INTERNI CITTADINI . Giulia Bencini

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GIULIA BENCINI

Vioogle

INTERNI CITTADINI


Interni Cittadini Vioogle Nuova Accademia di Belle Arti - Milano Diploma accademico di 1째 livello del corso di Design A.A. 2013-2014 Giulia Bencini Matricola 4506D Docenti referenti di tesi: Francesco Librizzi Matilde Cassani


“Ho imparato tanto, sempre facendo domandeâ€? š e anche ascoltando molto.


INDICE


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22 23 28 30 33

36 37

42 44 48 50 52 53

INTRODUZIONE

CONTESTO TEORICO cap.1 - INSIEME

1.1 NETWORKING 1.2 COMMUNITY - online e offline

cap.2 - ONLINE 2.1 LA SOCIETÀ VIRTUALE 2.2 NUOVI EQUILIBRI 2.3 INTELLIGENZA COLLETTIVA 2.4 L'ALFABETO DELL'ATTENZIONE

cap.3 - LA CITTÀ 3.1 SMERALDINA

PROGETTO 1 PREMESSA 2 OBIETTIVI 3 CONCEPT

3.1 LA MAPPA - google plug-in 3.2 GLI UTENTI


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62 66 70 74 78 82 86 90 94 98 102 106 108 110

3.3 LE STORIE 3.4 LA SELEZIONE 3.5 I CONTATTI 3.6 LA REALTÀ AUMENTATA 3.7 IL CARTACEO

4 STORIE

FRANCESCA MATILDE GIULIA SARA ALBERTO SIMONE COSTANZA GIUSI ANDREA ENRICO LUIGI RAZIEL LARA STEPHANE


114 116 117

118 128 134 138

5 APP 5.1 APP IDENTITY 5.1.1 LOGO 5.1.2 ICONE

5.2 INTERFACCE 5.3 FLOW MAP 5.4 SCENARI D'USO 5.5 USER JOURNEY

142 146

6 WEB 7 EVOLUZIONE TEMPORALE

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CONCLUSIONI

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NOTE

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BIBLIOGRAFIA

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SITOGRAFIA

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FILMOGRAFIA

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RINGRAZIAMENTI


INTRODUZIONE

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Il mio percorso è iniziato riflettendo sulla mia esperienza nei tre anni vissuti a Milano. La crescita, il cambiamento delle mie abitudini e della mia stessa persona, l'apprendimento, le occasioni per venire a contatto con realtà nuove, interessanti, diverse da ciò a cui ero abituata: questa città ha significato tanto per me. In particolar modo, mi ha offerto la possibilità di conoscere molte persone, tutte diversissime tra loro, ognuna interessante per un motivo differente che la rendeva unica e, ai miei occhi, speciale. Ciascuno di loro mi ha insegnato qualcosa e per tre anni mi sono sentita come una "spugna", avidamente pronta ad assorbire tutto ciò che era nuovo: esperienze, conoscenze, punti di vista, opinioni, informazioni, indicazioni. Annotavo mentalmente ed emotivamente e riponevo nei cassetti della mia coscienza latente, sicura che, non appena ne avrei avuto bisogno, quella preziosa ricchezza sarebbe venuta in mio aiuto riaffiorando alla memoria. Arrivando a quella che si prospetta come

la conclusione di questo percorso è stato naturale voltarsi indietro per "spremere" tutto ciò che avevo raccolto e per comprendere cosa effettivamente avevo appreso. La mia ricerca è partita, quindi, in un momento della mia vita in cui stavo "tirando le somme", ed è per questo che le sue fondamenta sono costituite da ciò che per me è stato più importante in questi tre anni: vivere esperienze diverse con differenti persone per apprendere qualcosa di cui far tesoro per gli anni a venire. Contemporaneamente, i miei studi accademici proseguivano, permettendomi di coltivare la mia passione per lo spazio inteso come tutto ciò che, più o meno architettonicamente, ci circonda e influenza il nostro modo di essere e comportarci. Queste due condizioni, per il fatto di essersi sviluppate contemporaneamente, mescolandosi l'una con l'altra hanno costruito il punto di partenza della mia ricerca. Riflettendo su quelle che sono state e che tutt'ora sono le mie 9


modalità di apprendimento, sono giunta alla conclusione che gran parte della conoscenza trasmessa dalle persone che ho conosciuto, è sempre stata strettamente legata al luogo dove questo passaggio di conoscenza è avvenuto. Proprio per questo ho deciso di chiedere alle persone che sono state più significative per me da questo punto di vista, di portarmi in un luogo della città importante per quella che è stata la loro esperienza a Milano: volevo capire se i luoghi a cui tenevano, dove avevano vissuto un certo tipo di esperienza, erano stati rilevanti per il loro apprendimento. Così facendo ho approfondito le loro personalità, arrivando, spesso e volentieri, a comprendere da dove proveniva ciò che, ai miei occhi, li rendeva così importanti. Con questo tipo di ricerca ho instaurato con loro un legame più profondo di quanto non avessi fatto in precedenza, che mi ha permesso non solo di acquisire conoscenza da quelle persone apprendendo ciò che avevano da insegnarmi, ma anche e soprattutto di 10

capire le origini che erano alla base di quei saperi. Approfondendo il loro passato e il loro vissuto ho realizzato quale tipo di percorso li avesse portati a poter trasmettere ciò che avevano passato a me.


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CONTESTO TEORICO

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Ho osservato quello che succede nella mia vita di tutti i giorni e ragionato sulle infinite e ricche connessioni che hanno reso bella la mia vita, online e offline: tanti amici, vari interessi, letture e cose da fare.²

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cap.1 INSIEME

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1.1 NETWORKING network ‹nètuëëk› s. ingl. [comp. di net «rete» e work «lavoro»; propr. «lavoro (o struttura) a rete»] (pl. networks ‹nètuëëks›), usato in ital. al masch. – Termine usato in varie discipline tecniche, spec. in elettrotecnica, elettronica e informatica, come sinon. di rete.³

Il termine network non è obbligatoriamente da pensarsi in stretta relazione con internet, sebbene venga naturale associare i due termini nell'immaginario comune del XXI secolo. Ogni volta che ricevi o dai un parere, c'è uno scambio di idee e competenze [...]. A volte metti a disposizione le tue risorse, altre chiedi una piccola consulenza. Gratis. Ogni volta che qualcuno ti dà uno spunto o ti regala un parere a

proposito di qualcosa che ha un certo valore per te, è networking.⁴

Il networking vero, secondo Luigi Centenaro, consiste nella creazione di una rete di contatti che si basa su un autentico desiderio di aiuto nei confronti degli altri; il vantaggio che effettivamente può offrire non sta solamente nelle relazioni instaurate con le persone, ma sta anche nel suo potenziale in quanto rete basata sulla fiducia reciproca e sul mutuo aiuto.⁵ I network ben costruiti sono vere e proprie risorse e costituiscono una fonte di informazioni affidabili sulle persone e su quello che hanno da offrire. Il "fare rete" è, quindi, un comportamento molto più concreto di quanto si tenda a pensare: la sfera del networking racchiude in sè tutto il complesso contesto di regole e problematiche a cui due o più entità sono soggette nel caso in cui debbano scambiare e condividere informazioni e risorse.⁶ La cosiddetta "rete sociale" è costituita da un qualunque gruppo di individui connessi tra loro da diversi legami sociali. Questi 15


ultimi possono essere di qualsiasi genere: dalla conoscenza occasionale, ai vincoli familiari, di amicizia, ai rapporti di lavoro. La diffusione del termine social network legato all'ambito del web «ha creato negli ultimi anni alcune ambiguità di significato. La rete sociale è infatti storicamente, in primo luogo, una rete fisica».⁷ Essere in rete e fare rete sono modalità che servono a trovare ciò di cui si ha bisogno, in modo più facile e veloce rispetto alla fisicità reale: l'intento è quello di «catturare idee, informazioni, emozioni, soluzioni» che sono state lasciate lì, «a disposizione di tutti gli altri […]».⁸ Ognuno di noi ha oppure ha avuto a che fare con la propria Personal Learning Network, in italiano la cosiddetta "rete per l'apprendimento personale": una rete per l'apprendimento informale che consiste nell'insieme di persone con le quali un individuo interagisce in un ambiente di apprendimento. In una PLN una persona crea una connessione con un'altra con lo 16

specifico intento di realizzare un qualche processo di apprendimento in virtù di tale connessione.⁹ Lo stesso Howard Rheingold, critico letterario, sociologo e saggista statunitense specializzato sulle implicazioni culturali, sociali e politiche dei nuovi media, ha imparato dalla sua PLN che «una PLN è allo stesso tempo una rete di persone da cui imparo e una rete che impara insieme», nella quale è importante esplorare, cercare, seguire, mettere a punto, alimentare, coinvolgere, interessarsi e rispondere.¹⁰ A tal punto è opportuno introdurre il concetto di "capitale sociale", così come lo ha definito Rheingold. Si tratta di «quell'insieme di reti fiduciarie e norme di reciprocità» che, costituendo una risorsa, consentono ai componenti del gruppo di «realizzare insieme imprese che non sarebbero in grado di fare in nessun altro modo».¹¹ Il termine "capitale sociale" sta ad indicare un elemento chiave del potere dei social network, dove i singoli o i gruppi di individui


possono impegnarsi per farlo crescere, semplicemente intervenendo in essi con contributi personali.¹² Tutto ciò avviene al di fuori delle istituzioni convenzionali, nel vastissimo spazio che è internet e crea un bacino di informazioni disponibili per chiunque. É comunque importante fare una distinzione tra due tipi di utenti: colui che fornisce contributi, anche se minimi, è da considerarsi in modo diverso rispetto a chi si limita a consumare passivamente il materiale culturale diffuso da altri. «Un partecipante è per definizione attivo. Un consumatore, invece, non esercita neanche in minima parte la facoltà essenziale alla costruzione del capitale sociale online [...]».¹³ Il concetto di capitale sociale sul web assume importanza in quanto legato, tra le altre cose, al valore, provato empiricamente, del pay forward: fare favori a sconosciuti senza attendersi nulla in cambio.¹⁴ Il capitale sociale è, quindi, una componente fondamentale sia di quella rete e di quel

sostegno sociale online precedentemente definiti come network, sia di ciò che in psicologia sta ad indicare le diverse relazioni interpersonali che ci accompagnano e supportano sia nella vita quotidiana, sia nel lungo termine.

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Io credo che le competenze digitali abbiano a che fare con una questione sociale più ampia, che va al di là del miglioramento individuale: se combiniamo saggiamente i nostri singoli sforzi, si genererà il know-how sufficiente per giungere a una società più seria e profonda, oltre che per migliorare la vita di chi possiede tali competenze. Tim O’Reilly, l’imprenditore che ha introdotto la definizione di Web 2.0, sostiene che l’ingrediente segreto di Google, di Wikipedia e dello stesso Web sia l’ “architettura della partecipazione”, che rende possibili innumerevoli piccoli gesti dettati da un interesse personale, come pubblicare una pagina Web o condividere un link, che però contribuiscono anche ad accrescere un bene pubblico utile a tutti.¹⁵

L'"architettura della partecipazione", facendo leva sugli effetti di networking, permette agli utenti di aggiungere valore alla rete, in modo semplice ed immediato. É l'intelligenza collettiva che, in questo caso, entra in gioco e che consente di incrementare l'insieme dei contributi nel web. La somma di milioni di singoli apporti personali conduce ad una “cultura partecipativa”, come la definisce il 18

1.2 COMMUNITY

ONLINE E OFFLINE

teorico dei media Henry Jenkins.¹⁶ I mezzi di comunicazione, quindi, possono far sì che la somma dei comportamenti individuali si traduca in un valore collettivo. Non a caso internet si è popolata di community: «persone pronte a condividere interessi, informazioni, ma anche emozioni, descrizioni di sé».¹⁷ Il concetto di comunità, per secoli al centro dei dibattiti filosofici, risale alle origini dell'uomo; la vita degli esseri umani, infatti, si sviluppa proprio all'interno delle comunità che essi costituiscono. Nelle scienze sociali il termine "comunità" è usato con molteplici significati. Nella sociologia classica esso definisce quelle relazioni sociali poste alla base di collettività che coinvolgono


l'individuo nella sua totalità; il termine richiama le piccole comunità di villaggio ma rimanda anche alla comunità nazionale, comprende la famiglia ma anche qualsiasi unità sociale fortemente integrata.¹⁸

Il fatto che la maggior parte delle comunità virtuali non siano così concrete come le comunità basate sull'interazione offline con gli altri non implica che esse non debbano essere meno reali di quelle fisiche. Le comunità virtuali rispecchiano, tanto quanto quelle fisiche, il bisogno di socialità intrinseco ad ogni essere umano, senza porsi come un'alternativa alla vita di ogni giorno. La partecipazione ad una comunità virtuale non significa una totale fuga dalla realtà quotidiana: l'online e l'offline si intersecano tra loro senza che una dimensione escluda necessariamente l'altra. Nella maggior parte dei casi, le comunità virtuali costituiscono una semplice forma di aggregazione e di arricchimento personale, attraverso cui è possibile conoscere nuove persone con cui condividere i propri interessi ed ampliare le

proprie conoscenze riguardo ad un certo argomento.¹⁹ Data la vastità della letteratura sulle comunità virtuali non è possibile fornire una definizione univoca di tale fenomeno. Secondo Rheingold le comunità virtuali sono definibili come «aggregazioni sociali che emergono dalla rete quando un certo numero di persone porta avanti delle discussioni pubbliche sufficientemente a lungo, con un certo livello di emozioni umane, tanto da formare dei reticoli di relazioni sociali personali nel ciberspazio».²⁰ In "Why network matters", la postfazione di Network Logic: Who Governs in an Interconnected World?, Manuel Castells, studioso tra i più autorevoli delle reti di comunicazione, elenca tra i sette modi in cui le reti sociali mediate dalle tecnologie stanno trasformando la società, anche «[…] l’individualismo interconnesso, le comunità virtuali e le folle intelligenti (smart mobs) [...]» quali fattori che stanno ridefinendo la socialità.²¹ 19


In particolar modo in rete si sviluppano e crescono, più facilmente e con esiti maggiormente positivi rispetto alla dimensione reale, fenomeni di condivisione, di cooperazione e di collaborazione. Si parla di condivisione nel caso in cui gli individui, in rete, mettano a disposizione degli altri dei contenuti, di modo da creare risorse condivise e accessibili.²² La cooperazione, come la definisce Arthur Himmelman, è «scambiare informazioni, modificare attività, e condividere risorse per un vantaggio reciproco e per raggiungere un comune obiettivo».²³ La collaborazione, invece, è lo strumento più importante per l’azione collettiva. Essa utilizza la creazione di reti, la coordinazione e la cooperazione come elementi costitutivi, aggiungendo allo scambiarsi informazioni, modificare attività, ecc., il requisito di aumentare le capacità altrui per il reciproco beneficio e per raggiungere un obiettivo comune condividendo rischi, risorse, responsabilità e ricompense.²⁴ In questo 20

caso, si tratta di attenersi alle regole e di svolgere attività che richiedono maggiori sforzi di coordinamento: i partecipanti sono tenuti ad adattarsi in modo da poter dialogare costruttivamente con gli altri componenti per creare, eventualmente, un'identità di gruppo. Una collaborazione molto semplice e tipica è quella della conversazione; anche quando avviene online, si stabilisce un processo continuo in cui domande e risposte si susseguono nel coinvolgimento delle parti.²⁵ A proposito di quanto detto, può essere interessante analizzare il nuovo fenomeno economico e sociale della peer-production: persone da tutto il mondo contribuiscono, con un po' del loro tempo e della loro esperienza, a progetti comuni legati alle loro passioni e alle loro conoscenze. Questo è un sistema sviluppato bottom-up invece del classico top-down, nel quale tutto è creato e fornito dall'organizzazione verso l'utente che ha un controllo minimo, se non addirittura nullo, per quanto riguarda i


servizi che gli vengono forniti. Per quanto riguarda l'approccio bottom-up, invece, è l'utente stesso che crea le informazioni di cui ha bisogno connettendo idee diverse, selezionando i servizi e scegliendo quali persone far intervenire nella relazione.²⁶ Un ottimo esempio di peer-production sono le piattaforme collaborative come Wikipedia. Lo strumento Wiki, su cui l'enciclopedia si basa, «è un sito web che permette ai propri utenti di aggiungere, modificare o cancellare contenuti attraverso un browser web, in genere utilizzando un linguaggio di markup semplificato o un editor di testo online».²⁷ É, infatti, un mezzo many-to-many, perchè rappresenta il modo più efficiente per un gruppo di persone di collaborare su contenuti destinati ad essere scambiati. Il Wiki può essere visto come un modo per creare e iterare l'ideale collettivo corrispondente allo sviluppo di una conoscenza collettiva e dinamica. Si tratta di rendere visibile quello che sappiamo: il risultato, in ogni caso, sarà più ampio grazie all'unione di diversi

contenuti e di differenti contributi.²⁸ Una collaborazione qual è Wikipedia è un perfetto esempio di crowdsourcing ben riuscito, che si realizza quando a produrre un risultato è la folla, in particolar modo una folla collaborativa.²⁹

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cap.2 ONLINE

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2.1 LA SOCIETÀ VIRTUALE Il "senso di comunità", entrato in crisi a causa del processo di individualizzazione in atto nella società moderna, rinasce alla fine del XX secolo proprio come soluzione alle angosce, alle contraddizioni ed alle insicurezze della società stessa. In questo periodo, infatti, nasce il comunitarismo,¹ una corrente di pensiero socio-politica finalizzata al recupero del "sentire comunitario". L’appartenenza alla comunità diventa sempre più una scelta individuale e consapevole; in tale ambito, la comunità è intesa come un'entità nella quale i soggetti in un modo o nell’altro sviluppano reciprocamente vincoli positivi, che possono essere rappresentati da sentimenti condivisi, da convinzioni comuni, dalla memoria storica o dall’appartenenza territoriale.²

Tradizionalmente pensando a una comunità, ci si riferisce ad una collettività di piccole dimensioni, con confini geografici ben definiti, composta da una popolazione circoscritta, dedita ad un’attività comune, con esperienze storiche, credenze e valori condivisi. Per tali ragioni, le comunità tradizionali si caratterizzano come insiemi relativamente chiusi, in cui è molto difficile entrare e da cui è altrettanto difficile uscire e nelle quali il divario tra chi vi appartiene e chi ne è escluso è molto sentito.³ Si è passati da comunità prevalentemente chiuse, che sorgono spontaneamente sulla base di vincoli di sangue, di luogo o di spirito, a comunità costituite, che sempre più spesso non hanno confini geografici definiti e sorgono in modo pianificato. L'avvento dell'era industriale, l'innovazione delle tecnologie di comunicazione e la diffusione di Internet hanno modificato ulteriormente le modalità con cui avvengono le relazioni sociali tra gli individui. Il fenomeno della comunicazione in rete è diventato sempre più 23


pervasivo negli ultimi anni, per cui alla società tradizionale si è affiancata una vera e propria società virtuale. Società che si contraddistingue per essere innovativa ed avanzata: innovativa perché coinvolge una molteplicità di culture, con tutta la diversità e la ricchezza che ne consegue; avanzata perché richiede la creazione di modalità di comunicazione diverse da quelle tipiche della vita reale [...].⁴

Le tecnologie dell'informazione, anche grazie al loro elevato potere di diffusione, hanno cambiato in modo radicale la struttura della società, avendo modificato le relazioni tra le persone. Mentre un tempo il semplice fatto di incontrarsi era condizionato dall'essere nello stesso luogo, avendo dei tempi comuni, oggi le nuove tecnologie consentono di svincolarsi da questi limiti e permettono di avere come elemento centrale nei rapporti tra individui, la circolazione dell'informazione. La trasposizione delle relazioni sociali in uno spazio immaginario, definito ciberspazio dallo scrittore William Gibson all’inizio degli anni '80, ha portato 24

alla nascita delle comunità virtuali.⁵ Anche Meyrowitz ha evidenziato la funzione sociale delle nuove tecnologie, affermando che i mezzi elettronici di comunicazione cambiano la relazione esistente tra l’ubicazione delle singole persone e l’accesso all’informazione.⁶ Prima dell’avvento dei social network, la società sembrava destinata all’individualismo. Eravamo portati a considerarci autosufficienti, come isole. Soprattutto nelle grandi città. Ognuno per sé. Nella solitudine e nell’indipendenza, poi, avremmo dovuto in qualche modo brillare. La Rete ha ridato spazio alla condivisione, e le emozioni e l’identità personale sono confluite nell’identità sociale, basata sulle relazioni e le capacità comunicative di ognuno.⁷

Non a caso, infatti i «cinque alfabeti che stanno cambiando il nostro mondo», secondo Rheingold, sono l'attenzione, la partecipazione, la collaborazione, il consumo critico dell'informazione e l'intelligenza a misura di rete.⁸


La visione del critico sull'interazione attraverso internet è quella di un luogo di socialità, creatività e scambio disinteressato, utopisticamente proteso verso una forma di democratica comunità originaria.⁹ A partire dalla sua nascita, internet è stato concepito come un'innovazione che avrebbe migliorato la possibilità di contatto tra chi produce un contenuto e chi lo utilizza; in quest'ottica il web 2.0 non contiene in sé nulla di nuovo. La definizione di O'Reilly rende un po' più di giustizia al concetto: egli intende il web 2.0 come «un set di tendenze economiche, sociali e tecnologiche che insieme costituiscono la base per la nuova generazione di internet: un mezzo più maturo e distintivo caratterizzato dalla partecipazione dell'utente, dall'apertura e dagli effetti di rete».¹⁰ Sostanzialmente, il passaggio dal web 1.0 al 2.0 è avvenuto quando tutti hanno avuto la possibilità di diventare produttori di contenuti, oltre che fruitori. Secondo Domitilla Ferrari, giornalista e social

networker italiana, «il web sociale», nome con cui viene anche definito il web 2.0, «è dove i nostri pensieri e le nostre azioni lasciano traccia di sé».¹¹ Internet, attualmente, si presenta come un luogo pubblico dove ascoltare e raccontare, conoscere e collaborare, esprimersi, rispondere. La trasformazione del web da media unidirezionale a piattaforma software fa sì che gli utenti possano collaborare, anche contemporaneamente, ad una stessa risorsa, entrando in contatto gli uni con gli altri con una facilità difficile da immaginare fino a qualche tempo fa. Chiunque può interviene online, apportando contributi personali e vestendo così i panni di protagonista attivo nell'interazione. L'utente è ora produttore e consumatore insieme, diventando prosumer, e il modello gerarchico con a capo l'amministratore è spezzato. Agli inizi della diffusione del web, quindi, l'utente rivestiva il ruolo passivo di 25


semplice consumatore di contenuti; ora, con il web 2.0, partecipa in modo attivo, espone pareri personali, collabora nella costruzione di contenuti e ciò è reso possibile anche dal fatto che è sempre maggiore il numero di individui con un importante bagaglio di conoscenze. Questi, contribuendo a costruire il web, diventano contemporaneamente clienti esigenti che dal web si aspettano risposte complete e affidabili. La creazione e la fruizione di informazione sono come investite da un processo di democratizzazione.¹² Il prosumerismo, nel web, ha varie caratteristiche: in primis l'esistenza di produzione e diffusione di contenuto online, secondariamente l'abbondanza di tale contenuto e della disponibilità ad accedervi, infine il fatto che questa attività non sia retribuita e che si sia diffusa una cultura che vede il contenuto come libero.¹³ Ad oggi, grazie al web, si è ormai passati da una società incentrata sul gruppo a quello che Barry Wellman, sociologo canadese e 26

direttore di NetLab all'Università di Toronto, chiama individualismo interconnesso (networked individualism), nel quale la persona è diventata il “portale”: ogni individuo dispone separatamente degli elementi essenziali di una comunità: appoggio, cordialità, informazione, un senso d’identità sociale e di appartenenza. La persona, invece della famiglia o del gruppo, diventa la particella elementare della connettività.¹⁴ Non è, infatti, solo la tecnologia a creare nuove forme di aggregazione: sono gli uomini che, con la loro pratica e le loro necessità, premiano alcune tecnologie e le usano per creare spazi di comunicazione e di vita,¹⁵ mantenendo la loro singolarità individuale. Wellman pone sullo stesso piano le relazioni sociali realizzate attraverso l’incontro fisico ed i rapporti interpersonali che si verificano in un ambiente virtuale, affermando che le comunità virtuali e quelle reali non sono contrapposte tra loro, bensì coesistenti. Secondo l’autore,


la crescente interazione ed interdipendenza tra reale e virtuale contribuisce a creare per l'individuo un nuovo ambiente sociale, caratterizzato dall'appartenenza a molteplici reti di relazioni, fisiche e non, che determinano la nascita di quelle che vengono definite "comunità personali". In merito all'impatto che la comunicazione via Internet può avere sulla vita sociale reale, Wellman ritiene che non vi sia alcun rischio di impoverimento della stessa, poiché la nascita di legami virtuali (deboli o forti) tende a rafforzare, piuttosto che a indebolire, le relazioni tradizionali (fisiche).¹⁶

Seppur sia vero che lo stare insieme nasce dallo spazio fisico,¹⁷ è altrettanto veritiero che online esistono modalità come la "scrittura connettiva", una tipologia di comunicazione che consente di «collegare le idee in modi che non sarebbero possibili sulla carta».¹⁸ Attualmente, il prosumerismo è in crescita e fa sì che la comunicazione digitale permei ogni ambito vitale creando nuovi modi di

raccontare e memorizzare gli eventi. L'effetto più evidente è la globalizzazione della diffusione di contenuti. Inoltre «i mezzi di comunicazione digitali, con il loro repertorio di immagini e contenuti informativi, contribuiscono ad un arricchimento del bagaglio di conoscenze dei soggetti e, con esso, alla creazione dell'immaginario. L'immaginazione non rappresenta più un fatto individuale, ma collettivo, sociale. La fruizione collettiva dei media crea sodalizi, reti di relazioni, comunità di sentimento, non necessariamente localizzate geograficamente».¹⁹

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I prodotti mediali amatoriali sono un ambito culturale ben preciso caratterizzato da un’etica dell’appropriazione e della sperimentazione peer-to-peer che si differenzia radicalmente da forme di produzione mediale più professionale. E questa nuova cultura che circola nella rete alimenta un’intera ondata di innovazioni tecniche, sociali e culturali che stanno completamente alterando il nostro panorama mediale.²⁰

La peer production, questo nuovo concetto di produzione economica in cui viene incanalata e organizzata la creatività di un grande numero di persone attraverso l'utilizzo di internet, diventa un aspetto significativo della realtà emergente. Le interessanti conseguenze di questo fenomeno sono almeno due: cade la figura del leader, come figura al vertice di una gerarchia rigida, mentre compare la figura del catalizzatore, una sorta di facilitatore nella creazione di reti sociali, che non si impone come figura che gestisce dall'alto, ma che lascia potere decisionale a chi fa 28

2.2 NUOVI EQUILIBRI parte del gruppo. Si tratta di nuove forme di istituzioni sociali, rese possibili dalla continua evoluzione dei media e che appaiono fondamentali nel processo di costruzione di un modo nuovo di creare sapere, competenze e progetti, con valore aggiunto per tutti. «I nuovi media rendono possibili nuovi tipi di istituzioni», scrive Rheingold.²² In questa società in rete, il potere continua a essere l’elemento di forza predominante che ne definisce la forma e la direzione. Ma il potere non risiede nelle istituzioni, e neanche nello Stato o nelle grandi aziende. Esso si trova nelle reti che danno forma alla società.²³

La destrutturazione delle organizzazioni


burocratiche, in seguito alla perdita di rilevanza della figura del leader, la decentralizzazione delle decisioni e la diffusione della conoscenza, parrebbero essere un processo facilmente raggiungibile in tempi relativamente brevi, visto l'esteso utilizzo delle nuove tecnologie. Per contro, secondo Eugenia Angelini, «l'obiettivo di realizzare organizzazioni più democratiche è certamente condivisibile ma non è scontato. [...] il processo sarà sicuramente lungo, ma il cambiamento, presto o tardi, avverrà».²⁴ Sicuramente un esempio positivo del cammino che si sta compiendo verso il cambiamento è costituito dall'intelligenza collettiva, anche definita wisdom of crowds (saggezza delle folle): «le masse, operando separatamente ed individualmente, possono giudicare meglio rispetto ad un esperto in una specifica materia, e questo grazie all'utilizzo di strumenti di sintesi e raccolta dell'intelligenza».²⁵ Si giunge così alla cosiddetta openness, da

intendersi come apertura ai contributi degli utenti e destrutturazione della tradizionale autorità a favore di un modello fondato sulla fiducia e sulla credibilità affidata agli utenti.²⁶

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Pierre Lévy, filosofo francese, vede l’intelligenza collettiva come un insieme di competenze, comprensione e conoscenza.²⁷ Quando abbiamo abbandonato l’autosufficienza e abbiamo cominciato a lavorare assieme, combinando fra loro le nostre conoscenze, si sono prodotte conseguenze di vasta portata […]. La cooperazione ci ha portato a specializzarci; io farò questo, tu farai quello. E la specializzazione ci ha fornito gli incentivi per innovare. L’innovazione ci ha portato a un’ulteriore specializzazione e alla ricerca di nuovi modi per combinare quelle diverse competenze specialistiche. L’intelligenza umana è diventata collettiva e cumulativa a un livello che nessun’altra specie può eguagliare.²⁸

Stando a quanto scrive Rheingold per quello che riguarda le ricerche sull’intelligenza collettiva, sono gli aspetti sociali, piuttosto che le capacità strettamente intellettuali, ad accrescere l’intelligenza globale della rete. Le reti variegate, in cui gli individui sono molto differenti fra loro e si connettono con 30

2.3 INTELLIGENZA COLLETTIVA reti diverse, offrono ambienti più ricchi per la circolazione delle conoscenze e del capitale sociale.²⁹ A. Kay […] mi fece vedere i media digitali personali come strumenti per creare, comunicare, insegnare e imparare.³⁰

Anche Mizuko Ito, antropologa giapponese, facendo ricerca sul tema, ha scoperto che i giovani utilizzano gli strumenti digitali per la partecipazione in un modo che non è soltanto sociale, ma coinvolge anche aspetti di apprendimento e di creazione.³¹ L'inventore statunitense Douglas Engelbart, nel suo saggio "Augmenting Human Intellect",³² addirittura ha illustrato come e perché un computer potesse essere usato


come amplificatore della mente.³³ La ricerca, mi ha ricordato Russel, può essere una via per diventare autodidatti: cosa che, a sua volta, mi ha fatto venire in mente la scoperta di Ito riguardo ai giovani appassionati di cultura digitale, per i quali fare ricerche su un argomento è parte di un processo di apprendimento. Ito ha concluso che i giovani che “curiosano” in rete alla ricerca di materiali su argomenti tipici della loro sottocultura, come i giochi di ruolo, i cartoni animati, […] che potrebbero sembrare banali per altri, stanno in realtà partecipando ad un complesso sistema sociale che utilizza lo scambio di conoscenze come legame competitivo e costruisce comunità di apprendimento proprio intorno a quei prodotti.³⁴ [...] I fenomeni che Ito sta osservando adesso negli Stati Uniti sembrano prefigurare una nuova modalità di apprendimento in cui l’istruzione assomiglia più a una rete molti-a-molti di appassionati che imparano assieme che non a una classe piena di studenti, con un solo docente secondo il modello uno-a-molti.³⁵

Siamo di fronte, quindi, a nuove modalità

di apprendimento e di scambio delle informazioni: mettersi in contatto con le persone di cui abbiamo bisogno e con i dati di cui necessitiamo in un dato momento è più facile e veloce. Passioni e interessi, online, sono buoni conduttori per rapportarsi con gli altri permettendo il passaggio di informazioni. Senza tener conto del fatto che essere in contatto con persone che possono dare ispirazione e motivazione contribuisce ad ampliare le proprie aspirazioni, migliora la percezione che si ha del mondo, dà la prova che farcela è possibile, che c’è un modo diverso per fare le cose: più si ha l'opportunità di conoscere "mondi diversi" e storie diverse e più la possibilità di imparare cresce. La scoperta dei “neuroni specchio” nei primati porta a credere che la capacità di prestare attenzione agli altri sia una delle poche abilità cognitive umane che si possono considerare “innate” dal punto di vista neurale. I neuroni specchio si attivano se fate qualcosa, ma anche 31


se vedete altri che la fanno. Gli scienziati che li hanno scoperti li ritengono fondamentali per il comportamento sociale: “Se vogliamo sopravvivere, dobbiamo comprendere le azioni altrui. Inoltre senza questa comprensione non sarebbe possibile l’organizzazione sociale. Nel caso degli esseri umani c’è un’altra facoltà che dipende dall’osservazione delle azioni degli altri: l’apprendimento per imitazione. A differenza di molte altre specie, noi siamo capaci di imparare imitando, e quest’abilità è alla base della cultura umana”.³⁶

Insomma, indubbiamente «sapere chi fa cosa, e come, aiuta a creare nuove opportunità [...]».³⁷ Materializzare le risposte che servono al momento e nel posto giusto è ormai immediato, ed è ciò che una macchina molto grande come il web può fare. Il difficile, ormai, arriva quando si tratta di cliccare sui risultati della ricerca. A questo punto tocca all’essere umano che sta usando la macchina, selezionare i bit corretti e quelli che hanno importanza per sé e per le 32

circostanze in cui ci si trova.³⁸ L'avere una buone reputazione in rete è un concetto legato a quello di trust e di non rinnegabilità delle informazioni. Il successo dei sistemi di pubblicazione condivisi fa pensare a una sorta di autocontrollo da parte dei soggetti coinvolti. In realtà non c'è in rete una garanzia che le informazioni presenti siano affidabili, anche se esistono metodi di verifica, come controllare i commenti su un dato autore, il dominio del sito o effettuare una triangolazione, valutando tre diverse fonti che trattano l'argomento. ³⁹ Come scrive Rheingold, «in un mondo in cui nessuno può fidarsi dell’autorevolezza dei testi trovati in rete, l’abilità di valutare rapidamente se un’informazione è valida o artefatta non è più una sottigliezza da intellettuali. Un approccio critico verso le abitudini d’uso dei media è ormai un’attitudine mentale essenziale, che», fortunatamente per noi, «si può apprendere».⁴⁰


2.4 L'ALFABETO DELL'ATTENZIONE

socializzare. Nella nostra corteccia prefrontale si sono sviluppati l’istinto per la cooperazione e la capacità di provare affetto e senso di attaccamento verso altri esseri umani. Ci interessiamo alle persone, le conosciamo e ce ne innamoriamo.⁴³

Gli esseri umani prestano grande attenzione agli altri esseri umani: proprio da qui proviene il successo e il potere di distrazione di social media come Facebook e Twitter. Ma l’altruismo, il divertimento, il senso di comunità, l’azione collettiva e la curiosità fanno anch’essi parte a pieno titolo della società umana, e, secondo Rheingold, la stessa esistenza del web è una prova del fatto che tali capacità si possono ampliare artificialmente.⁴⁴ Quando l’autore si domanda il perché, in rete, le persone donino senza tornaconto informazioni, parte del proprio tempo, sostegno, consigli a persone pressoché sconosciute, Marc Smith, sociologo nell'organizzazione delle Siamo scimmie nude, animali sociali che hanno specializzato comunità online, gli risponde in modo bisogno di fare gruppo, di vivere insieme, di Secondo Lee Rainie, studioso ed esperto dell'impatto sociale di internet, «i confini della mediasfera in cui si raccontano storie, si danno testimonianze personali, si comunicano le proprie idee, e si interagisce con gli altri si sono enormemente ampliati. Inoltre, la partecipazione al mondo online, in quanto tale, crea negli utenti uno spiccato senso di appartenenza e di arricchimento personale».⁴¹ Per tutti noi, membri iperconnessi dell’infosfera digitale, è ormai di fondamentale importanza la nuova disciplina definita ”alfabeto dell’attenzione” da Rheingold.⁴²

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sintetico ed esaustivo: per via del capitale sociale, del capitale di conoscenze e del senso di comunità.⁴⁵ Perché agiamo insieme? La gente fa cose insieme per tanti motivi: divertimento, mutuo arricchimento, sfida, compassione, e perché a volte si è contenti di lavorare con altri per fare qualcosa di buono per tutti.⁴⁶ Oltre ai soldi, che spesso e volentieri possono sembrare il movente di qualsiasi azione venga compiuta, la gente si avvale d’impegni personali, scambi di informazione, sentimenti di affetto e solidarietà e istituzioni informali per l’azione collettiva. Quindi, prestiamo naturalmente molta attenzione agli altri e, allo stesso tempo, raccontiamo volentieri qualcosa che ci riguarda. Uno studio dell’ Harvard University Social Cognitive and Affective Neuroscience Lab ha dimostrato che parliamo di noi perché è fisiologicamente piacevole: attiva le aree neurali del cervello associate ai meccanismi di ricompensa, che creano piacere e gratificazione.⁴⁷ 34

Lo psicologo Adrian Ward ha spiegato su Scientific American che condividere informazioni personali aiuta la formazione di nuovi legami sociali, perché crea nuove aree di contatto: esprimendo i propri sentimenti, i rapporti con gli altri diventano più profondi perché si permette agli altri di conoscere meglio la propria persona,⁴⁸ senza tener conto del fatto che questa pratica può avere un effetto profondo su come si percepisce sé stessi.⁴⁹ Inoltre, prestare attenzione alle conoscenze e agli stati mentali altrui ha scopo didattico per l' Homo sapiens, l’unico primate capace di pedagogia, come sottolineato dal primatologo David Premack.⁵⁰ Risulta interessante notare come la comunità riesca a formarsi, non avendo a disposizione esperienze comuni, ma al massimo descrizioni di esperienze individuali, che vengono condivise con gli altri partecipanti. In altre parole, semplicemente prestando attenzione, sembrerebbe possibile la nascita di una vera e propria comunità di


pratiche, che solitamente nasce dal fare e sperimentare le stesse cose, in una realtà come quella online dove l’interazione è solo comunicazione e dove non si possono vivere esperienze comuni, eccetto quella della comunicazione online stessa. Alla fine di quello che potrebbe essere visto come un insieme di "esperienze" comuni raccolte online, lo sbocco è duplice: a volte queste esperienze si concretizzano realmente grazie a più utenti che si affidano al consiglio di utenti veterani della stessa esperienza, altre volte si crea direttamente nella rete internet un sistema di valori e di rappresentazioni comuni.⁵¹ Nel caso di una comunità online, anche se non è possibile vivere esperienze in comune, è ugualmente presente un forte clima di collaborazione, empatia e disponibilità. Narrazione e collaborazione sono fusi e formano un tutt’uno con il processo di costruzione sociale: nella narrazione, attraverso i racconti, ogni singolo membro contribuisce allo sviluppo della propria

identità e alla costruzione della comunità a cui appartiene, che può essere definita come una comunità di interpretazione. Attraverso narrazione e collaborazione, infatti, il significato del reale viene continuamente negoziato, fino a creare un’interpretazione e una visione condivisa della realtà in cui vive la comunità.⁵² Secondo la definizione di Granovetter, “la forza di un legame è una combinazione […] di quantità di tempo e intensità emotiva, d’intimità (mutua confidenza) e di servizi reciproci che caratterizzano quel legame.⁵³

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cap.3 LA CITTÀ

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3.1 SMERALDINA Riporto, citandola, parte della Tesi di Laurea di Andrea Snaidero: è un'ottima base per introdurre i concetti che stanno alla base delle mie riflessioni progettuali. Andrea si interroga su come le relazioni sociali possano determinare la conoscenza del mondo e, conseguentemente, la realtà.¹ Per iniziare il nostro ragionamento abbisogniamo di una definizione operativa dei termini “conoscenza” e “realtà”. Possiamo dunque definire la “realtà” come una qualità appartenente a fenomeni che consideriamo indipendenti dalla nostra volontà (esistono e non possiamo scacciarli con il nostro pensiero) e la “conoscenza” come la certezza che questi fenomeni esistano ed abbiano determinate caratteristiche.² Queste definizioni, per quanto semplicistiche, fanno al caso nostro: l'uomo

“comune”, infatti, abita un mondo a lui “reale” ed egli ne “conosce” le caratteristiche. L'interesse sociologico nei concetti di realtà e conoscenza deriva dal fatto che essi sono soggetti alla relatività sociale. Ciò che è “reale” per un monaco tibetano non è “reale” per un manager statunitense. [...] Ne si deduce che insiemi specifici di conoscenza e realtà appartengono a particolari contesti sociali e che le relazioni presenti in quei contesti vanno tenute in considerazione nell'analisi di questi contesti. È assumendo questo approccio che i concetti di realtà, conoscenza e reti sociali si collegano e si può parlare di costruzione sociale della realtà. [...] Le relazioni sociali contribuiscono a costruire la realtà in varie forme [...]. Ciascuno di noi è circondato, sia individualmente che collettivamente, da parole, idee e immagini che penetrano gli occhi, le orecchie e la mente; questi elementi ci sollecitano senza che ne siamo consapevoli, così come le onde elettromagnetiche che ci circondano si trasformano in parole al telefono o immagini su uno schermo. Le rappresentazioni sociali, che possiamo definire semplicemente come delle credenze condivise da un determinato gruppo 37


sociale,³ hanno due effetti sull'attività cognitiva dell'individuo. In primo luogo, esse convenzionalizzano gli oggetti, le persone e gli eventi che incontriamo nel nostro percorso, fornendo loro una forma precisa, assegnandoli ad una data categoria e definendoli in maniera graduale quale modello di un certo tipo, distinto e condiviso da un gruppo di persone. [...] Non potendo evitare le rappresentazioni, la migliore strategia è quella di comprenderle e riconoscerle, al fine di entrare in conoscenza con il fatto che esse costituiscono un tipo di realtà. In secondo luogo, le rappresentazioni sono prescrittive, cioè si impongono a noi con forza irresistibile, che scaturisce da una struttura sociale e cognitiva che è presente prima che l'individuo inizi a utilizzare l'intelletto. Queste strutture già presenti nella vita di tutti i giorni si collegano con esperienze, sistemi ed immagini precedenti, che tramite una stratificazione della memoria collettiva ed una riproduzione del linguaggio, riflettono la conoscenza passata. Le nostre idee ed esperienze passate non sono da considerarsi morte, ma continuano a sortire effetti nella nostra vita presente e nel modo in cui conosciamo (ed, ovviamente, costruiamo) la 38

“nostra” realtà. Queste rappresentazioni sono entità sociali, dotate di vita propria, che comunicano tra loro, si oppongono tra loro e cambiano nel corso del tempo, perché caratterizzate dal dinamismo tipico dei rapporti sociali. [...] Gli individui e i gruppi creano le rappresentazioni nel corso della comunicazione e della cooperazione;⁴ esse, una volta create, godono di vita propria, circolano, si fondono, si attraggono e si respingono l'un l'altra, dando origine a nuove rappresentazioni. [...] Lo scopo di tutte le rappresentazioni è quello di rendere qualcosa di inconsueto, o l'ignoto stesso, familiare.⁵ Gli universi di significato in cui gli attori sociali si muovono sono caratterizzati dalla familiarità; ognuno desidera “sentirsi a casa” in un determinato universo [...].

Si evince da questo discorso che la realtà non è univoca, e che ognuno di noi vive e percepisce i luoghi che lo circondano in modo differente da chiunque altro. Sicuramente esisteranno persone con una visione simile del contesto in cui sono collocati, probabilmente individui che provengono da


background culturali e sociali uguali o affini, ma mai identica gli uni agli altri. Ritengo, effettivamente, che ciò possa costituire una ricchezza ad oggi sottovalutata: il concetto di infotention, "guarda anche tu dove sto guardando io",⁶ offre un'enorme fonte di conoscenza e apertura mentale. Grazie al suo meccanismo, ognuno di noi potrebbe imparare a leggere il mondo in modo diverso dalla visione con cui è abituato a filtrarlo. E, conseguentemente, «una mente che è cambiata riesce più facilmente a immaginare un mondo che può cambiare».⁷ «Per chi vive (e lavora) in una grande città, la presenza di una rete di supporto non è più così scontata e per questo diventa sempre più importante avere intorno qualcuno di cui fidarsi, e a cui affidarsi»⁸: sviluppare una rete che sfrutti la possibilità di mostrare il proprio punto di vista in una città potrebbe costituire una risorsa utile per abitanti e non. Mostrare e raccontare come ognuno di noi vive i luoghi della propria città o di quella

in cui si è vissuto per un certo periodo, può fornire spunti e dar vita a nuove e molteplici possibilità per fare esperienza della città stessa. Inoltre, verrebbe automaticamente e concretamente a prendere forma una nuova mappa del luogo: un atlante che racconta la città, costituito da coscienze, da esperienze e avvenimenti, da rapporti tra gli spazi della città stessa e le persone che li hanno vissuti e non solamente da indirizzi ed edifici. «Non di questo è fatta la città», scrive Calvino, «ma di relazioni tra le misure del suo spazio e gli avvenimenti del suo passato».⁹ Qualsiasi città avrebbe il diritto, come Smeraldina, di possedere una mappa con, in inchiostri di diversi colori, tutti i tracciati «solidi e liquidi, palesi e nascosti».¹⁰ Per concludere: Le città sono un insieme di tante cose: di memoria, di desideri, di segni d'un linguaggio; le città sono luoghi di scambio, come spiegano tutti i libri di storia dell'economia, ma questi scambi non sono soltanto scambi di merci, sono 39


scambi di parole, di desideri, di ricordi. [...] La città non è solamente composta da vie e da palazzi. Le sue fondamenta sono costituite dalle persone, da chi la vive e dai sentimenti che prova al suo interno.šš

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«[...] lo spazio urbano non è composto solo dalle sue caratteristiche fisiche, ma anche ugualmente dalle rappresentazioni in immagini mentali».¹²

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PROGETTO

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«A Eudossia, [...] si conserva un tappeto in cui puoi contemplare la vera forma della città. A prima vista nulla sembra assomigliare meno a Eudossia che il disegno del tappeto [...]. Ma se ti fermi a osservarlo con attenzione, ti persuadi che a ogni luogo del tappeto corrisponde un luogo della città e che tutte le cose contenute nella città sono comprese nel disegno, disposte secondo i loro veri rapporti [...]. Ogni abitante di Eudossia confronta all'ordine immobile del tappeto una sua immagine della città, una sua angoscia, e ognuno può trovare nascosta tra gli arabeschi una risposta, il racconto della sua vita, le svolte del destino».¹

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1 PREMESSA

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Il progetto vero e proprio è partito percorrendo per quattordici volte la città, accompagnata da altrettante persone che mi hanno mostrato parte della "propria" Milano. I ragazzi e le ragazze che ho coinvolto non sono stati scelti a caso, ma sono tutti stati elementi molto importanti, per un motivo o per l'altro, del mio stare e del mio apprendere qui a Milano. I tre anni nei quali ho vissuto in questa città mi hanno cambiata profondamente: mi hanno permesso di crescere e di apprendere, venendo a contatto con nuovi e svariati stimoli, tutti molto diversi rispetto a quelli della mia precedente esperienza. Nel processo di progettazione, prendendo consapevolezza di questo processo di apprendimento che si è verificato in me, ho immediatamente fatto riferimento a quella che viene definita "intelligenza collettiva". L'intelligenza collettiva, così come descritta da Tom Atlee, Douglas Engelbart, Cliff Joslyn, Ron Dembo ed altri teorici, è un particolare modo di funzionamento dell'intelligenza che

supera tanto il pensiero di gruppo [...] quanto la cognizione individuale, permettendo a una comunità di cooperare mantenendo prestazioni intellettuali affidabili.²

Si tratta, quindi, di un'intelligenza che si sviluppa normalmente nella vita quotidiana di tutti i giorni: tutti noi abbiamo una volta quell'amico, un'altra volta quell'altro, che ci dà indicazioni o ci insegna ciò di cui abbiamo bisogno in quel momento. L'intelligenza collettiva, tuttavia, molto più velocemente ed efficacemente si espande online, permettendo a persone che non si conoscono di scambiarsi qualsiasi tipo di conoscenza. Il concetto viene esplicato perfettamente da Pierre Lévy, filosofo francese e studioso dell'impatto di internet sulla società. «Che cos'è l'intelligenza collettiva? In primo luogo bisogna riconoscere che l'intelligenza è distribuita dovunque c'è umanità, e che questa intelligenza, distribuita dappertutto, può essere valorizzata al massimo mediante 45


le nuove tecniche, soprattutto mettendola in sinergia. Oggi, se due persone distanti sanno due cose complementari, per il tramite delle nuove tecnologie, possono davvero entrare in comunicazione l'una con l'altra, scambiare il loro sapere, cooperare. Detto in modo assai generale, per grandi linee, è questa in fondo l'intelligenza collettiva».³

Proprio per questo ho scelto di sviluppare il mio progetto principalmente su un "suolo virtuale" e non reale, procedendo allo studio e alla definizione di un applicazione per smartphone, secondariamente visualizzabile anche attraverso computer o su supporto cartaceo. Le nuove umanità su cui sto lavorando sono le cosiddette “comunità di apprendimento” o “Personal Learning Networks”: una vera e propria rete di persone da cui imparare e, contemporaneamente, una rete che, per il fatto di esistere e di essere costituita, impara assieme.⁴ Questa è una realtà che coinvolge appieno me stessa e tutte le nuove generazioni: si 46

può dire che dalla fine del secolo scorso l'avvento di internet ha totalmente ridefinito il concetto di realtà in cui viviamo, fornendo, contemporaneamente, anche un nuovo punto di vista sul concetto di luogo e di spazio nel quale è collocata la nostra esistenza quotidiana. Il concetto di rete online ha infatti contribuito in primis a creare un vero e proprio layer, sovrapposto e/o sovrapponibile ai luoghi reali, sul quale si colloca una seconda realtà; di luoghi tracciati e raggruppati assieme non attraverso la collocazione geografica, ma definiti e collegati da convenzioni differenti come la tipologia del luogo stesso (ristoranti, centri sportivi, parchi, ecc..), la qualità del servizio, il tipo di persone che vi si possono trovare e così via. In secondo luogo, ma non meno importante, la nuova "configurazione mentale" che ha preso vita in noi con la comparsa dell'immaterialità dell'online, ha reso più facile pensare e accettare anche lo spazio reale come meno concreto e fisico di quanto


si potesse immaginare prima. La città, ormai, viene definita anche in base ai confini spaziali che ognuno di noi ha, nella sua mente, dei luoghi che la compongono; confini determinati dalle esperienze vissute in quel preciso luogo, differenti per ognuno di noi in base al proprio vissuto: una serie di "interni cittadini" tali e reali solamente nella testa di chi li vive. Si viene a configurare una nuova e diversa concezione e definizione di spazio: veri e propri "spazi altri" che non sono definiti architettonicamente e strutturalmente, ma non per questo meno reali e incisivi sul nostro vivere. Si tende a pensare che il virtuale e il reale siano due sfere nettamente separate che viaggiano su binari paralleli, quando invece internet è più concreto di quanto sembri: «Devi pensare a Internet come a un luogo: per me non c'è grande differenza tra luoghi nella Rete e fuori. Anzi, nessuna»;⁵ secondo Domitilla Ferrari internet è fatto di persone come l'offline.

«Credi che in futuro ci sarà un mondo virtuale come si sta delineando in Internet? No. Alla base del virtuale c'è il reale. Per questo il mondo virtuale si dissolverà sempre nel reale».⁶

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2 OBIETTIVI

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Gli obiettivi del progetto sviluppato si fondano sulla volontà di creare un dialogo tra luoghi di una città e persone che li vivono, con particolare attenzione all'esperienza e alla sensibilità individuale, di modo che questa, quando condivisa, diventi fonte di ricchezza per altri. 1. Sviluppare uno strumento che faciliti e alimenti forme di apprendimento non istituzionalizzato (da notare: con “apprendimento” intendo focalizzarmi sull’opportunità del “venire a conoscere” e con “imparare” intendo “acquistare cognizione ed esperienza”), attraverso cui si attivi un proficuo scambio di informazioni e di esperienze, di vissuti quotidiani di persone qualsiasi che, raccontandosi, offrono la possibilità a chiunque di conoscere e di imparare da ciò che loro stessi hanno vissuto in prima persona: avvenimenti, fatti, esperienze; ognuno di noi cresce e conosce giorno dopo giorno, semplicemente vivendo.

2. Collocando questi nuovi processi di apprendimento nella città, nasce l’altro obiettivo fondamentale di ciò che sto progettando: poter offrire più e diversi spunti per vedere, vivere e concepire la città, in quanto si verrebbe a definire una sua identità stabilita in base a coloro che la vivono in quel dato momento. Ci sono diversi modi di fare qualcosa: sapere chi fa cosa e come, offre un costante aggiornamento su cosa accade nella città, permettendo a chiunque di rendersi conto della realtà che lo circonda, di cui anche lui fa parte e che sta contribuendo a costruire.

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3 CONCEPT

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Attraverso lo sviluppo di un'applicazione web, visualizzabile sia su dispositivi mobili che su dispositivi fissi e, in parte, raffigurata anche su carta, vorrei offrire la possibilità alle persone di raccontarsi, ma non solo. Vorrei che ognuno di noi suggerisse un modo differente per vivere un luogo, che potrebbe risultare banale ad alcuni, ma anche illuminante per altri. Insomma, vedere, vivere, visitare i luoghi da punti di vista che sono differenti dal nostro e, così facendo, imparare. Come dice H. Rheingold, “gli esseri umani prestano grande attenzione agli altri esseri umani”,¹ perché non rendere questo spiccato interesse una possibilità di apprendimento?

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L'applicazione è stata pensata come l'esito di una possibile collaborazione con Google. Essa, infatti, si appoggia al programma di Google Maps,² costituendo una sua eventuale estensione. La mappa visualizzata nell'applicazione, mantenendo quindi una linea grafica e un flusso di utilizzo in perfetta armonia con quella attualmente sviluppata dall'azienda, aggiunge alcune icone strettamente necessarie per poter fruire delle nuove funzionalità che offre. Non appena viene caricata online, essa permette di visualizzare immediatamente i puntatori che stanno ad indicare i vari luoghi protagonisti di una storia. Selezionando uno di questi puntatori, è possibile visualizzare le informazioni relative alla storia stessa e all'utente che l'ha raccontata, e usufruire dell'opzione di tracciamento del percorso per raggiungere la posizione da dove ci si trova in quel momento.

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3.1 LA MAPPA GOOGLE PLUG-IN


3.2 GLI UTENTI

L'app prevede una registrazione per poterne usufruire appieno. La visualizzazione del progetto è possibile a tutti, ma sono previste alcune limitazioni per incuriosire e invogliare all'iscrizione chi si approccia per la prima volta al plug-in. Per quanto riguarda gli iscritti, esistono due tipologie di utenti. Il "narratore", colui che racconta la sua storia e la sua esperienza, e il "viaggiatore", colui che si fa guidare e apprende dal vissuto del narratore (effettivamente, chiunque sia interessato o curioso di leggere coloro che hanno qualcosa da raccontare). Il narratore, per poter essere tale, deve disporre non solo di un’esperienza significativa da trasmettere agli altri, ma anche del luogo in cui ha vissuto la vicenda. É, infatti, intenzione del progetto dare vita ad una mappa che contemporaneamente indaghi e racconti persone e luoghi, inscindibili per via della connessione che le esperienze vissute creano tra quei due mondi.

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Ricapitolando, la mappa è visualizzabile da chiunque possa accedervi collegandosi online. Per queste persone è possibile navigare la mappa individuando i luoghi dove sono presenti le storie e vedere i dati generali che le identificano, come, appunto, il luogo, il nome, il narratore a cui appartiene, la data di pubbicazione e così via. Nel caso in cui si effettui l'iscrizione all'app, sarà possibile visualizzare per intero i testi narrati, potendo compiere azioni come leggere il loro contenuto, lasciare commenti, visualizzare il profilo dei narratori e, eventualmente contattarli. In questo caso, effettuando l'iscrizione, gli utenti dispongono di un profilo personale con i propri dati, che costituirà la loro identità sulla piattaforma. Tutte le persone che usufruiscono in questo modo del software, iscritti e non, sono definibili viaggiatori. Qualunque viaggiatore iscritto può, in qualsiasi momento, decidere di diventare narratore, mettendosi in gioco e condividendo e raccontando alla comunità 54

3.3 LE STORIE un' esperienza che ritiene significativa relativa al suo vissuto nella città. Questi racconti sono propriamente le "storie". La pubblicazione online di una storia deve ricevere l'approvazione dello staff creativo responsabile del progetto. Gli utenti, quindi, possono proporre la propria esperienza compilando l'apposito form e attendere una risposta dal team di lavoro che si occupa della gestione delle richieste di pubblicazione. I racconti, nel caso in cui vengano pubblicati, vengono etichettati e catalogati per temi, di modo da facilitare la navigazione e la ricerca delle stesse da parte degli utenti.


3.4 LA SELEZIONE Nel tentativo di costruire una rete che sia effettivamente utile, che proponga e dia la possibilità di venire a conoscenza di avvenimenti interessanti che, per un motivo o per l'altro possano essere d'aiuto a qualcuno, le storie vengono selezionate dallo staff dell'applicazione. Trattandosi di racconti ed esperienze soggettive e strettamente legate alle singole persone, definire dei parametri di giudizio "oggettivi" per la scelta delle storie è molto difficile: sarebbe impossibile negare un coinvolgimento emotivo/soggettivo nella selezione. Al di là della sensibilità personale dei componenti del team incaricato nella scelta delle storie da pubblicare, la volontà e l'obiettivo ultimi sono quelli di promuovere

storie caratterizzate da un contenuto pregnante nel quale si possa effettivamente riconoscere una possibile fonte di ricchezza per l'apprendimento. I narratori vengono quindi scelti in base ai loro racconti, intervistati e ascoltati dal team di professionisti. Questo team è composto da persone come fotografi, scrittori, web designer che permettano dal punto di vista grafico ed estetico un omogeneo sviluppo delle storie e degli elaborati che le accompagnano (stile fotografico, grafica, ecc..). Il materiale così rielaborato dagli esperti viene poi pubblicato online: prende vita una vera e propria mappa visualizzabile, contrassegnata non solo da luoghi, quanto più da luoghi in relazione alle persone che li vivono. Adottare una strategia del genere, può inoltre essere motivo di interesse e voglia di partecipare da parte di ipotetici utenti.

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Dal punto di vista dell'apprendimento è interessante considerare la possibilità, per un viaggiatore, di poter contattare un narratore che, con la sua esperienza, lo ha particolarmente impressionato. É possibile che il viaggiatore in questione possa voler chiedere informazioni all'autore della storia sul luogo in cui è ambientato il racconto piuttosto che su dati relativi allo svolgimento vero e proprio dell'accaduto, o che desideri approfondire ulteriormente quella che è stata la sua esperienza. Per preservare la privacy ed evitare che i narratori vengano sommersi da chiamate e/o mail, la questione viene sviluppata offrendo ai viaggiatori due servizi paralleli. Ogni storia offre, in primis, la possibilità di essere commentata ed apprezzata attraverso dei like. In secondo luogo, è possibile mettersi in contatto con un narratore attraverso il servizio di messaggistica istantanea.

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3.5 I CONTATTI


3.6 LA REALTÀ AUMENTATA Per realtà aumentata (in inglese augmented reality, abbreviato AR), o realtà mediata dall'elaboratore, si intende l'arricchimento della percezione sensoriale umana mediante informazioni, in genere manipolate e convogliate elettronicamente, che non sarebbero percepibili con i cinque sensi.³

una maggiore immedesimazione in quello che viene raccontato dal narratore. Sul luogo, infatti, attivando la realtà aumentata, il viaggiatore può utilizzare lo schermo del proprio device per localizzare i puntatori che indicano le coordinate esatte degli elementi presenti nel racconto. Una volta cliccati, i puntatori in questione illustreranno attraverso un breve testo l'importanza di quell'oggetto o di quel punto nello spazio per l'esperienza vissuta dal narratore.

Nell'applicazione, questa modalità di descrizione dello spazio permette ai viaggiatori di visualizzare esattamente in quale punto del luogo si è verificata una cosa narrata nella storia piuttosto che un'altra. É attivabile direttamente dalla mappa dell'app, solamente nel caso in cui ci si trovi nel preciso punto in cui è ambientata la storia narrata. Questo dispositivo permette al viaggiatore 57


3.7 IL CARTACEO

Parallelamente allo sviluppo dell'applicazione online, il progetto prevede anche la realizzazione di una pubblicazione di un fascicolo contenente una versione cartacea della mappa e alcune delle storie presenti online. In questo caso sarà presente una sola storia per luogo (mentre online lo stesso luogo di una città che viene a delinearsi in base a potrà raccontare più storie), scelta in base come vengono vissuti i suoi luoghi, e di come questa cambia con il passare degli anni. al maggior numero di like ottenuto in rete. Sulla mappa, in corrispondenza dei luoghi indicati dai puntatori, è inserito un QR code che, se scansionato con il proprio dispositivo, rimanda direttamente alla versione online della storia, permettendo di usufruire in modo più completo del progetto. Ogni anno è prevista la stampa di un numero più aggiornato rispetto al precedente. Lo sviluppo cartaceo del progetto è strutturato di modo da costituire un elaborato editoriale di buona qualità, di modo che posa essere acquistabile e collezionabile, andando a creare una vera e propria enciclopedia rivelatrice e descrittrice 58


«É l'umore di chi la guarda che dà alla città di Zemrude la sua forma. Se ci passi fischiettando, a naso librato dietro al fischio, la conoscerai di sotto in su: davanzali, tende che sventolano, zampilli. Se ci cammini col mento sul petto, con le unghie ficcate nelle palme, i tuoi sguardi s'impiglieranno raso terra, nei rigagnoli, i tombini, le resche di pesce, la cartaccia. Non puoi dire che un aspetto della città sia più vero dell'altro [...]».⁴

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4 STORIE

«L'attenzione è la forma più rara e più pura di generosità».¹

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Il capitolo raccoglie quattordici interviste fatte a persone che, qui a Milano, mi hanno insegnato qualcosa di significativo.Ognuna è costituita rispettivamente da una persona narrante, da un'esperienza che ha vissuto in prima persona illustrata per mezzo di testo, e da un luogo associato ad essa. Proprio come se le storie in questione fossero state proposte e scelte dallo staff del progetto, ho percorso, in veste di un possibile componenete del team di creativi, quattordici volte la città, ascoltando il racconto di chi mi guidava alla scoperta di una piccola parte di ciò che, per lui o lei, ha significato un certo luogo. Le storie sono suddivise in sette temi, ognuno dei quali comprende due racconti; sono costituite da una scheda descrittiva della persona narrante e una del luogo in cui mi ha portata, dal percorso fatto per arrivarci (tenendo conto del fatto che il punto di partenza è stato sempre fissato all'indirizzo della mia casa qui a Milano), da alcune foto e da due testi: uno che riporta i punti più

salienti dell'intervista condotta con ogni persona e un altro contenente una visione più fantastica e romanzata del racconto. Questo secondo testo è stato pensato per essere inserito nella versione cartacea del progetto: per ogni pubblicazione si potrebbe considerare la possibilità di collaborare con scrittori che, ascoltate le interviste e conosciute le persone relative con le loro storie, potrebbero redarre brevi testi ispirati a ciò che è stato raccontato loro. In questo modo la pubblicazione cartacea diventerebbe un vero e proprio libro; di dimensioni contenute, ma unico e interessante da considerare per un possibile acquisto.

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tema AFFETTIVO

FRANCESCA 24 anni, studentessa, Mattinata (Puglia)

Milano è diventata la sua seconda casa da quando ha cominciato gli studi di Pittura e Arti Visive. Dopo aver vagato di casa in casa, è finalmente approdata al suo "nido del nord": quella in cui vive adesso, insieme ad altre studentesse, è il luogo dove sviluppa tutti i suoi lavori, la fornace da cui estrae le sue idee.

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CASA

Via Lesmi, 7, 20123 Milano Che percezione hai di Milano? Come la vivi?

Concettualmente è una città che secondo me si può rappresentare bene con i cortili per cui è caratteristica: il bello di Milano è tutto all’interno, è nascosto. E ce n'è tanto, di bello; tutto da scoprire. Le cose da fare e da vedere sono molte, ma sono da cercare: una volta trovate si comincia ad amare davvero Milano. É una città piena di opportunità, una cosa molto vantaggiosa per chi la vive, non solo per chi vi risiede. Sono tante le possibilità di crescita. Per quanto riguarda il luogo dove vivi, la tua camera in via Lesmi, numero 7?

Questa è la mia vera camera oltre a quella della mia casa giù in Puglia. Mi sono sempre spostata molto senza mai fermarmi più di tanto in nessun luogo. Sarà perchè qui mi sono fermata per più tempo rispetto alle altre case, ma ho veramente messo radici. Credo sia la prima camera che davvero ritengo mia, il mio spazio, il mio mondo. Dove la mia presenza è ben visibile su tutte le 63


tema AFFETTIVO

FRANCESCA pareti e, se avessi una scala, probabilmente anche sul soffitto. Quando torno in Puglia è normale per me dire “torno a casa giù”, ma, gli scorsi anni, non avrei mai detto “ritorno a casa su”, cosa che da quando sono qui mi capita. So di avere due case adesso. É una sensazione strana, vero? Anche a me capita la stessa cosa.

Si, molto. Questa camera è, più di tutti gli altri luoghi, il posto dove mi sono espressa maggiormente, in tutti i modi possibili. É qui che tutto quello che potevo fare e creare è venuto fuori. C’è qualche avvenimento particolarmente importante che associ a questo spazio?

Si, da quando sono in questa casa, ho capito e imparato a saper stare con le persone, anche quelle che non potevano darmi nulla, senza farmi condizionare e influenzare e senza cambiare quello che io so di essere adesso, cosa che invece capitava precedentemente Per la mia crescita personale questa è stata una delle cose più importanti. É mentre 64


RISCRITTURA CREATIVA

abitavo quella stanza che è successo tutto questo, che si è manifestato questo cambiamento in me.

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Vagare, senza mai trovare dimora fissa. Cercare, e ogni volta sperare per poi dover dimenticare. Un ciclo che ho visto compiersi per tante volte di seguito. Ora, finalmente, si è concluso e non è più ricominciato. Ho trovato il mio spazio, l’esterno che completa il mio interno. Il fatto che, da quando dormo tra queste mura, sia riuscita a realizzare me stessa e parte dei progetti che tenevo nel cassetto non è casuale: il dove agisco ha diretta influenza sul mio stesso agire. Mi specchio ogni volta che guardo le pareti: di fronte a me c’è l’artista, ruoto su me stessa di novanta gradi e c’è la fotografa, ruoto di altri novanta gradi ed ecco la ragazza smemorata che deve appuntarsi gli impegni sul muro. A fianco, la collezionista. Finalmente, questa sono io.


tema AFFETTIVO

MATILDE 24 anni, studentessa, Chieti (Abruzzo)

Un anno fa anche lei è diventata una studentessa adottata da Milano. La sua casa è il rifugio che la accoglie ogni sera: essendo una persona indipendente e sempre in movimento, è importante per lei ritrovare ad ogni fine giornata la tranquillità e la sicurezza delle mura in cui vive attualmente.

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CASA

Via Lesmi, 7, 20123 Milano

Cosa pensi di Milano? Come stai vivendo il tuo primo periodo qui?

Ho sempre visto Milano come una città molto organizzata. Però le manca qualcosa, forse un po’ un’anima se così si può definire, o comunque l’anima che ha è più fredda rispetto ad altre città a cui sono abituata. Ad ogni modo mi trovo bene perché un po’ rispecchia la fase della vita in cui mi trovo: una fase in cui sono più matura, un momento in cui devo affrontare nuove difficoltà, cose a cui prima, magari, non pensavo. Forse questa è stata proprio la città giusta in cui trovarmi in questo periodo della mia vita. Come ti trovi nella tua nuova casa? Nella tua camera?

L’ho sentita mia da subito, forse anche per il fatto di trovarmi bene con chi ci vive. E’ come se questo ambiente fosse veramente mio, e finalmente l’ho trovato: i primi mesi non ho avuto modo di insediarmi alla perfezione, di trovare una casa che meritasse di poter essere chiamata così e di trovare, conseguentemente, il mio spazio all’interno 67


tema AFFETTIVO

MATILDE della città. Quando torno dopo una giornata particolarmente impegnativa so che ci sono persone su cui posso contare e che c’è un mio piccolo spazio che mi attende. Questa volta non ho avuto bisogno di cose legate al passato per crearmi un ambiente qui. L’esperienza più significativa che hai vissuto finora in questa camera?

Forse il fatto di aver preso qui delle decisioni importanti come aver accettato lo stage, o, ancora di più, il fatto di aver fatto la domanda per l’Erasmus distesa su questo letto. Insomma, ho avuto queste mura attorno quando decidevo cosa fare della mia vita più prossima.

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RISCRITTURA CREATIVA Mia amata Londra. Ti ho portata anche qui. Tu sei l’emblema del mio viaggiare, della mia indipendenza. Ormai è difficile tornare a casa: le mie abitudini sono cambiate, i miei ritmi anche. Come in un puzzle con un errore di confezionamento. La famiglia è la stessa: stesso disegno, stessa grafica, stesse dimensioni. Però hanno scambiato due pezzi di due scatole gemelle diverse: entrambe, ora, hanno uno dei componenti del puzzle che non riuscirà ad incastrarsi nell’unico spazio vuoto rimasto. É esattamente così quando torno: non riesco più a coincidere perfettamente con le mie origini. Ormai nessun luogo mi appartiene totalmente e, al contempo, ho imparato a sentirmi a casa ovunque vada.

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tema ARTIGIANO

GIULIA 22 anni, studentessa, Saluzzo (Piemonte)

Sta per finire il suo percorso di studi in Fashion Design al Politecnico di Milano, città nella quale si è trasferita tre anni fa. In università ha appreso le basi sartoriali, specializzandosi l'ultimo anno in maglieria, spinta dalla volontà di imparare una tecnica di lavorazione del tessuto a lei nuova.

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POLITECNICO DI MILANO CAMPUS BOVISA DURANDO - LABORATORIO DI SARTORIA Via Giovanni Durando, 10, 20158 Milano

Cosa significa questo posto per te? Perché hai deciso di portarmi qui?

Questo è il posto dove ci sono le macchine con cui lavoro la maglia, quindi è dove fabbrico concretamente. Questo luogo mi ricorda, ovviamente, tutti i progetti che ho dovuto fare, quindi da questo punto di vista è più collegato ad un dovere che a un piacere. Però è anche legato a ricordi positivi: prima di Natale siamo venuti qui a fare sciarpe da regalare ad amici e parenti. Questi sono spazi a cui sono profondamente legata, posti in cui ho vissuto periodi molto intensi per via del lavoro prima delle consegne. Come mai hai scelto di specializzarti in maglieria?

É una cosa un po’ diversa, che non trovi in nessun’altra scuola, ed è un campo che non è ancora stato troppo indagato, soprattutto dagli studenti.

Ti senti cambiata da quando sei arrivata qui, dal punto di vista del saper fare, della manualità? 71


tema ARTIGIANO

GIULIA Si, decisamente. Mi è sempre piaciuto lavorare con le mani, dal fare i vestiti per le bambole al cucinare. Fare maglieria è un buon allenamento essendo piuttosto pesante; a volte porta addirittura ad avere i crampi. Mi torna molto utile anche per molte piccole cose, nella quotidianità .

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RISCRITTURA CREATIVA Indossare energia. Ecco cosa vorrei concretizzare. Sette chakra, sette parti del corpo, sette flussi energetici. Sette colori differenti e, poi, il bianco, unione di tutti quanti. Un lungo grande intreccio in corrispondenza della spina dorsale, che li unisce gli uni agli altri. Ecco, vestirsi di energia, appunto. E poi, una bella dose di amore per coloro che lo indosseranno, questo capo. Tanti sorrisi, e tanta solidarietĂ . Di modo che, se anche il vestito dovesse rimanere solamente tessuto, qualcosa di positivo si sarĂ creato comunque.

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tema ARTIGIANO

SARA 25 anni, designer e studentessa, Benevento (Campania)

Ha appena concluso il suo percorso di studi a Milano, durato cinque anni, laureandosi in Product Design. É un'artigiana per definizione: ama fare le cose nel vero e proprio senso della parola. Prova, costruisce, modella, plasma. L'argilla è la sua stessa persona fatta materiale: concreta, pratica, energica, materica, profondamente legata alla terra e a tutta la forza che ne deriva.

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FORNACE CURTI Via Walter Tobagi, 8, 20143 Milano

Perché sei legata a questo posto? Qual è l’esperienza che hai vissuto o che ancora vivi lì?

Sono a Milano da sette anni e ho scoperto la fornace quattro anni fa, per caso. Volevo iniziare a lavorare con l’argilla, un materiale che secondo me mi assomiglia molto e per cui avevo, e tutt'ora ho, un forte richiamo per via di come viene modellato e di come si trasforma nella cottura: restituisce sempre un qualcosa di diverso. Chiedendo in giro, secondo l'infallibile regola del "chiedi in giro e ti vengono dette cose incredibili", un signore me la consigliò. Arrivai qui la prima volta in bicicletta, come sempre, ed entrando fu amore a prima vista: ero io fatta luogo, disordine, cose ovunque, e poi la terracotta, un materiale così legato alla terra che mi ricorda tanto casa. A Benevento le abitazioni sono caratterizzate dallo stesso colore. Mi ricordava la tranquillità di casa, questo luogo è quasi come una bolla senza tempo: io amo Milano, ma è anche meraviglioso fondere alla città frenetica e con dei ritmi assurdi, dei luoghi dove il tempo non esiste. In questo 75


tema ARTIGIANO

SARA caso perché è dettato dall’asciugatura della creta, che è un materiale che richiede tempo e non ti permette di avere orari fissi. Ho conosciuto moltissima gente qui. Ci lavorano molti artisti e artigiani. Io amavo perdermi tra gli studi, incontrando ogni volta persone diverse con cui chiacchierare e da cui imparare osservando cosa stavano facendo. In questi laboratori ho trovato gente disposta a darti tempo, un'altra cosa rara a Milano. Immagino che questo amore per la materia sia legato alla tua scelta di frequentare una scuola di design.

Esatto, della NABA mi colpì il fatto di creare oggetti, di cui sono sempre stata molto appassionata. É tramite un oggetto che mi relaziono con le persone: fanno da tramite di incontri e ricordi. Le persone per me esistono grazie a delle storie relazionate ad oggetti. Come hai vissuto il tuo stare qui a Milano?

É stata un'esperienza molto ricca e formativa. Ricordo che tutto è iniziato da una parola. 76


RISCRITTURA CREATIVA Sono nata dalla terra. Rossa come il fuoco, calda come il Sole.

Il giorno dei test all'università ho formulato una domanda: “Mi prestate i pastelli?"; da lì ho conosciuto le persone che mi hanno dato altri strumenti di crescita, persone fondamentali nel mio percorso a Milano. É tutto ciò che fai, le persone che incontri, il contesto in cui ti trovi che ti forma. Quindi devo molto anche a Milano.

Le mie origini mi accompagnano ovunque vada, consigliandomi, sostenendomi, dandomi conforto. Saldo rifugio dove far riposare la mente nei momenti di difficoltà, è la materia prima del mio essere. Camminavo lungo le strade assolate e imparavo, semplicemente osservando. Il design esiste di per sé, solo che in alcuni luoghi non è concretizzato in un sistema. Mia mamma ritagliava i giornali e li attaccava alla “cucchiaia” in legno per scacciare le mosche. Mio padre invece usava i vasi come struttura su cui salire per potare gli alberi, al posto della scala. C’è una pratica propria del design che è molto interessante: come ognuno di noi, per necessità, mette insieme una serie di cose per aiutarsi. Tutto ciò ha sempre fatto parte della mia infanzia ed è sempre esistito nella mia testa. Ed è così che mia mamma per me era un vaso in terracotta di gerani rossi e mio padre un pennello da barba. Ho sempre associato visivamente le persone agli oggetti con cui si relazionavano costantemente, soprattutto poi se il rapporto con quello specifico manufatto era di tipo affettivo. Ancora oggi le persone, per me, vivono attraverso gli oggetti che le accompagnano, ancora oggi sento il profumo di agrumi, giallo e arancione, riempirmi la testa ogni qual volta lavori per creare qualcosa.

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tema ARTISTICO

ALBERTO 27 anni, graphic designer, Montebelluna ( Veneto)

Il suo percorso a Milano è iniziato quasi come un'avventura e adesso, invece, considera la città come il luogo dove lavorare e dove stabilirsi per buona parte degli anni che lo attendono.

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DUOMO DI MILANO Piazza del Duomo Milano

Perché hai scelto questo luogo?

sono le persone reali, soprattutto per il mio lavoro, che è quello di comunicare. Qui in Duomo si può trovare quello che definirei un bel mix sociologico, tutto concentrato in una piazza. Anche altre zone di Milano riuniscono e aggregano molta gente ma, in quei casi, a seconda del luogo si trova solo una certa tipologia di persona. Qui invece si può trovare di tutto. É un punto focale molto interessante. In certi orari è quasi impossibile fermarsi ad osservare chi passa per la quantità esorbitante di gente che c’è, ma in quei casi anche solo attraversare la piazza mi è d’aiuto: schivare e guardare la gente, cercare di capire come mai si trovano lì e cosa stanno facendo, quale storia sta alle loro spalle. Quasi come in un film d’autore, dove viene mostrata l’introspettiva dei vari personaggi protagonisti; io faccio lo stesso: mi immagino possibili storie.

Di solito per via del lavoro sono sempre abbastanza da solo. Quando ho bisogno di staccare, di pensare alle mie cose, preferisco immergermi in mezzo a tante persone: qui puoi stare con gli altri e contemporaneamente pensare ai fatti tuoi e al tuo futuro. Sono venuto a Milano inizialmente per studiare, poi ho iniziato a lavorare e mi è capitato spesso di pensare a come stava andando la mia permanenza qui, che cosa fare, se rimanere o se spostarmi all’estero in cerca di qualcosa di nuovo. Mi piaceva prendere e staccare, ogni tanto, per farmi un giro in mezzo alla gente e vedere volti nuovi, Ti è mai capitato di azzeccarci? diversi. A volte si: il primo periodo che avevo il nuovo Serve molto, secondo me, vedere quelle che

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tema ARTISTICO

ALBERTO lavoro, passavo praticamente ogni mattina di qui, perché prendevo il tram. Prendendolo sempre alla stessa ora, mi capitava di vedere sempre più o meno le stesse persone, quindi finivo col capire o intuire certi aspetti della loro vita e dello svolgersi delle loro giornate. Sono arrivato ad affezionarmi a quelle persone, nonostante non le conoscessi: il fatto di incontrare sempre gli stessi volti in una città così grande in cui di solito è praticamente impossibile vedere una persona per due volte, è un qualcosa di magico. Per me passare da un paesino di provincia dove tutti si conoscono ad una città come Milano dov’è normale che le persone sfilino l’una accanto all’altra solo perché si ritrovano nello stesso posto nello stesso momento, è stato un grande salto di scala. Il Duomo di Milano è contemporaneamente un luogo affollatissimo e un angolo di pace. Si presta bene a questa duplice caratterizzazione anche per via della sua conformazione di piazza con due percorsi 80


RISCRITTURA CREATIVA Un passo. Ancora un altro.

laterali di flusso e lo spiazzo centrale di stallo, le scale che danno respiro e così via. Tutto questo ti aiuta per il lavoro e per trovare la giusta ispirazione?

Si, l'immedesimazione, immaginare possibili problemi e possibili soluzioni e soprattutto la stessa Milano a livello visivo, danno la possibilità di ricevere molti stimoli. Cartelli, scritte, modi di vestire magari danno l’ispirazione di cui si necessitava, o almeno vanno ad arricchire il proprio bagaglio personale. Il problema principale di un lavoro artistico/creativo è quello di avere sempre ispirazione e stimoli per lavorare, quindi è d’obbligo essere sempre a contatto con molte cose, conoscere persone e fermarsi a parlarci aiuta molto. Una cosa che mi piace moltissimo di questo luogo è la possibilità, di tanto in tanto, di incontrare personaggi famosi: siamo davvero tutti uguali, anche loro sono qui per una passeggiata, magari spinti dai miei stessi motivi. 81

E poi uno nel vuoto, e mi ritrovo immerso nell’acqua dalla testa ai piedi, come se sotto i miei piedi e sopra la mia testa non ci fosse altro. Non sono abissi, è tutto così chiaro e limpido. Vedo perfettamente ciò che mi circonda. Percepisco ogni singola cosa. Sono indubbiamente incuriosito, cerco di cogliere tutto il possibile dalla massa indefinita che mi circonda e in cui sono totalmente immerso. Non è un’impresa impossibile: questo strano liquido cristallino mi attraversa, di tanto in tanto, travolgendomi. È come se improvvisamente diventassi qualcun altro: tutto ciò che un'altra entità può essere percorre alla velocità della luce il mio corpo, trasformandomi per qualche breve secondo. È fantastico. È come se contemporaneamente rimanessi me stesso e il mio corpo ospitasse altre mille coscienze. Le sento, le capisco, acquisisco il loro punto di vista per qualche istante. E ne esco trasformato, ricco, diverso.


tema ARTISTICO

SIMONE 23 anni, studente, Vercelli (Piemonte)

Positivo, pieno di energia, ribelle, sorridente. Così è arrivato a Milano e così ha passato gli anni in cui ha vissuto la città. Per metà di origine polacca, adesso studia lingue. Gli studi non gli impediscono, però, di proseguire la sua attività artistica che gli consente di esporre le sue visioni della realtà in Lombardia e in Piemonte.

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SAN BERNARDINO ALLE OSSA CRIPTA

Via Verziere, 2, 20122 Milano

Cosa significa per te questo luogo? Perchè lo hai scelto?

L’ho scelto per via dei teschi e delle ossa che sono presenti nella cripta: persone vive che ora sono materia vuota, non sono nemmeno più ciò che erano. Mi piace come luogo proprio perché c’è il discorso legato alla morte. É un tema a cui penso spesso. Mi sono sempre posto domande al riguardo. É una tematica che è sempre presente nelle mie opere, nei miei scritti, nei miei pensieri. Quello che si percepisce lì dentro è morte allo stato puro. Quelle persone erano esseri che hanno vissuto, che hanno fatto qualcosa, e ora non hanno storia, rimangono solo le ossa, che non raccontano nulla di loro. Come ti rapporti con questo tema nel tuo lavoro? Come analizzi la morte?

Dipende. Nelle opere d’arte grafiche è più la tensione che la morte provoca in me: la concretizzo in disegni di muscolatura contratta. Il pensiero della morte mi crea disturbo, perché per me è legato al concetto

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tema ARTISTICO

SIMONE di non esistenza totale. Per me la morte è la fine pura, il nulla. Inoltre nei miei pensieri si ripresenta costantemente anche questa imprevedibilità della morte, il fatto che possa capitare da un momento all’altro. Tutti tendiamo a pensarla come ad una cosa a lungo termine, quando invece potrebbe essere più vicina di quello che immaginiamo. Lei è sempre lì, da qualche parte, non sappiamo mai quando può arrivare. Mi racconti la prima volta che sei entrato lì dentro cosa hai provato/fatto?

La prima volta mi ci ha portato una ragazza che ho conosciuto in università. Di primo impatto l’ho percepito come un luogo romantico, poetico, come se fosse la scenografia di un racconto: due amanti che lì si incontrano e si danno il primo bacio. Non ho visto quelle ossa come un qualcosa di macabro. Solo successivamente ho cominciato a riflettere sul fatto che erano tutte persone esistite un tempo. 84


RISCRITTURA CREATIVA

Successivamente ci sei tornato?

Si, molto spesso. Essendo un luogo pubblico diventa difficile disegnare o concentrarsi. Una volta ho provato a studiarci, ma per il via vai di gente è stato molto difficile. Ad ogni modo rimane perfetto per riflettere.

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Punto lo sguardo nelle cavità del cranio marmoreo, là dove una volta vi era la sostanza di uno sguardo. Non credo che quei baratri neri attenuino l’intensità di quello che poteva essere un tempo, quando occhi fulminei si muovevano attorno catturando la realtà che li circondava. Anzi, lo sguardo di un teschio è molto più penetrante di quello di molte persone in vita in questo esatto momento. Non giudica, non condanna, non deride. Semplicemente cerca l’attenzione di un altro sguardo che si possa perdere nel nero del suo abisso. E io sprofondo, sprofondo e vago nel pensiero, e non mi addormento solo per via dell’inquietudine annidata nel fondo della mia coscienza, che mi mantiene attento e vigile. Dopotutto queste ossa che sono state materia e coscienza hanno una loro energia, sarebbe impossibile cadere in un sonno sereno. Ma è questo ciò di cui ho bisogno: mi perdo, penso, rifletto e creo.


tema ATLETICO

COSTANZA 21 anni, studentessa, Siracusa (Sicilia)

Pratica atletica leggera a livello agonistico da quando è piccolina. Trasferendosi a Milano per studiare ha abbandonato la squadra con cui si allenava, smettendo di gareggiare principalmente per motivi di tempo: dovendo conciliare studio e attività fisica, ora si dedica alla sua passione andando a correre nei parchi della città .

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PARCO DON GIUSSANI Viale Coni Zugna, 20144 Milano

Quindi, hai passato gli anni della tua infanzia facendo sport.

Esatto, il fatto di crescere praticando una disciplina come l'atletica ha sicuramente influenzato il mio cambiamento via via che gli anni passavano e, addirittura, la mia percezione e visione attuale delle Come mai hai cominciato a correre? cose. Per quanto riguarda il mio fisico non Corro da dieci anni. All'età di sei anni riesco a rendermi conto di come l'attività praticavo, sempre a livello agonistico, il sportiva abbia agito sul suo sviluppo, ma twirling, vincendo addirittura i campionati caratterialmente devo ammettere che ha nazionali. contribuito a formarmi. La scoperta della dote per la corsa è stata tanto felice quanto inattesa. É merito dei Come mai hai smesso di praticare questa attività miei genitori se ho cominciato a praticare a livello agonistico? atletica allenandomi nel gruppo agonistico. Principalmente per via di un infortunio, Mio padre, da giovane, era un calciatore proprio com'era successo a mio padre. professionista e mia madre l'ha sempre Nulla di troppo grave, si trattava di supportato e sostenuto nella sua carriera un'infiammazione ai tendini delle ginocchia sportiva, fino all'infortunio che gli ha che, però, mi ha tenuta ferma per mesi impedito di continuare. quando ero abituata ad allenarmi almeno Da quando sono entrata a far parte della una volta al giorno. Questa pausa forzata squadra è stato un percorso bellissimo, mi ha portata a riflettere: voglio davvero fatto di bei ricordi, sfide, amicizie, gare e dedicare tutta la mia vita allo sport? Ed tanta tanta maturazione personale. è stato lì che ho preso la decisione di 87


tema ATLETICO

COSTANZA cominciare un corso universitario dopo il liceo. Contemporaneamente mi era stato proposto di trasferirmi a Roma per allenarmi con la squadra agonistica della città, quindi era giunto il momento di prendere una decisione. Cosa provi quando corri?

Quando corro, soprattutto se ascolto musica, mi estraneo dal mondo e mi concedo di guardare tutto con un'ottica diversa. Mi piace osservare quello che mi accade attorno immaginandomi quello che sta succedendo ad una persona piuttosto che un'altra: perchè si trova lì, cosa sta facendo, con chi è, se sta aspettando qualcuno o qualcosa e così via. La corsa è veramente un momento importante della mia giornata: è una di quelle poche cose che, comunque vada, riesce a mettermi il sorriso. La sensazione del post-corsa, poi, è qualcosa di impagabile. Condiziona il mio umore positivamente, mi rilassa e mi scarica e, ad oggi, per me è una 88


RISCRITTURA CREATIVA

vera e propria esigenza fisica. Il mio percorso mi ha portata ad amare così tanto lo sport che non escludo l'ipotesi di diventare, un giorno, un'insegnante di questa disciplina, magari aprendo una palestra dove stare insieme crescendo e praticando attività fisica. Come mai Parco Don Giussani?

Perchè è un parco a dimensione d'uomo: tranquillo, non eccessivamente frequentato ma nemmeno troppo poco e, fondamentale per me, pieno di bambini sorridenti che giocano. Questo è sempre stato un parco che mi ha portato fortuna: qui ho sempre avuto modo di conoscere moltissima gente correndo. Gente che correva a sua volta, ma non solo. Qualcuno ogni tanto mi ferma, notando la postura da atleta che ho sviluppato in più di dieci anni, e ci mettiamo a chiacchierare. La corsa è uno di quegli sport che, secondo me, più di altri permettono di coltivare anche ottime relazioni sociali.

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Tempo. Da tantissimo tempo, per tantissimo tempo. Corro, continuo a correre. Corro, e ad ogni passo che faccio mi si allunga un po’ di più la gamba, mi crescono i capelli, mi spuntano le prime rughe. Ho cominciato a correre appena il mio corpo me l’ha permesso. Ero molto piccola. Però sono cresciuta in fretta: ad ogni falcata, infatti, cambiavo un pochino. E comunque continuo a cambiare: corro. Ogni tanto qualcuno appare da non so dove e si affianca a me per un periodo più o meno breve. Arrivano sempre di lato, da destra o da sinistra, e mi accompagnano, in silenzio. Credo siano qui per sostenermi, nonostante non ci siano scambi di parole tra noi le percepisco come persone amichevoli. In effetti, non conosco nessuno di loro fisicamente. Però ho come la sensazione di averci a che fare da una vita. In altri momenti, invece, sono da sola. E penso, penso, penso. A tutto e a niente: il grande potere della corsa. Spesso mi rendo conto che prendo vie secondarie, esco dalla strada principale e corro per motivi diversi da quelli del puro movimento fine a sé stesso: corro per studiare, corro per lavorare, corro per vedere gli amici, corro per tornare a casa, corro per mangiare, corro per piangere, corro per innamorarmi, corro per sposarmi e poi avere una famiglia. Il ritmo cambia in questi casi: velocizzo l’andatura, la rallento addirittura, a volte, a raggiungere il confine con la camminata. Dipende. Però non mi fermo mai realmente. O forse, a pensarci bene, solo una volta mi è capitato: guardavo il cielo e sono inciampata. Cadendo a terra mi sono fermata. Mi è mancato il respiro, mi sentivo disorientata, tremante, persa. Mi hanno raccolta. E ho ricominciato a correre. A correre sì, ma in modo diverso da prima: era tutto cambiato, non sarei mai più potuta tornare indietro. Ma dopotutto capitano anche di queste cose nella vita, o sbaglio? Questo fatto mi ha comunque permesso di capire quanto la corsa sia importante per me, quanto io ne abbia bisogno, quanto io debba e voglia correre. Aver smesso, anche se solo per qualche istante, aveva cambiato completamente il mio umore. Correndo ho la percezione del mio corpo, di me stessa. Fermarmi sarebbe come morire, sarebbe come annullarsi totalmente. Una volta mi è anche capitato di correre per scappare. Avevo paura: qualcuno, un’ombra buia, correva dietro di me per afferrarmi e fermarmi per sempre. Ho dovuto correre più veloce, ed è stata una delle poche volte che ho percepito stanchezza correndo. Solitamente non mi accorgo della fatica, non soffro. Fortunatamente sono riuscita a correre abbastanza velocemente da allontanarmi in tempo. Ora di nuovo sorrido come prima. Nelle ultime immagini del sogno che si presentano a me, poi, lo faccio più del solito. Rido, rido di gusto. E corro ovunque. Finché, con un ultimo salto, scendo ad abbracciare il suolo morbido e chiudo gli occhi. Sempre sorridendo, comunque. É un sogno ricorrente da anni ormai. Ogni tanto, poi, si ripresenta. É decisamente strano, ma ha la capacità di calmarmi profondamente. In fondo, so perfettamente cosa vuol dire.


tema ATLETICO

GIUSI 27 anni, ballerina, Castro (Puglia)

Si è trasferita a Milano all'età di cinque anni, dove ha scoperto la passione per la danza. Comincia prestissimo a studiare da professionista grazie ai consigli della sua prima insegnante, fondamentale per il suo percorso. Attualmente vive e lavora come ballerina a Milano.

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ORATORIO DI SANT'AMBROGIO Via Lanzone, 20123 Milano

Come e quando hai cominciato a danzare?

La mia prima esperienza con la danza non è stata delle migliori: inizialmente frequentavo un corso di ginnastica dolce ed era noiosissimo. All'età di otto anni, su consiglio della mia maestra elementare, feci la mia prima lezione di danza classica in una scuola a cui era iscritta una mia amica. Lo ricordo come se fosse ieri. Era molto comodo, perchè le sale dove si tenevano i corsi erano proprio accanto all'oratorio dove giocavo da piccola. Da allora sei diventata ballerina professionista: qual'è stato il tuo percorso?

La figura della mia prima insegnante di danza, Barbara, è stata fondamentale per me. A lei devo questa mia positività nel danzare per il piacere di farlo. Abbiamo imparato tantissimo l'una dall'altra, dando e ricevendo a vicenda. Solo grazie a lei ho compreso che i dettagli sono sì importanti, ma ciò che è fondamentale è la trasmissione dell'amore che si mette nel ballare: è importante divertirsi con i propri limiti. 91


tema ATLETICO

GIUSI Ricordo il percorso fatto finora come danzatrice con allegria e serenità. Nonostante sia un campo "difficile" per via della competitività che è spesso facile trovare, ho avuto modo di conoscere moltissime persone fantastiche con cui ho legato tanto. Fisicamente non corrispondo propriamente a quella che si potrebbe definire una ballerina, in più ho una concezione un po' diversa della danza, libera da regole, autoimposizioni e schemi troppo rigidi, ma, nonostante questo, sono sempre riuscita a raggiungere i miei obiettivi, passo dopo passo, spesso con più facilità e con risultati migliori rispetto a chi mi stava accanto. Il fatto di poter danzare dipende in gran parte anche dal proprio fisico. Da questo punto di vista ti fa paura l'avanzare del tempo?

Se devo essere sincera no, mi fa molta più paura la possibilità che si esaurisca la mia creatività "mentale", se si può definire così. Per me va di pari passo con il mio stato d'animo. Il successo di quello che faccio sta 92


RISCRITTURA CREATIVA

sicuramente anche nel fatto che io riesca a conciliare in me una parte molto estroversa e creativa, con una parte invece più razionale e organizzativa. Mi chiedo cosa succederebbe se una di queste due venisse a mancare.

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Tu sei diversa, mi dicevano sempre. Ogni volta che intraprendevo un percorso nuovo, con gente sconosciuta, in luoghi mai frequentati prima, questo era quello che toccava sentire alle mie orecchie. Prima che uscissero le fatidiche parole dalla bocca di qualcuno di loro, magari dopo giorni o addirittura settimane a seconda del carattere di chi mi trovavo davanti, potevo essere comunque certa che avrei visto quel pensiero balenare nei loro occhi. Era inevitabile, lo pensavano tutti, e si leggeva sui loro volti chiaro come l’acqua. Questo non significa obbligatoriamente che lo pensassero in modo negativo, anzi. Ho avuto modo di conoscere un’infinità di persone fantastiche e con cui ho legato moltissimo. La danza mi ha plasmata. Tutto è cominciato quando ero molto piccola, ignara di quello che sarebbe stato il mio futuro, il mio avvenire. Un giorno è arrivata lei, manco mi fosse stata mandata dal cielo. Con lei sono cresciuta, mi sono formata, ho compiuto i primissimi passi a suon di musica che mi avrebbero portata dove sono ora. Ho imparato, sono maturata e migliorata anche grazie alla mia innata predisposizione per il ritmo, per il movimento espressivo che prendeva vita nel mio corpo, possedendo i tessuti della mia pelle. Conquistando vittoria dopo vittoria sono stata apprezzata proprio per ciò che ero e per come riuscivo ad esserlo: danzavo per il piacere di farlo, i miei movimenti scaturivano da una positività di fondo che mi era stata trasmessa dal mio “angelo custode”, la mia insegnante. Volevo solo trasmettere amore ed energia a coloro che, per un motivo o per l’altro, mi osservavano, senza curarmi troppo dei dettagli o degli errori che anch’io facevo. Volevo che tutti sapessero quanto ero felice danzando e quanto mi sentivo realizzata nel farlo, sperando di condividere con loro la mia forza e la mia passione. Cercavo di trasmettere almeno in parte l’energia travolgente che riempiva il mio corpo fino a non poter essere più contenuta al suo interno ed esplodendo, poi, al di fuori di esso, verso gli altri. Tante volte ho avuto paura di rimanere bloccata. D’altronde quando accadeva la vedevo come una sorta di magia: sentivo questo vortice immenso arrivare e inondarmi totalmente mentre ballavo. Quasi fossi stata posseduta. E mi chiedevo “se un giorno tutto questo mi dovesse abbandonare? Se non riuscissi più a fare quello che faccio?”. Timori infondati, fortunatamente. Ora non mi resta che ricordare con leggerezza e allegria i colori vividi del mio passato.


tema DONATORE

ANDREA 22 anni, studentessa, Milano (Lombardia)

Studentessa universitaria nata a Milano, quasi per caso è diventata donatrice di sangue. Ora lo considera come un impegno di routine a cui dedicarsi due volte all'anno.

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OSPEDALE SAN CARLO BORROMEO Via Pio II, 3, 20147 Milano

Perchè hai deciso di donare?

In realtà non l'ho propriamente deciso: la prima volta che ho donato è stato per avere crediti al liceo, come succede a molti. Spesso capita che, dopo averlo fatto una volta, la gente rinunci per via del fatto che non è così semplice donare il sangue: non bisogna aver avuto malattie recenti, bisogna sentirsi in forze per sostenere il tempo di ripresa necessario al corpo successivamente al prelievo e così via. A questo punto la decisione è realmente stata mia; ho deciso di continuare a donare per poter essere, nel mio piccolo, d'aiuto ad altre persone. Sarebbe una cosa veramente spiacevole ai miei occhi se una persona non potesse essere curata per via del fatto che i medici non hanno a disposizione abbastanza sangue del gruppo sanguigno del malato per operarlo. Inoltre sono molto legata a questo posto: principalmente la struttura ospedaliera in sé mi ricorda brutti momenti. Essendo molto vicino a casa mia, è in questo posto che sono stati ricoverati 95


tema DONATORE

ANDREA i miei parenti quando sono stati male. Ad ogni modo la zona riservata alle donazioni è un luogo totalmente a sé stante. Sarà per i colori e il cambiamento di atmosfera, ma sono particolarmente affezionata a queste stanze. La cordialità qui è di casa, l'attenzione per i pazienti abbonda: sarebbe impossibile non trovarsi bene. Nonostante normalmente non si direbbe mai dei locali di un ospedale, questo è uno di quei posti dove mi nasconderei se mi succedesse qualcosa. Cosa provi quando doni?

Donare è un qualcosa di profondamente intimo. La camera del prelievo contiene più postazioni, ed è giusto così, non vorrei mai essere in una stanza totalmente da sola mentre dono. Ad ogni modo, con le altre persone presenti si instaura una sorta di comprensione e di sostegno silenzioso. É un atto che si fa per altri, con altri. Donando si prova una strana sensazione, è una debolezza diversa dalla stanchezza e la percezione è quella di sentirsi mancare qualcosa, diventando sempre più leggeri. 96


RISCRITTURA CREATIVA Semplice, basta scegliere tra due possibilità: puoi farlo oppure no. Tutto qui. Basico, elementare. Forse, addirittura, facile. Eppure no. Nessuno ti obbliga a farlo, a prenderti un impegno del genere, ad influire in modo così incisivo sulle sorti di un’altra persona. Sono queste le decisioni più difficili: quelle che ti tocca prendere da solo, per cui non è che devi fare, ma vuoi fare. E sono le più complicate perché devi essere totalmente convinto della strada che hai deciso di intraprendere, stabile e sicuro in punta di piedi su un suolo costituito da ciò in cui credi, sul perché lo sta facendo, sulla fiducia nelle tue capacità. Ecco, non è per niente facile. Quando la decisione viene presa in completa autonomia basta pochissimo a mettere in dubbio ciò che stiamo facendo. Per questo ci vuole molta forza: basta un soffio leggermente più forte per perdere l’equilibrio. Ma si impara piano piano, passo dopo passo.

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tema DONATORE

ENRICO 23 anni, studente, Milano (Lombardia)

Ama Milano come chiunque può amare la sua terra natia. In particolar modo ne apprezza gli spazi verdi: Parco Sempione è uno dei luoghi che, complessivamente, ha vissutto e frequentato di piÚ negli anni passati, sia in compagnia di amici che della sola natura.

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PARCO SEMPIONE Piazza Sempione, 20154 Milano

Perché hai scelto questo posto collegandolo all’atto di donare?

Ho scelto questo luogo perché è dove ho sia donato che ricevuto qualcosa. Sono un donatore di sangue, ma per me il donare immateriale è ancora più vero e profondo. Questo luogo ha un significato rituale per me, più o meno volontariamente mi sono sempre recato qui quando approfondivo la conoscenza di una persona che era o sarebbe diventata molto importante per me. Amo parlare e conoscere chi mi sta davanti, e il parco è stato un ottimo luogo dove farlo. É un posto naturale, tranquillo, chiacchierare e aprirsi ad un'altra persona perchè si attivi la magia del dono reciproco è più facile qui. Spesso i luoghi circondati da mura sono preimpostati, prevedono che al loro interno venga svolta una funzione piuttosto che un'altra e sono costruiti e strutturati in base ad essa. Quindi, le relazioni che si vengono a creare tra le persone in questi spazi sono "contaminate" e influenzate dal ruolo che ha lo spazio in cui si trovano. Nel parco, invece, essendo un luogo aperto 99


tema DONATORE

ENRICO non ci sono questi vincoli spaziali e mentali ed è tutto più spontaneo. Sarà anche per via dei colori: il verde e il blu sono colori calmi e sereni. Inoltre, quasi per ironia, dall’alto il parco sembra costituito da un cuore, la Triennale, e da una serie di vene, le stradine che lo compongono. Il Castello Sforzesco potrebbe essere la testa di un corpo.

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RISCRITTURA CREATIVA E poi, il verde. La luce che filtra tra le foglie larghe, quell’atmosfera pastellata nella quale vago senza dimora, facendomi cullare. Solo il rumore ovattato dei miei stessi passi e della natura. Sono solitario in un luogo pieno di vita, che mi accompagna, mi osserva, mi guida. E così, vago. Incrocio le gambe a terra e ascolto. Il suolo su cui poggio sembra fatto di seta. Ascolto tutto, ascolto con le orecchie, con gli occhi, con il naso, con la pelle. Ascolto, semplicemente. Non c’è nient’altro al di fuori del verde con i suoi rumori: verde caldo, assopito nel giallo del Sole. Mi risveglio con un raggio di luce sul viso. Non riesco a capire quanto ho dormito, il bosco sembra non esser cambiato di un millimetro. Mi rendo conto improvvisamente che è tutto così irreale, così fiabesco e illusorio. A fatica mi alzo dall’erba morbida nella quale mi sono addormentato. I miei sensi stanno soffocando dolcemente, totalmente inebriati. Comincio a muovermi, ad allontanarmi. Non riesco a respirare. Tento una corsa, ma mi sento così stanco. Il verde si avvicina pericolosamente al mio viso: sto cadendo, ma non ne sono sicuro. All’ultimo afferro con lo sguardo una mano tesa verso di me. E poi cado nel buio. Ѐ una danza. Gioiosa, forte, immensa. Mi richiama, trascinandomi alla vita, alla presa coscienza del mio essere corpo, del mio essere materia. Comprendo. Comprendo che la solitudine è una bolla di nebbia soporifera, un’incantevole stella della malinconia sempre uguale a sé stessa. Danzare. Percezione della propria struttura corporea, consapevolezza e apertura nei confronti di sé stessi e degli altri. Apro gli occhi. Blu. Il cielo sovrasta la radura in cui mi trovo. Stupito, mi accorgo di non essere solo: poco distante da me c’è un bellissimo cervo. Confuso, respiro. Tira un frizzante vento leggero. Mi alzo. Ritorno verso casa.

101


tema PENSANTE

LUIGI 22 anni, studente, Porto Potenza Picena (Marche)

Sta concludendo i suoi studi in filosofia a Milano, dove si è trasferito per poter frequentare l'università . Contemporaneamente allo studio porta avanti un'altra passione: la musica, che gli consente di reimmergersi spesso e volentieri nel giallo della campagna e nel blu del mare marchigiano.

102


MUSEO DI STORIA NATURALE Corso Venezia, 55, 20121 Milano

Perché hai scelto questo luogo?

Perché siamo tutti qui. In fondo è un po’ come guardare noi stessi, no? Questi sguardi sono un po’ i nostri sguardi. Rapportarci sempre con gli animali è importantissimo secondo me. Dovremmo confermarci ogni giorno di essere parte di questa cosa, e chiederci perché, per qualche motivo, siamo finiti da un’altra parte. É importante vedere che nella varietà facciamo parte dello stesso ambiente. É bello poter guardare questi animali magnifici da fermi, perché dà il tempo di immaginare. Qui a Milano il posto migliore per pensare e riflettere, per me, è questo. Questi diorami giganti pongono davanti ai miei occhi delle possibilità: sono azioni in potenza. Cosa succederà dopo, se la preda riuscirà a scappare o meno, e come, è dato all’immaginazione del visitatore. Sono scenari semplici, che danno tempo di pensare. Non ti sembra artificiale/artificioso il fatto che esponiamo così la natura? 103


tema PENSANTE

LUIGI Noi, ogni qualvolta che osserviamo la natura la guardiamo pensando a questo, in fondo. La guardiamo pensando più o meno a delle catalogazioni. Essendo molto diversi dagli animali abbiamo anche bisogno di catalogarli, abbiamo bisogno di guardarli in un certo modo. Quindi, questa è solo l’estrema conseguenza di un ragionamento che noi facciamo abitualmente quando guardiamo la natura. Un ragionamento per cui vogliamo realizzare degli “istanti iconici” su cui poter ragionare. Non è solo questione di fermare il tempo, perché la scena apre milioni di possibili sviluppi immaginari, tutti di entità molto diverse. Secondo te come prende vita la teca? É solo ossessiva tendenza a catalogare, a mostrare?

Può esserci quasi sicuramente una voglia quasi macabra di catalogare, di spiegarsi senza rendere conto alle cose. Però credo anche che di base ci possa essere stupore nei confronti della natura. Nella testa di biologi, scienziati, evoluzionisti, 104


RISCRITTURA CREATIVA

filosofi, la domanda è proprio questa: una domanda per immagini, la teca stessa è la domanda. La teca è la finestra attraverso la quale possono porsi interrogativi che spaziano da domande esistenzialiste ad interrogativi più scientifici. Io qui vedo anche un po’ questo: “Io, uomo, sono riuscito a mettere te, animale, in una teca. Tu invece non sei riuscito a mettere me in una teca”. Cosa ne pensi?

Come disse Erri De Luca, per ammazzare un animale ci vuole più invidia che ammirazione. Questo è verissimo. Però credo che si tratti più di un’interrogazione continua sul concetto di “natura”. Anzi, nemmeno. Sul concetto di “storia della natura”, sull’evoluzione, sulla scienza della natura, tutte cose create dagli uomini. La natura di per sé non ha bisogno di una “storia della natura”. Noi ne abbiamo bisogno.

105

Mi osserva. Lo sguardo quieto, fiero, fisso, disincantato. Uno sguardo che noi abbiamo dimenticato da tempo, ma che era proprio anche del nostro essere. É lì, di fronte a me. Immobile, rilassata ma sempre attenta, vigile. E osserva. Crediamo di essere noi ad osservare lei, ma invece è proprio il contrario: ci studia attentamente, come ci muoviamo, come ci comportiamo, dall’orgogliosa accettazione della resa a cui è stata forzata. Non a caso la parola tigre deriva etimologicamente dal sanscrito “tegate”, aguzzare, “timas”, acuto, penetrante, e dal persiano “tighra”, freccia: il suo stesso sguardo è una coppia di dardi scoccati dal legno di un arco antico. Simbolo dell’intera natura: maestosamente immobile, potenzialmente pericolosissima.


tema PENSANTE

RAZIEL 22 anni, studente, El Valle (Repubblica Dominicana)

Studia Arti Visive a Milano, ma contemporaneamente suona in vari locali della cittĂ . Queste due passioni l'hanno accompagnato per tre anni nella scoperta dei luoghi che lo circondavano.

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RISCRITTURA CREATIVA Bum. Bum. Bumtumbum.

EX ROCKET

Via Giovanni Pezzotti, 52, 20141 Milano

Questo era un locale in cui hai lavorato che adesso si è trasferito in un'altra parte di Milano.

e dal nulla abbiamo tirato su un progetto che funziona tutt’ora. Quel luogo per me è simbolico perché rievoca quei momenti: è il simbolo del mio riuscire, del mio far bene un qualcosa. E ciò mi spinge e mi motiva ogni giorno a dare il massimo.

Esatto. L’ho scelto perché è il luogo dove si sono concretizzate delle importanti soddisfazioni per me, dove il mio lavoro e le mie idee sono state apprezzate. Perchè hai scelto la vecchia sede?

Perché da qui è partito tutto, è un ricordo. Nulla è più concreto in quel luogo, è diventato esso stesso un concetto astratto. Ciò che è stato lì è vivo solo nella mia memoria. Ti parlo di un qualcosa che non c’è più, però c’era e ne è la dimostrazione il luogo che esiste ancora fisicamente. Infatti, più che al luogo fisico, tengo molto alle conquiste personali che ho fatto al suo interno. Tutto è cominciato quasi per caso 107

Ogni colpo risuona dentro di me, mi scuote, mi rende consapevole delle mie capacità. Potrei non fermarmi mai. Ricerco la consapevolezza come ricerco il ritmo giusto, vibrante, incalzante ma fiero, gioioso, energico, allegro. E suono. Suono per gli altri, suono per me stesso. Scuoto la coscienza, muovo il pensiero. Bum. Bumtumbum.


tema STRANIERO

LARA 23 anni, studentessa, Lugano (Svizzera)

Svizzera, per un paio d'anni ha viaggiato ogni giorno per raggiungere Milano, dove studia Design. Ama viaggiare e conoscere nuovi posti, ma il suo paese è sempre un dolce mare dove naufragare tra un viaggio e l'altro.

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RISCRITTURA CREATIVA Dire di questo, dire di quello. Parlare.

PARCO DELLE BASILICHE Via Molino delle Armi, 36, 20123 Milano Perché hai scelto questo luogo?

Perché è uno dei luoghi verdi di Milano: mi ricorda Lugano, la mia città, ricca di parchi. É una cittadina piccola e proprio per questo il parco è uno dei ritrovi più gettonati dai giovani. Il luogo è immerso nella natura, ma è ben attrezzato per essere un'ottima area relax. I parchi di Milano staccano molto dal resto della città, che è grigia. Quindi di Milano ami solamente i parchi?

No, effettivamente no. Amo molto anche il centro storico. Sono luoghi che hanno un passato e la loro imponenza trasmette tutta l'importanza di cui è carico ogni centimetro dellla loro pietra. Gli edifici storici a Lugano mancano. Ti manca casa?

Amo viaggiare. Tornare a casa è sempre molto bello, ma è una tappa da assaporare prima di un altro viaggio.

109

Però parlare troppo a volte avvelena l’anima. Sarebbe meglio andare, vedere le cose e percepirle in prima persona. Assorbire i luoghi e la loro atmosfera, la loro storia, il loro vissuto. E poi, non parlarne lo stesso. Sì, perché uno parla, si fa influenzare, influenza a sua volta. Veniamo continuamente condizionati da ciò che ci viene detto, costruendo pregiudizi e castelli di carta con fondamenta di cristallo. Invece, i luoghi e le cose dovrebbero solamente essere vissute. Come i fiori. Non si fanno di certo raccontare dagli altri boccioli ormai maturati e depositati a terra che cosa significa cadere. Lo fanno e basta. Lo provano. Io sono una straniera qui, mi sento una straniera. Ho sentito dire e ho detto tanto di questo luogo, poi, però, sono venuta a viverlo mettendomi in gioco, dandogli una possibilità. Ecco, sì, forse si tratta solo di concedere ad ogni cosa la sua possibilità.


tema STRANIERO

STEPHANE 21 anni, studente, Beirut (Libano)

Instancabile viaggiatore, si è fermato a Milano per iniziare e concludere i suoi studi triennali. Adesso è già partito alla volta dell'America per proseguire con una specializzazione.

110


PARCO ALESSANDRINA RAVIZZA Via Ferdinando Bocconi, 26, 20136 Milano Perché hai scelto un parco?

Ho scelto questo luogo non tanto per via del fatto che è un parco, quanto per il modo che ha di essere solitario nella città. É quasi come una bolla d'aria quieta sospesa nella frenesia, e per via di questo fatto l'ho frequentato molto. Inoltre questo è il luogo dove sono stato il primo giorno che sono venuto qui in Italia con mia mamma. Eravamo alla ricerca dell'agenzia con cui eravamo in contatto per l'alloggio e, stanchi, ci siamo seduti su questa panchina. Perchè proprio questo parco?

Amo questo parco innanzitutto per la sua comodità: è molto vicino a quella che è stata la mia casa qui a Milano per tre anni. É un posto sempre molto pieno di ragazzi giovani per via della Bocconi, che vengono qui per rilassarsi. Inoltre è qui che organizziamo i pic nic con gli altri ragazzi libanesi, la domenica. Sono molto legato a questo parco affettivamente, anche perchè qui ho 111


tema STRANIERO

STEPHANE conosciuto la mia ragazza. Cosa pensi di Milano?

Mi piace: è una piccola città e conosco veramente molte persone ormai. Qui sono riucito a costruirmi la mia routine quotidiana. Nonostante ciò preferisco comunque il Libano. Mi manca casa, è molto differente: non solo dal punto di vista della vita che viene condotta, ma anche le persone cambiano molto. Qui a Milano sono meno amichevoli e spesso e volentieri l'italiano è l'unica lingua parlata e conosciuta. Ad ogni modo è stata un'esperienza formativa, ho lasciato casa con una stretta al cuore, ma felice e sereno nel farlo.

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RISCRITTURA CREATIVA Casa. Lontana, sfocata. Mi manca. Ad ogni modo non riesco a fermarmi, continuo a viaggiare. A voler scoprire, vedere, conoscere. Crea dipendenza. Sembra incredibile, quasi impossibile, ma crea dipendenza: una volta che cominci non ti fermi più. Ed è quello che è capitato a me. La mia famiglia prima di me ha cominciato a spostarsi. Magari è per quello, chi lo sa. Magari è quasi una cosa genetica. Ma poi, effettivamente, che cos’è “casa”? Viaggio, incontro persone, intreccio legami come fossi un vecchio ed esperto impagliatore di sedie. Chi mi vieta di considerare anche loro come parte della mia casa, della mia famiglia? Amo l’Italia. Mi affascina, come credo faccia con chiunque ne venga a contatto. E’ magnetica. E amo le sue piccole cose piene di vita e di morte allo stesso tempo. Cammino. Vago per le strette vie di una cittadina magica, senza meta, senza obiettivo. Solo, mi lascio incantare. Il vento tiepido, il sole che a tratti mi accarezza il viso e i colori. I colori della terra, della materia, dell’abbraccio avvolgente dell’affetto. Le persone mi scorrono affianco come un ruscello vivace, e io mi faccio travolgere dalla freschezza delle loro risate. Non voglio pensare a cosa mi ha portato qui e a cosa mi porterà altrove. Voglio solo essere, qui, adesso, in questo preciso istante. E come sarò qui, sarò altrove. Io sarò un altro, il posto sarà differente, ma entrambi saremo l’uno verso l’altro nello stesso modo in cui io sono con questo luogo. Sono uno straniero del mondo: non come estraneo ai luoghi, ma come abitante di tutti insieme nello stesso momento, allo stesso tempo.

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5 APP

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«Guarda anche tu ciò che sto guardando io».¹

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5.1

APP IDENTITY 5.1.1

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FONT

...on Google

LOGO 116

LOGO APP

C 84 M 51 Y 5 K 0

Roboto Bold Roboto Regular Roboto Thin Roboto Italic

C 7 M 6 Y 11 K 0


5.1.2

ICONE

PUNTATORE BLU indicatore storie

IMPOSTAZIONI impostazioni profilo

PUNTATORE BLU GRANDE indicatore storie nella modalità realtà aumentata

MAPPA tornare alla mappa

PUNTATORE GIALLO possibilità di attivare la realtà aumentata PUNTATORE GIALLO GRANDE indicatore punti significativi nella modalità realtà aumentata GEOLCALIZZATORE dove mi trovo LIKE apprezzamento alla storia

INDIETRO tornare alla schermata precedente PROFILO UTENTE visualizzare un profilo utente DISTANZA tagitto a piedi da dove mi trovo a dove voglio arrivare CERCA barra di ricerca interna

COMMENTI lasciare un commento

INFO informazioni sul programma e sugli sviluppatori

INBOX casella messaggi

TENDINE LATERALI apertura di schermate a scorrimento dal basso o lateralmente

117


5.2

INTERFACCE APERTURA APPLICAZIONE

ACCESSO

A

B 118


MAPPA

MAPPA

BARRA STORIA

C finestra a scorrimento accedo al profilo utente cerca

puntatore blu

geolocalizzatore distanza finestra a scorrimento accedo alla realtĂ aumentata

D 119


PAGINA STORIA

PAGINA STORIA

F profilo narratore indietro icona storia commenta visualizza sulla mappa like storia

foto

E 120


COMMENTI

MAPPA PERSONALE

PERSONALIZZATA SECONDO I LIKE

H

G

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REALTÀ AUMENTATA

REALTÀ AUMENTATA

POSIZIONE LONTANA

POSIZIONE LONTANA

I finestra a scorrimento ritorno alla mappa principale

puntatore storie lontane in modalità realtà aumentata

barra indicazioni storia visualizzata

L 122


PROFILO NARRATORE

VISUALIZZAZIONE COME VIAGGIATORE

MAPPA

UTILIZZO REALTÀ AUMENTATA

M ritorno alla mappa principale

messaggi

puntatore giallo realtà aumentata attivabile

informazioni

N 123


REALTÀ AUMENTATA

REALTÀ AUMENTATA

IN LOCO

IN LOCO

O finestra a scorrimento ritorno alla mappa principale

puntatore storie in modalità realtà aumentata

bussola

P 124


RICERCA

RICERCA

R finestra a scorrimento uscita dalla modalitĂ ricerca

Q 125


PROFILO VIAGGIATORE

VISUALIZZATO DAL PROPRIETARIO

PROFILO VIAGGIATORE

VISUALIZZATO DAL PROPRIETARIO

T

nome frase personale informazioni personali

accesso al form per proporre la propria storia

S 126


PROFILO VIAGGIATORE

VISUALIZZATO DAL PROPRIETARIO

PROFILO NARRATORE

VISUALIZZATO DAL PROPRIETARIO

U

impostazioni profilo

V 127


5.3

FLOW MAP

128


La flow map è uno schema sintetico che chiarisce il funzionamento dell'interfaccia dell'applicazione.

129


APERTURA

ACCESSO

A

LOGIN REGISTRAZIONE LIKE

B

U

T

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MESSAGGI


PROFILO UTENTE

MAPPA

S

IMPOSTAZIONI RICERCA

RICERCA AVANZATA

Q FORM DI DOMANDA

C

INFORMAZIONI

R 131


PUNTATORE BLU

REALTÀ AUMENTATA

REALTÀ AUMENTATA

D

L

PERCORSO

MAPPA

PERCORSO

I

PUNTATORE GIALLO

REALTÀ AUMENTATA

REALTÀ AUMENTATA

P

C

N 132

O

VISUALIZZA PROFILO NARRATORE


STORIA

STORIA

E

F PROFILO NARRATORE

LIKE

INDIETRO

MESSAGGIO FOTO VISUALIZZA STORIE MAPPA PERSONALE

H

G

COMMENTI

M

INFORMAZIONI

133


5.4

SCENARI D'USO ELENA

CITTADINA NATIVA

Elena è nata e vive tutt'ora a Milano. Conosce molto bene la città per via del fatto che la percorre ogni giorno da quando era bambina. Ha scaricato Vioogle sullo smartphone più per esaurire la curiosità provocata dalla pubblicità che ha visto affissa per Milano, che per effettiva necessità. Immaginava di potersi disfare dell'applicazione appena dopo averle dato un'occhiata perchè, essendole la città molto familiare, non le sarebbe stata d'aiuto in alcun modo. Si è ricreduta: oggi l'applicazione compie esattamente due anni da quando l'ha scaricata sul cellulare. Grazie ad essa ha imparato e impara ogni giorno a vedere la sua città con occhi diversi, scoprendo piacevoli e inaspettate persone che la abitano e rivalutando luoghi che aveva sempre classificato in un certo modo, come posti fruibili anche in altri modi. 134


LUCA

CITTADINO FUORI SEDE Luca è nato in provincia di Milano e, quando aveva solo pochi anni, si è trasferito con la famiglia in città, dove vi ha vissuto per venticinque anni. Attualmente vive a Berlino, dove si è trasferito per lavoro. Ha sempre amato moltissimo Milano, fin da piccolo. La famiglia abita ancora nella stessa casa dove vent'anni fa si erano trasferiti, quindi, di tanto in tanto torna a casa e ha la possibilità di godersi la città per qualche giorno. Tra un ritorno e l'altro, Luca utilizza Vioogle per tenersi aggiornato su quello che succede nella sua città d'infanzia, non perdendosi nemmeno una storia di quelle pubblicate, leggendole con affetto e nostalgia.

135


COSTANZA

CITTADINA ADOTTATA

Costanza è una ragazza siciliana che si è trasferita a Milano da tre anni, per motivi di studio. Da quando è in città ha avuto modo di vivere esperienze bellissime. Ha conosciuto un gruppo di ragazze con cui ha legato molto e tutte insieme hanno deciso di andare, ogni giorno, alla scoperta della città, cogliendo tutte le opportunità che la città offre. Costanza ha scaricato Vioogle essendo venuta a conoscenza della possibilità dell'applicazione di pubblicare anche storie particolari e interessanti: ha deciso di tentare e di proporre una delle sue esperienze a Milano. Ora il problema è scegliere quale!

136


CHARLOTTE

TURISTA

Charlotte è arrivata ieri a Milano dalla Svezia e passerà qualche giorno in città, ospite della sua amica Paola. Proprio lei le ha consigliato di scaricare Vioogle sul cellulare, di modo da poter visitare in modo diverso la città quando lei è in università per le lezioni. L'applicazione è disponibile anche in inglese e Charlotte può vedere la città come se anche lei ci vivesse da anni.

137


5.5

USER JOURNEY

138


La user journey è uno schema grafico che illustra visivamente le possibili tappe dell'interazione tra utente-tipo dell'app e applicazione stessa. L'esperienza del cliente è scomposta in singole interazioni per rendere piÚ facili da individuare le sue esigenze e le sue emozioni.

139


UTENTI

DESCRIZIONI

ACCESSO

ESPLORAZIONE I

CITTADINA NATIVA

ELENA

device CARTACEO + SMARTPHONE osservare la città da un punto di vista nuovo rispetto al suo

TURISTA

CHARLOTTE

acquista la cartina cartacea

legge le storie

scansiona i QR codes

realtà aumentata

storie vicine

B

device SMARTPHONE visitare e scoprire la città in modo diverso rispetto alle guide turistiche

L

fa il login

scarica Vioogle si registra

C visualizza la mappa

E visualizza la storia

visualizza le foto

F

M visualizza il profilo narratore

CITTADINO FUORI SEDE

LUCA

device PERSONAL COMPUTER rimanere aggiornato su ciò che accade nella sua città d'origine

accede al sito

visualizza la mappa come utente esterno

CURIOSITÀ 140

Q fa una ricerca in base ai suoi interessi

STUPORE


IMMEDESIMAZIONE

INTERAZIONE

PARTECIPAZIONE

U

S viene accettato vuole diventare narratore

contatta il narratore

compila il form

viene intervistato

la sua storia viene pubblicata

viene respinto O raggiunge il luogo

attiva la realtĂ aumentata

T interagisce

mette un like

G lascia un commento

APPRENDIMENTO

COMUNICAZIONE

MOTIVAZIONE 141


6 WEB interfaccia

interfaccia

MAPPA

ACCESSO

zoom

142


MAPPA

finestra a scorrimento accedo al profilo utente puntatore blu

geolocalizzatore indicazioni percorso salva nei preferiti

143


interfaccia

STORIA

indietro visualizza profilo narratore scorri foto mappa

144


interfaccia

STORIA

commenti

145


7 EVOLUZIONE TEMPORALE Sara propone la propria storia la storia di Sara viene approvata Sara viene intervistata

la storia di Sara viene pubblicata

I settimana

II settimana

III settimana

GIUGNO 146

storia di Giulia

storia di Luigi

storia di Giusi

22 GIUGNO

13 GIUGNO

8 GIUGNO

5 GIUGNO

storia di Andrea

IV settimana

LUGLIO

AGOSTO

SETTEMBRE

OTT NOV


Durante l'anno si prevede la raccolta di un numero si storie variabile; quelle online verranno man mano aggiunte, ogni volta ne saranno scelte di nuove. Per quanto riguarda la versione cartacea del progetto, al termine di ogni anno sarà selezionata una serie di storie da inserire nel libro che conterrà anche una stampa della mappa stessa. I racconti saranno scelti dagli stessi scrittori con cui ci si accorderà di volta in volta per la collaborazione, secondo la loro personale sensibilità.

selezione dei racconti

stampa del libro vendita 30 storie 100 storie

500 storie

DICEMBRE

2015/2020

creazione di un archivio che racconta l'evoluzione della città con il passare del tempo, dovuta al cambiamento di gusti e di sensibilità delle persone che la vivono •••

147


CONCLUSIONI

148


Lo scopo con cui è stato pensato e sviluppato il progetto è quello di portare a riflettere sulle immense possibilità di apprendimento costituite dal puro e semplice relazionarsi con persone diverse, fare, vivere, vedere. Parallelamente, infatti, spero che consultare non solo la parte progettuale della mia tesi, ma anche la sezione teorica e concettuale anteriore sia un buon incentivo per cominciare o continuare a provare, a rimboccarsi le maniche e a fare, a contattare, a relazionarsi, ad essere curiosi e non intimoriti nei confronti di ciò che è il diverso, il nuovo, l'ignoto. Nonostante sia stato un percorso lungo e difficile, mi ha permesso di estraniarmi da quella che è stata la mia esperienza strettamente personale di crescita a Milano e di analizzarla dall'esterno, comprendendo la portata di ciò in cui mi sono imbattuta a partire da tre anni fa. Lo sviluppo progettuale è stato strutturato con la consapevolezza che percorsi paralleli stiano sempre più prendendo piede, man

mano che il tempo passa, con una velocità impressionante. Ad ogni modo spero di essere riuscita a comunicare un punto di vista che, al di là del supporto, quello online, attraverso il quale ho deciso di svilupparlo (scelto per via del fatto che innanzitutto è una realtà che non possiamo permetterci di ignorare in quanto permea totalmente la nostra vita oggigiorno, ed inoltre le modalità di conoscenza e apprendimento prese in considerazione nel progetto "viaggiano" meglio e più velocemente online), possa offrire una visione diversa dell'osservare ciò che ci circonda. Insomma, in ultimo spero che la mia ricerca possa essere, per qualcuno, parte di una buona cura contro la pigrizia e l'abitudine della forma mentis di ognuno di noi.

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NOTE cap.1 - INSIEME 1. Domitilla Ferrari, Due gradi e mezzo di separazione, Sperling&Kupfer Editori S.p.A., Cles (TN) 2014, p. 70. 2. Ivi, p. 2. 3. "Network", Vocabolario Treccani, http://www. treccani.it/vocabolario/network. 4. Domitilla Ferrari, Due gradi e mezzo di separazione, op. cit., p. 3. 5. Luigi Centenaro, L'importanza del network, in Due gradi e mezzo di separazione, op. cit., p. 31. 6. "Networking", Tecnoteca, http://www. tecnoteca.it/sezioni/networking. 7. "Rete sociale", Wikipedia, ultima modifica 26 luglio 2014, http://it.wikipedia.org/wiki/ Rete_sociale. 8. Mafe De Baggis, L'importanza del network, in Due gradi e mezzo di separazione, op. cit., p. 70. 9. Building Your Personal Learning Network, Corporate Learning Strategies, http://www. tobincls.com/learningnetwork.htm. 10. Howard Rheingold, Perché la rete ci rende intelligenti, Raffaello Cortina Editori, Milano 2013, p. 326. 11. Ivi, p. 312. 150

CONTESTO TEORICO 12. Ivi, p. 313. 13. Ivi, pp. 29-30. 14. Ivi, p. 311. 15. Ivi, pp. 6-7. 16. H. Jenkins, R. Puroshotma, K. Clinton, M. Weige, A. J. Robinson, Confronting the challenges of participatory culture: Media education for the 21st century, 2005, http:// www.newmedialiteracies.org/wp-content/ uploads/pdfs/NMLWhitePaper.pdf 17. Domitilla Ferrari, Due gradi e mezzo di separazione, op. cit., p. 81. 18. Comunità Offline e Comunità Online a Confronto, Andrea Resca in Academia. edu, https://www.academia.edu/3141278/ Comunita_Offline_e_Comunita_Online_a_ Confronto. 19. Ibidem. 20. Howard Rheingold, La Realtà Virtuale,


Baskerville, Bologna 1993. 21. Howard Rheingold, Perché la rete ci rende intelligenti, op. cit., p. 290. 22. Comunità Offline e Comunità Online a Confronto, cit. 23. A.T. Himmelman, Collaboration for a change: definitions, decision-making models, roles, and collaboration process guide, Himmelman Colsulting, https://depts. washington.edu/ccph/pdf_files/4achange.pdf. 24. Ibidem. 25. Comunità Offline e Comunità Online a Confronto, cit. 26. Caratteristiche sociali e culturali del Web 2.0, Angelini Eugenia tramite unibo. it (Università di Bologna), http://vitali.web. cs.unibo.it/viewfile/LabInt08/i?rev=1.3&filena me=relazioneANGELINIweb2dot0.pdf 27. "Wiki", Wikipedia, ultima modifica 29 luglio 2014, http://it.wikipedia.org/wiki/Wiki. 28. Ibidem. 29. Domitilla Ferrari, Due gradi e mezzo di separazione, op. cit., p. cap.2 - ONLINE 1. Michael Sandel, Il liberalismo e i limiti della giustizia, Feltrinelli, Milano 1994.

2. Alasdair MacIntyre, Dopo la virtù, Feltrinelli, Milano 2007. 3. Comunità Offline e Comunità Online a Confronto, cit. 4. Ibidem. 5. Howard Rheingold, La Realtà Virtuale, op. cit. 6. Joshua Meyrowitz, Oltre Il Senso Del Luogo: Come I Media Elettronici Influenzano Il Comportamento Sociale, Baskerville, Bologna 1993. 7. Domitilla Ferrari, Due gradi e mezzo di separazione, op. cit., p. 163. 8. Howard Rheingold, Perché la rete ci rende intelligenti, op. cit., p. 10. 9. Comunità Offline e Comunità Online a Confronto, cit. 10. Caratteristiche sociali e culturali del Web 2.0, cit. 11. Domitilla Ferrari, Due gradi e mezzo di separazione, op. cit., p. 82. 12. Caratteristiche sociali e culturali del Web 2.0, cit. 13. Comunità online e sette digitali: il caso dell'animalismo estremo in Italia, Andrea Snaidero in "In Difesa della Sperimentazione Animale", ultima modifica 25 febbraio 151


2014, http://difesasperimentazioneanimale. wordpress.com/2014/02/25/comunita-onlinee-sette-digitali-il-caso-dellanimalismoestremo-in-italia. 14. B. Wellman, A. Quan-Haase, J. Boase, W. Chen, K. Hampton, I. Isla De Diaz, K. Miyata, The social affordances of networked individualism, 2003 15. Comunità Offline e Comunità Online a Confronto, cit. 16. Ibidem. 17. Riccarda Zezza, L’importanza del network, in Due gradi e mezzo di separazione, op. cit., p. 120. 18. Connective writing, Will Richardson in Web-logged, ultima modifica 6 novembre 2005, http://weblogg-ed.com/2005/11/06. 19. Comunità online e sette digitali: il caso dell'animalismo estremo in Italia, cit. 20. Amateur media production in a networked ecology, Mizuko Ito tramite mimi ito (sito personale), ultima modifica 10 febbraio 2010, http://www.itofisher.com/mito/publications/ amateur_media_p_1.html. 21. Caratteristiche sociali e culturali del Web 2.0, cit. 22. Howard Rheingold, Perché la rete ci rende 152

intelligenti, op. cit., p. 218. 23. Manuel Castells, Why networks matter, in Network Logic: Who Governs in an Interconnected World?, a cura di Helen McCarthy, Paul Miller, Paul Skidmore, Demos, Londra 2004. 24. Caratteristiche sociali e culturali del Web 2.0, cit. 25. Ibidem. 26. Ibidem. 27. Howard Rheingold, Perché la rete ci rende intelligenti, op. cit., p. 234. 28. When Ideas Have Sex, Matt Ridley in TED Conferences, ultima modifica luglio 2010, http://www.ted.com/talks/matt_ridley_when_ ideas_have_sex. 29. Howard Rheingold, Perché la rete ci rende intelligenti, op. cit., p. 318. 30. Ivi, p. 45. 31. Ivi, p. 171. 32. Douglas Engelbart, Augmenting Human Intellect, 1962. 33. Howard Rheingold, Perché la rete ci rende intelligenti, op. cit., p. 47. 34. Ivi, p. 130. 35. Ivi, p. 171. 36. Ivi, pp. 60-61.


37. Domitilla Ferrari, Due gradi e mezzo di separazione, op. cit., p. 98. 38. Howard Rheingold, Perché la rete ci rende intelligenti, op. cit., p. 26. 39. Caratteristiche sociali e culturali del Web 2.0, cit. 40. Howard Rheingold, Perché la rete ci rende intelligenti, op. cit., p. 50. 41. Lee Rainie, Networked creators: How users of social media have changed the ecology of information, contributo presentato alla VALA Libraries 2010 Conference di Melbourne, 11 febbraio 2010, http://www.pewinternet.org/ files/old-media/Files/Presentations/2010/Feb/ Lee%20Rainie%20VALA%20paper%201%20 26%2010.pdf. 42. Howard Rheingold, Perché la rete ci rende intelligenti, op. cit., p. 50. 43. Domitilla Ferrari, Due gradi e mezzo di separazione, op. cit., p. 92. 44. Howard Rheingold, Perché la rete ci rende intelligenti, op. cit., p. 33. 45. Ivi, p. 294. 46. Ivi, p. 32. 47. Domitilla Ferrari, Due gradi e mezzo di separazione, op. cit., p. 138. 48. Ivi, p. 139.

49. Howard Rheingold, Perché la rete ci rende intelligenti, op. cit., p. 185. 50. Stanislas Dehaene, I neuroni della lettura, Raffaello Cortina Edizioni, Milano 2009. 51. Apprendimento e pratiche in una comunità virtuale di auto-mutuo-aiuto, Francesca Menegon tramite Tecnoteca.it, http://www. tecnoteca.it/tesi/comunita. 52. Ibidem. 53. Howard Rheingold, Perché la rete ci rende intelligenti, op. cit., p. 295. cap.3 - LA CITTÀ 1. "Comunità online e sette digitali: il caso dell'animalismo estremo in Italia", cit. 2. Berger P. e Luckmann T., The Social Construction of Reality, Penguin Books, 1991, p. 13. 3. Palmonari A., Introduzione, in Farr R. e Moscovici S., Rappresentazioni sociali, Il Mulino, 1989, p. 11. 4. Ivi, p. 33. 5. Ivi, p. 45. 6. Howard Rheingold, Perché la rete ci rende intelligenti, op. cit., p. 219. 7. Ivi, p. 178. L'autore cita il pensiero di S. Rosenberg in Blogging, empowerment, and the 153


‘Adjacent Possible’, ultima modifica 8 ottobre 2010, http://www.wordyard.com/2010/10/08/ blogging-empowerment-and-the-adjacentpossible. 8. Domitilla Ferrari, Due gradi e mezzo di separazione, op. cit., p. 5. 9. Italo Calvino, Le città invisibili, (Arnoldo Mondadori Editore 2012), edizioni Kindle. 10. Ibidem. 11. Ibidem. 12. Kevin Lynch, L'immagine della città in ArchiDiAP, http://www.archidiap.com/Testi/ commento-sul-libro-l-immagine-della-cittadi-kevin-lynch/

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PROGETTO PREMESSA 1. Italo Calvino, Le città invisibili, op. cit. 2. "Intelligenza collettiva", Wikipedia, ultima modifica 29 giugno 2014, http://it.wikipedia. org/wiki/Intelligenza_collettiva. 3. "Pierre Lévy", Wikipedia, ultima modifica 3 luglio 2014, http://it.wikipedia.org/wiki/ Pierre_L%C3%A9vy. 4. Howard Rheingold, Perché la rete ci rende intelligenti, op. cit., p. 326. 5. Domitilla Ferrari, Due gradi e mezzo di separazione, op. cit., p. 11. 6. Alejandro Jodorowsky, Psicomagia, 21 ed., Edizioni Feltrinelli, Milano 2013, p.252.

www.google.it/maps/preview. 3. "Realtà aumentata", Wikipedia, ultima modifica 20 agosto 2014, http://it.wikipedia. org/wiki/Realt%C3%A0_aumentata. 4. Italo Calvino, Le città invisibili, op. cit. STORIE 1. Domitilla Ferrari, Simone Weil in Due gradi e mezzo di separazione, op. cit., p. 77. APP 1. David Sloan Wilson, Evolution for Everyone: How Darwin's Theory Can Change the Way We Think About Our Lives, Delacorte, New York 2007, p. 168.

CONCEPT 1. Howard Rheingold, Perché la rete ci rende intelligenti, op. cit., p. 60. 2. Google Maps, ultima modifica 2014, https:// 155


BIBLIOGRAFIA Angelini, Eugenia, Caratteristiche sociali e culturali del Web 2.0. La Decentralizzazione, Laboratorio Interdisciplinare, Università degli studi di Bologna - Alma Mater Studiorum, 2007/2008 Borges, Jorge Luis, Finzioni, trad. it. Lucentini Franco, Einaudi Editori, Cles (TN) 2014, pp.79-92 Calvino, Italo, Le città invisibili, Arnoldo Mondadori Editore, 2012, edizioni Kindle Campo Baeza, Alberto, Feedback: la Madrid di Alberto Campo Baeza, Domus. La città dell’uomo, n. 975, dicembre 2013, pp. 135-140 ConiglioViola. Sono un pirata, sono un signore. Catalogo della mostra (Milano, 3-13 ottobre 2009), Cinisello Balsamo,Milano, Silvana Editoriale, 2009 Diorama Magazine, Issue 04/Schema/ Stagione V/ 2013 Di Salvo, Philip,10 domande a …Zygmunt Bauman, Wired, n. 58, dicembre 2013/gennaio 2014, p.57 Ferrari, Domitilla, Due gradi e mezzo di separazione, Sperling &Kupfer Editori S.p.A., Cles (TN) 2014 Goleman, Daniel, Focus. Perché fare attenzione ci rende migliori e più felici, Edizione Mondadori Direct S.p.A., Milano 2013 Jodorowsky, Alejandro, Psicomagia, 21 ed.,Edizioni Feltrinelli, Milano 2013 La Pietra, Ugo, Attrezzature urbane per la collettività. Cinquantasette disegni per la riconversione progettuale 1977-1979, Edizioni Corraini, Mantova, 2013 156


McNeal, Patrick, Mobile Web. Designer’s idea book. The ultimate guide to trends, themes and styles in mobile web design, Edizioni How Books, Cincinnati, Ohio, 2013 Menegon, Francesca, Apprendimento e pratiche in una comunità virtuale di auto-mutuo aiuto. Ruolo della tecnologia nel sistema sociale di apprendimento di una comunità AMA online, tesi di laurea, Università degli studi di Trento, Facoltà di psicologia, 2003/2004 Resca A., Tozzi, M.L., Comunità Offline e Comunità Online a Confronto, Università Luiss Guido Carli,Centro di Ricerca sui Sistemi Informativi, 2011 Rheingold, Howard, Perché la rete ci rende intelligenti, Raffaello Cortina Editori, Milano 2013 Ricoeur, Paul, Leggere la città, a cura di Franco Riva, Edizioni Città Aperta, 2008 Roversi, Paolo, Milano-Diamante, Un’avventura per scoprire Milano-Storie, enigmi e sms, Edizioni WhaiWhai, 2010 Snaidero, Andrea, Comunità online e sette digitali: il caso dell'animalismo estremo in Italia, tesi di laurea, Università degli studi di Trento, Corso di Laurea in Scienze Internazionali e Diplomatiche, 2012/2013 Therrien, Troy Conrad, Le facoltà del futuro. Pedagogia inquietante, Domus. La città dell’uomo, n. 964, dicembre 2012, pp. 88-89 Vercelloni, Matteo, Le città di Gabriele Basilico, Interni, n 630, aprile 2013, pp. 89-90

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SITOGRAFIA Bonali, Camilla, Economia del web relazionale e semantico: concetti fondamentali e tendenze evolutive, tesi di laurea in Economia dell’Informazione e di Internet, Alma Mater StudiorumUniversità di Bologna, 2010 in http://amslaurea.unibo.it/1458/1/camilla_bonali_tesi.pdf Coccia, Federica, Commento sul libro: L’immagine della città di Kevin Lynch, Roma, 2012 in http:// www.archidiap.com, 28/1/2013 Banche del tempo, http://www.associazionenazionalebdt.it “Quello delle banche del tempo è un sistema in cui le persone scambiano reciprocamente attività, servizi, saperi. […] libere associazioni tra persone che si auto-organizzano e si scambiano tempo per aiutarsi soprattutto nelle piccole necessità quotidiane.” Banche del tempo flash. Il primo a-periodico monitor on-line su banca del tempo. Gratuità etica e associazionismo, http://www.banchetempo-flash.it, 2014 Periodico online di informazione e contatti tra associati. Nold, Christian, Bio Mapping/Emotion Mapping, http://biomapping.net Mappa emozionale di 25 città nel mondo. Blast Theory, http://blasttheory.co.uk, 2014 Gruppo di artisti noti a livello internazionale, attivi dagli anni ’90; propongono forme innovative di arte attraverso l’utilizzo di media interattivi. Couchsurfing. Share your life, https://www.couchsurfing.org, 2014 Sito nato nel 2004; i fondatori hanno creduto nella possibilità che le persone potessero essere generose e mettere la propria abitazione a disposizione di altri. 158


Cowbird. A witness to life, http://cowbird.com, Si tratta di una libreria pubblica che raccoglie storie raccontate dagli utenti. Delicious, https://delicious.com Attraverso il “social bookmarking”, permette di scoprire e organizzare siti e contenuti interessanti sul web. Diigo, https://www.diigo.com, 2014 E’ un servizio di bookmarking sociale. Lo scopo è di condividere ed organizzare la conoscenza. Lynch, Kevin, L’ immagine della città, in http://europa.uniroma3.it/cdlsfp/files/6019a92c-23b6436a-9560-8194fb644cfe.pdf Foursquare, https://it.foursquare.com, 2014 Sito per cercare luoghi interessanti in varie città, dove andare con gli amici. Webslinger , Glen Farrelly's explorations in digital media, http://glenfarrelly.blogspot.ca/2013/04/ defining-location-based-services-and.html, 18/4/2013 Wikipedia, https://it.wikipedia.org/wiki/Pagina_principale Stalker/Osservatorio nomade, ultima modifica 11/5/2014, http://it.wikipedia.org/wiki/Stalker/ Osservatorio_Nomade Jewish homegrown history. Immigration, identity and intermarriage, creato da The Labyrinth Project, University of Southern California’s School of Cinematic Arts, 2011, http://www. jewishhomegrownhistory.com Racconti ed esperienze di persone di origine ebraica. Vuole essere un ponte tra le storie personali 159


raccontate e la storia del popolo ebraico. Klout. Be known for what you love, https://klout.com, 2014 Strumento che valuta la nostra capacità di influenzare gli altri attraverso l’uso dei social network. Learning to love you more, 2009, http://learningtoloveyoumore.com I partecipanti accettano un compito, come “ripara qualcosa”, “insegnaci un esercizio”, “saluta”, lo eseguono rispettando le regole date dai curatori del sito, gli artisti Miranda July e Harrell Fletcher e il lavoro finale viene pubblicato online: è un modo per riflettere su se stessi. Il sito è stato attivo dal 2002 al 2009, attualmente il suo materiale è acquisito dal San Francisco Museum of Modern Art. Listorious, http://www.listorious.com, 2014 Elenco delle liste presenti su Twitter. E’ possibile accedere alla lista conoscendone il nome o attraverso un tag. Yahoo! Maps, https://maps.yahoo.com Le reti sociali e virtuali, in E-IGLESIAS.EU, http://www.mauroennas.eu/glocal/articoli-in-evidenza2/61-soluzioni/gente-e-ambiente/75-le-reti-sociali-reali-e-virtuali MDJunction. People helping people, http://mdjunction.com, 2014 Gruppi di supporto online per persone malate. Vi sono forum riguardo a diversi tipi di malattia. Il sito nasce nel 2006. Lévy, Pierre, L’intelligenza collettiva, Parigi-European IT Forum, 4/9/1995, intervista in http://www.mediamente.rai.it/home/bibliote/intervis/l/levy.htm#link001 160


H. Jenkins, R. Puroshotma, K. Clinton, M. Weige, A. J. Robinson, Confronting the challenges of participatory culture: Media education for the 21st century, 2005, http://www.newmedialiteracies. org/wp-content/uploads/pdfs/NMLWhitePaper.pdf Patientlikeme, http://patientslikeme.com, 2014 Attraverso questo sito i malati possono condividere con altre persone le loro problematiche ed essere aiutati nell’affrontare la malattia. E’ stato fondato nel 2004. Pietroiusti , Cesare, Pensieri non funzionali (1978-2008), http://pensierinonfunzionali.net Boddi, Claudia, Identità sociale e identità personale, 6/9/2013 in Postpopuli, http://www.postpopuli. it/29837-identita-sociale-e-identita-personale Project Arnolfini , various artists, antisocial notworking 2008, http://project.arnolfini.org.uk/ antisocial-notworking Tosolini, Aluisi, Formarsi e formare al tempo della galassia internet, in http://www.proteofaresapere. it/contributi/ticnordsud.htm Caminiti, Laura, Gruppo di lavoro e lavoro in gruppo: l’unione che fa la forza, in Psicologia ok, http:// www.psicologiaok.com/517/lavorare-in-gruppo-lunione-che-fa-la-forza Senna, Elisa, L’interazione umana nell’era di internet. Una riflessione a partire dal modello della Finestra di Johari, in Centro EOS. Per le vittime di traumi e catastrofi-ONLUS, http://www. psicotraumatologia.eu/site/2011/10/linterazione-umana-nellera-di-internet, 19/10/2011 Quora, http://www.quora.com 161


Sito di raccolta di domande e risposte, curata da coloro che la usano, che si pone come obiettivo quello di migliorare e far crescere la conoscenza nel mondo. Amsterdam Realtime, progetto della Waag Society insieme con Esther Polak, http://realtime.waag. org, 2001/2003 La mappa della città viene costruita dal movimento delle persone, fornite di un localizzatore GPS, che percorrono le sue vie, e viene visualizzata su uno schermo installato nei locali dell’archivio della città di Amsterdam. Lévy, Pierre, La comunicazione in rete? Universale e un po’ marxista a cura di Mediamente-RAI Educational, 9/2/1998 in la Repubblica.it, INTERNET, http://www.repubblica.it/online/internet/ mediamente/pierrelevy/pierrelevy.html Nold, Christian, Crowd Compiler, 2004-2005, http://softhook.com/crowd.htm Make the web tell a story, http://storify.com, 2014 Gli utenti del sito raccolgono materiali che giudicano interessanti tra quelli trovati sui social media e li trasformano in storie. Studio azzurro produzioni , Milano, http://studioazzurro.com "Attraverso la realizzazione di videoambienti, ambienti sensibili e interattivi, percorsi museali, performance teatrali e film, [gli autori] disegnano un percorso artistico trasversale alle tradizionali discipline…” http://studiomiessen.com Raccolta di progetti e libri legati al campo artistico, ma non solo. 162


Sulia, http://sulia.com, 2014 Il sito si propone di offrire il meglio esistente nel web in relazione ai più diversi temi. Chi naviga può trovare notizie legate ai propri interessi. TAG-Talent Garden, http://www.talentgarden.it Spazio che promuove il confronto, la collaborazione e, contemporaneamente, la sfida tra menti creative. Volto alla nascita di nuove attività lavorative. Tecnoteca.it, http://www.tecnoteca.it Boati, M, Asfor, E-learning Summit, Ilsole24ore, 21 marzo 2003, Le comunità virtuali di apprendimento, in Tecnoteca.it, http://www.tecnoteca.it/tesi/e_learning/strategieemetodi/ comunitavirtualidiapprendimento The public school, http://thepublicschool.org Una scuola organizzata online, non legata al sistema scolastico pubblico. Un modo per imparare come autodidatta. They rule, http://www.theyrule.net Fornisce mappe che evidenziano le relazioni intercorrenti tra i membri dei consigli di amministrazione di una istituzione o corporation degli Stati Uniti. Sono reperibili informazioni sui singoli individui. Sciolla, Loredana, Identità personale e collettiva in Enciclopedia delle Scienze Sociali, 1994, http:// www.treccani.it/enciclopedia/identita-personale-e-collettiva_%28Enciclopedia-delle-scienzesociali%29 Network, Vocabolario Treccani, http://www.treccani.it/vocabolario/network 163


UnDo.net, network per l’arte contemporanea,1995, http://undo.net Nato nel 1995, è un sito che ha per scopo quello di “sperimentare le potenzialità della rete nella produzione di arte e cultura contemporanea” Urban tapestries/ Social tapestries. Public authoring and civil society in the wireless city, 2002, http://urbantapestries.net Tramite l’uso di un geolocalizzatore, vengono tracciate mappe di percorsi cittadini costruiti da persone in movimento, grazie alle quali si può avere un quadro delle abitudini delle persone. .

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FILMOGRAFIA Stalker (Сталкер), Andrej Tarkovskij, URRS, Germania Est, 1979 Melancholia (Melancholia), Lars Von Trier, Danimarca, Germania, Francia, Svezia, Italia, 2011

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Alberto Andrea Costanza Enrico Francesca Giulia Giusi Lara Luigi Matilde Raziel Sara Simone Stephane grazie di cuore, per il tempo che mi avete dedicato. al professore Francesco Librizzi all'assistente Matilde Cassani grazie per i preziosi consigli. Linda, grazie, come sempre, per l'impareggiabile sostegno.

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