Portfolio Gritti Giuliana
Giuliana Gritti Via Eduardo Suarez, 21, 80129 Napoli (NA), Italia +39 3337266024 giul.gritti@gmail.com 29 Dicembre 1989
Ottobre 2012 – Ottobre 2015 UNIVERSITA' IUAV DI VENEZIA - CdL MAGISTRALE IN ARCHITETTURA PER IL NUOVO E L'ANTICO Tesi in Urbanistica _ Relatori: Prof. Arch. F.Bandarin, Prof. Arch. E.Fontanari
"Il paesaggio urbano di Este (PD): Applicazione dell’approccio UNESCO sul Paesaggio Urbano Storico"
Voto: 110/110
Ottobre 2014
UN-HABITAT - WORLD URBAN COMPAIN - INAUGURAL URBAN THINKERS CAMPUS, CASERTA (IT) Partecipazione al dibattito: “The future we want. The city we need”
Diffusione dei nuovi paradigmi urbani promossi dall’UN-Habitat in vista della prossima conferenza Habitat III. Dibattito centrato principalmente sulle sfide e sui temi più attuali circa lo sviuppo urbano sostenibile
Giugno 2014 – Agosto 2014
BIENNALE DI ARCHITETTURA DI VENEZIA “FONDAMENTALS” - PADIGLIONE DEL PORTOGALLO Tirocinio universitario per la Triennal de Lisboa
Promozione della ricerca circa la situazione architettonica ed urbana portoghese dell’ultimo secolo. Organizzazione della Vernice del Padiglione. Coinvolgimento dei visitatori per il primo periodo di apertura della mostra.
Marzo 2013
EIP - WORKSHOP ERASMUS INTENSIVE PROGRAMME - LEIBNIZ UNIVERSITÄT OF HANNOVER Workshop Internazionale: “What new spaces for a European University?” Università iuav di Venezia, Ecole nationale supérieure d’architecture Paris-Malaquais, Leibniz universität of Hannover Gruppi di studio internazionali per l a composizione architettonica e la pianificazione urbana per la progettazione di spazi universitari. Approfondimento sulla storia della città di Hannover
curriculum vitae 1989-2015
Settembre 2012
UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI NAPOLI “FEDERICO II” - WORLD URBAN FORUM Partecipazione al dibattito: “Port cities as hotspots of creative and sustainable local development” Publicazione dell’elaborato: “Port: a new prospective of creative development”
(BDC. Bulletin of the Department of Conservation of Architectural and Environmental Assets”, anno 2012)
Dibattito internazionale - Interpretazione delle aree portuali come spazi creativi - Discussione sul ruolo delle città-porto nella futura pianificazione delle città.
Ottobre 2008 - Luglio 2012
UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI NAPOLI “FEDERICO II” - CdL TRIENNALE IN SCIENZE DELL’ARCHITETTURA Tesi in Tecnologia dell’Architettura _ Relatore: Prof.Arch. D.Francese
“Analisi ambientale del Municipio di Frigento (AV): Riorganizzazione ambientale e riqualificazione tecnologica di una Casa di Riposo”
Voto: 110/110
Febbraio 2012 - Maggio 2012
COMUNE DI NAPOLI - II MUNICIPALITA’ - UFFICIO GESTIONE DEL TERRITORIO Tirocinio universitario
Conoscenza della pratica burocratico-amministrativa delle aree della città sottoposte a vincolo della Sovrintendenza dei Beni Storico-Culturali.
31 Maggio - 3 Giugno 2011
UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI NAPOLI “FEDERICO II” - CITTAM (centro interdipartimentale) Terra Cruda Workshop - Montecorvino Rovella (Sa)
“Progetto di Riqualificazione degli spazi di contorno della Cappella Sant’Ambrogio alla Rienna” Workshop sulla riqualificazione sostenibile del sagrato dI una cappella medioevale Seminari teorici sulle caratteristiche della Terra Cruda - Progettazione di un parco tematico Interventi di riqualificazione di manufatti tramite l’utilizzo della Terra Cruda.
Settembre 2003 - Luglio 2008
LICEO CLASSICO STATALE “JACOPO SANNAZARO”, NAPOLI (NA) - DIPLOMA SCUOLA SECONDARIA
Voto: 85/100
Università di Architettura di Venezia IUAV Facoltà di Architettura CdL in Architettura, Conservazione e Costruzione Cotonificio veneziano, Dorsoduro 2196, Venezia Giuliana Gritti 277797
TESI DI LAUREA MAGISTRALE “Il Paesaggio Urbano di Este: un’applicazione della Raccomandazione Unesco sul Paesaggio Urbano Storico.” voto 110/110 ESAME DI LABORATORIO INTEGRATO 3 “Riassetto del giardino storico del Canevon di Precenicco”, Udine ESAME DI LABORATORIO INTEGRATO 2 “Infonografica del giardino del museo di Castelvecchio”, Verona
titoli universitari 2008-2015
Università degli Studi di Napoli “Federico II” Facoltà di Architettura CdL in Scienze dell’Architettura via Forno Vecchio, Napoli Giuliana Gritti N13/210
TESI DI LAUREA TRIENNALE “Riorganizzazione ambientale e riqualificazione tecnologica di un centro anziani” voto 110/110 ESAME DI SINTESI PROGETTUALE “Solar Decathlon Europe Conpetition” ESAME DI RILIEVO DELL’ARCHITETTURA E DISEGNO AUTOMATICO Edificio settcentesco, via Pasquale Scura 72, Napoli
“Il Paesaggio Urbano di Este: un’applicazione della Raccomandazione Unesco sul Paesaggio Urbano Storico.” L’oggetto della mia tesi è l’applicazione dell’approccio promosso dalla raccomandazione UNESCO sul Paesaggio Urbano Storico alla città di Este. Questo nuovo approccio si propone l’obiettivo di definire un piano di gestione per la conservazione dei valori e la definizione di una coerenza patrimoniale di un ambito urbano di rilievo storico. A partire dall’adozione del documento da parte dell’UNESCO nel 2011, molti centri a livello internazionale hanno intrapreso ricerche sulla definizione di strumentazioni, metodologie e approcci interpretativi per rendere i principi esposti dalla raccomandazione più concreti ed attuabili. All’interno di questo panorama internazionale si vuole inserire, in una misura più ridotta il mio lavoro di tesi, dove si è provato ad estrapolare una metodologia pratica per un’applicazione adeguata dell’approccio sul Paesaggio Urbano Storico alla realtà urbana di Este. La Raccomandazione sul Paesaggio Urbano Storico si presenta come uno strumento vero e proprio, da qui la definizione di Approccio, per l'integrazione di politiche e pratiche di conservazione delle aree urbane all'interno però di una visione più ampia volta allo sviluppo della città rispettandone valori e tradizioni culturali. La definizione stessa del concetto di Paesaggio Urbano Storico diventa la chiave di volta per l’interpretazione del nuovo approccio UNESCO ma ancor di più della visione contemporanea del concetto di città storica. Come si può leggere all'interno dei primi articoli del documento non si parla più quindi di città storica ma di Paesaggio Urbano Storico ovvero un'area urbana intesa come il risultato di una stratificazione di caratteri naturali, culturali e storici. Diventa a questo punto imprescindibile il rapporto che lega l’agglomerato urbano definito nella sua evoluzione storica con il suo substrato naturale, quindi il paesaggio su cui esso insiste, oltre che con le pratiche socio-culturali, i processi economici che ne hanno definito forze e debolezze. Un altro particolare legame viene introdotto dall’approccio, ed è quello che unisce la realtà urbana con il suo patrimonio immateriale, ovvero la dimensione intangibile del patrimonio che definisce l’identità culturale specifica di un luogo. L’insieme di tutte queste caratteristiche vanno intese come sfaccettature del medesimo concetto di paesaggio urbano storico ed analizzate quindi al contempo per la definizione di un approccio comprensivo ed integrato costituito da fasi di lavoro, attori coinvolti e strumenti pratici per la realizzazione di un piano di gestione coerente per la realtà urbana e le sue dinamiche interne. La sfida maggiore sta proprio nel capire che il paesaggio urbano storico non può essere valorizzato sulla base delle regole del passato, ma è la città storica che va presa a modello per l’elaborazione di strategie ad hoc. L’applicazione dell’approccio sul Paesaggio Storico Urbano trova il suo maggior valore nel proposito di riconnettere la cosiddetta città storica con la città moderna, per rendere così maggiormente comprensibile il significato di patrimonio urbano e il suo potere di ispirare e guidare sia i processi di riabilitazione urbani contemporanei sia il futuro sviluppo urbano. Lo sviluppo creativo è l’unico metodo che fornisce gli strumenti adatti ad una trasformazione e crescita fisica oltre che sociale, riuscendo ad integrare in maniera armoniosa gli interventi contemporanei. Va ricercato un equilibrio sostenibile tra la qualità dell’ambiente umano che deve essere preservato e la produttività dei centri che va potenziata. Tutti questi aspetti del patrimonio urbano, ovvero spazio fisico, ambiente naturale, sistema di valori, dimensione sociale ed economica, devono essere integrati per permettere una completa comprensione e gestione sostenibile del patrimonio urbano. Tale processo di elaborazione deve includere la mappatura delle risorse, l’individuazione delle specificità del luogo, la classificazione degli attributi da valorizzare, la definizione di indirizzi d’intervento, l’elaborazione di un piano di gestione integrando strategie di conservazione e di sviluppo promuovendo una progettazione partecipata attraverso la consultazione degli attori coinvolti in ogni fase del processo elaborativo. Ogni luogo urbano ha una storia da raccontare, dei valori da proteggere, delle peculiarità da valorizzare e diffondere perché non siano nascoste sotto il velo del progresso indifferente.
TESI DI LAUR
tesi in Urbanistica _ pr
REA MAGISTRALE
rof. Bandarin, prof. Fontanari
20-07-2012
“Restauro del fronte est e riassetto del giardino storico del Canevon di Precenicco” Udine Nella piazza centrale della piccola cittadina di Precenicco, a pochi km da Latisana, provincia di Udine, si trova l’antico Canevon, un edificio di fattura tardo settecentesca. Voluto da Antonio Cassis Faraone, il granaio sorge lungo le sponde del fiume Stella, anticamente usato per il trasporto di materiali dalle montagne fino alla vicina laguna veneta. Nell’800 passa alla proprietà del barone Hierschel che ridisegna completamente l’edificio per trasformarlo in Villa. Alla stecca lineare preesistente viene aggiunto un corpo perpendicolare che funge da parte principale della villa mentre buona parte del Canevon mantiene la sua destinazione originaria: stalla e deposito. La struttura in pietra locale dagli spessori importanti si sviluppa su due livelli; le grandi aule interne presentano ancora degli accorgimenti costruttivi particolari tipici di ambienti dedicati agli animali o alla trasformazione di materie prime per scopi alimentari o comunque domestici. Il ricco Hierschel ambiva alla realizzazione di una villa nobiliare all’altezza del suo titolo; ingaggia così il rinomato paesaggista di giardini Jappelli. L’enorme giardino della villa sulle spondi verdi del fiume viene suddiviso in due grandi ambienti: il giardino all’italiana dà risalto e imponenza alla villa sottolinenadone l’accesso dalla piazza del paese sul fronte principale; il retro invece presenta un vero e proprio parco arricchito di viali tortuosi, alberi e piante autoctone accostati a fioriture esotiche, ruderi anticheggianti nascosti e rivercati che richiamano i giardini romantici inglesi. Lasciata in stato di abbandono con l’inizio della prima guerra mondiale, durante i bombardamenti buona parte della villa Hiierschiel viene distrutta e con essa l’intero lavoro del giovane Jappelli. Cercando di dar nuova vita all’antico Canevon e al suo giardino, il progetto si incentrava sull’analisi dell’edificio e della sua storia nel tentativo di studiarne i più adeguati interventi di restauro sulle facciate: in particolare la facciata est presenta nella parte superiore ancora tracce di affreschi corrispondenti a quelli delle sale di rappresentanza della villa. L’idea compositiva per il riassetto del giardino mira ad enfatizzare quello che era il suo ruolo ottocentesco: sottolineando le tracce storiche, il vecchio ingresso dalla piazza, il viale centrale, i viali tortuosi del giardino inglese, il disegno paesaggistico suggerisce il progetto di Jappelli. In aggiunta viene introdotto, nel luogo in cui le fonti testimoniano l’antica presenza del corpo centrale della villa, un piccolo anfiteatro ipogeo come luogo di ritrovo per la comunità locale e un piccolo molo, nel sito originario che ripristina il rapporto diretto tra il Canevon e la natura.
LABORATOR
RIO INTEGRATO 3
“Infonografica del giardino del museo di Castelvecchio” Verona Il Museo di Castelvecchio è uno dei più importanti musei della città di Verona, nonché uno dei più interessanti dell’arte italiana ed europea. Il museo viene restaurato e allestito con criteri moderni tra il 1958 e il 1974 da Carlo Scarpa, di cui divenne uno degli interventi più completi e meglio conservati. Carlo Scarpa considera Castelvecchio un organismo unitario su cui intervenire, senza fare distinzioni tra il restauro dell’edificio e l’allestimento museografico; l’intervento dell’architetto veneto va così ad insinuarsi tra le preesistenze proponendo ampliamenti, soluzioni distributive inedite e nuovi percorsi. Al restauro e allestimento del museo, opera principalmente di Carlo Scarpa, collaborano anche l’architetto Arrigo Rudi e l’ingegnere Carlo Maschietto. Particolarmente proficuo è soprattutto il dialogo tra Carlo Scarpa e il direttore del museo Licisco Magagnato, che con le loro riflessioni sui temi del restauro e sulle conformazioni assunte dal monumento nel corso del tempo scaturiscono le modifiche di maggior rilievo. È con questo restauro/allestimento che Carlo Scarpa giunge alla sua maturazione artistica, in particolare è l’ala della Galleria che vede il concentrarsi di soluzioni spaziali, architettoniche ed espositive assolutamente innovative. Coraggiosa è la scelta delle opere del piano terra della Galleria, per la quale l’architetto veneto sceglie sculture non famose ma particolarmente espressive del mondo veronese, come una vasca, un sarcofago e un frammento mutilati, la cui vitalità è data dalla materia color rosa e avorio, e che assumono nella loro collocazione museografica un risalto storico preminente. Altre scelte innovativa sono il modo in cui decide di porgere al pubblico la Madonna col Bambino su uno sfondo color “rosso Mondrian”, posta nella sala centrale e sorretta da una semplice mensola in ferro non trattato, oppure la collocazione della Santa Cecilia e della Crocefissione, oltre all’allestimento di piccoli oggetti di oreficeria nel sacello. Magistrale inoltre la sistemazione della statua equestre di Cangrande I, che precedentemente si trovava presso le arche scaligere, sopra la chiesa di Santa Maria Antica, dove viene sostituita da una copia. Posta sulla sommità di un supporto di calcestruzzo, la cui forma a foglio ripiegato ricorda quella di un origami, è possibile ammirarla dal percorso museale, avendo come sfondo la trama delle mura del castello, oppure dal giardino avendo come sfondo il tetto ligneo, che ha come riferimento l’architettura di Frank Lloyd Wright e le tradizionali abitazioni lignee giapponesi. Il giardino, che venne sistemato solo pochi giorni prima dell’apertura del museo, è un preludio al museo semplice ma di grande effetto. Si tratta di un prato di forma rettangolare delimitato verso sud da due siepi che formano un diaframma per chi si avvia in leggera salita verso l’ingresso del museo. Il percorso verso l’ingresso è affiancato da due vasche d’acqua poco profonde che in alcune ore del giorno riflettono il castello, come succede nei giardini giapponesi. L’idea delle due vasche d’acqua giunse inaspettatamente durante i lavori, quando Scarpa osserva due teli di nylon nel cortile sopra i quali si erano formate due pozzanghere.
Rileggere e studiare il lavoro museografico di Carlo Scarpa è stato il passaggio fondamentale per capire in quale modo lo stesso architetto abbia nel suo lavoro di restauro concepito la comunicazione invisibile ma efficace: suggerisce dei percorsi, invita alla sosta ed in qualche modo vincola alcuni punti di vista privilegiati. Nel progetto di rielaborazione dell’ “Infonografica del giardino del museo di Castelvecchio” si è voluto contestualizzare il metodo di comunicazione allo stile del museo. I segni rossi guidano il visitatore ad apprezzare i percorsi scarpiani: lastre che si innestano nei muri perimetrali offrono momenti conoscitivi del museo e della sua storia, fili che segnano il percorso smistando il pubblico nei diversi settori del museo, lastre che fuoriuscendo dei muretti delle aiuole segnalano gli ingressi e offrono informazioni.
LABORATOR
RIO INTEGRATO 2
“Riorganizzazione ambientale e riqualificazione tecnologica di un centro anziani” Frigento, Av Frigento, è un piccolo paese posto in cima ad una collina dell’appennino irpino. Colpito insieme a molti altri centri della zona dal terribile terremoto del 1980 è stato interessato dall’importante intervento di risanamento post-terremoto. Durante l’impulso costruttivo, proprio al di fuori del centro storico, recuperato e conservato nel tempo, sono stati eretti molti nuovi edifici, con lo scopo di rendere maggiormente autonomo il centro che si dava espandendo verso la pianura. L’edificio ogetto di studio è l’attuale sede degli uffici comunali. Posto ai margini del centro storico, si trova nell’angolo ovest della passeggiata panoramica de “i limiti” in un punto particolarmente panoramico. Il trasferimento degli uffici comunali in un edificio storico recuperato, offre l’occasione di studiarne un recupero in chiave sostenibile della struttura. Prima ancora di trovare una nuova destinazione sono state effettuate analisi comportamentali del involucro edilizio rilevando quali fossero le problematiche principali dovute alle variazioni termiche e all’umidità. La riqualificazione sostenibile interessa quindi l’aspetto costruttivo delle tamponature, il trattemento delle facciate con materiali locali, la distribuzione delle aperture per porre in maggiore relazione gli ambienti interni con il contesto ambientale e per aumentare l’esposizione dell’illuminazione e la ventilazione naturale. Si istaura un nuovo rapporto con il contesto costruito ed il panorama naturalistico. In seguito ad un indagine sociale ed urbanistica, viene determinata la nuova destinazione dell’edificio: un centro anziani. Per rendere confortevole l’ambiente interno è stato necessario studiare una schematizzazione ottimale per la distribuzione dei servizi e degli alloggi interni tenendo conto dell’orientamento dell’edificio e dell’esposizione ai venti più freddi.
Tesi di laurea triennale tesi in Tecnologia _ prof. Francese
20-07-2012
Edificio settcentesco, via Pasquale Scura 72 Napoli Il centro storico napoletano è ricco di episodi archittonici di rilievo. In particolare con la crescita della nobiltà napoletana e la ricchezza crescente nel regno borbonico, sorgono moltissimi palazzi signorili di grande pregio. Lo studio tipo-morfologico del tessuto urbano napoletano ha permesso di definire alcuni caratteri peculiari fondamentali per individuare l’attenzione rivolta alla costruzione dei singoli palazzi. Il quartiere in cui si inserisce il palazzo si forma a partire del XVII secolo, arricchendosi di numerose abitazioni e di opere architettoniche quali la Chiesa dello Spirito Santo. Nella seconda metà del 500 (sicuramente successivamente all’anno 1566 della realizzazione della veduta di Lafrery, in cui il palazzo non compare) furono edificati i palazzi nn. 72 e 77 di via Pasquale Scura, detti Palazzi della Monica dal nome del suo proprietario. La via Pasquale Scura, o antica Via Sette dolori, nel quartiere Montecalvario deve il suo antico toponimo “Sette Dolori” dalla presenza della chiesa di S. Maria dei Sette Dolori. Il più recente toponimo ricorda Pasquale Scura (Vaccarizzo Albanese, Cosenza, 1792 - Napoli, 1868), magistrato sotto i Borboni che, ritenuto sospetto dalle autorità, dal 1848, viene definito esule tra Genova e Torino. Nel governo garibaldino del ‘60 viene nominato Ministro di Grazie e Giustizia, e poi Consigliere di Corte di Cassazione. Muore in udienza, il 13 gennaio 1868, durante il discorso inaugurale dell’anno giuridico. Secondo le fonti del tempo, vengono costruite “due case una piccola, e l’altra grande”, corrispondenti ai nn. 9 e 10 dell’isola III. Vincenzo della Monica vende la casa grande nel 1589 a “Giovan Battista Forao, Barone di Lufrano”, ma la casa perviene in seguito al “R.o Cons.re D. Ottavio di Gaeta”, che l’aveva alla fine del ‘600. IMPIANTO: la struttura segue la usuale tradizione napoletana del 500: un ampio cortile interno su un lato del quale si apre la scala padronale e su cui affacciano gli appartamenti distribuiti su 5 livelli (compreso il piano terra), preceduto da un androne. Di datazione più recente è l’istallazione di un ascensore collegato ai pianerottoli pre-esistenti della scala principale. FACCIATA: Il forte sviluppo della seconda metà del ‘700 (come documentato dalle carte del duca di noja del 1775) ha determinato che l’edificio fosse chiuso su tre lati, lasciando libera soltanto la facciata principale che dà direttamente sulla strada. La facciata si sviluppa in modo simmetrico e presenta: - al basamento: un bel portale con arco a tutto sesto in piperno, possente ma illeggiadrito da motivi floreali incorniciati in riquadri; due piccole porte, sormontate da dei finestrini ovali per l’illuminazione, che accedono a scale per gli appartamenti della servitù; - sul fronte: le aperture dei due primi livelli si alternano tra finestre e piccoli balconi di diverso aggetto e sono sormontate da mensole modanate, mentre una fascia marcapiano segna l’ultimo livello dove il ritmo delle aperture cambia; una lesena sul lato sinistro della facciata sottolinea il margine laterale dell’edificio e il coronamento è caratterizzato da un’ampia fascia modanata. - copertura: è articolata in diversi modi (parti coperte da tetto a falde e parti pianeggianti rivestite con pavimentazione e recintate)
RILIEVO DELL’ARCHITETTURA E DISEGNO AUTOMATICO
PORT CITIES AS HOTSPOTS OF CREATIVE AND SUSTAINABLE LOCAL DEVELOPMENT Giuliana Gritti UniversitĂ degli Studi di Napoli "Federico II" (Italia) email: giuliana.gritti@libero.it
PORT: A NEW PERSPECTIVE OF CREATIVE DEVELOPMENT I'm 23 years old, I've just graduated in Architecture, and I'm at my first attempt at a scientific approach to the subject of Port Cities. I'm sure you'll be understanding if my call of paper will not be completely satisfying. The topic of the meeting made me really curious. The opportunity to address so actual subject that has been an incentive to scientific thinking and even before cultural and an opportunity to understand and discover an aspect of scientific debate worldwide which regards so closely even my city. Initially the idea of studying the role of the port in relation to the urban city threw me: it seems strange, but although I have always lived in Naples, one of important Mediterranean ports, I had never considered it as a planning case; the port, for me and for almost all of my peers, it's just an industrial site or, at most, the ferry terminal for the islands of Campania or Sicily; in short, they see it as a marginal place in the city, despite its central location. It was so hard to get the perspective of cultural recovery of an area which is mostly unknown to me. This occasion for study definitely gave me the opportunity to "look" more closely at the port of Naples, getting to know and discovering that there are not only docks, piers and port facilities that are typically gone changing over time and have adapted to technological innovations, but there are some small realities, almost unchanged over time, that may just be the box "GO!" from which it's possible to start a speech about the recovery of historical and cultural role that had once the port Naples: small and medium sized shipyards, taverns once frequented by dockers and the new small Sicilian pastry shops. Moreover, the port of Naples has been the heart of the city since its foundation time, as demonstrated in the central pictorial representations from '500 to 800, and the historical center was built on its banks combining its characteristic layers along the great Via Marina (great road that connect the city center with the area east of Naples) with works of different historical periods: from the eighteenth-century Piazza Mercato to new university departments, from major banks to the Angevin Castel Nuovo at Town Hall square to the last doors of the Aragonese walls. Beginning from all these typical features of our port city, the debate should start moving on issues of sustainable development, historical recovery and creativity. A young and still too inexperienced scholar, like I am, should have an approach to these discussions focused at first to clarify (for themselves) which is the meaning of key-words: Port cities/areas, creativity and sustainability. Issues related to Port city are historical, cultural and urban importance; but the point that a scientific and cultural operator must take the best care is to create a connection between the development of port technology (which use bridges and machinery of enormous size) and the historicity of the city. The Evolution of the Port The port is one of the most enigmatic place in a port city: in fact it's possible to distinguish in a very easy way not only the activities that are carried out, but also its historical and cultural layers. All the studies on the role and development of the port showed a tendency to relate it to the development of transport rather than to the cultural growth of city which it's in connection to and it should be the fulcrum; but it seems that the general approach, at least in Italy, is still addressed to a major expansion of logistics, transport and an increase of the piers. In most cases, this actions resulted in the degradation of port cities that, abandoned to uncontrolled and disorganized construction activity, have now became chaotic spaces. From the 50s onwards, the need to bring the port and its infrastructure to new frontier of oil has modified in a decisive manner the face of the port, identifying new factors: - The efficiency and speed of port services - "Physical" conditions of the port and market appendages: the position of the port in relation to the industry, the connections with the city, the water depth and the size of the pier - The presence of a large market of production inherent to port activities - The adjustment costs: taxes and duties - The possibility of building new networks of connections and infrastructure The greatest "structural" difficulty for this development, at least in Italy, was the adaptation of historic ports to a "naval gigantism" determined by trans-oceanic-type and oil-type vessels: this kind of shipping required very deep waters, very long piers and suitable infrastructure. Making a comparison with the major European ports, Italy had more difficulties to adapt to these new standards: only ports already "ready" were Trieste (due to the favorable natural features of the coast) and Gioia Tauro (designed just to accommodate this new type of navigation), while for other ports like Genoa, Taranto and Marghera, the adjustment was much more complicated. Naples had no chance of turning into a port for oil tankers, so for many years has been a transport container terminal until there was the current boom in cruise mass.
The Port I examined three different cases of Italian Port Cities to make a complete analysis of port situation in my town. The first study concerns Trapani, emblematic example of translation into concrete my reflections on the role of port cities in Italy. The port of Trapani had a singular port development in the Mediterranean for historical, cultural and geographical features that has been adapted to the needs of modern maritime traffic of goods and passengers. Its special shape allows you to give Trapani the title of "city-port"; one of very few in Italy. This is due to the favourable position that the port takes over the fabric of the city that, on the one hand makes the commercial traffic independent of the connections and the urban road network, on the other allows the "port city" of being closed interchange, channeling all vectors: water (ferry terminal), iron (train station), rubber (bus station) and air (airport). Even now, who docks at the port of Trapani (cruise ship passengers, sailors, passengers and commuters of the sections of line, hydrofoils and ferries) leads directly to the old town, which begins by Admiral via Staines (where there are the main quays) and extends to Torre Ligny (the west side) and Piazza Vittorio Emanuele (the east side). The situation of Gioia Tauro is diametrically opposed: the port didn't born with the city. Created almost by accident as a result of the failure of the industrialization policies of the 70's (V Steel Center, Enel Central), the port of Gioia Tauro has became the largest container port in the Mediterranean. The birth of this port is linked to the idea of development of the territory of the Plains (notably agriculture) vanished even before the realization because of the global crisis and domestic sector. Its building began in 1975 and opened to traffic in 1991; since 1995 the activities of trans shipment hub started, and quickly had an extraordinary takeoff. The port reached its production record in 2008 by becoming the "Gateway to Europe", which handles more containerized goods, before Genoa and La Spezia, becoming the third largest port in Europe after Rotterdam and Hamburg, and the first in the Mediterranean, replacing Malta as a distribution node of traffic departing from North America and the Far East to the Mediterranean. The problems of integration with the surrounding city are huge: they were not born together and have always had an independent life. Agricultural land, taken as the location for a heavily industrialized port, has seen the birth and growth of an alienated city. Even the latest proposals for a project of "reunification" of the two areas have great difficulty. Only this year the city administration has banned an assignment of the executive project and contract for the development work of the waterfront of Gioia Tauro city for the construction of a square and a general arrangement of the waterfront with the construction of an urban park. Trieste owes its existence and its development to the Port that determined in great measure also the architectural and building configuration.
pubblicazioni
The city occupies a particularly important position because the connection axis of the Adriatic-Ionian is a preferred route to reach the markets of Central and Eastern Europe and is a multi-modal corridor (Corridor 5: Lisbon-Kiev) to make a combined transport for provided trans-European networks. The strategic importance of the city as a gateway, "gate-bridge" of Western Europe to the eastern Europe and the Balkans and the Mediterranean, is evident. Its port, even when it has stopped being the Mediterranean port of the Austro-Hungarian Empire, was the main factor into development of the city and is the source of profound transformation in the spatial organization and management of the various activities. The considerable extension of the waterfront facilitates the development of port activities and at the same time the creation of the city-emporium behind him. Up to the early 900 the city and the harbour were a single entity, drawing life from each other and identified in total with an 'important market town and port in Central Europe as Trieste. The port goes into the city physically too, through the channel and because of that, the houses have been structured so as to be "storehouse and the bench" on the lower floors and residential on "noble" floors, developing a particular and specific merchant culture of the city of Trieste. Considering that the competitiveness of port nodes in the sector of passenger and freight traffic is strongly influenced by both the functionality of the port hinterland connections, both on the level of spatial integration between the port and the surrounding city areas, it is inevitable to compare port and city to find appropriate solutions to the current problems of development, described as follows: the need to improve access to port areas, the redevelopment of abandoned port areas, the entire surrounding urban structure, the extension of the port areas in function the forecast increase in traffic. The inadequacy of port-cities, which have become obvious, will be remedied with the construction and equipment of the piers of the New Port Franco and enhancement of the railway station. As a result of these changes, the structure of the port of Trieste can be divided into three main areas: - old Port Franco to channel - The central part, between the Channel and Riva Traiana - new Port Franco, at the south of Riva Traiana. In the central section, the containers which originally had function of Idroscalo, fish market, swimming pool, cold stores, and large structures such as the former station of Campo Marzio and vegetable market, are now in disuse but they could be subjects of a reintegration project with the city centre. The lack of planning of the most modern area of the city has produced "patch-work" mosaic project, which has shown its limits and conceptual integration. The goal of a recovery that is entirely focused on new Porto Franco would allow a new "alternative" use of land and building elements that exist in the old Porto Franco. In this way, you would get the result to reconstruct the ancient city-port combination. The Waterfront The theme of waterfront offers the opportunity to think about a new face of port city and its territory and a new perspective of innovative development that would be able to "unite" the sea (and all its activities) and the territory of the city (and the its history). Waterfront is network of places, functions, additions and hinges between the coast and the city, between the port and urban activities. It's not just a port area, but a concentration of productive, relational, cultural, recreational, residential functions. It is not a closed and protective area, but an osmotic interface. The regeneration of urban waterfronts is a part of the complex creative operation which is interesting a lot of European cities. Even Italian cities seem to be very sensitive to this issue: local governments seek to increase the production of its new projects in coastal areas, but the difficulties of administrative-legal make any response very complicated at the stage of implementation. Looking at the experiences of creative cities, they may be observed to revolve around the design, promotion and activation of urban areas established due to their particular local characteristics. Such areas become creative clusters as a result of economic and structural innovation, which is related to the execution of innovative projects achieved with the help of local development strategies based on the economy of excellence and territorial qualities. Directly related to the history and the culture of the areas in question, the most mature experiences of creative cities show us two types of creative clusters. First of all there's the cultural cluster, which is created around activities such as fine arts, music, cinema, architecture and design, and whose initiation is encouraged and planned by local administration. The second is the cluster of events, whose development stems from the organization of great events or different kinds of recreational and cultural manifestations. Public support for the cultural cluster helps in the start–up phase to lend credibility to projects and allows visibility at the international level. In this case, territorial policies must be devoted to create social and economic conditions to develop an urban environment that attracts actors interested in the cultural arena. Such principles may be listed as follows: - The quality of water and the environment must be ensured; - Waterfronts are part of the existing urban fabric; - Historic identity lends character; - Mixed use is a priority; - Public access is a prerequisite; - Public-private partnerships in planning speed up the process; - Public participation is an element of sustainability; - Waterfronts are long-term projects; - Re-vitalisation is an ongoing process; - Waterfronts profit from international networking. The waterfront has the role of "landmark" of urban identity that is constantly changing within an urban stratified and recognizable: it should be able to transform and reinterpret the face of the city.
The European debate about the transformation of waterfront focuses entirely on the concept of dynamism and conservation of the historic urban location feature. The difficulties are considerable, and the only way to come up with solutions, which are adequate in every aspect, is experimentation: the development of always new and different projects and their comparison make to overcome any “approach” problem to the landscape of degradation of the more distant areas possible. One of the most ambitious and certainly “laboratory” for the next waterfront projects is Salerno’s which is under construction. The objective of these studies is the development of port cities with the idea to turn it into a huge resource for the region and a point of reference not only industrial but also cultural and commercial. Urban Creativity A creative port city is a city that is able to create a new urban concept, to produce a new landscape and to feed a network of relationships and communication competitiveness. The basic requirement for starting the rebirth of waterfront is to consider it as a basic structural element of the city. The new definition of "liquid city" comes from the interweaving of seven forms of identity port city capable of synthesizing this concept: - It is a place where the spaces, features, and links intersect and coexist - It's identified not only with the port area, but it is a set of production functions, relational, cultural, residential and entertainment - It is not a protected area but a '"osmotic interface with permeable boundaries" - It's the intersection of bands infrastructure that intersect and create - It's a place born to be the meeting point between different uses, functions and flows. - It's both a sophisticated "functional machine" and a mere "entertainment machine" - It's a "fertile synthesis" of past memories and future prospects. All this, at least in the city of Naples, has been lost. What was supposed to be the focus of the vital port city has become a strange place, an isolated area whose only function is still the same unattractive port for "outsiders". Over time the cultural and entertainment areas have moved inland, between the old town and the hills of Vomero, losing all connection with the sea. The identity of the past has lost between the big buildings of residential construction that hide the waterfront and its distinctive charm. But even those small glimpses, that city still offers us, show a scenario that just keeps the ancient charm of a port city. The necessity of redesign of the entire port area of Naples is so obvious and the key to the "creativity" seems the best way to restore and revive the port. The reorganization of waterfront in creative design, however, requires a detailed roadmap to follow seven guidelines: 1 - The principle of identity: identities, capabilities and expertises in an area, which must be developed, must be interpreted so as to allow them to interact 2 - The principle of economic activation: the waterfront should have a good economic base to allow possible and feasible actions through the use of special funds 3 - The principle of potential: in waterfront urban asset there is a large gap between the perceived needs and actual functions 4 - The principle of dynamism: the waterfront has great capabilities, opportunities and resources in order to produce future changes in cultural, technological, scientific and manufacturing 5 - The principle of interaction: a place that offers diversity and variety has always been recognized as a meeting point between different cultures, which is an incentive for renovation projects 6 - The principle of the multisectoral: interdisciplinary action must be applied both at the stage of study and during the design phase so as to produce "dynamically synergistic" environment 7 - The principle of disturbance: cultural, social and economic dynamism along coastal areas should influence the urban environment that surrounds it so that receive a positive feedback. Even from these basic requirements it is clear the need for projects to direct the attention both on potential of the port and on the strong bond with the city that must be built or rebuilt where it has been lost. The strong industrial connotation that has now the port area must not be lost but should be included in the city's culture. The problem that affects most of Italian ports is the same for all the industrial areas of large cities, in use and disuse: promoted as a great resource for economic recovery, has developed in a different way from the city that there was around , becoming in time a real "off limits" area. It's important to find the true identity of the ports, interpreting the economic value to support, in order to allow a profound and indissoluble integration between port and city, able to withstand the weather changes. We must therefore find the right way to interact industrial port objective needs and cultural needs that characterize the active and vital life of a city. The focal point of view is how to develop in sustainable way the urban tissue that would receive a new dynamism and an important turning of architectural setting. Comes to mind the possibility of reusing the huge port area with the creation of places for meetings and exhibitions and of conversion of disused spaces of the port into residential and business areas. The spaces within the port areas are very large and often unused. The port equipment that over time were found clustered is mostly obsolete and has been overcome by tools of new generation of technology. It is evident that there is a culture of waste in the harbour area that should be replaced by a re-use culture, recycling and optimizing materials, spaces, functions etc. All the "containers" dumped in harbours might find a new identity as "cultural containers" (arts and crafts museums, Museum of the Sea, areas for art exhibitions). And so the old warehouses or abandoned shipyards could become meeting places maybe commercial, recreational or even professional. There's the possibility to reuse those places for all activities that normally have locative problems, such as academic workshops, not only for the school of architecture, but also for all those faculties that are concerned with the sea and its wonders, or for the institutions that deal with the history of Naples and not only...
The principle of re-use of these spaces is essential, in my opinion. We often superficially talk about Sustainability as a principle that must move any architectural and engineering design; but one of basic criteria is sustainability of materials: lower use of raw materials to subject to the processes of industrialization and minimum formation of waste material and waste disposal. Recovery port of Naples areas, for example, could be a great beginning for the realization of a sustainable project, where an effective functional reorganization and a simple adaptation of existing structures would encourage the multi-sectoral development that the concept of Creativity requires. Another “fil rouge” among these elements is the concept of sustainability, understood as liveability; the project of such sites would be a pointless exercise (as often happens) if it’s not intended to interact with the “far” city. The port cities must ensure that sustainability and liveability are respected by their directors and their citizens. Often port areas overflow with industrial waste, ships often become most polluting with their smoke than cars which are prohibited from circulation a few dozen meters away, not to mention the seabed muddy and dark and smelly waters of the sea Sustainable development of port areas should also include a new environmental culture using highly punitive laws, the abolition of use of port areas such as parking lots, the reduction of anchors, the rehabilitation of the seabed instead of only periodic dredging, the oxygenation of the sea ports. Certain these may seem just dreams, but as I said, at the beginning of my intervention, I am 23 years old. REFERENCES [1] Maurizio Carta (2007), “Creative City - Dynamics, Innovations, Actions” [2] Workshop “LE CITTÀ PORTUALI E LA DIMENSIONE MULTIPLA DELLA PIANIFICAZIONE”, abstracts: “Nuovi Porti per Nuove Portualità : Trapani città-porto.”, “Gioia Tauro-Rosarno: il porto senza città”, “Gioia Tauro, porta d’Europa: Strategie di sviluppo per la città e il porto”, “Trieste, città gateway tra Europa e Mediterraneo” [3] Relazione Generale, Elaborato G, “Il porto e la città”, Variante Generale n° 66 di Revisione e Adeguamento al P.R.U.G., 1999 [4] Luigi Fusco Girard,Tüzin Baycan,Peter Nijkamp (2012), “Sustainable City and Creativity: Promoting Creative Urban Initiatives”