Ponte Vecchio dal 1926
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PRATO
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Maria Amelia Monti si racconta tra carriera, famiglia e passioni. Compreso lo strano motivo per cui conosce Prato molto bene di Teresa Favi
Prendete sciarpa e cappello e scoprite con noi cosa fare a Prato nella stagione più fredda di Martina Olivieri
I quattro punti cardinali di una città capace di unire industria, arte, cultura e collina di Andrea Cavicchi
46 MODA Collettivo
Riapre un luogo storico nel centro dalla città: ex Cinema Excelsior, oggi si chiama Il Garibaldi di Francesca Lombardi
L’uomo oltre il calciatore. che racconta la storia di Paolo Rossi di Virginia Mammoli
72
i secoli, tra scelte lungimiranti e la capacità di guardare al futuro prendendo spunto dalla tradizione di Matteo Grazzini
Il ristorante Paca conquista la tanto ambita stella Michelin di Martina Olivieri
78
Lanarchico: uno spazio multidisciplinare dove arte e avanguardia parlano alla città 81 PRATO ESSENTIAL GUIDE 82
MESSAGGI DALLE STELLE
DIRETTORE RESPONSABILE
Matteo Parigi Bini MODA Teresa Favi REDAZIONE Teresa Favi, Matteo Grazzini, Martina Olivieri, Elisa Signorini
CONTRIBUTORS
Sabrina Bozzoni, Claudio Cannistrà, Andrea Cavicchi
FOTO COVER Marina Alessi courtesy Nidodiragno Produzioni Teatrali
FOTOGRAFI
Dario Garofalo, Lorenzo Noccioli, Pasquale Paradiso, Ottavia Poli
GRAFICA Martina Alessi, Melania Branca
DIRETTORE COMMERCIALE PUBBLICITÀ
Alex Vittorio Lana, Matteo Parigi Bini via Cristoforo Landino, 2 - 50129 Firenze - Italia tel +39.055.0498097 redazione@gruppoeditoriale.com
Registrazione Tribunale di Prato - n° 5/2009 del 10.03.2009 Spedizione in abbonamento postale 45% art. 2, lettera b – legge 662/96 – Filiale di Firenze - Contiene IP STAMPA
Questo periodico è associato alla Unione Stampa Periodica Italiana
Prato non smette mai di stupire e di farci innamorare. Anche d’inverno il suo fascino non è da meno e ci sorprende con golosi brunch, dolci da capogiro, aperitivi e una bellezza che, come vi raccontiamo in uno speciale itinerario dedicato al nostro centro storico, non teme neanche il freddo più pungente. Una città che d’inverno riesce anche a sbocciare, come è successo all’ex Cinema Excelsior, che ha riaperto le sue porte trasformandosi ne Il Garibaldi, spazio poliedrico pronto ad accogliere tutte le tipologie di eventi, dal cinema ai concerti,
Altra recente novità è la stella Michelin vinta dal ristorante Paca. A riportare a Prato il prestigioso premio dopo un’assenza di 10 anni, sono stati tre giovani talenti: Niccolò Palumbo, chef, Lorenzo Catucci, che unisce cucina contemporanea e arte. Ma Prato è fatta anche di storie che partono da lontano, come quella del , che comincia a Coiano intorno alla metà dell’Ottocento. È Francesco Ricceri - titolare dell’azienda di famiglia insieme al fratello Luigi - a raccontarci questa lunga e vincente storia, capitolo importante del tessile a Prato. È proprio la vocazione tessile della nostra città che ha portato a Prato più di una volta Maria Amelia Monti, cover story di questo numero. Per scoprire perché, leggete la nostra intervista all’amata attrice, che a gennaio torna al Politeama con il suo nuovo spettacolo, Il marito invisibile
Andrea
Cavicchi, imprenditore, ex presidente dell’Unione Industriale e del Museo del Tessuto, che ci ha accompagnati nella sua Prato in Calvana. Tra ricordi d’infanzia, arte, buon cibo e natura.
Hagoromo, la grande di fama internazionale prende il nome da una della sua produzioneuna straordinaria installa
In là, una struttura in tubi se Gavin Bryars, uno degli esponenti più importanti
(possibile proroga) la mo stra Schema 50. Una galle ria fra le neo-avanguardie (1972-1994), allestita in
Second life: Tut to torna
interrogarsi sul rapporto tra arte e sostenibilità (
Mr & Mrs Clark. Ossie Clark and Celia Birtwell. Fashion and Prints 1965-
1974 la prima mostra in grandi protagonisti della Swinging London e alla vita - va avanti deo, una serie di inediti e Celia, autori di uno stile sulle nuove generazioni un ritratto emozionante
Gli amici pittori di Cesare Guasti nelle collezioni co munali terato e poeta pratese, dare attraverso i lega del pensiero purista e di bellezza esteriore è ri
DICEMBRE , alle 21, nella , torna a esibirsi dopo tre anni di assenza il Gruppo
Le 11 squisite preparate e af frontano A Ceremony of nel 1942 basandosi su una rattere religioso (carols), di anonimi autori medioevali e Carta Canta al direttore della sezione
, alle 21, al , è il mo
annuale durante il quale la , la direzione
Musiche di scena op. 23 per il dramma di Henrik Ibsen Peer Gynt
Al tra le meno note di , Ditegli sempre di si a , abitua e teatro, qui alla sua prima bato ,veste i panni A spasso con Daisy, diretta
da Guglielmo Ferro, e insie alle 21, sempre al , va Fel liniana , è il momento del tradizionale Musicone del territorio),
del per un mentale di grande e pode roso impatto sonoro, sotto le volte del Duomo, propone in tema, , al , portano Coppa del Santo un folle imbarbarimento del GENNAIO, Il Maestro solista, dirige la Camerata Strumentale, in un
tres di to in mi bemolle maggiore alle
sto numero) eIn transit alè lo -
in piano solo di Claudio Ba , il weekend del è il protagonista de Il Malato Immaginario di arriva a Prato La stof fa dei sogni al Teatro
timana del , Il marito invisibile Politeama due bravissime -
no dalla Fondazione Teatro prodotto dalla Comédie de rienza del regista Amir Reza romanzo Transit del 1944 Al , dirige la Camerata in un repertorio -
Babylon di Neville Tranter - autore, regista, performer e burattinaio di fama mondiale - porta sulla
grazione, e dunque ai desti ni dei rifugiati, e allo stato
Cosa nostra spiegata ai bambini -
fa tornare a Prato la grande MARZO
mese, , al Poli teama amatissimo direttore sta bile della Camerata, dirige un suggestivo programma (Akademi
va diretto a per
“Il Jazz non si spiega, si esprime” diceva Duke Ellington e la nostra città sembra aver ben interiorizzato questo concetto tanto da rappresentare, anno dopo anno, un punto di riferimento per i grandi live Jazz, ma non lento nel panorama internazionale di que sto (non)genere, il suo nome è Francesco a Iolo, piccola frazione di Prato dove si re è iscritto di Firenze Luigi Cherubini
Penso ad Alex Sipiagin, trom gistrato il mio secondo disco: una persona dei talenti più fulgidi della nuova generazio ne di jazzisti italiani e per te, il jazz, che cos’è? Citerò una frase di Pat
to ammesso al Koninklijk Conservatorium di I tuoi luoghi pratesi del cuore, dalle alte vibrazioni musicali. Come non menzionare Iolo, un piccolo pa tastasio e Politeama, la Biblioteca Lazzari ni con i suoi concerti jazz estivi - anni fa sul
come tale non si può più zista potrà suonare una
Il primo ricordo che ti lega al tuo strumento.
L’esibizione che non dimenticherai mai e perché?
ramente una svolta alla mia carriera: era il Competition
deo di The Number Of The Beast degli entra in scena una Fen der Stratocaster bianca e nera: fu il mio regalo iniziarono le mie lezioni 3 brani sempre presenti in ogni tua playlist.
Gli artisti con cui sono nate le collabora zioni più esaltanti. La mia idea è sempre quella di suonare con professionisti da cui poter imparare, una
Hartman, My One And Only Love; Bill Evans, Dolphin Street nes, Moody’s Mood For Love. Un sogno per la tua città? Un grazie a Prato perché…
Con la sua ironia e il suo talento ha conquista to la TV e i palcoscenici italiani. Maria Amelia Monti fa parte di quel gruppo della Tv delle ragazze capitanate da Serena Dandini da cui è venuto fuori il meglio della comicità femmini le degli ultimi 30 anni: Guzzanti, Finocchiaro, Reggiani, Costa, Scattini e tante altre. Ora l’attrice milanese arriva in Toscana sotto le insegne degli Ipocriti di Melina Balsamo - il 28 e 29 gennaio al Politeama di Prato - con una pièce dalle tonalità tragicomiche, una tournée arrivata al secondo anno. È Il marito invisibile,
call, scritta e diretta da suo marito, il regista e drammaturgo Edoardo Erba, e lei, Maria Ame lia, divide la scena con un’altra famosissima co mica italiana, Marina Missironi. Una messinsce na innovativa con le attrici, straordinarie, che recitano sul palco senza mai guardarsi, avvolte da uno sfondo blu; mentre, in alto, appaiono entrambe in due grandi schermi, dentro le loro case; come a dire: la realtà virtuale supera la
sioni, della sua ostinata determinazione, del suo saper stare dentro e fuori le righe, e della
Abbiamo molte cose in comune, siamo due co miche e abbiamo fatto molta televisione. Chi fa televisione è allenato a trasformare l’impre visto in opportunità e a sfruttare le cose che accadono fuoriprogramma come un’occasio ne. Sul lato opposto, l’esperienza e la pratica teatrale che abbiamo alle spalle ci dà la disci
con sicurezza e ci consente di non perdere il lato divertente del fare teatro. Poi c’è la con sapevolezza che, specialmente dopo tanti anni di lavoro, è importante valorizzarsi a vicenda. Questo ci ha portato ad aprirci anche come amiche. Siamo sempre insieme, condividiamo anche le case quando siamo in viaggio. -
ti di una commedia intermezzata da battute sorprendente che ribalta i pronostici e i ruoli dei personaggi. Incontriamo Maria Amelia Monti, nata e cre sciuta a Milano, città alla quale è rimasta sem pre legata, anche se Roma l’ha adottata da tantissimi anni insieme alla sua numerosa fa miglia. Scopriremo molto di lei, delle sue pas
La formula segreta non ce l’abbiamo, difat ti litighiamo spessissimo (ride). Ma partiamo sempre dal principio che non è un obbligo la vorare insieme; una libertà fondamentale per entrambi. Di Edoardo, mi entusiasma il fatto che ogni volta che mi viene un’idea lui riesce subito a scriverla nero su bianco; è una capa cità che adoro. Per quanto riguarda invece la regia, quando lui mi dirige - questo accade ra
ramente - io sono più reattiva e lui un po’ meno tollerante.
piangevo in classe tutti si mettevano ridere perché mi dicevano che somigliavo a Stanlio; ovviamente ci rimanevo malissimo. Certo non avrei mai immaginato, allora, che da grande sa rei diventata un’attrice comica. È stata la vita a indirizzarmi qui e pian piano è partita la cosa. -
Non è stato facile all’ini zio. Sono bocciata per due volte all’esame di ammis sione all’Accademia dei Filodrammatici di Milano, avevo anche un difetto di pronuncia, la r moscia. Ma non mi sono persa d’animo e, nel frattempo, ho fatto la comparsa al Piccolo Teatro in uno spettacolo con Giulia Lazzarini che faceva Minnie la candida di Bontempelli. Tutte le sere, per un anno, entravo da una quinta e uscivo dall’altra stando in scena neanche per 10 mi nuti, però ho visto come si lavorava: ho imparato e ho tournée Ernesto Calindri mi ha ammessa all’Accademia. -
La Tv delle ragazze:
Mi sono divertita a farla, lavo ravo tanto con Valentina Mur ra, poi il secondo anno con Serena Dandini con la quale facevo proprio degli sketch insieme. Dalla Tv delle ragazze è nata una bellissima amicizia con An gela Finocchiaro, siamo proprio amiche del cuore.
zione di una linea di jeans stile hippie, un po’ scampanati con inserti ai lati, che si chiamava Mariemelì è cresciuta, ha scelto altre strade e io non ce l’ho fatta a continuare da sola il progetto. Ma
i miei vestiti. Via il collo, scambio le maniche, accorcio, allungo. Non c’è un vestito nel mio armadio uguale come l’ho comprato.
Oltre alla tournée con Il marito invisibile, ho in programma la ripresa de La Parrucca di Natalia Ginzburg, uno testo e uno spettacolo che ho amato molto, prodotto da Nidodi ragno. Vorrei imparare a parlare al meno due lingue perfetta mente per avere quell’auto nomia che non ho durante i viaggi. Oltre all’inglese mi piacerebbe il giapponese parlano come fosse italiano, e io li invidio tantissimo.-
Mi piace molto andare in bicicletta, inoltre altre donne, abbiamo messo in piedi la produ
A Prato sono venuta già due volte a teatro, al Politeama; inoltre è una città che co nosco bene perché quando facevamo i jeans venivo lì un’azienda che produceva dei tessuti pelosi tipo orset to e cavallino… perché oltre ai jeans produ cevamo anche dei poncho. E poi, c’è stato un periodo in cui andavo spesso all’ingrosso dei fratelli Gori, vedevano anche mobili e ogget ti di provenienza orientale. Ho un bel ricordo, mi piace inventare e creare, Prato è un posto ideale per me, perché con tutti quei tessuti mi vengono idee pazzesche.
Eclettica, inconsueta, fedele alla tradi la tra le sue abitudini e si apre alla mo dernità, in un valzer di note che colora no in maniera preziosa tutte le stagioni. D’inverno assume un fascino inconsue to, quasi regale, con i suoi marmi bianchi e verdi che la incorni ciano e la riscaldano anche nelle serate più fredde. Un vero e proprio gio iello, non lontano dal la bella Firenze, che ci è nato ma anche chi la visita per la prima volta.
Camminando tra le vie del centro si fa notare subito piazza Duomo, il cuore pulsante della città con la sua cattedrale di Santo Stefano. Osservandola da fuori, cattura l’atten pulpito zo e decorato da Donatello intorno agli anni ’30 del Quattrocento.
Storie di Santo Stefano e San Giovanni Battista Fi lippo Lippi Cappella Maggiore. Sotto Natale la piazza si veste a festa, con una grande stella luminosa e il con sueto albero di Nata le che campeggiano al centro e incornicia no la piazza di estrosa bellezza.
Se volete godere a pieno dell’atmosfera natalizia o sempli cemente riscaldarvi dal freddo in un am biente magico, fate una sosta da Cintelli Cake away per una e golosa che ricorda quelle appena sforna te dalla nonna. Il centro si colora di addobbi, di luci e at
Da Via Garibaldi a Via del Corso, lo scin tillar delle luci avvolge ogni angolo, dà luce alle vetrine dei negozi, passa dalla
vetrina della Mondo - qui è d’obbligo una tappa per assaggiare il panettone armonioso e mai banale di Paolo Sacchetti - e arriva piazza del Comune dove si tro va un altro grande albero luminoso che fa diventare la piazza imperdibile palcosce nico di giochi di luci e colori. Se prosegui te verso piazza San Francesco, sentirete un profumo caldo e avvolgente che ri chiama la vostra at tenzione, è il Biscot-tei, che delizia dal 1858 i palati di prate si e turisti di tutto il mondo con cantucci di ogni tipo (classici, al cioccolato, glassati al Vinsanto, con pistacchi e mandorle) ma anche con la brutti buoni... comprateli e scoprirete perché vengono chiamati così! piazza San Francesco
chiesa di San Francesco interno meraviglioso, e poi prosegui te verso il castello dell’imperatore e piazza delle Carceri che grazie alla giostra dei sogni nel periodo natalizio è sempre piena di bambini che giocano e riempiono la piazza di risate e allegria. All’ora dell’aperitivo le luci lasciano spazio a bicchieri di spritz che si intrecciano dopo una giornata di lavoro, o prima di una cena con gli ami ci. Gli happy hour più alla moda? Da Pino al per la sua atmosfera vintage e scanzonata; al Fitz Gin Bar per chi non vuole rinunciare ad un buon gin e agli anni ’20, oppure ai Frari per chi vuole unire ad un buon bicchiere di vino un tagliere tutto da ri cordare.
I templi del gusto omaggiano conti
nuamente le eccellenze del territorio, e qualcuno la domenica apre le porte dei loro salotti del gusto anche per un goloso brunch che ci porta con la men te oltreoceano.
Mag56 propone un Brunch Natalizio con piatti dal sapore internazionale ma an che grandi classici ri visitati (come il bagel con tataki di tonno o i gamberi grigliati con vinaigrette).
Si veste di Natale an che il nuovo Brunch di Murà, che propo ne piatti dolci e sala ti (come il club san dwich con pollo, baco e maionese piccante accompagnato da chips di patate) per una domenica che profuma di panca kes e sciroppo d’acero.
Il centro di Prato è così, è fatto di in dirizzi amici, dettagli inconfondibili e posti familiari. Il nostro tour passa anche da piazza
Ciardi e piazza San Domenico, dove l’austerità dell’architettura è tempera ta sia da elementi strutturali, come la torre campanaria, sia da motivi decora tivi, come gli archi bicromi degli avelli e i riquadri geometrici della facciata. Se volete concedervi una cena piacevole tra le vie del cen tro non potete non assaggiare le eccel lenze del territorio: i sedani alla pratese, la pappa al pomodo ro, la torta setteveli, le pesche di Prato e il vin santo.
migliori? A spasso per il centro ci sono locali storici, osterie dove i fornelli non si spengono mai, dove si rincorrono menù autentici e piatti golosi da assaggiare in compagnia. Un nome su tutti? Da Baghino, qui le antiche ricette pratesi della tradizione continuano ad essere le protagoniste di serate memorabili.
La mia Prato è una città in continuo cambiamento, che ha il suo cuore nella bellezza del centro storico, con le piazze ed i monumen ti, ed il resto del corpo che si allarga verso i quattro punti cardinali, ad est dove ho vissu to da bambino, a ovest e a sud verso le fab briche dei macrolotti, a nord dove il crinale e della regione. È cambiata la Prato di quando ero bambino, il triangolo viale della Repubblica-Santa Gon da-via Fra Bartolomeo: c’era ancora una gora scoperta per qualche metro dove vedevamo quali colo ri si usavano nelle tintorie nelle varie stagioni, non c’e ra il Centro Pecci, che vale sicuramente una visita per la sua originalità e le varie esposizioni di arte contem poranea e nelle vie dove ci riunivamo per giocare non era insolito sentire il rumore dei telai nei piccoli stanzoni artigianali, magari solo tre o quattro ma capaci di regalare un suono incon fondibile. Ora la zona è uno snodo im soprattutto era ed è rima sta a due passi dall’Istituto Tullio Buzzi: ai tempi in cui l’ho frequentato da stu dente era una scelta quasi naturale per ogni pratese che avesse a che fare col tessile, aveva un forte im printing sui ragazzi ed era una scuola di pensiero. Può essere il punto di partenza per raggiungere il centro storico percorrendo la ciclabile sul Bisenzio ed arrivare in una qualsiasi delle piazze cittadine. Da architetto ho una vera passione per la Basi lica delle Carceri Castello dell’Imperatore in una piazza che per gran parte della mia vita ho visto percorsa da auto e motorini e che invece adesso, da spazio pedonale, consente di passeggiare e di incon
trarsi fermandosi poi ad ammirare questi due monumenti.
Da lì il passo successivo e naturale è verso San Francesco: i chiostri sono suggestivi, ordina ti, simmetrici e racchiudono una delle perle meno conosciute della città, la Cappella Migliorati. È uno spazio raramente aperto alle visite, nelle giornate di sole è molto lumino primo all’ultimo, oltre alla potenza del blu del
tomba di Francesco di Marco Datini, che ha il suo archivio invece ad un centinaio di metri di distan za, in via ser Lapo Mazzei: l’Archivio di Stato è un’altra delle grandi bellezze di Pra to, sicuramente meno co nosciuta di quanto meriti. Cento metri verso piazza del Comune ed ecco Pa lazzo Pretorio, punta di diamante di un sistema mu seale cittadino da valoriz zare sempre più e penso al Museo Diocesano, alla Galleria degli Alberti o alla Biblioteca Roncioniana, tut te bellezze racchiuse nello spazio del quadrilatero del
passeggiata si è fatta sera proprio il centro storico può dare il meglio di sé: con trariamente agli anni della mia gioventù, dove dopo il tramonto era tutto chiuso, adesso c’è movimento e vita anche dopo cena per tutta la settimana, i locali hanno
gastronomica, mentre per quella culturale ci sono il teatro Metastasio e il Politeama anche e soprattutto Rivista del Buzzi, della quale sono tornato a far parte nell’ultima edi zione, dopo tanti anni. Discorso e percorso a parte merita il Museo del Tessuto, del quale sono stato presidente per nove anni e che ho visto insediarsi negli
attuali spazi della ex Campolmi dopo la sua na scita proprio al Buzzi e un primo trasferimento in piazza del Comune. Il binomio culturale con la biblioteca Lazzerini è sicuramente uno dei tesori di Prato.
dal centro storico, su un percorso “imprendito riale” che nasce in via Valentini, dove si trova il Palazzo dell’Industria: questa via non ha la bellez za di altre strade pratesi ma negli anni è diventata una delle porte di accesso al cuore della città e da lì ho guidato l’Unione in anni importanti per il distretto. Per trovare l’altra anima industriale bisogna andare nel Macrolotto, soprat tutto a ovest verso quella Montemurlo diventata un centro sempre più grande di produzione tessile: nonostante tanti anni di lavoro in quella scacchiera di capannoni ci sono ancora delle aziende o dei laboratori che riservano sorprese per il tipo di lavoro che contrasto, al di là di un vialone a quattro cor sie, si staglia il verde del Parco delle Cascine
di Tavola, un’oasi, e neppure piccola, per chi ama la natura. Dalla parte completamente op posta c’è però la Prato che forse mi rappresen ta di più, o almeno quella in cui mi ritrovo più intensamente: la Calvana. Aspra nell’aspetto ma al tempo stesso dolce nelle forme collinari, brulla ma in alcune stagioni assai rigogliosa. Ci ho passato e ci passo tanto tempo, in bicicletta e soprattutto a piedi; non è montagna, non ne ha le al tezze, ma ne ha il vento e il terreno ispido ed è quanto di più particolare ci sia per Prato. Un ipotetico percor so perfetto su due ruote o con scarpe da trekking termina alla Cementizia
Marchino che dir si voglia. È a metà strada tra Le Macine e La Querce ed è nella zona in cui ha vissuto mio babbo: adesso, stretta nelle impalcature per i lavori mai terminati, perde un po’ del suo fascino ma è un luogo singolare. Le piazze, i monumenti, le statue e le chiese le trovi ovun come la Cementizia invece è unico, se la vedi sai che sei a Prato, che sei a casa.
CASA GORI
Piazza Sant’Agostino è stata piacevole. Da ragazzi non ci facevamo mai mancare un panino al Maddalena, adesso invece questo ristorante è uno di quelli che contribuiscono alla crescita gastronomica di tutta la città.
MUSEO DEL TESSUTOL’esperienza che ho fatto all’interno del Museo mi ha permesso di approfondire la conoscenza con questa realtà e ci sono sempre rimasto legato, avendolo visto realizzare orima ancora che concludessero i lavori alla biblioteca.
bar Miraglia, la Castellina e La Pietà ma anche bar dell’Imperatore, molto diverso da quello attuale. Adesso mi piace fermarmi per una colazione o un drink al
È un altro dei luoghi dove Prato è al top in Italia. Lo chiamiamo anche “Sporting”, è un impianto e un posto nel quale ho sempre trovato motivi di divertimento e una grande passione sportiva.
Il Golf Club è solo la splendida punta dell’iceberg di questa zona periferica ma in realtà a due passi dal centro. Non è facile trovare un parco di quelle dimensioni così vicino alla parte più popolosa di una città grande come Prato.
Un negozio che ha sempre rappresentato un unicum, anche quando ero giovane è Marty, sia quando era in centro sia adesso che è un po’ al di fuori. Con Babylon Bus e Sauro Mazzoni è il negozio in cui ho comprato più abiti.
TENNIS CLUB PRATOFENDI Una delle it bag di questo invernoph. Annie Spratt STEFANO RICCI
Zaino tecnino per sciare dall’alba al tramonto
ph. Jazmin QuaynorOrologio da tavolo Air Du Temps di Kartell
Uno spazio che ritorna alla città e un momento in cui entrano in gioco fattori come l’apparte nenza e la memoria. I pratesi d’antan lo ricorda no come Sala Garibaldi, per quelli più giovani è stato il Cinema Excelsior. Chiuso dal 2009, oggi ha un nuovo nome, Il Garibaldi / Milleventi, e è pronto per scrivere un nuovo capitolo della storia di Prato. Tante le possibilità di utilizzo della struttura: come la sua storia ci insegna prima di tutto luogo per il ci nema, teatro e concerti, ma anche per eventi aziendali, meeting, corsi di formazio
Uno spazio poliedrico, che si trasforma, che cambia a se conda delle esigenze di ac coglienza, ma che si sceglie soprattutto per la sua posi zione nel cuore della città. Il Garibaldi si trova infatti all’interno di Palazzo Buo
Morganti, fu chiuso il giardino interno del palaz zo per realizzare i locali adatti ad ospitare una
ta nel 2009.
dal Comune di Prato tra gli immobili di valore storico testimoniale ed è il risultato tardo cin quecentesco delle opere di unione e ristruttu
Buonamici tra il XV e XVI secolo: l’ultima fase di ampliamento risale agli ultimi proprietari, i Nencini, ai quali passò la proprietà nel XIX se colo; nel 1906 su progetto del pratese Oreste
stato curato dall’architetto Carlo Carbone, pratese di dozione, progettista esper to in acustica, noto ai più per i suoi lavori sulla Sala Rossa Teatro della Pergola, il Teatro Goldoni, il Tenax e gli studi di radio DeeJay.
progettisti: Paolo Bresci, Giovanni Corsi, Tommaso Guerra, Stefano Omeri, Mi chele e Marco Passaleva. Circa 400 i posti a sedere tra platea e galleria, un impianto di proiezione di ultima generazione, arredi (poltroncine e palco) interamente smontabili all’occorrenza, rendendo
Particolare cura è stata data all’acustica sia in termini di qualità del suono interna alla sala,
La programmazione, tutta da scoprire su ilgari baldi.it, spazia tra cinema d’antan e produzioni di nicchia, documentari concerti, teatro.
Fu una di quelle notti che si ricordano per sem pre. Ogni pratese sa dov’era la sera dell’11 luglio 1982, quando gli azzurri di Bearzot battendo in posero come campioni del mondo per la terza volta. Un’ondata di energia travolse l’intera città, ma soprattutto Santa Lu cia, il quartiere dove Paolo Rossi è vissuto e dove da bambino ha iniziato a gio care a calcio con il fratello Rossano. Tanti aspettaro casa, incollati allo scher mo o alla radio, qualcuno, elettrizzato e sereno dei tre gol già segnati contro per andare a festeggiare sotto la sua casa. Dopo alcune partite dove non era riuscito a brillare, con 3 gol al Brasile (il famoso 3 a 2 del 5 luglio, una partita passa ta alla storia), 2 alla Polonia e uno durante la il capocannoniere e calciatore simbolo di quei
riscatto, contando che molti criticarono la scelta del ct Bearzot di convocarlo nonostante venisse da due anni di sospensione, preferendolo a gio catori come Roberto Pruzzo, centravanti della Roma e capocannoniere di quell’anno. Che però quel ragazzo
è un dato di fatto. Insieme a Baggio e Vieri, Paolo Ros si - scomparso nel dicem bre 2020 a soli 64 anni a causa di un tumore - detie ne ancora oggi il record az
è stato il primo giocatore, poi eguagliato da Ronaldo, a vincere nello stesso anno
pocannoniere e il Pallone d’oro. Con la Juventus ha vinto due scudetti, una Coppa delle coppe, una Supercoppa Uefa e una Coppa dei Campioni. Una vita, la sua, che ha visto però anche grandi calcioscommesse, da cui venne assolto, ma che lo costrinse a quei due anni di fermo.
Proprio quando ricorrono i 40 anni da quel mitico 1982 è uscito È stato tutto bello. Storia di Paolino e Pablito, scritto e diretto da Walter Veltroni La storia di due persone in una, Paolino e Pa blito, unite da due caratteristiche: la capacità di reazione alle avversità e il sorriso. Il sorriso e si chiude. La storia di un italiano, non solo di un cal ciatore. si vedono i suoi luoghi dell’infanzia, con i piccoli marco Piccione nei panni suoi e di Rossano, ma an è bello risentire la voce, rivedere i suoi occhi bril lanti, e le interviste a chi lo ha conosciuto in maniera intima, il fratello Rossano - che racconta di quando erano bambini e si stringevano nel letto per fronteggiare il freddo o di quando scartavano gli ulivi per giocare al cal cio - la moglie Federica Cappelletti con cui si ripercorrono i suoi ultimi anni, e tre ex calciatori, Antonio Cabrini, Marco Tardelli e
Giuseppe Bergomi, che con Pablito hanno con diviso quella leggendaria vittoria.
rere sullo schermo. Quando da bambino gracile all’apparenza e di famiglia proletaria, gioca a cal cio tutti i giorni nei campetti dell’oratorio della sua città, Prato. Quando appena quattordicenne viene chiamato a giocare nella giovanile della gran de Juventus, costringen dolo a trasferirsi da solo a Torino. Quando si rompe il menisco per tre volte all’i nizio di una carriera che rischia di non cominciare mai. Poi l’inizio dei suc cessi: capocannoniere pri ma in serie B, poi in serie
del 78, durante i quali en tra nel cuore di tutti con il soprannome di Pablito. E dopo, di nuovo una battuta d’arresto, questa volta per le accuse di calcioscommesse, e la rivalsa in Spagna, in quel fatidico 1982.
cio e trionfo.
Negli anni Venti del secolo scorso Prato aveva poco più di 55.000 abitanti, era già Coiano era un borgo a sé, il suo abitante più tristemente famo so, Gaetano Bresci, era già stato “consegnato” ai libri di storia e per raggiungere il centro città era necessario attraversare quell’insieme di campi, orti e rigagnoli diventati poi una delle arterie prin cipali di Prato, viale Galileo Galilei. In quella Coiano Luigi Ricceri fondò il laniporta il suo nome, ab 1848, quando il “seme” sile fu gettato dal capostipite e nonno di Luigi, attività tessile di famiglia, con tanto di te
Da allora la fabbrica non si è mossa da Coiano e da via Bologna: si è espansa,
ha allargato i propri capannoni, ne sono te, nel 2017, ed è pronta a guardare al futuro prendendo spunto dal passato, gna ma letteralmente da Francesco e Luigi Ricceri raccolto il testimone dal nonno Luigi e dal padre Giorgio e gui nendone la struttura: a ciclo completo, alta qualità, materie prime mento sul territorio e continua ricerca. In tanti, negli anni, lotti o i comuni della periferia pratese ceri non si è spostato di un metro Francesco Ricceri - in cui nostro padre
avrebbe avuto la possibilità di trasfor appartamenti in pieno boom immobi fabbrica è sorta lungo una delle gore di Prato, ricca di acqua, un bene necessario e fondamentale per il anni fu deciso di man tenere la struttura verticale investendo noni. Da quando sono ad aver cambiato tut ramosa alla cucitrice”. Ora guardate al domani lavorando sulla vostra storia, con il nascente archivio. estivo, catalogati per nome e cliente. Uno
Giancarlo Zamori. Ed teremo nei capannoni nelli era ancora attiva, pavimenti, montacari mosfera del passato. Siete un esempio virtuoso di ricambio generazionale. Qual preceduto? Direi lo spirito imprenditoriale, la passio
doveva produrli lui, non farli fare agli al to ma noi abbiamo fatto questa scelta e la portiamo avanti. Siamo in un periodo in cui la tradizio ne si scontra con l’in novazione. Tessile e digitale: qual è il vo stro rapporto con il virtuale ed il marke ting moderno?
lo veniamo dagli anni siamo adattati e orga terminante, e abbia il campionario. Ma il nostro mestiere ri mane legato al prodotto e gli stilisti non amano guardare il tessuto solo al com puter ma vogliono toccarlo e valutarlo al tatto e alla vista.
ne negli spazi di Ideabiella. Prato è an cora un brand, il suo nome è spendibile made in Italy. I clienti cinesi o americani giunto della qualità. Poi a Prato facciamo più donna e a Biella più formalità e indu stria. Non produciamo in quantità come altre siamo tra i 600 mila metri ed il milione abbiamo un prodot riore alla media. Qui lo produttivo e di consegne. Questa è la Ricceri.
Il ristorante Paca riporta la stella Miche lin a Prato dopo ben 10 anni. Il piccolo li bro rosso, che rappresenta uno dei mag giori riferimenti mondiali per la valutazi one della qualità di ristoranti e alber ghi, ha premiato la squadra di giovani talenti del ristorante Paca, tutti sotto i trentacinque anni, uniti da una storica amicizia e un amore inconfondibile per il buon cibo. “Siamo doppiamente felici e orgogliosi - dice Niccolò Palumbo, lo chef - ovviamente per il ris torante ma anche per la città di Prato e con sapevoli che questo è il frutto di grande im pegno di tutto il team, ma che soprattutto si tratta di un punto di partenza e siamo car ichi e pronti ad andare avanti con grandissi mo entusiasmo”. Il ristorante è situato a cinque minuti a piedi dal duecentesco Castello dell’Imperatore, appartenuto al nipote di Federico Barbarossa, e na sce negli ambienti di un’ex istituzione della gastronomia pratese. Quello che
negli anni ‘80 era il ristorante di Osvaldo Baroncelli, chef eclettico e grande pion iere di una cucina davvero moderna per l’epoca, con esperienze di haute cuisine francese abilmente declinate sulla val orizzazione delle risorse della sua terra, nonché storico Presidente AIS Toscana.
Qui nel 2019, Niccolò Palumbo e Lorenzo Catucci, dopo aver aperto insieme un ristorante a Radda in Chianti, trovano il luogo perfetto in cui dar vita al loro sogno. Restaurano il locale senza stravolgerne la struttura originaria, cercando di dar con tinuità all’energia in novatrice, alla visione contemporanea della cucina e alla passi one per l’arte che li accomunano al prec edente proprietario. Continuano anche l’usanza di Baroncelli di esporre, nelle tre sale del ristorante, quadri e opere provenienti da gallerie d’arte cittadine. Prato è una città ric ca di arte contemporanea e gli stessi spazi pubblici sono disseminati di ope
re, come una naturale estensione del celebre Centro per l’arte contempora nea Luigi Pecci. Decidono cosa scrivere nell’insegna, pensando a un logo di im mediata lettura che si ricordi facilmente e con piglio pragmatico optano per la crasi delle prime due lettere dei rispettivi cognomi. Paca na sce così e oggi porta in città una cucina di sostanza, dall’esteti ca contemporanea e
su solide competen ze tecniche, con ma terie prime ricercate e grande accuratez za. Niccolò Palumbo, pratese, classe ’88, tiene le redini del la cucina, dopo due
Antonino Cannavacciuolo, dopo es sere transitato dal tristellato Lasarte di Martin Berasategui ed essere stato in servizio al Bracali di Massa Marittima, nei due anni in cui il ristorante è passato
da una a due stelle Michelin. Il suo so cio, il trentaduenne Lorenzo Catucci si occupa dell’accoglienza e della conduz ione della sala, il suo curriculum parte dall’istituto alberghiero di Castellaneta e dopo aver frequentato la facoltà di Scienze e tecnologie alimentari di Bari iniz ia a lavorare presso al cuni hotel del capolu ogo pugliese per poi trasferirsi in Toscana. A ricoprire il ruolo di pastry chef, il fratel lo venticinquenne di Niccolò, Gabriele Palumbo, giovanissimo, ma già con due espe rienze importanti alle spalle come Villa Cre spi e il Caino di Valeria Piccini a Montem erano. La consapevolezza che lo studio costante è imprescindibile, il piacere e la curiosità di intessere relazioni con pro duttori del territorio uniti a un grande entusiasmo, hanno contribuito a rende re Paca un gioiello di gusto unico in città.
Arte contemporanea, innovazione digitale, spe rimentazione nei più diversi linguaggi espressivi, eventi formativi e ricreativi: siamo a Lanarchico. Suggestivo esempio di magistrale recupero di archeologia industriale, questo luogo nasce dalla visione poetica dell’artista Marco Biscardi che, dopo diverse esperienze nel mondo dell’arte anche inter nazionale, dal 2021 ne ha fat to il suo studio - atelier. Un ambiente sorprendente dal punto di vista architetto nico - l’ex Anonima Calamai
Nervi, oggi di proprietà della famiglia Marsili - in un conte sto di forti contrasti. Si trova infatti nella zona del Macrolotto Zero, un’area della città
tanti sul fronte dell’inclusio ne sociale. Sono stati questi i presupposti che hanno reso Lanarchico, luogo di predile zione sia dell’Art Advisor Le onardo Marchi per le sue mostre contemporanee, sia dell’Associazione culturale Lanarchico che in questa sede organizza attività ed eventi di aggre gazione, confronto e promozione di valori indivi duali e collettivi. Un luogo di grande avanguardia intellettuale onlife, in cui realtà materiale-analo gica e realtà virtuale-interattiva sono in continuo dialogo.
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Consigli a trecentosessanta gradi seguendo il percorso degli astri
ARIETE (21 marzo - 20 aprile)
BILANCIA (23 settembre - 22 ottobre)
TORO (21 aprile - 20 maggio)
SCORPIONE (23 ottobre - 22 novembre)
GEMELLI (21 maggio - 21 giugno)
SAGITTARIO (23 novembre - 21 dicembre)
CANCRO (22 giugno - 22 luglio)
CAPRICORNO (22 dicembre - 20 gennaio)
LEONE (23 luglio - 23 agosto)
ACQUARIO (21 gennaio - 19 febbraio)
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a cura di Claudio Cannistrà la “Bottega dell’Astrologo”, Associazione culturale pratese la conoscenza di data, ora e luogo di nascita del soggetto. Per informazioni sui corsi e le attività culturali organizzate scrivere a: labottegadellastrologo@gmail.com; canniclau@libero.it Disegni dei segni zodiacali opera di Pacpainter - www.pacpainter.it