Lo spazio urbano del commercio

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UniversitĂ degli Studi di Trento Corso di laurea in Ingegneria Edile/Architettura Corso di Urbanistica Anno accademico 2007-2008 Prof. Bruno Zanon

Esercitazione:

Vendere / comperare Lo spazio urbano del commercio Lavoro di: Glauco Labruna

TEMA:

L’agglomerazione in Piazza Erbe


PREMESSA FOTOGRAFICA Un primo sguardo al tema



VENDERE / COMPERARE: Il modello/ la tipologia del commercio

La tipologia di commercio che si svolge in piazza Erbe a Verona, richiama la tradizione storica del foro romano in cui i commercianti esponevano la propria merce all’acquirente per mezzo di bancarelle arrangiate, riparate da tendoni e disposte l’una affianco all’altra, a creare una sorta di percorso. Oggi i commercianti dispongono di bancarelle stabili durante tutta la settimana e che vengono rimosse solo la domenica o in occasione di concerti e manifestazioni che interessano tale spazio urbano; la loro disposizione disegna una stretta griglia reticolare per buoni due terzi della lunghezza della piazza, ognuna di esse è coperta da un tendone, simbolo di mercato e di piazza Erbe stessa, ed è rivolta alla clientela lungo tutto il suo perimetro. Questo tipo di commercio si distingue dagli altri per la sua tipologia in quanto è il compratore che gira attorno alla merce, posta al centro, piuttosto che l’acquirente che dal centro osserva la merce, tipologia del negozio. Inoltre la bancarella non ha vetrine e quindi merce esposta, che un interessato può osservare anche quando il commerciante è assente. Un’altra particolarità consiste in una esposizione molto compressa e compatta, una cozzaglia di prodotti che cercano di sormontarsi con lo scopo di attirare l’attenzione del passante ma il più delle volte del turista verso cui è indirizzata


buona parte del commercio. Proprio per questo motivo, molte bancarelle vendono la stessa merce nonostante il commerciante della bancarella di fianco o di fronte venda lo stesso articolo; “la concorrenza è alta ma è una cosa normale come in tutte le città d’Italia con una considerevole affluenza turistica …”. Eppure tale agglomerazione non danneggia i proprietari delle bancarelle perché il turista prova divertimento a infilarsi tra queste, a girarvi attorno, a percorrerle disordinatamente dove l’istinto lo guida, e alla fine si ferma a quella che lo attira di più; quindi è molto casuale la preferenza di un banchetto ad un altro. Certamente dipende anche dall’età del turista più o meno interessato a gadget turistici o a souvenirs, maglie di calciatori o maschere del carnevale veronese, Giulietta e Romeo o Dante, la scala della Ragione o Torre dei Lamberti. La concorrenza degli articoli turistici nasce perché essi definiscono una sicura fonte di guadagno quindi cambiare merce non procurerebbe un maggiore o uguale profitto anche perché “...si sa cosa cerca il turista!”.Questo spazio a diretto contatto con la gente, è anche dotato di banchetti ortofrutticoli altrettanto affiancati che hanno clientela abituale del centro storico, che quotidianamente acquista frutta e verdura presso di loro; nonostante ciò arrotondano vendendo d’inverno castagne abbrustolite in piazza, e d’estate fette di cocco e anguria fresche. Tale commercio è quindi definito prevalentemente dal profitto turistico verso cui è indirizzato.


IL LUOGO DEL COMMERCIO

Piazza Erbe costituisce il nucleo della città ed il luogo in cui convergono le principali vie commerciali del centro storico veronese; tale spazio rappresenta un potenziale economico altissimo e appunto per questo vi si trova una grande concentrazione di attività commerciali, che non funzionano solo nelle ore usuali d’esercizio ristrette a delle precise fasce orarie, ma anche oltre per esempio fino alle due di notte per locali e bar. Questa piazza vive, è dinamica, è molto frequentata, è sempre in movimento ed in fermento, è incrocio di flussi, spazio aperto per riprendere fiato e distogliere lo sguardo dalle vetrine. L’area destinata al commercio delle bancarelle si estende per circa 1350mq, suddivisi per mezzo delle stesse, in una trama reticolare sul modello del cardo e del decumano; lungo gli assi di quest’ultimi, sono allineati quattro monumenti: Madonna Verona, la Colonna con il leone di San Marco, il Capitello, la Berlina. Rispetto al livello stradale, l’intera area è rialzata di circa 10cm da un marciapiede/ podio in pietra bianca di Trun che, contrastando, rimarca chiaramente l’intera superficie. La piazza è dotata di piccoli bidoni e cestini verso i margini, dove passa la strada. Come in passato, le bancarelle degli ortofrutticoli sono piuttosto vicine alle fontane poiché in questo modo è possibile risciacquare frutta e verdura


mantenendole fresche. Lo spazio presente fra una bancarella e l’altra è un po’ stretto e bisogna stare attenti a non incappare nella merce; in alcuni casi, quando vi è un grosso affollamento, passare nelle corsie o attraversare la piazza risulta difficile. La parte di superficie opposta alla strada carrabile, funge anche da marciapiede perché i locali che vi si affacciano hanno occupato tutta la zona antistante fino al bordo del podio con sedie, tavolini e ombrelloni per la clientela, non permettendo più il passaggio. Questa condizione si estende per tutta la lunghezza della piazza ed è intervallata solo dal grande asse che porta direttamente in piazza dei Signori, e da esili passaggi che conducono nella piazza della Ragione e in vicolo Mazzanti.


RELAZIONI MATERIALI

PIANTA / SCHEMA Relazioni fisiche / urbane - territoriali

Piazza Erbe si trova circondata da una ondata di flussi continua e costante durante tutto l’arco della giornata; parte di questa si riversa fra le bancarelle che fungono da spartiacque ed incanalano il visitatore in sottoflussi altrettanto densi. Giusto per questa percorrenza pronunciata, attorno allo spazio destinato alle bancarelle si trovano moltissime attività: banche, antiquariati, bar, articoli sportivi, abbigliamento, calzature, librerie, tabacchi, hotel, bed and breakfast, pizzerie, ristoranti, giornalai, farmacie, fotografi,… Piazza Erbe è quasi assimilabile ad un centro commerciale non coperto ma è decisamente più prezioso poiché oltre allo shopping e ai souvenirs, l’area è abbracciata da un contesto storico importantissimo ricco di beni culturali e per di più incentivato dal nuovo palazzo delle esposizioni, curato da Afra e Tobia Scarpa. L’area presa in esame, è affiancata sul lato di Piazza dei Signori da una successione continua di bar l’uno leggermente diverso dagli altri per l’età di frequentazione. Anche in questo caso c’è una forte agglomerazione con differenze di prezzo quasi minime, che quindi porta l’individuo a sceglierne uno secondo preferenze dettate dal gusto personale; tuttavia i bar sono spesso affollati verso il tardo pomeriggio per il rito dello spritz o dell’aperitivo.


Oltre che a piedi, Piazza Erbe è raggiungibile con l’autobus, che ferma giusto a metà dell’intera area, in bicicletta, che può essere lasciata negli appositi porta bici, e con i taxi, che hanno un punto di raccolta proprio affianco alla fermata del bus e di fronte all’albergo principale; nella piazza non è possibile parcheggiare l’auto ma solo caricare o scaricare la merce. La viabilità della piazza con mezzi privati è quindi ristretta ad una piccola quantità di cittadini, per lo più residenti, anche perché tutto il centro storico è ormai una zona a traffico limitato. La strada carrabile non attraversa la piazza ma si mantiene sempre sul lato più esterno, affiancandola in tutta la sua lunghezza.


RELAZIONI IMMATERIALI

La strategia utilizzata per attirare il cliente alla propria bancarella, si basa sulla capacità di suscitare l’interesse del compratore per mezzo di merce dalla ricchezza cromatica abbagliante: sciarpe e maglie colorate, ciondoli scintillanti, maschere accattivanti, borse in tessuto,… Anche l’illuminazione fa la sua parte rendendo ogni bancarella più curiosa o intima rispetto alle altre e l’abbondanza di merce esposta invoglia a ricercare qualcosa di insolito, di particolare, di sfizioso. Il tutto ha ovviamente lo scopo di sollecitare il cliente all’acquisto, di confrontare la merce, tanto che tale tipologia di commercio stimola la trattativa del prezzo fra acquirente e venditore, cosa decisamente insolita o addirittura improponibile per altre tipologie come il negozio, dove si accetta il prezzo senza tante discussioni. Gli acquisti si concentrano, come per tutte le altre attività, durante il periodo natalizio e in particolare in estate quando aumenta considerevolmente l’affluenza dei turisti a Verona e in occasione di eventi quali gli spettacoli in Arena, al Teatro Filarmonico e al Teatro Romano. Coloro che trattano articoli turistici vendono quotidianamente grazie al flusso costante di visitatori che giungono nel centro storico di Verona. Oltre a questi, anche gli ortofrutticoli hanno un guadagno giornaliero permesso dal vantaggio del cliente abituale che risiede


nel centro, o al collega del banchetto di fronte che la sera torna a casa con la frutta fresca, o al passante occasionale che per sveltire le commissioni si ferma lì invece di andare per forza al supermercato. La preziosità del mercato forse consiste proprio nella necessità di interagire direttamente col venditore istaurando così un contatto ed un’esperienza sociale; questa condizione sta diventando via via più rara infatti il concetto di comunità, di raggruppamento, di incontro anche con persone sconosciute con cui conviviamo ma non abbiamo mai parlato, sta rendendo ognuno di noi estraneo a se stesso e agli altri. C’è tuttavia una sorta di controtendenza perché ciò che in un primo tempo si trovava ai grandi mercatoni ad un pezzo vantaggioso, oggi lo si può trovare anche al mercatino sotto casa che incomincia a non essere più snobbato dalla massa. Capita anche che per cambiare un po’ la gente si riversi nuovamente nel mercato dando nuovamente valore ed importanza a questa tipologia di commercio, che si è anche trovata ad annaspare, costringendo molti mercanti a trasferirsi in negozi o ad aprire boutique nei centri commerciali.


IL COMMERCIO E I MATERIALI URBANI In quanto nodo centrale del tessuto urbano della città storica dalla quale dipartono le strade principali, piazza Erbe coinvolge spazi urbani specifici ai quali si trova strettamente vincolata dal punto di vista storico e commerciale. Le strade commerciali che vi sfociano sono: corso porta Borsari, corso Santa Anastasia, vicolo Pellicciai, via Mazzini, via Cappello. Tutte quante queste strade presentano su entrambi i lati il susseguirsi di svariati esercizi commerciali ma in ognuna di queste si concentra una precisa attività, rispettivamente di enoteca, antiquariato, abbigliamento, calzature e articoli sportivi, intimo e librerie. Alcune vie commerciali ospitano grandi centri come Fiorucci e Upim in via Mazzini, Coin e Fnac alla fine di via Cappello. Quest’ultimo ha addirittura portato al fallimento commercianti di minor spessore: è il caso dei due negozi di dischi, molto apprezzati dagli appassionati, Pentagramma e Jazz Emporio. Le strade precedentemente citate coincidono con gli accessi stradali primari in piazza Erbe, che per di più risulta ben vincolata anche con piazza Dante o piazza dei Signori, piazza della Ragione, piazza del Tribunale e piazza delle Poste dove un recente scavo per la costruzione di un parcheggio sotterraneo ha portato alla luce altri resti e reperti storici appartenenti a Verona romana. Inoltre proprio tra piazza Dante


e piazza delle Poste sono già presenti numerose aperture sul suolo che mostrano i reperti degli scavi scaligeri. Il legame con piazza dei Signori e piazza della Ragione avviene anche attraverso dei cunicoli che attraversano in larghezza i palazzi; il legame che piazza Erbe presenta con queste piazze è di tipo storico culturale e l’una non può prescindere dall’altra, sono spazi connessi, intrinseci, coordinati, armonizzati. Come anche per le strade, questi accessi tendono ad allargarsi lievemente mentre ci si avvicina a piazza Erbe. Le dimensioni delle piazze correlate sono ben più modeste ma altrettanto interessanti.


IL COMMERCIO E I MATERIALI EDILIZI / ARCHITETTONICI Si è già accennato come la griglia costituita dalle bancarelle sia a tratti interrotta per dare meritato spazio ai monumenti; il rapporto che si instaura con il resto del contesto è un po’ delicato poiché quando queste bancarelle chiudono, si trasformano in delle vere e proprie scatole ermetiche di circa un metro e venti d’altezza per una superficie di 15mq ciascuna; sembrano oggetti d’arredo, pezzi messi lì, anche se hanno una disposizione ordinata. Assumono quasi le sembianze di container se non fosse per l’involucro che simula una cassettiera. Ogni cellula è uguale alle altre, specializzata per l’esposizione di merce in strada, stabile per tutto l’anno, anche se viene sempre rimossa il fine settimana. Come si può notare dalla foto storica di fine ottocento, piazza Erbe è uno spazio utilizzato per un mercato di strada temporaneo, arrangiato dai commercianti con bancarelle molto piccole e poco compatte; si tratta quindi di una tipologia di commercio tradizionale per Verona. Inizialmente il mercato avveniva sotto i portici, negli spazi oggi occupati dai bar, dove si trovavano le botteghe; la piazza veniva invece utilizzata dai contadini che dalle campagne giungevano in città per vendere i propri prodotti. La piazza era solitamente libera da installazioni permanenti, rappresentava quel concetto di piazza come luogo di incontro e ritrovo che oggi non


possiede più. Quando il commerciante è assente, la bancarella è un oggetto, non presenta vetrine, è un elemento chiuso, non trasmette alcun messaggio, non comunica nulla. Nonostante ognuna di esse si trovi in uno spazio pubblico, in assenza di attività del commercio non c’è comunicazione con il passante, non si viene attratti dalla bancarella, non c’è dialogo, questa è completamente chiusa in sé stessa. Rispetto a circa una dozzina di anni fa, piazza Erbe ha già avuto un cambiamento radicale poiché la densità di commercianti che vi svolgevano la propria attività, era elevatissima, bisognava addirittura fare lo slalom tra le merci, i monumenti erano letteralmente circondati e le bancarelle erano installazioni stabili e irremovibili. Risistemata questa condizione, ma specialmente dando una nuova immagine a piazza Erbe togliendo il fine settimana le bancarelle, ha regalato una nuova immagine e percezione al cittadino, ha riacceso una sensibilità verso questa piazza che ormai sembrava perduta. Eliminando questo guscio di ombrelloni, che si è abituati a vedere, la gente ha riscoperto piazza Erbe perché ha radicalmente cambiato faccia.


ANALISI CRITICA

Vivere piazza Erbe vuol dire avere un contatto continuo e diretto con la gente; questa piazza incorpora in sé caratteristiche importantissime come quasi tutte le piazze d’Italia, arricchite, oltre che dal commercio, da un contesto storico e culturale eccezionale, prezioso, unico, nostro. Questa ricchezza deve avere la priorità sulle bancarelle che si prendono buona parte della scena e che catturano l’attenzione dell’individuo distraendolo. È’ necessario restituire alla piazza il suo spazio, le sue architetture, i suoi monumenti, le sue percezioni. Tali osservazioni hanno però il problema di entrare in relazione con le bancarelle che nonostante tutto, sono un altro simbolo della città. Il problema sorge con l’installazione stabile di queste ed eventualmente con il loro continuo trasporto in separata sede, cosa che già avviene il fine settimana e che risulta già impegnativo. Tuttavia si potrebbero riscoprire molte caratteristiche della piazza privilegiando così ogni elemento che la costituisce; in questo momento la piazza assume due volti: di giorno è spazio di commercio, di arte e cultura, di sera è invece luogo di ritrovo per giovani, spazio che rivendicano nel cuore della città. Parallelamente a queste due condizioni bisogna indurre il visitatore, e addirittura il cittadino, a guardarsi intorno senza trovarsi dinanzi la barriera ottica delle


bancarelle: gli affreschi delle case Mazzanti, la facciata del nuovo palazzo delle esposizioni, i monumenti della piazza, la percezione longitudinale da via Mazzini al palazzo Maffei, tutto senza interferenze. Forse l’installazione di podi a quote diverse potrebbe incuriosire e regalare percezioni nuove all’osservatore, scoprendo volti diversi della piazza. Poter sovrastare le bancarelle, magari utilizzandole come podio sarebbe una soluzione interessante. Ma queste sono diventate parte dell’arredo urbano e di sera la piazza sembra un cimitero di sarcofagi con delle croci sopra; sono elementi di disturbo, scomodi, antiestetici, che non suscitano curiosità, la piazza diventa deposito. Se immaginassimo di creare le bancarelle sotto l’esempio di Herzog e De Meuron con il deposito locomotive a Basilea, questo spazio assumerebbe un aspetto decisamente differente, d’importanza architettonica, di modernità, d’innovazione, senza però ostacolare l’attività del commercio e cercando di rendere più interessante lo spazio tra le bancarelle, che diventerebbero scenografie.



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