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cultura popolare: Stati d’animo

La psicologia distingue le emozioni dagli stati d’animo. Le emozioni sono sentimenti intensi rivolti a qualcuno o a qualcosa. Sono modalità brusche e immediate al quale il nostro organismo risponde quando ha uno stimolo inaspettato. Gli stati d’animo sono sentimenti meno intensi che non hanno una causa contestuale. Quando un’emozione non viene completamente elaborata compresa ed integrata entra in contatto con una complessità di sistemi di credenze e di valori individuali trasformandosi spesso in uno stato d’animo. Negli stati d’animo devono sempre essere considerati alcuni elementi essenziali. La componente fisiologica. Le reazioni del sistema neurovegetativo (tachicardia, respiro frequente). La componente cognitiva. Le rappresentazioni mentali che sostituiscono la realtà e la semplificano. Componente espressiva. Le espressioni facciali e fisiche che si assumono.

Nella cultura popolare vi sono termini che esprimono con particolare efficacia alcuni stati d’animo. Le tre componenti spesso si sovrappongono.

Al s’è argiulì

Termine utilizzato per descrivere lo stato d’animo di una persona che si riprende da una malattia, che ritrova salute ed entusiasmo, si rimette in forze. Persona che ritrova serenità, riprende vivacità, si ringalluzzisce, si rallegra, si rinfranca.

Al s’è mes in fustinela

L’espressione descrive una baldanza fuori tempo e fuori luogo, l’agghindarsi ed atteggiarsi in modo eccessivo. L’agitazione, la smania, l’orgoglio per un risultato conseguito, l’eccitazione dovuta all’attesa. Si usa spesso per anziani che vogliono darsi un atteggiamento non consono alla loro età. Vi sono due ipotesi sull’origine di questo modo di dire. Vi è chi ritiene che derivi da fustinela (sottana pieghettata). Il termine, che si riferiva a qualcosa di lezioso, ben descriveva questo stato d’animo. Vi è, invece, chi ipotizza che il termine derivi dal latino fustis (bastone) e descriva l’atteggiamento di chi si mantiene “dritto” come un bastone.

L’è tut ingase

Questa espressione utilizza la metafora del gas per descrivere uno stato d’animo. Essere pieno di gas rimanda immediatamente all’idea di un corpo gonfio all’inverosimile, pronto ad esplodere, capace di volare: in effetti le persone ingasedi sono tronfie, su di giri, eccitate, elettrizzate… si sono montate la testa.

Al s’è scmintì

Descrive lo stato d’animo di una persona dominata da un senso profondo di scoraggiamento, avvilita, sfiduciata, abbattuta, demoralizzata. Atteggiamento di chi si è perso d’animo, si è afflitto moralmente, si è depresso.

Al gh’a al magoun

La metafora in questo caso usa al magoun (il magone) è il ventriglio degli uccelli, la parte che permette di assimilare e deglutire il cibo per descrivere la difficoltà a “digerire”, assorbire, accettare una situazione difficile. L’espressione viene usata per descrivere una emozione viscerale negativa, un groppo alla gola che non va né su né giù, un pianto trattenuto e non espresso. Una afflizione morale tenuta nascosta, il sentire accoramento, il dispiacere, l’angustia, lo struggimento.

Al s’è inascarì

Espressione usata soprattutto per indicare la condizione di chi ha perso il controllo a causa della pulsione sessuale. L’arraparsi, l’eccitarsi sessualmente, il farsi prendere dal desiderio, dalla voglia. Chi vive questo stato viene considerato assatanato, concupiscente.

Al gh’a l’argint viv ados

Argento vivo era il termine con il quale si definiva il mercurio. Come si sa è molto difficile trattenere una goccia di mercurio che sfugge sempre da una parte all’altra… e quindi per estensione l’espressione viene utilizzata per descrivere una persona agitata, molto vivace, smaniosa, precipitosa, impaziente. Il termine viene usato particolarmente rivolgendosi ai bambini.

L’è arvers cme na breta

Essere rovescio, disgustato, contrariato, irritato, infastidito, seccato, maldisposto, di malumore. A chi aveva questo comportamento veniva di solito posta la domanda: “t’et visti a l’arversa stamateina?”, come se ai vestiti rovesciati corrispondesse un atteggiamento contrario...

Al gh’a la gnagna

Il termine gnagna è diffuso in diversi dialetti e assume vari significati: organo sessuale femminile, bella donna… Nel nostro dialetto viene utilizzato per indicare la zazzera cioè la capigliatura lunga e incolta sul collo, la collottola… ma soprattutto indica uno stato d’animo. Essere indolente, stanco, pigro, giù di corda, apatico, abulico, svogliato. Non aver voglia di far niente.

A gh’red anca al bus dal cul

Questa espressione viene utilizzata per descrivere una persona che vive una sensazione di piacere diffuso, di gioia, soddisfazione irrefrenabile e completa che coinvolge ogni parte del corpo… ogni parte del suo corpo sorride, anche il culo. Non va dimenticato che in dialetto il termine cul (culo) indica anche la fortuna.

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