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GOLA CONSIGLIA FORMAGGI E MIELE. UN ALTRO CHIANTI

Formaggi e miele. Un altro Chianti

Apicorno, piccola realtà aziendale all’insegna della diversificazione e del rispetto per la natura e gli animali.

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Un sogno che diventa realtà, quello di Marta che cinque anni fa insieme all’amico Pietro decide di dare nuova vita a un piccolo appezzamento di terra di proprietà del padre. Siamo nel Chianti circondati da viti e olivi ma Marta pensa a altro. Formaggi di capra e miele. Saranno questi i primi obiettivi di un progetto che sarà ammesso a un finanziamento regionale e con cui costruiranno la stalla per le prime capre camosciate delle Alpi. La stalla è già troppo piccola per il gregge in continua crescita e oggi gli alveari sono diventati settanta sparsi in tutto il Chianti. È la realtà dell’azienda agricola Apicorno a Tavarnelle Val di Pesa. “Qui, dice Marta Buondonno, nella terra dei grandi vini e dell’olio di assoluta eccellenza è difficile trovare della verdura biologica, nessuno fa più allevamento e anche trovare formaggi è difficile. Per questo abbiamo pensato a un azienda, piccola, ma che puntasse alla diversificazione”.

E di cose da quel giorno in cui decise di non seguire le orme del padre, che ovviamente produce vino, Marta ne ha fatte. L’ultima idea è l’agricampeggio. «Volevo offrire un opportunità per chi cerca qualcosa di diverso dagli agriturismo di lusso e preferisce una vacanza a contatto con la natura. Offriamo le piazzole per i camper e i van nella parte più alta dei nostri terreni, con una vista magnifica. E poi ci siamo noi con il nostro lavoro, i nostri prodotti e i nostri animali». Aperto nell’anno nero della pandemia il piccolo campeggio ha subito avuto successo e ora all’Apicorno si aspettano una stagione da tutto esaurito.

L'agricampeggio offre un opportunità a chi cerca qualcosa di diverso dagli agriturismo di lusso e preferisce una vacanza a contatto con la natura

«Nella gestione dell’allevamento - racconta Marta - ci ispiriamo a pratiche agroecologiche, che cercano di conciliare la presenza di animali sul territorio con la conservazione della fertilità dei suoli. Anche per questo, teniamo molto al benessere dei nostri animali e cerchiamo di rispettare il più possibile le loro attitudini naturali sia per quanto riguarda l’alimentazione che la loro etologia in generale» . L’alimentazione delle capre è basata sul pascolo, il modo migliore per sfruttare al meglio le risorse naturali del territorio, garantire la loro salute e per avere un latte ricco e saporito. I capretti, che ogni anno nascono alla fine dell’inverno, vengono lasciati con la madre per i primi due mesi di vita, in modo da permettere loro di nutrirsi del latte materno e di instaurare così un rapporto con lei, quasi sempre negato negli allevamenti intensivi. «Facciamo questo, nonostante comporti per noi una certa “perdita” di latte, poichè nel nostro lavoro non siamo guidati esclusivamente da considerazioni di carattere economico, ma anche dall’amore nei confronti di questi animali con cui condividiamo le nostre vite» .

Il latte prodotto dalle capre di Apicorno viene trasformato in un piccolo caseificio aziendale, dove si producono formaggi di varie tipologie. Il latte è lavorato a crudo, senza alcun tipo di trattamento termico, in modo da preservare al massimo le proprietà nutritive e le caratteristiche organolettiche della materia prima. Producono formaggi sia freschi che affinati. Partecipano ai mercati locali, ai gruppi di acquisto e vendono direttamente in azienda a Tavarnelle Val di Pesa, loc. Valle. Per ulteriori informazioni:

www.apicorno.com

Anche nell’apicoltura qui sono guidati da un principio etico. “Fin dall’inizio abbiamo scelto di praticare un’apicoltura sedentaria, mantenendo i nostri alveari in postazioni tutte collocate entro una ventina di chilometri da casa, in un territorio sufficientemente diversificato da poter produrre mieli differenti anche nel corso dello stesso momento della stagione, ma abbastanza simili perchè le nostre api si sentano sempre a casa se dobbiamo spostare una colonia da un apiario a un altro”. La pratica del nomadismo infatti, benchè permetta all’apicoltore di presentare sul proprio banco al mercato molte diverse varietà di miele, non solo implica un notevole utilizzo di carburante, e quindi grande emissione di gas serra, ma è anche estremamente stressante per le api, costrette come sono a convivere periodicamente in un intenso sovraffollamento in aree ristrette, e a raccogliere più volte la stessa fioritura, “inseguendola” dalla pianura alla montagna.

Fortezza da Basso, Firenze

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