L'aula 9 in giallo

Page 1

L’AULA 9 IN GIALLO

ITALIANO C1 EOI MURCIA

1


L’AULA 9 IN GIALLO

ITALIANO C1 EOI MURCIA

2


ITALIANO C1 EOI MURCIA

L’AULA 9 IN GIALLO

INDICE Pagina

UN PONTE PERICOLOSO, di Isabel Ruiz

4

SETA ROSSA, di Miriam Jiménez

6

ORDINE CRESCENTE, di Victoria Aguayo

8

KILLER SENZA VOLTO, di Pilar España

10

IL CRIMINE DELLA LAVAGNA, di Paco Martínez

12

ADAGIO ETERNO, di María Mata

14

MORTE A COCUMULA, di Maribel Ruiz

16

TORRES, di César

18

I PICCOLI DETTAGLI, di Gelu Hernández

20

IL CASO PIÙ FACILE DEL MARESCIALLO PERONI, di Gonzalo Villegas

22

LA PORTINAIA, di Marina Arce

24

IL PERICOLO DI SAPERE LA VERITÀ, di Carmen Murcia

28

MASSACRO ALLA SCUOLA ELEMENTARE, di Sergio Hernández

30

MESSA DI SANGUE, di Natalia Mateo

32

IL RAPIMENTO, di David Navarro

35

ERA BASTATA UNA PENTOLA, di Irene Vázquez

37

3


L’AULA 9 IN GIALLO

ITALIANO C1 EOI MURCIA

UN PONTE PERICOLOSO

Isabel Ruiz

Era una giornata di luglio particolarmente afosa nella nostra città del sud. Io e Martina avevamo un appuntamento vicino al ponte con Julia per fare una passeggiata in riva al fiume, ma lei era in ritardo. Eravamo amiche tutte e tre dai tempi della scuola e facevamo quel percorso al tramonto, un semplice modo per tenerci in forma che ci permetteva, inoltre, di parlare delle nostre cose. All’improvviso udii uno strillo, era Martina che lì, sotto il ponte, accanto ai cespugli della riva sinistra, vide apparire il corpo di Julia: i suoi lunghi capelli biondi erano sparsi nell’acqua, il suo viso era più bianco del solito ed i suoi bellissimi occhi azzurri erano spalancati, ma spenti come due sassi. “Presto, un’ambulanza!”, ordinò qualcuno. Noi eravamo nel panico e rimanemmo in piedi a fissarla spaventate, senza reagire, senza fiato... “Ho avvertito anche il commissario Bravo”, disse l’uomo, e qualche minuto più tardi arrivò Bravo, un uomo snello e sorprendentemente giovane dal

4


L’AULA 9 IN GIALLO

ITALIANO C1 EOI MURCIA

viso intelligente e simpatico che cominciò a esaminare il corpo: una sottile linea di sangue disegnava il collo come una collana di rubini”. “Evidentemente non si tratta di un suicidio, l’hanno gettata dal ponte ed è stata sgozzata, probabilmente con un piccolo coltello a serramanico, una lama chirurgica o un attrezzo da gioielliere, ed inoltre le hanno tagliato il dito medio. Non è stata picchiata, non c’è traccia di altri segni di violenza”. In quel momento, una donna disse di aver visto poco prima un uomo alto dai capelli rossi, vestito di nero, che correva sul ponte verso l’altra riva. Allora noi esclamammo: “Ma il suo ex fidanzato è rosso e in più fa il gioielliere!” Bravo telefonò subito alla gioielleria e siccome rispose il sospetto in persona, non ebbe bisogno di nessun alibi essendo chiaro che non avrebbe avuto il tempo di ritornare al lavoro se lui fosse stato l’assassino. L’ambulanza arrivò finalmente e tirarono fuori dall’acqua il corpo senza vita della nostra amica. Fu un momento terribile per noi che piangevamo disperate. Pochi giorni dopo, il commissario Bravo ci comunicò che il caso era stato risolto: avevano catturato un individuo dai capelli rossi coperti con un berretto, un metro e ottanta, colpevole di diverse rapine nel quartiere, il quale, armato con un coltello a serramanico, assaltava le sue vittime sul ponte. Quel mostro portava l’anello di brillanti di Julia al dito mignolo! E pensare che noi avevamo sospettato che il colpevole fosse l’ex fidanzato di Julia.

5


ITALIANO C1 EOI MURCIA

L’AULA 9 IN GIALLO

SETA ROSSA

Miriam Jiménez

Manfredi guardò l’orologio sullo schermo del computer. Gli mancavano ancora trenta minuti per finire la sua giornata, ma era già rimasto da solo nella redazione del giornale. Di solito, i venerdì tutti saltavano il pranzo per andarsene un po’ prima, ma a Manfredi piaceva disporre di quel tempo per sé. E poi, la cronaca nera aveva bisogno di silenzio. Aprì la sua mail. Aveva ricevuto un’altra comunicazione dalla polizia. Un nuovo corpo era stato trovato. Il numero cinque. E, come gli altri quattro, si trattava di un maschio, età tra i quaranta e i quarantacinque, capelli e occhi scuri, corporatura lunga. Il corpo era stato trovato vicino alla ferrovia, nella macchina della vittima. Aveva dei lividi sul collo, ma non c’erano tracce di sangue. L’autopsia aveva rivelato che la vittima era stata avvelenata e successivamente soffocata. Come negli altri quattro casi, si era trovato un foulard di seta di colore rosso, possibile arma del crimine. La polizia aveva confermato l’assenza di impronte. Le indagini per trovare l’assassino rimanevano infruttuose, ma la polizia riteneva che si trattasse della stessa persona nei cinque crimini. Manfredi scrisse l’articolo quasi senza pensare. Ormai conosceva bene i dettagli del caso, era da mesi che non si parlava di altro in città. Guardò di nuovo l’orologio. Ora di uscire. Inviò l’articolo in tipografia per l’edizione 6


L’AULA 9 IN GIALLO

ITALIANO C1 EOI MURCIA

del sabato e spense il computer. Il suo cellulare squillò: messaggio su Tinder. Chiara83 voleva sapere se era pronto per il loro appuntamento. Manfredi rispose con l’emoji del diavoletto. In macchina, mise l’indirizzo del bar sul GPS e partì. Arrivò dieci minuti in anticipo, ma Chiara83 era già seduta al tavolo. Manfredi si sentì sollevato quando vide che l’apparenza reale di Chiara83 corrispondeva a quella della fotografia. Si sedette accanto e ordinò due alcolici. Manfredi sentì subito la connessione: stessi gusti, stessi pareri. E, soprattutto, un’attrazione fisica innegabile che gli provocava dei brividi ad ogni sguardo, ad ogni sorriso. Benedetto sia Tinder, pensò. Finalmente, Chiara83 si lamentò per il rumore e gli propose di andare da lei a “prendere l’ultima”. Manfredi accettò e offrì la sua macchina. Chiara83 abitava da sola in un piccolo appartamento nella parte sud, non lontano dalla stazione. Chiese a Manfredi di sedersi sul divano mentre lei preparava dei cocktails. Manfredi guardò la stanza: dai mobili e i quadri che adornavano i muri si capiva che aveva soldi... oppure non erano suoi, ma del padrone di casa. Infatti, avevano parlato di tutto tranne delle loro occupazioni. Era immerso in questi pensieri quando Chiara83 rientrò con due bevande di colore azzurro. Fecero un brindisi alla notte e bevvero una, due, tre volte. All’improvviso, Manfredi cominciò a sentire un sudore freddo sulla schiena. Chiara83 parlava e rideva spensierata. “Stai bene?”, domandò. Manfredi volle rispondere, ma un dolore pungente trafisse il suo corpo. “Stai bene?” -ripeté lei- “Ti vuoi sdraiare?” Manfredi affermò con la testa. Chiara 83 andò in cucina e tornò con un bicchiere d’acqua. Manfredi sentì come gli occhi gli si chiudevano. Lottò per mantenerli aperti e allora vide il volto tranquillo di Chiara83. Ma vide anche qualcosa di più: lei indossava un foulard di seta di colore rosso. Manfredi cercò di capire se quello era un prodotto della sua immaginazione, magari frutto della suggestione o dell’eccesso di lavoro, oppure era tutto vero e stava per diventare la vittima numero sei. Non aveva ancora finito di fare questo ultimo pensiero quando le sue forze stremarono, chiudendo finalmente gli occhi e lasciando la sua testa cadere inerte sul divano. Chiara83 aspettò per un paio di minuti. Quando fu sicura che non c’era più movimento bevve un sorso d’acqua e si tolse il foulard.

7


L’AULA 9 IN GIALLO

ITALIANO C1 EOI MURCIA

ORDINE CRESCENTE

Victoria Aguayo Basato su fatti reali. Le fonti sono i giornali dell’epoca. A gennaio una fredda mattina del 1958, Cauchil, la piccola e tranquilla città della Galizia, situata nella valle del Miño, dove il fiume scorre in modo lento e sinuoso, si svegliò sconvolta per la notizia della morte in strane circostanze di un altro bambino della grande famiglia Marín Muñoz. Cauchil fu lo scenario tragico quell’ anno della morte misteriosa di quattro membri della stessa famiglia. Questa famiglia grande, umile e lavoratrice, abitava in una casa al piano terra in periferia. Il padre, Sergio Marín, guardia forestale nei vicini boschi di faggi e querce era aiutato dal suo figlio maggiore Martín, di 16 anni. Il secondo dei figli, Manuel di 14 anni, lavorava in un laboratorio di biciclette. La terza era Maria, che a soli 12 anni badava ai suoi fratellini, realizzava le faccende domestiche e nel suo tempo libero lucidava anche metalli. Miguel di 10, Marina di 8, e Mercedes di 6, la aiutavano a lucidare i metalli. La madre, Milagros, si dedicava a cucinare a casa e faceva la cuoca in una scuola del paesino. I fatti successero così: un 4 dicembre del 1957 che spuntò grigiastro e piovoso, morì misteriosamente la più giovane della famiglia, Mónica di dieci mesi. Avvisato il medico, si presentò a casa e diagnosticò il decesso per meningite. Cinque giorni dopo moriva il secondo dei fratelli in ordine crescente, Mariano di 2 anni; di nuovo come causa della morte, meningite. Ma quando 5 giorni più tardi morì la seguente, Marcela di 4 anni, sorse il sospetto. Il medico decise di non firmare il certificato di morte. Andò in Tribunale e anche dall’Autorità Sanitaria per esporre quello che stava succedendo. 8


L’AULA 9 IN GIALLO

ITALIANO C1 EOI MURCIA

Tre morti in così poco tempo non sembravano casuali. I vicini, innervositi, temevano forse che la famiglia Marín avesse una malattia contagiosa di 5 giorni di incubazione, oppure uno strano virus che saltasse da fratello a fratello. Così cominciarono a evitarli: c'erano tutti i tipi di voci, avevano paura e le autorità furono allertate. L'intera famiglia fu ricoverata in ospedale, all'inizio si pensò a un strana malattia oppure a un'intolleranza alimentare. Tutti furono sottoposti a vari test medici, ma non trovarono nulla di anomalo, per questo furono mandati a casa. Però il 4 gennaio il quarto fratello morì, Máximo di 5 anni. Tutti e quattro erano morti in un mese: erano bambini sani e improv-visamente cominciavano a mostrare delle macchie rosse e poi lividi, seguiti da febbre, svenimenti e forti convulsioni e da lì alla tomba. Le viscere di Marcela e Máximo furono inviate all'Istituto Nazionale di Salute, dove non fu scoperto nessun virus, poi furono indirizzate all'Istituto di Tossicologia. Di seguito i corpi dei quattro bambini furono riesumati per essere esaminati dall’Anatomia forense. Il giudizio non lasciava dubbi: tutti avvelenati con cloruro e topicida. Il fatto fu portato all'attenzione della Brigata Investigativa Criminale. Il commissario García prese il caso, era un uomo di mezza età, basso, paffuto, vestito con eleganza, ma bravo e furbo nel suo mestiere. I primi sospettati furono i genitori e per questo entrarono in prigione come possibili infanticidi. Ma il commissario García pensò che Maria fosse stata l'ultima persona a vedere i suoi fratelli prima di morire e cominciò a sospettare di lei, dato che era la loro badante e li alimentava. Il commissario le tese una trappola: l'invitò a prendere qualcosa in un bar e cominciò a giocare con lei, fingendo che stava per gettare una pallina di cloruro nel bicchiere di latte. La ragazza, all'inizio ridendo e dopo arrabbiata, glielo impediva dicendo che quel gesto poteva fare molto male. All'insistenza del poliziotto , lei si rifiutò assolutamente: il viso increspato della bambina parlava da solo. Il commissario la guardava con gesto severo. Lei confessò subito: "Sono stata io a uccidere i quattro”. A poco a poco spiegò come preparava il veleno, come faceva le palline con quello che utilizzava per lucidare i metalli e con il topicida e poi le gettava nei bicchieri di latte dei suoi fratelli. Affaticata dal dover prendersi cura dei bambini e dato che, essendo la più grande rimaneva a casa quando i suoi genitori erano fuori per lavoro, cominciò ad avvelenare i più piccoli: voleva tempo libero per poter giocare con le sue amiche. 9


L’AULA 9 IN GIALLO

ITALIANO C1 EOI MURCIA

KILLER SENZA VOLTO

Pilar España Visby (Isola di Gotland, Svezia), estate 2016. Il corpo senza vita di una donna, di circa una cinquantina d’anni, galleggiava in laguna davanti ai turisti. Isola di Farö (Isola di Gotland, Svezia), inverno 2016. Il corpo nudo imbavagliato di un uomo, di circa trent’anni, è stato trovato legato a un albero con lividi sul viso e la mascella rotta. Isola di Stora Karlsö (Isola di Gotland, Svezia), estate 2017. Un uomo è stato trovato impiccato nel faro. Isola di Stora Karlsö (Isola di Gotland, Svezia), autunno 2017

Era una piovosa e fredda notte d’autunno. La chiamata arrivò dopo le cinque del mattino. Il commissario Karlsson si alzò, cercò i vestiti al buio ed uscì dalla camera da letto. A differenza della mattina, ora le strade della città erano deserte, illuminate dai lampioni e dalle vetrine dei negozi chiusi. Si fermò al semaforo ed accese una sigaretta. Ricordava la sua vita prima di venire 10


L’AULA 9 IN GIALLO

ITALIANO C1 EOI MURCIA

trasferito da Göteborg a Stoccolma, e come ora, ogni tre per due, doveva prendere il traghetto per Gotland. Durante la traversata il mare era agitato, e questo lo faceva sempre spaventare. A terra, il luogo era circondato da macchine con i lampeggianti blu accesi. Una volta informato della situazione, cominciò a camminare, non senza difficoltà, verso il luogo del ritrovamento. Il cadavere era stato ritrovato da un boscaiolo della zona, in un sentiero impervio, quasi inaccessibile se non da esperti di montagna. Era il corpo smembrato, senza testa né braccia, di un ragazzo dall’apparente età di circa vent’anni. “È la vittima più giovane” pensò il commissario. Di nuovo nessun indizio dell’assassino, nessun sospetto. Le indagini sembravano essere ad un punto morto, mentre si stendeva l’ombra preoccupante di un serial killer spietato. Il commissario sentiva il nervosismo e la stanchezza accumulata dei giorni passati, ma doveva mostrarsi duro ed efficiente. Dopo essere stata identificata l’ultima vittima grazie alla collaborazione di un cittadino, le indagini misero in luce il collegamento tra di loro: turisti che viaggiavano da soli. “Una tranquilla isola che vive principalmente di turismo ed un serial killer che sceglie come vittime soltanto i turisti. È quasi un paradosso!” disse il commissario ai suoi colleghi. Il pomeriggio stava finendo e dopo due settimane lì, il commissario tornava alla stazione di polizia di Stoccolma. C’era ancora un lungo ed arduo lavoro di indagine, ma aveva già l’impressione di non aver fatto bene il suo mestiere e aver sprecato un tempo prezioso. Mentre era sul traghetto assorto nei suoi pensieri, Karlsoon non poteva immaginare che l’assassino era seduto a solo pochi metri da lui, alla ricerca della sua prossima vittima.

11


L’AULA 9 IN GIALLO

ITALIANO C1 EOI MURCIA

IL CRIMINE DELLA LAVAGNA

Paco Martínez

Milagros era la preside della scuola di lingue da trenta anni. Dopo poche settimane sarebbe andata in pensione e adesso rimaneva nel suo ufficio pensando a come il tempo era passato così velocemente. Credeva che forse avrebbe dovuto scegliere un lavoro più eccitante. Nella sua scuola tutto andava sempre bene: gli alunni erano educati e i professori erano diligenti e solerti. Anche se andava d’accordo con tutti, ce n’era uno che non gli piaceva per niente: il “native teacher” inglese Ethan Spade, che era arrivato sette anni prima e che aveva subito conquistato tutti. Solo il suo fedele bidello Fermín Birbone condivideva la sua opinione: anche a lui sembrava uno strafottente. Così trascorreva la giornata quando all’improvviso sentì un fortissimo rumore che proveniva dall’aula di inglese. Salì subito e trovò vicino alla lavagna il corpo di un alunno senza vita che ancora teneva nella mano sinistra un pennarello rosso. Dopo quindici minuti arrivarono la polizia e il medico legale, che disse: “ È stato un attacco di cuore fulminante, poverino. Niente da fare”. In quel momento alzò lo sguardo, vide il volto del professore imbambolato e capì che era successo qualcosa di strano. Anche questa volta il fedele bidello era d’accordo. Decisero di indagare per conto loro. Il giorno dopo presero un aereo verso Londra e arrivarono alle dodici a Oxford, dove il professore aveva studiato. Ma dopo aver consultato l’archivio, non trovarono niente di lui. Non c’era stato mai lì nessuno con lo stesso nome. 12


L’AULA 9 IN GIALLO

ITALIANO C1 EOI MURCIA

Delusi andarono in un pub e presero una birra. Lì iniziarono una conversazione con un giovane che parlava spagnolo. Quando gli dissero da dove venivano e cosa cercavano, il giovane si ricordò di uno studente spagnolo che veniva dal loro stesso luogo e abitava a Oxford in quel tempo. Ma aveva una amica, che adesso lavorava in Australia, che lo conosceva bene. Forse quello studente spagnolo sapeva qualcosa. Ritornarono a Londra, dove la preside aveva un amico a cui piaceva leggere gialli e parlare sempre di smembrare, sgozzare e cose di questo tipo. La sua casa si trovava in Baker Street e, dopo cena, mentre stavano parlando e prendendo un bicchiere di whisky, telefonò lo studente di Oxford. “Lo studente spagnolo si chiamava Celedonio Cabezón e sparì senza lasciare traccia otto anni fa. Il suo paese di nascita era Mataconejos de Abajo, un bel nome...” La prima pista! L’indagine andava avanti! Mataconejos de Abajo, lo stesso paese dell’alunno morto! Il loro amico inglese ebbe una idea. “Questo non può essere causale. È strano il fatto che due persone spariscano e appaiano allo stesso tempo. A Oxford non ci saranno molte cliniche di chirurgia estetica. Domani chiamerò e vi dirò se ho trovato qualche traccia”. Alle nove l’amico svegliò Milagros e Fermín e gli disse: “Fecero a Celedonio una chirurgia plastica otto anni fa e questa è la sua foto”. “È lui senza dubio!” risposero sbalorditi. Senza sosta presero un aereo verso la Spagna e di seguito andarono al piccolo paese dell’alunno per chiedere ai familiari se conoscevano Celedonio. Questi risposero di sì. Era un ragazzo rozzo e sfortunato, che era stato spesso bullizzato, ma non sapevano niente di lui da molti anni. Non era stato felice qui. Ritornarono alla scuola e chiamarono la polizia dalla macchina in cui viaggiavano. Arrivarono nella stessa aula dove era morto l’alunno. Smascherarono l’assassino che, senza accento inglese, spiegò tutto: Per la prima volta era stato felice nel nuovo ruolo che si era creato. Temeva che l’alunno compaesano si accorgesse di chi in realtà era e finisse tutto. Per questo l’aveva avvelenato. Il veleno si trovava all’interno del pennarello. Non voleva essere nuovamente Celedonio Cabezón. Così la preside Milagros andò in pensione felice dopo aver vissuto un’avventura e trovò una nuova passione: leggere gialli.

13


L’AULA 9 IN GIALLO

ITALIANO C1 EOI MURCIA

ADAGIO ETERNO

María Mata

Ogni notte, nei corridoi della Scuola di arte, risuonava la stessa sinfonia al piano. Sempre lo stesso adagio che si fermava sulla stessa nota musicale. Io ero un semplice addetto alle pulizie che aveva sempre sognato di diventare un musicista; infatti, una volta che la scuola rimaneva scura e solitaria, mi mettevo a suonare il piano a partire dalla nota maledetta che per tre settimane aveva presagito una nuova morte, sempre di un pianista, sempre il più virtuoso del momento... Lavoravo facendo le pulizie nella scuola di arte, conoscevo tutti gli angoli e camere segrete, ma dopo i crimini, il destino volle che la mia vita cambiasse completamente. La mia nuova storia cominciò una bella notte di dicembre, quando dopo aver suonato il piano, nascosto nel buio della stanza, un’ ombra mi colpì facendomi cadere a terra. Quando mi svegliai, trovai una porta aperta che mi portò in uno spazio che non avevo mai visto. Quel luogo faceva parte della fogna dove vanno a finire i rifiuti. Lì, come se fosse uno di quei residui, si trovava Raffaello, il mio maestro, l’ unica persona al mondo che credeva in me, l’ unica che, dal momento in cui cominciai a lavorare nella scuola, diventò il mio protettore ogni volta che il vecchio 14


L’AULA 9 IN GIALLO

ITALIANO C1 EOI MURCIA

direttore del centro litigava con me perché suonavo uno strumento che, secondo lui, io “insudiciavo con le mie mani sporche”. Il suo corpo si trovava sdraiato a terra con una delle mani dentro la fossa piena di acqua nella quale nuotavano topi grandissimi. Io presi la sua mano e scoprii che gli mancava un dito. Non si trattava per niente di un fatto insignificante, dato che lui era un pianista unico. La sua morte mi colpì così tanto che non riuscivo a ritrovare la calma. Raffaello non fu l’ unica vittima; la bella Isabella, grande musicista e musa di grandi compositori, Giovanni, Davide, Vittoria... sempre senza un dito... “Chi sarà il prossimo?”, si chiedevano tutti... Ieri, come ogni notte, davanti al piano, sentii un brivido che mi mozzò il fiato. Una voce roca mi bisbigliò nell’ orecchio: “Lurido topo di fogna, sono cosciente delle tue indagini, so quante volte ne hai parlato alle autorità. Siano maledetti tutti quelli che hanno sempre creduto che musicista si diventa, ma non si nasce...!” In quel momento, un dito cadde sulla tastiera macchiando di sangue i bianchi tasti. All’ improvviso il corpo del vecchio direttore cadde sul tappeto dove il mio maestro, tante volte, mi fece suonare un adagio eterno...

15


L’AULA 9 IN GIALLO

ITALIANO C1 EOI MURCIA

MORTE A COCUMULA

Maribel Ruiz Nella mattina del 12 novembre, la tranquillità di Cocumula, piccolo paesino del sud d’Italia, fu turbata per la tragica scoperta di un cadavere da parte di due ragazzi mentre passeggiavano con le loro biciclette. Sul ciglio del sentiero, nei dintorni del paese, Il corpo di un sessantenne stava immobile, disteso a pancia in giù. Pieni di paura, i ragazzi andarono subito al Commissariato di Polizia per avvisare del loro ritrovamento. Lì si trovava l’ispettore Trullo, un uomo sul punto di andare in pensione; gli mancavano soltanto tre settimane, ma era appassionato del suo lavoro. Insieme a lui c’era il giovane aiutante Pescara, servizievole ma ancora un po’ inesperto. Ascoltarono con attenzione i ragazzi e poi andarono sul posto per costatare i fatti. Immediatamente riconobbero il corpo. Si trattava di Marco Trotte, molto conosciuto a Cocumula per la sua attività come panettiere, in quel momento in bocca a tutti per aver iniziato una relazione con Maria, una bella donna, vedova da anni, con un figlio adolescente e molto legata a suo padre con cui abitavano da anni, un ex militare, adesso con gravi problemi di salute. L’ispettore aveva davanti l’ultimo caso della sua vita professionale e si presentava difficile.

16


L’AULA 9 IN GIALLO

ITALIANO C1 EOI MURCIA

Dall’esame del cadavere, da parte del medico legale, l’ispettore Trullo venne informato che la causa della morte fu un forte colpo in testa, probabilmente fatto con una pietra. Furono trovati anche vari graffi sul collo e sulle mani. Una mano era chiusa e dentro c’era un pezzettino piccolissimo di tela arancione. A questo punto, l’aiutante Pescara si ricordò che vicino al morto c’era un bottone particolare con una stella disegnata, piccolissima, di quel colore. Dopo le prime indagini nel paese, l’ispettore seppe che il giorno prima c’era stata una discussione e qualche minaccia tra il defunto e Bruno, un senzatetto rissoso e maleducato per motivi non molto chiari. Per una settimana la ricerca di informazioni sulla vita e movimenti del morto non aiutava molto all’indagine, tutto sembrava normale eccetto la lite con Bruno. Durante l’interrogatorio da Maria, ci fu qualcosa che fece aggrottare le sopracciglia all’ispettore. Si trattava del figlio di Maria, del suo atteggiamento: quando rispondeva alle domande dimostrava che non era molto d’accordo sulla relazione tra il panettiere e sua madre, si mostrava geloso e scontroso nei suoi confronti, non gli piaceva essere controllato da un estraneo. Questo fatto aggiungeva un secondo possibile sospetto. Ad un punto dell’indagine, il giovane Pescara vide l’anziano padre di Maria che sbirciava dietro alla porta, lo invitó a sedersi…. ma tutto si fermò per Pescara in quel momento. La camicia dell’anziano era arancione, i bottoni avevano una piccola stella...e ne mancava uno! Quando l’aiutante raccontò tutto all’ispettore, la risposta fu: “Giovane...questo caso è la mia eredità per te, tutto tuo. Io vado in pensione!”

17


L’AULA 9 IN GIALLO

ITALIANO C1 EOI MURCIA

TORRES

César L'ispettore Torres aveva sul tavolo il rapporto finale sull'incendio che aveva causato la morte di Pedro Angoy. Aveva accordato un appuntamento con la vedova per informarla della chiusura del caso: Pedro Angoy, a causa del suo stato di ubriachezza, si era addormentato, e la sigaretta che fumava sdraiato sul letto della sua camera aveva provocato la propagazione del fuoco attraverso la biancheria da letto, più tardi nella camera da letto e dopo nel resto della casa. Secondo il rapporto lui era morto per i gas causati, e lo stato di incoscienza aveva evitato qualsiasi tipo di sofferenza.

Torres s'innamorò la prima volta che vide Lucia. Era un'attrazione fuori dall'ordinario. Quando Lucia confessò il maltrattamento che subiva a causa della dipendenza da alcol di Pedro, provò un misto di rabbia e soddisfazione per pensare che l'incubo fosse finito per lei. Rompendo il solito protocollo, decise di rimanere con Lucia fuori dalla stazione di polizia. Le telefonò il giorno dopo e le suggerì di incontrarsi in una caffetteria vicino allo studio in cui Lucia lavorava come 18


L’AULA 9 IN GIALLO

ITALIANO C1 EOI MURCIA

pubblicista. Forse fu un'audacia da parte sua, ma Lucia pensò che fosse una buona idea. Lei voleva incontrarsi con Torres. Prima perché erano già molte notti di incubi a pensare a ciò che era successo quella notte, quando Pedro l’aveva picchiata e lei non poté più sopportarlo. E in un secondo luogo, perché voleva lo sguardo di Torres. Mai prima d'ora aveva visto occhi così blu, così belli, così speciali nello sguardo. Torres le piaceva. Torres, sulla strada per l'appuntamento, aveva un dubbio che stava cominciando a essere presente nella sua testa. Secondo l'indagine effettuate e le dichiarazioni di coloro che gli erano vicini, Pedro Angoy non era un fumatore….

19


L’AULA 9 IN GIALLO

ITALIANO C1 EOI MURCIA

I PICCOLI DETTAGLI

Gelu Hernández

Era una mattina calda del mese di luglio. Laura aveva preso la nave due giorni prima. Aveva deciso di imbarcarsi all’ultimo momento, velocemente. Era una scrittrice di successo del genere giallo che di tanto in tanto collaborava con la polizia. Quella mattina stava osservando le persone che si trovavano sul ponte della nave: tutto era tranquillo, ma Laura si concentrò su una coppia che stava litigando: la donna piangeva e il marito gridava ma gli altri passeggeri della nave non si erano accorti di niente. “Sempre a osservare tutto quello che ti circonda” le bisbigliò una voce all’udito. Laura si girò e gridò: “Alberto! che ci fai qui? Il detective più famoso dalla storia!” Abbracciò il suo vecchio amico contenta di quest’incontro fortuito. Alberto e lei avevano lavorato insieme tanti anni prima. Ma all’improvviso un urlo, un urlo straziante e tutto si fermò. Laura non sapeva cosa stava succedendo; e allora lo vide: un uomo forte con la moglie in braccio e anche il sangue, molto sangue e di nuovo l’urlo disperato: “Hanno ammazzato mia moglie!”. Quando Laura entrò nella cabina, la vittima stava sdraiata sul letto. L’avevano ammazzata con un coltello, un’incisione sul collo e la morte era arrivata velocemente. “Julia! Julia! Ti perdono ma non lasciarmi!” diceva suo marito senza smettere di piangere. Accanto lui si trovava la coppia che pochi minuti prima Laura aveva visto litigare. Alberto spiegò 20


L’AULA 9 IN GIALLO

ITALIANO C1 EOI MURCIA

che erano gli amici di Julia e suo marito: Pedro e Maria. Lui non esprimeva nessuna emozione e sembrava imbambolato e lei piangeva amaramente. Era una donna molto bella che indossava un vestito nero. Attirava l’attenzione un orologio al suo polso di oro rosa a forma di cuore. Alberto domandò al marito di Julia perché aveva detto che la perdonava. Lui rispose: “Ieri sera ho scoperto che mia moglie aveva un amante … non so chi sia ma le ho chiesto il divorzio”… “questa mattina quando sono arrivato in cabina l’ho trovata così”. All’improvviso, Pedro disse: “Sono io l’amante di Julia. E questa mattina lei ha rotto con me.” “Allora tu l’hai ammazzata!” gridò il marito furiosamente… Laura osservò la scena in silenzio. Non poteva distogliere lo sguardo dal polso di Julia dove c’era un segno sulla pelle, il segno di un orologio a forma di cuore, e in quel momento Laura capì tutto. “Maria, posso guardare il tuo orologio, per favore?” disse Laura. Maria le consegnò l’orologio e Laura potè leggere una data con due nomi: Maria e Julia. “Quest’orologio è la chiave” disse Laura. “L’amante di Julia non è Pedro; è Maria. E questa mattina l’ha ammazzata quando Julia ha voluto porre fine alla loro relazione. Pedro ha scoperto la verità e per questo motivo stavano litigando questa mattina. Malgrado ciò, Pedro ha voluto proteggere la reputazione di sua moglie” Maria scoppiò a piangere e confermò le parole di Laura: “Io non volevo ammazzarla”.

21


L’AULA 9 IN GIALLO

ITALIANO C1 EOI MURCIA

IL CASO PIÙ FACILE DEL MARESCIALLO PERONI

Gonzalo Villegas È stata una bella idea venire a Venezia in viaggio di nozze…., non è vero cara? Sì, e questa passeggiata in gondola è meravigliosa. Aspetta: facciamoci un selfie per mandarlo agli amici del gruppo WhatsApp! Ma all’improvviso hanno sentito un colpo secco e hanno anche sentito il gondoliere dire un sacco di parolacce che non capivano. Poco dopo, Paco e Marisa hanno saputo il perché di tutto quello. Il gondoliere aveva colpito qualcosa con il remo, e questa cosa non era altro che un corpo umano. Una sensazione di paura li ha invasi in un primo momento. Quando sono arrivati i Carabinieri, Paco gli disse che aveva aiutato Stefano, il gondoliere, a tirare fuori dall'acqua il cadavere, adesso sotto una coperta, a bordo della gondola. E anche un’altra cosa: lui sapeva chi era quell'uomo. Infatti, due giorni prima, sull'aereo di Alitalia che li portava dalla Spagna, lo avevano visto assieme a una donna bellissima, difficile da dimenticare. Lui sembrava che fosse ubriaco, e lei flirtava sporadicamente con uno steward, quello che portava le bevande all'assetato fidanzato. E poco prima dell'atterraggio, Paco e Marisa avevano visto discutere la coppia. Quando sono arrivati il giudice e il medico legale, hanno dovuto rispondere a quanto gli hanno chiesto, e alla fine gli impiegati della impresa di pompe funebri hanno portato via

22


L’AULA 9 IN GIALLO

ITALIANO C1 EOI MURCIA

il cadavere, che mostrava colpi alla testa fatti con un oggetto contundente. Aveva un livido sulla fronte, e lo sguardo imbambolato. La mattina seguente, Marisa e Paco sono andati a piedi dall'albergo a piazza San Marco, e sono entrati nella Basilica senza poter dimenticare quello che era successo soltanto poche ore prima. Erano già immersi nella bellezza del tempio quando, all'improvviso hanno visto la donna che viaggiava nell’aereo insieme all'uomo ucciso il giorno prima. E lei stava con un uomo... lo steward, non c'era nessun dubbio anche se adesso non portava l'uniforme. Loro parlavano sbadatamente ed era chiaro che erano nervosi e preoccupati. La coppia spagnola ha proseguito la visita alla Basilica e poi si sono fatti un selfie davanti al ponte dei Sospiri. Allo stesso tempo il maresciallo Peroni, incaricato delle indagini intorno all'uomo ucciso e lanciato nell'acqua, faceva un'ispezione nella zona dove era stato trovato il cadavere, mentre i sommozzatori, anche conosciuti come i sub dei Carabinieri, cercavano prove nelle acque del canale. Erano passati tre giorni, e le indagini erano stagnanti, al punto che all'ufficio dei Carabinieri pensavano di chiudere il caso per mancanza di prove. Allo stesso tempo, questa volta nell'isola di Burano, ammirando le case dipinte da diversi colori formando qualcosa di simile a un immenso quadro naif, la coppia spagnola stava cercando il miglior posto per farsi un selfie davanti a una casa dipinta di blu, quando Marisa ha detto: Paco, guarda la coppia che c’è sull'altra riva del canale! Sbrigati, andiamo lì, dietro quella barca, per nasconderci! Passeggiavano abbracciati, sorridenti, insomma felici, lui con uniforme da steward dell’Alitalia, e lei bellissima con un vestito attillato di colore rosso e scarpe con tacchi a spillo. Gli spagnoli, nascosti dietro la barca, hanno potuto vedere come l'uomo, distrattamente, lasciava cadere qualcosa nel canale, dopo che entrambi si erano fermati prima di baciarsi. Quando il maresciallo Peroni è arrivato a bordo di un veloce motoscafo insieme ai suoi uomini rana, la coppia era già all'aeroporto, ma prima di prendere l'aereo con destinazione alle isole Baleari, sono stati fermati, imputati per avere ucciso un uomo. Il martello trovato in fondo al canale di Burano è stato la prova che i Carabinieri cercavano.

23


L’AULA 9 IN GIALLO

ITALIANO C1 EOI MURCIA

LA PORTINAIA

Marina Arce Quella sera Vincenza aveva già messo a letto suo marito. Il povero a quel giorno era di cattivo umore ed era meglio lasciarlo solo a guardare la televisione nella stanza. Lei, invece, aveva ancora molto da fare: lavare i piatti, stirare i vestiti, buttare via la spazzatura... Era ansiosa di finire e poter continuare con la sua lettura mensile, La caccia al tesoro, di Camilleri. Aveva fatto bene a iscriversi a quella collana del giornale della domenica che Beppe dell’edicola le aveva offerto. Così ogni mese aveva una buona distrazione per le sere più noiose, come questa. Inoltre, quel Montalbano era, secondo lei, un vero uomo, intelligente e attento. Niente a che vedere con suo marito. Dall'incidente nel lavoro la loro vita era diventata piuttosto complicata, lui non riusciva quasi più a camminare ed era molto dipendente dalla moglie; questo gli cambiò radicalmente la personalità ed era quasi sempre arrabbiato. Negli ultimi anni non facevano altro che discutere. Il suo Filippo non era già più quel buon uomo di qualche anno fa, ma aveva i suoi bei momenti e questo le bastava. Nonostante tutto, la solitudine era molto pesante alla sera. Ecco perché la lettura era diventata la sua compagna. Molte volte passava il mattino a pensare di risolvere un crimine con il suo eroe. E così, poco a poco, il suo senso investigativo fu riempiendo la sua vita giorno dopo giorno. Quella sera si affrettò a finire velocemente, le rimaneva solo buttare la spazzatura. Raccolse i sacchetti e uscì sul pianerottolo, dove un rumore di voci e musica scendeva dalle scale; di nuovo gli studenti al quarto piano a festeggiare. Decise di scendere le scale e vedere se tutto era in ordine; così faccio un pò di esercizio - pensò. Non c’era nessuno per strada, era una notte molto fredda e aveva piovuto tutto il giorno. Il silenzio era profondo, ecco perchè Vincenza poteva ascoltare i suoi passi chiaramente mentre si dirigeva verso l’angolo. Accelerò il ritmo. All’improvviso udì un grido di giovani,

24


L’AULA 9 IN GIALLO

ITALIANO C1 EOI MURCIA

probabilmente gli studenti del quinto piano che uscivano.

Che

scandalo! O forse pianti, cosa succede? Mentre si avvicinava a casa sua vide un gruppo di persone ad affollarsi al portone, tra di loro alcuni vicini. Tutti molto nervosi, alcuni a piangere, altri con le facce distorte e lo sguardo imbambolato. Si fissò su uno che parlava al cellulare: un’ambulanza urgente, capito? I Carabinieri... non lo so, ma veloce! Vincenza non sapeva cosa fare o come reagire, domandò a uno degli studenti: C’è una donna morta nell’ascensore... Non saliva, non saliva... Abbiamo bussato alla porta diverse volte. Dopo un pò ha cominciato a funzionare ed è arrivato al nostro piano. E quando abbiamo aperto la porta, eccola lì! Entrò con difficoltà ne ll’ingre sso con la faccia alterata e salì le scale velocemente. Quando raggiunse il quinto piano stava ansimando. Guardò la porta dell’ascensore, la luce era spenta. Non sapeva cosa avrebbe trovato, ma più che paura sentiva eccitazione. I bisbigli dei vicini si sentivano lontani. Suo marito probabilmente stava già dormendo. Il suo cuore saltava per l’emozione, aveva poco tempo prima che arrivasse la polizia e isolasse l’area. Alla fine aprì la porta e la vide seduta sul pavimento, la testa cadeva di lato, le gambe tese e le braccia sull’addome, gli occhi chiusi, sembrava dormire. Non c’era sangue intorno e per quell’espressione calma e dolce sembrava che fosse stata soffocata. Non ho sentito nulla quando scendevo le scale, forse era imbavagliata- pensò. Immediatamente notò che sul collo c’era un livido violento. Strozzata, infatti. Poverina! È la vicina del quinto piano, quella timida che ha affittato l’appartamento l’anno scorso. Come è successo? L’omicidio deve essere accaduto proprio adesso... All’improvviso sentì un brivido lungo alla schiena, un alito caldo sulla nuca. Era la paura? Il calore aumentò 25


ITALIANO C1 EOI MURCIA

L’AULA 9 IN GIALLO

dietro di lei. Si bloccò: Non ti spostare Vincenza- disse a se stessa. Ad un tratto questa sensazione scomparve e sentì un freddo terribile. Forse l’assassino? Non era sicura. Il disordine e il chiasso al piano terra la svegliarono da questo trance. La polizia era arrivata. Lui è ancora qui e non può scappare, lo prenderò. Osservò attentamente il corpo abbandonato della ragazza alla ricerca di un indizio e senza toccare niente per non contaminare la scena. Sbrigati, Vicenza, la polizia è già qui. Era il suo momento. Ricordò tutte le storie che aveva letto e cominciò a mettere insieme i pezzi. Come aveva visto nei romanzi gialli, quando la vittima muore strangolata, l’assassino è di solito un maschio; sono più forti e, inoltre, il fiato lo sentì dall’alto. D’altra parte, sapeva che l’assassino era discreto, non voleva attirare l’attenzione, altrimenti non sarebbe ancora qui. Sicuramente la conosceva e per questo non la aveva attaccata, si sarebbe facilmente svelato. Il suo modo di pensare era rischioso, basato su supposizioni, ma ne era sicura: è un vicino di casa! Rapidamente pensò a tutti quelli che avevano il profilo. La sua testa sparava idee: la ragazza viveva da sola al quinto piano, non aveva molti rapporti con i vicini. L’appartamento di fronte era vuoto. Il vicino dal piano di sotto era un insegnate vedovo in pensione, scartato: troppo basso e debole. Gli studenti del quarto, scartati: sono ubriachi. Il mio vicino di fronte, il divorziato che ha un’amante, - sospetto - ma questo fine settimana ha i gemelli, li ho visti sul portone, scartato. La coppia del secondo piano era al paese questi giorni, fuori. Quelli davanti, gli iraniani hanno già troppi problemi. Al primo piano, quello della parrucchiera: impossibile; così grasso è incapace di muoversi agilmente, non può scendere i cinque piani senza fare rumore. Il giovane ingegnere... sì, l’ingegnere... Al momento, un riflesso che veniva dalla vittima attirò la sua attenzione. Nell’orecchio, attaccato all’orecchino, vide dei resti di una fibra brillante. Si avvicinò per guardarla meglio. In quel momento sentì un formicolio alle tempie e quel alito sul collo venne in mente subito come uno schiaffo, una sciarpa metallica le afferrò il collo con una rabbia incontrollata che la spingeva da dietro con brutalità, non riusciva a muoversi, ma ebbe il tempo di urlare disperatamente.

***** 26


L’AULA 9 IN GIALLO

ITALIANO C1 EOI MURCIA

Si svegliò in un letto d’ospedale, poteva parlare con difficoltà. Si alzò con difficoltà e si guardò allo specchio: i lividi sul collo mostravano la causa. La confusione nella sua testa a malapena permetteva di ascoltare la televisione appesa alla parete della stanza, perciò si sedè di nuovo sul letto. Erano le notizie di mezzanotte. Gli occhi non potevano concentrarsi bene sulle immagini dello schermo, ma capì alcune frasi: il presunto assassino è un giovane ingegnere appena laureato... amichevole ma solitario... buon vicino di casa, apprezzato dalla comunità... nell’interrogatorio ha dato delle risposte evasive con una espressione fredda fin dall’inizio... sono state trovate delle lettere di minaccia a casa della vittima. La calligrafia corrispondeva a quella dell'imputato... era un crimine di passione... la causa più probabile, la gelosia... i Carabinieri lo hanno sorpreso in flagrante quando cercava di soffocare la portinaia dell'edificio che l’aveva scoperto... E così, Vincenza cadde in un sonno profondo.

27


L’AULA 9 IN GIALLO

ITALIANO C1 EOI MURCIA

IL PERICOLO DI SAPERE LA VERITÀ

Carmen Murcia

La notizia arrivò con il con il suono del campanello che annunciava la colazione. Mia madre sempre mi diceva che non dovevo sentire o vedere, che se lo facevo finiva il gioco, un gioco macabro la cui conseguenza non era un semplice schiaffo. Ma quella mattina, sentii (per caso) cosa stavano dicendo i soldati: -Un altro, il secondo in una settimana. Maledetto ebreo, sporco ... -Shhhh stai zitto, non devono saperlo- lo rimproverò il compagno ci controllava. Cosa voleva dire? Non capivo molto il tedesco,;invece capii i loro sguardi velocemente, mostravano debolezza e io pensavo di coglierla fino in fondo. - Gli piace inseguirli, lo fa lentamente, gli piace rallegrarsi della loro sofferenza. In primo luogo, finge di essere incosciente, sulla porta di uno dei nostri bar, teatri, campi ... sempre nelle prime ore del mattino per evitare di essere trovato da molti. La vittima guarda se è uno dei nostri e se sta bene. Quindi, dice sempre, senza aprire gli occhi - abbassò la voce tanto che quasi non riuscii a sentire il sussurro- " Per 100 nazisti che ho ucciso, ammazza-nazisti sono stato chiamato". Sentii la pelle d’oca, non per la paura, ma per l’ emozione- Dicono che uccide con un pezzo di vetro, lo prenderà da qualche finestra del suo

28


L’AULA 9 IN GIALLO

ITALIANO C1 EOI MURCIA

campo di concentramento. Lui va direttamente al collo e lì arriva il primo attacco, poi le unghie, la pelle, gli occhi ... gioisce negli occhi. - Mi stai dicendo che non è libero? Come fa un ebreo - quasi sputa la parola piena di rancore - ad essere così inconsapevole di combattere da solo contro i nazisti e di eludere i nostri controlli quotidiani, riderci in faccia e uccidere 100 dei nostri? Quella notte non dormii, né la successiva, e neanche la seguente. Ogni settimana arrivavano notizie di un altro omicidio e, di conseguenza, pene più severe per noi dato che chiunque poteva essere l'assassino. Gli ebrei soffrivano molto e odiavano l’assasino... tutti tranne me, e così dissi a mia madre una notte prima di addormentarmi: si tratta di un sacrificio che deve fare l'intera comunità ebraica per recuperare la nostra libertà e dignità. Strappavo le pagine dei giornali con il suo nome e ascoltavo le conversazioni nascosta dietro le porte. Poco a poco scoprii che era giovane e con gli occhi azzurri, che a volte sembrava nazista ma il suo accento lo tradiva. Che ogni volta aveva "sporcato" un luogo diverso con sangue nazista. Come? Con un pezzo di finestra, un sorriso innocente e molta astuzia. Ci misi molto tempo a capire che cosa stava facendo ma i miei sospetti non andavano nella direzione sbagliata: ogni scena del crimine creò quello che sembrava essere la stella di Davide ... e l'ultimo punto era il nostro campo. E io volevo vederlo. Quella notte fuggii e camminai per le strade mentre pioveva... finché non lo vidi, disteso, pieno di sangue, abbattuto ... Non potei evitare l'impulso di andare ad aiutarlo. Poi, le sue solide mani mi coprirono la gola e gli occhi mi guardarono con odio. Volevo dirgli che ero uno dei suoi... ma capii che già lo sapeva. -Marie... ti stavo aspettando. Mi dispiace, ma noi ebrei dobbiamo sacrificarci per recuperare la nostra libertà - disse con un mezzo sorriso e poi capii che mi avrebbe ucciso. L'avevo scoperto. La corsa era stata estenuante, ma non avevo ancora preso fiato quando ho dovuto riprenderla. I passi non erano forti o nervosi; al contrario, erano i passi silenziosi di chi sa che ha già vinto il gioco. Un filo morbido ... forse troppo ... mi ha raggiunto il collo e subito dopo ... l'oscurità.

29


L’AULA 9 IN GIALLO

ITALIANO C1 EOI MURCIA

MASSACRO ALLA SCUOLA ELEMENTARE

Sergio Hernández Anno 1980. Città di Murcia. Scuola Vincenzo Lombardi. La notte del 31 ottobre 1980 è ricordata come la notte più orribile e terrificante di quell'anno. Nessuno vuole parlare di quello che accadde. Alcuni ne sentono ancora la paura. Ancora non capiscono che cosa fosse potuto passare per la testa di quella persona per perpetrare un omicidio così crudele. Un massacro che costò la vita a venti persone tra studenti ed insegnanti. Tutto successe nella notte di Halloween, una notte in cui gli studenti si erano divertiti, per la prima volta, una notte spaventosa mescolata con il divertimento. Tutto in una notte in cui la nebbia ed il temporale fecero la loro apparizione. Verso le tre del mattino una piccola bomba esplose nel corridoio vicino al luogo della festa con lo scopo di distrarre tutti i partecipanti e così perpetrare l'attacco. L'obiettivo era sparare a tutti quelli che volevano uscire dalla scuola. Con il fumo dell'esplosione e l'oscurità non si vedeva nulla, solamente si poteva sentirsi gridare la frase "stai per morire" e molti spari. Alcuni pensarono che tutto fosse un gioco, uno scherzo visto che era la notte di Halloween. Alcuni studenti uscirono dalla zona della festa al corridoio. Osservarono un'ombra nera nel mezzo del fumo ma non potevano vedere chi era. Uno degli studenti, Giuseppe, gli urlò chi era, di smettere di scherzare perché stava spaventando la gente. Ma l'ombra rispose con due spari causando la morte di Giuseppe. Di conseguenza gli studenti corsero a nascondersi. Volevano uscire dalla scuola ma era tutto chiuso. Si nascosero sotto i banchi in silenzio ma l'assassino sparava dappertutto al grido di "morite canaglie". Uno studente

30


L’AULA 9 IN GIALLO

ITALIANO C1 EOI MURCIA

riuscì a chiamare la polizia. Quando arrivò la polizia non c'era traccia dell'assassino, solo la morte di venti persone. A quel tempo la polizia accusò uno degli studenti della scuola di quello che accadde, Marco. Era uno degli studenti che andò alla festa. Aveva uno sparo nella testa e la pistola vicino al suo corpo. Inoltre, le indagini trovarono un sito web dove aveva caricato barzellette e scritti sulla scuola e sui compagni, in cui si potevano notare sentimenti di rabbia. Nel corso degli anni il detective Carlo Moretti, conosciuto per il modo di vestire (vestito sempre di scuro con cappello e impermeabile) e per l'interesse dei casi di omicidio, non condivideva come la polizia stava svolgendo le indagini. Per lui era molto strano che quell'ombra fosse dello studente. Se Marco era alla festa con la sua ragazza, come è possibile che fosse l'assassino? E se era l'assassino, perché uccise la sua ragazza? Dopo varie indagini il detective scoprì che il vero assassino era il custode della scuola che non sopportava gli studenti e non voleva lavorare nella notte di Halloween.

31


L’AULA 9 IN GIALLO

ITALIANO C1 EOI MURCIA

MESSA DI SANGUE

Natalia Mateo Suonò la campana della chiesa di Santa Maria Maggiore che ci invitava alla messa di Natale. La porta si aprì con il suo particolare piagnucolio. Le persone del quartiere di Santa Maria se ne andarono come ordinava la tradizione leali alla loro fede. Il prete Don Camillo iniziò una messa molto bella che parlava d’amore e fedeltà. Tutti lo ascoltarono zitti, pregarono per i loro familiari e fecero il loro esame di coscienza.

Sulle panchine davanti si erano seduti il farmacista, il dottore, il sindaco ed anche l’avvocato, che, vestiti per l’occasione, si salutarono. Quando la messa era finita, mentre uscivano, un grido assordante fece venire i brividi a tutti. Suor Maria trovò ferito a morte Don Camilo dietro l’altare maggiore. Una coltellata nel cuore, appena finita la messa, lo aveva ucciso. 32


L’AULA 9 IN GIALLO

ITALIANO C1 EOI MURCIA

Ebbe ancora l’ultimo fiato per dire: “Lei lo sapeva! Non ho nessun rancore” Dopo, con l’ultimo sospiro, morì. L’assassino si trovava lì accanto. Molto commosso, il dottore corse in aiuto, ma ormai era tardi. Chiamarono l’Ambulanza ed anche la polizia, e dopo chiusero la chiesa. Nessuno aveva visto niente di strano. Un’impronta di una scarpa con il tacco a spillo era l’unica traccia lasciata dal colpevole. Sembrava adesso che il killer fosse una donna che indossava delle scarpe con il tacco e piccolissime, così tanto che sembravano da bambina. La polizia interrogò tutti i presenti nella chiesa. Colpiti, tutti dichiaravano di non avere sentito o visto niente. Soltanto la moglie del farmacista raccontò di aver visto uscire un’ombra per la porta accanto all’altare che usano i preti. Dubitarono, perché dal suo posto non si poteva vedere tanto. Verificarono la porta ma non era forzata. Chi poteva avere la chiave e perché assassinare il prete? Decisero così di interrogare tutti i presenti prima di uscire dalla sala. Il sindaco e sua moglie erano amici del prete, ma si offrirono volontari a dichiarare. L’avvocato sembrava tranquillo, nel corso della messa era rimasto sempre sulla panca taciturno. Il dottore non riusciva a parlare, e sua moglie se ne era andata prima della fine della messa, ma spiegò che aveva ricevuto una chiamata al cellulare e decise di rispondere fuori mentre fumava una sigaretta. Dopo dichiararono il farmacista e sua moglie, che in quel momento stavano litigando e non si mettevano d’accordo sulla dichiarazione. Lui era stanco ed un po’ addormentato perché aveva lavorato la sera prima. Erano gli ultimi a dichiarare, ma quando si alzarono qualcosa che la donna portava in tasca cadde per terra. Era una chiave, ma subito lei dichiarò di non conoscere da dove proveniva quella chiave. Dopodiché i poliziotti si guardarono: pensavano di aver trovato la colpevole. Mentre tutti uscivano dalla chiesa, mormoravano e la guardavano con stupore; ma lei si dichiarava innocente. Sembrava non sapere cosa fosse accaduto e gridava: "Mario, io non ho fatto niente!”. 33


L’AULA 9 IN GIALLO

ITALIANO C1 EOI MURCIA

Nel frattempo tutti gli abitanti guardavano la scena, ma il commissario si soffermò un attimo osservando le scarpe di lei. Non erano quelle della impronta, erano più grandi. Mentre si dirigevano verso la macchina il commissario fece attenzione alle scarpe di tutte le donne presenti. Lo colpirono quelle piccole della moglie del dottore. Con gentilezza le chiese di alzare il piede, ed eccola, lì la prova: la suola macchiata di sangue. Il dottore pianse taciturno, mentre lei chinò la testa con paura. “Ma perché Berta? Io lo amavo”, gridava il dottore. Lei rispose: “Ora so tutto. L’avevo scoperto due mesi fa, non ne potevo più”. “Ma perché infierire contro di lui e non contro di me? E dove hai trovato la chiave?”. “Avevo visto come la nascondevi nella tua macchina, sapevo anche delle tue visite ogni giovedì. Così avevo deciso di far finire tutto. Scusami Alice, avevo lasciato la chiave nel tuo cappotto, perché dopo averlo fatto avevo paura. Chiedo scusa a tutti. Perdono, Don Camillo. Dio, perdonami”.

34


L’AULA 9 IN GIALLO

ITALIANO C1 EOI MURCIA

IL RAPIMENTO

David Navarro In una oscura cameretta una giovane ragazza con una brutta ferita alla fronte giaceva sdraiata su un materasso messo sul pavimento. Accanto a lei un sessantenne dal volto paffuto e la pancia sporgente, seduto su uno sgabello, la sorvegliava sotto la tremolante luce di una lampadina.

Dopo otto ore di attesa finalmente la ragazza si svegliò. Prima un po’ confusa e poi molto impaurita riuscì a chiedere cosa era successo, dato che l’ultima cosa che ricordava era di essere partita da casa per andare al lavoro. L’uomo le disse che aveva fatto un incidente con la macchina cercando di non investire un cane che era proprio in mezzo alla strada, e che lui, che guidava dietro di lei, la aveva salvata. “Allora, perché mi hai portata qui e non in ospedale?”, scattò la ragazza. Il volto dell’uomo cambiò, all’improvviso sembrava molto nervoso, e dopo un lungo silenzio le rispose… “Oltre al tuo incidente ieri è successa un’altra cosa. Gli alieni sono venuti sulla Terra, ma non ti preoccupare: questo è un bunker e qui siamo al sicuro di tutto ciò che sta accadendo fuori. Fortunato me che, credendo a la 35


ITALIANO C1 EOI MURCIA

L’AULA 9 IN GIALLO

all’esistenza degli alieni, mi sono preparato per l’arrivo di questo momento”. La ragazza abbassò lo sguardo e pensò che la realtà era diversa: era stata rapita da uno stupratore e non sarebbe mai uscita da lì con vita. Ma decise di sottomettersi a lui affinché non la violentasse. Passarono i giorni in una tesa ma tranquilla convivenza, però il comportamento attento e premuroso dell’uomo la faceva dubitare: forse era soltanto un povero pazzo e lei aveva avuto la sfortuna di incrociare il suo cammino. Quel pensiero durò poco. Il giorno seguente mettendo in ordine il piccolo salotto trovò fra i cuscini un orecchino che le sembrava familiare. L’aveva visto prima, ma dove? La risposta le venne subito in mente. La notte prima aveva preso un vecchio giornale cercando di addormentarsi e aveva letto una notizia su una ragazza del posto che era scomparsa alcuni anni prima. La notizia veniva accompagnata da una fotografia ed era lì che aveva visto gli stessi orecchini. Mentre pensava cosa fare, un rumore arrivò alle sue orecchie, l’uomo stava facendo la doccia. Allora decise di provare a scappare e approfittò per prendere furtivamente le chiavi dalla tasca dei suoi pantaloni. Finalmente riuscì ad aprire la porta ed uscire all’aperto. Purtroppo la libertà finì presto. Non ci poteva credere!!! Una grande nave spaziale si sollevava sul cielo.

Basato sul film Calle Cloverfield 10

36


L’AULA 9 IN GIALLO

ITALIANO C1 EOI MURCIA

ERA BASTATA UNA PENTOLA

Irene Vázquez

Erano le sei del pomeriggio e la luce del sole ancora illuminava la stanza. Il piccolo Daniele era li, sul pavimento nella cucina, da solo. Vicino a lui l’oggetto con cui era stato colpito era ancora macchiato con il suo sangue. Sangue innocente che era servito solo a pagare le ambizioni di quelli che non hanno etica, né morale né altro. Di quelli che non hanno niente in testa, e a cui non gliene frega niente di nessuno. Venti minuti dopo arrivò il commissario Morgherini. Era in questura quando ricevé la chiamata da Giacomo. Sua moglie Roberta era arrivata dal lavoro quando vide il bambino sdraiato sul pavimento brillante. Ma Daniele non brillava più. Le minacce erano cominciate sei mesi prima, quando lei, avvocatessa molto conosciuta per i suoi discorsi coraggiosi, aveva detto “no” ad Aldo Farrelli, trafficante conosciuto da tutti e detenuto il mese precedente. Il giorno della sua detenzione l’avvocata Roberta Melenelli aveva la guardia di turno e la avevano chiamata dalla questura per prendere le dichiarazioni dal signor Farrelli e potere andare avanti con il processo. Melenelli e Farrelli si erano conosciuti proprio quel giorno. Avevano mantenuto una conversazione sull’ultimo pacchetto di cocaina ricevuto durante circa 10 minuti

37


L’AULA 9 IN GIALLO

ITALIANO C1 EOI MURCIA

e bastarono per lui per sapere che avrebbe scelto lei non solo come avvocata ma anche come compagna di vita. Non sapeva niente di lei però per le persone come lui non esistono impedimenti per ottenere quello che vogliono: loro scelgono e gli altri si accontentano. Roberta Melenelli era una vedova sposata con Giacomo Provenzano. Il signor Provenzano era diventato vedovo con la nascita del figlio Daniele dopo un parto che sua moglie non aveva potuto superare. E da allora tutta la sua esistenza in questa vita girava attorno a Daniele. Poi aveva conosciuto anche Roberta e piano piano erano diventati, in modo naturale, una vera famiglia. Così Aldo capì subito che Roberta aveva tutto nella sua vita: un figlio, un amore, insomma una vera famiglia e anche un buon lavoro. Lui la voleva per sé e per nessun altro. Ed capì presto chi era la ragione di essere della sua famiglia; capì presto come avrebbe fatto male a Roberta dopo il rifiuto di lei. Perché ci sono delle persone che non vogliono perdere mai. Il Commissario confermò il crimine: il bambino di sei anni era stato vittima di un omicidio. Non c’erano impronte né altre prove ed era bastata una pentola per commetterlo.

38


Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.