L'Etica nel mondo del Fumetto: Il caso di "Lady Mafia"

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INTRODUZIONE LA COPERTINA L’INTERNO LA PUBBLICITÀ CONSIDERAZIONI- LA FINE


INTRODUZIONE


Il mondo della nona arte, si sa, è stato per lungo tempo considerato appannaggio esclusivo di un pubblico formato da bambini o ragazzini. A smentire questa inesatta concezione, figlia di uno sguardo poco approfondito su di un mondo molto vasto e in continua espansione, sono stati soprattutto i fumetti noir. Serie come Dylan Dog, Diabolik, Dampyr, Brendon (e, più in generale, tutte quelle pubblicate dalla Sergio Bonelli Editore) hanno saputo appassionare un pubblico formato da persone di ogni età, cancellando quella vecchia concezione del fumetto come “cosa per bambini”. E, se in quei fumetti prodotti appositamente per un pubblico giovane il lettore tende a stare dalla parte del protagonista (in genere un personaggio onesto, coraggioso e disponibile), in alcuni fumetti noir questo concetto viene totalmente ribaltato; così il lettore si trova a tifare per il cattivo, per quel personaggio che normalmente ricoprirebbe il ruolo dell’antagonista, ma che invece di quel fumetto è il protagonista. È il caso di quella particolare nicchia di fumetti noir, quella dei fumetti neri, figlia dei polizieschi e dei thriller degli anni ’60 (di cui Fantomas fu un degno precursore). Tra i più famosi esempi di fumetti neri italiani possiamo nominare il già citato Diabolik delle sorelle Giussani, Kriminal e Satanik della coppia Magnus-Bunker, Sadik di Nino Cannata e Zakimort di Pier Carpi. Le storie narrate nei fumetti neri erano un sapiente mix di intrighi, morte, sesso e violenza. A causa della estrema crudezza delle rappresentazioni e delle scelte narrative così differenti rispetto ai canoni dettati dal fumetto italiano degli anni ’60, i fumetti neri furono spesso vittima di processi da parte dell’opinione pubblica. I fumetti neri furono molto spesso accusati di traviare la mente dei giovani, a causa delle scene esplicite rappresentate e dei temi trattati. Con il passare del tempo, la mentalità del pubblico è cambiata; oggigiorno fumetti come Diabolik sono reperibili ovunque e sono considerati come normali polizieschi, apprezzati da un pubblico di ogni età. Nonostante il fumetto nero sia ormai un genere accettato dall’opinione pubblica, quest’anno nel panorama fumettistico italiano si è scatenata una bufera mediatica contro la pubblicazione di un fumetto nero esordiente; è il caso di Lady Mafia.


LA COPERTINA


Lady Mafia è una serie a fumetti noir creata nel 2013 da Pietro Favorito e da Domenico Nagliero, edita dalla “Cuore Noir Edizioni” a partire dal 2014, facilmente reperibile in edicola. Essa racconta la storia di Veronica De Donato, ragazza del sud Italia cresciuta al nord dopo aver visto tutta la sua famiglia (composta da mafiosi) uccisa dai clan rivali. Anni dopo, Veronica ritorna a Foggia per vendicarsi, cercando di entrare nelle grazie dei boss per estorcere informazioni atte a risalire all’identità degli assassini dei suoi familiari. Ma per fare questo deve fingersi uomo, e così assume l’identità del suo defunto fratello Andrea. Il fumetto di Lady Mafia è stato al centro di una polemica mossa da Libera, l’associazione contro le mafie fondata da Don Luigi Ciotti. L’accusa trova fondamento nel fatto che, a differenza dell’ormai classico Diabolik, la serie a fumetti di Lady Mafia non è ambientata in una città fittizia di uno stato fittizio; anzi, la trama prende forma in Puglia, tra Bari e Foggia. Questa scelta dell’ambientazione, unita al fatto che le associazioni a stampo mafioso sono sempre state una realtà tangibile nel nostro paese, ha urtato la sensibilità degli attivisti di Libera, che ha mosso accuse molto precise nei confronti della serie a fumetti pugliese. “Si sfrutta il fascino della mafia per un’attività commerciale che di educativo non ha nulla” attacca Libera. “Invitiamo la casa editrice a sospendere la pubblicazione: nel paese di Lea Garofalo e di tante donne che hanno scelto, a prezzo della vita, il coraggio della denuncia, Lady Mafia rappresenta un insulto alle vittime”. “È offensiva verso tutti coloro che non hanno cercato vendetta ma giustizia attraverso lo Stato” insiste Davide Mattiello della commissione antimafia, organo parlamentare che, allo stesso modo di Libera, si è posto contro la pubblicazione del fumetto. A questi attacchi lo sceneggiatore di Lady Mafia, Pietro Favorito, risponde dicendo che le polemiche mosse da Libera e dalla commissione parlamentare antimafia sono giudizi espressi da chi del fumetto ha letto solamente il titolo; secondo Favorito, il fumetto esprime una dichiarazione d’intenti, poiché Lady Mafia incarna il male, e da ribrezzo a chiunque si avvicina perché fa vedere a che livello di degenerazione si arriva quando la legge non garantisce la giustizia.


L’INTERNO


Andando ad analizzare il prodotto ultimo della Cuore Noir Edizioni, reperibile in ogni edicola al costo di € 4,90, si ha l’impressione di avere tra le mani un fumetto realizzato con cura in ogni suo minimo dettaglio. La copertina è stata stampata su carta semirigida lucida, piacevole al tatto, e la qualità della carta delle pagine interne è molto buona. L’albo è composto da un centinaio di pagine, suddivise tra la storia a fumetti vera e propria, anteprime dei prossimi numeri, interviste, inserti e così via. Una peculiarità del fumetto sono le ampie campiture nere presenti in ogni tavola al posto del canonico bianco di sfondo, particolare che oltre a suggerire un tono cupo e, per l’appunto, noir, contribuisce a accentuare la staticità dei disegni. Nelle tavole, infatti, gli effetti di chiaroscuro non sono stati realizzati tramite l’uso di retini o mezzitoni digitali, bensì tramite l’uso di riempimenti totalmente neri e qualche piccolo accenno di chiaroscuro analitico (un tipo di chiaroscuro dato dall’avvicinamento di minuscole linee parallele). La qualità dei disegni, opera dell’emergente disegnatore Domenico Nagliero, è la cosa che più ha fatto storcere il naso ai fumettisti-blogger che hanno commentato l’albo di Lady Mafia online: l’anatomia dei personaggi è continuamente stravolta dall’incapacità del disegnatore di rispettare le proporzioni del corpo umano. Questa mancanza di tecnica si ripercuote su ogni soggetto disegnato (persone, oggetti, palazzi, sfondi), rendendo l’esperienza di lettura mediocre e difficoltosa, vista la sovrabbondanza di campiture nere su ogni pagina. Altro dettaglio grafico che contribuisce a rendere più difficile la lettura è la scelta del carattere inserito all’interno dei balloons: Comic Sans MS maiuscolo, font inadeguato per narrare trame poliziesche. Lo stesso font è inoltre utilizzato nelle tavole ove la protagonista scrive in un diario le sue memorie: il risultato è un fitto muro di testo, statico e illeggibile. Tralasciando il punto di vista grafico (che in un fumetto non deve essere obbligatoriamente molto curato, visto che lo stile di disegno è a discrezione del disegnatore stesso), andando ad analizzare la storia di Lady Mafia dal punto di vista narrativo, il livello qualitativo suggerito dalle precedenti considerazioni resta invariato. La sceneggiatura di Favorito presenta molte falle: la trama non scorre velocemente come quella di un qualunque altro racconto giallo o poliziesco, nella narrazione si fanno riferimenti


a molte sottotrame aperte fini a sé stesse, i dialoghi sono surreali e poco credibili, e, a parte l’evidente desiderio di vendetta della protagonista di fondo, durante la lettura non si riesce a seguire attentamente ogni singolo intreccio della trama. Nei testi è palpabile l’influenza dei dialoghi del cinema pulp, ma suonano stonati poiché inseriti in un contesto probabilmente poco adatto per essi; la scelta, inoltre, di inserire un personaggio che parla in dialetto barese (con tanto di traduzione a piè di pagina), è l’ennesima nota stonata che rende questo racconto noir poco credibile come tale.


LA PUBBLICITÀ


La scarsa qualità del prodotto di Lady Mafia, la sua reperibilità in edicola e il suo moniker non sono stati gli unici elementi che hanno fatto scoppiare la polemica tra i disegnatori e i lettori di fumetti online; bisogna infatti considerare un altro fattore, palesatosi prima dell’effettiva pubblicazione dell’albo, ovvero quello della pubblicità. La serie a fumetti di Lady Mafia è nata nel 2013 e la sua pubblicazione-distribuzione, originariamente, era prevista solamente sul territorio pugliese. Un anno dopo, nel Febbraio 2014, viene annunciata la distribuzione su scala nazionale ad opera della stessa Cuore Noir Edizioni, anonima casa editrice pugliese, la stessa che pubblicò la prima versione dell’albo in Puglia. Ancor prima dell’effettiva pubblicazione su larga scala della serie a fumetti pugliese, Il Sole 24 Ore recensisce in maniera molto positiva la serie a fumetti, pur non avendo visionato materiale tangibile a riguardo. L’articolo entusiasticamente parla della protagonista come “Diabolik in gonnella” o “la Lisbeth pugliese a fumetti”. Ogni singolo aspetto della serie viene lodato e ammirato, sia i disegni che la storia, “tremendamente meridionale”, e il lavoro finale viene definito come “un mix esplosivo di violenza e colpi di scena”. La recensione entusiastica del quotidiano ha incuriosito i lettori, che, facendo ricerche in rete, hanno avuto modo di constatare che il prodotto che di lì a poco si sarebbe potuto trovare in ogni edicola era decisamente al di sotto delle loro aspettative. E anche i lettori, così come le associazioni e le commissioni parlamentari, apostrofano negativamente la serie noir pugliese sul web, pur non avendo presa visione del prodotto ultimo. Un’altra mossa commerciale degna di nota è stato l’inserimento del prodotto “Lady Mafia” all’interno di una puntata di una serie TV che andava in onda sulle reti RAI in prima serata, “Braccialetti Rossi”. Questo caso di product placement, unitamente alla forse troppa entusiastica recensione de Il Sole 24 Ore, ha contribuito a fare di questa anonima e mediocre serie a fumetti un caso mediatico.


CONSIDERAZIONI - LA FINE


Il fumetto è narrazione, la narrazione è un racconto, un racconto è una storia. Ogni storia è figlia della sua epoca, e come tale contiene rimandi concettuali a fatti accaduti nel periodo in cui è stata scritta. Molte storie di successo, ormai entrate nell’immaginario collettivo, sono state scritte parafrasando fatti realmente accaduti, magari edulcorandoli o decontestualizzandoli, modificandoli in modo da diventare l’asse portante della narrazione, il punto di vista del protagonista, il fulcro della storia. Basti pensare a personaggi ancor oggi in voga come Godzilla, che deve la sua vita ad una esplosione atomica, letale e devastante per ogni essere vivente, ma indispensabile per la sua esistenza. Provare a raccontare una storia del genere (dove al posto di Godzilla ci sta Lady Mafia e al posto dell’esplosione atomica la mafia) in Italia, dove il problema della criminalità organizzata è, purtroppo, ancora una realtà tangibile, è un’ambizione rischiosa. Certo è vero che anche l’ormai esemplare Diabolik, nei suoi primi anni di pubblicazione, scatenò l’indignazione di alcuni per l’eccezionale sangue freddo del protagonista nel compiere delitti efferatissimi; ma si trattava pur sempre di altri tempi, di gente con mentalità un po’ più chiusa rispetto alla nostra. E soprattutto Diabolik non fa parte della criminalità organizzata, tant’è vero che ogni altra persona, eccezion fatta per la consorte, gli è nemica. La storia di Veronica De Donato è, in fin dei conti, credibile. Si parla di una ragazza figlia di mafiosi con amici mafiosi e che si è sempre trovata a confrontarsi con dei mafiosi. Una realtà che sicuramente qualcuno ha già vissuto, forse condividendo anche i pensieri di Veronica, da sempre talmente vicina alla criminalità organizzata da considerarla la sua giustizia. E sicuramente la storia sarebbe stata molto più accettabile se, nel corso della sua strada per arrivare alla vendetta finale, Veronica si fosse resa conto di quanto fosse sbagliato il suo punto di vista nei confronti della società e avesse cercato di redimersi diventando, magari, collaboratrice di giustizia. Naturalmente questo genere di cose non possiamo però tenerle in considerazione se non prendiamo visione a tutto il progetto “Lady Mafia”, poiché, come ogni storia a episodi, la trama si evolve volta per volta. E sicuramente Libera di Don Ciotti e la commissione parlamentare antimafia hanno fatto un errore a giudicare il libro dalla copertina, anzi, dal solo titolo in evidenza sulla copertina. Il fatto è che qui in Italia la parola “mafia” ha una connotazione estremamente negativa e, più che presentare in edicola un progetto editoriale mediocre, l’atto più sconsiderato compiuto dalla Cuore Noir Edizioni è stato quello di scegliere un titolo così banale, ma anche così esagerato. Sconsiderazione che, a conti fatti, ha fatto la fortuna mediatica della casa editrice pugliese insieme alla bufera scatenata sul web da tutti quelli che hanno visto il prodotto in anteprima. Insomma, Lady Mafia deve il suo successo alla reazione negativa che ha provocato in tutti quelli che hanno avuto modo di visionare, anche in minima parte, uno scorcio dell’opera; esattamente come accade con i personaggi trash che oggi ammorbano il mondo dei social network, Lady Mafia è apprezzata per la sua lacuna di aspetti apprezzabili. È così brutta che è bella.


E, continuando con il paragone con i fenomeni trash, la sua fama è incontenibile e incontrollabile, e rimarrà tale finché smetterà di fare scalpore. “Se il secondo numero di Lady Mafia alzasse lo stesso polverone del primo, io lo comprerei!”

(Davide La Rosa, blogger e fumettista italiano)

Il nome, la storia, i disegni. Un mix fallimentare destinato a destare scalpore nel panorama fumettistico italiano, tant’è che adesso paragonare un disegno ad unta tavola di Lady Mafia suona come una cocente offesa. Un record negativo destinato un giorno a spegnersi, in favore di un altro prodotto editoriale scadente. “Adesso, la verità è che di prodotti come Lady Mafia ce ne sono sempre stati nel mondo dell’editoria a fumetti e sempre ce ne saranno e di solito nascono da qualcuno che entra in possesso di una cospicua quantità di soldi e decide di realizzare il sogno della sua vita: fare un fumetto. […] Secondo me, ci sono alcune lezioni da apprendere da Lady Mafia. - Lady Mafia è un prodotto ben distribuito e con alcune idee commerciali interessanti. La distribuzione in offerta nei supermercati, per esempio, è una buona idea. - Il product placement nella fiction Braccialetti Rossi è una cosa che si ottiene solo con un forte investimento o con dei contatti davvero, davvero buoni. Fa strano pensare che riescano a metterlo in atto dei signor nessuno, no? - Il far parlare i quotidiani (e in special modo Il Sole 24 Ore) del prodotto prima ancora che questo fosse in edicola non solo è segno di un ufficio stampa capace e ben introdotto ma significa pure che il prodotto, pur nel suo essere becero, ha una qualità che tante opere di gran lunga ben più meritevoli, non hanno: è notiziabile. Fornisce, in sostanza, qualcosa di cui i giornalisti possono parlare. […] - La questione del ritiro dalle edicole. Proprio come per Mater Morbi, appena un fumetto tocca un argomento sensibile, in Italia si alza qualche trombone a criticarlo e, nei casi più estremi, a chiederne il ritiro. Questo ci dice una cosa importante: che gran parte dei nostri fumetti sono ignorati perché non toccano mai argomenti sensibili. Sono, in sostanza, culturalmente innocui e quindi trascurabili. E mi sa che questa non è una cosa tanto positiva, no? Il secondo aspetto che mi fa piuttosto ridere (per modo di dire) è che se un fumetto piace ai lettori e agli addetti ai lavori, se -in sostanza - è approvato dalla comunità fumettistica, allora quando qualcuno cerca di censurarlo in qualche maniera, c’è una reazione forte e indignata. Se, invece, il fumetto è schifato da suddetta comunità, allora se ne può chiedere il ritiro senza che nessuno dica nulla. Anzi, capita pure che ci sia qualche applauso. Dal mio punto di vista, la censura fa schifo sia nei confronti dei fumetti belli, sia nei confronti dei fumetti brutti e le polemiche sorte intorno a Lady Mafia sono una roba da condannare senza appello a prescindere.”

(Roberto Recchioni, fumettista, sceneggiatore e blogger italiano)


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