3
Indice
1 Introduzione 2 Lisboa
La città di Lisbona
Il terremoto La Baixa di Pombal Alfama e Colina do Castelo
4 Il Patio
La tipoligia del patio a Lisbona I patios di Alfama e Castello
3 Il Patio Dom Fradique Evoluzione del Patio Lo stato di fatto Previsioni di Piano
6 Un centro per l’arte a Lisbona Analisi funzionale La residenza d’artista Il progetto Materiali e tecniche costruttive
Bibliografia
5 6 8 10 12 22 26 40 52 56 60 64 70 80 86
Introduzione
Il progetto proposto si occupa del recupero di un patio che si trova all’interno del tessuto storico di Lisbona. Attraverso la lettura de segni e dei caratteri che il luogo, la città e la tradizione architettonica portoghese ci offrono, l’intervento si propone di dare una risposta progettuale allo stato di degrado in cui versano grandi e piccole aree all’interno del panorama urbano lisboeta. In una realtà in cui l’immagine della rovina accompagna da sempre il corso della sua storia e ne rappresenta il fascino, l’intenzione del progetto non è quella di porsi in mondo nostalgico nei confronti di un passato perduto ma di instaurare un dialogo con la tradizione. La ricerca di continuità è stata da noi letta attraverso il fenomeno della stratificazione, senza negare le vicende passate, le condizioni presenti e le trasformazioni future. Il luogo di progetto si offre a seconda del punto di vista in una sequenza di quinte urbane, che, come inquadrature cinematografiche, vengono percepite, non solo in senso orizzontale ma anche verticale, attraverso la dimensione del tempo. I principi architettonici semplici, legati alla tradizione, che sembrano quasi confondersi nel vasto panorama urbano, guidano la nostra interpretazione del tema che trova la sua identità nel disegno, in un unico gesto, del percorso espositivo, luogo delle idee e della libera interpretazione dello spazio.
7
Lisboa
“La città evidente, tra Santa Apolonia e l’Avenida da Liberdade, passando per la Baixa dei negozi quasi modesti e abbaini abbandonati (la pioggia entra attraverso le tegole e i giunti dei teloni di plastica), la Lisbona del Chiado decadente, asfissiato dalla nostalgia e improvvisamente dorato, atmosfera corrosa dall’inquinamento, dalla polvere, dal fumo delle tavole calde, Lisbona delle spianate tra squarci dal taglio romantico e file di automobili - questa immagine evidente di Lisbona, quella del visitatore frettoloso, quello in transito verso un’altra città, compiendo strani rituali che il centralismo spiega - questa Lisbona inganna. Se qualche incidente ci obbliga a fermarci, allora la Geografia ci prende per mano e la Storia ci conduce per corridoi in penombra, un cielo come un tetto, corridoi attraversati da squarci in qualunque direzione, dove la luce entra come uno schiaffo, e le repentine visioni cubiste, frammentate e dense, di dettagli affilati come filo di rasoio - o le masse compatte di grandi strutture, i conventi i palazzi, alcune cupole o guglie che cercano il cielo di Lisbona. E subito muovendosi in salita, o dal fondo di qualche avvallamento, ciò che ci circonda acquista largo respiro e appare il Tejo, il Castello, masse di verde che i numeri delle analisi difficilmente rivelano. Passeggiare a Lisbona: movimento ritmato da un pulsare continuo e ardente - dilatazione, contrazione - come il battere di un cuore con occhi che vedono lontano o ricevono il fiato protettore dei muri dall’intonaco crepato, graffiato dalle spallate ricevute, dai colori sbiaditi, trasparenti, che si mischiano socchiudendo gli occhi, colori in movimento, che portano verso una nuova quota e a un’altra percezione.” 1
1 Siza Vieira A. ,
Angelillo A., Scritti
di Architettura, Skira, 1997
8
Alfama
9
La città di Lisbona
10
38°42”N 9°11”W
Lisbona è la capitale del Portogallo, con 545.245 abitanti per una superficie di 85 km², e un’area metropolitana di più di 3 milioni di abitanti, pari a circa un terzo dell’intera popolazione portoghese. Trattandosi di una grande capitale europea non abbiamo la pretesa di offrire una dettagliata panoramica della complessità dei fenomeni urbani, sociali e culturali che si stabiliscono in una raeltà di questo tipo. Ai fini del progetto cercheremo di delinearne qualche tratto. L’area di intervento è situata all’interno del nucleo storico di Lisbona, sul versante orientale della Colina do Castelo, dalla cui sommità ha avuto origine lo sviluppo del tessuto urbano. La morfologia di Lisbona è, infatti, caratterizzata da un andamento sinuoso grazie alle presenza di sette colli (Castelo, São Vicente, São Roque, Santo André, Santa Catarina, Chagas e Sant’Ana) che si articolano lungo la riva settentrionale dell’estuario del fiume Tejo. La ricerca dello sgurado reciproco e del collegamento che si può stabilire tra i deversi luoghi ed i diversi livelli della città e, sopratutto, della vista sul Tejo hanno segnato l’immagine della città, costellandola di Miradouros (terrazze panoramiche), Elevadores (ascensori) e scale. La realzione che lega questa città con il suo corso d’acuqa, che pochi chilometri più avanti sfocia nell’Oceano Atlantico, è molto stretta e lo dimostra lo sviluppo stesso del tracciato urbano, che fin dai primi insediamenti fino alle moderne espansioni, come il quartiere dell’Expo del 1998, ha seguito la linea della costa. La presenza del fiume ha garantito lo sviluppo commerciale e la ricchezza della capitale del Portogallo, sopratutto nell’epoca delle scoperte, dal porto di Lisbona salpavano le navi dirette verso le Colonie in Sud America, in Africa e in Oriente, ma è stata allo stesso tempo causa di grandi tragedie, prima fra tutte il maremoto che insieme al terremoto del 1° Novembre del 1755 ne ha quasi completamente distrutto i quartieri bassi. Questa tragedia ha segnato non solo la storia ma anche l’immagine della città, il quartiere della Baixa, con il suo tracciato ortogonale di stampo illuminsta e la grande area, Terreiro do Paço, che si conclude con la piazza affaciata sul Tejo (Praça do Commercio) si impone alla vista, distaccandosi dalla morfologia dei quartieri più antichi
Lisbona, CML
11
situati sulle colline che la circondano. All’interno di un panorama che presenta una morfologia tanto complessa il patrimonio architettonico, nei diversi quartieri, presenta invece un’immagine fortemente omogenea, sopratutto per quanto riguarda la semplicità di trattamento del disegno di facciata degli edifici. La ricerca architettonica contemporanea, che ha ricevuto grande impulso con la Rivoluzione dei Garofani del 25 Aprile de 1974, e con la liberazione dal regime Salazarista, ha sempre prestato grande attenzione alla tipologia tradizionale presenti sul territorio. L’architettura portoghese, che negli ultimi decenni ha fatto capo alla Scuola di Porto, che vede i suoi maggiori rappresentanti in Fernando Tavora, Alvaro Siza Vieira e Edouardo Souto de Moura, ha portato avanti uno studio ed una reinterpretazione in chiave contemporanea dei modelli vernacolari, che diventa il il filo conduttore per leggerne il percorso fino alle sue ultime manifestazioni.
12
Lisbona, CML
13
Il terremoto “Appena messo piede in città, piangendo la morte del loro benefattore, sentono tremare la terra sotto i piedi; il mare si solleva ribollendo nel porto e fracassa i bastimenti che sono all’ancora. Vortici di fiamme e di cenere coprono le strade e le piazze, crollano gli edifici, si rovesciano tutti sulle fondamenta e le fondamenta si disperdono. tremila abitanti d’ogni età e d’ogni sesso restano schiacciati dalle rovine.” 2
2 Voltaire, Candido o l’ottimismo, Enaudi,
2006 14
Il 1 di Novembre 1755 è una data che segna profondamente la storia della città. Un sisma, che interessò complessivamente una superficie di 11 milioni di km2 e raggiunse un’intensità tra gli 8,7 e i 9,0° della scala Richter, colpì gran parte dell’Europa e dell’Africa provocando i maggiori danni nella zona della penisola iberica ed ebbe come epicentro la città di Lisbona. La gravità dei danni a uno dei maggiori centri del commercio europei e la vasta incidenza del sisma fecero sì che questo avvenimento diventasse la prima “catasrofe mediatica” della storia, che ebbe ripercussioni sulla società, la religione e la cultura. Fu sopratutto il pensiero filosofico, nell’era dei Lumi, era dominato dall’ottimismo a subire maggiormente il peso delle conseguenze di questo avvenimento. Con i due terzi delle case, dei palazzi, delle chiese distrutti o inagibili, la fisionomia della città non poteva essere più la stessa. Le aree maggiormente colpite furono quelle che sorgevano sulla piana di fronte alle sponde del Tejo (l’attuale quartiere della Baixa), i quartieri che, seppur parzialmente, rsistettero al sisma furono quelli situati sulle pendici dei colli, come nel caso di Alfama. Gran parte dell’immagine medievale della città, risultato dei diversi insediamenti che si alteranrono nel corso dei secoli, fenici, romani, arabi, cristiani, fu quasi completamente cancellata, di questa rimangono tracce nel tessuto urbano dei quartieri storici che sorgevano sulle colline. Il terremoto, e i successivi incendio e maremoto, le cui cicatrici sono ancora visibili all’interno del panorama cittadino, lasceranno dietro di loro un panorama di rovine e macerie, e una città da ricostruire.
Illustrazione del XVIII raffigurante il Terremoto
Illustrazione di Philip Le Bas, 1755
Le rovine del convento do Carmo
15
La Lisbona di Pombal
16
Mentre il mondo si interrogava sul significato di questa tragedia, la città, il governo e gli abitanti dovettero provvedere alla ricostruzione di Lisbona, che non si rivelò un solo esercizio formale, ma richiese l’elaborazione di nuovi valori simbolici e monumentali. La figura chiave della ricostruzione è Sebastiao José de Carvalho e Melo, il Marchese di Pombal, a lui si attribusce la frase che divenne simbolo del pragmatismo che caratterizzò le prime fasi degli interventi, “adesso bisogna sotterrare i morti, occuparsi dei vivi e chiudere i porti”. Il Marchese di Pombal si oppose a qualsiasi forma di architettura spontanea e temporanea e promosse, piuttosto, un’indagine ideologica e programmatica coerente a cui segua una conforme proposta urbana e architettonica resa possibile da un sistema costruttivo e tecnologico razionalizzato. Si ritiene perciò necessario istituire la Casa do Risco das Obras Publicas, un gabinetto fondato espressamente per il progetto di ricostruzione. Vennero definiti i vantaggi economici, di rapidità di esecuzione e di resistenza ai terremoti dell’utilizzo di elementi modulari in legno. La “gaiola” o gabbia viene formalizzata proprio in queste relazioni di Manuel de Maia, direttore della Casa do Risco dal 1756, si tratta di una tecnica simile al “baloon frame”, in cui gli elementi della struttura standardizzata in legno vengono coperti dalla muratura. Il progetto urbano scelto fù quello di Eugenio dos Santos: una maglia complessa di strade perpendicolari e parallele al fiume che delimitano isolati stretti e lunghi. Il nuovo tracciato si articola tra due piazze, Praça do Comercio, piazza d’ingresso alla città dal fiume Tejo, e Rossio, nuovo foro urbano. In termini formali, tre sono gli elementi fondamentali della “regola di Pombal”: il tracciato, il prospetto-tipo e la sezione trasversale, mentre per il progetto delle facciate vengono codificate regole più restrittive. Il tracciato diventa la base formale dell’architettura che dovrà occuparlo ed emerge così la prevalenza del vuoto sul volume, un vuoto delimitato dalla scenografia delle facciate ricostruite. Il progetto della Baixa può essere quindi interpretato come un progetto urbano dello spazio pubblico in cui è labile il confine tra componente urbanistica e componente architettonica.
Pianta di Lisbona al 1084, Tinoco J.N., 1650
Pianta del progetto di Eugenio dos Santos, Ribero P.J., 1949
17
Alfama e Colina do Castelo
18
La Colina do Castelo, tra quelle che si trovano presso le rive del Tejo, fu quella scelta per i primi insediamenti che dettero origine alla città di Lisbona. Gli attuali quartieri del Castello e di Alfama sono i tra più antichi della città, sia perchè, al contrario di quanto avvenuto per la Baixa, in parte resisettetero al terremoto del 1755, sia perchè le loro origini risalgono alle prime dominazioni, romana ed araba. Felicitas Iulia Olisipo (I a.C.-VIII d.C. sec), la Lisbona romana, occupava la cima di questa collina con la Fortezza, sede del governo della città e delle residenze nobili, ed il suo versante sud fino alle rive del fiume, l’attuale quartiere di Alfama. Lungo il perimetro dell’abiatato vi era le più antica tra le cerchie murarie di Lisbona, la Cerca Velha. La successiva dominazione araba svilupperà questa disposizione strategica della città, che permetteva sia la difesa dagli attacchi nemici, che la vicinanza alle sponde del fiume, sedi del porto e quindi di tutti gli scambi commerciali, influenzando fortemente il tessuto urbano sopratutto nel quartiere dell’Alfama. L’impatto della matrice della città araba, con il suicarattere labirintico di vicoli e scale, fu talmente forte all’interno di questa area che ancora oggi se ne leggono le tracce. Il nome Alfama deriva, infatti, dall’arabo, Al-hamma, che significa bagno o fonte, questo nome è dovuto alla presenza, documentata dalle carte geologiche, di numerose fonti minerali dovute ad una faglia di origine Miocenica presente nel sottosuolo, che alimentarono e in qualche caso continuano ad alimentare numerose fonti e fontane pubbliche e che permottono la presenza di giardini rigogliosi, elementi tipici dei patii arabi. È all’età di Al-Usbona (VIII-XII sec.) , la città islamica, che risale la costruzione della prima fortificazione del Castello e il rafforzamento della cerchia muraria tardo romana Cerca Velha, che prenderà quindi il nome di Cerca Moura. Quest’area nel corso dei secoli successivi verrà lentamente abbandonata dalle classi nobili, che trasferiranno i loro palazzi nei pressi della nuova corte, nel Terreiro do Paço, trasformandosi in un quartiere popolare in cui, a causa della povertà delle abitazioni, risiedeva la parte più povera della
Lisboa, desenho da BUL, 1570
Alfama
19
20
popolazione. La sua immagine non è mutata radicalmente nel corso del tempo, infatti n seguito al grande Terremoto del 1755, avendo questa parte di cuttà resistito meglio delle altre, nella ricostruzione non vennero alterati i tracciati urbani e gli edifici vennero ricostruiti secondo la tipologia tradizionale. Analizzando il tessuto urbano dell’area possiamo ritrovare i caratteri peculiari, sia dell’edificato che dello spazio pubblico, che incontriamo in questa particolare parte della città. Per quanto riguarda la tipologia abitativa possiamo distinguere tre diversi casi: di qualità elevata, edifici di bassa qualità, edifici di rilievo. I primi, rappresentati da palazzi e case nobili, presentano pareti in muratura eseguita a regola d’arte, con conci di pietra allineati e rafforzati da elementi di consolidamento. Al contrario la muratura della maggior parte degli edifici di qualità modesta presenta spessori considerevoli ed è costituita da blocchi irregolari di pietra di dimensioni medie e da laterizi o frammenti di laterizio legati tra loro da una malta di calce e sabbia, intonacati e dipinti con calce e pigmenti naturali; l’assenza di elementi di consolidamento rende frequenti casi di mal conservamento ed è causa di deformazioni permanenti alla struttura. Gli edifici di edilizia popolare erano solitamente costituiti da due, tre o al massimo quattro piani, con un’altezza di interpiano ridotta, una grande densità di pareti e poche aperture. Gli edifici di rilievo, infine sono costituiti da un piano terra in muratura con struttura voltata che serve da supporto ad uno o due piani superiori sorretti da un a struttura reticolare in legno. Il rivestimento esterno delle pareti è frutto della lavorazione della muratura mista con un effetto sfaccettato, dove si nota già lo studio della gabbia pombalina che sarà poi”codificata” nell’epoca successiva. La diversità tra oggetti di pregio ed edilizia popolare è rispecchiata, oltre che dalla qualità dei materiali, anche dalla scala degli interventi, gli edifici di maggior qualità raggiungono dimensioni maggiori e maggiore è anche l’impatto di questi organanismi all’interno del panorama urbano.Le grandi masse chiare delle chiese, dei conventi e dei palazzi, si innalzano sopra l’intricato tracciato dei tetti di Alfama, inserendosi con una nuova
Vedute di Alfama, GEO
Vedute di Alfama
21
scala all’interno dei tracciati urbani. La nuova dimensione di questi organismi non sfugge e non nega però il sistema dei vuoti costituito da strade, scale, piazze, larghi, terrazze e patii, ma vi si inserisce senza turbarne gli equilibri. Percorrendo la maglia labirintica di matrice araba de vicoli di Alfama si aprono, infatti oltre ai volumi, anche spazi aperti di più ampio respiro, pause improvvise all’interno del percorso continuo che collega il Tejo alla sommità della collina del Castello. La forma indefinita di questi luoghi è tale che che non ci rendiamo conto se ci troviamo di fronte a spazi generati dal pieno dei volumi dell’edificato, oppure se si tratti spazi residuali entrati a far parte della vita della città. Questi episodi, oltre a rappresentare un intervallo nel continuo susseguirsi di scale e svolte, ci raccontano la necessità e la spontanea propensione delle persone che da sempre hanno abitato l’area di appropiarsi dello spazio aperto e viverlo come una natuarale espansione di quello domestico.
22
Scale di Alfama
23
Il Patio
La tipologia del patio a Lisbona
24
La parola Patio, ha un’etimologia incerta, all’interno del dizionario portoghese ha il significato di “corte all’aperto all’interno di un edificio”, oppure “cortile chiuso da muri contiguo alla casa”, nel vocabolario italiano essa è citata come derivazione dello spagnolo, e tradotta con “cortile”. Questo nome deriva probabilmente dal latino “pactu” (sinonimo di “convénio”, ovvero radunarsi), adotatto forse dall’occitano “pàtu”o “pàti”, che aveva il significato di “luogo del pasto comune”. È quindi presente all’interno del vocabolo stesso l’idea di un luogo chiuso, strettamente legato alla casa, ma con un carattere comunitario di incontro e condivisione, non solo dello spazio stesso ma anche di vita. Non esiste una testimonianza storica che documenti l’apparizione dei primi patii a Lisbona, ma si pensa che questa abbia avuto origine con la dominazione e la civilizzazione araba. La società araba presentava forti caratteri di vita comunitaria legata alla religione, e nell’organizzazione urbana il patio permetteva non solo la convivenza tra vicini, ma soprattutto la possibilità di leggere e insegnare il Corano in un ambiente intimo e familiare. Nel XII secolo, in seguito alla riconquista cristiana di Lisbona i patii vennero trasformati in cortili e piccoli orti urbani all’interno del tessuto cittadino, che cresceva senza alcun tipo di pianificazione. L’espansione della città, che fino a quel tempo era concentrata intorno Castello, avveniva oltre la cerchia muraria (Cerca Moura) lungo le pendici della collina. Le costruzione degli insediamenti, che nacquero in questo periodo sopratutto in Alfama, seguiva dinamiche di necessità dettate dagli interessi della società del tempo. Questa pratica spontanea di costruzione della città si protrasse per tutto il Medioevo fino al Terremoto del 1755. Possiamo considerare il patio medievale come un successore della tipologia del patio arabo, di cui mantiene le stesse caratteristiche fisico-urbane e la stessa valenza socio-comunitaria, infatti nel corso del periodo medievale i cortili e orti vennero ritrasformati in patii. Un altro grande cambiamento nel ruolo di questi spazi all’interno della città avvenne nell corso del XV secolo con il trasferimento della Corte dal Castello al Terreiro do Paço (l’attuale Praça do Comercio).
Pianta della Cerca Moura, Vieira A., 1939
25
Questo mutamento altera il tessuto sociale della Colina do Castello e di Alfama, provocando lo spostamento della nobiltà e la costruzione delle proprie residenze presso la nuova Corte Reale. Come conseguenza i patii, che vennero costruiti in questo periodo persero la loro vocazione intimista per entrare a fare parte del caos delle città portuarie e commerciali. Allo stesso tempo i patii della città antica subirono delle nuove alterazioni: oltre a quelli già esistenti, anche i patii dei palazzi nobiliari in abbandono vennero occupati dalle fasce più povere della popolazione. In seguito alle distruzioni e alle conseguenta riorganizzazione urbana, causata dal Terremoto del 1755, i patii storici, che si trovavano nelle aree che resistetero al sisma (Castello e Alfama) mantennero le loro caratteristiche e la tipologia del patio venne ripresa per la ricostruzione dei grandi isolati del Chiado. Fino al XX secolo questi spazi avranno una funzione prevalentemente abitativa e prenderanno generalmente il nome dall’edificio proncipale che su di essi affaccia. Il processo di industrializzazione che investe Lisbona attira in città una nuova classe sociale, quella operaia, per il cui alloggiamento i proprietari delle fabbriche costruicono edifici che prendono il nome di vilas. Queste costruzioni non sono altro che patii di epoca moderna, costituiti da un edificio generalmente di due o tre piani, con lo spazio comune e sociale al centro, separato dalla strada da un portone. La tipologia del patio non ha smesso di essere presente all’interno della pratica dell’architettura nella città di Lisbona. Quando, dopo il disastroso incendio del 1989, il Piano di Ricostruzione del Chiado, venne affidato a Álvaro Siza Vieira, che, così come gli altri architetti chiamati a operare, rispettando la morfologia dell’edificato e recuperando la struttura urbana degli isolati, decise di modificare il carattere privato di alcuni patii interni per trasformarli in nuovi spazi di circolazione e articolazione urbana.
26
Rovine del Chiado
Intervento di recupero nel Chiado, Byrne G.
Interventi di recupero nel Chiado, Alvaro Siza
27
I patii di Alfama e Castello All’interno del tessuto urbano devi quartieri storici di Alfma e Colina do Castelo, possiamo ritrovare una considerevole presenza della tipologia del patio, che in questo ambito conserva le sue caratteristiche originarie. Nell’approcciare il tema di progetto abbiamo ritenuto utile analizzarne nel dettaglio alcuni esempi, che tutt’ora mantengono la vitalità urbana, che ne aveva determitato la forte presenza in passato, e il suo essersi mantenuta dalla dominazione araba fino ai giorni nostri, adattandosi alle esigenze sempre nuove di cui la comunità necessitava. A dimostrazione dell’importanza che queste strutture rivestono all’interno del disegno e della vita di questi quartieri, esiste all’interno del Plano de Urbanizaçao do Nucleo Historico de Alfama e Colina do Castelo una sezione interamente dedicata alla documentazione su questo argomento. Utilizzando come punto di partenza la schedatura presente all’interno del piano, tramite sopralluogo e analisi, abbiamo costruito alcune schede per individuare in maniera sintetica le carateristiche principali che potevano fornire un’immagine di questi luoghi. Gli aspetti presi in considerazione sono stati sia tipologici, distribuzione interna degli spazi e relazione con l’intorno, sia funzionali, che in merito allo stato di conservazione in cui i patii versano. Abbiamo osservato che la caratteristica che accumuna tutti gli esempi considerati è la prevalenza di uso residenziale, questo spesso è accompagnato da servizi pubblici a uso del quartiere oppure esercizi commerciali (officine, ristoranti, ostello). Questo modo di far convivere diverse funzioni al loro interno, e di ospitare anche piccoli giardini, fa sì che nel del patio sia presente quella vivacità e varietà propria della città, all’inerno della quale questi spazi si inseriscono con discrezione, tramite porte, portali o archi, che nonostante segnino un confine, non negano un reciproco dialogo. Rappresentando pause all’interno dell’intricato tessuto di strade e vicoli questi luoghi, dall’atmosfera raccolta, sono sede di pranzi, giochi, incontri e di tutte quelle manifestazioni che ancora oggi mantengono vivo il legame tra gli abitanti della zona, la loro città, la loro storia. 28
Pátio dos Leais Amigos
Pátio da Cerqueira Pátio da Pascacia Pátio das Cozinhas
Pátio da Grila
Pátio dos Quintalinhos
Pátio Josè Pedreira
Pátio Dom Fradique
Pátio do Penereiro Pátio do Prior
Pátio das Canas Pátio do Carrasco
Pátio do Marechal
Pátio do Carneiro
Pátio da Parreirinha
Pátio da Cruz Pátio da Senhora da Murça
Foto aerea dei patii di Alfama e Castello
29
PĂĄtio do AlmotacĂŠ (Prior) Scheda Ingresso unico Ingresso doppio Vista sul fiume Pubblico Servizi Commerciale Officine Abitazione Doppio livello Spazio unico Spazi articolati Verde Stato di degrado Buono stato Recupero recente
30
Pรกtio das Canas Scheda Ingresso unico Ingresso doppio Vista sul fiume Pubblico Servizi Commerciale Officine Abitazione Doppio livello Spazio unico Spazi articolati Verde Stato di degrado Buono stato Recupero recente
31
Pรกtio do Carneiro Scheda Ingresso unico Ingresso doppio Vista sul fiume Pubblico Servizi Commerciale Officine Abitazione Doppio livello Spazio unico Spazi articolati Verde Stato di degrado Buono stato Recupero recente
32
Pรกtio do Carrasco Scheda Ingresso unico Ingresso doppio Vista sul fiume Pubblico Servizi Commerciale Officine Abitazione Doppio livello Spazio unico Spazi articolati Verde Stato di degrado Buono stato Recupero recente
33
Pรกtio da Cruz Scheda Ingresso unico Ingresso doppio Vista sul fiume Pubblico Servizi Commerciale Officine Abitazione Doppio livello Spazio unico Spazi articolati Verde Stato di degrado Buono stato Recupero recente
34
Pรกtio dos Leais Amigos Scheda Ingresso unico Ingresso doppio Vista sul fiume Pubblico Servizi Commerciale Officine Abitazione Doppio livello Spazio unico Spazi articolati Verde Stato di degrado Buono stato Recupero recente
35
Pรกtio do Marechal Scheda Ingresso unico Ingresso doppio Vista sul fiume Pubblico Servizi Commerciale Officine Abitazione Doppio livello Spazio unico Spazi articolati Verde Stato di degrado Buono stato Recupero recente
36
Pรกtio da Parreirinha Scheda Ingresso unico Ingresso doppio Vista sul fiume Pubblico Servizi Commerciale Officine Abitazione Doppio livello Spazio unico Spazi articolati Verde Stato di degrado Buono stato Recupero recente
37
Pรกtio dos Quintalinhos Scheda Ingresso unico Ingresso doppio Vista sul fiume Pubblico Servizi Commerciale Officine Abitazione Doppio livello Spazio unico Spazi articolati Verde Stato di degrado Buono stato Recupero recente
38
Pรกtio da Grilla Scheda Ingresso unico Ingresso doppio Vista sul fiume Pubblico Servizi Commerciale Officine Abitazione Doppio livello Spazio unico Spazi articolati Verde Stato di degrado Buono stato Recupero recente
39
Pรกtio Dom Fradique Scheda Ingresso unico Ingresso doppio Vista sul fiume Pubblico Servizi Commerciale Officine Abitazione Doppio livello Spazio unico Spazi articolati Verde Stato di degrado Buono stato Recupero recente
40
Pátio 31 Privato
Pátio da Pascácia Privato
Pátio da Senhora da Murça Privato
Pátio do Cerqueira Privato 41
Pátio Dom Fradique
Evoluzione del Patio
42
L’area di intervento, il Patio Dom Fradique, nell’area di incontro tra le maglie urbane del quartiere del Castello e di quello di Alfama, nel punto in cui la strada principale che collega la Baixa al questa collina si apre nel Miradouro de Santa Lucia e la terrazza di Portas do Sol. Gli spazi del patio sono situati lungo una delle storiche vie che dai quartieri basi portavano al Castello, dal largo di Portas do Sol si apre una salita, Beco do Maldonado che incontra l’arco di ingresso del Patio Dom Fradique, attraversato il quale ci troviamo lungo le mura all’ingresso del Castello di Sao Jorge La storia del Pátio Dom Fradique, che è costituito da due spazi ben definiti, il Patio alto e il Patio basso, è strettamente legata a quella del Palacio Belmonte, uno palazzi più antichi della Colina do Castelo, del cui complesso il patio stesso faceva parte. Riguardo quest’area si hanno notizie incerte e frammentate, che nonostante diano un quadro abbastanza preciso dello sviluppo di questo luogo, non ci aiutano a ricostruire una visione precisa del suo edificato a uso residenziale. Le prime notizie risalgono alla fine del XV secolo, quando tutto il terreno, che è situato presso la Cerca Velha o Cerca Moura (la più antica tra le cerchie murarie della città) era occupato da cortili ed orti. A partire dal 1449 e nel corso del secolo vi sono numerose testimonianze nei registri cittadini di cambi di proprietà e della presenza di piccoli nuclei edificati, case ed officine. Le case che si affacciavano sull’attuale Patio alto, divenute proprietà del nobile Bras Afonso Correia, verranno trasformate in un palazzo alla fine XVI secolo e in seguito i suoi discendenti comprarono anche le case e gli orti del contiguo Patio basso, raggiungendo così la massima espansione della proprietà. Nonostante le numerose modifiche e interventi, che ha subito l’organismo architettonico del palazzo nel corso dei secoli, esso conserva ancora le testimonianze della sua storia. Costruito là dove il tracciato della Cerca Velha incontrava l’Alcova del Castello e girava per raggiungere il Tejo, il palazzo ha integrato al suo interno le strutture difensive delle mura. L’utilizzo, come materiale da costruzione, degli elementi propri delle
Largo Portas do Sol
Pรกtio Dom Fradique de baixo
Pรกtio Dom Fradique de cima Palazzo Belmonte
Vista aerea del Patio Dom Fradique
43
44
strutture difensive fu molto frequente all’interno della Colina do Castelo nel corso dei secoli, ma la particolare posizione del Palacio Belmonte ha fatto si che esso potesse sfruttare la presenza di due torri difensive, il cui impianto ha dato origine al complesso. La presenza di queste due fortificazioni, di origine araba e romana, è ancora visibile nella attuale fisionomia del palazzo. I due patii presenti all’interno della proprietà presentavano, e ancora oggi presentano, caratteristiche profondamente diverse. Il Pátio Dom Fradique de Cima (Alto) e il Pátio Dom Fradique de Baixo (Basso) avevano infatti funzioni diverse. Se il primo rappresenta il vero e proprio patio del palazzo nobiliare, il secondo, caratterizzato da abitazioni di tipo popolare, orti e giardini, era riservato ai dipendenti che lavoravano all’interno della casa nobile. Questi due spazi, a ciascuno dei quali corrisponde un ingresso comunicano tramite un corridoio voltato che passa sotto il corpo principale del Palacio Belmonte. Durante Terremoto del 1755, nonostante abbia riportato molti danneggiamenti, il palazzo resistette al sisma anche se restò inagibile per diverso tempo, la stessa cosa non si può dire per le abitazioni di edilizia minore che caratterizzavano il patio basso. Fu nel 1805, che un discendente di Bras Afonso Correia, D. Vasco Manuel Figueredo Cabral da Camara, proprietario del palazzo, venne nominato primo Conte di Belmonte, e il complesso edificio passò ad essere conosciuto come Palacio Belmonte. Le origini del nome Pátio Dom Fradique, invece, potrebbero essere varie, potrebbe aver preso il nome da qualche personaggio storico, come ad esempio D. Fradique Manuel, figlio illegittimo di D. Manuel, 14° Re del Portogallo, oppure potrebbe prendere il nome dalla Porta de D. Fradique, porta probabilmente di origine moresca che secondo le cronache doveva aprirsi lungo la Cerca Velha all’altezza del patio, la cui esistenza però non è stata ancora però accertata. Per quanto riguarda il Patio dom Fradique de Baixo, ovvero l’area di intervento, sappiamo che vennero ricostruite abitazioni di tipo popolare che nel corso dei secoli successivi, con l’abbandono del palazzo, vennero oc-
Immagini storiche Patio Dom Fradique, GEO
45
46
cupate prevalentemente come alloggi per la nuova classe operaia. Queste abitazioni, costruite, secondo necessità, con materiali poveri, e tecnologie tradizionali e, come si può vedere dalla Pianta della città di Lisbona del 1858 di Felipe Folque erano organizzate nella stessa forma che oggi possiamo dedurre guardandone i resti, affacciate su uno spazio aperto centrale, a mantenere così la tipologia del patio. Il complesso del patio è formato da quqttro nuclei di edifici che occupano prevalentemente il perimetro dell’area, al centro si sviluppa, su due livelli, lo spazio comune, all’aperto, e sul retro di uno dei corpi principali (A) possiamo ancora vedere le tracce della presenza di orti e giardini. Infine, una strada in salita collega i due ingressi, in alto il corridoio voltato sotto il Palazzo Belmonte e in basso l’arco di ingresso su Rua dos Cegos e Beco do Maldonado. Entrando nel Patio dalla parte dal corridoio voltato, si incotra sulla destra una costruzione (segnata con la lettera E in pianta) ad un piano che prosegue il perimetro della terrazza del Palazzo Belmonte. Il corpo di questo edificio costeggia quasi interamente il lato destro della strada, pavimentata con il tradizionale metodo della “calçada” portoghese (piccoli parallepipedi di pietra calcarea a sezione quadrata), interna e si conclude in una terrazza che arriva a chiudere lo spazio in corrispondenza del secondo ingresso in basso. Sul lato sinistro, invece, il percorso della strada incontra due spazi aperti, due terrazze a diversi livelli il cui andamento irregolare è disegnato dalle facciate degli edifici, uno dei quali (indicato con la lettera D in pianta) presenta un perimetro confuso frutto delle addizioni spontanee che si sono susseguite occupando via via gli spazi aperti retrostanti. L’andamento irregolare delle costruzioni presenti rivela la storia di stratificazioni e aggiunte a cui furono soggette nel corso dei secoli. Lo spazio spubblico del patio, rappresentava per gli abitanti un naturale prolungamento degli esigui spazi interni delle abitazioni, Sappiamo che oltre all’uso abitativo in questo luogo erano presenti alcune attività artigianali, l’unico di cui rimane traccia è l’edificio, segnato in blu nella piante, destinato ad ospitareun’offiicina di ferramenta (indicato in
Beco do Maldonado
Rua dos Cegos
E A
F D
B C Palazzo Belmonte
Schema dello stato di fatto del Patio Dom Fradique
47
48
pianta con la lettera C). Nonstante il carattere spontaneo ed irregolare dell’edificato possiamo ritrovare una tipologia abitativa ricorrente all’interno del patio, che è poi quella dell’edilizia popolare caratteristica dei quartieri di Alfama e Castello. Gli edifici che incontriamo sono solitamente costituiti da uno, due o tre piani, con un’altezza di interpiano ridotta, una grande densità di pareti e poche aperture, spesso mansardati. L’accesso alle abitazioni ai livelli superiori rispetto a quello terreno avveniva attraverso scale che collegavano un piano all’altro tramite l’uso di una sola rampa, quando la profondità del lotto lo permetteva, le rampe erano allineate perpendicolarmente alla facciata, da questa caratteristica prende il nome una precisa tipologia abitativa, conosiuta con il nome di “escada de tiro”. Lo sviluppo della scala, sorretta da due travi oblique a loro volta appoggiate alle travi dei solai, è sostenuto da una serie di travetti che aiutano a sorreggere gli scalini. All’interno del patio troviamo due blocchi di edifici (segnati con A e B) che rappresentano un esempio di questo metodo costruttivo, e sono inoltre le due strutture conservate in modo migliore. In questi casi, divisi entrambi in unità indipendenti, il blocco scala, uno per unità, serviva uno o due appartamenti al primo piano e in alcuni casi le mansarde sottotetto (tipologia “esquierdo-direito”), e vi si accedeva direttamente attraverso una porta al piano terreno. I vani degli appartamenti presentavano generalmente metrature molto piccole, pavimentati in assi di legno, salvo cucine, di cui il camino era l’elemento principale, e impianti sanitari, in cui il materiale usato era la cermica, anche decorata (azulejos). Le finestre del prospetto principale sono costituite da un’apertura quasi quadrata, in cui l’altezza supera di poco la larghezza, e i vuoti delle finestre e delle porte sono sottolineati dalla presenza di cornici in pietra, tipiche della tradizione portoghese in edifici con facciata in muratura. Come abbiamo già evidenziato nell’analisi dei tipi edilizi presenti nei quartieri storici di Alfama e Castello la muratura di cui essi sono costituiti è di tipo ordinario generalmente non di buona qualità, costituita da
Immagine storica del Patio Dom Fradique, GEO
49
blocchi irregolari di pietra di dimensioni medie e da laterizi o frammenti di laterizio legati tra loro da una malta di calce e sabbia, data l’abbondanza di questi materiali in quasi tutto il territorio portoghese, ed intonacate e dipinte con calce e pigmenti naturali. Questo tipo di caratteristiche strutturali necessiterebbero di una costante manutenzione che nel caso del Patio de Dom Fradique non è mai stata effettuata ed infatti se già tra il 1980 e 1990 non si presentava in buono stato, e le condizioni di vita dovevano essere altamente precari (stato documentato da alcune pellicole cinematografiche di cui parleremo successivamente) alla fine del secolo scorso lo stato di degrado era avanzato, tanto da rendere impossibile il suo essere occupato con uso abitativo. A partire 25 luglio del 2001 il patio è proprietà del Comune di Lisbona, essendo ormai imminente la caduta di solai e tetti, si è ritenuto opportuno espropriare l’area ai proprietari João José Silva Lico e o palácio Belmonte, residenti della zona, quasi 30 famiglie, venenro collocati vicino alla Freguesi di Santiago o nei quartieri di edilizia popolare. La scelta del comune di investire risorse in questo luogo, è stata dettata prevalentemente da motivazioni di ordine pubblico, ma non è da escludere un’interesse di tipo culturale. L’inestimbile valore del Palazzo Belmonte, ad oggi restaurato e trasformato in un hotel, con un forte programma culturale, continua ad attirare l’attenzione sia della comunità, che dei turisti e delle istituzioni pubbliche sullo stato del Patio Dom Fradique de Baixo. A testimonianza dell’importanza e del fascino esercitato dallo spazio del complesso del palazzo e del patio, possiamo citare due celebri pellicole cinematografiche, che hanno avuto come pricipale sfondo scenografico proprio le antiche stanze e le terrazze del Palacio Belmonte e l’atmosfera popolare del patio. Lisbon Story di Wim Wenders e Sostiene Pereira di Roberto Faenza hanno contribuito, tanto quanto le vicende storiche che lo hanno attraversato, a costruire un’immagine simbolica del Patio Dom Fradique all’interno della città di Lisbona e del quartiere di Alfama e Castello. 50
Edificio B
Edificio B
Edificio A
Edifici B e D
Edificio D
Edifici B e D
Edificio F
Edifici A, E e F
Immagini storiche Patio Dom Fradique, GEO
51
Lisbon Story Titolo originale
Lisbon Story Paese
Germania, Portogallo Anno
1994
Durata
105 min
Regia
Wim Wenders
Soggetto
Wim Wenders
Sceneggiatura
Wim Wenders
Musiche
Madredeus
Interpreti e personaggi
Rüdiger Vogler: Phillip Winter
Patrick Bauchau: Friedrich Monroe Joel Ferreira: Zé
Teresa Salgueiro: sé stessa
52
Sostiene Pereira Titolo originale
Sostiene Pereira Paese
Portogallo, Italia, Francia Anno 1995 Durata 104 min Regia
Roberto Faenza Soggetto Antonio Tabucchi Fotografia Blasco Giurato Musiche
FrĂŠdĂŠric Chopin, Ennio Morricone
Interpreti e personaggi
Marcello Mastroianni: Pereira
Joaquim de Almeida: Manuel
Daniel Auteuil: dott. Cardoso
Stefano Dionisi: Monteiro Rossi
Nicoletta Braschi: Marta
53
A
B
B
A
Stato di fatto Sezioni ambientali e fotopiani delle facciate dei ruderi.
Sezione AA
Sezione BB
54
D
C D
C
Sezione CC
Sezione DD
55
1 2
3 4
Stato di fatto Rilievo fotografico, 2007.
56
1
2
3
2
7 8 5
6
Rilievo fotografico, 2011.
5
6
7
8
57
Previsioni di Piano
3 Plano de Urbanizaçao do Nucleo Historico de Alfama e Colina do
Castelo, Declaraçao
264/97 del 24/10/1996
58
Attualmente il Piano Regolatore di Lisbona, il PDM (Plano Director Municipal) si trova in fase di revisione, la nostra ricerca sulle fonti normative è quindi partita dallo studio del vecchio PDM in vigore, del 1994, e dal Piano attuativo per i quartieri di Alfama e Castello (Plano de Urbanizaçao do Nucleo Historico de Alfama e Colina do Castelo), del 1997. Entrambi i piani sono precedenti all’esproprio da parte del Comune del Patio di Dom Fradique, ci siamo quindi avvalsi della consulenza dell’ufficio tecnico, in particolare del dipartimento che si occupaoa specificatamente dell’area, (Gabinete Tecnico, Unidade de Projecto Alfama) per capirne lo stato normativo attuale. Abbiamo raccolto le analisi e la documentazione finora sviluppate sul patio, che sebbene catalogato tra i Beni Patrimoniali della Camara Municipal non rientra in nessuna classe di protezione. Trattandosi di un oggetto di interesse pubblico sono presenti all’interno della scheda di catalogazione alcune raccomandazioni sulla conservazione degli elementi architettonici in vista di un eventuale progetto. “Nell’opera di riabilitazione degli elementi architettonici, costruttivi e decorativi considerati di valore culturale e di patrimonio storico, o di quelli che costituiscono il carattere del congiunto in cui sono inserti, dovranno essere rispettati e salvaguardati, sia la struttura, che la tipologia costruttiva che caratterizza la fisionomia del congiunto di questi edifici come valore ambientale, nelle misure considerate ideali per questo tipo di riabilitazione. Dovrà così essere prevista la manutenzione e la conservazione degli elementi architettonici e decorativi delle facciate, sia della struttura costruttiva propria del congiunto, che altri elementi che aiutano la conservazione della sua fisionomia e del valore ambientale.”3 All’interno del Plano de Urbanizaçao do Nucleo Historico de Alfama e Colina do Castelo, esiste inoltre una specifica sezione dedicata al caso di riqualificazione di Patii e Ville delle aree storiche. Le caratteristiche architettoniche, morfologiche e estetiche di patii e ville e dei complessi edificati dovranno essere mantenute in accordo al grado di protezione (che nel caso del Patio Dom Fradique non è presente.) Secondo questo docemento quindi il caso del patio, per quanto riguarda le metodologie di intervento, rientra nell’ipotesi di intervento su insiemi
1.3 Vale de Chelas
2.3 Vale de Santo António
5.13 Calçada das Lajes
1.3 Vale de Chelas
PLANOS EFICAZES E PLANOS EM ELABORAÇÃO 1.8 PUALZE- Avenida da Liberdade e Zona Envolvente
PLANOS DE URBANIZAÇÃO EFICAZES
5.18 Parque Mayer
PLANOS DE URBANIZAÇÃO EM ELABORAÇÃO
PLANOS DE PORMENOR EFICAZES
1.6 Nucleo Historico da Mouraria
PLANOS DE PORMENOR EM ELABORAÇÃO
PLANOS COM TERMOS DE REFÊRENCIA EM ELABORAÇÃO 1.7 Nucleo Historico de Alfama e Colina do Castelo
1.5 Nucleo Histórico do Bairro Alto e Bica 4.8 Recuperação da Zona Sinistrada do Chiado
OUTROS ESTUDOS URBANOS EM CURSO
5.15 Baixa Pombalina
CAIS DE SANTOS AV. 24 JULHO LIMITES DA AREA INTERVENÇÃO DA FRENTE RIBEIRINHA DA BAIXA POMBALINA
5.16 Aterro da Boavista Nascente
Limite do Plano PLANO DE PORMENOR DA COLINA DO CASTELO LOCALIZAÇÃO
DESENHO Nº
CML - DMPU - DMCRU
Direcção Municipal de Planeamento Urbano Direcção Municipal de Conservação e Reabilitação Urbana IGESPAR - DRCLVT
ESCALA
01
1:10.000
Abril 2010
Estratto del Plano Director Municipal
59
4 PDM, Plano Director Municipal, Reso-
luçao do Coselho dos
Ministros n° 94/94 del 26/05/1994.
60
complessi di edifici derivanti da azioni di pianificazione giustificate da necessità di riabilitazione e riqualificazione e con carattere eccezionale, essendo di proprietà comunale. E’ permessa la parcellizzazione e l’uso di nuove soluzioni costruttive, mantenendo le condizionanti patrimoniali, ricorrendo a un disegno contestuale, integrando l’intervento all’interno di uno studio d’insieme, configurandolo nella volumetria, nel vocabolario architettonico e nel rapporto con la viabilità, in relazione con l’intorno. (Articolo 9, Protezione di insiemi e complessi). Tutta l’area oggetto del Plano de Urbanizaçao do Nucleo Historico de Alfama e Colina do Castelo è classificata dal PDM come Zona Storica abitativa (ZHH I), ovvero “dotata di infrastrutture consolidate, di formazione pre-pombalina, in generale consolidata fino alla fine del XVIII secolo, essa si caratterizza dall’esistenza di un tessuto urbano a maglia stretta, con isolati chiusi e di piccole dimensioni, lotti piccoli con affacci su strada ridotti, edifici ricostruiti dopo il terremoto con una tipologia costruttiva simile a quella pre-pombalina, di muratura povera, con fronti e tramezzi di tipo popolare.”4 All’interno di un tessuto di questo tipo il recupero del patio da parte del comune rientra nell’ambito di un “Projecto Urbano”, un documento che, secondo quanto riportato all’interno del PDM (Artiolo 88 del Regolamento), da disposizioni sulle condizioni di uso e occupazione di un’area situata in un tessuto urbano consolidato; avente per oggetto l’integrazione di una o più nuove costruzioni nel tessuto urbano esistente, esso prevede che venga effettuata anche la riorganizzazione e il progetto degli Spazi Pubblici circostanti. E’ da sottolineare inoltre che l’area di intervento si trova all’interno di uno dei principali Sistemi di vista, ovvero delle aree in cui vi è l’obbligo di proteggere la possibilità di avere una vista panoramica sulla città, e in cui quindi devono essere preservati gli spazi pubblici e devono essere create le condizioni adeguate alla loro fruizione, attraverso il trattamento e il loro attrezzamento, devono essere impedite ostruzioni che alterino la vista del panorama.
06.28
24.30B
24.30
06.33
SUDESTE
24.34
SUDESTE
06.32
24.29
24.32
06.56
06.55
06.34 25.22
SUDESTE
06.37
29.01
29.01
29.02
24.35
24.37
SUDESTE
06.54
29.01 06.37
06.41B 06.42 06.41A06.41
24.36
16.04
06.41 06.45 06.57 06.46 06.43
24.39 24.40
16.08 31.47
31.44
24.41 24.43
31.45
16.39 16.41
16.14
53.01
31.48
31.51
31.46
16.12
53.01
31.50
24.27
29.03
16.03
16.04 06.52
06.44
06.43A
24.86 24.42
16.19
16.1716.18 16.45
16.40
31.49
31.52
06.48
31.49 31.43
16.02 53.42
31.42
31.56 53.03 31.57
24.82 24.82A
24.67
31.40
29.12
16.20 16.22
31.41 31.53
24.61
16.26
53.02
16.38
16.23
53.03 53.04
31.55
16.25
24.68
16.27
53.06
53.05
24.69
16.21
16.42
24.70
16.28
CENTRAL LITORAL
53.43 53.07
24.72
24.72 24.59 24.71
53.41 53.49 53.17 53.14 53.13 53.46 53.33 53.16 53.12 31.39 53.15
24.79 24.81 24.80
24.74
31.65
24.76
24.78
24.77
31.81
31.82 31.37
51.19
16.33
16.34
51.15 51.14
51.02
51.13 51.12
51.09
51.01
16.34
31.66A
31.36
38.23
31.80 38.17A
48.122
48.0748.10 48.06 48.05 48.117
53.26 38.24
53.34
53.36
53.37
12.01
12.01
12.01
38.19 38.29 38.18
48.13148.129
53.31
53.19A
38.16 38.15 38.14 38.11
38.17A
38.13 38.10
38.28
12.01
12.01 12.01 12.07 12.08
16.35
51.20 51.31
51.03
16.43 16.44 16.37
53.3953.32 53.32
51.27 51.28
51.33 51.30
51.33
12.01 53.40 34.01 12.01 12.04 34.02A 12.05 12.04 34.02 34.03 12.06 12.01
51.06
36.39
36.07 36.50 36.0636.07 36.05A 36.05A 36.03
51.07 36.49
USO DO SOLO
ESPAÇOS CONSOLIDADOS PATRIMÓNIO ARQUEOLÓGICO E GEOLÓGICO Espaços Centrais e Residênciais
Geologia
Níveis arqueológicos
Traçado Urbano A Traçado Urbano B
Recreio e Produção Ribeirinhos
Espaços de Uso Especial Equipamentos Infraestruturas Ribeirinhos
REDE VIÁRIA
Estações de Metro Existentes Estações de Metro Propostos Rede Viária Nível 1 Existente Rede Viária Nível 1 Proposto Rede Viária Nível 2 Existente Rede Viária Nível 2 Proposto Rede Viária Nível 3 Existente Rede Viária Nível 3 Proposto Estações Ferroviárias Túneis Ferroviários
Geomonumentos com Área de Protecção $
Ocorrências Hidrominerais de Alfama com Área de Protecção
Nível I (área) e Nível I (Restos das cercas de Lisboa) Nível II Nivel III
PATRIMÓNIO EDIFICADO E PAISAGÍSTICO Objectos Singulares Logradouro Imóvel Imóvel Espaco Público Conjunto Urbano
ESPAÇOS A CONSOLIDAR
Espaços Centrais e Residenciais Espaços Centrais e Residenciais
Espaços Verdes Recreio e Produção
T EX
!
RA
O OD CT
PD
36.33
36.07
!!!
E MR
V IS
ÃO
Limite do Plano
PLANO DE PORMENOR DA COLINA DO CASTELO EXTRACTO DO PLANO DIRECTOR MUNICIPAL PLANTA DE ORDENAMENTO Qualificação do Espaço Urbano e Estrutura Patrimonial PDM em Revisão ESCALA
DM
Sub-sistema de frente ribeirinha-sector ocidental Sub-sistema de frente ribeirinha-sector oriental
Sub-sistema de cumeadas principais
Sub-sistema de vales
OD CT
OP
Direcção Municipal de Planeamento Urbano Direcção Municipal de Conservação e Reabilitação Urbana IGESPAR - DRCLVT
09
1:5.000
Abril 2010
O SÃ do Plano VILimite RE M E PLANO DE PORMENOR DA COLINA DO CASTELO
Sub-sistema de ângulos de visão
RA
36.40
DESENHO Nº
Sub-sistema de pontos dominantes
T EX
29.19
UNIDADES OPERATIVAS DE PLANEAMENTO E GESTÃO
CML - DMPU - DMCRU
SISTEMA DE VISTAS ! .
ME
51.29 51.28 29.17
51.11
12.05
12.13
51.26
51.10
51.04 51.34
47.03 36.38 12.15 48.128 12.01 12.02 12.08 36.02 34.04 12.10 12.21 12.14 48.54 38.06 36.04 34.04 36.30 36.34 12.11 12.20 48.13A 48.158 38.07 36.35 12.12 38.08 47.03A 36.37 48.13A 36.29 12.16 48.73 48.81 36.36 36.26 48.52 48.112 38.05 38.09 36.25 34.05 48.114 48.83 19.33 36.01 48.16A48.150 48.15148.19 48.156 36.09 36.12 48.130 34.06 36.41 47.46 48.108 47.04 36.27 48.142 34.06 36.10 48.18 36.24 36.41 48.15348.152A 48.155 34.07 36.11 36.47 26.27 47.17 48.154A 48.155 34.09 36.1536.14 36.23 36.53 47.16 47.18 47.19 48.154A48.149 36.52 47.05 47.07 19.21 36.16 36.22 48.46 48.59A 47.10 26.27 48.141 48.84 38.04 48.75 48.146 47.07A 34.10 19.19 47.13 47.15 47.21 47.54 48.57 38.02 48.23 36.17 36.46 48.75A 48.77 34.20 38.03 47.45 19.32 47.22 47.11 36.20 36.37A 48.64A48.22 48.24 47.56 47.11 26.27 48.74 26.27 19.17 19.02 48.64 48.76 48.78 47.08 47.12 47.14 47.24 47.23 47.42 26.2736.45 34.11 48.148 48.26 48.86 19.20 36.19 48.107 47.27 34.21 48.144 48.6548.65A 47.4347.44 26.27 34.16 19.22 47.4147.47 38.27 34.19 19.31 26.27 47.51 47.29 47.26 48.101 48.103 48.147 34.14 48.32 47.07E 34.14 48.136 36.42 47.32 26.27 48.85 26.27 48.30A 48.89 47.30 34.12 48.31 34.14 34.17 48.91 48.30 48.63A 47.50 47.31 48.137 19.03 48.7019.04 52.10 47.07D 36.51 48.97 47.33 52.06 34.13 48.134 48.67 36.44 26.27 47.09 48.139 48.140 34.22 47.40 52.10 34.15 34.15 48.132 48.138 47.49 48.82 48.133 52.10 26.27 52.05 47.37 19.06 19.07 26.27 47.07B 48.124 48.96 26.27 36.43 19.18 52.12 48.79 19.16 26.27 26.27 47.35 48.93A48.92 48.66 52.44 52.08 47.35 52.09 52.40 48.98 52.07 52.43 48.8019.08 48.123 48.93A 48.95 19.09 47.07C52.39 52.42 48.94 48.99 26.27 48.127 47.36 52.02 52.12A 19.17 19.24 48.68 26.27 48.35 52.03 48.34 19.30 52.15 52.12J 48.125B 19.29 26.27 52.14A52.14 52.38 48.51 52.11 52.11 48.126 48.41A 48.37B48.125A 19.25 52.12I 52.12B 48.51A 48.36 48.71 48.37E 48.125B 52.16 52.41 52.45 52.35 52.32 48.33 48.56 52.31 52.33 48.100 19.28 19.34 52.21 48.4048.88 52.30 52.1952.12C 52.12H 48.3948.40A 52.12E 52.12D 48.60 48.69A 19.35 52.12G 52.29 52.28 52.27 52.12E 52.26 48.87 19.11 19.10 52.12F 48.72 52.22 19.13 19.26 19.27 48.42 19.12 52.25 52.23 48.49B 48.49B 19.23 48.45
Espaços Verdes
51.21
51.16
53.45 53.29A 53.29 53.30
51.18
16.29
51.0851.35
38.22
31.67
31.64
16.30 16.32
53.35
31.66A 31.36
16.31 53.10
53.28
53.23 53.22
31.79
51.17
16.28A
31.73 31.38
31.83 31.85 31.84 31.87 31.71 31.69
31.77 31.24 31.78
53.46 53.09
53.27
53.19 53.48 53.20 38.25
24.75
53.08
EXTRACTO DO PLANO DIRECTOR MUNICIPAL PLANTA DE ORDENAMENTO
Planta de Condicionantes Ambientais Sistema de Vistas PDM Em Revisão DESENHO Nº
CML - DMPU - DMCRU
Direcção Municipal de Planeamento Urbano Direcção Municipal de Conservação e Reabilitação Urbana IGESPAR - DRCLVT
Estratti del Plano Director Municipal
ESCALA
11
1:5.000
Abril 2010
61
Un centro per l’arte a Lisbona
Analisi funzionale
5 Augè Marc, Rovine e macerie, Bollati e
Boringhieri, Torino, 2004
62
“La vista delle rovine ci fa fugacemente intuire l’esistenza di un tempo che non è quello di cui parlano i manuali di storia o che i restauri cercano di richiamare in vita. E’ un tempo puro, non databile, assente da questo nostro mondo di immagini, di simulacri e di ricostruzioni, da questo nostro mondo violento le cui macerie non hanno più il tempo di diventare rovine. Un tempo perduto che l’arte talvolta riesce a ritrovare.”5 Per la scelta del tema di progetto è stata determinante l’analisi finora riportata, l’area di intervento presenta infatti una complessità morfologica e tipologica tale da necessitare il delineamento di un ampio quadro generale che tenesse insieme tutti i fattori finora presi in considerazione. L’elemento di maggior vincolo è rappresentato dalla posizione del patio all’interno della città, e più precisamente all’interno dell’area della Colina do Castelo e Alfama, caratterizzata dall’andamento irregolare e spesso scoceso del tracciato stradale, tale che la viabilità interna all’area di progetto può essere considerata esclusivamente pedonale. Ma non per questo ci troviamo di fronte ad un luogo dimenticato all’interno dei tracciati urbani, al contrario la sua posizione strategica all’interno del percorso che collega Portas do Sol al Palazzo Belmonte e in seguito al nucleo museale del Castello, lo rende una punto strategico all’interno del sistema di possibili polarità urbane. Il recente recupero dell’area di Alfama, per molto tempo lasciata in uno stato di degrado e abbandono e il suo conseguente sviluppo culturale, documentato dall’apertura del Museo del Teatro Romano e del Nucleo Archeologico del Castello richiamano un sempre maggior aflusso di turisti e visitatori anche dalle altre zone della città. La Carta delle Strategie Culturali per Lisbona 2011-2024 evidenzia come all’interno di questo sistema che si sta sviluppando esista una carenza di spazi dedicati alla produzione ed esposizione di arte contemporanea. “Il principale problema identificato è la mancanza di spazi in cui gli artisti possano lavorare e sviluppare i loro progetti. Questo argomento riguarda anche la mancanza di spazi per atelier ed esercizio di giovani artisti, ma anche la volontà di dare una destinazione efficace alle centinaia di spazi esabile trovare una sistemazione per gli edifici vuoti, di cui la città dispone
Il Patio Dom Fradique
63
di edifici vuoti o abbandonati sparsi per tutta Lisbona. Diventa indispensabile trovare una sistemazione per gli edifici vuoti, di cui la città dispone in eccesso, permettendo così che un crescente numero di artisti e istituzioni utilizzino spazi dignitosi a prezzi moderati. [...] Si ammette che Lisbona possiede, ad eccetto di rare eccezioni, circuiti e spazi per la diffusione della cultura abbastanza adeguati (come sale di spettacolo o cinema, spazi convenzionali per le esposizioni, musei e biblioteche). Le eccezioni riguardano la mancanza di spazi meno convenzionali, per spettacoli di piccole dimensioni, così come per l’insegnamento e per gli atelier; questo tipo di spazi dovranno servire aree più sperimentali della produzione artistica, tipo laboratori di creazione e promozione per la realizzazione di residenze artistiche internazionali insieme alle altre istituzioni della città.”6 L’immagine, catturata dalle pellicole cinematografiche, che nel corso degli anni, questo luogo popolato di ruderi e fantasmi di antiche abitazioni, continua a evocare, non solo per gli abitanti di questa zona della città, ha detrminato la nostra volontà di continuare a interprentarlo come parte del tortuoso percorso, che dalle rive del Tejo attraversa i vicoli di Alfama e per arrivare a dominare la città dalla cima della collina. La scelta di realizzare le Residenze d’artista è stata dettata dalla ricerca di una unione tra il proposito di creare uno spazio con un carattere prevalentemente pubblico senza negare la dimensione residenziale e comunitaria dei patii di Alfama.
6 Estratégias para a Cultura, Carta
Estratégica de Lisboa 2010-2024, Camara Municipal de Lisboa
64
Beco do Maldonado
Corridoio voltato sotto Palacio Belmonte
65
La residenza d’artista
66
Le residenze per artisti si inseriscono come tassello fondamentale nel sistema internazionale di produzione e diffusione dell’arte contemporanea. Il sistema internazionale di residenze offre agli artisti uno spazio dove potersi dedicare alla produzione del proprio lavoro, garantendo con borse di studio di durata variabile la possibilità di portare avanti la propria ricerca e allo stesso tempo entrare in contatto con la città ospite contribuendo attivamente ad arricchirne l’offerta culturale. La storia delle residenza per artisti parte con l’inizio del secolo scorso: tra gli esempi fondativi più noti occorre ricordare la Kunstlerkolonie di Darmstad di Olbrich, voluta da Ernesto Luigi d’Assia per favorire lo sviluppo delle industrie artistiche della sua regione, oppure gli esempi americani, nati anch’essi all’inizio del secolo XX grazie all’interessamento di mecenati come il finanziere Spencer Trask, fondatore assieme alla moglie della comunità di Yadoo nello stato di New York. A queste tipologie, legate all’investimento di singole personalità, si sono affiancati nel corso del secolo scorso altri modelli, promossi da istituzioni pubbliche come università o istituti di cultura. Le residenze sono diventate, in anni più recenti, un sostegno fondamentale alla mobilità degli artisti, sempre più necessaria per sviluppare le proprie ricerche a contatto diretto con il fermento internazionale. Alle riconosciute capitali dell’arte come Berlino e New York, luogo di incontro di migliaia di artisti, si stanno affiancando realtà considerate fino a poco tempo fa più provinciali, ma che invece stanno facendo valere la propria produzione propria partendo dalle differenze che li dividono dai centri di produzione più noti. Questa “proliferazione decentrata” di luoghi che desiderano guadagnare posizioni sul fronte della ricerca artistica contemporanea ha richiesto alle città più periferiche un salto di qualità della loro offerta di servizi per la produzione artistica: offerta che non può tradursi esclusivamente nella creazione di spazi espositivi. La fase espositiva non deve certo essere percepita come la mera vetrinizzazione di un prodotto finito: il momento in cui un lavoro viene allestito, contestualizzato, esposto, è sicuramente parte di un processo creativo, ma oggigiorno questo non viene percepito come sufficiente a esprimere la complessità cultura-
Kunstlerkolonie di Darmstad
67
68
della creazione artistica. Per questo la residenza, spazio dedicato allo sviluppo delle fasi a monte del momento espositivo, rende possibile la creazione di legami tra l’artista e tutta quella rete di persone, istituzioni, luoghi, conoscenze che costituiscono l’humus culturale dal quale prende forma l’opera d’arte. Permettere a un artista di vivere a contatto continuato con un luogo significa renderlo in grado di esprimerne le potenzialità, instaurando una relazione biunivoca con gli esponenti di quella scena culturale. L’artista diventa il tramite tra la scena artistica di provenienza e quella della città ospitante, permettendo un aggiornamento reciproco con la scena locale. La sua permanenza si lega spesso a un progetto che può dar vita a un’esposizione finale del lavoro intrapreso durante la residenza, a incontri e workshop con gli artisti e il pubblico locali. A sua volta egli si impadronisce di una serie di informazioni, dalla creazione di contatti con operatori e istituzioni locali all’apprendimento di tecniche tradizionali, che contribuirà a promuovere una volta tornato nella sua città di origine creando i presupposti per un rapporto continuativo tra realtà distanti tra loro. Il progetto deve rispondere a queste esigenze, affiancando agli spazi abitativi non solo gli studi ma anche luoghi dove poter effettuare conferenze, laboratori e presentazioni pubbliche. Agli spazi dell’intimità dedicati alla creazione e al riposo si debbono affiancare quelli preposti all’incontro con la comunità, che verrà resa costantemente partecipe dell’evoluzione dei progetti portati avanti dagli ospiti della residenza. Per quanto riguarda la possibilità di ricavare delle aree destinate all’esposizione finale dei lavori occorre fare una riflessione a parte: se il compito delle residenze è quello di favorire lo sviluppo e la creazione artistica a contatto di un territorio e di una cultura, in questo caso quelli della città di Lisbona, altre istituzioni cittadine preposte possono adempiere all’esposizione dei lavori in sedi che li valorizzino al meglio e che al contempo favoriscano la formazione di nuovi contatti lavorativi con gli artisti. In questo modo la residenza si inserisce un un sistema istituzionale cittadino, assumendo un ruolo di supporto concreto per la programmazione espositiva di musei e centri per l’arte contemporanea. A questa vocazione possono affiancarsi allestimenti
Accademia francese di Villa Medici a Roma
Via Farini, Residenze d’artista, Milano 69
temporanei legati ai rinnovati spazi del patio, seguendo la logica dell’intervento site specific: le opere esposte presso gli spazi della residenza dovranno essere ideate appositamente per questa, rispettandone la duplice identità di sistemazione transitoria e momento di riflessione sul proprio lavoro partendo dall’unicità culturale del territorio ospitante. In questo senso gli spazi che meglio rispondono a queste caratteristiche sono la rampa e le coperture da cui si gode la caratteristica vista panoramica sul fiume Tejo. Le residenze sono pensate per essere destinate ad artisti visivi, ma ciò non toglie la possibilità di ospitare al loro interno scrittori, blogger, architetti, musicisti, designer, favorendo, sullo stile di esempi internazionali come l’Accademia francese di Villa Medici a Roma, la creazione di un centro di produzione interdisciplinare che premi l’espressione del territorio ospite più che la specificità dei linguaggi.
70
Vista panoramica da uno di ruderi del Patio Dom Fradique
71
Il progetto “I muri non sono soltanto quello che sono. Sono anche quello che vorremmo che fossero: supporto di speranze, cassaforte di memorie e anche previsione di rovina”7
7 Sottsass E., Foto dal finestrino, Adelphi, 2010
72
La posizione dell’area di intervento all’interno del consolidato tessuto storico dei quarteri di Alfama e Castello ha determinato la decisione di rispettare l’impianto morfologico del luogo. Il sistema di percorsi e e terrazze presenti all’interno del patio è ancora oggi ben visibile, e l’intenzione del nostro l’intervento mira a valorizzarne la disposizione e a semplificarne il tracciato, liberandolo dai numerosi detriti e dalle superfetazioni che ne snaturano la leggibilità. La strada, pavimentata secondo il tradizionale metodo della “calçada portuguesa” tesa tra i due ingressi, sottolineati dalla presenza di una arco su Rua do Cegos e del corridoio voltato sotto Palacio Belmonte, riaquista il suo valore di collegamento tra Largo Portas do Sol e quindi la parte superiore del quartiere di Alfama e la cima della collina. Lungo questo tracciato, che si snoda su due livelli, incontriamo le terrazze del Patio Dom Fradique, la cui conformazione ricorda i Miradouros (belvedere) che ritroviamo in ogni parte della città, la cui posizione permette la vista sulla città sottostante, sul fiume e sui resti delle fortificazioni del castello. In questo contesto è nata l’idea di accentuare questo naturale collegamento tra le diverse parti della città, inserendo la possibilità di congiungere direttamente il Patio al sistema di patii e di visita del Castello quartiere del castello, unendone i due diversi livelli attraverso un’infrastruttura di scale e ascensori, che richiama esempi simili presenti a Lisbona, come l’Elevador de Santa Justa nel Chiado. Il punto di partenza da noi scelto nel processo di rivalorizzazione dell’area è stato quindi il rispetto per l’integrazione che il disegno del patio ha ragginto nel corso dei secoli con il tessuto circostante, reinterpretandolo in funzione della nuova destinazione d’uso proposta. La scelta che, quindi, ha caratterizzato fin da principio la metodologia di intervento al’interno del Patio Dom Fradique è stata quella di conservare,
Tavola 1, Lisbona
73
74
dove lo stato didegrado e il valore architettonico lo giustificavano, i resti dei nuclei edificati presenti, rispettando le indicazioni presenti nell previsioni di piano. Abbiamo rilevato la presenza di due stati di conservazione profondamente diversi per quanto riguarda lo stato dei fabbricati, da una parte i due grandi nuclei residenziali, quello addossato alle mura e quello situato nella piazza inferiore, che sono risultati meglio conservati, e dall’altra il tessuto confuso e quasi illeggibile della parte occidentale. Una eccezione in questa analisi è rappresentata dal fabbricato che segue il perimetro dell’are nella parte meridionale del lotto, lo stato di conservazione di quest’ultimo, sebbene di alto degrado, conserva intatto il ricordo del volume mosso e artcolato che lo caratterizzava. Questo elemento, grazie alla particolare posizione che occupa nel patio, posto a costeggiare la strada che collega i due ingressi e dotato di una terrazza che guarda il panorma della città, ci ha spinto a ricostruirne e destinarne lo spazio ai servizi di accoglienza e punto informativo destinati ai futuri visitatori. All’interno del disegno di facciata dei due organismi edilizi edifici meglio conservati sono ancora altamente leggibile la loro destinazione ad uso residenziale e la struttura abitativa della “escada de tiro” , questo fatto ci ha spinto a destinare i loro spazi agli ambienti delle residenze. L’interpretazione che il progetto offre della tipologia della residenza d’artista è quella di destinare ad ogni ospite un’unità lavorativa/abitativa, composta dall’atelier al piano terra e dalla residenza vera e propria al piano superiore. Abbiamo così ottenuto un totale di otto nuclei dedicati al lavoro e alla vita degli artisti, sette dei quali sono pensati per ospitare una persona e uno per ospitare collettivi di artisti. La volumetria del fabbricato esistente, che presenta attualmente un altezza di circa 5 metri, rende però impossibile per l’abitabilità di questi ambienti la sola occupazione dello spazio retrostante la facciata, che qundi è stato destinato ad ospitare il solo atelier, organizzato come un doppio volume attrezzato sul perimetro, in modo da lasciare lo spazio centrale libero per la creazione artistica.
Tavola 2, Pianta 67, 3 metri s.l.m.
75
76
La parte abitativa di queste unità è pensata come una reinterpretazione della tipologia della mansarda, ovvero come un volume sovrappposto all’edificio, con il quale mantiene la continuità del profilo e del trattamento di facciata ed il disegno della aperture. Per il dimensinamento degli ambienti residenziali ci siamo attenute alla normativa portoghese di riferimento, RGEU (Regulamento Geral Edificaçoes Urbanas) che classifica gli appartamenti in base al numero di stanze, all’interno del progetto troviamo esempi di due di queste tipologie: T0 (stanza, cucina, bagno) e T1(soggiorno, stanza, cucina, bagno). Il collegamento verticale tra i due ambienti è realizzato tramite una scala, che si sviluppa lungo i due lati ciechi del perimetro, e dove possibile accessibile sia dall’esterno che direttamente dall’atelier sottostante. La netta divisione tra questi due ambienti è stata necessaria sia per garantire la salubrità degli ambienti abitativi, sia per garantirne la privacy, essendo gli studi d’artista concepiti in modo da partecipare al percorso espositivo di visita. Gli spazi esterni sono pensati in funzione del collegamento ai tracciati cittadini, ed in questa ottica è concepita la realizzione dove ad oggi si trova il vuoto lasciato dall’edificio che si accostava al volume del Palacio Belmonte di un’infrastruttura che unisca i livelli del Patio e del quartiere del Castello. Il punto d’arrivo della scala e degli ascensori, ovvero il livello delle mura, si raccorda, tramite una passerella con il percorso di visita, ad oggi interrotto, che corre lungo la fortificazione. Lo spazio per l’esposizione delle opere d’arte è pensato non come un contenitore ma come un percorso vero e proprio che attraversa e occupa gli ambienti esterni ed interni del patio, fino ad invadere le nude rovine delle case e dei cortili. L’ispirazione dell’immaginario archeologico, e in parallelo il riferimento al mondo della Land Art e dell’Arte Povera, con la loro appropriazione di spazi non convenzionali per la loro creazione ed esposizione, ha determinato la concezione di questo luogo. Gli spazi di servizio necessari, come uffici, bar, servizi igenici per il pubblico ,bookshop e auditorim, occupano lo spazio recuperato dei ruderi non
Tavola 3, Pianta 71,0 metri s.l.m.
77
destinati alle residenze, di cui recuperanano le dimensioni, mantenendone il profilo esterno di facciata e dove possibile la muratura originale, ma di cui reinterpretano lo spazio interno, che svuotato ne rivela le semplici volumetrie. Lo spazio esterno, nella sua totalità, è invaso da un percorso in terra, materiale che originariamente pavimentava le terrazze del patio, e che è utilizzato insieme alla sabbia nei percorsi archeologici. La rampa che si sviluppa a partire dalla quota della seconda terrazza, attraversa lo spazio occupato dal labirinto di ruderi della parte nord del patio, fino a raggiungere, cinque metri più in alto alla copertura dell’edificio che ospita la caffetteria e la libreria. L’utilizzo di questa soluzione continua che partendo dai livelli inferiori dell’area arriva fino all’ultima delle terrazze destinate ad ospitare le opere d’arte, concepite in funzione del luogo, fa sì che questo percorso venga percepito come uno spazio unico e fluido, in cui l’arte si fonda con la vita e la soria della città. Il percorso in terra va a lambire il perimetro di tutti i fabbricati recuparati, suggerendo la loro partecipazione al percorso espositivo. La concezione stessa di questi ultimi, con la disposizione dell’atelier al piano terra ad occupare il scatola vuota della rovina, crea un parallelo con quanto avviene nell’area dei ruderi, ovvero il dialogo tra il tempo della storia e il tempo dell’arte.
78
Tavola 4, Pianta 75,0 metri s.l.m.
79
80
Tavola 5, Pianta 80, 6 metri s.l.m.
Tavola 6, Pianta delle coperture
81
Materiali e tecniche costruttive Il progetto si inserisce in maniera discreta all’interno del tessuto urbano della città e la scelta dei materiali, nata contemporaneamente alla sua articolazione spaziale, contribuisce a questo continuo dialogo con la realtà circostante. La scelta di sviluppare il progetto in continuità con le preesistenze, sopratutto per quanto riguarda il trattamento delle facciate, intonacate, secondo la tradizione, ha determinato la scelta di uns coerente tecnologia costruttiva. Il progetto dei nuclei destinati ad ospitare le residenze/atelier, dei quali si sono mantenute le facciate, ha sollevato il problema del rapporto tra l’antica muratura, da consolidare, e la sopraelevazione della residenza. Nel risolvere questo elemento abbiamo fatto riferimento alle tecnologie più comuni in uso nella città di Lisbona per il recupero di questa tipologia di oggetti architettonici. Trattandosi di muratura di bassa qualità e di edilizia popolare la metodologia adottata è di carattere invasivo, abbiamo scelto di creare una nuova struttura portante in calcestruzzo armato che consolida il muro presistente grazie all’unione mediante dei ferri si ancoraggio. Secondo questo principio la nuova parte di edificio è costruita anch’essa in cemento e muratura, in continuità con la sezione sottostante, così da mantenere allineato il profilo di facciata intonacato. Gli spazi esterni del percorso si differenziano grazie ai materiali. La strada che collega i due ingressi al patio conserva il suo aspetto originale ed è rivestita con la tradizionale tecnica della calçada portuguesa. Si tratta di piccoli parallelepipedi a sezione quadrata in pietra calcarea alletatti a secco su uno strato di sabbia. Questo tipo di pavimentazione è usato nella maggior parte delle strade di Lisbona e delle altre città portoghesi sia carrabili che pedonali. La pietra utilizzata può essere variamente di colore bianco o nero e questa possibilità di usare la bicromia offre l’occasione di relizzare nei luoghi più rappresentativi, come piazze e grandi viali, dei motivi decorativi dalle più svariate forme. Il percorso espositivo, come già visto, è invece caratterizzato dall’uso della terra stabilizzata. Questa idea viene in parte dal luogo che tradizionalmente era lasciato in terra battuta e in parte ispirato alle tecniche di conservazione degli scavi archeologici. Vengono dunque creati dei nuovi livelli coprendo di terra parte dei ruderi che in questo modo mantengono 82
Tavola 7, Vista e Sezione
83
sempre la possibilità di essere riportati interamente alla luce. Questo tipo di tecnologia è stata usata in maniera più o meno simile anche in altri progetti contemporanei a Lisbona e più in generale in Portogollo. Un esempio prossimo all’area del patio è quello effettuato da Carrilho da Graça presso gli scavi archologici del Castello di Sao Jorge, dove la sabbia è utilizzata sia per la consevazione dei resti che per la creazione del percorso di visita. Un altro intevento che vede l’utilizzo di questa tecnica è la grande piazza d’ingresso al Monastero di Alcobaça restaurato da Gonçalo Byrne. Sempre sul filo conduttore che lega le nostre diverse interpretazioni dei materiali e delle tecnologie tradizionali abbiamo scelto di inserire all’interno del progetto una rilettura in chiave bioclimatica di un antico sistema arabo per il raffrescamento degli ambienti interni, di cui abbiamo riscontrato l’esistenza all’interno del Palazzo Belmonte. Questa tecnica, tuttora utilizzata per climatizzare gli ambienti dell’Hotel, prevede una serie di intercapedini, a cielo aperto e di grande altezza, relizzate tra le varie parti dell’organismo edilizio sulle quali, con delle bocche di lupo, si affacciano quasi tutte le stanze. Il nostro intervento per permettere il raffrescamento degli ambienti interni prevede un impianto costituito da una rete di tubature, con uno sviluppo che verrà calcolato a seconda dei metricubi da raffrescare, poste nel sottosuolo, in corrispondenza della rampa, tra gli 1,5m e i 3m di profondità. L’aria calda viene catturata all’esterno da delle bocche situate lungo i muri di contenimento del terreno, lungo il percorso nei tubi nel sottosuolo disperde il calore raffreddandosi, per poi essere richiamata, grazie all’apertura delle finestre, all’interno degli appartamenti. L’ipotesi dell’utilizzo di questo sistema tradizionele, tuttora perfettamente funzionante, rappresenta all’interno del lavoro un ulteriore tentativo di comprendere e rileggere la varietà di spunti e insegnamenti che le tecniche del passato ci offrono.
84
Tavola 8, Vista e Sezione
85
86
Tavola 9, Vista e Sezione
Tavola 10, Vista e sezione
87
Bibliografia
Libri e Articoli AA. VV., Uma nova cultura da cidade, Lisboa, Direçao Municipal de Conservaçao e Reabilitaçao Urbana, 2005 AA.VV., Historia de Lisboa, Tempos Fortes, Lisboa, Geo, 2011 AA.VV., Oltre il museo, Lotus, 113/2002. Acocella A., Casamonti M., Pellegrini P.C a cura di, Lo spazio pubblico in Italia 1990 – 1999, Alinea, Firenze 1999. Acocella A., L’architettura di pietra : antichi e nuovi magisteri costruttivi, Firenze : Alinea, 2004 Augè Marc, Rovine e macerie, Bollati e Boringhieri, Torino, 2004 Autelitano, A. a cura di, The cinematic experience : film, contemporary art, museum, Pasian di Prato, Campanotto, 2010 Aymonino C., Il significato delle città, Marsilio 2000 Aymonino C., Lo studio dei fenomeni urbani, Officina Edizioni, Roma, 1977 Aymonino A., Mosco V.P. Spazi pubblici contemporanei. Architettura a volume zero, Skira, Milano 2006. Azevedo A., Mata Antunes A., Arquitectura popular em portugal, Lisboa : Associacao dos arquitectos portugueses, 1988 Bacon E. N., Design of cities, Penguin books 1969 Basilico G., Arquitectura em Portugal, Porto, Dafne Editora, 2006
88
BenjaminW., Immagini di città, Torino, Enaud, 2007 Berque A., All’origine del paesaggio, in “Lotus” n. 101/1999 Byrne G., Portas N., Gonçalo Byrne, opere e progetti, Electa Mondadori, 2007 Byrne G. , Ricostruire nella città, la Lisbona di Pombal , in Lotus n 51 /1986 Celant G., Arte povera : storia e storie, Milano,Electa, 2011 Collovà, R., Barata M.P., Trigueiros L., Álvaro Siza 1954/1957, Lisboa, Blau, 1997 Calvino I., Lezioni Americane, Milano, Mondadori, 1993 Collovà R., Lisbona 1998, Expo , Torino, Testo & immagine, 1998 Cuomo A., Szaniszlò G., L’identità plurale, caratteri dell’architettura portoghese, Napoli, Guida, 2002
Costanzo M. , Museo fuori dal museo, Milano, Franco Angeli, 2007 Cupper W., Senso delle rovine e riuso dell’antico, Pisa, Scuola normale superiore, 2002 D’Alfonso M., Soares J., fotografie di Basilico G., Disegnare la città, un viaggio in Portogallo, Barcelona, Actar D, 2006 Esposito A, Leoni G, Fernado Távora, opera completa, Electa Mondadori, 2004/2005 Fernandes, J. M., Lisboa, arquitectura e patrimonio, Lisboa, Livros Horizonte, 1989 Frampton K., Alvaro Siza, tutte le opere, Milano, Electa, 2005 Grassi G., I progetti le opere e gli scritti, Milano, Electa 1996 Grassi G., La costruzione logica dell’architettura, Torino, Allemandi, 1998 Grassi G. Lahuerta J.J., Giorgio Grassi, Progetti per la città antica, Motta architettura, 1995 Graça Dias M., Manual das Cidades, Lisboa, Relogio d’Agua Editores, 2006 Land C., Hucking K.J. , Trigueiros L. , Arquitectura em Lisboa e em Portugal desde 1974, Lisboa, Blau, 2005 Litica A., Travi, E.M., La città e il cinema, Edizioni Dedalo, 1985 Lynch, K., L’immagine della città, Marsilio 1984 Le Corbusier, Verso un’architettura, Milano, Ed. Longanesi, 1979 Le Corbusier, Voyage d’Orient, Milano, Electa, 1987
Matteini T., Paesaggi del tempo, documenti archeologici e rovine artificiali nel disegno di giardini e paesaggi, Firenze, Alinea, 2009 Messina B., Francesco Venezia, architetture in Sicilia, Napoli, Clean, 1993 Messina M.G., Darmstadt 1901/1908, Roma, Kappa, 1978 Moneo R., La solitudine degli edifici e altri scritti, Umberto Allemandi 1999 Moneo R., Inquietudine teorica e strategia progettuale nell’opera di otto architetti contemporanei, Milano, Electa, 2005 Mosser M. e Teyssot G., L’architettura dei giardini d’occidente, Electa 1990 Nicolin P., Metamorfosi dell’Architettura urbana, Electa, Milano, 1992 Pelucca B., Progetto e territorio : la via portoghese, Firenze, Alinea, 2010 Poli F., Minimalismo, Arte Povera, Arte Concettuale, Roma, Laterza, 1995
89
Roger A., Vita e morte dei paesaggi, in “Lotus” n. 101/1999 Rogers E.N., Esperienza dell’architettura, SKIRA, Ginevra-Milano, 1997 Rossi A., L’architettura della città, CLUP 1978 Rossi A., Autobiografia scientifica, Pratiche Ed., Parma 1990 Saramago J., O Ano da Morte de Ricardo Reis, Lisboa, Caminho 1984 Sitte C., L’arte di costruire le città, Jaca Book 1980 (1889) Siza Vieira A. , Angelillo A., Scritti di Architettura, Skira, 1997 Sottsass E., Foto dal finestrino, Adelphi, 2010 Souto de Moura E., Eduardo Souto de Moura: temi di progetti, Mostre di architettura al Museo d’arte, Milano, Skira, 1998 Tabucchi A., Sostiene Pereira, Feltrinelli, Milano, 1994 Trigueiros L., a cura di, Fernando Tavora, Lisboa, Blau, 1993 Venezia F., Francesco Venezia : l’architettura, gli scritti, la critica, Milano, Electa, 1998 Venturi R., Complessità e contraddizioni nell’architettura, Dedalo 1980 Venturi R., Scott Brown D. e Izenour S., Imparando da Las Vegas, Cluva ed. 1985 Voltaire, Candido o l’ottimismo, Enaudi, 2006 Zermani P., Chiaramonte G. , Contemporaneità delle rovine : misure del paesaggio occidentale, Colorno, Tielleci, 2007 Estratégias para a Cultura, Carta Estratégica de Lisboa 2010-2024, Camara Municipal de Lisboa Film Tabucchi A., Faenza R., Sostiene Pereira, Dolhmen Home Video, 2005 Wim Wenders, Lisbon Story,
90
Normativa PDM, Plano Director Municipal, Resoluçao do Coselho dos Ministros n° 94/94 del 26/05/1994. Plano de Urbanizaçao do Nucleo Historico de Alfama e Colina do Castelo, Declaraçao 264/97 del 24/10/1996 RGEU, Regulamento Geral das Edificaçoes Urbanas, Decreto-Lei n.º 38 382 de 7 de Agosto de 1951 Decreto Lei 163/06 del 8/8/2006 RTSCIE, Regulamento Tecnico de Segurança contra Incedios nos Edificios, Decreto-Lei 220/08 del 12/11/2008
91
Obrigadas