PROGETTO TESI DI GIULIA MANGONI
Dipartimento di Progettazione Arti Applicate Scuola di Progettazione Artistica per l’impresa Corso di Diploma Accademico di I livello in Grafica Editoriale
Progetto tesi di: Giulia Mangoni Matricola 130012 A.a. 2017/2018 Docente relatore: Stefano Mosena
Ai sensi della L. n. 633/1941 e successive modifiche si dichiara che la totalità del materiale utilizzato per il presente testo è impiegato unicamente a fini scientifico/culturali. Le immagini sono state reperite su Internet e quindi valutate di pubblico dominio. Per alcune immagini non è stato possibile risalire alla fonte originale. L’autore non intende mancare di rispetto ai legittimi proprietari e considera l’inserimento in quest’opera un omaggio. In caso gli autori o i detentori di diritto fossero contrari alla pubblicazione, possono segnalarlo scrivendo a: giulia.mangoni@live.it
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indice 8-9 ABSTRACT 10-13 INTRODUZIONE 1. RICOGNIZIONE STORICA La nascita della fotografia Dall’analogico al digitale Lo smartphone I social media Gli schermi La nascita delle riviste La grafica editoriale
16-23 24-29 30-32 33 34-37 38 39-41
2. ANALISI DI MERCATO Competitors
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Questionario
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3. FILTER Palette
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Filtro
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4. SVILUPPO DEL PROGETTO Logo tipo di testata
70-73
Tipografia
74-77
Layout
78-81
Elementi grafici
82-83
Formato
84-85
Stampa
86-87
App
88-95
5. CREDITI
96-99
CONCLUSIONI
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FILTER
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ABSTRACT
Abstract Filter è una rivista fotografica fresca, giovanile e del tutto nuova. La fotografia di cui tratta non è più legata alla tradizionale macchina fotografica, ma alle nuove fotocamere degli smartphone. Chi non ha mai scattato una foto con il proprio telefono? Grazie a questo magazine chiunque, fotografi o solo appassionati di fotografia, potrà scoprire le nuove modalità di scatto. Gli smartphone, ormai alla portata di tutti, influenzano le nostre vite e sono sempre nelle nostre mani pronti a cogliere momenti importanti della nostra vita quotidiana o a tenerci informati costantemente. Nella rivista sono presenti articoli dedicati all’editing fotografico, alle migliori applicazioni da scaricare, e agli accessori indispensabili per finalizzare lo scatto migliore. Filter ha il compito, dunque, di portare i suoi lettori in un mondo fotografico del tutto differente, sempre legato alla tecnica, ma anche strettamente connesso con i social network e le mode e tendenze del web. Con Filter, chiunque potrà essere in grado di realizzare scatti da vero professionista!
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FILTER
WELCOME Hello INTRO
PHOTOGRAPHY
magazine SMARTPHONE
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INTRODUZIONE
Introduzione Filter è un magazine che nasce grazie alla passione per la grafica e per la fotografia, approfondita in questi anni accademici. Il mio percorso di studi si è trasformato sin da subito in una passione e mi ha motivato ad andare avanti con tantissima voglia di migliorare e crescere, sia personalmente che professionalmente. In questi anni mi sono potuta mettere in gioco attraverso sfide sempre diverse, ma sopratutto, ho scoperto le molteplici sfumature della grafica, conosciuto il mondo della pubblicità, della comunicazione e del marketing. Tutto questo bagaglio artistico mi ha portato ad iniziare un progetto che potesse comprendere questa mia conoscenza, ma soprattutto che riuscisse a realizzare l’idea di unire due grandi interessi: l’amore per la fotografia e quello per la grafica editoriale. Ho scelto di realizzare una rivista, non per impaginare con fantasia del contenuto di immagini e testo, ma per provare a trasmettere cultura e divertimento. Filter, come esplicita il suo significato, rappresenta un filtro tra la vita reale e quella multimediale. Un filtro tra un individuo e la sua vita agli occhi del web. Ma sopratutto un filtro fotografico, una scelta di colori che rende tutti noi dei veri e proprio artisti. Attraverso questa rivista, si scopriranno tutte le novità sul mondo della fotografia con smartphone, si leggeranno interviste a fotografi, amotoriali e non, e si consulteranno guide e consigli da seguire.
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INTRODUZIONE
La rivista è composta da 8 sezioni: Mostre ed eventi, Focus, Lo smartphone, Interviste, La guida in viaggio, Sondaggi, Etichette e Galleria. Ogni sezione è accompagnata da testo e immagini ed è arricchita da elementi grafici quali icone, sottolineature o linee. Il percoso della rivista ha lo scopo di informare i lettori sul mondo degli smartphone attraverso la lettura del testo e l’osservazione di fotografie scattate da utenti e professionisti. E’ stato per me fondamentale uno studio più approfondito sulla storia della fotografia, l’evoluzionde dall’analogico al digitale e lo sviluppo dei dispositivi fotografici e mobile, per conoscere come gli smartphone attuali siano arrivati a possedere tante modalità e funzioni. L’idea è stata sin da subito quella di creare una rivista di fotografia, diversa dai canoni tradizionali proposti, che potesse mostrare una nuova realtà. Ho ideato così una rivista con uno stile fresco e giovanile, di intrattenimento e con la giusta quantità di informazioni e consigli per arricchire il bagaglio fotografico dell’utente. Filter mira, infatti, ad un pubblico di età compresa tra i 15 e i 35, ma puo’ essere estesa a chiunque, poichè gli argomenti riguardano l’attualità e la multimedialità. I lettori, dopo aver sfogliato Filter, potranno, infatti, essere in grado di partecipare attivamente con il proprio smartphone ai contest proposti all’interno del magazine, editando e caricando online le loro foto come un’artista espone i propri quadri in una galleria d’arte.
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1. Ricognizione storica
RICOGNIZIONE STORICA
1.1 La nascita della fotografia La fotografia fece la sua comparsa ufficialmente nel 1838, quando Louis-Jacques-Mandé Daguerre comunicò all’Accademia delle Scienze un procedimento, che egli aveva perfezionato e denominato dagherrotipo, per fissare un’immagine proiettata nella camera oscura sopra una lastra d’argento. “Sin dal 1826 però, il fisico Nicéphore Niepce aveva compiuto i primi esperimenti per riprodurre immagini naturali a mezzo della camera oscura, associandosi nel 1829 a Daguerre che, dal canto suo, aveva già compiuto prove in questa direzione. Sin da questo periodo pionieristico, la fotografia ebbe subito rapporti non facili con la pittura, nel senso che, sviluppando soprattutto il genere della ritrattistica, il cui rappresentante più significativo fu Gaspar-Félix Tournachon, detto Nadar, uno dei primi protagonisti del ritrattismo fotografico, sottrasse occasioni di lavoro ai pittori, fornendo prodotti più accessibili e meno costosi. Si pensi, per citare un esempio italiano, del caso della ditta Alinari, nata a Firenze nel 1854 con l’apertura di un laboratorio che, in breve tempo, ottenne un largo successo non solo nazionale e che appunto si dedicò in particolare al ritratto, in stretta dipendenza dalla pittura. D’altra parte gli artisti stessi cominciarono a tener conto delle possibilità offerte dal nuovo mezzo, utilizzandolo per ritrarre soggetti da inserire poi in più ampie composizioni, con un consistente risparmio rispetto alla presenza continua dei modelli viventi”(1). Di fatto i rapporti tra pittura e fotografia furono, fin dall’inizio, molto stretti, nonostante i sospetti e le prese di distanza da parte dei pittori, e si intensificarono dopo che, nel 1860, con la scoperta della fotografia istantanea, si ebbe la possibilità di fissare i momenti successivi di un movimento, per esempio di
Il 1838 è ufficialmente l’anno della fotografia, di Daguerre, e dell’invenzione del dagherrotipo.
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FILTER
un cavallo in corsa o dell’evoluzione di un acrobata. Si puo’ anzi stabilire un legame tra gli studi fotografici sui cavalli in corsa, svolti da Eadweard Muybridge e il proposito, proprio di Edgar Degas, di rendere i movimenti, per esempio delle ballerine. Del resto, già negli anni precedenti, artisti come Delacroix e poi Manet si servirono delle fotografie per realizzare i loro dipinti. William Fox Talbot, nel frattempo si affrettò a rendere pubbliche le sue scoperte, documentando esperimenti risalenti al 1835. “Si trattava di un foglio di carta immerso in sale da cucina e nitrato d’argento, asciugato e coperto con piccoli oggetti come foglie, piume o pizzo, quindi esposto alla luce. Sul foglio di carta compariva il negativo dell’oggetto che il 28 febbraio 1835 Talbot intuì come trasformare in positivo utilizzando un secondo foglio in trasparenza. Utilizzò una forte soluzione di sale o di ioduro di potassio che rendeva meno sensibili gli elementi d’argento per rallentare il processo di dissoluzione dell’immagine. Chiamò questo procedimento calotipia o talbotipia, che utilizzò già nell’agosto del 1835 per produrre delle piccole immagini di 6,50 cm della sua tenuta di Lacock Abbey mediante camera oscura. Il 25 gennaio 1839 Talbot presentò le sue opere alla Royal Society, seguite da una lettera ad Arago, Biot e Humboldt per rivendicare la priorità su Daguerre. Il 20 febbraio fu letta una relazione che rese chiari alcuni aspetti tecnici, al punto da rendere replicabile la procedura”(2). Insieme a Talbot, anche Sir John Herschel, all’oscuro delle sperimentazioni dei colleghi, utilizzò i sali d’argento ma, grazie alle precedenti esperienze con l’iposolfito di sodio che si accorse sciogliere l’argento, ottenne un fissaggio migliore proprio utilizzando questa sostanza.
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RICOGNIZIONE STORICA
La dagherrotipia Il dagherrotipo si ottiene utilizzando una lastra di rame su cui è stato applicato elettroliticamente uno strato d’argento, quest’ultimo viene sensibilizzato alla luce con vapori di iodio. La lastra deve quindi essere esposta entro un’ora e per un periodo variabile tra i 10 e i 15 minuti. Questo processo si divide in cinque operazioni:
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Nettare e pulimentare la lamina e renderla propria a ricevere lo strato sensibile.
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Applicazione di questo strato.
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Sottomettere nella camera oscura la lamina preparata a ricevere l’azione della luce affine di ricevervi l’immagine della natura.
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Fare apparire questa immagine che non è visibile al suo uscire dalla camera oscura. Togliere lo strato sensibile che continuerebbe ad essere modificato dalla luce e tenderebbe necessariamente a distruggere interamente la prova.
e r r e u g Da
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FILTER
Anonimo Fawley, United Kingdom
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RICOGNIZIONE STORICA
Sanderson Junior, 1900
Ne parlò a Talbot e insieme pubblicarono la scoperta che venne subito adottata anche da Daguerre. La sostanza cambiò in seguito nome in tiosolfato di sodio, anche se rimase conosciuta come iposolfito. Ad Herschel venne attribuita anche l’introduzione dei termini fotografia, negativo e positivo. Nel giro di pochi anni, le lastre diventarono abbastanza sensibili da permettere la creazione delle prime fotocamere a mano. Questo segnò il primo passo fondamentale della fotografia. Per consentire l’uso a mano fu necessario introdurre un mirino separato dall’obiettivo e così ebbe origine il modo di fotografare a noi noto, senza nascondere la testa
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FILTER
Sanderson Junior, 1900 Mentre le fotocamere a mano muovevano i primi passi per lungo tempo la qualità poteva essere raggiunta solo dai grandi formati e una fotocamera 12x17 cm come questa era il giusto compromesso fra la qualità e la trasportabilità richieste ad una fotocamera da campagna.
Ica Volta 146, 1914 Nel primo ‘900 il miglior compromesso fra qualità e trasportabilità era rappresentato dalle fotocamere a lastra, come questa Ica 9x12 cm. Esse potevano essere usate a mano, grazie alla scala metrica per la messa a fuoco e al mirino a riflessione, o su treppiede grazie al vetro smerigliato.
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RICOGNIZIONE STORICA
Revolving Back Tele Graflex, 1927 Quando le prime Leica furono affidate ad un gruppo di giornalisti per verificare come sarebbe stata accolta dai professionisti, le reflex di grande formato rappresentavano la perfezione per la fotografia a mano libera. Il proprietario di questo esemplare, piuttosto tardivo, non usava lastre in vetro.
Rolleiflex, 1929 Con la Rolleiflex la qualità delle immagini fa un rapido passo in avanti: il formato abbastanza grande e l’assenza di vibrazioni, grazie alla stabilità dell’impugnatura a dispetto delle apparenze, permettono di ottenere il massimo dalle ottiche Zeiss. “In termini di qualità dell’immagine la Rolleiflex non ha avuto concorrenti fra le fotocamere a mano fino al sopraggiungere dell’Hasselblad, ed è stata uno dei cavalli di battaglia dei fondatori dell’Agenzia Magnum insieme alla Leica e alla Contax”(3).
Leica, 1930 La Leica I fu una celebre fotocamera prodotta dalla Leica di Wetzlar, che rappresentò un epocale salto tecnologico e di costum e nella storia della fotografia. “Era una fotocamera di 35 mme con un peso di 350 g . A livello di compattezza non aveva precedenti e rivali, e consenti per la prima volta la fotografia a mano libera”(4).
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Canon Canonet Ql19 Lente 40 mm
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1.2 Dall’analogico al digitale Secondo lo studio di alcuni storici e massmediologi, appare evidente che si sia conclusa un’epoca e se ne ne stia aprendo un’altra, caratterizzata dall’ipertestualità, dalla multimedialità, dall’interattività e dallo sviluppo delle grandi reti. Sono queste, dunque, le parole chiave con cui accedere al terzo millennio, parole che invitano a ripensare molti dei principi sociali e culturali relativi ai concetti di spazio e tempo. Ma prima di passare alla riflessione sui fenomeni connessi a quello che viene definito un “passaggio storico” delle società post-industriali, bisogna analizzare meglio i termini esatti della questione. “Per analogico si intende un sistema in cui una quantità fisica continuamente variabile viene rappresentata da un’altra nel modo più fedele possibile. È digitale invece un sistema o dispositivo che sfrutta segnali discreti per rappresentare e riprodurre segnali continui sotto forma di numeri o altri caratteri”(5). L’origine della fotografia digitale risale alle esplorazioni spaziali e alla necessità di trasmettere a lunghissima distanza le immagini riprese dai satelliti artificiali e dalle missioni spaziali. Già nel 1975 un ricercatore della Kodak, Steven Sasson, lavora ad un’invenzione rivoluzionaria: la prima fotocamera digitale. Il suo prototipo iniziale aveva una risoluzione di 0,01 megapixel e catturò la prima immagine in bianco e nero in 23 secondi per registrare poi i dati su una cassetta. Nel 1978 depositò il brevetto ma ci vollero alcuni anni di studi e ricerche affinché la qualità dell’immagine divenisse accettabile. “La prima fotocamera digitale disponibile sul mercato uscì il 24 agosto 1981, era la Sony Mavica FD5, che utilizzava un floppy come supporto di memorizzazione
La prima fotocamera digitale aveva una risoluzione di 0,01 megapixel!
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FILTER
e avevano una risoluzione di 570 × 490 pixels. Nascendo in un periodo in cui la cultura elettronica si fa sempre più diffusa, la fotocamera digitale dispose fin da subito di dimensioni contenute e di un livello di automatismo molto elevato. La vera rivoluzione della fotografia digitale consiste nel poter vedere immediatamente dopo lo scatto le immagini ottenute su un display; inoltre il vantaggio di scaricare le fotografie scattate sul computer evita le spese di pellicola e sviluppo e consente all’utente di ottenere un numero maggiore di immagini a un prezzo pari a zero dopo l’investimento iniziale per la fotocamera. L’accettazione dei nuovi apparecchi fotografici da parte dei fotografi non fu immediata. Inizialmente infatti le fotocamere digitali non disponevano delle raffinatezze meccaniche e ottiche caratteristiche di più di un secolo di fotografia: niente ottiche intercambiabili, poche regolazioni manuali e un display da tenere a distanza elevata dagli occhi al posto del mirino. Lo stile personale dello scatto fotografico non poteva in tal modo essere realizzato, e la versatilità delle impostazioni variabili di apertura e tempi veniva negata”(6). Lo scetticismo verso la fotografia digitale da parte dei fotografi professionisti crebbe con la consapevolezza che la nuova tecnologia riduceva l’esclusività delle loro competenze in quanto, soprattutto grazie all’utilizzo di software per la rielaborazione digitale dell’immagine. Il più noto dei quali è Photoshop sviluppato a partire dal 1990, creare l’immagine perfetta era ormai cosa alla portata di uno studente liceale.
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Fotocamera vintage pieghevole, Kadacolor e Sony Alpha 6500
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Adobe Photoshop Versione 0.63 10/2/1988
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Photoshop 11
ll software più piratato di sempre.
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Non è stato inventato da Adobe, ma acquistato.
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Il primo nome che ha avuto è stato “Display”.
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Photoshop su Google restituisce 493 milioni di risultati.
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Tutte le versioni di Photoshop per ora sono 23.
dA obe
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1.3 Lo smartphone In elettronica lo smartphone, letteralmente “telefono intelligente”, è un telefono cellulare con capacità di calcolo, di memoria e di connessione dati molto più avanzate rispetto ai normali telefoni cellulari, basato su un sistema operativo per dispositivi mobili che permette l’utilizzo di applicazioni di differente tipo. I primi smartphone combinavano le funzioni di un palmare con quelle di un telefono mobile. I modelli più recenti si sono arricchiti della funzionalità di dispositivi multimediali in grado di riprodurre musica, scattare foto e girare video. Una caratteristica diffusa è inoltre quella di poter installare funzionalità aggiuntive attraverso le cosiddette App, come accennavamo prima, scaricabili dai rispettivi negozi online. I principali sistemi operativi mobili in ordine di diffusione sono Android, iOS e Windows Phone, ma esistono anche altri sistemi meno diffusi come Bada, Symbian OS, BlackBerry OS e dei sistemi GNU o Linux e altri. L’idea di creare dei dispositivi che unissero la telefonia all’utilizzo degli elaboratori elettronici risale al 1973, ma le prime vendite di tali dispositivi cominciarono solo nel 1993. Il termine “smartphone”, invece, non apparve fino al 1997 quando la Ericsson descrisse il suo GS88 “Penelope” uno Smart Phone. Il primo smartphone in assoluto, chiamato Simon, fu progettato dalla IBM nel 1992 e commercializzato dalla BellSouth a partire dal 1993. Oltre alle comuni funzioni di telefono incorporava calendario, rubrica, orologio, block notes, funzioni di e-mail e giochi: per poter scrivere direttamente sullo schermo era disponibile un pennino. I BlackBerry sono considerati i primi smartphone ad essersi affermati su scala internazionale. In origine questi telefoni permettevano di aprire allegati, oltre a poter navigare in Internet con un browser mobile. La fotocamera incorporata sui telefoni cellulari è stata senza dubbio una grande
Il commercio dei dispositivi telefonici iniziò nel 1993!
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innovazione, da sempre è una delle componenti più guardate al momento dell’acquisto di un telefono. Il primo telefono con fotocamera che si fece in USA fu il Sanyo SCP-5300, un telefono a forma di “guscio” prodotto nel novembre 2002, con una fotocamera da 0.3 MP, le impostazioni erano personalizzabili, come il controllo del bilanciamento del bianco, si poteva settare l’autoscatto, usare lo zoom digitale e i filtri seppia, bianco e nero. “Quell’anno uscì anche il Nokia 7650 con fotocamera da 0,3 MP, il primo terminale dell’azienda a sfruttare commercialmente la fotocamera. A seguito di tali uscite, anche aziende come Sony Ericsson e Motorola si lanciarono nel campo della fotografia mobile con il Sony Ericsson P800, uscito alla fine del 2002 sotto forma di macchina fotografica. La prima azienda a raggiungere un megapixel di risoluzione fu la Samsung nel 2003. Il prezzo di questi dispositivi continuava a scendere man mano che il loro mercato si espandeva. Nel 2005 Nokia ha lanciato il Nokia N90, un telefono che ricordava una videocamera e aveva una fotocamera da 2MP e flash LED. Samsung fu la prima a lanciare un terminale con fotocamera da 5 MP, nel 2004 con il modello SCH-S250. Tempo dopo Nokia lanciò il Nokia N95 da 5MP, presentato nel 2006 e rilasciato nel 2007. L’N95 aveva la migliore fotocamera da 5MP all’epoca presente sul mercato”(7). Nel 2007 esce sul mercato il primo iPhone, con una fotocamera da 2 MP ma sprovvisto di flash LED e autofocus, non poteva realizzare neanche video, la sua grande innovazione fu l’aver introdotto il Touchscreen su un dispositivo di questo tipo. Quest’ultimo ha il merito di aver innovato il mercato della telefonia mobile, tutte le aziende copiarono il sistema touchscreen e il sistema di app. Gli smartphone di ultima generazione attualmente arrivano a possedere delle caratteristiche tecniche sempre più sviluppate. Sono presenti in commercio dispositivi mobili con fotocamere da 92 megapixel ed alcuni modelli possono predisporre inoltre una doppia fotocamera, perfetta per migliorare le immagini in condizioni di scarsa luminosità.
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Da questo punto in poi la fotografia mobile diventa Social, grazie a facebook, instagram e ai vari social network che metteranno a disposizione dei moderni smartphone le app che oggi tutti noi conosciamo bene.
1.4 Social Media Social media è un’espressione che si sente sempre più spesso. Ma che cosa sono i social media? Per social media s’intendono le tecnologie, le pratiche e gli ambienti sul web che le persone usano per condividere contenuti testuali, immagini, grafiche, audio, video. In altre parole: i social media sono tutte quelle applicazioni web che consentono agli utenti di informarsi, creare e scambiare contenuti online. Molto più semplicemente il social media è l’insieme di tutte le conversazioni e le pubblicazioni delle persone sul web. Per alcuni aspetti, i social media non hanno limiti: non c’è un numero fisso di pagine o di ore. I lettori possono partecipare lasciando commenti, messaggi istantanei o anche pubblicando articoli per conto proprio illimitatamente. Oggigiorno, i giovani sono sempre i più connessi, soprattutto via smartphone. Videogames, chat di messaggistica istantanea ma anche social network: Instagram, Facebook, Twitter, Snapchat, sono solo alcuni dei social network più scelti dalla popolazione. Tra le principali attività troviamo la condivisione di foto, la realizzazione di stories, ovvero video o foto modificate con filtri, emotes o informazioni riguardanti la posizione, l’orario e il meteo e altro, e tweet o messaggi. Queste nuove piattaforme oltre ad essere utili per la creazione di un profilo, sono fondamentali per piccole e grandi aziende o privati per promuoversi ed estendersi sul territorio virtuale attraverso diverse strategie di marketing.
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1.5 Gli schermi Quando si parla di schermi si intende generalmente un dispositivo di varia forma e dimensioni con una superficie su cui rappresentare visivamente delle immagini fisse o in movimento, come una televisione o uno smartphone. Lo schermo è qualcosa che viene interposto tra due cose, potremmo dire che sia un filtro tra noi e gli oggetti che stiamo osservando. Oggigiorno, infatti, entriamo completamente a contatto con il mondo con un’incredibile facilità, ma anche con enormi rischi, ovvero percepire costantemente un appiattimento della prospettiva, dove tutto è ridotto a non farci arrivare odori, peso e dimensioni. In un singolo rettangolo multimediale è contenuto un universo conoscibile con il quale interagiamo quotidianamente e abbiamo la possibilità di relazionarci ad idee concettuali che non combaciano sempre con con il reale ma che rappresentano un vero e proprio progetto di design. Lo scopo, dunque, è quello di fornirci uno strumento teorico, per permettere lo sviluppo di un ragionamento. Gli schermi parlano qualsiasi lingua, conoscono qualsiasi cultura e hanno il potere di farci esplorare visivamente il contenuto, saltando da un blocco ad un altro poichè attirati sempre da altri piccoli elementi. La prima interfaccia digitale, di uso quotidiano e non domestico, è stata quella dei videogiochi per poi arrivare a presentare nel commercio la famosa Play Station nel 1994, che ha comportato una ancora più complessa strutturazione dello spazio. I videogiochi, dunque, ci hanno permesso di guidare una macchina della formula uno o reso un giocatore di calcio professionista ed hanno portato alla creazione dei dispositivi che possediamo oggigiorno, quali gli smartphone o i pc. Gli schermi sono quindi dei medium tra noi e la realtà come lo è un libro con il suo racconto o uno spettacolo teatrale con la sua storia.
Gli schermi come filtro tra soggetto e realtà.
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FILTER
1.6 La stampa e la nascita delle riviste Johannes Gutenberg, un orafo e tipografo tedesco, è stato colui che nella seconda metà del Quattrocento diede inizio alla stampa dei primi libri grazie all’invenzione dei caratteri mobili. Il primo libro che fu stampato e diffuso fu la Bibbia tra il 1452 e il 1455. Con la stampa, e quindi con la possibilità di riprodurre tante copie di libri, la cultura diventò per la prima volta accessibile a tutti iniziando a diffondersi in maniera più veloce. Da allora ci fu un crescendo tra i progressi della stampa fino ad arrivare, tra il Settecento e l’Ottocento, alla stampa dei quotidiani. La nascita del primo periodico, che si avvicina alla concezione odierna di rivista, avvenne quasi contemporaneamente in Francia e in Inghilterra nel 1665. Il primo numero fu Journal des sçavans pubblicato in data di lunedì 5 gennaio 1665 dal francese Denis de Sallo. Dopo la Rivoluzione francese, tuttavia, il giornale divenne più letterario e perse l’orientamento scientifico che aveva inizialmente. I periodici iniziano così a diffondersi in tutta Europa e in Italia, essendo una penisola divisa in tanti stati diversi, nacquero tanti centri di produzione differenti, ognuno a dimensione locale. Il centro più attivo italiano fu Venezia. La diffusione dei mezzi di comunicazione di massa, come la televisione e la radio, ha influito relativamente poco sulla diffusione delle riviste specializzate le quali raramente sono riuscite a superare la ristretta cerchia degli ambiti accademici e specialistici. Con l’avvento di internet e l’introduzione di nuovi mezzi digitali dell’informazione, quali gli eBook reader e i tablet computer, si sta, però, sentendo una forte crisi poichè i costi delle pubblicazioni on-line sono più bassi rispetto a quelle cartacee. Quest’ultime sono pubblicazioni periodiche stampate ad intervalli regolari che possono trattare uno o più argomenti ed essere vendute in diversi luoghi come edicola, libreria o inviate tramite abbonamento.
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1.7 Che cos’è la grafica editoriale? Il termine grafica, dal greco gráfos, significa scrivere, disegnare o incidere, e rimanda dunque al mondo artistico manuale. L’editoria invece è l’industria che ha per oggetto la pubblicazione e la distribuzione di libri e in genere di opere a stampa come per esempio giornali e periodici. La grafica editoriale è, dunque, realizzare prodotti per l’editoria ovvero progettare libri, riviste, cataloghi, giornali, brochure e altro. In senso più ampio, si parla dell’insieme delle indicazioni che definiscono l’aspetto grafico del prodotto, e in genere di un’opera editoriale, dalla scelta dei caratteri all’impaginazione del testo e delle illustrazioni e alla confezione finale. Il grafico deve saper conoscere e comprendere le norme sociali e culturali del pubblico a cui il prodotto o il servizio è destinato, in modo da trovare le soluzioni visive più efficaci e pertinenti. Deve, inoltre, utilizzare le proprie conoscenze per risolvere in modo ottimale problemi dalla comunicazione visiva: bisogna tenere presente lo scopo del messaggio che il prodotto deve comunicare al pubblico, raccogliere e analizzare i dati necessari attinenti all’informazione e saper creare potenziali metodi progettuali che mirino a risolvere il problema e realizzare prodotti il più possibile semplici e funzionali. La grafica puo’ essere a sua volta di vario tipo come grafica editoriale, grafica pubblicitaria, grafica multimediale ed ognuna possiede delle caratteristiche differenti nella modalità di sviluppo e presentazione. Per poter realizzare un prodotto editoriale è essenziale conoscere le basi della comunicazione.Per comunicare al meglio bisogna, infatti, mettersi nei panni del destinatario del messaggi, rendere coerente e leggibile la presentazione con i contenuti, ma sopratutto ricordarsi che è impossibile non comunicare qualcosa.
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2. Analisi di mercato
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2.1 Competitors Prima di iniziare la realizzazione del mio magazine Filter, ho eseguito un’ attenta analisi sulle altre realtà presenti nel mercato. Per prima cosa ho cercato di rendere la mia rivista unica nel suo stile, ma soprattutto nell’argomento che sarebbe andata a trattare. Osservando sul web, infatti, ho notato che non ci sono riviste fotografiche interamente focalizzate sulla fotografia con smartphone: il tema generale di Filter. Oltre ad argomentare articoli esclusivamente basati sulla tecnica fotografica, ho cercato di trovare argomenti ed informazioni utili e generali per gli amanti di questi nuovi telefoni cellulari. Una delle caratteristiche principali è quella di possedere uno stretto contatto con il mondo dei social network, lo strumento fondamentale per la condivisione dei nostri scatti fotografici. Il mio intento, dunque, era quello di fare interagire il più possibile i miei lettori con la rivista stessa. All’interno è, di fatto, possibile provare a partecipare a dei contest, a inviare materiale fotografico, a realizzare interviste e informarsi su cosa fare con le proprie foto. Detto questo, riporto in seguito delle riviste di livello nazionale ed internazionale, che trattano nei loro articoli tematiche concorrenti al mio magazine. Alcuni titoli sono: “Fotografare”, “Giro in foto”, “Photography News”, “Amateur Photographer”.
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Giro in foto Magazine
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Fotografare
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Amateur Photographer
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A N A L I S I D I M E R C ATO
Photography news
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Dalle immagini di copertina delle quattro riviste presentate nelle pagine precedenti possiamo notare come la fotografia sia una tematica per magazine molto scelta. In tutte queste tipologie di magazine, però, i temi trattati riguardano sempre specificatamente la tecnica di scatto e i prodotti specifici da utilizzare per fotografare. In “Photography News” per esempio, possiamo trovare articoli di 2 o più facciate che elencano dettagliatamente i corpi macchina e gli obiettivi migliori da comprare. Vengono fatti dei paragoni di prezzo e caratteristiche generali tra una o più marche e vengono consigliati inoltre altri prodotti a supporto, come stampanti o schede di memoria. Lo stesso tipo di contenuto lo troviamo in “Fotografare” dove esiste una sezione specifica per le caratteristiche tecniche di singoli corpi macchina o di lenti aggiuntive di determinate marche.
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2.2 Questionario Per analizzare appieno l’interesse dei miei futuri lettori e per capire se la mia idea di rivista potesse risultare interessante al pubblico ho deciso di mettere in rete un questionario. Il questionario è stato dunque fondamentale per avviare il mio intero progetto. Con le prime domande, le più dirette, ho cercato di scoprire l’interesse per la fotografia come tematica generale e a seguire le preferenze sul metodo di scatto, come per esempio fotografare esclusivamente con smartphone, con una macchinetta professionale o con entrambi. Superato il primo step di domande generali sull’ambito fotografico, mi sono concentrata sul contenuto della rivista, chiedendo consigli su quale tipo di articoli o fotografie avrebbe preferito il mio pubblico, per poi arrivare a capire se risulterebbe meglio una rivista online o cartacea e in quale luogo sarebbe piu’ semplice poterla acquistare. Nell’ultima parte del mio questionario ho studiato i miei futuri lettori andando a domandare la loro fascia di età, il loro titolo di studio conseguito e il sesso. Il questionario è stato completato da 141 utenti differenti, coinvolgendo per la maggiorparte un pubblico femminile di un’età compresa tra i 21 e i 25. Il 93,1% dei partecipanti al questionario ha espresso un interesse per la fotografia e piu’ del 50% di questi ha confermato di non possedere una macchina fotografica professionale e che preferisce scattare fotografie con il proprio smartphone. Gli argomenti che hanno avuto più successo sono stati i consigli per lo scatto migliore, le interviste a fotografi amatoriali e non e una sezione dedicata alle foto più belle del web. Tutto cio’ mi ha permesso di impostare l’attuale stile progettuale dell’intero magazine Filter, ovvero uno stile fresco, giovanile e che mira ad introdurre nel commercio una rivista per lo più legata al mondo dei social media, ad oggi utilizzati dalla maggiorparte della popolazione mondiale.
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FILTER
Ti piace fotografare? 6,9
%
Sì
93,1 %
No
Possiedi una Reflex?
53,1 %
No
46,9 %
Sì
Quando viaggi preferisci scattare delle foto con:
41,2 %
Smartphone
9,9 % 48,9 %
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Reflex Entrambi
A N A L I S I D I M E R C ATO
Quanto ti interessa da 1 a 5 una rivista dedicata interamente alla fotografia con Smartphone?
1 2
6,1 % 10,7 % 38,9 %
3 25,2 %
4 5
19,1 %
Vorresti che gli articoli fossero accompagnati da foto?
SĂŹ 100 %
No
Quale tipo di rivista preferisci?
53,4 %
46,6 %
Cartacea
Online
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FILTER
Dove vorresti poter acquistare la rivista?
Internet
55 %
Edicola 4,6 %
33,6 %
Libreria
6,9 %
Supermercato
Cosa ti piacerebbe trovare all’interno della rivista?
Consigli per lo scatto migliore 82,2%
Le foto piĂš belle del Web 53,3 %
CuriositĂ sul giornalismo con smartphone 17,8 %
Notizie sugli smartphone 23,3 %
Interviste a Fotografi amatoriali e non 34,9%
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A N A L I S I D I M E R C ATO
In quale fascia di etĂ rientri?
5,4 %
73,3 %
5,3 %
15-20 21-25 26-30
16 %
piĂš di 30
Titolo di studio conseguito?
Diploma di scuola superiore
66,7 %
Nessuno Laurea
33,3 %
Di che sesso sei?
69,2 %
30,8 %
Maschio
Femmina
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3.
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FILTER
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FILTER
3.1 Palette Per l’intero progetto ho cercato di ispirarmi attraverso la creazione di più moodboard e di palette di colori. La prima, la moodboard, è stata per me fondamentale per associare più fotografie ed elementi che potessero avvicinarsi alla mia idea generale di una rivista, strettamente legata alle tendenze presenti sui social network. Una volta stabilito il materiale fotografico e gli articoli da presentare ho accostato differenti palette di colori per stabilire una stessa scelta cromatica. Inoltre, ho deciso di utilizzare un colore principale, che potesse essere presente nei sottotitoli, nelle decorazioni e in parti di testo. Il colore (#6db7ca) “ filter ”, da me così denominato, ha lo scopo di essere il colore dominante del magazine.
Filter: #6db7ca C=70% M=0% Y=21% K=0% R=109 G=183 B=202
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FILTER
#6db7ca
#e5f7ff
#2b2b2b
#ceafba
#f7e3e8
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FILTER
3.2 Filtro In tutte le foto presenti all’interno della rivista è stato aggiunto un filtro fotografico. Questo è stato necessario per rendere la visione di Filter, pagina dopo pagina, sempre più omogenea e scorrevole. Il filtro applicato, tendente ai colori freddi, modifica i colori primari, prevalentemente il blu, e la loro vividezza. L’esposizione viene aumentata per dare più luce e spazio all’impaginato.
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4. Sviluppo del progetto
FILTER
4.1 Logotipo di testata
35 mm
Nero: #000000 C=0% M=0% Y=0% K=0% R=0 G=0 B=0
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SVILUPPO DEL PROGETTO
VA R I A Z I O N I C R O M AT I C H E :
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FILTER
FILTER MAGAZINE N.1 - APRILE 2019
MOJO Il mobile Journalism
I FULMINI Come fotografarli
LE COVER L’accessorio indispensabile
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SVILUPPO DEL PROGETTO
La copertina di Filter segue lo schema e le regole principali di una rivista. Gli elementi a caratterizzarla sono, infatti, il codice a barra, le informazioni relative al numero e la data di pubblicazione, gli strilli e il logotipo di testata in alto. Filter è una rivista mensile, e la sua cover cambierà di mese in mese. Nella foto scelta per la prima pubblicazione è rappresentata una ragazza mentre scatta una fotografia con il suo smartphone, durante l’ora del tramonto. Per mantenere la coerenza con l’interno, ho scelto di lasciare una cornice intorno alla fotografia per esaltare lo spazio bianco.
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FILTER
4.2 Tipografia La giusta scelta della tipografia rappresenta una gran fetta del progetto, può migliorare il design e senza dubbio rendere la comunicazione più efficace. Se il progetto è ricco di contenuti, utilizzeremo font progettati per la lettura e non caratteri di decorazione. Bisogna, inoltre, tener conto di diversi fattori che caratterizzano la font: la dimensione, le grazie, il peso, l’alliniamento del testo , l’interlinea etc. In questo progetto sono state scelte due font e sono state usate le varianti come il corsivo e il grassetto, sia per dare più movimento al testo sia per mantenere una linea visiva alternata. La tipografia utilizzata è la seguente: - La font utilizzata per la testata e i titoli degli articoli è “ Chaising Embers”. E’ un carattere calligrafico che ricorda la scrittura manuale con una “bella calligrafia”. E’ una font impegnativa, elaborata, con un notevole impatto estetico, al contrario degli “Script” che tendono ad essere leggermente più semplici. - La font utilizzata per il resto del progetto come il testo corrente, le titolazioni, il numero di pagina e altro, è il sans serif “ Metropolis”. Qui la scelta ricade nell’utilizzo del carattere in diversi pesi quali il Regular, il Semi bold e l’Extra bold, ed è abbastanza leggibile da poter essere utilizzato anche in piccole dimensioni.
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SVILUPPO DEL PROGETTO
Chaising Embers
Regular
ABCDEFGHIJKLMNOPQ RSTUVWXYZ
abc 77
FILTER
Metropolis
Regular
ABCDEFGHIJKLMNOPQ RSTUVWXYZ
abcdefghijklmnopq rstuvwxyz
123456789
Metropolis Semi bold ABCDEFGHIJKLMNOPQ RSTUVWXYZ
abcdefghijklmnopq rstuvwxyz
123456789
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SVILUPPO DEL PROGETTO
Metropolis Extra Bold ABCDEFGHIJKLMNOPQ RSTUVWXYZ
abcdefghijklmnopq rstuvwxyz
123456789
abc ABC 79
FILTER
4.3 Layout Il contenuto interno della rivista non segue un layout preciso, infatti il testo, le immagini e gli elementi grafici variano a seconda dell’argomento che si sta trattando. E’ presente un’alternanza tra una colonna di testo centrata e due colonne di testo, che misurano esattamente la metà della colonna principale. Una delle caratteristiche generali è il fatto di posizionare tutto al centro della tavola cercando di lasciare aria e spazio bianco nelle pagine dell’impaginato. L’obiettivo era dunque quello di creare un layout il più flessibile possibile, ma che seguisse un preciso ed armonico schema visivo.
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SVILUPPO DEL PROGETTO
LO SMARTPHONE
fulmini i fulmini
COME FOTOGRAFARLI
Se state pensando di scattare una foto a un fulmine è consigliabile configurare la fotocamera del vostro device manualmente. Ecco come fare. Si dice che la principale abilità che un vero fotografo deve avere sia quella di cogliere l’attimo. Momento che a volte è davvero difficile da catturare. Pensiamo a quanto sia complicato scattare una fotografia a un fulmine. Soprattutto, poi, se proviamo a farlo con un semplice smartphone. Tranquilli, alla fine non è così impossibile. È sufficiente, infatti, mettere in pratica alcuni accorgimenti. Partiamo con un punto fondamentale. Cercare di immortalare un fulmine non solo non è un gioco da ragazzi, ma è anche abbastanza pericoloso. Se avete deciso di provarci, fate attenzione. Assicuratevi di essere a debita distanza dalla tempesta e, soprattutto, mettetevi al riparo. Prese le giuste cautele, torniamo all’aspetto tecnico, cercando di capire cosa fare per scattare una buona fotografia di un fulmine con uno smartphone. La prima qualità richiesta, ovviamente, è essere bravi a riconoscere l’occasione giusta ed essere pronti a premere l’otturatore prima che sia troppo tardi. Lo stesso vale per i fuochi d’artificio!
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FILTER
Secondo uno studio del Cnr, l’Italia è al secondo posto nella classifica dei Paesi in cui si fanno più autoritratti digitali per poi condividerli su Instagram, il social network dedicato alle immagini. Se si guarda però al rapporto tra selfie e numero di abitanti, ecco che il Belpaese diventa primo, superando gli Stati Uniti, nazione che detiene il primato grazie anche a una popolazione di oltre 310 milioni di persone. Che la penisola non se la cavasse male con gli autoscatti digitali lo aveva già decretato la rivista “Time”, che nel 2014 ha stilato una classifica delle città del mondo con più selfie: Milano si guadagnò un ottavo posto, dopo Tel Aviv e Manchester. Il fenomeno selfie è iniziato ufficialmente nel 2004, quando un utente di Flickr, piattaforma per la condivisione di foto, ha usato il termine per la prima volta. Ed è esploso in fretta, basti pensare che nel 2013 è stato inserito nell’Oxford Dictionary, che l’ha anche eletto “parola dell’anno”. L’italiano Zingarelli ha aggiunto il termine nell’edizione 2015. Sono soprattutto le donne a condividere i selfie, racconta Maurizio Tesconi, ricercatore all’Istituto di Informatica e Telematica del Cnr di Pisa. Tuttavia, le differenze tra i vari Paesi sono notevoli: in nazioni come la Turchia o gli Emirati Arabi, maschi e femmine raggiungono un sostanziale pareggio, fino ad arrivare a un ribaltamento della statistica in Siria o in Iraq, che vedono una netta prevalenza di foto maschili. Per quanto riguarda età ed etnia, non ci sono grosse sorprese: sono soprattutto i giovani bianchi,
con età compresa tra i 18 e i 24 anni, a condividere foto sui social, mentre la percentuale si abbassa con il progredire dell’età. Ma cosa spinge tutte queste persone a postare selfie? Diversi studi di psicologia hanno provato a dare una spiegazione al fenomeno, arrivando a conclusioni anche molto differenti. Un lavoro dell’università della California, per esempio, ha addirittura trovato una correlazione con problemi psichiatrici, tra cui depressione, voyeurismo o disturbi ossessivi compulsivi. Secondo i ricercatori statunitensi, i selfie sarebbero tipici di persone insicure e narcisiste. Tesconi e colleghi sostengono che non ci sia niente di patologico nel postare foto di se stessi in Rete, dal momento che i social network sono nati per questo scopo.
smile
Quando si postano più selfie? La domenica alle 20:00
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Fotografia di @alelololol LO SMARTPHONE
FILTER
instagram INDISPENSABILE
Oltre ad essere una app di foto editing, Instagram è, soprattutto, un social network. Nella facciata principale, la “Home” ci sono tutte le persone da noi seguite ed ogni volta che si scatta o si vuole importare una nuova fotografia si hanno a disposizione differenti filtri da applicare. Inoltre, si ha la possibilità di modificare luminosità, constato, nitidezza e tanto altro.E’ disponibile sia per Android che per iOS.
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Secondo uno studio del Cnr, l’Italia è al secondo posto nella classifica dei Paesi in cui si fanno più autoritratti digitali per poi condividerli su Instagram, il social network dedicato alle immagini. Se si guarda però al rapporto tra selfie e numero di abitanti, ecco che il Belpaese diventa primo, superando gli Stati Uniti, nazione che detiene il primato grazie anche a una popolazione di oltre 310 milioni di persone. Che la penisola non se la cavasse male con gli autoscatti digitali lo aveva già decretato la rivista “Time”, che nel 2014 ha stilato una classifica delle città del mondo con più selfie: Milano si guadagnò un ottavo posto, dopo Tel Aviv e Manchester. Il fenomeno selfie è iniziato ufficialmente nel 2004, quando un utente di Flickr, piattaforma per la condivisione di foto, ha usato il termine per la prima volta. Ed è esploso in fretta, basti pensare che nel 2013 è stato inserito nell’Oxford Dictionary, che l’ha anche eletto “parola dell’anno”. L’italiano Zingarelli ha aggiunto il termine nell’edizione 2015. Sono soprattutto le donne a condividere i selfie, racconta Maurizio Tesconi, ricercatore all’Istituto di Informatica e Telematica del Cnr di Pisa. Tuttavia, le differenze tra i vari Paesi sono notevoli: in nazioni come la Turchia o gli Emirati Arabi, maschi e femmine raggiungono un sostanziale pareggio, fino ad arrivare a un ribaltamento della statistica in Siria o in Iraq, che vedono una netta prevalenza di foto maschili. Per quanto riguarda età ed etnia, non ci sono grosse sorprese: sono soprattutto i giovani bianchi,
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con età compresa tra i 18 e i 24 anni, a condividere foto sui social, mentre la percentuale si abbassa con il progredire dell’età. Ma cosa spinge tutte queste persone a postare selfie? Diversi studi di psicologia hanno provato a dare una spiegazione al fenomeno, arrivando a conclusioni anche molto differenti. Un lavoro dell’università della California, per esempio, ha addirittura trovato una correlazione con problemi psichiatrici, tra cui depressione, voyeurismo o disturbi ossessivi compulsivi. Secondo i ricercatori statunitensi, i selfie sarebbero tipici di persone insicure e narcisiste. Tesconi e colleghi sostengono che non ci sia niente di patologico nel postare foto di se stessi in Rete, dal momento che i social network sono nati per questo scopo.
Quando si postano più selfie? La domenica alle 20:00
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SVILUPPO DEL PROGETTO
LO SMARTPHONE
FILTER
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L’ordine non è casuale La prima regola in assoluto è quella di comporre in modo strategico il proprio flat lay.Che si tratti di uno scatto con pochi oggetti o di uno estremamente pieno, è importante mantenere sempre un certo ordine delle cose considerando la simmetria da entrambi i lati della foto e lasciando sempre un pochino di spazio tra un oggetto e l’altro. Insomma, il primo segreto di un buon flat lay è la sua composizione, che non deve mai essere casuale, anche quando lo sembra, da imbastire su uno sfondo il più minimal possibile (meglio se bianco).
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Attenzione alla luce Come per ogni foto, se non di più, la luce è fondamentale, perché le eventuali ombre faranno anch’esse parte dello scatto. Meglio se si tratta di luce naturale, quindi prima di posizionare la vostra composizione cercate un angolo ben illuminato. Gli orari con le luci migliori in fotografia sono quelle del mattino. Evitate invece di scattare la foto con la luce di una lampada, perché potreste riprendere anche la vostra ombra o quella del cellulare, e il risultato in questo caso non sarebbe per niente allettante.
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FOCUS
SELFIE MANIA
In fotografia l’autoritratto è vecchio tanto quanto l’invenzione della tecnica stessa. Affonda le sue radici nella prima metà del 1800 ed esplode dal punto di vista creativo nel XX secolo, come strumento per generare un legame diretto tra l’opera creata e l’Io. L’autore diviene protagonista e oggetto dell’atto creativo, osserva se stesso attraverso l’obiettivo e mette a nudo la propria personalità, mediante un percorso di autoconoscimento e analisi interiore. Il termine “selfie” è di origine recente, un neologismo. Consultando l’archivio della grande Rete se ne scova la prima testimonianza nel settembre 2002, con un intervento firmato da Nathan Hope su un forum di discussione australiano. Nell’occasione, l’utente si scusava per la pessima messa a fuoco dell’immagine pubblicata, spiegando che si trattava di un autoritratto. Quello più celebre, almeno a livello di condivisioni social, è invece comparso nel marzo 2014 sul profilo Twitter dell’attrice e conduttrice statunitense Ellen Degeneres: un autoscatto in compagnia di alcuni protagonisti della notte degli Oscar.
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4.4 Elementi grafici Nella rivista e nell’impaginato di questo manuale sono stati inseriti degli elementi grafici per rendere più completo il progetto. Per prima cosa, sono state create delle icone per rimandare al senso di multimedialità dello smartphone e rendere il lettore ancora più coinvolto durante la lettura. Le icone cercano di sintetizzare ciò di cui si sta parlando in modo immediato ed intuitivo. Sono realizzate in due colori, nero e Filter ( #6db7ca ) con un traccia
di 1,5 pt. Un secondo elemento grafico presente in differenti pagine è un tipo di nastro adesivo, il washi tape. Uno scotch dal pattern trasparente ed opaco che decora generalmente diari ed album fotografici. Puo’ avere vari spessori e puo’ essere sia a tinta unita, come quello scelto per il progetto, o avere un pattern decorativo. Per concludere, altri due elementi grafici sono la linea nera disegnata a mano di uno spessore di 1pt e la sottolineatura simile ad un evidenziatore, sempre del colore protagonista del magazine.
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SVILUPPO DEL PROGETTO
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4.5 Formato Il formato scelto per la rivista è un formato personalizzato che si avvicina agli standard dei magazine. Le misure sono 210 mm x 285 mm.
285 mm
210 mm
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SVILUPPO DEL PROGETTO
FILTER MAGAZINE N.1 - APRILE 2019
FILTER MAGAZINE
MOJO
210 mm x 285 mm
Il mobile Journalism
I FULMINI Come fotografarli
LE COVER L’accessorio indispensabile
FILTER ANALISI 210 mm x 285 mm
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4.6 Stampa Il supporto scelto per la stampa è una carta patinata opaca, classic demimatt, di 130gr per l’interno e di 300 gr per la copertina. Quest’ultima è rivestita da una plastificazione opaca in prima e quarta di copertina. Per entrambe le riviste è stata scelta come rilegatura la brossura grecata e fresata. L’intero progetto è stato stampato da Pixartprinting.
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S TA M P A
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4.7 App Filter L’intera rivista è stata declinata in un’applicazione per smartphone e tablet. L’app servirà all’utente per mettere in atto i consigli e le spiegazioni presenti negli articoli e per creare un’ etichetta, ovvero un profilo utente, dove è possibile caricare le fotografie. L’app è siddivisa in diverse sezioni: la home, dove sarà possibile vedere i post più recenti dei nostri follower, gli articoli, dove appunto sono presenti le ultime notizie, la fotocamera, che ci permette di regolare specificatamente le componenti fotpgrafiche allo scatto, il profilo utente personale ed infine le categorie. Quest’ultime hanno lo scopo di facilitare la ricerca delle foto che stiamo cercando. Ci permettono di individuare la tematica della foto (#citylife, #food, #landscape etc), di scegliere il luogo in cui sono state scattate, i soggetti protagonisti della fotografia ed infine il periodo.
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SVILUPPO DEL PROGETTO
FOTOCAMERA
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FILTER
HOME
ARTICOLI
HOME
ARTICOLI
@NIKKIPHOTOS new york, 21.03.2018
OBIETTIVI INTERCAMBIABILI In arrivo sul mercato dal prossimo Dicembre gli obiettivi per smarphone...
@ALBERT_86 budapest, 11.12.2014
I FULMINI
Nella sezione Home, sono presenti tutte le fotografie caricate dagli utenti che stiamo seguendo o le fotografie presenti nelle categorie da noi seguite. L’icona al lato del post serve ad indentificare graficamente la tipologia di foto. Nella sezione degli Articoli, sono presenti parte degli articoli pubblicati nella rivista cartacea.
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SVILUPPO DEL PROGETTO
ETICHETTA
@NIKKIPHOTOS 23 yo, California Art Student
carica altro
Questa è l’etichetta che ogni utente ha la possibilità di personalizzare. Si potrà impostare una foto profilo, un nickname, aggiungere delle informazioni personali, ma sopratutto specificare la tipologia di foto che più si preferisce scattare. La presenza delle icone delle categorie, sarà fondamentale per far capire a tutti gli utenti di Filter, quale siano i contenuti di quella specificata etichetta.
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FILTER
CATEGORIE
#dove
#travel
DOVE
#portrait
#dove
cerca...
#quando
#chi
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#macro
#city
#landscape
#food
SVILUPPO DEL PROGETTO
CHI
QUANDO
#quando
#chi
#person
#animals
#objects
aggiungi una categoria...
#summer
#winter
#spring
#autumn
#christmas
#easter
#halloween
#night
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5. Crediti
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5.1 Bibliografia - Fotografia Smartphone, Scatta, elabora, condividi Gianpiero Riva - Apogeo - Smartphoto Manuale, Tecniche e segreti Valerio De Berardinis - DeAgostini - Critica portatile al visual design, Da Gutenberg ai social network Riccardo Falcinelli - Enaudi - Dopo la fotografia - Dall’immagine analogica alla rivoluzione digitale Quentin Bajac - Contrasto - La marca - Costruire un’identità e rafforzare un’immagine Mauro Ferraresi - Carocci
5.2 Sitografia - https://www.wired.it/ - https://www.kapusons.com/ - https://www.ippawards.com/ - http://www.photogallery.it/ - http://espresso.repubblica.it/
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CREDITI
- https://tecnologia.libero.it/ - https://mojoitalia.wordpress.com/ - https://unsplash.com/ - https://www.lennesimoblogdicucina.com/ - https://siviaggia.it/ - https://www.webnews.it/ - https://www.tuttoandroid.net/ - https://instagramersitalia.it/
5.3 Note - (1) - (2) libro, La nascita della fotografia, Atlas Edizioni - (3) - (4) sito web, http://www.photogallery.it/ - (5) - (6) sito web, https://www.kapusons.com/ - (7) sito web, https://marcocrupi.it/
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CONCLUSIONI
Conclusioni Con questo progetto di tesi ho presentato un’ idea di rivista innovativa legata alla multimedialità degli smartphone. Una rivista editoriale che è riuscita a raccogliere tutte le qualità di una fotografia nuova, ma soprattutto una fotografia accessibile a chiunque. Filter nasce come magazine cartaceo da collezione, poichè spinge il pubblico a conservare i consigli e le pubblicazioni interne per ispirarsi e prepararsi a dei nuovi scatti. Il magazine, così strettamente collegato al mondo tecnologico, ha tutte le qualità per essere declinato in un’applicazione, diventando così un portale di informazioni fotografiche, strategie di pubblicazione, e utenti attivi pronti a creare delle gallerie uniche. Con il passare degli anni queste tecnlogie continueranno la loro evoluzione e Filter sarà in grado di far restare al passo il suo pubblico. Mi auguro dunque che questo progetto possa essere una guida completa per chiunque abbia voglia di conoscere appieno la fotografia con smartphone. In conclusione volevo ringraziare il mio relatore, Stefano Mosena, per la sua preparazione e la sua disponibilità nell’avermi aiutata a dare vita a questa rivista. Ringrazio, inoltre , tutte le persone che mi sono state vicine in questo percorso universitario, tutte quelle che hanno sempre creduto in me sin dal primo giorno e, ovviamente, la mia famiglia che mi ha permesso tutto questo. Grazie!
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Finito di stampare nel mese di marzo 2019 presso Pixartprinting S.p.A.