PORTFOLIO
Scenografie
Giulia Quartaroli
ACCADEMIA DI BELLE ARTI DI URBINO Dipartimento di Progettazione e Arti applicate SCUOLA DI SCENOGRAFIA Laurea triennale: DIPLOMA ACCADEMICO DI PRIMO LIVELLO a.a. dal 2011 al 2014
Indice
Progettazione Scenografie
- Amleto, William Shakespeare................................................4 - La vita è sogno, Pedro Calderon de la Barca.....................18 - L’omosessualità e la difficoltà di esprimersi, Copì............32 - Il Barbiere di Siviglia, Gioachino Rossini............................48
- Mamma Roma.....................................................................181
Amleto
- William Shakespeare - a.a 2011/12
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Modellino - Scala 1:25 - in pianta: Aula Teatro, V. Timoteo Viti, Urbino
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Cambi scena
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Cambi scena
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Cambi scena
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Progettazione elementi scenici 9
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Progettazione elementi scenici
Ho preso in esame numerosi sipari di vari tipi, e ne ho scelto uno e l’ho modificato facendolo diventare un elemento scenico che ingombra la maggior parte del palco. Considero il sipario come il simbolo assoluto del Teatro, è l’elemento che contrassegna l’inizio e la fine di uno spettacolo, il Teatro è la metafora della vita stessa, la quale ha sempre un inizio e una fine. L’ Amleto è un’opera che è stata spesso considerata come il simbolo del Teatro, probabilmente per la profondità degli argomenti che tratta e per l’universalità dei quesiti che assillano da sempre l’uomo. La vicenda stessa si svolge spesso in ambiente teatrale, esprimendo quanto solo in un teatro possa venire a galla la verità, quella verità che nella vita reale viene irrimediabil-
mente nascosta. Questo grande sipario bidimensionale che ingombra metà della scena servirà nello specifico, per l’episodio in cui Amleto uccide Polonio che, come racconta Shakespeare, si nasconderà proprio dietro ad una tenda. Nell’opera l’autore ha inserito il tema del meta-teatro o teatro nel teatro cioè un artificio teatrale con il quale, all’interno di una rappresentazione, si mette in scena una ulteriore azione teatrale della quale viene dichiarata la natura fittizia. Amleto, infatti, organizza uno spettacolo per il regno intero, nel quale solo nel ruolo di qualcun’altro, quindi recitando, potrà riuscire ad essere se stesso e a rivelare la verità sulla morte del padre.
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Progettazione elementi scenici
Il fantasma che nella scena I atto I fa la sua prima apparizione, rappresenta non solo il fantasma del padre ma anche tutte le paure più profonde del figlio Amleto, è il suo inconscio stesso. Per tale motivo ho utilizzato l’immagine di una porta chiusa per rappresentare le sue paure, sentire una voce da dietro una porta penso che comunichino maggiormente l’angoscia nella quale vive Amleto. Una porta che si apre all’oscurità può esprimere metaforicamente la paura che proviamo per ciò che non conosciamo, la paura per ciò percepiamo ma non vediamo. A volte le persone stesse sono delle porte, dei passaggi, di cui bisogna trovare le chiavi giuste per poter conoscere ciò che celano. Le porte stimolano l’immaginazione, sono le
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custodi di uno spazio interno fatto di suoni e odori che raccontano storie, le persone stesse sono porte da scoprire. L’aprire e il chiudersi velocemente della porta corrisponderà al fantasma del re Amleto, al di là di questo piccolo varco arrugginito ma fatto di oro zecchino, si trova l’altro mondo che separa il padre Amleto da suo figlio, è il collegamento tra questa esistenza e l’aldilà. La porta cela un buio profondo da cui uscirà solo la voce solenne del re tradito. La porta posta su un carretto, sbucherà dal buio del retro del sipario, seguito da un cigolio sinistro che accrescerà l’atmosfera inquietante di queste scene.
Progettazione elementi scenici
Progettazione in 3D del Carretto, esso sostiene la porta, si muove su binari che ne mantengono la direzione.
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Progettazione elementi scenici
Durante tutta la durata dello spettacolo, si noterà appeso un contenitore a forma cilindrica, dal quale cadranno gocce di sangue (finto). Con il passare del tempo, le gocce formeranno sul pavimento una pozza rossa sempre più grande, è la metafora e il monito dell’avvicinarsi della tragedia che produce sempre più vittime. Ricorda a tutti che la storia è macchiata di sangue fin dall’inizio.
Inoltre ho voluto il pavimento in marmo bianco di Carrara perchè rappresenta un’altro richiamo alla morte e alla triste fine dei personaggi. Amleto e gli altri componenti dell’opera camminano su un terreno in cui il loro destino è già segnato. Il marmo è un materiale costoso, raro, usato nella Storia da tanti grandi artisti per comporre opere immortali. Su lastre di marmo venivano spesso riposti i cadaveri per e estreme unzioni. Gli antichi greci utilizzavano questo materiale perché è di colore bianco, quindi puro e riusciva a rispecchiare gli ideali di una società che doveva vivere nella bellezza e nella purezza. Durante i giorni di festività religiosa gli ateniesi accorrevano al tempio, fulcro di tutte le attività cittadine, per fare offerte agli dei che dominavano le loro vite e il sangue delle vittime sacrificali scorreva sul bianco del marmo degli altari e dei pavimenti.
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Progettazione elementi scenici Da una scena di Che cosa sono le nuvole? (1967) diretto da Pier Paolo Pasolini, con Totò, Ninetto Davoli.
Nell’atto III scena II, si organizza e si svolge la messa in scena di Amleto e gli altri “attori”, ho voluto porre il “pubblico” composto dal re Claudio, la regina Geltrude, Ofelia, Polonio, Orazio, Rosencrantz, Guildestein e il resto dei nobili del regno, davanti al pubblico in platea. La parola teatro proveniente dal greco (théatron, che significa “spettacolo”), e dal verbo théaomai, ossia “vedo”), quindi possiamo dire che il teatro è tale grazie a “colui che vede” l’azione. Il pubblico in platea potrà ammirare un’altro pubblico che partecipa anch’esso all’azione. I posti a sedere sono tutti bianchi tranne uno, quello nero è del re traditore, Claudio.
Nel momento di metateatro dell’opera, in cui Amleto e gli altri “attori” realizzeranno uno spettacolo che permetterà ad Amleto di svelare tutte le verità su suo padre, perchè è attraverso il Teatro che si può dire la pura verità. In quel momento caleranno dall’alto delle imbragature semplici che gli attori si aggangeranno ad un gancio dietro la schiena e reciteranno lievemente sospesi come fossero dei burattini, la metafora dell’attore spesso nelle mani del regista, il quale in questo caso è Amleto.
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Progettazione elementi scenici Deposizione (1602-1604) di Caravaggio
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Verso la fine della tragedia, quando Amleto muore, appare sul fondo un quadro : la Deposizione di Caravaggio. Caravaggio (29 settembre 1571, Milano) è stato uno straordinario artista manierista, coevo di William Shakespeare (23 aprile 1564,Stratford-upon-Avon) il quale è sette anni più anziano del pittore. Non è un caso che io abbia utilizzato proprio un suo quadro per arricchire le scene cruciali dell’opera. Ho sentito in questo dipinto, l’atmosfera di quel tempo e stessa drammaticità dell’Amleto. Vedo un’analogia tra Amleto e il Cristo in quanto, entrambi, non vengono mai creduti e verranno uccisi per tutto ciò in cui avevano lottato. La copia del quadro sarà incollata ad un pannello poggiato su ruote che scorreranno su binari in fondo alla scena, il pannello apparirà da dietro il sipario. Nel quadro ho rimosso, grazie a Photoshop, il corpo di Cristo, perché è di Amleto ora la tragedia, è come se i personaggi del quadro sorreggessero, in espressione di dolore, il corpo di Am-
Copia della Deposizione modificata su Photoshop
leto che è assente nel quadro ma presente sul palco. I componenti del dipinto sono partecipi alla scena, diventano anch’essi attori. Si avverte una sensazione di sacralità in questo ambiente ricco ma allo stesso tempo sobrio, si ha la sensazione che si prova entrando in una chiesa: trovarsi di fronte alla bellezza della vita terrena e il mistero della vita oltre la morte. Ho voluto che questa scenografia contenesse molti “memento mori” ricordando un destino già segnato, ho cercato di riprodurre scenograficamente la molteplicità delle situazioni ed emozioni che, in quest’opera, vengono interpretate.
Pianta e Sezione - Scala 1:50
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La vita è sogno
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- Pedro Calderon de la Barca - a.a 2012/13
Modellino - Scala 1:25 - in pianta: Teatro Rossini, Pesaro
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Cambi scena
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Cambi scena
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Cambi scena
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Cambi scena
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Cambi scena
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Cambi scena
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Cambi scena
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Progettazione elementi scenici
Interno dell’Oratorio dei Filippini di Gian Lorenzo Bernini, Roma.
L’opera di Calderon de la Barca essendo scritta nel 1635, rappresenta in pieno il periodo barocco. Non potevo che ispirarmi all’architettura barocca ,essa con punta continuamente all’illusione, al ripetersi di forme che sembrano arrivino ad essere infinite. Ho scelto in particolare questa facciata di Bernini e l’ho reinterpretata.
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Ho sintetizzato al massimo la facciata dell’Oratorio ricalcando solo le linee architettoniche principali. Poi l’ho trasferito le linee con un pastello bianco su un foglio nero.
Ho disegnato nuovamente il tutto aggiungendo segni di costruzione e sfumature a matita. In seguito l’ho rielaborato su Photoshop: ho diviso a metà l’immagine in modo da creare due facce speculari. Ho voluto dare a questa architettura un senso di precarietà, di irrealtà, in cui non ci si possa più trovare un dritto e un rovescio.
Progettazione elementi scenici
Siamo all’inizio del primo atto, tra architetture sospese a mezz’aria, calerà dall’alto un muro nero con un varco dal quale entrerà in scena il primo personaggio dell’opera. A sua volta dall’alto, da dietro il muro nero, calerà anche un cavallo acquatico che rappresenta l’ ippogrifo (essere mitologico in genere rappresentato come un incrocio di un cavallo e un grifone) cavalcato dal personaggio di Rosaura che darà inizio all’opera.
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Progettazione elementi scenici
Per tutto lo svolgimento dello spettacolo sarà presente un gioco di luce creato da due cornici che inquadrano un telo in tulle. I due quadri di dimensioni diverse creeranno trasparenze, faranno apparire forme in controluce, incorniceranno immagini e mondi infiniti dentro un riquadro così nettamente definito( obiettivo dell’arte barocca:riprodurre l’infinito in uno spazio chiuso). La luce giocherà un ruolo fondamentale nel cambiare repentinamente l’atmosfera che la scenografia offre. Un pannello, in fondo, conterrà varie immagini che cambieranno nel corso della messa in scena, esso calerà dall’alto come tutto il resto della scenografia. La rete fitta del tulle rappresenta la prigione, reale e
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immaginaria, di Sigismondo. Il protagonista rimarrà nello stesso luogo quindi, dietro quel tulle che rappresenta la prigione psicologica in cui il personaggio vive, nella confusione nel non distinguere la realtà dal sogno. I veli delle cornici rappresentano i confini sottili che intercorrono tra il nostro conscio ed inconscio. tra l’immaginato ed il reale. Alla fine Sigismondo capirà che la vita è un sogno, è breve e scorre veloce , per questo deve essere vissuta davvero, l’uomo può cambiare il proprio destino se lo vuole davvero e se riesce a dimenticare per sempre ciò che gli ha procurato dolore ma guardi con speranza e con sempre nuovi occhi, al futuro.
Progettazione elementi scenici Sul pavimento poggerà un tappeto ricoperto di stelle, i personaggi hanno il cielo sotto i loro piedi e un mondo intorno che appare e scompare da un momento all’altro. Verso la fine del terzo atto, il tappeto stellato potrà essere riavvolto dal fondo del palco lasciando scoprire una superficie specchiante che rifletterà tutte le architetture, gli attori ed ogni cosa presente in scena si raddoppierà creando una suggestione visiva molto forte, in cui tutto sembra moltiplicato in infinito in modo quasi pacchiano, proprio come la corrente barocca. Ho scelto di rappresentare le architetture bidimensionali per suggerire maggiormente un idea di irrealtà, di impalpabilità. le architetture di vedono, possono essere attraversate, ma possono anche non esistere. Le architture ci sono ma sono solo appena disegnate, appaiono ma sono inconsistenti, e diventeranno infinite quando si specchieranno sul pavimento a specchio. Tutto è ribaltato, il cielo è in terra, le architetture volano, non esiste la tridimensionalità, ho creato un mondo fittizio in cui l’apparenza delle cose può trarre in inganno, un inganno evidenziato dal pavimento a specchio che più di ogni altra cosa sembra che riproduca la realtà ma non è reale, ne restituisce solo il riflesso. Quest’opera oltre che rappresentare il cruccio esistenziale dell’uomo rappresenta in pieno il periodo e la poetica barocca: “l’artista si interessa della natura e della storia solo in quanto il pensiero della natura e della storia gli permette di oltrepassare i limiti del reale, di estendere l’esperienza al possibile.” “Autentico capolavoro del teatro barocco, l’opera mette in scena il conflitto tra libertà e destino, vita e sogno (un sogno presunto, insinuato da altri), verità e ingannevole apparenza. Sogno infatti non è l’emblema solo di una condizione sfuggevole e precaria, ma anche di uno stato di finzione e menzogna, di paralisi parziale della volontà, di un’angoscia esistenziale- “il delitto d’esser nato”- che consiste nel non poter imporre agli altri il proprio 30 essere e il proprio esistere.”
L’omosessualità e la difficoltà di esprimersi
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- Copì - a.a. 2012/13
Modellino - Scala 1:25 - in pianta: Teatro Rossini, Pesaro
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Cambi scena
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Cambi scena
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Cambi scena
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Progettazione elementi scenici 36
Progettazione elementi scenici La struttura di un treno arrugginito.
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Ho immaginato per quest’opera un ambiente squallido e freddo perchè rispecchia la durezza e la volgarità dei dialoghi tra i protagonisti di quest’opera. La scenografia consiste in un treno scarno, senza ormai nulla, esposto al freddo siberiano. Allo stesso tempo la carcassa del veicolo appare come una pista da ballo anni 70 da “Febbre del sabato sera” con pavimenti fosforescenti che illuminano la scena anche nel buoio totale della scena. La scena è tra un treno dirottato per la Cina e allo stesso tempo una discoteca dispersa nel nulla, un luogo squallido dove ci si può facilmente imbattere in relazioni superficiali e vuote, simili alle vicessitudini raccontate dalla protagonsta. Il treno non ripara i personaggi dal freddo anzi è una gabbia a cielo aperto da cui tutti loro possono entrare ma non riescono ad uscire. Tutti ingabbiati dalla società e dal loro stesso profondo dolore, dalla loro disperata ricerca di amore nei luoghi peggiori. La scenografia è grezza ma il senso era proprio quello di trasmettere la freddez- za della Siberia e delle vite sessualmente eccentriche dei personaggi.
La febbre del sabato sera, John Badham, 1977.
Progettazione elementi scenici Ho circondato il treno di insegne al neon, una parte sono insegne comuni che possiamo realmente trovare nelle città, e un’altra parte sono frasi tratte dal testo dll’opera. Le insegne rappresentano tutti i posti squallidi dove può essere stata Irina, dove si è venduta a qualche cosacco. i personaggi vivono in una confusione emotiva e sessuale, rappresentano lo spaesamento di questa società di consumi in cui si è circondati da messaggi subliminali che incitano alla vuotezza interiore e alla confusione sessuale. Questo mucchio di insegne luminose bombardano la scena, lo specchio ciò che ci accade ogni giorno attraverso i mass media e le strade delle città moderne. Il testo è il trionfo della volgarità che esplode in una graffiante comicità. Si ride di cose atroci, mentre il mondo alla deriva rappresentato in quella capanna nella steppa assomiglia sempre più al nostro mondo scardinato. I personaggi si ricoprono di ruoli tanto da non riuscire a capire chi sono davvero. La sessualità spinta e assolutamente non definibile crea ancora di più un senso di spaesamento. Si sente la profonda mancanza di punti di riferimento che possono essere sessuali, familiari o sociali che ti spingono a pensare a quanto siano importanti nella vita. Ci vuole qualcosa in cui credere, in cui poggiarsi, se no si è persi come i personaggi di Copì. Si sente il peso dei giudizi della società sulle etichette che troppo spesso vengono usate per definire ciò che non si conosce. “Siamo in una Siberia fantasmagorica, popolata da branchi di lupi, mute di cani da slitta, militari sovietici, prigionieri politici, cosacchi e transessuali, tutti in corsa verso qualcosa: in Cina! in Cina! in Cina!” “Il testo è stato letto come macchina nevrotica, come esplorazione di pulsioni represse. Resta una farsa irresistibile.”
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Il Barbiere di Siviglia - Gioachino Rossini 39
a.a. 2013/14
Modellino - Scala 1:25 - in pianta: Teatro Rossini, Pesaro
Esterno
Interno
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Cambi scena, I Atto, in esterno
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Cambi scena
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Cambi scena
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Cambi scena, II Atto, in interno
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Cambi scena
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Cambi scena
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Cambi scena
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Cambi scena
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Cambi scena
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Cambi scena
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Progettazione elementi scenici
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Esecutivi dei Periaktoi
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Esecutivi dei Periaktoi
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Esecutivi dei Periaktoi
L’opera è divisa in due atti, nel primo la vicenda si svolge all’esterno, nella città di Siviglia. Ho realizzato una città credibile, ma folle allo stesso tempo, perchè l’intera opera viaggia, sia drammaturgicamente e sia musicalmente, sul filo della follia. Finestre e portoni sono storti e colorati, in continuo movimento sulla scena. Inspirandomi all’arte Pop ho dato colore ad ogni finestra in modo che all’inizio del primo atto che si svolge ancora di notte, la scena fosse illuminata solo dalla luce colorata delle finestre. L’unico faro di speranza è il balcone di Rosina, il quale, infatti, è l’unico ad essere dritto e stabile, è il balcone tanto agognato dal Conte d’Almaviva. Il passaggio di luce dall’aurora al giorno è segnata dall’arrivo di Figaro, il “factotum della città”, il quale porta il sole e “la dolce idea dell’oro”, cioè i soldi: il vero altro protagonista di quest’opera; nella vicenda ci si beffa di un’umanità sempre più corrotta dal denaro. La Siviglia che ho immaginato deve rappresentare l’allegria e l’energia che quest’opera trasmette, è una cittàfuori dall’ordinario, luminosa e colorata.
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Esecutivi dei Periaktoi
Verso l’inizio del secondo atto la vicenda si svolge in interni, in particolare nella casa di Don Bartolo, luogo in cui è imprigionata Rosina. Grazie al meccanismo dei sei periaktoi (antica struttura rotante a tre facciate) con una semplice rotazione si scopriranno le altre facciate che mostrano l’interno nel quale si svolge la vicenda. Le immense pareti della casa sono ricoperte da spartiti musicali, perchè di lì a poco la musica sarà la chiave per entrare nel palazzo di Rosina che, mentre finge di scrivere “ L’arietta dell’inutil precauzione”, sogna: non i soldi ma il suo amato Lindoro. Il Conte d’Almaviva infatti si trasformerà Don Alonso, insegnante di musica, ingannando Bartolo riuscirà così ad entrare nel palazzo e raggiungere la sua amata. Ho dato un effetto invecchiato a tutte le pareti, poi ho aggiunto quadri che incorniciano a loro volta spartiti e in rilievo qua e là le righe su cui poggiano le note, volevo che si creassero giochi di luci e rilievi. In scena caleranno dall’alto mobili dipinti di bianco (dello stesso colore dei periaktoi). I mobili appariranno a seconda dei bisogni dei personaggi nelle varie scene.
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Esecutivi dei mobili
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Sezione 1:50
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