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DaviDe paOlini
FOOD INTERVIEW
CURIOSITY COMES AS YOU EAT
DAVIDE PAOLINI: OUR INTERVIEW WITH THE GASTRONAUT, BRAIN BEHIND OF TASTE AND OFFICIALLY FLORENTINE BY ADOPTION DAVIDE PAOLINI, LA NOSTRA INTERVISTA AL GASTRONAUTA, IDEATORE DEL TASTE E UFFICIALMENTE FIORENTINO D’ADOZIONE text Matteo Parigi Bini photo Dario Garofalo
Do you know what a gastronaut is? An explorer of flavours, with a passion for authentic local food. But when it comes to Gastronauts, there’s only one, and his name is Davide Paolini. Everyone knows Davide, not only for the column he has written in the Sunday edition of Il Sole 24 Ore for the past 39 years, but also because he’s the brain behind the Taste food event which has brought the best of Italian food to Florence for 17 years. He’s recently been spotted out and about in Florence in search of new places to check out, partly because not long ago he decided to move to the city, where he has bought a delightful apartment in San Frediano.
Davide, how did your passion for food come about?
My first love was wine, but at home, from a very early age, I was lucky enough to enjoy the most authentic flavours, thanks to my grandfather, who was a meat dealer and had a delicatessen (as described in his book Confesso che ho mangiato, published in January by Giunti, ed). So actually, even though for a period of my life I got it into my head I wanted to be an economist, deep down there’s always been a passion for food and restaurants. I started out in the 80s, writing for Ugo Tognazzi’s magazine Nuova cucina. After that I got an internship at La Nazione and moved to Rome, where I met Luciano Benetton; he offered me a job in his communications office. In the meantime, Locatelli asked me to write about food, and that was the start of my column in Il Sole 24 Ore.
And the name Gastronaut?
One day one of my daughters asked me what my job was and I replied “I’m a gastronaut”, and that’s where my pseudonym came from - ‘nauta’ refers to travel, and my mission is to travel the world discovering products, producers, characters, places and cuisines. The key is curiosity because, as I like to say, “we eat with our heads, not our bellies” and because most of the time, discoveries happen by chance.
This year is the 17th edition of Pitti Taste. Tell us how it all began.
Food has a lot of similarities with fashion, and in both sectors, craftsmanship is essential. That’s why I decided to propose Sapete chi è un gastronauta? È un esploratore del sapore con la passione per il cibo locale e genuino. Ma di Gastronauta c’è ne solo uno e si chiama Davide Paolini. Tutti lo conoscono non solo per la rubrica che da 39 anni porta il suo nome sul domenicale de Il Sole 24 Ore ma anche perché è stato l’ideatore del Taste che da 17 anni porta il meglio della produzione gastronomica italiana a Firenze. Ultimamente molti lo incontrano per le vie di Firenze sempre alla ricerca di un posto nuovo da provare anche perché ha da poco deciso di trasferirsi qui dove ha comprato un incantevole appartamento in San Frediano.
Davide, come è nata la tua passione per la cucina?
La mia prima passione è stata il vino, ma in casa mia, fin da piccolo, ho avuto la fortuna di assaporare i sapori più autentici, grazie a mio nonno che commerciava carni e aveva un salumificio (come racconta nel suo libro Confesso che ho mangiato, uscito a gennaio, edito da Giunti, ndr). Infatti, nonostante per un periodo della mia vita mi fossi messo in testa di fare l’economista, la mia passione per la ristorazione è sempre stata fondamentale. Ho cominciato negli anni ’80, scrivendo per la rivista Nuova cucina di Ugo Tognazzi. Da lì il praticantato alla Nazione e il mio trasferimento a Roma, dove incontrai Luciano Benetton che mi propose di lavorare per lui occupandomi della comunicazione. Nel frattempo, Locatelli mi chiese di scrivere di cucina e nacque così la mia rubrica su Il Sole 24 Ore.
E il gastronauta?
Un giorno una delle mie figlie mi chiese quale fosse il mio mestiere e io le risposi “il gastronauta” e così è nato questo pseudonimo, dove ‘nauta’ fa riferimento al viaggiare: la mia missione è andare per il mondo alla scoperta di prodotti, produttori, personaggi, luoghi e cucine. L’importante è essere curiosi, perché, come amo dire, “si mangia con la testa, non con la pancia” e perché le scoperte, il più delle volte, avvengono per caso.
Quest’anno è il 17esimo anno di Pitti Taste. Raccontaci come tutto è cominciato.
Il cibo ha molte somiglianze con la moda e in entrambi i settori l’artigianalità è fondamentale. Per questo decisi di proporre
Davide Paolini, known to everyone as the Gastronauta. He studied in Florence, created Taste, and now, after a lifetime spent travelling the world to find new producers and flavours, has set up home here
In search of authenticity, natural rhythms and a made to measure place, Paolini has chosen the San Frediano neighbourhood, where he lives in an enchanting house, where attention has been paid to the smallest detail, and which transmits his passion for good food, including original touches such as the neon sign with the word ‘Osteria’ over the cooker
FOOD INTERVIEW
the idea to Pitti. At the first edition there were 120 producers, scouted individually by me, because no one believed Florence was the right place for this kind of event.
But your idea was a success, and this year Taste is changing venues, from Leopolda to Fortezza da Basso.
Yes, and having started with 120 producers, despite two years of cancellations, we now have 470.
How has the event changed over the years?
There have been some big changes. Back then, the producers were unknown, and they were hesitant to take part in a food event, because they’d always seen these events dominated by industry. But today, thanks to Taste, many producers have strengthened their position on foreign markets, and they’ve understood the potential of their products. The wonderful thing about Pitti is that it provides a stage that was originally only about fashion, to food, with a setup that goes far beyond the conventional food fair, thus giving the products more prominence and scope.
Born in Romagna, you’ve travelled the world and now decided to return to Florence, the place where you studied. Why?
First and foremost for sentimental reasons: this is a city where I’ve spent some wonderful times; plus I have two daughters and three grandchildren, so I feel the need to be closer to loved ones. And I have to say that, despite having been here just a few months, I like it a lot, because I’ve found a more natural rhythm of life, compared to the speed and chaos of Milan. After almost 50 years travelling all over the world, I needed a bit of ‘calm after the storm’. My book Confesso che ho mangiato is a desire to get down on paper many aspects of my travels that had slipped my mind, as I was always in a rush.
You’ve chosen a particular neighbourhood of Florence, San Frediano.
I was born in a village of 2500 people; I loved the local bar, my village and my friends, so Milan wasn’t really my natural environment. Having chosen Florence, I wanted to find the right area and, as I roamed the city, I realised that San Frediano might be the place for me. First of all I explored it from top to bottom, discovering the food, the bar where I go for coffee, the newsagent’s on the corner, the young guys who run the local fruit and veg market, the Santarosa Bistrot and the nearby home of the Bianchi, in Santo Spirito, where I went one night to watch the match and, trust me, it was best to be a Fiorentina supporter there! These are the things I had in Romagna, but missed when I lived in Milan. questa idea a Pitti. Alla prima edizione parteciparono 120 produttori, scovati uno a uno da me, perché nessuno credeva che Firenze fosse la città giusta per un progetto di questo tipo.
L’idea si è invece rivelata un successo e quest’anno Taste cambia sede, dalla Leopolda in Fortezza.
Sì, e da 120 produttori, nonostante i due anni di fermo, siamo arrivati a 470.
Com’è cambiata la manifestazione in questi anni?
C’è stata un’evoluzione importante, i produttori di allora erano sconosciuti ed erano titubanti a partecipare a un’esposizione, perché avevano sempre visto manifestazioni dominate dall’industria. Oggi, grazie alla presenza di Taste, molti di loro si sono rafforzati anche sui mercati esteri e hanno preso consapevolezza delle potenzialità dei loro prodotti. Il capolavoro di Pitti è stato quello di dare un palcoscenico che era solo della moda anche al cibo, con allestimenti che vanno ben oltre la classica fiera, dando così maggior risalto e spessore a questi prodotti.
Romagnolo di nascita, hai girato il mondo e ora hai deciso di tonare a Firenze, la città dove avevi studiato. Perché?
Innanzitutto per un aspetto sentimentale: è una città dove ho trascorso tempi molto belli, oltre al fatto che con due figlie e tre nipoti ho sentito il desiderio di avvicinarmi agli affetti. E devo dire che, nonostante ci abiti da pochi mesi, mi piace molto vivere qua perché ho ritrovato un ritmo molto più naturale, rispetto alla velocità e al caos di Milano. Dopo quasi 50 anni a giro per il mondo, avevo bisogno della cosiddetta ‘quiete dopo la tempesta’. Il mio libro Confesso che ho mangiato è un voler mettere su carta molti aspetti di quei viaggi che, andando sempre di corsa, mi erano sfuggiti.
Di Firenze hai scelto un quartiere molto particolare, San Frediano.
Sono nato in un paese di 2500 persone, amavo il bar sport, il paese, gli amici, per cui Milano non era il mio ambiente. Una volta scelta Firenze, volevo trovare qualcosa che fosse su misura e gironzolando ho visto che San Frediano poteva essere il mio quartiere. I primi tempi l’ho percorso in lungo e in largo, scoprendo la gastronomia, il bar dove vado a prendere il caffè, il giornalaio sotto casa, dei ragazzi che vengono a fare il mercato ortofrutticolo qui vicino, il Santarosa Bistrot e la vicina sede dei Bianchi, in Santo Spirito, dove una sera sono andato a vedere la partita e, fidatevi, per entrare lì meglio essere della Fiorentina! Sono queste le cose che avevo e ho in Romagna e che a Milano mi mancavano.