Buddismo e Società n. 176

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per la pace, la cultura e l'educazione

Tema

a PROPOSTA DI PACE 2016 Il rispetto universale della dignitĂ umana: la grande strada che porta alla pace Il Buddismo del sole (nuova serie) Sul rimproverare Hachiman Lettera a Shimoyama (lezioni di Daisaku Ikeda)

Poste italiane spa - spedizione in abbonamento postale D.L. 353/03 (conv. L. 27/02/2004 n.46) art. 1 comma 2, DCB Firenze

maggio-giugno 2016

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Lo stesso patrimonio genetico accomuna tutta l'umanitĂ , solo una piccolissima differenza rende unico ogni individuo. Nel genoma umano si dipingono la nostra uguaglianza e la nostra diversitĂ


Piazza del Campidoglio, 9 novembre 2014. Una grande tavola coperta da un arazzo su cui sei donne di diversa nazionalità, detenute nel carcere di Rebibbia di Roma, hanno ricamato la mappatura del genoma umano. È la Tavola dell’alleanza, una performance itinerante dell’artista palermitana Daniela Papadia. Un incontro tra arte, cibo, scienza e multiculturalità.

(cfr. www.tableofalliance.org)


(

i l 3 0 m a g g i o 1 9 7 4 D a i s a k u I k e d a v i s i ta p e r l a p r i m a v o lta l a C i n a e n e l d i c e m b r e d e ll o s t e s s o a n n o i n c o n t r a i l p r e m i e r Z h o u E n l a i . D a t e m p o a u s p i c a v a l a n o r m a l i zz a z i o n e d e i r a pp o r t i f r a C i n a e G i a pp o n e i n u n p e r i o d o s t o r i c o i n c u i e r a i m p e n s a b i l e c h e i d u e p a e s i , a ll o n t a n a t i d a l c o n fl i t t o b e ll i c o , s i p o t e s s e r o r i a v v i c i n a r e .

La Soka Gakkai (fondata in Giappone dagli educatori Tsunesaburo Makiguchi e Josei Toda nel 1930) e la Soka Gakkai Internazionale (Sgi, nata nel 1975 e presente attualmente in 192 paesi del mondo) sono organizzazioni laiche i cui membri praticano e diffondono il Buddismo di Nichiren Daishonin. In Italia il movimento della Sgi è rappresentato dall'Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai, ente religioso fondato nel 1998. Attuale presidente dell'Sgi è Daisaku Ikeda, che ha dedicato la vita alla diffusione della pace e dell’empowerment individuale su scala globale fondando scuole, università e istituzioni per promuovere la cultura e gli scambi tra i popoli. Nel corso degli anni ha dialogato con rappresentanti autorevoli del mondo della politica, dell’educazione e dell’arte a livello internazionale alla ricerca di risposte ai problemi globali, ha sostenuto le attività delle Nazioni Unite, ha scritto una vasta mole di lavori sui temi della pace e della condizione umana. Secondo Ikeda la chiave per una pace duratura a livello mondiale e per la felicità di tutti gli esseri umani sta nella trasformazione personale, come scrive all'inizio del suo romanzo La rivoluzione umana: «La rivoluzione umana di un singolo individuo contribuirà al cambiamento nel destino di una nazione e condurrà infine a un cambiamento nel destino di tutta l’umanità».


sommario

maggio giugno 2016

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tema

Proposta di pace 2016

Il buddismo del sole

il rispetto universale della dignità umana: la grande strada che porta alla pace

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di Daisaku Ikeda

lo studio di maggio

8 La corrente profonda dell’umanità

Sul rimproverare hachiman Lezione di Daisaku Ikeda

11 Le basi dell’azione altruista 14 Il coraggio di mettere in pratica 18 Il dialogo apre la porta all’empatia 23 Verso un mondo più umano 27 Integrità ecologica e riduzione del rischio di catastrofi 32 Disarmo e proibizione delle armi nucleari

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lo studio di giugno lettera a shimoyama Lezione di Daisaku Ikeda

40 La generazione del cambiamento

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Omaggio In memoriam Nanni Salio

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Arcobaleni

serie

fate dei libri i vostri migliori amici! Marie Sklodowska Curie

brani scelti da scritti di Daisaku Ikeda, a cura della Sgi

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La rivoluzione umana/5 Il ciliegio, il susino, il pesco e il prugno selvatico

Le avventure di Gomma e Carboncino la scuola di impacchettamento

seconda parte della serie La saggezza per creare la pace e la felicità, dodicesimo capitolo 45 46 47 48 49 51 52 52

Non dobbiamo assomigliare a nessun altro Facciamo emergere le nostre qualità Siate voi stessi, siate voi stesse! Sviluppate la vostra individualità Diventate una presenza luminosa come il sole Ogni persona ha una nobile missione Avanziamo con costanza e in libertà La saggezza per coltivare il potenziale positivo in tutte le persone

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I simboli accanto ai numeri di pagina indicano la presenza di alcuni contenuti multimediali disponibili nell’edizione digitale.

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PROPOSTA DI PACE 2016

di Daisaku Ikeda

PROPOSTA DI PACE 2016

Il rispetto universale della dignità umana: la grande strada che porta alla pace di Daisaku Ikeda Presidente della Soka Gakkai Internazionale 26 gennaio 2016

Il mondo attuale è afflitto da crisi che minacciano ferocemente la vita e la dignità di un gran numero di persone. L’obiettivo primario del nostro movimento è costruire una rete di cittadini impegnati a proteggere il diritto di tutti a vivere felici, liberando il mondo da inutili sofferenze Sono trascorsi ormai trentacinque anni da quando la Soka Gakkai Internazionale (Sgi) ha intrapreso le sue attività a sostegno delle Nazioni Unite come organizzazione non governativa accreditata. Le Nazioni Unite, nate dalla dolorosa esperienza dei due conflitti mondiali, hanno come obiettivo dichiarato la costruzione di un mondo libero dal flagello della guerra nel quale i diritti umani siano rispettati e non esistano discriminazioni e oppressioni. Questa visione è profondamente in sintonia con i valori fondamentali della pace, dell’eguaglianza e della compassione che noi come buddisti abbracciamo. Tutte le persone hanno il diritto di vivere felici. L’obiettivo primario del nostro movimento è costruire ed espandere un sodalizio di cittadini comuni votati a proteggere tale diritto per liberare il mondo da inutili sofferenze. Le nostre attività a sostegno dell’Onu ne sono l’espressione naturale e necessaria.

Il mondo attuale è afflitto da crisi che rappresentano una feroce minaccia alla vita e alla dignità di un gran numero di persone. Abbiamo assistito a un’esplosione del numero di rifugiati e sfollati interni in tutto il mondo, specialmente in Medio Oriente dove perdura il conflitto siriano. A livello globale qualcosa come sessanta milioni di persone sono state attualmente costrette ad abbandonare le loro abitazioni a causa di conflitti armati e persecuzioni.1 Inoltre, in meno di un anno, più di cento milioni di persone sono state colpite da disastri naturali di cui quasi il novanta per cento legati al clima, come inondazioni e violenti temporali, e ciò suscita preoccupazione riguardo all’impatto crescente del riscaldamento globale.2 In questo scenario si terrà il prossimo maggio a Istanbul, in Turchia, il Summit umanitario mondiale, la prima conferenza di questo genere organizzata dall’Onu. Le consultazioni che si

1) Unhcr (Alto Commissariato per i Rifugiati delle Nazioni Unite), “Unhcr Mid-Year Trends 2015” (Tendenze Unhcr del primo semestre 2015), http://www.unhcr.org/56701b969.pdf (ultimo accesso 26 gennaio 2016), p. 3. 2) Ifrc (Federazione Internazionale delle Società di Croce Rossa e Mezzaluna Rossa), “New Ifrc Report Calls for Greater Recognition and Support for Local Humanitarian Actors” (Il nuovo rapporto dell’Ifrc chiede maggiore riconoscimento e sostegno delle iniziative umanitarie locali), comunicato stampa del 24 settembre 2015, http://www.ifrc.org/en/news-and-media/press-releases/general/wdr-press-release/ (ultimo accesso 26 gennaio, 2016).

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Il rispetto universale della dignità umana: la grande strada che porta alla pace

L’artista Daniela Papadia (prima a sinistra) insieme a Carlita e Marinella (a destra), due delle sei ricamatrici che hanno realizzato l’arazzo

stanno svolgendo in preparazione del summit sono caratterizzate da una sensazione crescente di allarme di fronte alla sfida umanitaria di portata e vastità senza precedenti. Dunque, oltre all’immediato cessate il fuoco, è cruciale trovare una strada per migliorare le condizioni di vita di così tante persone. Le crisi umanitarie, come lo sfollamento forzato dovuto ai conflitti e ai disastri naturali, sono da lungo tempo oggetto di preoccupazione e di impegno da parte della Sgi. I nostri rappresentanti parteciperanno al summit di Istanbul dove ci auspichiamo di contribuire al dibattito sul ruolo delle Organizzazioni basate sulla fede (Fbo) nei soccorsi umanitari e su come costruire solidarietà all’interno della società civile. La Sgi ha iniziato la sua attività di organizza-

zione non governativa (Ong) con funzione consultiva all’interno del Dipartimento di informazione pubblica (Dpi) dell’Onu nel 1981 ed è stata registrata come Ong appartenente al Consiglio economico e sociale (Ecosoc) nel 1983, l’anno in cui ho pubblicato la prima Proposta di pace. Da allora le nostre attività si sono concentrate sui temi della pace e del disarmo, degli aiuti umanitari, dell’educazione ai diritti umani e dello sviluppo sostenibile. In questo contesto desidero soffermarmi sugli elementi fondamentali dell’approccio che abbiamo scelto nel sostenere l’operato dell’Onu e offrire alcuni suggerimenti e prospettive sul ruolo che la società civile può svolgere nell’affrontare i grandi problemi globali come le crisi umanitarie.

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di Daisaku Ikeda

La corrente profonda dell’umanità “Non lasciare indietro nessuno” è il tema chiave degli Obiettivi di sviluppo sostenibile. Alla luce del numero crescente di rifugiati nel mondo non possiamo puntare a un futuro migliore senza affrontare direttamente le sfide in cui queste persone vulnerabili sono coinvolte Nel settembre 2015 le Nazioni Unite hanno elaborato una nuova piattaforma che fa seguito a quella degli Obiettivi di sviluppo del millennio (Mdg) adottata nel 2000 allo scopo di alleviare problemi come la povertà e la fame. Si tratta degli Obiettivi di sviluppo sostenibile (Sdg), stabiliti nel documento Trasformare il nostro mondo: l’agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile. Oltre a proseguire l’opera iniziata con gli Mdg, i nuovi obiettivi cercano di rispondere in maniera esauriente a questioni critiche come il cambiamento climatico e la riduzione del rischio di catastrofi, da ora al 2030. Forse ciò che colpisce maggiormente è la ferma enunciazione della determinazione a non lasciare indietro nessuno, che trova chiara espressione nel primissimo obiettivo: porre fine ovunque alla povertà in tutte le sue forme. È un progresso significativo rispetto agli Mdg, che sono riusciti a dimezzare la povertà estrema dichiarando che nessuno può essere abbandonato al proprio destino. L’Agenda 2030 pone l’attenzione e l’accento sull’importanza dell’empowerment di gruppi particolarmente vulnerabili come i bambini, gli anziani, le persone con disabilità, i rifugiati e i migranti internazionali. Chiede il rafforzamento di un sostegno mirato specificamente ai bisogni dei più indifesi e al tempo stesso un miglioramento delle condizioni di vita delle persone che si trovano nelle aree colpite da

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emergenze umanitarie o dal terrorismo. Apprezzo particolarmente che negli Sdg sia stata attribuita un’importanza centrale al principio di non lasciare indietro nessuno, un desiderio che nutrivo da tempo. Ho anche richiesto che gli Sdg includano la tutela della dignità e dei diritti umani fondamentali degli sfollati e dei migranti internazionali. Alla luce del numero crescente di rifugiati nel mondo non possiamo puntare a un futuro migliore senza affrontare direttamente le sfide in cui queste persone vulnerabili sono coinvolte. In tal senso una delle prime opportunità per incentivare l’applicazione degli Sdg sarà proprio il Summit umanitario mondiale, dove le questioni legate alla crisi dei rifugiati saranno al centro del dibattito. Nei cinque anni dall’inizio del conflitto in Siria più di duecentomila persone hanno perso la vita e quasi metà della popolazione è stata costretta a lasciare la propria casa e la propria comunità. Niente è stato risparmiato dalle devastazioni causate dalla guerra: case, scuole, aziende e ospedali sono stati distrutti, i centri di accoglienza sono stati attaccati, le autostrade chiuse, con il conseguente aumento delle difficoltà a procurarsi generi alimentari e a far arrivare i soccorsi. Così gran parte dei siriani, che prima della guerra erano stati fra i popoli più accoglienti nei confronti dei rifugiati, ora si trovano costretti a vivere questa condizione personalmente. Un gran numero di loro, in fuga da un conflitto che non dà segni di voler


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cessare, ha attraversato i confini e ora è nuovamente esposto a un’ulteriore serie di pericoli. Molti bambini sono stati separati dalle famiglie, mentre un clima insolitamente freddo in Medio Oriente e i falliti tentativi di navigare sul Mediterraneo a bordo di fragili imbarcazioni hanno mietuto innumerevoli vite. «Vivere da rifugiato è come essere imprigionato nelle sabbie mobili: ogni volta che ti muovi, affondi ancora di più».3 L’ex Alto commissario dell’Onu per i rifugiati António Guterres ha citato queste parole di un padre fuggito dalla Siria per illustrare le atroci condizioni in cui si trovano molte famiglie di rifugiati. Per un indicibile numero di persone, costrette a vivere in condizioni di estrema deprivazione e incertezza, la fuga non rappresenta certo una sicurezza. Sia i paesi africani sia quelli asiatici hanno visto crescere senza sosta il numero dei rifugiati o sfollati interni. L’Alto commissariato delle Nazioni unite per i Rifugiati (Unhcr) è in prima linea nel coordinamento delle attività di soccorso e tuttavia restano tantissime le persone che hanno un disperato bisogno di aiuto per poter sopravvivere. L’arrivo in Europa di un gran numero di rifugiati e migranti ha suscitato reazioni di vario tipo. Mi hanno commosso le parole di un abitante di una cittadina costiera italiana riferite dall’Inter Press Service (Ips): «Sono persone in carne e ossa, come noi. Non possiamo rimanere a guardarle annegare».4 L’articolo 14 della Dichiarazione universale dei diritti umani afferma: «Ogni individuo ha il diritto di chiedere ad altri paesi asilo dalle persecuzioni e di ottenerlo». Ma ancor più fondamentale è l’empatia che ha dimostrato quel cittadino italiano; questa forma di empatia, che esiste indipendentemente da qualsiasi norma

codificata dei diritti umani, è la luce dell’umanità che può risplendere in ogni luogo e in ogni situazione. Questo è stato il tema centrale della mostra Il coraggio di ricordare: l’Olocausto 1939-1945. L’eroismo di Anna Frank e di Chiune Sugihara, organizzata dalla Soka University e dal centro Simon Wiesenthal in collaborazione con il Comitato per la pace della Soka Gakkai, che si è tenuta a Tokyo nell’ottobre scorso. L’esposizione racconta la vita e le lotte di Anna Frank (1929-1945), la giovane ebrea che si rifiutò di perdere la speranza anche mentre viveva nascosta dai nazisti ad Amsterdam, e le vicende del diplomatico giapponese Chiune Sugihara (1900-1986), che trasgredì agli ordini del Ministero degli esteri giapponese rilasciando visti di transito per oltre seimila rifugiati ebrei. Come testimoniano i documenti storici, mentre in Europa si intensificavano le persecuzioni contro gli ebrei, molti diplomatici di vari paesi, spesso contravvenendo alla politica ufficiale, obbedirono ai dettami della propria coscienza e aiutarono i rifugiati a salvarsi. E ci furono anche tanti individui, come le donne che rischiarono la vita per aiutare la famiglia Frank quando era nascosta, che crearono una rete per la protezione dei rifugiati ebrei. Credo che gli sforzi invisibili di queste persone comuni in tanti paesi rappresentino un’altra espressione della vera luce della nostra umanità che persiste intatta in profondità, sotto la superficie degli eventi storici. Nel mondo attuale ci sono persone che accolgono l’arrivo improvviso dei rifugiati nelle loro comunità con profonda empatia per tutto ciò che questi hanno dovuto sopportare, e tendono spontaneamente una mano per aiutarli e dar loro il benvenuto. Per gente costretta a fuggire dalla propria casa ognuno di questi atti

Ci sono persone che accolgono l’arrivo dei rifugiati nelle loro comunità con profonda empatia, tendendo spontaneamente una mano per aiutarli. Per gente costretta a fuggire dalla propria casa, ognuno di questi atti è un’insostituibile ancora di salvezza. Anche un gesto apparentemente piccolo può avere un impatto decisivo nella vita di una persona.

3) Unhcr, “Refugees Endure Worsening Conditions as Syria’s Conflict Enters 5th Year” (Peggioramento delle condizioni dei rifugiati a cinque anni dall’inizio del conflitto siriano), comunicato stampa del 12 marzo 2015, http://www.unhcr.org/5501506a6.html (ultimo accesso 26 gennaio, 2016). 4) S. Giannelli, “Migrants Between Scylla and Charybdis” (Migranti fra Scilla e Cariddi), Inter Press Service, 11 maggio 2015, http://www.ipsnews.net/2015/05/migrants-between-scylla-and-charybdis-2/ (ultimo accesso 26 gennaio, 2016).

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è un’importante fonte di incoraggiamento, un’insostituibile ancora di salvezza. Anche un gesto apparentemente piccolo può avere un impatto significativo e forse anche decisivo nella vita di una persona. Rispondendo alle voci critiche secondo le quali era impossibile salvare tutti, il

Mahatma Gandhi (1896-1948) disse a suo nipote: «In tali occasioni, il punto è toccare la vita di un individuo. Non possiamo prenderci cura di migliaia di persone, ma se riusciamo a toccare la vita di un individuo e a salvarla, quello è il cambiamento più grande che possiamo realizzare».5

5) Jun Shioda, Ganji o tsuide (Portare avanti l’eredità di Gandhi), Nihon Hoso Kyokai, Tokyo, 1998, p. 201.

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Il rispetto universale della dignità umana: la grande strada che porta alla pace

Le basi dell’azione altruista L’altruismo che il Buddismo insegna non ha origine dalla negazione di sé. La consapevolezza del dolore inevitabile nella nostra stessa esistenza può farci aprire all’universalità dell’angoscia umana. Ciò che dà valore alla nostra umanità è il rifiuto di liquidare qualsiasi forma di sofferenza sostenendo che non ha niente a che vedere con noi

Nella convinzione di Gandhi risuona lo stesso spirito che anima non soltanto la pratica religiosa della Sgi ma anche il nostro sostegno all’Onu e le altre nostre attività in campo sociale: la determinazione di dare valore a ogni singola persona. Il fondamento del Buddismo è la fede nella dignità intrinseca di tutte le persone, qualcosa che, come indica il seguente passo degli insegnamenti di Shakyamuni, va risvegliato con un processo di riflessione su se stessi, di presa di coscienza di sé: «Tutti tremano davanti alla violenza, tutti hanno cara la vita. Se ci mettiamo al posto di un altro, non dovremmo uccidere né indurre qualcuno a farlo».6 In altre parole, il Buddismo assume come punti di partenza l’impulso umano universale a evitare la sofferenza e l’innegabile senso del valore unico del nostro stesso essere. Poi ci porta a comprendere che anche gli altri devono sentire nello stesso modo. Nella misura in cui siamo in grado di metterci al posto degli altri possiamo avere una sensazione tangibile della realtà del-

la loro sofferenza. Shakyamuni esorta a vedere il mondo con questi occhi empatici e scegliere così un modo di vivere che protegga tutte le persone dalla violenza e dalla discriminazione. L’altruismo che il Buddismo insegna non ha origine dalla negazione di sé. È la consapevolezza del dolore inevitabile nella nostra stessa esistenza e dell’attaccamento al percorso di vita che ci ha condotti fino a questo punto che può farci aprire all’universalità dell’angoscia umana, al di là di tutte le differenze di nazionalità e di etnia. È il nostro rifiuto di liquidare qualsiasi forma di sofferenza dicendo che non ha niente a che vedere con noi ciò che dà veramente lustro alla nostra umanità. Secondo quanto afferma il filosofo tedesco Karl Jaspers (1883-1969) nel suo ritratto di Shakyamuni, quando il Budda dichiarò: «In un mondo sempre più oscuro percuoterò il tamburo immortale»7 era mosso dalla fiducia che il modo per parlare con tutti è parlare con ciascun individuo.8

6) A. Buddharakkhita, The Dhammapada: The Buddha’s Path of Wisdom, Buddhist Publication Society, Kandy, 1996, vol. 10, pp. 130-2. 7) K. Jaspers, Socrates, Buddha, Confucius, Jesus: The Paradigmatic Individuals, Harcourt Brace & Co., San Diego, New York and London, 1962, p. 24. Ed. italiana: Socrate, Buddha, Confucio, Gesù. Le personalità decisive, Fazi editore, 2013. 8) cfr. Ibidem, p. 35.

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Noi ci impegniamo a non giudicare il valore o il potenziale di una persona sulla base dell’aspetto momentaneo e ci concentriamo piuttosto sulla dignità inerente a ciascun individuo. Nelle riunioni di discussione della Sgi cerchiamo di risvegliare in ognuno la consapevolezza delle possibilità illimitate e del peso che può avere la sua vita.

di Daisaku Ikeda

Come eredi attuali di questo spirito, i membri della Sgi hanno lavorato per condividere empaticamente le sofferenze e le gioie delle persone e per avanzare insieme in una rete sempre più ampia di legami da vita a vita. Allo spirito buddista di apprezzare profondamente ogni individuo si può aggiungere la convinzione che ogni persona, indipendentemente dal tipo di vita che sta conducendo e dalla sua condizione attuale, ha la capacità di illuminare il luogo in cui si trova proprio adesso. Noi ci impegniamo a non giudicare il valore o il potenziale di una persona sulla base dell’aspetto momentaneo e ci concentriamo piuttosto sulla dignità inerente a ciascun individuo. In tal modo cerchiamo di ispirarci reciprocamente a vivere con speranza guardando avanti, immersi nella luce di questa dignità. Il Buddismo ci incoraggia a trarre lezioni e forza dalle difficoltà che incontriamo nella vita, in modo da poter realizzare la nostra felicità personale e al tempo stesso infondere coraggio nelle persone intorno a noi e nella società nel suo complesso. Nichiren (1222-1282), il monaco buddista del tredicesimo secolo i cui insegnamenti sono alla base delle attività della Sgi, sottolineava che il principio per cui tutti gli esseri viventi possono conseguire la Buddità – cioè che tutte le persone possiedono una dignità interiore e hanno illimitate possibilità di realizzazione – costituisce l’essenza del Sutra del Loto di Shakyamuni e il cuore stesso della dottrina buddista. Il Sutra del Loto illustra questo concetto con una serie di scene che raffigurano Shakyamuni e altre persone. Di Shariputra, un discepolo famoso per la sua comprensione intellettuale degli insegnamenti del Budda, si dice che la sua mente «danzò di gioia»9 quando percepì pienamente la dignità della sua vita. Allo stesso modo, vedendo Shariputra che esprimeva con gioia il suo voto e sentendo Shakyamuni che lo incoraggiava con calore, anche altri quattro disce-

poli provarono una grande gioia ed espressero la loro felicità di aver incontrato questo gioiello inestimabile «senza cercarlo»10 narrando la parabola dell’uomo ricco e del figlio povero. Via via che queste narrazioni si susseguono, un gran numero di bodhisattva dichiara la sua promessa di adoperarsi per la felicità delle persone superando qualsiasi difficoltà. Infine, man mano che il Sutra del Loto si concentra sempre di più sulla questione di chi avrebbe portato avanti la pratica del Buddismo dopo la morte di Shakyamuni, una vasta assemblea di bodhisattva emerge dalla terra e promette solennemente di farlo in ogni luogo e in ogni tempo. Queste scene culminano in un coro di promesse solenni mentre sempre più discepoli del Budda, attraverso l’incontro con i suoi insegnamenti, si risvegliano con gioia alla dignità fondamentale della loro vita. E riconoscendo quella stessa dignità negli altri, uno dopo l’altro esprimono il voto di far emergere la luce interiore della propria vita e di quella altrui per illuminare la società umana. L’esempio più famoso è quello di una fanciulla, la figlia del re drago, che fa voto di salvare gli altri attraverso gli insegnamenti del Sutra del Loto. Le sue azioni, in perfetto accordo con il suo voto, suscitano gioia e lodi piene di stupore nel cuore di tutti gli astanti. E in questo vortice di gioia un numero illimitato di persone si risveglia al valore e alla dignità fondamentale intrinseca della propria vita. Questa bambina, che secondo la concezione popolare dell’epoca era quanto di più lontano potesse esserci dalla possibilità di ottenere l’Illuminazione, mantenendo fede alla sua promessa mette in moto una reazione a catena di gioia, dando così una dimostrazione toccante del principio che tutti gli esseri viventi possono conseguire la Buddità. Con questo esempio in mente Nichiren incoraggiava le sue discepole in lotta con le difficoltà della vita a «seguire le orme della figlia del re drago».11

9) SDLPE, 95. 10) Ibidem, 134. 11) cfr. Distinzione fra conseguimento della Buddità teorico e concreto, RSND, 2, 839.

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Il Giappone del tredicesimo secolo era un luogo funestato da disastri naturali e conflitti armati. Nello sforzo di salvare le persone comuni dalla sofferenza, Nichiren fece rimostranze alle autorità, atti che gli procurarono ripetute persecuzioni. Anche in esilio continuò a scrivere lettere di incoraggiamento ai suoi discepoli e ad accogliere calorosamente le persone che percorrevano grandi distanze per visitarlo. Esortava i discepoli a leggere insieme le sue lettere e a sostenersi a vicenda nella lotta per affrontare e superare le avversità. Questo impegno attivo, questa gioia e questo sostegno reciproco vivono ancora oggi nelle riunioni in piccoli gruppi di discussione che costituiscono una tradizione della Soka Gakkai sin dalla sua fondazione nel 1930. In tali occasioni i partecipanti riescono a comprendere di non essere soli con i loro problemi e a trarre coraggio dall’esempio dei compagni di fede che si sforzano di lottare per superare le proprie difficoltà personali. E la loro determinazione rinnovata può a sua volta accendere la fiamma del coraggio in altri ancora. Incoraggiare ed essere incoraggiati… Grazie a questo movimento di dare e ricevere, l’impegno di una persona ispira quello di un’altra risvegliando il potere della speranza che permette di rimanere saldi anche di fronte a grandi difficoltà. Questo effetto “catalizzatore” da vita a vita è il nucleo delle riunioni di discussione della Sgi. Oggi tali incontri si tengono in tutto il mondo. Persone provenienti dai più disparati percorsi di vita, di ogni età, genere e posizione sociale, si riuniscono come membri di una comunità per ascoltare le storie di vita uniche di ciascun individuo e l’espressione dei loro sentimenti più profondi. Insieme i partecipanti rinnovano la loro determinazione e il loro impegno. Le riunioni di discussione sono al centro dell’impegno della Sgi per l’empowerment delle persone, a opera e per le persone stesse, e incarnano il nostro senso di missione nella società. Attraverso tali incontri cerchiamo di risvegliare in ogni partecipante la consapevolezza delle possibilità illimitate e del peso che può avere

La parabola dell’uomo ricco e del figlio povero Contenuta nel Sutra del Loto, narra la storia del figlio di un ricco che abbandona la casa paterna e vive in povertà. Cinquant’anni più tardi incontra nuovamente il padre ma non lo riconosce e fugge via. Allora il padre invia un suo servo dal figlio per offrirgli un lavoro umile che questi accetta e svolge per molti anni. Poi gli viene affidata una responsabilità maggiore e infine il padre rivela la sua vera identità e il figlio eredita tutte le sue ricchezze. Il figlio povero rappresenta le persone comuni che “girovagano” nel triplice mondo e il ricco rappresenta il Budda il cui unico desiderio è permettere a tutte le persone di godere del suo stesso stato illuminato.

la sua vita, qualcosa che troppo spesso rimane in ombra di fronte alla crescente complessità e vastità delle minacce che il nostro mondo deve fronteggiare. Questa è la fonte di energia che alimenta le nostre attività per la pace e a sostegno dell’Onu, che dà forma alla continuità fra pratica religiosa e impegno sociale. Attraverso tale duplice impegno riaffermiamo continuamente la nostra promessa solenne di non ricercare mai la nostra felicità a spese degli altri e di far sì che le persone che più hanno sofferto possano realizzare il loro diritto alla felicità, dando così origine a un mondo in cui fiorisca veramente la dignità di tutte le persone.

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Il coraggio di mettere in pratica Il processo pedagogico proposto da Tsunesaburo Makiguchi, fondatore della Soka Gakkai e pioniere dell’educazione umanistica, era mirato a potenziare negli studenti la capacità di comprendere il peso degli eventi che accadevano nel loro ambiente e di rispondere in maniera attiva, ciò che definiva il “coraggio di mettere in pratica”. Per lui il vero obiettivo dell’educazione era sviluppare l’abitudine a scoprire opportunità per applicare la conoscenza acquisita e ottenere il massimo effetto attraverso l’azione concreta. Tale coraggio è ciò che impedisce di venire sopraffatti dalle circostanze e permette invece di creare il tipo di futuro che si desidera

Ci sono tre modi di vivere come esseri umani: dipendente, indipendente, contributivo.

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Nelle nostre attività di sostegno alle Nazioni Unite ci siamo concentrati su un approccio basato sull’apprendimento, che enfatizzi la pratica del dialogo. Qui vorrei esaminare due funzioni importanti dell’apprendimento. La prima è mettere in grado le persone di valutare accuratamente l’impatto delle loro azioni e di renderle consapevoli del potere che hanno di attuare cambiamenti positivi nella propria vita e in quella di coloro che le circondano. Il presidente fondatore della Soka Gakkai, Tsunesaburo Makiguchi (1871-1944), fu un pioniere dell’educazione umanistica. Nella sua opera del 1930 Soka kyoikugaku taikei (Il sistema educativo per la creazione di valore), uno dei capisaldi su cui si fonda la Sgi, descrive tre modi differenti di vivere come esseri umani: dipendente, indipendente e contributivo. Nel modo di vivere dipendente si è incapaci di percepire il proprio potenziale e si abbandona

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ogni possibilità concreta di trasformare la propria situazione presente, adattandosi invece passivamente agli altri, al proprio ambiente immediato o alle tendenze dominanti nella società. In un modo di vivere indipendente si ha il desiderio di trovare una strada per progredire ma si tende a nutrire scarso interesse per le persone con le quali non si ha un legame diretto. In genere si ritiene che se un’altra persona sta vivendo una situazione difficile, dipende solo da lei trovare una soluzione attraverso i propri sforzi personali. Makiguchi soleva illustrare la problematicità di questo modo di vivere con l’esempio seguente: supponiamo che qualcuno abbia collocato un grosso masso sui binari ferroviari. Ovviamente questo è di per sé un atto malvagio. Ma se un’altra persona, pur riconoscendo la malvagità dell’atto, non fa nulla per rimuovere l’ostacolo, il treno deraglierà. In altre parole, se si riconosce un pericolo ma non si fa nulla


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a riguardo perché non ci tocca direttamente, il non agire per il bene produrrà comunque un risultato negativo. Come afferma Makiguchi: «Tutti parlano di quanto sia sbagliato commettere il male, ma nessuno si ritiene responsabile dell’errore di non commettere il bene. E così i mali fondamentali della società rimangono irrisolti».12 Se immaginiamo noi stessi a bordo di quel treno in viaggio verso il disastro fughiamo ogni dubbio riguardo al fatto che non fare il bene equivale a fare il male. In politica, in economia e in altre aree del pensiero contemporaneo si assiste a una tacita accettazione del sacrificio degli interessi di alcuni al fine di perseguire la massima felicità possibile per la maggioranza. Il tranello insito in questo modo di pensare è illustrato dalla crisi climatica. Essere disposti ad accettare il sacrificio di alcuni può erodere gli elementi basilari per la sopravvivenza umana; anche se al momento presente non c’è un rischio immediato, a lunga scadenza nessun luogo della Terra potrà evitare di subirne gli effetti. La studiosa di filosofia politica Martha C. Nussbaum ha lanciato un monito relativo ai pericoli del perseguire interessi a breve termine, auspicando un impegno ad aumentare la consapevolezza della cittadinanza globale: «Più che in qualsiasi altra epoca del passato oggi dipendiamo da persone che non abbiamo mai visto, e loro dipendono da noi…»; «Nessuno di noi può in alcun modo porsi al di fuori di questa interdipendenza globale».13 Alimentare le capacità immaginative attraverso l’educazione e l’apprendimento fa crescere la solidarietà all’interno della società civile e fa nascere azioni per la risoluzione dei problemi globali. Dal canto suo, Makiguchi asseriva che il modo

di vivere da ricercare è quello contributivo. «Una felicità autentica si può realizzare solo condividendo le gioie e le sofferenze della collettività come membri della società».14 Oggi occorre estendere questa consapevolezza fino ad abbracciare il mondo intero. Non vi è niente di più cruciale. Il Buddismo considera il mondo come una rete di relazioni in cui niente può essere completamente separato dal resto. Di momento in momento il mondo è formato e modellato da questa mutua interrelazione. Quando lo capiamo e riusciamo a sentire nella profondità del nostro essere che viviamo all’interno di questa rete di interrelazioni – e che la nostra esistenza è resa possibile proprio da questa – possiamo vedere chiaramente che non esiste né una felicità che possiamo godere da soli né una sofferenza che riguarda solo gli altri. In questo senso noi, proprio noi, nel luogo in cui ci troviamo adesso, diventiamo il punto di partenza di una reazione a catena di trasformazione positiva. Siamo in grado non solo di risolvere le nostre difficoltà personali ma anche di dare un contributo per indirizzare l’ambiente circostante e l’intera società umana in una direzione migliore. La consapevolezza palpabile dell’interdipendenza ci fornisce un sistema di riferimento, un insieme di coordinate per riconsiderare la relazione tra il sé e l’altro e tra noi e la società nel suo complesso. Questo è l’approccio che il Buddismo ci esorta ad adottare. In tale ambito l’educazione ha un ruolo chiave perché ci mette in grado di popolare questo insieme di coordinate con la concreta sensazione di empatia che percepiamo quando incontriamo il dolore degli altri. Le nostre capacità percettive si affinano quando studiamo approfonditamente le circostanze storiche e le cause

La consapevolezza dell’interdipendenza ci fornisce un sistema di riferimento per riconsiderare la relazione tra il sé e l’altro, rendendoci il punto di partenza di una reazione a catena di trasformazione positiva. Siamo così in grado non solo di risolvere le nostre difficoltà ma anche di dare un contributo per indirizzare l’ambiente circostante e l’intera società in una direzione migliore.

12) T. Makiguchi, Kachiron (La filosofia del valore), versione ampliata e riveduta a c. di J. Toda, Soka Gakkai, Tokyo, 1961, p. 186. 13) M. Nussbaum, Not for Profit: Why Democracy Needs the Humanities, Princeton University Press, Princeton, New Jersey, and Woodstock, United Kingdom, 2012, pp. 79-80. Ed. italiana: Non per profitto. Perché le democrazie hanno bisogno della cultura umanistica, Il Mulino, Bologna, 2013. 14) T. Makiguchi, Makiguchi Tsunesaburo zenshu, vol. 5, p. 131.

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I contorni chiari di una società globale sostenibile verranno alla luce se ognuno di noi farà un inventario delle cose che ritiene abbiano un valore insostituibile e agirà con saggezza per proteggerle e tramandarle ai posteri. In ciò risiede il significato dell’impegno a creare valore nel luogo in cui ci troviamo ora attraverso parole e azioni che solo noi possiamo pronunciare o compiere.

di Daisaku Ikeda

di questioni come il degrado ambientale o la disuguaglianza sociale, e a sua volta ciò serve a chiarire e a rafforzare il sistema di coordinate etiche con le quali cerchiamo di affrontare tali problemi. La seconda funzione dell’apprendimento è far scaturire il coraggio di perseverare di fronte alle avversità. I grandi problemi che l’umanità ha davanti, come la povertà o i disastri naturali, si manifestano in modi diversi a seconda del luogo e delle circostanze. E, come dicevo prima riguardo al cambiamento climatico, gli effetti di questa varietà di pericoli possono colpire chiunque, ovunque e in qualsiasi momento. Perciò sono necessari ovunque sforzi quotidiani per aumentare la resilienza, ossia la capacità di prevenire le crisi e la loro escalation e di rispondere con saggezza e in maniera energica e flessibile alle difficili condizioni che si verificano subito dopo un disastro. Il processo pedagogico proposto da Makiguchi era mirato a potenziare negli studenti la capacità di comprendere il peso degli eventi che accadevano nel loro ambiente e di rispondere in maniera attiva, ciò che definiva il “coraggio di mettere in pratica”.15 Per lui il vero obiettivo dell’educazione consisteva nello sviluppare l’abitudine a scoprire opportunità per applicare la conoscenza acquisita e ottenere il massimo effetto attraverso l’azione concreta. A tal fine ciò che occorre, più che limitarsi a fornire le risposte giuste, è «far vedere ai bambini gli ambiti in cui possono applicare ciò che hanno imparato, e concentrare la loro attenzione su questo».16 Makiguchi sottolineava l’importanza di far emergere il “coraggio di mettere in pratica” – cioè la capacità di risolvere i problemi grazie ai propri sforzi – basandosi sulle intuizioni circa la natura di quei problemi sviluppate attraverso l’apprendimento. Tale coraggio è ciò che impedisce di venire sopraffatti dalle

circostanze e permette invece di creare il tipo di futuro che si desidera. Per esempio lo scenario della società globale sostenibile che gli Sdg cercano di delineare non è qualcosa di definito chiaramente o che si possa conoscere fin dall’inizio. Così come i molteplici tipi di crisi e pericoli si manifestano in modo differente nelle varie situazioni ambientali, non c’è una formula universalmente applicabile per la sostenibilità. E sebbene il perseguimento della sostenibilità attraverso l’integrazione degli ambiti economico, sociale e ambientale possa produrre risultati positivi, nessun effetto si può considerare definitivo. Negli ultimi anni si è sviluppata un’attenzione crescente al valore della resilienza in quanto capacità di rispondere a una realtà in continuo mutamento. Come affermano Andrew Zolli e Ann Marie Healy, «lo scopo dovrebbe essere un sano dinamismo, non una stasi immersa nell’ambra».17 Questo approccio ha una risonanza profonda con la visione buddista della realtà come una rete di relazioni. I contorni chiari di una società globale sostenibile verranno alla luce se ognuno di noi farà un inventario delle cose che ritiene abbiano un valore insostituibile e agirà con saggezza per proteggerle e tramandarle ai posteri. In ciò risiede il significato dell’impegno a creare valore nel luogo in cui ci troviamo adesso attraverso parole e azioni che solo noi possiamo pronunciare o compiere. L’espressione “coraggio di mettere in pratica” che usa Makiguchi, contrapposta al più formale “atto di mettere in pratica”, manifesta la sua fede nell’intrinseca capacità umana di non farsi sconfiggere dalle avversità e la sua convinzione del valore sconfinato di ogni individuo. In questa prospettiva risuona con forza il discorso di una diciassettenne dello Zimbabwe che ha parlato davanti a una commissione organizzata dalle Donne delle Nazioni Unite presso la sede dell’Onu lo scorso febbraio:

15) Ibidem, vol. 4, p. 44. 16) Ibidem, vol. 4, p. 45. 17) A. Zolli e A. M. Healy, Resilience (Resilienza), Headline Publishing Group, London, 2012, p. 21.

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«Siamo ottocentosessanta milioni di giovani donne e di bambine che vivono nei paesi in via di sviluppo. Siamo più di un dato statistico. Siamo ottocentosessanta milioni di sogni, ottocentosessanta milioni di voci e abbiamo il potere di fare la differenza!».18 Di fronte a crisi e pericoli sempre più spaventosi è facile perdere di vista il peso che ha la vita di ciascun individuo e il suo potenziale illimitato. La portata delle sfide può sommergere la storia unica di ogni singola esistenza, i sogni, i sentimenti inespressi e la capacità di iniziare un processo di trasformazione nel proprio ambiente immediato. Attraverso le sue attività educative la Sgi ha cercato di alimentare la consapevolezza delle ricche possibilità e della capacità di ogni individuo di rispondere efficacemente alla realtà che lo circonda. In particolare, a partire dalla mostra Armi nucleari: una minaccia al nostro mondo inaugurata nel 1982 presso la sede delle Nazioni Unite a New York, abbiamo posto l’educazione a una cittadinanza globale al centro delle nostre attività pubbliche per la risoluzione dei problemi del pianeta.

Attraverso l’educazione a una cittadinanza globale, che esprime le due funzioni dell’educazione di cui ho discusso prima, ci siamo adoperati per favorire i seguenti quattro processi tra loro interrelati: studiare e comprendere i problemi della società in cui si vive e le sfide che il mondo nel suo complesso si trova ad affrontare; orientarsi nel sistema di coordinate sviluppato attraverso questo studio allo scopo di riflettere quotidianamente sul proprio modo di vivere; acquisire il potere di utilizzare le potenzialità illimitate che esistono nella vita; guidare il processo di trasformazione verso la creazione di una nuova era attraverso azioni concrete nella comunità in cui si vive. Rincuorati dal fatto che i nuovi Sdg fanno esplicitamente riferimento all’importanza dell’educazione a una cittadinanza globale, intendiamo accelerare ulteriormente le nostre attività concentrandoci su questi quattro aspetti.

18) UN Women, “Photo Essay: They Were Not at the Beijing Conference, but. . .” (Reportage fotografico: non erano alla Conferenza di Beijing, ma…), 4 febbraio 2015, http://www.unwomen.org/en/news/stories/2015/02/they-were-not-at-the-1995-beijing-conference-but (ultimo accesso 26 gennaio 2016).

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Il dialogo apre la porta all’empatia Le risposte alle crisi umanitarie devono essere solidamente fondate sulla dignità di ogni individuo. A tal fine è essenziale prestare attenzione alle voci di coloro che sono stati più dolorosamente colpiti e dialogare insieme per trovare soluzioni. In questo modo possiamo conoscere direttamente le loro esperienze e portare alla luce gli elementi indispensabili per assicurare che il processo di ripresa non lasci indietro nessuno

Oltre all’approccio basato sull’educazione, abbiamo sottolineato l’importanza del dialogo come fondamento delle nostre attività. Sono convinto che, per costruire un mondo in cui nessuno sia lasciato indietro, il dialogo abbia un ruolo fondamentale. Per affrontare con successo le sfide dell’umanità è essenziale chiederci continuamente chi e che cosa dobbiamo proteggere, e come. Dobbiamo partire dalle persone che hanno subìto gli effetti più gravi e lavorare insieme a loro per individuare la soluzione. Il dialogo ci offre il contesto operativo per realizzare tale impresa. Alla luce dei disastri naturali e degli eventi climatici estremi che si sono susseguiti, la Terza conferenza dell’Onu per la riduzione del rischio di catastrofi (Disaster Risk Reduction, Drr) – che si è tenuta a Sendai, in Giappone, nel marzo scorso – ha adottato il Protocollo di Sendai per la riduzione del rischio di catastrofi (Sendai Framework for Disaster Risk Reduction) che stabilisce obiettivi comuni come la considerevole riduzione del numero di persone colpite dai disastri entro il 2030. Mi ha impressionato l’attenzione dedicata al principio chiamato “Ricostruire meglio” (Build Back Better), che si riferisce all’idea che il processo di ripresa dovrebbe tener conto delle difficoltà specifiche che affliggevano la comunità prima del disastro e cercare di migliorarle. Per esempio grazie alle attività del Drr può venir

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migliorata la resistenza sismica delle case degli anziani che vivono soli senza però risolvere problemi come le loro difficoltà quotidiane di accedere alle strutture mediche o ai negozi. Gli sforzi per “ricostruire meglio” cercano di affrontare, nel corso del processo di ricostruzione, anche criticità preesistenti al disastro. Mi viene in mente una parabola buddista: una volta un uomo vide una magnifica casa al terzo piano che apparteneva a un ricco e decise che ne voleva una uguale. Tornato a casa incaricò immediatamente un muratore di costruirgli una casa simile, e il muratore iniziò a lavorare alle fondamenta e poi al primo e al secondo piano. Ma l’uomo non capiva e insisteva: «Non mi servono il primo e il secondo piano». Al che il muratore esasperato rispose: «Temo che sia impossibile. Come si aspetta che costruisca il secondo piano senza il primo, e il terzo senza il secondo?». Allo stesso modo le risposte alle crisi umanitarie devono essere solidamente fondate sulla dignità di ogni individuo. Il processo di ripresa non dovrebbe essere limitato alla ricostruzione fisica, ma dovrebbe porre una scrupolosa attenzione a questioni ancora più basilari come il miglioramento della vita dei singoli membri della comunità e il consolidamento dei legami di comunicazione e sostegno reciproco. Senza questi elementi non si potranno ottenere risultati ottimali.


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A tal fine è essenziale prestare attenzione alle voci di coloro che sono stati più dolorosamente colpiti e dialogare insieme per trovare soluzioni. Il paradosso delle crisi umanitarie è che quanto più è grave l’emergenza in cui versano le persone, tanto più è difficile per loro farsi sentire. Attraverso il dialogo possiamo conoscere direttamente le loro esperienze e portare alla luce gli elementi indispensabili per assicurare che il processo di ripresa non lasci indietro nessuno. E poi, cosa fondamentale, chi ha vissuto le sofferenze più grandi ha preziose lezioni da insegnare e inestimabili capacità da condividere con gli altri. Il Protocollo di Sendai indica, tra i compiti che i cittadini e la società civile potrebbero svolgere all’interno di un loro coinvolgimento attivo, la condivisione di conoscenze ed esperienza. In tale contesto le esperienze dirette delle persone che vivono nelle regioni colpite rivestono un ruolo essenziale. Ciò è stato evidente dopo il terremoto e lo tsunami che hanno investito il Giappone l’11 marzo 2011. Molte persone coinvolte nel disastro sono state in grado di incoraggiare e sostenere altre vittime, diventando così efficaci agenti di ricostruzione. Nel corso delle costanti attività di sostegno della Sgi al processo di ripresa abbiamo avuto l’opportunità di imparare a fondo da queste inestimabili esperienze, e nelle conferenze internazionali che hanno avuto luogo in seguito abbiamo sottolineato l’importanza cruciale delle opinioni e delle capacità delle vittime dei disastri nel processo di ricostruzione. Lo stesso vale per il processo di realizzazione degli Sdg. I governi, le organizzazioni internazionali e le Ong devono ascoltare le voci delle persone che si trovano in circostanze difficili per riuscire a decidere quali misure intraprendere e come garantirne il successo. Riflettendo su questo mondo pieno di sfide e di conflitti, dove le buone notizie scarseggiano,

Amina J. Mohammed, Consigliere speciale del Segretario generale delle Nazioni Unite per il Piano di sviluppo dopo il 2015, ha sottolineato che la chiave per rafforzare l’unità della società internazionale è «trovare ancora un posto per la nostra umanità […] riappropriarci dei valori che abbiamo perso per strada».19 Il dialogo è davvero qualcosa che ognuno di noi, in qualsiasi luogo e tempo si trovi, può iniziare per riconquistare la nostra umanità collettiva. In tempi di grandi tensioni e conflitti il dialogo può svolgere un altro ruolo importante: può dare l’impulso a un rinnovamento dei legami fra noi e gli altri e fra noi e il mondo. In questo senso può essere la fonte di energia creativa per trasformare l’epoca in cui viviamo. Come effetto della globalizzazione – una delle tendenze che caratterizzano il ventunesimo secolo – un numero senza precedenti di persone trascorre brevi periodi al di fuori del proprio paese di origine per ragioni di studio o di lavoro, oppure decide di trasferirsi a vivere in una nuova località. Molti paesi hanno vissuto l’arrivo di persone con diversi retroterra culturali come una nuova opportunità di interazione e di scambio. Allo stesso tempo, però, si è verificato un aumento del razzismo e della xenofobia. Nella Proposta di pace dello scorso anno mettevo in guardia dai pericoli dei “discorsi di incitamento all’odio” (hate speech), facendo osservare che, indipendentemente dalle persone alle quali sono diretti, costituiscono una violazione dei diritti umani che non può essere ignorata. È essenziale che ciò sia riconosciuto e sancito da tutta la società internazionale. Per costruire società resistenti alla xenofobia e all’incitamento all’odio è necessario che le persone siano esposte a diverse prospettive o le richiamino alla mente, e a tal fine il dialogo può svolgere un ruolo cruciale. L’insegnamento buddista delle “quattro visio-

Per costruire società resistenti alla xenofobia e all’incitamento all’odio è necessario che le persone siano esposte a diverse prospettive o le richiamino alla mente, e a tal fine il dialogo può svolgere un ruolo cruciale.

19) UN News Centre, “Interview with Amina J. Mohammed, Secretary-General’s Special Adviser on Post -2015 Development Planning” (Intervista con Amina J. Mohammed, Consigliere speciale del Segretario generale delle Nazioni Unite per il Piano di sviluppo dopo il 2015), 4 dicembre 2014, http://www.un.org/ apps/news/newsmakers.asp?NewsID=113 (ultimo accesso 26 gennaio 2016).

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Le quattro visioni del boschetto di sal A nord della città di Kushinagara, in India, c’era un boschetto di alberi di sal dove si ritiene che morì Shakyamuni. Si diceva che le persone percepissero lo stesso boschetto in maniera differente a seconda del loro stato vitale; questa differenza di percezione viene descritta impiegando i nomi dei quattro tipi di terre nella dottrina della scuola buddista T’ien-t’ai. C’è chi vede il boschetto di sal come Terra dei Saggi e degli Esseri Comuni, chi come Terra di Transizione, chi come Terra della Ricompensa Effettiva e chi infine lo vede come Terra della Luce Tranquilla.

ni del boschetto di sal” illustra come diverse condizioni mentali e spirituali possono indurre le persone a vedere la stessa cosa in maniera completamente differente. Per esempio, la vista dello stesso fiume può ispirare in alcuni la commozione per la bellezza delle acque limpide, in altri suscitare la curiosità di quali pesci vi si possano trovare, in altri ancora la preoccupazione di un’inondazione. È significativo osservare che queste non sono solo differenze di percezione soggettiva, ma possono dare origine ad azioni che altereranno concretamente quel paesaggio. Un esempio di questo processo ci viene dalla biografia di una mia cara amica recentemente scomparsa, Wangari Maathai (1940-2011). Nel suo villaggio natale, in Kenya, la gente aveva un grande rispetto per gli alberi di fico, contribuendo così alla protezione dell’ecosistema locale. Quando Wangari vi fece ritorno dopo aver completato gli studi negli Stati Uniti, rimase agghiacciata vedendo che – a opera del nuovo proprietario di un terreno – un fico che aveva amato sin da bambina era stato abbattu-

to per fare spazio a una piantagione di tè. Non solo era cambiato il paesaggio, ma poiché questo fenomeno si era ripetuto anche altrove, le frane erano diventate più frequenti e le sorgenti di acqua potabile più scarse.20 È un esempio evidente di come una cosa preziosa per una persona per un’altra non costituisce altro che un impedimento. I problemi che sorgono da queste differenze di consapevolezza non sono limitati alle relazioni fra individui ma influenzano anche le relazioni fra gruppi di etnie e culture diverse. Le cose che non incidono sulla nostra coscienza cessano di esistere nel nostro modello di mondo. Noi umani possiamo essere capaci di capire i sentimenti delle persone con le quali abbiamo una relazione stretta, ma le lontananze culturali e geografiche spesso producono anche una distanza psicologica. L’accelerazione del processo di globalizzazione sembra esacerbare questo fenomeno, con i mezzi di comunicazione che a volte amplificano la tendenza all’odio e alla creazione di stereotipi. Così le persone finiscono per evitare le interazioni con chi è diverso da loro, compresi quelli che vivono nella loro stessa comunità, guardandoli attraverso il filtro della discriminazione e dei preconcetti. La società nel suo complesso ha visto una diminuzione della capacità di apprezzare gli altri così come sono e per quello che sono. Credo che la maniera più certa per cambiare tutto ciò sia diventare attivamente partecipi della vita degli altri attraverso un dialogo da persona a persona. L’anno scorso, in occasione della Giornata mondiale del rifugiato, l’Unhcr ha lanciato una campagna educativa pubblica che presenta le storie di vita di persone che sono diventate rifugiati. Tutti i racconti sono preceduti dal nome della persona e da alcune caratteristiche facilmente riconoscibili che non hanno alcuna relazione con la nazionalità, come “giardiniera, madre, amante della natura”, oppure “studen-

20) W. Maathai, Unbowed: A Memoir, Arrow Books, London, 2008, p. 122. Ed. italiana: Solo il vento mi piegherà. La mia vita, la mia lotta, Sperling & Kupfer, Milano, 2007.

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te, fratello, poeta”,21 e vi vengono descritte le vicende e i sentimenti di ciascuna di loro rispetto alla situazione che sta vivendo. L’incontro con l’esperienza e la storia di vita di un individuo in termini così reali e familiari può permettere alle persone di vedere oltre l’anonima classificazione di “rifugiato”. Il professor Ved Nanda, dell’Università di Denver negli Stati Uniti, mi ha raccontato di quando all’età di dodici anni, nel 1947, a causa della divisione dell’India fu costretto ad abbandonare la sua casa e camminò per giorni con la madre in cerca di un rifugio. Grazie a tale esperienza studiò Diritto internazionale e diventò uno dei principali esperti nelle questioni dei diritti umani e dei rifugiati. In seguito scrisse: «Non c’è dubbio che le mie prime esperienze infantili abbiano esercitato un’influenza profonda e duratura sulla mia vita. Ricorderò fino al mio ultimo giorno il dolore cocente che provai quando fui costretto a lasciare il mio paese».22 Come suggerisce l’iniziativa dell’Unhcr, che ci mostra il volto umano dei rifugiati, la nostra considerazione delle persone che appartengono a religioni ed etnie differenti si può trasformare attraverso un contatto diretto e una conversazione anche solo con un unico membro di quel gruppo, e un simile incontro può rivelarci un “paesaggio” totalmente nuovo e diverso. Impegnandoci in un dialogo aperto e franco riusciamo a scoprire cose che prima ci erano nascoste e il mondo ci appare in una luce più calda e più umana. Nel settembre del 1974, in mezzo alle tensioni della guerra fredda, visitai per la prima volta l’Unione Sovietica decidendo di ignorare le critiche e le opposizioni a questa mia scelta. Ero motivato dalla convinzione che non dovevamo temere l’Unione Sovietica quanto piuttosto la nostra ignoranza dell’Unione Sovietica. I conflitti e le tensioni di per sé non rendono

impossibile il dialogo; ciò che costruisce muri è la nostra intenzione a restare nell’ignoranza degli altri. Per questo è cruciale essere i primi a iniziare un dialogo, tutto comincia da qui. Nella cena di benvenuto che si tenne al mio arrivo a Mosca espressi il mio stato d’animo: «Si percepisce calore umano, il calore del cuore, nella bella luce dell’inverno siberiano che filtra dalle finestre. Promettiamo allora di fare tesoro della luce del cuore umano indipendentemente dalle differenze dei nostri sistemi sociali». Questi stessi sentimenti mi spinsero a visitare Cuba diversi decenni dopo, nel giugno del 1996. Erano passati solo quattro mesi dall’abbattimento di due velivoli civili americani da parte dell’aeronautica cubana, ma ero convinto che una volontà di pace condivisa avesse il potere di superare anche gli ostacoli più ardui. Con questa determinazione ebbi un franco e libero scambio di vedute con il presidente Fidel Castro. Inoltre, nel corso di una conferenza all’Università di L’Avana sottolineai che l’educazione è il nostro ponte di speranza verso il futuro, e successivamente avviai una serie di scambi educativi e culturali che sono proseguiti fino a oggi. Sono stato veramente felice quando, nel luglio scorso, gli Stati Uniti e Cuba hanno ristabilito le relazioni diplomatiche dopo cinquantaquattro anni. Le relazioni diplomatiche sono sicuramente importanti, ma ancor più essenziali sono il dialogo e lo scambio fra la gente comune, l’abbraccio concreto della realtà e della ricchezza dell’esistenza di un’altra persona. Questa modalità viene troppo facilmente oscurata dagli approcci stereotipati ad altre persone e religioni. Sono convinto che quando, come singoli individui, useremo l’amicizia e l’empatia per ridise-

La nostra considerazione delle persone che appartengono a religioni ed etnie differenti si può trasformare attraverso un contatto diretto e una conversazione anche solo con un unico membro di quel gruppo, e un simile incontro può farci vedere un “paesaggio” totalmente nuovo e diverso. Impegnandoci in un dialogo aperto e franco riusciamo a scoprire cose che prima ci erano nascoste e il mondo ci appare in una luce più calda e più umana.

21) Unhcr, “World Refugee Day: All Stories” (Giornata Mondiale del rifugiato: tutte le storie), 2015, http:// www.unhcr.org/refugeeday/us/stories/ (ultimo accesso 26 gennaio 2016). 22) D. Ikeda e V. Nanda, Our World to Make: Hinduism, Buddhism, and the Rise of Global Civil Society (Il nostro mondo da costruire: Induismo, Buddismo e l’ascesa di una società civile globale), Dialogue Path Press, Cambridge, Massachusetts, 2015, p. 152.

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Non sono le frasi fatte o i dogmi che toccano profondamente le persone, ma le parole che scaturiscono dall’esperienza personale e che recano il peso della vita vissuta. Gli scambi condotti con un linguaggio di questo tipo sono in grado di estrarre dalla ricca miniera della nostra comune umanità scintillanti tesori spirituali che illumineranno la società umana.

di Daisaku Ikeda

gnare la carta geografica del mondo nel nostro cuore, anche il mondo intorno a noi comincerà a cambiare. Il mio maestro Josei Toda (1900-1958), secondo presidente della Soka Gakkai, ci metteva spesso in guardia dal pericolo di lasciare che le lenti dell’appartenenza a una nazione o a un certo gruppo determinassero le risposte ai problemi. Osservava che mentre gli individui di nazionalità differenti cercano di vivere fianco a fianco in maniera civile, le relazioni fra stati sono caratterizzate da «un costante esercizio della forza, dietro una patina di cultura».23 Si dispiaceva del fatto che le differenze ideologiche stavano dando origine a conflitti politici ed economici ed era preoccupato che la logica dell’identità collettiva stesse rendendoci ciechi alla nostra comune umanità. Invitava a costruire un’ampia solidarietà in cui l’umanità fosse unita da un comune anelito alla pace, un “nazionalismo globale” basato sul desiderio che la parola “infelicità” non dovesse mai più essere usata per descrivere il mondo, un paese o un individuo. Per perpetuare l’eredità del mio maestro, nel 1996 fondai l’Istituto Toda per la pace globale e la ricerca politica. In febbraio [2016, n.d.r.] l’Istituto organizzerà un convegno a Tokyo sul potenziale che hanno le religioni mondiali di contribuire alla creazione della pace. L’incontro, che radunerà filosofi e ricercatori di tradizione cristiana, ebraica, islamica e buddista, sarà incentrato sulla capacità della religione di far emergere gli aspetti positivi dell’umanità. I partecipanti esploreranno i modi per far sì che il mondo del ventunesimo secolo volga le spalle alla violenza e all’odio e si generi invece una corrente di pace e di valori umani. Jacques Maritain (1882-1973), il filosofo fran-

cese che partecipò alla stesura della Dichiarazione universale dei diritti umani, auspicò la creazione di una “geologia della coscienza”24 in grado di scavare in profondità nei primari aspetti comuni dell’agire umano al di là delle differenze ideologiche e filosofiche. L’Istituto Toda, che l’11 febbraio [2016] compirà vent’anni, si sta impegnando attivamente in questa impresa con le sue attività che vanno sotto il titolo di “Dialogo di civiltà per una cittadinanza globale”. Non sono le frasi fatte o i dogmi che toccano profondamente le persone, ma le parole che scaturiscono dall’esperienza personale e che recano il peso della vita vissuta. Gli scambi condotti con un linguaggio di questo tipo sono in grado di attingere alla ricca miniera della nostra comune umanità riportando alla superficie scintillanti tesori spirituali che illumineranno la società umana. Questa è la convinzione che mi ha sostenuto negli anni in cui ero impegnato nel dialogo con persone di diversi contesti culturali, etnici e religiosi. È proprio l’incontro con persone che appartengono a diversi percorsi di vita che apre i nostri occhi a vedute che altrimenti non avremmo mai potuto scorgere. È nella risonanza di persone che si incontrano nella pienezza della propria umanità che si generano melodie di una nuova energia creativa. Questo è il vero significato del dialogo. Può essere un forziere di possibilità, un generatore per la creazione della storia. Condividere spazio e tempo, insieme, nel dialogo… L’amicizia e la fiducia che si alimentano attraverso l’impegno comune in questo processo possono creare le basi di un sodalizio di cittadini comuni che lavorano insieme per risolvere le questioni globali e far nascere un mondo pacifico.

23) J. Toda, Toda Josei Zenshu (Opere complete di Josei Toda), Seikyo Shimbunsha, Tokyo, 1981-1990, vol. 1, p. 20. 24) J. Maritain, Man and the State, University of Chicago, Chicago, 1951, p. 80. Ed. italiana: L’uomo e lo stato, Marietti, 2003.

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Il rispetto universale della dignità umana: la grande strada che porta alla pace

Verso un mondo più umano I disastri naturali e le guerre travolgono in un istante la vita di innumerevoli persone, derubandole di ogni speranza. Le principali vittime dei conflitti armati sono i bambini, che costituiscono più della metà dei rifugiati. La risposta a questa situazione deve basarsi sulla legislazione internazionale per i diritti umani e dare priorità alla protezione della vita e dei diritti dei rifugiati bambini

Desidero ora suggerire alcune idee riguardo a tre aree che richiedono un’azione immediata e coordinata da parte dei governi e della società civile: gli aiuti umanitari e la tutela dei diritti umani; l’integrità ecologica e la riduzione del rischio di catastrofi; il disarmo e la proibizione degli armamenti nucleari. Queste proposte puntano all’ideale di un mondo in cui nessuno venga lasciato indietro, come affermano gli Sdg. La prima di tali aree è quella relativa agli aiuti umanitari e alla tutela e promozione dei diritti umani. In particolare desidero avanzare due proposte concrete per il Summit umanitario mondiale che avrà luogo a Istanbul il prossimo maggio. Anzitutto vorrei chiedere ai partecipanti al summit di riaffermare il principio che la nostra risposta all’aggravamento della crisi dei rifugiati deve prima e soprattutto basarsi sulla legislazione internazionale per i diritti umani, e li esorto a esprimere un impegno chiaro rispetto alla priorità della protezione della vita e dei diritti dei rifugiati bambini. Il numero dalle persone sfollate che cercano rifugio in paesi stranieri ha raggiunto il livello più alto dopo la seconda guerra mondiale. Nei paesi riceventi si registra una preoccupazione

crescente per l’espandersi dell’instabilità sociale, l’aumento delle spese pubbliche destinate all’assistenza umanitaria e la possibilità di infiltrazione di terroristi camuffati da persone in cerca di asilo. Anche se ogni paese prenderà le proprie misure per gestire tali problemi, qualsiasi risposta alla crisi dei rifugiati si deve basare sull’impegno a proteggere la vita e la dignità umana, che costituisce il nucleo stesso della legislazione internazionale sui diritti umani. In modo del tutto analogo alla perdita della casa in seguito a un disastro naturale, che costringe le persone a vivere in rifugi temporanei, i conflitti e le guerre sradicano in un istante la vita di innumerevoli persone, derubandole di ogni speranza. Dobbiamo ricordare sopra ogni altra cosa che le maggiori vittime dei conflitti armati sono i bambini, che costituiscono più della metà dei rifugiati. L’anno scorso ricorreva il decimo anniversario della risoluzione 1612, il provvedimento del Consiglio di sicurezza dell’Onu sulla protezione dei bambini coinvolti in conflitti armati. Oltre a salvaguardarli dall’esposizione alla violenza e allo sfruttamento che accompagnano gli eventi bellici, c’è un urgente bisogno di fornire loro protezione quando sono in fuga dalle devastazioni della guerra. Negli Sdg i bambini sono in cima all’elenco delle persone più vulnerabili e più gravemente colpite da varie minacce. Il direttore esecutivo dell’Unicef Anthony Lake

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Potremo dire di aver risolto le emergenze umanitarie solo quando i bambini colpiti potranno superare quelle amare esperienze. Per coloro che sono stati costretti a fuggire dalle loro case e stanno lavorando per rifarsi una vita in una nuova terra, la presenza di bambini sorridenti e pieni di speranza sarà fonte di ispirazione e di forza.

di Daisaku Ikeda

ha dichiarato: «Ogni bambino ha il diritto di godere della serena benedizione di un’infanzia normale».25 Tutelare il diritto a godere di questa condizione dovrebbe essere un caposaldo del sostegno internazionale agli sfollati. Potremo dire di aver risolto le emergenze umanitarie solo quando i bambini colpiti potranno superare quelle amare esperienze e crescere con la speranza nel cuore. Per coloro che sono stati costretti a fuggire dalle loro case e stanno lavorando per rifarsi una vita in una nuova terra, la presenza di bambini sorridenti e pieni di speranza sarà fonte di ispirazione e di forza. Il mio secondo appello al Summit umanitario mondiale è di giungere a un accordo per rafforzare i programmi delle Nazioni Unite a sostegno dei paesi che accolgono i rifugiati in Medio Oriente e dare priorità a un simile approccio anche in altre regioni dell’Asia e dell’Africa. Le statistiche dell’Onu mostrano che, fra i rifugiati, nove su dieci cercano asilo in regioni o in paesi considerati economicamente meno sviluppati.26 Il numero enorme di sfollati ha creato un notevole stress in queste già vulnerabili comunità ospitanti, al punto che hanno difficoltà a fornire accesso all’acqua potabile e ad altri servizi pubblici, e molte non sono in grado di offrire sostegno ai rifugiati senza la cooperazione internazionale. Il Preambolo della Convenzione sullo status dei rifugiati si riferisce al fatto che garantire asilo può gravare di “un carico indebitamente pesante” alcuni paesi e afferma che non si può trovare una soluzione soddisfacente senza cooperazione internazionale. Credo che, nell’affrontare i bisogni dei rifugiati e degli sfollati interni, sia vitale che la comunità internazio-

nale tenga presente lo spirito di cooperazione internazionale che permea la Convenzione. Nella mia Proposta di pace dell’anno scorso sollecitavo lo sviluppo di programmi regionali di empowerment congiunti, dove i progetti educativi e di assistenza all’impiego abbracciassero sia i rifugiati sia le popolazioni locali, specialmente i giovani e le donne dei paesi riceventi. Attualmente in cinque paesi del Medio Oriente è in atto un’iniziativa dell’Onu che combina le operazioni di soccorso ai rifugiati con il sostegno alle comunità riceventi. Questa nuova modalità di aiuto, il Piano Regionale per i Rifugiati e la Resilienza (3RP), è stata progettata per fornire un supporto diretto ai rifugiati siriani e anche alle popolazioni dei paesi ospitanti, migliorando la qualità della vita e le opportunità di impiego attraverso il potenziamento delle infrastrutture sociali locali. Essa mira a costruire una struttura di cooperazione internazionale per contribuire a stabilizzare la regione e ad alleggerire il carico sopportato dalla Turchia e dal Libano, che hanno accettato un milione di rifugiati ciascuno, come anche le pressioni sui vicini Giordania, Iraq ed Egitto dove un gran numero di siriani ha cercato ricovero. A oggi il 3RP ha contribuito a migliorare le forniture di cibo e acqua potabile e l’assistenza sanitaria e di altro genere. Nel dicembre scorso sono state annunciate le politiche di base e gli scopi concreti per il futuro di queste iniziative. Invito i partecipanti al Summit umanitario mondiale a discutere e riflettere sul 3RP in modo da condividere sia le difficoltà sia gli strumenti migliori per affrontarle, e a esprimere il loro impegno a lavorare in maniera solidale per facilitare il progresso di queste attività,

25) Unicef (Fondo delle Nazioni Unite per l’infanzia), Centro stampa, “50 Years after Unicef Received Nobel Peace Prize, Children Still Face ‘Conflict and Crisis, Deprivation and Disadvantage’-- Unicef Chief Statement” (50 anni dopo il ricevimento del Premio Nobel per la pace da parte dell’Unicef i bambini affrontano ancora “conflitti e crisi, deprivazione e svantaggi”), 6 ottobre 2015, http://www.unicef.org/media/media_85742. html (ultimo accesso 26 gennaio 2016). 26) Cfr. Unhcr, “Worldwide Displacement Hits All-time High as War and Persecution Increase” (Massimo storico di sfollati a livello mondiale dovuto alla crescita delle guerre e delle persecuzioni), News Stories, 18 giugno 2015, http://www.unhcr.org/print/558193896.html (ultimo accesso 26 gennaio 2016).

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Il rispetto universale della dignità umana: la grande strada che porta alla pace

compreso il finanziamento alla cooperazione. Sollecito inoltre il governo giapponese ad attingere alla propria esperienza nell’erogazione di aiuti umanitari alla Siria e all’intera regione per espandere le attività di assistenza ai profughi, concentrandosi in particolar modo sull’assicurare un futuro migliore ai bambini. Ora in Turchia, in Libano e in altri luoghi i bambini siriani sfollati hanno qualche possibilità di frequentare le scuole pubbliche locali o i centri di educazione temporanei, ma più della metà è ancora priva di accesso alle scuole. Le Nazioni Unite hanno istituito piani per espandere le opportunità educative per i piccoli profughi. L’Unione europea sta lavorando con l’Unicef a sostegno dell’educazione per i bambini sfollati in Siria e nei paesi vicini; è mia fervida speranza che anche il governo giapponese svolga un ruolo consistente in questo campo. In collaborazione con l’Unchr, numerose università giapponesi hanno istituito un Programma di educazione superiore per i rifugiati che offre loro corsi di laurea. Per le generazioni più giovani occorrerebbe rendere disponibile una vasta gamma di queste opportunità educative. È importante che la società civile collabori nel rispondere agli imperativi umanitari come la crisi dei rifugiati. Mirando allo stesso scopo, cioè creare un mondo in cui la dignità di tutte le persone venga rispettata, la Sgi intende raddoppiare gli sforzi per promuovere l’educazione ai diritti umani. Questo è il quinto anno dall’adozione della Dichiarazione dell’Onu sull’educazione e la formazione ai diritti umani nella quale i membri delle Nazioni Unite si sono accordati per la prima volta su alcuni criteri internazionali per l’educazione ai diritti umani. Dato l’incremento a livello globale di episodi di discriminazione razziale e xenofobia, dovuti in particolare a pregiudizio e odio nei confronti

dei rifugiati, degli sfollati e dei migranti, penso che i seguenti due aspetti della Dichiarazione siano particolarmente salienti: promuovere lo sviluppo dell’individuo come membro responsabile di una società libera, pacifica, pluralista e inclusiva; contribuire alla prevenzione delle violazioni dei diritti umani e degli abusi, e alla lotta per sradicare ogni forma di discriminazione, razzismo, giudizio stereotipato e incitamento all’odio, compresi tutti gli atteggiamenti nocivi e i pregiudizi che alimentano tali comportamenti.27 Non basta dunque semplicemente astenersi da comportamenti discriminatori; piuttosto, è tassativo stabilire un’etica che respinga chiaramente ogni forma di violazione dei diritti umani radicata nel pregiudizio e nell’odio. In altre parole si tratta di far attecchire una cultura universale dei diritti umani per riuscire a costruire società autenticamente inclusive. Prima avevo citato il monito di Makiguchi, il primo presidente della Soka Gakkai, che non fare il bene equivale a fare il male. Riguardo alla costruzione di una cultura universale dei diritti umani, un’impresa in cui il comportamento e le azioni di ogni individuo svolgono un ruolo cruciale, dobbiamo rinnovare la nostra consapevolezza della gravità di non fare il bene. La Dichiarazione non si limita all’acquisizione di conoscenze riguardo ai diritti umani o ad approfondirne la comprensione, ma include esplicitamente lo sviluppo di atteggiamenti e comportamenti. Essa definisce inoltre l’educazione e la formazione ai diritti umani come «un processo che dura tutta la vita e che riguarda ogni fascia di età».28 Indica così gli elementi indispensabili per far fiorire appieno una cultura dei diritti umani.

27) Un General Assembly, “United Nations Declaration on Human Rights Education and Training” (Dichiarazione delle Nazioni Unite sull’educazione e la formazione ai diritti umani) A/RES/66/137 adottata dall’Assemblea generale, 19 dicembre 2011, http://daccess-dds-ny.un.org/doc/UNDOC/GEN/N11/467/04/ PDF/N1146704.pdf (ultimo accesso 26 gennaio 2016), pp. 3-4. 28) Ibidem, p. 3.

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Particolare della Tavola dell’alleanza che evidenzia alcuni cromosomi

Come organizzazione della società civile, la Sgi ha dato il suo sostegno a questa importante Dichiarazione dell’Onu fin dalla sua prima stesura. Dopo la sua adozione da parte dell’Assemblea generale, nel dicembre del 2011, ne abbiamo sostenuto gli obiettivi con mostre che mirano ad accrescere la consapevolezza dell’opinione pubblica e con un documentario in coproduzione dal titolo A Path to Dignity: The Power of Human Rights Education (Una via verso la dignità: il potere dell’educazione ai diritti umani). Nel 2013 Amnesty International, Human Rights Education Associates e la Sgi hanno fondato la Human Rights Education 2020 (Hre 2020), una coalizione globale della società civile per l’educazione ai diritti umani. Per sostenere e promuovere la Dichiarazione e il Programma

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mondiale per l’educazione ai diritti umani, la Hre 2020 ha pubblicato il Protocollo indicativo per l’educazione ai diritti umani (Human Rights Education Indicator Framework), uno strumento da usare come guida per migliorare la qualità dell’educazione e della formazione ai diritti umani nelle varie realtà nazionali. Per celebrare il quinto anniversario dell’adozione della Dichiarazione, la Sgi e altre organizzazioni che lavorano insieme nella Hre 2020 stanno preparando una nuova mostra sui diritti umani che esporrà i temi dei nuovi Sdg visti nell’ottica dei diritti umani. Mi auguro che questa mostra ispiri un impegno rinnovato rispetto al tipo di azione che può contribuire a generare un mondo in cui venga rispettata la dignità di tutte le persone.


Il rispetto universale della dignità umana: la grande strada che porta alla pace

Integrità ecologica e riduzione del rischio di catastrofi La grande forza dell’Accordo di Parigi per combattere il riscaldamento globale è stata la partecipazione pressoché universale dei governi mondiali: ciò dovrebbe contribuire a far sorgere un tipo di cooperazione nella quale ogni paese possa collaborare attivamente avendo in mente il bene dell’intera umanità

Desidero ora sottoporre alcune riflessioni relative alle attuali questioni ambientali e alla riduzione del rischio di catastrofi. Anzitutto vorrei considerare la questione della riduzione delle emissioni di gas serra che causano il riscaldamento globale. Nella ventunesima sessione della Conferenza delle parti (Cop21) nell’ambito della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sul cambiamento climatico (Unfccc), che si è tenuta lo scorso anno dal 30 novembre all’11 dicembre, è stato adottato l’Accordo di Parigi come nuovo protocollo internazionale per le iniziative mirate ad affrontare il riscaldamento globale. L’adozione dell’Accordo di Parigi costituisce una grande innovazione in quanto centonovantacinque paesi si sono unanimamente impegnati ad agire in base a una strategia comune. Sono stati spinti a farlo dalla crescente preoccupazione per le gravi conseguenze alle quali l’umanità andrà incontro se il rialzo della temperatura media del globo rispetto ai livelli preindustriali non sarà mantenuto al di sotto dei 2 gradi centigradi. Ogni governo ha stabilito un suo obiettivo, e anche se questi non sono vincolanti dal punto di vista legale si è

comunque registrato un accordo sull’impiego di politiche atte a realizzarli. Combattere il riscaldamento globale è un’ardua sfida, ma la grande forza dell’Accordo di Parigi è stata la partecipazione pressoché universale dei governi mondiali: ciò dovrebbe contribuire a far sorgere un tipo di cooperazione nella quale ogni paese possa collaborare attivamente avendo in mente il bene dell’intera umanità. L’Asia è una delle regioni che ha subito un aumento dell’incidenza di eventi climatici estremi. Alla luce di ciò vorrei fare appello a una cooperazione fra Cina, Giappone e Corea del Sud, insieme responsabili di un terzo delle emissioni globali di gas serra,29 per perseguire iniziative ambiziose e innovative. A novembre dello scorso anno si è tenuto a Seul il sesto Summit trilaterale fra Cina, Giappone e Corea, dopo un intervallo di tre anni e mezzo. Nelle scorse Proposte di pace e in altri contesti avevo più volte auspicato il superamento delle tensioni politiche per riuscire a riconvocare tali summit trilaterali; sono quindi particolarmente lieto di apprendere che la collaborazione è stata pienamente ristabilita e

29) Cfr. Iea (Agenzia Internazionale dell’Energia), “Key Trends in CO2 Emissions-Excerpt from: CO2 Emissions from Fuel Combustion (2015 Edition)” (Tendenze chiave delle emissioni di CO2-Estratto da: Emissioni di CO2 da combustione di carburante), https://www.iea.org/publications/freepublications/publication/ CO2EmissionsTrends.pdf (ultimo accesso 26 gennaio 2016), p. vi.

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Anche se le città occupano solo il due per cento della Terra, in realtà sono responsabili del settantacinque per cento delle emissioni di anidride carbonica e di più del sessanta per cento del consumo energetico. Se da un lato ciò indica che l’impronta ambientale delle città è davvero grande, dall’altro significa che se cambieranno le città, anche il mondo cambierà.

di Daisaku Ikeda

che si è concordato di tenere questi summit a cadenza regolare. La cooperazione trilaterale ha preso l’avvio con un lavoro nel campo dell’integrità ecologica che ne è rimasto il nucleo essenziale. Il meeting tripartito dei ministri dell’Ambiente (Temm) ha espresso l’opinione che l’Asia nordorientale costituisca «un’unica comunità ambientale».30 Le riunioni annuali dei ministri dell’ambiente hanno continuato a contribuire alla cooperazione sulle questioni ambientali anche in periodi di forti tensioni politiche. Nella speranza di incoraggiare un’ulteriore collaborazione in campo ambientale, l’anno scorso ho esortato i tre paesi a lavorare in direzione di un accordo formale per fare della regione un modello di sostenibilità. Se, oltre a ridurre l’inquinamento atmosferico e ad affrontare il problema delle tempeste di polvere e sabbia, si potesse incrementare la cooperazione regionale per combattere il cambiamento climatico, si realizzerebbe un passaggio determinante verso il conseguimento degli obiettivi stabiliti da ciascun paese nell’Accordo di Parigi. Si potrebbero creare occasioni concrete per condividere conoscenze e buone pratiche nel campo dell’efficienza energetica, delle energie rinnovabili e degli sforzi per minimizzare l’impronta ecologica delle attività economiche. Tali sinergie fra i tre paesi potrebbero accelerare la transizione verso un futuro “low-carbon” [l’economia “low-carbon” è fondata su un sistema di produzione e consumi a basso contenuto di carbonio, ovvero a ridotte emissioni di Co2 in atmosfera, n.d.t.]. Quest’anno il Summit trilaterale si terrà in Giappone. In concomitanza si svolgerà anche il Summit trilaterale della gioventù, che offrirà l’opportunità ai giovani rappresentanti di discutere di

cooperazione per la pace e l’integrità ecologica nell’Asia nordorientale. Vorrei esortare i leader dei tre paesi ad adottare una “promessa ambientale” di Cina, Giappone e Corea che si basi sulla cooperazione nella regione per contrastare i cambiamenti climatici entro il 2030, l’anno stabilito dall’Accordo di Parigi. Spero inoltre che il Summit della gioventù generi risultati che portino a realizzare una piattaforma per la condivisione di idee creative e di buone pratiche e a sostenere gli scambi fra i giovani per la collaborazione a progetti ambiziosi da loro stessi proposti. In aggiunta alla cooperazione intergovernativa, vorrei proporre che le città del mondo lavorino insieme per tracciare una strada che porti a promuovere gli scopi stabiliti nell’Accordo di Parigi. Anche se le città occupano solo il due per cento della Terra, in realtà sono responsabili del settantacinque per cento delle emissioni di anidride carbonica e di più del sessanta per cento del consumo energetico.31 Se da un lato ciò indica che l’impronta ambientale delle città è sproporzionatamente grande, dall’altro significa che se cambieranno le città, anche il mondo cambierà. Sicuramente l’alta densità della popolazione urbana implica che i problemi siano concentrati in un unico luogo, e così anche il carico ecologico. Ma per lo stesso motivo questa densità può facilitare la messa in atto di misure efficaci dal punto di vista dell’efficienza energetica e l’adozione di fonti di energia rinnovabili verso la transizione a una società a basso contenuto di carbonio. Il Patto dei Sindaci, inaugurato nel 2014 al Summit sul clima delle Nazioni Unite e che adesso include più di quattrocento città nel mondo, consente a ogni città di impegnarsi

30) Temm (Meeting tripartito dei ministri dell’Ambiente di Corea, Cina e Giappone), “Footprints of Temm: Historical Development of the Environmental Cooperation among Korea, China, and Japan from 1999 to 2010” (Impronte del Temm: sviluppo storico della cooperazione ambientale tra Corea, Cina e Giappone dal 1999 al 2010), 2010, http://www.temm.org/inc/fdn.jsp?fdir=temm_tm_others&fname=TEMM_0818.pdf (ultimo accesso 26 gennaio 2016), p. 2. 31) Cfr. UN, “Sustainable Development Goals Fact Sheet” (Scheda informativa sugli Obiettivi di sviluppo sostenibile), 2015, http://www.un.org/sustainabledevelopment/wp-content/uploads/2015/08/Factsheet_Summit.pdf (ultimo accesso 26 gennaio 2016), p. 6.

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Il rispetto universale della dignità umana: la grande strada che porta alla pace

pubblicamente in piani di riduzione dell’inquinamento puntando a obiettivi concreti. Quando le città entreranno in azione e le iniziative cominceranno a produrre risultati, i cittadini potranno percepire un senso di realizzazione tangibile. La convinzione e l’orgoglio che ne trarranno li ispireranno a prendere parte ulteriormente allo sforzo condiviso, dando un forte impulso nella direzione di una società sostenibile. Credo che le città possano generare un effetto a cascata che spingerà gli sforzi di ogni nazione verso la realizzazione degli obiettivi dell’Accordo di Parigi. In vista della Conferenza delle Nazioni Unite sullo Sviluppo Sostenibile (Rio+20) tenutasi nel 2012 – che ha dato inizio al processo di discussione concreta per la definizione degli Sdg – ho espresso la speranza che gli obiettivi post-2015 fossero accolti come un impegno personale e che ispirassero i cittadini a lavorare insieme per raggiungerli. Uno degli obiettivi elencati nell’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile è quello delle “città sostenibili”. Poiché l’accumulo di sforzi intrapresi nel proprio ambiente immediato può generare significativi impatti positivi sull’ambiente globale, il tema delle città sostenibili può dimostrare alle persone che il loro impegno è importante e di conseguenza stimolare un senso di realizzazione e orgoglio. Nell’ottobre di quest’anno si terrà a Quito, in Ecuador, la Conferenza delle Nazioni Unite su casa e sviluppo urbano sostenibile (Habitat III). Oltre ai rappresentanti dei governi nazionali, a questo incontro potranno partecipare anche portavoce di entità subnazionali per esprimere i loro punti di vista e condividere le loro buone pratiche, per costruire una solidarietà globale con l’obiettivo di creare città sostenibili.

L’attivista ambientale Wangari Maathai dichiarò che la sua esperienza alla Conferenza Habitat I del 1976, tenutasi a Vancouver, in Canada, l’aveva ispirata a fondare il movimento della Cintura verde (Green Belt) in Kenya: «Lo splendido scenario della Columbia britannica e la partecipazione a un evento con persone che condividevano la mia crescente preoccupazione per l’ambiente furono esattamente il tonico di cui avevo bisogno. […] Tornai in Kenya ricaricata e determinata a far funzionare la mia idea».32 Indipendentemente dal paese e dalla comunità in cui risiediamo, credo che tutti condividiamo il desiderio di lasciare ai nostri figli e nipoti un ambiente migliore. In precedenza ho fatto appello alla cooperazione a livello nazionale tra Cina, Giappone e Corea, e qui vorrei proporre che in concomitanza con Habitat III si tenga un forum per la cooperazione ambientale tripartita al quale partecipino i rappresentanti di governi subnazionali e le Ong attive in ambito ambientale. Come evento collaterale alla Terza conferenza mondiale dell’Onu sulla riduzione del rischio di catastrofi (Disaster Risk Reduction, Drr) tenutasi a Sendai nel marzo dello scorso anno, la Sgi ha sponsorizzato un simposio con rappresentanti delle organizzazioni della società civile coinvolte in questo ambito provenienti da Cina, Giappone e Corea. Chen Feng, vice segretario generale del Segretariato intergovernativo per la Cooperazione trilaterale, che ha sostenuto il simposio, ha affermato che, in quanto “vicini di casa”, un disastro in un paese avrebbe causato sofferenze anche negli altri due, e per questo motivo la cooperazione nella riduzione dei rischi deve sempre costituire una priorità.33 Lo stesso si può dire delle problematiche ambientali.

Quando le città entreranno in azione e le iniziative cominceranno a produrre risultati, i cittadini saranno in grado di percepire un senso di realizzazione tangibile. La convinzione e l’orgoglio che ne trarranno li ispireranno a prendere parte ulteriormente allo sforzo condiviso, dando un forte impulso nella direzione di una società sostenibile.

32) W. Maathai, op. cit., p. 130. 33) Sgi (Soka Gakkai Internazionale), “Panel at Sendai UN World Conference on Disaster Risk Reduction Highlights Opportunities for Cooperation between China, South Korea and Japan” (Un comitato di esperti alla Conferenza mondiale delle Nazioni Unite per la riduzione del rischio di catastrofi evidenzia le opportunità di cooperazione tra Cina, Corea del Sud e Giappone), comunicato stampa, 17 marzo 2015, http://www. sgi.org/in -focus/press-releases/panel-at-sendai-un-world -conference-on-disaster-risk-reduction-highlightsopportunities-for-cooperation-between-china-south-korea-and-japan.html (ultimo accesso 26 gennaio 2016).

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Di particolare interesse è il valore che deriva dall’impegno attivo e costante delle persone delle comunità locali. Tali attività rafforzano un senso condiviso dell’importanza degli ecosistemi locali. Quando negli anni a venire le persone coinvolte cammineranno nei luoghi in cui hanno lavorato, guarderanno il panorama con un senso ancora più profondo del suo valore.

di Daisaku Ikeda

Al momento oltre seicento località in Cina, Giappone e Corea hanno stabilito gemellaggi. Questa iniziativa trilaterale può contribuire a realizzare un lascito di amicizia di valore inestimabile per il futuro sviluppando una comprensione più profonda del fatto che le città, i paesi e i villaggi in cui si vive sono tutti parte di una comunità ambientale condivisa. Il secondo tema di cui desidero discutere è la riduzione del rischio di catastrofi basata sull’ecosistema (Eco-Ddr). Approssimativamente ottocento milioni di persone nel mondo oggi soffrono per fame e malnutrizione. Inoltre circa il trenta per cento del suolo coltivabile a livello mondiale, la base per la produzione globale di cibo, sta subendo un certo tasso di degrado.34 Un suolo sano svolge un ruolo importante nel ciclo del carbonio, nella conservazione e nel filtraggio dell’acqua, il che lo rende una componente cruciale dell’ecosistema. Ma troppo a lungo non è stata riservata a questo aspetto l’attenzione che meritava. Una volta degradato, il suolo coltivabile non si recupera facilmente: possono volerci più di mille anni perché si formi anche solo un centimetro di terreno fertile. Sebbene il ritmo della deforestazione globale netta sia rallentato, ogni anno vanno persi ancora tredici milioni di ettari di foreste, e ciò causa gravi preoccupazioni riguardo agli effetti sull’ambiente, come la perdita della biodiversità.35 Uno degli Sdg parla dell’importanza di fermare e invertire la tendenza all’impoverimento del suolo e della gestione sostenibile delle foreste mondiali. Sono sfide urgenti sia in termini di protezione dell’integrità ecologica del nostro pianeta sia di incremento del “sequestro del carbonio” [assorbimento di anidride carbonica atmosferica da parte delle foreste e sua trasformazione in carbonio organico benefico per il suolo, n.d.r.].

In anni recenti ha attirato crescente attenzione il ruolo che possono svolgere gli sforzi per proteggere l’ambiente nella riduzione del rischio di catastrofi. La consapevolezza di ciò è significativamente aumentata in seguito all’esperienza dello tsunami del 2004 nell’Oceano indiano. Alcuni studi hanno rivelato che i villaggi costieri protetti dalle foreste di mangrovie, che hanno svolto la funzione di scudo naturale, hanno subito danni notevolmente inferiori rispetto alle zone dove questa protezione era assente. Esempi di progetti di eco-riduzione del rischio includono la messa a dimora restaurativa di piante e vegetazione per stabilizzare le dune di sabbia, l’utilizzo di zone umide per mitigare gli effetti delle mareggiate generate dai cicloni e la “verdizzazione” delle città nella gestione delle alluvioni. Di particolare interesse è il valore che deriva dall’impegno attivo e costante delle persone delle comunità locali. Nelle regioni colpite dal terremoto e dallo tsunami del 2011 nel nordest del Giappone, anche i bambini hanno partecipato all’opera di messa a dimora di alberelli per ricostituire le foreste protettive sulle coste. Attività di questo tipo rafforzano un senso condiviso dell’importanza degli ecosistemi locali e invitano un gruppo sempre più ampio di partecipanti a immaginare come gli alberi che stanno piantando ora possano proteggere la vita delle persone in futuro. Quando negli anni a venire le persone coinvolte cammineranno nei luoghi in cui hanno lavorato, guarderanno il panorama con un senso ancora più profondo del suo valore. Avvertiranno l’importanza essenziale e al contempo ineffabile degli ecosistemi locali nella loro vita quotidiana così come la natura inestimabile del proprio impegno nel sostenere quell’ambiente anche in vista della riduzione del rischio di catastrofi. Questa consapevolezza crescerà insieme agli

34) Cfr. Fao (Organizzazione delle nazioni Unite per l’Alimentazione e l’Agricoltura), “Nothing Dirty Here: Fao Kicks Off International Year of Soils 2015” (Niente di sporco qui: la Fao lancia l’Anno internazionale dei suoli 2015), 4 dicembre 2014, http://www.fao.org/news/story/en/item/270812/icode/ (ultimo accesso 26 gennaio 2016). 35) Cfr. UN, “Sustainable Development Goals Fact Sheet,” p. 8.

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alberi che hanno piantato, ponendo le basi per una comunità davvero resiliente. In questo modo gli sforzi della gente di proteggere la propria ecologia locale comportano l’effetto diretto di alimentare un futuro di speranza per la comunità. Recentemente è stato lanciato il Programma di azione globale per l’educazione allo sviluppo sostenibile, che fa seguito al Decennio dell’Onu per l’educazione allo sviluppo sostenibile (Desd). Una delle priorità del programma è il coinvolgimento dei giovani, e in questo contesto vorrei incoraggiare con tutto il cuore i ragazzi e i bambini di tutto il mondo a partecipare attivamente alle iniziative di eco-riduzione del rischio come le campagne per piantare alberi. Il Protocollo di Sendai adottato alla Terza conferenza mondiale dell’Onu sulla riduzione del rischio di catastrofi nel marzo scorso evidenzia che la Drr «richiede l’impegno e la collaborazione di tutta la società»36 e identifica i bambini e i giovani come «agenti del cambiamento»37 che dovrebbero essere messi in grado di contribuire alla Drr.

Da quando la Sgi, insieme ad altre organizzazioni, ha proposto di stabilire il Desd nel 2002, ha esposto in varie parti del mondo le mostre di sensibilizzazione I semi del cambiamento: la Carta della Terra e il potenziale umano e Semi di speranza: visioni di sostenibilità, passi verso il cambiamento. Negli anni un gran numero di studenti, dalle scuole elementari alle superiori, ha visitato queste mostre rendendole uno strumento efficace per l’educazione ambientale. Una delle ragioni per cui la Sgi ha attribuito grande importanza all’educazione allo sviluppo sostenibile è il desiderio di promuovere l’apprendimento del legame indissolubile tra gli esseri umani e il loro ambiente e la creazione di una grande ondata di persone di tutte le età che abbiano quel “coraggio di mettere in pratica” che il presidente fondatore della Soka Gakkai Makiguchi considerava l’obiettivo cruciale dell’educazione. Auspichiamo che ciò le incoraggerà ad agire con determinazione nelle loro comunità. Credo che queste azioni a livello locale possano tracciare una via sicura ed efficace verso la protezione dell’ambiente globale.

36) Unisdr (Ufficio delle Nazioni Unite per la riduzione del rischio di catastrofi), “Sendai Framework for Disaster Risk Reduction 2015-2030” (Protocollo di Sendai per la riduzione del rischio di catastrofi 20152030), 2015, http://www.preventionweb.net/files/43291_sendaiframeworkfordrren.pdf (ultimo accesso 26 gennaio 2016), p. 13. 37) Ibidem, p. 23.

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di Daisaku Ikeda

Disarmo e proibizione delle armi nucleari è urgente regolamentare il commercio e la proliferazione delle armi convenzionali per evitare l’inasprirsi dei conflitti e prevenire il terrorismo, nonché arrivare al più presto alla proibizione ed eliminazione delle armi nucleari, di fatto essenzialmente inutilizzabili per la loro limitata efficacia militare e il loro catastrofico e irreversibile impatto umanitario Infine desidero avanzare alcune proposte riguardo al disarmo e alla proibizione delle armi nucleari. Il primo punto ha a che vedere con il rafforzamento dell’intelaiatura istituzionale per la prevenzione della proliferazione di armi convenzionali, che inasprisce le crisi umanitarie e contribuisce agli attacchi terroristici nel mondo. Ogni anno si perde un numero inimmaginabile di vite a causa dell’immissione di armi leggere in aree di conflitto. Il Trattato sul commercio delle armi, entrato in vigore il 24 dicembre del 2014, ha l’obiettivo di regolare il commercio delle armi convenzionali, da quelle leggere – spesso chiamate “le vere armi di distruzione di massa” – ai carri armati e ai missili. Esso però è stato finora ratificato solo da settantanove stati, e nessun accordo è stato raggiunto su problematiche chiave come un meccanismo di segnalazione dei trasferimenti internazionali di armi. La Prima conferenza degli stati parti del trattato sul commercio delle armi si è tenuta a Cancun, in Messico, nell’agosto del 2015. I partecipanti non sono riusciti a raggiungere un consenso su questioni cruciali come l’obbligo di rendere pubbliche queste segnalazioni e quali armi debbano eventualmente rientrarvi. A partire dalla mia Proposta di pace del 1999

ho ripetutamente sollecitato l’adozione di una regolamentazione del commercio di armi, che considero una tappa fondamentale nello sforzo per la realizzazione di un mondo pacifico in questo secolo. La crescente crisi dei rifugiati mostra quanto sia urgente e necessario utilizzare il Trattato sul commercio delle armi per porre fine alla proliferazione delle armi convenzionali. Il fatto che siano così largamente accessibili contribuisce al prolungamento e all’inasprimento del conflitto, costringendo numerosissime persone ad abbandonare le proprie case. Anche dopo la cessazione dei combattimenti armati permane il pericolo che il conflitto si riaccenda, e ciò scoraggia le persone dal tornare a casa. Le armi leggere, in particolare, possono essere trasportate e utilizzate con facilità, e ciò favorisce l’arruolamento forzato di soldati bambini. Si stima che nel mondo ci siano oltre trecentomila soldati bambini che rischiano ferite fisiche, traumi psicologici e la morte.38 È inoltre imperativo che il commercio internazionale di armi convenzionali sia rigidamente regolamentato allo scopo di prevenire la diffusione del terrorismo. La risposta globale al terrorismo può essere significativamente rafforzata attraverso la sinergia tra il Trattato sul commercio delle armi e le numerose con-

38) Cfr. UN SG Envoy on Youth (Office of the Secretary-General’s Envoy on Youth) (Ufficio dell’inviato per la gioventù del Segretario generale), “4 out of 10 Child Soldiers Are Girls” (4 soldati bambini su 10 sono femmine), 12 febbraio 2015, http://www.un.org/youthenvoy/2015/02/4-10-child-soldiers-girls/ (ultimo accesso 26 gennaio 2016).

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Il rispetto universale della dignità umana: la grande strada che porta alla pace

La Solenne promessa umanitaria (Humanitarian Pledge) Sappiamo adesso che le conseguenze immediate, a medio e a lungo termine, di qualsiasi esplosione nucleare sarebbero notevolmente più gravi di quanto si pensava in passato. L’uso delle armi nucleari avrebbe effetti su tutta la regione e anche sull’intero globo, minacciando potenzialmente la sopravvivenza stessa dell’umanità; perciò tutti gli stati condividono la responsabilità di prevenire qualsiasi uso di armamenti nucleari. Tuttavia queste armi di distruzione di massa non sono proibite dalla legislazione internazionale e la Solenne promessa umanitaria (Humanitarian Pledge) è l’impegno a colmare tale inaccettabile lacuna. La Solenne promessa umanitaria inizialmente fu emanata come la Solenne promessa dell’Austria, a conclusione della Conferenza di Vienna sull’impatto umanitario delle armi nucleari. Questo documento, attualmente firmato da centoventuno stati, cerca di dare impulso all’inizio dei negoziati per un trattato generale di messa fuorilegge degli armamenti nucleari. Per il testo completo cfr. www.icanw.org/pledge venzioni antiterrorismo stabilite finora. Dato l’impatto dannoso della proliferazione delle armi leggere, è impellente che la comunità internazionale utilizzi il Trattato sul commercio delle armi per interrompere i cicli di odio e violenza nel mondo. L’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile elenca i flussi illegali finanziari e di armi tra i fattori che causano violenza, mancanza di sicurezza e ingiustizia; uno degli obiettivi è la loro significativa riduzione entro il 2030. Incoraggio vivamente gli stati a ratificare prontamente il Trattato sul commercio delle armi come prova del loro impegno a realizzare questo obiettivo. Una completa accessibilità al pubblico dei dati, compresi quelli sul volume delle transazioni di armi, contribuirebbe ad aumentare la trasparenza e l’efficacia del funzionamento del Trattato. La seconda area di disarmo di cui vorrei trattare riguarda la proibizione e l’abolizione delle armi nucleari. L’anno scorso – settantesimo anniversario dello scoppio delle bombe atomiche su Hiroshima e Nagasaki – si è tenuta presso la sede delle Nazioni Unite a New York la Conferenza delle parti per la revisione del Trattato di non pro-

liferazione delle armi nucleari, che però si è conclusa senza raggiungere un accordo. Da quando il Documento conclusivo della Conferenza di revisione del 2010 ha fatto riferimento alla natura disumana dell’utilizzo delle armi nucleari e alla necessità di attenersi al Diritto umanitario internazionale, si è registrata una crescente preoccupazione globale per le catastrofiche conseguenze umanitarie delle armi nucleari, e si sono tenute tre conferenze sul tema. Ciò rende ancor più deplorevole il fatto che nella Conferenza di revisione del 2015 il divario tra gli stati nucleari e quelli non nucleari non sia stato colmato, e che gli stati parti del Trattato non siano riusciti a raggiungere un consenso in questo cruciale momento storico. C’è ancora speranza, però, grazie ad alcuni notevoli sviluppi, fra cui: la continua crescita del numero di paesi firmatari della “Solenne promessa umanitaria” (Humanitarian Pledge), un impegno a lavorare insieme per la risoluzione del problema delle armi nucleari; l’adozione nel dicembre 2015 da parte dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite di varie

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risoluzioni ambiziose che chiedono un deciso passo in avanti; il sempre più ampio impegno di organizzazioni basate sulla fede e il coinvolgimento dei giovani di fronte al crescente numero di appelli della società civile per la proibizione e l’abolizione delle armi nucleari.

Qual è il significato di una sicurezza nazionale garantita dalle armi nucleari, il cui uso produrrebbe inevitabilmente conseguenze catastrofiche con immense sofferenze e sacrifici in tutto il mondo? Che cosa esattamente sta proteggendo un regime di sicurezza le cui premesse sono la possibilità di infliggere danni irreparabili e devastazioni a un ingente numero di persone?

Dobbiamo sfruttare questi nuovi sviluppi per predisporre piani d’azione verso un mondo senza armi nucleari e iniziare concretamente a realizzarli. Il 6 gennaio di quest’anno la Corea del Nord ha condotto un test nucleare, aumentando così la preoccupazione della comunità internazionale riguardo alla proliferazione delle armi nucleari. Se le armi nucleari fossero impiegate in un conflitto, in qualsiasi luogo del mondo, comporterebbero effetti inimmaginabili sia in termini di quantità di vite perse sia di quantità di persone che ne patirebbero le conseguenze. Al momento nel mondo ci sono più di quindicimila testate nucleari. Il loro utilizzo potrebbe rendere vani in un solo istante tutti gli sforzi del genere umano per la risoluzione dei problemi globali. Prendendo come esempio la crisi dei rifugiati, le conseguenze di un’esplosione nucleare attraverserebbero i confini nazionali, quasi sicuramente determinando una crisi umanitaria di proporzioni ben maggiori di quella rappresentata dagli attuali sessanta milioni di rifugiati. Centinaia di milioni di persone potrebbero trovarsi nella condizione di dover fuggire per salvarsi. Allo stesso modo, nonostante gli sforzi profusi per prevenire il degrado del suolo – che si forma al ritmo di un centimetro ogni mille anni – un’esplosione nucleare inquinerebbe vaste porzioni della Terra. Recenti ricerche evidenziano con preoccupazione l’impatto devastante che un conflitto nucleare, anche geograficamente limitato, comporterebbe sull’ecologia globale; le conseguenze sul clima mondiale minerebbero la produzione di cibo provocando una “carestia nucleare”.

Fino a questo momento gli sforzi per combattere la povertà e migliorare la salute pubblica attraverso gli Mdg hanno prodotto risultati significativi, e quest’opera sarà portata avanti dagli Sdg nel campo della riduzione del rischio di catastrofi e in quello delle città sostenibili. L’esistenza di armi nucleari minaccia di rendere vano tutto ciò. Qual è quindi il significato di una sicurezza nazionale garantita dalle armi nucleari, il cui uso produrrebbe inevitabilmente conseguenze catastrofiche con immense sofferenze e sacrifici in tutto il mondo? Che cosa esattamente sta proteggendo un regime di sicurezza le cui premesse sono la possibilità di infliggere danni irreparabili e devastazioni a un ingente numero di persone? Non è forse un sistema in cui il vero obiettivo della sicurezza nazionale – proteggere le persone e la loro vita – è stato abbandonato? Nel 1903, agli inizi di quella fase di competizione militare globale che continua ancora oggi, il presidente fondatore della Soka Gakkai Makiguchi sostenne che quando un certo tipo di competizione si rivela inefficace a raggiungere i suoi obiettivi si arriva a una trasformazione nella forma e nella natura della stessa competizione umana. «Quando le ostilità continuano per un lungo periodo di tempo diversi aspetti della vita quotidiana vengono influenzati e ciò porta inevitabilmente all’esaurimento della forza della nazione. Tali perdite non possono essere compensate da ciò che si conquista attraverso la guerra».39 I limiti della competizione militare sottolineati da Makiguchi sono stati evidenti nel corso delle due guerre mondiali e nella competizione nucleare iniziata con la guerra fredda che persiste ancora oggi. Quanto più l’impatto umanitario e la limitata efficacia militare delle armi nucleari diventano lampanti, tanto più è evidente che queste armi sono essenzialmente inutilizzabili. La competizione militare ha raggiunto i suoi limiti e ora possiamo cogliere segnali della comparsa di un nuovo

39) T. Makiguchi, Makiguchi Tsunesaburo zenshu, op. cit., vol. 2, p. 395.

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tipo di competizione internazionale incentrato sul mutuo impegno verso obiettivi umanitari. Un esempio di ciò si può trovare in vari contributi del Sistema di monitoraggio internazionale (International Monitoring System, Ims) istituito con l’adozione del Trattato per la messa al bando totale degli esperimenti nucleari (Comprehensive Nuclear-Test-Ban Treaty, Ctbt) nel 1996. Affinché il Ctbt entri in vigore occorre ancora la ratifica da parte di otto paesi, ma l’Ims, avviato dalla Commissione preparatoria del Ctbto per individuare esplosioni nucleari in ogni parte del mondo, è già operativo. La sua funzione centrale si è palesata in occasione della rapida individuazione delle onde sismiche e delle radiazioni nel recente test

nucleare nordcoreano. Inoltre la rete globale Ims è stata usata per raccogliere dati sui disastri naturali e sull’impatto del cambiamento climatico. Alcuni esempi: fornire informazioni su terremoti sottomarini per i centri di allerta tsunami; sorvegliare in tempo reale le esplosioni vulcaniche al fine di permettere alle autorità dell’aviazione civile di diffondere avvisi tempestivi; avere traccia di eventi climatici su vasta scala e del collasso dei banchi di ghiaccio galleggianti. Il sistema è stato paragonato a un gigantesco stetoscopio per la Terra. Come evidenziato dal Segretario generale dell’Onu Ban Ki-moon, «persino prima di entrare in vigore, il Ctbt sta già salvando delle vite».40 Infatti, il Trattato e il suo regime di

Il Trattato per la messa al bando totale degli esperimenti nucleari Il Trattato per la messa al bando totale degli esperimenti nucleari (Comprehensive NuclearTest-Ban Treaty, Ctbt) proibisce qualsiasi esperimento o detonazione di ordigni nucleari. Per verificare che ne siano rispettate le prescrizioni il Trattato stabilisce una rete globale di monitoraggio e consente ispezioni sul posto in caso di eventi sospetti. La Commissione preparatoria della Ctbto (Comprehensive Nuclear-Test-Ban Treaty Organization) fu istituita nel 1996 con sede a Vienna, in Austria. È un’organizzazione ad interim che ha il compito di costruire un regime di verifica del Ctbt in preparazione dell’entrata in vigore del Trattato e ha anche la funzione di incoraggiare tutti i paesi a ratificarlo. Attualmente centottantatré paesi hanno firmato il Trattato e centosessantaquattro di loro lo hanno anche ratificato, fra cui tre stati detentori di armi nucleari: Francia, Federazione russa e Regno Unito. Ma prima che il Ctbt possa entrare in vigore, quarantaquattro paesi che possiedono tecnologie nucleari devono firmarlo e ratificarlo; di questi attualmente ne mancano ancora otto: Cina, Egitto, India, Iran, Israele, Corea del Nord, Pakistan e Stati Uniti. L’India, la Corea del Nord e il Pakistan non lo hanno nemmeno firmato.

40) K. Ban, Video Message to the Conference “Comprehensive Nuclear Test-Ban Treaty: Science and Technology 2011” (Videomessaggio alla Conferenza “Trattato per la messa al bando totale degli esperimenti nucleari: scienza e tecnologia”), 8 giugno 2011, https://www.ctbto.org/fileadmin/user_upload/ SandT_2011/statements/statement-un-secretary-general.pdf (ultimo accesso 26 gennaio 2016).

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Quelli che il mio maestro chiamava “artigli” celati nelle profondità delle armi nucleari corrispondono a un modo di pensare che avvelena la civiltà contemporanea, cioè il perseguimento dei propri obiettivi a tutti i costi, della propria sicurezza e degli interessi nazionali a spese dei popoli di altri paesi, e dei propri scopi immediati incuranti dell’impatto sulle generazioni future.

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controllo, originariamente pensati per limitare la corsa alla proliferazione degli armamenti nucleari, sono diventati strumenti di salvaguardia umanitaria essenziali, che proteggono la vita di un gran numero di persone. Sono passati vent’anni dall’adozione del Trattato. Faccio appello agli otto stati che non lo hanno ancora fatto affinché ratifichino il Ctbt il prima possibile allo scopo di aumentarne l’efficacia e assicurare che sul nostro pianeta non si possano mai più fare esperimenti con armi nucleari. Naturalmente dobbiamo accelerare gli sforzi verso il disarmo nucleare e l’abolizione di queste armi. Al contempo dobbiamo sviluppare ulteriormente il genere di attività fornite dal Ctbt per stimolare la realizzazione di un mondo che dia la massima priorità agli obiettivi umanitari. Nel settembre del 1957, mentre gli antagonismi della guerra fredda continuavano ad aggravarsi e la corsa agli armamenti accelerava, il mio maestro Josei Toda pronunciò una dichiarazione per l’abolizione delle armi nucleari: «Anche se nel mondo ha preso vita un movimento per la messa al bando degli esperimenti sulle armi atomiche, è mio desiderio andare oltre, affrontare il problema alla radice. Desidero rivelare e strappare gli artigli che si celano nelle profondità di quelle armi».41 Pur esprimendo il proprio accordo con le voci sincere delle persone che in tutto il modo chiedevano l’abolizione dei test nucleari, Toda andò oltre e sottolineò che una soluzione autentica era possibile solo superando il disprezzo per la vita che soggiace a un sistema di sicurezza nazionale basato sulle sofferenze e sul sacrificio di innumerevoli cittadini. Quelli che il mio maestro chiamava “artigli” celati nelle profondità delle armi nucleari corrispondono a un modo di pensare che avvelena la civiltà contemporanea, cioè il perseguimento dei propri obiettivi a tutti i costi, della propria

sicurezza e degli interessi nazionali a spese dei popoli di altri paesi, e dei propri scopi immediati incuranti dell’impatto sulle generazioni future. Con le sue parole nel cuore mi sono adoperato per la risoluzione del problema delle armi nucleari, con la convinzione che il successo di questa impresa potrebbe avviare il mondo in una direzione nuova e più umana. Gli stati possessori di armamenti nucleari e i loro alleati sposano l’idea di non avere altra scelta se non quella di mantenere un deterrente nucleare fintanto che queste armi esisteranno. Possono anche credere che possedere un deterrente nucleare garantisca loro il controllo, ma la verità è che i pericoli di una detonazione o di un lancio accidentale si moltiplicano proporzionalmente al numero di armi nucleari e di stati che le possiedono. Viste da questa prospettiva, le armi nucleari possedute da uno stato tengono in mano i destini non solo di quel paese ma di tutta l’umanità. Sono passati vent’anni da quando la Corte internazionale di giustizia (Icj) ha emanato una Opinione consultiva sulla legalità della minaccia o dell’uso di armi nucleari. Citando l’articolo VI dell’Npt essa afferma: «Sussiste un obbligo a perseguire in buona fede e a portare a termine negoziati che conducano al disarmo nucleare in tutti i suoi aspetti sotto un severo ed efficace controllo internazionale».42 Ma negoziati in buona fede che coinvolgano tutti gli stati possessori di armamenti nucleari non sono neppure iniziati e non sembrano esserci prospettive di disarmo raggiungibili in un futuro prevedibile. Questo stato di cose è intollerabile. Nel tentativo di uscire da questo vicolo cieco, alla Conferenza di revisione del Npt 2015 è stata sottoposta la Solenne promessa umanitaria. Finora ben più della metà degli stati membri dell’Onu, cioè centoventuno paesi, ha aggiunto la propria voce all’appello per cooperare con tutte le parti interessate, le organizzazioni

41) J. Toda, op. cit., vol. 4, p. 565. 42) Icj (Corte Internazionale di Giustizia), Legality of the Threat or Use of Nuclear Weapons (Legalità della minaccia o dell’uso di armi nucleari) Advisory Opinion (Opinione consultiva), in Icj Reports 1996, 8 luglio 1996, http://www.icj-cij.org/docket/files/95/7495.pdf (ultimo accesso 26 gennaio 2016), p. 267.

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internazionali e la società civile, negli «sforzi per stigmatizzare, proibire ed eliminare le armi nucleari». Tale promessa esorta tutti gli stati, con priorità immediata, a «identificare e mettere in atto misure efficaci per colmare la lacuna legale relativa alla proibizione e all’eliminazione delle armi nucleari».43 Nell’autunno scorso, in seguito alla sottomissione di numerose risoluzioni con la richiesta di tali misure efficaci, l’Assemblea generale dell’Onu ha adottato una risoluzione che istituisce un Gruppo di lavoro aperto a tutti gli stati membri (Open-Ended Working Group, Oewg) con lo scopo di impegnarsi in deliberazioni sostanziali verso questo obiettivo. La risoluzione afferma che l’Oewg si riunirà a Ginevra quest’anno «con la partecipazione e il contributo di organizzazioni internazionali e rappresentanti della società civile» e che i partecipanti dovranno «fare il massimo sforzo per raggiungere un accordo generale».44 Spero fermamente che l’Oewg riesca a superare l’impasse che ha bloccato la Conferenza di revisione dell’Npt e a realizzare l’obbligo stabilito dall’Opinione consultiva dell’Icj «a perseguire in buona fede e a portare a termine negoziati che conducano al disarmo nucleare». Alla luce delle conseguenze umanitarie di qualsiasi uso delle armi nucleari, rivolgo un appello affinché l’Oewg, nel prendere in considerazione le preoccupazioni e integrare nelle proprie deliberazioni le voci della società civile, consideri i seguenti tre punti:

rimozione delle forze di rappresaglia nucleari dallo stato di massima allerta; ritiro dell’ombrello nucleare; cessazione della modernizzazione delle armi nucleari. I primi due punti dovrebbero essere resi effettivi al più presto data l’attuale evidenza che le armi nucleari sono inutilizzabili sia per le conseguenze umanitarie sia per la loro inefficacia dal punto di vista militare. Qui va ricordato che l’uso delle armi chimiche e biologiche – che fu sviluppato in un clima di intensa competizione nel corso dei due conflitti mondiali – adesso è considerato illecito a causa delle loro conseguenze umanitarie. Come ha affermato senza mezzi termini l’Alto rappresentante dell’Onu per il disarmo Angela Kane: «Quanti stati attualmente si vanterebbero di essere stati “dotati di armi biologiche” o “dotati di armi chimiche”? Chi si azzarderebbe adesso a dichiarare che la peste bubbonica o la poliomielite si possono usare legittimamente come armi in qualsiasi circostanza, per attacco o rappresaglia? Chi parla di un ombrello di armi biologiche?».45 In particolar modo il Documento finale della Conferenza di revisione dell’Npt del 2010 ha chiesto urgentemente agli stati nucleari di «ridurre il ruolo e il significato delle armi nucleari in tutte le politiche, le dottrine e i concetti militari e di sicurezza».46 In tal senso è interessante osservare che un

43) Ican (Campagna internazionale per la messa al bando delle armi nucleari), “Humanitarian Pledge” (Solenne promessa umanitaria), 2015, http://www.icanw.org/pledge/ (ultimo accesso 25 dicembre 2015). 44) Assemblea generale delle Nazioni Unite, “Taking forward Multilateral Nuclear Disarmament Negotiations” (Far avanzare i negoziati per il disarmo nucleare multilaterale), A/RES/70/33, adottata dall’Assemblea generale, 7 dicembre 2015, http://www.un.org/ga/search/view_doc.asp?symbol=A/RES/70/33 (ultimo accesso 26 gennaio 2016), p. 3. 45) A. Kane, “Disarmament: The Balance Sheet” (Disarmo: il bilancio), 2014 Foreign Policy Lecture, 7 aprile 2014, https://unoda-web.s3.amazonaws.com/wp-content/uploads/2014/04/HR_statement_NZ_Wellington_NZIIA.pdf (ultimo accesso 26 gennaio 2016), p. 2. 46) Assemblea generale delle Nazioni Unite, “2010 Review Conference of the Parties to the Treaty on the Non-Proliferation of Nuclear Weapons. Final Document (Conferenza di Revisione delle parti sul Trattato di Non proliferazione delle armi nucleari 2010. Documento finale), vol. 1” NPT/Conf.2010/50 (vol. 1), 18 giugno 2010, http://www.un.org/ga/search/view_doc.asp?symbol=NPT/CONF.2010/50%20%28VOL.I%29 (ultimo accesso 26 gennaio 2016), p. 21.

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Hibakusha In giapponese si chiamano hibakusha i sopravvissuti ai bombardamenti atomici di Hiroshima e Nagasaki, i loro figli e i loro nipoti; questo termine significa letteralmente “persone colpite dall’esplosione”. Secondo la legge per il soccorso ai sopravvissuti alla bomba atomica, in vigore in Giappone, esistono varie categorie di hibakusha: le persone esposte direttamente ai bombardamenti nucleari; quelle che si trovavano nel raggio di 2 km dall’epicentro entro due settimane dall’esplosione; quelle esposte alla ricaduta di particelle radioattive in genere; quelle esposte nell’utero della madre. Tuttavia di recente il termine hibakusha è stato impiegato per riferirsi a tutte le persone che in ogni luogo del mondo sono state esposte alle radiazioni, da quelle legate alla catena di produzione del combustibile nucleare fino all’uso e alla produzione di armi, specialmente nel caso dei test nucleari, a quelle causate dai processi relativi alla creazione e alla produzione di energia nucleare.

gruppo di stati fra cui il Brasile ha sottoposto all’Assemblea generale dell’ottobre 2015 una risoluzione che incoraggia «tutti gli stati che appartengono ad alleanze regionali che includono qualche stato nucleare a promuovere ulteriormente una riduzione del ruolo degli armamenti nucleari».47

Un’altra risoluzione sottoposta nella stessa sessione, che vedeva il Giappone fra i principali promotori, si appellava «agli stati interessati affinché continuassero a rivedere le loro politiche, dottrine e concetti militari e di sicurezza avendo in mente un’ulteriore riduzione del ruolo e del significato che in essi rivestono le armi nucleari».48 Credo che il Giappone dovrebbe essere all’avanguardia nel trasformare il suo regime di sicurezza attualmente basato sulla deterrenza estesa dell’ombrello nucleare statunitense. Alla vigilia del G7 previsto nel maggio di quest’anno, ad aprile si terrà a Hiroshima l’incontro dei ministri degli esteri del G7. Auspico che la loro agenda contenga anche argomenti quali la natura disumana delle armi nucleari, le questioni della non proliferazione e quelle legate al programma nucleare nordcoreano, insieme alla riduzione del ruolo degli armamenti nucleari come passo verso la denuclearizzazione del Nordest asiatico. Del terzo punto, la modernizzazione delle armi nucleari, avevo già parlato nella mia Proposta di pace dell’anno scorso. Continuando a spendere più di cento miliardi di dollari all’anno per mantenere queste armi, rischiamo di consolidare permanentemente la grottesca disuguaglianza del nostro mondo. Una risoluzione sottoposta all’Assemblea generale delle Nazioni Unite dal Sud Africa e da altri stati nell’ottobre 2015 osservava che «in un mondo in cui i bisogni umanitari di base non sono ancora stati soddisfatti, le vaste risorse stanziate per la modernizzazione degli arsenali nucleari potrebbero invece essere dirette alla realizzazione degli Obiettivi di sviluppo soste-

47) Assemblea generale delle Nazioni Unite, “Towards A Nuclear-weapon-free World: Accelerating the Implementation of Nuclear Disarmament Commitments” (Verso un mondo libero dalle armi nucleari: accelerare l’implementazione degli impegni per il disarmo nucleare), A/RES/70/51, adottata dall’Assemblea generale, 7 dicembre 2015, http://www.un.org/en/ga/search/view_doc.asp?symbol=A/RES/70/51 (ultimo accesso 26 gennaio 2016), p. 5. 48) Assemblea generale delle Nazioni Unite, “United Action Towards the Total Elimination of Nuclear Weapons” (Azione congiunta verso l’eliminazione totale delle armi nucleari), A/RES/70/40, adottata dall’Assemblea generale, 7 dicembre 2015, http://www.un.org/en/ga/search/view_doc.asp?symbol=A/RES/70/40 (ultimo accesso 26 gennaio 2016), p. 3.

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Daniela Papadia mentre allestisce la performance a Piazza del Campidoglio, la prima manifestazione dopo il banchetto inaugurale nel carcere di Rebibbia del 12 giugno 2014, in occasione del quale erano state lasciate dai commensali parole simboliche poi riportate sui piatti in mostra sopra la tavola

nibile».49 Se la modernizzazione delle armi nucleari proseguirà al ritmo attuale, potremo essere certi che almeno per diverse generazioni l’umanità sarà ancora costretta a vivere sotto la minaccia delle armi nucleari. Anche supponendo che tali armamenti non vengano usati, l’impiego di risorse in questa direzione sarebbe di grave impedimento al raggiungimento degli Sdg e ostacolerebbe ogni significativo miglioramento delle disuguaglianze che affliggono la società globale. Nelle parole del rappresentante sudafricano: «Il disarmo nucleare non è soltanto un obbligo legale internazionale ma anche un imperativo morale ed etico».50 Penso che queste parole esprimano potentemente i sentimenti dei sopravvissuti alle bombe atomiche di Hiroshima e Nagasaki che hanno patito sofferenze indescrivibili, e degli altri hibakusha gravemente colpiti dalle ricerche e dagli esperimenti sulle armi nucleari in varie parti del mondo. Esse sono in sintonia anche con quei governi che hanno abbracciato la Solenne promessa umanitaria e con tutti i popoli del mondo che amano e desiderano la pace.

49) Assemblea generale delle Nazioni Unite, “Ethical Imperatives for A Nuclear-weapon-free World” (Imperativi etici per un mondo libero dalle armi nucleari), A/RES/70/50, adottata dall’Assemblea generale, 7 dicembre 2015, http://www.un.org/en/ga/search/view_doc.asp?symbol=A/RES/70/50 (ultimo accesso 26 gennaio 2016), p. 3. 50) Assemblea generale delle Nazioni Unite, “Statement by South Africa during the Thematic Debate on Nuclear Weapons” (Dichiarazione del Sud Africa durante il dibattito tematico sulle armi nucleari), 19 ottobre 2015, http://statements.unmeetings.org/media2/7653271/south-africa-19th.pdf (ultimo accesso 26 gennaio 2016), p. 2.

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La generazione del cambiamento Più di ogni altra cosa, sarà la profondità dell’impegno e della promessa che vivono nel cuore delle giovani generazioni a trasformare un mondo in cui le armi nucleari minacciano la vita in un luogo dove tutte le persone possano vivere in pace e manifestare appieno la propria dignità intrinseca

Alla Conferenza di revisione dell’Npt i rappresentanti di varie confessioni religiose, fra cui cristiani, ebrei e musulmani e anche la Sgi, hanno sottoposto una dichiarazione congiunta dal titolo “Comunità di fede preoccupate delle conseguenze umanitarie delle armi nucleari”. In essa si legge: «Le armi nucleari sono del tutto incompatibili con i valori sostenuti dalle nostre rispettive tradizioni di fede – il diritto delle persone di vivere in sicurezza e dignità; i dettami della coscienza e della giustizia; il dovere di proteggere i più vulnerabili e di amministrare una gestione del pianeta che lo tuteli per le generazioni future.[ …] Noi chiediamo che gli stati intraprendano il prima possibile negoziati per un nuovo strumento legale che proibisca le armi nucleari all’interno di un forum aperto a tutti gli stati, e che nessuno abbia la facoltà di bloccare».51 In precedenza ho accennato all’analisi dell’evoluzione della competizione tratteggiata dal presidente fondatore della Soka Gakkai, Tsunesaburo Makiguchi. Sicuramente è giunto il momento di riconoscere il totale fallimento del-

la logica che soggiace al nucleare, cioè quella della competizione delle armi, sia da un punto di vista puramente militare sia per il grave fardello che continua a imporre al nostro mondo. Spero vivamente che l’Oewg, che si riunirà quest’anno a Ginevra, si impegni in un dibattito costruttivo per tracciare un piano d’azione per identificare le misure necessarie al «raggiungimento e al mantenimento di un mondo senza armi nucleari»52 grazie allo sforzo congiunto di tutti gli stati membri delle Nazioni Unite. Spero che l’Oewg lavori avendo chiaramente in mente la Conferenza ad alto livello sul disarmo nucleare delle Nazioni Unite che dovrebbe tenersi non più tardi del 2018, e che ciò possa condurre all’inizio dei negoziati per un trattato che proibisca le armi nucleari. Il prossimo anno cadrà il sessantesimo anniversario della dichiarazione per l’abolizione delle armi nucleari del secondo presidente della Soka Gakkai Josei Toda. È a tale dichiarazione che la Sgi si ispira nelle sue attività di costruzione di un ampio sostegno da parte dell’opinione pubblica per un mondo libero

51) Assemblea generale delle Nazioni Unite, “NPT NGO Presentation: Faith Communities Concerned about the Humanitarian Consequences of Nuclear Weapons” (Presentazione Npt Ong: Comunità di fede preoccupate delle conseguenze umanitarie delle armi nucleari), 2015 Review Conference of the Parties to the Treaty on the Non-Proliferation of Nuclear Weapons (Npt) (Conferenza di revisione delle parti del Npt 2015), 27 aprile-22 maggio 2015, Dichiarazione del 1 maggio, http://www.un.org/en/conf/npt/2015/statements/ pdf/individual_6.pdf (ultimo accesso 26 gennaio 2016). 52) Assemblea generale delle Nazioni Unite, “Taking forward Multilateral Nuclear Disarmament Negotiations”, A/RES/70/33, adottata dall’Assemblea Generale, 7 dicembre 2015, http://www.un.org/ga/search/ view_doc.asp?symbol=A/RES/70/33 (ultimo accesso 26 gennaio 2016), p. 1.

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Il rispetto universale della dignità umana: la grande strada che porta alla pace

dalle armi nucleari. Siamo determinati a giungere alla proibizione e all’abolizione di queste armi; sarà un’iniziativa dei popoli del mondo, quasi una “legge internazionale della gente”, che si realizzerà grazie all’opera di tante forze diverse, sia governative sia della società civile. Il Summit internazionale dei giovani per l’abolizione delle armi nucleari, tenuto a Hiroshima lo scorso agosto, ha formulato una promessa solenne in cui si dichiara: «Le armi nucleari sono il simbolo di un’epoca ormai superata; un simbolo che pone una notevole minaccia alla nostra realtà presente e per il quale non c’è posto nel futuro che intendiamo creare».53 Il Summit, organizzato da sei gruppi fra cui la Sgi, ha visto la partecipazione di giovani provenienti da ventitré paesi e anche del delegato per i giovani del Segretario generale dell’Onu, Ahmad Alhendawi. I partecipanti hanno promesso solennemente di far conoscere al mondo e al futuro le esperienze degli hibakusha, di accrescere la consapevolezza dei loro coetanei e di intraprendere varie iniziative per proteggere il futuro comune dell’umanità. Lo scorso ottobre a New York sono stati presentati sia il lavoro sia i risultati del Summit dei giovani in un evento collaterale al Primo Comitato dell’Assemblea generale, che si occupa di disarmo e di sicurezza internazionale. L’evento si è concentrato sulle azioni che le nuove generazioni possono intraprendere, sia alle Nazioni Unite sia nelle rispettive comunità, per contribuire ad aprire una strada verso un mondo libero dalle armi nucleari. Lavorando al fianco di individui e gruppi che

condividono queste idee, desideriamo fornire un sostegno affinché questi summit per l’abolizione delle armi nucleari continuino a svolgersi costantemente. Per citare nuovamente la promessa solenne dei giovani: «Abolire le armi nucleari è nostra responsabilità; è nostro diritto e non rimarremo più fermi a guardare che vadano sprecate le opportunità di abolizione delle armi nucleari. Noi giovani, in tutta la nostra diversità e con profonda solidarietà, promettiamo solennemente di realizzare questo scopo. Noi siamo la generazione del cambiamento».54 Se questa promessa pronunciata a Hiroshima dai giovani di tutto il mondo metterà radici nel cuore delle persone di tutto il pianeta, non ci saranno più barriere insormontabili né scopi irrealizzabili. Più di ogni altra cosa, sarà la profondità dell’impegno e della promessa che vivono nel cuore delle giovani generazioni a trasformare un mondo in cui le armi nucleari minacciano la vita e la dignità delle persone in un luogo dove tutti possano vivere in pace e manifestare appieno la propria dignità intrinseca. La Sgi promette solennemente di offrire il proprio incrollabile sostegno all’abolizione delle armi nucleari e al raggiungimento degli Obiettivi di sviluppo sostenibile basandosi sulla solidarietà dei giovani, la generazione del cambiamento. In questo modo continueremo a lavorare per un mondo, una società globale, in cui nessuno venga lasciato indietro.

«Abolire le armi nucleari è nostra responsabilità. Noi giovani, in tutta la nostra diversità e con profonda solidarietà, promettiamo solennemente di realizzare questo scopo. Noi siamo la generazione del cambiamento».

(Traduzione di Marialuisa Cellerino)

53) International Youth Summit for Nuclear Abolition (Summit internazionale dei giovani per l’abolizione delle armi nucleari), “Generation of Change: A Youth Pledge for Nuclear Abolition” (La generazione del cambiamento: una solenne promessa dei giovani per l’abolizione delle armi nucleari), 30 agosto 2015, http://internationalyouthsummit.org/pledge/ (ultimo accesso 26 gennaio 2016). 54) Ibidem.

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OMAGGIO

NANNI SALIO

In memoriam di Roberto Minganti

Nanni Salio ci ha lasciato la sera di lunedì 1 febbraio 2016. Esattamente venti anni prima, nel febbraio del 1996, l’Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai stava preparando a Roma la sua prima mostra sui diritti umani e, tra gli eventi paralleli, si era organizzata una serie di conferenze presso L’Università La Sapienza. Un’intera sessione era dedicata alla nonviolenza: qualcuno – cui sarò sempre grato – mi consigliò di sentire Nanni per invitarlo. Fu sufficiente una breve telefonata al Centro Sereno Regis per metterci d’accordo: rispose direttamente lui al centralino e rimase colpito dal fatto che alla conferenza avrebbero partecipato molti giovani. Lo andai a prendere alla stazione Termini il 12 febbraio: non lo conoscevo di persona e lo vidi arriva-

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re quasi nascosto dal suo gigantesco e inseparabile zaino pieno di libri. Durante la cena, tra me buddista in fieri e forse inconsapevole nonviolento e lui infaticabile attivista, divulgatore, teorico e creativo della nonviolenza, scattò qualcosa di particolare. Rimasi sorpreso dalla modestia e dalla forza con cui parlava delle sue convinzioni, da come mi ascoltava in un silenzio attento mentre – probabilmente – mi studiava a fondo. Insomma, quella sera trovai un nuovo, importante amico e punto di riferimento per la trasformazione della cultura violenta che abita dentro e fuori di me. Il giorno successivo, al termine della sua conferenza “Il futuro della pace e il potere della nonviolenza” (cfr. DuemilaUno, 56, 28), il professor Aldo Visalberghi rimase a bocca aperta e

mi disse: «È troppo bravo». Da quel lontano 1996 fino a oggi Nanni ha sostenuto con pazienza e immensa disponibilità tutte le iniziative della Soka Gakkai: mostre dedicate ai padri della nonviolenza, articoli per i nostri giornali, incontri formativi e, non ultima, la pubblicazione del libro Daisaku Ikeda. Maestro di dialogo di Prisca Giaiero. Appena ne avevo la possibilità, nel corso degli anni, salivo a Torino per incontrarlo e riempirlo di domande, ma soprattutto per stare vicino a lui. Col tempo Nanni aveva costruito una rete fortissima di contatti con tutto il mondo e, grazie anche a questa, riusciva a fornire, sui temi che sentiva urgenti, una serie di controinformazioni – o per meglio dire di informazioni corrette – che aprivano gli occhi di chi lo ascoltava a una visione globale della

quale non si trovava traccia sui media. Ma non solo: raccontava anche una Storia che non appare nei libri di scuola, una Storia di cui – tranne poche eccezioni – ero completamente digiuno. «Una delle obiezioni che sentiamo fare dai “dubbiosi della nonviolenza” – scriveva – è la seguente: “Cosa si può fare di fronte a un avversario duro, insensibile, determinato a usare la violenza come i nazisti?” Secondo altri “le guerre ci sono sempre state e sempre ci saranno”. Entrambe queste affermazioni esprimono preoccupazioni reali, ma vedono solo una faccia della realtà, quella violenta, e non colgono l’aspetto nonviolento della storia umana, che è pur sempre presente. Gandhi sosteneva che se la storia fosse stata solo una storia di violenza e di guerre l’umanità si sarebbe già


Nanni Salio (Torino, 24 dicembre 1943 - 1 febbraio 2016) è stato uno dei maggiori studiosi e militanti italiani nel campo del pacifismo e della nonviolenza. Protagonista molto giovane delle grandi battaglie per l’obiezione di coscienza, nel 1971 venne arrestato per “vilipendio alle Forze Armate e alla bandiera nazionale e istigazione dei militari a disobbedire alle leggi”, in seguito a una manifestazione in favore degli obiettori. Il processo che ebbe luogo in seguito, nonostante fosse passata in Parlamento la legge sul diritto all’obiezione e al servizio civile per motivi morali o religiosi, si concluse con la condanna per sette dei nove pacifisti arrestati con lui (Salio fu scagionato per insufficienza di prove), e solo in appello si ebbe la piena assoluzione per tutti. Laureatosi in Fisica, insegnò all’Università di Torino dal 1980 al 2000 coniugando gli studi all’impegno politico. Nel 1982 contribuì, insieme con altri ottocento scienziati, alla nascita dell’Unione Scienziati Per Il Disarmo (Uspid). Insieme ad Antonino Drago pubblicò nel 1983 Scienza e guerra: i fisici contro la guerra nucleare, che divenne un testo di riferimento degli scienziati contro la bomba atomica. Nel 1982 aderì alla Campagna di obiezione alle spese militari di cui diventò promotore. Nel 1982 fondò a Torino, insieme a Domenico Sereno Regis, Franco Sgroi e Piercarlo Racca, un centro studi e documentazione per l’analisi delle azioni dirette nonviolente. Dopo la morte di Regis, nel gennaio 1984, il Centro venne a lui dedicato e Salio ne diventò presidente, carica che ha ricoperto fino alla morte. Punto di riferimento per il mondo pacifista italiano e internazionale, nel 2014 il Centro è stato riconosciuto “Archivio di interesse storico particolarmente importante” dalla Soprintendenza per i beni archivistici del Piemonte e Valle d’Aosta. Tra le altre iniziative, in collaborazione con il Comune di Torino e l’associazione Telefono Rosa, il Centro ha sperimentato dal 1998 al 2008 un servizio di controllo non armato del territorio con l’utilizzo di obiettori di coscienza in servizio civile nei luoghi in cui si erano avuti casi di aggressione alle donne. Nel 2012 il Centro ha acquistato e rimesso in funzione i locali che dal 1907 ospitarono la prima sala cinematografica di Torino. È nato così Irenea, che propone attività riguardanti il rapporto tra cinema e pace. Legato a Irenea è il Premio cinematografico “Gli occhiali di Gandhi”, assegnato dal 2011 al regista che nel corso del Torino Film Festival presenti il miglior film con contenuti culturali nonviolenti. Quando nel 1982 Salio conobbe Johan Galtung, sociologo e matematico norvegese padre della peace research, ne condivise subito gli approcci tanto da diventare dal 1991 segretario del Peace Research Institute (Ipri). Nel 1996 Galtung fondò la rete Transcend per la trasformazione nonviolenta dei conflitti e Salio ne entrò a far parte come membro esperto, mettendo il Centro Studi Sereno Regis a disposizione per le attività italiane della rete. Dal 1982 al 2012 ha curato, per la casa editrice del Gruppo Abele, la sezione dedicata all’educazione alla pace. Grazie a lui sono stati tradotti in Italia teorici del pacifismo e dell’ecologismo come Galtung, Theodor Ebert, Gene Sharp e Arne Naess. Ha collaborato continuativamente con le riviste Azione nonviolenta, Satyagraha ed Ecole.

estinta e affermava inoltre che le verità della nonviolenza sono “antiche come le colline”» (BS, 86, 48). I racconti di Nanni non avevano al centro solo i grandi, come Martin Luther King, Gandhi, Nelson Mandela, ma gli sco-

nosciuti e le sconosciute che lottarono senza armi contro i nazisti, le madri degli scomparsi in Argentina, la resistenza nonviolenta nei Balcani o la proposta di Mubarak Awad per una Intifada nonviolenta. Nanni ricordava spes-

so una frase di Gandhi: «Vivere semplicemente per permettere agli altri semplicemente di vivere». Il fatto speciale era che lui lo faceva davvero! Alle sue parole seguivano sempre i fatti: girava in bicicletta, viveva modestamente. Il

cellulare? Solo un’ipotesi. Per questo mancherà tantissimo a tutti la sua fiducia totale nella scelta nonviolenta, il suo calore umano e la testimonianza concreta delle sue scelte. Lo voglio ricordare con il suo zaino pieno di libri.

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la rivoluzione umana

A un giovane indeciso se iniziare a praticare il Buddismo di Nichiren pensando che abbracciare una religione implicasse il conformarsi a modelli comportamentali imposti dall’esterno e sacrificare la propria individualità, il presidente Ikeda spiegò: «Nichiren Daishonin insegna il principio del “ciliegio, susino, pesco e prugno selvatico”. Un ciliegio è un ciliegio; un pesco è un pesco. Non dobbiamo essere tutti ciliegi; così come ogni albero fiorisce secondo le proprie uniche caratteristiche, anche noi dovremmo vivere nel modo che più ci si confà. Questo è lo scopo della nostra pratica buddista. Nichiren Daishonin ha anche sottolineato che l’essenza della nostra identità è “qualcosa che non è stato forgiato, che non è stato migliorato, ma che esiste così come è sempre stato” (Raccolta degli insegnamenti orali, BS, 117, 54). È giusto essere proprio quello che si è, si è degni di rispetto così come siamo. Fingere di essere qualcun altro, o darsi delle arie, di fatto ci toglie qualcosa e ci indebolisce. Ciò detto, c’è una differenza tra “essere quello che si è” e “rimanere così come si è”. Se lei si accontenta di rimanere quello che è, non crescerà e non si svilupperà mai. Se riflette profondamente sulla sua identità e sullo scopo della sua vita farà sbocciare il fiore della sua missione in questa esistenza. Questo è ciò che accade quando si mette in pratica il principio del “ciliegio, susino, pesco e prugno selvatico”. Per vivere fedeli alla propria vera identità occorre fare la propria rivoluzione umana, cioè continuare a svilupparsi a un livello profondo. Se, per dirla con le sue parole, lei si “conforma al modello” della rivoluzione umana, potrà sicuramente vivere la sua giovinezza nel modo più significativo possibile». Non molto dopo aver ricevuto questo incoraggiamento, il giovane decise di entrare a far parte della Soka Gakkai. Ognuno di noi possiede dentro di sé, come un seme nascosto sotto terra, il potenziale per realizzare una missione unica e importante in questa esistenza. Lo scopo della vita è far germogliare e far fiorire quel seme. Il presidente Ikeda ha detto che la fede nella Legge mistica significa «non invidiare gli altri e non sminuire se stessi. Vuol dire vivere fedeli a se stessi e realizzare la propria unica missione secondo le proprie caratteristiche. Significa anche diventare persone che voi stessi rispettereste e di cui sareste orgogliosi».

Il ciliegio, il susino, il pesco e il prugno selvatico brani scelti da testi di Daisaku Ikeda, selezione e adattamenti a cura della Sgi la saggezza per creare la pace e la felicità

Seconda parte: La rivoluzione umana - quinta puntata


Il ciliegio, il susino, il pesco e il prugno selvatico

Non dobbiamo assomigliare a nessun altro Durante una visita nel Tohoku, nella zona nord orientale del Giappone, il presidente Ikeda affrontò il principio buddista del “ciliegio, susino, pesco e prugno selvatico” ed esortò i membri a condurre esistenze nobili, dedite alla propria missione. Non vengo a Yamagata da nove anni. Ho preso il treno da Niigata con il desiderio di vedervi tutti il prima possibile. Dal finestrino guardavo l’acqua azzurra dei ruscelli e le verdi foreste tra la neve che ancora indugia sulle montagne. La nostra Buddità innata attraverso il potere della forsizia dorata, il velo da sposa, i narcisi e i ciliegi fede nella Legge mistica. erano in piena fioritura. Qualcuno di voi potrebbe provare invidia per Mentre osservavo il panorama mi sono ricor- chi abita in città piene di vita come Tokyo. Altri dato che nella Raccolta degli insegnamenti forse vorrebbero un lavoro di prestigio o una orali Nichiren Daishonin afferma che il ciliegio, casa grande e lussuosa. Ma a Tokyo non si può il susino, il pesco e il prugno selvatico incarna- godere della natura di Yamagata, della sua aria no ognuno la suprema verità così come sono, pulita, della luce della luna e delle stelle che brilsenza subire alcun cambiamento.1 Questo inse- lano la notte, o delle bellissime montagne ricognamento ci offre un modello secondo il quale perte di manti bianchi come il monte Zao che si vivere la nostra esistenza. staglia nel cielo del mattino. Allo stesso tempo la Il ciliegio fiorisce come un ciliegio e vive per rea- nostra felicità non dipende dalla terra o dall’amlizzare la sua unicità; lo stesso è vero per il susi- biente in cui viviamo, dal nostro luogo di lavoro no, per il pesco e per il prugno selvatico. Ognu- o dall’ampiezza dei nostri appartamenti. no di noi dovrebbe vivere così. Ciascuno ha la L’erba del vicino sembra sempre più verde. Chi propria indole e il proprio carattere e ciascuno è risiede a Yamagata è attratto dalla vita in una nobile e degno di rispetto. Per questo si dovreb- grande città, ma chi abita in città desidera il mebe vivere con un forte senso di sé, rimanendo raviglioso ambiente naturale di Yamagata. La fedeli a ciò che si è. cosa principale è sviluppare pienamente le noOgnuno di noi ha la sua missione e il suo stre capacità e realizzare la nostra missione nelle modo di vivere. Non dobbiamo cercare di nostre comunità, dovunque siamo, senza essere assomigliare ad altri. Il ciliegio ha la sua vita sviati dalle circostanze e dagli eventi presenti. e le sue cause interne per essere un ciliegio. Lo scrittore Saneatsu Mushanokoji (1885-1976) Anche il susino, il pesco e il prugno selvatico una volta disse: «Sia che gli altri mi vedano ophanno la loro causa interna. Allo stesso modo, pure no, io continuerò a fiorire».2 Il Gohonzon è dalla prospettiva del Buddismo, ognuno di noi a conoscenza di tutte le nostre azioni. È imporè nato per realizzare la sua missione e ognuno tante vivere nel modo che ci è proprio, sempre ha le proprie cause interne che lo fanno esse- in accordo con la Legge mistica, che gli altri ci re quello che è. Praticare la Legge mistica ci guardino oppure no. Questo è ciò che insegna il permette di gioire di questa consapevolezza. principio del ciliegio, del susino, del pesco e del La massima felicità nella vita è far emergere la prugno selvatico.

Da un discorso di Daisaku Ikeda tenuto il 18 aprile 1983 in occasione di una riunione generale nella città di Yamagata

1) Il Daishonin afferma: «Ogni cosa – il ciliegio, il susino, il pesco, il prugno selvatico – nella sua propria entità, senza subire alcun cambiamento, è eternamente dotata dei tre corpi [del Budda]» (Raccolta degli insegnamenti orali, BS, 124, 47). 2) Saneatsu Mushanokoji, Mushanokoji Saneatsu Zenshu (Raccolta delle opere di Saneatsu Mushanokoji), Shogakukan, Tokyo,1989, vol. 11, p. 81.

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la saggezza per creare la pace e la felicità

Seconda parte: La rivoluzione umana - quinta puntata

Facciamo emergere le nostre qualità Shin’ichi Yamamoto, protagonista del romanzo La nuova rivoluzione umana, dopo aver partecipato a una riunione della Divisione studenti incoraggia un giovane preoccupato di essere timido. Dal capitolo “Anima e cuore” contenuto nel sedicesimo volume de La nuova rivoluzione umana e pubblicato in giapponese nell’ottobre 2006 (cfr. ed. italiana, La nuova rivoluzione umana, Esperia, vol. 16)

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Shin’ichi disse: «La gentilezza e la timidezza sono due diverse espressioni della medesima indole, che quando assume la forma della gentilezza è espressione di forza, mentre quando assume la forma della timidezza può denota- cordo con gli altri, e praticando il Buddismo re debolezza. Se si manifesta sempre come de- può far emergere questo lato positivo della sua indole. Tale processo di trasformazione positibolezza può divenire causa di infelicità. Le persone irascibili, per esempio, tendono a va viene chiamato rivoluzione umana: ciò che litigare frequentemente con i colleghi. Per que- conta è come metterlo in atto. sto gli altri le evitano e le loro relazioni sono Il punto chiave è recitare Nam-myoho-renge-kyo spesso caratterizzate dalla tensione, al punto continuando a crescere, riflettendo su noi stessi che in alcuni casi possono anche essere co- per diventare consapevoli dei nostri aspetti più strette a lasciare il lavoro. Ma visto che la causa problematici e delle nostre tendenze vitali. di quella situazione è la loro indole, ovunque Tutti abbiamo difetti che possono diventare tendenze negative che ostacolano la nostra vadano si ritroveranno nella stessa situazione. La nostra natura profonda non cambia ma gra- crescita e la nostra felicità. Forse abbiamo la zie alla pratica buddista possiamo farne emer- tendenza a incolpare gli altri quando ci capita gere gli aspetti positivi. Nichiren Daishonin scri- qualcosa di brutto, oppure manchiamo di perve: “[…] Ogni cosa – il ciliegio, il susino, il pesco, severanza o non ascoltiamo le opinioni altrui. il prugno selvatico – nella sua propria entità, Ma è difficile diventare consapevoli dei propri senza subire alcun cambiamento, è eternamen- difetti a meno che qualcuno non ce li faccia note dotata dei tre corpi [del Budda]” (Raccolta tare. Per questo ci sono i membri più anziani e i compagni di fede che possono mostrarci le degli insegnamenti orali, BS, 124, 47). Il Buddismo insegna che ognuno di noi, così nostre debolezze e aiutarci a superarle. Grazie com’è, può realizzare la propria felicità facendo a una sincera preghiera possiamo sfidare le noemergere il meglio delle sue predisposizioni e stre tendenze negative e trasformarle. del suo potenziale innato, allo stesso modo in Possiamo rafforzarci e crescere anche attracui il ciliegio, il susino, il pesco e il prugno selva- verso le attività della Soka Gakkai. Come scrive tico manifestano ciascuno la loro propria natura. Nichiren Daishonin: “Forgiando il ferro, tutti i Le persone che vanno facilmente in collera suoi difetti vengono in superficie” (Lettera ai hanno spesso anche grandi passioni e solita- fratelli, RSND, 1, 442). Senza farci fermare mente vivono con un forte senso di verità e dalle nostre debolezze e svolgendo con sucgiustizia. Sforzandosi diligentemente nella fede cesso un’attività dopo l’altra ci alleniamo e non si arrabbieranno più per cose banali ma consolidiamo il nostro carattere: il sentiero riusciranno a convogliare la loro collera contro della rivoluzione umana sta nel vincere le nostre tendenze negative. Inoltre, dedicandoci il male e l’ingiustizia. Similmente, chi tende a essere troppo accon- alla missione di kosen-rufu e continuando a discendente o a farsi manipolare dagli altri è rafforzarci e a migliorarci, possiamo anche spesso molto gentile e capace di andare d’ac- trasformare il nostro karma».

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Il ciliegio, il susino, il pesco e il prugno selvatico

Siate voi stessi, siate voi stesse! Il presidente Ikeda introduce un discorso del suo maestro Josei Toda e sottolinea l’importanza di vivere fedeli a se stessi. Conoscere se stessi, conoscere la natura dell’essere umano, conoscere il valore della vita: in ciò risiede l’importanza di una religione. Il presidente Toda affermava: «Sia che si soffra a causa della povertà che per il fallimento di è debole è infelice, crea da sé la sua infelicità. un affare, per un forte diverbio con il proprio Praticare il Buddismo di Nichiren ci permette coniuge o per essersi feriti inciampando su di diventare forti al massimo delle nostre posun hibachi [un braciere a carbone], in ultima sibilità. Vivere in modo da percepire ogni cosa analisi tutte queste cose sono un’espressione con gli occhi della fede ed essere determinati a manifesta del proprio stato vitale interiore. In superare ogni sfida attraverso la fede significa questa prospettiva, tutto ciò che accade nella percorrere il sentiero che conduce all’eterna nostra vita è il risultato dei nostri cambiamen- felicità. ti interiori, perciò è fondamentale sforzarci di Voi tutti siete preziosi oltre misura, ognuno di voi cambiare in meglio creando costantemente la lo è. Questo è ciò che il Daishonin insegnava ai suoi discepoli mentre stava affrontando grandi nostra felicità. Dovete essere fedeli a voi stessi e assumervi la persecuzioni. Il primo e il secondo presidente responsabilità della vostra esistenza. È di vita- della Soka Gakkai, Tsunesaburo Makiguchi e Jole importanza rendersi conto che non c’è al- sei Toda, abbracciarono con fede l’essenza del tra scelta. Sbagliate a prendervela con gli altri Buddismo del Daishonin e lo insegnarono alle o con le circostanze esterne per ciò che state persone di ogni estrazione sociale. vivendo, pensando sempre: “Se solo lui o lei fa- Continuiamo a procedere su questo sentiero cesse questo o quello”, oppure: “Sarei felice se direttamente collegato a Nichiren Daishonin con grande convinzione. la situazione sociale fosse così e così”. Tuttavia gli esseri umani sono deboli. Per quanto Una volta il presidente Toda dette questo condeterminino di essere fedeli a se stessi e di segui- siglio di fede ai membri della Divisione giovani: re le proprie convinzioni, si lasciano facilmente «Quando siete giovani è particolarmente iminfluenzare dagli altri o dalle circostanze ester- portante che crediate in voi stessi e pensiate con ne. Per questo motivo credo che l’unico modo la vostra testa, anche se può essere difficile, perdi far risplendere la propria esistenza di forza, ché la gioventù è un periodo di forti emozioni e luminosità e felicità al massimo grado sia basa- di confusione […]. re la vita sul Buddismo, che insegna i principi Ho visto il cartone animato Braccio di ferro. Il dei tremila regni in un singolo istante di vita e protagonista è così debole che viene sempre del mutuo possesso dei dieci mondi».3 sconfitto dagli avversari, ma quando mangia Le persone che hanno una grande forza vitale e gli spinaci istantaneamente diventa forte e vinforti convinzioni sono felici, possono condurre ce. Questo accade perché crede nel potere una vita positiva e di successo. Al contrario, chi degli spinaci […].

Da un discorso di Daisaku Ikeda tenuto il 3 aprile 1993 presso il centro culturale di Ota, a Tokyo, durante un incontro in occasione dell’anniversario della morte di Josei Toda

3) Josei Toda, “Mizukara no Inochi ni Ikiyo” (Prendersi la responsabilità della propria vita), Toda Josei Zenshu (Raccolta delle opere di Josei Toda), Seikyo Shimbunsha, Tokyo, 1992, vol. 1, pp. 183-84. (Editoriale apparso nel numero del Daibyakurenge del febbraio 1956).

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la saggezza per creare la pace e la felicità

Seconda parte: La rivoluzione umana - quinta puntata

Tutti dobbiamo credere in qualcosa. “Io ho il Gohonzon, perciò sarò in grado di superare ogni difficoltà. Tutto andrà bene”. Con una tale solida convinzione potete realizzare qualsiasi cosa […]. Se credete che questo sia il vostro sentiero nella vita, la strada giusta, allora abbiate fede nel Gohonzon e mettetelo al centro delle vostre convinzioni. Sarete in grado di superare ogni ostacolo, incluse la malattia e la povertà. Ma tutto ciò richiede l’ingrediente essenziale della fede […]. Se rafforzate la vostra fede diventerete invinci-

bili in ogni situazione. I giovani hanno bisogno di avere qualcosa in cui credere: fidatevi del vostro cuore. Ma poiché il cuore umano può essere veramente inaffidabile, è importante che alla base della vostra fede ci sia il Gohonzon. Allora sono certo che potrete condurre vite di agio e sicurezza. Vi prego di vivere in questo modo e di aiutare gli altri a fare altrettanto».4 Toda amava i giovani e nutriva per loro le speranze più grandi. Niente gli dava più gioia che vedere i loro energici sforzi basati su una potente convinzione nella Legge mistica.

Sviluppate la vostra individualità In un dialogo rivolto ai membri della Divisione scuole superiori, il presidente Ikeda spiega con parole semplici cosa sia la vera individualità e cosa significhi essere se stessi. Dal dialogo intitolato “Dialogo di speranza”, pubblicato in giapponese nel giugno 2003

Per mostrare la propria unicità ed emergere dal gruppo alcuni giovani seguono le ultime tendenze. Ma spesso quello che fanno è assomigliare a qualcun altro. Che senso ha? Francamente sembra che ci sia già un’imma- gli standard di qualcun altro. I giapponesi sono gine preconfezionata di cosa sia l’individualità e assai inclini a questo conformismo di massa. che tutti cerchino di conformarvisi. Ma quell’im- Un autentico carattere individuale emerge magine, in molti casi, è costruita dai mass me- dall’interno, non è una questione di stile o di dia e da chi vuole trarne profitto, è una moda o aspetto esteriore. Qualcuno ha detto che la nostra individualità è un tesoro unico che ognuno una tendenza creata deliberatamente. Ciò accade perché essere veramente se stes- possiede. Può essere difficile ora sapere esattasi di fatto è piuttosto difficile. Prima di tutto mente cosa sia quel tesoro, ma senza dubbio lo bisogna avere un forte senso di sé. Bisogna possedete ed è unico. Ognuno di noi lo possiespalancare gli occhi e guardare il mondo, de, senza eccezione! aprire le orecchie e ascoltare quello che gli Se qualcuno dichiara di non possederlo, è solo altri dicono, usare il cervello e pensare con la perché ha deciso di non avere valore. Pensare propria testa, avere il coraggio di seguire le così porta alla distruzione di questo prezioso tesoro interiore. proprie convinzioni. È molto più facile uniformarsi ed essere come Molte persone, quando provano a essere se tutti gli altri. Anche quando si cerca di liberarsi stesse, non sanno cosa voglia dire veramente. dai propri vincoli spesso ci si ritrova ad adottare È naturale. Infatti troppo spesso quello che ri4) Josei Toda, Toda Josei Zenshu (Raccolta delle opere di Josei Toda), Seikyo Shimbunsha, Tokyo, 1989, vol. 4, pp. 541-43. (Discorso tenuto nel giugno del 1957 in occasione di una riunione dei re-sponsabili della Divisione uomini).

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Il ciliegio, il susino, il pesco e il prugno selvatico

teniamo essere il nostro modo di esprimere la nostra individualità lo abbiamo copiato o mutuato dagli altri. È sbagliato pensare che quello che siamo in questo momento sia tutto quello che possiamo essere. Gli esseri umani hanno la capacità di cambiare, quello che siamo adesso è solo il punto di inizio di un sé futuro ancora più meraviglioso. Ripetersi, per esempio: «Non sono bravo a parlare, quindi rimarrò in ombra» non è vivere fedeli alla propria identità. Supponete invece di sfidarvi con lo spirito di diventare un tipo di persona che, sebbene non sia un grande oratore, può parlare con coraggio per fermare un’azione di bullismo o dire quello che è giusto in un momento cruciale. Allora, grazie a quello sforzo, il vostro carattere unico risplenderà in una maniera diversa rispetto a quello di una persona che è già naturalmente brava a parlare. Quella sarà la vostra unicità. La vostra individualità inizia a risplendere davvero solo quando vi impegnate con tutte le forze e vi sfidate al massimo delle vostre capacità. Non accadrà niente se non crescete. La vostra unicità risplenderà solo grazie agli sforzi profusi per migliorarvi e svilupparvi, proprio come una spada viene forgiata nelle fiamme.

La vostra vera individualità è l’arma che solo voi possedete, che vi permette di sviluppare al massimo la vostra vita. È la vostra spada ingioiellata. Chi ha sviluppato la propria individualità è una bella persona, risulta attraente per tutti. Non si tratta di una bellezza temporanea e transitoria, ma durerà per tutta la vita. Una persona così ha uno spirito chiaro e luminoso come il cielo estivo sugli altipiani, non è mai gelosa o invidiosa. In Giappone c’è la tendenza a sminuire le persone che hanno vera individualità e carattere. C’è una mentalità ottusa che ricerca il conformismo, espressa dal proverbio: «L’unghia che sporge troppo si spezza», che manifesta la gelosia e il risentimento di chi non ha una forte identità o fiducia in sé e si preoccupa sempre di cosa fanno gli altri, di cosa pensano o dicono, facendosi influenzare da tutto. Al contrario, chi si è impegnato per sviluppare la propria identità è felice di vedere gli altri sviluppare al massimo la propria, li sostiene e li incoraggia negli sforzi, gioisce dei loro successi e opera per il loro benessere e la loro felicità. Spero che tutti voi diventiate persone veramente belle, con un grande cuore, persone ammirate da tutti e da cui gli altri siano attratti.

Diventate una presenza luminosa come il sole In occasione di un dialogo con i membri della Divisione scuole superiori e della Divisione giovani, il presidente Ikeda discute ampiamente dell’importanza di scoprire la propria missione e far risplendere la propria vita. Se vivrete fedeli a voi stessi, il vostro valore di esseri umani risplenderà. Il Buddismo insegna il principio di rivelare la propria natura intrinseca, che significa manifestare il vostro vero io innato, il vostro potenziale interiore, e farlo sa di valore nel futuro. La giovinezza non è il brillare, illuminando tutto l’ambiente intorno a tempo dell’impazienza. La vostra vera essenza voi. È qualcosa che riguarda la vostra più pura come esseri umani si definirà tra dieci, venti o trent’anni, ciò che conta è il tipo di persona che individualità e unicità. È importante essere pazienti, mantenere la fi- diventerete e se sarete in grado di adempiere la ducia e la determinazione di realizzare qualco- vostra missione. Ognuno di voi ha una missio-

Dai Dialoghi con i giovani, pubblicati in giapponese nel 1999 (cfr. edizione italiana In cammino con i giovani, Esperia, 2011)

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la saggezza per creare la pace e la felicità

Seconda parte: La rivoluzione umana - quinta puntata

ne particolare da realizzare. Se non aveste tale missione, non sareste nati. Ci sono molti tipi di montagne a questo mondo: montagne alte e montagne basse; c’è una grande varietà di fiumi: fiumi lunghi e fiumi brevi. Ma nonostante le loro differenze, tutte le montagne sono montagne e tutti i fiumi sono fiumi. Ci sono montagne tranquille, come quelle nell’antica capitale giapponese Nara, e montagne vulcaniche, come il monte Aso a Kyushu. Ci sono anche i magnifici picchi innevati dell’Himalaya. Tutte queste montagne sono belle e suggestive nel loro genere. Lo stesso vale per i fiumi. Nell’Hokkaido scorre l’Ishikari, habitat naturale di splendidi salmoni, e a Nagano il fiume Chikuma, che ha ispirato innumerevoli poeti. Ci sono il Fiume Giallo in Cina e il Rio delle Amazzoni in Sud America, fiumi così ampi che in alcuni tratti non è possibile vedere la sponda opposta. Ognuno di questi fiumi possiede la propria particolare bellezza. La stessa cosa si può dire delle persone. Ognuna e ognuno di voi ha la propria missione nella vita. Inoltre voi avete incontrato la Legge mistica ora che siete giovani. Avete una missione che è esclusivamente vostra. Questo è un fatto indiscutibile del quale vorrei che foste convinti e orgogliosi. Non scoprirete la vostra missione rimanendo fermi. Vi prego di sfidarvi in qualcosa, non importa cosa. Continuando a sfidarvi costantemente, la direzione da prendere si aprirà davanti ai vostri occhi in modo molto naturale. È importante dunque che abbiate il coraggio di chiedervi cosa dovete fare adesso, in questo preciso momento. In altri termini, la soluzione è scalare la montagna che avete davanti. Scalando le sue pendici svilupperete i muscoli, aumentando così forza e resistenza. Un tale allenamento vi permetterà di affrontare montagne sempre più alte. È vitale continuare a compiere questo tipo di sforzi. Recitare Nam-myoho-renge-kyo vi permetterà di manifestare la forza vitale necessaria per riuscirci. Recitate Nam-myoho-renge-kyo e scalate la montagna davanti a voi. Una volta raggiunta la sommità, nuovi e ampi orizzonti si apriranno davanti a voi. A poco a poco comprende-

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rete la vostra missione. Chi non dimentica mai di avere una missione da realizzare è forte: trasformerà tutti i suoi problemi in carburante per avanzare verso un futuro pieno di speranza. L’importante, perciò, è che voi decidiate di diventare luminosi come un sole. Se farete così, tutta l’oscurità si disperderà. Vivete con la convinzione di essere il sole del vostro ambiente, qualunque cosa accada. Naturalmente nella vita ci sono giorni di sole e giorni nuvolosi. Ma il sole non smette mai di risplendere, anche se ci sono le nuvole. Lo stesso vale per le persone. Anche quando lottate non dovete far spegnere la luce nel vostro cuore. Ogni persona ha una missione unica che solo lei può realizzare. Ma questo non vuol dire stare ad aspettare che qualcuno vi dica quale sia la vostra, è importante che siate voi a scoprirla. Le pietre preziose si formano sotto terra, se nessuno le estrae rimangono sepolte. E se, una volta estratte, non vengono lucidate restano ruvide e opache. Tutti voi, miei giovani amici, possedete un gioiello, ognuno di voi è come una montagna che nasconde un tesoro. Che peccato sarebbe trascorrere l’intera esistenza senza averlo scoperto! Si dice spesso che ognuno di noi è speciale in qualcosa. Avere talento non significa semplicemente essere bravi musicisti, scrittori o atleti. Ci sono tanti tipi di talenti. Per esempio potete essere bravi a conversare, oppure riuscite a fare amicizia facilmente, o siete bravi a mettere gli altri a proprio agio. Potete avere il dono di saper assistere gli altri, il talento di raccontare barzellette, essere bravi venditori o esperti nel risparmio. Può darsi che siate persone sempre puntuali, pazienti, costanti, gentili o ottimiste, oppure persone che amano nuove sfide, impegnate per la pace o che portano gioia agli altri. Ognuno di voi è unico come un fiore di ciliegio, susino, pesco o prugno selvatico, come spiega il Daishonin. Vi prego di fiorire nell’unico modo che vi è proprio. Senza dubbio ognuno di voi possiede internamente un gioiello, un talento innato. Come potete scoprirlo? L’unico modo è sfidarvi al mas-


Il ciliegio, il susino, il pesco e il prugno selvatico

simo delle vostre capacità. Il vostro potenziale emergerà quando vi sforzerete al massimo nello studio, nello sport o in qualsiasi altra cosa. La cosa più importante è abituarsi a sfidarsi al massimo. In un certo senso, i risultati ottenuti non contano molto. Per esempio, i voti che prendete a scuola non decidono il corso della vostra vita. Ma l’abitudine a sfidarvi al massimo con il tempo porterà i suoi frutti, vi distinguerà dagli altri e farà brillare il vostro particolare talento. Qualcuno ha detto che possiamo diventare

grandi quanto i nostri sogni. Per questo dovreste coltivare grandi sogni. Ma è importante ricordarsi che i sogni sono sogni e che la realtà è realtà. Per realizzare i vostri sogni dovete guardare freddamente la realtà e compiere ogni sforzo necessario a conseguire i vostri obiettivi. Una volta Toda disse: «I giovani devono avere la determinazione di eccellere in qualcosa». La determinazione e la tenacia nel raggiungere i propri scopi sono cruciali. Sforzarsi a metà non farà risplendere il prezioso gioiello del vostro talento unico.

Ogni persona ha una nobile missione Dopo aver fatto notare che ognuno di noi ha una preziosa missione e un’individualità unica, il presidente Ikeda suggerisce che ciò costituisce la base per la creazione di un mondo di meravigliose diversità, in cui le differenze e le qualità reciproche vengono riconosciute e rispettate. La primavera è alle porte. Gli alberi di susino sono in boccio, i peschi sono fioriti e presto fioriranno anche i ciliegi. Il poeta romantico inglese Percy B. Shelley disse: «Se sopraggiunge l’inverno, può la primavera essere lontana?».5 cose. Così funziona nel mondo dei fiori: miriadi Non importa quanto possa essere lungo e duro di fiori sbocciano armoniosamente in splendil’inverno, la primavera arriva sempre. Questa è da profusione. la legge dell’universo, la legge della vita. Sfortunatamente nel nostro mondo umano le Lo stesso vale per noi. Anche se sembra che la cose non vanno sempre in questo modo. Ad nostra vita sia un inverno interminabile, non dob- alcuni sembra impossibile rispettare le persone biamo abbandonare la speranza. Fintantoché diverse, così le discriminano o le tormentano abbiamo speranza, la primavera senza dubbio e le molestano, violando i loro diritti in quanto arriverà. La primavera è il tempo della fioritura. individui. Da qui scaturisce gran parte della sofCome ho detto molte volte, il Buddismo insegna ferenza e dell’infelicità del mondo. il principio del ciliegio, del susino, del pesco e del Tutte le persone hanno il diritto di fiorire, di riveprugno selvatico. Il ciliegio ha la sua propria bel- lare il loro pieno potenziale come esseri umani e lezza, il susino la sua delicata fragranza, il fiore del realizzare la loro missione in questo mondo. Voi pesco il suo meraviglioso colore e il prugno selva- avete questo diritto e come voi anche gli altri. tico il suo incantevole fascino. Questo è il significato dei diritti umani. DisprezOgni persona ha una missione unica, una pro- zare e violare i diritti umani distrugge l’ordine pria individualità e un suo particolare modo di naturale delle cose. Dobbiamo svilupparci per vivere. È importante riconoscere questa verità diventare persone che diano valore ai diritti e rispettarla. Questo è l’ordine naturale delle umani e rispettino gli altri.

Dai Dialoghi con i giovani, pubblicato in giapponese nel marzo 1999 (cfr. edizione italiana In cammino con i giovani, Esperia, 2011)

5) Percy Bysshe Shelley, “Ode al vento occidentale”, Shelley: Selected Poetry, a cura di Isabel Quigly, Penguin Books, Londra, 1956, p. 162.

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la saggezza per creare la pace e la felicità

Seconda parte: La rivoluzione umana - quinta puntata

Avanziamo con costanza e in libertà Durante una vivace sessione di domanda e risposta in India, il presidente Ikeda offrì un caloroso incoraggiamento a un uomo che diceva di aver difficoltà a imparare a fondo l’eloquenza, la saggezza e la compassione che la Sgi ci invita a coltivare. Dai commenti a margine di una sessione di domanda e risposta in occasione di un Gongyo celebrativo della Bharat Soka Gakkai [affiliata indiana della Sgi] tenutosi il 16 febbraio 1992 presso il centro culturale di Nuova Delhi per commemorare l’anniversario della nascita di Nichiren Daishonin

Sii semplicemente te stesso. Tutto ciò che devi fare è continuare a recitare Nam-myoho-rengekyo e avanzare in libertà fedele a te stesso. Questo è quanto spiega il principio buddista di rivelare la propria natura intrinseca. Grazie alla tare Toda, se non sapete apprezzare nemmeno pratica del Buddismo di Nichiren possiamo far il vostro coniuge o chi vi è più vicino, non sarete risplendere il nostro vero io. Se così non fosse sa- in grado di apprezzare gli altri. La compassione, remmo degli impostori. Naturalmente dobbiamo diceva, non scaturisce tanto facilmente. sforzarci nella nostra rivoluzione umana ma non Sicuramente il sentiero corretto e il modo di c’è assolutamente bisogno di ostentare eloquen- vivere migliore è avanzare così come siamo, za, compassione o saggezza false o innaturali. come persone comuni, sforzandoci di miglioQuel che conta è continuare a sforzarsi quoti- rare anche solo un poco per volta recitando dianamente, pregare per la felicità degli altri, Nam-myoho-renge-kyo. Il Buddismo di Nichifare del nostro meglio per essere gentili e rispet- ren è un grande insegnamento aperto a tutte le tosi nei confronti di chi ci sta intorno e migliorare persone, non ci vengono richieste cose irrazioil nostro carattere. Ma, come spesso faceva no- nali o irragionevoli.

La saggezza per coltivare il potenziale positivo in tutte le persone Il presidente Ikeda asserisce che quando ci basiamo sul principio del ciliegio, del susino, del pesco e del prugno selvatico come punto di partenza per creare un mondo armonioso fondato su una coesistenza creativa, possiamo coltivare la saggezza per migliorare noi stessi e gli altri, e tutte le differenze diventano una nuova sorgente di creazione di valore. Questo è il motivo per cui è così importante l’educazione umanistica che fa emergere il potenziale di ogni individuo. Dalla proposta di pace del 26 gennaio 1998 dal titolo “L’umanità e il nuovo millennio: dal caos al cosmo” (cfr. DuemilaUno, n. 69, pp. 12-13, http://www.sgi-italia.org/ pdf/ppace/1998.pdf)

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L’educazione non è un mezzo per costringere gli individui ad adattarsi a un unico, rigido modello: non sarebbe altro che indottrinamento ideologico. È piuttosto il modo più efficace di far emergere il potenziale positivo insito selvatico che fioriscono e fruttificano ciascuno in ogni persona: l’autocontrollo, l’empatia nei secondo le proprie uniche caratteristiche. In alconfronti degli altri, la personalità e la natura tre parole, ogni essere vivente ha un carattere, unica di ciascuno. Per realizzare ciò l’educazio- un’individualità e uno scopo unico al mondo. ne deve essere un incontro personale, addirit- Ecco perché ognuno dovrebbe sviluppare le tura spirituale, tra esseri umani, tra insegnanti proprie peculiari capacità, contribuendo a coe studenti. struire un mondo basato sulla cooperazione in Per esprimere il valore della diversità gli inse- cui siano riconosciute sia le differenze che la gnamenti buddisti portano l’esempio di alberi fondamentale uguaglianza, in cui anzi la divercome il ciliegio, il susino, il pesco e il prugno sità tra le persone e le culture sia considerata

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Il ciliegio, il susino, il pesco e il prugno selvatico

una ricchezza e possa esprimersi nel rispetto e nell’armonia. Lo scomparso filosofo americano David Norton, che così bene conosceva la filosofia educativa di Tsunesaburo Makiguchi, condivideva la sua visione del modello buddista di diversità. Nel 1991 scriveva: «Nella futura riorganizzazione del mondo, la nostra responsabilità come educatori è coltivare nei nostri studenti una sensibilità diretta al rispetto e alla valorizzazione delle culture, delle fedi e delle abitudini diverse dalle loro. Risultato che si raggiunge solo se si riconosce che i diversi stili di vita contengono aspetti di verità e bontà, proprio come i fiori di ciliegio, susino e pero esprimono la bellezza in forme diverse. Per arrivare a questo modo di pensare gli studenti devono abbandonare l’opinione secondo la quale le forme culturali a loro familiari hanno il monopolio della verità e della bontà. Questo si chiama provincialismo, effetto di una mentalità ristretta se resta un innocuo effetto di ignoranza, ma può generare una forma di assolutismo aggressivo tipico della mentalità da “società chiusa”».6 Subito dopo la seconda guerra mondiale, mentre andava crescendo la contrapposizione ideologica tra occidente e oriente, il secondo presidente della Soka Gakkai Josei Toda parlava della sostanziale unità di tutto il genere umano, auspicando la realizzazione di una “famiglia mondiale”. Un appello, il suo, che si ispirava al moderno concetto di “cittadinanza globale” e mirava a superare i limiti del nazionalismo bigotto ed egocentrico. C’è anche chi ritiene inevitabile uno scontro fra civiltà. Ritengo però più probabile non tanto un conflitto fra civiltà diverse, quanto un conflitto fra gli aspetti più brutali che si celano in ogni singola civiltà. Se i popoli con diverse tradizioni culturali vorranno impegnarsi a costruire nel

tempo solidi e duraturi legami di tolleranza, piuttosto che lasciarsi andare alla tentazione di dominare e influenzare gli altri con la forza, la natura stessa della cultura farà sì che tutta l’umanità sia arricchita dall’interazione, e le differenze daranno vita a nuovi valori. Il ruolo della religione deve essere quello di fornire la saggezza necessaria a stimolare il reciproco sviluppo e miglioramento. A questo riguardo il Buddismo insegna che uno dei significati di myo (mistico) è “aprire” (Il Daimoku del Sutra del Loto, RSND, 1, 127). Il continuo tendere verso il miglioramento, il desiderio di schiudere le nostre potenzialità latenti, è una caratteristica della vita umana; oggi è più che mai necessaria una religione che risponda a questa esigenza di crescita e di realizzazione. La triste realtà storica, tuttavia, è un’infinita serie di conflitti, massacri e tragedie causati dalla religione e dalle differenze religiose. Come Nichiren scrisse: «Il vero sentiero consiste negli affari di questo mondo» (L’offerta del riso, RSND, 1, 998). A mio avviso ciò significa che, se non vogliamo ripetere gli errori del passato, compito prioritario delle religioni deve essere quello di sostenere le persone nelle loro esigenze quotidiane e di trovare soluzioni ai problemi dell’umanità, costruendo così la base spirituale per una competizione pacifica. Si può sperare in un futuro promettente superando ciò che Toda definiva criticamente “un miope egocentrismo” e promuovendo la competizione umanitaria auspicata da Makiguchi, quel lavoro comune di creazione di valore portato avanti da persone che vogliono vivere insieme come buoni vicini di una società globale. Questo è davvero l’obiettivo fondamentale della “rivoluzione umana” che ispira il movimento della Sgi.

Pubblicato sul mensile Daibyakurenge di luglio 2015 (Traduzione di Francesca Fanciullacci) 6) “Human Education for World Citizenship”, indirizzata alla Divisione educatori della Soka Gakkai, Osaka, 22 ottobre 1991

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Nuova serie

ILBuddismoDELSOLE per illuminare il mondo Lezioni di Daisaku Ikeda sugli scritti di Nichiren Daishonin

Sul rimproverare Hachiman La trasmissione del Buddismo verso occidente. Impegnarsi con un voto altruistico per la felicità di tutta l’umanità Anche oggi, come ogni mattina, il sole sorge nel cielo orientale squarciando l’oscurità e illuminando la Terra ogni minuto di più: la sua luce e il suo calore risvegliano e alimentano tutti gli organismi viventi. Simbolo di speranza illimitata e di passione infinita, il sole non si ferma mai e abbraccia ogni cosa con i suoi raggi compassionevoli. Il Buddismo di Nichiren è il Buddismo del sole. Irradiamo le persone di tutto il mondo con la grande luce della saggezza e della compassione del Sutra del Loto, inondiamo con la luce dell’umanesimo buddista il nostro pianeta profondamente avvolto nell’oscurità della sofferenza ed espandiamo con gioia la cerchia di “fiori umani” (SDLPE, 162) che rappresentano la vittoria delle persone comuni. Il 3 maggio è il giorno in cui, nel 1951, il mio maestro Josei Toda fu nominato secondo presidente della Soka Gakkai. È anche il giorno in cui, nel 1960, entrai in azione io, il suo discepolo unito a lui nello spirito e nell’intento, come terzo presidente. Dopo aver risolto brillantemente le difficoltà economiche della sua attività, Toda decise di accettare la presidenza della Soka Gakkai nella primavera del 1951. Ricordo che in quel mese di marzo mi spiegò con grande serietà lo scritto del Daishonin che si in-

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titola Sul rimproverare Hachiman. A quell’epoca la penisola coreana era divisa da un conflitto spietato. Il popolo asiatico, che già aveva sopportato la terribile agonia della seconda guerra mondiale, veniva nuovamente sottoposto ai tormenti della guerra. Il mio maestro, profondamente solidale con le loro sofferenze, dichiarò coraggiosamente che era giunto il tempo di kosen-rufu e decise fermamente di agire. Non è un caso che in quel periodo citò un passo tratto da Sul rimproverare Hachiman in un saggio intitolato “Kosen-rufu e la Guerra di Corea” pubblicato sul Daibyakurenge, la rivista di studio della Soka Gakkai (maggio 1951). Sono passati cinquantacinque anni dal quando ho assunto la guida del nostro movimento per adempiere la mia missione in questa vita, che è sempre stata quella di proseguire la lotta del mio maestro per trasformare un’epoca di guerra in un’epoca di pace e costruire un mondo in cui le persone possano condurre vite sicure e felici. In tutto questo tempo mai, nemmeno una volta, ho dimenticato il mio voto. In questa prima lezione della nuova serie “Il Buddismo del sole – Illuminare il mondo” studieremo la parte conclusiva dello scritto Sul rimproverare Hachiman, che contiene la predizione del Daishonin sulla


I brani utilizzati in questa lezione

(testo integrale RSND, 2, 865 e sul sito di Buddismo e società) “Paese della Luna” è un altro nome dell’India, il luogo in cui il Budda fece la sua apparizione nel mondo. “Paese del Sole” è un altro nome del Giappone. Per quale ragione qui non dovrebbe apparire un santo? La luna si muove da ovest verso est, un segno di come il Buddismo dell’India si diffuse verso oriente. Il sole sorge a est, un segno propizio di come il Buddismo del Giappone è destinato a ritornare nel Paese della Luna. La luce della luna non è molto intensa, perché il Budda insegnò [il Sutra del Loto in India] per soli otto anni della sua vita. Ma la luce del sole è brillante e supera quella della luna, un segno propizio di come il Buddismo del Giappone è destinato a illuminare la lunga oscurità del[l’Ultimo giorno della Legge che ha inizio con il] quinto periodo di cinquecento anni. Il Budda non prese misure per correggere quelli che offendevano l’insegnamento del Sutra del Loto, perché mentre era al mondo non c’erano persone di questo genere. Ma nell’Ultimo giorno della Legge i temibili nemici dell’unico veicolo si vedono dappertutto. Adesso è tempo di recare beneficio al mondo nella stessa maniera del Bodhisattva Mai Sprezzante. Voi che siete miei discepoli, ciascuno di voi dovrebbe impegnarsi diligentemente in questo, dovrebbe impegnarsi diligentemente in questo! (RSND, 2, 882).

trasmissione del Buddismo verso occidente.1 Ogni volta che lo rileggo, questo passo mi ricorda con forza che l’umanesimo del Buddismo di Nichiren è il sole che può illuminare il mondo intero e che final-

mente è giunto il tempo affinché ciò accada. Mi ispira a rinnovare la determinazione di realizzare kosen-rufu nel mondo e mi riempie di coraggio per portare avanti la mia lotta.

«“Paese della Luna” è un altro nome dell’India, il luogo in cui 2

il Budda fece la sua apparizione nel mondo. “Paese del Sole” è un altro nome del Giappone. Per quale ragione qui non dovrebbe apparire un santo? La luna si muove da ovest verso est,3 un segno di come il Buddismo dell’India si diffuse verso oriente. Il sole sorge a est, un segno propizio di come il Buddismo del Giappone è destinato a ritornare nel Paese della Luna».

Nichiren Daishonin compose Sul rimproverare Hachiman – una lettera dal significato profondo

indirizzata a tutti i suoi seguaci – nel dicembre 1280, mentre risiedeva a Minobu.4 Era un momento turbolento nella storia del Giappone: il paese stava affrontando la minaccia di una seconda

1) Nichiren Daishonin predisse che il Buddismo del sole sarebbe fluito dal Giappone verso ovest, ritornando nei paesi nei quali era stato originariamente trasmesso, diffondendosi nel mondo intero. 2) “Paese della Luna” (cin. Yüeh-chih) era il nome con cui era chiamata l’India in Cina e in Giappone. Alla fine del terzo secolo a.C. parte dell’India settentrionale era dominata da una tribù chiamata Yüeh-chih e, poiché fu attraverso quel territorio che il Buddismo giunse in Cina, i cinesi chiamarono l’intera India “paese degli Yüeh-chih” (tribù della luna).

3) La luna sorge a est e tramonta a ovest come il sole ma, a causa della direzione della sua orbita intorno alla terra, ogni notte sorge un po’ più a est della notte precedente e quindi il suo moto apparente è da ovest verso est. 4) Il monte Minobu si trova in Giappone nell’attuale prefettura di Yamanashi. Nichiren Daishonin vi risiedette negli ultimi anni della sua vita, dal maggio 1274 al settembre 1282, fino a poco prima della morte, dedicandosi a istruire dei discepoli, a guidare le attività di propagazione e a scrivere trattati dottrinali.

L’arrivo del tempo di kosen-rufu nel mondo

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invasione mongola e il mese prima il santuario del Grande Bodhisattva Hachiman, considerato la divinità protettrice del governo militare di Kamakura, era stato distrutto da un incendio. Inoltre, come evidenziato dalla persecuzione di Atsuhara [giunta al culmine nell’anno precedente, il 1279], i seguaci del Daishonin stavano affrontando continui attacchi. Nel mezzo di queste circostanze avverse, il Daishonin continuava a condurre indomito la sua grande battaglia per kosen-rufu. In questo scritto paragona il movimento della luna alla diffusione graduale del Buddismo verso est, avvenuta nel passato a partire dall’India, e il movimento del sole alla trasmissione del Buddismo verso ovest, che sarebbe avvenuta nel futuro a partire dal Giappone. Se si osserva giorno dopo giorno alla stessa ora la posizione della luna quando si alza nel cielo notturno, può sembrare che questa si sposti gradualmente da ovest verso est. In altre parole la luna nuova sorge a occidente, prima di tramontare immediatamente, mentre il primo quarto appare a sud e infine la luna piena sorge a oriente. Il Daishonin, dicendo che «la luna si muove da ovest verso est», paragona questo moto apparente alla diffusione graduale del Buddismo dall’India verso oriente. Infatti il Buddismo di Shakyamuni, che nacque nella remota terra occidentale dell’India nota anche come “Paese della Luna”, attraversò l’Asia centrale, la Cina e la penisola coreana prima di giungere in Giappone grazie al grande flusso di scambi culturali che si muovevano da ovest verso est attraverso l’Eurasia. Rispetto alla classificazione del Primo, Medio e Ultimo giorno della Legge, questa trasmissione degli insegnamenti ebbe luogo nei primi due periodi, mentre nell’Ultimo giorno della Legge, proprio come il sole che sorge a est e attraversa il cielo verso ovest, il Buddismo del sole di Nichiren Daishonin ritornerà a occidente. Nello scritto Sulla profezia del Budda, che compose nel 1273 mentre era in esilio a Sado, il Daishonin aveva già parlato di questo cambio di direzione del flusso di trasmissione e della sua visione di un’ampia propagazione nel mondo durante l’Ultimo giorno della Legge: «La luna appare a ovest e getta la sua luce verso est, mentre il sole sorge a est e proietta i suoi raggi verso ovest. Lo stesso è vero per il Buddismo. Nel Primo e nel

Medio giorno della Legge si diffuse da ovest a est, ma nell’Ultimo giorno si propagherà da est verso ovest. […] Io dico che certamente il Buddismo sorgerà e scorrerà da est, dalla terra del Giappone» (RSND, 1, 355-356).

5) Myoho-renge-kyo è composto da cinque caratteri cinesi, e Nam-myoho-renge-kyo da sette (nam, o namu, è formato

da due caratteri). Il Daishonin spesso usa Myoho-renge-kyo come sinonimo di Nam-myoho-renge-kyo.

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La propagazione del Buddismo nel mondo di saha

Anzitutto vorrei far notare che il Sutra del Loto, nello scritto Sul rimproverare Hachiman, viene paragonato alla luna nel periodo in cui Shakyamuni era vivo, mentre viene paragonato al sole nell’ultima epoca dopo la morte del Budda. Fra i vari sutra mahayana, nessun’altra scrittura è altrettanto focalizzata sul permettere a tutte le persone di questo “mondo di saha” o di “tutto Jambudvipa” – il mondo intero – di ottenere l’Illuminazione. Che tipo di mondo è quello di saha? Poiché saha significa “sopportazione”, si tratta di un luogo in cui si deve sopportare la sofferenza. Le persone del mondo di saha, afflitte dalle illusioni e dai desideri, sono viste negativamente come «corrotte e dedite al male, estremamente arroganti, con scarse virtù, irascibili, impure, servili, infide e i loro cuori non sono sinceri» (SDLPE, 268). Il Budda viene chiamato anche “Colui che Sa Sopportare” perché è una persona coraggiosa, capace di continuare ad avanzare costantemente con forza e tenacia per aiutare le persone di questo mondo di saha pieno di sofferenza a ottenere l’Illuminazione. I Bodhisattva della Terra descritti nel Sutra del Loto sono discepoli diretti di Shakyamuni e appaiono per portare avanti con coraggio la sua opera, felici di poter diffondere il Sutra del Loto nel mondo di saha. Nello scritto Sul rimproverare Hachiman il Daishonin descrive lo spirito con il quale si era dedicato alla lotta per la propagazione della Legge mistica, partendo dal momento in cui aveva fondato il suo insegnamento a beneficio degli esseri del mondo di saha: «Negli ultimi ventotto anni, dal quinto anno dell’era Kencho [1253], segno ciclico mizunoto-ushi, ventottesimo giorno del quarto mese, fino a ora, il dodicesimo mese del terzo anno dell’era Koan [1280], segno ciclico kanoe-tatsu, io, Nichiren, non ho fatto altro che adoperarmi per


Il Buddismo del sole

mettere i cinque o sette caratteri di Myoho-rengekyo5 in bocca a tutti gli esseri viventi del paese del Giappone. Così facendo ho dimostrato la compassione di una madre che si adopera per mettere il latte in bocca al suo bambino» (RSND, 2, 876). La Soka Gakkai è l’organizzazione che, in accordo con l’intento e il decreto del Budda, ha fatto progredire kosen-rufu nel modo reale con il voto di portare avanti la grande compassione del Daishonin. Tsunesaburo Makiguchi, il fondatore del nostro movimento Soka, aveva sottolinato questo passo nella sua copia degli scritti di Nichiren Daishonin. Durante la mia prima visita in India, nel febbraio del 1961, mi recai a Bodhgaya, il luogo in cui Shakyamuni ottenne l’Illuminazione, e vi deposi una lapide che simboleggiava l’inizio della trasmissione del Buddismo verso occidente

rinnovando il mio voto di diffondere il Buddismo di Nichiren in tutta l’Asia e nel mondo intero.6 Da allora è trascorso più di mezzo secolo e la Legge mistica adesso è diffusa in 192 aree e nazioni, e abbraccia persone di tutto il pianeta con la sua luce compassionevole. Lokesh Chandra, direttore dell’Accademia internazionale di cultura indiana, ha osservato che grazie all’impegno della Sgi «il Sutra del Loto ha viaggiato dal Giappone al mondo […]. Proprio come il sole si muove da est verso ovest, il Sutra del Loto sta compiendo “un viaggio” da est verso ovest, diretto a tutti i paesi del globo. Questo è meraviglioso».7 Uno dei più importanti pensatori indiani attesta dunque l’importanza dei nostri sforzi, così come il Budda Molti Tesori nel Sutra del Loto testimoniò la validità degli insegnamenti di Shakyamuni.

«La luce della luna non è molto intensa

, perché il Budda insegnò [il Sutra del Loto in India] per soli otto anni della sua vita. Ma la luce del sole è brillante e supera quella della luna, un segno propizio di come il Buddismo del Giappone è destinato a illuminare la lunga oscurità del [l’Ultimo giorno della Legge che ha inizio con il] quinto periodo di cinquecento anni. Il Budda non prese misure per correggere quelli che offendevano l’insegnamento del Sutra del Loto, perché mentre era al mondo non c’erano persone di questo genere. Ma nell’Ultimo giorno della Legge i temibili nemici dell’unico veicolo8 si vedono dappertutto. Adesso è tempo di recare beneficio al mondo nella stessa maniera del Bodhisattva Mai Sprezzante.9 Voi che siete miei discepoli, ciascuno di voi dovrebbe impegnarsi diligentemente in questo, dovrebbe impegnarsi diligentemente in questo!».

Illuminiamo il buio dell’Ultimo giorno della legge Qui il Sutra del Loto è paragonato alla luce della luna perché «il Budda insegnò [il Sutra del Loto in India] per soli otto anni della sua vita». Il sole destinato a illuminare «la lunga oscurità» dell’Ultimo giorno della Legge è sempre il Sutra del Loto. Il sole e la luna sono

entrambi simboli del Sutra del Loto, hanno lo stesso intento ed entrambi contengono il desiderio di portare luce a tutti gli esseri viventi del mondo di saha. In questo scritto il paragone fra la differente luminosità del sole e della luna riflette la consapevolezza del Daishonin che il Buddismo in India, la terra in cui era apparso il Budda Shakyamuni e patria del Sutra del Loto, sfortunatamente era già scomparso.

6) Per maggiori dettagli vedi: La nuova rivoluzione umana, Esperia, vol. 3, capitolo “Da oriente a occidente”. 7) Lokesh Chandra e Daisaku Ikeda, Toyo no Tetsugaku o Kataru (Un dialogo sulle filosofie orientali), Daisan-bunmeisha, Tokyo, 2002, p. 30. 8) L’“unico veicolo” indica l’insegnamento supremo del Budda che può condurre tutte le persone all’Illuminazione, cioè il Sutra del Loto.

9) Il Bodhisattva Mai Sprezzante è descritto nell’omonimo capitolo del Sutra del Loto (ventesimo). Questo bodhisattva, che era Shakyamuni in una vita precedente, si inchinava rispettosamente a tutte le persone salutandole come Budda, ma veniva attaccato da individui arroganti che lo picchiavano con verghe e bastoni e gli lanciavano pietre. Il sutra spiega che la sua pratica di rispettare l’altrui natura di Budda divenne la causa del suo conseguimento della Buddità.

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lo studio di maggio

Nello scritto Sul rimproverare Hachiman il Daishonin dichiara che nell’epoca malvagia dell’Ultimo giorno della Legge abbondano «i temibili nemici dell’unico veicolo», le persone che offendono e rifiutano gli insegnamenti del Sutra del Loto secondo il quale tutti sono infinitamente degni di rispetto, nobili e preziosi, e possiedono originariamente in sé la natura di Budda, cioè il grande stato vitale della Buddità. L’ignoranza o oscurità, che rende le persone incapaci di credere nello splendore intrinseco e nel potenziale illimitato della

propria vita, è la caratteristica essenziale dell’offesa nei confronti del Sutra del Loto. Il Daishonin dice che, avendo riconosciuto questa verità riguardo all’offesa alla Legge, se l’avesse ignorata senza far nulla in proposito sarebbe stato colpevole della stessa grave offesa, creando così un karma immensamente negativo che lo avrebbe destinato all’inferno di incessante sofferenza per l’eternità. Come avrebbe potuto dunque non denunciare apertamente questo errore, anche a rischio della sua stessa vita?11 Inoltre afferma che le sofferenze in apparenza diverse che le persone provano derivano tutte da un’unica causa, l’offesa agli insegnamenti del Sutra del Loto: «Il Sutra del Nirvana dice: “Le varie sofferenze a cui sono sottoposti tutti gli esseri viventi sono tutte sofferenze del Tathagata”. E Nichiren dichiara che le sofferenze a cui sono sottoposti tutti gli esseri viventi, che originano tutte da quest’unica causa, sono tutte sofferenze di Nichiren» (RSND, 2, 879). Insegnare la Legge mistica agli altri è una lotta contro il disprezzo per la vita e la mancanza di fede nell’umanità, che costituiscono il nucleo dell’offesa nei confronti del Sutra del Loto; è la pratica essenziale della compassione perché sorge dall’impegno a eliminare la causa primaria della sofferenza. Poiché tale azione disperde l’oscurità o ignoranza che risiede nella vita delle persone, provoca una reazione che si manifesta con l’emergere dei tre ostacoli e dei quattro demoni12 e dei tre potenti nemici.13 Nel Sutra del Loto il Bodhisattva Mai Sprezzante incarna l’impegno altruistico a condividere il cuore del Sutra del Loto con gli altri. Per questi suoi sforzi è

10) In Sulla profezia del Budda il Daishonin scrive: «Il Gran Maestro Miao-lo afferma: “Ciò non significa forse che il Buddismo è andato perduto in India e adesso va ricercato nelle regioni circostanti?”. Dunque non vi è più alcun Buddismo in India. Centocinquanta anni fa in Cina, durante il regno dell’imperatore Kao-tsung, barbari provenienti da nord invasero la capitale orientale e posero fine a quel poco che vi era rimasto sia del Buddismo che dell’ordine politico» (RSND, 1, 355). 11) In Sul rimproverare Hachiman il Daishonin scrive: «E anch’io, Nichiren, se, vedendo la situazione con i miei occhi, fingessi di ignorarla e mi astenessi dal denunciarla, dovrei inevitabilmente unirmi a quelli che sono caduti nell’inferno. Pur non avendo commesso tale colpa, sarei condannato ad attraversare tutti i grandi inferni Avichi [inferni di incessante sofferenza] dei mondi delle dieci direzioni. Stando così le

cose, come posso evitare di parlare, anche se ciò dovesse costarmi la vita?» (RSND, 2, 879). 12) Tre ostacoli e quattro demoni: vari ostacoli e impedimenti alla pratica buddista. I tre ostacoli sono: l’ostacolo delle illusioni e dei desideri, l’ostacolo del karma e l’ostacolo della retribuzione. I quattro demoni sono: l’impedimento dei cinque aggregati; l’impedimento delle illusioni e dei desideri; l’impedimento della morte; l’impedimento del re demone del sesto cielo. 13) Tre potenti nemici: tre tipi di persone arroganti che perseguitano coloro che propagano il Sutra del Loto dopo la morte del Budda Shakyamuni, descritti nel tredicesimo capitolo del Sutra del Loto Esortazione alla devozione. Il Gran Maestro cinese Miao-lo li definisce in sintesi: laici arroganti, preti arroganti e falsi santi arroganti.

Nello scritto Sulla profezia del Budda Nichiren spiega che all’epoca della dinastia cinese T’ang il Buddismo in India già non esisteva più e andava ricercato in Cina. Osserva inoltre che, anche in Cina, le invasioni dei popoli del nord durante la dinastia Song avevano portato all’estinzione sia della stessa dinastia Song settentrionale sia del Buddismo.10 Per i giapponesi dell’epoca del Daishonin l’India, la Cina e il Giappone rappresentavano il mondo intero, ed era assodato che il Buddismo fosse già scomparso dall’India e dalla Cina. Perciò era essenziale che la grande luce della saggezza del Sutra del Loto tornasse nuovamente in queste terre, come un sole luminoso, per bandire l’oscurità della sofferenza di tutti gli esseri viventi. La trasmissione del Buddismo verso occidente si riferisce alla rivitalizzazione dell’umanesimo buddista per nutrire il cuore di tutte le persone per l’eternità. Disperdiamo l’oscurità che deriva dalla mancanza di fiducia nell’umanità

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riempito di insulti e attaccato con spade e bastoni, ma aiutando i suoi persecutori a creare un legame con il Buddismo riesce infine a condurli all’Illuminazione. In questo scritto il Daishonin chiede ai suoi discepoli «di recare beneficio al mondo nella stessa maniera del Bodhisattva Mai Sprezzante» (RSND, 2, 882). Impegnandoci nel condividere il Buddismo con gli altri con lo stesso spirito del Bodhisattva Mai Sprezzante realizzeremo sicuramente kosen-rufu nell’Ultimo giorno della Legge. Realizziamo concretamente la pace attraverso il potere del dialogo Cerchiamo quindi di imparare qualcosa in più dalla pratica del Bodhisattva Mai Sprezzante, che riconosceva la nobile natura di Budda in ogni persona che incontrava e la riveriva inchinandosi. La sua pratica quindi, basandosi su una fede profonda nella dignità della propria vita e di quella degli altri, consisteva nel dimostrare il massimo rispetto per tutti gli esseri umani. Aveva un atteggiamento del tutto nonviolento e indirizzato alla ricerca del dialogo e, anche se veniva colpito fisicamente con spade e bastoni, non rispondeva mai con la violenza. Quando si accorgeva che qualcuno voleva attaccarlo correva via e da lontano continuava a esclamare: «Non oserei mai disprezzarvi, perché voi tutti certamente conseguirete la Buddità» (SDLPE, 365). Evitava saggiamente la violenza ma continuava a perseverare nei suoi sforzi di risvegliare le persone. In una discussione sulla nonviolenza con il noto docente di Scienze politiche Glenn Paige, che si è dedicato alla realizzazione di una società basata sul “nonuccidere”, menzionai l’esempio del Bodhisattva Mai Sprezzante, spiegando come questo bodhisattva sopportasse violenze fisiche e verbali e rispettasse le persone credendo nella natura di Budda inerente a tutti gli esseri, rifiutandosi di disprezzarli.14 Paige espresse ammirazione e grandi aspettative nei confronti del nostro movimento per la pace. In uno dei primi testi buddisti Shakyamuni insegna che i suoi seguaci avrebbero dovuto «non distruggere

14) Durante il loro incontro presso la sede del Seikyo Shimbun a Shinanomachi, Tokyo, il 13 dicembre 1989. 15) “The Minor Chapter” (14. Dhammika Sutta), The Sutta-

la vita né indurre altri a farlo e anche non approvare l’uccisione degli altri».15 Afferma che non dovremmo permettere né a noi stessi né agli altri di accumulare il karma negativo che deriva dall’uccisione. Credo che la filosofia buddista di cui sono esempio la pratica del Bodhisattva Mai Sprezzante e queste auree parole di Shakyamuni possa essere una potente sorgente di luce per i movimenti per la pace e la nonviolenza nel mondo moderno. Il Daishonin scrive [in I tre tipi di tesori]: «Il cuore di tutti gli insegnamenti della vita del Budda è il Sutra del Loto e il cuore della pratica del Sutra del Loto si trova nel capitolo Mai Sprezzante. Cosa significa il profondo rispetto del Bodhisattva Mai Sprezzante per la gente? Il vero significato dell’apparizione in questo mondo del Budda Shakyamuni, il signore degli insegnamenti, sta nel suo comportamento da essere umano» (RSND, 1, 756). Sottolineando la nobiltà e la vasta portata del nostro movimento per kosen-rufu, Toda spiegò che il suo scopo era elevare lo stato vitale dell’umanità. La pratica del rispetto per ogni individuo del Bodhisattva Mai Sprezzante pone le fondamenta di questa grande impresa. Avanziamo con coraggio nella nuova era di kosen-rufu nel mondo La nuova era di kosen-rufu nel mondo è ora ben avviata e questo è davvero molto importante. Prima di tutto, la coscienza di essere Bodhisattva della Terra è ormai diffusa fra i membri di tutto il pianeta, che forti di tale consapevolezza stanno energicamente entrando in azione per assumersi la responsabilità di kosen-rufu nella propria comunità e nel proprio paese. Nel novembre dello scorso anno (2014) ho incontrato un gruppo di questi Bodhisattva della Terra, responsabili della Sgi provenienti da tutto il mondo, presso il Daiseido, il Palazzo del grande voto di kosen-rufu [a Shinanomachi, Tokyo]. Traboccavano di speranza, i loro visi radiosi esprimevano l’entusiasmo di essersi assunti la responsabilità di kosen-rufu nei propri paesi. Al di là di ogni differenza di nazionalità, etnia, lingua e cultura brillava in loro la fierezza di essere Bodhi-

Nipata, trad. di H. Saddhatissa, Curzon Press, Surrey, UK, 1994, p. 44.

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sattva della Terra. Niente mi rende più felice. In tutto il mondo vi sono schiere di individui coraggiosi uniti nella lotta condivisa tra maestro e discepolo, e in particolare sono i giovani a entrare in azione. Questa sorprendente crescita di consapevolezza da parte di ogni membro riguardo alla propria missione di Bodhisattva della Terra testimonia che la Sgi sta realizzando il suo hosshaku-kempon.16 In secondo luogo, i membri della Sgi stanno costruendo reti umanistiche che trascendono ogni differenza di credo religioso in tutte le regioni del pianeta, sforzandosi di realizzare una solidarietà che promuove la bontà umana. Le riunioni di discussione della Sgi, assemblee di “fiori umani”, si tengono in tutto il mondo e sono la concretizzazione nel XXI secolo di quel mondo di pace e armonia pervaso dal rispetto per la vita e per le persone di cui parla il Sutra del Loto. Ogni membro della Soka Gakkai crea innumerevoli legami basati sul rispetto reciproco fra le persone che lo circondano, costruendo così solidi baluardi di pace uno dopo l’altro. Terzo, il nostro movimento della Sgi sta creando una rinnovata speranza in tutto il mondo. Oggigiorno in troppe aree del pianeta regnano sofferenza e disperazione, e ovunque si scorgono i segni di un’epoca impura e malvagia. La sfiducia profonda negli esseri umani continua a crescere e le condizioni tipiche dell’Ultimo giorno sono ormai largamente visibili su scala globale. Perciò le persone consapevoli, che nutrono una sincera preoccupazione per questa situazione, stanno ricercando una religione della speranza che permetta di rivitalizzarsi e rispondere positivamente a qualsiasi tipo di avversità, una filosofia grazie alla quale tutti possano rivelare il loro potenziale intrinseco. Il mondo intero è in attesa di celebrare l’apparizione di un gruppo di persone che “illumini la lunga oscurità”

dell’Ultimo giorno della Legge. È tempo che i membri della Sgi dimostrino la propria vera forza come Bodhisattva della Terra: il palcoscenico sul quale possono svolgere un ruolo attivo e creare una nuova cultura globale è pronto. Come potente testimonianza della trasmissione del Buddismo verso occidente, le vivaci attività dei Bodhisattva della Terra hanno aperto una nuova era nella quale il Buddismo del sole illumina il mondo.

16) Hosshaku-kempon (giapp.): lett. “abbandonare il transitorio e rivelare l’originale”. Si dice di un Budda che rivela la propria vera identità di Budda, abbandonando quella transitoria. Vedi Dizionario del Buddismo, Esperia 2015, p. 3. 17) Nikko Shonin (1246-1333): discepolo diretto e successore di Nichiren Daishonin, fu l’unico dei sei preti anziani che rimase fedele allo spirito del maestro. Era diventato suo discepolo in giovane età, servendolo devotamente e

accompagnandolo nell’esilio sull’isola di Sado. Quando il Daishonin si ritirò a Minobu, Nikko si dedicò alle attività di propagazione nella provincia di Suruga e nelle zone circostanti. Dopo la morte del Daishonin gli altri preti anziani presero gradualmente le distanze dagli insegnamenti del maestro. Perciò Nikko decise di separarsi da loro e si stabilì nel distretto di Fuji della provincia di Suruga, dove trascorse il resto della vita proteggendo e propagando gli insegnamenti del Daishonin e istruendo i discepoli.

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Ereditiamo la grande visione del Daishonin La chiave per creare una nuova era è l’azione. In ultima analisi, il Buddismo del sole risiede nello sforzo di incoraggiare e rivitalizzare chi sta soffrendo, in ogni tempo e in ogni luogo. Il ventunesimo capitolo del Sutra del Loto Poteri sovrannaturali del Tathagata descrive così il comportamento del Bodhisattva Pratiche Superiori e degli altri Bodhisattva della Terra: «Come la luce del sole e della luna può fugare oscurità e tenebre, così questa persona, mentre passa nel mondo, può liberare gli esseri viventi dall’oscurità» (SDLPE, 377). Sia Makiguchi sia Toda attribuivano un grande significato a questo passo. “Passare nel mondo” significa camminare sulla Terra, essere attivi nella società. I Bodhisattva della Terra agiscono nel mondo reale, costruiscono relazioni con una persona dopo l’altra, dissolvono l’oscurità della sofferenza, trasmettono la forza per vivere e la luce della gioia di vivere. Nikko Shonin,17 che ereditò la grandiosa visione del Daishonin della trasmissione del Buddismo verso occidente, afferma: «Così come i testi sanscriti furono tradotti in cinese e in giapponese quando il Buddismo dell’India viaggiò verso oriente, così le sacre scritture di questo paese [Giappone] dovrebbero essere tradotte dal


Il Buddismo del sole

giapponese al cinese e al sanscrito quando giungerà il tempo dell’ampia propagazione».18 Come discepolo che condivide lo spirito del maestro, Nikko esprime il suo fervido e solenne desiderio che gli scritti del Daishonin siano tradotti e trasmessi al mondo intero. La Soka Gakkai ha ereditato questo spirito di maestro e discepolo. Nella sua prefazione all’edizione della Soka Gakkai del Nichiren Daishonin Gosho Zenshu (Raccolta degli scritti di Nichiren Daishonin) Toda scrisse: «Il mio eterno desiderio e la mia preghiera sono che questa preziosa scrittura sia diffusa fra le persone di tutta l’Asia e del mondo intero». Oggi gli scritti del Daishonin sono stati tradotti in inglese, cinese, spagnolo e in numerose altre lingue. Bodhisattva della Terra stanno emergendo in tutto il mondo impegnandosi attivamente nel dialogo buddista nelle loro rispettive lingue. Per tornare al passo che stiamo studiando, come conclusione della sua profezia di trasmissione del Buddismo verso occidente il Daishonin scrive: «Voi che siete miei discepoli, ciascuno di voi dovrebbe impegnarsi diligentemente in questo, dovrebbe impegnar-

si diligentemente in questo!». Abbiamo una missione importante. Ciò che faremo da ora in poi è cruciale. Protagonisti della diffusione del Buddismo del sole La futurologa americana Hazel Henderson, che ha elaborato la visione di “un’epoca della luce”, auspica la creazione di un mondo in cui tutti siano vincitori (win-win world). Per realizzare un mondo simile, sottolinea, è essenziale non solo espandere la nostra rete di solidarietà ma soprattutto iniziare dal risveglio spirituale degli individui. Perciò dichiara di riporre grandi speranze nella Sgi che nella sua opera per la pace, la cultura e l’educazione si fonda su una rivoluzione dello spirito umano.19 La luce per illuminare il futuro risiede nel nostro cuore. Ognuno di noi è protagonista di kosen-rufu. Come praticanti del Buddismo del sole promettiamo solennemente di impegnarci ancora di più per illuminare la società, il mondo e il futuro con la luce della rivoluzione umana, e ripartiamo con vigore per il nostro viaggio di kosen-rufu, la lotta condivisa tra maestro e discepolo. Pubblicato sul mensile Daibyakurenge di maggio 2015 (Traduzione di Marialuisa Cellerino)

20 novembre: esame di primo livello Nel 2016 è prevista la prova di esame di Buddismo per il primo livello che si svolgerà il 20 novembre. Chi può sostenere gli esami? Potranno partecipare tutti coloro che saranno diventati membri dell’Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai entro il 31 agosto 2016 e coloro che non hanno superato l’esame nelle sessioni precedenti. Cosa bisogna studiare? Il materiale per preparare l’esame, raccolto nel volume

18) Gonin Shosa Sho (Sulla refutazione dei cinque preti), Gosho Zenshu, p. 1613. 19) Hazel Henderson e Daisaku Ikeda, Planetary Citizenship: Your Values, Beliefs, and Actions Can Shape

Materiale di studio - esame di primo livello, è in vendita nei punti vendita Creacommercio ed è disponibile sul sito www.sgi-italia.org nello Spazio Aderenti alla voce Dipartimento di studio. Come iscriversi? È possibile iscriversi all’esame compilando il cedolino scaricabile dal sito www.sgi-italia.org e consegnando la parte A dello stesso ai propri referenti locali. La parte B andrà conservata e portata il giorno dell’esame.

a Sustainable World, Middleway Press, Santa Monica, California, 2004, p. 173 (cfr. edizione italiana Cittadini del mondo, Sperling&Kupfer, 2005).

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Nuova serie

ILBuddismoDELSOLE per illuminare il mondo Lezioni di Daisaku Ikeda sugli scritti di Nichiren Daishonin

Lettera a Shimoyama Il Buddismo esiste per la felicità delle persone Giugno è il mese in cui nacque il presidente fondatore della Soka Gakkai Tsunesaburo Makiguchi. Quest’anno [2015] cade anche l’ottantacinquesimo anniversario della pubblicazione della sua teoria educativa per la creazione di valore [che segna la fondazione della Soka Gakkai]. Makiguchi fu un grande pedagogo che dedicò la vita all’educazione umanistica, ponendo sempre al centro la felicità dei bambini e la realizzazione di una società che desse veramente valore all’educazione. Alla base dei suoi sforzi c’era lo spirito buddista di apprezzare profondamente ogni singolo individuo e di credere nel potenziale positivo di tutte le persone. Il punto di partenza sono le persone e l’obiettivo è la felicità

Le scuole e l’Università Soka, che costituiscono la realizzazione concreta delle idee educative di Makiguchi, hanno tradizionalmente al centro la questione fondamentale dello scopo dell’educazione. Sono certo che

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sia Makiguchi sia il suo discepolo Josei Toda sarebbero lieti di vedere come queste istituzioni educative per la creazione di valore stiano sviluppandosi anno dopo anno. Lo scopo è un punto importante in qualsiasi attività. Chi inizia avendo già uno scopo chiaro è una persona forte e riesce a mantenere la rotta di fronte ai problemi più complessi. Anche Shakyamuni, il fondatore del Buddismo, e Nichiren Daishonin, che visse nell’Ultimo giorno della Legge, si impegnarono in una serie di ardue battaglie per realizzare il vero scopo della religione. Fondamentalmente la religione dovrebbe esistere per la pace e la felicità di tutti gli esseri umani. Questo è anche il messaggio essenziale e lo scopo del Sutra del Loto e degli scritti di Nichiren Daishonin, che possono essere considerate scritture per tutta l’umanità. La filosofia della suprema dignità della vita e del valore di ogni persona, che esse espongono, sono il grande tesoro dell’umanità. Gli esseri umani devono sempre rappresentare il punto di partenza, e la loro felicità deve essere lo scopo.


I brani utilizzati in questa lezione

(testo integrale RSND, 2, 644 e sul sito di Buddismo e società) Questi grandi studiosi [come Maitreya, Manjushri, Ashvaghosha, Nagarjuna, Asanga e Vasubandhu del secondo periodo di cinquecento anni del Primo giorno della Legge] non solo comprendevano il significato profondo del Sutra del Loto, ma sapevano che il tempo di propagarlo non era ancora giunto. E poiché il Budda non aveva comandato loro di predicare queste grandi dottrine, le custodirono nel loro cuore, ma non permisero alla loro bocca di pronunciarle. […] Con l’inizio dei mille anni del Medio giorno della Legge il Buddismo cominciò a diffondersi dall’India alla Cina e al Giappone. Il Budda, l’Onorato dal Mondo, aveva affidato espressamente la prima parte del Sutra del Loto, i quattordici capitoli dell’insegnamento transitorio, ai bodhisattva dell’insegnamento transitorio, come il Bodhisattva Re della Medicina e i bodhisattva di mondi diversi dal nostro mondo attuale. Fu una specie di preludio all’apparizione dei grandi bodhisattva che emergono dalla terra all’inizio dell’Ultimo giorno della Legge per insegnare a tutti gli esseri viventi di questo continente di Jambudvipa a recitare i cinque caratteri di Nam-myoho-renge-kyo, il cuore del capitolo Durata della vita dell’insegnamento originale. Le persone designate a propagare l’insegnamento transitorio erano uomini come Nan-yüeh, T’ien-t’ai, Miao-lo e Dengyo. Adesso il mondo è entrato nell’epoca in cui sono destinati ad apparire il Bodhisattva Pratiche Superiori e gli altri bodhisattva del suo gruppo. Persino i miei occhi ignoranti sono in grado di vedere i segni che ciò sta per accadere (RSND, 2, 648).

Makiguchi, il cui obiettivo in quanto educatore era la felicità dei bambini, incontrò il Buddismo all’età di cinquantasette anni. Da quel momento in poi formulò il voto di permettere a tutte le persone di diventare felici, ingaggiando una lotta instancabile come praticante del Sutra del Loto. Il lignaggio dottrinale che ha origine da Shakyamuni, dal Sutra del Loto e da Nichiren Daishonin, e che fu portato avanti da Makiguchi e dalla Soka Gakkai,

si concentra sulla realizzazione della felicità umana; in altre parole sulla fondazione di una religione che esiste per il bene degli esseri umani. È un lignaggio di rivoluzione religiosa, dedito a combattere con determinazione la natura demoniaca che causa la sofferenza umana. Lo studio di Lettera a Shimoyama fornisce la conferma che tale lignaggio, o eredità, dell’umanesimo buddista pulsa intensamente nella Soka Gakkai.

«Questi grandi studiosi

[come Maitreya, Manjushri, Ashvaghosha, Nagarjuna, Asanga e Vasubandhu del secondo periodo di cinquecento anni del Primo giorno della Legge] non solo comprendevano il significato profondo del Sutra del Loto, ma sapevano che il tempo di propagarlo non era ancora giunto. E poiché il Budda non aveva comandato loro di predicare queste grandi dottrine, le custodirono nel loro cuore, ma non permisero alla loro bocca di pronunciarle». Il Sutra del Loto è la scrittura per l’Ultimo giorno della Legge

Nichiren Daishonin scrisse questa lettera a nome del discepolo Inaba-bo Nichiei nel giugno del 1277; è indirizzata a Shimoyama Hyogo Goro Mitsumoto, ammi-

nistratore del distretto di Shimoyama [vicino al Monte Minobu] nella provincia di Kai (attuale prefettura di Yamanashi). A quel tempo sul Giappone incombeva la minaccia di un secondo attacco dei mongoli. In un periodo di così grande incertezza e tensione, il Daishonin sottolineava

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spesso l’importanza di risvegliarsi all’insegnamento corretto del Buddismo. Nichiei, prete buddista del tempio Heisen [il tempio della famiglia Shimoyama, nel distretto omonimo], divenne un discepolo del Daishonin grazie alle attività di propagazione di Nikko Shonin1 e [invece di continuare a recitare il Sutra di Amida dell’insegnamento nembutsu, come aveva fatto in precedenza] iniziò a recitare la parte in versi del sedicesimo capitolo del Sutra del Loto. Ciò mandò su tutte le furie Shimoyama Mitsumoto, patrono del tempio e fervido credente nembutsu, che espulse Nichiei dal tempio Heisen. Questa lettera è una petizione, scritta dal Daishonin a nome di Nichiei, da sottoporre all’amministratore, e si dice che abbia esercitato un effetto molto illuminante su Shimoyama Mitsumoto, il quale si convertì agli insegnamenti del Daishonin insieme al resto della sua famiglia. Verso la fine della lettera il Daishonin parla di se stesso definendosi «Nichiren, il devoto del sutra che è più prezioso del Budda Shakyamuni, il signore degli insegnamenti» (RSND, 2, 672). Questa è una delle affermazioni più significative della vita del Daishonin ed è la ragione per cui Lettera a Shimoyama è inclusa fra i suoi dieci scritti principali.2 Inutile dire che nessuno onorava maggiormente Shakyamuni del Daishonin; tuttavia, per quanto riguarda l’impresa di propagare il Sutra del Loto nell’ultima epoca dopo la morte del Budda, il devoto del Sutra del Loto dell’Ultimo giorno della Legge riveste un’estrema importanza. Anche se la forma di questo scritto è quella di una narrazione da parte di Nichiei di una lezione del Daishonin che aveva udito a Minobu, in realtà è il Daishonin che prende in prestito la voce di Nichiei per esporre il significato essenziale della propagazione del Sutra del Loto nell’Ultimo giorno. In questa lettera Nichiren delinea la storia della diffusione del Buddismo nel Primo, nel Medio e nell’Ultimo giorno della Legge e prosegue ribadendo la

superiorità del Sutra del Loto. Inoltre, presentando prove documentarie, teoriche e concrete, dimostra chiaramente che nell’Ultimo giorno della Legge la sua presenza – come persona che ha letto il Sutra del Loto con la vita incontrando le varie persecuzioni che questo predice – è ancora più importante di quella di Shakyamuni.

1) Vedi nota 17, p. 60. 2) Dieci scritti principali (giapp. judai-bu): dieci trattati scritti da Nichiren e in seguito definiti da Nikko i suoi scritti più importanti. In ordine cronologico sono: Sulla recitazione del Daimoku del Sutra del Loto (RSND, 2, 199); Adottare l’insegnamento corretto per la pace nel paese (RSND, 1, 6);

L’apertura degli occhi (RSND, 1, 193); L’oggetto di culto per l’osservazione della mente (RSND, 1, 313); Scegliere il cuore del Sutra del Loto (RSND, 2, 454); La scelta del tempo (RSND, 1, 479); Ripagare i debiti di gratitudine (RSND, 1, 614); Sui quattro stadi della fede e sui cinque stadi della pratica (RSND, 1, 695); Lettera a Shimoyama (RSND, 2, 644).

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I Bodhisattva della Terra realizzano la missione di propagare il Sutra del Loto nell’Ultimo giorno della Legge

Il passo di Lettera a Shimoyama sul quale ho scelto di concentrarmi tratta della propagazione nel Primo, Medio e Ultimo giorno della Legge e dell’apparizione del Bodhisattva Pratiche Superiori [guida dei Bodhisattva della Terra]. Per specificare l’ordine di propagazione dei suoi insegnamenti dopo la morte, Shakyamuni aveva stabilito i tre periodi del Primo, Medio e Ultimo giorno della Legge, indicando gli insegnamenti adatti a ciascun periodo e chi avrebbe dovuto diffonderli. Così nella prima metà dei mille anni del Primo giorno della Legge gli ascoltatori della voce Mahakashyapa, Ananda e altri diffusero gli insegnamenti hinayana, mentre nella seconda metà di quel periodo di mille anni Ashvaghosha, Nagarjuna e altri grandi bodhisattva, eminenti studiosi buddisti, diffusero gli insegnamenti mahayana provvisori, utilizzando i sutra mahayana per refutare quelli hinayana. Anche se nei loro trattati filosofici potevano aver menzionato il Sutra del Loto, tennero per sé l’insegnamento dei “tremila regni in un singolo istante di vita”3 – la dottrina profonda esposta nel Sutra del Loto che è anche la vera essenza dell’insegnamento del Budda – ma non ne parlarono direttamente. Come mai questi grandi bodhisattva non diffusero il Sutra del Loto? Il Daishonin in questa lettera espone due ragioni: che «il tempo di propagarlo non era ancora


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giunto» e che «il Budda non aveva comandato loro di predicare queste grandi dottrine». Per prima cosa, i tempi non erano maturi per diffondere il Sutra del Loto in quanto il sutra era stato esposto per coloro che sarebbero vissuti nell’Ultimo giorno della Legge. Nam-myoho-renge-kyo, il cuore del Sutra del Loto, è il grande insegnamento che permette a tutti gli esseri viventi di ottenere l’Illuminazione, persino a coloro cui veniva negata questa possibilità negli insegnamenti buddisti precedenti. In secondo luogo, il Budda non aveva incaricato questi bodhisattva di diffondere il Sutra del Loto perché la propagazione di tale

insegnamento nell’epoca malvagia successiva alla sua morte avrebbe significato incontrare dure persecuzioni [che non sarebbero stati in grado di sopportare]. Questo compito fu affidato solo ai veri discepoli di Shakyamuni dal tempo senza inizio, i Bodhisattva della Terra. Qui ci sono due punti importanti da osservare: primo, il Sutra del Loto è la scrittura per l’ottenimento dell’Illuminazione di tutti gli esseri viventi nell’epoca malvagia dell’Ultimo giorno della Legge, ovvero l’insegnamento che permette a chi sta soffrendo di diventare felice. Secondo, è essenziale non perdere di vista chi ha la missione di propagare il Sutra del Loto.

«Con l’inizio dei mille anni del Medio giorno della Legge il Buddismo cominciò

a diffondersi dall’India alla Cina e al Giappone. Il Budda, l’Onorato dal Mondo [Shakyamuni], aveva affidato espressamente la prima parte del Sutra del Loto, i quattordici capitoli dell’insegnamento transitorio, ai bodhisattva dell’insegnamento transitorio, come il Bodhisattva Re della Medicina4 e i bodhisattva di mondi diversi dal nostro mondo attuale. Fu una specie di preludio all’apparizione dei grandi bodhisattva che emergono dalla terra all’inizio dell’Ultimo giorno della Legge per insegnare a tutti gli esseri viventi di questo continente di Jambudvipa a recitare i cinque caratteri di Nam-myoho-renge-kyo,5 il cuore del capitolo Durata della vita dell’insegnamento originale. Le persone designate a propagare l’insegnamento transitorio erano uomini come Nan-yüeh, T’ien-t’ai, Miao-lo e Dengyo. Adesso il mondo è entrato nell’epoca in cui sono destinati ad apparire il Bodhisattva Pratiche Superiori e gli altri bodhisattva del suo gruppo. Persino i miei occhi ignoranti sono in grado di vedere i segni che ciò sta per accadere».

Un’epoca malvagia Come abbiamo appena visto, sebbene le dottrine che contenevano non fossero profonde come quelle del Sutra del Loto, gli insegnamenti provvisori precedenti, dif-

fusi nei mille anni del Primo giorno della Legge, avevano comunque il potere di arrecare benefici alle persone. E anche l’insegnamento teorico del Sutra del Loto (prima metà) diffuso nei mille anni del Medio giorno della Legge consentiva l’ottenimento dell’Illuminazione. I

3) Tremila regni in un singolo istante di vita (giapp. ichinen sanzen): sistema filosofico elaborato dal maestro cinese T’ient’ai sulla base del Sutra del Loto. I “tremila regni” indicano i vari aspetti o fasi che la vita assume in ciascun momento. In ogni istante la vita manifesta uno dei dieci mondi. Ognuno di essi possiede potenzialmente in sé tutti i dieci mondi, componendo così cento mondi possibili. Ognuno di questi cento mondi possiede i dieci fattori e opera all’interno di ciascuno dei tre regni dell’esistenza, giungendo così a tremila regni. In altre parole tutti i fenomeni sono contenuti in un singolo istante di vita, e un singolo istante di vita permea i tremila regni dell’esistenza, o l’intero mondo fenomenico. 4) Il Bodhisattva Re della Medicina era tra i bodhisattva di

altre terre che fecero a gara per chiedere al Budda il permesso di propagare la Legge nell’epoca malvagia successiva alla sua morte. Il Budda rifiutò in quanto «quei bodhisattva sono famosi per la notevole saggezza e la profondità del loro sapere, ma poiché hanno iniziato a udire il Sutra del Loto solo da poco tempo, la loro comprensione è ancora limitata e quindi non sarebbero in grado di sopportare le grandi difficoltà dell’ultima epoca» (Risposta a Niiama, RSND, 1, 413-414). 5) Myoho-renge-kyo è scritto con cinque caratteri cinesi e Nam-myoho-renge-kyo con sette (nam o namu è costituito da due caratteri). Il Daishonin usa spesso Myoho-renge-kyo come sinonimo di Nam-myoho-renge-kyo.

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Gran Maestri T’ien-t’ai e Den-gyo, che vissero rispettivamente in Cina e in Giappone, furono considerati come coloro che svolgevano la funzione di quei bodhisattva dell’insegnamento transitorio come il Bodhisattva Re della Medicina di cui si parla nel passo sopracitato. T’ien-t’ai, sulla base del Sutra del Loto, insegnò il principio dei “tremila regni in un singolo istante di vita” ed espose la pratica per rivelare nella propria vita la saggezza del Budda e ottenere l’Illuminazione. Dengyo diffuse gli insegnamenti e la pratica di T’ient’ai in Giappone. Il Daishonin afferma che questo fu il “preludio” all’apparizione dei Bodhisattva della Terra nell’Ultimo giorno per insegnare alla persone Nammyoho-renge-kyo, «il cuore del capitolo Durata della vita dell’insegnamento originale». A differenza del Primo e del Medio giorno della Legge, l’Ultimo giorno è il tempo in cui deve apparire il Bodhisattva Pratiche Superiori per propagare l’insegnamento originale del Sutra del Loto (seconda metà) e, come afferma il Daishonin, vi erano già segni evidenti di ciò. Nichiren rilevava che il grande scompiglio nel mondo del Buddismo che avrebbe caratterizzato l’Ultimo giorno della Legge era già in atto: in Giappone le scuole buddiste tradizionali, dimenticando il benessere delle persone, avevano completamente perso di vista il vero scopo degli insegnamenti del Budda ed erano degenerate in una serie di battibecchi e rivalità che corrispondevano proprio all’“epoca di dispute e conflitti”.6 I preti buddisti erano confusi rispetto alla valutazione della profondità e dell’efficacia dei diversi sutra; avevano voltato le spalle all’intento originale del Budda e fondato nuove scuole conformi ai propri fini e tendenze, senza considerare se fossero adatte ai tempi e alle capacità delle persone. In più denigravano il Sutra del Loto, l’insegnamento dell’Illuminazione universale, e di conseguenza la pura Legge veniva oscurata e perduta. Ma quello era proprio il tempo il cui sarebbe fiorita la grande pura Legge e sarebbe apparso il Bodhisattva Pratiche Superiori. Chi dunque stava agendo come il Bodhisattva Pratiche Superiori, che è colui che predica questa grande pura Legge e permette a tutti gli esseri viventi dell’Ultimo giorno della Legge di ottenere l’Illuminazione? Ciò equivale

a chiedersi chi sia il vero devoto, ovvero l’autentico praticante del Sutra del Loto nell’Ultimo giorno della Legge.

6) L’Ultimo giorno della Legge è descritto come «un’epoca di dispute e conflitti in cui la pura Legge sarà oscurata e perduta». Questa descrizione si trova nel Sutra della Grande raccolta, il quale predice che nel quinto periodo di cinque-

cento anni successivo alla morte del Budda, l’epoca che corrisponde all’Ultimo giorno della Legge, si verificheranno litigi continui fra scuole buddiste rivali e il corretto insegnamento di Shakyamuni verrà oscurato e perduto.

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DIFFONDERE IL BUDDISMO senza farsi scoraggiare dalle difficoltà

Come dicevamo, il Sutra del Loto è l’insegnamento che consente a tutte le persone nell’Ultimo giorno della Legge di ottenere l’Illuminazione. Ciò significa che il devoto del Sutra del Loto deve essere una persona che ha il coraggio di alzarsi da sola e continuare a diffondere l’insegnamento corretto senza farsi scoraggiare dalle persecuzioni o da altre difficoltà in quest’epoca di offesa alla Legge caratterizzata da dispute e conflitti. La presenza di un simile devoto è la chiave per aprire la strada della felicità a tutta l’umanità nell’Ultimo giorno. Esaminando le condizioni oggettive della propagazione dell’insegnamento corretto in quest’epoca, possiamo pienamente cogliere l’intento del Daishonin quando afferma che la persona che si impegna altruisticamente per diffondere la Legge mistica è «il devoto del sutra che è più prezioso del Budda Shakyamuni, il signore degli insegnamenti» (RSND, 2, 672). Questa lettera, scritta da Nichiren per conto di Nichiei e rivolta a Shimoyama Mitsumoto, è in qualche misura un’introduzione al Buddismo e al Sutra del Loto ma vuole anche puntualizzare che se non si comprende esattamente chi sta adempiendo la missione del devoto del Sutra del Loto, lottando per il bene delle persone, non si può capire il vero significato del Buddismo e del Sutra del Loto. Perciò il Daishonin affronta la questione cruciale di identificare “i falsi santi arroganti” – il terzo dei tre potenti nemici – che si oppongono al devoto del Sutra del Loto e il devoto che ha suscitato i loro attacchi. In Lettera a Shimoyama il Daishonin mette in luce non solo gli errori degli insegnamenti della Pura terra (Nembutsu) ma anche delle scuole giapponesi Zen, Vera parola e Tendai, refutando con chiarezza le affermazioni distorte di ciascuna di esse. In particolare dedica una lunga parte della lettera a denunciare il prete Ryokan del tempio Gokuraku di Kamakura, che apparteneva alla scuola dei Precetti-Vera parola. Descrive


Il Buddismo del sole

dettagliatamente la sua sfida a Ryokan riguardo alle sue preghiere per la pioggia7 e, citando i relativi passi delle scritture, rivela perché tali preghiere avevano fallito.8 Nichiren aveva colto e denunciato la vera natura di questo prete, celata dietro l’immagine pubblica di santo che osserva fedelmente i precetti. Perché il Daishonin critica così aspramente Ryokan? Perché con i suoi continui inganni mascherati da un’aura di santità era il principale colpevole della distruzione degli insegnamenti buddisti in Giappone. Il Daishonin, che lo vede per quello che è, gli dice [nella Lettera a Ryokan del Gokuraku-ji]: «Siete un falso santo, una persona di smisurata arroganza; nella vostra esistenza presente sarete bollato come traditore del paese e nella prossima cadrete nella regione dell’inferno» (RSND, 2, 304). Descrivendolo come «un falso santo, una persona di smisurata arroganza» il Daishonin sta affermando che è uno dei “falsi santi arroganti”, cioè una figura religiosa di alto rango riverita dal popolo che in realtà si preoccupa solo dei propri interessi e che, spinto da un intento malvagio, cerca di nuocere al devoto del Sutra del Loto. Dei tre potenti nemici, i falsi santi arroganti sono i più dannosi e i più difficili da riconoscere. Esternamente esibiscono un atteggiamento compassionevole, ma in realtà disprezzano gli altri e li considerano inferiori; distorcono volontariamente la verità per il proprio guadagno personale e non hanno alcuno scrupolo nell’infliggere sofferenza agli altri. Provano risentimen-

7) In Lettera di petizione di Yorimoto il Daishonin scrive: «[Feci avere questo messaggio a Ryokan:] “Decideremo qual è l’insegnamento corretto attraverso la preghiera per la pioggia. Se piove entro sette giorni potrete credere di rinascere nella Pura terra in virtù degli otto precetti e del Nembutsu. Ma se non piove, dovrete riporre la vostra fede unicamente nel Sutra del Loto”. Soddisfatti di udire questo, i due portarono il messaggio per il prete Ryokan al tempio Gokuraku. Piangendo di gioia, il prete Ryokan e più di centoventi discepoli pregarono» (RSND, 1, 718). Quando Ryokan fallì diventò ancora più ostile al Daishonin facendo pressioni presso vari esponenti del governo militare di Kamakura affinché lo perseguitassero; fu una delle cause che condusse alla persecuzione di Tatsunokuchi e all’esilio di Sado. 8) In Lettera a Shimoyama il Daishonin elenca i cinque fattori che, secondo le scritture buddiste, fanno sì che le preghiere per la pioggia non abbiano successo e poi scrive:

to verso le persone oneste e rette e fanno di tutto per perseguitarle. Non esiste male maggiore. La grande lotta del devoto del Sutra del Loto

Il Daishonin, mosso dal desiderio di portare vera felicità alle persone, volle chiarire chi stesse diffondendo e praticando l’insegnamento corretto in accordo con il Sutra del Loto. Per tale motivo combatté accanitamente il male fondamentale che inganna e confonde gli esseri umani riguardo alla verità. L’unico modo di costruire una società in cui le persone sanno discernere la vera natura di chi finge di essere santo e non si fanno sviare da inganni e falsità è incoraggiare ognuno a elevare la propria condizione spirituale. Makiguchi una volta osservò che, se non fosse stato per il Daishonin, Ryokan avrebbe continuato a essere considerato un Budda vivente. Senza la presenza di persone sagge, capaci di vedere la verità, i valori vengono distorti, si perdono i criteri per definire bene e male e la società, manipolata dai falsi santi arroganti, va verso la rovina. Riferendosi a un passo di Lettera a Shimoyama,9 Makiguchi affermò inoltre che il Sutra del Loto è l’insegnamento che conduce le persone al bene supremo perché rivela la vera natura delle funzioni demoniache, che esternamente si pavoneggiano compiendo piccoli atti di bontà ma in realtà sono la fonte di un grande

«Usiamo come specchio questi passi delle scritture e vediamo cosa ci rivelano della vera natura del prete Due Fuochi [Ryokan]. Essi rivelano con molta chiarezza chi veramente sia costui. Primo, anche se ha la reputazione di un osservante dei precetti, in realtà ha una condotta licenziosa. Secondo, è avido e avaro. Terzo, è geloso. Quarto, nutre visioni errate. Quinto, è dissoluto e sregolato. Egli possiede tutte e cinque queste caratteristiche» (RSND, 2, 654). 9) Si tratta del passo: «Quelle che il mondo considera persone sagge sono convinte di aver compreso perfettamente i concetti del tempo e della capacità. Eppure scelgono un bene minore e abbandonano un bene maggiore, si affidano a sutra provvisori e trascurano il vero sutra. Così il loro piccolo bene diventa al contrario un grande male, la loro medicina si trasforma in veleno e, invece che da parenti stretti, si comportano da mortali nemici. È veramente difficile porre rimedio a un simile atteggiamento» (RSND, 2, 645).

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male.10 Come fa notare, le funzioni demoniache assumono questa facciata esteriore di “piccola bontà” che rende difficile discernerne la vera natura. Per questo tali influenze negative possono essere sconfitte solo da un “grande bene”. La persona che pratica il sutra e ne insegna la verità a tutti è il devoto del Sutra del Loto. Lettera a Shimoyama ci dà un resoconto dettagliato delle lotte del Daishonin come devoto del Sutra del Loto narrando gli eventi della sua vita, come quando sottopose alle autorità il suo trattato Adottare l’insegnamento corretto per la pace nel paese o quando subì la persecuzione di Matsubagayatsu e l’esilio di Izu, la persecuzione di Tatsunokuchi e l’esilio di Sado, e il suo incontro con Hei no Saemon-no-jo dopo aver ottenuto il condono della pena. Dal suo racconto si può rilevare come nessuno più di lui si fosse impegnato maggiormente per la felicità delle persone: questa è la prova che egli è il devoto del Sutra del Loto che combatte contro i tre potenti nemici, compresi i falsi santi arroganti. Sii un praticante, non un semplice credente

Nell’epoca moderna la Soka Gakkai sta portando avanti l’eredità del devoto del Sutra del Loto in esatto accordo con gli scritti del Daishonin. Alla quinta riunione generale della Soka Kyoiku Gakkai (Società educativa per la creazione di valore, l’antesignana della Soka Gakkai), che si tenne il 22 novembre 1942, Makiguchi dichiarò: «Dobbiamo distinguere bene tra credenti e praticanti. È indiscutibile che chi crede [nella Legge mistica] avrà risposta alle proprie preghiere e otterrà benefici, ma limitarsi a questo non costituisce la pratica del bodhisattva. Non esistono Budda egocentrici che si accontentano di accumulare benefici personali e non si adoperano per il benessere degli altri. Se non svolgiamo la pratica del bodhisattva non possiamo conseguire la Buddità. Lavorare per il benessere degli altri con lo stesso cuore di un genitore è ciò che contraddistingue un vero credente e un vero praticante».11 Questo passo rivela la penetrante intuizione che la pratica del Buddismo di 10) Tsunesaburo Makiguchi, Makiguchi Tsunesaburo Zenshu (Opere complete di Tsunesaburo Makiguchi), Daisanbummeisha, Tokyo, 2000, vol. 10, p. 41. 11) Tsunesaburo Makiguchi, op. cit., p. 151.

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Nichiren è intrinsecamente la pratica del bodhisattva, che è la pratica del devoto del Sutra del Loto. Makiguchi, che aveva sperimentato personalmente il profondo beneficio della fede nel Buddismo di Nichiren, profondeva grandi energie nelle riunioni di discussione, che descriveva come «incontri che offrono la prova sperimentale della validità di una vita basata sul grande bene». Quando vi partecipava era il primo a impegnarsi nella condivisione della Legge mistica con gli altri. Secondo i documenti ufficiali che contengono i capi di accusa per i quali Makiguchi fu detenuto in carcere durante la seconda guerra mondiale, dal maggio 1941 al giugno 1943 la Soka Kyoiku Gakkai tenne più di duecentoquaranta riunioni di discussione nonostante la repressione delle autorità militari giapponesi. Alla quarta riunione generale della Soka Kyoiku Gakkai, il 17 maggio 1942, Makiguchi disse con passione: «Dobbiamo guidare il paese verso un grande bene.12 Ciò equivale a compiere un atterraggio di fronte al nemico. Al contrario delle modalità inefficaci impiegate da altri gruppi religiosi nei loro sforzi di propagazione, come parlare ad assemblee di diverse migliaia di persone senza che nemmeno una di loro inizi seriamente a praticare, il movimento che io e il mio collega [Josei Toda] fondammo dieci anni fa ha avuto una crescita fenomenale. La ragione è che noi ci basiamo completamente sulla fede e dimostriamo gli uni agli altri la prova concreta dei benefici della pratica buddista. Osservando i progressi che abbiamo compiuto fino a oggi credo che nel futuro, grazie ai nostri sforzi assidui, potremo contribuire al benessere delle nostre famiglie e della società e potremo perfino realizzare kosen-rufu».13 In quei tempi così travagliati Makiguchi non smise mai di agire per kosen-rufu e iniziò sempre concentrando i suoi sforzi su una singola persona. Le riunioni di discussione sono l’unico modo per far crescere individui che si dedicano saldamente alla fede. La Soka Gakkai è l’organizzazione per realizzare kosen-rufu

Ispirati dalla profonda compassione del Daishonin di condurre tutte le persone all’Illuminazione, i membri 12) Il termine “grande bene” si riferisce al valore supremo nella teoria del valore di Makiguchi basata su bellezza, guadagno e bene. 13) Tsunesaburo Makiguchi, op. cit., pp. 147-148.


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della Soka Gakkai di tutto il mondo stanno impegnandosi instancabilmente per kosen-rufu allo scopo di aiutare tutti a diventare felici. Perciò ognuno di loro è un devoto del Sutra del Loto dell’Ultimo giorno della Legge e un Bodhisattva della Terra. Se oggi la nostra rete Soka è diffusa in 192 aree e nazioni è proprio perché i membri stanno portando avanti fedelmente la grande battaglia dei Bodhisattva della Terra per la quale il Daishonin si alzò da solo deciso a realizzare concretamente l’intento del Sutra del Loto, il voto originale di Shakyamuni. I dialoghi da persona a persona, cuore a cuore, che iniziano con le «riunioni di discussione che offrono una prova sperimentale della validità di una vita basata sul grande bene» promosse da Makiguchi, ora sono diventate le vivaci riunioni di discussione tenute dalla Sgi in tutto il mondo. Nel 2013 è stato completato il Daiseido, il Palazzo del grande voto di kosen-rufu. Un flusso costante di giovani risvegliati alla missione di Bodhisattva della Terra sta continuando a emergere e il suono della recitazione di Nam-myoho-renge-kyo nello spirito dell’unità di “diversi corpi, stessa mente” riecheggia in tutto il nostro pianeta azzurro. Ovunque fioriscono dialoghi amichevoli che gettano i semi della Legge mistica. La Soka Gakkai sarà per sempre un’organizzazione dedicata a kosen-rufu, un insieme di persone che condivide e diffonde ampiamente l’insegnamento corretto. Il Sutra del Loto afferma che «i semi della Buddità germogliano tramite la causalità, e per questa ragione [i Budda] predicano l’unico veicolo» (SDLPE, 86, cfr. Le proprietà del riso, RSND, 1, 991). Parlando agli altri della Legge mistica piantiamo nella loro vita il seme della felicità, poniamo una causa che attiva la natura di Budda dentro di loro. Non esiste una pratica buddista più nobile. Karel Dobbelaere, ex presidente della Conferenza internazionale di Sociologia delle religioni, disse: «Il Buddismo di Nichiren si considera il “Buddismo della semina”; ciò significa che si può sempre porre una nuova causa che produrrà un nuovo effetto. Grazie alla pratica i credenti possono “cambiare il

veleno in medicina”, cioè creare valore, qualsiasi sia il loro karma».14 Condividiamo le nostre esperienze di fede e la nostra convinzione nella pratica buddista

Kosen-rufu inizia da ogni membro che si impegna nel dialogo. È importante condividere sinceramente le nostre esperienze di fede e la nostra convinzione nella pratica buddista. Le parole sincere e profondamente sentite piantano i semi della speranza e della felicità nel cuore dei nostri amici. Le persone con cui parliamo possono non essere consapevoli che questi semi sono stati gettati, ma se continuiamo a rispettarle e a stimarle, recitando Daimoku per la loro felicità, di certo le nostre preghiere produrranno frutti. E quando si troveranno in uno dei momenti cruciali della vita potranno ricordarsi di ciò che avevamo detto loro. Mi torna alla mente una delle guide eterne del mio maestro: «Quando condividiamo il Buddismo di Nichiren con qualcuno, [anche se quella persona non si converte] rimane la fiducia». La fede nella Legge mistica è la bussola che ci indica il sentiero più sicuro nella vita. In questo mese di giugno [2015] in tutto il Giappone si svolgeranno le riunioni generali della Divisione donne, che si terranno in piccoli gruppi. La filosofia Soka si diffonde con dialoghi da cuore a cuore, conversazioni che alimentano la comprensione e la fiducia. Queste riunioni a piccoli gruppi condotte dalle donne della Soka Gakkai sono microcosmi di armonia umana. Siamo tutti Bodhisattva della Terra, nati insieme in quest’epoca per piantare i semi della Legge mistica nel cuore di una persona dopo l’altra e realizzare la felicità per noi e per gli altri. Come fieri protagonisti di kosen-rufu nell’Ultimo giorno della Legge, adempiamo la nostra missione di Bodhisattva della Terra con coraggio e fiducia in noi stessi. Pubblicato sul mensile Daibyakurenge di giugno 2015 (Traduzione di Marialuisa Cellerino)

14) Da Alcune riflessioni sulla Soka Gakkai e in particolare sulla SGI, lezione di Karel Dobbelaere presso il Centro in-

ternazionale Josei Toda di Tokyo, 10 dicembre 1999.

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arcobaleni

scritti di Daisaku IKEDA

Questa serie di incoraggiamenti del presidente della Soka Gakkai Internazionale Daisaku Ikeda, dal titolo Arcobaleni di speranza, è rivolta ai bambini e alle bambine delle scuole elementari.

Fate dei libri i vostri migliori amici! marie SKLODOWSKA curie chimica e fisica polacca L’autunno è una stagione meravigliosa per leggere. Ogni anno in Giappone, a partire dal 27 ottobre, due settimane sono dedicate alla promozione della lettura. I buoni libri sono cibo per l’anima. Spero che voi, miei giovani amici e mie giovani amiche delle scuole elementari, leggiate tutto ciò che desiderate e assaporiate il piacere che i libri hanno da offrire avanzando nel vostro percorso di crescita a passi da gigante. La nascita della Soka Gakkai è segnata dalla pubblicazione di un libro. Il 18 novembre del 1930 Tsunesaburo Makiguchi, preside di una scuola elementare, e il suo discepolo Josei Toda pubblicarono un testo sull’educazione incentrata sulla

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felicità dei bambini. Il libro si intitolava L’educazione creativa (titolo originale: Soka Kyoikugaku Taikei, letteralmente “Il sistema della pedagogia creatrice di valore”). All’interno vi compare il nome originale della Soka Gakkai, Soka Kyoiku Gakkai (letteralmente: “Società educativa per la creazione di valore”), e la data della sua pubblicazione è considerata il giorno della fondazione dell’organizzazione. L’associazione per l’apprendimento La parola gakkai di Soka Gakkai significa “associazione per l’apprendimento”. Sin dalla sua fondazione la nostra organizzazione ha dato importanza allo stu-

dio, in particolare incoraggiando i giovani a leggere buoni libri. Quando ero giovane il mio maestro Josei Toda mi chiedeva sempre che libro stessi leggendo e di che cosa parlasse. Pertanto dovevo impegnarmi seriamente nella lettura e nello studio per saper rispondere alle sue domande. Una delle sette guide che ho indicato per i miei amati amici delle scuole elementari è: “Leggete libri”.1 Tanti anni fa viveva una donna che sin da quando aveva la vostra età leggeva molti buoni libri, fino ad arrivare da grande a fare delle scoperte scientifiche molto importanti salvando così innumerevoli vite. Si chiamava Marie Sklodowska (1867-1934, poi

conosciuta con il cognome del marito, Curie) una scienziata tuttora ammirata e onorata. Presso il campus del College femminile Soka di Tokyo sorge una sua statua e le studentesse dell’istituto hanno avuto modo di conoscere la sua pronipote, Hélène Langevin-Joliot. Oggi con Marie Curie partiremo per un viaggio nella conoscenza. Marie nacque in Polonia circa centocinquanta anni fa, il 7 novembre del 1867. Era la più piccola della famiglia, con tre sorelle e un fratello più grandi. Poco dopo averla data alla luce sua madre si ammalò di tubercolosi, una grave malattia che colpisce i polmoni, di cui ho sofferto anch’io per tanti anni.


Sin da bambina Marie amava i libri ed era un’avida lettrice. Per oltre cento anni, a partire dalla fine del XVIII secolo, il suo paese natale fu governato da un’altra nazione. Per questo motivo gli alunni e gli insegnanti non potevano utilizzare la lingua polacca in classe. Non potevano leggere libri né studiare nella propria lingua madre, cosa che rattristava e scoraggiava Marie. Ma in casa suo padre, un insegnante di scuola media, leggeva spesso ai figli poesie, racconti e libri di storia in polacco, e qualche volta narrava loro racconti di origine inglese e francese. Queste letture erano come raggi di sole che illuminavano il cuore di Marie e dei suoi fratelli. Da quando iniziò ad andare a scuola, Marie lesse e studiò sempre di più. Ma a un certo punto accadde una cosa triste: quando lei aveva solo dieci anni sua madre, alla quale voleva molto bene, morì. Ci volle molto tempo, ma alla fine la famiglia riuscì a superare il dolore. Durante quel periodo difficile leggere libri le fu di grande aiuto. I libri sono dei veri amici. Nei periodi di dolore e sofferenza i buoni libri danno conforto e ispirazione, riaccendono il coraggio e la speranza. I libri sono amici ai quali possiamo appoggiarci.

Una grande scienziata Dopo essersi diplomata con il massimo dei voti, Marie continuò a studiare assiduamente, nella speranza di diventare una persona in grado di aiutare gli altri. Pur non avendo soldi, i suoi eccellenti risultati le permisero di frequentare l’università in Francia e di dedicarsi allo studio della chimica. Dopo la laurea continuò a vivere lì e sposò uno dei suoi professori di chimica, Pierre Curie (1859-1906). Marie e Pierre Curie collaboravano alla stessa ricerca e giunsero a scoprire un nuovo elemento chimico, che chiamarono “radio”. Questo elemento a volte viene impiegato per la cura di alcune malattie e ha anche ricoperto un ruolo importante in altri studi scientifici. Nel 1903 questo eccezionale lavoro valse alla coppia il premio Nobel per la fisica. Sono assolutamente certo che un giorno anche molti di voi, miei giovani amici, diventerete degli ottimi scienziati. Senza mai scoraggiarsi In seguito Marie subì una terribile perdita, suo marito morì in un incidente stradale. Ciononostante non perse la sua forza e non smise mai di guardare avanti, continuando l’attività di ricerca e vincendo un altro premio Nobel nel 1911, questa

volta per la chimica. Non si lasciò mai abbattere dalla tristezza e dalla sofferenza; la sua forza interiore, il suo ottimismo e la sua intelligenza ispirarono molte persone in tutto il mondo. Aveva due figlie che amava molto. Durante la prima guerra mondiale, non avendo la possibilità di trascorrere del tempo con loro, scriveva lettere nelle quali le esortava a resistere con coraggio, a credere che dopo i giorni brutti sarebbero tornati quelli belli e a continuare a studiare per il bene del futuro.2 Le due giovani donne si impegnarono al massimo per realizzare le speranze della madre. La figlia maggiore, Irène Joliot-Curie (18971956), divenne anch’essa scienziata e, proprio come la madre, vinse il premio Nobel per la chimica. La figlia minore, Ève Curie (1904-2007), diventò una scrittrice. Pubblicò la biografia della madre condividendo con il mondo intero la vita di questa donna straordinaria attraverso il potere della parola scritta. Con i libri al vostro fianco riuscirete a superare qualsiasi cosa Anche se a volte vi capita di vivere giorni piovosi pieni di tristezza, attraverso lo studio e la lettura dei libri sicuramente il cielo nel vostro cuore tornerà sereno e

spunterà un arcobaleno di speranza. La lettura vi aiuta ad acquisire la forza per non farvi sconfiggere dalle difficoltà. Leggere libri vi permette di scoprire mondi sconosciuti e persone meravigliose. Potete instaurare dei legami cuore a cuore e fare amicizia con gente di ogni tipo, in ogni parte del mondo. Un ex alunno delle scuole elementari, ora laureato, che ha recentemente superato a pieni voti il difficilissimo esame di stato per diventare avvocato in Giappone, ha detto: «Tutto il successo lo devo al mio impegno nella lettura sin dai tempi delle elementari». Ha anche ricordato che il suo amore per la lettura era nato leggendo fumetti di argomento storico. Spero che diventiate lettrici e lettori entusiasti, persone che amano leggere. Basta cominciare da una qualsiasi opera che risvegli il vostro interesse. Per favore, cercate di fare amicizia con quanti più libri possibile! 1) Cfr. SGI Newsletter, n. 8846. 2) Ève Curie, Madame Curie: A Biography, tradotto da Vincent Sheean, Da Capo Press, New York, 2001, p. 292. (Traduzione di Lisa Michieletto da Boys and Girls Hope News, mensile della Soka Gakkai dedicato ai bambini e alle bambine delle scuole elementari, del 1 novembre 2014)

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ncino o b r a C , a m m o G

e

Carboncino sei sicuro che siamo nel posto giusto?

si, mi piace! immagina Gomma, un mondo dove tutto e tutti sono impacchettati con la plastica trasparente. Bello!

Certo! questa è la scuola professionalizzante dell’impacchettamento. Qui impareremo il lavoro del futuro. Leggi il volantino.

così non senti più gli odori degli altri, i sapori, non senti i lamenti. Immagina Gomma, che bel SILENZIO ci sarebbe. Tutti uguali, tutti uguali! Ora sta zitta. Comincia la lezione.

ma qui dice che in questa scuola si impara a impacchettare tutto… e TUTTI!

Un mondo bello E’ un mondo pulito e ordinato.

Un mondo bello è un mondo tutto impacchettato. Prova, entusiasmati per il tuo nuovo lavoro…

Ma Gomma non può più rispondere perché è stata impacchettata.

Perché dovremmo impacchettare tutti?

Carboncino impacchetta tante cose e, nella foga, impacchetta anche Gomma

Guarda Gomma che bel lavoro ho fatto!

gomma? Gomma dove sei? GOMMMAAA?

dimmi un poco Carboncino perché sei così meschino? non produce nuova scienza non fiorisce dignità e nemmeno umanità. Gomma adesso è impacchettata con la mente raffreddata

Che cosa ho fatto!

Saggio aiuto!

per l’amica tua e mia prova un poco di empatia piano piano con passione prova anche compassione crea pace ed uguaglianza non inultil sofferenza

ma come faccio?


pensa a gomma che di là tutta sola ora sta che tristezza poverina peggio di una ciabattina pensa a te come un motore immedesimati in lei e vedrai che con furore sarai un catalizzatore e l’incarto d’improvviso si aprirà con un sorriso e poi come una farfalla vola a te e si fa palla.

Carboncino, ce l’hai fatta. Bravo! Questa volta ho pensato davvero al peggio

Gommina scusa amica. Non voglio più impacchettare nessuno.

Solo che ora, come facciamo con tutta questa diversità spacchettata?

ho un’idea! Facciamo una bella partita a calcio. Prendi la palla!

BAMBINE, BAMBINI: CI AIUTATE CON LE NOSTRE AVVENTURE? Come? Con i vostri disegni! Contattateci in redazione, vi spiegheremo come fare! Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai, via Tiburtina 1321, 00131, Roma buddismo-e-societa@sgi-italia.org tel. 06 87286218


glossario Bodhisattva: (sans.), una persona che aspira all’Illuminazione e svolge pratiche altruistiche. Il Buddismo (vedi) mahayana formulò l’ideale del bodhisattva, che ricerca l’Illuminazione sia per sé sia per gli altri. Bodhisattva della Terra: un’innumerevole schiera di bodhisattva che appaiono nel capitolo del Sutra del Loto (vedi) Emergere dalla terra, ai quali il Budda (vedi) Shakyamuni affida la propagazione della Legge mistica dopo la sua morte, nell’Ultimo giorno della Legge. Budda: dal sanscrito Buddha, “risvegliato”. Titolo dato a Gautama Siddharta Shakyamuni (il fondatore storico del Buddismo) dopo la sua Illuminazione. Il Budda non è una divinità e, specialmente nella tradizione mahayana, il Budda è l’essere umano stesso che, superate le illusioni, percepisce il “vero aspetto di tutti i fenomeni” e conduce le persone a raggiungere la sua stessa Illuminazione. Buddismo: in occidente vengono così chiamati gli insegnamenti di Shakyamuni e tutte le loro successive elaborazioni. Il Buddismo è una religione vivente e non va confuso con la semplice adesione intellettuale a un sistema di pensiero: in definitiva non ci si può definire buddisti senza praticarlo. Nato in India, si è in seguito sviluppato con le principali tradizioni (mahayana, theravada e vajrayana) in Cina, Tibet, nel sud-est asiatico e in Giappone. Più recentemente si è diffuso anche nei paesi occidentali. Il Buddismo di Nichiren Daishonin (vedi) fa parte della tradizione mahayana. Buddità: la condizione vitale del Budda (vedi), potenzialmente presente in tutti gli esseri viventi. Nella filosofia buddista è considerata la più alta che si possa manifestare, ed è caratterizzata da una felicità indistruttibile, un’infinita saggezza e un’illimitata compassione. Daimoku: (giapp.) letteralmente significa “titolo”, in particolare si riferisce al titolo del Sutra del Loto (vedi), Myoho-renge-kyo. Il titolo di un sutra ne rappresenta l’essenza. Nel Buddismo di Nichiren Daishonin indica l’invocazione di Nam-myoho-renge-kyo (vedi). Gohonzon: (giapp.) oggetto di culto. La parola go è un prefisso onorifico e honzon significa oggetto di devozione. Nichiren Daishonin (vedi) stabilì come oggetto di culto Nam-myoho-renge-kyo (vedi), la Legge dell’universo, e materializzò la sua vita illuminata a questa Legge nella forma di un mandala, il Gohonzon, di fronte al quale ogni essere umano, recitando Nam-

myoho-renge-kyo, può risvegliare la propria natura illuminata, o Buddità (vedi). Gongyo: (giapp.) letteralmente “esercitarsi nella pratica”. È una cerimonia che – nella pratica del Buddismo di Nichiren Daishonin (vedi) – si compie tutti i giorni, mattina e sera, e consiste nella recitazione prolungata del Daimoku, Nam-myoho-renge-kyo (vedi), e nella lettura di alcuni brani del secondo e del sedicesimo capitolo del Sutra del Loto (vedi). Gosho: (giapp.) i singoli scritti di Nichiren Daishonin (vedi) e la loro raccolta. Kosen-rufu: (giapp.) dichiarare e diffondere estesamente. Questo termine compare nel ventitreesimo capitolo del Sutra del Loto (vedi) e indica la propagazione del Buddismo (vedi) a livello mondiale. Si riferisce al processo di assicurare una pace duratura e la felicità di tutta l’umanità stabilendo nella società gli ideali umanistici del Buddismo. Nam-myoho-renge-kyo: legge o verità suprema dell’universo che permea tutti i fenomeni. Nichiren Daishonin (vedi) stabilì la pratica della recitazione di Nam-myoho-renge-kyo come il mezzo per risvegliare la propria Buddità (vedi) innata. Myoho-renge-kyo è la lettura giapponese del titolo in cinese del Sutra del Loto (vedi), che Nichiren considerava l’essenza di questa scrittura, al quale aggiunse il prefisso nam, una parola sanscrita che significa “devozione” o “dedizione”. Myoho significa Legge mistica; renge si riferisce al fiore di loto che produce simultaneamente i fiori e i semi, e indica la simultaneità di causa ed effetto; kyo significa sutra. Nichiren Daishonin: (1222-1282) fondatore della tradizione che da lui prende il nome, è definito “Budda originale dell’Ultimo giorno della Legge”. È considerato il massimo esponente religioso del periodo storico giapponese chiamato “l’epoca della riforma di Kamakura”. Stabilì la recitazione di Nam-myoho-renge-kyo (vedi) come la pratica universale che consente a tutti di manifestare la Buddità (vedi) inerente alla propria vita e di ottenere la forza e la saggezza per superare ogni avversità. Materializzò questa Legge suprema in un mandala, il Gohonzon (vedi). Sutra del Loto: è l’insegnamento che Shakyamuni predicò negli ultimi otto anni della sua vita, nel quale dichiara che tutte le persone possono manifestare la condizione vitale del Budda (vedi), la Buddità (vedi), ossia conseguire l’Illuminazione. Nichiren Daishonin (vedi) considerò questo sutra la base del suo insegnamento.

RSND: Raccolta degli scritti di Nichiren Daishonin, ed. Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai GZ: Nichiren Daishonin Gosho Zenshu, ed. Soka Gakkai (in giapponese) SDLPE: Il Sutra del Loto, nuova edizione completa di prologo ed epilogo, Esperia, 2014 MDG: D. Ikeda, Il mondo del Gosho, Esperia BS: Buddismo e società NR: Il nuovo rinascimento


buddismo e società p e r l a pa c e , l a c u lt u r a e l' e d u c a z i o n e

Bimestrale dell’Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai numero 176 - maggio/giugno 2016 Direttore Tamotsu Nakajima Vice direttore Anna Conti Direttore responsabile Maria Lucia De Luca In redazione Marina Marrazzi

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Redattori Roberto Carvelli, Alessandra Fornasiero, Gianna Mazzini, Lodovico Prola, Manuela Vigorita

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Correzione di bozze Antonio Andronico, Monica Berardi, Carla Celani, Alessandra Chirivino, Maya Costantini, Emanuela Forti, Paolo Napoli, Paola Tarantino, Letizia Vitagliani, Simona Vitale Fotografi Arnaldo Albertoni, Simona Caleo, Jessica Guidi, Omar Kheiraoui, Rosapaola Lucibelli, Mauro Petito, Andrea Sabatello, Eva Tomei Hanno collaborato a questo numero Marialuisa Cellerino, Francesca Fanciullacci, Lisa Michieletto, Roberto Minganti Progetto creativo e copertina Sabrina Taddei Foto copertina e tema: Omar Kheiraoui p. 4, archivio Seikyo Shimbun Illustrazioni p. 70, Paolo Lupardi Le avventure di Gomma e Carboncino Testi, Debora Petrocelli Illustrazioni, Francesca Proietti Sorbini Referente attività creativa bambini Roberta Torcianti Elaborazione disegni, Giovanna Noia Hanno collaborato alle illustrazioni Bianca Ascenzioni di 8 anni e Diego Cignini di 6 anni, di Viterbo, aiutate dalle mamme Francesca e Michela Redazione: Via Tiburtina 1321 00131 Roma tel. 06.872861 Finito di stampare nel mese di marzo 2016 presso la tipografia TMB Stampa s.r.l., via Portuense 1555, 00148 Roma Tutti i diritti riservati. Vietata la riproduzione Iscritto al n. 3506 dei registri della stampa del tribunale di Firenze l’8-10-1986 La testata fruisce dei contributi statali diretti di cui alla legge 7 agosto 1990, n. 250

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