vampirismi
La croce e la delizia del vampiro mito d’oggi
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LA BELLA
E LE BESTIE VAMPIRI, LICANTROPI, AMORI E IDEOLOGIE TRA New Moon E Underworld
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vampirismi ~ La croce e la delizia del vampiro mito d’oggi Non v’è epoca o periodo in cui non si affermi uno dei volti del vampiro. In perenne trasformazione, il succhiasangue svela inquietudini e pulsioni ancestrali. vampirismi esplora le metamorfosi di un mito cangiante, ma antico quanto l’uomo.
LA BELLA E LE BESTIE di vampiri contro licantropi e di amori e ideologie al cinema e in romanzo tra New Moon e Underworld a cura di Luciano Attinà e con una scheda bibliografica di Francesca Barbalace La figura del lupo mannaro nella produzione cinematografica è interessante non solo per la sua specificità, ma anche perché permette di osservare i modi in cui si configura il rapporto fra vampirismo e licantropia nell’immaginario contemporaneo. Poco importa, in fondo, che la scusa per affrontare questo tema sia New Moon, il secondo capitolo della saga di Twilight, il film di Catherine Hardwicke ispirato alla saga letteraria di Stephenie Meyer. New Moon, diretto stavolta da Chris Weitz - già regista di pellicole come La bussola d’oro e American Pie – è uscito proprio in questi giorni. Ancor prima di affrontare il discorso della licantropia, che affronteremo partendo da questo film per esaminare alcuni classici del genere, è però necessario sottolineare come il secondo capitolo cinematografico della storia di Bella ed Edward risulti forse, esteticamente e concettualmente, ancora più insulso del primo. feudI di sangue, feudI d’amore Il Twilight della Hardwicke, con tutti i suoi limiti, quantomeno non aveva la pretesa di giocherellare impunemente con gli elementi classici del vampire movie: cercava almeno di reinventare – comunque con l’esito, a mio avviso, di decontestualizzare e banalizzare – il mito vampirico per le giovani generazioni. Weitz con New Moon, invece, forte della presenza nel romanzo di un elemento vampirico più tradizionale, rappresentato dai «volturi», tenta – con esiti ancor più spiacevoli – di dare al film un’impostazione più «classica» o «di genere», almeno da un punto di vista estetico.
I colori dominanti non sono più solo il grigio, il blu ed il verde, ma anche il marrone e il nero. Il protagonista Edward e la sua famiglia, i Cullen, iniziano qui a inscurire il guardaroba. Il primo inizia ad avere un atteggiamento e un look da «Principe delle Tenebre» adolescente, ricordando in alcune scene il Lestat di Queen of the Damned (di Michael Rymer, 2002).
« Come Twilight, anche New Moon snatura il vampirismo (e stavolta anche la licantropia) rivelandosi un grigio inno alla repressione degli istinti, al conformismo etico e morale » La stessa Bella appare più «dark». Viene eliminato in buona parte il fastidioso abuso del ralenti e il montaggio si fa un tantino più lento, ma gli inserti onirici risultano più banali e inseriti nel tessuto visivo, senza soluzione di continuità con le altre scene. In definitiva, non si può dire se fosse peggio l’approccio kitsch e banalmente orientato al videoclip della regista di Twilight oppure questo, che sembra una versione annacquata del primo. Da un punto di vista dei contenuti narrativi il film si riallaccia perfettamente a Twilight, ripartendo da dove il primo film si era interrotto. Dunque se Twilight raccontava, secondo i canoni della serie televisiva, la nascita della solita storia d’amore tormentata, New Moon ci racconta perché questa storia è tormentata. Il problema principale sembra essere che Edward non si sente in
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Vampirismi ~ La croce e la delizia del vampiro mito d’oggi
« Nella serie di Underworld la licantropia è vista come una forza distruttiva della natura, che viene domata e sottomessa dai succhiasangue» Titolo ~ A cura di Luciano Attinà
grado di garantire la sicurezza di Bella, e dunque la lascia. La giovane donna allora non trova di meglio da fare che dedicarsi ad esperienze estreme, come il motocross, i tuffi dalle scogliere ripide e, soprattutto, il flirt con l’amico d’infanzia, l’indiano d’America Jacob, divenuto ormai un palestrato giovanotto capace di trasformarsi a suo piacimento in un lupo, come tutti gli altri ragazzi appartenenti alla sua tribù. è proprio attraverso questi elementi, com’era prevedibile, che il resto del film può incentrarsi sullo scontro, prima a distanza e infine faccia a faccia, tra la figura di Jackob e quella di Edward – i quali, guarda caso, sono rispettivamente un licantropo e un vampiro; ed è attraverso questa soluzione narrativa che la contrapposizione amorosa dei pretendenti della love story può essere rivestita di una patina sovrannaturale. LE BESTIE CONTRO I PRINCIPI New Moon innesta il plot amoroso sulla contrapposizione tra vampiro e licantropo. Tradizionalmente licantropia e vampirismo sono le facce di una stessa medaglia, fenomeni culturali ugualmente legati a credenze sulle trasformazioni degli uomini in animali. Tali credenze sono antiche e si trovano in culture anche molto distanti tra loro. Spesso sono messe in relazione con valori negativi – come l’effrazione di un tabù, che causa la punizione divina – ma altre volte si legano a valori positivi, come quelli guerrieri ( a tal proposito si veda l’introduzione di A. M. di Nola al volume di Erberto Petoia, Vampiri e lupi mannari, Newton e Compton, Roma, 2003) Semplificando, si potrebbe dire che vampirismo e licantropia sono le forme più note assunte da tali credenze all’interno della cultura occidentale, soprattutto dall’affermarsi del cristianesimo in poi (cfr. Petoia, cit., pp. 19-26). Il cristianesimo, inoltre, cancella qualsiasi carattere di complessità da tali fenomeni culturali e ne evidenzia solo i caratteri negativi, facendo di vampirismo e licantropia delle mere metafore degli effetti (punizioni) derivanti dell’azione del male (e quindi del Diavolo) sull’uomo. Quando la letteratura di consumo si inizia ad interessare a tali fenomeni, tende a unificarli. Molti autori di romanzi gotici, per esempio, li vedono come aspetti diversi dello scatenarsi degli istinti primordiali nell’uomo. Bram Stoker è uno di questi autori, tanto che il suo Dracula si trasforma sì in volatile notturno, ma anche in lupo.
Al cinema, invece, i due fenomeni tendono a manifestarsi sin da subito in maniera indipendente e anzi sono spesso antitetici (con qualche eccezione, come un accenno alla metamorfosi in lupo nel Dracula di Tod Browning del 1931). Il vampiro cinematografico, infatti, è visto per lo più come un essere non umano o come una reificazione del male. Tale creatura può rappresentare sì gli istinti primordiali scatenati nell’uomo, ma il loro scatenarsi è sempre ricercato e voluto dalla creatura – un tempo umana e ormai non morta – colpevole di aver sfidato la divinità. Il licantropo di celluloide, invece, è inteso come una vittima di istinti che si scatenano indipendentemente da lui, quasi sempre contro la sua volontà – è quindi il fato che, nei film della Universal sull’uomo lupo (partendo dal primo The Wolf Man di George Waggner, 1941, fino ad arrivare a Abbott & Costello Meet Frankenstein di Charles Barton, 1948), si accanisce contro il povero Larry Talbot, rendendolo vittima della maledizione del licantropo. Nel cinema moderno questa contrapposizione è andata sempre più accentuandosi, mentre il contrasto tra le due creature delle tenebre è andato a caricarsi sempre più spesso di significati e metafore sociali. Un esempio è il Van Helsing di Stephen Sommers (2004) in cui i licantropi appaiono come dei mercenari–servi dei vampiri.
« I giovani lupi mannari di New Moon sono macchiette stereotipate dell’immaginario mediatico: ragazzotti di provincia un po’ montanari, posti a simbolo di una classe sociale inferiore ai vampiri alto borghesi » Un’altra saga cinematografica che si occupa più approfonditamente di quest’idea è quella di Underworld, che sviluppa lo scontro tra licantropia e vampirismo come metafora dello scontro di classe. Riallacciandosi a modo loro alle metafore «marxiste» del vampirismo come sfruttamento del proletariato a opera dei nobili prima e dei capitalisti poi (si veda a tale riguardo la metafora del capitale–lavoro morto, che succhia lavoro vivo, presente proprio nel Capitale di Karl Marx), Wiseman e Tatopoulos paragonano il proletariato che si ribella e lo scatenamento della forza distruttiva delle masse alla potenza della natura rappresentata dai licantropi di Underworld (cfr. il box nella pagina seguente).
W W W. G O RG O N M AG A Z I N E . C O M
Vampirismi ~ La croce e la delizia del vampiro mito d’oggi LOTTE DI CLASSE NEL CIRCO MEDIATICO Rispetto alla metafora di classe di Underworld, in New Moon le cose sono molto diverse. Abbiamo già visto come il vampirismo in Twilight fosse metafora di una condizione adolescenziale e come questa si riveli in fondo un grigio inno alla repressione degli istinti e al conformismo etico e morale. Purtroppo anche i licantropi, in New Moon, subiscono la stessa sorte. L’unica differenza tra i due gruppi rivali è determinata proprio dall’immagine sociale. Immagine che però appare priva di qualsiasi riferimento a un reale contesto sociale, anche rispetto al semplicistico e didascalico Rise of the Lycans. In New Moon, infatti, vampiri e lupi buoni condividono gli stessi valori etici e sociali – riassumibili nel triste trinomio di dio (o anima), patria (o comunità dove si vive) e famiglia. La differenza sta nella mera immagine, nel fatto che essi rappresentino rispettivamente non tanto i ricchi ed i poveri, quanto la rappresentazione mediatica dei ricchi e dei poveri. Così, mentre in Twilight la famiglia Cullen appariva come un’immagine vampirica della famiglia medio borghese americana, qui i Cullen, e i vampiri in generale, risultano far parte di un mondo fortemente gerarchizzato, in cui vigono ancora comportamenti da corte rinascimentale – il cui paradigma ci è offerto dai Volturi, setta di potenti vampiri che vivono in un signorile palazzo italiano abbigliati come principi dipinti da un Van Eyck. È allora evidente che Edward ed i suoi rappresentano l’aristocrazia, così come ci ha abituati a pensare l’aristocrazia un certo stereotipo narrativo. Inoltre questa aristocrazia per essere accettabile nella più americana delle tradizioni – dal pubblico e da Bella – decide di adottare uno stile di vita borghese. La licantropia invece viene vista come una condizione più vicina alla na-
UNITED LYCANS OF UNDERWORLD Licantropi di tutto il mondo, unitevi. La saga di Underworld legge il contrasto tra vampiri e lupi mannari sotto una metafora dei rapporti di classe. La prima pellicola della serie (Len Wiseman, 2003) è ambientata in una città fittizia, un po’ Praga e un po’ New York, e mette in scena uno scontro tra vampiri e licantropi dei nostri giorni. In questo scontro i vampiri appaiono come aristocratici goths, mentre i lupi mannari sono rappresentati come una specie «metallari» di più bassa estrazione sociale. In Underworld e nel sequel Underworld: Evolution (Id., 2006), la connotazione dei due gruppi rimane un mero prestesto per mostrare uno scontro un po’ forzato tra le rappresentazioni fantastiche di due tipi di gang o sottoculture giovanili, che hanno molti punti di contatto, ma anche parecchie differenze. Nel terzo capitolo Underworld: Rise of the Lycans, un prequel di ambientazione fantasy (P. Tatopoulus, 2009) la connotazione sociale è fondamentale e si lega a doppio filo all’altra tematica portante del film, l’amore contrastato fra Sonja (Rona Mithra), figlia dell’aristocratico capo vampiro Viktor (Bill Naghy), e Lucian (Michael Sheen), schiavo licantropo, che diverrà il capo della ribellione degli uomini lupo. In Rise of the Lycans nulla è lasciato all’intuizione. I vampiri sono i ricchi e potenti, mentre i licantropi sono schiavi, usati come forza lavoro. Per la prima volta nella serie, inoltre, si accenna ad un rapporto più diretto con gli umani. Nei precedenti due film il mondo dei comuni mortali era un campo di battaglia per vampiri e lupi, e questi entravano nella storia solo come un elemento con cui in teoria il pubblico avrebbe dovuto identificarsi – principalmente attraverso l’umano Michael Corvin (Scott Speedman), il coprotagonista di Underworld ed Evolution, diventato qui un ibrido tra vampiro e licantropo. In Lycans, invece, il mondo è medievaleggiante, fatto di castelli e foreste, e gli umani servono solo come contrappunto e riflesso dei protagonisti. I vampiri hanno fatto un patto con le loro controparti umane, ricchi signori feudali che offrono loro argento e schiavi da trasformare i licantropi. Il popolo è invece doppiamente vittima: dei padroni umani, prima, e dei padroni vampiri, dopo. In questo contesto la licantropia è vista come una forza distruttiva della natura, che viene domata dai succhiasangue. Sarà proprio la riscoperta interiore di questa forza – causata dall’uccisione dell’amata Sonja da parte di Viktor – a spingere Lucian ad accettare la propria natura e a reclamare la propria libertà e dignità, mettendosi a capo della ribellione contro i vampiri – non solo degli uomini lupo, ma anche degli umani.
La bella e le bestie ~ A cura di Luciano Attinà e Francesca Barbalace
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« New Moon, il secondo capitolo cinematografico della storia di Bella ed Edward, è forse ancora più insulso del primo... »
Vampirismi ~ La croce e la delizia del vampiro mito d’oggi tura, accostata a quella degli indiani d’America, e cioè a un popolo di oppressi. Peccato che in questo film gli oppressi non si sentano tali, anzi: essi convivono pacificamente con gli umani wasp e li proteggono anche dai vampiri malvagi, esattamente come fanno i Cullen. Così Jackob ed i suoi amici se ne vanno in giro a torso nudo per i boschi e praticano sport pericolosi. Inoltre, pur trasformandosi in bestie ringhianti, essi mantengono sempre la loro coscienza e anche loro non attaccano gli umani. Come già argomentato, la differenza con i vampiri buoni sta nella rappresentazione. I giovani lupi mannari ed il loro essere dei «figli della natura» rappresentano più che altro una tipica figura dell’immaginario mediatico americano contemporaneo: quella del ragazzo di provincia e un po’ montanaro, non molto istruito, ma dai saldi valori tradizionali, glorificato anche attraverso l’abilità nelle attività fisiche – un’immagine che si presta a simbolo di una classe sociale inferiore rispetto agli aristocratici vampiri. A questo punto si noti come in ragione del fatto che i due principali esponenti delle diverse specie si contendono Bella, vale a dire l’elemento migliore della media borghesia, lo scontro fra licantropi e vampiri possa esser visto in questo film non tanto come un’annacquata metafora della lotta di classe, quanto come la metafora di un’annacquata lotta di immagini che ha come contenzioso il predominio della visione del mondo e dei rapporti sociali. In New Moon i licantropi sponsorizzano una visione della vita di tipo arcaicizzante, mentre i vampiri ne offrono una moderna e capitalista. Va da sé che la lotta è solo apparente: essendo in fondo i valori di Edward e dei vampiri gli stessi di quelli di Jackob e dei lupi, superato il livello superficiale un’immagine vale l’altra. Meglio il moderno giovane un po’ blasé, che gode di tutti i privilegi del consumismo tecnologico e ama i televisori al plasma e le auto veloci, o il sempreverde ragazzotto di provincia, a cui interessa più nuotare e correre nel bosco, e che della tecnologia apprezza solo le motociclette e gli strumenti da lavoro? Chiunque vinca, Bella sarà sposata da qualcuno e vivrà felice e contenta in una natura–mondo sì pericolosa, ma pur sempre amica. A onor di cronaca vince Edward, perchè del povero è meglio che non vinca nemmeno la patinata rappresentazione mediatica. Il male, invece, e con esso qualsiasi forma di vita alternativa alla democrazia capitalista occidentale, resta legato agli emarginati, come il vampiro di colore e la vagabonda Victoria, o ai meri retaggi storici, come i Volturi della vecchia Europa. (Luciano Attinà)
New Moon:
LA SCOMPARSA DEI VAMPIRI Con New Moon (Fazi Editore, pp. 446, € 19) siamo al secondo capitolo della saga della scrittrice americana Stephenie Meyer, che stando alla vulgata avrebbe diffuso tra i giovani di oggi il mito del vampiro. Leggendo il seguito di Twilight, però, ci si pone ben presto un quesito dal sapore paradossale: dove sono finiti i vampiri? Non si tratta solo di mettere in dubbio la coerenza del libro con il mito del vampirismo, ma anche di rilevare come nel corso di quasi tutto il romanzo i vampiri siano presenti solo nei ricordi di Bella, la protagonista umana. L’affascinante vampiro Edward è ridotto a una voce che, di tanto in tanto, si insinua nei pensieri della ragazza. Infatti, dopo una disastrosa festa di compleanno, in cui Bella rischia di diventare cibo per gli immortali, il bel vampiro Edward rompe la sua relazione con la goffa amante mortale – che rischia di commettere simili «sciocchezze» – e abbandona la cittadina di Forks con tutta la sua famiglia di vampiri belli, buoni e
La bella e le bestie ~ A cura di Luciano Attinà e Francesca Barbalace
«speciali» (non bevono, infatti, sangue umano, e dal lettore, per riprendere quella ormai familiare del cercano di proteggere e aiutare gli esseri mortali). romanzo d’amore. Edward, il vampiro-adolescente Tra paranoie, insensatezze e pose da eroina tragica, il innamorato dal bagaglio di frasi precotte, romantiche tratteggio del personaggio di Bella segue i suoi tentativi e stucchevoli, ritrova Bella e le dichiara il suo amodi superare il dolore dell’abbandono e di ritrovare un re eterno. Le spiega, com’è chiaro, quell’abbandono contatto con Edward. dettato solo dal tentativo di Su questo sfondo di griproteggere l’amata dai rischi « Vampiri e i licantropi, edulcorati e gia tristezza e di giornate connessi alla sua natura di svuotati della loro carica eversiva, sono (e pagine) sempre uguali, la vampiro. Tra queste figure meri simulacri, a rivestimento di un Meyer fa comparire nuove pseudo fiabesche la protabanale romanzo d’amore » creature leggendarie, i nagonista femminile e narraturali avversari dei vampiri: trice appare un personaggio i licantropi, incarnati da cinque ragazzotti della ri- oscillante tra l’insulso e il superficiale o al massimo, serva indiana vicina a Forks. Anche i licantropi, però, ponendosi al livello della narrazione, irresponsabile. proprio come i vampiri, sono stravolti dalla Meyer, Sebbene sia nuovamente e inspiegabilmente in pee ridotti a figure che, nelle sue mani, non hanno più ricolo, Bella è concentrata solo sulla sua sofferenza nulla della loro aura mitologica. amorosa e pronta a gesti estremi pur di ritrovare un Sebbene acerrimi nemici dei vampiri, i licantropi contatto con l’amore perduto. della Meyer presentano le loro stesse caratteristiche Ancora una volta l’amore si rivela rifugio per la per così dire ideologiche. Nel descriverli, l’autrice re- scrittrice che – tra licantropi, vampiri e riferimenti cupera tutte le soluzioni che aveva già utilizzato per alla tragedia shakespeariana Romeo e Giulietta – trai vampiri: l’apparente ordinari età della vita, l’ideale smette disagio, e non pare in grado di gestire adeguadella «famiglia», l’istinto protettivo nei confronti di tamente l’ampia materia. Tutto quanto è riadattato Bella e, soprattutto, la bontà e la moralità. Anche i e rimasticato per essere funzionale alla rappresenlicantropi della Meyer uccidono solo dopo essersi ac- tazione della storia d’amore perfetta e esemplare di certati che le loro vittime vampiriche abbiano inten- Bella ed Edward. I vampiri e i licantropi sono solo zioni malvagie. Dal canto loro, i Cullen continuano a strumenti di rivestimento che, edulcorati e svuotati risparmiare gli esseri umani e a tal fine reprimono la della loro carica eversiva, servono a dare un sapore propria naturale inclinazione di spietati assassini, an- fresco e commerciabile a un romanzo d’amore banale. dando alla ricerca di una redenzione. I Cullen, infatti, Tra baci, tenerezze, melense dichiarazioni d’amore e amano Dio, confermando il reiterato trionfo dei buo- un’improbabile proposta di matrimonio, il lettore è ni sentimenti e della morale di abnegazione cristiana condotto a un nuovo e prevedibile lieto fine, in attedei romanzi della Meyer. sa delle «tragedie» che inevitabilmente attendono la I vampiri compaiono stabilmente sulla scena solo coppietta al varco del terzo libro della saga. negli ultimi capitoli del libro, e i Cullen, i «vampiri È completamente inutile ricercare in queste fibuoni», non sono soli. Insieme a loro, infatti, ci sono gure il mito di quelle creature leggendarie di cui anche i crudeli vampiri della famiglia dei Volturi, gli vestono i panni. Sono solo ragazzi e ragazze come unici esseri immortali dipinti dalla Meyer in cui pa- i lettori e le lettrici del libro, ed è forse per queiono riecheggiare – seppure alla lontana e in maniera sto piacciono tanto; lasciando il dubbio se il loro stereotipata – i tratti di grandezza e potenza dei vam- potenziale effetto «di traino» verso opere più mepiri più celebri della storia della letteratura. Ai poten- ritorie attraverso il tema dei vampiri possa davvero ti Volturi, signori di Volterra e «famiglia reale» dei tradursi in un beneficio. (Francesca Barbalace) vampiri, ci conduce Edward, novello Romeo, presso di loro perché ostinato a morire, incapace di vivere senza l’amata Bella, creduta morta. Così, fra oscure luciano attinà si è laureato al DAMS, è un vampiro cripte, torrette medievali e sinistri vampiri vestiti di e ritiene che il cinema sia l’arte necrofila per eccellenza. nero, Stephenie Meyer pare intraprendere un’atmosfera da romanzo gotico: cupa, opprimente e carica francesca barbalace, laureanda in Lettere Moderne, di tensione. Tuttavia, l’autrice abbandona sbrigativasi nutre sin dall’infanzia di letteratura gotica e vampimente questa strada, probabilmente del tutto inattesa rica, stregoneria, mitologia nordica e tradizioni celtiche. vampirismi è un supplemento a Gorgòn – Rivista di cultura polimorfa ~ issn 2036~8267, reg. trib. bologna 7990 Editor: Marco Benoit Carbone ~ www.gorgonmagazine.com ~ Diritti di riproduzione dei testi riservati