghe storiche costellano il centro, sedi

genovesi sono la focaccia, la farinata, i frisceu e la panissa, oltre ovviamente ai piatti a base di pesce.

di attività artigiane che custodiscono una sapienza d’altri tempi. Ma Genova è soprattutto città di mare,

Genova ha anche una lunga storia musicale: sono nati a Genova, tra gli altri, Michele Novaro, compositore del Canto degli italiani,

con la sua Lanterna, vero e proprio simbolo della città, e gli antichi borghi marina-

Natalino Otto, iniziatore dello swing in Italia, e i cantautori Fabrizio de André e Ivano Fossati.

Vista sul porto di Genova.

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All’interno dell’area del Porto Antico, ridise-

il Bigo, suggestivo ascensore panoramico.

a base di basilico. Altre prelibatezze tutte


NOTE

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12 LIGURIA È una regione dell’Italia settentrionale, e si estende con uno stretto e lungo arco sulle coste del mar Tirreno, o mar Ligure, che dir si voglia. Il territorio è prevalentemente collinare e montuoso con la catena appenninica che si sviluppa ad est e quella alpina a ovest. Confina con la Francia a ovest, a nord con il Piemonte e con l’Emilia-Romagna e a sud-est con la Toscana. Genova, il capoluogo, è il centro e baricentro della regione con la costiera di Levante a est e quella di Ponente a ovest. E sulle coste è addensata la gran parte della popolazione residenziale e quella turistica attratta dalla mitezza del clima, in ogni stagione e dalla bellezza dei luoghi con località di risonanza mondiale quali, a ponente, la Riviera dei Fiori con Sanremo, nome-monumento anche nel ciclismo, e, a levante, Portofino, le Cinque Terre e Porto Venere. Genova, Imperia, Savona e La Spezia sono le quattro province della Liguria. L’attività portuale è un addendo assai importante dell’economia ligure con quello storico di Genova, con la Lanterna, simbolo storico, quello di Savona in costante sviluppo e quello di La Spezia che è pure un’importante base militare. Attorno ai porti si sono sviluppate industrie nel comparto della siderurgia, petrolchimica, chimica e metalmeccanica. Pure le tecnologie più avanzate hanno dei poli di rilievo, soprattutto nella zona di Genova. L’agricoltura punta su produzioni specifiche, selezionate e, in tale ambito, spicca l’olivo e la floricoltura e, soprattutto nella piana di Albenga, di pregiati ortaggi. Buona è anche la pesca. Il settore del turismo è un’altra voce importante dell’economia ligure. Anche l’attività artigianale, in vari comparti, è sviluppata in diverse zone. Il pesto, condimento a base di basilico, pinoli, aglio, parmigiano e/o pecorino e olio di oliva extravergine è un po’ il biglietto da visita della cucina ligure. Trofie, pansotti, cima sono varie altre specialità. Famosa è anche la focaccia di Recco e la focaccia, in varie versioni, con vari nomi, è un altro segno distintivo della cucina regionale ligure così come vari piatti marinari. I vini tipici della Liguria sono il Pigato, il vermentino e il Rossese. Le tradizioni sportive liguri si richiamano soprattutto al calcio con il Genoa che ha tenuto gloriosamente e vittoriosamente a battesimo il calcio italiano, alla pallanuoto con la leggendaria Pro Recco, al nuoto, con molti protagonisti. Il ciclismo conta sulla lunga e gloriosa tradizione del Giro dell’Appennino organizzato dalla U.S. Pontedecimo e, in tempi più recenti, sul Trofeo Laigueglia, corsa d’inizio stagione, oltre, naturalmente, al monumento Milano-Sanremo. Nel tempo sono stati diversi e di rilievo i protagonisti del ciclismo “made in Liguria”, una regione che è sempre ambita anche dai praticanti di varie categorie per il clima favorevole e la varietà dei percorsi che offre, fatta salva la trafficatissima strada statale 1, l’Aurelia che offre, sempre e comunque, straordinari paesaggi e scorci.

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NOTE

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13 Sanremo > Cuneo 150 km

20 may 2022 FRI DAY


Ba TAP rt PA al i

13 01 02 SANREMO - CUNEO

Tappa relativamente breve e di media difficoltà. Si percorre in senso inverso quella che è stata la Sanremo estiva del 2020. Da Sanremo si tocca Imperia per salire al Colle di Nava e giunti a Ceva virare verso Cuneo. Si toccano alcuni luoghi simbolo del Giro come il Santuario di Vicoforte e Mondovì. Finale veloce lungo la piana cuneese per giungere alla volata conclusiva.


02 10 3 PARTENZA

SANREMO > IMPERIA > LIGURIA La prima parte della tappa, tutta costiera, parte da Sanremo, la “città dei fiori”.

zioni di vino, ma le etichette locali si distinguono per prestigio e qualità, come il

Il nucleo originario della città si snoda at-

Rossese di Dolceacqua, che si dice fosse il

torno alla città vecchia, detta “La Pigna” per la forma raccolta. Risale a metà Set-

vino preferito di Napoleone. Da Sanremo si prosegue sulla costa per

tecento, invece, il Forte di Santa Tecla, uno

Arma di Taggia, frazione del comune di

dei pochi esempi rimasti di architettura militare settecentesca ligure.

Taggia, con i resti del castello, della metà del Cinquecento, che dominano l’omoni-

Tra i luoghi più famosi e iconici della città

mo borgo medievale e la piana agricola

ci sono il Casinò, inaugurato nel 1905, e il teatro Ariston, dal 1977 la casa del Festival

del torrente Argentina. Taggia dà il nome all’oliva taggiasca, tipica del Ponente ligure.

della canzone italiana.

Si attraversano quindi diversi comuni co-

La cucina di Sanremo è lo specchio del suo territorio abbracciato tra terra e mare.

stieri: Riva Ligure, dove si trova il santuario della Madonna del Buon Consiglio,

Impossibile resistere al gambero di Sanre-

situato in una piccola oasi verde a ridos-

mo, dal colore rosso acceso, considerato tra i migliori del mondo. Tra le preparazioni

so del centro del paese, con il campanile dell’XI secolo; Santo Stefano al Mare, con

che rappresentano meglio i sapori locali

la curiosa Torre ennagonale cinquecen-

un posto d’onore lo meritano la sardenaira (pasta lievitata condita con pomodoro,

tesca, unica in Italia ad avere nove lati, oggi sede del municipio; e infine San Lo-

olive, acciughe e qualche spicchio d’aglio)

renzo al Mare, il comune più piccolo della

e la focaccia. La conformazione e le dimensioni della

provincia di Imperia e dell’intera regione. Tutti questi comuni hanno ottenuto il ri-

provincia non consentono grandi produ-

conoscimento della Bandiera Blu nel 2021.

Sanremo, la città dei fiori.

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13 KM 20

IMPERIA > IMPERIA > LIGURIA Il percorso passa da Imperia prima di svoltare verso nord e inoltrarsi nell’entro-

Dopo Imperia comincia la salita che passa per Pontedassio, città natale della fami-

terra ligure. Capoluogo dell’omonima provincia, Imperia deve il suo nome al torrente Impero

glia Agnesi, produttori di pasta fin dagli inizi dell’Ottocento, e Chiusavecchia, dove si trova il santuario di Nostra Signora

che separa le due città un tempo rivali di Oneglia e Porto Maurizio.

dell’Oliveto, risalente al XIII secolo.

Porto Maurizio, arroccata sul promontorio del Parasio, era un centro economico e commerciale di rilievo già nel Medioevo. Oneglia, estesa sulla piana alla foce del torrente Impero, fu fondata dopo l’anno Mille. I due centri erano in competizione, sia economica sia politica: Porto Maurizio era infatti fedele a Genova mentre Oneglia era legata ai Savoia. La rivalità è stata superata solo nel 1923 con l’edificazione del palazzo comunale situato a metà strada fra i due centri. Tra i monumenti simbolo di Imperia vi è la Torre di Prarola, un’antica edificazione difensiva a ridosso della costa. Di epoca cinquecentesca, era inserita in un complesso difensivo che serviva a difendere Porto Maurizio dagli attacchi dei saraceni. Fu eretta in due anni, dal 1562 al 1564. In questa zona della costa l’acqua è particolarmente limpida e l’ambiente naturale è adatto per rilassanti escursioni in barca e per lo snorkeling. A fianco della Torre scorre la nuova pista ciclopedonale di Imperia. La cucina di Imperia propone variazioni delle preparazioni tipiche liguri, come la pizza all’Andrea (focaccia con salsa di pomodoro, olive e acciughe sotto sale) e la stroscia di Pietrabruna (focaccia dolce secca composta di farina, zucchero, olio d’oliva e vermouth o marsala). A Imperia è nato il compositore avanguardista, pioniere della musica elettronica, Luciano Berio.

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Torre di Prarola, Imperia.


13 KM 43

PIEVE DI TECO > IMPERIA > LIGURIA Il percorso attraversa una serie di gallerie,

stodisce tesori di pregio artistico e architet-

sempre in salita, fino al primo traguardo

tonico tra cui il Teatro Salvini, restaurato

volante a Pieve di Teco, nella media valle del torrente Arroscia, alla confluenza con

nel 2004, uno dei più piccoli teatri d’Europa. Nella valle Arroscia si produce il pregiato

il rio dei Fanghi e sulle prime pendici del

aglio di Vessalico, con cui si confeziona

monte Frascinello. Il suo centro storico, con i caratteristici portici del Quattrocento, cu-

l’aiè, una crema con tuorlo d’uovo, spicchi d’aglio fresco, olio di oliva e sale.

Veduta di Pieve di Teco.

KM 54

COLLE DI NAVA > IMPERIA > LIGURIA Si sale quindi a Pornassio, piccolo comune posto all’incrocio tra gli ambienti alpino e mediterraneo, per poi arrivare al Colle di Nava, GPM di 3a categoria, con i suoi 936 metri s.l.m., valico che mette in comunicazione la valle Arroscia e la valle Tanaro. Sul Colle di Nava si trova il Sacrario degli Alpini dedicato alla Divisione Alpina Cuneense, in cui sono conservate le spoglie del generale Emilio Battisti, che volle ricordare gli innumerevoli alpini che non fecero più ritorno dalla terra di Russia durante la Seconda guerra mondiale. Un sistema di fortificazioni, eretto nel XIX secolo, permetteva di sorvegliare il valico: sono i Forti di Nava, tuttora ben conservati. Dal valico si scende nella provincia di Cuneo verso Ponte Nava, frazione di Ormea, che

Forti di Nava, iingresso al forte Pozzanghi.

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13 prende il nome dal ponte sul fiume Tanaro,

con il centro storico diviso in tre borgate

antico confine tra Repubblica di Genova e

(Ponte, Poggiolo e Maggiore). Oltre il Colle

Ducato di Savoia, poi tra Repubblica di Genova e Regno di Sardegna.

di Casotto si trova Il Castello Reale di Casotto, utilizzato verso la metà dell’Ottocento

Segue il capoluogo del comune, Ormea,

dai Savoia e sorto sul sito di una certosa del

sito alla confluenza fra il torrente Armella e il fiume Tanaro. Il paese ha un curioso peri-

XII secolo, una delle prime in Italia, fondata da san Brunone. L’ala nord del Castello è

metro a forma di cuore, e il centro storico è

completamente arredata e visitabile.

caratterizzato da un intricato labirinto di vicoli (detti “trevi” in dialetto locale). La chie-

Seguono quindi Ceva, con la Torre di Porta Tanaro (o Torre Guelfa), costruita tra la metà

sa parrocchiale di San Martino ha origini

del XIV secolo e l’inizio del XV, e i resti del Forte

medievali (XI secolo), anche se la struttura romanica ha subito nel tempo diverse mo-

di Ceva, distrutto dai francesi dopo la battaglia di Marengo del 1800, e poi Lesegno, con i

difiche. La discesa continua per Garessio,

ruderi dei suoi tre antichi castelli.

KM 112

SAN MICHELE DI MONDOVÌ > CUNEO > PIEMONTE A poco meno di 40 chilometri dall’arrivo si incontra il traguardo volante di San Mi-

A Mondovì nacque Giovanni Giolitti, cinque volte presidente del Consiglio dei ministri

chele di Mondovì, piccolo centro facente

del Regno d’Italia.

parte dell’Unione montana del Monte Regale. Qui era presente un castello, di cui

Il transito per la frazione di Sant’Anna Avagnina precede quello per la località

ormai sono visibili solo le rovine, mentre,

di Pianfei Stazione nel comune di Pianfei.

sparse per il territorio comunale, vi sono numerose cappelle votive: le più antiche

Si arriva poi a Beinette, sull’altopiano di Cuneo, con il Castello, oggi in stato di ab-

risalgono al XIV secolo.

bandono, che all’esterno presenta tracce

Da qui, superata una galleria, la strada prosegue senza eccessive variazioni altimtriche

delle proprie origini medievali, e la chiesa di Santa Maria della Pieve.

verso il finale di tappa. Si passa presso il Santuario di Vicoforte, chiesa monumentale tra le più importanti del Piemonte, la cui enorme cupola, la più grande del mondo in forma ellittica, fu costruita nel 1731, e si raggiunge Mondovì, città disposta su più livelli e dalla lunga storia, testimoniata dalla gotica Piazza Maggiore, dalla Torre civica del Belvedere eretta nel XIII secolo, dal convento di Nostra Donna del Quattrocento e dalla sinagoga settecentesca. Tipiche di Mondovì sono le risole, dolci di pastasfoglia farciti con marmellata di albicocche.

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San Michele di Mondovì.


13 ARRIVO

CUNEO > CUNEO > PIEMONTE Un ultimo sforzo passando per la frazione di Tetto Garetto permette di raggiungere

città con il santuario della Madonna degli Angeli, e il Parco della Resistenza, dove ha

l’arrivo a Cuneo, in corso Nizza. La città di Cuneo fu fondata in epoca me-

sede il Monumento alla Resistenza Italiana. Sulle tavole di Cuneo si trovano soprattutto

dievale (1198), quando alcuni abitanti della

verdure, innanzitutto il porro Cervere, e poi

zona si rifugiarono sul Pizzo di Cuneo e vi fondarono un libero comune.

alcuni primi strettamente legati ai prodotti del territorio (patate e farina di grano), la

Piazza Galimberti è il cuore di Cuneo e uni-

cacciagione (dal cinghiale al camoscio),

sce le due anime della città, l’antica Contrada Maestra (oggi via Roma, recentemente

i porcini, i formaggi, le castagne e infine la regina delle carni, la razza bovina piemon-

interessata da lavori di riqualificazione che

tese. Tra i dolci, è celeberrimo il cuneese al

hanno riportato agli originari splendori gli stupendi palazzi medioevali) e il proseguimento ottocentesco di corso Nizza.

rum, un cioccolatino formato da due cialde di meringa che racchiudono una crema pasticcera al cioccolato fondente e rum.

Cuneo è completamente circondata dal Parco Fluviale Gesso e Stura, un’area protetta di oltre 5.500 ettari che abbraccia

Cuneo è anche terra di grandi vini, ai primi posti per numero di vini DOC e DOCG e per superficie vitata a denominazione d’origi-

tutto l’altipiano e si estende ad altri 14 comuni. Oltre al Parco Fluviale, a Cuneo si trovano numerosi viali e giardini, i più fa-

ne. Proprio da qui proviene il vino italiano più famoso al mondo, il Barolo.

mosi dei quali sono il Viale degli Angeli, opera realizzata nel 1720 per collegare la

e il matematico e divulgatore Piergiorgio Odifreddi.

Sono nati a Cuneo l’attore Duilio Del Prete

Piazza Galimberti, Cuneo.

Cuneo è sede d’arrivo per la 12 a volta. L’ultima è stata una cronosquadre, nel 2010: la Savigliano-Cuneo (4 a tappa), vinta dalla Liquigas. Nell’occasione Vincenzo Nibali indossò la sua prima maglia Rosa.

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NOTE

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13 PIEMONTE Il Piemonte è una regione dell’Italia nord-occidentale con capoluogo Torino. Confina con Francia, Valle d’Aosta, Svizzera, Lombardia, Emilia-Romagna (per poco meno di 8 km) e Liguria. Il territorio della regione è suddivisibile in tre fasce concentriche, prevalente e più esterna è quella alpina ed appenninica (43%). Subito dopo si trova la zona collinare (con una superficie pari al 30%), che a sua volta racchiude la zona pianeggiante (27% della superficie totali). Le e Alpi circondano la regione a ovest e a nord, gli Appennini costituiscono il confine naturale con Liguria ed Emilia-Romagna. Il nome Piemonte deriva da pedemontium, che significa “ai piedi dei monti”, così definito perché circondato su tre lati dalle montagne. La montagna piemontese ha un aspetto imponente e aspro: le sommità al di sopra dei tremila metri scendono rapidamente verso la pianura. La sua caratteristica, nella zona occidentale della regione, è di essere priva di Prealpi. In questa fascia sono presenti le più alte cime della regione, che superano i 4000 m: il massiccio del Monte Rosa e il Gran Paradiso. Le principali zone collinari sono il Canavese (a nord-ovest), le Langhe, il Roero (a sud), il Monferrato (al centro) e i colli Tortonesi (a sud-est), zone celebri per i loro vini. Tra queste colline e le Alpi ha inizio la Pianura Padana, che soprattutto in provincia di Vercelli e Novara, è coltivata a risaie, grazie alla grande quantità d’acqua disponibile. Nella regione scorrono moltissimi fiumi e torrenti, tutti affluenti del fiume Po. Il Po, che nasce al Pian del Re ai piedi del Monviso, attraversa la regione da ovest a est. Da citare anche Tanaro, Dora Riparia, Dora Baltea, Ticino e Toce. Numerosi sono i laghi alpini di origine glaciale e morenica: il Lago Maggiore (al confine con la Lombardia), il Lago d’Orta e il Lago di Viverone. Nella regione ci sono 193.000 ettari di aree protette, pari al circa 8% della superficie totale. Abitato fin dal neolitico, nel I millennio a.C. il Piemonte fu occupato dalle popolazioni celtiche o liguri (Taurini e Salassi), successivamente sottomessi dai Romani, che fondarono colonie come Augusta Taurinorum (l’odierna Torino) ed Eporedia (Ivrea). Dopo la crisi dell’Impero romano d’Occidente, la regione divenne sede di incursioni e conquiste: Burgundi (Odoacre), Goti, Bizantini, Longobardi, Franchi, Ungari e Saraceni. Divisa in contee e marche, la regione fu in parte riunificata (marche di Torino e Ivrea) nell’XI secolo da Olderico Manfredi, che le lasciò in eredità a Oddone di Savoia. Il processo di riunificazione del Piemonte sotto i Savoia richiese diversi secoli. Solo dopo la pace di Cateau-Cambrésis Emanuele Filiberto e i suoi successori poterono avviare il processo di riunificazione, ultimato nel 1748 con il trattato di Aquisgrana. Dopo la dominazione napoleonica, il Piemonte seguì i destini del Regno di Sardegna ed ebbe un ruolo centrale nel Risorgimento italiano e nella costruzione del nuovo stato unitario, che ne derivò la struttura giuridica e politica (Statuto Albertino del 1848). Il Piemonte diede importanti contributi come “laboratorio” politico e sociale, con gli scioperi operainelle guerre mondiali, le esperienze torinesi di Gramsci e Piero Gobetti, l’intensa partecipazione alla Resistenza, l’industrialismo innovativo (macchine da scrivere e personal computer) di Adriano Olivetti. Imponente fu l’industrializzazione della regione che, dalla struttura agraria tradizionale

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13 del regno sabaudo, seppe avviare, a partire dall’età cavouriana, un rapido processo di modernizzazione. Diventò quindi all’inizio del Novecento un’area rilevante del triangolo industriale che trainò il decollo economico italiano. Il tessuto economico, in cui ebbe un posto preponderante la FIAT, attrasse negli anni ‘50 e ‘60 un grande flusso migratorio, che provocò trasformazioni sociali e culturali. Un altro capitolo importante per l’economia piemontese è costituito dall’industria dolciaria (basti pensare al cioccolato e all’invenzione della Nutella da parte della Ferrero). Altro prodotto alimentare di rilievo è il tartufo bianco di Alba. È di queste zone, di Bra, anche il movimento Slow Food, fondato da Carlo Petrini, conosciuto come Carlin. Il Piemonte offre uno straordinario e diffuso patrimonio di storia, cultura, arte, leggenda e tradizioni. Gli innumerevoli beni architettonici, testimoni dell’epoca romana, romanica, barocca, liberty, art nouveau e contemporanea, si alternano a oltre 150 musei di rilevanza spesso internazionale. Tra i musei si ricordano il Museo Nazionale del Cinema, il Museo Egizio di Torino, la GAM-Galleria d’Arte Moderna, il Filatorio Rosso di Caraglio, il Museo dei Campionissimi. Meritevoli di nota gli itinerari delle quindici Residenze Sabaude del Piemonte, o anche quello dei tredici Borghi Storici del Piemonte. Di grande fascino i Luoghi della Spiritualità, come la Via Francigena, o ancora i sette Sacri Monti piemontesi, patrimonio dell’umanità UNESCO.

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Non solo chilometri di piste da sci, strutture turistiche all’avanguardia, possibilità di divertimento e di relax, ma anche un territorio che riesce a unire meraviglie naturali a


14 Santena > Torino 147 km

21 may 2022 SATU RDAY


14 01 02 SANTENA - TORINO

Tappa breve e molto intensa, con un dislivello degno di un tappone alpino. Si percorre per due volte e mezza un circuito che prevede la salita al Colle della Maddalena e a Superga, transitando in corso Moncalieri a Torino, lungo la riva del Po, dove è previsto anche l’arrivo. Non manca un omaggio al Monumento a Fausto Coppi, traguardo volante.


02 10 4 PARTENZA

SANTENA > TORINO > PIEMONTE La quattordicesima tappa prende il via da Sàntena, comune della Città metropolitana

Santena è famosa anche per la produzione di asparagi: negli ultimi anni sta assumendo

di Torino, situato in pianura a circa 25 chilo-

un ruolo sempre più importante nell’enoga-

metri dal capoluogo, in un crocevia di strade che ne favorì la civilizzazione fin dall’antichi-

stronomia, sia per le aziende internazionali che vi hanno sede, sia in quanto capofila del

tà: sono stati ritrovati resti risalenti all’epoca

futuro Distretto del Cibo.

dell’imperatore Antonino Pio, II secolo d.C. Santena lega la sua storia, a partire dal tardo Medioevo, a quella dei Savoia. Il più grande dei politici sabaudi, artefice dell’Unità d’Italia, Camillo Benso conte di Cavour, è sepolto qui, nel luogo che costituiva una delle residenze predilette dalla sua famiglia. A custodire e celebrare la memoria dello statista è oggi il Polo Cavouriano, comprendente il Castello Cavour, uno dei più importanti del Piemonte (trasformato in Memoriale), la tomba e un ampio parco.

Vista aerea di Santena.

KM 43

IL PILONETTO > TORINO > PIEMONTE Il tracciato della corsa lascia Santena per

collina, e nella successiva discesa su Gas-

percorrere l’unico breve tratto pianeggiante di questa tappa. Si seguono poi

sino Torinese, nota per il suo marmo. Si attraversa quindi Sambuy, frazione di San

le ondulazioni collinari dei comuni, piccoli

Mauro Torinese, comune ormai alle porte

ma ricchi di storia, di Riva presso Chieri, dove sorge la casa natale di san Dome-

del capoluogo, sulla sponda opposta del Po, dove spicca la chiesa di Santa Ma-

nico Savio, allievo prediletto di san Gio-

ria di Pulcherada, in posizione elevata nel

vanni Bosco, Arignano, sormontata dalla sua Rocca, e Andezeno, dotata di alcune

borgo antico della città. Non è ancora il momento di puntare verso Torino, bensì di

pregevoli chiese.

arrampicarsi verso il primo GPM di giorna-

La pendenza aumenta salendo verso Sciolze, piacevolmente arroccata su un

ta, situato a 567 m (poco meno di 350 di dislivello) in località Il Pilonetto.

135


14 KM 76

MON. FAUSTO COPPI > TORINO > PIEMONTE Superato il GPM, il tracciato scende ver-

Qui comincia il circuito che costituisce il

so Valle Ceppi, frazione di Pino Torinese.

cuore di questa tappa. Il suo percorso ini-

Questo comune è soprannominato “il paese delle stelle” per la presenza dell’Osser-

zia scendendo verso le località Quadrivio Raby e Valsalice, poi torna a salire rag-

vatorio Astrofisico di Torino, adagiato su

giungendo il Parco del Nobile, un’ampia

una collina a 620 metri di altezza. Il gruppo, però, corre più in basso, entrando a Chieri,

area verde dotata di boschi, prati e fattoria didattica, agevolmente raggiungibile

città di riferimento del circondario a est

dal centro città.

di Torino, con i suoi circa 35.000 abitanti. Notevole il suo centro storico di origine

Il gruppo scenderà quindi verso corso Moncalieri, l’ampia arteria che costeggia

medievale, ricco di palazzi e archi di epo-

la riva orientale del Po.

ca barocca e settecentesca. Spiccano il Duomo del Quattrocento, dedicato a San-

Siamo ormai nel pieno dell’abitato di Torino. I corridori punteranno verso il tra-

ta Maria della Scala, e le chiese di San Do-

guardo volante situato in corrispondenza

menico e San Giorgio. Chieri è anche sede del Museo Martini di storia dell’Enologia.

del Monumento a Fausto Coppi, a poca distanza dal Motovelodromo intitolato al

Si esce da Chieri in direzione ovest, pun-

Campionissimo. Il monumento è stato

tando verso il capoluogo: si attraversa una prima volta Pecetto Torinese (dove tor-

inaugurato nel 2002 ed è il più grande d’Italia fra i tanti dedicati a Coppi.

neremo più avanti), quindi si sale verso la

Consiste in una spirale di bronzo alta 11

propaggine collinare di Torino, entando nei suoi confini comunali a partire dal Par-

metri, che sale al cielo attorno a una montagna, culminando in una sagoma del cin-

co della Rimembranza. Noto anche come

que volte vincitore del Giro.

Parco della Maddalena, è un vasto giardino pubblico cittadino della collina di Torino, situato ai piedi della vetta del Colle della Maddalena. Si estende su oltre 90 ettari e ospita più di 21.000 alberi. Fu voluto da Vittorio Emanuele III per ricordare i caduti torinesi nella Prima guerra mondiale.

Monumento a Fausto Coppi.

136


14 KM 83

SUPERGA > TORINO > PIEMONTE Superato il traguardo volante, il percor-

più forti squadre di calcio di tutti i tempi.

so torna a puntare verso le colline. Dalla Stazione Sassi comincia l’ascesa verso Superga, fino a 655 m di altitudine: lì è

Alle vittime del disastro è dedicato un memoriale nei pressi della basilica.

collocato il secondo GPM di giornata. Antico punto strategico di osservazione su Torino, dal quale si gode di uno straordinario panorama sulla città e sulle Alpi intorno, che nei secoli ha stregato grandi artisti e scrittori, Superga è nota per la sua basilica, eretta all’inizio del XVIII secolo, su progetto di Filippo Juvarra, per celebrare una vittoria militare dei Savoia sui francesi. Superga è anche un luogo caro, seppure per tragici motivi, agli sportivi italiani, perché lì si schiantò, nel maggio 1949, l’aereo che trasportava il Grande Torino, una delle

La Basilica di Superga.

KM 98

COLLE DELLA MADDALENA > TORINO > PIEMONTE Dopo Superga, il circuito esce momenta-

1925, Vittorio Emanuele III volle, come detto,

neamente dai confini di Torino, scendendo su Pino Torinese e quindi Pecetto Torinese. Inizia la salita verso il Colle della Madda-

la creazione del Parco della Rimembranza. Il gruppo salirà fino a quota 698 metri, dove è previsto il terzo GPM di giornata.

lena. Sulla strada, in territorio di Pecetto, si transita nei pressi dell’Eremo dei Camal-

Quindi inizia il secondo giro del circuito, in cui si ascende nuovamente a Superga

dolesi, un ex convento fatto costruire all’i-

e alla Maddalena (quarto e quinto GPM).

nizio del Seicento dai Savoia come ex-voto per la cessazione di un’epidemia di peste (oggi rimane poco dell’edificio originario). Il Colle (o Bric) della Maddalena, con i suoi 715 metri, è la vetta più elevata delle colline torinesi. Reperti archeologici attestano la presenza di tribù celtiche in quest’area fin dal V secolo a.C. I Romani ne fecero un avamposto strategico con vista su Torino. Con l’arrivo dei frati domenicani (XIII secolo) il Colle fu dedicato al culto di Maria Maddalena. L’intera area rimase quasi selvaggia finché, nel

Colle della Maddalena.

137


14 ARRIVO

TORINO > TORINO > PIEMONTE Dopo la seconda salita alla Maddalena, si

tri, inaugurato nel 1888 e oggi sede del

riprende la prima parte del circuito: Parco della Rimembranza, Quadrivio Raby, Valsa-

Museo nazionale del cinema. Torino è detta “la città dei quattro fiumi”: è

lice, tagliando il secondo traguardo volan-

infatti attraversata dal Po (il più importan-

te di giornata al Parco del Nobile. Si è ormai in dirittura d’arrivo: il traguardo

te), dalla Dora Riparia, dal Sangone e dallo Stura di Lanzo. Lungo i corsi di questi fiumi si

di tappa è in corso Moncalieri.

trovano diversi “parchi fluviali”, ovvero aree

Torino, capoluogo del Piemonte, è una delle città più importanti d’Italia. La sua ca-

verdi comunali che circondano le sponde dei corsi d’acqua. Tra i parchi attraversati

ratteristica struttura urbana a scacchiera,

dal Po vi è anche il Parco del Valentino,

che ne rivela l’origine romana (Augusta Taurinorum era il suo nome), presenta

all’interno del quale sorge il Castello del Valentino, eretto alla metà del XVII secolo

ampi viali che s’intersecano, adornati da

sul modello dei manieri francesi.

edifici di pregio sia civili sia religiosi, nel centro urbano e nei quartieri più periferici,

Piazza Castello, progettata nel 1584, è il cuore della città, sul quale si affaccia

fino alle circostanti colline.

Palazzo Madama, uno dei simboli dell’ar-

La lunga storia di Torino si lega strettamente, dal tardo Medioevo in avanti, a quella

chitettura torinese. Fu la prima sede del Senato del Regno d’Italia. In Piazza Castel-

della dinastia Savoia, che ne fece la capitale del proprio Stato, dapprima ducato, poi regno. Rivestì così un ruolo di primaria importanza nel processo di formazione del Regno d’Italia. Torino fu infatti la prima capitale del neonato Regno, proclamato il 17 marzo 1861, fino al 1865, quando la capitale fu trasferita a Firenze (per poi, nel 1870, trovare collocazione definitiva a Roma). Dall’inizio del Novecento, Torino ha conosciuto un intenso processo di industrializzazione attorno al polo automobilistico della FIAT. A testimonianza dell’epoca rimangono il Museo dell’Automobile e l’area dei vecchi stabilimenti FIAT del Lingotto, ora riconvertiti in spazi espositivi e commerciali. Nel Duomo del XVI secolo è conservata la Sacra Sindone, un lenzuolo di lino sul quale è visibile l’immagine di un uomo, identificato dalla tradizione cristiana come Gesù di Nazaret. Sulla città svetta la Mole Antonelliana, possente edificio in muratura alto 167 me-

138

La Mole Antonelliana, Torino.


14 lo sorgono anche la sede della Regione

le, delicati e irresistibili fagottini coperti di

Piemonte, la caratteristica chiesa di San

glassa, il cioccolato con l’iconico gian-

Lorenzo e il grande Palazzo Reale, che fu la reggia dei Savoia nei primi anni dell’Italia

dujotto, ottenuto impastando il cioccolato con la farina di nocciole tostate, i cremini,

unita, con gli annessi giardini.

gli alpini al liquore, le praline e altre delizie.

Piazza San Carlo, altra nota e pregevole piazza torinese, è collegata a Piazza Castel-

Che il Piemonte sia terra di grandi vini è risaputo: tra i rossi più noti il Barolo, il Bar-

lo dall’elegante direttrice di Via Roma, con i

baresco, il Barbera, il Nebbiolo, il Dolcetto

suoi caratteristici portici. A poca distanza si trova il Museo Egizio, considerato, per va-

e tra i bianchi l’Arneis, il Gavi e il Malvasia. Ma che la provincia di Torino sia custode

lore e quantità dei reperti, il più importante

di altrettanti grandi vini è meno noto. Il

al mondo dopo quello del Cairo. A pochi chilometri dal centro cittadino,

territorio intorno a Torino è patria di un’importante e antica tradizione vitivinicola,

sorgono la Palazzina di Caccia di Stupinigi,

che produce ben 25 vini DOC. Tra questi il

la Reggia di Venaria Reale e il Castello di Rivoli, sede del prestigioso Museo d’Arte

più torinese di tutti è il Freisa, un vino rosso rubino, leggermente mosso, prodotto nella

Contemporanea.

zona di Chieri e nella vigna urbana accan-

La cucina torinese vanta una lunga e raffinata tradizione. Grande l’uso di verdure,

to a Villa della Regina. Torino vanta un altro primato: l’aperitivo.

carni, formaggi insostituibili ingredienti per

Conosciuto in tutto il mondo, il Vermouth

ricette raffinate e saporite. Gli antipasti fanno la parte da leone: dal vitello tonna-

è nato a Torino nel 1786. Per la sua ricetta si utilizzano il Moscato del Piemonte e i vini

to alle acciughe al verde passando dal-

corposi del Sud, con estratti e infusioni di

la carne e pesce in carpione a piatti più delicati come i flan di verdure e ai tomini,

circa 30 erbe aromatiche.

piccoli formaggini freschi. Come primi piatti, spicca la “bagna caôda”, antica ricetta contadina a base di salsa con olio, acciughe e aglio dove si intingono verdure crude e bollite, gli agnolotti, gli gnocchi e i risotti e come secondi, il bollito misto, i brasati e il fritto misto. Sulla tavola non mancano mai i grissini e i formaggi, la cui lista è infinita e deliziosa: dalle robiole alle tome, dai tomini ai paglierini di consistenza soda o pastosa. L’industria dolciaria torinese vanta l’invenzione dello zabaglione (tuorli d’uovo sbattuti con lo zucchero e il Marsala), le bigno-

Piazza San Carlo, Torino.

Torino finora è stata sede d’arrivo di tappa in 40 occasioni, sede di partenza in 45 e nel caso delle prime tappe del 1961 e 2021 è stata sia sede di partenza che arrivo. Nella cronometro d’apertura del Giro 2021, Filippo Ganna vinse ed indossò la maglia rosa.

139


NOTE

140


15

Rivarolo Canavese > Cogne 17 7 km

22 may 2022 SU N DAY


15 01 02 RIVAROLO CANAVESE - COGNE

Tappone tipico delle Alpi occidentali con salite molto lunghe pur senza eccessive pendenze. Partenza da Rivarolo Canavese e avvicinamento lungo la Dora Baltea per entrare nella Vallée fino a raggiungere il capoluogo. Si scalano quindi Pila fino a Les Fleurs, Verrogne e Cogne per concludere nel Parco Nazionale del Gran Paradiso.


02 15 0 PARTENZA

RIVAROLO CANAVESE > TORINO > PIEMONTE Nella pianura allo sbocco delle valli piemontesi del Parco Nazionale del Gran Paradiso,

sia fresco sia stagionato), prodotto proprio sul territorio rivarolese.

sulla riva destra del torrente Orco, Rivarolo,

L’allevamento bovino permette alla città di

dove prende il via la quindicesima tappa, è il centro più importante e popoloso del Ca-

avere carni e prodotti lattiero-caseari di altissimo livello. L’attenzione all’agricoltura e

navese occidentale con i suoi 12.500 abitanti

all’allevamento biologico ha portato anche

circa. Simbolo della città è il Castello Malgrà, fat-

all’affermazione di agriturismi attenti alla sostenibilità ambientale e alla produzione a

to edificare dai conti di San Martino nel XIV

km 0.

secolo e ristrutturato a fine Ottocento. Nel cortile interno emergono la torre merlata e

Parte della storia gastronomica del Canavese è il famoso salampatata, salame con

il portichetto con affreschi quattrocenteschi.

patate nell’impasto, non stagionato e che

Il Parco del Castello è un prezioso polmone verde sempre aperto al pubblico.

deve essere consumato fresco, crudo oppure cotto al forno o grigliato. Il “pan douss

Il Castellazzo è quanto rimane del castrum

‘d Malgrà” è un dolce tipico dagli ingredienti

più antico di Rivarolo, attorno al quale si sviluppò il primo nucleo del borgo.

semplici, talvolta arricchito con i marroni. Tra i prodotti a lievitazione delle pasticcerie

Rivarolo è ricca anche di edifici religiosi, dal

rivarolesi, dopo i deliziosi panettoni natalizi,

convento di San Francesco (XIII-XV secolo) alle chiese barocche, tra le quali spicca

spicca la focaccia della Befana.

quella dedicata a San Michele (XVIII secolo). Dal 2020, la Regione Piemonte ha riconosciuto la città quale Distretto Urbano del Commercio, sottolineandone l’anima commerciale, artigiana e imprenditoriale, che fortemente dialoga con l’anima agricola. A Rivarolo sono presenti ottimi ristoranti e quotate pasticcerie e gelaterie. La città vanta la presenza dei migliori maestri pasticceri, cioccolatieri del gelato, che hanno ottenuto riconoscimenti nazionali e internazionali. Tra gli eventi gastronomici spicca, a fine giugno, la sagra dedicata al tomino (formaggio

Chiesa di San Michele Arcangelo, Rivarolo.

Rivarolo Canavese è sede di partenza inedita. Fu sede d’arrivo della 13 a tappa del 2014, vinta da Marco Canola (prima vittoria al Giro).

143


15 KM 90

POLLEIN > AOSTA > VALLE D’AOSTA Il percorso, con qualche ondulazione, attraversa le località torinesi di Agliè, Bai-

pietra lavorata. S u p e r a t a Montjovet,

ro, Banchette, Quassolo e Quincinetto, esaurendo così il tratto piemontese. La tappa prosegue nel fondovalle valdo-

Saint-Vincent, uno dei centri principali della Valle d’Aosta orientale. Per la sua centenaria vocazione turistica è sopran-

stano, in lenta ma costante salita, tra castelli e splendidi panorami alpini. All’imbocco della Val d’Aosta incontriamo

nominata “la Riviera delle Alpi”. Possiede interessanti resti romani, ma è nota soprattutto per le fonti termali e per il Casino

Pont-Saint-Martin, luogo strategico fin dall’epoca romana nel transito tra la Pia-

de la Vallée. Anche Châtillon , la successiva località

nura Padana e la Gallia. Poco più avanti

attraversata dalla tappa, è un comune

troneggia il Forte di Bard, Inespugnabile fortezza di sbarramento ottocentesca, oggi centro culturale che ospita vari mu-

fra i più popolosi della regione. Spicca la presenza di numerosi resti di fortificazioni.

sei, tra i quali il Museo delle Alpi, e mostre di fama internazionale. Oltrepassata Arnad, si passa nelle vicinan-

invece la coltivazione del Moscato. Il Castello di Fénis (XIV-XV secolo) è caratterizzato da un’architettura scenografica,

ze di due castelli situati sulle rive opposte della Dora Baltea. Il Castello di Issogne (XII secolo), nel quale il gotico medievale

con la doppia cinta muraria merlata che racchiude l’edificio centrale e le numerose torri. È una delle attrazioni più note della

si fonde con successivi inserti rinascimentali, racchiude tesori d’arte sorprendenti, come la fonte del melograno e un porti-

Valle d’Aosta. Superato il piccolo comune di Quart, sormontato da un castello, si giunge a Pol-

cato con lunette affrescate. Il Castello di Verrès (XIV secolo) aveva una funzione primaria di presidio militare, ma presen-

lein, dove è collocato il primo traguardo volante di giornata. Siamo ormai vicini al

ta elementi di grande eleganza, come lo scalone ad archi rampanti e le bifore in

della zona industriale di Aosta, l’autoporto e l’eliporto della Valle d’Aosta.

si

sale

A rendere famosa la zona di Chambave è

capoluogo: Pollein ospita infatti una parte

Pollein, veduta panoramica.

144

verso


15 KM 104

PILA-LES FLEURS > AOSTA > VALLE D’AOSTA Superate Pollein e la vicina Pont Suaz, la

per l’escursionismo e lo sci ma anche

Carovana Rosa affronta la prima ripida

per discipline adrenaliniche su due ruote

salita verso Pila, nel comune di Gressan, che, a soli 18 minuti di telecabina dalla

come il downhill e il freeride. Nella frazione Les Fleurs, a quota 1421 m, è collocato il

città di Aosta, è meta privilegiata non solo

primo GPM della tappa.

KM 120

AOSTA > AOSTA > VALLE D’AOSTA Il percorso scende su Gressan e ripassa

maggio DOP. Nel paragone con il resto

da Pont Suaz per riprendere la strada ver-

d’Italia, si evidenzia l’assenza del frumento,

so Aosta. Il capoluogo è situato all’incirca nel mezzo della piana in cui scorre il fiume

sostituito dal mais e dalla segale. Tra i piatti tipici citiamo la fonduta (a base

principale della regione: la Dora Baltea. Nel

di fontina), la polenta concia, la “seupa à la

territorio era presente già in tempi preistorici una popolazione di cultura megalitica.

Vapelenentse” (zuppa della Valpelline), le costolette alla valdostana, il civet di camoscio, le

Fu poi la colonizzazione romana a dare l’im-

tegole dolci valdostane e il caffè alla valdo-

pronta alla città (chiamata Augusta Praetoria), con una funzione strategica di colle-

stana, con zucchero, scorze d’arancio e limone, bevuto in uno speciale recipiente.

gamento tra la Pianura Padana e la Gallia.

Le particolari condizioni climatiche della

Nel Medioevo, Aosta fece parte del Sacro Romano Impero, per poi legarsi alle sorti

Valle d’Aosta, unitamente alle caratteristiche dei terreni e alla loro pendenza, non

dello Stato dei Savoia, fino all’Unità d’Italia.

hanno certo reso la vita facile ai viticoltori;

Aosta, ovviamente dopo Roma, è la città con il maggior numero di resti romani an-

tuttavia qui la “viticultura eroica” dà origine a una gamma ampia e qualificata di vini di

cora visibili, tanto da essere soprannominata “la Roma delle Alpi”: ricordiamo l’Arco di Augusto, la Porta Prætoria e le altre porte romane, il Teatro e l’Anfiteatro, il Ponte, la cinta muraria e le torri; di particolare fascino il Criptoportico Forense, collegamento sotterraneo fra due templi. Tra gli edifici religiosi, spicca la cattedrale di Santa Maria Assunta, d’epoca medievale. Il cuore laico della città è l’elegante Piazza Chanoux, su cui si affaccia il Municipio. La cucina tradizionale della Valle d’Aosta presenta ricette dall’alto contenuto calorico a base di selvaggina e fontina, for-

Cattedrale di Santa Maria Assunta, Aosta.

145


15 montagna prestigiosi, riuniti sotto un’unica

torizzati per il vino Donnas come la Freisa, il

Denominazione di Origine Controllata “Valle

Neyret e il Fumin mentre il Pinot Gris e l’Erba-

d’Aosta – Vallée d’Aoste”. Fin dall’ingresso nella regione, l’occhio è

luce sono utilizzati per la produzione di vini bianchi. Il Picotendro è anche alla base della

catturato dai vigneti che si arrampicano

produzione dell’Arnad-Montjovet, zona in cui

sulla montagna. Il vitigno caratteristico della zona è il Picotendro, una varietà locale di

si trova anche il Pinot nero che viene talvolta unito al Nebbiolo e ad altri vitigni autoctoni

Nebbiolo coltivato insieme ad altri vitigni au-

come il Vien de Nus, il Ner d’Ala e il Roussin.

KM 136

VERROGNE > AOSTA > VALLE D’AOSTA Dopo Aosta, il percorso sale verso Caillod, frazione di Sarre, il secondo comune più po-

La salita continua fino al secondo GPM di giornata, collocato a Verrogne, sempre nel co-

polato della regione dopo il capoluogo. Il Ca-

mune di Sarre, lungo la panoramica “Strada

stello di Sarre, antica residenza di caccia e di villeggiatura dei Savoia, racconta della

dei Salassi”, l’antico tracciato di origine preromana che congiungeva la zona del Gran

presenza della famiglia reale in Valle d’Aosta.

San Bernardo all’alta Valle d’Aosta. Siamo a

Di particolare interesse sono gli ambienti con i trofei delle partite di caccia.

quota 1582 m.

KM 173

COGNE-CENTRO > AOSTA > VALLE D’AOSTA Dopo il GPM, la discesa passa da Per-

Tipica della zona di Aymavilles è la favò, un

sod, frazione di Saint-Nicolas, quindi, dopo un forte dislivello di quasi 700 metri, da

prelibato piatto tipico a base di fave, Fon-

Saint-Pierre, nel cui comune sorge il Castello Sarriod de la Tour: situato in una zona pianeggiante a strapiombo sulla Dora Baltea, viene ricordato per la “Sala delle teste” che prende il nome dalla decorazione del soffitto con curiosi personaggi. Il vino rosso Torrette prende il nome dall’omonimo promontorio a cavallo dei comuni di Sarre e Saint-Pierre che per la sua esposizione a sud costituisce un habitat ideale per la viticoltura. Si prosegue attraversando Villeneuve e quindi Aymavilles, il cui Castello, recentemente restaurato, rivela una doppia anima medievale e barocca.

146


15 tina DOP, pane nero abbrustolito nel bur-

Fontina DOP, prodotta su tutto il territorio

ro, salsiccia, pancetta e pasta, che ben si

valdostano, si possono gustare anche altri

sposa con un profumato vino rosso come il Torrette DOC.

formaggi vaccini e caprini e altri derivati del latte, come burro e yogurt di produ-

Dopo Aymavilles inizia la salita verso Cogne,

zione locale.

culmine finale della tappa. Nel centro cittadino è collocato il secondo traguardo volante

Tra i piatti tipici di Cogne ci sono il mécoulin, una sorta di “panettone” tipico loca-

di giornata. Un tempo importante centro mi-

le addolcito con uvetta e insaporito con

nerario per l’estrazione del ferro, Cogne è oggi una delle “Perle delle Alpi”, una località turisti-

scorza di limone e rum, la crema di Cogne, delizioso dessert al cucchiaio a base di

ca famosa per l’accoglienza di qualità che ha

panna, zucchero, cioccolato fondente e

sviluppato nel rispetto e nella salvaguardia del suo patrimonio naturale. La gastrono-

un goccio di rum, e la saporita “seupetta di Cogne”, una zuppa a base di riso e Fon-

mia locale ha molto da offrire. Oltre alla

tina DOP.

ARRIVO

COGNE-LILLAZ > AOSTA > VALLE D’AOSTA L’arrivo (e terzo GPM di tappa) nella splendi-

multimediali, giochi interattivi e un originale

da località di Lillaz, frazione di Cogne nota per le sue spettacolari cascate, sarà il modo

“spazio sensoriale” oltre a due allestimenti tematici dedicati al lupo e allo stambecco.

migliore per festeggiare il centenario del

Per conoscere la varietà della flora alpina, a

Parco Nazionale del Gran Paradiso. Nel 2022 l’area protetta festeggia appunto i

Valnontey, frazione di Cogne nel cuore del Parco, si trova il Giardino Botanico Alpino

suoi 100 anni: è il parco nazionale più antico

Paradisia.

d’Italia. Il suo animale-simbolo, da sempre, è lo stambecco. Il centro “TutelAttiva Labora-

Le cascate di Lillaz sono formate da salti rocciosi attraverso i quali scorrono le ab-

torio Parco” accoglie i visitatori con sistemi

bondanti acque del torrente Urtier, che hanno scavato profondi anfratti tra le pareti a picco. La prima cascata è alla portata di tutti mentre il percorso circolare per vederle tutte è un’escursione lunga meno di 2 Km, con 100 metri di dislivello in salita, che regala scorci indimenticabili.

In questa e nella pagina precedente, due suggestive vedute di Cogne.

147


15 VALLE D’AOSTA È la regione più piccola d’Italia, nella parte nord-occidentale della penisola, ed è pure quella meno popolata (circa 130.000). Si sviluppa su un territorio quasi completamente montano. Confina a nord con la Svizzera, a ovest con la Francia, a sud e a est con il Piemonte. Sul piano amministrativo, è una regione autonoma a statuto speciale. Il capoluogo è Aosta, città dalla quale trae il nome. Aosta è d’origine romana con evidenti testimonianze come l’Arco di Augusto, la Porta Pretoria e altre, tipo il foro, la cinta muraria e le torri. Nel territorio si trovano il Monte Bianco (4810 m), il più alto d’Europa, il Cervino (4478 m), il Monte Rosa (4637 m) e il Gran Paradiso (4061 m). Il Parco Nazionale del Gran Paradiso è stato il primo a essere istituito in Italia, nel 1922 per preservare la flora e la fauna alpina. I valichi di confine di maggiore rilievo sono il Traforo del Monte Bianco - lungo 11,6 km che collega Courmayeur alla francese Chamonix, il Piccolo San Bernardo e il Gran San Bernardo con il traforo omonimo. La lingua autoctona è il francoprovenzale nella sua varietà dialettale valdostana, il “patois”, mentre, ora, quella più diffusa è l’italiano. Il francese fruisce del rango di lingua co-ufficiale. Nella valle si trovano località dove è parlato il “walser”, variante di un dialetto tedesco, ufficialmente riconosciuto. È il turismo, estivo e, soprattutto, quello invernale, il volano dell’economia della Valle d’Aosta con i comprensori sciistici del Monterosa. Quello del Cervino che coinvolge anche la svizzera Zermatt, Courmayeur e Champoluc. I castelli della Valle d’Aosta sono numerosissimi e rappresentano un’attrattiva di rilievo storico e turistico. Numerosi sono i musei così come i santuari sparsi nel territorio. Tipico della Valle d’Aosta è il formaggio “fontina” d.o.p. identificato da pasta semicruda e fabbricato con latte intero di mucca di razza valdostana. Sono nativi della valle Anselmo d’Aosta, noto anche come Anselmo di Canterbury (1033/4 -1109 Canterbury), teologo, filosofo, arcivescovo, fra i massimi esponenti del pensiero cristiano, Natalino Sapegno (Aosta 1901-Roma 1990), critico letterario e storico, il conduttore televisivo Pietro Chiambretti (1956). Per il passato, passato remoto ma glorioso, è da ricordare il valdostano per nascita Maurice Garin (Arvier1871-Lens 1957), emigrato in Francia con la famiglia all’età di quattordici anni, vincitore del primo Tour de France del 1903, successo anticipato da due vittorie dello “Spazzacamino di Arvier” nella Parigi-Roubaix nel 1897 e 1898, naturalizzato francese con la maggiore età, ma altre fonti sostengono che questo fosse accaduto in tempo successivo. Il ciclismo pure ricorda l’aostano Franco Vagneur (1944), il serissimo “professore” del ciclocross e il duro, inevitabilmente duro visto l’orografia, Giro della Valle d’Aosta a tappe per dilettanti con mezzo secolo di vita che è sempre stato rivelatore di quasi certi protagonisti anche nel professionismo. La pratica della specialità della mountain bike, diffusissima, trova qua in valle gran varietà e tipologie di percorsi per tutti i gusti e le propensioni in materia.

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L’emozione ritrovala qui

lovevda.it


15 LOMBARDIA La Lombardia è una regione dell’Italia nord-occidentale con 12 province, quarta in Italia per superficie e seconda per densità di popolazione. Il suo capoluogo è Milano e confina con Svizzera, Piemonte, Veneto, Trentino-Alto Adige ed Emilia-Romagna. Il toponimo deriva dal nome della popolazione dei Longobardi. La superficie della Lombardia si divide tra pianura (47%) e zone montuose (41%9). Il punto più elevato appartiene al Massiccio del Bernina. Il resto della regione (12%) è collinare. Nella fascia prealpina si trovano alcuni dei più grandi laghi d’Italia (il Lago di Garda, il Lago Maggiore, il Lago di Como e il Lago d’Iseo); numerosi fiumi, come Po, Adda, Oglio, Mincio e Ticino, formano valli strette e profonde. La pianura lombarda è parte della Pianura padana, la più grande pianura italiana, che si estende dal Piemonte alla Romagna, dalle Alpi agli Appennini. L’economia della Lombardia è caratterizzata da una grande varietà di settori: agricoltura e allevamento, industria pesante e leggera, terziario. L’industria è fiorente in molti settori: meccanico, elettronico, metallurgico, chimico e petrolchimico, farmaceutico, editoriale. Nel terziario, rilevante è il peso del commercio e della finanza. A Milano hanno sede anche la Borsa Italiana e la Fiera di Milano. Nel 2015 Milano ha ospitato l’EXPO. Arte e cultura Milano e 11 capitali d’arte con castelli, ville e giardini. Un ricco patrimonio che rivive ogni anno con un calendario di appuntamenti a tema. Palazzi, castelli, musei. E ancora: gallerie d’arte, parchi archeologici, teatri, ville. Questi i molti tasselli che compongono il paesaggio artistico e culturale lombardo. Il suo grande patrimonio spazia dalle Ville e Rocche storiche sui laghi alla Certosa di Pavia; dal Cenacolo di Leonardo alla Pietà Rondanini di Michelangelo al Castello Sforzesco di Milano; da Palazzo Te a Mantova alla Villa Reale di Monza. Castelli, residenze reali, ville e giardini per scoprire una Lombardia inaspettata in un viaggio tra luoghi d’incanto, ammantati di un fascino quasi fiabesco, regge magnificenti e dimore di delizia circondate da meraviglie botaniche. Nonostante la Lombardia venga spesso identificata come una regione con vocazione strettamente economica, essa possiede un patrimonio artistico di eccezionale valore. A testimonianza del valore del patrimonio artistico regionale, la Lombardia è, con 10 siti sui 55 presenti in Italia e con il patrimonio immateriale del “saper fare liutario” di Cremona, dell’arte dei muretti a secco e della transumanza alpina, la regione italiana con la più alta concentrazione di patrimoni culturali riconosciuti dall’UNESCO. Natura, outdoor e Montagna La Lombardia significa sport di montagna, in inverno ed estate; trekking sulle Alte Vie delle Alpi o itinerari in bicicletta lungo i Cammini spirituali come la Via Francigena lombarda che attraversa per 120 km la Lomellina; rafting lungo il fiume Ticino o sport acquatici sui principali laghi, dove i venti spirano in maniera costante. Da Madesimo a Foppolo, da Bormio a Livigno, da Santa Caterina Valfurva a Ponte di Legno, senza dimenticare i più piccoli Piani di Bobbio e Valtorta, chi è alla ricerca della discesa perfetta trova 27 comprensori sciistici, 467 piste da discesa, 324 chilometri per lo sci di fondo e 14 snowpark, che sapranno soddisfare ogni tipo di richiesta di sciatori

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15 e amanti della neve. La Valtellina, che ospiterà nel 2026 i Giochi Olimpici e Paralimpici Milano Cortina, è letteralmente il regno dello sci. L’area racchiude diversi e ampi comprensori sciistici a cominciare da Bormio, che offre 110 chilometri di piste immerse nel Parco Nazionale dello Stelvio, da cui prende il nome la pista più emozionante della ski area, nonché tradizionale tracciato di Coppa del Mondo. Food and wine Cibo, vino, cultura, storia e ambiente: un abbinamento coraggioso che esalta eccellenze di un territorio dagli ottimi vini e antiche tradizioni. Quasi tutte le province lombarde ospitano vigneti a denominazione di origine controllata; tra queste, impossibile non nominare la Franciacorta, con le sue bollicine, così come l’Oltrepo Pavese, la Valtellina e il bacino del Lago di Garda, con le sue produzioni di Lugana e di Chiaretto. Altrettanta ricchezza è presente in materia gastronomica: un ideale menu lombardo, declinato in modo contemporaneo, potrebbe cominciare con un calice di Franciacorta Brut, scaglie di grana, bresaola della Valtellina e salumi di San Colombano. Per continuare un risotto alla zucca e una cotoletta alla milanese accompagnata da un buon bicchiere di Sassella Valtellina Superiore. Per finire, torta sbrisolona mantovana o l’intramontabile panettone. Cicloturismo Per gli amanti delle due ruote, la Lombardia è ricca di itinerari più o meno impegnativi e che si snodano lungo percorsi turistici della regione. Dal Passo del Ghisallo definita “mistica” per il suo valore storico e religioso, simbolo del Giro in Lombardia e del triangolo lariano; al Passo del Vivione, luogo meraviglioso in tutte le stagioni dove la natura in Val di Scalve ne fa da padrona, fino al Passo dello Stelvio, salita mitica tanto da essere considerata la “Mecca” del ciclismo.

151


NOTE

152


16

Salò > Aprica

(Sforzato Wine Stage) 2 02 km

24 may 2022 TU ESDAY


PaMON nt TAG an NA i

16 01 02 SALÒ - APRICA

(Sforzato Wine Stage)

Tappa classica della Valtellina con una sequenza di salite. Partenza da Salò per portarsi dentro la Val Sabbia e scalare il Goletto di Cadino. Risalita la Val Camonica si scala il Mortirolo da Monno, per poi percorrere le strade del vino Sforzato cui è dedicata la tappa, scalando Teglio, e quindi giungere ad Aprica attraverso il Valico di Santa Cristina.


02 16 0 PARTENZA

SALÒ > BRESCIA > LOMBARDIA Sul golfo ai piedi del monte San Bartolomeo, sulla sponda bresciana dell’Alto Garda, sorge

cora pescato con le reti tradizionali. L’olio gardesano, caratterizzato da bassa acidità, è di

Salò, primo comune della Riviera dei Limoni

qualità elevata per le sue caratteristiche or-

e punto di partenza della sedicesima tappa. Incorniciata dai dolci rilievi dell’anfiteatro

ganolettiche e per i suoi benefici sulla salute. Gli agrumi del Garda bresciano sono il limo-

morenico del Garda, gode di un microclima

ne, il bergamotto, il cedro e l’arancio. Grazie

di tipo mediterraneo. Fin dall’epoca romana, Salò ha svolto un ruo-

al clima favorevole e all’utilizzo di particolari serre la produzione di limoni continua ancora

lo cruciale nella storia del Lago di Garda.

oggi nella cultura locale. La ditta locale Ce-

Le tracce di un ricco passato sono tuttora evidenti: passeggiando nel centro storico si

dral Tassoni, attiva fin dal 1793, è produttrice della famosa cedrata.

possono ammirare antiche dimore signorili

Altri prodotti tipici del Garda bresciano sono i

ed eleganti palazzi del Seicento. Il Duomo di Santa Maria Annunziata (1453),

capperi sott’olio di oliva o sotto sale; il tartufo gardesano; il formaggio, dalla formaggella di

in stile tardo gotico, è l’opera di maggior pre-

Tremosine al formaggio Tombea; il miele e la

gio architettonico. Il Palazzo della Magnifica Patria, oggi sede del Municipio, costruito nel

grappa. Tra i vini più conosciuti ricordiamo il Garda Bresciano o Riviera del Garda Bre-

1542, si trova sul lungolago, con la sua loggia

sciano Bianco, Chiaretto e Rosso e il Garda

impreziosita da affreschi, lapidi commemorative e un bassorilievo abraso del Leone di

Bresciano Groppello. I vini prodotti con vinificazione tradizionale di uve Groppello, Barbe-

San Marco, a testimonianza del dominio ve-

ra, Marzemino e Sangiovese danno origine

neziano su Salò a partire dal XV secolo. Fra le strade principali, i vicoli e le piazzette

al vino Garda Classico DOC. Il suo colore è rosso brillante, il profumo è delicato e tipico,

sono abbondanti e di qualità i negozi, i risto-

grazie al Groppello.

ranti, i bar e gli alberghi. Nella stagione estiva si svolgono manifestazioni con protagonista la musica, in particolare il Festival violinistico internazionale Gasparo da Salò, che si tiene da oltre 60 anni. A Salò si possono gustare le eccellenze enogastronomiche caratteristiche del Parco dell’Alto Garda e della vicina Val Sabbia. Pesci di lago abbondanti nelle acque del Garda sono trote, trinche, carpe e molte altre specie; il pesce di lago non è allevato, ma viene an-

Il Duomo di Salò.

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16 KM 59

GOLETTO DI CADINO > BRESCIA > LOMBARDIA Il tracciato della tappa lascia Salò e il Garda, inerpicandosi in leggera salita fra le

Da lì si sale ancora fino a Goletto di Cadino, dove è collocato il GPM a 1938 m

colline circostanti. Si attraversa il territorio della Comunità montana della Val Sabbia, entrando nelle località di Sabbio Chiese,

di altitudine. Una meta molto amata dai cicloscalatori amatoriali, sia per l’appagante durezza dei percorsi che la raggiun-

Nozza e Idro. Quest’ultimo è un comune sparso, situato

gono, sia per lo straordinario panorama di cui si gode una volta giunti in cima, come

all’estremità meridionale del lago omo-

premio per la fatica compiuta.

nimo. Il Lago d’Idro, a circa 370 metri di quota, è di origine glaciale ed è al confine tra la provincia di Brescia e il Trentino. È formato dalle acque del fiume Chiese che ne è anche l’emissario. Il percorso costeggia il lago sulla sponda occidentale, poi svolta verso Bagolino nella Valle del Caffaro, dove inizia un’ascesa di oltre 1200 metri di dislivello, verso il primo GPM di giornata. Si transita nella frazione Val Dorizzo (già a 1183 m), per poi puntare a Goletto di Gaver (1795 m), località di richiamo turistico situata in un vasto e scenografico spiazzo ai piedi delle montagne (siamo entrati nel Parco dell’Adamello), detto appunto Piana del Gaver.

Lago D’idro.

KM 103

MALONNO > BRESCIA > LOMBARDIA

156

Superato il GPM, la tappa prosegue transitando dal vicino Passo Crocedomini, che

scende su Breno, oltre 1500 metri più in basso. Siamo entrati in Val Camonica, caratterizza-

separa le Alpi Retiche meridionali dalle

ta in età preistorica dalla civiltà dei camuni,

Prealpi Bresciane e Gardesane: da sempre un luogo di confine, ad esempio fra il Ducato

di cui rimangono le famose incisioni rupestri (I millennio a.C.) ritrovate su circa 2000 rocce

di Milano e la Repubblica di Venezia. Da qui si

in oltre 180 località.


16 Dopo Breno il tracciato torna in leggera salita attraversando Capo di Ponte (uno dei comuni con più incisioni camune; vi si trova il Museo nazionale della preistoria della Valle Camonica), Cedegolo e Forno Allione; da qui si giunge a Malonno, dove è situato il primo traguardo volante di tappa. Cittadina di circa 3000 abitanti, con secoli di storia alle spalle, testimoniata dalle sue case-torri, la sua chiesa parrocchiale dei Santi Faustino e Giovita è una delle maggiori della Val Camonica.

Chiesa SS. Faustino e Giovita - Malonno.

KM 129

PASSO DEL MORTIROLO > BRESCIA > LOMBARDIA Dopo Malonno, il tracciato sale verso Edolo, punto di partenza ideale per escursioni

“mortèra” o “mortarium” che descriverebbero la presenza di uno stagno o la forma

a piedi o in bici, dotata anche di un bel

concava che si trova in cima al passo.

centro storico, le cui vie selciate o lastricate offrono un esempio di struttura me-

Tra il febbraio e il maggio del 1945 fu teatro di scontri fra i partigiani e nazifasci-

dievale con dimore signorili, ricche di por-

sti, ritenuti dai diversi storici come le più

tali in granito bugnato. Nella storia Edolo è ricordata per un rogo di presunte streghe

grandi battaglie campali sostenute dalla Resistenza italiana.

avvenuto all’inizio del XVI secolo.

Da Monno fino in cima al Mortirolo sono

Si imbocca quindi il bivio per Monno, da cui inizia l’ascesa al Mortirolo, una delle sa-

circa 800 metri di dislivello in 10 km di strada: a quota 1854 metri è collocato il secon-

lite leggendarie del Giro. Grazie alla sua

do GPM di giornata.

posizione strategica tra la Val Camonica e la Valtellina, il Passo del Mortirolo è un luogo di battaglie da molto prima del 3 giugno 1990, quando fece la sua apparizione al Giro d’Italia. Leggenda vuole che il nome derivi da un cruento combattimento avvenuto lassù nel 773 d.C., quando Carlo Magno raggiunse le truppe longobarde già in rotta e le sbaragliò lasciando sul terreno centinaia di morti. Da qui “Mortarolo”, divenuto poi nei secoli “Mortirolo”. In realtà, il toponimo viene probabilmente dalle parole

157


16 KM 172

TEGLIO > SONDRIO > LOMBARDIA Il superamento del Mortirolo segna l’ingresso

se. Proprio a Teglio è possibile ammirare e

nella provincia di Sondrio. In Valtellina si per-

passeggiare tra gli splendidi campi di grano

corrono le strade del vino Sforzato, a cui è dedicata la tappa. È un meritato omaggio alla

saraceno in fiore e visitare il mulino Menaglio, dove avviene la battitura del grano. Ed è pro-

“viticoltura eroica” valtellinese con il suo vino

prio Teglio a essere la patria dei pizzoccheri,

bandiera, lo Sforzato, un grande rosso prodotto da uve di Nebbiolo che vengono fatte

la cui ricetta originale è custodita e tutelata dall’Accademia del Pizzocchero.

appassire nei fruttai dopo la vendemmia. Lo Sforzato è il primo vino rosso passito secco in Italia ad aver avuto la DOCG (nel 2003). Il nome deriva dalla tradizione locale di “sforzare” le uve, cioè di concentrarle dando vita a una base di maggiore struttura e potenza. Il tracciato, in discesa, attraversa Grosio, Mazzo di Valtellina, Lovero, Tirano e Bianzone. Fra queste località, la più popolosa è Tirano, a pochi minuti dal confine con la Svizzera, nota per il suo santuario dedicato alla Madonna di Tirano, e per essere capolinea della pittoresca linea ferroviaria Tirano-Sankt Moritz, la cosiddetta “Ferrovia del Bernina”. Dopo Bianzone la strada sale verso Teglio, il comune da cui prende il nome la Valtellina e dove è collocato il secondo traguardo volante di tappa. Grazie alla sua privilegiata posizione, a circa 850 metri di quota, Teglio è il luogo ideale per colture tradizionali come la vite, la segale e il grano saraceno, quest’ultimo ingrediente principale dei pizzoccheri, il più famoso piatto della cucina valtelline-

Vigneti, Valgella di Teglio.

KM 195

VALICO DI SANTA CRISTINA > SONDRIO > LOMBARDIA

158

Dal centro di Teglio, il tracciato scende verso

tiva ascesa da oltre 1000 metri di dislivello in

Tresenda, frazione del fondovalle, dalla quale

poco meno di 14 chilometri. Dopo un primo

inizia la salita che porta al gran finale ad Aprica. Approdo intermedio è il Valico di Santa

tratto in falsopiano in uscita da Tresenda, due brevi gallerie segnano l’inizio della salita vera

Cristina, al quale si arriva dopo un’impegna-

e propria, caratterizzata da numerosi tornanti


16 contornati dal bosco. Si superano alcuni tratti

finale porta a raggiungere il valico, dove è

abitati, tra cui quello di Santa Cristina, com-

collocato il terzo e ultimo GPM di giornata, a

prendente l’omonima chiesa. Il duro strappo

quota 1448 metri.

ARRIVO

APRICA > SONDRIO > LOMBARDIA Meno di 7 chilometri separano il Valico di

soleggiate e invecchiato per almeno 12

Santa Cristina dal traguardo. Dopo un breve

mesi in botti di rovere, è ideale nell’accom-

sconfinamento nella provincia di Brescia, in località San Pietro, si rientra in quella di Son-

pagnare piatti importanti della tradizione valtellinese come i pizzoccheri.

drio, concludendo la tappa ad Aprica.

L’Osservatorio Eco-faunistico Alpino di

Siamo nel cuore delle Alpi, tra la Valtellina e la Val Camonica. Aprica è una destinazione

Aprica è una vasta area di oltre 25 ettari all’interno della quale si snoda un itinerario

di montagna ideale per le famiglie, grazie

didattico e naturalistico. Si ha l’opportu-

all’ampia proposta di attività nella natura sia in estate (trekking, ciclismo, sport vari all’a-

nità di conoscere la natura e osservare da vicino alcune specie animali e vegetali

perto) sia in inverno (oltre 50 chilometri di

presenti nel Parco delle Orobie Valtellinesi.

piste da sci). Ad Aprica si possono degustare eccellenze agroalimentari che negli anni hanno ottenuto il riconoscimento di prodotti DOP e IGP. I formaggi, i vini, la bresaola, le mele e i pizzoccheri sono il frutto di un ambiente in cui, dal fondovalle alle vette e ai ghiacciai, si susseguono vigneti terrazzati, campi coltivati, meleti, boschi e alpeggi. Lo “sciatt” è il lato divertente della cucina valtellinese per via della forma che dà il nome a questo piatto: frittelle di grano saraceno ripiene di formaggio vengono servite su un letto di insalata e hanno la forma di rospi, da qui il nome sciatt (“rospo” in dialetto valtellinese). Il dolce tradizionale di Aprica si chiama panvì: consiste in fette di pane di segale tostate nel burro

Veduta dell’Aprica.

e cosparse di vino rosso e zucchero. Parlando di vini, oltre allo Sforzato, di cui abbiamo già detto, vanno ricordati il Rosso di Valtellina DOC e il Valtellina Superiore DOCG. Il Rosso di Valtellina è un vino ideale per primi e secondi. Il Valtellina Superiore DOCG ha 5 sottozone che danno ai vini caratteri differenti; prodotto nelle zone più

Aprica è sede d’arrivo per la 10 a volta. Il primo arrivo qui 60 anni fa (1962): Vittorio Adorni vinse la sua prima frazione al Giro. L’ultimo arrivo all’Aprica è del 2015: vinse Mikel Landa.

159


NOTE

160


17 Ponte di Legno > Lavarone 168 km

25 may 2022 WED N ESDAY


17 01 02 PONTE DI LEGNO - LAVARONE

Tappa di montagna in due parti. Partenza all’insù verso il Passo del Tonale seguita da un tratto in discesa. Dopo l’Adige si scala la salita di Palù di Giovo, per raggiungere Pergine Valsugana e il duro finale. Si scalano il Passo del Vetriolo e la salita del Menador. Scollinato il GPM di Monte Rovere, pochi chilometri ondulati portano all’arrivo.


02 10 7 PARTENZA

PONTE DI LEGNO > BRESCIA > LOMBARDIA La diciassettesima tappa parte da Ponte di Legno, gioiello incastonato tra montagne imponenti. Nel 1912 il Touring Club Italiano definì Ponte di Legno la «prima stazione italiana di turismo e sports invernali». Il suo nome è ora legato a quello del Passo Tonale che la collega al Trentino: i 100 chilometri di piste del comprensorio Pontedilegno-Tonale si snodano dai 1121 metri di Temù ai 3000 metri del ghiacciaio Presena e attirano sciatori da tutta Europa. D’estate Ponte di Legno è un punto di riferimento per attività come il trekking e la bike. Siamo all’interno del Parco Nazionale dello Stelvio e del Parco dell’A-

Fiume Oglio

damello, con la loro inestimabile ricchezza

nica: si tratta di gnocchi a base di spinaci

di flora e fauna. Ponte di Legno ha saputo mantenere il fasci-

selvatici, uova, farina e pane ammorbidito nel latte. Vengono fatti bollire e poi conditi

no del paese di montagna. ll silenzio e la ma-

con la “sfrisida”, ovvero un soffritto di cipolla,

gia del luogo sono un richiamo irresistibile per coloro che cercano il contatto vero con

salvia e burro di malga. “Calsù” è il nome della variante locale dei casoncelli (grossi

un ambiente naturale. Ma c’è anche un’isola

ravioli ripieni) della Valle Camonica.

pedonale ricca di negozi e bei locali. Tra gli edifici storici spicca la secentesca chiesa

ll Silter è un formaggio di produzione locale a pasta dura e cotta, semigrasso, tutelato DOP

della Santissima Trinità.

e realizzato con il latte vaccino da mucche

Dall’incontro tra la Lombardia e il Trentino nasce una ricchezza gastronomica che ben

di razza Bruna. Il Case di Viso (De.Co.)è un formaggio prodotto durante l’estate dal lat-

esprime questo territorio dal carattere de-

te delle mucche che si trovano in alpeggio.

ciso. Sapori autentici e genuini, che provengono da prodotti reperibili in loco, caratte-

Il liquore Elixir Noreas è uno dei simboli dell’Alta Valle Camonica da cento anni.

rizzano le proposte dei tanti ristoranti, rifugi,

La sua ricetta utilizza quindici erbe rare,

agriturismi. Gli “gnoc de la cua” (De.Co.) sono il cavallo di battaglia dell’Alta Valle Camo-

selezionate fra alpeggi e boschi del Parco dell’Adamello.

Ponte di Legno è sede di partenza per la 4a volta. L’ultimo via da qui nel 2014: la tappa finì a Val Martello, e Nairo Quintana vinse la sua prima tappa, indossò la sua prima maglia rosa e la portò fino a Trieste, sede d’arrivo finale di quell’edizione.

163


17 KM 20

VERMIGLIO > TRENTO > TRENTINO-ALTO ADIGE Il percorso della tappa inizia con la salita verso il Passo del Tonale, dove si transita a quota

triangolo formato dalle Dolomiti di Brenta,

1883 metri. Situato al confine tra la Lombardia e il Trentino e circondato dai gruppi montuosi

dello Stelvio. Nelle malghe e nei piccoli caseifici vengono

Adamello-Presanella, Ortles-Cevedale e Bren-

alla luce i prodotti caseari tipici della Val di

ta, il Passo del Tonale è un anfiteatro naturale aperto e panoramico che si dispiega dai 1883

Sole: lo yogurt, il burro e soprattutto i formaggi come il Casolét, un tipico cacio di montagna

ai 3100 metri di quota. D’inverno si distingue

a pasta tenera, ma anche il Trentingrana. Nel-

per un’intensa animazione notturna. La discesa oltrepassa i confini regionali

le macellerie artigianali si preparano, seguendo ricette antiche, salumi e insaccati gustosi

entrando nella provincia di Trento. Ver-

tra cui la luganega, lo speck e la pancetta.

miglio è il comune più occidentale della Val di Sole: un tipico borgo alpino, posto in posizione panoramica e soleggiata al

In bassa Val di Sole, come nella vicina Val di Non, si coltivano le mele famose in tutto il

cospetto delle più alte cime dell’AdamelloPresanella. L’importanza storica di questo

alle mele vengono coltivati anche i piccoli frutti come i ribes, le fragole, i mirtilli e i lampo-

piccolo paese è testimoniata da numerosi

ni. Da assaggiare anche il miele di montagna.

Madonna di Campiglio e il Parco Nazionale

mondo con il marchio DOP di Melinda. Oltre

resti, fra i quali spicca il Forte Strino. Continuando nella Val di Sole, si incontra Fucine, frazione di Ossana presso l’imboccatura della Val di Pejo: il nome deriva dalla presenza storica di numerose officine per la lavorazione del ferro. La successiva località è Dìmaro, antico luogo di transito in posizione strategica, oggi centro turistico (la frazione Folgarida è frequentata stazione sciistica) a poca distanza dall’ancor più nota Madonna di Campiglio. Si giunge quindi a Malè, capoluogo della Comunità della Valle di Sole, al centro del

Vista di Vermiglio.

KM 54

CLES > TRENTO > TRENTINO-ALTO ADIGE

164

Il Ponte di Mostizzolo mette in comunicazione la Val di Sole con la Val di Non, all’ingresso del-

crocevia tra le valli. Nel suo borgo antico spicca il Palazzo Assessorile, in stile tardogotico; più

la quale il tracciato conduce a Cles, che ne è il

in alto, su un promontorio roccioso, il Castello

centro amministrativo. Fin dall’epoca romana, Cles era un importante snodo commerciale,

di Cles si affaccia sul lago di Santa Giustina. La Val di Non ha una rilevante tradizione


17 gastronomica. La sua conformazione geo-

ca storia, che viene coltivato sulle sponde

grafica favorisce la coltivazione delle pa-

del lago di Santa Giustina.

tate (famosi i “tortei de patate”); è anche, per eccellenza, la terra delle mele, protette

Proseguendo verso sud, in direzione Trento, la tappa raggiunge l’area pianeggiante

con il già citato marchio DOP di Mele Me-

detta Piana Rotaliana, dove attraversa i

linda. La “mortandela” è un salume a forma di polpetta. Il Groppello è un vitigno di anti-

due rilevanti centri di Mezzolombardo e San Michele all’Adige.

KM 86

GIOVO > TRENTO > TRENTINO-ALTO ADIGE Da qui si sale verso il primo GPM di giorna-

cornici in stucco.

ta, a quota 615 m nel territorio di Giovo, comune sparso formato da frazioni distribuite sulla costa della montagna. Il percorso transita per due di queste: Palù, nota per aver dato i natali al grande Francesco Moser, e Verla, sede del comune e della chiesa di Santa Maria Assunta. Edificata intorno al 1770 in stile tardobarocco, presenta una facciata dalle forme solenni, con lesene e

KM 121

Chiesa Parrochiale di Santa Maria Assunta.

PERGINE VALSUGANA > TRENTO > TRENTINO-ALTO ADIGE Dopo Giovo, il tracciato raggiunge Cembra, centro dell’omonima valle, sito di anti-

ca 650 metri di altitudine, sorge Castel Pergine, la cui esistenza è attestata fin dal IX secolo.

chissimi insediamenti umani (documentati

Pergine è anche sede di una vivace attività

fin dal Mesolitico). Spicca la chiesa medievale di San Pietro, in stile tardogotico.

culturale, con teatri e musei. Ospita minoranze linguistiche: il mòcheno, il cimbro (entrambe di

Si passa quindi da Segonzano, nota per

ceppo germanico) e il ladino.

il santuario settecentesco della Madonna dell’Aiuto; da Lases e da Madrano, entrambe affacciate su un lago omonimo. Il primo traguardo volante della tappa è a Pergine Valsugana, che con i suoi oltre 21.000 abitanti è il terzo comune della provincia per popolazione, dopo il capoluogo e Rovereto. La città occupa la vasta conca ai piedi del colle Tegazzo e il fondovalle del torrente Fersina, affacciandosi sulla propaggine settentrionale del lago di Caldonazzo. Sul colle Tegazzo, a cir-

Castello di Pergine.

165


17 KM 134

PASSO DEL VETRIOLO > TRENTO > TRENTINO-ALTO ADIGE Da Pergine inizia la salita verso il Passo del Vetriolo: circa 13 chilometri e 900 metri di dislivello, caratterizzati da spigolosi tornanti fra i boschi. A quota 1383 metri, in località Compet, è posizionato il secondo GPM di tappa. L’adiacente Vetriolo Terme deve la sua vocazione turistica all’acqua arsenicale-ferruginosa che ne fa “la più alta stazione termale d’Europa” con i suoi 1500 m. È una frazione di Levico Terme, il comune sul quale si scende dopo il GPM. Siamo nel punto più alto del fondovalle della Valsugana. Levico si affaccia

sull’omonimo lago, uno dei due (insieme a quello di Caldonazzo) dai quali nasce il fiume Brenta. La chiesa del Santissimo Redentore (XIX secolo) è la seconda Vetriolo Terme più grande della provincia di Trento dopo la cattedrale di San Vigilio nel capoluogo.

KM 149

CALDONAZZO > TRENTO > TRENTINO-ALTO ADIGE Il secondo traguardo volante della tappa è a Caldonazzo, comune situato all’inizio della Valsugana, circa 20 chilometri a sud-est di Trento. Dà il nome al lago di Caldonazzo (suddiviso fra più comuni), il maggiore del Trentino tra quelli interamente situati entro i confini della provincia.

Vi si può praticare lo sci nautico, la canoa e altri sport acquatici. Come già detto, è uno dei due laghi (insieme a quello di Levico) da cui nasce il fiume Brenta. La chiesa di San Valentino è d’interesse storico: risale probabilmente al XIII secolo; l’abside fu costruita sulla roccia affiorante.

KM 160

MONTEROVERE > TRENTO > TRENTINO-ALTO ADIGE Dopo Caldonazzo, il gruppo affronta la salita del Menador. Era un percorso adibito a uso militare durante la guerra del 1915-1918: il suo nome originario, scelto dagli austro-ungarici che realizzarono la strada, era Kaiserjägerweg. Oggi è un imperdibile tracciato panoramico per tutti gli amanti della bicicletta, con i suoi tornanti stretti e le gallerie tipiche delle strade intagliate nella roccia. Gran parte della salita è all’ombra del bosco, anche se inizialmente sono presenti dei tratti piuttosto soleggiati. Dopo circa 8 chilometri e un

166

dislivello di quasi 800 metri, si giunge al terzo e ultimo GPM di giornata, in località Monterovere, a quota 1261 metri s.l.m. Gallerie scavate nella roccia, salita del Menador.


17 ARRIVO

LAVARONE > TRENTO > TRENTINO-ALTO ADIGE Dopo il GPM, rimane un ultimo breve tratto di

no saputo conservare il segreto delle antiche

8 chilometri circa per arrivare al traguardo di

arti, dei mestieri e dei sapori della tradizione

tappa, collocato a Lavarone. Quello che colpisce subito di Lavarone e di tutta l’Alpe Cimbra è il paesaggio, piacevolmen-

cimbra. L’offerta per il turista è fra le più variegate: sci e snowboard, escursioni e mountain

te anomalo rispetto al cliché della montagna trentina: grandi aperture e orizzonti sconfinati,

e poi arte e cultura. Sulla tavola dell’Alpe Cimbra si trovano prodotti

fra distese di boschi, malghe immerse in un

genuini e a km 0. Nella terra delle malghe e del

panorama dai tratti quasi scandinavi, ma con il Becco di Filadonna, montagna emblema del

latte appena munto, delle carni lavorate secondo gli antichi dettami, del miele e della melata,

luogo, come costante sottofondo.

degli ortaggi coltivati come mille anni fa, dei

Tre sono i simboli di Lavarone: il suo lago, uno dei più antichi dell’arco alpino, situato a 1079 metri di quota e Bandiera Blu; il Forte della

dolci della tradizione e della frutta biologica, rivivono i segreti delle dispense di montagna. Le eccellenze vanno dal formaggio Vézzena

Grande Guerra Belvedere/Gschwent, una delle sette possenti fortezze che gli austro-ungarici costruirono tra il 1908 e il 1914 in questi

allo speck profumato, dai formaggi di capra allo strudel, dai piccoli frutti alle pere e castagne della Vigolana, dal miele al porro di Nosellari,

territori, in vista del conflitto con l’Italia; il Drago Vaia, un’opera d’arte di interesse internazio-

fino alla magia delle “uova arcobaleno”. Anche nei calici si può gustare il profumo au-

nale realizzata da Marco Martalar.

tentico dell’Alpe Cimbra: dalla grappa alla

I piccoli villaggi sparsi di tutta l’Alpe Cimbra (Folgaria, Lavarone, Luserna e Vigolana) han-

birra, dai succhi agli infusi di frutta; ma anche vino, grappa e rum.

bike, arrampicata ed equitazione, golf e relax

Lago di Lavarone, balneabile e premiato con la Bandiera Blu nel 2021.

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17 PROVINCIA AUTONOMA DI TRENTO La Provincia autonoma di Trento è situata nel versante meridionale delle Alpi. Il suo territorio è quasi interamente montuoso. È formata da vallate alpine (come Val di Sole, Valle di Primiero e di Fiemme), che si aprono ai piedi di complessi montuosi importanti, segnate dalla presenza di ghiacciai e dall’abbondanza di acque e da vallate subalpine, altopiani e piccole pianure dal clima submediterraneo, dove è possibile anche la coltivazione dell’olivo (come ad esempio la riviera settentrionale del lago di Garda). Dal punto di vista geologico, l’area presenta complessi montuosi di origine diversa. A ovest, dominano per la loro struttura massiccia e la presenza di nevi perenni (tra le più estese d’Italia) i Gruppi dell’Adamello, della Presanella e dell’Ortles-Cevedale. Sono presenti inoltre diversi gruppi dolomitici: il gruppo delle Dolomiti di Brenta (unico complesso dolomitico situato a ovest del fiume Adige), la Marmolada “Regina delle Dolomiti”, le Pale di San Martino (gruppi condivisi con la provincia di Belluno), il Gruppo del Sella (condiviso con le province di Belluno e Bolzano/Bozen), il Latemàr e il Sassolungo e il Catinaccio (situati al confine con l’Alto Adige). Nella parte orientale sono presenti poi la catena montuosa del Lagorai e il massiccio granitico della Cima d’Asta, che rappresentano i territori più incontaminati e selvaggi della provincia. Infine, meno elevate ma non meno importanti sono le vette della Paganella e del Monte Bondone, non lontane dal capoluogo, nonché le porzioni trentine delle Prealpi venete (Monte Baldo, Monti Lessini, Piccole Dolomiti e Pasubio). Il territorio offre inoltre nelle sue montagne e valli innumerevoli monumenti naturali, come le piramidi di terra di Segonzano. Sono presenti, oltre alla porzione trentina del Parco nazionale dello Stelvio, il Parco Naturale Adamello-Brenta e il Parco naturale Paneveggio-Pale di San Martino. Si parla soprattutto l’italiano, ma è diffuso il dialetto trentino. Nel territorio sono presenti minoranze linguistiche germanofone (lingua mochena nella valle dei Mocheni e lingua cimbra nel Comune di Luserna negli altipiani cimbri) e ladine (Val di Fassa) ufficialmente riconosciute. Al censimento linguistico del 2011 più di settemila abitanti della Val di Non e della Val di Sole si sono anch’essi dichiarati di lingua ladina, ma senza alcun riconoscimento giuridico. L’economia si fonda sui settori di agricoltura e allevamento, industria (tessile, edilizia, meccanica, legno e carta), settore alimentare con numerose cantine (vino) e distillerie tradizionali e frutticultura (mele). L’abbondanza d’acqua, l’orografia del territorio e la presenza di dislivelli molto ampi hanno favorito la produzione di energia idroelettrica. Una delle attività economiche più importanti è i l turismo, soprattutto invernale, caratterizzato da una notevole varietà e ampiezza nell’offerta turistica. Il centro più mondano della provincia è Madonna di Campiglio. A Campiglio (pista 3-Tre) vengono spesso disputate gare di slalom speciale della Coppa del Mondo di sci alpino. Accomunato dalla stessa origine, nella parte orientale si è sviluppato San Martino di Castrozza, attorniato dai prati un tempo custoditi dall’antico monastero di San Mar-

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17 tino e Giuliano e dalle vette delle Pale di San Martino. La località, situata nel Primiero, è considerata da molti la zona più bella delle Dolomiti. Sempre nella Valle di Primiero è presente un altro borgo storico ricco di fascino, Fiera di Primiero, situato proprio ai piedi del summenzionato massiccio delle Pale. Da San Martino, valicando i l Passo Rolle si giunge in Val di Fiemme (fra i centri maggiori Cavalese, Predazzo e Tesero), vallata ricca di foreste e nota come importante centro sportivo, soprattutto per lo sci nordico, del quale ha organizzato due mondiali (1991 e 2003); a nord di Fiemme si estende la terra dei Ladini, la Val di Fassa, formata da diversi piccoli centri (i più grandi e forse i più conosciuti sono Moena e Canazei) e scolpita da alcuni fra i più rilevanti gruppi delle Dolomiti (Marmolada, Sella, Catinaccio). Sono presenti numerosi enti museali, fra i principali ricordiamo il Museo d’arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto (MART), il Museo Civico di Rovereto, il Museo del Buonconsiglio presso l’omonimo castello, il Museo tridentino di scienze naturali a Trento, il Museo degli usi e costumi della Gente Trentina a San Michele all’Adige, il Museo storico italiano della Guerra di Rovereto, il Museo geologico delle Dolomiti a Predazzo.

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18 Borgo Valsugana > Treviso 152 km

26 may 2022 TH U RSDAY


18 01 02 BORGO VALSUGANA - TREVISO

Ultima volata di gruppo compatto. Prima parte leggermente ondulata con le storiche Scale di Primolano per accedere alla valle del Piave e poi attraversare la zona di produzione del Prosecco tra Valdobbiadene e Refrontolo. Ultima asperità il breve Muro di Ca’ del Poggio per giungere alla piana trevigiana e affrontare il circuito finale prima della volata.


02 18 0 PARTENZA

BORGO VALSUGANA > TRENTO > TRENTINO-ALTO ADIGE La diciottesima tappa parte da Borgo Valsugana, al centro dell’omonima valle. Lo attraversano il fiume Brenta e la bellissima pista ciclabile di 80 chilometri che collega il lago di Caldonazzo a Bassano del Grappa. Il carattere medievale di Borgo è rimasto quasi integro: viuzze, androni, cortiletti lo caratterizzano assieme ai palazzi rinascimentali e barocchi. Le case si arrampicano sulle pendici del monte Ciolino dove sorge Castel Telvana con le sue torri e, più sotto, il convento delle clarisse. L’abitato si allunga ai lati della vec-

Paesaggio fluviale attraversato dal Brenta.

chia via imperiale, mentre le nuove costruzioni si espandono verso la frazione di Olle.

di Roncegno si trasformano in piatti speciali.

Borgo e la Valsugana offrono tantissime op-

Acqua Levico nasce da una fonte centenaria

portunità per gli appassionati delle due ruote. Dalle grandi salite del Trentino, comprese

dell’Alta Valsugana, a oltre 1600 metri di altezza. Grazie alle sue proprietà organolettiche è

quelle prescelte dal Giro, ai 300 chilometri

una delle acque da bere più leggere d’Europa.

di percorsi MTB di diverse difficoltà lungo la catena montuosa del Lagorai. Ma l’estate

L’alta qualità delle uve e il complesso e delicato metodo della rifermentazione in botti-

in Valsugana è anche spiaggia sui laghi di

glia fanno del Trentodoc un fiore all’occhiello

Levico e Caldonazzo o un benessere termale grazie alle Terme di Levico e Vetriolo.

della produzione enologica trentina. A Borgo Valsugana viene prodotta anche la

Dall’incontro tra la natura incontaminata e

birra artigianale trentina del Birrificio degli

la cultura del mangiare sano, ecco arrivare sulle tavole i migliori sapori di montagna.

Arimanni. Ormai famoso per il suo gusto originale, il Parampampoli è una bevanda che

Dalla polenta con la famosa farina della

riscalda le fredde serate invernali; la miscela

Valsugana alla genuinità dei piccoli frutti di Sant’Orsola; dagli ottimi insaccati ai prodotti

segreta, inventata dall’oste del Rifugio Crucolo, ha un sapore forte di caffè, grappa, vino

caseari della zona, come i tipici formaggi di

e zucchero caramellato. Bevanda di antica

malga Vezzena e Lagorai. Ma anche il miele, le mele La Trentina, il radicchio di Bieno, le

tradizione ottenuta dalla distillazione delle vinacce, la grappa non manca mai a fine

erbe officinali della Valsugana, le castagne

pasto sulle tavole della Valsugana.

Treviso è sede d’arrivo per la 13a volta nella storia. L’ultimo arrivo qui è del 2013: volata vinta da Mark Cavendish davanti a Nacer Bouhanni e Luka Mezgec.

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18 KM 24

LE SCALE DI PRIMOLANO > VICENZA > VENETO Lasciato Borgo Valsugana, il tracciato si dirige in Veneto. Il primo comune che s’incontra entrando nella provincia di Vicenza è Primolano, da cui inizia la salita detta “Le Scale di Primolano”, che porta al primo GPM di giornata, a quota 350 metri con un dislivello di circa 130 metri. All’inizio della salita si trova un complesso di fortificazioni realizzato alla fine dell’Ottocento per controllare le Scale di Primolano.

Forte Tagliata Scala e Fontanelle.

La Tagliata della Scala era una barriera in muratura affiancata da una piattaforma per l’artiglieria localizzata a circa metà della salita, mentre la Tagliata delle Fonta-

to. I due manufatti erano tra loro collegati da un camminamento coperto.

nelle, presso Cima Scala, era una batteria compatta sprofondata in terreno da ripor-

utilizzate, nemmeno durante la Grande guerra.

Le fortificazioni non vennero in realtà mai

KM 73

VALDOBBIADENE > TREVISO > VENETO Dopo il GPM, la strada prosegue entrando

ultimo baluardo a difesa della pianura veneta.

in provincia di Belluno. Il comune di Arsiè si trova in una piana circondata da montagne

Da lì si giunge a Feltre, il centro più importante di quest’area del Bellunese, con i suoi circa

a nord del lago del Corlo, un lago artificiale

20.000 abitanti. Secondo l’autore latino Plinio il

creato per la produzione di energia elettrica, sbarrando il torrente Cismon.

Vecchio, Feltre fu fondata dalla popolazione dei Reti insieme a Trento e Verona. In età im-

Si attraversa quindi il comune di Fonzaso,

periale romana conobbe un notevole svilup-

situato in una zona storicamente al centro di vie di comunicazione; risale al Seicento la chiesa della Natività della Beata Vergine

po economico e urbanistico. Sottomessa alla Repubblica di Venezia per secoli, conserva tuttora palazzi e ville di grande pregio e, tra

Maria. Seren del Grappa fu teatro di aspri combattimenti tra l’esercito ita-

gli edifici religiosi, la Concattedrale di San Pietro Apostolo (XVI secolo).

liano e quello austriaco, durante la prima guerra mondiale. Il fronte si trovava sul monte Grappa,

Le Colline del Prosecco.

174


18 Si prosegue nel comune di Quero Vas, per

Valdobbiadene, la vicina Conegliano e le loro

poi oltrepassare il Piave (quinto fiume più

colline sono considerate le città del vino Pro-

lungo d’Italia, indissolubilmente legato al ricordo della Prima guerra mondiale) sul Ponte

secco di Conegliano-Valdobbiadene e, in particolare, della tipologia Superiore di Cartizze.

di Fener, nel territorio di Alano di Piave.

Leggero e delicato, il Prosecco Valdobbiadene

Si entra quindi nella provincia di Treviso per il primo traguardo volante della tappa, colloca-

DOCG è un vino di facile bevibilità, caratterizzato da un colore giallo paglierino e da un per-

to a Valdobbiadene, comune di circa 10.000

lage fine ma persistente. Nel bouquet spicca

abitanti che ospita numerosi edifici religiosi e civili d’interesse. Nei confini comunali sono

un evidente aroma floreale, di glicine, acacia e rosa, insieme a note di frutti a polpa bianca

oggi presenti ben 6 “alberi monumentali” (il

come la mela, la pera e la pesca. Il Prosecco è

termine indica un soggetto vegetale di particolare valore paesaggistico, naturalistico,

il “re” dell’aperitivo, ma nelle sue varie tipologie, a seconda del residuo zuccherino, dal più sec-

monumentale, storico e culturale) dei 16 di-

co “Brut” al “Dry”, delicatamente amabile, può

slocati in provincia di Treviso.

diventare una bollicina di grande versatilità.

KM 103

MURO DI CA’ DEL POGGIO > TREVISO > VENETO L’itinerario sulle strade del Prosecco conti-

Refrontolo Passito DOCG.

nua attraverso le località di Guia (frazione di

Poco più a est, nel comune di San Pietro di

Valdobbiadene), Col San Martino e Soligo (frazioni di Farra di Soligo), Pieve di Soligo.

Feletto, il Muro di Ca’ del Poggio, dove è collocato il secondo GPM di giornata, è la sa-

Quest’ultimo è un popoloso comune di circa

lita-simbolo delle Colline del Prosecco che

12.000 abitanti, in cui spicca il moderno duomo intitolato a Santa Maria Assunta.

nel 2019 sono state riconosciute Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco. La salita, interamen-

Un’altra località di grande tradizione vinicola

te asfaltata, si snoda tra le alberate colline del

è la successiva Refrontolo, nota per la produzione del vino Marzemino, qui denominato

Prosecco per 1150 metri, con una pendenza media del 12,7% e un dislivello di 140 metri.

KM 117

SUSEGANA > TREVISO > VENETO Dopo il GPM si scende verso la pianura, passando dalle località Santa Maria di Feletto e Parè. Il secondo traguardo volante della tappa è posto a Susegana, comune di circa 12.000 abitanti con un territorio parzialmente collinare e per il resto pianeggiante, delimitato a ovest dal Piave. Nella frazione di Collalto spicca l’omonimo castello, di cui rimangono l’antica torre e parte della cinta muraria.

Colline della Susegana.

175


18 ARRIVO

TREVISO > TREVISO > VENETO Si attraversa di nuovo il Piave a Ponte della Priula, frazione di Susegana, antico luogo di transito, che ospita il Tempio votivo alla fraternità europea dedicato ai caduti di tutte le guerre. Si raggiunge Spresiano, al

Treviso ha una pianta rettangolare, con vie strette e tortuose, su cui si affacciano case

centro della pianura trevigiana, ormai alle porte settentrionali del capoluogo, nel quale

barbacani. Fra i luoghi più amati e caratteristici, “location” perfetta per le foto di migliaia

si entra da Viale della Repubblica. Lì ha inizio

di visitatori, c’è il Canale dei Buranelli, così

il circuito finale della tappa, da percorrere due volte.

chiamato per la presenza di un palazzo appartenuto a una famiglia di commercianti

Treviso è il capoluogo storico della Marca

dell’isola veneziana di Burano.

Trevigiana. Denominata “città d’acque” per la confluenza del Sile con il Botteniga, ospita un fitto reticolo di ruscelli e canali che pene-

Risparmiata dagli Unni, Treviso divenne un importante polo commerciale in epoca romana, prima di essere devastata dagli Ungari. Tornò

trano e circondano la città, disegnandone la topografia. Il nucleo antico, di origine roma-

poi un centro ricercato e fiorente. Subì varie dominazioni prima di tornare sotto il dominio

na, è localizzato sulla sinistra del Sile e trova

della Serenissima. Il legame con Venezia è

il suo cuore pulsante in Piazza dei Signori, ritrovo di tutti i trevigiani: un vero e proprio salotto fra le storiche sedi istituzionali, dal

testimoniato dalla cinta muraria e dalle Porte. Treviso subì bombardamenti sia nella Prima che nella Seconda guerra mondiale. In parti-

Palazzo del Podestà con la Torre Civica a Palazzo dei Trecento. Poco distante si trova

colare, il 7 aprile 1944, giorno in cui i bombardieri alleati rasero al suolo l’80% degli edifici

Ponte delle Università.

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la Loggia dei Cavalieri, una piazza coperta e affrescata.

dalle facciate affrescate, dotate di portici e


18 provocando almeno 1600 vittime fra i civili, viene ricordato ogni anno con una cerimonia pubblica. Treviso unisce dunque storia ed eleganza, tradizione e passione. Una città da visitare per i suoi palazzi affrescati e per le meraviglie artistiche custodite ai Musei Civici ma anche da vivere per le sue osterie e i luoghi dove Prosecco, cicchetti e piatti della tradizione regnano sovrani. A Treviso ha sede uno dei teatri più belli del Nord Ita-

Treviso, città di canali.

lia: sul palcoscenico del “Mario Del Mona-

base cremosa e mescolati con pasta for-

co”, in nome di uno dei più famosi tenori italiani, si sono esibiti fra i più grandi artisti

mato ditalini. Tra i piatti più tipici è anche il risotto con le rosoline, che sono le foglie

della scena lirica mondiale. Ancora oggi

del papavero raccolte in primavera prima

vi si svolgono rassegne, festival e stagioni concertistiche di livello internazionale.

della fioritura delle piante. Tra le verdure trevigiane vanno menzionati

Treviso è anche la città della bicicletta:

il radicchio e l’asparago; tra i formaggi

dalla Restera, un percorso ciclopedonale costeggia il fiume Sile e permette di im-

la Casatella Trevigiana DOP, dalla pasta morbida e cremosa e il sapore dolce.

mergersi nella natura lungo la Greenway

Tra i dolci spicca il tiramisù, la cui ricetta

che arriva fino al mare. La cucina trevigiana segue la tradizione di

originale (caffè, savoiardi, zucchero, mascarpone e uova) risale al 1962. Deposi-

eccellenza veneta. La “sopa coada” è un

tario di questa famosissima preparazione

pasticcio di pane, brodo e carne di piccione. “Pasta e fasioi” (pasta e fagioli) viene

è il ristorante Le Beccherie. Il nome deriva dall’espressione dialettale veneta “tirame

servita come una zuppa densa di fagioli

su”, in riferimento all’abbondante portata

borlotti o di Lamon passati in una vellutata

calorica dei suoi ingredienti.

177


NOTE

178


18 VENETO Il Veneto è una regione dell’Italia nord-orientale che confina con Trentino-Alto Adige, Austria, Emilia-Romagna, Lombardia, Friuli-Venezia Giulia. È bagnato dal Mar Adriatico. Il capoluogo della regione è Venezia; le altre province sono quelle di Belluno, Padova, Rovigo, Treviso, Verona e Vicenza. Molteplici sono le forme del paesaggio, che va dalle spiagge della fascia costiera, a estese pianure, soprattutto nella parte centro-meridionale, alle dolci colline dei Berici e dei Colli Euganei, fino alle vette montuose con la punta della Marmolada a 3.343 m, nelle splendide Dolomiti. Il Veneto è la regione con il numero complessivo di turisti maggiore d’Italia. Venezia, con le sue straordinarie e uniche, bellezze di (di è da togliere) universalmente conosciute; Verona con l’Arena romana e il fascino esercitato dai nomi di Giulietta e Romeo, Vicenza e Padova con i loro preziosi richiami artistici, monumentali e religiosi (Sant’Antonio a Padova); Treviso con il suo territorio, Belluno con le sue montagne fra cui la perla di Cortina d’Ampezzo, e Rovigo rappresentano ambite mete del turismo nazionale e internazionale. Località balneari di rilievo sono Jesolo, Caorle, Bibione, Sottomarina, Rosolina mentre per quelle montane, oltre a Cortina d’Ampezzo, si propongono con evidenza Arabba, Falcade, la Val Zoldana. Di specifico interesse sono anche le numerose città d’arte disseminate nel territorio, le famose ville venete che evocano il nome di Andrea Palladio e le città murate - Cittadella, Este, Castelfranco Veneto, Conegliano, Bassano del Grappa, Marostica - che conservano e valorizzano la loro storia e le tradizioni. Anche sulla sponda veneta del Lago di Garda, nei caratteristici centri, il turismo internazionale è molto sviluppato. Di antica e prestigiosa tradizione sono le peculiarità culturali che si fondano anche su antiche università e note accademie. Nel campo teatrale si segnala con particolare evidenza la figura di Carlo Goldoni (1707-1793), un capostipite della commedia moderna. Fin dopo il secondo dopoguerra, il Veneto è stato terra di emigrazione ma, dagli anni Sessanta/Settanta del secolo scorso, ha conosciuto uno straordinario sviluppo industriale che ha permesso un’elevazione netta del tenore di vita. Fra i molti prodotti tipici, della terra, oltre al radicchio rosso, i l Veneto annovera gli asparagi di Bassano, i fagioli di Lamon, nel bellunese, le ciliegie di Marostica, il formaggio Asiago, la soppressa e molti insaccati, l’anguilla del delta del Po, le vongole veraci del Polesine. Le sarde fritte lasciate a macerare con aceto e cipolle (sarde in saor), il baccalà alla vicentina, il fegato alla veneziana, risi e bisi, risotto al nero di seppia, il pesce dell’Adriatico, la pinza (un dolce di origini antiche) sono alcune fra le molteplici specialità venete, insieme alla polenta variamente cucinata. Valpolicella, Lugana, Recioto, Amarone, Bardolino, Raboso, Soave, Cabernet sono i pregevoli e più conosciuti esempi della grande produzione vitivinicola che caratterizza il Veneto. Menzione a parte va per il Prosecco, con la variante del Cartizze, vino di rinomanza internazionale. Il ciclismo di varie epoche - con tutte le specialità sportive - ha trovato e continua a trovare nella regione nomi di grande rilevanza, sia al passato, sia al presente.

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NOTE

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19

Marano Lagunare > Santuario di Castelmonte 178 km

27 may 2022 FRI DAY


19 01 02 MARANO LAGUNARE - SANTUARIO DI CASTELMONTE

Tappa di media montagna con insidie, sconfinamento e arrivo in salita. Partenza da Marano Lagunare per salire fino alle colline moreniche udinesi. Attraversata Buja si raggiungono le Prealpi Giulie seguite dal Passo di Tanamea. Ingresso in Slovenia verso Kobarid (Caporetto). Poi salita inedita sul Kolovrat. Rientro in Italia per la salita finale che porta al Santuario di Castelmonte.


02 19 0 PARTENZA

MARANO LAGUNARE > UDINE > FRIULI-VENEZIA GIULIA Si parte da Marano Lagunare, antico borgo che fu territorio della Repubblica di Venezia

La piazza centrale, detta “Granda”, è intitolata a Vittorio Emanuele II ed è il fulcro del

per quasi 400 anni. Secondo gli studiosi la

centro storico. Qui troviamo il simbolo di Ma-

nascita di Marano si ricollega alle origini di Aquileia: le prime notizie storiche documentali

rano, la Torre detta “Millenaria”, che domina il centro con i suoi 32 metri d’altezza. Attigua

risalgono al 590, quando fu scelta dall’allora

è la Loggia, risalente al XV secolo. Dall’al-

patriarca di Aquileia come sede di un sinodo. Il centro storico è costruito in un caratteri-

tro lato della piazza si innalza il Palazzo dei Provveditori, sede degli antichi governanti.

stico schema a “spina di pesce”, con la via

Attigua al centro storico si trova la Riser-

centrale da cui si diramano calli e piazzette.

va naturale Valle Canal Novo. Visitando l’ambiente lagunare troviamo la Riserva naturale regionale “Foci dello Stella”, dal notevole valore naturalistico, con un’area protetta di 1377 ettari. Il re indiscusso della cucina tradizionale maranese è il bisato in speo, ovvero l’anguilla cotta a fuoco diretto per ore su uno spiedo di legno e insaporita con foglie di alloro e sale grosso. Un altro piatto della tradizione è il boreto alla maranese, composto da varie specie di pesce che non potevano essere commerciate perché rovinate durante la pesca. Famose sono anche le molecche fritte, che altro non sono che il granchio in muta che si presenta ricoperto da epidermide morbida e vellutata, i crudi di pesce pescato in loco o commercializzato nel locale mercato ittico comunale (il più grande mercato ittico del pesce fresco del Friuli-Venezia Giulia) e diverse tipologie di molluschi bivalvi: i fasolari, le vongole veraci, le peverasse (vongole lupino) e le capesante. Il territorio maranese è inserito nel panorama della zona DOC “Friuli Annia”, dove la laguna arriva a ridosso delle viti, che affondano le radici nel terreno argilloso a elevata

Torre millenaria..

salinità donando alle uve un sapore originale, e dà vita a grandi bianchi come il Char-

185


19 donnay, la Malvasia Istriana, il Pinot Bianco e

ma dei rossi è di grande importanza e an-

Grigio, il Sauvignon e il tipico Friulano (già

novera

Tocai), per chiudere con il Traminer aromatico e il Verduzzo Friulano. Anche il panora-

Sauvignon, il Merlot e il Refosco dal peduncolo rosso.

Cabernet

Franc

e

Cabernet

La salita di Castelmonte, dal versante di San Leonardo, è stata affrontata dal Giro per la prima volta nella 16a tappa del 2020, ed il primo in vetta è stato Giovanni Visconti.

KM 3

MUZZANA DEL TURGNANO > UDINE > FRIULI-VENEZIA GIULIA Si prosegue nella bassa pianura friulana, sebbene in leggera salita, passando per

alto d’Italia (113,2 metri

Muzzana del Turgnano, che ospita alcu-

di altezza, in

ni boschi planiziali, resti di un’antichissima foresta, in un territorio in cui si coltiva una

calcestruzzo armato a vi-

pregiata varietà di tartufo bianco apprez-

sta, inaugu-

zata dagli chef di tutto il mondo, e poi per Castions di Strada, con la chiesa di San

rato nel 1959), Lestizza, il cui

La chiesa parrocchiale di Muzzana del Turgnano.

Martino del Duecento, poi ricostruita nel

centro, a for-

XVI secolo, e la chiesa di Santa Maria delle Grazie, fondata ai tempi del patriarca Pa-

ma di cuore, ospita cor-

olino di Aquileia e poi distrutta e ricostruita

tili chiusi da

più volte fino a raggiungere la forma attuale nel Cinquecento.

tradizionali archi, e San

Si attraversano a stretto giro il centro agri-

Marco, frazione di Mereto di Tomba.

colo di Mortegliano, con il campanile più

KM 40

CICONICCO > UDINE > FRIULI-VENEZIA GIULIA Superati i 100 metri di elevazione si giunge

ll movimento verso nord inizia a piegarsi a

a Ciconicco, frazione della successiva

est intorno a Udine passando per Majano;

Fagagna, comune dominato da un castello già esistente nel X secolo e dove

qui, nella frazione di San Tomaso, si trova un luogo ricco di memorie storiche, la roma-

si produce il formaggio di Fagagna PAT

nica chiesetta dell’Ordine di San Giovanni

(prodotto agroalimentare tipico). A Fagagna venne firmata la dichiarazione

di Gerusalemme, la cui costruzione pare risalire ai primi anni di vita dell’ospedale

di guerra all’Impero austroungarico il 24

(fondato nel 1199) cui era annessa.

maggio del 1915.

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19 KM 55

BUJA > UDINE > FRIULI-VENEZIA GIULIA Presso Buja si incontra il primo traguardo

Castello di Buja

volante di tappa. Buja è un’antica località sulle colline friulane che comprende numerose frazioni, tra cui Monte, dove si trova la pieve di San Lorenzo Martire, nel sito di una chiesa del VI secolo. Superata Buja si giunge prima ad Artegna, con il colle di San Martino che comprende la pieve e il castello, la chiesetta di San Martino e la chiesetta di Santo Stefano in Clama che sorge ai piedi del monte Faet, e in seguito a Magnano in Riviera, che deve la definizione “in riviera” alla particolare distribuzione dell’abitato sul pendio di una collina. Da Tarcento, adagiata sulle pendici dei monti Chiampeon, Stella e Bernadia, cerniera fra l’alta Valle del Torre e la zona pedemon-

energica salita. A Tarcento, il 5 e 6 gennaio di ogni anno si tiene l’Epifania friulana, che si consuma tra corse con carri infuocati e

tana delle Prealpi Giulie, comincia una più

grandi falò propiziatori, i pignarûi.

KM 74

VILLANOVA GROTTE > UDINE > FRIULI-VENEZIA GIULIA Si sale quindi ai 641 metri s.l.m. di Villanova Grotte, GPM di 3a categoria. Villanova delle

co e turistico, che si sviluppano per più di 7 chilometri. Una di esse, la Grotta Nuova, è

Grotte è frazione del successivo passaggio

la più estesa d’Italia, e tra marzo e novem-

Lusevera e nel proprio territorio ospita tre grotte di importante interesse speleologi-

bre si può visitare con escursioni guidate. Lusevera occupa tutta l’alta valle del fiume Torre; sembra che il nome derivi da una affermazione di Giulio Cesare, che soggiornò in una località del comune (chiamata ancora oggi Cesariis) e che, viste alcune case del villaggio particolarmente illuminate dal sole, le battezzò “Lux vera”. Ciò nonostante, una frazione di Lusevera, Musi, è la località più piovosa d’Italia (con picchi anche superiori ai 3500 millimetri annui di precipitazioni). Si superano poi Vedronza, altra frazione, ol-

Grotte di Villanova.

tre che sede comunale, di Lusevera, e una galleria, avvicinandosi al confine sloveno.

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19 KM 94

PASSO DI TANAMEA > UDINE > FRIULI-VENEZIA GIULIA Secondo GPM di tappa (3a categoria, 870

mondiale (24 ottobre-27 novembre 1917) tra

metri s.l.m.) al Passo di Tanamea, valico del-

italiani e austriaci. La battaglia si concluse con

le Prealpi Giulie che fa da spartiacque tra il torrente Mea tributario del Torre e il rio Bianco,

la sconfitta delle forze italiane, che si ritirarono fino al fiume Piave. Il sacrario di Sant’An-

che scende verso la valle dell’Isonzo.

tonio ospita le spoglie di oltre 7000 soldati

Si raggiunge poco dopo il confine italo-sloveno, arrivando poi a Žaga, nell’alta valle del

italiani caduti durante la guerra ed è l’unico che non si trova sul suolo italiano (i resti dei

fiume Isonzo, frazione del comune di Bovec

soldati italiani caduti in terra slovena furono

(Plezzo), e a Trnovo ob Soči (Ternova d’Isonzo), frazione del comune di Kobarid (Capo-

per la maggior parte traslati agli ossari di Redipuglia e Oslavia).

retto).

Da Kobarid si ricomincia a salire per la frazio-

Kobarid è famosa per essere stata teatro della battaglia di Caporetto nella Prima guerra

ne di Livek (Luico), nei pressi del crinale tra i monti Kolovrat e Matajur.

Passo di Tanamea

KM 134

KOLOVRAT > SLOVENIA È il turno dei 1145 metri s.l.m. del Kolovrat, GPM di 1a categoria, salita inedita per il Giro d’Italia. Durante la Grande guerra, l’area era di competenza della 2ª Armata dell’esercito italiano, che vi aveva realizzato un articolato sistema difensivo. Nella battaglia di Caporetto la linea di difesa italiana fu rotta da compagnie tedesche guidate dall’allora tenente Erwin Rommel, che sarebbe stato in seguito conosciuto come la “Volpe del Deserto”. In questa zona è possibile visitare il Museo all’aperto del Kolovrat “la terza linea di difesa italiana”.

188

Trincea museo Kolovrat

Dal Kolovrat si prosegue in discesa verso il confine italiano.


19 KM 168

CIVIDALE DEL FRIULI > UDINE > FRIULI-VENEZIA GIULIA La frazione di Tribil Superiore precede la

luoghi del potere (568-774 d.C.)”: nel centro

successiva Stregna, comune composto da

storico si può visitare il monastero di Santa

21 località tra frazioni e borgate in cui è facile riconoscere i tratti architettonici tipici della

Maria in Valle con lo straordinario Tempietto longobardo, il Museo cristiano e Tesoro del

cultura slava, come le caratteristiche case

Duomo (con l’altare fatto costruire dal duca

con ballatoi in legno. A Stregna si trova una chiesa fondata nel XV secolo, la chiesa par-

Ratchis e il battistero del patriarca Callisto) e, infine, il Museo archeologico nazionale. Ca-

rocchiale di San Paolo Apostolo, a Cernetig.

ratteristico di Cividale è il famoso Ponte del

Un breve passaggio per Merso di Sopra, frazione di San Leonardo, e per la frazione Ponte

Diavolo, costruito in pietra a partire dal 1442 e ripartito in due arcate di 22,5 metri di altezza.

San Quirino porta a Cividale del Friuli, tra-

La tavola cividalese è ricca di prodotti agro-

guardo volante. Cividale del Friuli fu fondata da Giulio Cesare

alimentari tradizionali (olio dei Colli Orientali, formaggio latteria, grappa) e di ricette tipiche

con il nome di Forum Iulii (da cui il toponimo

antiche, come quella della famosa gubana,

“Friuli”). In seguito, Cividale divenne la capitale del primo ducato longobardo in Italia e poi

un dolce cotto al forno a base di pasta dolce lievitata con un ripieno di noci, uvetta, pinoli,

sede dei patriarchi di Aquileia.

zucchero, grappa e scorza di limone.

Città d’arte, conserva beni inseriti dall’Unesco nella lista del Patrimonio mondiale dell’uma-

Cividale è territorio di vini DOC “Friuli Colli Orientali” e DOCG “Colli Orientali del Friuli Pi-

nità con il sito seriale “I longobardi in Italia. I

colit”.

Panorama Cividale del Friuli.

189


19 ARRIVO

SANTUARIO DI CASTELMONTE > UDINE > FRIULI-VENEZIA GIULIA Da Cividale si attraversa la località Carraria per giungere all’arrivo al santuario

Campanile Santuario di Castelmonte.

di Castelmonte, GPM di 2a categoria (612 metri s.l.m.), nel territorio del comune di Prepotto. Il santuario della Beata Vergine di Castelmonte nasce da un castelliere, sorta di villaggio protostorico fortificato. La sua trasformazione a sacello cristiano e poi a chiesa fortificata risale al Duecento. Oggi è luogo di culto frequentatissimo, che richiama fedeli dal Triveneto ma anche da Austria e Slovenia. Prepotto è un comune in cui l’enoturismo e il turismo slow sono pilastri fondanti dell’economia. La cucina tipica è stata fortemente influenzata dalla storia e dallo scambio con le popolazioni confinanti. Uno dei suoi piatti simbolo è indubbiamente il frico, che si prepara utilizzando i ritagli e i resti di formaggi friulani amalgamandoli con le patate e le cipolle. Molto importante anche la polenta di farina di mais bianca o gialla, che nel toc’ in braide viene affiancata da una crema di formaggi friulani oppure da un ragù di salsiccia.

190

Tra i vini, lo Schioppettino si impone come il vitigno autoctono a bacca rossa in grado di rivaleggiare con quelli a bacca bianca

Prepotto e nella Valle del Judrio, come ri-

della regione, soprattutto nel territorio di

di Prepotto” della DOC “Friuli Colli Orientali”.

conosciuto dalla sottozona “Schioppettino


NOTE

191


19 FRIULI-VENEZIA GIULIA Il Friuli-Venezia Giulia è una regione a statuto speciale, costituita storicamente da due aree: il Friuli, che costituisce circa il 96% del territorio, la Venezia Giulia, che occupa il resto a causa delle riduzioni territoriali definite dopo la Seconda Guerra Mondiale. Gorizia, Pordenone, Trieste, che è anche il capoluogo regionale, e Udine sono le quattro province amministrative. La regione confina con Austria, Slovenia, Veneto e Mare Adriatico. La storia della regione passa per Aquileia, colonia romana fondata nel 181 a.C. con importanti reperti giunti fino a noi. Poi, per oltre un millennio, fu importante centro religioso e amministrativo con il suo Patriarcato, ancora per Cividale del Friuli, la “Forum Iulii” che ha dato il nome a tutta la regione, fondata da Giulio Cesare e che fu la capitale longobarda. Infine, Udine che, a partire dal XIII secolo, diventa il centro di maggiore importanza del Friuli, sede del patriarcato di Aquileia. Terra di confine e d’incontri fra popoli diversi presenta nel suo territorio rappresentazioni delle varie realtà che convivono in buona armonia. Le attivissime associazioni dei Fogolars Furlans (Focolari Friulani) uniscono i friulani sparsi nel mondo a motivo di vari e intensi flussi di migrazione del passato per continuare le sentite e vissute tradizioni, soprattutto la pratica della “lingua friulana”. L’area montana annovera varie attrattive come Sauris, il comune più alto della regione a 1212 m, nella carnica Val Lumiei con i rinomati prosciutti crudi e speck. In tema di prosciutto quello crudo di San Daniele, bella cittadina della pianura, gode di meritatissima fama internazionale. Anche il comprensorio di Piancavallo, nel pordenonese, che ricorda diversi Giri del Friuli organizzati dall’appassionato Ugo Caon e anche una tappa del Giro d’Italia 1998 vinta da Marco Pantani, è frequentata stazione di turismo estivo e invernale. L’area collinare del Collio, soprattutto nella parte vicino alla Slovenia, presenta vini di pregio, soprattutto bianchi. Di pari passo, d’alta qualità, è la produzione di grappe. Nella pianura centrale si concentrano l’attività agricola e l’allevamento mentre la zona costiera si divide fra estesissime spiagge (famose quelle di Lignano e Grado con la sua laguna) e la splendida costiera triestina. In provincia di Gorizia e di Trieste si presenta il caratteristico Altopiano del Carso con i peculiari fenomeni geologici che hanno dato vita a cavità, grotte e fiumi sotterranei. L’economia della regione ha subito importanti propulsioni di sviluppo dalla seconda metà del Novecento con la diffusione di un articolato tessuto manifatturiero e del turismo, al quale è seguita anche una ramificata catena di centri commerciali e di servizi nel terziario. Fra le mete turistiche sono da ricordare Cividale del Friuli,il centro storico di Gorizia, Gemona, Palmanova, Villa Manin, Cormons, la città d’origine di Bruno Pizzul, voce e figura apprezzata della televisione. Trieste, con la sua storia, i suoi monumenti, le sue attività culturali e commerciali, rappresenta sempre l’esempio di una città aperta e cosmopolita. Udine, con il suo Castello posto su un’altura, il Duomo, la Loggia del Lionello, il Palazzo Arcivescovile con affreschi del Tiepolo, il Palazzo Patriarcale attira ogni anno turisti da tutto il mondo. Importante è il polo universitario che si sviluppa in continuazione e il Parco scientifico e tecnologico L. Danieli. Gorizia, la provincia più piccola, con il Castello e il caratteristico abitato, completa il quadro delle proposte del Friuli-Venezia Giulia.

192


19 Anche il Friuli-Venezia Giulia è ricchissimo di siti riconosciuti come Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO, importanti sia a livello naturale sia a livello storico-culturale: Cividale del Friuli, con le sue testimonianze longobarde, Aquileia, la città-fortezza di Palmanova, costruita nel 1593, le Dolomiti friulane e il Palù di Livenza, sito palafittico abitato nel neolitico. Tipici piatti carnico sono il frico, formaggio cotto in padella con burro o lardo, la polenta e la brovada, una minestra con le rape e carne di maiale e selvaggina. Specialità del posto anche la gubana, originaria delle valli del Natisone, un dolce a forma di chiocciola a base di pasta dolce e ripiena di noci, uvetta, pinoli, grappa. Lo slivoviz è invece un’acquavite che si ricava dalla fermentazione delle prugne. Il Friuli-Venezia Giulia è molto legato alla tradizione degli Alpini, a causa delle loro affinità con il carattere e la formazione degli abitanti e per il grande contributo da loro fornito nella ricostruzione dopo il devastante terremoto del 1976. Anche per gli avvenimenti legati al Giro d’Italia le “penne nere”, sia quelle in servizio attivo, sia quelle delle associazioni degli ex, forniscono il loro appassionato contributo con altri gruppi di volontari coordinati da Enzo Cainero che, da anni, si propone e opera di concerto con le istituzioni in favore della promozione della sua terra attraverso lo sport. Cainero è anche Chiara Cainero, nipote di Enzo, campionessa olimpica a Pechino 2008 di tiro a volo, specialità skeet. La regione è sempre stata un fertile vivaio di sportivi d’eccellenza in ogni campo. Per il calcio si propongono i nomi di Ferruccio Valcareggi, Nereo Rocco, Enzo Bearzot, Cesare Maldini e Dino Zoff, giusto per scegliere fior da fiore. Anche il basket ha avuto molti campioni di primo piano originari della regione. Il nome e il mito di Primo Carnera (1906-1967) di Sequals, campione del mondo dei pesi massimi, suona ancora come sinonimo di forza e potenza. Sempre nel pugilato è di primo rilievo la figura del triestino Nino Benvenuti, campione olimpico nel 1960 e mondiale fra i professionisti. Per lo sci spicca il cognome Di Centa con Manuela, campionessa olimpica di Lillehammer 1994 e con suo fratello Giorgio, campione olimpico con due ori a Torino 2006. Nel ciclocross è da ricordare il due volte iridato Daniele Pontoni.

193


NOTE

194


20 Belluno > Marmolada (Passo Fedaia) 168 km

28 may 2022 SATU RDAY


C CIM op A pi

20 01 02 BELLUNO - MARMOLADA

(Passo Fedaia)

Classico tappone dolomitico. Inizio da Belluno lungo la valle del Piave. Si risale quindi attraverso Agordo e Cencenighe. Inizia lì il trittico di salite finale con il Passo di San Pellegrino (pendenze oltre il 15% dopo Falcade), il Passo Pordoi (Cima Coppi 2022) e il Passo Fedaia con il drittone di Malga Ciapela che raggiunge pendenze del 18%. Dopo 14 anni la Marmolada è di nuovo sede di arrivo.


02 20 10 PARTENZA

BELLUNO > BELLUNO > VENETO Il percorso della penultima tappa del Giro 2022 parte da Belluno, per poi compiere una breve digressione lungo la valle del Piave. Unico capoluogo d’Italia all’interno di un parco nazionale, Belluno permette di ammirare lo splendore delle Dolomiti, Patrimonio dell’umanità Unesco, e lo scorrere del fiume Piave. Piazza dei Martiri è il salotto cittadino, mentre Piazza Duomo è il cuore della città,

Panorama Belluno.

con la Cattedrale, il Palazzo dei Rettori e la Torre civica che dominano

amanti dei dolci ci sono le giuseppine ripie-

la scena. Meritano una visita la gotica chiesa

ne di crema, che caratterizzano il carnevale

di Santo Stefano così come Palazzo Fulcis, antica dimora signorile da poco restaura-

bellunese, lo speziato pan de Belun e infine il kodinžon, gustoso stick di mela essiccata.

ta e sede del Museo Civico. Circondata dal

Sono nati a Belluno lo scrittore Dino Buzzati e

verde, Belluno ospita l’Alpe del Nevegal, meta per sciatori e scialpinisti d’inverno e paradiso

il drammaturgo e attore Marco Paolini. Usciti dalla città ci si dirige verso Sedico, in

degli escursionisti d’estate.

strategica posizione tra la Val Belluna e la

La gastronomia bellunese è ricca di eccellenze, a partire dal pastin, un mix di carne

valle del Cordevole fino alle porte dell’Agordino, il cui territorio è attraversato dall’Alta

bovina e suina macinata e speziata ottimo

Via delle Dolomiti n. 1; in particolare, il rifugio

da grigliare e per il quale ogni macellaio ha una ricetta che tiene segreta. Da assaggia-

Bianchet è il punto di partenza per escursioni all’interno del Parco nazionale Dolomiti

re anche lo schiz, un formaggio primo sale

bellunesi. In località Bribanèt si segnala la

frutto della ricca tradizione casearia locale, da cuocere al forno o in padella. Per gli

chiesa di San Nicolò, eretta nel 1502, oggi monumento nazionale.

Belluno è sede di partenza per l’ottava volta nella storia. L’ultimo via da Belluno è del 2014, con arrivo al Rifugio Panarotta (18a tappa). Julian Arredondo ottenne la sua unica vittoria al Giro.

197


20 KM 17

SANTA GIUSTINA > BELLUNO > VENETO Si attraversa poi Santa Giustina, comune a metà strada tra Belluno e Feltre, con

del Brentòn, una sequenza di 15 profonde cavità scavate dalle acque del torrente

un territorio che comprende a nord la Val Scura, le sorgenti del torrente Vesès e i monti all’interno del Parco nazionale Do-

che si getta da limpide cascatelle, e poi Mas e La Stanga, frazioni di Sedico. Una galleria porta presso Agordo, centro eco-

lomiti bellunesi che formano le creste occidentali del gruppo del Pizzocco, mentre a sud si adagia una fascia di colline che

nomico e culturale di quest’area della provincia bellunese, che ospita la bella Villa Crotta-De Manzoni, costruita a partire dal

digradano fino al Piave. Domina l’abitato l’imponente chiesa di Santa Giustina, di

Cinquecento, e la caratteristica chiesa di Santa Maria Nascente, con due campanili

fine Settecento, in stile neoclassico.

identici. Agordo è sede di Luxottica, azien-

Di qui il percorso prosegue per San Gregorio nelle Alpi, il cui territorio è costellato

da leader mondiale nella produzione di occhiali.

di numerosi borghi: tra questi il paesino

Si rimane nell’Agordino per il passaggio in

di Paderno, che ospita la cinquecentesca Villa Sandi, probabile recupero di un pic-

frazione Listolade, borgo del comune di Taibon Agordino che presenta le classiche

colo castello.

caratteristiche dei villaggi di montagna.

Seguono Sospirolo, dove si trovano i cadini Municipio di Santa Giustina Bellunese.

KM 63

CENCENIGHE AGORDINO > BELLUNO > VENETO

198

Il primo traguardo volante di tappa si in-

ghe Agordino si compone di molte frazioni

contra a Cencenighe Agordino, famosa

dislocate sul territorio comunale; la sede

storicamente per la lavorazione della pietra e per la tradizione locale di scalpellini.

amministrativa si trova nel fondovalle. Da Cencenighe passa una ciclabile che con-

Il centro del paese è il punto in cui con-

giunge la frazione di Mulan a Canale d’A-

fluiscono la Val del Biois e la Val Cordevole, oltre che i rispettivi fiumi. Cenceni-

gordo lungo il corso del torrente Biois.


20 KM 72

FALCADE > BELLUNO > VENETO Dopo una galleria si giunge a Falcade, il

offre 100 chilometri di piste che collegano

centro turistico più importante della Valle

il Veneto al Trentino.

del Biois: la ski area Falcade San Pellegrino

KM 81

PASSO SAN PELLEGRINO > TRENTO > TRENTINO-ALTO ADIGE Si attraversa quindi il Passo San Pellegrino, GPM di 1a categoria (1918 metri s.l.m.), per raggiungere il Trentino. Ampio valico alpino, il Passo è meta, in estate, di escursioni e trekking, sia sul versante della Costabella e del Gruppo dei Monzoni, sia verso l’area del Col Margherita e di Cima Bocche, con interessanti camminamenti risalenti all’epoca della Grande guerra. Ai tempi delle Crociate, il Passo era la via più rapida e sicura di collegamento tra la Germania e Venezia, dove ci si imbarcava per la Terra Santa.

Passo San Pellegrino

KM 93

MOENA > TRENTO > TRENTINO-ALTO ADIGE Si scende poi verso Moena, il maggiore cen-

ritorio di escursionismo a piedi o in mountain

tro abitato della Val di Fassa. Moena sorge in

bike: sul suo territorio si snoda il percorso della

una conca alluvionale e d’inverno è frequentatissima meta turistica. D’estate invece è ter-

“Val di Fassa Bike”, evento che attira partecipanti provenienti da tutta Europa.

KM 99

VIGO DI FASSA > TRENTO > TRENTINO-ALTO ADIGE Il percorso prosegue attraversando Vigo di

chiesa della Natività di San Giovanni Bat-

Fassa, frazione di San Giovanni di Fassa da cui una funivia raggiunge in pochi minuti i

tista, uno degli edifici più antichi della valle. Mazzin, nel punto più stretto della valle, è

1998 metri del Ciampedìe. Interessante la

il passaggio successivo, con la chiesa di

199


20 Santa Maria Maddalena del Cinquecento e

gere a Campitello di Fassa, con la chiesa

Casa Battel, uno dei pochi esempi superstiti

dei Santi Filippo e Giacomo risalente al XIII

di edificio rustico-signorile, prima di giun-

secolo.

KM 111

CANAZEI > TRENTO > TRENTINO-ALTO ADIGE L’attraversamento dei paesi della Ladinia

skyrunning, la Dolomites Skyrace, ed è punto

continua con Canazei, nota località turistica

di incrocio delle strade per i passi dolomitici:

soprattutto invernale, grazie alle aree sciistiche facilmente raggiungibili e i modernissimi

il passo Sella per la Val Gardena, il passo di Fedaia per Alleghe e il Passo Pordoi per Arab-

impianti di risalita. Canazei è sede annuale

ba e Badia.

di una prova del campionato mondiale di

KM 123

PASSO PORDOI > TRENTO > TRENTINO-ALTO ADIGE A 2239 metri s.l.m. si giunge al Passo Por-

Passo Pordoi 2239 m.

doi, storico passaggio della corsa rosa, Cima Coppi di questa edizione del Giro (vi si trova anche un monumento a Fausto Coppi). Passo Pordoi, incassato tra il Sass Pordoi e il Sass Becé, segna il confine tra le province di Trento e di Belluno. È uno dei 4 passi della Strada delle Dolomiti, costruita all’inizio del Novecento. Dal passo si raggiunge il Gruppo del Boé grazie a una moderna funivia, che in pochi minuti porta ai 2950 metri del Sass Pordoi, sperone più avanzato a sud dell’intero Gruppo del Sella. Si ritorna quindi nella provincia bellunese per Arabba, frazione di Livinallongo del Col di Lana, sulle rive del torrente Cordevole, inserita nella sezione detta Sellaronda del com-

200

prensorio sciistico Dolomiti Superski, poi alla frazione capoluogo del comune, Pieve di Li-

Si scende a circa 1000 metri per Caprile, frazione di Alleghe, all’imboccatura delle valli

vinallongo, e infine alla frazione di Cerna-

Pettorina e Fiorentina, con la chiesa di San

doi. In questi territori, durante la Prima guerra mondiale, vi furono aspri combattimenti per il

Bartolomeo edificata nel 1181 e ricostruita nel XV secolo, e poi ricomincia la salita verso Sot-

possesso del Col di Lana.

toguda, frazione del comune di Rocca Pietore.


20 KM 162

MALGA CIAPELA > BELLUNO > VENETO Dopo una galleria si arriva al traguardo volan-

Cascate ghiacciate serrai di sottoguda.

te di Malga Ciapela, villaggio che fa parte del comune di Rocca Pietore. Passaggio dell’Alta via delle Dolomiti n. 2, Malga Ciapela è un centro turistico da cui parte la funivia della Marmolada: suddivisa in tre tronconi, la funivia porta ai 3265 metri di altitudine di Punta Rocca, dalla quale parte la pista “La Bellunese” (12 chilometri e 1810 metri di dislivello), e permette di visitare il Museo Marmolada Grande Guerra 3000 m a Serauta.

tra i più suggestivi tour sciistici delle Dolomiti: il già citato Sellaronda e il Giro della Grande

Da Malga Ciapela è possibile percorrere due

guerra.

ARRIVO

MARMOLADA (PASSO FEDAIA) > BELLUNO > VENETO Ultimo sforzo in salita per raggiungere l’arrivo presso Passo Fedaia, situato a 2057 metri, GPM di 1a categoria. L’area è caratterizzata dalla presenza dell’imponente bacino artificiale delimitato dalla diga che sbarra la testata della valle dell’Avisio, dando origine a un lago lungo poco meno di 2 chilometri. Il Passo Fedaia è sito sul territorio di Rocca Pietore, una comunità dalla lunga storia

Lago Fedaia.

che ha vissuto esperienze di rilievo, tra cui la Magnifica Comunità della Rocca, una forma di autogoverno nel periodo longobardo, e il primo conflitto mondiale. Nella zona, meritano una visita la chiesa parrocchiale di Santa Maria Maddalena a Rocca Pietore, del 1442, la piccola chiesetta a Sottoguda dedicata ai Santi Fabiano, Sebastiano e Rocco, il santuario in venerazione della figura di Maria Ausiliatrice a Santa Maria delle Grazie e la chiesa di San Gottardo a Laste, posta sul caratteristico Col da Gejia. Tra i piatti della tradizione vanno segnalati I canederli, conosciuti come balòte o bale, proposti in brodo o con burro fuso, con lo speck o con gli spinaci e la ricotta, oppure con il formaggio; i casonzièi o casunziei, mezzelune di pasta all’uovo ripiene di spinaci e ricotta, zucca, rape rosse oppure patate; gli gnocchi di patate locali con il burro fuso e la ricotta affumicata; la menèstra da orz con stinco di maiale affumicato.

201


NOTE

202


21 Verona > Verona Tissot ITT 17,4 km

29 may 2022 SU N DAY


21 01 02 VERONA (CRONOMETRO DELLE COLLINE VERONESI) Tissot ITT

Frazione a cronometro sul Circuito delle Torricelle (dei Mondiali) percorso in senso antiorario. Prima parte per vialoni rettilinei, poi salita attorno al 5% con alcuni “scalini”. Dopo GPM e cronometraggio intermedio in vetta alla salita seguono 4 chilometri di discesa veloci. Ultimi 3 chilometri lungo le vie cittadine con alcune curve impegnative. Arrivo in Piazza Bra e nell’Arena di Verona.


02 1201 PARTENZA

VERONA > VERONA > VENETO Ultima tappa del Giro 2022 è questa cronometro nella città di Verona, capoluogo

La città è nota per essere stata terra e crocevia di grandi poeti e artisti. Tra i più cono-

dell’omonima provincia, al margine setten-

sciuti come non citare William Shakespeare,

trionale della Pianura Padana, lungo il fiume Adige e ai piedi dei monti Lessini.

che ambientò tra le mura scaligere la tragedia degli innamorati Romeo e Giulietta;

Verona ha una lunga storia: Roma e Vero-

Dante Alighieri, che per diversi anni rimase in

na intessono relazioni già intorno al III secolo a.C. segnando l’inizio di secoli di grande

esilio in terra scaligera ospite della famiglia Cangrande; e Paolo Caliari, detto proprio il

splendore, in cui Verona città romana viene

Veronese, grande pittore di epoca rinasci-

ricostruita nell’ansa dell’Adige. Il suo importante guado è sostituito da due ponti, Ponte

mentale. A Verona sono nati, tra gli altri, il poeta Gaio

Pietra e Ponte Postumio. In epoca romana

Valerio Catullo, lo scrittore Emilio Salgari, l’at-

Verona fu un centro politico e commerciale di prima grandezza, di cui oggi rimangono

tore Walter Chiari, la cantante Gigliola Cinquetti e il fisico Carlo Rovelli.

tracce fastose. Tratto interessante e meno

Verona ha una ricca cultura gastronomica,

conosciuto sono le antiche mura della città delle quali si conservano ancora cospicue

frutto della tradizione millenaria dell’agricoltura locale e resa possibile dall’abbondanza

porzioni in ottimo stato. Nel 1136 d.C. Verona

di materie prime DOP. Tra i primi piatti carat-

diventa Comune a tutti gli effetti.

teristici della città vi sono la pasta e fasoi, i

Arena di Verona.

205


21 bigoli con le sarde, gli gnocchi e i nodini di

i salumi tipici, come la soppressa all’aglio.

Valeggio. Il riso, coltivato nella bassa verone-

Ultima, ma non per importanza, la produ-

se, è alla base di numerosi primi piatti, come il risotto al radicchio di Verona e all’Amarone,

zione di olio, dal Garda alla Valpolicella, entrambi certificati DOP.

il riso al tastasal o con i bisi. Tra i secondi tipi-

Verona, con le colline adorne di vigneti che

ci sono da menzionare la pastisada de caval e il bollito con la pearà, una salsa che si

si estendono da est a ovest, vanta una notevole produzione di vini di prim’ordine, co-

cucina solo in terra scaligera e che accom-

nosciuti ed esportati in tutto il mondo. Sono

pagna la carne. Oltre al ben noto pandoro, altri dolci colorano le tavole locali: il Nadalin,

5 le etichette DOCG: Amarone, Bardolino Superiore, Recioto della Valpolicella, Recioto

i crostoli e le fritole di carnevale. Ricca anche

Soave e Soave Superiore. Tra i 14 vini DOC

la produzione di formaggi e insaccati. Se il Monte Veronese la fa senz’altro da padro-

ricordiamo il Bardolino, il Bianco di Custoza, il Valpolicella Ripasso, il Soave e il Lugana.

ne, numerosi sono i formaggi prodotti nelle

Il percorso parte in zona Fiera per poi uscire

malghe della Lessinia a cui si aggiungono

dalla città in direzione delle Torri Massimiliane.

Per la 9a volta Verona ospita l’arrivo di una cronometro. L’ultima fu la tappa finale del Giro 2019 (Verona-Verona), vinta da Chad Haga e Giro vinto da Richard Carapaz.

KM 9

TORRICELLA MASSIMILIANA > VERONA > VENETO Si sale quindi per le colline veronesi fino

to tralicci e altri impianti. Un’altra torre è

ai 301 metri s.l.m. di Torricella Massimi-

utilizzata come serbatoio dell’acquedotto

liana, GPM di 4a categoria e cronometro parziale.

comunale, mentre l’Osservatorio Antincendio del Servizio Forestale di Stato ha inseri-

Le Torri Massimiliane sorgono sulle colline

to una delle torri nelle sue pertinenze.

della sponda sinistra del fiume Adige, a nord di Verona, e prendono il nome dal-

Il percorso quindi procede tornando verso sud in direzione del centro di Verona per

le torri costruite a Linz tra il 1831 e il 1833

l’arrivo.

dall’arciduca Massimiliano. Sono quattro fortificazioni che fanno parte del sistema difensivo cittadino realizzato tra il 1814 e il 1866 dagli austriaci durante la dominazione asburgica. Di forma cilindrica, sono situate sui punti dominanti del crinale di Santa Giuliana. Le torri sono attualmente conservate in maniera discreta, nonostante i molti danni subiti in passato. Il Centro Nazionale per la Fisica dell’Atmosfera e della Meteorologia utilizza una delle torri, dove ha installa-

206

Torri Massimiliane.


21 ARRIVO

VERONA > VERONA > VENETO L’arrivo di tappa è previsto all’Arena, in Piazza Bra.

Balcone di Giulietta.

Cuore pulsante di Verona, Piazza Bra custodisce l’Arena, anfiteatro romano conosciuto in tutto il mondo perché sede del festival lirico, oltre che di concerti ed eventi internazionali. Verona è considerata Patrimonio mondiale dell’umanità dall’Unesco grazie alla sua storia bimillenaria, che ha lasciato ininterrottamente segni di grande pregio. La città è ricca di testimonianze storiche di periodi importantissimi della storia europea: poco distante da piazza Bra si arriva in Piazza

sibile ammirare un panorama mozzafiato. A pochi passi si trova la Casa di Giulietta, con il celebre balcone, e la più nascosta Casa di Romeo. Altri luoghi simbolo della città sono Piazza dei Signori, le Arche scaligere, mo-

delle Erbe, foro romano in cui si svolgeva la maggior parte delle attività economiche, politiche e sociali e, ancora oggi, sede del

numentale complesso funerario in stile goti-

mercato urbano oltre che degli apertivi serali e della vita mondana. Sulla piazza domina, dall’alto dei suoi 84 metri, la Torre dei

co, Castelvecchio, un fortino militare considerato il più importante monumento militare della signoria scaligera, il Teatro romano e il

Lamberti, di epoca medievale, da cui è pos-

Duomo, consacrato nel 1187.

Panorama di Verona.

207


NOTE

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NOTE

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REDAZIONE TRADUZIONI

EDISTUDIO - MILANO ZAMPEDIVERSE ÀNCORA ARTI GRAFICHE MILANO LA PRESSE । CITTÀ DI TAPPA WIKIMEDIA । GETTYIMAGES EDISTUDIO - MILANO ISABELLA NEGRI CARLOTTA DELMASTRO EVA TITTON ROSSELLA MERIGHI

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