prototypes and selected works
Architecture Portfolio
Giulio Rosi / resume cv + works 2021
PORTFOLIO 2021
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GIULIO ROSI
VISIONE
Perugino, classe 1990. Ha avuto sin da bambino una formazione multidisciplinare. Si laurea in ingegneria edile-Architettura nel 2016, maturando un approccio artigianale in tutte le scale della progettazione, manipolando direttamente la materia per la costruzione di prototipi e plastici architettonici. Attualmente è Presidente di Officine Fratti e Architetto, svolge la professione nello studio Cooprogetti di Gubbio. È fondatore di Collezione Alunni, marchio di ebanisteria contemporanea che riprende e attualizza una collezione di manufatti in alta ebanisteria realizzata da uno degli ultimi maestri ebanisti umbri. Una delle maggiori eccellenze del rinascimento, rieleaborata e contaminata con i linguaggi del design contemporaneo.
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Bio
“Credo fortemente che l’architettura e la buona progettazione abbiano un grosso impatto sulla vita delle persone e possono portare inoltre a nuove modalità di percezione, inedite ed arricchenti. Siamo all’interno di una curva di sviluppo ascendente di cambiamenti significativi, come avvenne per le rivoluzioni industriali dei secoli passati. L’evoluzione radicale degli ultimi anni, mette in discussione gli attuali paradigmi che stanno alla base delle nostre vite, creando nuove immagini e modalità di espressione. Tuttavia, per quanto drastici possano essere questi mutamenti, resta il fatto che gli esseri umani fanno parte della natura. Siamo creature fragili, fatte di carne ed ossa, che amano il contatto con gli altri e vivono poggiandosi sui propri ricordi. Quindi, anche il valore essenziale dell’architettura, creare un habitat per lo spirito umano, mantenere vivi i ricordi e la storia, promuovere la cultura attraverso il paesaggio urbano, rimane immutato. Proprio perché il futuro è oggi così incerto, dobbiamo guardare alle radici della stessa creazione, alle sue origini eterne.”
FORMAZIONE 07/19 Abilitazione, Esame di stato per Architetto
Università di Perugia, Dipartimento di Ingegneria Civile-Ambientale Sezione A, Magistrale. Iscritto all’ordine, matricola: 1678
06/18 Corso di formazione all’interno di “Officine Fratti”
Progetto promosso dal Comune di Perugia, niziativa co-finanziata dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri e ANCI. www.officinefratti.com
12/16 Abilitazione, Esame di stato per Ingegnere
Università di Perugia, Dipartimento di Ingegneria Civile-Ambientale Sezione A, Magistrale
07/16 Laurea Magistrale in Ingegneria Edile -Architettura Università di Perugia, Dipartimento di Ingegneria Civile-Ambientale Votazione finale: 108
Giulio Rosi Luogo e data di nascita Perugia 11/11/1990 Nazionalità Italiana Indirizzo Via Annibale Vecchi, 26 - Perugia
06/15 Corso di formazione all’interno di “Creativity camp” Progetto promosso dall’Agenzia Umbra Ricerche AUR Progetto selezionato e vincitore www.innovazioneterziario.it
07/09 Diploma di maturità
Istituto tecnico Geometri “I.T.G” Arnolfo di Cambio, Perugia (PG) Votazione finale: 85
ESPERIENZA PROFESSIONALE 07/20 - in attività _ Architetto progettista, Cooprogetti
Telefono +39 3481026059 Email giulio.rosi8@gmail.com giulio.rosi@collezionealunni.it web www.officinefratti.it www.collezionealunni.it
Attività di progettista architettonico nella società Cooprogetti di Gubbio, progettazione architettonica preliminare, definitiva ed esecutiva
12/17 - in attività _ Fondatore Officine Fratti
Attività di progettista freelance in ambito di rigenerazione urbana, progettazione di installazioni e di interni
06/17 - in attività _ Fondatore Collezione Alunni
Attualizzazione dell’ebanisteria umbra di citazione rinascimentale, Restaurando delle opere di uno degli ultimi maestri ebanisti Umbri
12/16 - 07/2020 _ Progettista, Project manager Eagle Projects Attività di progettazione di architetture di rete con sw BIM, coordinamento della progettazione e visualizzazione con sw per realtà aumentata
10/13 - in attività _ Allenatore
ASD Karate club Foligno, Via Monte Cervino n°6 06034 Foligno Corso di primo soccorso, attestato BLS-D nov. 2015 / dic.2017
11/14 - 09/15 _ Collaborazione, progettista architettonico Studio Maiotti, Via D. Scarlatti n°22 06121, Perugia Progettazione architettonica, rapporti con le amministrazioni
LINGUE linkedin.com/in/giulio-rosi behance.net/giulio_rosi officinefratti
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Resume CV
ITALIANO
INGLESE
Madrelingua
Livello B2
PUBBLICAZIONI E SEMINARI
PREMI / CONCORSI
10/18 “Artigianato, come cambia il racconto”
Officine Fratti 2017
Presentazione: Officine Fratti, showcase di un coworking artigiano www.articity.it/it/news/artigianato-come-cambia-il-racconto 1- 65
10/18 “Remixing Cities Emilia”
Relatore del progetto di rigenerazione urbana Officine Fratti conferenza tenuta alla 4° edizione di Remixing Cities in Emilia
Creativity camp Umbria 2015
11/17 “Shake up your city”
Presentazione e gruppo di lavoro sui progetti finanziati da ANCI conferenza tenuta alla 3° edizione di Shake Up Your City ad Ascoli
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04/17 “Consulto su Spoleto”
1- 80
Seminario tenuto al Nuovo Istituto Design “NID” di Perugia www.nuovoistitutodesign.it/progetti/seminario-design-aided-craft
10/15 “Quaderni di Storia 2”
Progetti per l’area di piazza Garibaldi a Trevi, collana di approfondimento Articolo riguardante il progetto di concorso
06/12 “Dalla forma urbana all’immagine della città”
Tesi di Dottorato di Marco Filippucci - Menzione dei lavori accademici nel corso semestrale Tecniche della Rappresentazione, a.a. 2010-2011
PC SKILLS modellazione 2D
Autodesk AutoCad Autodesk AutoCad Map QGIS
modellazione 3D
Rhinoceros Blender SketchUp
BIM modellazione parametrica
grafica e postproduzione
rendering
fotografia
video
web
PORTFOLIO 2020
Concorso, progetto vincitore del premio di 5000€ Ente banditore: AUR - Agenzia Umbria Ricerche www.aur-umbria.it/progetti_home
8 Idee x 1 Piazza 2014
Presentazione della tesi di laurea a Spoleto Conferenza tenuta nel format organizzato da Comune di Spoleto e DICA
03/16 “Design Aided Craft”
Concorso Nazionale, progetto vincitore, incubazione Ente banditore: Comune di Perugia, ANCI www.officinefratti.com
Concorso accademico di idee in collaborazione con il Comune di Trevi, progetto vincitore www.ing1.unipg.it
SOFT SKILLS Nutro molta cura per gli aspetti progettuali che interessano direttamente le persone, stimolandole e coinvolgendole nei processi decisionali. L’attività di allenatore, l’esperienza con progetti e bandi europei e il lavoro di gruppo, mi hanno permesso di maturare capacità relazionali e gestionali tali da poter coordinare e gestire un gruppo di persone orientato verso un obiettivo comune e condiviso. Nell’ultimo periodo ho avuto la possibilità di condurre progetti di architettura complessi nell’ambito urbano, relazionandomi direttamente con la committenza e le istituzioni. Con Officine Fratti ho avuto l’occasione di organizzare eventi e presentazioni pubbliche, potendo costruire una comunicazione integrata e un’architettura dei contenuti opportunamente calibrata per diversi interlocutori. Le recenti esperienze nel campo del design mi hanno portato ad approfondire temi riguardanti la strategia e il marketing, interessandomi ai principali framework, come l’analisi SWOT, il Business Model Canvas e il Business Plan.
ARTISTIC SKILLS
Autodesk Revit Nel corso della mia formazione mi sono sempre posto delle domande relative al processo creativo, credendo in una sorta di “attualità della vecchia maniera”. Penso che vi sia un valore aggiunto nello smontare e rimontare gli elementi del progetto attraverso il disegno a mano e la costruzione di plastici di studio.Parallelamente al mio percorso accademico ho potuto fare esperienza diretta su materiali e forme, grazie agli strumenti di mio nonno, falegname. Manipolando direttamente la materia come il legno e i metalli al fine di realizzare plastici di studio e pezzi di design, affrontando la sfida della modalità costruttiva. Questo approccio mi ha portato a saper disegnare schizzi concettuali, spaccati assonometrici, diagrammi architettonici oltre che a saper usare i principali strumenti manuali a sostegno dei più innovativi strumenti e sw per la progettazione e la visualizzazione. Grazie a Officine fratti ho potuto disegnare e seguire il processo di realizzazione degli arredi interni di questo spazio, relazionandomi direttamente con le maestranze. In Eagleprojects ho potuto seguire progetti relativi alla realtà aumentata e virtuale, declinati all’architettura e all’artigianato artistico. In Cooprogetti ho avuto l’opportunità di sviluppare progetti architettonici complessi, curando la composizione dei vari elementi costruttivi e il coordinamento tra le varie discipline in ambiente BIM.
Grasshopper Adobe Photoshop Adobe Illustrator Adobe InDesign V-ray Lumion KeyShot Camera raw Adobe Lightroom Adobe Premiere WordPress Elementor HTML5
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Index 06 - 40 ARCHITETTURA 42 - 52 DESIGN 54 - 61 FOTOGRAFIA
Così come nella nostra contemporaneità, i confini tra le discipline presenti in questa pubblicazione sono incerti e mutevoli. Urbanistica, architettura, interni, installazioni, design, progettazione di mobili e fotografia, convivono in simbiosi e si contaminano tra loro.
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Index
Spoleto City Hub Strategie di rigenerazine urbana dell’ex tipografia Panetto e Petrelli nella valle Spoletina
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Sotto: Maglia strutturale in listelli di pioppo che compone il corpo di fabbrica dell’ex tipografia. Plastico di studio in scala 1:50
12 vista dell’ex tipografia e dell’acropoli dalle pendici di Colle Risana (foto scattata nel 1920) vista dei locali interni e delle macchine tipografiche (foto scattata nel 1927)
3 foto aerea, la Valle dello Staffolo e Via Martiri della Resistenza separano il sistema orografico di Colle Sant’Elia e Colle Risana (foto scattata nel 2016)
4 plastico di progetto, scala 1:100. Materiali: legno massello, piallacci, rame, policarbonato alveolare, forex, rete metallica
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SPOLETO CITY HUB Promozione dell’archeologia industriale nella Valle Umbra 3
Spoleto City Hub propone uno scenario possibile e auspicabile attraverso il riuso di un vuoto urbano che dagli anni venti del novecento ha rappresentato una realtà economica e sociale importante per la cittadinanza. L’ex tipografia Panetto & Petrelli si colloca in un contesto di margine, tra Collerisana e la città consolidata, nella valle che dal trecento ha subito un percorso di antropizzazione che ha portato alla cementificazione dell’alveo del torrente Staffolo. la metafora adottata del “costruire nel costruito” è fisiologica dell’acropoli. Il recupero è uno strumento che rappresenta un valore aggiunto, non solo perché è ricorrente nella nostra cultura occidentale (costruire per stratificazioni e aggiunte successive è da sempre una prassi consolidata), ma anche perché, garantendo il perdurare della memoria storica in continuità con il passato, stimola una riflessione sul valore del manufatto. Rispetto all’attuale programma, i nuovi tracciati disegnano nella preesistenza pieni e vuoti che riprendono alcuni dei caratteri originali e identitari dell’impianto, permettono la permeabilità dell’area, aumentandone la percezione dall’esterno, offrendo viste inedite sulla città,. ricucendo così lo strappo attuale.
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Il progetto si pone come un catalizzatore dei diversi flussi stimolati da funzioni eterogenee ma compatibili, proponendo una visione sulla città densa di relazioni. E’ necessario pensare al manufatto passando dal termine comunemente usato “patrimonio industriale” a quello inglese “industrial heritage”: il concetto di eredità infatti ci responsabilizza, tanto che sentiamo il bisogno di tramandare quel bene e renderlo partecipe del nostro tempo. La prima operazione concettuale che viene effettuata sulla preesistenza è quella di rimozione delle superfetazioni recenti, riportando in parte la lettura originaria dell’opera. L’innesto di nuovi volumi permette di ampliare l’offerta di funzioni dipendentemente dal nuovo programma, funzioni e spazi eterogeni ma compatibili che hanno l’ambizione di favorire un uso continuativo del manufatto. Tipologia architettonica concepita a inizio secolo introversa, muta il suo carattere dovendo fare i conti con nuovi trend di contesto economico/sociale, diventando estroversa, rivolta alla città e a Colle Risana. L’invasione controllata del verde e le nuove direttrici usate, permettono di riconfigurare lo scenario della permeabilità tra l’acropoli e il colle.
Spoleto City Hub
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5 schizzo della sezione ambientale che identifica l’orografia della città, Valle dello Staffolo e Colle 6 concept progettuale, diagrammi architettonici, rimozione delle superfetazioni e innesto dei nuovi volumi, uso di una grammatica industriale 789 pianta piano terra, illuminazione naturale diffusa in giallo. sezione sugli uffici per corporate, sala lettura e zona ristoro pianta piano primo, sezione degli appartamenti e spazi verdi in copertura
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10 spaccato assonometrico vista cielo, tracciati regolatori, nuove direttrici che dettano la composizione degli innesti e le aperture
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11 schizzi di studio per la facciata su Via Martiri della resistenza, modellazione della facciata, schermatura dal traffico
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12 schema funzioanle rappresentativo del nuovo programma degli spazi al primo e secondo piano del Hub cittadino
13 Maglia strutturale in listelli di pioppo che compone il corpo di fabbrica dell’ex tipografia. Plastico di studio in scala 1:50
14 plastico di progetto, scala 1:200, realizzato con varie essenze di legno massello e piallacci, rete metallica, lastre di rame, forex, policarbonato alveolare e policarbonato compatto
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14 vista della corte verde interna ricavata dalla rimozione delle aggiunte più recenti
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15 modello della torre, struttura centrale in c.a. a supporto della scala, struttura perimetrale in U-glass 16 controcampo sulla sala espositiva illuminata dai grandi lucernari in krion, appoggiati alla nuova struttura in acciaio a cavalletti
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18 plastico di progetto, vista della nuova piazza dove affaccia bar, coworking e laboratori didattici
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19 sezione longitudinale sui locali per il coworking illuminati dai lucernari preesistenti, la nuova rampa che definisce il giardino delle sculture 20 retroprospetto da colle risana, in evidenza i cinque lucernari della sala espositiva
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Spoleto City Hub
Officine Fratti Progetto di architettura d’interni per un coworking artigiano a Perugia
Sopra: Officine Fratti, interni 2018
1 fase di assemblaggio delle gradonate che caratterizzano l’ingresso e la zona relax a piano terra, pannelli in OSB incollati e inchiodati tra loro di testa
2 fase di lavorazione dei desk che compongono il coworking. taglio con la troncatrice dei pannelli in lamellare di abete
3 vista del ingresso di Officine Fratti da Via Maestà delle Volte, verso Via Fratti
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OFFICINE FRATTI Riqualificazione dell’ex mensa comunale in Via Fratti Con il Restauro e il riuso dell’ex mensa comunale in Via Fratti, Perugia ha recuperato un episodio significativo del centro storico della città. Uno spazio che ha l’ambizione di stimolare l’uso condiviso e di innescare relazioni e reti sociali. Un contenitore flessibile, aperto alla città e alle proposte culturali e professionali. Un luogo che ospita 8 start up, 8 diversi progetti che operano nei campi della moda, del open source e della manifattura culturale. L’intervento sul costruito è sempre complesso, il mio lavoro è stato guidato dalla volontà di conferire un linguaggio contemporaneo agli interni, confrontandomi con i vincoli storici e di budget, accettando la sfida della partecipazione. Il risultato è uno spazio plasmato come da otto campi gravitazionali, diversi per intensità e carattere. Oltre alle attività individuali, ospitate in laboratori ed atelier. Gli spazi comuni sono composti da una sala conferenze/workshop che può accogliere 50 persone, una temporary room, una sala relax per allestimenti di mostre ed eventi con affaccio sulla corte interna. Un coworking nel centro storico di Perugia, a pochi passi da piazza IV Novembre, in un contesto altamente stratificato. Un brano di città
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che convive con molte epoche storiche, che ha accettato la sfida con la contemporaneità coinvolgendo competenze locali e nazionali. Proprio come un grande tangram, il progetto degli allestimenti ha forma modulare. I nuovi elementi che occupano lo spazio sono stati progettati in sezioni scomponibili, al fine di spronare gli utenti, noi come gli ospiti, a perturbare la struttura spontaneamente. Esemplare è la possibilità di interagire liberamente con la gradonata in legno che diventa seduta per esterni, un palco che si fa passerella o sedute per bambini. Durante i primi mesi del 2018 è nata l’associazione culturale “Officine Fratti APS”, ed abbiamo ospitato e condotto diversi eventi e occasioni di incontro. Abbiamo realizzato vari workshop con ospiti di rilievo, come Francesca Negri, Marco Sammicheli, Marco Bettiol, ospitato gli eventi culturali più importanti che interessano la città, conoscendoli e lavorando con loro. Se pensiamo alla città come luogo degli scambi, allora officine fratti si sta proponendo come un nuovo brano di città, proprio per il tenore degli scambi che sta portando avanti, scambi materiali, ma anche e soprattutto scambi di relazioni e di idee.
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4 plastico di studio in scala 1:50 realizzato con legno massello di pioppo, multistra to, piallacci di mogano da 10/10 e ottone per la realizzazione delle volte
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5 pianta del piano terra, disposizione interna delle postazioni di lavoro, degli spazzi comuni e dei servizi. Schema dei percorsi e della permeabilità di Officne Fratti
6 diagramma architettonico, utilizzo degli spazzi e layout funzionale, più del 50% del volume complessivo che compone i locali, è utilizzato per aree comuni e semiprivate.
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In grigio l’escape room, in blu i servizi, in rosso la sala che ospita il reparto restauro e stampi 3D, in ocra il reparto tessile, in marrone gli spazi comuni, sala conferenze e coworking
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7 diagramma architettonico della configurazione spaziale interna, composta da elementi di arredo modulari e scomponibili tra loro
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89 foto dell’allestimento della mostra durante il PSPF del 2018. 10 foto dell’area relax, corridoio interno caratterizzato dalla gradonata laterale in legno, scomponibile in 5 moduli che si integrano alle lesene nella parate
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Salotto dei Priori Progetto di installazioni urbane a riqualificazione di Via dei Priori
Sopra: scalinate del Duomo di Perugia, 2018
12 SUGGESTIONI: High Line, New York rigenerazione e integrazione tra verde e costruito in un contesto urbano
3 SUGGESTIONI: Zighizaghi, Favara, Sicilia rigenerazione urbana tramite l’uso di strutture effimere in legno e verde urbano
4 SUGGESTIONI: Distretto Isola, Milano gradonata del bar animata dagli eventi del Fuorisalone nel 2018
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SALOTTO DEI PRIORI Installazioni urbane per la riqualificazione di Via dei Priori Il progetto ha l’ambizione di far fronte e colmare alcune criticità che affliggono la città, in particolare Via dei Priori, sviluppando strategie a supporto del tessuto urbano e delle emergenze architettoniche. Il cantiere che sta interessando il manto stradale non permette una circolazione e una fruizione ottimale della via, da parte di cittadini e turisti. Inoltre, situazioni contingenti come un sistema di segnaletica datato e poco funzionale, non facilita la visita e la percorrenza della città. Infine il fattore morfologico, la pendenza della via, insieme alle condizioni al contorno che rendono l’acropoli tale, risultano a volte una barriera all’accessibilità del centro storico da parte del segmento di turisti che hanno maggiore capacità di spesa. Il progetto si concretizza con una serie di installazioni urbane che hanno l’obiettivo di valorizzare le emergenze artistiche e culturali e che sappia invitare le persone alla sosta e alla permanenza lungo la via, godendo delle realtà artigianali e commerciali. Un progetto pilota che si propone come sperimentazione di buone pra-
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tiche a servizio della “vita in città” teorizzata da jan Ghel, che fa della ricerca della qualità urbana la sua missione. Il programma prevede l’uso di due elementi chiave per promuovere una nuova percezione della città e aiutare nel orientarsi cittadini e turisti. Sedute in legno microlamellare e totem in policarbonato opalino che si andranno ad integrare nell’architettura preesistente. Un fil rouge che colleghi idealmente Corso Vannucci e San Francesco al Prato, che ha l’obiettivo di rafforzare il flusso turistico di Via dei Priori. Architettura parassita che si integra e dialoga con la pietra e le emergenze che tocca. Le nuove strutture che si innestano nella via, fanno da cornice al travertino, scaglia rosa del Subasio, pietra arenaria, pietra calcarea. Nuovi volumi che vogliono stimolare l’incontro delle persone, permettendo di sedersi, sostare, rilassarsi, stendersi, avere una nuova vista e percezione sulle emergenze artistiche e culturali della città, ponendo il focus su morfemi a volte poco notati dai turisti.
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5 Fotoinserimento del totem in policarbonato opalino e delle sedute in legno, collocate tra Via dei Priori e Corso Vannucci, sotto l’Arco dei Priori
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6 masterplan di progetto, collocazione delle installazioni urbane, sedute e totem in policarbonato
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7 diagrammi architettonici delle installazioni. La forma delle nuove strutture in legno si adatta alla morfologia del terreno e della preesistenza
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8 pianta e sezione della seduta, sviluppo longitudinale sotto l’arco dei Priori, le nicchie delle sedute creano configurazioni diverse che consentono di sedersi e sdraiarsi 9 vista concettuale/assonometrica della seduta longitudinale, le piante officinali sono poste tra la seduta e la muratura preesistente del palazzo. I totem informativi sono ancorati alla spalla posteriore della seduta della preesistenza
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10 dettaglio della seduta che ospita la ricarica wireles per telefoni e le prese USB protette dallo sportello metallico. Il pannello informativo di misure 40x27 si integra nella struttura in legno microlamellare 11 dettaglio del angolo del totem realizzato in policarbonato opalino curvato tramite una cordonatura 12 dettaglio dell’incastro tra le tavole in legno microlamellare che compongono le sedute
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Cabanon Umbria Progetto di rifugi e installazioni nomadi a supporto del paesaggio e del territorio umbro
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Sotto: diagrammi architettonici dei moduli che compongono le installazioni nomadi. In ordine: i due rifugi, la piattaforma da campeggio e la torretta belvedere
1 SUGGESTIONI: Round Lake Hut / Steven Holl / Rhinebeck. Rifugio in riva al lago in legno e catrame, studiolo riservato totalmente integrato nel paesaggio lacuste.
2 SUGGESTIONI: Cabanon / Le Corbusier / Costa Azzurra. Rifugio in riva al mare in legno, modulo abitabile di architettura minima
34 SUGGESTIONI: Grooming Retreat / Gartnerfuglen / Maiorca. Struttura sopraelevata in legno.
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CBN / Plus Ultra Studio / Pesaro. Una vecchia torretta di avvistamento per la caccia, riconvertita ad osservatorio per osservare gli animali selvatici
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Cabanon Umbria Progetto di rifugi e installazioni nomadi a supporto del territorio L’Umbria è una terra ricchissima, al suo interno cultura e natura coesistono da sempre. Tra boschi, valli e montagne ospita anche una varietà incredibile di architetture. Dalle grandi abbazie medievali, ai castelli, dai sistemi fortilizi alle ville rinascimentali fino ad arrivare ai grandi impianti produttivi di fine ottocento/inizio novecento diventati manufatti di archeologia industriale.Il tutto inserito in un contesto antropizzato che riesce ad integrarsi perfettamente nella naturalità dei percorsi della mobilità lenta come ad esempio la Via Francescana. Luoghi e manufatti che fanno sicuramente parte della nostra identità storica e del nostro bagaglio culturale, troppo spesso sconosciuti sia dai turisti che dai locali stessi. In concomitanza a questa sotto-utilizzazione esistono delle “sacche di eccellenza” che vanno dall’artigianato al design passando per le arti figurative anche queste poco promosse e scarsamente conosciute. Questo progetto ha l’ambizione di prendersi cura e di proporre un punto di vista inedito sul paesaggio umbro, contaminando i sistemi storici con i nuovi media ed i nuovi linguaggi figli della contemporaneità, offrendo un nuovo modo di vivere l’esperienza del-
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lo slow tourism. Interventi che non risulteranno invasivi ma che diventeranno complementari ed in grado di rivalutare questi spazi lungo gli itinerari promossi. Il progetto come produttore di conoscenza quindi, realizzando le condizioni per far vivere e ri-vivere questi luoghi grazie a percorsi non-ordinari, raccontandone la storia e portando arte, design ed artigianato con eventi, mostre ed esibizioni che possano coinvolgere il più vasto pubblico possibile. Scegliendo di intraprendere uno di questi “nuovi” percorsi si avrà la possibilità di vivere un’esperienza unica, fatta di una moltitudine di spunti diversi, di interazioni: dalla base di tendaggio dove potersi accampare ed accendere un fuoco in tutta sicurezza, ai cabanon in grado di ospitare i turisti con un letto e un camino, dalle colonnine QR per scoprire la storia, aneddoti e visualizzare fotografie sul posto che si è visitato, all’incentivazione a scoprire tutti i posti dell’itinerario. La nostra ambizione è quella di creare un nuovo modo di vivere il turismo, che sia immersivo ed interattivo, volto al rispetto e alla curiosità, assolutamente inedito e premiante per il nostro territorio.
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5 La torretta è stata disegnata per inserirsi nelle cime delle colline alberate, un punto di vista inedito che riesce ad elevarsi dove gli alberi impediscono la vista sul paesaggio.
67 Plastico della torre in legno di pino, faggio e pioppo, controventature in ferro. Un volume puro scavato sui lati e “svuotato” grazie ai travetti verticali in legno che raccordano la verticalità della torre al terreno impervio.
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89 Fotoinserimento: vista del totem fronte Abbazia di Montelabate. Il totem è stato progettato per far fronte all’esigenza di turisti e avventurieri che si trovano a scoprire luoghi e architetture nel territorio, non sapendo e non trovando alcuna informazione su di esse
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10 Fotoinserimento: Il rifugio da 14mq è stato disegnato e progettato per integrarsi ai contesti naturalistici e architettonici del centro italia. La struttura compatta e smontabile si adagia al suolo, mantenendo inalterata la vegetazione esistente
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11 Fotoinserimento: Il rifugio da 7mq è stato disegnato per essere inserito tra gli alberi, sospeso tra le fronde grazie ad un sistema di travi e tiranti che abbracciano il tronco dell’albero senza bucarlo in alcun modo
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12 Plastico: torretta belvedere 13 Fotoinserimento: il sistema costruttivo a telaio riprende i materiali utilizzati per il rifugio da 14mq, una struttura a telaio in legno resa visibile all’esterno dall’ampia vetrata che rende labile il confine tra esterno e interno
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14 15 Render: Il rifugio è costituito da una forma compatta, raccolta attorno ad un fuoco centrale, caratterizzato da un camino in metallo. Nel rifugio prendono posto un letto per due persone e un tavolo retrattile. Sono presenti dei corpi illuminanti alimentati da una batteria interna
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16 Render: sezione prospettica della pianta del rifugio, sono presenti gli arredi minimi a garantire l’abitabilità in contesti remoti e isolati
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Abbadia Celestina Rilievo e restauro di un’Abbazia Benedettina del 1200 nelle campagne perugine
Sopra: rudere della torre ora restaurata, foto scattata nel 1965
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1 vista interna della volta in mattoni e della catena installata durante l’ultimo restauro nel ‘67
23 foto aerea, l’Abbazia si colloca in posizione strategica, dominando la media Valle del Tevere.
4 vista della torre dal nuovo teatro in legno progettato da Dario Fo, inserito nell’ex ala ovest dell’Abbazia
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Ruderi della facciata della chiesa (destra) e del dormitorio - foresteria (sinistra)
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ABBADIA CELESTINA Rilievo e restauro finalizzati al riuso dell’abbazia La data di fondazione dell’edificio religioso non è conosciuta, si sa che esisteva già, come casa benedettina, nel 1109, con il nome di monastero di San Paolo di Valdiponte, e tra il XIII secolo e la prima metà del XIV, al suo massimo splendore, ospitava circa dieci monaci. E’ altrettanto certo che il monastero sia stato costruito dopo la fondazione dell’Abbazia di Santa Maria di Valdiponte. E’ noto infatti, che nel 1110 l’abate Arnaldo II, reggente dell’abbazia di S.Maria di Valdiponte “sostenne una causa contro il Priore di S. Paolo di Valdiponte in Montemartello, il quale usurpati aveva alcuni beni al Monastero spettanti. Fu la quistione dispendiosa, la quale non turbò tanto Arnaldo pel timore di perderla, quanto per la ribellione di quel Priore, essendo al Monastero di S. Maria di Valdiponte filiale. La quistione fu decisa favorevolmente dal Cardinale Bonifacio di S. Pietro, e dal Cardinale Devizone”. Fine XI sec i monaci di San Paolo, adottando la riforma di Celestino V, si distaccano totalmente dall’Abbazia Matrice, da allora il Monastero non venne più chiamato S. Paolo di Valdiponte ma semplicemente Abbazia Celestina per indicare la separazione assunta dalla Regola e dai possedimenti del
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Monastero di Montelabate, rimasto fedele alla propria osservanza. Dopo la partenza dei monaci celestini, l’Abbazia passò in Commenda fino al 1863, epoca in cui il Governo Italiano si impadronì di due monasteri e ne vendette i beni, compresi conventi e chiese. i monaci lasciarono l’abbazia già nei primi anni del XIX secolo, da allora iniziò l’abbandono e il degrado della struttura. Dopo l’unità d’Italia divenne proprietà dello Stato ed in seguito proprietà privata. Purtroppo, i nuovi proprietari la ridussero ad un cumulo di macerie, asportandone il materiale per costruire e riparare le case coloniche. fu tolta dalla chiesa di S. Paolo la pala dell’altare maggiore, di forma cuspidale alta 2,50 m e larga 1,61 m, restaurata dal Prof. Colarieti che fa riemergere il dipinto duecentesco di Marino o Marinello di Elemosina che era stato ridipinto nel 1300. Al centro del quadro vi è la Vergine, sulle cui ginocchia sta il Bambino con le braccia tese verso di Lei. In basso a destra vi è l’Apostolo S. Paolo con la spada sguainata in mano ed il libro delle Epistole e in basso a sinistra S. Benedetto che tiene in mano il libro della Regola. In alto vi sono due Angeli per parte, che adorano guardando al Divino Figlio.
Abbadia Celestina
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Inquadramento
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Lungo la via principale verso Umbertide, a 4 km da Montelabate, sorge il Monastero di San Paolo di Valdiponte, detto Abbazia Celestina, a metà della costa orientale di Montemartello sulla cui vetta sorge il Castello di Civitella dei Bennazzoni. Don Alberico Amatori suppone che la localizzazione del complesso, scelta dai monaci di Montelabate, fosse strategica in quanto dominava e controllava l’accesso alla valle della Resina inoltre i dirupi boscosi permettevano di raggiungere per vie traverse Santa Maria di Valdiponte senza essere visti 5 trilaterazioni dello stralcio planimetrico rappresetante il chiostro, la cripta, la navata della chiesa e la torre 6 navigatori relativi alla planimetria, alle sezioni A-A, B-B e agli spaccati assonometrici (pagina successiva) 7 sezione longitudinale e trasversale della torre, misure prese tramite coltellamenti dai cinque piani.
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Abbadia Celestina
8 9 10 spaccati assonometrici dei quattro principali piani della torre, sono state progettate una biblioteca inserita al terzo livello e una camera da letto all’ultimo piano
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11 piante della torre, rilievo per trilaterazione 12 piante a confronto: Abbadia Celestina e Santa Maria in Valdiponte, si nota l’impianto simile di quelli che sono stati due importanti opere religiose dell’anno mille 13 dettaglio costruttivo della catena e piastra progettata per contenere la spinta della copertura.
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Time Tube Trevi
Riqualificazione urbana e rifunzionalizzazione di Piazza Garibaldi a Trevi
Sopra: dettaglio di un bassorilievo del tredicesimo secolo raffigurante il martirio di San Biagio, indice dell’importanza attribuita all’ulivo nell’epoca
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1 frame da video realizzato a camera fissa posta su un cavalletto in legno alto 5m, opportunamente costruito per alloggiare una reflex digitale
23 concept, genesi progettuale disegnata su tela di 12mq, video di presentazione realizzato con la tecnica del timelapse sulla piattaforma behance
4 planimetria della città di Trevi realizzata nel 1819, si nota la cinta muraria che esclude Piazza Garibaldi dal tessuto urbano medievale
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TIME TUBE TREVI Due sistemi a confronto, paesaggio urbano/agrario Venendo dalla città bassa, si può cogliere un fatto che poche altre volte si verifica con tanta forza nelle città italiane. La presenza di molti giovani olivi di densità tale da costruire un paesaggio unico, rende l’esperienza di salita alla città “immersiva”. Il progetto prende atto della duplice identità fin dall’arrivo del visitatore, percorrendo strade differenti. Di fatto, il centro storico è raggiungibile mediante due distinti percorsi, estremamente diversi per morfologia e per qualità paesaggistiche: il primo attraversa il costruito, offrendo un’immagine della città caratterizzata dalla maglia urbana storica, il secondo attraversa il paesaggio agrario olivetato. Il progetto intende incarnale tale ambiguità, proponendo il nuovo programma di Piazza Garibaldi ponendo due piazze contrapposte: la piazza “urbana” che riprende le direttrici dei brani urbani del tessuto stoico-medievale dell’acropoli, accogliendo attività commerciali temporanee che si relazionano direttamente con la quotidianità trevana, la piazza “olivetata” si presenta come una reinterpretazione della tettonica, su diversi livelli, accoglie dei segni densi, omogenei e uniformi, caratteristica estrapolata direttamente dal paesaggio.
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La duplice opzione viene risolta e collegata con un segno lineare unificatore forte, che ricalca il tracciato dell’antico acquedotto, trasformandolo da adduttore d’acqua in adduttore di persone, e lo prolunga verso il centro storico attraversando e ricucendo il sistema delle due piazze. Il tube si configura non soltanto come accumulatore di tutti i percorsi, sia di collegamento verticale (al fine di superare i notevoli dislivelli che caratterizzano la piazza) sia di collegamento orizzontale (al fine di servire le nuove destinazioni d’uso della piazza), ma soprattutto come spazio denso e multiforme in cui convivono le funzioni formativa, associativa e informativa, specchio della rinnovata identità della città e del suo spazio pubblico. i materiali utilizzati riflettono questo pensiero, il laterizzio e la pietra, propri del tessuto storicizzato, vengono ibridati dal verde del paesaggio. unico elemento che ha la sua autonomia è il “tube” il cui rivestimento in brise-soleil abbinato alle essenze rampicanti, permette di controllare la radiazione solare diretta, assolvendo alla funzione bioclimatica, fornendo una ventilazione incrociata atta a favorire i locali seminterrati della biblioteca e della fermata bus.
Time Tube Trevi
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5 sezioni longitudinali della galleria espositiva, corpo di collegamento tra diverse quote e stanze
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6 stralcio di sezione sui locali della nuova biblioteca ipogea collocata sotto la piazza 7 planimetria di inquadramento del progetto, definizione delle due piazze unite dal segno lineare della galleria espositiva
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8 sezione longitudinale dei laboratori didattici, biblioteca e mercato fronte centro storico, in secondo piano la scuola progettata da Carmassi Studio
9 sezione longitudinale del corpo espositivo lineare, le rampe raccordano le diverse quote di piazza, spazio ipogeo e parcheggi
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Time Tube Trevi
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10 render del blocco espositivo, segno lineare che riprende l’antico tracciato dell’acquedotto demolito nel dopoguerra
Pedemontana Seveso
Duomo di Teramo
Studio di fattibilità delle opere di mitigazione della Pedemontana lombarda
Progetto architettonico esecutivo di Ampliamento dell’ospedale di Terni
Sopra: vista prospettica del modello della galleria artificiale Seveso, inserita nel più ampio intervento di mitigazione delle opere d’arte maggiori della Pedemontana Lombarda. La galleria artificiale lunga 1km è stata pensata come elemento di cerniera tra le due parti di città che attraversa, permettendo il passaggio sotto di essa e la riconoscibilità tramite pannelli in lamiera microforata e lo studio degli imbocchi con delle lamelle frangisole.
Sopra: dettaglio della nuvola di punti che interessa la zona del transetto. Il restauro conservativo del Duomo di Teramo parte da un’analisi della preesistenza dettagliata e attenta alla geometria ed ai materiali che compongono il corpo di fabbrica. La ricognizione storico-critica ha fatto emergere vicende centenarie, che vedono diversi impianti succeduti nel tempo. Da un primo impianto romano, realizzato dal vescovo Guido II a metà dell’anno 1000, all’ampliamento gotico Arcioniano, nel 1300, fino ad arrivare al periodo barocco con la cappella di San Berardo e la sopraelevazione del campanile.
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Ospedale di Torrette
Nuovi Uffici Coop
Progetto architettonico esecutivo di un nuovo blocco adibito ad uffici in adiacenza all’ospedale
Progetto architettonico esecutivo e direzione lavori della nuova sedi nell’ex palazzina per uffici Enel
Sopra: vista assonometrica del nuovo corpo per uffici, in aderenza all’ospedale di Torrette di Ancona. L’intervento si configura come una nuova realizzazione che ospiterà gli uffici direzionali a servizio del preesistente ospedale. Il complesso di circa 3000mq di forma trapezioidale, è composto da 3 piani, attraversati da 2 corti verdi.
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Spoleto City Hub
Sopra: demolizioni interne degli ex locali per uffici nella sede Enel di Gubbio. La nuova configurazione prevede l’uso di spazi di lavoro configurabili secondo uan modalità di lavoro flessibile e mutevole, ben diversa dal layout previsto negli anni ‘80, durante la realizzazione del manufatto. L’intervento prevede la rifunzionalizzazione e il recupero dell’intero immobile di 750mq, rendendolo utilizzabile secondo le modalità di lavoro contemporane.
Ospedali Covid Progetto architettonico esecutivo di ampliamento del reparto di terapia intensiava nell’ospedale di Terni
Sopra: vista prospettica dell’ampliamento dell’ospedale di Terni, reparto di terapia intensia, nell’ambito della progettazione esecutiva. Il volume puro e stereometrico che caratterizza il reparto è stato trattato per fasce orizzontali con una tessitura volta ad alleggerire e dissolvere nel paesaggio la sua massa.
PORTFOLIO PORTFOLIO 2021 2021
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Arena sulla Flaminia Studio di fatibilità e progetto architettonico di uno spazio ipogeo che attraversa la Flamina a Spoleto
A destra: vista prospettica della galleria espositiva che collega l’acropoli di Spoleto alle vie della mobilità dolce che attraversano Monteluco. Sotto: Spaccato assonometrico del sistema arena scoperta, una piazza ipogea che prevede una predisposizione funzionale ad accogliere mostre ed eventi pubblici.
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Spoleto City Hub
Teatro Mediterraneo
Progetto di recupero e rifunzionalizzazione del teatro Mediterraneo di Foggia, realizzato negli anni ‘80, attualmente in stato di abbandono
Sopra: vista prospettica dell’anfiteatro completo di interventi sulla copertura mobile (velario) e fissa (palco). L’intervento prevede l’uso di innesti contemporanei minimi, riconoscibili e differenziabili dall’architettura moderna che caratterizza la preesistenza. Pagina a fianco: diagrammi architettonici degli interventi previst. Sezione prospettica e dettaglio del velario che copri la cavea
PORTFOLIO PORTFOLIO 2021 2019
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Spoleto Allestimento City HubIID
Allestimento IID
Progetto di allestimento in elementi modulari componibili in lamiera microforata
A destra: sezione assonometrica delle installazioni inserite nella sala. le tre taglie diverse consentono una composizione libera in pianta e in alzato Pagina a fianco: diagrammi architettonici delle installazioni in rete metallica, modulari e componibili, disposte all’interno della sala conferenze dell’istituto. Fotoinserimento nella sala, dialogo con la preesistenza
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Allestimento IID
Collezione Alunni Restauro e attualizzazione con innesti contemporanei su manufatti di alta ebanisteria
Sopra: tarsie a meandro che vanno a comporre la struttura dei cofanetti per orologi e gioglielli
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1 Vezio Alunni ritratto insieme ad un suo tavolo intarsiato, pubblicazione di Confartigianato
23 lavorazione alla troncatrice per la formazione dei meandri
4 Studiolo di Gubbio del Duca Federico da Montefeltro, una delle prime opere che vede protagoniste le tarsie lignee prospettiche
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Collezione Alunni
Cultural and manufacturing Heritage in Umbria
Già da bambino ero solito andare a trovare Vezio nella sua bottega. Lo trovavo spesso immerso in una polvere di trucioli, resa densa e palpabile dalla luce che filtrava dagli alti lucernari del suo laboratorio. Mentre preparava gli ultimi meandri per un tavolo, era affascinante vedere all’opera l’espressione della sensibilità umana attraverso le mani. Non potevo certo cogliere l’interezza del suo lavoro, la perizia tecnica e la precisione, ero comunque incuriosito da quell’uomo e intuivo che nel suo lavoro si celava il germe di un particolare tipo di qualità che va ben oltre gli stereotipi e i facili slogan pubblicitari a cui oggi siamo abituati. Il DNA di Vezio Alunni è comune a quello dei grandi artisti del passato, ciò che più di tutto li accomuna è una sensibilità per la materia al di sopra del comune, l’approccio umanistico, la dedizione, la ricerca di una propria estetica. Vezio non si rifà solo alla poetica e allo stile rinascimentale, ma fa sua una maniera di fare le cose che è tipica dell’uomo artigiano, divenuta oggi una delle merci più rare. Io credo che questo modo di lavorare e gli oggetti che produce abbiano un valore aggiunto, e soprattutto facciano parte della nostra identità storica. Nel corso dei suoi ultimi anni di vita,
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Vezio disegna e costruisce numerosi piani di tavoli a tarsia, comodini, sedie e trumeau che non saranno mai completati a causa della sua malattia. La singolarità sta nel fatto che su circa duecento pezzi rimasti non ne esistono due perfettamente uguali, variandone la composizione, le tipologie di intarsi, la fiamma, rendendoli dei pezzi unici e irripetibili. La mia ambizione è quella di porre l’accento su questo modus operandi, al di là della visione anacronistica, accettando la contaminazione con la contemporaneità. Per non creare dei falsi storici abbiamo la responsabilità di lavorare con gli strumenti e le forme che abbiamo a disposizione oggi. “Questa prassi non costituisce un fenomeno di re-styling ma qualcosa di più, perchè ciò che si produce, e il relativo scarto tra vecchio e nuovo, va oltre l’orizzonte conoscitivo consolidato.” Parafrasando Richard Sennett: abbiamo il dovere di salvaguardare questa maniera di fare le cose, tipica dell’uomo artigiano, reinterpretando e attualizzando una delle eccellenze umbre che certamente fa parte della nostra identità storica. La scelta del logo pone l’accento sul tempo dell’ispirazione (rinascimentale) dell’Ebanista.
Collezione Alunni
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5 tarsie lignee ricavate usando la tecnica del “meandro”. Semilavorati da applicare alla collezione di cofanetti. Elogio della diversità
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6 disegno preparatori per la composizione delle tarsie, realizzato da Vezio Alunni negli anni ‘70
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7 Lineup dei cofanetti: tarsie lignee ricavate usando la tecnica del “meandro”. Semilavorati applicati alla collezione di cofanetti. 8 Lineup dei cofanetti: Tessere lignee come parole vengono tagliate, accostate e intersecate, a seconda delle venature e delle sfumature cromatiche del legno, su di una superficie lineare, alla ricerca di particolari effetti ottici
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Collezione Alunni
9 Lineup dei cofanetti 9
10 11 Coperchi in ASA+ stampati e galvanizzati in bronzo. la superficie curva e scavata è stata composta secondo particolari algoritmi che simulano la corrosione dei metalli.
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12 tarsie a meandro integrate nella struttura dei cofanetti
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13 dettagli degli elementi, modanature interne del cofanetto e sottrazione boleana del dettaglio d’angolo 14 Lineup dei cofanetti, composta da 4 formati diversi, cofanetti portaorologi, portagioielli che permettono una massima personalizzazione e composizione delle essenze e tarsie
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15 innesti in bronzo brunito satinato che costituiscono il completamento dei piani dei tavoli. La nuova struttura è nata da un innesto minimo, complementare. La cerchiatura è stata progettata tenendo conto del minimo impatto sulla preesistenza
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16 17 innesto in ottone satinato, dettaglio del nodo d’angolo che compone la cerchiatura del tavolo, unendola alla gamba
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Tessere lignee come parole vengono tagliate, accostate e intersecate, a seconda delle venature e delle sfumature cromatiche del legno, su di una superficie lineare, alla ricerca di particolari effetti ottici
18 dettaglio del nodo d’angolo, attacco alla cerchiatura tramite incastro a pressione maschio femmina. La curva enfatizza il raccordo angolare tra le tarzie che compongono il tavolo. Il prototipo in ferro dell’innesto è stato stampato in FDM
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Collezione Alunni
Il Laboratorio dell’ebanista
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Il Laboratorio contemporaneo 1
A sinistra fotografie del laboratorio novecentesco di Vezio Alunni, maestro ebanista. Sotto Mentor e protégé, Vezio Alunni immortalato durante le fasi di lavorazione alle tarsie a meandro. A destra Immagini del mio laboratorio progettato per realizzare plastici architettonici e prototipi in scala 1:1 di elementi di arredo
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Spoleto City Hub
1 / MOS Table progetto e autocostruzione di un tavolo in legno massello e piallacci di Betulla
sopra: prototipo del tavolo, i piallacci di betulla riprendono la forma di Lincoln House
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A destra: immagini relative alle fasi costruttive del tavolo, lo sfrido dei piani in massello è stato usato come dima per l’incollaggio dei piallacci alla struttura. Sotto: forma del tavolo in pianta, viene riprese e interpretata la planimetria della Lincoln House disegnata da Mary Otis Stevens e demolita nel 1999
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MOS Table
2 / R-Library progetto e autocostruzione di una libreria in legno di tulipiè, piallacci e metallo
A destra: prototipo della libreria, i moduli sono stati disegnati in modo tale da permettere diverse configurazioni dei libri
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A destra: immagini relative alle fasi costruttive della libreria, la struttua modulare consente di comporre i diversi moduli all’altezza desiderata. le quattro tipologie di moduli consentono di avere diverse soluzioni per riporre libri e riviste. Sotto: forma dei moduli che compongono il ripiano in prospetto, struttura in listelli in legno massello e ripiani in compensato
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R - Library
3 / B-Library progetto e autocostruzione di una libreria in legno microlamellare
sopra: piani della libreria in legno microlamellare di faggio, tagliati e fresati per l’inserimento nella struttura portante
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A sinistra: immagini relative al montaggio delle mensole e dei montanti che compongono la libreria incassata in una nicchia nella parete
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B-Library
Sotto: piani in legno microlamellare di Faggio, il dettaglio dell’incastro tra mensola e montante orizzontale in legno di gelso invecchiato e fresato
4 / M-Abat Joure progetto e autocostruzione di una Abat Joure in legno di Mogano con portalampada in ASA+
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sotto: struttura verticale delle due abat joure in legno di mogano, trattato con una finitura ad acqua
A destra: immagini relative alle fasi costruttive della lampada, la verticalità è enfatizzata dai listelli di mogano che si incastrano con i listelli verticali in 4 colonne, tra le quali passa il cavo in teccia che alimenta la lampada Sopra: dettaglio dell’attacco a terra delle lampade, le basi sono state lavorate alla toupie, è enfatizzato il cambio di dettaglio, curvo e dritto che completa la base
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M-Abat joure
5 / F-Library progetto e autocostruzione di una libreria in legno di Tulipiè e metallo
sopra: dettaglio dell’attacco angolare tra montenti e ripiano orizzontale in lamiera tagliata al laser
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A destra: dettaglio dell’inserimento dei tubolari nei montanti orizzontali in legno di tulipiè che compongono l’ossatura della libreria Sotto: dettaglio della struttura portante controventata che sostiene la piastra in ferro spessa 2mm. I due tubolari in ferro da 10mm si incrociano e sovrappongono in modo tale da formare una struttura rigida autoportante
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F - Library
6 / M-Console progetto e autocostruzione di una libreria in legno di Tulipiè e metallo
sopra: dettaglio dell’attacco angolare tra montenti e ripiano orizzontale in lamiera tagliata al laser
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A destra: dettaglio della consolle, struttura trilitica composta da legno e marmo, materiali che hanno finiture diametralmente opposte ma complementari Sotto: dettaglio della struttura portante a colonne in legno massello di okumé da 20mm, inserimento del piano in marmo verde Guatemala
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Spoleto City Hub
La fotografia come strumento per interpretare la trasformazione in atto sul paesaggio
CULTURAL HERITAGE La serie pone l’accento sul grande valore storico-culturale di alcuni manufatti in stato di abbandono o di sottoutilizzazione. un potenziale importante ad un passo dal rischio di
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oblio, che è molto spesso dato per scontato, a volte privatizzato, senza i fondi necessari per renderlo disponibile e fruibile a cittadini e turisti. Anche in questo caso il progetto fotografi
co si propone come “produttore di conoscenza”, stimolando l’interesse per questi luoghi che generano una percezione del tempo ampia e complessa, fuori dai facili stereotipi.
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Centro storico di Perugia Fotografia zenitale di Piazza IV Novembre.
PAST FROM ABOVE
↖ Castello di Antognolla, zenitale ↑ Castello di Antognolla, volo d’uccello ↗ Castello di Schifanoia, volo d’uccello ← Castello di Schifanoia, volo d’uccello • Abbazia di Montelabate, zenitale ← Castello di Ramazzano, zenitale ↙ Castello di Biscina, volo d’uccello ↓ Castello di Coldericoli, volo d’uccello ↘ Castello di Ripa, zenitale
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Fotografia
PAESAGGI RAREFATTI L’ ASSENZA DELL’UOMO
PORTFOLIO 2020
A sinistra: Rocca di Piediluco, fotografia a volo d’uccello del Castello che domina il Lago omonimo. In basso: Abbazia di Montelabate, complesso del 1300 sviluppato attorno alla cripta, primo impianto del 900d.c. Attualmente utilizzata per visite sporadiche.
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A destra: Castello di Solfagnano, vista a volo d’uccello.
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In basso: Fotografia aerea zenitale della Villa del Colle del Cardinale e del Castello di Ramazzano
Fotografia
PAESAGGI URBANI
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Sotto: Metro 5, Milano, 2016
Sociologi, antropologi, fotografi hanno da sempre indagato sulle ragioni e le pulsioni che portano l’uomo ad abitare luoghi e architetture consolidate nel tempo e divenute parte della memoria collettiva e dell’esperienza dell’individuo. Minore attenzione si è data ai motivi che portano l’Uomo ad abbandonare un luogo dove negli anni ha vissuto, lavorato, maturato esperienze che hanno contribuito alla formazione della sua identità, e a ciò che produce questo processo di allontanamento e quindi di mancanza. Quali sono le patologie che investono la città contemporanea? Esistono casi emblematici a definire le modalità di abbandono e i gradienti di percezione e di “investimento di senso” che coinvolgono città, luoghi e architetture in scala decrescente, avendo un effetto diretto sulla memoria di chi li abita. Questo a dimostrazione che il fenomeno è prevalente nella modernità ed è radicato tanto a scala urbanistica e ambientale che a scala locale, architettonica. I luoghi che produce evocano a volte un’estetica del sublime, l’estetica della catastrofe intesa come la potenza o la vastità di un oggetto che potrebbe distruggere chi lo osserva. “L’anima che cambia di fronte alla natura che cambia”. Nelle pagine seguenti, vengono riportate alcune suggestioni che hanno accompagnato la mia ricerca. 85
Fotografia
PAESAGGI DELLE ROVINE SCENARI DEL ABBANDONO
PORTFOLIO 2021
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Sotto: sala delle turbine inserita nel contesto di archeologia industriale di Papigno. Terni, 2017
A destra: corpo di fabbrica della sala di controllo, le ampie vetrate in vetrocemento caratterizzano lo spazio
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Fotografia
Giulio Rosi
www.collezionealunni.it www.officinefratti.com