Killer Cafè ­ Biscotti all'uomo ­ Leonarda Cianciulli

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killer cafè

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I L L IU C N IA C A D R A N LEO

BISCOTTI ALL’UOMO

lle. Vi impastai Ebbi cura di far colare il sangue in diverse bacine fazione quando alcune torte e biscotti al cioccolato. Ne trassi soddis scoprii la bontà di questo ingrediente segreto... 1

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KILLER CAFè incontri coi mostri del bel paese

L’omicida seriale ha il volto familiare e insospettabile dell’amico, del collega, del vicino. Dal profilo ordinario o dalla vita segnata, sempre e comunque inaspettato e letale, l’assassino agisce per ragioni precise o per futile passione. Killer Café vuole offrire ai mostri incompresi una vetrina in cui illustrare le proprie ragioni.

BISCOTTI

ALL’UOMO LEONARDA CIANCIULLI, LA SAPONIFICATRICE

a cura di Francesca Coraglia e con un’illustrazione di Arianna Milesi « Mi chiamo Leonarda Cianciulli. La storia che ora vi racconterò potrebbe fare inorridire molti, soprattutto quelli privi di pietà. Pietà per le persone disperate, a cui è stato tolto tutto, anche la pace di poter veder crescere i propri figli. Quando ero giovane e ancora piacente abitavo in un piccolo paese vicino ad Avellino, che prende il nome di Montella. Mia madre, vecchia malvagia e dotata di poteri occulti, voleva impormi il matrimonio con un cugino. Sapevo che la faccenda non sarebbe stata un bene per me e imposi la mia volontà alla genitrice. Come ogni ragazza del Novecento pretendevo ormai di scegliere da sola il compagno di una vita. E la ruota della fortuna si fermò di fronte a Raffaele Pansardi, mio compaesano. Giovane dall’andatura fascinosa, anche per la sua posizione sociale. Era infatti un impiegato di concetto. La nostra vita poteva prospettarsi tranquilla e agiata. Sapevo che il destino avrebbe riservato un po’ di felicità anche alla mia anima, già afflitta da precoci tormenti. Mia madre mi aveva odiata dalla nascita. Ero l’ultima dei miei fratelli e anche l’unica figlia che quella donna malvagia non avesse desiderato. Quando ero piccola, per porre fine alle mie sofferenze, tentai di impiccarmi due volte. La prima arrivarono in tempo sebbene la trachea si fosse già quasi chiusa. La seconda volta la corda si spezzò. Poi tentai di ingoiare due stecche del busto di mia madre e alcuni cocci di vetro, ma non accadde nulla. La vita mi legava a sé a doppio filo e mia madre non perse mai occasione di dispia-

cersi che non fossi mai riuscita a recidere quel filo. In ogni caso, dopo un periodo di fidanzamento con il Signor Pansardi, decisi di palesare a mia madre l’intenzione di maritarmi. La mia decisione venne accolta con urla e improperi, ma per fortuna la vecchia tirò presto le cuoia e conseguentemente ebbi agio di dar corso alla mia volontà. La megera però sul letto di morte mi maledì, predicendomi un futuro di figliolanza e morti premature della mia progenie. Purtroppo la profezia si avverò. Ebbi diciassette gravidanze, da cui rimasero in vita solo tre creature. Nel frattempo io e mio marito ci trasferimmo a Correggio, un paese dell’Emilia, in conseguenza del terremoto del Vulture che distrusse la nostra prima dimora. Fummo ben accolti dalla gente del paese. Gli inizi furono duri. I miei figli, quelli rimasti, due maschi e una femmina, dovettero adattarsi a indossare vestiti di recupero, che la carità dei nostri nuovi compaesani ci elargiva. Io mi impegnavo nella compravendita di abiti usati. Ho sempre avuto uno spirito imprenditoriale, come tra poco vi dimostrerò. Mio marito era un buon lavoratore. Grazie al mio carattere affabile strinsi subito un legame di profonda fiducia con tre donne del paese. I loro nomi corrispondevano a Faustina Setti, Clementina Soavi e Virginia Cacioppo. Iniziai a concepire la possibilità, per spezzare il maleficio di mia madre e tenere in vita la progenie rimastami, di compiere sacrifici rituali, come avevo letto fare nei libri di storia antica. Le mie tre amiche erano le candidate ideali. Tutte sole, senza figliolanza e con molti grilli per la testa.

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3 Illustrazione di Arianna Milesi

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Killer Cafè ~ Incontri coi mostri del bel paese La mia dote di grande affabulatrice convinse ciascuna di queste di poter sperare nel buon esito dei loro piccoli sogni borghesi. Alla Setti feci credere di aver contattato il suo vecchio laido amante e che questo si fosse finalmente deciso a prenderla in moglie. Figuriamoci. Una vecchia settantenne. Quando venne a casa mia la tramortii con una roncola. Poi in uno stanzino la feci in sei pezzi, testa, braccia, tronco e gambe. Ebbi cura di far colare il sangue in diverse bacinelle. Poi apprestai il calderone del bucato e ne sciolsi i resti con sei chili di soda caustica. Ebbi sapone per sei mesi. Anzi, ne produssi talmente tanto che iniziai a distribuirne al vicinato, ricevendo molti complimenti per la qualità del fabbricato. Con il sangue impastai alcune torte e biscotti al cioccolato. Ne trassi soddisfazione quando scoprì la bontà di questo ingrediente segreto. Lo stesso copione con scuse diverse si ripeté con le altre due vittime. Tutto sarebbe andato liscio se non fosse stato per il mio lato venale. Vendetti tutti i beni delle donne dopo aver finito di bollirle e questo insospettì la cognata della Cacioppo, che inopportunamente si mise a far domande e coinvolse i carabinieri. Ma non mi pento delle mie azioni, se questo è servito a tenere in vita i miei figli, a cui raccomando la mia anima. Inoltre pensate alla data degli omicidi. Si svolsero tutti tra il 1939 e il 1940, anno dopo il quale fui internata in manicomio. E pensare che a quell’epoca in Germania sedeva sul trono più alto di quella nazione un pazzo che mandò a morte milioni di persone senza un valido motivo apparente che non fosse la sua follia. E se fosse la storia, quella collettiva intendo, a influenzare anche il comportamento del singolo. Esiste una follia di massa? Un momento in cui le turpitudini degli uomini di potere influenzano anche il singolo cittadino nell’incuranza delle leggi e della morale? Non stupitevi della mia lucidità. Se leggeste le mie ponderose memorie, scritte durante il periodo di segregazione non pensereste che un internato in ospedale psichiatrico debba essere necessariamente confuso. Dopo lunghe discussioni mi hanno giudicata seminferma di mente. In ballo c’era l’etichetta di psicopatica o psicotica. Qual è la differenza? Lo psicopatico è penalmente responsabile, lo psicotico è giudicato incapace di intendere e di volere.

Ma nessuno si accorse che questa distinzione fu rilevante solo in termini legali, perché nessuno riusciva a concepire il fatto che, data l’efferatezza dei miei omicidi, io avessi avuto consapevolmente la scelta di due vie da percorrere: il bene e il male. Ora sapete quale direzione ho intrapreso. Fui sospettata di altre sette vittime, ma non vi racconterò la verità. Voi non siete la corte di un tribunale. Qui mi fermo e vi auguro buona fortuna e buon appetito. » NOTA BIOGRAFICA Leonarda Cianciulli in Pansardi, nata a Montella il 14 novembre 1893 e morta a Pozzuoli il 15 ottobre 1970, è stata una criminale e serial killer. A lei sono ispirati tra l’altro il film Gran Bollito di Mauro Bolognini del 1977, lo spettacolo teatrale Amore e Magia nella Cucina di Mamma di Lina Wertmüller, la canzone Soap opera del gruppo emiliano Offlaga Disco Pax e il documentario La Saponificatrice – Vita di Leonarda Cianciulli di Alessandro Quadretti. BIBLIOGRAFIA: Cinzia Tani, Assassine. Quattro secoli di delitti al femminile, Mondadori, 1998. Erika De Pieri, La saponificatrice, Becco Giallo, 2005. Massimo Polidoro, Cronaca Nera, pagg. 69-98, Piemme, 2005 francesca coraglia è la curatrice di Killer Cafè. Vorrebbe essere la reincarnazione di Aldous Huxley e crede ancora che le marmotte incartino la cioccolata. arianna milesi, illustratrice multiforme e compulsiva, si è specializzata in bellezze sofferenti e creature che urlano rabbia, all’insegna di una nera vena romantica. Si ringrazia Giovanna Calvenzi per la concessione della foto di Federico Patellani ritraente Leonarda Cianciulli.

killer cafè è un supplemento a Gorgòn – Rivista di cultura polimorfa ~ issn 2036~8267, reg. trib. bologna 7990 Editor: Marco Benoit Carbone ~ www.gorgonmagazine.com ~ Diritti di riproduzione dei testi riservati


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