ARKETIPO | Interview

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Il valore del progetto . Intervista a Giuseppe Tortato arketipomagazineit/

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2020

il vostro lavoro dal punto di vista operativo e come avete gestito questo periodo di emergenza? anni , per bioritmo naturale , la notte è per me il momento della creatività e Da più di della progettazione . Per questo motivo sperimento , il così detto smartworkine (notturno) , dall inizio della mia attività lavorativa diligentemente connesso al server dello studio . Committenti , consulenti , collaboratori e gli architetti dello studio sono abituati al loro arrivo alla mattina , a trovarsi le mie e-mail e disegni notturni in attesa delle loro elaborazioni e dei loro commenti . Personalmente quindi , il periodo di lockdown dal punto di vista puramente operativo non è stato esperienza sconvolgente , lo stesso avvenuto il resto dei dello studio che si sono rapidamente adattati al lavoro in per componenti remoto tramite vpn e a trasformare gli incontri personali in videocall ... infinite . Fatta questa premessa , credo di non dire nulla di sconvolgente nell affermare che il lavoro fuori dagli uffici tradizionali non si è dimostrato nel complesso per nulla efficiente perché non lo sono gli strumenti e gli spazi in cui lo si fa. Il tempo del lavoro ha invaso lo spazio domestico , fatto di bambini che strillano , cani che abbaiano ma soprattutto di reti wifi ballerine e software poco intuitivi. Com'

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Al di là della situazione contingente questa pandemia pone una serie riflessioni sul ruolo della progettazione temi . A partire legato a moltissimi e sue dalla città dalle trasformazioni nel prossimo futuro . Quali pensiate essere trarre e quali le strategie per uno da possano gli insegnamenti sviluppo urbano sostenibile? Virus ha fermato il tempo e ci ha imposto di riflettere su noi stessi . meccanismo si è interrotto , nulla sari come prima . Come nel film The Truman Show abbiamo scoperto il trucco: ci sono altre vite possibili . Abbiamo capito che molli di noi potrebbero lavorare e vivere diversamente , in un modo più ibrido , lasciando più spazio al tempo personale. Partendo da questi presupposti dobbiamo ripensare ai modelli di sviluppo e più pragmaticamente alle caratteristiche che devono avere gli edifici e gli spazi urbani che innanzitutto non sono per sempre , anzi come ci ha dimostrato il Covidis quello che fino a ieri era assolutamente vero , oggi non le più . L adattabilità e la flessibilità del costruito e cioè la resilienza , termine purtroppo inflazionato , descrive perfettamente cosa dovremmo aspettarci e come progettare gli spazi del futuro . Affinché non sia un semplice proclama , sarà fondamentale progettare a priori il ciclo di vita degli edifici e la loro versatilità per accogliere i cambiamenti futuri . Quand anche gli edifici diventassero obsoleti o non più funzionali , la progettazione del loro ciclo di vita e dei materiali con cui vengono realizzati deve prevedere che possano essere riciclati e smontati" invece di venire demoliti. "

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Un altro dei temi emersi senza dubbio quello della centralità della casa , messa a dura prova da un lungo periodo di convivenza forzata . Come dovranno essere le case del futuro in termini di ambienti , spazi , materiali e tecnologie utilizzate?

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La clausura di questi giorni ci ha trasportati in una modalità ibrida di vivere e lavorare che lascia più spazio al tempo personale . La rivoluzione che mi immagino quella di un design che ci accompagni durante lo smartworking a casa e nei luoghi di lavoro non tradizionali . In questo senso contano sicuramente più le idee dei materiali , dando per acquisito che questi debbano essere sostenibili e riciclabili , così come anche prediligere tecnologie wireless e non legate a infrastrutture fisiche . Per consentire e agevolare questa trasformazione , basandomi su idea che sto personalmente sperimentando a casa da circa anni , mi immagino kit tecnologici e strutture , dei componibili , da utilizzare magari sul terraz7o di casa, in salotto oppure in un giardino . Oggetti che non siano solo cellule lavorative per isolarsi o per lavorare ma anche oggetti utili magari per un'

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nidi"

vedersi un film o leggersi un libro . Sulla base di questo modulo primordiale" sto sviluppando un prototipo indoor e outdoor con alcune aziende dell arredamento . Per assecondare questa esigenza di spazio ibrido ritengo fondamentale ripensare allo spazio casa prevedendo , ove possibile , terrazze o spazi comuni all aperto che possano dilatare con pochi costi lo spazio domestico . Mi immagino terra ze speciali , normate urbanisticamente come cabriolet , mutuando un termine automobilistico . Intendo dire spazi che in base al clima ed alle stagioni si possano vestire e svestire , aprire e chiudere. "

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L eccessiva diffusione del digitale mal si concilia con l architettura che concreta fisica . Avremo ancora di costruiti? esperienza , bisogno spazi possibile conciliare questi due aspetti? A dire il vero , secondo me , digitale e architettura e spazio urbano si sposano costruito offre lo spazio , luogo fisico , che ospita a sua volta le nostre perfettamente: esperienze digitali , semplicemente accogliendo la tecnologia necessaria . Anche se '

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pensassimo a qualcosa di più immersivo , tipo realtà virtuale , a maggior ragione l architettura e la progettazione dello spazio sarebbero presenti , sono la base di qualsiasi modo virtuale , lo rendono vero . Mi viene dubbio che la domanda alluda ad una sorta di mondo contactless" come lo stiamo immaginando in questi giorni , fatto di fotocellule , telecamere e sensori vari . Da questo punto di vista ritengo che in parte non si debba '

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e quindi destinato prescindere dal valutare questo momento storico come emergenziale" a diluirsi nel suo ortodossismo contactless . D altro canto , l infinita adattabilità umana ci siamo (la resilienza! ) consente di guardare futuro con serenità: da un giorno tutti adattati e dotati di guanti , mascherine e abbiamo iniziato a guardare all altro (uomo/ donna) in base al metro di distanza" quasi , a mettere in pratica le teorie T dell antropologo Edward . Hall che elaborò modello delle distanze interpersonali , distanza prossemica! "

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