Il drago e l'agnello

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1. I numeri della povertà

Ecco i poveri: la baracca di Alex Zanotelli in Africa

INDICE 1. I numeri della povertà 1.1 I poveri assoluti 1.2 Popolazione sottoalimentata 1.3 I numeri dell'emarginazione 1.4 Fame nel mondo: popolazione sottoalimentata nei PVS in transazione e industrializzati (1969-1997) 1.5 Stime e proiezioni dell’incidenza della sottonutrizione cronica nei PVS 1.6 Disponibilità alimentare pro-capite per il consumo diretto (calorie al giorno) 1.7 Produzione per l’esportazione 1.8 Il cibo in cifre 1.9 Consumi ineguali 1.10 Popolazione povera nei PVS e in quelli in transizione (1987-1998) 1.11 Indici di povertà nei PVS (1997) 1.12. Indice di povertà umana nei Paesi industrializzati (1997) 1.13 Aiuto ufficiale allo Sviluppo dei Paesi OCSE (1990-1997) 1.14 Reddito dei Paesi 1.15 Paesi indebitati 1.16. Confronto internazionale del costo del lavoro operaio nelle industrie tessili

1

pag. “ “ “

1 2 3 4

6

7

“ “ “ “

8 9 10 12

“ “ “ “ “ “

13 14 15 16 17 18

20


1.1 I poveri assoluti

25%

75%

poveri assoluti

della popolazione del sud del mondo

Fonte: FAO

2


1.2 Popolazione sottoalimentata

“Il risultato è che in tutto il mondo non si può più contare sull’agricoltura per sfamare coloro che nasceranno. Sarà impossibile arrivare a un equilibrio fra disponibilità alimentare e popolazione, senza affidarsi ai cambiamenti nelle scelte di consumo alimentare”. (World Watch Institute)

1969-1971

1990-1992

2010

Abitanti

920

840

680

Percentuale sul totale

35

20

12

3


1.3 I numeri dell'emarginazione Suicidi Totale 1995 (Gruppo Abele su dati Istat e Eurispes): 3.564 di cui 35,8% oltre i 65 anni; 30,4% tra 45 e 64 anni; 26% tra 25 e 44 anni; 7,8% (279 suicidi) tra 10 e 24 anni. Il 74,80% sono uomini e il 25,20 donne. Minori in Italia In condizione di povertà (elaborazione Unicef su dati Istat, 1994): 2.321.000, di cui 1.824.000 al Sud, 307.000 al Nord, 190.000 al centro. Abbandoni scolastici nella scuola dell'obbligo (1994-95): 2% isole, 1,24% al Sud, 0,21 al centro, 0,13 al Nord. Suicidi (1995): 44 su 3.564 e 139 tentativi di suicidio su 3.106 tentativi. Abusi sessuali al di sotto dei 14 anni (gennaio - giugno 1996): 56 di cui intrafamiliari 19 (34%), extrafamiliari 37 (66%). Bambini e malattie Ogni anno 8 milioni di bambini, sotto i 5 anni, muoiono per malattie curabili: morbillo, diarrea, tetano, polmonite, pertosse. La mortalità infantile precoce, quella cioè da 0 a 1 anno, nel 1995 era così distributita: Africa 152 Asia 108 America Latina 76 Europa 21 Nordamerica 15 Senza fissa dimora Ogni mille abitanti, sono senza fissa dimora (Sans Abri Report, 1993, Conseil d'Europe): Germania 12,8 Inghilterra 12,2 Francia 11,1 Belgio 2,6 Paesi Bassi 2,0 Italia 1,6 Irlanda 1,4 Lussemburgo 1,3 Spagna 0,8 Danimarca 0,5 Portogallo 0,2 Anziani Paesi che hanno più di 1 milione di ottuagenari (1991): Cina oltre 9 milioni Stati Uniti oltre 7 milioni India, Giappone, Germania oltre 3 milioni Francia e Regno Unito oltre 2 milioni Italia 1.853.000 Spagna oltre 1 milione

4


Nomadi Zingari e viaggianti (Consiglio d'Europa 1989) Spagna 300-450 mila Francia 220-300 mila Grecia 90-120 mila Inghilterra 80-110 mila Italia 60-90 mila Germania 55- 65 mila Olanda 30-35 mila Irlanda 20-25 mila Svizzera 12-15 mila Belgio 10-15 mila Austria 8-10 mila Svezia 6-10 mila Finlandia 5-7 mila Infanzia L'infanzia sarebbe salvata in tutto il mondo al prezzo di soli 25 miliardi di dollari... mentre 13.000.000 all'anno muoiono di fame. Analfabetismo: basterebbero solo 6 miliardi di dollari in piÚ all'anno, e cioè l'1% di quanto si spende ogni anno nel mondo per gli armamenti, per mandare a scuola i 100 milioni di bambini che non iniziano alcuna scuola e gli altri 100 milioni che l'abbandonano prima della licenza elementare. Ogni settimana, nel Sud del mondo, muoiono 250 mila bambini per malattie banali, evitabili con una spesa di 3 miliardi di dollari, corrispondenti a quanto il mondo spende per gli armamenti in un solo giorno. Ogni anno 250 mila bambini potrebbero non diventare ciechi, se solo avessero vitamina A in capsule, per poche lire. 50 milioni di bambini potrebbero avere un sano sviluppo mentale se fosse compensata la loro carenza di iodio. 100 mila non sarebbero affetti da cretinismo, semplicemente integrando con iodio tutte le forniture di sale. In Bangladesh 12 milioni di bambine, la metà della popolazione infantile, non vanno mai a scuola.

5


1.4 Fame nel mondo: popolazione sottoalimentata nei Paesi in via di sviluppo (PVS) in transazione e industrializzati (1969-1997)

REGIONE

PERCENTUALI

MILIONI DI PERSONE

1969- 1979- 1990- 19951971 1981 1992 1997

1969- 1979- 1990- 1995 1971 1981 1992 -1997

Africa sub-sahariana

34

37

89

Medio Oriente e Nord Africa

25

9

8

9

45

22

26

33

Sud-Est asiatico

43

29

17

13

504

406

283

241

Asia meridionale

38

38

26

23

267

338

299

284

America latina e Caraibi

19

13

13

11

54

46

59

53

Tutti i PVS

37

29

20

18

959

938

831

791

Paesi industrializzati

nd

nd

1

1

nd

nd

9

8

Paesi in transizione

nd

nd

5

6

nd

nd

20

26

Tutti i Paesi sviluppati

nd

nd

2

3

nd

nd

29

34

35

33

Fonte: Elaborazione Ufficio Stampa Gruppo Abele su dati FAO nd= dato non disponibile

6

126

164

180


1.5 Stime e proiezioni dell'incidenza della sottonutrizione cronica nei PVS

Regione

Anni (medie annuali)

Totale popolazione (in milioni)

Africa subSahariana

1969-71 1979-81 1990-92 2010

268 357 500 874

36 39 41 35

96 140 204 302

Medio Oriente e Nord Africa

1969-71 1979-81 1990-92 2010

178 233 317 513

25 10 10 7

44 24 32 35

1969-71 1979-81 1990-92 2010

1147 1393 1674 2070

41 27 16 5

468 371 262 105

1969-71 1979-81 1990-92 2010

711 892 1146 1617

33 33 22 15

233 297 250 239

1969-71 1979-81 1990-92 2010

279 354 443 593

18 13 14 8

51 46 61 49

1969-71 1979-81 1990-92 2010

2583 3228 4064 5668

35 27 20 13

893 878 809 730

Asia Orientale

Asia del Sud

America Latina e Caraibi

Totale

Fonte: FAO, World agricolture: Towards 2010, 1996

7

Sottonutriti % sul totale popolazione


1.6 DisponibilitĂ alimentare pro-capite per il consumo diretto (calorie al giorno)

1961-63

1966-71

1979-81

1990-02

2010

Paesi sottosviluppati

1960

2130

2320

2520

2730

Africa sub-Sahariana

2100

2140

2080

2040

2170

Medio Oriente/Africa del Nord

2220

2380

2840

2960

3120

Asia Orientale

1750

2050

2360

2670

3040

Asia del Sud

2030

2060

2080

2300

2450

America Latina e Caraibi

2360

2510

2720

2740

2950

Paesi industrializzati

3020

3180

3270

3330

3470

Area CPEs

3130

3290

3350

3160

3380

Altri

2980

3130

3230

3410

3510

Mondo

2300

2440

2580

2710

2860

Fonte: FAO, World agricolture: Towards 2010, 1996

L’autoconsumo di prodotti alimentari nei Paesi industrializzati è pari a solo il 5% del totale. E solo il 20-25% della spesa delle famiglie per beni alimentari arriva nelle tasche degli agricoltori.

8


1.7 Produzione per l'esportazione

Fonte: FAO

9


1.8 Il cibo in cifre A= INDICE DELLA PRODUZIONE DI ALIMENTI PRO CAPITE (1979-81=100) 1993 B= IMPORTAZIONI DI ALIMENTI (COME % DELLE IMPORTAZIONI DI MERCI)1994 C= IMPORTAZIONI DI CEREALI (1.000 TONNELLATE) 1994 PAESE Afghanistan Albania Algeria Angola Antigua Antille Olandesi Aotearoa/Nu ova Z. Arabia Saudita Argentina Armenia Aruba Australia Austria Azerbaigian Bahama Bahrein Bangladesh Barbados Belize Benin Bermuda Bhutan Bolivia Botswana Brasile Brunei Bulgaria Burkina Faso Burundi Cambogia Camerun Canada Capo Verde Cayman, Is. Ceca, Repubblica Centraficana, Rep. Ciad Cile Cina Cipro Colombia Comore Congo, Rep. Congo, Rep. Dem Corea del Nord Corea del Sud Costa d’Avorio Costa Rica Croazia Cuba

A

B

C

… … 119 72 … …

… … 26 15 … …

182 270 7.760 475 5 60

PAESE

A

B

C

Faer Øer, Is. Figi Filippine Finlandia Francia Gabon

… 97 88 … … 78

… 12 6 … … 13

3 126 2.219 130 1.228 64

316

Gambia

76

32

340

12

6.182

Georgia

94 … … … … … … … 97 64 95 119 … … 107 69 114 100 … 132 92 141 79 … … … …

4 … … … … … … 7 14 … 13 18 … 11 13 13 9 … … 14 19 9 11 … 32 … …

28 300 7 66 233 275 14 122 952 57 15 107 2 41 434 175 8.971 32 58 110 105 58 226 1.022 87 1 287

Germania Ghana Giamaica Giappone Gibuti Giordania Grecia Greenland Grenada Guadalupa Guam Guatemala Guiana Francese Guinea Guinea Equatoriale Guinea-Bissau Guyana Haiti Honduras India Indonesia Iran Iraq Irlanda Islanda Israele Italia

94

24

52

99 118 145 94 114 83 79 100

6 5 3 7 7 37 17 42

50 1.277 16331 551 2.353 34 86 253

76

15

310

94

4

11936

89

16

466

104 … 65

6 … 21

453 82 1.464

A

B

C

Mongolia Mozambico Myanmar/Birmania Namibia Nepal Nicaragua

63 77 107 72 114 64

23 16 15 9 9 19

63 496 49 112 62 174

97

Niger

77

22

155

713

Nigeria

129

13

1.078

… 115 111 … … 121 … … 78 … … 94 … 98 … 110 94 67 89 123 145 126 87 … … … …

… 9 10 … 27 20 … … … … … 11 … 23 13 46 7 77 16 5 6 16 32 … … … …

3.321 311 335 29937 52 1.347 570 2 21 80 9 517 10 384 9 68 50 311 278 12 5.113 5.450 1.099 444 32 2.311 6.014

Norvegia Oman Paesi Bassi Pakistan Panama Papua Nuova Guinea Paraguay Perù Polinesia Francese Polonia Portogallo Qatar Regno Unito Riunione Romania Ruanda Salomone, Is. Samoa Americana São Tomé e Principe Seychelles Senegal Sierra Leone Singapore Siria Slovacchia Slovenia Somalia

… … … 118 87 103 109 … … … … … … … … 70 88 … … … 111 86 47 89 … … …

… 13 … 11 8 14 7 13 … … … 12 … … … 25 14 … … … 29 57 3 10 … … …

668 460 6.676 1.916 273 275 31 2.289 38 505 2.351 142 3.321 189 529 97 … 3 11 11 579 141 776 952 201 512 129

Kanaky/N. Caledonia

40

Spagna

5.047

Kenya Kiribati Kuwait Laos Lesotho Lettonia Libano Liberia

83 … … … 70 … 186 …

15 … 14 4 12 … 14 …

622 8 455 22 99 65 577 121

Sri Lanka Stati Uniti Sudafricana, Rep. Sudan Suriname Svezia Svizzera Swaziland

81 … 74 76 81 … … 82

7 … 5 22 13 … … 8

927 7.363 913 1.022 36 211 380 75

Libia

81

19

1.790

Tanzania

76

8

195

Lituania

19

Thailandia

102

2

740

Macao

37

Togo

106

10

69

Macedonia Madagascar Malawi

… 86 70

… 14 35

133 140 506

Tonga Trinidad e Tobago Tunisia

… 85 123

… 17 7

8 162 1.592

10

PAESE


Danimarca Dominica Dominicana, Rep. Ecuador Egitto El Salvador Emirati Arabi Un. Eritrea Estonia Etiopia

… … 104

… … 14

480 8 895

Malaysia Maldive Mali

203 84 91

4 … 15

3.509 22 70

Turchia Uganda Ungheria

102 109 …

3 4 …

878 56 305

110 114 95

5 22 11

486 9.200 448

Malta Marocco Martinica

… 106 …

… 11 …

133 1.678 66

Uruguay Vanuatu Venezuela

113 80 101

8 … 11

277 11 2.015

6

759

Mauritania

81

49

206

Vietnam

133

5

387

82

86

20

928

Maurizio Messico Moldavia

99 94 …

12 9 …

255 8.100 120

Yemen Zambia Zimbawe

75 99 78

25 3 3

… 35 100

Fonti: Human Development Report 1997, UNDP: World Development Indicators 1997, World Bank, 1997

11


1.9 Consumi ineguali

12


1.10 Popolazione povera nei PVS e in quelli in transizione (1987-1998)

Regione

Milioni di persone che vivono con meno di 1 dollaro al giorno

Indice di percentuale di persone che vivono con meno di 1 dollaro al giorno

1987

1990

1993

1996

1998*

1987

1990

1993

1996

Asia orientale e zona Pacifica

417,5

452,4

431,9

265,1

278,3

26,6

27,6

25,2

14,9

- con esclusione della Cina

114,1

92,0

83,5

55,1

65,1

23,9

18,5

15,9

10,0

Europa orientale e Asia Centrale

1,1

7,1

18,3

23,8

24,0

0,2

1,6

4,0

5,1

America Latina e Caraibi

63,7

73,8

70,8

76,0

78,2

15,3

16,8

15,3

15,6

Africa del Nord e Centro-orientale

9,3

5,7

4,9

5,0

5,5

4,3

2,4

1,9

1,8

Asia del Sud

474,4

495,1

505,1

531,7

522,0

11,9

44,0

42,4

42,3

Africa subsahariana

217,2

242,3

273,3

289,0

290,9

16,6

47,7

49,7

48,5

1.183,2

1.276,4

1.304,3

1.190,6

1.198,9

28,3

29,0

28,1

24,5

Totale Fonte: Banca mondiale, 1999 *stime

13

1998 15,3 11,3 5,1 15,6 1,9 40,0 46,3 24,0


1.11 Indici di povertà nei PVS (1997)

Tutti i PVS PVS più arretrati Africa subsahariana Stati Arabi Asia orientale Asia orientale esclusa la Cina Sud-Est asiatico Asia del Sud Asia del Sud esclusa l’India America Latina e Caraibi

Analfabetismo Popolazione senza acqua (%) potabile (%)

Popolazione senza Bambini denutriti sotto i copertura sanitaria (%) 5 anni (%)

IPU– 1*

Popolazione che non raggiunge i 40 anni (%)

27,7 44,9 40,6 32,4 19 -

14,6 30,8 34,6 13,1 7,8 4,7

28,4 51,6 42,4 41,3 16,6 3,9

28 41 50 18 32 10

57 63 56 29 73 1

31 40 32 19 16 -

25 36,6 38,6

12,4 16,1 16,1

11,8 47,8 51,6

31 18 15

41 64 46

34 48 39

14,5

9,9

12,8

22

29

10

* Indice di Povertà Umana per i Paesi cosiddetti in via di sviluppo Fonte: United Nations Development Programme (UNDP), Rapporto 1999 sullo sviluppo umano

14


1.12 Indice di povertĂ umana nei Paesi industrializzati (1997)

7

Svezia

8,3

Olanda

10,4

Germania

11,3

Norvegia

11,6

Italia Finlandia

11,9

Francia

11,9

Giappone

12

Canada

12 12,2

Danimarca

12,4

Belgio

12,5

Australia

12,8

Nuova Zelanda

13

Spagna

15,1

Regno Unito

15,3

Irlanda

16,5

Stati Uniti

0

5

10

15

20

Fonte: elaborazione grafica Ufficio Stampa Gruppo Abele su United Nations Development Programme (UNDP), 1999

15


1.13 Aiuto ufficiale allo Sviluppo dei Paesi OCSE (1990-1997)

% AUS dei Paesi donatori 1997 1990

totale miliardi $ 1997

Tot. aiuto pro-capite 1997

Var. pro cap. in $ dal 1990

Danimarca

0,97

0,94

1,6

311

67

Norvegia

0,86

1,17

1,3

297

7

Paesi Bassi

0,81

0,92

2,9

189

6

Svezia

0,79

0,91

1,7

195

-25

Lussemburgo

0,55

0,21

0,1

228

156

Francia

0,45

0,60

6,3

108

-27

Canada

0,34

0,44

2,0

68

-16

Svizzera

0,34

0,32

0,9

126

5

Finlandia

0,33

-

0,4

74

-67

Belgio

0,31

0,46

0,8

75

-24

Irlanda

0,31

0,16

0,2

51

34

Australia

0,28

0,34

1,1

58

-12

Germania

0,28

0,42

5,9

71

-19

Austria

0,26

0,25

0,5

65

7

Nuova Zelanda

0,26

0,23

0,2

41

5

Regno Unito

0,26

0,27

3,4

59

5

Portogallo

0,25

0,25

0,3

25

7

Spagna

0,23

0,20

1,2

31

8

Giappone

0,22

0,31

9,4

74

-18

Italia

0,11

0,31

1,3

22

-36

Stati Uniti

0,09

0,21

6,9

25

-29

Media/Totale

0,22

0,33

48,3

59

-18

(1) Ammontare AUS (aiuto ufficiale allo sviluppo) espresso in dollari USA 1997 (2) Diminuzione del 22% nel periodo 1990/1997 dell’aiuto dei Paesi donatori, calcolati in percentuale sul PNL (3) Somma mancante per conguagliare lo 0,7 % sul PNL stabilità nel 1970: 100 miliardi di $ (4) Aumento PNL pro capite dei Paesi donatori nel periodo 1990/96: da 20.900 a 27.000 $ (+ 29,2%)

Note a cura della Caritas di Roma/Dossier Statistico Immigrazione Fonte: OCSE; Development Co-operation (Rapporti del 1996 e 1998); Divisione Popolazione delle Nazioni Unite; World Population Prospects; revisione 1998

16


1.14 Reddito dei Paesi Paesi ad alto reddito Australia Austria Bahamas Belgio Brunei Canada Cipro Danimarca Emirati Arabi Finlandia Francia Germania Giappone Grecia Hong Kong Irlanda Islanda Israele Italia Kuwait Lussemburgo Malta Norvegia N. Zelanda Olanda Portogallo Qatar Regno Unito Singapore Slovenia Spagna Stati Uniti Svezia Svizzera

Paesi a medio reddito Albania Algeria Antigue e Bermude Arabia Saudita Argentina Bahrain Barbados Belarus Belize Bolivia Botswana Brasile Bulgaria Capo Verde Cile Colombia Costa Rica Croazia Cuba Djibouti Dominica Ecuador Egitto El Salvador Estonia Federazione Russa Fiji Filippine Gabon Georgia Giordania Granada Guatemala Guinea Equatoriale Guyana Iran Iraq Jamaica Kazakhistan Korea Latvia

Libano Libia Lituania Macedonia Malaysia Maldive Mauritius Messico Marocco Namibia Oman Panama Papua N. Guinea Paraguay Perù Polonia Repubblica Ceca Repubblica Dominicana Romania Saint Kitts e Nevis Saint Lucia Saint Vincent Samoa Seychelles Siria Slovacchia Sri Lanka Sud Africa Suriname Swaziland Tailandia Trinidad e Tobago Tunisia Turchia Ucraina Ungheria Uruguay Uzbekistan Vanuatu Venezuela

17

Paesi a basso reddito Angola Armenia Azerbaijan Bangladesh Benin Bhutan Burkina Faso Burundi Cambogia Cameroon Chad Cina Comoros Congo Costa d’Avorio Eritrea Etiopia Gambia Gana Guinea Guinea-Bissau Haiti Honduras Isole Salomone India Indonesia Kenya Kyrgyzstan Lesotho Madagascar Malawi Mali Mauritania Moldavia Mongolia Mozambico Myanmar Nepal Nicaragua Niger Nigeria Pakistan Rep. Democratica del Laos Rep. Democratica del Congo Rep. Centro Africana Ruanda Sao Tomè Senegal Sierra Leone Sudan Tajikistan Tanzania Togo Turkmenistan Uganda Vietnam Yemen Zambia Zimbabwe


1.15 Paesi indebitati SILICs

SIMICs

1. Angola 2. Burkina Faso 3. Burundi 4. Rep. Africana 5. Cameroon 6. Comoros 7. Congo 8. Costa d’Avorio 9. Etiopia 11. Guinea 12. Guinea-Bissau 13. Indonesia 14. Laos 15. Liberia 16. Kenya 17 Madagascar 18. Malawi 19. Mali 20. Mauritania 21. Mozambico 22. Myanmar 23. Nicaragua 24. Niger 25. Nigeria 26. Ruanda 27. Sao Tomè 28. Senegal 29. Sierra Leone 30. Sudan 31. Tanzania 32. Uganda 33. Vietnam 34. Zambia

1. Argentina 2. Bolivia 3. Bosnia- Erzegovina 4. Brasile 5. Bulgaria 6. Equador 7. Gabon 8. Guyana 9. Giordania 10. Perù 11. Siria

MILICs

MIMICs

1. Bangladesh 2. Benin 3. Cambogia 4. Chad 5. Gambia 6. Gana 7. Haiti 8. Honduras 9. India 10. Kenya 11. Kyrgyzstan 12. Moldavia 13. Senegal 14. Togo 15. Turkmenistan 16. Yemen 17. Zimbabwe

Fonte: Global Development Finance 2000 SILICs: Paesi fortemente indebitati a basso reddito; SIMICs: Paesi fortemente indebitati a medio reddito; MILICs: Paesi mediamente indebitati a basso reddito; MIMICs: Paesi mediamenti indebitati a medio reddito; LILICs: Paesi poco indebitati a basso reddito; LIMICs: Paesi poco indebitati a medio reddito.

18

1. Algeria 2. Belize 3. Cile 4. Colombia 5. Fed. Russa 6. Filippine 7. Georgia 8. Guinea Eq. 9. Jamaica 10. Libano 11. Macedonia 12. Malaysia 13. Mauritius 14. Marocco 15. Panama 16. Papua N. Guinea 17. Samoa 18. Sant Vincent 19. Tailandia 20. Tunisia 21. Turchia 22. Ungheria 23. Uruguay 24. Venezuela

LILICs 1. Armenia 2. Azerbaijan 3. Bhutan 4. Cina 5. Eritrea 6. Lesotho 7. Nepal 8. Isole Sal.ne 9. Tajikistan

LIMICs 1. Albania 2. Barbados 3. Belarus 4. Botswana 5. Capo Verde 6. Costa Rica 7. Croazia 8. Djibouti 9. Dominica 10. Egitto 11. El Salvador 12. Estonia 13. Fed. Rep. Yugoslavia 14. Fiji 15. Granada 16. Guatemala 17. Iran 18. Iraq 19. Kazakhstan 20. Korea 21. Latvia 22. Lituania 23. Maldive 24. Messico 25. Oman 26. Paraguay 27. Polonia 28. Repubblica Ceca 29. Repubblica Dominicana 30. Repubblica Slovacca 31. Romania 32. Seychelles 33. Sri Lanka 34. St. Kitts 35. St. Lucia 36. Sud Africa 37. Swaziland 38. Tongo 39. Trinidad e Tob. 40. Ucraina 41. Uzbekistan 42. Vanuatu


1.16 Confronto internazionale del costo del lavoro operaio nelle industrie tessili

PAESE

COSTO ($)

Svizzera

27,30

Italia

16,65

USA

12,26

Turchia

2,02

Tunisia

1,89

Egitto

0,84

Cina

0,58

India

0,56

Indonesia

0,52

Pakistan

0,43

Si tenga presente che la tabella considera le retribuzioni secondo le tabelle ufficiali del lavoro e non contempla quindi l’enorme quantità di lavoro sommerso e - sottopagato - dei vari Paesi. Fonte: Werner International, 1996

19


2. Le armi in cifre

1


INDICE 2. 2.1 2.2 2.3 2.4 2.5 2.6 2.7 2.8 2.9

Le armi in cifre Le armi in cifre 110 milioni di ordigni in giro per il mondo I principali venditori di armi Graduatoria delle prime 50 Nazioni nel mondo per l'acquisto delle principali armi convenzionali Distribuzione regionale per numero e tipo dei maggiori conflitti armati (1989-1998) Distribuzione regionale dei maggiori conflitti armati (1989-1998) Perdite umane nei maggiori conflitti Numero di conflitti nel mondo (1985-1998) Cartoline contro le guerre

2

pag. “ “ “ “

“ “ “ “ “

1 3 4 5 6

7 8 9 10 11


2.1 Le armi in cifre Importazioni di armi convenzionali (milioni di $ prezzi 1990)

Spese per la difesa come % del PNL

1995

Importazioni di armi Spese per la convenzionali difesa (milioni di $ prezzi 1990) come % del PNL

1995

Albania Algeria Angola Antigua

… 165 … …

2,8 2,5 4,8 0,8

Arabia Saudita Argentina Armenia Australia Austria Azerbaigian

961 515 … … … …

10,6 1,7 4,4 2,5 1,0 5,0

Bahama Bahrein Bangladesh Barbados Belgio Belize Benin

… 353 118 … … … …

0,6 5,2 1,8 0,7 1,7 2,6 1,3

Bielorussia/R. Bianca Bolivia Botswana Brasile Brunei Bulgaria Burkina Faso Burundi Cambogia Camerun Canada Capo Verde Ceca, Repubblica

3,3

… … 237 … … … … … … … … …

Centraficana, Rep. Ciad Cile Cina Cipro Colombia Congo, Rep. Congo, Rep. Dem. Corea del Nord Corea del Sud Costa d’Avorio Costa Rica Croazia Cuba Danimarca Dominicana, Rep. Ecuador Egitto El Salvador Emirati Arabi Eritrea Estonia

1995

1995

Etiopia Figi Filippine Finlandia Francia Gabon Gambia Georgia Germania Ghana Giamaica

… … … … … … … … … … …

2,1 1,5 1,6 2,0 3,1 1,7 3,8 3,4 2,0 1,2 0,6

… … … … … … …

2,6 7,1 1,5 6,0 3,3 2,4 5,3 4,7 1,8 1,6 1,8 2,8

Giappone Gibuti Giordania Grecia Guatemala Guinea Guinea Equatoriale GuineaBissau Guyana Haiti Honduras India Indonesia Iran Iraq Irlanda Israele Italia Kazakistan Kenya

… … 386 1.696 … … … … …

1,8 2,6 3,8 5,7 4,5 2,0 1,7 2,0 25,2

1.677 … … … … … … … 1.555 … 427 55 …

3,4 1,0 0,3 12,6 2,8 1,8 1,3 3,4 4,3 1,8 4,8 5,7 5,3

Importazioni di armi convenzionali (milioni di $ prezzi 1990)

Spese per la difesa come % del PNL

1995

1995

… … … … … … … … 391 … …

2,7 1,0 1,8 0,9 2,9 1,7 15,1 2,2 6,5 1,3 1,3

1,1 5,3 6,7 4,6 1,4 1,4 1,3

Namibia Nepal Nicaragua Niger Nigeria Nuova Zelanda Oman Paesi Bassi Pakistan Panamá Papua Nuova Guinea Paraguay Perù Polonia Portogallo Qatar Regno Unito Ruanda

… … … … … … …

1,4 1,6 2,5 2,9 4,4 3,1 4,4

3,0

Romania

3,1

… … … 770 771 187 … … … … … …

1,1 2,1 1,3 2,5 1,6 3,9 14,8 1,2 9,2 1,8 3,0 2,3

… … … … 91 185 … … … … … 39

7,4 1,9 3,9 5,7 5,9 6,8 2,8 1,5 1,5 4,9 3,8 2,9

Kirghizistan Kuwait Laos Lesotho Lettonia Libano Libia Lituania Lussemburgo

… 1.117 … … … … … … …

3,5 11,8 4,2 5,5 3,2 5,3 5,5 2,4 0,9

… … … … … … 888 … …

4,3 3,9 2,9 1,9 6,9 2,7 2,5 2,5 1,3

Madagascar Malawi Malaysia Mali Malta Marocco Mauritania Maurizio Messico Moldavia Mongolia Mozambico Myanmar Birmania

… … 1.120 … … 50 … … … … … … 310

1,1 1,2 4,5 2,4 1,1 4,3 1,9 0,5 0,9 3,7 2,4 3,7 6,2

Russia Senegal Seychelles Sierra Leone Singapore Siria Slovacchia Slovenia Spagna Sri Lanka Stati Uniti Sudafricana, Rep. Sudan Suriname Svezia Svizzera Tagikistan Tanzania Thailandia Togo Trinidad e Tobago Tunisia Turchia Turkmenistan Ucraina Uganda Ungheria Uruguay Uzbekistan Venezuela Vietnam Yemen Zambia Zimbawe

… 1.125 … … … … … … … … … … …

2,10 3,6 1,9 3,0 2,6 1,4 2,6 3,6 1,1 4,3 3,9 1,9 4,2

Fonte: Human Development Report 1997, UNDP

3


2.2 110 milioni di ordigni in giro per il mondo

4


2.3 I principali venditori di armi

5


2.4 Graduatoria delle prime 50 Nazioni del mondo per l'acquisto delle principali armi convenzionali (1994-1998) (Valori in milioni di dollari USA ai prezzi costanti del 1990) Posizione 1994-98 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 31 32 33 34 35 36 37 38 39 40 41 42 43 44 45 46 47 48 49 50

Posizione 1993-97 2 1 3 4 5 7 8 6 11 12 10 15 14 9 13 20 18 19 26 21 23 31 25 16 24 36 17 30 27 29 44 37 28 40 35 34 38 32 39 41 47 45 33 49 54 55 50 46 43 48

Paesi acquirenti Taiwan Arabia Saudita Turchia Egitto Corea del Sud Grecia India Giappone Emirati Arabi Uniti Thailandia Kuwait Malesia Pakistan Cina USA Israele Spagna Finlandia Singapore Indonesia Brasile Svizzera Cile Iran Italia Qatar Germania Oman Canada Perù Regno Unito Vietnam Australia Messico Svezia Norvegia Olanda Birmania/Myanmar Kazakistan Algeria Argentina Armenia Portogallo Danimarca Austria Francia Colombia Nuova Zelanda Marocco Cipro TOTALE*

1994

1995

1996

1997

1998

1994-98

731 1.298 1.386 1.926 642 1.172 497 678 629 758 49 453 683 112 711 796 646 196 187 600 236 114 151 348 131 14 596 201 432 142 38 302 65 252 57 140 161 148 310 431 66 56 3 39 16 129 61

1.162 1.249 1.327 1.645 1.553 943 932 948 442 628 974 1.143 242 427 459 299 395 162 232 359 236 106 537 243 187 15 130 175 177 97 93 277 71 65 84 102 47 223 162 332 85 51 15 129 37 41 87 4 40 29

1.451 1.961 1.132 940 1.589 241 988 624 600 555 1.338 200 552 1.115 431 73 441 581 538 547 491 199 223 537 241 58 110 347 164 182 216 246 149 63 47 200 187 93 219 5 44 106 3 53 14 30 39 18 89 177

5.311 3.292 1.394 931 731 832 1.266 662 840 1.128 418 780 614 834 696 46 230 439 123 141 437 400 194 24 552 553 18 158 86 469 88 96 24 230 258 186 99 243 166 29 98 14 74 169 160 160 349 143 110

4.656 1.948 1.376 440 656 1.566 466 1.181 756 63 228 59 525 104 223 1.285 402 647 685 66 196 441 103 24 4 389 132 17 33 362 168 189 306 87 170 242 131 110 141 177 210 119 17 18

13.311 9.748 6.615 5.882 5.171 4.754 4.149 4.093 3.267 3.132 3.007 2.635 2.616 2.592 2.520 2.429 2.114 2.025 1.765 1.713 1.596 1.260 1.208 1.176 1.115 1.029 986 898 892 890 797 787 735 729 728 715 715 690 547 527 485 467 463 463 453 444 444 404 401 395

20.089

20.868

21.902

27.460

21.880

112.199

Fonte: SIPRI, Yearbook 1999 Nota: l’ordine di classifica 1993-1997 differisce da quello pubblicato lo scorso anno a causa di una sostanziale revisione dei dati di quel periodo effettuata dal SIPRI * Le nazioni sono classificate in base all’import globale del periodo 1994-1998. Il totale qui riportato comprende le somme dell’import di armi relativo ad altri 87 Paesi.

6


2.5 Distribuzione regionale per numero e tipo dei maggiori conflitti armati (1989-1998)

1989 Area geografica ** Africa Asia America Sud e Centrale Europa Medio Oriente Totale TOTALE

1990

1991

1992

1993

1994

1995

1996

1998

1997

G

T

G

T

G

T

G

T

G

T

G

T

G

T

G

T

G

T

G

T

7 6 5

3 8 -

8 5 5

3 10 -

8 3 4

3 8 -

6 5 3

1 9 -

6 4 3

1 7 -

5 4 3

1 7 -

5 4 3

1 8 -

4 4 3

1 7 -

7 3 2

1 7 -

9 3 2

2 6 -

1

1 4

1

1 4

2

2 5

2

4 3

2

6 4

2

5 4

2

3 4

2

2 4

2

1 2

2

1 2

19

16 35

19

18 37

17

18 35

16

17 33

15

18 33

14

17 31

14

16 30

13

14 27

14

11 25

16

11 27

Fonte: Stockholm International Peace Research Institute (SIPRI), Yearbook 1999 G = Conflitti per ragioni di governo T = Conflitti per ragioni territoriali Il totale dei conflitti non corrisponde a quello della tabella precedente, dal momento che può esserci più di un conflitto armato nella stessa area **Sono incluse solo quelle regioni mondiali in cui è stato registrato un conflitto nel periodo 1989-1998

7


2.6 Distribuzione regionale dei maggiori conflitti armati (1989-1998)*

Area

1989

1990

1991

1992

1993

1994

1995

1996

1997

Africa

9

10

10

7

7

6

6

5

8

Asia

11

10

8

11

9

9

9

10

9

America Sud

5

5

4

3

3

3

3

3

2

Europa

1

1

2

4

5

4

3

2

1

Medio

5

5

5

4

4

5

4

4

4

31

31

29

29

28

27

25

24

24

1998

geografica ** 11 8 2

e Centrale 1 4

Oriente Totale

Fonte: SIPRI, Yearbook 1999 * Sono incluse solo quelle regioni mondiali in cui è stato registrato un conflitto nel periodo 1989-1998

8

26


2.7 Perdite umane nei maggiori conflitti

CONFLITTO

PERIODO

MORTI

% VITTIME CIVILI

Guerra civile in Cina

1946-1950

1.000.000

50

Guerra di Corea

1950-1953

3.000.000

50

Vietnam

1960-1975

2.358.000

58

Biafra (Guerra civile in Nigeria)

1967-1970

2.000.000

50

Guerra civile in Cambogia

1970-1989

1.221.000

69

1971

1.000.000

50

Afghanistan

1978-1992

1.500.000

67

Guerra civile in Mozambico

1981-1984

1.050.000

95

Guerra civile in Sudan

1984-1995

1.500.000

97

Secessione in Bangladesh

N.B. : sono qui riportati solo i conflitti con un numero di vittime superiore al milione Fonte: Worldwatch Institute, State of the War, 1999

9


2.8 Numero di conflitti nel mondo (1985-1998)

60 50 40 30 20 10 0 1985 1986 1987 1988 1989 1990 1991 1992 1993 1994 1995 1996 1997 1998

Fonte: elaborazione grafica Ufficio Stampa Gruppo Abele su dati Worldwatch Institute, 1999

10


2.9 Cartoline contro le guerre

11


3. La salute

INDICE 3. 3.1 3.2 3.3 3.4 3.5 3.6

La salute I numeri della salute I servizi sanitari Che cosa vuol dire assistenza sanitaria di base Nuovi casi di malattie a trasmissione sessuale non mortali tra adulti (1995) Distribuzione annuale dei casi di AIDS e dei decessi Quadro riassuntivo sulla diffusione del virus HIV nel mondo

1

pag. “ “ “

1 2 4 6

“ “ “

7 8 9


3.1 I numeri della salute

Malati Nel mondo il 20% dei morti è deceduto a causa del cancro. l'80% di morti prematuri è dovuto al fumo. Si spende per gli armamenti il 20% in più di quanto si spende per la salute. Nel Nord la spesa per tranquillanti è uguale alla spesa per la salute pubblica di 67 Paesi del Sud. Nel Sud 800 milioni di persone non hanno assistenza medica. Nel Nord 9 persone su 10 hanno acqua potabile. Nel Sud 2 persone su 5 hanno acqua potabile e 1 su 4 ha servizi igienici.

Infezioni respiratorie:

Malattie infettive nel mondo 1995 (OMS, n.d. = dati non disponibili): Morti Infettati 394.750.000 n.d.

Nuovi infettati n.d.

Tubercolosi

3.072.000

22.000.000

8.888.000

Epatite virale B

1.156.000

350.000.000

4.149.000

Pertosse

355.000

40.000.000

n.d.

Lebbra

2.000

1.833

561.000

Diarrea

3.115.000

n.d

4.002.000.000

Malaria

2.100.000

n.d

3.500.000.000

L'80% delle malattie del Sud è conseguenza dell'acqua sporca: Cecità per tracoma: 500 milioni Malaria: 160 milioni annui più 800 milioni di infezioni Schistosomiasi: 250 milioni Elefantiasi: 250 milioni Nel Sud il 50% dei morti sono bambini affetti da diarrea. Nel Sud muoiono più di 1000 bambini per: diarrea, tifo, epatite, lebbra. Handicap Il 10% della popolazione mondiale ha un handicap. (530 milioni di portatori di handicap fisico o mentale) 40 milioni sono malati mentali. 80% di essi vive nel Sud 3/4 di essi non ha possibilità di accedere a servizi riabilitativi. 160 milioni di disabili sono bambini al di sotto di 15 anni. Asia: 104 milioni Africa: 21milioni America Latina: 15 milioni Europa: 13 milioni Nord America: 7 milioni

2


AIDS Adulti e minori

Infettati nel 1999

Viventi nel 1999

Morti nel 1999

5.600.000

33.600.000

2.600.000

Africa Subsahariana

3.800.000

23.300. 000

2.200.000

Sud Est asiatico

1.300.000

6.000.000

320.000

America Latina

150.000

1.300.000

49.000

Asia Est e Pacifico

120.000

530.000

18.000

Europa Or. e Asia Cen.

95.000

360.000

10.000

Caraibi

57.000

360.000

29.000

Nord America

44.000

920.000

14.000

Europa Occidentale

30.000

520.000

9.600

Nord Africa

19.000

220.000

13.000

Australia

500

12.000

500

Dall’inizio dell’epidemia dell’Aids a tutto il 1999 sono morti 16.300.000 persone. I minori resi orfani, dall’inizio dell’epidemia fino al 1999 sono 11.200.000.

Morti dall’inizio fino al 1999

Minori orfani fino al 1999

Africa Subsahariana

13.700.000

10.700.000

Sud Est asiatico

1.100.000

200.000

America Latina

520.000

100.000

Asia Est e Pacifico

40.000

5.600

Europa Or. e Asia Cen.

17.000

500

Caraibi

160.000

83.000

Nord America

450.000

70.000

Europa Occidentale

210.000

9.000

Nord Africa

70.000

15.000

Australia

8000

500

3


3.2 I servizi sanitari % DI POPOLAZIONE

% DI POPOLAZIONE

% DI POPOLAZIONE

% DI POPOLAZIONE

CON ACCESSO AD ACQUA POTABILE

CON ACCESSO ALL’ASSISTENZA SANITARIA

CON ACCESSO AD ACQUA POTABILE

1990-96

CON ACCESSO ALL’ASSISTENZA SANITARIA

62 94 46 97 34 37 78 96 66 65 74 74 98 83 100 55 40 63 60 57 63 61 48 50 100 82 74 88 93 28

1990-96 80 95 39 95 38 35 … … 40 70 … 63 100 93 … … 95 39 60 59 … 83 99 51 … 96 55 … 70 96

60 67 … 100 89 61 82 82

63 44 80 … … … … …

63 34 100 86 31 57 99 50 60 60 38 89 55 100 97 98 49 74 97

90 38 … 90 … … … 70 … … 42 90 … … 100 … … 100 …

1990-96

1990-96 Afghanistan Algeria Angola Aotearoa/Nuova Zelanda Arabia Saudita Argentina Bangladesh Barbados Belize Benin Bhutan Bolivia Botswana Brasile Burkina Faso Burundi Cambogia Camerun Capo Verde Centraficana, Rep. Ciad Cile Cina Colombia Comore Congo, Rep. Congo, Rep. Dem Cooks, Is. Corea del Nord Corea del Sud

12 78 32 97 95 71 97 100 89 50 58 63 93 76 42 52 36 50 51 38 24 95 67 85 53 34 42 100 81 93

29 98 … … 97 71 45 … … 18 65 67 … … 90 80 53 80 … 52 30 97 88 81 … 83 26 … … 100

Costa d’Avorio Costa Rica Cuba Dominica Dominicana, Repubblica Ecuador Egitto El Salvador

42 96 93 96 65 68 87 69

… … 100 … 78 … 99 40

Emirati Arabi Uniti Guinea Equatoriale Eritrea Etiopia Figi Filippine Gabon Gambia Ghana Gibuti Guatemala Guinea Guinea-Bissau Guyana Haiti Honduras India Indonesia Iran

95 95 22 25 100 84 68 48 65 90 77 46 59 61 37 87 81 62 90

99 … … 46 … 71 … 93 60 … 57 80 40 … 60 69 85 93 88

Lesotho Libano Liberia Libia Madagascar Malawi Malaysia Maldive Mali Marocco Marshall Mauritania Maurizio Messico Micronesia Moldavia Mongolia Mozambico Myanmar/Birmania Namibia Nepal Nicaragua Niger Nigeria Niue Oman Pakistan Palau Panama Papua Nuova Guinea Paraguay Perù Ruanda Saint Kitts e Nevis Saint Vincent Salomone, Is. Samoa São Tomé e Principe Senagal Sierra Leone Singapore Siria Somalia Sri Lanka Sudafricana, Rep. Sudan Swaziland Tagikistan Tanzania Thailandia Togo Tonga Trinidad e Tobago Tunisia Turchia Turkmenistan Tuvalu

4


Iraq Giamaica Giappone Giordania Kazakistan Kenya Kirghizistan Kiribati Kuwait Laos

78 86 97 98 93 53 71 100 … 44

93 90 … 97 … 77 … … 100 67

Uganda Uruguay Uzbekistan Vanuatu Venezuela Vietnam Yemen Zambia Zimbabwue

5

46 99 62 87 79 43 61 27 79

49 82 … … … 90 38 … 85


3.3 Che cosa vuol dire assistenza sanitaria di base

6


3.4 Nuovi casi di malattie a trasmissione sessuale non mortali tra adulti (1995)

14

Nord America

36

America Latina e Caraibi

16

Europa occidentale

18

Europa dell'Est e Asia Centrale

1

Australia ed Estremo Oriente

150

Asia Merid. e sud-est asiatico

23

Asia orientale/Pacifico

65

Africa sub-sahariana

10

Nord Africa/Africa occ.

0

50

100

150

Fonte: Organizzazione Mondiale della SanitĂ , An Overview of Selected Curable Sexually Transmitted Diseases (Ginevra, 1995)

7


3.5 Distribuzione annuale dei casi di AIDS e dei decessi

Anni

Casi diagnosticati1

Casi corretti per ritardo di notifica

Morti per anno di decesso

Decessi per anno di diagnosi2

Tasso di letalità3

1982

1

1

-

-

-

1983

8

8

2

7

87,5

1984

37

37

16

37

100,0

1985

198

198

89

186

93,9

1986

458

458

268

435

95,0

1987

1.030

1.030

563

964

93,6

1988

1.775

1.775

857

1.650

93,0

1989

2.482

2.482

1.397

2.300

92,7

1990

3.135

3.135

1.931

2.883

92,0

1991

3.827

3.827

2.606

3.491

91,2

1992

4.261

4.261

3.265

3.798

89,1

1993

4.815

4.815

3.640

3.955

82,1

1994

5.524

5.524

4.305

4.231

76,6

1995

5.660

5.663

4.518

3.499

61,8

1996

5.024

5.033

4.099

2.094

41,7

1997

3.330

3.347

2.054

866

26,0

1998

2.363

2.399

945

465

19,7

1999

1.677

2.090

527

221

13,2

45.605

46.083

31.082

31.082

68,1

TOTALE

Fonte: Centro Operativo AIDS (COA) dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS) 1 L’anno di segnalazione o notifica non coincide necessariamente con l’anno di diagnosi, ma può essere successivo. 2 Il numero di decessi indica quanti dei pazienti, diagnosticati in uno specifico anno, risultano deceduti al 31 dicembre 1999. 3 Il tasso di letalità è calcolato come il rapporto tra i decessi per anno di diagnosi e i casi diagnosticati nello stesso anno.

8


3.6 Quadro riassuntivo sulla diffusione del virus HIV nel mondo

Nuovi casi di infezione nel 1999

5,6 milioni

di cui adulti

5 milioni

- di cui femmine

2,3 milioni

di cui minori con meno di 15 anni

570.000

Nuovi casi d’infezione al giorno (1999)

> 15.000

di cui nei Paesi in via di Sviluppo

> 95%

di cui tra i minori di 15 anni

1.600

di cui tra gli adulti di età tra i 15 e i 49

14.000 circa

- di cui donne adulte

> 40%

- di cui adulti tra i 15 e i 24 anni

> 50%

Numero di viventi portatori di HIV

33,6 milioni

di cui adulti

32,4 milioni

- di cui femmine

14,8 milioni

di cui minori con meno di 15 anni

1,2 milioni

Decessi dovuti all’AIDS nel 1999

2,6 milioni

di cui adulti

2,1 milioni

- di cui femmine

1,1 milioni

di cui minori con meno di 15 anni

470.000

Numero totale dei decessi dovuti all’AIDS dall’inizio dell’epidemia

16,3 milioni

di cui adulti

12,7 milioni

- di cui femmine

6,2 milioni

di cui minori con meno di 15 anni

3,6 milioni

Fonte: United Nations Programme on HIV/AIDS (UNAIDS), Epidemia AIDS, aggiornamento dicembre 1999. Nota bene: la stima totale del numero delle persone viventi con HIV/AIDS a fine 1999 (33,6 milioni) è simile a quella a suo tempo fornita per il 1998 (33,3 milioni), nonostante il numero dei nuovi infetti durante il 1999 (5,6 milioni) sia stato molto superiore al numero dei decessi (2,6 milioni). Il motivo di ciò risiede nel modello statistico utilizzato dall’UNAIDS. Alcuni parametri sulla diffusione del virus (nuovi contagi) dei diversi Paesi, utilizzati nel modello, vengono stimati ogni due anni, e nell’anno in cui non vengono stimati sono, in via ipotetica, considerati costanti. Così, infatti, era successo nel 1998. A posteriore, l’UNAIDS ha verificato che in quell’anno vi era stato, in realtà, in molti Paesi, tra cui l’India, una riduzione del tasso di crescita ipotizzato nella diffusione del virus. L’ipotesi del modello ha perciò generato una sovrastima sul totale dei portatori di HIV a fine 1998, stima che è stata ora corretta nell’elaborazione dei dati a fine 1999.

9


4. Bambini

INDICE 4. 4.1 4.2 4.3 4.4 4.5

Bambini La salute dei bambini Allattamento al seno All’attacco dei neonati Decalogo dei bisogni del bambino Il lavoro minorile A. Distribuzione dei bambini economicamente attivi nei PVS, per regione e per sesso B. Tasso di partecipazione dei bambini all'attività economica, per regione e per sesso C. Risultati Global March e dell’accordo Benetton

1

pag. “ “ “ “ “

1 2 4 5 6 7

7

“ “

8 9


4.1 La salute dei bambini A= SPERANZA DI VITA (ANNI) B= MORTALITÀ INFANTILE (SU 1.000 NATI VIVI) C= MORTALITÀ MATERNA (SU 100.000 NATI VIVI)

Afghanistan Albania Algeria Andorra Angola Antigua Aotearoa/Nuova Zelanda Arabia Saudita Argentina Armenia Australia Austria Azerbaigian Bahama Bahrein Bangladesh Barbados Belgio Belize Benin Bhutan Bielorussia Bolivia Bosnia ed Erzegovina Botswana Brasile Brunei Bulgaria Burkina Faso Burundi Cambogia Camerum Canada Capo Verde Ceca, Repubblica Centraficana, Rep. Ciad Cile Cina Cipro Colombia Comore Congo, Rep. Congo, Rep. Democratica Cook, Is. Corea del Nord Corea del Sud

A 1996 45 71 68 … 47 75 77 71 73 71 78 77 71 73 73 57 76 77 74 54 52 70 61 73 52 67 75 71 46 46 53 56 79 66 73 49 47 75 69 77 71 57 51 53 … 72 72

B 1996 165 34 34 5 170 18 7 25 22 25 6 5 34 19 18 83 11 6 36 84 90 14 71 15 40 44 9 16 82 106 108 63 6 54 6 103 92 11 38 9 26 83 81 128 26 23 6

C 1990 1.700 65 160 … 1.500 … 25 130 100 50 9 10 22 100 60 850 43 10 … 990 1.600 37 650 … 250 220 60 27 930 1.300 900 550 6 … 15 700 1.500 65 95 5 100 950 890 870 … 70 130

Costa d’Avorio Costa Rica Croazia Cuba Danimarca Dominica Dominicana, Repubblica Ecuador Egitto El Salvador Emirati Arabi Uniti

51 77 72 76 75 73 71 70 65 69 75

90 13 10 10 6 17 45 31 57 34 15

810 55 … 95 9 … 110 150 170 300 26

2

Laos Lesotho Lettonia Libano Liberia Libia Liechtenstein Lituania Lussemburgo Macedonia Madagascar Malawi Malaysia Maldive Mali Malta Marocco Marshall Mauritania Maurizio Messico Micronesia Moldavia Monaco Mongolia Mozambico Myanmar/Birmania Namibia Nauru Nepal Nicaragua Niger Nigeria Norvegia Oman Paesi Bassi Pakistan Palau Palestina Panama Papa Nuova Guinea Paraguay Perù Polonia Portogallo Qatar Regno Unito

A 1996 53 58 68 69 48 65 … 70 76 72 58 41 72 64 47 77 66 … 53 71 72 … 68 … 65 47 59 56 … 56 68 48 52 77 70 78 63 … … 74 57 69 68 71 75 71 77

B 1996 102 96 16 33 157 50 6 14 7 26 100 137 11 54 134 10 64 63 124 20 27 21 26 5 55 133 105 60 25 82 44 191 114 5 15 5 95 25 30 18 79 28 45 12 7 17 6

C 1990 650 610 40 300 560 220 … 36 0 … 490 560 80 … 1.200 0 610 … 930 120 110 … 60 … 65 1.500 580 370 … 1.500 160 1.200 1.000 6 190 12 340 … … 55 930 160 280 19 15 … 9

Romania Ruanda Russia Saint Kitts e Nevis Saint Lucia Saint Vincent Salomone, Is. Samoa San Marino São Tomé e Principe Senegal

70 36 65 69 71 72 71 69 … 69 51

21 105 20 31 18 19 24 42 12 62 74

130 1.300 75 … … … … 35 … … 1.200


Eritrea Estonia Etiopia Figi Filippine Finlandia Francia Gabon Gambia Georgia Germania Ghana Giamaica Giappone Gibuti Giordania Grecia Grenada Guatemala Guinea Guinea Equatoriale Guinea-Bissau Guyana Haiti Honduras India Indonesia Iran Iraq Irlanda Islanda Israele Italia Iugoslavia Kazakistan Kenya Kirghizistan Kiribati Kuwait

A 1996 50 69 49 72 68 76 79 55 46 73 76 57 74 80 50 69 78 … 66 46 49 44 64 54 69 62 64 69 61 76 79 77 78 72 68 54 68 58 76

B 1996 78 13 113 20 32 4 5 87 78 23 5 70 10 4 112 21 8 25 43 130 111 132 60 94 29 73 47 33 94 6 5 8 6 19 38 61 39 56 13

C 1990 1.400 41 1.400 90 280 11 15 500 1.100 33 22 740 120 18 570 150 10 … 200 1.600 820 910 … 1.000 220 570 650 120 310 10 0 7 12 … 80 650 110 … 29

Seychelle Sierra Leone Singapore Siria Slovacchia Slovenia Somalia Spagna Sri Lanka Stati Uniti Sudafricana, Rep. Sudan Suriname Svezia Svizzera Swaziland Tagikistan Tanzania Thailandia Timor Orientale Togo Tonga Trinidad e Tobago Tunisia Turchia Turkmenistan Tuvalu Ucraina Uganda Ungheria Uruguay Uzbekistan Vanuatu Venezuela Viet Nam Yemen Zambia Zimbabwe

Fonte: The State of the World’s Children 1998. UNICEF

3

A 1996 72 37 77 68 71 73 48 78 73 76 65 54 71 78 78 59 67 51 69 45 50 69 73 69 68 65 … 69 41 69 73 68 67 72 67 57 43 49

B 1996 15 164 4 28 10 6 125 5 17 8 50 73 25 4 5 68 56 93 31 149 78 19 15 28 41 57 40 18 88 11 20 46 41 24 33 78 112 49

C 1990 … 1.800 10 180 … 13 1.600 7 140 12 230 660 … 7 6 560 130 770 200 … 640 … 90 170 180 55 … 50 1.200 30 85 55 280 120 160 1.400 940 570


4.2 Allattamento al seno % DELLE MADRI CHE ALLATTANO AL SENO FIGLI DI 6 MESI (1980-92) Guinea-Bissau

100

Egitto

83

Congo, Rep. Dem

99

Giamaica

82

Nigeria

99

Mauritania

82

Papua Nuova Guinea

99

Costa d’Avorio

81

Zambia

99

Sri Lanka

81

Burkina Faso

98

Thailandia

80

Congo, Rep.

98

Guatemala

79

Laos

98

El Salvador

77

Bangladesh

97

India

75

Ruanda

97

Ecuador

73

Camerun

95

Giordania

72

Indonesia

95

Guinea

70

Madagascar

95

Paraguay

69

Mali

95

Colombia

65

Cambogia

93

Cina

60

Mozambico

93

Arabia Saudita

57

Burundi

92

Maurizio

55

Ghana

92

Seicelle

55

Kenya

92

Panama

53

Zimbabwe

92

Messico

50

Senegal

91

Trinidad e Tobago

49

Turchia

91

Dominicana, Repubblica

45

Botswana

90

Iraq

45

Sudan

90

Brasile

43

Tanzania

90

Libano

40

Benin

89

Costa Rica

38

Pakistan

88

Argentina

36

Uganda

88

Cuba

33

Vietnam

88

Uruguay

33

PerĂš

87

Honduras

28

Swaziland

87

Nicaragua

25

Togo

87

Cile

18

Namibia

86

Barbados

17

Bolivia

84

Saint Kitts e Nevis

3

Fonte: Human Development Report 1997, UNDP

4


4.3 All'attacco dei neonati

5


4.4 Decalogo dei bisogni del bambino Amore Il bambino deve essere amato. Deve perciò poter contare su genitori capaci ma soprattutto che desiderino prendersi cura di lui. Nutrizione Ha bisogno di essere nutrito. Informarsi e non sottovalutare quell’aspetto significa non creare deficit nutrizionali pericolosi per la salute. Protezione Ha bisogno di un ambiente protetto. Prevenire gli incidenti che possono ferirlo. Attenzione Ha bisogno di essere accudito. Deve essere difeso contro le malattie. Anche se molte malattie mortali sono scomparse dai Paesi industrializzati, le vaccinazioni restano ancora un’importante protezione. Sicurezza Il bambino ha bisogno di sicurezza. Per sviluppare la propria autostima il bambino ha bisogno di adulti che lo sostengano, incoraggino e guidino nelle sue scelte. Interesse Il bambino ha bisogno di essere stimolato, non parcheggiato davanti alla televisione per essere intrattenuto. Oltre che diseducativo può essere dannoso. Comprensione Dev’essere compreso. I genitori devono saper riconoscere i segnali che il bambino trasmette. Un comportamento anomalo può nascondere disagio. Conoscenza Il bambino ha bisogno di esplorare la realtà. Ha bisogno perciò di modelli di riferimento su cui contare, da cui allontanarsi e a cui ritornare. Gioco Il bambino deve giocare. Deve avere uno spazio protetto in cui sperimentare le sue fantasie, la sua creatività e le sue paure. Istruzione Il bambino ha bisogno di istruzione affinché possa realizzare le proprie potenzialità e diventare a sua volta un adulto maturo.

6


4.5 Il lavoro minorile In tutto il mondo molti bambini continuano a lavorare, mettendo a repentaglio la loro salute, la loro istruzione, la loro crescita e la loro stessa vita. Secondo le più recenti stime dell'Organizzazione Internazionale del Lavoro, 250 milioni di bambini tra i 5 e i 14 anni lavorano a tempo pieno o part-time nei paesi in via di sviluppo. Il 61% si trova in Asia, il 32% in Africa e il 7% in America Latina.

A. Distribuzione dei bambini economicamente attivi nei PVS, per regione e per sesso

Tavola I. Distribuzione dei bambini economicamente attivi (5-14 anni) nei Paesi in via di sviluppo, per regione e per sesso, 1995.

REGIONE

ENTRAMBI I SESSI 250

MASCHI

FEMMINE

140

110

REGIONI

%

%

%

AFRICA

32

56

44

ASIA (TRANNE IL GIAPPONE)

61

54

46

AMERICA LATINA E CARAIBI

7

67

33

0.2

57

43

100

56

44

MONDO (STIME IN MILIONI)

OCEANIA (Tranne Australia e Nuova Zelanda) SESSO Fonte: ILO Bureau of Statistics (Geneva, 1996)

Benché l'Asia abbia il maggior numero di bambini lavoratori, l'Africa ha l'incidenza maggiore con il 41% circa dei bambini fra i 5 e i 14 anni. La cifra corrispondente in Asia è all'incirca la metà del livello africano (22%) e in America Latina è il 17%.

7


B. Tasso di partecipazione dei bambini all'attività economica, per regione e per sesso

REGIONE

MONDO REGIONI AFRICA ASIA (TRANNE GIAPPONE) AMERICA LATINA E CARAIBI OCEANIA (Tranne Australia e Nuova Zelanda) Fonte: ILO Bureau of Statistics (Geneva, 1996)

8

ENTRAMBI I SESSI % 24,7

MASCHI

FEMMINE

% 27,0

% 22,3

41,4 21,5 16,5 29,3

46,0 22,5 21,8 32,7

36,7 20,4 11,1 25,8


C. Risultati Global March e dell’accordo Benetton La Conferenza Internazionale del Lavoro (ILO) ha approvato le linee guida di una futura Convenzione contro le forme peggiori di lavoro minorile e si è vincolata a discutere e (speriamo) ad approvare tale Convenzione nella sua prossima sessione dei lavori. In seno all'ILO, il Comitato sul lavoro minorile, ha proposto che tra "le forme peggiori del lavoro minorile" debba rientrare "qualsiasi forma di schiavitù, come la compravendita e il traffico dei bambini, il lavoro forzato e obbligatorio, la servitù per i debiti, l'uso e l'offerta di bambini nella prostituzione, nella produzione e nel traffico di droga; ogni tipo di lavoro o attività che per sua natura o per le circostanze nelle quali si svolge, potrebbe compromettere la salute fisica o morale (punto 10). Il medesimo organismo ha individuato le tipologie di lavoro pericoloso. I governi dovranno: Definire, in consultazione con i sindacati, imprenditori e altri gruppi interessati, programmi di azione per eliminare le forme più intollerabili di lavoro minorile. • Dopo la ratifica della Convenzione, dovranno adottare qualsiasi misura atta ad assicurare la sua effettiva implementazione ed efficacia. • Dovranno tener conto dell'importanza dell'educazione nella lotta al lavoro minorile ed adottare tutte le misure idonee per favorire la liberazione dei minori e provvedere alla loro riabilitazione e integrazione sociale. •

L’accordo "Benetton" è stato siglato tra sindacati turchi, italiani e rappresentanti della casa madre, ma è stato sottoscritto anche dalla Bogazici, licenziataria della Benetton.

9


5. Le donne

INDICE 5.1 Le donne 5.1 I numeri delle donne 5.2 Nord A. Affrontare l’ineguaglianza tra i sessi B. La visibilità delle donne nel lavoro C. Occupazione femminile in Europa D. Le donne nella vita politica E. Osservatorio Donna

pag. “ “ “ “ “ “ “

1 2 5 5 6 7 8 9

5.3

Sud

10

A. L’indice di Sviluppo di Genere in Africa B. L’economia non monetizzata C. Tassi di mortalità materna D. Madri con meno di 20 anni e più di 35 E. Donne e proprietà terriera in un numero selezionato di Paesi in Africa F. Donne rurali povere G. La fertilità in cifre

“ “ “ “

10 11 12 13

“ “ “

14 15 16

1


5.1 I numeri delle donne Rifugiate 80% di tutti i rifugiati sono donne con i loro bambini. Lavoro L'uguaglianza nel trattamento lavorativo viene sancita in: Africa: Centrafrica, Congo, Gabon, Liberia, Somalia, Sudan, Zaire. Americhe: Brasile, Costarica, Cuba, Salvador, Guatemala, Guyana, Honduras, Messico, Nicaragua, Panama, Perù, Surinam e Venezuela. Non negli USA. Europa: Albania, Cecoslovacchia, Grecia, Ungheria, Italia, Malta, Polonia, Portogallo, Romania, Spagna, Svizzera, Inghilterra. Diritto alla proprietà fondiaria Non hanno gli stessi diritti dell'uomo in: Brasile, Bolivia, Cile, Perù, Ecuador, Haiti, Indonesia , Malesia, India, Bangladesh, Nepal, Iran, Libia, Niger, Nigeria, Burkina, Togo, Ghana, Liberia, Etiopia, Kenya, Uganda, Zimbabwe, Botswana, Sudafrica. Diritto all'eredità In alcuni Paesi , con l'avallo di regole religiose, le donne non hanno gli stessi diritti dell'uomo in materia di eredità: tutti i Paesi musulmani di Oriente, Medio Oriente e Africa, India, Nepal, Bangladesh, Kenya, Zambia, Zimbabwe, Malesia e Indonesia, Perù, Bolivia e Paraguay. Il Matrimonio Dai 15 a 19 anni i matrimoni sono in percentuale molto alta. Meno le ragazze sono scolarizzate, più si sposano molto giovani, soprattutto in: Guyana 100%, Bangladesh 75%, Messico 54%, Pakistan 49%. In India, dove l'età legale per potersi sposare è di 18/21 anni sia per le donne sia per gli uomini, più del 50% dei matrimoni avviene, invece, dai 9 agli 11 anni; lo stesso succede in: Sud Yemen, Etiopia, Libia, Centrafrica, Ciad, Niger, Congo e Paesi dell'Africa occidentale. Da 25 a 50% i matrimoni dai 15 ai 19 anni avvengono nel resto dell'Africa, dove solo in Tunisia, Botswana e Sudafrica sono al di sotto del 10%, come nella maggiortanza dei Paesi europei, Italia inclusa, Australia e Nuova Zelanda. I figli maschi Alla nascita sono preferiti fortemente figli maschi in: Pakistan, Nepal, Bangladesh, Sud Corea, Cina e in generale in tutta l'Asia, come pure in Siria e Giordania. Moderatamente, i maschi sono preferiti in: Lesotho, Srilanka, Sudan, Tailandia, Repubblica Dominicana, Messico. Mentre in Venezuela e Giamaica preferiscono le femmine. Ragazze madri Le ragazze madri sono un fenomeno molto più esteso di quanto si possa immaginare. Nell'area caraibica raggiungono altissime percentuali: 87% a S.Lucia, 81% a S.Kittis, 77% ad Antigua, 73% alle Barbados, 70% in Giamaica 67% nella Repubblica Dominicana, 56% in Martinica. Diritto all'aspettativa per gravidanza In molti Paesi le politiche relative alla maternità lasciano la donna senza protezione all'atto della gravidanza. Legislazioni nazionali che tutelino il diritto al possesso del lavoro con: Aspettativa per 12 settimane o più a pieno stipendio si trovano in: CSI, Australia e Nuova Zelanda, India, Pakistan, Nepal, l'Europa ex orientale, Germania, Belgio e Olanda, Italia, Norvegia, Libia, Mali, Senegal, Guinea, Costa d'Avorio, Burkina, Camerun, Gabon, Congo, Angola, Zambia, Messico, Brasile, Perù, Argentina, Uruguay, Nicaragua, Panama, Nord Yemen. 12 settimane senza stipendio pieno: in Romania e Cecoslovacchia e tutti gli altri Paesi europei, Canada, Venezuela, Bolivia, Paraguay, Cile, Algeria, Mauritania, Niger, Ciad, Nigeria, Centrafrica, Ghana, Zaire, Tanzania, Botswana, Madagascar, Somalia. 2


Meno di 12 settimane a stipendio pieno: in Cina, Etiopia, Uganda, Mozambico, Marocco, Oman, Irak, Guatemala, Honduras, Colombia, Ecuador. Aspettativa a discreazione e al di sotto degli standard ILO: in USA, Tailandia, Arabia, Sud Yemen, Egitto. Analfabetismo Donne adulte analfabete: 90% in: Yemen, Afganistan, Pakistan, Nepal, Marocco, Senegal, Guinea, Sierra Leone, Mali, Burkina, Niger, Ciad, Togo, Sudan, Etiopia e Somalia (in questi ultimi due Paesi lo sono anche il 90% dei maschi adulti) Il 75% in: Algeria, Libia, Egitto, il resto dell'Africa occidentale, Nigeria, Camerun, Centrafrica, Mozambico, Malawi, Siria, Irak, Arabia, Yemen, Iran, Afganistan, Pakistan, India, Nepal, Bangladesh, Cambogia, Papua. Da 75 a 50% in: Zaire, Botswana, Kenia, Uganda,Tunisia, Laos, Malesia, Indonesia, Guatemala, Kwait, Emirati, Cina, Burma, Tailandia. Da 49 a 25%: in Tanzania, Zambia, Zimbabwe, Turchia, Giordania, Honduras, Nicaragua, Venezuela, Ecuador, Perù, Brasile, Suriname, Bolivia, Paraguay, Repubblica Dominicana. Da 24 a 10% in Cile, Colombia, Messico, Guyana, Guadalupe, Filippine, Srilanka, Grecia, Yugoslavia, Spagna. Sotto il 10% in: Europa, CSI, USA, Canada, Australia, N.Zelanda, Cuba, Argentina, Uruguay, Giappone. Scuola Le ragazze sono meno del 35% degli iscritti in: Tunisia, Egitto, Marocco, Algeria, Siria, Libia, Sudan, Arabia, Irak, Yemen. C'è stato tuttavia un forte balzo in avanti nelle iscrizioni femminili in alcuni Paesi dal 1960 al 1980 in: Nepal, sono aumentate del 740%, in Arabia sono aumentate del 644%, in Papua e N.Guinea del 550%, nel Ciad del 364%, in N. Yemen del 120%, nello Zaire del 100%, in Giordania del 98%, in Etiopia del 93%, in Kenia dell’89%, in Sudan dell’80%, in Afganistan del 69%, in Bangladesh del 62%, nello Burkina e in Iran del 40%, in India del 34%, in Indonesia del 29%, in Malesia del 26%, in Perù del 24%, in Angola del 21%, nel Sud Africa del 12%, in Egitto del 9%, nel Sud Corea dell’8%, nel Brasile e nel Nicaragua del 4%, e ad Haiti del 2%. Iscrizioni femminili Per ogni 100 maschi le iscrizioni femminili sono da 85 a 100 in tutta l'America Latina, (oltre 96 in Botswana). Da 81 a 95 in: Libia, Nigeria, Camerun, Gabon, Congo, Kenia, Tanzania, Zambia, Madagascar, Giordania, Kwait, Emirati, Srilanka, Burma, Tailandia, Malesia, Indonesia. Da 66 a 80: in Turchia, Siria, Irak, Egitto, Sudan, Zaire, Mozambico, Zimbabwe, Uganda, Algeria, Ghana, Cina, Papua. Da 51 ragazze in giù: in tutti gli altri Paesi del Sud del mondo. Scuole superiori Ai più alti livelli educativi (età 20-24 anni) accedono (ogni 100 ragazzi iscritti): più ragazze che ragazzi in: Argentina, Brasile, Canada, CSI, Mongolia, Polonia, Germania ex est, Ungheria, Bulgaria, Israele, Kwait, Lesotho, Swatziland. Da 76 a 99 ragazze in: Venezuela, Colombia, Paraguay, Australia, Tailandia, Burma, Scandinavia, Francia, Spagna, Portogallo, Italia, Belgio, Austria e Yugoslavia. Da 51 a 75 ragazze in: Irlanda, Inghilterra, Olanda, Germania, Repubblica Ceca, Romania, Grecia, Tunisia, Egitto, Irak, Zimbabwe, Madagascar, Cile, Perù, Ecuador, Nicaragua, Honduras, Messico, Malesia, Brunei. Da 31 a 50 ragazze in: Bolivia, Guatemala, Haiti, Giappone, Cina, Laos, Vietnam, Indonesia, India, Pakistan, Iran, Arabia, Turchia, Siria, Etiopia, Sudan, Mozambico, Marocco, Svizzera. Sotto le 30 ragazze: in tutto il resto dell'Africa, Malta, Papua Nuova Guinea, Bangladesh, Nepal e Afganistan.

3


Apertura delle Università alle donne Oxford (fondata nel 1167) ha aperto alle donne solo nel 1878. Cambridge (1284) solo nel 1873. Dublino (1592) solo nel 1904. Harvard (1636) nel 1894. Yale (1701) nel 1969. Columbia (1754) nel 1889. McGill (1821) nel 1884. Oslo (1811) nel 1882. Lavoro agricolo Il lavoro agricolo familiare non pagato delle donne è in percentuale molto alta non solo nel Sud del mondo, dove l'agricoltura non monetizzata è prevalente, ma anche nel Nord del mondo, dove l'economia è fortemente monetizzata. E' l' 80% in Germania, il 73% in Danimarca, il 62% in Cecoslovacchia, il 61% in Olanda, il 60% in Grecia, il 57% in Spagna e Yugoslavia, il 55% in Austria, il 32 in Belgio, il 17% in Svezia. Mentre è proprio in quest'ultimo Paese che si ha il più alto numero di donne datrici di lavoro in agricoltura (52%), seguito da Grecia (38%), Yugoslavia(37%) e Belgio (30%). Il maggior numero di donne che lavora in agricoltura, rispetto al totale di donne che lavorano, è appannaggio dell'Asia. In India (82,6%), in Pakistan (70%), in Bangladesh (69,8%), in Indonesia (61%); mentre Francia (8%), Germania (5%), Inghilterra (1%) e USA (0,4%) sono su proporzioni molto più basse. I Paesi che hanno la percentuale maggiore di donne (più dell' 81%), rispetto a tutta la forza lavoro, che include quindi anche glin uomini, senza contare l'agricoltura di sussistenza, sono: Turchia, Mali, Costa d'Avorio, Camerun, Tanzania, Botswana, Madagascar. La Cina, la CSI e tutta l'Europa (escluso Francia, Inghilterra, Spagna, Olanda, Belgio, Svezia e Svizzera che hanno una percentuale tra l'11 e il 30%) hanno una percentuale di donne che lavorano in agricoltura che va dal 31 al 50%. USA, Canada, Australia, Nuova Zelanda, India, Iran, Kenia, Ciad, Niger, Marocco, ma anche Brasile, Paraguay, Bolivia, Perù, Ecuador, Colombia, Surinam, Cuba, hanno dall'11 al 30% di donne che lavorano in agricoltura. Violenza Centri di protezione della donna (shelters) contro la violenza domestica hanno cominciato a nascere all'inizio degli anni Settanta in Canada, Inghilterra (1972), Olanda USA e Australia (1974), Germania (1976), Svezia, Israele, Giappone, Sudafrica (1977), Austria (1978), Finlandia (1979), India e Messico (1980), Danimarca e Tailandia (1981). In Canada, una donna su dieci viene picchiata in casa sua, dall'uomo con cui vive, mentre in USA le donne che vengono picchiate sono circa due milioni all'anno.

4


5.2 Nord A. Affrontare l'ineguaglianza tra i sessi

Fonte: UNDP, Rapporto sullo sviluppo umano 8, 1997

5


B. La visibilità delle donne nel lavoro

DONNE CON POSTI DI LAVORO AD ALTO LIVELLO

A = stipendi delle donne come % del reddito maschile (*)

(1994)

B = % dei posti amministrativi e dirigenziali (*) C = % dei tecnici e dei professionisti (*)

PAESE

A

Algeria

19

Aotearoa/Nuova Z.

B

C

PAESE

A

PAESE

A

B

Figi

21 10 45

Pakistan

21

3

20

39 32 48

Filippine

31 34 63

Panama

28 28

49

Australia

40 43 25

Finlandia

41 26 62

Papua Nuova Guinea 35 12

30

Austria

34 19 49

Francia

39

Paraguay

23 15

51

Bahama

39 26 57

Germania

35 19 43

Perù

23 20

41

Bangladesh

23

Giappone

34

Polonia

39 16

60

Barbados

40 37 52

Grecia

31 12 44

Portogallo

34 37

52

Belgio

33 19 51

Guatemala

21 32 45

Regno Unito

35 33

44

Belize

18 37 39

Guinea Equatoriale

29

Salomone, Is.

40

3

27

Bolivia

27 17 42

Guyana

26 13 48

Sierra Leone

30

8

32

Botswana

39 36 61

Haiti

36 33 39

Singapore

31 34

16

Brasile

29 17 57

Honduras

24 31 50

Spagna

29 12

48

Bulgaria

41 29 57

India

26

2 21

Sri Lanka

34 17

25

Burkina Faso

40 14 26

Indonesia

33

7 41

Stati Uniti

41 42

53

Camerun

31 10 24

Iran

19

4 33

Sudafricana, Rep.

31 17

47

Canada

38 42 56

Irlanda

26 17 48

Sudan

23

2

29

Capo Verde

32 23 48

Israele

33 19 54

Suriname

26 22

70

Centrafricana, Rep.

39

Italia

31 38 46

Svezia

45 39

64

Cile

22 17 34

Kuwait

25

Svizzera

30 28

24

Cina

38 12 45

Lesotho

30 33 57

Swaziland

35 15

54

Cipro

27 10 41

Lussemburgo

25

9 38

Thailandia

37 22

52

Colombia

33 27 42

Malawi

42

5 35

Togo

33

8

21

Congo, Rep.

36

6 29

Malaysia

30 12 45

Trinidad e Tobago

30 23

53

Congo, Rep. Dem.

37

9 17

Maldive

35 14 35

Tunisia

25

7

18

Corea del Sud

28

4 45

Mali

39 20 19

Turchia

33

7

29

Costa Rica

27 21 45

Marocco

28 26 31

Ungheria

40 58

49

Cuba

31 19 48

Mauritania

37

Uruguay

33 25

63

Danimarca

42 20 63

Maurizio

25 14 41

Venezuela

27 18

55

Dominicana, Rep.

23 21 50

Messico

25 20 44

Zambia

39

6

32

Egitto

25 16 29

Mozambico

41 11 20

Zimbawe

37 15

40

El Salvador

28 25 45

Norvegia

42 31 58

Emirati Arabi Uniti

10

Paesi Bassi

34 15 44

6 28

5 23

9 19

2 25

* Dati del 1994 o dell’ultimo anno disponibile. Fonte: Human Development Report 1997, UNDP

6

B

C

9 41 9 42

2 27

5 37

8 21

C


C. Occupazione femminile in Europa

40% Danimarca

55% 51%

Gran Bretagna

50% 47%

Paesi Bassi

47% 46% 46%

Portogallo

43% Francia

42% 38% 37%

Lussemburgo

36% Grecia

31% 28%

Spagna

‹ PENULTIME -

27%

Le italiane sono le meno occupate d'Europa, dopo le spagnole.

Lavorano solo il 28% rispetto ad una media europea pari al 40%. Fonte: Labour force survey, 1977

7


D. Le donne nella vita politica

A = % degli incarichi di governo rivestiti da donne, totale (1995)

LE DONNE NELLA VITA POLITICA

B = % degli incarichi ministeriali rivestiti da donne (1995) C = % dei seggi parlamentari occupati da donne (1997)

PAESE Albania Algeria Angola Antigua Aotearoa/Nuova Z. Arabia Saudita Argentina Armenia Australia Austria Azerbaigian Bahama Bahrein Bangladesh Barbados Belgio Belize Benin Bhutan Bielorussia Bolivia Botswana Brasile Brunei Bulgaria Burkina Faso Burundi Cambogia Camerun Canada Capo Verde Ceca, Repubblica Centrafricana, Rep. Ciad Cile Cina Cipro Colombia Comore Congo, Rep. Congo, Rep. Dem. Corea del Nord Corea del Sud Costa d'Avorio Costa Rica Cuba Danimarca Dominica Dominicana, Rep. Ecuador Egitto El Salvador Emirati Arabi Uniti Estonia Etiopia Figi Filippine

A 12 2 6 30 17 0 3 2 24 7 5 34 0 3 23 8 10 10 5 4 9 11 13 2 9 10 4 5 5 19 12 1 5 3 12 4 5 25 3 4 2 1 2 3 21 8 19 31 12 10 2 18 0 10 11 10 24

B 0 0 7 0 7 0 0 0 13 21 5 20 0 5 33 11 0 15 13 8 0 0 4 0 9 11 8 0 3 19 13 0 5 5 16 6 8 11 7 6 3 1 3 8 15 4 30 8 3 7 3 6 0 6 12 9 8

C ... 7 ... ... 29 ... ... ... 21 25 ... 11 ... 9 18 15 11 ... ... ... 6 9 7 ... 13 9 ... ... 12 19 11 ... 4 ... 7 21 5 10 ... 2 5 ... 3 ... 16 23 33 ... 10 ... 2 11 0 ... ... 6 12

PAESE Finlandia Francia Gabon Gambia Georgia Germania Ghana Giamaica Giappone Gibuti Giordania Grecia Grenada Guatemala Guinea Guinea Equatoriale Guinea-Bissau Guyana Haiti Honduras India Indonesia Iran Iraq Irlanda Islandia Israele Italia Kazakistan Kenya Kyrghizistan Kuwait Laos Lesotho Lettonia Libano Libia Lituania Lussemburgo Madagascar Malawi Malaysia Maldive Mali Malta Marocco Mauritania Maurizio Messico Moldavia Mongolia Mozambico Myanmar/Birmania Namibia Nepal Nicaragua Niger

Fonte: Human Development Report 1997, UNDP 8

A 16 9 6 7 3 7 11 13 8 1 7 6 19 18 5 3 12 16 14 17 6 2 0 0 11 8 10 10 1 5 8 6 3 14 16 0 0 9 8 0 6 6 10 7 2 1 5 7 7 4 5 13 0 7 0 11 9

B 35 7 3 22 0 16 11 6 7 0 3 0 10 19 15 4 8 11 17 11 4 4 0 0 18 13 13 3 3 0 4 0 0 7 6 0 0 0 17 0 5 8 5 10 0 0 4 4 14 0 0 4 0 10 0 11 10

C 34 6 ... ... ... 26 ... ... 8 ... ... 6 ... 13 ... 9 ... 20 3 8 7 13 4 ... 14 ... 8 10 ... ... ... 0 ... 11 ... ... ... ... 20 ... 6 10 6 2 ... 1 1 8 14 ... ... 25 ... ... ... ... ...

PAESE Nigeria Norvegia Oman Paesi Bassi Pakistan Panama Papua Nuova Guinea Paraguay Perù Polonia Portogallo Qatar Regno Unito Romania Ruanda Russia Saint Kitts e Nevis Saint Lucia Saint Vincent Salomone, Is. Samoa São Tomé e Principe Senegal Seychelles Sierra Leone Singapore Siria Slovacchia Spagna Sri Lanka Stati Uniti Sudafricana, Rep. Sudan Suriname Svezia Svizzera Swaziland Tagikistan Tanzania Thailandia Togo Trinidad e Tobago Tunisia Turchia Turkmenistan Ucraina Uganda Ungheria Uruguay Uzbekistan Vanuatu Venezuela Vietnam Yemen Zambia Zimbawe

A 4 44 4 20 2 11 2 3 10 8 18 2 8 3 10 2 21 5 25 0 7 4 2 21 5 5 4 13 10 9 30 7 1 14 33 7 7 4 9 4 3 14 5 5 4 1 10 8 3 3 0 6 4 0 9 11

B 4 41 0 26 4 11 0 0 6 6 9 0 9 0 8 3 10 8 10 0 7 0 4 31 4 0 7 14 15 13 21 9 0 0 48 17 0 7 16 4 4 20 3 3 4 0 13 5 0 3 0 4 7 0 7 3

C ... 39 ... 28 3 10 ... 6 11 13 13 ... 8 ... ... ... ... ... ... 2 ... ... ... ... 6 3 ... ... 20 5 11 24 5 16 40 20 8 ... ... 7 1 19 7 2 ... ... ... 11 7 ... ... 6 ... ... 10 15


E. Osservatorio Donna

9


5.3 Sud A. L'indice di Sviluppo di Genere in Africa

10


B. L’economia non monetizzata

11


C. Tassi di mortalitĂ materna

Fonte: UNPA, Lo stato della popolazione nel mondo, 1997

12


D. Madri con meno di 20 anni e più di 35 Meno di 20 -11

11

MONDO -9

REGIONI PIU’ SVILUPPATE

9

REGIONI MENO SVILUPPATE

-11 -17

REGIONI SOTTOSVILUPPATE

-17

AFRICA -8

ASIA

-8

EUROPA

-15

11 14 15 10 9 11

AMERICA LATINA - CARAIBI -13

-15

10

NORD AMERICA -6

-20

Più di 35

-10

14

OCEANIA -5

0

5

Fonte: Nazioni Unite, 1994: World Population Prospects: The 1994 Revision

13

10

15

20


E. Donne e proprietĂ terriera in un numero selezionato di Paesi in Africa

ProprietĂ terriera delle donne come percentuale sul Paese

totale dei possedimenti

Dimensione media delle proprietĂ (ettari) delle donne

Benin

11

Congo

25

Marocco Tanzania

degli uomini

0,98

1,76

14

0,5

1

25

0,6 (1986/87)

0,89 (1986/87)

0,53 (1990/91)

0,73 (1990/91)

1,86

2,73

Zimbawe Settore commerciale a piccola scala : 3 Settore commerciale a grande scala : 10

14


F. Donne rurali povere

Regione

Totale (in milioni)

Asia

374

Asia (escluse la Cina e l'India)

153

Africa sub-sahariana

130

Vicino Oriente/Nord Africa

18

America Latina e Caraibi

43

TOTALE

565 (344)

Paesi meno sviluppati

139

15


G. La fertilità in cifre

Uso di

Morti su

Nascite su

contraccettivi (%)

1000 ab.

1000 ab.

1990/97 Afghanistan Albania Algeria Angola Antigua Aotearoa/Nuova Z. Arabia Saudita Argentina Armenia Australia Austria Azerbaigian Bahama Bahrein Bangladesh Barbados Belgio Belize Benin Bhutan Bielorussia Bolivia Bosnia ed Erzegovina Botswana Brasile Brunei Bulgaria Burkina Faso Burundi Cambogia Camerun Canada Capo Verde Ceca, Repubblica Centrafricana, Rep. Ciad Cile Cina Cipro Colombia Comore Congo, Rep. Congo, Rep. Dem. Cook, Is. Corea del Nord Corea del Sud Costa d'Avorio Costa Rica Croazia Cuba Danimarca Dominica Dominicana, Rep. Ecuador Egitto El Salvador Emirati Arabi Uniti Eritrea Estonia Etiopia Figi Filippine Finlandia

2 ... 57 1 53 70 ... 74 ... 76 71 ... 62 54 49 55 79 47 9 19 50 45 ... 33 77 ... 76 8 9 ... 16 73 15 69 15 1 43 83 ... 72 21 ... 8 50 ... 79 11 75 ... 70 78 50 64 57 48 53 ... 8 70 4 32 40 80

1996 21 6 6 19 6 8 4 8 7 7 10 7 5 4 10 9 11 4 13 14 12 9 7 12 7 3 13 18 18 13 12 7 8 12 17 18 6 7 8 6 11 15 14 ... 6 6 14 4 12 7 12 6 5 6 7 6 3 15 13 17 5 6 10

1996 52 22 30 49 17 16 35 20 15 14 11 20 18 22 27 15 11 32 43 41 11 34 11 36 20 23 10 46 44 35 40 13 32 11 38 42 20 17 17 24 42 43 46 ... 21 15 38 25 11 14 13 23 25 26 27 29 19 41 10 48 23 29 12

Uso di

Tasso di fertilità 1996 6,9 2,7 4,0 6,8 ... 2,1 6,0 2,7 1,8 1,9 1,4 2,4 2,0 3,1 3,2 1,7 1,6 3,8 6,0 5,9 1,5 4,5 1,4 4,6 2,3 2,8 1,5 6,7 6,4 4,6 5,4 1,6 3,7 1,5 5,1 5,6 2,5 1,8 2,3 2,8 5,7 6,0 6,4 ... 2,1 1,7 5,3 3,0 1,6 1,6 1,8 ... 2,9 3,2 3,5 3,2 3,6 5,5 1,4 7,0 2,8 3,7 1,8

16

contraccettivi (%) 1990/97 Kyrghizistan Kiribati Kuwait Laos Lesotho Lettonia Libano Liberia Libia Lituania Lussemburgo Macedonia Madagascar Malawi Malaysia Maldive Mali Marocco Marshall Mauritania Maurizio Messico Micronesia Moldavia Mongolia Mozambico Myanmar/Birmania Namibia Nepal Nicaragua Niger Nigeria Norvegia Oman Paesi Bassi Pakistan Palau Palestina Panama Papua Nuova Guinea Paraguay Perù Polonia Portogallo Qatar Regno Unito Romania Ruanda Russia Saint Kitts e Nevis Saint Lucia Saint Vincent Salomone, Is. Samoa São Tomé e Principe Senegal Seychelles Sierra Leone Singapore Siria Slovacchia Slovenia Somalia

... 28 35 19 23 ... 55 6 ... ... ... ... 17 22 48 10 7 50 27 4 75 53 ... ... ... 4 17 29 29 49 4 6 76 9 80 12 38 ... 58 4 50 64 75 66 32 82 57 21 ... 41 47 58 25 21 10 13 ... 4 74 36 74 ... 1

Morti su 1000 ab. 1996 7 9 2 14 11 14 7 19 7 12 10 7 10 22 5 8 18 7 ... 13 7 5 7 11 7 18 10 12 12 6 18 14 11 4 9 8 ... ... 5 10 6 7 11 11 4 11 11 27 14 12 6 7 4 6 7 15 7 27 5 5 11 11 17

Nascite su 1000 ab. 1996 26 28 22 45 36 10 25 48 41 11 13 15 42 49 26 42 48 26 ... 39 20 25 33 14 28 43 28 36 37 34 51 43 14 44 12 37 ... ... 23 33 32 26 12 11 19 12 11 43 10 20 28 22 37 27 35 42 22 47 16 31 12 10 50

Tasso di fertilità 1996 3,3 ... 2,9 6,7 5,0 1,5 2,9 6,5 6,1 1,6 1,7 2,0 5,8 6,8 3,4 6,8 6,8 3,3 ... 5,1 2,3 2,9 ... 1,9 3,4 6,2 3,4 5,0 5,1 4,0 7,2 6,1 1,9 7,2 1,6 5,2 ... 6,1 2,7 4,8 4,3 3,1 1,7 1,5 3,9 1,7 1,4 6,2 1,4 ... ... ... 5,1 3,9 ... 5,8 ... 6,2 1,8 4,2 1,6 1,3 7,0


Uso di

Morti su

Nascite su

contraccettivi (%)

1000 ab.

1000 ab.

1990/97 Francia Gabon Gambia Georgia Germania Ghana Giamaica Giappone Gibuti Giordania Grecia Grenada Guatemala Guinea Guinea Equatoriale Guinea-Bissau Guyana Haiti Honduras India Indonesia

75 ... 12 ... 75 20 62 59 ... 35 ... 54 31 2 ... 1 ... 18 47 41 55

1996 9 15 18 9 11 11 6 8 15 5 10 ... 7 19 17 21 8 13 6 9 8

Iran Iraq Irlanda Islandia Israele Italia Iugoslavia Kazakistan

73 18 ... ... ... 78 ... 59

Kenya

33

1996

Tasso di

Uso di contraccettivi (%)

fertilità

12 37 41 14 9 39 22 10 39 38 10 ... 37 49 42 41 23 34 35 26 24

1996 1,7 5,3 5,3 2,0 1,3 5,4 2,5 1,5 5,5 5,3 1,4 ... 5,0 6,7 5,6 5,5 2,4 4,7 4,5 3,2 2,7

6 9 9 7 6 10 10 8

35 37 13 17 21 9 13 19

11

37

1990/97

Morti su 1000 ab.

Spagna Sri Lanka Stati Uniti Sudafricana, Rep. Sudan Suriname Svezia Svizzera Swaziland Tagikistan Tanzania Thailandia Timor Orientale Togo Tonga Trinidad e Tobago Tunisia Turchia Turkmenistan Ucraina Uganda

59 66 74 50 8 ... 78 71 21 ... 16 74 ... 12 39 53 60 63 ... ... 15

1996 9 6 9 8 12 6 11 9 10 7 14 6 17 15 6 6 6 7 8 14 21

4,9 5,4 1,9 2,2 2,8 1,2 1,8 2,4

Ungheria Uruguay Uzbekistan Vanuatu Venezuela Vietnam Yemen Zambia

73 84 56 15 49 65 7 15

5,0

Zimbawe

48

Fonte: The State of the World’s Children 1998, UNICEF

17

Nascite su 1000 ab. 1996

Tasso di fertilità

10 18 14 30 34 23 12 11 37 31 42 17 36 43 28 17 24 22 30 10 51

1996 1,2 2,1 2,0 3,9 4,7 2,5 1,9 1,5 4,6 4,0 5,6 1,8 4,9 6,2 ... 2,2 3,0 2,6 3,7 1,5 7,1

15 10 7 6 5 7 11 18

11 17 29 34 26 26 48 43

1,5 2,3 3,6 4,5 3,1 3,1 7,6 5,6

14

38

4,8


6. L'Emigrazione

INDICE 6 L'Emigrazione 6.1 Aree di provenienza dei nuovi flussi di immigrati 1998 6.2 Nuovi ingressi di cittadini stranieri: motivi di soggiorno in % 6.3 Le prime 20 comunità di immigrati in Italia 6.4 Immigrati e motivi di soggiorno 6.5 Acquisizione di cittadinanza 6.6 Il panorama multireligioso 6.7 Associazioni e rappresentanza degli immigrati 6.8 Cosa si pensa degli immigrati: sondaggio SWG 6.9 Rimesse dei lavoratori 6.10 Il voto degli immigrati

1

pag. “ “ “ “ “ “ “ “ “ “

1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11


6.1 Aree di provenienza dei nuovi flussi di immigrati (1998)

ITALIA. Aree di provenienza dei nuovi flussi di immigrati (1998) V.A.

Flussi 1998 %

Stock 1998 %

Unione Europea

15.942

14,4

13,7

Europa Est

38.362

34,6

22,5

Altri Paesi

1.161

1,0

2,3

EUROPA

55.465

50,0

38,5

Nord Africa

10.448

9,4

18,7

5.187

4,7

10,1

15.635

14,1

28,8

Estremo Oriente

8.656

7,8

9,9

Subc. Indiano

6.865

6,2

6,6

Vicino e M. Oriente

6.139

5,5

2,4

23.407

21,1

19,3*

Nord America

5.184

4,7

4,7

America Latina

10.729

9,7

8,4

AMERICA

15.913

14,3

13,1

546

0,5

0,3

110.966

100,0

100,0

Africa Subsahariana AFRICA

ASIA

Oceania e Apolidi TOTALE

* inclusa la quota dello 0,4% riguardante l’Asia ex Urss Fonte: Elaborazioni Caritas Roma/Dossier Statistico Immigrazione su dati del Ministero dell’interno

2


6.2 Nuovi ingressi di cittadini stranieri: motivi di soggiorno in %

ITALIA. Nuovi ingressi 1998 Composizione percentuale dei motivi del soggiorno MOTIVI DEL SOGGIORNO

Religiosi Studio

Famiglia Lavoro

Altri

Totale

Unione Europea (Cee) Europa Est Altri europei TOTALE EUROPA

2,0 1,1 4,7 1,4

23,5 5,7 18,6 11,1

7,9 43,4 13,4 32,5

45,7 19,3 25,7 27,0

21,0 30,5 37,7 27,9

100,0 100,0 100,0 100,0

Africa Settentrionale Africa Centro Orient. Africa Occidentale Africa Centro Merid. TOTALE AFRICA

0,1 13,5 6,4 10,9 3,6

2,5 12,7 5,0 11,8 4,9

82,5 26,1 66,7 30,0 69,0

8,9 17,2 7,3 10,0 10,3

6,0 30,6 14,6 37,3 12,2

100,0 100,0 100,0 100,0 100,0

Estremo Oriente Sub Continente Indiano Vicini e Medio Oriente Ex Urss TOTALE ASIA

4,6 8,2 0,8 1,8 4,5

16,8 2,3 8,5 3,6 9,4

47,0 69,1 10,4 22,4 42,1

22,3 10,5 2,2 32,9 14,3

9,3 9,9 78,1 39,3 29,8

100,0 100,0 100,0 100,0 100,0

America Settentr. 9,6 America Meridionale 9,5 TOTALE AMERICA 9,5

19,9 9,1 12,6

40,5 43,5 42,5

11,7 9,9 10,5

18,3 28,0 24,9

100,0 100,0 100,0

OCEANIA

7,4

19,0

18,4

6,1

49,1

100,0

APOLODI

-

25,0

37,5

-

37,5

TOTALE

3,6

10,1

41,0

19,5

25,8

Fonte: Elaborazioni Caritas Roma/Dossier Statistico Immigrazioni su dati del Ministero dell’Interno

3

100,0


6.3 Le prime 20 comunità di immigrati in Italia

ITALIA. Le prime 20 comunità di immigrati (1990-1998) Paese 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20

Marocco Albania Filippine Usa Tunisia Ex Jugoslavia Germania Romania Cina popolare Senegal Polonia Francia Sri Lanka Gran Bretagna Egitto Perù Brasile India Croazia* Svizzera

PRIMI 20 PAESI TOTALE

Presenze al 31/12/98

Presenze 31/12/90

% 98

Var. 98/90

145.843 91.537 67.574 55.839 47.261 40.848 40.749 37.114 38.038 35.897 28.199 29.477 31.294 27.018 27.664 26.832 19.747 25.320 17.661 20.837

80.495 2.034 35.373 58.707 42.223 30.121 41.698 7.844 19.237 25.268 17.201 24.674 13.214 26.927 20.211 5.385 14.555 11.412

11,67 7,32 5,40 4,47 3,78 3,27 3,26 2,97 3,04 2,87 2,26 2,36 2,50 2,16 2,21 2,15 1,58 2,03 1,41 1,67

81,18 4400,32 91,03 -4,89 11,93 35,61 -2,28 373,16 97,73 42,07 63,94 19,47 136,83 0,34 36,88 398,27 35,67 121,88 189,90 3,84

854.750

496.645

1.250.214

781.138

20.066

68,37 100,00

72,10 60,05

* Il primo dato disaggregato della Croazia si riferisce al 1992

Fonte: Elaborazioni Caritas Roma/Dossier Statistico Immigrazioni su dati del Ministero dell’Interno e dell’ISTAT

4


6.4 Immigrati e motivi di soggiorno

Motivi del soggiorno

Comunitari

Extracomunitari Totale

val % sul totale

Lavoro subordinato

55.560

517.005

572.565

55,4

Occupati

50.984

396.737

447.721

43,3

279

576

855

0,1

4.295

95.651

99.946

9,7

-

-

Attesa perf. pratica disoccupati marinai mot. uman. con poss.

2

24.041

24.043

2,3

Lavoro autonomo

7.618

34.421

42.039

4,1

Occupati

7.506

33.499

41.005

4,0

112

922

1.034

0,1

63.178

551.426

614.604

59,5

7

4.900

4.907

0,5

13

1.785

1.798

0,2

2

3.360

3.362

0,3

2.793

2.793

0,3

1.500

1.512

0,1

11

11

0,0

28.940

222.985

251.925

24,4

non specificato

304

2.696

3.000

0,3

motivi religiosi

14.197

40.268

54.465

5,3

residenza elettiva

24.624

16.453

41.077

4,0

salute

224

2.613

2.837

0,3

studio

9.048

20.830

29.878

2,9

turismo

1.006

8.459

9.465

0,9

motivi vari

264

11.337

11.601

1,1

TOTALE

141.819

891.416

1.033.235

100,0

di lavoro

Attesa perf. pratica TOTALE LAVORO attesa adozione attesa affidamento asilo politico richiesta asilo giudiziari e detenzione

12

attesa emigrazione famiglia

Fonte: Elaborazioni Caritas Roma/Dossier Statistico Immigrazioni su dati del Ministero dell’Interno 5


6.5 Acquisizione di cittadinanza

ITALIA. Acquisizione di cittadinanza (1998)

area

per

per

totale

% per area

matrimonio naturalizzazione Nord

5.254

716

5.970

60,7

Centro

2.240

304

2.544

25,8

Sud

878

52

930

9,4

Isole

380

19

399

4,1

8.752

1.091

9.843

100,0

Italia

Fonte: Elaborazioni Caritas Roma/Dossier Statistico Immigrazioni su dati del Ministero dell’Interno

6


6.6 Il panorama multireligioso all’inizio del 1999

Il nuovo panorama multireligioso all'inizio del 1999 risulta così composto secondo la stima effettuata: Cattolici

363.000

29,0%

Altri cristiani

274.000

21,9%

Musulmani

436.000

34,9%

4.000

0,3%

Religioni orientali

83.000

6,6%

Animisti

18.000

1,4%%

Altri

65.000

5,3%%

7.000

0,6%

1.250.000

100,0%

Ebrei

Non classificati Totale

I cattolici e i cristiani di altre confessioni costituiscono nel complesso (637.000 unità) la maggioranza assoluta (51 %) delle presenze, mentre i musulmani sono il 35% e seguaci di religioni orientali il 7%. La ripartizione percentuale per continenti di queste tre grandi aggregazioni è molto differenziata:

Cristiani

Musulmani

Religiosi Orientali

Europa

58,6

20,0

0,1

Africa

6,2

61,1

5,3

America

23,7

-

-

Asia

11,0

14,3

94,6

Oceania

0,5

-

-

7


6.7 Associazioni e rappresentanza degli immigrati

Associazioni presenti Regioni

Assoc.

Assoc.

Totale

immigr. italiane Piemonte

Assoc.

Assoc.

immigrate

italiane

Totale

Ass. imm/ totale

49

160

209

10,4%

25,4%

19,0%

23,4%

1

1

2

0,2%

0,2%

0,2%

50,0%

Liguria

31

14

45

6,6%

2,2%

4,1%

68,9%

Lombardia

36

91

127

7,7%

14,4%

11,5%

28,3%

Nord ovest

117

266

383

24,9%

42,2%

34,8%

30,5%

Friuli V.G.

2

20

22

0,4%

3,2%

2,0%

9,1%

Trentino AA

1

12

13

0,2%

1,9%

1,2%

7,7%

Veneto

49

33

82

10,4%

5,2%

7,4%

59,8%

Emilia R.

50

102

152

10,6%

16,2%

13,8%

32,9%

Nord est

102

167

269

21,7%

26,5%

24,4%

37,9%

Umbria

10

9

19

2,1%

1,4%

1,7%

52,6%

Marche

8

18

26

1,7%

2,9%

2,4%

30,8%

Toscana

62

23

85

13,2%

3,6%

7,7%

72,9%

Lazio

128

41

169

27,2%

6,5%

15,3%

75,7%

Centro

208

91

299

44,3%

14,4%

27,2%

69,6%

3

3

6

0,6%

0,5%

0,5%

50,0%

1

1

0,0%

0,2%

0,1 %

0,0%

8

30

38

1,7%

4,8%

3,5%

21,1%

24

36

60

5,1%

5,7%

5,4%

40,0%

1

1

0,0%

0,2%

0,1 %

0,0%

2

8

10

0,4%

1,3%

0,9%

20,0%

37

79

116

7,9%

12,5%

10,5%

31,9%

6

25

31

1,3%

4,0%

2,8%

19,4%

3

0,0%

0,0%

0,3%

0,0%

4,4%

3,1%

17,6%

100,0% 100,0%

42,7%

Valle d'Aosta

Abruzzo Molise Campania Puglia Basilicata Calabria Sud Sicilia Sardegna Isole

6

28

34

1,3%

Italia

470

631

1101

100,0%

Fonte: Elaborazione Caritas Roma/Dossier Statistico Immigrazione su dati FIVOL 8


6.8 Cosa si pensa degli immigrati: sondaggio SWG

Campione generale %

Cattolici praticanti %

79,7 15,0 4,0 1,3

82,6 13,4 2,8 1,2

Le elencherò ora alcune affermazioni. Quale condivide maggiormente? Gli immigrati portano via il lavoro agli italiani 30,3 Gli immigrati svolgono i lavori che gli italiani non vogliono 56,2 Gli immigrati sono una potenziale risorsa 10,0 Non sa/non risponde 3,5

31,3 55,4 10,2 3,1

Secondo lei, le persone immigrate che vivono in Italia sono: Tante Né tante né poche Poche Non sa/non risponde

E tra le seguenti quale condivide maggiormente? Gli immigrati sono dei disperati Gli immigrati sono le persone più spregiudicate Gli immigrati sono una potenziale minaccia Non sa/non risponde

73,8 12,8 10,6 2,8

73,8 13,3 9,6 3,3

Secondo lei, cercare di limitare l'ingresso degli immigrati in Italia è: Un segno di razzismo 8,0 Un segno di realismo 21,5 Un segno di paura 20,7 Una spiacevole necessità 47,4 Non sa/non risponde 2,4

5,5 21,3 23,4 47,3 2,5

E le leggi che regolano attualmente l'immigrazione sono: Troppo permissive Adeguate Troppo severe Non sa/non risponde

64,0 22,0 7,4 6,6

63,9 20,0 7,7 8,4

Se sua figlia si fidanzasse con un ragazzo immigrato, lei: Sarebbe d'accordo Sarebbe infastidito Esprimerebbe un forte dissenso Romperebbe i rapporti con la figlia Non sa/non risponde

57,5 24,1 11,1 1,7 5,6

54,3 26,6 12,2 1,7 5,2

E lei sposerebbe una donna/uomo immigrato/immigrata? Sì No Non sa/non risponde

56,5 35,3 8,2

52,2 38,6 9,2

* Sondaggio effettuato su un campione di 800 persone maggiorenni, per quote rappresentative delle diverse fasce di età, scolarità e professioni. ** Cattolici praticanti sono considerati coloro che vanno a messa ogni domenica Fonte: Famiglia Cristiana n. 11/1999

9


6.9 Rimesse dei lavoratori

Rimesse dei lavoratori migranti nel mondo (1996). Primi 30 paesi destinatari (calcolate in milioni di dollari americani) 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30

India Messico Portogallo Turchia Grecia Egitto Spagna Libano Brasile Marocco Francia Cina Giordania Pakistan Bangladesh Yemen El Salvador Algeria Rep. Dominicana Sri Lanka Nigeria Indonesia Tunisia Polonia Filippine Albania Rep. Coreana Giamaica Per첫 Italia

7840 4224 3712 3542 2894 2798 2786 2503 2160 2010 1725 1672 1544 1461 1217 1134 1061 1045 847 832 826 810 735 723 569 500 466 410 404 337

Altri Paesi

2870

TOTALE

55657

6,9% 3,7% 3,3% 3,1% 2,5% 2,5% 2,4% 2,2% 1,9% 1,8% 1,5% 1,5% 1,4% 1,3% 1,1% 1,0% 0,9% 0,9% 0,7% 0,7% 0,7% 0.7% 0,6% 0,6% 0,5% 0,4% 0,4% 0,4% 0,4% 0,3%

Fonte: Elaborazioni Caritas Roma su dati World Bank, World Development Indicators, 1998

10


6.10 Il voto degli immigrati

EUROPA. Il voto degli immigrati: situazione giuridica Paese

Nazionalità

Danimarca

Tutte

Finlandia

residenza necessaria

tipo di elezione dal

Unione Europea 3 anni

Comunali e provinciali

1981

Scandinavi e Islandesi

2 anni

Comunali

1981

Irlanda

Tutte Britannici Cittadini U.E

6 mesi 6 mesi 6 mesi

Comunali Tutte Europee

1963 1984 1984

Olanda

Tutte

5 anni

Comunali

1985

Portogallo

Lusofoni (previa reciprocità)

2 anni

Nazionali e locali

1971 revisione

Altri Paesi (previa reciprocità)

3 anni

Locali

1997

Regno Unito

Cittadini NCW, irlandesi e pakistani Cittadini U.E.

… …

Tutte Comunali ed europee

… 1992

Spagna

Tutte (previa reciprocità)

Comunali

1985

Svezia

Tutte

3 anni

Comunali regionali e referendum

1975

Islanda

Scandinavi

Altri Paesi Europei 2 anni

Comunali

1981

Norvegia

Tutte

3 anni

Comunali e provinciali

1982

Svizzera: Neuchatel

Belgi e francesi Tutte le altre

5 anni 10 anni

Comunali Comunali

1849 1849

Jura

Tutte

10 anni

Comunali e cantonali

1979

Fonte: Dipartimento Affari Sociali della Presidenza del Consiglio dei Ministri Commissione per l’integrazione

11


7. Ambiente e Agricoltura

INDICE 7. Ambiente e Agricoltura 7.1 L'Energia A. Lo squilibrio nei consumi pro capite di petrolio B. Produzione mondiale di petrolio C. Esportazioni nette di idrocarburi D. Uso mondiale di energia per tipo di fonte E. Uso mondiale di energia 1997-1900

pag.

1

“ “ “ “ “

2 3 4 5 6

7.2

L’acqua A. Il ciclo dell'acqua B. Consumi di acqua nelle attività umane C. L'acqua sulla Terra D. Accesso all'acqua potabile E. Paesi costruttori di grandi dighe F. La mappa dei conflitti

“ “ “ “ “ “ “

7 7 8 9 10 11 12

7.3

Semi

13

A. Geografia della diversità genetica B. Norme sugli OGM adottate dal Parlamento Europeo (15.02.2001)

“ “

13 14

Allevamenti A. Grado di utilizzabilità delle terre B. Cereali agli uomini o agli animali? C. I numeri della carne D. Allevamenti intensivi e mangimi industriali: problemi e possibili soluzioni E. Non solo mucche pazze: agricoltura e allevamento biologici

“ “ “ “

15 15 16 17

“ “

18 19

7.5

Rifiuti e inquinamento A. I numeri dell'ambiente B. La raccolta differenziata - Sei un riciclone? (test) C. Rischi ed effetti del buco dell'ozono D. Le 5 vite del materiale legno E. Come proteggere l'ambiente

“ “ “ “ “ “

21 21 23 24 26 27

7.6

La Terra A. Le ricette della società civile contro la fame

“ “

28 28

7.7

Deserti e Foreste. Il caso del Brasile e dell'Amazzonia A. Distruzione delle foreste tropicali B. Carta della foresta C. Utilizzo della terra in Brasile D. La distribuzione della terra E. Amazzonia: rete autostradale F. I 20 maggiori proprietari dell'Amazzonia G. Deforestazione in Amazzonia H. Le ditte italiane in Amazzonia I. Distribuzione della terra fra le imprese agro-zootecniche

29 30 31 32 33 34 35 36 37 38

7.4

1

“ “ “ “ “ “ “ “ “


7.1 L'Energia Per funzionare, il sistema industriale ha bisogno di energia e poiché il petrolio è il prodotto energetico più maneggevole e multiuso fino ad ora trovato, la società industriale si fonda sul petrolio. Il Nord oggi produce il 40% del petrolio mondiale, ma ne consuma il 71%. Il maggior consumatore in assoluto è l’America del Nord (Canada e USA) e benché sia anche un grande produttore, deve importare circa la metà del suo fabbisogno. Il consumo pro-capite di un nordamericano è 24 volte più alto di un africano. Se improvvisamente tutti i cittadini del mondo consumassero come i nordamericani, le riserve mondiali di petrolio si esaurirebbero in 8 anni anziché in 50.

A. Lo squilibrio nei consumi pro capite di petrolio

Stato o regione

Abitanti (milioni)

Consumo pro capite (Kg/ giorno)

Nord America

278

8.57

Giappone

175

4.26

URSS

291

4.09

Europa

501

3.70

Oceania

36

2.68

Medio Oriente

187

2.38

America Latina

447

1.52

Africa

661

0.36

Asia Centrale

2732

0.31

Totale

5308

1.55

Fonte: A. Ferrucci, Nord-Sud: che fare?, Città Nuova, Roma, 1992

2


B. Produzione mondiale di petrolio (in milioni di barili/giorno) - Valutazioni e stime Aie 1995

1996

1997

Feb. 98

Mar. 98

Apr. 98

Mag. 98

Paesi Opec Arabia Saudita Iran Iraq UAE Kuwait Zona neutrale Qatar Nigeria Libia Algeria Venezuela Indonesia

7,94 3,65 0,55 2,20 1,84 0,43 0,45 1,93 1,41 0,76 2,58 1,34

7,91 3,67 0,58 2,23 1,81 0,48 0,49 2,15 1,39 0,82 2,94 1,39

8,08 3,63 1,15 2,25 1,84 0,53 0,62 2,28 1,42 0,85 3,18 1,36

8,44 3,60 1,72 2,44 1,94 0,53 0,71 2,24 1,46 0,87 3,36 1,39

8,35 3,56 1,85 2,44 1,93 0,55 0,72 2,32 1,46 0,87 3,37 1,36

8,17 3,83 2,01 2,32 1,82 0,57 0,67 2,20 1,40 0,82 3,20 1,33

8,14 3,54 2,10 2,26 1,81 0,58 0,68 2,18 1,42 0,84 3,17 1,36

Totale greggio Opec

25,07

25,84

27,20

28,69

28,77

28,32

28,07

Totale Ngl Opec (1)

2,42

2,61

2,80

2,86

2,86

2,88

2,88

Totale Opec

27,48

28,45

30,00

31,54

31,63

31,20

30,95

Paesi Ocse (2) USA Canada Regno Unito Norvegia Australia Altri Europa e Pacifico

8,61 2,40 2,79 2,91 0,58 0,71

8,59 2,46 2,81 3,23 0,60 0,74

8,64 2,57 2,76 3,28 0,64 0,82

8,67 2,72 2,91 3,38 0,63 0,72

8,60 2,66 2,89 3,27 0,64 0,78

8,57 2,63 2,87 3,30 0,63 0,82

8,53 2,56 2,77 2,98 0,68 0,81

Totale Ocse

17,99

18,43

18,66

19,03

18,79

18,77

18,24

Altri paesi non Ocse Russia Altri ex Urss Altri Europa Messico Brasile Argentina Colombia Altri America Latina Cina Altri Asia Altri Medio Oriente Egitto Angola Gabon Altri Africa

6,17 0,97 0,27 3,07 0,93 0,76 0,59 0,73 2,99 2,07 1,87 0,95 0,64 0,35 0,65

6,04 1,03 0,22 3,28 1,06 0,83 0,64 0,74 3,12 2,11 1,89 0,92 0,69 0,36 0,68

6,12 1,08 0,22 3,41 1,13 0,88 0,66 0,74 3,19 2,11 1,88 0,90 0,71 0,37 0,77

6,19 1,12 0,22 3,55 1,22 0,90 0,74 0,74 3,15 2,11 1,90 0,89 0,72 0,37 0,79

6,15 1,12 0,22 3,58 1,23 0,90 0,74 0,74 3,17 2,14 1,93 0,89 0,72 0,37 0,79

6,06 1,11 0,22 3,57 1,24 0,90 0,74 0,74 3,13 2,14 1,89 0,89 0,73 0,37 0,79

6,11 1,11 0,22 3,60 1,25 0,90 0,74 0,72 3,14 2,13 1,86 0,88 0,73 0,37 0,79

Totale non Ocse Apporti di raffinazione (3) Totale non Opec

22,99

23,60

24,17

24,60

24,68

24,51

24,53

1,46 42,44

1,52 43,55

1,57 44,40

1,64 45,27

1,64 45,10

1,64 44,23

1,64 44,40

TOTALE

69,92

72,01

74,40

76,81

76,73

76,12

75,35

I totali possono non tornare a causa degli arrotondamenti. (1) Inclusi i condensati. (2) Compresi petrolio greggio, ngl ed oli da fonti non convenzionali. (3) Al netto di apporti volumetrici e perdite nel processo di raffinazione (esclude il netto apporti/perdite nell'ex Urss, Cina ed Europa non-Ocse). La tabella precedente è stata pubblicata sulla Staffetta del 15 maggio. Fonte: Iea (Agenzia Internazionale per l'Energia) Oil Market Report – giugno 1998. 3


4


C. Esportazioni nette di idrocarburi 1990

1995

2000

2005

2010

2020

Olio (*)

Gas (**)

Olio

Gas

Olio

Gas

Olio

Gas

Olio

Gas

Olio

Gas

Kazakistan A B

-2,0 -2,0

-7,7 -7,7

10,1 10,1

-6,6 -6,6

24,4 25,0

-4,9 -4,9

30,6 36,3

-3,7 -3,7

43,4 54,5

-2,4 =

78,1 75,8

= =

Azerbaigian A B

3,7 3,7

-3,7 -3,7

2,2 2,2

-0,6 -0,6

3,8 3,8

= =

12,1 17,0

2,5 7,6

30,2 55,0

4,9 11,4

68,1 94,1

7,4 9,9

Turkmenistan A B

-1,4 -1,4

69,7 69,7

-2,2 -2,2

25,8 25,8

= 3,0

27,2 33,5

= 4,0

38,8 50,0

= 5,0

63,9 71,9

= 6,0

102,2 111,1

Uzbeskistan A B

-7,4 -7,4

2,8 2,8

-1,0 -1,0

4,4 4,4

0,3 1,3

3,5 2,0

1,0 2,0

3,0 0,4

1,5 2,0

5,1 0,8

2,0 2,0

6,3 -0,9

Totale A B

-7,1 -7,1

61,1 61,1

9,1 9,1

23,0 23,0

28,6 33,1

25,7 30,6

43,7 56,4

40,6 54,3

75,1 116,5

71,6 84,0

148,2 177,9

115,9 120,0

Paese

A=scenario minimo; B=scenario massimo; (*) Milioni/tonnn.; (**) Miliardi mc. Fonte: Aie

5


D. Uso mondiale di energia per tipo di fonte

Uso mondiale di energia, per tipo di fonte (1900 e 1997) 1900 Fonte

1997

Milioni di tonnellate

%

Milioni di tonnellate

equivalenti di

%

equivalenti di petrolio

petrolio Carbone

501

55

3.122

22

Petrolio

18

2

2.940

30

Gas naturale

9

1

2.173

23

Nucleare

-

-

579

6

Energie

383

42

1.833

19

Rinnovabili

TOTALE

911

100

6

9.647

100


E. Uso mondiale di energia 1997 - 1900

Uso mondiale delle diverse fonti di energia (1997) 6% 30%

19%

22% Petrolio

Gas naturale

Carbone

23% Energie Rinnovabili*

Nucleare

Uso mondiale delle diverse fonti di energia (1900) 2% 1%

42%

55%

Carbone

Energie Rinnovabili*

7

Petrolio

Gas naturale


7.2 L’acqua A. Il ciclo dell'acqua

8


B. Consumi di acqua nelle attività umane

Igiene personale e usi domestici (al giorno)

Litri

L’uomo nell’era precristiana L’uomo nella civiltà greco-romana L’uomo dell’800 nei centri minori L’uomo dell’800 nei centri maggiori L’uomo ai primi del ‘900 nei centri evoluti L’uomo d’oggi nelle città maggiori L’uomo d’oggi nelle città medie Per una doccia di tre minuti

12 20 40 60 100 800 450 50

Per un bagno in vasca o doccia di cinque minuti Per il condizionamento di una casa di 8 piani

100 3.000.000

Nelle produzioni industriali Per una tonnellata di acciaio Per una tonnellata di alluminio primario Per una tonnellata di benzina dal grezzo Per una tonnellata di carta Per una tonnellata di tessuto di cotone Per una tonnellata di carbone Per una tonnellata di esplosivi Per una tonnellata di gomma sintetica Per una tonnellata di sapone Per una tonnellata di frutta conservata Per una tonnellata di zucchero Per un barile di birra Per un disco fonografico

250.000 125.000 26.000 1.000.000 200.000 6.000 800.000 2.750.000 2.000 25.000 20.000 1.800 9

In alcune produzioni agricole Per una tonnellata di cereali Per una tonnellata di canna da zucchero

450.000 1.900.000

Per una tonnellata di carne di manzo

31.500.000

9


C. L'acqua sulla Terra

Acqua salata Oceano Pacifico e mari adiacenti

725.000.000

Oceano Atlantico e mari adiacenti

355.000.000

Oceano Indiano e mari adiacenti

290.000.000

Totale

1.370.000.000

Acqua dolce ghiacci polari e ghiacciai

30.000.000

acque sotterranee sino a 750 m

4.400.000

acque sotteranee fra 750 e 3500 m

5.600.000

laghi

120.000

fiumi

12.000

umidità del terreno

24.000

umidità dell’atmosfera

13.000

Totale

40.169.000

Totale generale

1.410.169.000

10


D. Accesso all'acqua potabile Paesi

1975-80 1975-81

Hong Kong Rep. Korea Costa Rica Cile Trinitad e Tobago Panama ColombĂŹa Tailandia Mauritius Brasile Arabia Saudita Ecuador Iran Algeria Tunisia Paraguay Giamaica Rep. Dominicana Sri Lanka Indonesia Egitto Iraq Bolivia Guatemala Honduras El Salvador Nicaragua Congo Papua Nuova Guinea Kenya Ghana Lesotho Myanmar Pakistan Zambia Togo Zaire Tanzania Haiti Nepai Ruanda Senegal Benin Uganda Guinea Guinea-Bissau Angola Burundi Etiopia Afganistan Burkina faso

99 66 72 70 93 77 64 25 99 62 64 36 51 77 35 13 86 55 19 11 75 66 34 39 41 53 46 38 20 17 25 17 17 25 42 16 19 39 12 8 68 36 34 35 14 10 17 29 8 9 25

1990-95 100 96 95 88 100 86 90 89 100 90 98 73 87 81 100 36 89 78 55 64 82 45 57 64 67 57 60 39 29 55 81 54 39 81 52 65 28 52 29 47 68 54 52 35 57 55 33 72 26 12 80

* Indice: Nord del mondo = 100 Fonte: UNDP, 1996, Rapporto sullo sviluppo umano: Il ruolo della crescita economica, Torino, Rosenberg & Sellier

11


E. Paesi costruttori di grandi dighe1

esistenti2

in costruzione

Cina

85

311

Turchia

84

190

Giappone

11

140

Corea del sud

2

125

India

48

76

Stati Uniti

30

55

Spagna

16

53

Romania

0

39

Italia

0

37

Tunisia

16

28

Algeria

6

27

Iran

1

76

Thailandia

7

17

Grecia

3

14

Francia

8

12

Brasile

4

12

Nazione

1. Oltre i 10 metri di altezza. Nel 1992, il 60% era alto oltre 30 metri e alcune superavano i 100 metri. 2. I dati si riferiscono al 1993, ultimo anno per il quale erano disponibili al momento in cui è stato scritto l'articolo. Fonte: International Commission on Large Dams, Paris

12


F. La mappa dei conflitti riserve d’acqua nel 2020 (*)

incremento % demografico 19952020

° °° °° °° °°

nd 180 80 90 80

Etiopia Senegal Sudan Ghana Nigeria Uganda Siria

°° °°° °°° °°° °°° °°° °°°°

110 80 100 120 90 110 120

Iraq

°°°°

100

Turchia

°°°°

70

Giordania

°°

120

Palestina

°°°°

nd

Israele

°°°°

100

Iran Afghanistan Pakistan

°°° °°° °°°

110 10 110

India

°°°

60

Bangladesh

°°°°

90

Buthan Cina

°°° °°°

70 40

Cambogia

°°°°

100

Thailandia

°°°°

40

Birmania

°°°°

nd

Paese Libia Sahara Occidentale Marocco Algeria Egitto

(*) ° siccità °° penuria grave °°°crisi idrica (**) stima su dati Onu (Demographic Yearbook)

la situazione oggi (**) embargo lotta di liberazione occupazione Sahara Occidentale guerra civile conflitto interno dipendenza idrica dai Paesi a monte dei Nilo tensione con l'Etiopia per le acque dei Nilo tensione con l'Egitto per le acque del Nilo rivolta separatista repressione interna e tensione con l'Uganda conflitto interetnico repressione e scontri interni conflitto interno e tensione con il Sudan contenzioso con la Turchia per le acque del bacino Tigri-Eufrate contenzioso con la Turchia per le acque del bacino Tigri-Eufrate contenzioso con Siria e Iraq per le acque del bacino Tigri-Eufrate possibili tensioni con Israele per la ripartizione delle risorse conflitti nei territori occupati possibili tensioni con Israele per la ripartizione delle risorse conflitti nei territori occupati dipendenza idrica dai Paesi confinanti embargo repressione e lotta anticurda guerra civile conflitti interni e tensione con l'India per il Kashmir conflitti interni e tensione con il Pakistan per il Kashmir contenzioso con il Bangladesh per le acque del Gange contenzioso con l'india per le acque del Gange forme di "pulizia etnica" contenzioso regionale sulle acque del bacino dei Mekong conflitto tra governo e guerriglieri Khmer contenzioso regionale sulle acque del bacino dei Mekong contenzioso regionale sulle acque del bacino dei Mekong repressione interna e guerriglia contenzioso regionale sulle acque del bacino dei Mekong

°°°° difficoltà saltuarie

Fonte: J. Margat, Le grand livre de l’eau, BRGM, Parigi 1989

13


7.3 Semi

A. Geografia della diversitĂ genetica

14


B. Norme sugli OGM adottate dal Parlamento Europeo (15.02.2001)

Come previsto, il Parlamento europeo ha approvato ieri la nuova direttiva sugli organismi geneticamente modificati (Ogm), con 338 voti contro 52 e 85 astensioni (avevano annunciato il non voto i Ds italiani e molti Verdi). Secondo il relatore, il laburista britannico David Bowe: «Ora abbiamo la legislazione sugli Ogm più severa del mondo, senza alcun dubbio». La nuove norme contemplano la concessione di permessi decennali per il rilascio in campo aperto di Ogm e impongono l'etichettatura dei cibi per segnalare se contengono ingredienti geneticamente modificati. La direttiva passa ora all'esame dei governi e dei parlamenti (ogni direttiva europea deve tradursi in leggi nazionali). Certo metterà fine a una situazione di limbo: la commercializzazione degli organismi transgenici era regolamentata da una normativa del '92, troppo lacunosa per ammissione unanime. Poi l'opposizione è cresciuta al punto che nel giugno '99 un folto gruppo di paesi ha adottato una moratoria di fatto sulle nuove autorizzazioni a commercializzare Ogm. Una nuova legislazione serviva dunque a colmare un buco. Sta di fatto che nei commenti rilasciati ieri ciascuno tira dalla sua parte. Secondo l’associazione degli industriali EuropaBio, «la direttiva apre la strada a un nuovo quadro innovativo rigoroso e coerente per il mercato delle biotecnologie in Europa» e «aiuterà a ristabilire la fiducia dei consumatori e convincerà gli investitori che c’è un futuro nelle biotecnologie agro-alimentari in Europa». Del resto il relatore Bowe ha fatto previsioni rosee (per i biotecnologi): ha detto che la moratoria potrebbe essere revocata presto e che una raffica di specie transgeniche in attesa – mais, colza barbabietola resistenti a certi erbicidi - riceverà il via entro l’anno. In realtà alcuni Paesi - Francia in testa - chiedono regole più precise sulle etichette e sulla rintracciabilità degli ingredienti transgenici. Francia e Italia dunque sosterranno la necessità di mantenere la moratoria di fatto, nel prossimo consiglio dei ministri dell'agricoltura. Così se Greenpeace rilascia commenti positivi (la direttiva è «un chiaro segnale che la commercializzazione di piante, mangimi e cibi transgenici sarà più difficile in Europa nei prossimi anni»). E in Italia Legambiente si dichiara contraria a revocare la moratoria prima che siano definite le norme sull’etichettatura e la tracciabilità - «dettagli» che la Commissione deve definire in appositi protocolli, che si è impegnata a presentare entro il 2001.

15


7.4 Allevamenti A. Grado di utilizzabilitĂ delle terre

16


B. Cereali agli uomini o agli animali?

17


C. I numeri della carne Produzione e consumo a confronto PRODUZIONE DI CARNE

CONSUMO

(in milioni di tonnellate)

(kg/persona/anno) CARNE

LATTE

PESCE

79 19

200 37

27 9

101 80

Paesi industrializzati Paesi sottosviluppati

Relazione tra reddito e consumo di prodotti zootecnici (kg/persona/anno)

NORD SUD

Popolazione (in milioni) 940 4.725

PNL/persona (in $ USA) 19.754 3.250

carne

latte

pesce

uova

79,2 19,2

200 36

27 9

13 7

Flussi mondiali commerciali nei prodotti di origine animale nel 1990 e nel 2020. (cifre in migliaia di tonnellate) Produzione CARNE SUINA Paesi sviluppati Asia America Latina Africa Sub-Sahariana Asia Occidentale e Africa del Nord

1990

2020

Commercio netto 1990 2020

37.343 26.031 3.073 451 4

44.716 70.161 5.779 1.014 7

-360 445 -46 -26 -4

5.139 -3.562 1.201 -339 -11

23.795 6.001 4.791 852 1.838

33.758 17.982 9.904 2.016 3.876

336 -5 62 -90 -286

1.989 -470 398 -472 -1.383

CARNE DI POLLAME Paesi sviluppati Asia America Latina Africa Sub-Sahariana Asia Occidentale e Africa del Nord

consumo annuo di carne in Italia 83 kg pro-capite (di cui - fra l'altro - 27 suina; 26 bovina; 19 pollame; 1,3 equina) (fonte: ISTAT) CONSISTENZA DEL PATRIMONIO BOVINO IN ITALIA 1995: 7.128.000 capi 1991: 8.235.000 capi in più importiamo più della metà del nostro fabbisogno in animali vivi e carni. L'IMPORT DI CARNI BOVINE periodo gennaio - novembre 1995 (in tonnellate) Totale 322.000 di cui: 29.000 Regno Unito (prima dei divieto) 62.000 Olanda

51.000 Germania 70.000 Francia

101.000 Altri DISAVANZO IMPORT-EXPORT SETTORE ZOOTECNICO Circa 10.000 miliardi l'anno con un aumento di circa 300 miliardi nell'ultimo anno.

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D. Allevamenti intensivi e mangimi industriali: problemi e possibili soluzioni

Appare evidente a molti ricercatori che gli allevamenti intensivi ed i “mangimi pattumiera” sono la causa delle contaminazioni e delle malattie che si sviluppano periodicamente negli animali e nei consumatori (es. BSE – “mucca pazza"); infatti oggi giorno, si inventano nuove ricette per allevare gli animali al minor costo possibile, aggiungendo anche rifiuti tossico-nocivi. La richiesta di profonde trasformazioni in questo campo non nasce perciò solo dall'amore per gli animali, ma anche e soprattutto dalla necessità di difendere la salute umana. Dovrebbe essere questo il criterio per la valutazione delle proposte e normative dei governi e delle scelte dei consumatori. A causa degli interessi contrastanti in gioco, le normative dei singoli Stati e quelle europee sono di vario segno: talvolta migliori le prime, talaltra le seconde. Per non parlare poi degli Stati Uniti e dell'Organizzazione Mondiale del Commercio! In Francia il sottosegretario alla Sanità ed il ministro dell'Agricoltura chiedono la proibizione totale delle farine di origine animale; finora però i regolamenti dell'UE le proibiscono per gli erbivori e non tutti gli Stati ubbidiscono (es. Portogallo). In Svezia si intendeva imitare la Svizzera nell'eliminazione degli allevamenti in batteria delle galline ovaiole, ma nel ’97 l’EU ha imposto di ritirare il divieto contro le gabbie. I ministri europei dell'Agricoltura, riuniti a Lussemburgo, hanno recentemente deciso che le dimensioni delle gabbie saranno aumentate ma solo entro il 2023! Fortunatamente hanno anche istituito un marchio di qualità per la carne biologica, proveniente cioè da animali che non siano stati nutriti con OGM (Organismi Geneticamente Modificati) o con sostanze che ne aumentino artificialmente la crescita. Le scelte dei consumatori consapevoli potrebbero incidere positivamente sui meccanismi esistenti, se ci si ispirasse allo slogan: "Consumare meno - consumare meglio". Infatti una minore richiesta di carne disincentiverebbe lo sviluppo degli allevamenti intensivi: 35 kg. a testa all'anno sarebbero sufficienti, invece se ne consumano in media 80. Consumando meno si potrebbe anche pagare un po' di più il prodotto, coprendo i costi della riconversione degli allevamenti, senza gravare troppo sui bilanci familiari. Certo gli ostacoli da superare restano molti, anche per i piccoli allevatori, dato il forte potere delle industrie agroalimentari e dei grandi produttori. Ecco alcuni dati eloquenti: In Italia l'azienda INALCA di Cremonini macella 3,5 milioni di bovini all'anno su un totale di 4,5 e il 10% degli allevatori di polli controlla il 30% della produzione; Anche nei mangimi composti al 90 % di cereali c'è un'aggiunta di proteine e lipidi, e in questa frazione si può trovare un margine per la frode (affermazione del responsabile della Coldiretti per il settore zootecnico).

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E. Non solo mucche pazze: agricoltura e allevamento biologici I perché della pazzia Allevamenti senza terra e agricoltura separata dai pascoli; il responsabile di Legambiente per l'agricoltura, Cesare Donhauser, così indica le cause delle catastrofi ecologiche, dall'atrazina fino all'ultima emergenza dei bovini inglesi. La vicenda della mucca pazza è l'altra faccia della storia dell'inquinamento da atrazina. Si è incrementata la produzione di mais per rifornire allevamenti senza terra e senza foraggio, gli stessi che consumano le farine animali. Il mais richiede grandi quantità di fertilizzanti azotati, oltre che dosi crescenti di diserbanti. Così - soprattutto su terreni stressati da sfruttamento intensivo e incapaci di opporre un "effetto tampone" (come quelli padani) i fertilizzanti azotati si trasformano in nitrati, percolano e finiscono nella falda. Dall'altro lato abbiamo allevamenti senza terra. Come le porcilaie che, con i loro dieci milioni di quintali di deiezioni l'anno, contribuiscono a eutrofizzare il sistema delle acque sotterranee che dalla Pianura padana arrivano all'Adriatico. Del resto, i liquami di bovini e suini spesso non possono venire utilizzati come concime perché contengono antibiotici e metalli pesanti. E mentre in agricoltura un po' di lotta integrata si fa, a livello zootecnico siamo all'anno zero, con appena dodicimila capi distribuiti in un centinaio di piccolissime aziende cosiddette biologiche. Metà della carne che mangiamo è importata. Bisogna agire allora sul piano della domanda. Come ripete fino alla nausea l'Istituto nazionale della nutrizione, mangiamo troppa carne, anche i bambini. Abbiamo bisogno di una vera campagna di educazione alimentare; soprattutto nelle scuole, che arrivi alle famiglie. Quanto alla reintegrazione tra agricoltura e allevamenti; non è pensabile reintrodurre la zootecnia in situazioni che da trent'anni praticano solo l'agricoltura. Si potrebbe puntare su comprensori omogenei, dove realizzare lo scambio foraggio-letame e richiudere così il cerchio spezzato. Pensiamo alle banche del letame, come quelle in Olanda e a un ritorno alla rotazione delle colture (Tratto da “Nuova Ecologia”, maggio 1996). Un altro allevamento per un'altra agricoltura: la Coordination Paysanne Européenne (Cpe) La Coordination Paysanne Européenne è un coordinamento di sindacati agricoli che propone un'agricoltura "per un mestiere attraente, campagne vive e sane, alimenti di qualità... cambiando la politica e la pratica agricola". "Non lasciamo che il fast food, diventi norma alimentare, invertiamo la fuga dei giovani dalle campagne dove si produce in perdita, evitiamo che l'agricoltura industrializzata divida il territorio in zone inquinate e altre deserte; facciamo sì che la società riconosca al nostro mestiere il suo giusto valore, mentre ora sparisce un'unità agricola ogni due minuti, i prezzi scendono e il lavoro di produzione è sempre meno pagato". La Cpe contesta gli ingredienti dell’allevamento intensivo che l’attuale politica agricola favorisce: inquinamenti da concentrazioni di stalle senza terra, alimentazione a base di cereali importati – quando non peggio – anziché di foraggio locale; concentrazione delle produzioni animali, anche del latte, in certe zone mentre in altre sono sparite. La Cpe esperimenta e propone: - un allevamento legato al suolo, quindi un carico massimo di animali per ettaro fissato regionalmente - una carne senza ormoni né follie - vacche da latte senza iniezioni di Bst e nutrite con erba locale anziché con alimenti a base di soia importata o farine di carne - allevamenti rispettosi degli animali

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Una carne un po' meno funesta: la chiamano biologica Per i vegetariani la carne è cibo morto, mentre biologico significa vitale. Comunque esiste una proposta della Commissione Europea - su sollecitazione del parlamento - per adattare agli allevamenti il regolamento 2092/91 che definisce il quadro normativo per i prodotti agricoli biologici. Prima di tutto la proposta prevede che l'allevamento biologico debba essere collegato alla superficie di terra disponibile per permettere un corretto utilizzo delle deiezioni animali e per garantire loro un'alimentazione prodotta prevalentemente dall'azienda stessa; l'ambiente di vita deve garantire il benessere degli animali e quindi permettere il movimento, fornire luce naturale adeguata, sufficiente aerazione, idonei giacigli; vanno rispettate le caratteristiche biologiche degli animali e garantito il loro benessere, limitando al minimo indispensabile le cure medicinali, da effettuare secondo omeopatia, evitando inutili mutilazioni, limitando lo stress da trasporto e la tensione durante l'uccisione; le razze devono essere adatte all'ambiente in cui vengono allevate, favorendo la biodiversità e la riproduzione naturale. Anche il foraggio prodotto dalle aziende deve essere biologico. I mangimi tradizionali possono essere usati solo limitatamente. Sono vietati i prodotti di origine animale (eccezion fatta per latte e derivati) e gli stimolatori della crescita. Attualmente l'Italia non dispone di una normativa che regoli le produzioni zootecniche biologiche. Dal 2006 sarà vietato l'allevamento del vitello in gabbia La direttiva Ue 97n/CE del Consiglio d'Europa dispone che, a decorrere dal 1 gennaio 1998 per tutti i nuovi allevamenti e dal 31 dicembre 2006 per tutte le aziende, siano da rispettare le seguenti norme: a) nessun vitello di età superiore alle otto settimane deve essere rinchiuso in un recinto individuale salvo per ragioni sanitarie. Ogni recinto individuale deve essere lungo almeno quanto il vitello, e le pareti divisorie devono essere traforate per consentire i contatti fra vitelli. b) i vitelli allevati in gruppo devono avere uno spazio pro capite di almeno 1,5 mq, aumentabili a 1,8 nel caso di vitello di peso vivo superiore a 220 kg. Tuttavia tali disposizioni non si applicano alle aziende con meno di sei vitelli e a quelli trattenuti presso le madri ai fini dell'allattamento. In base a un'indagine effettuata in Italia nel 1996 su un campione di mille intervistati l'85% ha dichiarato di consumare regolarmente carne di vitello ritenendola gustosa e sana. Solo il 22%, però, si dichiarava a conoscenza dei sistemi di allevamento dei vitelli e dei relativi metodi di produzione.

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7.5 Rifiuti e inquinamento A. I numeri dell'ambiente Piogge acide Nel Nord del mondo specie in Svezia, Norvegia, America nord-est sono scaricati ogni anno sotto forma di piogge acide 90 milioni di tonnellate di anidride solforosa. Mare L'85% dell'inquinamento marino deriva dalle attività terrestri. La proprietà sul mare: con le Zone Economiche Esclusive le nazioni, infatti, reclamano il 40% dei mari. Energia Consumo dei petrolio (milioni di tonnellate) 1920: 1000 1950: 2000 1960: 3000 1970: 5000 1980: 7000 1990: 8000 2000: 10.000 Consumo pro-capite di energia in agricoltura Paesi Bassi 0,213; Danimarca 0,203; Finlandia 0,188; Canada 0,114; Australia 0,088; USA 0,075; Spagna 0,072. Secondo l'Istituto di Wuppertal, il 60% dei campi europei è a grave rischio idrico a causa dei fertilizzanti e pesticidi. Per riaprire al futuro l'umanità è necessaria una graduale ma estesa riconversione delle terre all'agricoltura biologica, dismettendo la concimazione con azoto e l'uso dei pesticidi, che sono causa di inquinamenti non solo della terra e degli alimenti ma anche dell'acqua. In Italia l'agricoltura biologica coinvolge oggi più di 15 mila aziende. Effetto Serra Nel 2050, a causa del riscaldamento terrestre, potrebbe esserci l'innalzamento del Progetto del mare da 7 a 165 cm, che coinvolgerebbe 300 milioni di persone, 5 milioni di Kmq di superfice emersa del globo, ovvero il 3% della terra, cioè 1/3 delle terre coltivate. Coinvolgerebbe l'8090% delle regioni paludose costiere degli USA. Perdita specie Per la fine del secolo potremmo aver perso 1 milione di specie e per la metà del XXI secolo 1/4 di tutte le specie terrestri. Rifiuti solidi urbani pro capite al giorno, in Kg Los Angeles 3; New York 1,82; Tokyo 0,93; Londra 0,83; Singapore 0,87; San Paolo 0,57; Città del Messico 0,4. Montagne Le Alpi sono le montagne più inquinate del mondo. Esse giacciono in 7 Paesi (Italia, Francia, Svizzera, Liechtenstein, Germania, Austria e Jugoslavia) e su di esse ci sono le sorgenti di 4 dei più grandi fiumi europei, Reno, Rodano, Danubio, Po. Più della metà degli alberi alpini è ammalato, il 15% è morto o morente e ciò aumenta il fenomeno delle valanghe. Solo in Svizzera, la superficie occupata dai 250 mila hotels e residences equivale a 16.000 campi di calcio. 22


Erosione Ogni anno su un terreno arabile mondiale di 1,5 miliardi di ettari si perdono 11 milioni di terra fertile per erosione desertificazione e tossificazione. Entro il 2001, 275 milioni di ettari, di cui la maggior parte nei Paesi industrializzati sarĂ perduta a causa di: desertificazione 25 milioni tossificazione 50 milioni erosione 50 milioni usi non agricoli 150 milioni La perdita annuale di suolo è di 75 miliardi di tonnellate. Per costruire uno strato superiore di 2,5 cm (humus) possono occorrere da 100 a 2500 anni. Foreste Ogni minuto scompare nel mondo una superficie di foresta tropicale pari a 36 campi di calcio. 1950: il 30% della terra era coperta dalla foresta (metĂ tropicale). 1975: il 12% della terra era coperta dalla foresta 2000: il 7% della terra era coperta dalla foresta Solo l’industria del legname (prodotti usa e getta a basso costo) tropicale causa, ogni anno, il degrado di 50.000 Kmq di foresta fluviale primaria. Ozono (Emissioni di Clorofluorocarburi nell'atmosfera) 1940: 2.000.000 di tonnellate 1970: 6.000.000 di tonnellate 1990: 10.000.000 di tonnellate.

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B. La raccolta differenziata

SEI UN RICICLONE? TEST 1) A

B C D 2) A B C D 3) A

B C D 4) A

B C D 5)

A B C D

QUANDO STAPPI UNA BOTTIGLIA CON TAPPO A CORONA...

butti il tappo e la bottiglia nella spazzatura butti il tappo nella spazzatura e la bottiglia nell'apposito contenitore butti tutto dove ti capita butti la bottiglia nell'apposito contenitore e con il tappo realizzi spille o giochi vari

QUANDO HAI TERMINATO DI LEGGERE UN GIORNALE...

utilizzi il giornale per realizzare dei collage ecc. butti il giornale nell'immondizia conservi il giornale per consegnarlo a chi raccoglie carta da macero lasci il giornale dove ti capita

QUANDO QUALCUNO TERMINA UN PACCHETTO DI SIGARETTE

lo tieni perché fai collezione lasci che lo buttino in terra lo getti nella spazzatura lo tieni per costruire dei giochi E’ FINITA LA PILA DEL TUO OROLOGIO...

la cambi dove capita e non ti curi di dove vada a finire cerchi un negozio che esponga il simbolo del riciclaggio la cambi dove ti capita, ma te la fai dare e ti informi su come disfartene non te ne curi perché non sai qualè il pericolo

VAI A FARE UN PIC-NIC…

lasci i rifiuti dove ti capita raccogli i rifiuti in un sacchetto di plastica e lo appendi ad un albero raccogli i rifiuti in un sacchetto di plastica e lo butti nel fiume raccogli i rifiuti in un sacchetto di carta e li vai a depositare nel bidone più vicino 1) A: 4 punti 2) A: 6 punti 3) A: 6 punti 4) A: 4 punti 5) A: 2 punti

Da 10 a 16 punti: Da 17 a 24 punti: Da 25 a 30 punti: Da 31 a 40 punti:

B: 6 punti B: 4 punti B: 2 punti B: 8 punti B: 2 punti

C: 2 punti C: 8 punti C: 4 punti C: 6 punti C: 2 punti

D: 8 punti D: 2 punti D: 8 punti D: 2 punti D: 8 punti

sei un disastro, informati meglio sei come Attila, dove passi tu non cresce più l'erba. credi di agire nel giusto, ma spesso sbagli. Informati di più. sei un buon riciclone per abitudine e non per moda. sei un ottimo riciclone, ma attento a non esagerare.

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C. Rischi ed effetti del buco dell'ozono Ogni grammo di CFC, o di composti simili, emesso, distrugge circa 70 kg di ozono. Ma il danno prodotto finora è altrettanto impressionante. Nell'emisfero Nord il 1997 ha visto un nuovo record di estensione per il "buco": in alcune zone fino al 40% del valore "normale". Le misure fatte dai laboratori britannici danno risultati ai minimi storici; i valori più recenti per l'emisfero australe, danno una estensione del buco pari al doppio dell'Europa e una durata record da agosto a dicembre. Contemporaneamente la NASA ci comunica che la radiazione UV-B è al suo valore massimo negli ultimi 15 anni. L'esposizione media sulla Scandinavia, Germania, Russia e Canada è aumentata dei 6,8% per decade, su Argentina e Cile del 9,9% per decade. Per effetto dei trattati, senza contare le aperte violazioni di cui parleremo nel paragrafo successivo, quindi nella migliore delle ipotesi, il buco resterà in una situazione "critica" almeno fino al 2025 e il buco sull'Antartide non si chiuderà fino al 2060. Le radiazioni ultraviolette (UV) si dividono in tre categorie in funzione della propria lunghezza d'onda. Le radiazioni UV-A sono quelle meno energetiche, relativamente innocue e non vengono influenzate molto dalla riduzione della concentrazione di ozono. Le radiazioni UV-B, sono invece pericolose per la flora e per la fauna, hanno lunghezza d'onda compresa tra 280 e 315 nm (nanometri, miliardesimi di metro) e la loro pericolosità dipende da quanto ozono è presente in atmosfera. Vi sono infine le radiazioni UV-C, ancora più energetiche, potenzialmente letali, ma completamente assorbite dall'ozono e dall'ossigeno contenuto in atmosfera. Come conseguenza del buco dell'ozono gli effetti rilevanti sono quelli prodotti dagli UV-B e cioè: Depressione del sistema immunitario Nella pelle che ha subito una esposizione agli UV, si registra un aumento di un particolare tipo di cellule, le cellule T, che normalmente evitano che il corpo rifiuti sostanze essenziali come le proprie proteine. Quando la pelle viene esposta eccessivamente agli UV, le cellule T non sono più in grado di riconoscere un eventuale vaccino ed il corpo umano non produce così gli anticorpi necessari per la difesa. Le conseguenze potrebbero essere preoccupanti nei Paesi in via di sviluppo, dove il controllo delle infezioni si basa soprattutto sull'uso dei vaccini. L'effetto serra potrebbe moltiplicare gli effetti sul sistema immunitario, permettendo agli insetti portatori di infezioni, di sopravvivere anche a più elevate latitudini. Cancro della pelle Vi è una chiara relazione tra l'aumento delle radiazioni UV-B e l'incremento dei casi fatali di cancro non melanoma della pelle. Inoltre, per l'effetto al punto precedente, l'organismo non è più in grado di fronteggiare la formazione di cellule cancerose. Si calcola che una diminuzione del 5% dell'ozono stratosferico, porta a un aumento del 14% delle cellule di base del carcinoma della pelle (il tipo più comune di cancro alla pelle non melanoma) e del 25% delle cellule di carcinoma squamoso, il più fatale dei cancri alla pelle non melanoma. Danni alla vista A differenza della pelle, che può adattarsi all'aumento di radiazione UV, diventando più scura e più secca, gli occhi non possiedono questa proprietà di adattamento. Le radiazioni UV-B possono danneggiare la cornea, il cristallino e talvolta la retina, provocando un aumento di cataratte e di cecità. Si valuta che una diminuzione dell'1 % nello strato di ozono può aumentare i casi di cataratta di circa 100-150.000 unità. Impatto sugli oceani 25


L’assottigliamento della fascia di ozono sembra minacciare la vita oceanica e l'equilibrio alimentare marino. Si potrebbe avere un forte impatto sulla vita del plancton e di ogni altro organismo alla base dell'equilibrio alimentare marino. Il plancton, infatti, è estremamente sensibile alle radiazioni UV-B perché è completamente sprovvisto di ogni protezione contro queste radiazioni. Il fitoplancton produce ogni anno in mare una biomassa di oltre 600 miliardi di tonnellate. L’incremento della radiazione UV-B porterebbe ad una drastica riduzione di questa biomassa con ovvie conseguenze sull'equilibrio marino e sulla produzione globale di cibo. Impatto sulla flora L’aumento della radiazione UV-B potrebbe influire sui batteri fissatori di azoto presenti nelle piante, influendo così anche sui raccolti agricoli. Gli studi a riguardo sono pochi, ma comunque sembrano certi i rischi se dovesse continuare la progressiva distruzione della fascia di ozono. Finora si è registrata una diminuzione del 25% nella resa della soia per ogni 25% di distruzione dell'ozono. Aumento dell'inquinamento atmosferico L’ozono è un gas tossico e la sua presenza negli strati bassi dell'atmosfera contribuisce all'inquinamento atmosferico. L’incremento degli UV-B può causare l'incremento delle reazioni chimiche sia sulle aree urbane che in quelle rurali. Le radiazioni UV favoriscono la produzione di radicali liberi attivi: il radicale OH per esempio stimola la creazione di ozono e di altri potenziali inquinanti. Danni ai materiali L’aumento delle radiazioni UV può stimolare un più rapido degrado di alcuni materiali, in particolare quelli da costruzione. Gli effetti possono essere rilevanti: i manufatti in PVC (serre, tubazioni ecc.) si degradano più rapidamente.

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D. Le 5 vite del materiale legno

In un'economia sostenibile i prodotti di legno devono essere recuperati. Quando un mobile non serve più non deve diventare un rifiuto da smaltire, ma deve essere riutilizzato. Oggi i mobili vengono sostituiti in occasione di un trasloco o perché non sono più alla moda. In Germania ogni anno finiscono fra i rifiuti ingombranti, per poi essere inceneriti, 11,5 milioni di mobili comprendenti scaffali, tavoli, armadi e divani. Ma una gran parte di essi potrebbe essere ancora riutilizzata senza grosse spese. L’esempio del "Deposito di elementi edilizi” di Spandau, un quartiere di Berlino, che da quattro anni preleva dalle case in demolizione tutto ciò che può essere aggiustato o rivenduto (infissi, porte, finestre e parti in legno massiccio) mostra che il riutilizzo è possibile anche in grande stile. La preferenza per prodotti di legno massiccio durante la costruzione di una casa, garantisce una vita più lunga al materiale edile e favorisce il suo riutilizzo rendendo più facile le riparazioni e la manutenzione. Così le travi del tetto di ieri potrebbero diventare i pali da giardino di domani. L’abbandono di vernici chimiche ed il ricorso a misure protettive basate su una diversa tecnica di costruzione (ad esempio tetti molto sporgenti per la protezione delle facciate) dovrebbero rendere più facile il reimpiego del legno usato nelle costruzioni. Qualora il legno non potesse più venire utilizzato, le sue fibre potrebbero servire per produrre pannelli truciolati o carta. Se anche questo non fosse più possibile, la cellulosa e la lignina potrebbero essere impiegate come materia prima nell'industria chimica. Solo quando fosse esaurito questo succedersi di possibili utilizzi, si dovrebbe ricorrere all'incenerimento per produrre energia. Poiché in futuro si dovrebbe rinunciare a trattare chimicamente il legno e la sua combustione dovrebbe avvenire in impianti tecnicamente evoluti, i problemi ambientali collegati alla combustione del legno dovrebbero ridursi notevolmente. Infine, per chiudere i cicli naturali, le ceneri della combustione dovrebbero venir sparse sui terreni per restituirle alla natura.

Fonte: Futuro sostenibile, EMI, Bologna 1997

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E. Come proteggere l'ambiente

NON BISOGNA • comprare di più di quello che ci occorre, per poi non utilizzarlo completamente • riempirci l'automobile di scatolame, polistirolo, plastiche... e di cibo conservato, additivato, colorato • mettere tutti i rifiuti assieme nei sacchi neri dell'immondizia • versare vernici, solventi e olii lubrificanti nel tombino sotto casa SI DOVREBBE • scegliere prodotti con meno imballo possibile • preferire i liquidi (alimentari e non) in contenitore a rendere • conferire separatamente i rifiuti pericolosi (pile, medicinali, ecc.) e riciclabili, e comprimere gli imballaggi e i contenitori • usare tutta la vernice prima di gettare il barattolo tra i rifiuti e consegnare l'olio dell'auto a chi a sua volta lo consegnerà al Consorzio obbligatorio per il riciclaggio INVECE DI ... • borse di plastica • tentare di ricordare cosa manca nella dispensa • contenitori di plastica mono uso • cibi confezionati con involucri inutili • pile "usa e getta" • apparecchiatura che funzionano solo a batteria • prodotti fatti per durare poco • carta non riciclata • dare ai netturbini abiti, elettrodomestici, mobili, utensili e così via MEGLIO • borse di juta, cotone, retine, carrello • avere una lista precisa di prodotti (senza omaggio o punti "premio") • pretendere contenitori in vetro, meglio se a rendere • detersivi in polvere in cartoni (per i piatti va bene anche l'acqua della pasta) • cibi venduti sfusi, nelle quantità desiderate in sacchetti di carta, imballaggio semplice, riusabile e biodegradabile • dare ai nostri amici animali i nostri avanzi • pile ricaricabili (1000 volte) senza mercurio • apparecchi che funzionano sia a rete che a pile • prodotti in carta riciclata • entrare in un "circuito di solidarietà" che riutilizza beni che non sono più utilizzati

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7.6 La Terra A. Le ricette della società civile contro la fame Ecco una sintesi delle proposte avanzate ai governi da 200 organizzazioni contadine, gruppi di cooperazione, ambientalisti, promotori dell’agroecologia, nel settembre 1996. • La sicurezza alimentare è un diritto umano che deve avere precedenza sulle questioni macroeconomiche e commerciali. • L’attuale modello di crescita genera esclusione e povertà nelle aree rurali e urbane; occorre sostenere uno sviluppo equo, durevole e basato sulla partecipazione. • Le organizzazioni di agricoltori, braccianti, contadini, cooperative, donne rurali, devono essere incoraggiate e coinvolte nel processi decisionali relativi al sistemi alimentari. • La conoscenza indigena e tradizionale nei processi produttivi deve essere promossa e migliorata per assicurare un’equa disponibilità di cibo sano. • Riforme agrarie effettive devono essere sostenute e applicate. • I programmi di aggiustamento strutturale e il debito estero mettono in pericolo la sicurezza alimentare e devono essere rinegoziati. • I governi hanno la responsabilità di affrontare la malnutrizione urbana promuovendo l’agricoltura urbana, la regolazione dei prezzi, l’assistenza ai gruppi vulnerabili. • Il latte materno è una risorsa naturale vitale per la sicurezza alimentare. • La povertà, fonte di insicurezza alimentare, è conseguenza dell’ineguale distribuzione della ricchezza, dell’ingiustizia nel rapporti Nord-Sud, dell’applicazione di politiche macroeconomiche inadeguate nei paesi in via di sviluppo.

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7.7 Deserti e Foreste. Il caso del Brasile e dell'Amazzonia

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A. Distruzione delle foreste tropicali

42%

Mondo Totale

38%

Sud-Est Asiatico Asia Meridionale

63%

America Latina

37%

Africa Centrale 45%

Africa Occidentale ed Orientale

72%

Fonte: FAO

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B. Carta della foresta

1. La foresta è uno dei più preziosi e insostituibili fattori di equilibrio della vita nel mondo. 2. La vita della foresta regola i meccanismi della composizione fisica e chimica dell’atmosfera: forma, arricchisce e protegge il suolo, purifica le acque e ne regola il deflusso, e come tale è indispensabile per un regolare equilibrato sviluppo dei vegetali, degli animali, dell’umanità e delle sue attività. 3. La foresta e il patrimonio di vita animale che essa ospita devono essere saggiamente gestiti per assicurarne la perenne rinnovazione. 4. L’irrazionale sfruttamento delle risorse forestali è una causa importante della desertizzazione di gran parte del mondo, fenomeno che continua a svilupparsi in modo preoccupante in vari continenti. 5. La foresta è fonte di energia e di prodotti che in parte coincidono con quelli ricavati dal petrolio. La rarefazione e il non lontano esaurimento di quest’ultimo costituiscono una prossima reale grave minaccia per il patrimonio forestale mondiale. 6. La salvaguardia, la gestione razionale, la ricostituzione e l’incremento del patrimonio forestale mondiale sono di fondamentale importanza per la sopravvivenza e l’equilibrato sviluppo dell’umanità. 7. E’ necessario evitare ogni spreco e ogni non indispensabile utilizzazione di prodotti (legno, carta, ecc.) ricavati dalla foresta. 8. La protezione delle foreste contro gli attacchi degli organismi nocivi dovrà essere attuata col minimo impiego di prodotti chimici per evitare inquinamenti dell’atmosfera, del suolo, delle acque, nonché l’alterazione degli equilibri biologici naturali necessari per il mantenimento della foresta stessa. 9. Per la salvaguardia e l’incremento e la razionale gestione del patrimonio forestale è indispensabile il potenziamento delle ricerche scientifiche e delle applicazioni pratiche di protezione biologica e integrata favorendo in ogni modo i mezzi naturali di difesa. 10. La ricostituzione e l’incremento del patrimonio forestale mondiale dovranno in ogni modo, ove possibile, tenere conto delle esigenze di sviluppo dell’umanità, della vocazione territoriale naturale e della necessità di integrazione della foresta con tutti gli elementi del naturale corteggio faunistico e floristico. 11. La foresta, ovunque si trovi, è un bene comune all’umanità e come tale richiede politiche nazionali coordinate in una politica di gestione internazionale. 12. Un censimento globale del patrimonio forestale mondiale e delle minacce che incombono su di esso, dei territori che possono essere oggetto di rimboschimento, del loro possibile sviluppo e delle conseguenti prospettive per la vita sulla Terra dovrebbero costituire un impegno urgente per i singoli Paesi e le grandi organizzazioni internazionali, al fine di acquisire le basi conoscitive di una politica forestale mondiale.

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C. Utilizzo della terra in Brasile

Coltivazioni agroindustriali

Coltivazioni di sussistenza Coltivazioni di sussistenza Allevamenti di bestiame

Allevamenti di bestiame Foreste e terre non coltivabili Terre recintate non utilizzate Coltivazioni agroindustriali

Terre recintate non utilizzate

Foreste e terre non coltivabili

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D. La distribuzione della terra Per potersi orientare meglio in un discorso sulle proprietà terriere brasiliane, bisogna ricordare che, in base all’estensione e alla loro utilizzazione si distinguono:

- MINIFONDI. Sono proprietà costituite da un unico modulo rurale. Il modulo rurale è, secondo l'INCRA (Istituto Nazionale di Colonizzazione e Riforma Agraria) la superficie «sufficiente a sostenere dignitosamente una famiglia di quattro persone adulte». La loro estensione varia, in relazione alla qualità del terreno e alla localizzazione geografica, ma è sempre compresa tra 5 e 100 ha. Sono il tipo di proprietà più comune, anche se nel complesso, occupano una parte trascurabile della superficie coltivatile. - IMPRESE RURALI. Sono quegli immobili nei quali almeno il 50% dell’estensione è utilizzata adeguatamente, per scopi agricoli e la cui superficie è inferiore ai 600 moduli rurali. Come si è già visto, sono le aziende mediamente più produttive dell'intero scenario agricolo brasiliano e rappresentano il 20,2% dell'area coltivabile. - LATIFONDI PER SFRUTTAMENTO. Come i precedenti sono proprietà rurali di estensione inferiore ai 600 moduli, ma sono lasciate inutilizzate o sfruttate in modo non adeguato. Occupano il 64% della superficie coltivabile. - LATIFONDI PER DIMENSIONE. Sono tutte le proprietà con estensione superiore ai 600 moduli, indipendentemente dal grado e modo di utilizzo. Ne esistono solo 300 in tutto il Brasile, ma occupano ben l’8,3% delle terre coltivabili. Diverse sono le figure che, a vario titolo, lavorano in questi vari tipi di imprese rurali. I contadini sono, in Brasile, quindici milioni e rappresentano il 30% della popolazione in età lavorativa.Undici milioni di loro hanno, a qualche titolo, un pezzo di terra da lavorare (piccoli proprietari, posseiros, mezzadri, affittuari), mentre gli altri sono salariati, fissi o stagionali, nelle grandi piantagioni.

- I SITIANTES sono i piccoli proprietari; coltivano beni alimentari destinati al consumo interno nel campo sul quale vivono. In genere l'estensione del loro terreno è troppo scarsa per poter consentire un surplus, d'altra parte difficilmente riescono ad accedere ai crediti agricoli o a fare investimenti per migliorare la resa delle loro terre e sono al contrario i più esposti al deprezzamento dei prodotti agricoli commercializzati. Questo insieme di condizioni sfavorevoli li rende estremamente vulnerabili nei confronti dei latifondisti che di fatto continuano ad espandersi assorbendo progressivamente anche le loro terre. - I POSSEIROS sono coloro che, spinti dalla necessità o dopo esser stati cacciati dalle proprie terre, sono andati alla ricerca di terre incolte, abbandonate o pubbliche e le hanno occupate; le coltivano unicamente per poter garantire la sussistenza della propria famiglia, senza poter usufruire in alcun modo di crediti ed agevolazioni. Difficilmente riescono ad ottenere un documento che legalizzi il loro possesso, perciò sono minacciati dall'azione dei grileiros, che si appropriano fraudolentemente di terreni mediante falsi titoli di proprietà, ottenuti corrompendo notai e funzionari, sfruttando l'ignoranza giuridica dei posseiros o alterando certificati autentici. Nel Nord e nel Nordest, grazie a forme di cooperazione interna, sono riusciti spesso a resistere alle minacce e all'intervento della polizia, restando sulle terre occupate. Donatella Calati Boccazzi

34


E. Amazzonia: rete autostradale

35


F. I 20 maggiori proprietari dell'Amazzonia

1.

MANASA - MADEIRA NACIONAL S/A

4.302.190 ha

2.

PEDRO APARECIDO DOTTO

2.360.209 ha

3.

APLUB AGRO FORESTAL AMAZONIA

2.194.874 ha

4.

AGROPECUARIA RIO CAJARI S/A

1.674.272 ha

5.

WELLINGTON QUILES DE OLIVEIRA

1.438.965 ha

6.

ADALBERTO CORDEIRO E SILVA

1.382.134 ha

7.

OSCAR MARTINEZ

1.315.586 ha

8.

MUSTAFA SAID

1.074.536 ha

9.

MANOEL MEIRELES

975.000 ha

10.

NICOLAU LUNARDELLI

928.858 ha

11.

TOHORU OKAYAMA

870.438 ha

12.

JARI FORESTAL E AGROPECUARIA

540.613 ha

13.

AGRO-INDUSTRIAL DO AMAPA’ S/A

445.183 ha

14.

JORGE WOLMET ATALLA

427.390 ha

15.

SILVIO MODESTO DE TOLEDO

392.000 ha

16.

JOAQUIM PEREIRA DA ROCHA

179.979 ha

17.

MOISES BENDESBY

170.000 ha

18.

JOAO SURIADAKIS

147.500 ha

19.

CARLOS SERES MURADAS

135.138 ha

20.

AGROPECUARIA COLONIZADORA ALIANCA

117.465 ha

Il totale di queste venti proprietà dà una superficie di 21 milioni di ettari. Se la gente potesse ripartirsela in lotti di cinquanta ettari ciascuno, corrispondenti ad un modulo rurale medio, sarebbe sufficiente per 421.000 famiglie.

36


G. Deforestazione in Amazzonia

37


G. Le ditte italiane in Amazzonia

L’Italia è coinvolta a più livelli nel progetto “Gran Carajas” per lo sfruttamento e la commercializzazione dei prodotti del più grande giacimento di minerali ferrosi dell’Amazzonia. Prima di tutto come destinataria di questi minerali: l’Italsider ha importato dall’Amazzonia un decimo del suo fabbisogno, un milione seicentomila tonnellate per il solo 1988. Inoltre due aziende genovesi hanno fornito infrastrutture di supporto al progetto: l’Ansaldo, tutto il sistema di segnalamento per la nuova ferrovia del Carajas e l’Italimpianti, un gigantesco impianto di caricamento delle navi nel porto terminale di Sao Luis. Oltretutto, in quanto Paese membro della CEE, partecipiamo anche al finanziamento dell’intero progetto Gran Carajas. Altre aziende italiane sono presenti direttamente in Amazzonia e ne sfruttano le materie prime agricole o minerarie. Il principale gruppo italiano operante in Brasile è quello delle aziende Ferruzzi che controllano direttamente cinque enormi fazende (una di queste da sola ha un’estensione pari al doppio di tutte le proprietà agricole della Ferruzzi in Italia). Dipende dalla Ferruzzi anche la CICA che è il maggior produttore di alimenti conservati di tutto il continente latino-americano. Da questi enormi possedimenti e da altri nel campo delle costruzioni e dell’allevamento, il gruppo di Gardini ricava, secondo il Financial Times di Londra, un utile annuo di 22 milioni di dollari. La FIAT per le sue esigenze produttive attinge alle materie prime dell’Amazzonia, dove opera nel campo dei lavori pubblici con la sua consociata Holding Travaux Pubblics e con la Impregilo, specializzata nella costruzione di dighe e centrali elettriche. La Pirelli ha proprio nella zona franca di Manaus, al centro di un’immensa area forestale in via di distruzione, la filiale Same de Amazonas.

38


I. Distribuzione della terra fra le imprese agro-zootecniche

1975

AREA MEDIA (in

ha.)

AREA MEDIANA (in

INDICE DI GINI

ha.)

1980

1985

64,9

71,7

64,6

8,9

9,7

8,3

0,855

0,859

0,858

39


8. Multinazionali e finanze

INDICE 8. Multinazionali e finanze 8.1 La globalizzazione provoca la crisi economica (J. Stiglitz) 8.2 Percentuale detenute da alcune società sul totale mondiale di scambi 8.3 Lo scambio ineguale 8.4 La dipendenza dei Paesi del Sud da una singola materia prima 8.5 Produzione agricola destinata all'esportazione 8.6 I principali esportatori di cereali 8.7 La produzione in appalto: il caso Nike 8.8 Il prezzo della banana 8.9 Quanto guadagnano dal caffè 8.10 I Telefoni: numero di linee telefoniche per 1.000 persone (1994) 8.11 Le maggiori 10 multinazionali 8.12 Le maggiori 10 multinazionali del Sud 8.13 Carte Coface 8.14 Prime multinazionali per settore 8.15 La girandola dei capitali

1

pag. 1 “ 2 “ 4 “ 5 “ 6 “ 7 “ 8 “ 9 “ 11 “ 12 “ 13 “ 15 “ 16 “ 17 “ 19 “ 20


8.1 La globalizzazione provoca la crisi economica di Joseph Stiglitz* Parla un pentito del Fondo Monetario Internazionale, insieme al Ministero del Tesoro USA, ha causato la più grave crisi economica degli ultimi 50 anni. 17 aprile 2000 La riunione dei Fondo Monetario Internazionale della prossima settimana porterà a Washington D.C. molti degli stessi dimostranti che hanno fatto fallire in autunno il WTO a Seattle. Diranno che il Fondo Monetario Internazionale è arrogante. Diranno che il FMI non ascolta veramente i paesi sottosviluppati che avrebbe il compito di aiutare. Diranno che il FMI opera segretamente ed è isolato dalle verifiche democratiche. Diranno che i rimedi economici del FMI spesso peggiorano le cose, trasformano il rallentamento economico in recessione e la recessione in depressione. E avranno le loro ragioni. Sono stato capo economista della Banca Mondiale dal 1996 al novembre 1999, nel periodo della più grave crisi economica mondiale dell’ultimo cinquantennio. Ho avuto modo di vedere come il Fondo Monetario Internazionale, in tandem col ministero del Tesoro degli Stati Uniti, ha reagito e mi sono spaventato. La crisi economica mondiale cominciò in Tailandia il 2 luglio 1997. I paesi dell'Asia orientale avevano alle spalle trent'anni miracolosi: in cui i redditi avevano spiccato il volo, la salute pubblica era migliorata, la povertà diminuita. Non solo ora l'alfabetizzazione era diffusa ma nei test internazionali di scienze e matematica, molti di quei paesi battevano gli Stati Uniti. Alcuni di quei paesi non avevano sofferto nemmeno un anno di recessione in trent'anni. Ma i semi del disastro erano già stati sparsi. Nei primi anni '90 i paesi dell'Asia orientale avevano liberalizzato i loro mercati finanziari e di capitali, non perché avessero bisogno di attirare una maggior quantità di investimenti (il tasso di risparmio aveva già raggiunto il 30% e oltre), ma per la pressione internazionale, compresa quella del Ministero del Tesoro degli Stati Uniti. Questi cambiamenti provocarono un'alluvione di capitali a corto termine, cioè il tipo di capitale che cerca i più alti redditi il giorno, la settimana e il mese seguente, a differenza degli investimenti a lungo termine in cose come fabbriche. In Tailandia questi capitali a breve termine aiutarono ad alimentare un boom edilizio insostenibile. E, come la gente nel mondo (Americani compresi) ha imparato a caro prezzo, ogni bolla di sapone edilizia prima o poi scoppia, spesso con conseguenze disastrose. Altrettanto improvvisamente come erano arrivati i capitali se ne andarono. E se tutti cercano di tirar fuori i propri soldi nello stesso momento, ciò produce un problema economico molto grosso. L'ultima catena di crisi finanziarie era avvenuta in America Latina negli anni ’80 quando politiche monetarie troppo elastiche e debiti pubblici eccessivi portarono ad un’inflazione galoppante. In quel caso il Fondo Monetario Internazionale correttamente impose un’austerità fiscale (per riequilibrare i bilanci pubblici) e politiche monetarie più rigide, chiedendo che i governi seguissero quelle politiche come condizione preliminare per ricevere aiuti. Così, nel 1997 il Fondo Monetario Internazionale pose le stesse condizioni alla Thailandia. L’austerità, sostennero i responsabili del Fondo, avrebbe ripristinato la fiducia nell’economia Thailandese. Mentre la crisi si allargava ad altri paesi dell’estremo oriente, e anche quando cresceva l’evidenza del fallimento di quella politica, il Fondo Monetario non battè ciglio, distribuendo la stessa medicina ad ogni nazione in difficoltà che veniva a battere alla sua porta. Lo ritenni un errore. Prima di tutto perché, a differenza dei paesi Latino Americani, quelli dell'Estremo Oriente avevano bilanci pubblici in attivo. Il problema non stava nei Governi imprudenti, come in America Latina, ma in un settore privato imprudente, cioè in tutti quei banchieri e prestatori di denaro, per esempio, che avevano giocato sulla bolla di sapone edilizia. In tali circostanze temevo che le misure di austerità non avrebbero potuto far rivivere le economie dell'Asia Orientale ma le avrebbero fatte cadere nella recessione o perfino nella depressione. Alti tassi d'interesse avrebbero potuto essere devastanti per le aziende dell'estremo 2


oriente altamente indebitate, provocando più fallimenti e inadempienze. Una riduzione delle spese pubbliche avrebbe solo provocato un'ulteriore contrazione dell'economia. Così cercai di fare pressione sui responsabili del Fondo perché cambiassero politica. Fu facile convincere della mia analisi la gente nella Banca Mondiale, far cambiare pensiero al Fondo Monetario Internazionale fu praticamente impossibile. Non avrei dovuto sorprendermi. Al Fondo Monetario piace andare in giro dietro ai suoi affari senza che gli estranei facciano troppe domande. In teoria, il Fondo sostiene le istituzioni democratiche nei paesi che assiste. In pratica, indebolisce i processi democratici imponendo delle proprie politiche. Ufficialmente, certo, il FMI non impone nulla, "negozia" le condizioni per ricevere aiuti. Ma nei negoziati tutto il potere è da una parte sola e il Fondo raramente permette un tempo sufficiente per la costruzione di un ampio consenso o di ampie consultazioni coi parlamenti e con la società civile. A volte il FMI si dispensa dalla pretesa di trasparenza e negozia patti segreti. Quando il Fondo decide di assistere un Paese vi spedisce una "missione" di economisti. Questi spesso mancano di un'esperienza approfondita dei paese, è più facile che conoscano di prima mano i suoi alberghi a cinque stelle che i villaggi che pullulano nelle sue campagne. Lavorano forte versando numeri su numeri fino a notte fonda. Ma il loro compito è impossibile. In pochi giorni, o al massimo in poche settimane, devono sviluppare un programma coerente e sensibile alle necessità del Paese. Mi è stato chiesto spesso, come fosse possibile che gente intelligente e persino brillante avesse potuto produrre delle politiche così sbagliate. Una ragione era che questa gente intelligente non aveva usato economie intelligenti. Ripetutamente ho avuto modo di sgomentarmi per come i modelli che gli economisti di Washington usavano fossero fuori tempo e fuori tono con la realtà. Per esempio, i fenomeni microeconomici come i fallimenti e la paura di insolvenze erano al centro della crisi Estremo Orientale. Ma i modelli macroeconomici usati per analizzare queste crisi non erano tipicamente radicati in microfondazioni, perciò non presero in considerazione il problema dei fallimenti. La cattiva economia era solo un sintomo del vero problema: la segretezza. E' più facile che la gente intelligente faccia cose stupide quando si chiude proteggendosi dalle critiche e dai consigli esterni. Se c'è una cosa che ho imparato nel governare è che la trasparenza è più essenziale in quei campi in cui la specializzazione sembra contare di più. Se il FMI e il Ministero dei Tesoro avessero invitato a un maggiore approfondimento critico, la loro follia sarebbe apparsa evidente molto prima. Dalla fine della guerra fredda, una tremenda quantità di potere è affluita nelle mani di gente a cui fu affidato il compito di portare il vangelo del mercato fino agli angoli più lontani del globo. Questi economisti, burocrati e alti funzionari agiscono in nome degli Stati Uniti e degli altri Paesi industriali avanzati, eppure parlano un linguaggio che pochi cittadini medi capiscono e che pochi politici si prendono la briga di tradurre. La politica economica è forse oggi la parte più importante dei rapporti dell'America col resto del mondo. Eppure la cultura della politica economica internazionale nella più potente democrazia del mondo non è democratica. E' questo che i dimostranti davanti al Fondo Monetario Internazionale cercheranno di dire la settimana prossima. Certo le strade non sono i posti più adatti per dibattere questi argomenti altamente complicati. Alcuni dei dimostranti sono interessati ad un dibattito aperto quanto i funzionari del FMI. E non tutto ciò che diranno i protestatari sarà giusto. Ma se la gente a cui affidiamo la gestione dell'economia globale, nel FMI e nel Ministero del Tesoro, non inizia un dialogo e non prende a cuore le loro critiche, le cose continueranno ad andare in modo molto storto. L'ho visto succedere coi miei occhi.

*Professore di economia alla Stanford University. Dal 1997 al 2000 responsabile economico e vicepresidente della Banca Mondiale. Ha fatto parte del Comitato dei Consiglieri economici del Presidente degli Stati Uniti dal 1993 al 1997.

3


8.2 Percentuale detenute da alcune societĂ sul totale mondiale di scambi

4


8.3 Lo scambio ineguale

5


8.4 La dipendenza dei Paesi del Sud da una singola materia prima

6


8.5 Produzione agricola destinata all'esportazione

GAMBIA

M A LE S IA 73%

60,5%

26%

29% CAMERUN

SUDAN

4,4% 46% INDIA

KENIA

9,6% 28,7% ECUADOR

GHANA

15% 56,7% SRI LANKA

ETIOPIA

7


8.6 I principali esportatori di cereali

MILIONI DI TONNELLATE

61 USA

25 FRANCIA

23 CANADA

22 AUSTRALIA

13 ARGENTINA

8


8.7 La produzione in appalto: il caso Nike

ANALISI DEL PREZZO DI UN PAIO DI SCARPE NIKE

1,69% 12,78%

dettaglio

costo (in lire)

Manodopera Materiali Varie al fabbricante Trasporti PubblicitĂ e promozione Spese amministr. e comm. IVA e altre imposte Profitti degli azionisti Margine del dettagliante Prezzo finale di vendita

1.890 1,69 14.315 12,78 6.945 6,2 2.450 2,19 4.925 4,4 8.288 7,4 22.847 20,4 3.950 3.53 46.390 41,42 112.000

6,2% 2,19% 41,42% 4,4% 7,4% 20,4% 3,53%

%

PROFITTI NETTI DELLA NIKE 900 800 700 600 500 400 300 200 100 0 1987

1990

9

1993

1995


ANALISI DEL PREZZO DI UN PAIO DI SCARPE NIKE

1,69%

Manodopera

L. 1.890

Materiali

L. 14.315

Varie al fabbricante

L.

2,19%

Trasporti

L. 2.450

4,4%

Pubblicità e promozione L. 4.925

12,78% 6,2%

41,42%

Spese ammin. & comm. L. 8.288

7,4%

IVA e altre imposte

20,4%

L. 22.847

Profitti degli azionisti 3,53%

L. 3.950

Margine del dettagliante L. 46.390

Fonte: Agir ici, Dossier de presse, Campagne sur l'amélioration des conditions de fabrication des chaussures de sport en Asie du Sud-Est.

IL COSTO ORARIO DEL LAVORO NELL'INDUSTRIA CALZATURIERA

7000

6.400

6000

4.800

5000

4.800

4000 3000 2000 1000

400

6.945

800

1.200

800

400

0

10

1.200

1.600


8.8 Il prezzo della banana: l'iniqua spartizione dei guadagni

11


8.9 Quanto guadagnano dal caffè (Costa d’Avorio 1980)

6.997.088

Franchi

202.400

213.864

Piccolo coltivatore

Commerciante locale

1 t.x202.400 fr.

499.069

Grossista

152 t.x1.407 fr.

947 t.x527 fr.

Fonte: Filière du Cafè (Comité Chatolique Faim et Development)

12

Esportatore

31.237 t.x2.240 fr.


8. 10 I Telefoni : numero di linee telefoniche per 1.000 persone (1994) Stato Albania Algeria Anguilla Aotearoa/Nuova Z. Arabia Saudita Argentina Armenia Australia Austria Azerbaigian Bahama Bahrein Bangladesh Barbados Belgio Belize Benin Bhutan Bielorussia Bolivia Botswana Brasile Brunei Bulgaria Burkina Faso Burundi Cambogia Camerun Canada Capo Verde Ceca, Repubblica Centrafricana, Repubblica Cipro Colombia Comore Congo, Repubblica del Congo, Rep. Dem. Corea del Nord Corea del Sud Costa d'Avorio Costa Rica Croazia Cuba Ciad Cile Cina

Linee

Stato

12 41 308 468 96 141 156 496 465 85 283 248 2 327 449 134 5 7 186 35 35 74 221 295 3 3 1 4 590 49 212 2 518 92 9 8 1 47 396 8 130 252 32 1 110 23

Kenya Kirghizistan Kuwait Laos Lesotho Lettonia Libano Libia Lituania Lussemburgo Macedonia Madagascar Malawi Malaysia Maldive Mali Malta Marocco Mauritania Maurizio Messico Moldavia Mongolia Mozambico Myanmar/Birmania Namibia Nepal Nicaragua Niger Nigeria Norvegia Oman Paesi Bassi Pakistan Panama Papua Nuova Guinea Paraguay Per첫 Polonia Portogallo Qatar Regno Unito Romania Ruanda Russia Saint Kitts e Nevis 13

Linee 9 73 226 4 8 258 84 51 241 553 161 3 3 147 48 2 448 38 4 117 93 126 29 3 3 47 4 20 1 3 550 76 511 15 111 9 31 33 131 348 215 488 123 2 162 332


Stato Danimarca Dominica Dominicana, Repubblica Ecuador Egitto El Salvador Emirati Arabi Uniti Eritrea Estonia Etiopia Figi Filippine Finlandia Francia Gabon Gambia Georgia Germania Ghana Giamaica Giappone Gibuti Giordania Grecia Grenada Guatemala Guinea Guinea Equatoriale Guinea-Bissau Guyana Haiti Honduras India Indonesia Iran Iraq Irlanda Islandia Israele Italia Kazakistan

Linee

Stato

600 235 79 59 43 44 276 4 252 3 77 17 551 547 30 17 96 483 3 100 480 13 72 478 228 24 1 6 9 53 7 24 11 13 66 34 350 557 394 428 117

Saint Lucia Saint Vincent Salomone, Is. SĂŁo TomĂŠ e Principe Senegal Seychelles Sierra Leone Singapore Siria Slovacchia Slovenia Spagna Sri Lanka Stati Uniti Sudafricana, Rep. Sudan Suriname Svezia Svizzera Swaziland Tagikistan Tanzania Thailandia Togo Trinidad e Tobago Tunisia Turchia Turkmenistan Ucraina Uganda Ungheria Uruguay Uzbekistan Vanuatu Venezuela Vietnam Yemen Zambia Zimbawe

Fonte: Human Development Report 1997, UNDP

14

Linee 172 155 15 20 9 170 3 455 48 187 287 375 10 602 91 2 120 683 597 20 45 3 47 5 158 54 200 76 157 2 169 184 69 27 108 6 12 9 12


8.11 Le maggiori 10 multinazionali del Nord Posizione 1998 Patr I. di T.

1 2 3 4 5 6 7 8 9 10

75 85 45 76 19 60 54 21 59 3

Posizione 1997

Patrimonio Vendita Occupazione (Milioni di $) (Milioni di $) (N. di occupati)

Patr.

I. di T.

Multinazionale

Paese

Settore di attività

Estero

1 4 3 2 5 6 7 30 10 9

84 91 44 80 29 75 54 42 71 4

General Electric General Motors Royal Duch/Shell Ford Motor Exxon Toyota IBM BP Amoco Daimler Chrysler Nestlè S. A.

USA USA Olanda/UK USA USA Giappone USA UK Germania Svizzera

Elettronica Automobili Petrolifero Automobili Petrolifero Automobili Informatica Petrolifero Automobili Alimentare

128.6 73.1 67.0 50.1 44.9 43.6 40.5 36.7 35.6

Totale

355.9 246.7 110.0 237.5 70.0 131.5 86.1 54.9 159.7 41.1

Est.

28.7 49.9 50.0 43.8 92.7 55.2 46.4 48.6 125.4 51.2

Tot.

100.5 155.5 94.0 144.4 115.4 101.0 81.7 68.3 154.6 52.0

Est.

Tot.

130000 293000 396000 61000 102000 171276 345175 79.000 113216 183879 149934 291067 78950 98900 208502 441502 225665 231881

I. di T. %

36.3 30.9 58.0 35.4 75.9 50.1 53.0 74.9 50.4 94.2

Fonte: UNCTAD, World Investment Report, 2000

8.12 Le maggiori 10 multinazionali del Sud Patrimonio (Milioni di dollari)

POSIZION E Patr.

I. di T.

Multinazionale

Paese

Petroleos de Venezuela Venezuela 34 1 Corea Daewoo Corporation 14 2 Jardine Matheson Hold. Hong Kong 6 3 Messico Cemex S. A. 12 4 Malaysia Petronas 35 5 Sud Africa Sappi Limited 8 6 Hong Kong Hutchison Whampoa 19 7 Hong Kong First Pacific Company 9 8 Corea Sunkyong Group 39 9 Petroleo Brasilero S. A. Brasile 49 10 Fonte: UNCTAD, World Investment Report, 2000

Vendita (Milioni di dollari)

Occupazione (Numeri di occupati)

Settore di attività

Estero

Totale

Estero

Totale

Estero

Totale

I. di T. %

Petrolifero Commercio Vario Costruzioni Petrolifero Carta Vario Vario Vario Petrolifero

7926

48816 22135 9565 10460 26184 6475 13389 7646 36944 33180

11003

25659 30547 11230 4315 11133 4308 6639 2894 38274 15520

6026

50821 15000 160000 19761 18578 23640 39860 30673 29000 42137

23.7 49.4 67.6 52.4 23.2 63.8 39.4 63.3 16.7 6.8

5954 5639 5564 4574 4086 3851 3700 15

7921 2334 3757 3246 2191 2527 12029 1300

9745 2700 1725 20845 15063 2400 417


8.13 Carte Coface RISCHIO INVESTIMENTI IN EUROPA CENTRALE E ORIENTALE A breve termine Debole: Slovenia, Croazia, Ungheria, Slovacchia, Rep.Ceca, Polonia, Lituania, Estonia, Lettonia, Grecia, Cipro. Moderato: Romania, Bulgaria, Ucraina, Bielorussia, Russia, Moldavia, Georgia, Armenia, Azerbajan Turkmenistan, Uzbekistan, Kirghizistan Kazakistan. Elevato: Tagikistan, Albania, Bosnia, Jugoslavia, Macedonia. A medio termine Debole: Slovenia, Rep.Ceca, Ungheria, Grecia. Abbastanza debole: Polonia, Estonia, Cipro. Moderatamente elevato: Croazia, Slovacchia, Lituania, Lettonia. Elevato: Romania, Bulgaria. Molto elevato: Bosnia, Albania, Jugoslavia, Macedonia, Bielorussia, Ucraina, Moldavia, Georgia, Armenia, Azerbajan, Turkmenistan, Uzbekistan, Kirghizistan, Kazakistan, Russia RISCHIO INVESTIMENTI IN ASIA MERIDIONALE E DEL SUD-EST A breve termine Debole: Giappone, Taiwan, Cina, India, Bangladesh, Srilanka e Singapore. Moderato: Mongolia, Corea del Sud, Nepal, Hong Kong, Vietnam, Malaysia, Tailandia, Papua Nuova Guinea. Elevato: Corea del Nord, Afganistan, Pakistan, Birmania, Cambogia, Indonesia, Laos. A medio termine Debole: Giappone, Singapore, Corea del Sud, Cina, Hong Kong, Taiwan. Abbastanza debole: India, Tailandia, Malaysia, Filippine. Moderatamente elevato: Bangladesh, Srilanka, Papua Nuova Guinea. Elevato: Laos, Vietnam, Nepal. Molto elevato: Mongolia, Corea del Nord, Afganistan, Pakistan, Birmania, Cambogia, Indonesia. RISCHIO INVESTIMENTI IN NORD AFRICA E MEDIO ORIENTE A breve termine Debole: Marocco, Algeria, Tunisia, Turchia, Israele, Giordania, Egitto, Arabia Saudita, Yemen, Oman, Emirati Arabi Uniti, Quatar, Barhein, Kuwait. Moderato: Libia, Libano, Siria, Iran. Elevato: Irak. A medio termine Debole: Giordania, Barhein, Emirati Arabi Uniti. Abbastanza debole: Tunisia, Israele, Quatar, Kuwait, Arabia Saudita, Oman. Moderatamente elevato: Marocco, Turchia, Libano, Egitto. Elevato: Algeria, Libia, Iran. Molto elevato: Siria, Irak, Yemen.

16


RISCHIO INVESTIMENTI IN AFRICA SUB-SAHARIANA A breve termine Debole: Senegal, Burkina Faso, Capo Verde, Benin, Costa d'Avorio, Ghana, Gabon, Namibia, Botswana, Zimbabwe, Kenya, Swatziland, Lesotho, Sud Africa, Seychelles, Mauritius. Moderato: Mali, Niger, Ciad, Togo, Camerun, Eritrea, Gibuti, Etiopia, Uganda, Tanzania, Mozambico, Madagascar. Elevato: Gambia, Guinea, Guinea Bissau, Sierra Leone, Liberia, Nigeria, Sudan, Rep.Centrafricana, Sao Tomé e Principe, Guinea Equatoriale, Congo Brazzaville, Congo Kinshasa, Ruanda, Burundi, Somalia, Angola, Zambia, Malawi, Comore. A medio termine Debole: Botswana, Mauritius. Abbastanza debole: Namibia, Sud Africa. Moderatamente elevato: Swatziland, Lesotho, Zimbabwe. Paesi a rischio elevato: Kenya, Uganda, Ghana, Seichelles. Elevato salvo finanziamenti internazionali: Benin, Burkina Faso, Senegal, Costa d'Avorio, Mali. Molto elevato: Capo Verde, Gambia, Guinea Bissau, Sierra Leone, Liberia, Sao Tomé e Principe, Camerun, Sudan, Etiopia, Eritrea, Gibuti, Somalia, Ruanda, Burundi, Congo Kinshasa, Tanzania, Comore, Zambia, Mozambico, Madagascar. Molto elevato salvo il settore petrolifero: Nigeria, Angola, Gabon, Congo Brazzaville, Guinea Equatoriale. Molto elevato salvo finanziamenti internazionali: Togo, Camerun, Repubblica Centrafricana, Congo Brazzaville, Guinea Equatoriale, Niger, Ciad, Malawi. RISCHIO INVESTIMENTI IN AMERICA LATINA A breve termine Debole: Messico, Panama, Colombia, Trinidad e Tobago, Paraguay Uruguay, Cile. Moderato: Guatemala, Salvador, Honduras, Costarica, Giamaica, Haiti, Repubblica Dominicana, Venezuela, Perù, Brasile, Bolivia, Argentina. Elevato: Cuba, Nicaragua, Ecuador, Guyana, Suriname. A medio termine Debole: Cile. Abbastanza debole: Uruguay. Moderatamente elevato: Messico, Costarica, Panama, Colombia, Trinidad e Tobago, Paraguay, Argentina. Elevato: Salvador, Giamaica, Repubblica Dominicana, Venezuela, Brasile, Perù, Bolivia. Molto elevato: Cuba, Guatemala, Honduras, Nicaragua, Haiti, Guyana, Suriname, Ecuador. Fonte: Coface, LA Viscontea (ed.), Guida al rischio Paese 2000, Le Guide de Il Sole 24 ore.

17


8.14 Prime multinazionali per settore settore

multinazionale

nazionalità

entrate

utili

Aerospazio Linee aree Banche Bevande Materiali e costruzioni, vetro Chimica Computer Serveice e software Computer e macchine per ufficio Servizi finanziari Elettronica ed elettricità Energia Ingegneria e costruzioni Spettacolo Alimentazione Grande distribuzione commerciale Legname e carta Commercio Sanità Attrezzature industriali e agricole Assicurazioni vita e società mutue Assicurazioni vita, salute e s.p.a. Assicurazioni società mutue Assicurazioni società per azioni Servizi postali Prodotti metallici Metalli Miniera e petrolio greggio Veicoli a motore e parti Raffinazione Petroli Farmaceutici Pubblicazioni Ferrovie Prodotti in gomma e plastica Attrezzature scient. fotografiche Collocamento titoli Saponi e cosmetici Commercio specializzato Telecomuunicazioni Tabacco Attività commerciali Servizi pubblici gas e elettricità Commercio all'ingrosso Varie

Boeing AMR Bank of America Corp. Pepsi Co Saint Gobain E.I.Du Pont De Nemours Electronical Data Sys. Intl. Business Machines IBM City Group General Electric Suez Lyonnaise des Eaux Vivendi Walt Disney Nestlè Metro International Paper Wal-Mart Stores Cigna Thyssen Krupp Nippon Life Axa State Farm Insurance Allianz U.S.Postal Service Pechiney Nippon Steel Pemex General Motors Exxon Merck Bertelsmann East Japan Railway Bridgestone Minnesota Mining & MGF Merrill Lynch Procter 6 Gamble Home Depot Nippon Tel.& Tel. Philipp Morris Mitsui Tokyo Electric Power Ingram Micro Preussag

Usa Usa Usa Usa Francia Usa Usa Usa Usa Usa Francia Francia Usa Svizzera Germania Usa Usa Usa Germania Giappone Francia Usa Germania Usa Francia Giappone Messico Usa Usa Usa Germania Giappone Giappone Usa Usa Usa Usa Giappone Usa Giappone Giappone Usa Germania

56.154 19.205 50.777 22.348 19.818 39.130 16.891 81.667 76.431 100.469 34.873 35.292 22.976 49.504 52.126 19.500 139.208 21.437 24.428 66.300 78.729 44.621 64.875 60.072 10.937 21.588 20.891 161.315 100.697 26.898 12.803 19.430 17.107 15.021 35.853 37.154 30.219 76.119 57.813 109.373 39.808 22.034 20.811

1.120 1.314 5.165 1.993 1.220 4.480 743 6.328 5.807 9.296 1.118 1.246 1.850 2.961 326 213 4.430 1.292 1.067 828 1.702 1.320 2.022 550 346 90 1.108 2.956 6.370 5.248 480 172 800 1.175 1.259 3.780 1.614 4.715 5.372 233 762 245 276

Cifre in milioni di dollari. Fonte: Fortune

18


8.15 La girandola dei capitali La girandola dei capitali

Dove sono andati i capitali italiani investiti all’estero nel 1996-97?

Investimenti diretti dall’Italia all’estero per paese di destinazione (miliardi di lire) 1996

Investimenti di portafoglio dall’Italia all’estero per paese di destinazione (miliardi di lire) 1997

1996

(gennaio- settembre)

Gran Bretagna e Isole del Canale Lussemburgo Stati Uniti Olanda Germania Francia e Territori d’Oltremare Svizzera Giappone Belgio Argentina Austria Irlanda Messico Hong Kong Isole Cayman Canada Spagna e Territori Spagnoli Portogallo e Isole Cina Brasile Antille Olandesi Bahamas Totale (compresi altri)

5.346 4.574 3.404 3.181 853 1.023 761 397 441 264 126 182 20 207 76 75 366 646 138 62 94 105 24.599

1997 (gennaio-settembre)

8.854 5.445 3.923 1.851 1.178 1.177 946 606 542 526 467 462 440 427 327 304 303 278 195 194 52 1 30.030

Gran Bretagna e Isole del Canale Stati Uniti Lussemburgo Germania Francia e Territori d’Oltremare Svizzera Giappone Belgio Olanda Spagna e Territori Spagnoli Argentina Portogallo e Isole Messico Isole Cayman Svezia Canada Austria Antille Olandesi Australia Bahamas Hong Kong Singapore Totale (compresi altri)

Investimenti diretti: investimenti con intenti di partecipazione stabile a imprese locali

218.300 64.915 58.613 40.593 25.184 8.473 6.315 16.866 6.704 5.591 1.539 5.420 381 919 1.620 1.044 635 688 850 1.104 545 470 528.471

227.219 71.611 62.215 42.739 21.945 10.058 9.531 8.539 6.896 3.822 2.776 1.822 1.693 1.618 1.496 1.312 1.205 1.175 1.139 907 730 660 547.652

Investimenti di portafoglio: investimenti in titoli e altri stumenti finanziari con obiettivi di guadagno speculativo

Fonte: nostra elaborazione su dati Ufficio Italiani Cambi

Da quali province italiane provengono i flussi diretti nei paradisi fiscali? Investimenti diretti e di portafoglio per principali province di provenienza Alle Bahamas 1996

Alle Cayman 1996

1997

(gennaio-settembre)

Milano Roma Torino Como Pordenone

502 699 1 ---

613 259 11 8 5

(miliardi di lire - nostra elaborazione su dati Ufficio Italiano Cambi)

1997

Alle Antille Olandesi 1996

(gennaio-settembre)

Milano Torino Bologna Roma Brescia Bergamo Verona Forlì Sondrio Como

508 91 76 63 2 7 66 16 -9

19

1.071 247 119 58 54 49 44 44 29 22

1997

(gennaio-settembre)

Milano Bologna Torino Verona Roma Pordenone Venezia Modena Forlì Cuneo

232 90 102 85 15 29 17 11 19 34

412 167 57 56 52 47 36 34 29 18


9. Mafie

INDICE 9. Mafie 9.1 Il percorso della tratta a scopo sessuale 9.2. Il reclutamento e le azioni di contrasto 9.3 L'incidenza del rapimento secondo la provenienza fra le vittime dello sfruttamento sessuale 9.4 L'incidenza del rapimento nel Paese di origine fra le persone costrette a prostituirsi per strada in Italia 9.5 L'incidenza della costrizione da parte di terzi rispetto alla nazionalità 9.6 L'incidenza delle minorenni secondo la provenienza 9.7 L'incidenza dello sfruttamento nella prostituzione

1

pag. “ “

1 2 3

4

“ “ “ “

5 6 7 8


9.1 Il percorso della tratta a scopo sessuale

Reclutamento

TRAFFICO (smuggling)

Viaggio

Accesso nel Paese di accoglienza

IMMIGRAZIONE

DIRITTI FONDAMENTALI DELLA PERSONA

Sfruttamento della prostituzione

Reinserimento sociale

Nel Paese di arrivo

STATO SOCIALE (welfare)

COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

Nel paese di provenienza

Fonte: Censis - Programma STOP, Commissione Europea, 2000

2


9.2 Il reclutamento e le azioni di contrasto

RECLUTAMENTO

Rapimento o reclutamento di minori

il continuum dei condizionamenti

Progetto individuale di autodeterminazione

Le misure di contrasto prevenzione (potenziare le difese fisiche e psichiche delle potenziali vittime); scambio e condivisione di informazioni fra forze di polizia; azioni internazionali di polizia mirate a focolai di reclutamento; collaborazioni territoriali e transfrontaliere fra forze di polizia; banche dati;

campagne di informazione preventiva; cooperazione allo sviluppo (accoglienza, autoimpresa, ecc.); collaborazione internazionale e scambi del terzo settore fra MS e Paesi terzi; definizione di good practices per forze di polizia; analisi delle filiere di tratta collegate al mercato del lavoro legale.

convergenza legislativa; compatibilità extraterritoriale. MEPA (AU '97)

MEPA (AU '97)

Ministry of Interior (ES '97) [via internet] CRA (IRL '97) SNPB (SW ‘97) [pedopornography] Ministry of Interior (GR '97) EUC (BE '97) [via internet] DCI-ECPAT (NL '97/'98) [sexual tourism] Dublin City University (IRL '97/'98) [and via internet] University of North London (UK '98) [sexual tourism] HM Customs (UK '98) [sexual tourism] Ministry of Interior (FR '98)

Ministry of Interior (AU '97) ADMI (IT '97) Ministry of Interior and Sport LRP (DE '97) Ministry of Interior and Justice (NL '97) Ministry of Interior (GR '97) LEFÖ (AU '97) Ghent University (BE '97)

Ministry of Justice (ES '98) [sexual tourism]

Ministry of Interior (DE '98)

Ministry of Justice (LUX '97) Ministry of Interior - STAKES (FI ’98) BKA (AU'98)

Fonte: Censis - Programma STOP, Commissione Europea, 2000

3


9.3 L'incidenza del rapimento secondo la provenienza fra le vittime dello sfruttamento sessuale

Sud America Est Europa (escluso Albania)

Africa

Africa Sud America Est Europa (escluso Albania) Albania

Albania

* calcolata fra coloro che riconoscono una correlazione fra nazionalitĂ e rapimento (il 74% degli intervistati) Fonte: Censis - Programma STOP, Commissione Europea, 2000

4


9.4 L'incidenza del rapimento nel Paese di origine fra le persone costrette a prostituirsi per strada in Italia

Qual è, fra le persone straniere costrette a prostituirsi, l'incidenza del rapimento nel Paese d’origine?

%

Irrisoria (-5%)

26,9

Scarsa (5-15%)

36,6

Presente (16-30%)

16,1

Frequente (31-50%)

9,7

Predominante (51-80%)

3,2

Tutte o quasi (+80%)

-

Non sa/non risponde

7,6

Totale

100,0

Fonte: Censis - Programma STOP, Commissione Europea, 2000

5


9.5 L'incidenza della costrizione da parte di terzi rispetto alla nazionalitĂ

g Africa (escluso Nigeria)

Sud America

Albania Africa (escluso Nigeria) Est Europa (escluso Albania)

Nigeria Sud America Est Europa (escluso Albania)

Albania

* calcolata fra coloro che riconoscono una correlazione fra nazionalitĂ e rapimento (il 87,1% degli intervistati) Fonte: Censis - Programma STOP, Commissione Europea, 2000

6


9.6 L'incidenza delle minorenni secondo la provenienza *

Sud America

Est Europa (escluso Albania) Albania Africa (escluso Nigeria)

Nigeria

Nigeria Sud America Est Europa (escluso Albania) Albania

Africa (escluso Nigeria)

* calcolata fra coloro che riconoscono una correlazione fra nazionalitĂ e rapimento (il 68,8% degli intervistati) Fonte: Censis - Programma Stop, Commissione Europea, 2000

7


9.7 L'incidenza dello sfruttamento nella prostituzione

Quante fra le straniere che oggi si prostituiscono in Italia vengono costrette da terzi?

%

La totalitĂ o quasi (+80%)

18,3

La maggior parte (80-5 1 %)

50,5

Una porzione consistente (50-3 1%)

21,5

Una parte (30-16%)

5,4

Una minoranza (15-5%)

3,2

Non sa/non risponde

1,1

Totale

100,0

Fonte: Censis - Programma STOP, Commissione Europea, 2000

8


10. Nonviolenza

INDICE 10. Nonviolenza 10.1 Lo sviluppo non violento A. La misura del grado di civiltà: l'indice della Global compassion and compulsion B. “Global Compassion and Compulsion” di Nazioni e gruppi C. Risposta a “Lettera a una Professoressa” D. I primi e... i secondi E. Eleganza della semplicità F. Le tre rivoluzioni per un futuro equo e sostenibile G. Il gusto della rinuncia 10.2 I testimoni della nonviolenza

1

pag, “ “

1 1 2

“ “ “ “ “ “ “

3 5 9 11 12 13 14


10.1 Lo sviluppo non violento A. La misura del grado di civiltà: l'indice della global compassion and compulsion

Il grado di effettiva civiltà di un gruppo e di uno stato, il suo sviluppo globale, in cui cioè siano presenti tutte le istanze che regolano la vita degli individui, ci viene dato da una interessante tabella elaborata da William Eckhardt del Canadian Peace Research Institute di Oakville (Ontario, Canada): è l'indice della global compassion and compulsion. La compassion esprime un sentimento di universalità (considerare gli altri come se stessi), di eternità (considerare le conseguenze a lungo termine così come i benefici a breve termine), di unità (condivisione con altri di valori autentici), di onestà (attualizzazione dei valori così come vengono pensati ed espressi), di libertà (partecipazione nel prendere decisioni e stabilire obiettivi che riguardino la propria vita e di quelli che sono vicini), di nonviolenza (massimizzazione di tutti gli autentici valori sia nelle azioni che nei comportamenti, sia nelle strutture sociali che nell'ambiente naturale e nelle possibilità future). La compulsion esprime i valori contrari alla compassion e si realizza in militarismo, punizione, repressione, costrizione, religiosità superstiziosa e generatrice di tabù. Dalla tabella della global compassion and compulsion delle nazioni emerge (minimo 0, massimo 10) in primo luogo un basso grado di global compassion dell'Occidente (4,4); gli indici più alti riscontrati da Eckhardt nel suo studio sono quelli della Cina (7,0); dell'Africa (6,2); dei Paesi in via di sviluppo (5,2); del Vietnam (5,8); del Giappone (5,5); dei Paesi comunisti (6,4). Ma è nel confronto tra i gruppi che operano all'interno delle nazioni che i distacchi sono più significativi. Il settore degli affari è quello a più basso grado di compassion (e quindi a più alto livello di compulsion). Il gruppo «popolo», all'interno delle nazioni, presenta un alto grado di compassion. Il gruppo «governo» infine, presenta dati abbastanza diversi. Da segnalare le punte massime della Cina: (8, 1), del Pakistan e del Ghana (7,3). Ma il grado di compassion di un gruppo, sia esso quello degli uomini di affari, degli uomini di governo, del popolo, degli intellettuali o dei religiosi, non ha in realtà grande significato se non accompagnato anche dalla relativa influenza che questi gruppi esprimono all'interno della nazione. Queste interessanti tabelle che potremmo anche chiamare dello sviluppo globale mettono in risalto anche un altro aspetto: in Occidente il grado di influenza che ha il governo all'interno della nazione è di poco superiore a quello che hanno gli uomini d'affari. La misurazione di questa realtà può aiutare il Centro (Occidente) a riflettere su una realtà: lo strapotere mercantile.

2


B. “Global Compassion an Compulsion� di Nazioni e Gruppi

Nazioni Belgio Canada

Totale 3,7 4,7

Affari 1,9 1,9

Popolo 3,9 2,9

Governo 4,3 5,8

Intellettuali 7,1 7,8

Religioni 7,6 8,2

Giappone Paesi Bassi Svezia USA Occidente Cina Vietnam Comunisti Algeria

5,5 4,9 4,6 3,1 4,4 7,0 5,8 6,4 6,4

2,3 2,3 2,2 0,9 1,9 3,0 ND 3,0 5,6

6,9 3,9 4,3 3,2 4,2 7,2 5,7 6,5 5,3

4,9 5,5 5,4 3,7 4,9 8,1 6,2 7,2 6,3

7,9 7,2 7,2 6,4 7,3 6,6 5,1 5,9 7,6

7,1 8,3 8,3 7,0 7,5 7,3 ND 7,3 7,2

Egitto Iran Arabia Medio Oriente Brasile Colombia America Latina Ghana Nigeria Africa India Indonesia Pakistan Asia In sviluppo (13)

4,6 4,2 4,2 4,9 4,0 5,0 4,5 6,5 5,9 6,2 4,3 4,7 4,7 4,6 5,2

2,0 1,9 3,6 3,3 3,8 3,7 3,8 1,8 2,6 2,2 2,5 3,8 3,8 3,0 3,1

6,6 4,0 3,7 4,9 6,4 6,1 6,2 6,6 6,7 6,7 3,8 4,6 4,6 4,2 5,5

5,0 5,o 4,0 5,1 2,5 4,7 3,6 7,0 5,6 6,3 5,3 7,3 7,3 5,5 5,4

6,8 8,2 6,8 7,4 7,3 7,35 7,3 8,0 8,0 8,0 6,6 5,8 5,8 6,1 6,9

2,0 6,8 4,5 6,2 5,9 5,9 5,8 ND ND ND 2,6 3,4 3,4 4,7 5,7

Occidente (6) Mondo (19)

4,4 4,9

1,9 2,7

4,2 5,1

4,9 5,2

7,3 7,0

7,5 6,3

I numeri tra parentesi che seguono i nomi delle regioni indicano il numero di nazioni prese in esame in ogni regione. Minimo 0, massimo 10. ND = non disponibile

3


“ Global Compassion” nelle Politiche Nazionali

Regioni

Economia

Controllo

Sviluppo

Pianificazione Salute

armamenti

(conserv.)

familiare

Urbano rurale

Comunisti (2)

6,5

3,5

5,8

5,5

8,8

8,5

Medio Oriente (4)

4,4

3,0

4,8

5,5

5,8

6,3

America Latina (2)

2,8

5,8

3,3

4,0

6,0

6,0

Africa (2)

5,0

5,0

5,5

7,8

6,3

8,0

Asia (3)

3,2

4,5

3,5

5,8

4,5

5,2

In sviluppo (13)

4,1

4,2

4,5

5,7

6,1

6,6

Occidente (6)

3,6

5,0

4,2

ND

ND

5,5

Mondo (19)

3,9

4,5

4,4

ND

ND

6,3

Minimo 0, massimo 10.

Influenza relativa di gruppi all’interno delle Nazioni

Regioni

Governo

Affari

Popolo

Intellettuali

Religiosi

Totale

43%

5%

29%

15%

8%

100%

Medio Oriente (4)

43

16

15

13

14

101

America Latina (8)

31

25

14

14

16

100

Africa

49

13

16

23

0

101

Asia (3)

32

19

16

19

14

100

In sviluppo (13)

39

16

17

16

11

99

Occidente (6)

31

29

17

14

11

102

Mondo (19)

36

20

17

15

11

100

Comunisti (2)

I numeri tra parentesi che seguono i nomi delle regioni indicano il numero di nazioni prese in esame in ogni regione ND = non disponibile

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C. Risposta a “Lettera a una Professoressa” di Giuliana Martirani

Caro don Milani e cari Francuccio, Michele, Franco, Sandro, Gianni, «non tutti i professori sono come quella signora... » Io sono d'accordo su tutto quello che voi avete detto. Come deve esservi costato sulla pelle! Lo posso immaginare! Io sono sempre stata definita una studentessa... indisciplinata. Ma mi è servita molto quella esperienza vissuta sulla pelle. Non sono proprio riuscita ad essere una «professoressa» che sa tutto, un cane poliziotto che ha «la mania del trabocchetto». Non sono riuscita a «stare in guerra coi miei ragazzi», anzi la guerra ho insegnato loro ad odiarla, quella planetaria e quella che si fanno tra di loro, spinti dal programma, dal voto e dalla smania dell'interesse individuale. A loro ho continuato a dire che l'interesse individuale è una bestemmia, che per uscire dalle crisi personali l'unica via è assumere quelle collettive così che risolvendo le seconde si trovi soluzione anche alle prime. Mi sono sentita «impreparata» ad affrontare la mia disciplina, la geografia, la politica dell'ambiente, ed anche un poco vergognosa perché, diciamocelo francamente, è sempre stata una disciplina del «principe» come oggi l'economia; ha sempre accompagnato colonizzatori, multinazionali, dominatori d'ogni sorta, per i quali è legge installarsi comodamente sul proprio territorio e scrivere dettagliate carte che permettano di ben penetrare in territori altrui. E in un periodo in cui parlare di politica fuori dei partiti veniva dichiarato pericoloso e quasi visto come una insolenza, io non ho temuto di dire che il problema dell'uno è dell'altro «e che sortirne insieme è politica. Sortirne da soli è l'avarizia». Anzi la prima indispensabile condizione che ho messo in ogni luogo in cui ho fatto educazione (perché l'ho fatta tra i giovani volenterosi di cambiare il mondo, tra insegnanti stufi di insegnare, terremotati sbattuti sempre più ai margini delle città, suore stanche dei conventi), in tutti questi luoghi, la prima condizione è sempre stata di fare comune unità, gruppo, comitato o associazione che fosse. E ho fatto bene attenzione a non lasciare un baratro tra il sapere che dal gruppo si sprigionava come una rondine e la realtà che si stava muovendo intorno. Anzi la realtà è entrata di prepotenza in ogni gruppo, portata di forza, con tutta la sua carica di tragedia e di amore, di disperazione e di speranza, quella dei luoghi più lontani e di quelli più vicini. E ho mostrato a giovani studenti e vecchie professoresse, padri analfabeti e madri cariche di figli che «in Africa, in Asia, in America latina, nel Mezzogiorno, in montagna, nei campi, perfino nelle grandi città, milioni di persone aspettano di essere fatti uguali, timidi come noi, cretini come noi, svogliati come noi», proprio come i vostri Sandro e Gianni. «Il meglio dell'umanità»! E con tutta questa gente con cui ho fatto educazione, che, secondo certe tecniche che sono andata elaborando, ispirandomi a voi, io chiamo «autoeducazione collettiva orientata all'azione», con tutta questa gente ho imparato che la prima cosa, una volta messi insieme, è aiutarsi ad alzarsi in piedi, gli uni gli altri con amore. Da curvàti ad alzàti. E che alzandoci in piedi insieme incominciamo a trasformare il mondo trasformando noi stessi. Recuperando tutti gli ideali che lungo gli anni ci hanno rubato o abbiamo buttato! E abbiamo insieme scoperto che è bello essere utopisti, anche quando gli altri ce lo sputano addosso come fosse una bestemmia, perché vediamo quello che ancora non c'è, e domani invece ci sarà, ed allora vuol dire che abbiamo una cosa molto grossa rispetto agli altri che non lo sono: noi siamo immortali (o risorti se siamo dei credenti), gli altri hanno limitato la loro esistenza a poveri miseri settanta o ottant'anni; noi stiamo nella storia, gli altri in una breve cronaca; noi non abbiamo più paura della morte ed allora possiamo imparare ad essere nonviolenti, gli altri, impauriti dalla morte, devono a forza essere violenti. Ma l'utopia diventa realtà solo se lavorata insieme, in gruppi in cui si va operando in quella sintesi tra personale e collettivo non riuscita in questi anni né a partiti né a chiese, e che avviene perché la realtà è essa stessa generatrice di ogni teoria. L'utopia diventa possibile solo mediante un processo di azione-riflessione-azione (prassi-teoria-prassi) che parte dalla realtà, la interpreta, la

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immette di nuovo nella realtà per rinforzarla e guidarla. Attraverso il gruppo l'utopia è costruita, perché l'individuo trova ad un tempo la propria identità personale e l'identità culturale collettiva. Pensando di insultarci e non tenendoci in nessun conto ci hanno lasciato campo libero per costruire l'avvenire. E l'abbiamo fatto in questi anni. Abbiamo costruito legami, intrecciato gruppi, fatto comune unità (comunità) intorno ad obiettivi di umana unità (umanità). E l'abbiamo fatto inventando anche modi nuovi, metodi nuovi per tirar fuori insieme (e-ducere) tutta la conoscenza che giace sotto la scorza delle nostre vite marchiate dalla povertà o bollate dalle sconfitte. Abbiamo voluto, con determinazione, riappropriarci di noi stessi, delle nostre identità personali come di quelle collettive. E facendolo siamo diventati soggetti politici. Allora, abbiamo gridato a tutti di averlo finalmente trovato quel «fine giusto» che insieme si cercava, noi ora come voi allora. E che esso è dedicarsi al prossimo, a quello più lontano dei Paesi del Sud del mondo oppressi dalle mille catene economiche, politiche, culturali, causate dai loro e dai nostri centri decisionali, e a quello più vicino per rifare questo nostro mondo affinché sia in pace con gli uomini e con la terra. Ed allora abbiamo visto che occorre pensare globalmente per capire le relazioni e i meccanismi che ci strozzano, ed agire sia localmente che globalmente. Abbiamo capito che ora ogni cosa va rivisitata nell'ottica dello sviluppo, perché miliardi di uomini escano dalla schiavitù e dall'oppressione; dell'ambiente, perché ogni minimo danno fatto alla terra (e quanti in questi anni di folle «cosiddetto sviluppo» se ne sono fatti!) si riversa su di noi e più ancora sui nostri figli, coccolati troppo su cose inutili e assolutamente disprezzati sul loro stesso futuro; e infine della pace, perché è inutile pensar di guarire una società malata di droga, di psicosi, di paura, omicidi, traffici illeciti, crisi familiari, quando l'ombra minacciosa di missili e bombe atomiche turba i nostri sogni e ci deruba della nostra speranza. Abbiamo visto che il «fine giusto» che insieme si cercava è la pace: una pace che significa sviluppo di ogni uomo della terra elevato a pari dignità, una pace che significa ambiente non più da sfruttare ma da utilizzare e aiutare a «venir fuori in armonia», una pace che significa abolire ogni arma. Abbiamo gridato «pace». E gridandolo ci siamo sentiti più felici, perché «questo fine è grande e onesto» e «vuole fare uomini e donne sovrani», partecipativi, senza più deleghe, individualismi, ristrettezze mentali e avarizie spirituali. E abbiamo constatato che costruire la pace ci rende felici e ci fa sentire in una comune unità fraterna. Ma per farlo bisogna smetterla sul serio di volere gli uomini schiavi e la natura sottomessa. Abbiamo allora imparato a mettere nel più assoluto disonore l'eco-nomia con le leggi dall'uomo imposte alla natura (oikos-nomoi) per intronizzare al suo posto l'eco-logia (oikos-logos) dove l'uomo si mette finalmente in dialogo con la natura. E bisogna smetterla di voler regolare politica ed economia coi metodi del «principe», perché il fine non giustifica più nessun mezzo ora che finalmente abbiamo capito di dover entrare nell'era dell'innocentia (del non nuocere più a se stessi, al prossimo, alla natura, ai popoli), ora che Hiroshima, Yalta, Sudafrica, Sahel, la fame del mondo, Bhopal, Cernobyl ci hanno obbligati ad entrare nell'era dell'in-nocentia. Ora sappiamo che politica ed economia devono a forza essere regolate dal metodo dei popoli che è quello del «mezzo che contiene il fine come - dice Gandhi - il seme contiene già in sé l'albero». Ma questo metodo i signori professori non possono «in-segnarlo» ai loro alunni insaccando le loro teste/salsicce. Non possono certo imprimere loro il segno (in-segnamento) dell'in-nocentia, della pace. Almeno non possono farlo se non vivono essi stessi una pratica e una teoria della innocentia (nonviolenza). Perché questo è un metodo che si vive e si impara insieme, tirando fuori insieme la realtà dalle nostre vite (prassi) e insieme trovandone il senso e la parola (teoria) per poi lavorare insieme la speranza nella realtà (prassi). E abbiamo visto che solo così si va anche realizzando quell'altro sogno umano, spesso agognato dagli intellettuali, da Tolstoj a Gramsci, quello cioè di fondere educazione e movimento, ricerca e gruppi sociali, università e realtà, scuola e mondo. Abbiamo visto che solo così la scuola entra finalmente nell'era in cui il fine è giusto: la pace, l'armonia con la natura, niente più soprusi né dittature, né missili. Si va lavorando insieme e i cuori dei ragazzi si gonfiano di speranza e non

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hanno più bisogno di fughe nell'oblio. E se tutto questo non c'è nei nuovi programmi poco importa; vuol dire che i programmi non sono nuovi, sono già vecchi e stanno per morire! E i voti migliori (se ancor voti ci saranno); e sennò la figura migliore, ce la fa proprio il «Gianni» che di natura se ne intende, di missili non sa che farsene lui che proprietà non ne ha da difendere, e di sottouomini non ne vuole né in Africa, né in Asia, né in America Latina, né nei campi del Mezzogiorno perché tutti gli uomini gli son fratelli. La figura migliore, nell'era dell'in-nocentia, ce la fa proprio il Gianni, in grado di trasformare la realtà perché lui la conosce, ne ha esperienza, non è come Pierino, pieno di dottrine e di idee. Pierino fortunato perché sa parlare... Gianni perché appartiene al mondo grande, diceste voi a Barbiana affermando: «La cultura vera, quella che ancora non ha posseduto nessun uomo è fatta di due cose: appartenere alla massa e possedere la parola. Una scuola che seleziona distrugge la cultura. Ai poveri toglie il mezzo di espressione. Ai ricchi toglie la conoscenza delle cose. Gianni disgraziato perché non si sa esprimere, lui fortunato che appartiene al mondo grande. Fratello di tutta l'Africa, dell'Asia, dell'America Latina. Conoscitore da dentro dei bisogni dei più». Gianni fortunato perché lui vive la storia, la vive nel modo sommerso dei poveri, che sembra non facciano storia. Perché in lui è la «continuità narrativa» della storia dell'umanità, del suo dinamismo, del suo eterno camminare. «Pierino fortunato perché sa parlare. Disgraziato perché parla troppo. Lui che non ha niente di importante da dire. Lui che ripete solo cose lette sui libri, scritte da un altro come lui. Lui chiuso in un gruppetto raffinato. Tagliato fuori dalla storia e dalla geografia». Pierino possiede la «parola», legge interpreta spiega e scrive, può elaborare l'idea, possiede l'anello della trasformazione tra la realtà e la realtà: possiede la teoria (prassi-teoria-prassi), un anello indispensabile per il miglioramento delle condizioni umane. Ma non ha niente di importante da dire, ha perduto la creatività che si accompagna al dinamismo storico. Per di più va fiero del suo anello, si insuperbisce e cade nella trappola delle dogmatizzazioni, nemiche di ogni trasformazione. Pierino si trova nella situazione in cui si trova oggi il Nord del mondo con la sua civiltà della scrittura, fortemente alfabetizzata e oggi anche informatizzata, buona per gestire (o controllare e dominare?) grossi spazi, ma fortemente soggetta alle dogmatizzazioni, ai suoi errori tramandati e cristallizzati, e alla sua staticità. Gianni invece si trova nella situazione delle immense masse marginalizzate del Sud del mondo con la loro civiltà dell'oralità, della parola orale, o a volte, quando l'omogeneizzazione culturale ai modelli dominanti ha fatto perdere la propria identità, addirittura senza più parola. Ma la civiltà dell'oralità, così come la situazione di Gianni, offre il non piccolo vantaggio di essere estremamente flessibile, non soggetta alla staticità e agli errori della dogmatizzazione, perché è legata all'esperienza, alla realtà delle persone nella loro singolarità e nel loro essere comunità. E’ una cultura legata ad uno spazio-territorio, di cui si conoscono le regole, autogestibile, e ad un tempo cosmico e naturale, non lineare nella sua angosciante progressione passato-presentefuturo - dove il passato è irrimediabile, il presente fugge e il futuro imprevedibile -, ma ad una concezione di tempo circolare nei suoi ritmi solari e stagionali, e cosmico nel suo essere ponte tra il visibile e l'immaginario, tra il già esistente e il non ancora, tra la realtà e l'utopia. Tra Pierino e Gianni, tra ricco e povero, tra Nord e Sud, ci deve essere un «ponte», ci deve essere un priore che restituisca la parola a chi è stata tolta. Che aiuti la gente a trar fuori dalla loro realtà la loro parola con la tecnica del cavatappi, direbbe Frei Betto, per poi col cacciavite stringere le viti (teoria), aprendo nella testa della gente uno stenditoio in cui i diversi capi da stendere sono collegati l'uno all'altro, perché si possano cogliere le relazioni che ogni cosa ha con le altre, nel tragico gioco sociale come nel rapporto con la natura. Che si offra come ponte perché i senza parola, ad un tempo riappropriandosi di sé, della realtà e della parola, possano passare dalla percezione della vita come processo biologico alla percezione di essa come processo biografico storico e collettivo.

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Il «ponte», l'intellettuale organico, il vero educatore è colui che prende a cuore la sorte del misero, è colui che avendo la parola, prende a cuore la situazione di colui che non ce l'ha. E non fa come Pierino che parla al posto di Gianni e dice cose inutili che non servono a nessuno e tanto meno a Gianni. E’ colui che non resta indifferente dinanzi alla «timidezza» e al mutismo di Gianni. Sa che Gianni ha «la vita da dire» e fa di tutto per fargliela dire, col «cavatappi», poi stringe con il «cacciavite», e poi porta lo «stenditoio» per stenderci tutti i suoi pensieri. Sa che Gianni ha da dire cose importantissime e necessarissime per tutta l'umanità, Pierini compresi; sa che la novità con cui si costruisce la storia viene proprio dai Gianni, lontano dall'impero. L'educatore ha orecchie per sentire. Ma ha anche occhi per vedere oltre le apparenze, oltre i confini della propria fascia sociale, della propria nazione; ha occhi per vedere la realtà: è Gianni che glieli presta, e lui lo sa che deve farseli prestare da Gianni per poter capire il mondo. Da lui impara a collegare una cosa con l'altra e una persona all'altra, ad un tempo creando così cultura e comunità. E impara a collegarle come fa il ragno nella ragnatela e come i fili di una fune sono legati tra di loro, in modo cioè che se si rompe un filo la ragnatela resta lo stesso sospesa in aria e la fune tiene lo stesso. Disimparando i collegamenti a concatenazione e compartimenti stagni delle catene con cui quando un anello si rompe si spezza tutta la comprensione della realtà e si resta senza storia e senza senso alla vita. L'educatore impara da Gianni a vedere la realtà nel collegamento comunitario che intreccia i fili della fune e disimpara il collegamento lineare gerarchico e pericoloso della catena. E attraverso questo modo di vedere gli avvenimenti (cultura) e le persone (comunità) riesce ad avere una visione più autentica della realtà, senza deviazioni o scappatoie: semplicemente la vede. L'educatore ha mani per toccare, è disposto a sporcarsi, a non restare affacciato al balcone, guardandosi lo spettacolo di liberazione che si sta svolgendo sulla piazza della vita. Si tuffa nella mischia pronto a ribaltare le sue «sicurezze», a scommettere sui perdenti della vita e a gareggiare insieme a loro, neanche sapendo come andrà a finire, anzi sapendo che nella logica umana ciò è una follia, ma in quella della storia è invece un «irrompervi». Sa che è da lì che viene la continuità narrativa della storia umana, da lì viene la novità. Non vede i poveri con l'occhio dello spavento-pregiudizio ma li vede invece con l'occhio dell'aspettativa-speranza. L'educatore è colui che vivendo la situazione del povero riesce a stabilire, a gettare un ponte tra Gianni e Pierino, semplicemente portando l'umanità dall'ottica dello spavento a quella dell'aspettativa. Senza di che la povertà resta oscura, silenziosa: senza parola e senza riscatto per Gianni, spaventosa e sporca per Pierino. L'educatore diventa allora anche voce di quelli che non hanno voce. Ma non parlando in nome loro! Basta coi Pierini che parlano troppo! E’ Gianni che deve prendere la parola su di sé. L'educatore diventa voce di quelli che non hanno voce semplicemente indicando a Gianni le trappole del mondo dei Pierini e urlando a gran voce, nel mondo dei Pierini, che Gianni-contadino, Gianni-indio, Gianni-negroamericano e Gianni-negroafricano, Gianni-emigrato, Gianni-tossico, Gianni-barbone, GIANNI esiste. Non resta allora che chiedersi una cosa: l'educatore, l'intellettuale, il maestro, l'animatore è davvero «ponte» nella nostra società? Fa sgorgare la parola e la vita dal cuore dei poveri, creando vita intorno a sé e dentro di sé (ed è questo il vero e più profondo senso della cultura: quello di crear vita) perché da questa vita si sprigioni la libertà?

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D. I primi e... i secondi VISIONE DEGLI "EVOLUTI"

VITA e BENESSERE

VISIONE COSMICA INDIGENA

SPRECO

ARIA

EQUILIBRIO COSMICO

RIFIUTI

ACQUA

ESSENZIALITÀ

ESAURIMENTO RISORSE

CIBO

CONDIVISIONE

CONVIVIO

CONSERVAZIONE

DEFORESTAZIONE

VITA e LIBERTÀ

= MORTE

INQUINAMENTI

DESTRUTTURAZIONE SOCIALE

CONSUMISMO

UOMO

GUERRE

ALBERO

ANIMALE

LEGGE DEL PIÙ FORTE

SCAMBIO DISUGUALE

DALLA VITA ALLA MORTE

DALLA VITA ALLA VITA

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E. Eleganza della semplicità

Oltre un certo numero, gli oggetti diventano ladri di tempo. In una cultura come quella dei Navajos, in cui erano noti solo 236 oggetti, il tempo era abbondante, ma in una società come la nostra, nella quale ogni casa dispone in media di 10.000 oggetti, per forza domina la scarsità di tempo. I beni, grandi e piccoli, devono essere scelti, acquistati, collocati, utilizzati, conosciuti, riordinati, spolverati, riposti e smaltiti; anche gli oggetti più belli e preziosi corrodono inesorabilmente la più limitata delle risorse: il tempo. Nelle società del benessere il numero di beni, dei servizi e degli avvenimenti è esploso. La giornata, però, secondo la sua tradizione, continua ad essere formata di sole ventiquattro ore. Ecco perché la fretta e lo stress sono diventati la regola della nostra vita quotidiana. E’ come se una dea vendicatrice si volesse ribellare al benessere e ci volesse punire con la scarsità di tempo. La soddisfazione, si sa, ha due dimensioni: una fisica e una psichica. Una persona che fa la spesa e prepara un bel pranzo, ha una soddisfazione fisica perché si leva la fame e soddisfa il palato, ma ha anche una soddisfazione psichica perché si è divertita a cucinare, magari in compagnia, e perché è riuscita a preparare un buon pranzo e a combinare una tavolata piacevole. Questa esperienza quotidiana può essere generalizzata: dai beni si può ottenere il massimo della soddisfazione solo se sono utilizzati, assaporati, condivisi. Questa soddisfazione interiore, però, richiede tempo. Ed ecco il dilemma: o possedere molto e avere poca soddisfazione o possedere poco e avere molta soddisfazione. L’uno e l'altro sono difficili da avere e si può tranquillamente concludere che avere molto entra in contraddizione con vivere bene. Fonte: Futuro sostenibile, EMI, Bologna, 19972

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F. Le tre rivoluzioni per un futuro equo e sostenibile

Rivoluzione degli stili di vita - riscoprire la sobrietĂ - riciclare e riparare - usare invece di possedere - raccorciare le distanze - valorizzare l'autoproduzione

Rivoluzione della produzione - produrre beni fatti per durare - produrre su base locale - coltivare in maniera biologica - evitare produzioni inquinanti e pericolose - limitare l'uso delle risorse non rinnovabili - utilizzare per quanto possibile energia naturale - valorizzare il lavoro umano

Rivoluzione dell'economia - programmare - garantire i bisogni fondamentali a tutti, col contributo di tutti - incoraggiare l'autoproduzione e lo scambio di lavoro su base locale - regolamentare e indirizzare l'attivitĂ delle imprese - dividere equamente le risorse e gli spazi ambientali a livello mondiale - regolamentare il commercio internazionale per garantire guadagni equi ai produttori

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G. Il gusto della rinuncia

Sembra quasi che dopo il suo successo strepitoso, la società del benessere debba confrontarsi di nuovo con gli insegnamenti degli antichi maestri. I maestri di saggezza orientali e occidentali hanno certo avuto opinioni diverse fra loro sulla natura dell'universo, ma tutti hanno raccomandato in modo sostanzialmente unanime di condurre una vita ispirata al principio della semplicità. Non può essere un caso. Traendo insegnamento dall'esperienza di generazioni passate, essi erano giunti alla conclusione che la via che conduce alla felicità difficilmente passa per l'accumulo di ricchezza. Lungi da una concezione di privazione, essi hanno fatto della semplicità una regola dell'arte di vivere. Nella tradizione classica, il contrario di uno stile di vita semplice non è una vita lussuosa, ma piuttosto una vita dispersiva. Un eccesso di cose intasa la vita quotidiana, disperde l'attenzione, sperpera le energie e non permette di trovare il senso della vita. Il girare a vuoto e l'essere sommersi dagli oggetti inutili sono i nemici della felicità. Chi vuol sollevare la testa al di sopra della massa dei prodotti ha soltanto la possibilità del consumo selettivo, e chi vuol rimanere padrone dei propri desideri deve scoprire il piacere di evitare sistematicamente molte occasioni di acquisto. In definitiva la semplicità ha più a che fare con la dignità che con la morale, perché il rischio dell'abbondanza è l'annientamento di sé. Come nell’arte espressiva tutto dipende dalla capacità di dosare colori o suoni, così anche nell'arte di vivere è necessario saper trovare una misura per le ricchezze materiali. Vi è, in altre parole, una specie di affinità sotterranea fra senso di sufficienza e piacere. Henry David Thoreau doveva averlo capito bene quando sul lago Walden annotava nel suo diario: “Un uomo è ricco in proporzione alle cose di cui riesce a fare a meno”.

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10.2 I testimoni della nonviolenza

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11. ONU dei Popoli

INDICE 11. ONU dei Popoli 11.1 Finanze A. Tu in azione: abolire al debito B. Banca etica C. Campagna per una finanziaria sociale D. Un treno contro l’usura E. Principali Istituti che forniscono microcrediti F. Principali dati di Grameen Bank

pag. “ “ “ “ “ “ “

1 2 2 3 3 5 6 9

11.2

Pace A. Campagna per la messa al bando delle mine B. No ai bambini soldato C. Campagna per la pace in Sudan

“ “ “ “

10 10 11 12

11.3

Giustizia A. Manifesto della Rete di Lilliput per un’economia di giustizia B. Commercio Equo Solidale C. Sostenere i Senza Terra D. I Bilanci di Giustizia E. Tabulato bilanci di giustizia F. Campagne di pressione G. Boicottaggi H. Mini guida al consumo critico al boicottaggio I. Campagna scarpe giuste L. Campagna “Acquisti trasparenti” M. Gli ananas amari di Del Monte

“ “ “ “ “ “ “ “ “ “ “ “

13 13 14 15 16 17 19 23 32 33 34 35

11.4

Giustizia bambini A. Non toccate i diritti dei bambini

“ “

36 36

1


11.1 Finanze A. Tu in azione: abolire il debito

2


B. Banca Etica

3


C. Campagna per una finanziaria sociale per un’ Italia capace di futuro

4


D. Un treno contro l'usura

5


E. Principali Istituti che forniscono microcrediti

ISTITUTO

PAESE

Totale dei Totale dei Totale dei clienti clienti al clienti al donne al 31/12/98 31/12/99 31/12/98

Totale dei clienti donne al 31/12/99

ASIA Grameen Bank Bangladesh Association of Asian Confederation of Credit Tailandia Unions BRAC Bangladesh Association for Social Bangladesh Advancement Proshika Manobik Unnayan Bangladesh Kendra Agricultural Development Nepal Bank Rangpur Dinajpur Rural Bangladesh Service South Malabar Gramin Bank India Buro, Tangail Bangladesh Amanah Ikhtiar Malaysia Malaysia Association of Cambodian Local Economic Development Cambogia Agencies Thengamara Mohila Sabuj Bangladesh Sangha Development of Human India Action Foundation Heed Bangladesh Bangladesh Bangladesh Agricultural Bangladesh Working Peoples Association Catholic Relief Services Cambogia Cambogia Jagorani Chakra Bangladesh Christian Service Society Bangladesh Small Farmers Development Bangladesh Project Centre for Self-Help DevelopmentCentre for Self- Nepal Help Development Negros Women for Tomorrow Filippine Foundation All India Association for India Micro-Enterprise Development Uttar Pradesh Bhumi Sudhar India Nigam Surjamukhi Sangstha Bangladesh FINCA Kyrgyzstan Kyrgyzstan Heifer Project International Cina China Center for Agriculture and Filippine Rural Development Society for Helping and Awakening Rural Poor through India Education Integrated Development Bangladesh

2,360,000 2,360,000 2,242,000 2,242,000 1,502,644 1,528,245 871,534

916,947

1,040,000 1,360,000 1,040,000 1,360,000 707,842

975,886

661,195

906,403

709,556

735,486

404,447

433,937

163,289

168,869

40,822

43,906

80,808

90,916

54,141

63,641

75,000 71,479 56,087

68,000 67,357 58,289

15,000 70,764 56,087

17,000 66,683 58,289

55,993

49,643

50,394

42,197

45,000

47,000

45,000

47,000

35,000

42,559

35,000

42,559

29,262

34,154

23,410

27,323

20,475

23,877

18,837

21,967

13,731

22,003

13,731

22,003

19,008 18,382

21,332 18,705

18,058 15,625

20,479 15,899

16,690

17,893

8,345

9,125

13,453

17,707

13,453

17,707

13,089

17,454

13,089

17,454

8,500

16,910

5,950

12,175

16,400

16,400

13,776

13,448

10,500 9,944

15,000 14,821

8,400 9,944

13,500 14,821

1,248

14,560

499

5,824

10,308

14,265

10,205

14,265

7,367

14,155

7,367

14,155

11,487

11,546

11,487

11,546

6


ISTITUTO Foundation Bharati Integrated Rural Development Society Centre for Advanced Research and Social Action Mauchak Manabik Shahajya Sangstha

Totale dei Totale dei Totale dei clienti clienti al clienti al donne al 31/12/98 31/12/99 31/12/98

Totale dei clienti donne al 31/12/99

India

9,021

10,187

9,021

10,187

Bangladesh

7,347

10,043

7,200

9,742

Bangladesh Bangladesh

14,005 3,228

9,155 3,349

13,725 3,228

8,972 3,349

168,954

220,431

64,203

88,172

258,607

215,243

77,582

64,573

94,004

141,947

47,002

70,974

105,500

105,100

40,090

39,938

67,871 33,250

82,898 38,676

67,871 31,255

82,898 36,742

30,806

35,000

29,266

31,500

25,000 16,055

31,500 30,000

15,250 16,055

23,625 30,000

12,000

25,000

11,160

23,250

9,165 16,400 9,106

22,995 18,634 15,603

1,833 16,400 9,106

5,749 18,634 15,603

7,200

11,200

7,200

11,200

7,205

9,444

4,683

6,327

7,195

9,080

6,979

8,808

5,686

9,060

5,686

9,060

7,837

8,468

6,276

6,860

5,168 757

5,300 3,632

4,289 757

4,399 3,632

1,568

1,778

1,490

1,689

897

1,307

897

1,307

35,595

43,951

35,595

43,511

40,232

41,000

25,748

27,060

32,500

36,200

13,650

18,100

31,200

25,146

20,280

14,333

20,729 15,175 16,302

22,110 21,103 18,403

15,567 14,568 14,183

15,234 20,259 15,643

PAESE

AFRICA Dedebit Credit and Saving Institution (Relief Society of Etiopia Tigray) Nigerian Agricultural and Nigeria Cooperative Bank Ltd. Amhara Credit and Saving Etiopia Institution Malawi Rural Finance Malawi Company, Ltd. Kafo Jiginew Mali Farmers Development Union Nigeria Fédération des Caisses Burkina Faso Populaires du Burkina Poverty Alleviation Project Uganda Zakoura Foundation Marocco Reseau des Caisses d'Epargne et de Crédit de Femmes de Senegal Dakar Oromia Credit & Savings Loan Etiopia FINCA, Uganda Uganda FINCA, Malawi Malawi Uganda Women's Finance Uganda Trust CBDIBA Benin Lift Above Poverty Nigeria Organization Kenya Women Finance Trust Kenya Reseau des Caisses Rurales Senegal d'Epargne et Crédit du Walo Zambuko Trust Zimbabwe FINCA, Tanzania Tanzania Initiative pour le Dévéloppement Congo Communautaire Integré Caritas, Thies Senegal

AMERICA LATINA e PAESI CARAIBICI Asociación Programa Mexico Compartamos Cooperativa Emprender Colombia Fondo Ecuatoriano Populorum Ecuador Progressio Fundación para la Promoción y Bolivia Desarrollo Banco Solidario S. A. Bolivia FINCA, Honduras Honduras FINCA, El Salvador El Salvador

7


Totale dei Totale dei Totale dei clienti clienti al clienti al donne al 31/12/98 31/12/99 31/12/98

Totale dei clienti donne al 31/12/99

16,800

18,000

10,416

11,160

Asociación Benefica PRISMA Perù

942

16,745

414

8,707

Pro Mujer - Bolivia

Bolivia

13,335

15,135

12,668

14,378

FINCA, Nicaragua

Nicaragua

884

13,701

884

13,701

Banco Solidario S. A.

Ecuador

9,620

10,354

5,156

6,057

ACODEP

Nicaragua

6,000

9,000

4,500

6,390

FENAPE

Brasile

6,222

8,125

3,173

4,144

FINCA, Ecuador

Ecuador

4,835

7,746

4,835

7,746

FINCA, Mexico

Mexico

3,650

6,883

3,322

6,470

FINCA, Peru

Perù

5,166

6,648

5,063

6,449

Bolivia

6,475

6,580

4,768

4,847

Honduras

5,000

6,500

5,000

6,500

Colombia

5,800

6,396

4,640

5,373

Honduras

6,210

6,210

5,403

4,968

FAMA

Nicaragua

6,117

6,087

3,487

3,226

GENESIS Empresarial

Guatemala

5,200

4,300

1,560

1,505

ISTITUTO

MIBANCO, Banco de la Microempresa S.A.

Cooperativa Jesús Nazareno Ltda. World Relief Honduras Fundación Mario Santo Domingo Organización de Desarrollo Empresarial Feminino

TOTALE

PAESE

Perù

8,340,363 9,274,385 6,491,944 7,375,203

8


F. Principali dati di Grameen Bank

ANNO

Prestiti annui (milioni $)

Tasso di rientro (%)

Soci/destinatari (numero)

Villaggi coinvolti (numero)

1976

0,001

100,00

10

1

1977

0,005

100,00

70

2

1978

0,017

100,00

290

4

1979

0,180

100,00

2.200

17

1980

1,100

100,00

14.830

363

1981

2,000

100,00

24.128

433

1982

2,600

100,00

30.416

745

1983

2,290

99,87

58.320

1.249

1984

12,350

99,92

121.051

2.268

1985

17,160

99,30

171.622

3.666

1986

18,250

98,75

234.343

5.170

1987

31,040

98,28

339.156

7.502

1988

49,120

98,55

490.363

10.552

1989

67,340

98,80

662.263

15.073

1990

91,140

98,76

869.538

19.536

1991

94,650

97,82

1.066.426

25.248

1992

156,980

98,17

1.424.395

30.619

1993

302,330

99,01

1.814.916

33.667

1994

385,650

99,37

2.013.130

34.913

1995

361,620

99,28

2.065.661

35.533

1996

242,500

96,22

2.059.510

36.420

1997

385,770

93,18

2.272.503

37.937

Fonte: Grameen Bank

9


11.2 Pace A. Campagna per la messa al bando delle mine

10


B. No ai bambini soldato

11


C. Campagna per la pace in Sudan

12


11.3 Giustizia A. Manifesto della Rete di Lilliput per un'economia di giustizia

Manifesto della Rete di Lilliput per un economia di giustizia In un momento in cui sembrano valere solo le leggi del mercato e del profitto mentre le istituzioni democratiche stanno perdendo credibilità e potere NOI Associazioni, gruppi e cittadini impegnati nel volontariato, nel mondo della cultura, nella cooperazione Nord/Sud, nel commercio e nella finanza etica, nel sindacato, nei centri sociali, nella difesa dell’ambiente, nel mondo religioso, nel campo della solidarietà, della pace e della nonviolenza Diamo avvio alla rete di Lilliput Per unire in un’unica voce le nostre molteplici forme di resistenza contro scelte economiche che concentrano il potere nelle mani di pochi e che antepongono la logica del profitto e del consumismo alla salvaguardia della vita, della dignità umana, Della salute e dell’ambiente. Come i piccoli lillipuziani riuscirono a bloccare il gigante Gulliver, legando ciascuno un singolo capello del predone, così noi cerchiamo di fermare il tiranno economico conducendo ciascuno la nostra piccola lotta in collegamento con gli altri. Per questo abbiamo costituito la Rete di Lillput: per ampliare l’efficacia delle nostre singole opposizioni condividendo esperienze, informazioni, collaborazioni e concordando mobilitazioni comuni. La recente sconfitta dell’Accordo Multilaterale sugli Investimenti, lo stop che l’Organizzazione Mondiale del Commercio ha subito a Seattle. La creazione i sempre più stretti contatti, collaborazioni ed iniziative Tra i movimenti che a livello mondiale si oppongono agli effetti devastanti della globalizzazione e dell’economia Dimostrano che è possibile Bloccare la macchina globale con i granelli di sabbia. Il nostro obbiettivo a lungo termine è la costruzione di un mondo Dove ogni abitante della terra possa soddisfare I propri bisogni materiali, sociali e spirituali Nel rispetto dell’integrità dell’ambiente e del diritto delle generazioni future ad ereditare una terra feconda, bella e vivibile. Nell’immediato ci opponiamo alle scelte economiche che attentano alla democrazia, che portano a morte il pianeta e che condannano miliardi di persone alla miseria.

13

Le nostre strategie di intervento sono di carattere nonviolento e comprendono l’informazione e la denuncia per accrescere la consapevolezza e indebolire i centri di potere, il consumo critico e il boicottaggio per condizionare le imprese, la sperimentazione di iniziative di economia alternativa e stili di vita più sobri per dimostrare che un’economia di giustizia è possibile. Ci impegniamo a realizzare tutto questo In un rapporto di dialogo e di collaborazione Con tutti gli altri gruppi, reti e movimenti che in Italia E all’estero si battono per gli stessi obbiettivi. Siamo certi che mettendo in comune idee, conoscenze, risorse e iniziative, potremo ostacolare il cammino della globalizzazione al servizio delle multinazionali per contrapporre una globalizzazione al servizio degli esseri umani. Questa è la nostra strategia lillipuziana, questo è il potere di cui ciascuno di noi dispone. Esercitiamolo insieme per ottenere risultati concreti.


B. Commercio Equo Solidale

14


C. Sostenere i Senza Terra

15


D. I Bilanci di Giustizia

BILANCIO DI GIUSTIZIA Nucleo Familiare:

Mese di:…….

Componenti:

Città:

Prov.:……

Obiettivi del mese:

CONSUMI SCELTI SECONDO GIUSTIZIA

N. B. Le voci indicate nei capitoli di spesa sono da ritenersi a esclusivo titolo Indicativo e non comportano l’obbligo di compilazione

16


E. Tabulato Bilanci di giustizia

ALIMENTARI

USUALE

SPOSTATO

SVAGO, CULTURA

USUALE

SPOSTATO

Carne, pesce, uova Latte, yogurt, formaggi Pasta, pane, cereali Frutta, verdura, legumi Tè, caffè, cacao,spezie Dolci, miele, biscotti Bevande Pasti fuori casa-svago Pasti fuori casa-lavoro

………… ………… ………… ………… ………… ………… ………

…………… …………… …………… …………… …………… …………… …………… …

Cinema, teatro, concerti Sport, palestra, piscina Video, nastri, dischi, foto Istruzioni, corsi, formaz. Giornali, libri, riviste Giochi, hobbies

………… ………… ………… ………… ……

…………………… …………………… ……………………

………… ……

Autoproduzione Totale di capitolo L. ABBIGLIAMENTO

………

Vestiti e scarpe

……… ………

…………… ………

Autoproduzione Totale di capitolo L.

…………. Autoproduzione Totale di capitolo L. CASA

Manutenzione casa Affitto, condominio Luce Acqua Gas Telefono Giardino, fiori, piante Tasse casa, canoni Biancheria casa Igiene casa, detersivi Autoproduzione Totale di capitolo L. TRASPORTI

Carburanti, autostrada Trasporti pubblici Bolli, multe, assicuraz. Manutenzione auto ecc.

………… ………… ………… ………… ………… ………… ………… …… ………… ……

………

………… ………… …… ………

…………. ………….

BENI DUREVOLI

…………… …………… …………… …………… …………… …………… …… …………… ………

…….……… …………… …………… … ………

Arredamento Casalinghi, elettrodom. Attrezzi da lavoro Acquito, mutuo casa Acquisto mezzi di trasp. Investimenti domestici

………… ………… ………… ………… …… ………… ……

Autoproduzione Totale di capitolo L. VARIE

Regali Cancelleria, posta Tabacchi Ferie, viaggi Spese bancarie Invest. bancari, assicuraz. Spese per animali dom. Autoproduzione Totale di capitolo L.

Totale di capitolo L. CONSUMI VOLONTARIAMENTE DIMINUITI CONSUMI

……………………

Totale di capitolo L.

………… ………… ………… ………… …………

………… ……

IGIENE

Cosmetici Igiene personale

RIDUZIONE

17

……………………

………… ………… ………… ………… ………… ………… ………… ……

…………………… …………………… ………… ………… …………………… …………………… …………………… …………………… ………… ………… ……………………


INVESTIMENTI ALTERNATIVI Investimenti Stili di Vita Iscrizione a Gruppi, Movimenti, Associazioni Spese per attività sociali Totale di capitolo L.

Investimenti Etici Finanziari

Investimenti solidali Adozione a distanza Obiezione spese militari Progetti (cooperazione, sviluppo, ambiente…) Donazioni, offerte Totale di capitolo L.

Capitale sociale cooperative Depositi e prestiti c/o cooperative Totale di capitolo L. VERIFICA DEGLI OBIETTIVI MENSILI

SPIEGAZIONE DEI CONSUMI SPOSTATI

RIFLESSIONI, SCOPERTE, CONQUISTE

18


F. Campagne di pressione

INIZIATIVA DEBITO <<…Come noi li rimettiamo ai nostri debitori…>>. <<Jubilee 2000>> – <<Sdebitarsi: per un millennio senza debiti>>. MILITARI <<Campagna contro le mine antiuomo>>. <<Obiezione alle spese militari per la difesa popolare non violenta>>.

POPOLI <<Globalizzazione dei popoli>>

POLITICHE E SOCIALI OBIETTIVO

ASSOCIAZIONI

Campagna ecclesiale per la riduzione del debito estero dei Paesi poveri.

Comitato Ecclesiale Italiano per la riduzione del debito dei Paesi poveri.

Cancellazione del debito estero dei Paesi impoveriti.

Christian Aid.

Messa al bando delle mine e Campagna italiana contro le mine, operazioni di bonifica. Mani Tese. Chiede che sulla denuncia dei redditi Centro per la non violenza. sia possibile scegliere di utilizzare la propria quota di tasse, destinata a finanziare spese militari, per il sostegno di metodi non armati per la prevenzione e la risoluzione dei conflitti.

Accrescere la conoscenza e favorirne Progetto Continenti, Comunità Internazionale di Capodarco, lo scambio, tra la Società Civile, sulle principali cause di squilibrio tra Kairos Europa. Nord e Sud del Mondo.

<<Campagna Sudan>>.

Per la pace e il rispetto dei diritti umani in Sudan.

<<Chiama l’Africa>>.

Sensibilizzazione e invito alla solidarietà con i popoli africani.

19

Pax Christi, Acli, Arci, Caritas Italiana, Comunità Nuova, Cosv, Cuore Amico, Mani Tese, Nigrizia, Osservatorio per i diritti dei Popoli, Solidarietà Italosudanese. Gruppo Africa.


INIZIATIVA <<Grida Burundi>>.

OBIETTIVO Campagna per la pace in Burundi.

ASSOCIAZIONI Associazione Internazionale Volontari Laici (LVIA) Associazione Italiana Amici di Raoul Follerau (AIFO) Associazione Italo-Croata Roma Celim Bergamo. Comunità Impegno Servizio Volontario (CISV) Federazione organismi cristiani servizio internazionale volontariato (FOCSIV) Movimento per la lotta contro la fame nel mondo (MLFM) Servizio Volontario Internazionale (SVI) Volontari italiani solidarietà Paesi emergenti (VISPE). Volontari nel mondo.

<<Coca e maloca>>

Informazione sulle realtà della Colombia, della selva amazzonica, della cultura tradizionale della coca, della monocoltura della pianta di coca e dei danni che ha provocato.

Acli, Africa oggi, AGESCI, Centro Ecumenico europeo per la Pace, COE, CTM, Mani Tese, PIME.

Contro le mutilazioni sessuali sulle bambine in Asia e Africa.

Unicef.

BAMBINI <<Ecco perché dice basta>>.

<<Global March>> Campagna Contro lo sfruttamento minorile. mondiale contro lo sfruttamento dei bambini.

Mani Tese.

<<Non incarcerate la mia infanzia>>.

Per il rispetto delle norme internazionali applicate ai minori detenuti. Campagna di sensibilizzazione contro lo sfruttamento dell’infanzia. Contro l’impiego di manodopera infantile nella produzione dei palloni.

Gruppo Abele.

Fermare l’arruolamento dei bambini e la partecipazione di questi ai conflitti armati. Contrastare la prostituzione infantile legata al turismo sessuale attraverso la sensibilizzazione dell’opinione pubblica e dei Governi.

Amnesty International, Unicef, Jesuit Refugee Service, Focsiv, Cocis, Telefono Azzurro. Ecpat Italia.

<<Non toccate i diritti dei bambini>>. <<Pallone solidale>>

<<Stop all’uso dei bambini soldato>>. <<End children prostitution in Asian tourism>>

SOCIALI <<Saatchi & Social>>.

FOCSIV.

Dare spazio alla pubblicità No-Profit Saatchi. mediante raccolta ed esposizione di Campagne sociali.

<<Medici contro la tortura>>

Curare le vittime delle torture.

Amnesty International.

<<Moratoria 2000>> <<Nessuno tocchi Caino>>.

Moratoria mondiale della pena di morte.

Comunità di S. Egidio, Amnesty International, Nessuno tocchi Caino.

AMBIENTE <<Per un contratto mondiale dell’acqua>>

Per la gestione razionale, sostenibile e regolamentata dell’acqua.

Manifeste de l’eau, Gruppo di Lisbona.

20


INIZIATIVA <<No allo spreco>>

OBIETTIVO ASSOCIAZIONI Mani Tese, Cooperative Raccolta e rivendita di materiale di riciclo (ferro, metalli, stracci, lattine, Riciclaggio e Solidarietà ecc.) e materiale riutilizzabile (mobili, vestiario, libri, elettrodomestici, ecc.).

<<Produrre e acquistare meno rifiuti>>.

Eco-Istituto del Veneto. Promuove la riduzione progressiva dei rifiuti mediante attività nelle scuole e la sensibilizzazione delle imprese produttrici, dei consumatori, e del settore distributivo.

<<Operazione Mal’Aria>>

Contro l’inquinamento da traffico.

Legambiente.

<<Treno Verde>>

Monitoraggio sull’inquinamento acustico e atmosferico delle città

Legambiente, Ferrovie dello Stato

Per segnalare i nomi di tutte le aziende e di tutti i produttori che certificheranno il non impiego di prodotti geneticamente modificati negli alimenti.

Legambiente

ECONOMICHE <<Un piatto pulito>>.

<<Campagna per l’accesso ai farmaci essenziali>>.

Medici Senza Frontiere, Health Abbattere i costi e le fluttuazioni Action International, Consumer nella produzione dei farmaci Project on Technology essenziali. Investire nella ricerca e evitare la circolazione di farmaci contraffatti o di cattiva qualità. Abbattere il monopolio delle case farmaceutiche garantito dall’OMC in riferimento agli Accordi di Proprietà Intellettuale e farorire la produzione autoctona dei medicinali.

<<Campagna per la riforma della Banca Mondiale>>.

Orientare le politiche della BM verso lo sviluppo sostenibile e la lotta alla povertà.

Crocevia, Cospe, Mani Tese, Greenpeace It.

<<Dire mai al MA>>.

Informa e sensibilizza sull’Accordo Multilaterale sugli Investimenti in sede WTO. Sollecitare l’UE a regolare in modo sostenibile il commercio delle banane. Contro le gravi condizioni di lavoro esistenti nelle piantagioni in Kenya.

CNMS, Progetto Continenti

<<Euroban>>. <<Diciamo no all’uomo Del Monte>>.

<<Il bastone e la banana>> 1998.

A sostegno dei diritti dei lavoratori nelle piantagioni di banane del Centro America. Limitare l’uso dei prodotti chimici.

21

CNMS, Cooperativa Commercio Alternativo, Centro Mondialità Sviluppo Reciproco CNMS, Coordinamento comasco per la Pace, Coordinamento lombardo Nord Sud, Movimento Consumatori di Lecco, Associazione Mappamondo di Mantova Colsiba (Coordinamento Sindacale dei Lavoratori della Banana del Centro America), CNMS, Botteghe del Mondo, Emmaus, Amici di Raoul Follereau.


INIZIATIVA <<Giochi leali>> Ottobre 1997 - Successo della Campagna <<Giochi Leali>>: Chicco/Artsana pagherà un compenso alle vittime dell'incendio alla Zhili. <<Scarpe giuste>> - 1997.

OBIETTIVO Indurre Chicco-Artsana a riaprire il caso relativo all'incendio avvenuto in Cina il 19 novembre 1993 nella fabbrica Zhili, che produceva i suoi giocattoli. Adozione di un codice di comportamento per le industrie del settore dei giocattoli.

ASSOCIAZIONI CNMS

Pressione su Nike e Reebok contro il CNMS lavoro minorile e la violazione dei diritti dei lavoratori asiatici che producono scarpe sportive, per l’adozione di un codice di comportamento e procedure di verifica di commissioni indipendenti,

<<Clean Clothes>> – <<Made Contro lo sfruttamento del lavoro nel NEWS, Botteghe del Mondo, Fair World. in Dignity>> 1997/98. settore tessile. <<Acquisti Trasparenti>>. Conclusa il 16 Gennaio 1999, con la presentazione al Presidente della Camera on. Violante delle circa 150.000 firme raccolte a sostegno della petizione.

Affinché le Aziende presentino un rapporto sui loro processi di produzione e commercializzazione a un’autorità indipendente, che verificherà l’utilizzo di manodopera infantile e il rispetto dei diritti dei lavoratori; istituzione di un marchio di qualità sociale.

22

Mani Tese, Centro Nuovo Modello di Sviluppo, CTM, Altro Mercato, Aifo, Amnesty International.


G. Boicottaggi

Impresa

Settore

Impatto Sociale

Artsana-Chicco (Italia)

Farmaceutico

Aritish British Food (GB) Barilla (Italia)

Trasferimento della produzione in estremo oriente. Appalta lavori senza assicurarsi delle condizioni dei lavoratori. Sfruttamento lavoro

Bayer (D)

Chimico Farmaceutico Pesticidi

Rifiuta indennizzi ai lavoratori sudafricani ammalatisi di cancro nelle fabbriche di cromo

Benetton (Italia)

Abbigliamento Distribuzione Ristorazione

Sfruttamento lavoro minorile (Turchia) Violazione dei diritti dei lavoratori. Licenziamento donne incinte.

BP Amoco (USA)

Petrolifero

Finanzia un oleodotto che rappresenta una intensificazione della strategia cinese di sviluppo del Tibet come colonia di estrazione di materie prime. Questo progetto potrebbe coinvolgere le società occidentali nelle violazioni dei diritti umani in Tibet.

Impatto Armi Ambientale Mine

Chicco

Alimentare

SI

23

Prodotti

Incentiva l’uso di pesticidi e insetticidi vietati (etilparathion)

Barilla, Crackers Motta, Essere, Gran Pavesi, Le Tre Marie, Le Spighe, Mulino Bianco, Pavesini, Voiello, Panem Aspirina, Baygon

Autogrill, Benetton, Spizzico, GS, Euromercato, Sisley, Zero dodici, Nordica, Prince 5, Zerotondo, Undercolors, Colors of Benetton, Rollerblade, Killer Loop. Minaccia l’ecosistema tibetano

Enron, Agip, BP Amoco


Impresa

Settore

Impatto Sociale

Impatto Ambientale

Chiquita (USA)

Frutta

Deforestazione (Costa Rica). Inquinamento per uso di pesticidi.

Banane

Coca Cola (USA)

Bevande

Rifiuta di regolamentare il commercio delle banane proposto dall’U.E. Obbliga l’uso di pesticidi senza protezione. Comportamento antisindacale. Sorveglianza armata dei lavoratori. Lavoro minorile (India)

Beverly, Coca Cola, Coke ligth, Diet Coke, Fanta, Sprite

Del Monte F. P. (USA)

Alimentare

Salari bassi. Espropriazione di terre.

Monocoltura (Belize). Rifiuta il “vuoto a rendere” delle bottiglie Uso indiscriminato di pesticidi e fertilizzanti. Deforestazione (Costa Rica).

Del Monte Royal (Sud Africa)

Frutta

Segregazione e sfruttamento. Repressione sindacale. Bassi salari (Kenya).

Partecipazione per la costruzione della diga del Grand Carajas in Brasile. Sfruttamento intensivo (Kenya).

Ananas

Dole (USA)

Frutta

Espropriazione delle terre. (Filippine) Richiede leggi meno restrittive verso l’uso di pesticidi nelle colture alimentari (USA).

Inquinamento da pesticidi (Costa Rica) Deforestazione.

Banane: Bouba, Dole, Sombana Frutta Secca Dole, Ananas, Ananas in scatola, macedonia in scatola

Dow (USA)

Chimico

Inquinamento

Exxonmobil (USA)

Energetico Petrolifero

E’ stato chiesto alla Mobil di rinunciare ai propri diritti sulla Candamo Valley, (Perù) in modo da spalancare le porte all’inserimento della valle nel Parco Nazionale BahuajaSonene. La Mobil, invece, ha intenzione di mantenere i propri diritti di esplorazione nella vallata.

Exxon, Mobil, Elf

Eastman Kodak (USA)

Fotografico

Inquinamento

Kodak filmini fotografici

24

Armi Mine

SI

Prodotti

Domopak


Impresa

Settore

Impatto Sociale

Impatto Ambientale

Armi Mine

Prodotti

FIAT (Italia)

Automobili, Veicoli Industriali, Macchine agricole Costruzioni, Prodotti MetallurgiciCo mponentiMezzi e Sistemi di Produzione, Aviazione, Prodotti e Sistemi Ferroviari, Editoria e Comunicazione Assicurazioni

Comportamento antisindacale in Brasile. Commercio indiscriminato.

Rifiuti inquinanti, consumismo irragionevole.

SI

Fiat, Lancia, Alfa Romeo, Ferrari, Maserati Iveco, Aifo, Astra, Atkinson, Magirus, Pegaso, Seddon, Irisbus New Holland, Bizon, Braud , Flexi-Coil, Fiat Allis, Fiat-Hitachi , O&K. Teksid e Meridian Magneti Marelli, Carello, Cofap, Cromodora, Jaeger, Harman, Solex, Veglia Borletti, Vitaloni Weber., Bosch Comau, Pico Fiat Avio, Fiat Ferroviaria (Pendolino) La Stampa, Publikompass Toro Assicurazioni, Augusta Assicurazioni S.p.A. Fondazione G. Agnelli, Palazzo Grassi S.p.A., Sestrieres S.p.A., Si Sport Fiat S.p.A., Fiat Engineering S.p.A.

Henkel (D)

Chimico

Bassi salari (Filippine)

Emissioni tossiche (Irlanda)

Antica Erbiristeria, Atlas, Batist, Schwarzkopf, Dato, Dixan, Fa, Kaloderma, Le Chat, Micolor, Natura, Neutromed, Perlana, Squibb, Vernel, Vidal, Vionell Intim

Hoechst (D)

Chimico Farmaceutico

Commercializza prodotti vietati e/o pericolosi (Brestan, Lendosolfano)

Emissione di CFC

Logex

IBM (USA)

Informatico

Collaborazione col regime Nazionalsocialista tedesco per l’informatizzazio ne delle spedizioni nei campi di sterminio Partecipazione al progetto Echelon del monitoraggio mondiale delle informazioni

Hardware e software IBM

25


Impresa

Settore

Impatto Sociale

Impatto Ambientale

Armi Mine

Prodotti

Johnson & Johnson (USA)

L’Oreal (F)

Farmaceutico Commercializza prodotti vietati e/o pericolosi (Malesia). Bassi salari (Messico). Chimico

Maisto (Giappone)

Giocattoli

Viola i diritti dei lavoratori. Comportamento antisindacale (Tailandia).

Maisto, MC Toy, Hasbro, Tonka

Microsoft (USA)

Informatica Editoria TV via cavo Commercio elettronico. Servizi Internet

Monopolio sui sistemi operativi. Si fornisce di manodopera affittandola da agenzie locali a basso costo.

Software MS Microsoft

Mitsubishi (Giappone)

Elettronica Finanza Bibite Automobilist ico Legno

Emigrazione forzata di popolazioni indigene. Collaborazione con regimi oppressivi (Bahrein, Brasile, Cina, Colombia, India, Indonesia, Iran, Liberia, Messico, Marocco, Perù e Filippine) .

Esperimenti su animali

Johnson Shampoo, Serena, Silhouette, Carefree, J&J Olio, J&J Borotalco

Esperimenti sugli animali

Elsève, Elnet, L’Oreal, L’Oreal Mennem, Neutralia, Neutralia Garnier, Studio Line L’Oreal, Synergie, Ultra Dolce Garnier, Vividop, Kerastase, Innè

Disboscamento di legname tropicale. Modifica dell’ecosistema. Mitsubishi Heavy Industries fornisce i seguenti servizi per l'industria nucleare: servizi di costruzione, equipaggiamento per il trattamento del combustibile, nocciolo dei reattori nucleari, fornitura di plutonio, inceneritori di rifiuti radioattivi, riprocessamento e trattamento delle acque. Mitsubishi Heavy Industries è anche produttrice di armamenti, in particolare: aerei, missili, cannoni, carri armati.

26

SI

Televisori, Videoregistratori, Stereo, Automobili, Nikon (macchine fotografiche), Kirin (Birra)


Impresa

Settore

Impatto Sociale

Impatto Ambientale

Mc. Donald’s (USA)

Alimentare

Mancato rispetto dei diritti dei lavoratori (salari bassi, lavoro straordinario mal pagato, ritmi di lavoro serrati, ricambio continuo di personale da non permettere l’organizzazione di gruppi sindacali).

Coltivazione di prodotti per l’allevamento. Allevamenti intensivi. Deforestazione. Imballaggi inquinanti. Cibi contenenti additivi chimici.

Fast food

Inquinamento terrestre e marino. Produzione di sostanze dannose per l’ozono.

Carapelli, Cereol, Delizie, Eridania, Friggi, Giglio Oro, Hoc. Lara, Le Macine, Ligustro, Oro Verde, Rustichella, Sigillo, Teodora, Verdi Colli. Indumenti

Montedison (Italia) Industriale Chimico Agro alimentare

Nike (USA)

Abbigliamento

Comportamento antisindacale (Cina). Lavoro sottopagato (Indonesia). Rapporti con regimi oppressivi: tutte le scarpe Nike sono prodotte in Asia, in particolare in Indonesia, Cina, Thailandia, Taiwan, Corea del Sud, Vietnam. Commercio irresponsabile.

27

Armi Mine

Prodotti


Impresa

Settore

Impatto Sociale

Impatto Ambientale

Nestlè (CH)

Alimentare

Promuove l’uso Test su animali del latte in polvere scoraggiando l’allattamento naturale. Contravviene al Codice di Regolamentazion e Commerciale elaborato dall’OMS. Responsabile delle condizioni dei contadini delle piantagioni di cacao e caffè (di cui è tra i più grandi commercianti e distributori) a causa dei metodi totalmente ispirati alla logica del profitto. Nestlè ha filiali in Brasile, Cina, Colombia, Egitto, El Salvador, Guatemala, Honduras, India, Indonesia, Kenya, Libano, Messico, Papua Nuova Guinea, Filippine, Senegal, Sri Lanka, Turchia. L'Oreal è presente anche in Perù e Marocco.

Novartis (CH)

Chimico Genera Farmaceutico dipendenza dei contadini verso tecnologie costose.

Manipolazione geneticamente modificata delle sementi per l’utilizzo di pesticidi di propria produzione. Esportazione di rifiuti tossici. Inquinamento (Olanda, Irlanda).

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Armi Mine

Prodotti Acqua Claudia, Acqua Recoaro, After Height, Alemagna, Antica Gelateria del Corso, Bella Napoli, Buitoni, Beltè, Berni, Cacao Perugina, Cappuccino, Cheerios, Chinò, Chocapic, Cioccoblocco, Caludia, Condipasta, Condiriso, Diger, Seltz, Dorè, Ecco… Franck, Fiorello, Fiuggi (licenza di commercio), Fontelimpia, Fruttolo, Galak, Gingerino Recoaro, Gold Krisp, Guigoz, King’s, Kit Kat, La Cremeria Motta, La Valle degli Orti, Le Ore Liete Perugina, Levissima, Limpia, Lingotto, Locatelli, Lora Recoaro, Maggi, Malto Kneipp, Mare Fresco, Miglioli, Mio Locatelli, Mio Nestlè Yougurt, Mirage, Motta gelati, Nescafè, Nesquik, Nesquik cereali, Nestea, Nestè, Nestum, One o One, Orzoro, Panna, Pejo, Perrier, Perugina, Pezzullo, Pizzaiola Locatelli, Quality Street, Recoaro, Rowntree Macintosh, Sanbernardo, Sanpellegrino, Sanbitter, Sasso, Surgela, Trio, Ulmeta, Vera, Vismara, Voglia di Pizza

Céeral, Dietor, Frizzina, Fruttil, Gerber, Idrolitina, Isostad, La buona natura, Novosal, Ovomaltina, Piz Buin, Sandoz AG, Vantaggio, Vigoplus


Impresa

Settore

Impatto Sociale

Impatto Ambientale

Parmalat (Italia)

Alimentare

Concorrenza sleale (Brasile). Bassi salari.

Pepsi Cola (USA)

Bevande

Esporta in India le bottiglie di plastica per il riciclaggio. Attività inquinanti. Saccheggio delle foreste di teack.

Philip Morris (USA)

Tabacchi Alimentare

Procter & G. (USA)

Chimico Farmaceutica

Sfruttamento del lavoro femminile (India). Bassi salari. Collusione con il Governo golpista in Birmania, Messico, Filippine e Turchia. Contesta le disposizioni antifumo negli USA. Bassi salari ai produttori di caffè e cacao. Induce il Governo Americano a presentare ritorsioni commerciali verso i paesi che ostacolano l’ingresso di sigarette straniere. Informazioni ingannevoli.

Impresa

Settore

Impatto Sociale

Impatto Ambientale

Reebok (USA)

Abbigliamento

Bassi salari. Sfruttamento lavoro minorile.

Armi Mine

Prodotti Bonlat, Chef, Corradini, Dietalat, Giglio, Kyr Parmalat, La Frutta, Mister Day, Oro Centrale, Parmalat, Pizza Pronto Forno, Plasmon – Parmalat, Pomì, Punto Wheigh Watchers (latte), Santal, Tea Food, Tettamanti, Vecchio Forno.

SI

Pepsi Cola, Seven Up.

Baika, Bittra Suchard, Caramba, Cote d’Or, Dover, Faemino, Fini, Gim, Hag, Invernizzi, Invernizzina, Jocca, Legeresse, Lila pause, Maman Louise, Mato Mato, Mayonnaise, Milione, Milka, Milka Slurp, Milka Tender, Mozary, Negroni, Osella, Philadelphia, Primolo, Simmenthal, Sottilette, Splendid, Spuntì, Terry’s, Toblerone, Vallè, Yoplait. Esperimenti su animali. Produzione di rifiuti.

Ace Gentile, Ace Può, Ariel, Asciugatutto, AZ, Baleno, Camay, Camay Chic, Clerasil, Dara, Dash, Douss Douss Intima, Infasil, Infasil Bagno Igienico, Infasil Topxan, Lenar, Lines, Lines Lei, Linidor, Mastro Lindo, Master Verde, Master Verde WC, Mia, Nelsen, Noxzema, Oil of Olaz, Pampers, Panten, Poffy, Polin, Spic & Span, Tampax, Tempo, Tide, Tuono, Senz’acqua, Viakal, Keramine H, Kukident, Zest. Armi Mine

Prodotti Scarpe

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Impresa

Settore

Sun Diamod (USA) Alimentare

Impatto Sociale Impatto Ambientale Abuso nei confronti dei lavoratori.

Uso di pesticidi pericolosi Inquinamento

Sara Lee (USA)

Caffè

Sfruttamento del lavoro. Bassi salari.

Shell (GB)

Petrolifero

Violazione dei Distruzione ambientale,. diritti umani. Test su animali. Comportamento antisindacale. Salari al di sotto del minimo legale (Sudafrica). Ăˆ coinvolta nella produzione di tessuti da mimetizzazione tramite Don & Low, e solventi, resine e altri prodotti con la Shell Chemicals. La Shell inoltre fornisce carburante alla marina ed alle forze aeree.

Total (F)

Energetico Industriale

Collusione col Deforestazione per governo birmano. costruzione di un gasdotto (Birmania).

Triunph Interntational (CH)

Biancheria intima costumi da bagno.

Bassi salari. Comportamento antisindacale (Filippine e Tailandia).

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Armi Mine

Prodotti Diamond, Sunsweet

SI

Shell, Elf Aquitaine, Chevron, Mobil, Texaco, Agip, Saipem, Enel.

Mapa, Pirelli, Spontex


Impresa

Settore

Impatto Sociale

Impatto Ambientale

Unilever (GB)

Alimentare Chimico Tè

Bassi salari ai contadini delle piantagioni di Tè. Lavoro minorile (India). Collusioni politiche con regimi oppressivi per avere filiali in Brasile, Colombia, Egitto, El Salvador, Guatemala, Honduras, India, Indonesia, Kenya, Messico, Marocco, Perù, Filippine, Senegal, Sri Lanka, Turchia e Uganda. Commercializzazione irresponsabile.

Deforestazione intensa (Is. Salomone). Esperimenti sugli animali. Inquinamento delle acque (Inghilterra).

Walt Disney (USA) Cinematografia Attività editoriali Attività edilizie Mostre Concessione di marchi e personaggi brevettati.

Sfruttamento del lavoro minorile (Haiti). Violazione dei diritti sindacali e sanitari. Bassi salari.

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Armi Mine

Prodotti Algida, All, Atkinsons, Axe, Benefit, Bertolli, Bio Presto, Calvè, Cif Ammoniacal, Clear, Coccolino, Creme cusine, Cutex, Dante, Denim, Dove, Durban’s, Effervescente Brioschi, Eldorado, Findus, Friol, Genepesca, Gico, Gradina, Igloo, Jolly, Leocrema, Lipton, Lux, Lysoform, Marè, Maya, Mentadent, Milkana, New Dimension, Oio, Paperino’s, Pat Boon, Pepsodent, Pizza, Pound’s, Punto Weight Watchers, Pure & Vegetal, Rama, Rexona, Rocca dell’Uliveto, S. Giorgio, Sorbetteria di Ranieri, Surf, Svelto, Clear, Timotey, Top Down, Tesoroni, Vim Clorex, Vim liquido, Vive la vie.


H. Mini guida al consumo critico e al boicottaggio

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I. Campagna scarpe giuste

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L. Campagna “Acquisti trasparenti� per una produzione responsabile

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M. Gli ananas amari di Del Monte

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11.4 Giustizia bambini A. Non toccate i diritti dei bambini

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12. Diritti

INDICE 12. Diritti 12.1 Convenzione dei diritti dell’infanzia 12.2 Le leggi che tutelano i minori 12.3 Carta Europea dei Diritti fondamentali

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12.1 Convenzione sui diritti dell'infanzia

Approvata dall'Assemblea Generale delle Nazioni Unite il 20 novembre 1989, ratificata dall'Italia con legge 27 maggio 1991, n. 176, depositata presso le Nazioni Unite il 5 settembre 1991. La traduzione italiana qui riprodotta è quella pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale dell'11 giugno 1991. L'UNICEF-Italia sottolinea che sarebbe preferibile tradurre il termine inglese “child”, anziché con “fanciullo”, con “bambino, ragazzo e adolescente”.

Preambolo Gli Stati parti alla presente Convenzione Considerando che, in conformità con i principi proclamati nella Carta delle Nazioni Unite, il riconoscimento della dignità inerente a tutti i membri della famiglia umana nonché l'uguaglianza e il carattere inalienabile dei loro diritti sono le fondamenta della libertà, della giustizia e della pace nel mondo. Tenendo presente che i popoli delle Nazioni Unite hanno ribadito nella Carta la loro fede nei diritti fondamentali dell'uomo e nella dignità e nel valore della persona umana e hanno risolto di favorire il progresso sociale e di instaurare migliori condizioni di vita in una maggiore libertà, Riconoscendo che le Nazioni Unite nella Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo e nei Patti internazionali relativi ai Diritti dell'Uomo hanno proclamato e hanno convenuto che ciascuno può avvalersi di tutti i diritti e di tutte le libertà che vi sono enunciate, senza distinzione di sorta in particolare di razza, di colore, di sesso, di lingua, di religione, di opinione politica o di ogni altra opinione, di origine nazionale o sociale, di ricchezza, di nascita o di ogni altra circostanza, Rammentando che nella Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo le Nazioni Unite hanno proclamato che l'infanzia ha diritto a un aiuto e a un'assistenza particolari, Convinti che la famiglia, unità fondamentale della società e ambiente naturale per la crescita e il benessere di tutti i suoi membri e in particolare dei fanciulli, deve ricevere la protezione e l'assistenza di cui necessita per poter svolgere integralmente il suo ruolo nella collettività, Riconoscendo che il fanciullo ai fini dello sviluppo armonioso e completo della sua personalità deve crescere in un ambiente familiare in un clima di felicità, di amore e di comprensione, In considerazione del fatto che occorre preparare pienamente il fanciullo ad avere una sua vita individuale nella società, ed educarlo nello spirito degli ideali proclamati nella Carta delle Nazioni Unite, in particolare in uno spirito di pace, di dignità, di tolleranza, di libertà, di uguaglianza e di solidarietà, Tenendo presente che la necessità di concedere una protezione speciale al fanciullo è stata enunciata nella Dichiarazione di Ginevra del 1924 sui diritti del fanciullo e nella Dichiarazione dei Diritti del Fanciullo adottata dall'Assemblea Generale il 20 novembre 1959 e riconosciuta nella Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo, nel Patto internazionale relativo ai diritti civili e politici - in particolare negli artt. 23 e 24 - nel Patto internazionale relativo ai diritti economici, sociali e culturali - in particolare all'art. 10 - e negli Statuti e strumenti pertinenti delle Istituzioni specializzate e delle Organizzazioni internazionali che si preoccupano del benessere del fanciullo, Tenendo presente che, come indicato nella Dichiarazione dei Diritti dell'Uomo «il fanciullo, a causa della sua mancanza di maturità fisica e intellettuale, necessita di una protezione e di cure particolari, ivi compresa una protezione legale appropriata, sia prima che dopo la nascita», 2


Rammentando le disposizioni della Dichiarazione sui principi sociali e giuridici applicabili alla protezione e al benessere dei fanciulli, considerati soprattutto sotto il profilo della prassi in materia di adozione e di collocamento familiare a livello nazionale e internazionale; dell'insieme delle regole minime delle Nazioni Unite relative all'amministrazione della giustizia minorile (Regole di Pechino) e della Dichiarazione sulla protezione delle donne e dei fanciulli in periodi di emergenza e di conflitto armato, Riconoscendo che vi sono in tutti i Paesi del mondo fanciulli che vivono in condizioni particolarmente difficili e che è necessario prestare loro una particolare attenzione, Tenendo debitamente conto dell'importanza delle tradizioni e dei valori culturali di ciascun popolo per la protezione e lo sviluppo armonioso del fanciullo. Riconoscendo l'importanza della cooperazione internazionale per il miglioramento delle condizioni di vita dei fanciulli in tutti i Paesi, in particolare nei Paesi in via di sviluppo, Hanno convenuto quanto segue:

Prima parte

Articolo 1 Ai sensi della presente Convenzione si intende per fanciullo ogni essere umano avente un'età inferiore a diciott'anni, salvo se abbia raggiunto prima la maturità in virtù della legislazione applicabile. Articolo 2 1. Gli Stati parti si impegnano a rispettare i diritti enunciati nella presente Convenzione e a garantirli a ogni fanciullo che dipende dalla loro giurisdizione, senza distinzione di sorta e a prescindere da ogni considerazione di razza, di colore, di sesso, di lingua, di religione, di opinione politica o altra del fanciullo o dei suoi genitori o rappresentanti legali, dalla loro origine nazionale, etnica o sociale, dalla loro situazione finanziaria, dalla loro incapacità, dalla loro nascita o da ogni altra circostanza. 2. Gli Stati parti adottano tutti i provvedimenti appropriati affinché il fanciullo sia effettivamente tutelato contro ogni forma di discriminazione o di sanzione motivate dalla condizione sociale, dalle attività, opinioni professate o convinzioni dei suoi genitori, dei suoi rappresentanti legali o dei suoi familiari. Articolo 3 1. In tutte le decisioni relative ai fanciulli, di competenza delle istituzioni pubbliche o private di assistenza sociale, dei tribunali, delle autorità amministrative o degli organi legislativi, l'interesse superiore del fanciullo deve essere una considerazione preminente. 2. Gli Stati parti si impegnano ad assicurare al fanciullo la protezione e le cure necessarie al suo benessere, in considerazione dei diritti e dei doveri dei suoi genitori, dei suoi tutori o di altre persone che hanno la sua responsabilità legale, e a tal fine essi adottano tutti i provvedimenti legislativi e amministrativi appropriati. 3. Gli Stati parti vigilano affinché il funzionamento delle istituzioni, servizi e istituti che hanno la responsabilità dei fanciulli e che provvedono alla loro protezione sia conforme alle norme stabilite dalle autorità competenti in particolare nell'ambito della sicurezza e della salute e per quanto riguarda il numero e la competenza del loro personale nonché l'esistenza di un adeguato controllo. Articolo 4 3


Gli Stati parti si impegnano ad adottare tutti i provvedimenti legislativi, amministrativi e altri, necessari per attuare i diritti riconosciuti dalla presente Convenzione. Trattandosi di diritti economici, sociali e culturali essi adottano tali provvedimenti entro i limiti delle risorse di cui dispongono e, se del caso, nell'ambito della cooperazione internazionale. Articolo 5 Gli Stati parti rispettano la responsabilità, il diritto e il dovere dei genitori o, se del caso, dei membri della famiglia allargata o della collettività, come previsto dagli usi locali, dei tutori o altre persone legalmente responsabili del fanciullo, di dare a quest'ultimo, in maniera corrispondente allo sviluppo delle sue capacità, l'orientamento e i consigli adeguati all'esercizio dei diritti che gli sono riconosciuti dalla presente Convenzione. Articolo 6 1. Gli Stati parti riconoscono che ogni fanciullo ha un diritto inerente alla vita. 2. Gli Stati parti assicurano in tutta la misura del possibile la sopravvivenza e lo sviluppo del fanciullo. Articolo 7 1. Il fanciullo è registrato immediatamente al momento della sua nascita e da allora ha diritto a un nome, ad acquisire una cittadinanza e, nella misura del possibile, a conoscere i suoi genitori e a essere allevato da essi. 2. Gli Stati parti vigilano affinché questi diritti siano attuati in conformità con la loro legislazione nazionale e con gli obblighi che sono imposti loro dagli strumenti internazionali applicabili in materia, in particolare nei casi in cui, se ciò non fosse fatto, il fanciullo verrebbe a trovarsi apolide. Articolo 8 1. Gli Stati parti si impegnano a rispettare il diritto del fanciullo a preservare la propria identità, ivi compresa la sua nazionalità, il suo nome e le sue relazioni familiari, così come riconosciute dalla legge, senza ingerenze illegali. 2. Se un fanciullo è illegalmente privato degli elementi costitutivi della sua identità o di alcuni di essi, gli Stati parti devono concedergli adeguata assistenza e protezione affinché la sua identità sia ristabilita il più rapidamente possibile. Articolo 9 1. Gli Stati parti vigilano affinché il fanciullo non sia separato dai suoi genitori contro la loro volontà a meno che le autorità competenti non decidano, sotto riserva di revisione giudiziaria e conformemente con le leggi di procedura applicabili, che questa separazione è necessaria nell'interesse preminente del fanciullo. Una decisione in questo senso può essere necessaria in taluni casi particolari, ad esempio quando i genitori maltrattino o trascurino il fanciullo, oppure se vivano separati e una decisione debba essere presa riguardo al luogo di residenza del fanciullo. 2. In tutti i casi previsti al paragrafo 1 del presente articolo, tutte le parti interessate devono avere la possibilità di partecipare alle deliberazioni e di far conoscere le loro opinioni. 3. Gli Stati parti rispettano il diritto del fanciullo separato da entrambi i genitori o da uno di essi di intrattenere regolarmente rapporti personali e contatti diretti con entrambi i genitori, a meno che ciò non sia contrario all'interesse preminente del fanciullo. 4. Se la separazione è il risultato di provvedimenti adottati da uno Stato parte, come la detenzione, l'imprigionamento, l'esilio, l'espulsione o la morte (compresa la morte, quale che ne sia la causa, sopravvenuta durante la detenzione) di entrambi i genitori o di uno di essi, o del fanciullo, lo Stato parte fornisce dietro richiesta ai genitori, al fanciullo oppure, se del caso, a un altro membro della famiglia, le informazioni essenziali concernenti il luogo dove si trovano il familiare o i familiari, a meno che la divulgazione di tali informazioni possa mettere a repentaglio il benessere del fanciullo. 4


Gli Stati parti vigilano inoltre affinché la presentazione di tale domanda non comporti di per sé conseguenze pregiudizievoli per la persona o per le persone interessate. Articolo 10 1. In conformità con l'obbligo che incombe agli Stati parti in virtù del paragrafo 1 dell'art. 9, ogni domanda presentata da un fanciullo o dai suoi genitori in vista di entrare in uno Stato parte o di lasciarlo ai fini di un ricongiungimento familiare sarà considerata con uno spirito positivo, con umanità e diligenza. Gli Stati parti vigilano inoltre affinché la presentazione di tale domanda non comporti conseguenze pregiudizievoli per gli autori della domanda e per i loro familiari. 2. Un fanciullo i cui genitori risiedono in Stati diversi ha diritto a intrattenere rapporti personali e contatti diretti regolari con entrambi i suoi genitori, salve circostanze eccezionali. A tal fine, e in conformità con l'obbligo incombente agli Stati parti, in virtù del paragrafo 1 dell'art. 9, gli Stati parti rispettano il diritto del fanciullo e dei suoi genitori di abbandonare ogni Paese, compreso il loro e di fare ritorno nel proprio Paese. Il diritto di abbandonare ogni Paese può essere regolamentato solo dalle limitazioni stabilite dalla legislazione, necessarie ai fini della protezione della sicurezza interna, dell'ordine pubblico, della salute o della moralità pubbliche, o dei diritti e delle libertà altrui, compatibili con gli altri diritti riconosciuti nella presente Convenzione. Articolo 11 1. Gli Stati parti adottano provvedimenti per impedire gli spostamenti e i non-ritorni illeciti di fanciulli all'estero. 2. A tal fine, gli Stati parti favoriscono la conclusione di accordi bilaterali o multilaterali oppure l'adesione ad accordi esistenti. Articolo 12 1. Gli Stati parti garantiscono al fanciullo capace di discernimento il diritto di esprimere liberamente la sua opinione su ogni questione che lo interessa, le opinioni del fanciullo essendo debitamente prese in considerazione tenendo conto della sua età e del suo grado di maturità. 2. A tal fine, si darà in particolare al fanciullo la possibilità di essere ascoltato in ogni procedura giudiziaria o amministrativa che lo concerne, sia direttamente, sia tramite un rappresentante o un organo appropriato, in maniera compatibile con le regole di procedura della legislazione nazionale. Articolo 13 1. Il fanciullo ha diritto alla libertà di espressione. Questo diritto comprende la libertà di ricercare, di ricevere e di divulgare informazioni e idee di ogni specie, indipendentemente dalle frontiere, sotto forma orale, scritta, stampata o artistica, o con ogni altro mezzo a scelta del fanciullo. 2. L'esercizio di questo diritto può essere regolamentato unicamente dalle limitazioni stabilite dalla legge e che sono necessarie: a) al rispetto dei diritti o della reputazione altrui; oppure b) alla salvaguardia della sicurezza nazionale, dell'ordine pubblico, della salute o della moralità pubbliche. Articolo 14 1. Gli Stati parti rispettano il diritto del fanciullo alla libertà di pensiero, di coscienza e di religione. 2. Gli Stati parti rispettano il diritto e il dovere dei genitori oppure, se del caso, dei tutori legali, di guidare il fanciullo nell'esercizio del summenzionato diritto in maniera che corrisponda allo sviluppo delle sue capacità. 3. La libertà di manifestare la propria religione o convinzioni può essere soggetta unicamente alle limitazioni prescritte dalla legge, necessarie ai fini del mantenimento della sicurezza pubblica, dell'ordine pubblico, della sanità e della moralità pubbliche, oppure delle libertà e diritti fondamentali dell'uomo. 5


Articolo 15 1. Gli Stati parti riconoscono i diritti del fanciullo alla libertà di associazione e alla libertà di riunirsi pacificamente. 2. L'esercizio di tali diritti può essere oggetto unicamente delle limitazioni stabilite dalla legge, necessarie in una società democratica nell'interesse della sicurezza nazionale, della sicurezza o dell'ordine pubblico, oppure per tutelare la sanità o la moralità pubbliche, o i diritti e le libertà altrui. Articolo 16 1. Nessun fanciullo sarà oggetto di interferenze arbitrarie o illegali nella sua vita privata, nella sua famiglia, nel suo domicilio o nella sua corrispondenza, e neppure di affronti illegali al suo onore e alla sua reputazione. 2. Il fanciullo ha diritto alla protezione della legge contro tali interferenze o tali affronti. Articolo 17 Gli Stati parti riconoscono l'importanza della funzione esercitata dai mass media e vigilano affinché il fanciullo possa accedere a una informazione e a materiali provenienti da fonti nazionali e internazionali varie, soprattutto se finalizzati a promuovere il suo benessere sociale, spirituale e morale nonché la sua salute fisica e mentale. A tal fine, gli Stati parti: a) incoraggiano i mass media a divulgare informazioni e materiali che hanno una utilità sociale e culturale per il fanciullo e corrispondono allo spirito dell'art. 29; b) incoraggiano la cooperazione internazionale in vista di produrre, di scambiare e di divulgare informazioni e materiali di questo tipo provenienti da varie fonti culturali, nazionali e internazionali; c) incoraggiano la produzione e la diffusione di libri per l'infanzia; d) incoraggiano i mass media a tenere conto in particolar modo delle esigenze linguistiche dei fanciulli autoctoni o appartenenti a un gruppo minoritario; e) favoriscono l'elaborazione di principi direttivi appropriati destinati a proteggere il fanciullo dalle informazioni e dai materiali che nuocciono al suo benessere in considerazione delle disposizioni degli artt. 13 e 18. Articolo 18 1. Gli Stati parti faranno del loro meglio per garantire il riconoscimento del principio secondo il quale entrambi i genitori hanno una responsabilità comune per quanto riguarda l'educazione del fanciullo e il provvedere al suo sviluppo. La responsabilità di allevare il fanciullo e di provvedere al suo sviluppo incombe innanzitutto ai genitori oppure, se del caso, ai suoi tutori legali i quali devono essere guidati principalmente dall'interesse preminente del fanciullo. 2. Al fine di garantire e di promuovere i diritti enunciati nella presente Convenzione, gli Stati parti accordano gli aiuti appropriati ai genitori e ai tutori legali nell'esercizio della responsabilità che incombe loro di allevare il fanciullo e provvedono alla creazione di istituzioni, istituti e servizi incaricati di vigilare sul benessere del fanciullo. 3. Gli Stati parti adottano ogni appropriato provvedimento per garantire ai fanciulli i cui genitori lavorano il diritto di beneficiare dei servizi e degli istituti di assistenza all’infanzia, per i quali essi abbiano i requisiti necessari. Articolo 19 1. Gli Stati parti adottano ogni misura legislativa, amministrativa, sociale ed educativa per tutelare il fanciullo contro ogni forma di violenza, di oltraggio o di brutalità fisiche o mentali, di abbandono o di negligenza, di maltrattamenti o di sfruttamento, compresa la violenza sessuale, per tutto il tempo in cui è affidato all'uno o all'altro, o a entrambi, i genitori, al suo tutore legale (o tutori legali), oppure a ogni altra persona che abbia il suo affidamento. 6


2. Le suddette misure di protezione comporteranno, in caso di necessità, procedure efficaci per la creazione di programmi sociali finalizzati a fornire l'appoggio necessario al fanciullo e a coloro ai quali egli è affidato, nonché per altre forme di prevenzione, e ai fini dell'individuazione, del rapporto, dell'arbitrato, dell'inchiesta, della trattazione e dei seguiti da dare ai casi di maltrattamento del fanciullo di cui sopra; esse dovranno altresì includere, se necessario, procedure di intervento giudiziario. Articolo 20 1. Ogni fanciullo il quale è temporaneamente o definitivamente privato del suo ambiente familiare oppure che non può essere lasciato in tale ambiente nel suo proprio interesse, ha diritto a una protezione e ad aiuti speciali dello Stato. 2. Gli Stati parti prevedono per questo fanciullo una protezione sostitutiva, in conformità con la loro legislazione nazionale. 3. Tale protezione sostitutiva può in particolare concretizzarsi per mezzo dell'affidamento familiare, della kafalah di diritto islamico, dell'adozione o, in caso di necessità, del collocamento in adeguati istituti per l'infanzia. Nell'effettuare una selezione tra queste soluzioni si terrà debitamente conto della necessità di una certa continuità nell'educazione del fanciullo, nonché della sua origine etnica, religiosa, culturale e linguistica. Articolo 21 Gli Stati parti che ammettono e/o autorizzano l'adozione si accertano che l'interesse superiore del fanciullo sia la considerazione fondamentale in materia e: a) vigilano affinché l'adozione di un fanciullo sia autorizzata solo dalle autorità competenti le quali verificano, in conformità con la legge e con le procedure applicabili e in base a tutte le informazioni affidabili relative al caso in esame, che l'adozione può essere effettuata in considerazione della situazione del bambino in rapporto al padre e alla madre, genitori e tutori legali e che, ove fosse necessario, le persone interessate hanno dato il loro consenso all'adozione in cognizione di causa, dopo aver acquisito i pareri necessari; b) riconoscono che l'adozione all'estero può essere presa in considerazione come un altro mezzo per garantire le cure necessarie al fanciullo, qualora quest'ultimo non possa essere affidato a una famiglia affidataria o adottiva oppure essere allevato in maniera adeguata nel Paese d'origine; c) vigilano, in caso di adozione all'estero, affinché il fanciullo abbia il beneficio di garanzie e di norme equivalenti a quelle esistenti per le adozioni nazionali; d) adottano ogni adeguata misura per vigilare affinché, in caso di adozione all'estero, il collocamento del fanciullo non diventi fonte di profitto materiale indebito per le persone che ne sono responsabili; e) perseguono le finalità del presente articolo stipulando accordi o intese bilaterali o multilaterali a seconda dei casi, e si sforzano in questo contesto di vigilare affinché le sistemazioni di fanciulli all'estero siano effettuate dalle autorità o dagli organi competenti. Articolo 22 1. Gli Stati parti adottano misure adeguate affinché il fanciullo il quale cerca di ottenere lo statuto di rifugiato, oppure è considerato come rifugiato ai sensi delle regole e delle procedure del diritto internazionale o nazionale applicabile, solo o accompagnato dal padre o dalla madre o da ogni altra persona, possa beneficiare della protezione e della assistenza umanitaria necessarie per consentirgli di usufruire dei diritti che gli sono riconosciuti della presente Convenzione e dagli altri strumenti internazionali relativi ai diritti dell'uomo o di natura umanitaria di cui detti Stati sono parti. 2. A tal fine, gli Stati parti collaborano, nelle forme giudicate necessarie, a tutti gli sforzi compiuti dall'Organizzazione delle Nazioni Unite e dalle altre organizzazioni intergovernative o non governative competenti che collaborano con l'organizzazione delle Nazioni Unite, per proteggere e aiutare i fanciulli che si trovano in tale situazione e per ricercare i genitori o altri familiari di ogni fanciullo rifugiato al fine di ottenere le informazioni necessarie per ricongiungerlo alla sua famiglia. 7


Se il padre, la madre o ogni altro familiare sono irreperibili, al fanciullo sarà concessa, secondo i principi enunciati nella presente Convenzione, la stessa protezione di quella di ogni altro fanciullo definitivamente oppure temporaneamente privato del suo ambiente familiare per qualunque motivo. Articolo 23 1. Gli Stati parti riconoscono che i fanciulli mentalmente o fisicamente handicappati devono condurre una vita piena e decente, in condizioni che garantiscano la loro dignità, favoriscano la loro autonomia e agevolino una loro attiva partecipazione alla vita della comunità. 2. Gli Stati parti riconoscono il diritto dei fanciulli handicappati di beneficiare di cure speciali e incoraggiano e garantiscono, in considerazione delle risorse disponibili, la concessione, dietro richiesta, ai fanciulli handicappati in possesso dei requisiti richiesti, e a coloro i quali ne hanno la custodia, di un aiuto adeguato alle condizioni del fanciullo e alla situazione dei suoi genitori o di coloro ai quali egli è affidato. 3. In considerazione delle particolari esigenze dei minori handicappati, l'aiuto fornito in conformità con il paragrafo 2 del presente articolo è gratuito ogni qualvolta ciò sia possibile, tenendo conto delle risorse finanziarie dei loro genitori o di coloro ai quali il minore è affidato. Tale aiuto è concepito in modo tale che i minori handicappati abbiano effettivamente accesso alla educazione, alla formazione, alle cure sanitarie, alla riabilitazione, alla preparazione al lavoro e alle attività ricreative e possano beneficiare di questi servizi in maniera atta a concretizzare la più completa integrazione sociale e il loro sviluppo personale, anche nell'ambito culturale e spirituale. 4. In uno spirito di cooperazione internazionale, gli Stati parti favoriscono lo scambio di informazioni pertinenti nel settore delle cure sanitarie preventive e del trattamento medico, psicologico e funzionale dei minori handicappati, anche mediante la divulgazione di informazioni concernenti i metodi di riabilitazione e i servizi di formazione professionale, nonché l'accesso a tali dati, in vista di consentire agli Stati parti di migliorare le proprie capacità e competenze e di allargare la loro esperienza in tali settori. A tal riguardo, si terrà conto in particolare delle necessità dei Paesi in via di sviluppo. Articolo 24 1. Gli Stati parti riconoscono il diritto del minore di godere del miglior stato di salute possibile e di beneficiare di servizi medici e di riabilitazione. Essi si sforzano di garantire che nessun minore sia privato del diritto di avere accesso a tali servizi. 2. Gli Stati parti si sforzano di garantire l'attuazione integrale del summenzionato diritto e in particolare adottano ogni adeguato provvedimento per: a) diminuire la mortalità tra i bambini lattanti e i fanciulli; b) assicurare a tutti i minori l'assistenza medica e le cure sanitarie necessarie, con particolare attenzione per lo sviluppo delle cure sanitarie primarie; c) lottare contro la malattia e la malnutrizione, anche nell’ambito delle cure sanitarie primarie, in particolare mediante l'utilizzazione di tecniche agevolmente disponibili e la fornitura di alimenti nutritivi e di acqua potabile, tenendo conto dei pericoli e dei rischi di inquinamento dell'ambiente naturale; d) garantire alle madri adeguate cure prenatali e postnatali; e) fare in modo che tutti i gruppi della società, in particolare i genitori e i minori, ricevano informazioni sulla salute e sulla nutrizione del minore, sui vantaggi dell'allattamento al seno, sull'igiene e sulla salubrità dell'ambiente e sulla prevenzione degli incidenti e beneficino di un aiuto che consenta loro di mettere in pratica tali informazioni; f) sviluppare le cure sanitarie preventive, i consigli ai genitori e l'educazione e i servizi in materia di pianificazione familiare. 3. Gli Stati parti adottano ogni misura efficace atta ad abolire le pratiche tradizionali pregiudizievoli per la salute dei minori.

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4. Gli Stati parti si impegnano a favorire e incoraggiare la cooperazione internazionale in vista di ottenere gradualmente una completa attuazione del diritto riconosciuto nel presente articolo. A tal fine saranno tenute in particolare considerazione le necessità dei Paesi in via di sviluppo. Articolo 25 Gli Stati parti riconoscono al fanciullo che è stato collocato dalla autorità competente al fine di ricevere cure, una protezione oppure una terapia fisica o mentale, il diritto a una verifica periodica di detta terapia e di ogni altra circostanza relativa alla sua collocazione. Articolo 26 1. Gli Stati parti riconoscono a ogni fanciullo il diritto di beneficiare della sicurezza sociale, compresa la previdenza sociale, e adottano le misure necessarie per garantire una completa attuazione di questo diritto in conformità con la loro legislazione nazionale. 2. Le prestazioni, se necessarie, dovranno essere concesse in considerazione delle risorse e della situazione del minore e delle persone responsabili del suo mantenimento e tenendo conto di ogni altra considerazione relativa a una domanda di prestazione effettuata dal fanciullo o per suo conto. Articolo 27 1. Gli Stati parti riconoscono il diritto di ogni fanciullo a un livello di vita sufficiente per consentire il suo sviluppo fsico, mentale, spirituale, morale e sociale. 2. Spetta ai genitori o ad altre persone che hanno l'affidamento del fanciullo la responsabilità fondamentale di assicurare, entro i limiti delle loro possibilità e dei loro mezzi finanziari, le condizioni di vita necessarie allo sviluppo del fanciullo. 3. Gli Stati parti adottano adeguati provvedimenti, in considerazione delle condizioni nazionali e compatibilmente con i loro mezzi, per aiutare i genitori e altre persone aventi la custodia del fanciullo ad attuare questo diritto e offrono, se del caso, un'assistenza materiale e programmi di sostegno, in particolare per quanto riguarda l'alimentazione, il vestiario e l'alloggio. 4. Gli Stati parti adottano ogni adeguato provvedimento al fine di garantire il mantenimento dei fanciullo da parte dei suoi genitori o altre persone aventi una responsabilità finanziaria nei suoi confronti, sul loro territorio o all'estero. In particolare per tener conto dei casi in cui la persona che ha una responsabilità finanziaria nei confronti dei fanciullo vive in uno Stato diverso da quello del fanciullo, gli Stati parti favoriscono l'adesione ad accordi internazionali oppure la conclusione di tali accordi, nonché l'adozione di ogni altra intesa appropriata. Articolo 28 1. Gli Stati parti riconoscono il diritto del fanciullo all'educazione, e in particolare, al fine di garantire l'esercizio di tale diritto in misura sempre maggiore e in base all'uguaglianza delle possibilità: a) rendono l'insegnamento primario obbligatorio e gratuito per tutti; b) incoraggiano l'organizzazione di varie forme di insegnamento secondario sia generale che professionale, che saranno aperte e accessibili a ogni fanciullo, e adottano misure adeguate come la gratuità dell'insegnamento e l'offerta di una sovvenzione finanziaria in caso di necessità; c) garantiscono a tutti l'accesso all'insegnamento superiore con ogni mezzo appropriato,, in funzione delle capacità di ognuno; d) fanno in modo che l'informazione e l'orientamento scolastico e professionale siano aperte e accessibili a ogni fanciullo; e) adottano misure per promuovere la regolarità della frequenza scolastica e la diminuzione del tasso di abbandono della scuola. 2. Gli Stati parti adottano ogni adeguato provvedimento per vigilare affinché la disciplina scolastica sia applicata in maniera compatibile con la dignità del fanciullo in quanto essere umano e in conformità con la presente Convenzione. 9


3. Gli Stati parti favoriscono e incoraggiano la cooperazione internazionale nel settore dell'educazione, in vista soprattutto di contribuire a eliminare l'ignoranza e l'analfabetismo nel mondo e facilitare l'accesso alle conoscenze scientifiche e tecniche e ai metodi di insegnamento moderni. A tal fine, si tiene conto in particolare delle necessità dei Paesi in via di sviluppo. Articolo 29 1. Gli Stati parti convengono che l'educazione del fanciullo deve avere come finalità: a) favorire lo sviluppo della personalità del fanciullo nonché lo sviluppo delle sue facoltà e delle sue attitudini mentali e fisiche, in tutta la loro potenzialità; b) sviluppare nel fanciullo il rispetto dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali e dei principi consacrati nella Carta delle Nazioni Unite; c) sviluppare nel fanciullo il rispetto dei suoi genitori, della sua identità, della sua lingua e dei suoi valori culturali, nonché il rispetto dei valori nazionali del Paese nel quale vive, del Paese di cui può essere originario e delle civiltà diverse dalla sua; d) preparare il fanciullo ad assumere le responsabilità della vita in una società libera, in uno spirito di comprensione, di pace, di tolleranza, di uguaglianza tra i sessi e di amicizia tra tutti i popoli e gruppi etnici, nazionali e religiosi e delle persone di origine autoctono; e) sviluppare nel fanciullo il rispetto dell'ambiente naturale. 2. Nessuna disposizione del presente articolo o dell'art. 28 sarà interpretata in maniera da nuocere alla libertà delle persone fisiche o morali di creare e di dirigere istituzioni didattiche, a condizione che i principi enunciati al paragrafo 1 del presente articolo siano rispettati e che l'educazione impartita in tali istituzioni sia conforme alle norme minime prescritte dallo Stato. Articolo 30 Negli Stati in cui esistono minoranze etniche, religiose o linguistiche oppure persone di origine autoctono, un fanciullo autoctono o che appartiene a una di tali minoranze non può essere privato del diritto di avere una propria vita culturale, di professare e di praticare la propria religione o di far uso della propria lingua insieme agli altri membri del suo gruppo. Articolo 31 1. Gli Stati parti riconoscono al fanciullo il diritto al riposo e al tempo libero, a dedicarsi al gioco e ad attività ricreative proprie della sua età e a partecipare liberamente alla vita culturale ed artistica. 2. Gli Stati parti rispettano e favoriscono il diritto del fanciullo di partecipare pienamente alla vita culturale e artistica e incoraggiano l'organizzazione, in condizioni di uguaglianza, di mezzi appropriati di divertimento e di attività ricreative, artistiche e culturali. Articolo 32 1. Gli Stati parti riconoscono il diritto del fanciullo di essere protetto contro lo sfruttamento economico e di non essere costretto ad alcun lavoro che comporti rischi o sia suscettibile di porre a repentaglio la sua educazione o di nuocere alla sua salute o al suo sviluppo fisico, mentale, spirituale, morale o sociale. 2. Gli Stati parti adottano misure legislative, amministrative, sociali ed educative per garantire l'applicazione del presente articolo. A tal fine, e in considerazione delle disposizioni pertinenti degli altri strumenti internazionali, gli Stati parti, in particolare: a) stabiliscono un'età minima oppure età minime di ammissione all'impiego; b) prevedono un'adeguata regolamentazione degli orari di lavoro e delle condizioni d'impiego; c) prevedono pene o altre sanzioni appropriata per garantire l'attuazione effettiva del presente articolo;

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Articolo 33 Gli Stati parti adottano ogni adeguata misura, comprese misure legislative, amministrative, sociali ed educative per proteggere i fanciulli contro l'uso illecito di stupefacenti e di sostanze psicotrope, così come definite dalle Convenzioni internazionali pertinenti e per impedire che siano utilizzati fanciulli per la produzione e il traffico illecito di queste sostanze. Articolo 34 Gli Stati parti si impegnano a proteggere il fanciullo contro ogni forma di sfruttamento sessuale e di violenza sessuale. A tal fine, gli Stati adottano in particolare ogni adeguata misura a livello nazionale, bilaterale e multilaterale per impedire: a) che dei fanciulli siano incitati o costretti a dedicarsi a una attività sessuale illegale; b) che dei fanciulli siano sfruttati a fini di Prostituzione o di altre Pratiche sessuali illegali; c) che dei fanciulli siano sfruttati ai fini della produzione di spettacoli o di materiale a carattere pornografico. Articolo 35 Gli Stati Parti adottano ogni adeguato Provvedimento a livello nazionale, bilaterale e multilaterale per impedire il rapimento, la vendita o la tratta di fanciulli per qualunque fine e sotto qualsiasi forma. Articolo 36 Gli Stati parti Proteggono il fanciullo contro ogni altra forma di sfruttamento pregiudizievole al suo benessere in ogni suo aspetto. Articolo 37 Gli Stati parti vigilano affinché: a) nessun fanciullo sia sottoposto a tortura o a pene o trattamenti crudeli, inumani o degradanti. Né la pena capitale né l'imprigionamento a vita senza possibilità di rilascio devono essere decretati per reati commessi da persone di età inferiore a diciotto anni; b) nessun fanciullo sia privato di libertà in maniera illegale o arbitraria. L'arresto, la detenzione o l'imprigionamento di un fanciullo devono essere effettuati in conformità con la legge, costituire un provvedimento di ultima risorsa e avere la durata più breve possibile; c) ogni fanciullo privato di libertà sia trattato con umanità e con il rispetto dovuto alla dignità della persona umana e in maniera da tener conto delle esigenze delle persone della sua età. In particolare, ogni fanciullo privato di libertà sarà separato dagli adulti, a meno che si ritenga preferibile di non farlo nell'interesse preminente del fanciullo, ed egli avrà diritto di rimanere in contatto con la sua famiglia per mezzo di corrispondenza e di visite, tranne che in circostanze eccezionali; d) i fanciulli privati di libertà abbiano diritto ad avere rapidamente accesso a un'assistenza giuridica o a ogni altra assistenza adeguata, nonché il diritto di contestare la legalità della loro privazione di libertà dinanzi un Tribunale o altra autorità competente, indipendente e imparziale, e una decisione sollecita sia adottata in materia. Articolo 38 1. Gli Stati parti si impegnano a rispettare e a far rispettare le regole del diritto umanitario internazionale loro applicabili in caso di conflitto armato, e la cui protezione si estende ai fanciulli. 2. Gli Stati parti adottano ogni misura possibile a livello pratico per vigilare che le persone che non hanno raggiunto l'età di quindici anni non partecipino direttamente alle ostilità. 3. Gli Stati parti si astengono dall'arruolare nelle loro forze armate ogni persona che non ha raggiunto l'età di quindici anni. Nel reclutare persone aventi più di quindici anni ma meno di diciotto anni, gli Stati parti si sforzano di arruolare con precedenza i più anziani.

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4. In conformità con l'obbligo che spetta loro in virtù del diritto umanitario internazionale di proteggere la popolazione civile in caso di conflitto armato, gli Stati parti adottano ogni misura possibile a livello pratico affinché i fanciulli coinvolti in un conflitto armato possano beneficiare di cure e di protezione. Articolo 39 Gli Stati parti adottano ogni adeguato provvedimento per agevolare il recupero fisico e psicologico e il reinserimento sociale di ogni fanciullo vittima di ogni forma di negligenza, di sfruttamento o di maltrattamenti; di torture o di ogni altra forma di pene o di trattamenti crudeli, inumani o degradanti, o di un conflitto armato. Tale recupero e reinserimento devono svolgersi in condizioni tali da favorire la salute, il rispetto della propria persona e la dignità del fanciullo. Articolo 40 1. Gli Stati parti riconoscono a ogni fanciullo sospettato, accusato o riconosciuto colpevole di reato penale il diritto a un trattamento tale da favorire il suo senso della dignità e del valore personale, che rafforzi il suo rispetto per i diritti dell'uomo e le libertà fondamentali e che tenga conto della sua età nonché della necessità di facilitare il suo reinserimento nella società e di fargli svolgere un ruolo costruttivo in seno a quest'ultima. 2. A tal fine, e tenendo conto delle disposizioni pertinenti degli strumenti internazionali, gli Stati parti vigilano in particolare: a) affinché nessun fanciullo sia sospettato, accusato o riconosciuto colpevole di reato penale a causa di azioni o di omissioni che non erano vietate dalla legislazione nazionale o internazionale nel momento in cui furono commesse; b) affinché ogni fanciullo sospettato o accusato di reato penale abbia almeno diritto alle seguenti garanzie: I - di essere ritenuto innocente fino a quando la sua colpevolezza non sia stata legalmente stabilita; II - di essere informato il prima possibile e direttamente, oppure, se del caso, tramite i suoi genitori o rappresentanti legali, delle accuse portate contro di lui, e di beneficiare di un'assistenza legale o di ogni altra assistenza appropriata per la preparazione e la presentazione della sua difesa; III - che il suo caso sia giudicato senza indugio da un'autorità o istanza giudiziaria competenti, indipendenti e imparziali per mezzo di un procedimento equo ai sensi di legge in presenza del suo legale o di altra assistenza appropriata, nonché in presenza dei suoi genitori. o rappresentanti legali a meno che ciò non sia ritenuto contrario all'interesse preminente del fanciullo a causa in particolare della sua età o della sua situazione; IV - di non essere costretto a rendere testimonianza o dichiararsi colpevole; di interrogare o far interrogare i testimoni a carico e di ottenere la comparsa e l'interrogatorio dei testimoni a suo discarico a condizioni di parità; V - qualora venga riconosciuto che ha commesso reato penale, poter ricorrere contro questa decisione e ogni altra misura decisa di conseguenza dinanzi a un'autorità o istanza giudiziaria superiore competente, indipendente e imparziale, in conformità con la legge; VI - di essere assistito gratuitamente da un interprete se non comprende o non parla la lingua utilizzata; VII - che la sua vita privata sia pienamente rispettata in tutte le fasi della procedura. 3. Gli Stati parti si sforzano di promuovere l'adozione di leggi, di procedure, la costituzione di autorità e di istituzioni destinate specificamente ai fanciulli sospettati, accusati o riconosciuti colpevoli di aver commesso reato, e in particolar modo: a) di stabilire un'età minima al di sotto della quale si presume che i fanciulli non abbiano la capacità di commettere reato;

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b) di adottare provvedimenti ogni qualvolta ciò sia possibile e auspicabile per trattare questi fanciulli senza ricorrere a procedure giudiziarie rimanendo tuttavia inteso che i diritti dell'uomo e le garanzie legali debbono essere integralmente rispettate. 4. Sarà prevista tutta una gamma di disposizioni concernenti in particolar modo le cure, l'orientamento, la supervisione, i consigli, la libertà condizionata, il collocamento in famiglia, i programmi di formazione generale e professionale, nonché soluzioni alternative all'assistenza istituzionale, in vista di assicurare ai fanciulli un trattamento conforme al loro benessere e proporzionato sia alla loro situazione che al reato. Articolo 41 Nessuna delle disposizioni della presente Convenzione pregiudica disposizioni più propizie all'attuazione dei diritti del fanciullo che possano figurare: a) nella legislazione di uno Stato parte; oppure b) nel diritto internazionale in vigore per questo Stato.

Seconda parte Articolo 42 Gli Stati parti si impegnano a far largamente conoscere i principi e le disposizioni della presente Convenzione, con mezzi attivi e adeguati sia agli adulti che ai fanciulli. Articolo 43 1. Al fine di esaminare i progressi compiuti dagli Stati parti nell'esecuzione degli obblighi da essi contratti in base alla presente Convenzione, è istituito un Comitato dei Diritti del Fanciullo che adempie alle funzioni definite in appresso. 2. Il Comitato si compone di dieci esperti di alta moralità e in possesso di una competenza riconosciuta nel settore oggetto della presente Convenzione. I suoi membri sono eletti dagli Stati parti tra i loro cittadini e partecipano a titolo personale, secondo il criterio di un'equa ripartizione geografica e in considerazione dei principali ordinamenti giuridici. 3. I membri del Comitato sono eletti a scrutinio segreto su una lista di persone designate dagli Stati parti. Ciascuno Stato parte può designare un candidato tra i suoi cittadini. 4. La prima elezione avrà luogo entro sei mesi a decorrere dalla data di entrata in vigore della presente Convenzione. Successivamente si svolgeranno elezioni ogni due anni. Almeno quattro mesi prima della data di ogni elezione il Segretario Generale dell'Organizzazione delle Nazioni Unite inviterà per iscritto gli Stati parti a proporre i loro candidati entro un termine di due mesi. Quindi il Segretario generale stabilirà l'elenco alfabetico dei candidati in tal modo designati, con l'indicazione degli Stati parti che li hanno designati, e sottoporrà tale elenco agli Stati parti alla presente Convenzione. 5. Le elezioni avranno luogo in occasione delle riunioni degli Stati parti, convocate dal Segretario Generale presso la Sede dell'Organizzazione delle Nazioni Unite. In queste riunioni per le quali il numero legale sarà rappresentato da due terzi degli Stati parti, i candidati eletti al Comitato sono quelli che ottengono il maggior numero di voti, nonché la maggioranza assoluta degli Stati parti presenti e votanti. 6. I membri del Comitato sono eletti per quattro anni. Essi sono rieleggibili se la loro candidatura è ripresentata. Il mandato di cinque dei membri eletti nella prima elezione scade alla fine di un periodo di due anni; i nomi di tali cinque membri saranno estratti a sorte dal presidente della riunione immediatamente dopo la prima elezione.

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7. In caso di decesso o di dimissioni di un membro del Comitato oppure se, per qualsiasi altro motivo, un membro dichiara di non poter più esercitare le sue funzioni in seno al Comitato, lo Stato parte che aveva presentato la sua candidatura nomina un altro esperto tra i suoi cittadini per coprire il seggio resosi vacante fino alla scadenza del mandato corrispondente, sotto riserva dell'approvazione del Comitato. 8. Il Comitato adotta il suo regolamento interno. 9. Il Comitato elegge il suo Ufficio per un periodo di due anni. 10. Le riunioni del Comitato si svolgono normalmente presso la Sede della Organizzazione delle Nazioni Unite, oppure in ogni altro luogo appropriato determinato dal Comitato. Il Comitato si riunisce di regola ogni anno. La durata delle sue sessioni è determinata e se necessario modificata da una riunione degli Stati parti alla presente Convenzione, sotto riserva dell'approvazione dell'Assemblea Generale. 11. Il Segretario Generale dell'Organizzazione delle Nazioni Unite mette a disposizione del Comitato il personale e le strutture di cui quest'ultimo necessita per adempiere con efficacia alle sue mansioni in base alla presente Convenzione. 12. I membri del Comitato istituito in base alla presente Convenzione ricevono, con l'approvazione dell'Assemblea Generale, emolumenti prelevati sulle risorse dell'Organizzazione delle Nazioni Unite alle condizioni e secondo le modalità stabilite dall'Assemblea Generale. Articolo 44 1. Gli Stati parti si impegnano a sottoporre al Comitato, tramite il Segretario Generale dell'Organizzazione delle Nazioni Unite, rapporti sui provvedimenti che essi avranno adottato per dare effetto ai diritti riconosciuti nella presente Convenzione e sui progressi realizzati per il godimento di tali diritti: a) entro due anni a decorrere dalla data dell'entrata in vigore della presente Convenzione per gli Stati parti interessati; b) in seguito, ogni cinque anni. 2. I rapporti compilati in applicazione del presente articolo debbono se del caso indicare i fattori e le difficoltà che impediscono agli Stati parti di adempiere agli obblighi previsti nella presente Convenzione. Essi debbono altresì contenere informazioni sufficienti a fornire al Comitato una comprensione dettagliata dell'applicazione della Convenzione nel Paese in esame. 3. Gli Stati parti che hanno presentato al Comitato un rapporto iniziale completo non sono tenuti a ripetere nei rapporti che sottoporranno successivamente - in conformità con il capoverso b) del paragrafo 1 del presente articolo - le informazioni di base in precedenza fornite. 4. Il Comitato può chiedere agli Stati parti ogni informazione complementare relativa all'applicazione della Convenzione. 5. Il Comitato sottopone ogni due anni all'Assemblea generale, tramite il Consiglio Economico e Sociale, un rapporto sulle attività del Comitato. 6. Gli Stati parti fanno in modo che i loro rapporti abbiano una vasta diffusione nei loro Paesi. Articolo 45 Al fine di promuovere l'attuazione effettiva della Convenzione e incoraggiare la cooperazione internazionale nel settore oggetto della Convenzione: a) le Istituzioni specializzate, il Fondo delle Nazioni Unite per l'Infanzia e altri organi delle Nazioni Unite hanno diritto di farsi rappresentare nell'esame dell'attuazione di quelle disposizioni della presente Convenzione che rientrano nell'ambito del loro mandato. Il Comitato può invitare le Istituzioni Specializzate, il Fondo delle Nazioni Unite per l'Infanzia e ogni altro organismo competente che riterrà appropriato, a dare pareri specializzati sull'attuazione della Convenzione in settori di competenza dei loro rispettivi mandati. Il Comitato può invitare le Istituzioni

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Specializzate, il Fondo delle Nazioni Unite per l'Infanzia e altri organi delle Nazioni Unite a sottoporgli rapporti sull'attuazione della Convenzione in settori che rientrano nell'ambito delle loro attività; b) il Comitato trasmette, se lo ritiene necessario, alle Istituzioni Specializzate, al Fondo delle Nazioni Unite per l'Infanzia e agli altri Organismi competenti ogni rapporto degli Stati parti contenente una richiesta di consigli tecnici o di assistenza tecnica, o che indichi una necessità in tal senso, accompagnato da eventuali osservazioni e proposte del Comitato concernenti tale richiesta o indicazione; c) il Comitato può raccomandare all'Assemblea generale di chiedere al Segretario Generale di procedere, per conto del Comitato, a studi su questioni specifiche attinenti ai diritti del fanciullo; d) il Comitato può fare suggerimenti e raccomandazioni generali in base alle informazioni ricevute in applicazione degli artt. 44 e 45 della presente Convenzione. Questi suggerimenti e raccomandazioni generali sono trasmessi a ogni Stato parte interessato e sottoposti all'Assemblea Generale insieme a eventuali osservazioni degli Stati parti.

Terza parte Articolo 46 La presente Convenzione è aperta alla firma di tutti gli Stati. Articolo 47 La presente Convenzione è soggetta a ratifica. Gli strumenti di ratifica saranno depositati presso il Segretario Generale dell'Organizzazione delle Nazioni Unite. Articolo 48 La presente Convenzione rimarrà aperta all'adesione di ogni Stato. Gli strumenti di adesione saranno depositati presso il Segretario Generale della Organizzazione delle Nazioni Unite. Articolo 49 1. La presente Convenzione entrerà in vigore il trentesimo giorno successivo alla data del deposito presso il Segretario Generale dell'Organizzazione delle Nazioni Unite del ventesimo strumento di ratifica o di adesione. 2. Per ciascuno degli Stati che ratificheranno la presente Convenzione o che vi aderiranno dopo il deposito del ventesimo strumento di ratifica o di adesione la Convenzione entrerà in vigore il trentesimo giorno successivo al deposito da parte di questo Stato del suo strumento di ratifica o di adesione. Articolo 50 1. Ogni Stato parte può proporre un emendamento e depositarne il testo presso il Segretario Generale dell'Organizzazione delle Nazioni Unite. Il Segretario Generale comunica quindi la proposta di emendamento agli Stati parti, con la richiesta di far sapere se siano favorevoli a una Conferenza degli Stati parti al fine dell'esame delle proposte e della loro votazione. Se, entro quattro mesi a decorrere dalla data di questa comunicazione, almeno un terzo degli Stati parti si pronuncia a favore di tale Conferenza, il Segretario Generale convoca la Conferenza sotto gli auspici dell'Organizzazione delle Nazioni Unite. Ogni emendamento adottato da una maggioranza degli Stati parti presenti e votanti alla Conferenza è sottoposto per approvazione all'Assemblea Generale. 2. Ogni emendamento adottato in conformità con le disposizioni del paragrafo 1 del presente articolo entra in vigore dopo essere stato approvato dall'Assemblea Generale delle Nazioni Unite e accettato da una maggioranza di due terzi degli Stati parti.

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3. Quando un emendamento entra in vigore esso ha valore obbligatorio per gli Stati parti che lo hanno accettato, gli altri Stati parti rimanendo vincolati dalle disposizioni della presente Convenzione e da tutti gli emendamenti precedenti da essi accettati. Articolo 51 1. Segretario Generale dell'Organizzazione delle Nazioni Unite riceverà e comunicherà a tutti gli Stati il testo delle riserve che saranno state formulate dagli Stati all'atto della ratifica o dell'adesione. 2. Non sono autorizzate riserve incompatibili con l'oggetto e le finalità della presente Convenzione. 3. Le riserve possono essere ritirate in ogni tempo per mezzo di notifica indirizzata in tal senso al Segretario Generale delle Nazioni Unite il quale ne informerà quindi tutti gli Stati. Tale notifica avrà effetto alla data in cui è ricevuta dal Segretario Generale. Articolo 52 Ogni Stato parte può denunciare la presente Convenzione per mezzo di notifica scritta indirizzata al Segretario Generale dell'Organizzazione delle Nazioni Unite. La denuncia avrà effetto un anno dopo la data di ricezione della notifica da parte del Segretario Generale.

Articolo 53 Il Segretario Generale dell'Organizzazione delle Nazioni Unite è designato come depositario della presente Convenzione. Articolo 54 L'originale della presente Convenzione, i cui testi in lingua araba, cinese, francese, inglese, russa e spagnola fanno ugualmente fede, sarà depositato presso il Segretario Generale dell'Organizzazione delle Nazioni Unite.

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12.2 Le leggi che tutelano i minori

La legislazione riguardante i minori comprende convenzioni internazionali e leggi nazionali. -

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Convenzioni Onu sui diritti dell’infanzia del 1989 ratificata in Italia con la legge del 27 maggio 1991 n. 176. Risoluzione europea del gennaio 1996 contro la violenza minori. La decisione n. 293/2000 Ce del 24 gennaio del Parlamento europeo e del Consiglio d’Europa nel quale è stato approvato un Programma d’azione comunitario sulle misure preventive intese a combattere la violenza contro i bambini, i giovani e le donne, rinnovando l’impegno finanziario, per i prossimi anni per il progetto Dafne. La decisione del Consiglio d’Europa del 1998 del piano d’azione per la promozione di un uso sicuro di Internet con la disponibilità di promuovere una rete europea di help lines (linee di aiuto) e la sperimentazione di software-filtro per ridurre i pericoli di Internet. Le conclusioni del Consiglio Europeo del 15-16 ottobre 1999 relative alla tratta degli esseri umani al fine di sfruttamento sessuale e alle tecnologie sofisticate al servizio della criminalità ed in particolare alla pornografia infantile su Internet. Il parere del Comitato delle Regioni d’Europa n. 2000/C 57/07 del 19 febbraio sul tema: “La cooperazione locale e regionale per proteggere bambini e adolescenti dalla violenza e dall’abbandono nell’Unione europea”. La raccomandazione n. 1371 1998/1 dell’assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa sui bambini vittime di abuso e di maltrattamento. La convenzione di Strasburgo del 25 gennaio 1996 sull’esercizio dei diritti dei bambini. Le conclusioni dell’incontro internazionale organizzato dall’Unesco a Parigi il 18-19 gennaio 1999 dal titolo: Sexual abuse of children, child pornography and paedophilia on the Internet: an intemational challenge. La legge n. 66 del 15 febbraio 1996 di riforma delle norme contro la violenza sessuale che ha compiuto la scelta sistematica di riconoscere il reato di violenza sessuale non più come un reato contro l’onore e il buon costume, ma contro la persona.

La legge n. 269 del 3 agosto 1998 dal titolo: Norme contro lo sfruttamento della prostituzione, della pornografia, del turismo sessuale a danno di minori, quali nuove forme di riduzione in schiavitù. Attualmente sono presenti in Parlamento circa una dozzina di disegni di legge suddiviso tra Camera e Senato, tutte tese ad avversare nel modo più efficace possibile l’abuso intrafamiliare a danno dei minori e i reati connessi alla pedofilia, attraverso norme che nascono dalla consapevolezza che la risposta sanzionatoria non è risolutiva del problema, ma deve essere completata con l’aspetto preventivo, allo scopo di individuare i minori a rischio e proteggerli e di evitare la reiterazione di comportamenti illeciti da parte dei colpevoli.

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12.3 Carta Europea dei Diritti fondamentali Dignità della persona a) b) c) d) e) f) g) h) i)

diritto alla vita condanna della pena di morte diritto all'integrità della persona diritto a integrità fisica, genetica e psichica divieto di esperimenti sugli esseri umani (consenso libero e informato del paziente) divieto di clonazione divieto di fare del corpo umano una fonte di lucro proibizione di tortura, pene umane degradanti proibizione di schiavitù, lavoro forzato e tratta degli esseri umani.

Libertà a) b) c) d) e) f) g) h) i) j) k) l) m) n)

libertà personale rispetto della vita privata e familiare libertà di pensiero, coscienza o religione libertà di stampa e opinione, di riunione e associazione libertà della scienza e delle arti diritto all'obiezione di coscienza protezione dei dati personali estensione del diritto di proprietà alle opere intellettuali diritto a sposarsi, all'istruzione, alla formazione professionale e continua gratuità dell'istruzione obbligatoria libertà di creare istituti di insegnamento libertà di scegliere l'istruzione da impartire ai figli, garantiti dalle leggi nazionali libertà professionale diritto di circolare, risiedere e lavorare in tutto il territorio dell'Unione anche ai cittadini di Paesi terzi autorizzati a lavorare negli Stati membri o) libertà d'impresa, del diritto di proprietà, del diritto d'asilo p) proibizione di espulsioni collettive, estradizione di persone verso Paesi dove esista il rischio di tortura o pena di morte. Uguaglianza a) diritto fondamentale dell'uguaglianza di tutti i cittadini di fronte alla legge b) divieto di ogni forma di discriminazione di sesso, razza, estrazione sociale o origine etnica, religione o convinzioni, handicap, età o orientamento sessuale c) rispetto di ogni diversità culturale, religiosa e linguistica d) diritto ad un pari trattamento e a pari opportunità in ogni settore della vita e del lavoro, indipendentemente dal sesso e) diritti dei bambini (articolo 24): alla protezione e alla cura a esprimere liberamente le proprie opinioni a intrattenere regolarmente relazioni con entrambi i genitori interesse superiore del bambino in tutti gli atti che lo riguardano f) diritti degli anziani e dei disabili promuovendo l'inserimento sociale e la partecipazione alla vita della comunità.

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Solidarietà a) b) c) d) e) f) g) h) i) j)

diritto dei lavoratori all'informazione e alla consultazione nell'ambito dell'impresa diritto di negoziare e ricorrere ad azioni collettive, compreso lo sciopero diritto alla protezione contro il licenziamento arbitrario diritto alla tutela della salute e della sicurezza sul lavoro diritto alla regolamentazione degli orari di lavoro e periodi di riposo e di ferie proibizione del lavoro minorile (minori in età di obbligo scolastico) diritto alla protezione giuridica, sociale ed economica per le famiglie tutela della maternità, con la protezione dal licenziamento in caso di maternità garanzia di poter usufruire di congedi per la nascita o l'adozione di un figlio diritto all'assistenza sociale, sanitaria, tutela sociale, assistenza abitativa per tutti coloro che non dispongano di risorse sufficienti k) diritto alla sanità pubblica, e un livello elevato di protezione della salute umana l) diritto del consumatore ad accedere a servizi di interesse economico generale a godere di un'elevata protezione e qualità dell'ambiente. Cittadinanza europea a) b) c) d) e) f) g)

partecipazione effettiva diretta e indiretta attraverso le istituzioni europee diritto di voto e di eleggibilità al Parlamento europeo e comunali in Stati membri diritto alla trasparenza dei processi decisionali e alla libertà d'informazione diritto per ognuno di accesso agli atti amministrativi e altri dati che lo riguardino diritto di presentare una petizione al Parlamento europeo libertà di circolazione e di soggiorno nel territorio dell'Unione diritto di ricorrere al Mediatore dell'Unione per casi di cattiva amministrazione.

Giustizia a) b) c) d)

diritto a ricorrere dinanzi a un giudice in caso di violazione dei propri diritti diritto all'assistenza legale e a una difesa gratuita, per chi non ha mezzi presunzione di innocenza divieto di pene sproporzionate rispetto al reato e) diritto di non essere giudicati o puniti due volte per lo stesso reato.

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13. Bibliografia generale per settore

INDICE 13. Bibliografia generale per settore 13.1 Dossier 13.2 Rapporti nazionali e internazionali 13.3 Annuari 13.4 Atlanti e Schede 13.5 Libri A. Altra economia e Finanza B. Debito C. Globalizzazione D. Lavoro E. Nuovi stili di vita F. ONG e Associazioni G. Resistenze H. Spiritualità e sviluppo I. Strumenti per l’educazione allo sviluppo e la cooperazione L. Sviluppo equo e solidale M. Sviluppo sostenibile 13.6 Articoli

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13.1 Dossier A citizen’s giude to the WTO, Inkworks, USA, 1999 Cambiare le regole con le botteghe del mondo, in Dossier Nigrizia, Febbraio 1997 E il consumatore disse no, in Dossier Nigrizia, Febbraio 1997 Noi, popoli delle Nazioni Unite…, Atti del “Forum Internazionale per la Riforma e la Democratizzazione delle Nazioni Unite”, Perugia, Settembre 1995 Per famiglie consapevoli, in Dossier Nigrizia, Febbraio 1997 Pulling up the drawbridge. The Multilateral Agreement on Investment su World Development Movement, Giugno 1997 The alarming multilateral agreement on investment now being negotiated at the OECD su Public Citizen’s Global Trade Wathch Backgrounder, USA, Giugno 1997 The MAI: policy implications for developing countries, su Third World Network briefing paper, Penang, Malaysia, 1997 Tobin Tax, una richiesta di giustizia, Dossier a cura di Manitese, su http://www.manitese.it/tt/dossierTT.htm [Novembre 2000] Una chance a quel bambino, in Dossier Nigrizia, Febbraio 1997 Viaggiatori senza Club, in Dossier Nigrizia, Febbraio 1997 Barnard P., I Globalizzatori, Report, Giugno 2000, su http://report.rai.it [Novembre 2000] Escobar S., Il controllo delle acque, in Storia d’Italia, Annali, N°3 I.C.E.I (Istituto per la Cooperazione Economica Internazionale) (a cura di), Dossier: il macigno del debito estero, Milano, Maggio 2000 Il programma internazionale a due anni dal Microcredit Summit. Quando "un milione di posti di lavoro" è ancora poco, di Francesco Terreri, su http://www.unimondo.org/temi/microcredito2.html#5 [Ottobre 2000] Marani D., L’impero del MAI, Dossier Nigrizia, Ottobre 1998 Martone F. (a cura di), L’Accordo Multilaterale sugli Investimenti, a cura della Campagna per la riforma della Banca Mondiale, 1998 Meloni M., Globalizzazione ferma a un giro. Lilliput 1 - Clinton 0, Nigrizia, Gennaio, 2000 Moro R., I meccanismi del debito e le possibili vie d’uscita, Dossier su http://www.peacelink.it [Ottobre 2000] Nanni A., Surian A., Nord - Sud. L’informazione negAa. Che fare?, in Missione Oggi, Marzo 1995 Sforza-Roderick (e altri), Writing the Constitution of a Single Global Economy. A concise guide to the MAI - supporters’ and opponents’ views, 1997 USCIB (U. S. Council for International Business), A guide to the Multilateral Agreement on Investment (MAI), 1996

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13.2 Rapporti nazionali e internazionali ACNUR, Rifugiati nel mondo 1997/98, Roma, 1998 EFTA, Fair Trade Yearbook - Towards 2000, Bruxelles, 1998 EFTA, Rapporto sul Commercio Equo 1995 EUROSTAT, L’Europa in cifre 1999, Il Sole 24 Ore, Milano, 2000 FAO, The state of food insecurity in the World, Roma, 2000 Human Rights Watch, World Report 2000, Human Rights Watch, New York, 2000 ILO, World Employment Report 1998/99, Ginevra, 1999 ISTAT, La povertà in Italia nel 1999, Note Rapide, Anno 5 - Num. 5, 4 Luglio 2000, Roma, 2000 Marshall A., 6 Billion. A time for choices, UNFPA, New York, 1999 OECD, Code of conduct for Multinational Enterprises, Parigi, 1992 OECD, DAC Scoping study of donor poverty reduction policies and practices, Overseas Development Institute, Parigi, 1999 OECD, Shaping the 21st Century: The contribution of development cooperation, Parigi, 1997 UN (United Nations), Implementation of the first United Nations Decade for the Eradication of Poverty (1997-2006) Report of the Secretary-General, United Nations Publication, 1998 UN, World economic situation and prospects 2000, New York, 2000 UN, Noi i Popoli: il ruolo delle Nazioni Unite nel XXI secolo, Rapporto del Segretario Generale, 2000 UN, World Economic and Social Survey, New York, 1998 UNCTAD, Least Developed Countries: 1997 Report, Ginevra, 1997 UNCTAD, World Investment Report 2000, Ginevra, 2000 UNDP, Rapporto sullo Sviluppo Umano 1998, Rosemberg & Selliers, Torino, 1998 UNEP, Iucn, Wwf, Caring for the Hearth. A strategy for Sustainable living, ed. it. a cura del Wwf, 1991 UNESCO, World Education Report, Parigi, 1998 UNICEF, Le condizioni dell’infanzia nel mondo 1998, Roma, 1998 UNSD, Earth Summit: Agenda 21, Summit mondiale sull'Ambiente di Rio de Janeiro, Agenda 21, 1992 WHO, The World Health Report 1998, Ginevra, 1998 WORLD BANK, Global Development Finance 2000, Washington, 2000 WORLD BANK, World development indicators 1999, Washington, 1999 WORLD BANK, World Development Report 2000/2001: Attacking Poverty, Washington, 2000

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13.3 Annuari Coface, La Viscontea (a cura di), Guida al rischio paese 2000, Le Guide de ll Sole 24 Ore, Milano, 2000 Caritas di Roma, Immigrazione: dossier statistico 1999, Anterem, Roma, 1999 Gruppo Abele, Annuario sociale 2000, Feltrinelli, Milano, 2000 Iniziativa comunitaria Occupazione Now, Europeen equality agent. Una professione oltre il 2000, Grafiche Milano, 1999 O’Loughlin J. (a cura di), Dizionario di Geopolitica, Asterios, 2000 Presidenza del Consiglio dei Ministri. Commissione Nazionale per la parità e le pari opportunità tra uomo e donna, Le donne nel mondo 1995, Nazioni Unite, 1995 Violante L. (Ed.), I soldi della Mafia. Rapporto 1998, Laterza, Bari, 1998 Violante L. (Ed.), Mafia e antimafia. Rapporto 1996, Laterza, Bari, 1996 Violante L. (Ed.), Mafia e società italiana. Rapporto 1997, Laterza, Bari, 1997

13.4 Atlanti e Schede AA. VV., Per un'economia di giustizia, Cipsi, Roma Barnier M., Atlas des risques majeurs, Plon, 1992 Caritas Italiana, Schede informative, 1991 Clementi M., Scognamiglio N., Popoli in movimento, EMI, Bologna, 1993 CNMS, Ai figli del pianeta, EMI, Bologna, 1998 Dempsey M., Atlas of the arab world, Ed. The daily telegraph, 1983 Globalizzazione dei popoli, campagna di sensibilizzazione ai nuovi rapporti nord-sud, Il clima, Progetto Continenti, Roma Globalizzazione dei popoli, campagna di sensibilizzazione ai nuovi rapporti nord-sud L'acqua, Progetto Continenti, Roma Globalizzazione dei popoli, campagna di sensibilizzazione ai nuovi rapporti nord-sud, Sicurezza alimentare, Progetto Continenti, Roma Globalizzazione dei popoli, campagna di sensibilizzazione ai nuovi rapporti nord-sud, Allevamenti, Progetto Continenti, Roma Globalizzazione dei popoli, campagna di sensibilizzazione ai nuovi rapporti nord-sud, Uscire dal debito, Progetto Continenti, Roma Globalizzazione dei popoli, campagna di sensibilizzazione ai nuovi rapporti nord-sud, Embarghi, Progetto Continenti, Roma Globalizzazione dei popoli, campagna di sensibilizzazione ai nuovi rapporti nord-sud, Agricoltura e allevamento, Progetto Continenti, Roma Kidron M., Segal R., The state of the world, Atlas, Penguin,1995 Meyers N., Atlante Gaia. Un pianeta da salvare, Zanichelli Peters A., Atlante del Mondo, Rizzoli Seager J., The new state of the earth, Atlas, Simon & Shuster Inc., New York, 1990 Seager, J., Women Atlas, Simon & Shuster Inc., New York

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13.5 Libri A. Altra economia e Finanza Aa. Vv., Capitali coraggiosi. Verso la Banca Etica, Alfazeta - Coop. Il Seme, 1996 AA. VV., Economia finanza, Cittadella, 2000 AA. VV., Etica ed economia (pensatori del XX sec.), Ed, 1993 AA. VV., Finanza etica, Cipsi, 1998 AA. VV., Realizzare l'impossibile: dare un'anima alla finanza, Gregoriana, 1999 AA. VV., Umanizzare l'economia. La sfida della globalizzazione, Monti, 2000 Alex C. M., Una tassa giusta: la Tobin Tax. Tassare le operazioni finanziarie per costruire una finanza etica, Gruppo Abele, Torino, 1999 Amin, Il capitalismo nell’era della globalizzazione, Asterios, 1997 Antiseri, Cattolici a difesa del mercato, Sei, 1995 Arrighi, Il lungo xx secolo (denaro, potere e le origini del nostro tempo), Est, 1999 Bini Smaghi L., Chi ci salva dalla prossima crisi finanziaria?, Il Mulino, Bologna, 2000 Calvez, La Chiesa di fronte al liberalismo economico, Lavoro, 1994 Calvi M., Sorella banca. Passato presente e futuro di Banca Etica, Monti, 2000 Capriglione F., Etica della finanza e finanza etica, Laterza, Bari, 1997 Chiavacci E., Lezioni brevi di etica sociale, Cittadella, 1999 Chiavacci E., Teologia Morale e vita economica. Morale della vita economica, politica, di comunicazione, Cittadella Colombini F., Gli intermediari finanziari, Utet, 1993 Cooperativa Verso La Banca Etica, Banca Etica: l'interesse di tutti, Publistampa, Milano, 1995 Daly H.E., Cobb JR J.B., Un'economia per il bene comune, Red, 1994 Davico L., Soldidarietà - Guida al risparmio autogestito, Macro Edizioni 1992. Devine G., Gli affari hanno un'anima?, San Paolo, Cinisello Balsamo,1999 Ferro A., Raeli G., La liberalizzazione del mercato mondiale. Dall'ito alla wto, passando per il gatt, Il Sole 24 Ore, 1999 Forrester V., L'orrore economico - Lavoro, economia, disoccupazione: la grande truffa del nostro tempo, Ponte alle Grazie, 1997. Fourcans A., L’economia spiegata a mia figlia, Etas Libri, 1998 Giddens A., La terza via, Il Saggiatore, Milano, 1999 Kapstein Ethan B., Governare l'economia globale. La finanza internazionale e lo stato, Asterios, 1999 Landsburg S.E., L'economista in pantofole, Baldini & Castoldi, Milano, 1995 Lenoir, Il tempo delle responsabilità, Sei, 1994 Lisbona G., I limiti della competitività, Manifesto, 1995 Lorenzetti L., Marzano F., Quaglio A., Economia Finanza, Cittadella, 2000 Marazzi C., Il posto dei calzini La svolta linguistica dell'economia e i suoi effetti sulla politica, Bollati Boringhieri, Torino, 1999 Margarita E., La pelle del pollo, Cascina Ghiaia, Berzano S. Pietro (At), 1998 Mess R., Ecologia del denaro, Filadelfia, 1996. Millman G. J., La finanza barbara, Garzanti, Milano 1996 Pecorari, Il solidarismo possibile, Sei, 1995 Roodman D. M., La ricchezza naturale delle nazioni, Ambiente, 1998 Sassen S., Fuori controllo, Il Saggiatore, Milano, 1998 Sassen S., Le città dell’economia globale, Il Mulino, Bologna, 1997 5


Sen Amartya K., Etica ed economia, Il Mulino, Bologna, 1986 Sen Amartya K., La diseguaglianza Un riesame critico, Il Mulino, Bologna, 2000 Sen Amartya K., La libertà individuale come impegno sociale, Laterza, Bari, 1998 Sen Amartya K., Lo sviluppo è libertà. Perché non c'è crescita senza democrazia, Mondadori, 2000 Sen Amartya K., Risorse, valori e sviluppo, Bollati Boringhieri, Torino, 2000 Soros G., La crisi del capitalismo globale, Edizioni Ponte alle Grazie, 1999 Stiz G., Cooperativa il Seme, Guida alla finanza etica. Come investire i propri risparmi in modo responsabile, EMI, Bologna, 1999 Strange S., Denaro impazzito. I mercati finanziari: presente e futuro, Comunità, 1999 Thurow C.L., Il futuro del capitalismo, Mondadori, 1997 Vidal, Etica civile e società democratica, Sei, 1992 Volpi F., Introduzione all'economia dello sviluppo, Franco Angeli, Milano, 1994. Volpi, Il denaro della speranza - Spirito, metodi e risultati della Grameen Bank, EMI, Bologna, 1998. Wallestein, Dopo il liberalismo, Jaca Book, 1999 Yunus M., Il banchiere dei poveri, Feltrinelli, Milano, 1998 Zamagni S., Economia ed etica, Ave, 1994

B. Debito Aa. Vv., Chiesa, usura e debito estero, Vita e Pensiero, 1999 Bosio R., Moro R., Pagare con la vita. Lo scandalo dell'indebitamento dei paesi poveri, EMI, Bologna, 2000 Bosio R., Una pietra al collo, EMI, Bologna, 1998 Castagnola A., Cancellare il debito, EMI, Bologna, 2000 George S., Crediti senza frontiere, Ega, 1994 George S., Il boomerang del debito, Lavoro, 1992 George S., Il debito del Terzo Mondo, Lavoro, 1991 Sberna M., Un debito senza fine, EMI, Bologna, 2000 Silva F., Tasche vuote. Cosa fare del debito estero, Monti, 2000

C. Globalizzazione Aa. Vv., Che cos'è la globalizzazione, Asterios, 1999 Aa. Vv., Traffici internazionali, EMI, Bologna, 2000 Agnelli A., Fare giubileo nella globalizzazione, EMI, Bologna, 2000 Amin S., Oltre la mondializzazione, Riuniti, 1999 Amoroso B., Della globalizzazione, La Meridiana, Molfetta, 1997 Amoroso B., L'apartheid globale, Lavoro, 1999 Ardesi L., Il mito del villaggio globale, Edizioni Associate, Roma, 1992 Arricia J., Aguilar J. V., Globalizzazione dell’economia, Cascina Ghiaia, Berzano S. Pietro (At), 1996 Balducci E., L'uomo planetario, Ecp, Firenze,1998 Bauman Z., Le sfide dell'etica, Feltrinelli, Milano, 1997 6


Baumann Z., Dentro la globalizzazione. Le conseguenze sulla persone, Laterza, Bari, 1999 Chomsky N., I cortili dello zio Sam, Gamberetti, 1996 Chomsky N., Il club dei ricchi, Gamberetti, 1996 Chomsky N., La società globale, La Piccola, 1997 Chossudovsky M., La globalizzazione della povertà. L’impatto delle riforme del Fondo Monetario Internazionale, Gruppo Abele, Torino,1998 Dahrendorf R., Quadrare il cerchio, Laterza, Bari, 1995 Ferrarese M. R., Le istituzioni della globalizzazione. Diritto e diritti nella società transnazionale, Il Mulino, Bologna,2000 Fucecchi E., Glob Glob. La globalizzazione spiegata ai ragazzi, EMI, Bologna, 2000 George S., Il rapporto Lugano. La salvaguardia del capitalismo nel XXI secolo, Asterios, 2000 George S., Papisca A., Micarelli M., Un’economia che uccide, L’altrapagina, Città di Castello (Pg), 1997 Giddens A., Il mondo che cambia. Come la globalizzazione ridisegna la nostra vita, Il Mulino, 2000 Habermas J., La costellazione postnazionale. Mercato globale, nazioni e democrazia, Feltrinelli, Milano, 1999 Hans, Martin P., Schuman H., La trappola della globalizzazione, Raetia, 1997 Held D., Democrazia e ordine globale, Asterios, 2000 Ilardi M., Negli spazi vuoti della metropoli. Distruzione, disordine, tradimento dell'ultimo uomo, Bollati Boringhieri, Torino, 1999 Krugman P., Un’ossessione pericolosa, Etas, 1997 Kurz R., La fine della politica e l'apoteosi del denaro, Manifesto, 1997 Latouche S., L’occidentalizzazione del mondo. Saggio sul significato, la portata e i limiti dell’uniformazione planetaria, Bollati Boringhieri, Torino, 1992 Latouche S., Il mondo ridotto a mercato, Lavoro, 1998 Lunghini G., L'età dello spreco, Bollati Boringhieri, Torino, 1995 Mathey J. M., Comprendere la strategia, Asterios, 1999 Mill J. S., Saggio sulla libertà, Est, 1999 Morin E., Nair S., Una politica di civiltà, Associate, 1999 Ramonet I., Geopolitica del Caos, Asterios, 2000 Ramonet I., La tirannia della comunicazione, Asterios, 1999 Robertson R., Globalizzazione. Teoria sociale e cultura globale, Asterios, 1999 Schmidt H., Globalizzazione sfide politiche, economiche e culturali, Lavoro, 2000 Schooyans M., Nuovo disordine mondiale, San Paolo, Cinisello Balsamo, 2000 Sennett R., L'uomo flessibile. Le conseguenze del nuovo capitalismo sulla vita personale, Feltrinelli, Milano, 1999 Shiva V., Monoculture della mente, Bollati Boringhieri, Torino, 1993 Soda A., Le organizzazioni internazionali, Avvenimenti, 1999 Spybey T., Globalizzazione e società mondiale, Asterios, 2000 Vaccaro S., Il pianeta unico. Processi di globalizzazione, Elèuthera, 1999 Wallerstein I., Geopolitica e geocultura, Asterios, 2000

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D. Lavoro AA. VV., I bambini a studiare e i grandi a lavorare, Ediesse, 2000 AA. VV., I nuovi schiavi del lavoro, EMI, Bologna, 2000 AA. VV., L’infanzia negata, Vecchio Faggio, Chieti, 1991 Bales K., I nuovi schiavi. La merce umana nell'economia globale, Feltrinelli, Milano, 2000 Bencivenga E., Manifesto per un mondo senza lavoro, Feltrinelli, Milano,1999 CNMS, Sud-Nord, nuove alleanze per la dignità del lavoro, EMI, Bologna, 1996. CNMS, Sulla pelle dei bambini, EMI, Bologna, 1994 De Masi D., Sviluppo senza lavoro, Lavoro, 1994 Durbin A., Valliantos M., Transnational bill for rights, a cura di Friends of the Earth US, USA, 1999 Fuga F., Geopolitica delle Multinazionali, Pacini, Pisa, 1993 Gorz A., Metamorfosi del lavoro, Bollati Boringhieri, Torino, 1992 Gorz A., Miserie del presente ricchezza del possibile, Manifestolibri, 1998 Korten D., Se le multinazionali dominano il mondo, Word View, 1996 Le società multinazionali, Trad. di E. Bernasconi, Rizzoli, Milano, 1977 Rifkin J., La fine del lavoro, Baldini&Castoldi, Milano 1997 Vanderbilt T., L'anima di gomma. Industria e culture della scarpa sportiva, Feltrinelli, Milano, 2000 Zucchi, I piccoli schiavi dell'arpa, Marietti, 1999

E. Nuovi stili di vita Aa. Vv., Capitali coraggiosi. Verso la Banca Etica, Alfazeta - Coop. Il Seme, 1996 Amorevole, Colombo, Grisendi, La Banca del Tempo, Franco Angeli, Milano, 1996 Bologna G., Gesualdi F., Piazza F., Saroldi A., Invito alla sobrietà felice, EMI, Bologna, 2000 Davico L., Soldidarietà - Guida al risparmio autogestito, Macro Edizioni, 1992 Garrone R., Turismo Responsabile. Nuovi paradigmi per viaggiare in terzo mondo, Associazione RAM 1993-1998 Gesualdi F., Manuale per un consumo responsabile. Dal boicottaggio al commercio equo e solidale, Feltrinelli, Milano, 1999 Godbout J.T., Lo spirito del dono, Bollati Boringhieri, Torino, 1993 Illich I., La convivialità, Mondadori, 1974 (Oscar saggi 1978) Lotti F., Giandomenico N., Insegnare i diritti umani, Ega, Torino, 1998 Nanni A., Economia leggera, EMI, Bologna, 1997 Petrella R., Il bene comune - Elogio della solidarietà, Diabasis, 1997 Saroldi A., Gruppo CoCoRiCò, Giusto Movimento, EMI, Bologna, 1997 Sberna M. (a cura di), Questione di stile, di vita, Centro diocesano missionario, Brescia, 1998 Stiz G., Cooperativa il Seme, Guida alla finanza etica. Come investire i propri risparmi in modo responsabile, EMI, Bologna, 1999 Terre di mezzo, Vacanze contromano, Berti, 1999 Tubaro P., Critica della ragion Nonprofit. L'economia solidale è una truffa?, Derive Approdi, 2000 Valer A., Bilanci di Giustizia, EMI, Bologna, 1999

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F. ONG e Associazioni Aa. Vv., Condividere il mondo (equità e sviluppo sostenibile nel XXIsec.), Ambiente, 1999 Aa. Vv., Dare voce al Sud del mondo, Cipsi, 1998 Aa. Vv., Dentro e fuori la globalizzazione passando per l'Africa, Cipsi, 1999 AA. Vv., Editoriale verde ambiente, GRAIN, 1995 Aa. Vv., Geografia del supermercato mondiale, EMI, Bologna, 1996 Aa. Vv,. Il potere delle escluse, EMI, Bologna, 1999 Aa. Vv., Rapporto sul Terzo Mondo, Associate, 1990 Aa. Vv., Una moda mondiale, Editrice Consumatori Aguirre, I giorni del futuro, Asterios, 1997 Amatucci (a cura di), Il commercio equo e solidale, Etas Libri 1997 Baldassarre E., Ghiberti M., L'euro solidale. Una carta d'intenti per la finanza etica in Italia, EMI, Bologna, 1998 Calchi Novati G., Nord-Sud: due mondi per un solo futuro, Ecp, Firenze,1994 Castegnaro, Il prezzo del consumo, Edizioni Dehoniane, Bologna, 1994 Cori L., Una terra buona per tutti, Cospe - Ecp, 1996 CNMS, Boycott! - Scelte di consumo scelte di giustizia, manuale del consumatore etico, Macro Edizioni, 1992 CNMS, Guida al consumo critico, EMI, Bologna, 2000 CNMS, Lettera a un consumatore del Nord, EMI, Bologna, 1996 CNMS, Nord/Sud: predatori, predati e opportunisti, EMI, Bologna, 1993 Durning A., Quanto basta? La società dei consumi e il futuro della Terra, Franco Angeli, Milano, 1994 Fanon F., I dannati della terra, Comunità, 2000 Garbillo G., Consumo sostenibile, EMI, Bologna, 1996 Gesualdi F., Manuale per un consumo responsabile, Feltrinelli, Milano, 1999 Instituto del Tercer Mundo, Guida del mondo 1999/2000 - Il mondo visto dal Sud, EMI, Bologna, 1999 Latouche S., Torrenzano A., Immaginare il nuovo. Mutamenti sociali, globalizzazione, Harmattan, 2000 Latouche S., L’altra Africa, Bollati Boringhieri, Torino, 1997 Mani Tese, Iqbal aveva 100 milioni di fratelli, 1999 Marcos, Dalle montagne del Sud-Est messicano, Lavoro, 1996 Michalos A. , Un'imposta giusta. La Tobin Tax, Ega, Torino,1999 Nanni A., Economia leggera. Guida ai nuovi comportamenti, EMI, Bologna, 1997. Galloni N., Mercato senza padroni. Condizioni per lo sviluppo socialmente sostenibile, Ediesse, 2000 Orioli, A. (ed), Lavorare nel No Profit, Il sole 24 ore, Task, Le guide 1999 Perna T., Fair Trade.La sfida etica al mercato mondiale, Bollati Boringhieri, Torino, 1998 Pichardo Muniz A., Evaluacion del Impacto Social, Humanitas, Costarica, 1993 Pochettino S., Nuove geografie. Dizionario del cittadino solidale, EMI, Bologna, 1998 Pozzi A., Made in Africa. Storie di un continente che rinasce, Monti, 2000 Santucci F. M., Alla scoperta dei mercatini biologici, Distilleria, 2000 Saroldi A., Giusto movimento, EMI, Bologna, 1997 Tavola per la Pace, Conoscere l’ONU, Perugia, 1995 Tranfo, Africa la transizione, EMI, Bologna, 1995 9


Valer A., Bilanci di Giustizia, EMI, Bologna, 2000 Zanotelli A., I poveri non ci lasceranno dormire, Monti, 1996 Ziegler J., La fame nel mondo spiegata a mio figlio, Pratiche, 1999

G. Resistenze Aa. Vv., Globalizzazione delle resistenze e delle lotte. L'altra Davos, EMI, Bologna, 2000 Brecher J., Costello T., Contro il capitale globale, Feltrinelli, Milano, 1996 Chomsky N., Sulla nostra pelle. Mercato globale o movimento globale?, Tropea, 1999 Meloni M., La battaglia di Seattle, Berti, 2000 Nader R., Wallach L., Gatt, Nafta and the subversion of the democratic process, su The case against the Global Economy and for a turn toward the local, Sierra Club, San Francisco, 1996 Sivini G., Migrazioni. Processi di resistenza e di innovazione sociale, Rubettino, 2000 Touraine A., Come liberarsi dal liberismo. I movimenti contro la globalizzazione, Il Saggiatore, Milano, 2000 Wallach L., Sforza M., WTO. Tutto quello che non vi hanno mai detto sul commercio globale, Feltrinelli, Milano, 2000

H. Spiritualità e sviluppo Aa. Vv., Dalla tolleranza alla solidarietà, Franco Angeli, Milano, 1990 Balducci E., La terra del tramonto, Ecp, Firenze,1992 Balducci E., Le tribù della terra: orizzonte 2000, Ecp, Firenze, 1991 Battistella G., Nuovi stili di vita. Intuizioni ed esperienze, EMI, Bologna,1996 Boff L., Kung H., Greinacher N., Il grido degli ultimi. La chiesa dei poveri tra in Nord e il Sud del Mondo, Data News, Roma, 1997 Chiarelli B., Razza umana, Ecp, Firenze, 1991 Franciscanos por la justiticia, la paz, la ecologìa, Ed. Franciscana Arantzazu, Onati, 1999 GPIC, Cieli e terra nuova. Manuali per animatori di Giustizia, Pace e Integrità del Creato, EMI, Bologna, 1999 Martirani G., La civiltà della tenerezza, Paoline, Milano, 1999 (3ediz.) Martirani G., Facciamo Pace, Qualevita, 1993 Panikkar R., Ambiguità della scienza, L'altra pagina, Città di Castello, In folio Panikkar R., Anima mundi, L'altra pagina, Città di Castello, In folio Panikkar R., Elezione e Universalità. Possono i cristiani pretenderle entrambe?, L'altra pagina, Città di Castello, In folio Panikkar R., La sfida cristiana per il terzo millennio, L'altra pagina, Città di Castello, In folio Panikkar R., La torre di Babele. Pace pluralismo, Ecp, Firenze, 1990 Panikkar R., Saggezza.Stile di vita, Ecp, Firenze, 1993 Thuillier P., La grande implosione. Rapporto sul crollo dell’Occidente 1999 - 2002, Asterios, 2000

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L. Sviluppo equo e solidale Aa. Vv., Ago e scalpello. Artigiani e materie del mondo, CTM, Bolzano, 1997 Aa. Vv., In prima persona. Come cambiare il mondo senza aspettare che lo facciano gli altri, AP&S Perugia, 1999 Aa. Vv., Nord e Sud, EMI, Bologna, 1993 Aa. Vv., Per un'economia di giustizia. Il ruolo della società civile globale, AP&S Perugia, 1999 Aa. Vv., Solidarietà e cultura di pace, Fondazione E. Zancan, 1993 Aa. Vv., Sviluppo equo e solidale, Fondazione E. Zancan,1995 Adelman I., Taft Morris C., Society, politics and economic development, J. H. University Press, Baltimora, 1967 ASL 1, (Russo Krauss P. ed.), Ecolandia, Guida all'educazione ambientale, Comune di Napoli, 2000

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M. Sviluppo sostenibile Av. Vv., Turismo sostenibile dalla teoria alla pratica, Edicom, 1999 Aa. Vv., Ambiente Italia 2000. Rapporto sullo stato del paese, Ambiente, 1999 Aa. Vv., Condividere il mondo (equità e sviluppo sostenibile nel XXIsec.), Ambiente, 1999 Aa. Vv., Dentro e fuori la globalizzazione. Passando per l'Africa, Cipsi, Città Nuova, Roma, 1999 AA. VV., La natura nel conto. Contabilità ambiente: uno strumento per lo sviluppo sostenibile, Ambiente, 2000 AA. VV., L'ambiente visto dal territorio (pianificazione...), Harmattan, 1995 AA. VV., State of the world '00 Stato del pianeta e sostenibilità., Ambiente, 2000 Aa. Vv., Terra madre, EMI, Bologna, 1999 Aa.Vv., Verso casa. Una prospettiva bioregionalista, Arianna Editrice Aguirre M., I giorni del futuro, Asterios, 2000 Alston P., Diritti umani e globalizzazione. Il ruolo dell’Europa, Gruppo Abele, Torino Amendola G., In nome del popolo inquinato, Lega Ambiente, Franco Angeli, Milano Amici della Terra, Verso un’Europa sostenibile, Maggioli Editore, 1995 Bales K., I nuovi schiavi, Feltrinelli, Milano, 1999 Boff L., Nguyen A., Van Si, Sorella madre terra. Per una dimensione politica e teologica dell'ecologia, Lavoro, 2000 Bologna G. (a cura di), Per un’Italia capace di Futuro, EMI, Bologna, 2000. 13


Bracher J., Costello T., Contro il capitale globale, Feltrinelli, Milano, 1996 Brown Lester R., Vital Signs ’99. I trend ambientali e sociali che disegnano il nostro futuro, Ambiente, 1999 Calvani S., Melis M., Gli schiavi parlano e i padroni confermano, Piero Manni Camino E., Calcagno C., Cerca l’acqua sotto terra, Gruppo Abele, Torino, 1991 Cannata G., I fiumi della terra e del tempo, Franco Angeli, Milano Carley M., Spapens P., Condividere il mondo: equità e sviluppo sostenibile nel 21° secolo, Ambiente, 1999 De Rita G., Bonomi A., Manifesto per lo sviluppo locale, Bollati Boringhieri, Torino, 1998 Delpeuch B., La posta in gioco. La sfida alimentare nord-sud, Clesav, Milano, 1989 Devall B., Session G., Ecologia profonda. Vivere come se la natira fosse importante, Gruppo Abele, Torino Di Meglio M., Lo sviluppo senza fondamenti, Asterios, 2000 Dorst J., Prima che il pianeta muoia, Muzzio Elamè E., Incontrarsi giocando, EMI, Bologna, 1999 Elkington J., Hailes J., Guida verde del consumatore, Editori Associati, Milano, 1994 Gandhi M. K., Villaggio e autonomia, Libreria Editrice Fiorentina, 1982 Hirsch F., I limiti sociali allo sviluppo, Bompiani, 1981 Hopkins T. K, Wallerstein I., L’era della transizione, Asterios, 2000 Istituto di Wuppertal, Futuro sostenibile, EMI, Bologna, 1997. Istituto di Wuppertal, Per una civiltà capace di futuro, EMI, Bologna, 1996 Latouche S., I profeti sconfessati. Lo sviluppo e la deculturazione, La Meridiana, Molfetta, 1995 Latouche S., L'economia svelata, Ed. Dedalo, Bari, 1997 Latouche S., Il pianeta dei naufraghi. Saggio sul doposviluppo, Bollati Boringhieri, Torino, 1993 Latouche S., La megamacchina. Ragione tecnoscientifica, ragione economica e mito del progresso, Bollati Boringhieri, Torino, 1995 Latouche S., Torrenzano A., Immaginare il nuovo. Mutamenti sociali, globalizzazione, Harmattan, 2000 Legambiente Campania, Golfo negato, Dossier su inquinamento e depurazione nel Golfo di Napoli, Napoli, 1998 Legambiente, Arma dei Carabinieri, L'acqua negata, Napoli, 1997 Legambiente, Rapporto Ecomafia '98, Napoli, 1998 Magnaghi A. (a cura di), Il territorio dell’abitare lo sviluppo locale come alternativa strategica, Franco Angeli, Milano,1990 Magnaghi A., Il progetto locale, Bollati Boringhieri, Torino, 2000 Mander Jerry, Edward Goldsmith (a cura di), Glocalismo, Arianna Editrice, 1998 Masullo A., Il pianeta di tutti. Vivere nei limiti perché la terra abbia un futuro, EMI, Bologna, 1998 Meadows D. e D., Randers J., Oltre i limiti dello sviluppo, Il Saggiatore, Milano, 1992 MEIC, Umanizzare l’economia, Cacucci Editore, 1999 Morandini S., Nel tempo dell'ecologia, Edizioni Dehoniane, Bologna, 1999 Nebbia G., Lo sviluppo sostenibile, Ecp, Firenze,1994 Regidor Josè R., Natura e giustizia Per un'etica ecosociale a partire dal Sud del mondo, EMI, Bologna, 2000 Rifkin J., Entropia, Mondadori, 1980 14


Ruffolo, Lo sviluppo dei limiti, Laterza, Bari, 1994 Sachs W., Archeologia dello sviluppo. Nord e Sud dopo il tracollo dell'Est, Macro Edizioni, 1992 Sachs W. (a cura di), Dizionari dello sviluppo, Ega, Torino, 1998 Savan B., Intorno al mondo in ecociclo, Scienza, 2000 Schumacher, Piccolo è bello, Oscar Mondadori, 1993. Sen Amartya K., La libertà individuale come impegno sociale, Laterza, Bari, 1999 Shiva V., Biopirateria, Cuen, 1998 Shiva V., Sopravvivere allo sviluppo, Isedi, 1990 Thuillier P., La grande implosione. Rapporto sul crollo dell'Occidente 1999-2002, Asterios Editore Tiezzi E., Marchetini N., Che cos’è lo sviluppo sostenibile?, Donzelli, 1999 Von Weizsaecker E. U., Lovins Amory B., Hunter L.L., Fattore 4, EMI, Bologna, 1998 Wackernagel E., Rees A. W., L'impronta ecologica, Ambiente, Milano, 1996 Wendell B., Con i piedi per terra, Red , 1997 World Watch Institute, State of the World 1999, Ambiente, Milano,1999 (viene pubblicato ogni anno, Edizioni ISEDI fino al 1997). Wuppertal Institute for Climate Energy and Environment, Futuro sostenibile, EMI, Bologna, 1997 Zarelli E., Un mondo di differenze. Il localismo tra comunità e società, Arianna Editrice

13.6 Articoli ICDA update on trade-related issues, n. 24, Novembre - Febbraio, 1997 Il debitore modello? Quello con la tripla @ su La Repubblica, 12 Aprile 2000 Iniziative contro la globalizzazione su Scherwood Tribune, n. 12, Agosto 2000 Benvenuti A., Finanza batte Seattle 7 a 3, su L’Espresso on line, 5 Ottobre 2000 Benvenuti A., Nuovi ribelli, su L’Espresso on line, 21 Marzo 2000 Caravita G., Se le formiche vanno in rete fanno tremare i signori di Seattle, su Telèma, n. 20, settembre 2000 Castagnaro M., Debito estero, Banca Mondiale e Fondo Monetario Internazionale nell’economia dei paesi del Sud del Mondo, Altrafinanza, Maggio 1997 Chomsky N., Herman E., Gli Stati Uniti contro i diritti umani del Terzo Mondo, Monthly Review, luglio 1977 Marsico F., Banca Etica: e la nave va, IC Italia Caritas, Ottobre, 2000 Rota O., Una Banca schierata coi poveri, sul «Corriere del Ticino» Magazin, di venerdì 24 Aprile 1998

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14. SITI INTERNET

INDICE 14. Siti internet 14.1 Commercio Equo e Solidale 14.2 Commercio Equo Internazionale 14.3 Commercio Equo e Solidale: Botteghe - Associazioni, ecc. 14.4 Finanza Etica 14.5 Multinazionali 14.6 Campagne, Boicotaggi, Appelli e Manifestazioni 14.7 Cooperazione, Solidarietà e Pace 14.8 Informazione alternativa 14.9 Libri - Riviste -Dossier - Editoria - Pubblicazioni 14.10 Organizzazioni Internazionali

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14.1 Commercio Equo e Solidale http://ines.gn.apc.org/ctm - CTM - Cooperazione terzo mondo, Bolzano http://www.promix.it/roba - Roba dell'altro mondo, Rapallo (GE) http://www.citinv.it/equo/#debate - Liste pubbliche di discussione dedicate al C.E.eS, finanza etica, etc. http://www.citinv.it/equo/bacheca/gcc.htm - Guida al consumo critico,Emi http://www.arpnet.it/~mente/bogar/adesioni.html - Rete dei gruppi d'acquisto http://www.spin.it/accri/inform.htm - Informacquisti: informazioni sui prodotti del C.E.e.S., consigli, ricette http://macwiz4.fi.infn.it/schede/schede.html - Schede sui prodotti del C.E.e S. suddivise per continente http://www.promix.it/roba - Cooperativa Roba dell'Altro Mondo http://obelix.polito.it/forum/ - Forum sui paesi in via di sviluppo http://pages1.inrete.it/cocorico/ - Consumatori coscienti riciclati compatibili http://space.tin.it/associazioni/mmogiatt/menugen.htm - Cooperativa Mondo Solidale, Marche http://www.4net.com/comalt/ - Commercio alternativo http://www.alcatraz.it/assicurazione/caes.html - Assicurazione etica http://www.alfea.it/cnms/ital/pres_CNMS.html - Centro Nuovo Modello di Sviluppo http://www.altromercato.it/ - Per un commercio equo e solidale http://www.citinv.it /equo/ - Fair Word:commercio equo, finanza etica, consumi critici http://www.citinv.it/associazioni/COORDNS/ - Il coordinamento Sud/nord per la dignitĂ del lavoro http://www.citinv.it/equo/be/ - Cooperativa verso la banca etica http://www.citinv.it/equo/fairlist/equolist.htm - Fairlist, Mailing List sul commercio equo http://www.ilcircolino.it/noprofit/commercioequo/index.htm Il sito del commercio equo on line del Circolino di Varese http://www.peacelink.it/sudmond.html - Sud del Mondo http://www.spin.it/accri/equo.htm - Il sito sul commercio equo e solidale dell'Associazione Mosaico http://www.xs4all.nl/~foeint/content.html - Wuppertal Institut, Sviluppo Sostenibile

14.2 Commercio Equo Internazionale http://antenna.nl/fairtrade/fair71.html - EFTA - the European Fair Trade Association http://www.citinv.it/equo/transfair.htm - Transfair International (pagina in italiano) http://www.fairtrade.net/ - Fairtrade Labelling Organizations International http://www.gn.apc.org/fairtrade/ - The fairtrade foundation http://www.fairtrade.nl/ - International Fairtrade Home Page http://www.ifat.org - International Federation for an Alternative Trade http://www.web.net/~fairtrade/index.html - Fair Trade OnLine,Fair TradeMark, Canada http://www.fairtrade.org/fairtrade - International Fairtrade Home Page

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14.3 Commercio Equo e Solidale: Botteghe - Associazioni - Cooperative http://helios.unive.it/~paquola/veneto.html - Punti vendita Veneto http://ines.gn.apc.org/ctm/punti.html - Mappa delle botteghe e dei punti vendita http://macwiz4.fi.infn.it/cees.html - Cooperativa Il Villaggio dei Popoli,Firenze http://metro.turnpike.net/~mosaic/tienda.html - La Tienda,punto vendita Vicenza http://web.tiscalinet.it/amandla/ - Cooperativa Sociale di Solidarietà Amandla Torre Boldone ((Bergamo) http://www.spin.it/accri/mosaico.htm - Associazione mosaico,Trieste http://www.citinv.it/equo/botteghe/pangea.htm - Cooperativa Pangea, Roma http://www.arpnet.it/~mente/ - EquaMente, Associazione di solidarietà,Torino http://www.sunrise.it/dnb/samarcan/samarcan.htm - Associazione Samarcanda, Belluno http://www.net-one.it/cogito/sandalo.htm - Associazione Il Sandalo,Saronno http://www.freeweb.org/associazioni/sotto_sopra/ - Associazione Sottosopra, Sanremo http://www.icot.it/lviaforli.html - Associazione Forlì Terzo Mondo http://www.telnetwork.it/caritas/negozio.htm - Associazione Ad Gentes,Pavia http://www.macronet.it/volontariato/cps/index.html - Punto vendita CTM, Albano Laziale http://macwiz4.fi.infn.it/cees.html - Cooperativa il villaggio dei popoli http://www.bottegadelmondo.venezia.it - Bottega della solidarietà "Rialto",Venezia http://www.citinv.it/equo/botteghe.htm - Altro elenco di botteghe http://www.citinv.it/equo/botteghe.htm - Le botteghe del mondo (divise per regione e provincia) http://www.crs4.it/~gavino/PANGEA/pangea.htm - Cooperativa Pangea, Roma http://www.ilcircolino.it/noprofit/commercioequo/puntiven.htm - Punti vendita http://www.macronet.it/volontariato/cps/index.html - Punto vendita CTM,Albano Laziale http://www.citinv.it/associazioni/CNMS - Centro Nuovo Modello di Sviluppo http://www.equoland.it/ - Cooperativa Commercio Equo di Firenze http://www.equomercato.it/ - Cooperativa Commercio Equo di Cantù http://www.mondosolidale.it/ - Commercio Equo Marche http://www.ravinala.org/ - Cooperativa per il Commercio Equo http://www.pindorama.it/ - Turismo Responsabile http://www.robaweb.com/ - Roba d’Altro Mondo,Turismo Responsabile

14.4 Finanza Etica http://www.bancaetica.com - Banca Popolare Etica http://www.tiscalinet.it/mag2 - Mag2 Milano http://www.citinv.it/equo/mag4/ - Mag 4 Piemonte http://www.comune.bologna.it/iperbole/mag6-b/ - Mag 6 Emilia Romagna http://www.citinv.it/equo/corsi/ie/invetici.htm - Dossier su investimenti etici http://www.citinv.it/equo/magit.htm - Consorzio CTM-MAG http://www.citinv.it/equo/finance.htm - Lista di risorse su finanza etica http://www.etimos.it/ - Microfinanza nel Sud del Mondo http://www.grameen-info.org/ - Grameen Bank http://www.microcreditsummit.org/ - Microcredito

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14.5 Multinazionali Adidas: http://www.adidas.com Artsana: http:// www.assobiomedica.it AT&T: http:// www.att.com Basf: http:// www.basf.com Bayer: http:// www.bayer.de Benetton: http:// www.benetton.com Boeing: http:// www.boeing.com British Petroleum: http://www.bpamoco.com Canon: http:// www.canon.com Chicco: http:// www.chiccousa.com Coca-Cola: http:// www.coca-cola.com Del Monte: http:// www.delmonte.com Dole: http:// www.dole.com Dow Chemical: http:// www.dow.com Dupont: http:// www.dupont.com Exxon-Mobil: http:// www.exxon.mobil.com Ford: http:// www.ford.com Fujitsu: http:// www.fujitsu.com General Electric: http:// www.ge.com General Motors: http:// www.gm.com Hoechst: http:// www.hoechst.de Ibm: http:// www.ibm.com International Paper: http:// www.internationalpaper.com Johnson & Johnson: http:// www.jnj.com Locckheed-Martin: http:// www.lmco.com Matsushita Electric Industrial: http:// www.mew.com Mc Donald’s: http:// www.mcdonalds.com Mitsubishi Corp: http:// www.mitsubishi.co..jp Mitsubishi Electric: http:// www.mitsubishi.com Mitsui&Co: http:// www.mitsui.com.jp Monsanto: http:// www.monsanto.com Nestlé: http:// www.nestle.com Nike: http:// www.nike.com Novartis: http:// www.novartis.com PepsiCo: http:// www.pepsico.co Pharmacia: http:// www.pharmacia.com Philip Morris: http:// www.philipmorris.com Procter & Gamble: http:// www.pg.com Reebok: http:// www.reebok.com RJR Nabisco Holdings: http:// www.nabisco.com Royal-Shell: http:// www.shell.com Sony: http:// www.sony.com Texaco: http:// www.texaco.com Toyota: http:// www.toyota.com Unilever: http:// www.unilever.com Walt Disney: http:// www.disney.go.com 4


14.6 Campagne, Boicottaggi, Appelli e Manifestazioni http://ines.gn.apc.org/ctm/azione-cacao/welcome.html CTM - Campagna Cacao http://services.csi.it/~lambien/carovsol.htm - Carovana di solidarietà con Chernobyl http://vivaldi.nexus.it/commerce/tmcrew/csa/l38/wwi/mcdonald/mchome.htm Boicottaggio Mac Donald's http://vivaldi.nexus.it/commerce/tmcrew/csa/l38/wwi/shell/killa.htm - Boicottaggio Shell http://www.abctec.com/~msbc - Boicottaggio anti Microsoft http://www.amnesty.it/~pdm/appelli.html - Appelli di Amnesty contro la pena di morte http://www.amnesty.it/campaign/algeria/ - Campagna di Amnesty per l'Algeria http://www.amnesty.it/campaign/odc/turchia_appello.htm - Appello per un obiettore turco http://www.arpnet.it/~mente/scarpe/welcome.htm - Campagna scarpe giuste contro Nike e Reebook http://www.citinv.it/associazioni/MANITESE/bambini.htm - Dossier sul lavoro infantile http://www.citinv.it/associazioni/MANITESE/boycott/boylex.htm Gli aspetti legali del boicottaggio http://www.fvg.peacelink.it/FaxForPeace/ - Fax for Peace http://www.manitese.it/boycott/boycott.html - Lista boicottaggi http://www.manitese.it/boycott/bambini.htm - Dossier sul lavoro minorile http://www.peacelink.it/nestlè.htm - Dossier Nestlè http://wwwspin.it/accri/scarpe.htm - Campagna scarpe giuste, contro Nike & Reebok http://www.peacelink.it/nestle.html - Dossier Nestle' http://www.peacelink.it/shellnig.html - Dossier sugli abusi di Shell in Nigeria http://www.peacelink.it/users/buone/nomorte.htm - Campagna contro la pena di morte http://www.saigon.com/nike/ - Boycott Nike http://www.arpnet.it/~mente/dignity/welcome.htm - Campagna Made in Dignity http://vivaldi.nexus.it/commerce/tmcrew/csa/138/wwi/shell/killa.htm - Boicottaggio Shell http://vivaldi.nexus.it/commerce/tmcrew/csa/138/multi/pepsico.htm - Boicottaggio PEPSI http://user.iol.it/bottoni/winflower/index.htm - SMINAMENTO COMPUTER http://www.coopamerica.org/Boycotts/index.html - Boycott Action News America http://www.vvaf.org/landmine/ - Campagna antimine http://www.agora.stm.it/chiamalafrica/ - Campagna Chiama L'africa http://www.hrcusa.org/ - Human Rights Campaign http://www.savetibet.org/ - International Campaign For Tibet http://www.vvaf.org/landmine/ - Campagna internazionale contro le mine antiuomo. http://www.citinv.it/associazioni/BDG/INDEX.HTML - Bilanci di Giustizia http://www.tmcrew.org/ - Boicottaggi www.citinv.it/associazioni/CNMS - Centro Nuovo Modello di Sviluppo tra i promotori della Rete Lilliput e che ha avviato e sostenuto diverse campagne in Italia www.ethicalconsumer.org - Ethical Consumer, Sito della rivista che fornisce informazioni dettagliate su oltre 20.000 aziende www.essential.org/monitor - Multinational monitor, segue le attività delle multinazionali nel terzo mondo www.geocities.com/CapitolHill/Lobby/3199/list.html - Sito con collegamenti su diverse campagne di boicottaggio http://www.cleanclothes.org/ - Clean Clothes Campaign,Sulle condizioni di lavoro nell'industria dell'abbigliamento www.manitese.it/trasparenti - Campagna acquisti trasparenti 5


http://bananas.agoranet.be - Banana Actionnet, Sito della campagna per il rispetto dei diritti nelle piantagioni di banane http://www.summersault.com/~agj/clr/ - Campaign for Labor Rights www.sweatshopwatch.org - Sweatshop Watch http://www.cepr.net/cej/worldbankboycott.htm - World Bank Boycott Campaign http://metalab.unc.edu/freeburna/boycott/boycott.html - Boicottaggio in Burma www.china.labour.org.hk - China Labour Bullettin www.fit4fair.de - Fit for Fair http://is7.pacific.net.hk/~amrc - Asia Monitors resource Center www.freeway.org.hk/~cawhk - Asian Women Workers Newsletter www.nlcnet.org - National Labour Committee

14.7 Cooperazione, Solidarietà e Pace http://freeweb.aspide.it/freeweb/childrensright/index.htm - Children's Right http://ines.gn.apc.org/ines/aicos/ - AICOS, Associazione per gli interventi di Cooperazione allo Sviluppo http://ip21.mir.it/ics/ - Consorzio Italiano di solidarieta’ http://obelix.polito.it/forum/ - Forum sui paesi in via di sviluppo http://www.peacelink.it/sudmond.html - Sud del mondo http://www.unhcr.ch/ ACNUR - Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati http://userspace.ats.it/free/misecomb - Mostra telematica sulla resistenza http://web.tin.it/cipsi/ - CIPSI - Coordinamento di Iniziative Popolari di Solidarieta’ Internazionale http://www.abeline.it/assoc/comboni/ - Comboni Time,Associazione Missionaria Comboniana http://www.alfea.it/cnms/ - Centro Nuovo Modello di Sviluppo http://www.altair.it/cisv/ - Children's International Summer Villages http://www.amnesty.it/ - Amnesty International http://www.arpnet.it/~abele/ - Gruppo Abele http://www.arpnet.it/~rete/ Re.Te. ONG - Tecnici per la solidarieta' http://www.chiesacattolica.it/caritasroma/ - CARITAS Roma http://www.citinv.it/associazioni/MANITESE/ - Manitese,Un impegno di giustizia Organismo contro la fame e per lo sviluppo dei popoli http://www.comune.bologna.it/iperbole/assadp - Amici dei Popoli http://www.comune.modena.it/~cerchio/ - Il Cerchio, Associazione di Volontariato per la Pace e la convivenza delle differenze http://www.comune.roma.it/COMUNE/sperimentali/assopace - Associazione per la Pace http://www.comune.roma.it/COMUNE/sperimentali/cipax/ - Cipax, Centro Interconfessionale per la Pace http://www.crs4.it/~gavino/aclp.html - Associazione Culturale "Lavoriamo per la Pace" http://www.crs4.it/~gavino/LUNARIA/ - Lunaria, Associazione per la promozione della solidarieta' internazionale http://www.volontariato.it/movi.htm - Movimento di Volontariato Italiano http://www.emergency.it - Emergency http://www.citinv.it/associazioni/COORDNS - Il coordinamento Sud/Nord per la dignità del lavoro 6


http://www.eurplace.org/orga/centroce/index.html - Centro Comunitario, progetti di solidarietà con l'America Latina http://www.eurplace.org/orga/cocis/ COCIS - Coordinamento delle ONG per la Cooperazione Internazionale allo Sviluppo http://www.fol.it/apm-gfbv - Associazione per i Popoli Minacciati http://www.geocities.com/CapitolHill/8400/index.html - CUAMM di Padova, Health Cooperation in Developing Countries http://www.grameen.org - Grameen Bank Bangladesh http://cnv.cpr.it/ - Centro Nazionale per il Volontariato http://www.hophop.com/penadimorte - Comitato Intemelio per l'Abolizione della Pena di Morte http://www.hynet.it/survival/ - Survival International, organizzazione mondiale di sostegno ai popoli tribali http://www.lalecheleague.org/Lang/LangItaliano.html - Gruppo Abele http://www.legambiente.com/ Legambiente - Pagine nazionali http://www.lineup.it/ospiti/sahar/home.html AL AWDA - Associazione di solidarieta' con il popolo Saharawi http://www.lol.it/assoc/aifo - Associazione italiana amici di Raoul Follereau (AIFO) http://www.luda.livorno.it/~rrrli/ - Rete Radie' Resch di solidarieta' internazionale http://www.peacelink.it/amani.html - Associazione Amani http://www.starlet.it/nim/resistenza.html - Missionarie secolari Comboniane http://www.un.org/ - Nazioni Unite http://www.unicef.org/ UNICEF - Fondo delle Nazioni Unite per l'Infanzia http://www.volint.it/ VIS - Volontariato Internazionale per lo Sviluppo http://www.volontariato.it/ - Volontariato http://www.volontariato.it/fivol/mainvol.html FIVOL - Fondazione Italiana per il Volontariato http://www.webcity.it/servizi/noprofit/emergency.html - Emergency, per le vittime civili dei conflitti http://www.wwf.it/ WWF - Italia http://www.krenet.it/a/mpace/ - Tavola Della Pace http://www.lrcser.it/documenti/sdp/ - Scuola Di Pace http://www.peacecorps.gov/ - Corpi della Pace http://www.movimondo.org/ - Associazione per la solidarietà e la Cooperazione Internazionale http://www.solidea.org/ - Nuove idee per la solidarietà internazionale http://www.una.org/ - Solidarietà italiana per il Mondo 14.8 Informazione alternativa http://ines.gn.apc.org/ines/africa/idoc.html IDOC - International Documentation and Communication Centre http://members.aol.com/rasphila/peace.html - Un'utile lista di links dedicati alla pace. http://www.arpnet.it/~cie/nis/ - NIS, Network Informazione Sociale http://www.citinv.it/pcknews/ - PCKNEWS, L'agenzia stampa di PeaceLink http://www.comune.roma.it/COMUNE/sperimentali/asssudem/homepage.html, Rete Italiana Africa Australe, servizio di informazione http://www.conecta.it/upu/ - Unione Pacifista Universale 7


http://www.misna.org/ita/default.htm M.I.S.N.A. - Missionary Service News Agency http://www.nonviolence.org/ - The Nonviolence Web http://www.peacelink.it/afrinews.html - AFRICANEWS, gli africani raccontano l'Africa http://www.peacelink.it/koinonia.html - KOINONIA, La casa dei bambini di strada di Nairobi http://www.peacelink.it/users/buone/bnhome.htm - BUONE NUOVE, pubblica solo notizie sui progressi dell'umanità http://www.peace-now.org/ - Pace in Medio Oriente http://www.unimondo.org/ - Unimondo supersito interculturale http://www.warchild.org/ - A favore dei bambini che subiscono le violenze della guerra http://www.abolition-now.com/ - Informazioni sui condannati a morte http://www.amnesty.it/~pdm - Amnesty, aggiornamenti sulla campagna contro la pena di morte http://www.ats.it/burkina - Informazioni sulla crisi in Burkina-Faso http://www.ecn.org/est/albania - Informazioni sull'Albania http://www.twnside.org.sg./ - Third World Network http://www.retelilliput.it/ - Per un’economia di giustizia http://www.rfb.it/ - Resistenza ai Frankenfood ed alla Biopirateria http://www.wdm.org.uk/ - World Development Movement

14.9 Libri - Riviste - Dossier - Editoria - Pubblicazioni http://ines.gn.apc.org/ctm/altromercato/l'altromercato.html - L'altromercato, rivista bimestrale http://www.arpnet.it/~mente/giusto/wellcome.htm - Giusto Movimento, guida ai comportamenti per un mondo migliore http://www.citinv.it/iniziative/futuro/ - Futuro Sostenibile, dossier wuppertal institute http://www.peacelink.it/users/nigrizia/index.html - Nigrizia http://vivaldi.nexus.it/commerce/tmcrew/csa/138/multi/200.htm - Dossier: le 200 società che controllano il mondo http://www.emi.it EMI - Editrice Missionaria Italiana http://www.afrikaweb.com/italia/rivista.htm - Africa, rivista telematica http://www.ansa.it/ - L'agenzia stampa ANSA http://www.bacheca.com/ - La bacheca, quotidiano di annunci gratuiti http://www.canavese.it/autino/homi_frf.htm - Tecnologie di Frontiera http://www.chiesacattolica.it/caritasroma/odc/opdipace.htm - Operatori di pace, foglio di collegamento per obiettori Caritas

http://www.citinv.it/7giorni/index.html - 7 Giorni ANSA, raccolta settimanale di agenzie ANSA http://www.citinv.it/associazioni/IL_MOSAICO/index.html - Il Mosaico http://www.citinv.it/associazioni/MANITESE/boycott/boycott.htm Boycott ! Rivista su prodotti e boicottaggi http://www.citinv.it/associazioni/MANITESE/index.html - Mani Tese http://www.citinv.it/associazioni/MANITESE/pubblica.htm - Le pubblicazioni di Mani Tese http://www.citinv.it/associazioni/MANITESE/strucres.htm - Strumenti Cres, quadrimestrale di didattica interculturale http://www.citinv.it/associazioni/SUR/ - SUR, rivista sulle emarginazioni globali e locali 8


http://www.citinv.it/equo/altrafin/indice.htm - L'altrafinanza, rivista di economia solidale http://www.citinv.it/pubblicazioni/ilchiccodisenape/ - Il Chicco di senape http://www.citinv.it/pubblicazioni/NOTIZIARIO_ANIMALISTA/ - Notiziario Animalista http://www.comune.roma.it/COMUNE/sperimentali/assopace/info.html INFOPACE, Newsletter dell'associazione per la pace http://www.cs.org/ - Cultural Survival http://www.ecn.org/cassasolidarietantimilitarista/cassa1.htm - IL DISERTORE Foglio di collegamento della cassa di solidarieta' antimilitarista http://www.elledi.it/ftv/oda/ - Orecchie d'asino, periodico sul pianeta infanzia http://www.eurplace.org./orga/centroce/amanecer.html - Amanecer, periodico di riflessione dall'America Latina http://www.gn.apc.org/peacenews/ - PeaceNews, Bollettino in inglese http://www.indiawatch.org.in/humanscape - Humanscape, rivista umanista indiana http://www.internazionale.it/giornali.html - Raccolta di giornali on-line http://www.internazionale.it/home.htm - Internazionale, il meglio dai giornali di tutto il mondo http://www.iqsnet.it/meridiana/mosaico.htm - Mosaico di Pace http://www.map.it/alien - Alien, mensile del Centro delle Culture http://www.map.it/alien/boll/ - Bollettino del Movimento Umanista http://www.mclink.it/n/infocity/ - Infocity, agenzia giornalistica http://www.mercatiesplosivi.com/guerrepace - Guerre&Pace, mensile di informazione internazionale alternativa http://www.metro.it/gubi/pck/crackpck.html - Peacelink Crackdown http://www.notizia.it/ - Notizia.it, quotidiano telematico http://www.nova-t.it/ - Nova-T, societĂ impegnata da piĂš di quindici anni nella realizzazione di audiovisivi sui paesi in via di sviluppo http://www.peacelink.it/anb-bia.html - ANB-BIA, agenzia specializzata in notizie sull'Africa http://www.peacelink.it/peacelink/finestra.html - Apri una finestra sul Mondo http://www.peacelink.it/users/nigrizia/ - NIGRIZIA, mensile dell'Africa e del mondo nero http://www.peacelink.it/users/npeople/home.html - New People Feature Service, supplemento della rivista dei comboniani di Nairobi http://www.peacelink.it/users/popoli - POPOLI, rivista dei Gesuiti missionari italiani http://www.peacenet.org/disarm/ - Bollettino del NGO Commitee Disarmement http://www.samefolket.se/index.htm - Samefolket, rivista dei Lapponi http://www.sciencemag.org/ - Science http://www.solaris.it/ - Solaris, quotidiano on-line per la qualita' della vita http://www.tcstore.it/pin/ - Punto Informatico http://www.uninetcom.it/aon/ - Fogli di collegamento degli obiettori di coscienza http://www2.clio.it/sudnews - Sudnews 14.10 Organizzazioni Internazionali http://www.ebrd.com/ - Banca Europea per la Ricostruzione e lo Sviluppo http://www.fao.org/ - FAO http://www.ilo.org/ - Organizzazione Mondiale del Lavoro http://www.imf.org/ - Fondo Monetario Internazionale http://www.istat.it/homeita.html - Istituto Nazionale di Statistica http://www.oecd.org/ - Organizzazione Economica per la Cooperazione e lo Sviluppo http://www.un.org/ - Organizzazione delle Nazioni Unite 9


http://www.unctad.org/ - Agenzia ONU per il Commercio e lo Sviluppo http://www.undp.org/ - United Nation Development Program http://www.worldbank.org/ - Banca Mondiale

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