2015
Graphic
Design
PORT FOLI O
J
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giulia
soro
“Da piccola preferisce fare l’eremita immersa nella natura e disegnare animali, affinando una discreta capacità illustrativa. Crescendo sviluppa le sue capacità nel mondo della comunicazione visiva e sceglie il liceo di grafica pubblicitaria. Convinta della sua scelta, una volta diplomatasi emigra a Firenze e prende la laurea in Graphic Design. Oggi è una giovane grafica con esperienza nell’impaginazione editoriale, nella progettazione grafica e nell’illustrazione, sia a mano che vettoriale. Preferisce le attività di fotoritocco e branding, ma ha volontà di imparare cose nuove.” Jux.
ABOUT ME
0lbia
1989
J U X
PERSONAL
SKILLS
Birth Giulia Soro 11th July 1989 Olbia, Italy Language: Italian English, level A1/2
Operating System: Apple Mac OS X Microsoft Windows
Contacts: Phone +39 3483395469 Email giuliaso89@gmail.com Skype giuliajux www.linkedin.com/in/giuliasoro issuu.com/giuliasoro
RESUME ME
Software >Adobe cs5: Photoshop Illustrator InDesign, After Effect Premier >Microsoft OfďŹ ce: Word Excel Powerpoint
EDUCATION
EXPERIENCE
2011 / 2014 Degree in Visual Art and New language expressive, Graphics. Academy of fine arts. Florence, IT
2015 Graphic Designer Social Media Marketer Polverini Group Company Impruneta, Florence, IT
2008 / 2011 Degree in Visual Art and Performing Arts: Graphic Art. Academy of fine arts Florence, IT
2012/ 2013 Editorial Graphic Designer Start Point event Florence, IT
2003 / 2008 Diploma in Applied Arts, Graphic Design. Art Hig School “F. De Andrè” Olbia, IT
2012 Cultural Mediator Graphic Designer Marino Marini Museum Florence, IT
2005 / 2006 Certificate of competence, type of training: Imagine and communication. Laboratory of Multimedia Olbia, IT
INTERESTS
CONTENTS
Logo & Branding Editorial & Web design Fotoritocco Fotografia Illustrazione
Logo Brand Identity
SPIAGGIA LI CUNCHEDDI
LI CUNCHEDDI
Progettazione grafica logo e immagine coordinata, concessione balneare Li Cuncheddi, località Capoceraso, Olbia. Li Cuncheddi è una spiaggia poco fuori città, situata in un contesto molto naturale. Non è una spiaggia di massa ed è quindi un posto veramente tranquillo, frequentato soprattutto da famiglie. La concessione offre servizi balneari, attività sportive, locazione natanti e presta inoltre servizio all’Hotel Cala Cuncheddi 4 stelle, situato a pochi metri di distanza.
Il logo è stato pensato per rappresentare il mare tramite schemi geometrici molto semplici: la prima impressione è l’immagine di una conchiglia, ma le trame nascondo in realtà altri elementi marini e un ombrellone, la cui base ottagonale è servita a costruite le altre forme.
SPIAGGIA LI CUNCHEDDI Il risultato è un logo giocoso ma anche elegante, moderno e che ben si presta al target.
SPIAGGIA LI CUNCHEDDI
SPIAGGIA LI CUNCHEDDI
SPIAG LI CUN
SP LI CU
progetto promosso e prodotto da Accademia di Belle Arti di Firenze
e Mostre
EVENTI COLLATERALI OH. 2 CCIDDI di Massimo Orsini e Marco Raffaele, Accademia di Belle Arti, aula 32
Presidente Luciano Modica
FASHION PAPER a cura di Edoardo Malagigi e Angela Nocentini, Biblioteca di Scienze tecnologiche - Architettura dell’Università degli Studi, Palazzo San Clemente, Firenze
Direttore Maria Giuliana Videtta
Hanno collaborato alla realizzazione del progetto
Regione Toscana
Franco Bertini, Mauro Betti, Adriano Bimbi, Umberto Bisi, Umberto Borella, Marco Brandizzi, Gianfranco Bresci, Elisabetta Catamo, Eugenio Cecioni, Patrizia Contardi, Cecilia Dealis, Leonardo Degl’Innocenti, Antonio Di Tommaso, Giovanna Fezzi, Rosanna Fioravanti, Monica Franchini, Lorenzo Giotti, Andrea Granchi, Francesco Givone, Chiara Lambiase, Simonetta Leonetti, Eva Lipartiti, Fabrizio Lucchesi, Rosa Manigrasso, Raffaella Nappo, Roberto Neri, Massimo Orsini, Stefano Patti, Alessandra Porfi dia, Marco Raffaele, Antonio Rago, Anna Maria Recchia, Stefano Rogai, Vittorio Santoianni, Gianna Scoino, Gianni Stefanon, Giovanni Surace, Novella Tabili, Tommaso Tozzi, Fabiola Ungredda, Vincenzo Ventimiglia, Calogero Saverio Vinciguerra, Cinzia Vitale, Laura Zanobini
Presidente Enrico Rossi Assessore alla Cultura Cristina Scaletti nell’ambito di Toscanaincontemporanea 2011 con il patrocinio di Ministero dell’Università e della Ricerca A cura di Gianni Pozzi, Susanna Ragionieri, Pier Luigi Tazzi, Laura Vecere - arti visive Massimo Mattioli - arti sceniche GIURIA del PREMIO SOUK 2011 Lorenzo Giusti, Presidente Carol Biagiotti Mario Cristiani Rosella Nesi Gianni Pozzi Susanna Ragionieri Alberto Salvadori Remo Salvadori Pier Luigi Tazzi Laura Vecere
Fashion paper
SEDI Accademia di Belle Arti: Loggiato, Chiostro e Teatrino Palazzo Medici Riccardi: Sale Fabiani, Cortile dei Muli e Cortile di Michelozzo Centro per l’Arte Contemporanea Luigi Pecci - Prato: Spazio Lounge EX3 Centro per l’Arte Contemporanea, Firenze Casa Masaccio, San Giovanni Valdarno Fondazione Lanfranco Baldi onlus, Pelago Gallerie: Biagiotti Arte Contemporanea / Frittelli Arte Contemporanea / Il Ponte / La Corte Arte Contemporanea / Poggiali e Forconi / Sangallo Art Station / Santo Ficara / Via Nuova / Sun Teatro Cantiere Florida, Firenze
RINGRAZIAMENTI Accademia di Belle Arti di Firenze Rosanna Scalzo, Direttore Amministrativo Emiliana Martuccio, Direttore di Ragioneria Patrizia Candito e Antonio Giannace, Uffi cio di Ragioneria Regione Toscana Massimo Gregorini, Dirigente Responsabile del Settore Valorizzazione del Patrimonio Culturale Elisa Mazzini e Lisa Covelli, Settore Valorizzazione del Patrimonio Culturale Provincia di Firenze Massimo Tarassi, Direttore Uffi cio Cultura Antonella Ierardi, segreteria Assessorato alla Pubblica Istruzione Giuliana Fiocco, segreteria Assessorato alla Cultura Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci - Prato Marco Bazzini, Direttore artistico Stefano Pezzato, Responsabile area artistica e Conservatore
Casa Masaccio, San Giovanni Valdarno Barbara Fabbri, Assessore alla Cultura Fausto Forte, Direttore Fondazione Lanfranco Baldi onlus, Pelago Pier Luigi Tazzi, Presidente Deborah Tini, Consigliere Biblioteca di Scienze tecnologiche - Architettura dell’Università degli Studi di Firenze Maria Luisa Masetti, Direttore Luca De Silva, Responsabile delle iniziative Archi-tè
Un ricordo a Valdemaro Beccaglia, già Presidente del Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci - Prato, e a Paolo Targetti, già Presidente dell’Accademia di Belle Arti di Firenze, ideatore nel 2009 di StARTpoint
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Crediti fotografi ci Claudio Guardi, Edoardo Malagigi, Michel Mandurino, Massimo Orsini, Mauro Pellegrini, Marco Raffaele, Antonio Rago
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Uffi cio stampa Davis & Franceschini, Firenze CATALOGO Testi (laddove non indicato) GP, SR, LV: Gianni Pozzi, Susanna Ragionieri, Laura Vecere MM: Massimo Mattioli PLT: Pier Luigi Tazzi
a cura di Massimo Mattioli Gianni Pozzi Susanna Ragionieri Pier Luigi Tazzi Laura Vecere
Layout Paolo Parisi Fabiana Bonucci Studio, Firenze su progetto originale di Leonardo Baglioni Postproduzione delle immagini Lorenzo Ceccotti Con la collaborazione di Luca Montanaro, Marika Sartori, Giulia Soro del laboratorio di grafi ca del Biennio di Arti visive e nuovi linguaggi espressivi dell’Accademia di Belle Arti di Firenze Impianti e stampa Artigraf, Firenze
Raffaele Di Vaia, Assistente Collezione
Edoardo Malagigi Angela Nocentini Luca De Silva
Curatori Bianca Cappello Luca De Silva Edoardo Malagigi Angela Nocentini Allestimento Melina Blazevic, Greta Bottoni, Michela Bottoni, Martina Elia, Ilenia Galia, Amir Hossein Mojtahedi, Stefano Macaione Studenti Luigi Adduci Rosita Adriana Altieri Koji Asari Maria Francesca Batzella Alessia Benelli Melina Blazevic Francesca Biagi Erich Bianchi Giulia Bilardo Michel Bovo Michela Bottoni Viviana Bullita Silvia Chimenti Deepthy Ciappi Alice Cirronis Giada Colacicchi Daniela Crobe Marco Dainelli Laura Di Giovanni Angelica Dringoli Martina Elia Ilenia Galia Manuela Guasco Elisa Ferraro Maria Luisa Fontana Lilit Hayrapetyan Amir Houssein Mojtahedi Rebecca Ihle Egidio Iorio Silvia Iozzolino Lorenzo Leone Jiayi-Lu Elisabetta Luiso Ardo Kekezi Anna Khimenko Galia Manfrida Stefano Macaione Veronica Mencacci Simone Micciché Giulia Minnetti Chiara Nardi
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EX3 Centro per l’Arte Contemporanea, Firenze Sergio Tossi, Direttore Lorenzo Giusti e Arabella Natalini, curatori
StARTpoint FASHION PAPER
Sayaka Onuma Jole Pagliarino Andrea Louise Pagni Tracy Papaleo Lisa Perrucci Costanza Piccini Jessica Piscitelli Michelina Rociola Maho Sato Lorenzo Scatena Kong Shuan Linda Sevarese Giuseppe Silvestri Hatice Tatlicioglu (Elìf Tatù) Michela Tiberii Virginia Tozzi Sara Valleriani Mohsen Veysi Veronica Vezzali
Workshop in biblioteca In poche ore si è sviluppato un laboratorio volante, dove oggeti di carta di ogni genere e fattura hanno trovato una collocazione negli spazi già utilizzati dagli studenti della locale Facoltà di Architettura. Si è trattato di attivare un percorso progettuale installativo virtuoso, dove i molti soggetti attori, curatori, insegnanti, studenti, hanno potuto osservare le funzioni degli spazi e poi collocare gli elaborati personali. In alcuni casi, forse i più interessanti, sono stati trasformati gli originali box di cartone in nuovi arredi, pronti a ricevere e supportare i progetti più piccoli come i gioielli. Non è mancato il contributo degli addetti alla biblioteca per collocare le gigantografi e degli abiti di carta, la dove potevano incrociare lo sguardo del popolo della biblioteca. Le opere di carta hanno giocato coi passanti abituali o stanziali, i vestiti sui manichini si facevano osservare senza ostruire l’uso delle strutture d’archivio. Nel complesso un intervento che ha potenziato tutte le funzioni della biblioteca, in un dialogo armonioso che ha principalmente reso ben visibili le potenzialità creative
degli studenti dell’Accademia di Firenze.
StARTpoint in biblioteca: la sostenibile leggerezza della carta «L’atteggiamento scientifi co e quello poetico coincidono. Entrambi sono atteggiamenti insieme di ricerca e di progettazione, di scoperta e di invenzione». Italo Calvino Sostenibile è un termine nato nel 1980 quando la Commissione mondiale delle Nazioni Unite scrisse che l’approccio allo sviluppo avrebbe dovuto divenire tale. Leggerezza è un valore che viene dal passato, ambìto nel presente e sperato per il futuro. Alla base della ricerca della leggerezza come reazione al peso di vivere sembra esserci un bisogno antropologico. Carta è una parola antichissima, ha circa duemila anni, L’etimologia di carta non è certa: dovrebbe derivare dal latino “chàrta”, dal greco “chàrtes”, che deriverebbe da “chàrasso”, cioè incido, scolpisco, in riferimento all’antico gesto dell’incidere le lettere nella cera. Evocativa, ecologica, pulita, la carta è il materiale con cui abbiamo realizzato abiti, gioielli e accessori. - Possiamo parlare di Fashion Paper come di un progetto di ecodesign e ecoarte. Scegliendo la carta abbiamo enfatizzato il ruolo del design e dell’ arte nello sviluppo sostenibile, rinforzando la consapevolezza che imprenditori, comunicatori, distributori e utenti fi nali possono avere un ruolo importante per uno sviluppo sano. - Fashion paper è stato partner di un laboratorio di Anatomia artistica che pone l’enfasi sul corpo vestito, ovvero sulle forme che il soggetto sceglie di porre sul proprio corpo a partire da quelle naturali, di partenza. Il vestito e il gioiello come accessori fi siologici dell’identità e protesi immediate del corpo, sono punto di partenza e chiave estetica di una nuova ricerca sul corpo. (www.fashion-in.it) - La scarsità di peso della carta è reale e simbolica insieme, le creazioni esposte sono per lo più oggetti delicati oltre che leggerissimi e suggeriscono il bisogno di rispetto e di cautela nel maneggiare ambiente e esseri umani. Tutta la mostra compreso l’allestimento è forse la più leggera al mondo e l’impatto ambientale è quasi nullo. Le nostre invenzioni di carta veicolano valori e
Melina Blazevic Shopping dress, 2011 cartoncino cordenons so-silk
StARTpoint ACCADEMIA IN MOSTRA | ACCADEMIA IN SCENA
StARTpoint Accademia in mostra Accademia in scena 2011-2012 7 dicembre 2011 – 26 agosto 2012
emozioni e sospingono le immaginazioni verso la sottrazione di peso che chiede la complessità dello scenario del terzo millennio. A proposito di carta Un mondo di carta? Magari! Se tutti gli oggetti, o meglio quasi tutti quelli possibili e sono molti, potessero essere di carta e meglio se carta riciclata, sarebbe un bel vantaggio ecologico in una società che tende a consumare, consumare e consumare per poter consumare in fi ne tutto il nostro pianeta. Ringrazio per prima cosa Edoardo Malagigi per aver offerto alla Biblioteca di Architettura dell’Università di Firenze, l’opportunità di esporre una serie di lavori di design realizzati con solo carta. Ringrazio anche Angela Nocentini e tutti gli autori delle opere per il coinvolgente allestimento effettuato nell’atrio della Facoltà di Architettura di Palazzo San Clemente e nelle sale della Biblioteca. Grazie anche per la collaborazione, all’interno della manifestazione StARTpoint, tra l’Accademia di Belle Arti e la Biblioteca di Architettura la quale da diversi anni porta avanti iniziative culturali nell’ambito di Architè e Archispazio. L’esposizione non è passata indifferente, anzi ha avuto la capacità di incuriosire e di affascinare moltissimi studenti di architettura e anche molti professori che inevitabilmente si trovavano coinvolti visivamente dall’allestimento, appena messo piede all’interno del palazzo. Quello che ho potuto notare durante tutta la durata dell’esposizione, è stata la capacità di meraviglia che gli oggetti suscitavano. Una collana realizzata con rondelle di cartone, un vestito da sposa con tutto lo strascico di carta, borsette e cappelli, gioielli, ecc. si presentavano con un materiale non prezioso da un punto di vista economico, ma rendevano l’idea e l’emozione di essere preziosi proprio perché realizzati con materiale povero e riciclato. Molte persone mi hanno chiesto se gli oggetti esposti erano in vendita, se c’era la possibilità di averli per poterli poi indossare. Questo è un aspetto sicuramente positivo che andrebbe preso in considerazione. Se gli artisti, gli architetti, i designer, prendessero in considerazione il fatto di poter progettare e produrre opere con materiale riciclato, se riuscissero a trovare un sistema per creare un mercato al di fuori delle grandi produzioni globalizzate ma piccoli mercati locali, se smettessero di voler diventare delle star e pensassero alla crisi che l’umanità sta passando,
PALAZZO SAN CLEMENTE | BIBLIOTECA DI SCIENZE TECNOLOGICHE
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Logo e Catalogo
START POINT Il progetto StARTpoint, giunto alla V edizione, è un evento espositivo e performativo che vuole valorizzare e incentivare la creatività dei giovani talenti artistici. Promossa dall’Accademia di Belle Arti di Firenze, la manifestazione apre l’Accademia alla città: si espande sia dentro che fuori i suoi spazi in un coinvolgimento reciproco fra passanti e studenti, che diventa crescita culturale collettiva.
Per le edizioni StARTpoint 2011/2012/2013 ho partecipato al restyling del logo, del Catalogo e alla progettazione di manifesti, flyer e locandine.
Il restyling è partito dal logo, dove ho proposto la scritta all’interno di un cerchio (invece del precedente quadrato) in riferimento al nome stesso dell’evento start “POINT” -point come punto di partenza, point come punto sulla mappa- . Il colore dell’evento, che in precedenza è sempre stato rosso, abbiamo deciso di farlo diverso per ogni edizione. Di conseguenza per ogni anno il catalogo avrà una caratteristica diversa, eventualmente anche nei materiali. Una delle particolarità del catalogo 2013 (Casa editrice: Maschietto Editore) sono le pagine fatte a fustella.
nella pagina a fianco
in alto, da sinistra
fashon in paper
Kumiko Suzuki Paesaggio interno, 2012 fi bra di vetro quattro elementi, dimensioni varie in alto, da sinistra
Francesca Batzella, Viviana Bullita Collana sarda, 2011 carta velina e carta di giornale Louise Andrea Pagni Parure bianca, 2011 cartone ondulato di recupero Parure afrika, 2011 cartone ondulato di recupero
Kumiko Suzuki Paesaggio interno, 2012, particolare fi bra di vetro quattro elementi, dimensioni varie
in basso, da sinistra
Silvia Chimenti Abito da sera, 2011 vassoi in cartomcino da pasticceria
Pierluigi Galletti Presenze, 2012 ready made modifi cato dimensioni reali
Lilit Hayrapetyan Nero nero, 2011 cartoncino da disegno
Koji Asari Black Star, 2011 cartoncino nero lucido
PALAZZO MEDICI RICCARDI
PALAZZO SAN CLEMENTE | BIBLIOTECA DI SCIENZE TECNOLOGICHE
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he poetic art of Mona Hatoum is ambiguous interaction between the aesthetic impact of the material and the theme of the work that engages the $ His work is full of personal resonance and is always tied to life: takes aim at the place of domesticity and the family, within which inserts a foreign element that creates a ‘perceptual disturbance,’ a semantic shift. The issue of mobility - be it exile, escape or other mainly implies a travel concept, intended as a continuous movement of thought and concepts, and as a
$ The issue of mobility also means the chance to explore the concept of time: Hatoum has used and tested in several works perishability, fragility and instability of certain materials - hair, wool, paper, cotton, Wires - to show how each event, thing or place are evanescent # ! # " boundaries and stable.
" # insieme lo spazio e il tempo che trascorrono tra due valige, come un cordone ombelicale. Essi sono subito percepiti come una presenza intrusa, creando quello spostamento di pensiero che attiva nuove possibilità # Le valigie suggeriscono racconti, viaggi della speranza, di migrazioni umane, di esilio e di sradicamento che " # # # che sembrano provenire da un corpo poco contenuto all’interno delle valigie.
# the space and the time they spend between two suitcases, like an umbilical cord. They are now perceived as an intruder presence, creating the shift in thinking # The cases suggest stories, journeys of hope, of human migration, exile and uprooting that even the artist herself has experienced. Finally, the title indicates traf# # seem to come from a little body contained within the pack.
Mona Hatoum è un’artista britannica di famiglia palestinese, è nata a Beirut nel 1952 e ora vive tra Londra e Berlino. Fin dall’inizio della sua attivitĂ artistica, negli anni Ottanta, il suo lavoro nasce dal proprio vissuto. Realizza video e prestazioni concentrati sul tema del corpo, per poi spostarsi all’inizio degli anni Novanta, verso il coinvolgimento dello spettatore. Il suo lavoro è legato alla vita, con le sue implicazioni di stupore, ironia e intimitĂ , ma è anche radicato in una coscien $ libertĂ personale che sono spesso minati e sottratti. Ăˆ interessante notare come temi giĂ avvertiti e portati al centro dall’artista negli anni Ottanta/Novanta - temi legati all’esilio, alla casa, alla condizione nomade o di movimento -, siano esattamente quelli della contemporaneitĂ .
MONA HATOUM # $ 2002 ! !
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a poetica dell’arte di Mona Hatoum è un’interazione ambigua tra l’impatto estetico del materiale e il tema dell’opera, che impegna lo spettatore in contrastanti emozioni di fascino e timore. Il suo lavoro è carico di risonanza personale ed è sempre legato alla vita: prende di mira il luogo della domesticitĂ e del familiare, all’interno del quale inserisce un elemento estraneo che crea un ‘perturbamento percettivo’, uno spostamento semantico. Il tema della mobilità – sia essa esilio, fuga o altro - implica soprattutto un concetto di viaggio, inteso come spostamento continuo di pensiero e di concetti,
$ Il tema della mobilità implica anche la possibilità di esplorare il concetto di tempo: Hatoum ha utilizzato e sperimentato in diverse opere la deperibilità , la fragilità e l’instabilità di alcuni materiali - capelli, lana, carta,
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amiĂĄn Ortega crea sculture, installazioni, video e opere con l’utilizzo di una vasta gamma British artist Mona Hatoum is a Palestinian family, was di oggetti banali, dalle palle da golf ai bidoni born in Beirutdella in 1952 and nowil lives London spazzatura, tuttobetween sottoposto a ciò che è stato and Berlin. Since the beginning his artistic career in malizioso di descritto da Ortegaofsteso, un ‘processo the eighties, trasformazione his work stems efrom his own experience. di disfunzione’. In modo ludico e fanthe-compongono Produce video and focused on theche the tasioso,performance va a esplorare gli elementi me of the body, then-move to the beginning of the un and insieme che sia un’auto, un’abitazione, un corpo nineties, to the involvement of the viewer. Hisin work is o un sistema economico. Esplora particolare, in che related to life, with its implications of wonder, irony and intimacy,terie but prime. it is also rooted in a consciousness Le sue opere rappresentano un’esplorazione intima $
caosand entropico degli oggetti contemporanei e, thethat are oftennel mined subtracted. Interestingly the delle caricature, suggeriscono mes already come warned andvere brought to the shelter by the un punto di vista denso di umorismo ma anche lucidamente critiartist in the eighties / nineties - issues related to exile, co e politico. to housing, to nomadic condition or movement - are exactly those of contemporary life.
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amiĂĄn Ortega creates sculptures, installations, videos and works with the use of a wide range of mundane objects, from golf balls to trash cans, all subjected to what has been described by Ortega lying, a ‘mischievous process of transformation and dysfunction ‘. In a playful and imaginative, goes to explore the elements that make up a whole - it’s a car, a house, a body or an economic system. Explore in particular how regional culture affects the consumption of raw materials. His works represent an exploration of intimate entropic chaos and contemporary objects, like real caricatures, suggest a point of view but also full of humor clearly critical and political.
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DamiĂĄn Ortega è nato a CittĂ del Messico nel 1967 e vive e lavora a Berlino dal 2006. Ha iniziato la sua carriera come vignettista di satira artistico è conosciuto soprattutto per le sue installazioni scomposte grazie alle quali è considerato oggi uno degli artisti piĂš autorevoli e incisivi degli ultimi decendecen ni. Conta mostre personali in musei e gallerie di tutto il mondo, tra cui la Curva Barbican Gallery, Londra (2010), l’Institute of Contemporary Art, Boston (2009), il Centre Pompidou di Parigi (2008), la Ikon Gallery, Birmingham (2007), la Galleria al REDCAT e il Museo di Arte Contemporanea di Los Angeles (2005), Tate Modern, Londra (2005), Museu da Arte Pampulha, a Belo Horizonte, Brasile (2005), Kunsthalle Basel (2004) e Institute of Contemporary Art, Philadelphia (2002). Partecipa a mostre collettive includono la Biennale di San Paolo (2006), Made in Messico, Institute of Contemporary Art, Boston (2003) e il 50° Biennale di Venezia (2003). Una delle opere piĂš famose di DamiĂĄn Ortega è Cosmic Thing (2002): una macchina Volkswagen Beetle scomposta dall’artista e poi ricomposta pezzo per manuale d’istruzioni di un meccanico. Il risultato è stato un oggetto frammentato che ha offerto un nuovo modo di vedere la ‘vettura del popolo’ sviluppato nella Germania nazista, poi prodotto in massa nella sua nativa CittĂ del Messico.
DAMIĂ N
DamiĂĄn Ortega was born in Mexico City in 1967 and lives and works in Berlin since 2006. He began his career as a cartoonist of political satire, from a purely artistic point of view is best known for his installations decomposed through which today is sors in decades. Count solo exhibitions in museums and galleries around the world, including the Curve Barbican GalleGalle ry, London (2010), the Institute of Contemporary Art, Boston (2009), the Centre Pompidou in Paris (2008), the Ikon Gallery, Birmingham (2007), the Gallery at REDCAT and the Museum of Contemporary Art in Los ’opera di Arienti riutilizza immagini Angeles (2005), Tate Modern, London (2005), Art MuMu preesistenti alla storia dell’arte attraverso seu da Pampulha,legate Belo Horizonte, Brazil (2005),moderna KunsKuns processi di manipolazione dei Art, materiali, come thalle Basel (2004) and Institute of Contemporary libri, sacchetti di plasticainclude o le pagine colorate dei fuPhiladelphia (2002). Group exhibitions the SĂŁo metti che trasforma e conferisce loro Paulo Biennial (2006), Made in Mexico, Institute ofnuovo valore e di signiďŹ and cati.the 50th Venice Contemporaryacquisizione Art, Boston (2003) La ripetitivitĂ dell’azione ha qualcosa a che fare con i Biennale (2003). processi riproduttivi edDamiĂĄn evolutiviOrtega’s propri della natura. I One of the most famous works by di Arineti assumono infatti Cosmic Thinglavori (2002): a Volkswagen Beetle car quasi brokenuna ďŹ sionomia in cui la ripetizione dell’identico si associa down by artistorganica, and reassembled piece by piece by wiwi talvolta, proprio come tra gliofesseri viventi, alla mutares suspended in mid-air, in the manner a mechamecha improvvisa che avvia unobject nuovothat comportamento nic’s manual.zione The result was a fragmented di conseguenza, nuovacar’ forma. offered a newe,way of seeing the una ‘people’s develodevelo I libri, i then volumi e le enciclopedie d’epoca suscitano ped in Nazi Germany, mass-produced in his native Mexico City. grande fascino nell’artista, rappresentano la possibilitĂ di viaggiare rimanendo fermo.
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The work of Arienti reuses existing images related to the history of modern art through processes of manipulation of materials, such as books, plastic bags or colored pages of comics that transforms and gives them new value and acquisition of meanings. The repetitiveness of the action it has something to do with the reproductive processes and evolutionary nature’s own. The work of Arineti assume in fact almost a physiognomy organic, in which the repetition of the identical is sometimes associated, just as between living beings, the sudden mutation that initiates a new behavior and, consequently, a new form. The books, vintage books and encyclopedias are of great charm in the artist, represent the opportunity to travel standing still.
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STEFANO ARIENTI “SENZA TITOLO (TRIPLO SERPENTONE)� 1989 Tre copie del fumetto Il Tascabilone n.7, carta stampata e piegata. Dimensioni variabili.
Stefano Arienti nasce ad Asola in provincia di Mantova nel 1961 ma ben presto si trasferisce a Milano dove vive tuttora. Fin dall’inizio la sua ricerca rivolge l’attenzione ai processi di analisi e manipolazione delle immagini e dei materiali ripresi dal mondo reale e quotidiano che, attraverso un processo del tutto personale e sempre nuovo, si trasformano completamente rendendo spesso irriconoscibile l’originale. Nel 1990 partecipa alla sezione “Apertoâ€? della XLIV Biennale di Venezia, espone in Germania. Nel 1996 vince il primo premio alla XII Quadriennale di Roma. Nel 1997 alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma apre la sua grande stagione espositiva che lo vede presente nello stesso anno oltre che al Palazzo delle Esposizioni a Roma, anche a Milano, Torino e Prato e ancora all’estero è presente due volte a Ginevra, a Kiev e Salisburgo, partecipa inoltre alla IX Triennale in India.
Stefano Arienti was born in Asola in the province of Mantua in 1961 but soon moved to Milan where he still lives. From the beginning his search turns its attention to the processes of analysis and manipulation of images and materials taken from the real world, daily, through a process very personal and always new, completely transformed often making it unrecognizable to the original. In 1990 he took part to the “Openâ€? in the XLIV Venice Biennale, exhibited in Germany. In 1996 he won ďŹ rst prize at the XII Quadrennial of Rome. In 1997 the National Gallery of Modern Art in Rome opens her exhibition season in which he is present in the same year as well as the Exhibition Palace in Rome, also in Milan, Turin and Prato still abroad is present twice Geneva, Kiev and Salzburg also participates in the IX Triennale in India.
Catalogo / Guida
THE PLAYER The player è un progetto su preziose collezioni private allestite nelle sale del museo Marino Marini di Firenze, dove il percorso espositivo, che segue il tema del viaggio, ci mostra la ricerca che il collezionista ha espresso nel realizzare la propria collezione. Per la prima esposizione è stata allestita la collezione privata di Sandra e Giancarlo Bonollo, con le opere di P. Althamer, D. Almond, S. Arienti, Tacita Dean, J. Deller, R. Dijkstra, Keith Edmier & Farrah Fawcett, Olafur Eliasson, Urs Fischer, Giuseppe Gabellone, Mona Hatoum, Sarah Lucas, Marepe, Gabriel Orozco, Damián Ortega, Simon Starling e Piotr Uklanski.
Presso il museo ho seguito un Tirocinio formativo dove svolgevo attività di: - Mediazione culturale; - Formazione in merito all’organizzazione generale di una mostra; - Redazione Condition Report; - Operazioni di allestimento; - Progettazione grafica delle schede guida sulle opere esposte, flyers e foto. Alla fine dell’esperienza ogni tirocinante ha realizzato un sedicesimo contenente un personale progetto grafico sul lavoro svolto all’interno del museo. Ogni sedicesimo è stato poi rilegato a mano con filo all’interno di un pieghevole, di cui ho curato la copertina.
Etichetta Vino
VINO MAESTRALE Progettazione Etichetta vino privato. Per richiesta del cliente, l’etichetta del vino doveva rappresentare il mare e la città di provenienza, Olbia. Per cui ho scelto di rappresentare i simboli della città: -il faro all’entrata del porto. -il profilo dell’isola di Tavolara.
Il disegno rappresenta l’uscita del porto di Olbia, dove i due elementi sono entrambi visibili. Ho poi aggiunto, in riferimento al nome del vino, la presenza del vento di maestrale, con una barca a vela che esce dal porto sopra un’onda stilizzata.
Web Design
THE ENGLISH SCHOOL The English School è un Centro Linguistico sito a Olbia dal 1998, per il quale ho realizzato alcune pubblicità su quotidiani regionali, tv, blog, e il restyling del sito, ormai troppo obsoleto. Il vecchio sito conteneva diversi colori, scritte troppo piccole, immagini vecchie e non era adattabile all’uso su smartphone e tablet. Ho lavorato su un’immagine più definita e decisa, sistemando meglio il menù per dimezzare le voci e creare quindi più spazio. Iinfine ho tolto un po’ di colori, cercando di mantenere il più possibile la prevalenza del bianco con qualche elemento di rosso e blu (i colori del logo). Il risultato è un sito moderno, pulito, che rende la lettura più immediata.
Logo Editorial Design
SONS OF WAR Dai primi anni ’80 ad oggi il fermento attorno al mondo della breakdance in Italia è cresciuto al punto da farla diventare parte integrante della cultura giovanile, e l’Italian Style è ormai riconosciuto in tutto il mondo. I Sons of War erano una crew milanese composta da alcuni fra i migliori b-boys italiani, oggi inattiva. Per loro realizzai un nuovo logo dove oltre alla scritta doveva apparire quacosa di estremamente cattivo! La scelta è ricaduta su un teschio stilizzato per il quale mi è stato richiesto di ispirarmi al Castello di Grayskull, dalla serie cartoni animati di “He-Man e i dominatori dell’universo”.
Fotoritocco
POLVERINI Il gruppo Polverini è un’azienda di parrucchieri fiorentina molto famosa, che conta 55 affiliati su tutto il territorio nazionale, una Master Academy a Firenze, un training center presso Hidron e un’accademia in Astana, Kazakistan. Per la Polverini Group ho fatto da Graphic Designer, Social Media Marketer e Illustratrice. Come graphic designer ho progettato e realizzato Book, Cataloghi, Brochure, Volantini, Banner, Minimal Character, ho progettato il restyling del sito ufficiale ed eseguito fotoritocchi.
Queste sono alcune delle modelle da me ritoccate per la collezione primavera/ estate 2015.
foto
grafia
Fiume, Capo Ceraso, Olbia, 2015
pae
saggistica
PHOTO GRAP HY
Mare, Cala Gonone, Golfo di Orosei. 2014
foto
grafia
Volto, Firenze, 2012
light
painting
PHOTO GRAP HY
Bicchiere rotto, Still-life, Firenze, 2012
penna
china
matita
incisioni
acquatinta
acquaforte
vettoriali
ILLUST RATI ON
misti
T X S
CONTACTS
Giulia_Soro (JUX) Tel +39_348_3395469 Email giuliaso89@gmail.com