Gli Underage di Napoli e la prima ondata HC nell’esperienza vissuta di uno dei protagonisti

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GIUSEPPE MAIELLO Gli Underage di Napoli e la prima ondata HC nell‟esperienza vissuta di uno dei protagonisti

Qualche tempo fa noto uno dei miei giovani studenti dell‟Università di Pardubice, in Boemia orientale, con la toppa degli Underage sul braccio. Gli chiedo come fa a conoscerli e lui mi chiede ancora più stupito come faccio a conoscerli io. Gli chiedo se aveva sentito parlare del frontman. Certo, ma vengo a sapere che sarebbe morto già da tantissimo tempo, o… trasferitosi da qualche parte proprio in quella che una volta si chiamava Cecoslovacchia. Non faccio fatica a ritrovare il Pippo degli Underage, visto che in qualche modo ci eravamo incrociati nel 1985 a Vienna. Più complicato ovviamente è stato il convincerlo ad aprirsi. Comunque fa parte del mio mestiere di antropologo mettere a proprio agio gli intervistati e, dopo avergli dato tutte le assicurazioni del caso sull‟etica dell‟antropologo, ho acceso il mio dittafono. Particolarmente interessante è stato il fatto che Pippo ha introdotto il suo discorso sul punk a partire dalle sue esperienze politiche. Questo cominciano nel 1975, quando a 13 anni si iscrisse alla FGCI del suo quartiere di estrema periferia napoletana. Vi rimase sino all‟estate del 1978. Tra gli episodi di rilevo di quell‟epoca ricordava solo un incontro con Massimo d‟Alema, quando mise per la prima volta in vita sua la cravatta, ed un‟operazione di appendicite nel febbraio del 1977. Nel letto dell‟ospedale gli portavano le copie dell‟Unità, e da quelle pagine (sic!) seguì la Cacciata di Lama dalla Sapienza e la nascita del Movimento del ´77. Dopo si sentirà come un Paolo di Tarso, che ha seguito le vicende di quelli che per lui sono stati un modello di cultura soprattutto, dall‟altro lato della barricata. Quando uscirà dalla FGCI nel 1978 dopo un viaggio in Russia - „mi davano fastidio le Vaz nere con tendine ed autista degli alti funzionari del partito e dell’amministrazione sovietica“ - non entrerà però ancora nell‟ambito culturale della ancora sopravvivente cultura del '77. „Mi piacevano i Bolognesi, poi i Romani e solo alla fine i Padovani, troppo militanti…“. Dopo il ritorno dalla Russia viene letteralmente accalappiato dalle ragazze del CPR, un piccolo gruppo studentesco trockista, molto morbido però, da cui andrà via, poco prima di esserne cacciato „perché cercammo di entrare senza pagare ad un concerto di de André, perché la figlia di un magistrato oggi molto famoso, nostra amica, ci offrì dell’oppio, e perché sostanzialmente non eravamo 'bolscevichi', come invece sarebbe piaciuto alla dirigenza del partito“. Alla fine del 1978 a Napoli non ci sono più molti libertari „di ispirazione bolognese, quindi creativa e dadaista“ e si arrangia frequentando o il Louise Michel, „circolo anarchico, ma comunque ancora relativamente rigido“, o un pò gli autonomi del suo quartiere che però non lo inquadreranno mai nelle loro strutture visto il suo atteggiamento antiautoritario e „per nulla marxista-leninista“. Nonostante ciò nel novembre 1979 viene arrestato per le solite messe in scena dovute alla legge Reale e si becca anche dai giornali l‟appellativo di „autonomo“. Alla domanda se si sentisse un vero e proprio „autonomo“ Pippo non ha saputo rispondere. „Se fossi stato un autonomo di Bologna, forse, ma a Napoli erano tutti emmeelle, quindi…“. Nel carcere gli tagliano i lunghi capelli, e quando ne esce, non se li farà ricrescere.. Il male, la sua rivista preferita non esce praticamente più, Re nudo è troppo lontano, più che altro geograficamente che spiritualmente. Si accontenta quindi di Frigidaire e si attacca alla New wave. Continuava ad andare ai concerti che capitavano, beccandosi i „machecazzecumbinato cu sti capille!“ dei suoi amici e conoscenti che non riuscivano a concepire che uno potesse andare in giro con i capelli corti, magari con il tenax e non essere un fascista. Venne nel frattempo a sapere che i Dead Kennedys avrebbero suonato a Roma e così trovò un tipo, un pò fatto di eroina, ma con i capelli corti, che si dichiarò disposto ad accompagnarlo in quella che ancora credeva la prima città europea a nord dell‟Africa. Il tipo che lo accompagnava era molto carino, per cui l‟autostop non fu difficile, come non fu difficile trovare qualcuno che li ospitasse per la notte dell„8 ottobre 1981 nella periferia della Roma post concerto. Il tipo rimase durante il concerto in disparte, ma Pippo di gettò nella mischia. „Biafra mi tenne per lungo tempo il ginocchio sulla spalla, si appoggiava insomma a me, mentre cantava“ e l‟eccitazione di Pippo era a quanto pare molto napoletana, visto che già nel corso del concerto fu avvicinato da un tipo in nero che gli chiese se non voleva sostituire il cantante del loro gruppo che era andato via. Il gruppo si chiamava Underage ed aveva la propria base a Napoli. Avevano prodotto una demotape, ed il cantante precedente, Armando, si era allontanato a causa delle pressioni della famiglia.

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Davide (il ragazzo in nero del concerto romano) il batterista, introdusse Pippo a Maurizio, il bassista, e a Stelvio il chitarrista. Spostarono la sala prove alla cantina di Davide, troppo assalita dalle urla della padrona di casa e dei vicini, ad un nuovo buco scoperto nel di dietro dello ZX, un locale d‟avanguardia del centro storico di Napoli, che invitava il fior fiore della New wave e del punk dell‟epoca. „Nel centro di Napoli quando hai un locale in una cantina puoi crescere a dismisura. Tutta la città è piena di cuniculi nascosti. Basta che sfondi un muro e ti allarghi (ma devi prima combattere un pò con gli scorpioni)“. Dopo alcuni concerti con gli Underage a Napoli incontra per la prima volta i punx italiáni a Feltre, alla fine di luglio del 1982. A Feltre ci va con Maurizio, „dopo aver comprato a Forcella i primi anfibi usati, appartenuti prima a chissà quanti soldati americani. Le scarpe facevano un male terribile, la polizia ci stava sempre intorno, ma questi punk del nord erano meravigliosi“. Partecipò a Lentiai alla fondazione di PUNKamINazione e finalmente trovò la Bologna che aveva sempre sognato, la Bologna imperniata sul Cassero di Porta santo Stefano, via Galliera, piazza Verdi, passando per tanti baretti e teerie in cui si sentiva ancora il „profumo del '77“. Descrizione degli Underage „Era una senzazione indefinibile, eccezionale. Eravamo uniti, ma davvero uniti nella diversità. Io ero l’acceleratore, caricavo sui testi e sull’aggressività e al contempo raffinavo la teoria politica dei testi. Maurizio – bassista - il freno, straight edge monolitico, ma al 70%, perché il controllo, a parte la tolleranza sulla birra, era stretto in particolare sul nostro non consumo di carne, sulle droghe e sui rodies, che dovevano essere strettamente di fede HC; Stelvio – chitarra – velocissimo, autore delle musiche e di molti testi; Davide – batteria – grande lavoratore e 'Ministro degli esteri', in quanto manteneva decine di rapporti epistolari con il resto della scena italiana ed internazionale. La cura dei chiodi era competenza di Maurizio, cresta principale e crestino secondario. Chiodo con miriadi di borchie, così come quello di Stelvio, che non aggiungeva però niente ai suoi capelli ricci. Io li avevo biondi e di nuovo lunghissimi, che poi dopo averli cotonati sembravano una criniera. Il chiodo lo avevo povero di borchie ma ero ricchissimo di colori, soprattutto grazie ai pantaloni che sembravano dei parati della casa di Robert Rauschenberg e... finalmente le Clipper rosse, giunte dall’Inghilterra dopo vari mesi. Davide era il più sobrio, quasi un new waver, ma nell’economia del gruppo andava benenissimo“. I ricordi di Pippo sono quasi confusi a causa dell‟eccitazione: Virus, Bielefield, Chaos tag in Hannover, Berlino, Torino, Milano (Virus), Carpi, Bologna, „ma bypassavamo Roma, pare che lì i punk fossero rimasti indietro ai Sex Pistols e noi eravamo proiettati a fianco della scena bolognese, milanese, torinese ed internazionale” Il nome non convinceva del tutto Pippo. „Era un’evidente scopiazzatura quel nome dei doppi nomi: Anticorpi, Anti-pasti, Anti-stato, Under-age, poi avevo già quasi 20 anni. Comunque era un modo per fermarsi nella pubertà: 'Non vogliamo crescere in questo stato di polizia' furono le parole della prima canzone scritta da me”. Coerenti alla loro fede anarchica rifiutano interviste con le riviste musicali commerciali. “Ero a casa di Maurizio quando telefonò uno di Rockerilla. 'C’aggia fa?' Mi chiede. Faccio un cenno di diniego e lui smette di essere cortese con il giornalista che chiedeva un’intervista con foto. Evviva l’anarchia!” Per quanto riguarda la sfera intima concordiamo con Pippo, che non avendo l‟assenso degli altri membri del gruppo, daremo solo delle sigle per non riconoscere i singoli membri: “Ammetto ancora che IL PERSONALE E' POLITICO, ma non so se è corretto parlare degli altri senza il loro assenso”. Allora veniamo comunque a sapere che “A era etero ma vergine. B aveva ogni tanto qualche fidanzata bruttina, C aveva l’esclusiva sulle poche punk in giro, che erano però sempre molto carine, ma aveva problemi gravi di erezione e D si arrangiava con ragazze non punk, e faceva sesso soft anche con ragazzi”. Per quanto riguarda il rapporto con le droghe, queste sarebbero state, ad esclusione della birra, bandite. Fu composta, “ovviamente da Maurizio” Marijuana punk, che disprezzava in modo abbastanza snob chi fumava: “freakkettone riciclato sei soltanto uno scagato. Lascia stare il punk, lascia stare il punk!” diceva il testo della canzone, “ma io tranquillizzavo quei punk incazzati o dispiaciuti della canzone andandomi a fare con loro una canna...”. I ritmi erano decisamente Discharge, “io preferivo la California, ma la linea maggioritaria era l’HC inglese. Comunque mi accontentavo del fatto che invece sulla politica avevo più autorità io e tutto sommato ero contento dei freni degli altri, altrimenti avrei finito per scambiare la chitarra e il basso con i mitra ed il microfono con un mortaio... E' meglio che sia andata così”. Ma gli Underage scrivono Tre settembre, ovvero una canzone intitolata al giorno della morte di Dalla Chiesa “eri il manganello di uno Stato in doppio petto che per fare i suoi progetti chiede aiuto a pazzi come te!” salvandosi forse solo per ignoranza della data da parte dei commilitoni del defunto generale, da una sfilza di denunce.

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Epilogo La Attack punk record pubblicò l‟EP Africani, marocchini, terroni in vinile rosso. “Jumpy mi disse che Biafra su Maximum Rock’n' roll aveva qualificato la mia voce come la 'più potente d’Europa'. Il sogno continuava. Mi era riuscito anche di respirare quasi il ‘77 in maniera simbolica. Una volta usciti dalla mensa di Bologna cominciammo in maniera spontanea una guerra di arance e succhi di frutta per via Zamboni. Non erano i pallottoloni della polizia, ma comunque le gride e le corse tra i portici erano quelle che mi ero sempre immaginato nel mio lettino di ospedale, quando leggevo la malfida Unità”. Mi trovai anche a Comiso, a fianco dei Crass, di quelli del Virus e degli anarchici locali, che però facevano uno strano gioco mediatico. “Una notte venne un energumeno che incominciò a spararci addosso con una pistola di piccolo calibro. Cristina del Virus, che era vicino a me dovrebbe ancora ricordarsi di quella notte. Ma il calibro era troppo piccolo, ed il tipo fece attenzione a non colpirci realmente. Alla fine io e Cristina ci convincemmo che il vecchio anarchico del luogo aveva organizzato lui la mesa in scena per caricarci psicologicamente (sic!...). Non aveva capito che i punk non hanno bisogno di cariche, perché l’incazzatura contro i Pershing ce l’avevamo e basta! Con una troupe televisiva francese guidata da Patrick Zerbib ci rifuggiammo in un campeggio lontano da Comiso, ma poi un tipo, che non sapevo essere un giornalista di Transatlantik, mi sputtanò per tutta la Germania riportando una frase che è vero pronunciai. Ero stanco ed afflitto, ma la dissi è vero: 'Sti siciliani vogliono i missili? Che se li tenessero!'” Agli inizi dell‟estate del 1983 un circolo dell‟Autonomia operaia di Napoli cominciò a capire la forza degli Underage e li invitò nei propri locali per un concerto. Il circolo si chiamava all‟epoca ARN. Il concerto degli Underage, tenutosi il 3 giugno 1983 fu il primo concerto del circolo (che divenne poi nel corso dei decenni successivi un music-bar alla moda anche abbastanza caro), ma anche l‟ultimo della prima band HC napoletana. Il giorno dopo dovevano suonare a Bologna, dopo un‟”autostop snervante dalla mattina insieme ai vari rodies”. Arrivano comunque in tempo, mentre suonava il terz‟ultimo gruppo, i Kina di Aosta. Napoli era più lontana di Aosta, quindi in scaletta vi erano gli Underage e poi un gruppo dall‟estero. “Ma quegli stronzi dei Bloody Riot di Roma, anche se avevano già suonato prima si impossessarono con forza del palco e noi alla fine, dopo quella terribile sfacchinata, non suonammo nemmeno. Stelvio a quel punto dichiarò: Il punk è finito!” Ci si avvicinava infatti al fatidico 1984, data storica che Helena Velena ha giustamente categorizzato, sulla base della datazione al contrario dei Crass, quale capolinea della stagione dell‟HC italiano storico (Velena 2006: 29). I Raf punk si sforzarono di far rimettere gli Underage di nuovo insieme. Senza successo. “Stelvio fu irremovibile, Maurizio si adeguò e a me e a Davide non restava che piangere. Poi qualche mese dopo morì a Londra uno dei nostri principali rodie, Lorenzo, che aveva fatto impallidire una volta al Tuwat (di Carpi) Papalla di Torino. Correva voce che Papalla fosse il Punk più grasso d’Italia. Noi lo facemmo incontrare con il nostro Lorenzo. Papalla sembrava un mingherlino ai suoi confronti. La buonanima di Lorenzo lo guardò con aria sprezzante e dichiarò: 'E chisto fosse o famoso Papalla?'”. Solo Maurizio continuò poi con i Randagi, dopo un certo tempo passato a Londra, mentre Davide continuò con le attività epistolari. Il mio intervistato diventa ora più vago nelle risposte. Riesco a capire che smise di chiamarsi Pippo, ma la stessa persona con lo pseudonimo di DERVAN fondò alla fine degli anni ‟90 un gruppo ricostruzionalista pagano. “Cominciai a frequentare persone, che 30 anni fa non mi sarei mai sognato di incontrare, ex skinheads, ex fascisti ecologisti, mischiati a wiccani e asatru-antifascisti. Insomma grazie all’intero pantheon degli dei gentili capii il senso della tolleranza, grazie ad Afrodite quella parte nascosta agli uomini della psicologia femminile e grazie a Dioniso la possibilità di attraversare i mondi, anche quello dell’aldilà”. Alla domanda se anche lui allora crede che il punk sia morto mi ha risposto con una citazione in parte tratta dalla critica cinematografica degli anni della sua gioventù: “quando uscì Blade Runner vi erano nel futuro solo due soggetti che trovavamo nella società di inizio anni ’80: Hare Krishna e punx, quindi...”. In conclusione si può affermare sulla base della testimonianza in questione che lo spirito punk pare seguire lo stesso destino di un manoscritto medievale, ovvero come affermava il Mass nel 1927, quello di un torrente sotterraneo: Un torrente nasce sottoterra sotto la vetta di un monte inaccessibile. Esso si divide in rami sotterranei, i rami si ramificano a loro volta, e alcuni di questi compaiono sul pendio del monte in sorgenti alla superficie della terra; l’acqua di queste sorgenti subito di nuovo scompare sotto terra e può ancora più volte comparire alla superficie in luoghi più bassi e qui finalmente continuare a scorrere visibile. L’acqua fin dall’origine ha colori sempre cangianti, ma belli e puri; essa passa, scorrendo sotto terra, per più luoghi nei quali di tempo in tempo vengono ad affluire nell’acqua materie che ne alterano il colore: lo stesso avviene per ogni

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ramificazione e per ogni sorgente che appare alla superficie. Ogni afflusso d’acqua cambia il colore del fiume per un tratto, e questo tratto conserva durevolmente questo colore; soltanto deboli alterazioni di colore si perdono, perchĂŠ in tal caso le acque si purificano da sè stesse nel loro corso (...). (Trad. Nello Martinelli).

Riferimenti bibliografici Maas, Paul, 1927, Textkritik, Leipzig, Teubner. Velena, Helena, 2006, The first four years. No. In questo caso eight years*, in: Philopat, Marco, Lumi di punk, Milano, Agenzia X.

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