RESUMÈ - GUENDA MARIOTTI

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Università IUAV di Venezia Facoltà di Architettura Corso di Laurea in Scienza dell’Architettura Dipartimento di Tecniche e Culture del Progetto

Guenda Mariotti Matricola 281442 Laurea Triennale, 27 Luglio 2017 Anno Accademico 2016/2017 1


CONTENUTI

 INTRODUZIONE  MALEVICH E IL COSTRUTTIVISMO RUSSO 1 LABORATORIO SECONDO ANNO, SCUOLA DI DANZA, MUSICA E TEATRO  ALL BY MYSELF, WILLIAM WONDRISKA 2 LABORATORIO TERZO ANNO, LA CLASSE


CONTENUTI

 BRUNO MUNARI 3 LABORATORIO TERZO ANNO, SCUOLA MEDIA ED ELEMENTARE NEL COMUNE DI MEL (BL) 4 PROGETTAZIONE TECNOLOGICA, PROPOSTA DI PROGETTO PER IL CONCORSO “LOIRE & LOGES” 5 PROGETTO DI RESTAURO, LA TESA 113

CONTENUTI

DELL’ARSENALE DI VENEZIA 6 PROGETTO DI URBANISTICA, METROPOLITAN TASKFORCE 7 W.A.V.E. 2015, ANTHROPOCENE STYLE  EXHIBITION SPACES, OMA & BUREAU BETAK 8 TIROCINIO, THE BREAKFAST PAVILION


INTRODUZIONE

Questa raccolta vuole essere il riassunto di ciò che per me hanno significato questi anni. Non una sintesi, ma i punti salienti che hanno reso questo percorso così fondamentale e significativo. Per questo ho deciso di non raccogliere i miei progetti in ordine cronologico, ma di rispettare un ordine più determinante. Direi che determinante sia la parola che meglio descrive la scelta di questa Università. È vero che ogni scelta lo è, ma questa lo è stata ancora di più. Per me, che sono toscana, non era scontato arrivare fino a qua, ma soprattutto arrivare a chiamare “casa” un posto che non lo era per niente, che sentivo lontano, per chilometri e modo di parlare. Adesso che sono arrivata alla fine lasciare casa è davvero difficile. L’Architettura è stata il filo conduttore, la trama di questi tre anni, che sono volati. È stata un’amica silenziosa, a volte capricciosa. Ci sono stati momenti in cui ho pensato che fossimo troppo diverse; è proprio questo che mi ha incuriosita, che tutt’ora mi attrae. Sento di aver imparato tanto ma di non conoscerla ancora abbastanza. Il tempo trascorso in questa università mi è servito per capire che l’Architettura è diversa rispetto ad ogni altra disciplina, i compagni che ho conosciuto mi hanno insegnato che può essere praticata da chiunque abbia spirito di iniziativa, 7


INTRODUZIONE

INTRODUZIONE

pazienza, voglia di conoscenza o banalmente tanta, tanta passione. Io ho capito che una facoltà come la mia ti permette di crescere, di esprimerti, di metterti alla prova, ti permette di essere soddisfatto di ciò che stai facendo. Io sono soddisfatta dei miei anni in questa Università; Venezia è stata la città ideale, il teatro perfetto, la sceneggiatura che ci ha accompagnato e ha reso il tutto indimenticabile. Ha fatto si che ogni sforzo, ogni ora di lavoro venisse ricompensata. Per questo non voglio andarmene, penso che questa città abbia ancora bisogno di me come io di lei. Scrivendone viene quasi spontaneo attribuirle una personalità, una fisicità. Si è instaurato un legame vero, un legame reciproco. Così è successo con lo IUAV, sentirsi parte di un mondo che solo tu e i tuoi compagni conoscono, un piccolo grande microcosmo dove tutto è possibile, qui si è liberi di sperimentare e arricchirsi, l’interdisciplinarità è palpabile e si vede e si percepisce anche solo con uno sguardo un po’ più attento. Tornando al catalogo, ogni progetto è separato da un inserto che vuole essere di spiegazione e supporto. Una ricerca. Come Venezia, queste piccole indagini hanno accompagnato il mio percorso, sono state fonte di sviluppo e importanti spunti e approfondimenti dai quali hanno preso forma concetti utili al completamento del proget-

to. Ho pensato questo catalogo proprio così, non solo architettura ma molto altro. Questo è quello che più ho imparato studiando qua, ho capito che l’Architettura è la chiave che può permettermi di aprire qualsiasi porta, di arrivare ovunque io voglia arrivare. Durante questi tre anni ho preso atto di questo, di quanto lo studio di questa materia sia stato essenziale, non solo per le nozioni fornite, ma per il percorso che mi ha permesso di intraprendere, ho acquisito consapevolezza di ciò che avrei voluto fare in futuro e appreso molto rispetto a ciò che veniva spiegato in classe, merito di compagni e amici che hanno condiviso passioni, letture, pensieri, idee e che io ho saputo ascoltare ; è stato un percorso di crescita. Per questo il terzo anno ha un peso importante, è stato un punto di arrivo. Rispetto agli anni precedenti è stato più decisivo e sicuramente il più concreto. Questo senza screditare i precedenti due; sono serviti per ambientarmi, sono stati anni nei quali ho approfondito le mie conoscenze, costruito amicizie solide. Continuerò a fare Architettura perché sono stati gli anni più consapevoli e ricchi della mia vita, ho preso coscienza di quelle che sono le mie capacità, le mie passioni e le mie ambizioni e l’Architettura è lo strumento di cui voglio servirmi per rendere concrete le mie aspettative. Utilizzare tutto quello che ho visto, ascoltato, pro-

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INTRODUZIONE

vato in questa città, prendere tutto ciò che mi ha dato Venezia per costruire qualcos’altro, magari altrove, ma con la consapevolezza di quanto siano stati strutturanti i miei anni qua, di quanto lo IUAV abbia contribuito nel formarmi come persona. Mi sento sicura nel dire che non scorderò niente, non una calle, non un profumo, non un riflesso. L’immagine di Venezia, i banchi dell’università, “ Le Ali” di Scolari, mi saranno sempre ben chiari.

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1 LABORATORIO SECONDO ANNO SCUOLA DI DANZA, MUSICA E TEATRO

Docente: Mauro Galantino Anno Accademico 2015/2016 15


PREMESSA

Il progetto prevede la costruzione di un polo universitario dedicato alla danza, musica e al teatro, complementare a quello già esistente destinato allo Iuav, nell’area compresa tra l’ex-cotonificio e i magazzini Ligabue. Il progetto nasce con la ricostruzione delle condizioni originarie, ovvero senza il sistema di palificate perimetrali e il riempimento di terra, l’area si presenta quindi come un grande scavo rioccupato dall’acqua della laguna; il lotto di progetto comprende lo spazio antistante il cotonificio e la strada carrabile ora presente, non più percorribile dalle automobili, anche le fondamenta retrostanti la chiesa, in aderenza con il progetto, ne fanno parte ma non prevedono alcuno scavo. Il nuovo centro di formazione è una polarità del sistema formativo circostante, deve quindi relazionarsi con le strutture esistenti, che oggi lavorano separatamente, integrandosi, allo stesso tempo, con la città storica, andando a definire una “città nella città”, un sistema analogo ai grandi complessi veneziani, ma non chiuso in spazi interni rigidamente circoscritti. Gli elementi caratterizzanti del progetto sono gli spazi della relazione, nel confronto con il passaggio tra interno ed esterno e in quello con i flussi urbani definiti, il fulcro è dunque il sistema cosiddetto “servente”, che definisce e organizza quelli “servito”. Le attività specifiche del “microcosmo” sono definite dal17


PREMESSA

PREMESSA

la concatenazione di spazi collettivi pensati con le migliori caratteristiche di abitabilità, ogni ogni “capitolo” funzionale ha uno sviluppo spaziale sia come singolo che come raggruppamento di unità all’interno di un sistema molto più ampio. Il progetto si compone di tre volumi principali che accolgono funzioni diverse: la didattica è divisa principalmente in due macro-gruppi, le aule per le lezioni frontali assieme con gli spazi amministrativi, e gli ambienti polifunzionali come le aule prova e l’auditorium, a quest’ultimi si aggiunge poi la biblioteca. I volumi sono disposti con orientamento nord-sud, in una successione di corpi tenuti insieme da un’ossatura molto più esile dettata dagli attraversamenti in quota che li rendono permeabili e sempre in comunicazione tra di loro, contrariamente da quanto potrebbe far presupporre la loro rigidità sia materica che perimetrale. Il complesso si relaziona in modo molto diverso nei suoi quattro prospetti, da un lato la biblioteca si trova a dialogare con il cotonificio e risolve il contatto con una piazza coperta che ne media l’accesso e che indica il punto di partenza per il percorso che attraversa la scuola longitudinalmente, mettendo in comunicazione questo punto con il suo estremo opposto, ovvero quello dei magazzini. Il corpo centrale si confronta in parte con il retro del campiello della chiesa, in

parte con il canale della Giudecca, in prossimità del campo si ha l’ingresso principale alla struttura che si apre in uno spazio e tripla altezza, mentre nel suo prospetto opposto la volumetria si scava lasciando spazio ad un’interno-esterno che dialoga con la laguna. Questo volume, come detto sopra, è interessato dalle aule didattiche e dagli ambienti amministrativi, si articola in una fascia a doppia altezza e in una a tripla, la spina centrale lavora come un grande volume vuoto nel quale si affacciano i ballatoi che connettono gli ambienti tra di loro; lo spazio servente diventa così centrale, connettendo con dei passaggi aerei tutti gli ambienti tra di loro, raggiungibile attraverso due blocchi scala in prossimità dei quali si articolano i servizi.

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INQUADRAMENTO

ASSONOMETRIA

CONSIDERAZIONI Al contrario il volume dei laboratori si costruisce intorno a due corti interni che scavano i prospetti minori, su di esse si affacciano le aule prova che sono così sempre in comunicazione visiva. Infine il terzo corpo è quello destinato ai laboratori e alle aule prova nella sua porzione parallela agli altri volumi, questa piega e si dispone frontalmente ai magazzi20

ni, lungo le fondamenta ed è occupata dall’auditorium o sala polifunzionale. Questo ambiente si presenta con una volumetria importante di cui solo la metà è coperta, aprendo la possibilità di utilizzare altrettanto spazio come esterno per eventi, allo stesso tempo questo porticato a scala gigante, si mette in relazione con i magazzini (essendo utilizzabile anche dagli altri poli universitari) e guida l’ingresso alla struttura da est. 21


ESPLOSO ASSONOMETRICO

SECONDO PIANO

PRIMO PIANO

PIANO TERRA

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sezione longitudinale

sezione trasversale

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pianta primo livello

18 m

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IUAV, EX COTONIFICIO, SANTA MARTA

INGRESSO IUAV, EX COTONIFICIO, SANTA MARTA

FONDAMENTA lizza fusina

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2 LABORATORIO TERZO ANNO IL PRIMO GIORNO DI SCUOLA: LA CLASSE

Docente: Alberto Ferlenga Anno Accademico 2016/2017 37


PREMESSA

Nell’affrontare il tema del complesso scolastico il primo periodo progettuale ha orbitato intorno al modulo della classe; interfacciandoci per la prima volta con questa “cellula”, in questo caso di una scuola elementare, la ricerca si è volta, nella sua parte iniziale, alla creazione di uno scenario nel quale la nostra aula ideale si sarebbe potuta inserire. Lo spunto è derivato dal confronto con un testo, “All by Myself” di W. Wondriska, un piccolo libro che con le sue illustrazioni ci ha indicato, senza parole, il percorso da intraprendere. Questa bambina racconta un po’ la nostra di storia, ci ha accompagnati nell’immaginare questo spazio: i suoi colori, i materiali, fino al suo arredamento, permettendoci di delinearne l’ossatura, le volumetrie e le sue funzionalità. Il modulo da noi progettato è concepito “doppio”, con due aule che lavorano insieme, articolate su due livelli e collocate su di un podio, tenute insieme da un blocco centrale composto dalla scala e dal vano servizi. Il filtro tra i due spazi è nell’effettivo un terzo ambiente, sottostante la scala, che risponde a funzioni principalmente di svago, inteso come luogo ricreativo, di proiezione e interscambio. L’aula, al primo piano, si compone di due prospetti ciechi, una parete attrezzata dove si trova l’ingresso e un’ultima completamente permeabile, caratterizzata da una superficie 39


PREMESSA

interamente vetrata, che si interfaccia con l’esterno; la mediazione con le aree gioco e il cortile è risolta tramite un patio che dialoga con la gradinata di accesso, modulandola e sfalsandone i gradini, convertendoli talvolta in sedute e conferendogli funzionalità ricreativa. Lo spazio esterno, in comune alle due aule, trova il suo nodo centrale nella scala che collega al piano superiore, sempre condiviso; il nostro iter progettuale ci ha condotti, fin dall’inizio, a lavorare in sezione, volevamo che lo spazio didattico non fosse confinato alla classe, nella pratica abbiamo destinato la stessa metratura allo spazio della didattica frontale e a quello delle attività all’aria aperta. Questo ambiente fa leva, in particolare, sulla sensorialità, facendo in modo che i bambini traggano insegnamenti anche dai momenti del “fare” e dello “sperimentare”: per questa ragione abbiamo inserito, nella nostra cellula, l’elemento dell’orto.

ASSONOMETRIA

PROSPETTO NORD

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B’

C’

6 m

SEZIONE A-A’

A

A’

SEZIONE C-C’

B

C

PIANTA PRIMO LIVELLO

CONSIDERAZIONI La seconda parete attrezzata lo è sia nel suo prospetto interno che in quello rivolto sul corridoio: il primo è composto da una scaffalatura che ospita l’attrezzatura dell’aula, in particolare banchi e sgabelli pieghevoli, da noi progettati; il secondo si interfaccia con spazio della comunica-

zione, per dilatarlo, essendo per natura regolare e monotono, ci siamo serviti di un’apertura che portasse luce all’interno dell’aula, e di un sistema di sedute e appendiabiti che permettessero al bambino di avere un punto di raccolta e familiarità al di fuori della classe, in un ambiente per definizione impersonale come quello del corridoio.

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SEZIONE B-B’

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SCAFFALATURA

PARETE ATTREZZATA

APPENDIABITI

SEDIA

MOBILIO COMPONIBILE

MOBILIO ASSEMBLABILE

TAVOLO

CONSIDERAZIONI La scelta dei materiali e dei colori risponde ad una volontà specifica, trattandosi di una scuola primaria; i colori utilizzati, principalmente quattro, si correlano a funzioni specifiche: lo spazio dell’apprendimento, quello di circolazione, di aggregazione e infine i servizi. Allo stesso,

in linea con la ricerca della sensorialità, i materiali scelti scaturiscono nel bambino reazioni e sensazioni molto diverse tra loro, allontanandolo da un’ambiente sempre uguale a sé stesso, in virtù di questo c’è un netto contrasto tra gli esterni, in calcestruzzo armato, e gli interni, articolati tramite l’uso di resine colorate per la pavimentazione e le pareti.

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SCATOLA, LAVABO E LAVAGNA

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TETTO VERDE

AULA

BASE

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3 LABORATORIO TERZO ANNO SCUOLA MEDIA ED ELEMENTARE NEL COMUNE DI MEL (BL)

Docente: Alberto Ferlenga Anno Accademico 2016/2017 59


PREMESSA

Il progetto si è confrontato con la necessità di far convivere in un’unica struttura una scuola elementare e una media, per un totale di venti aule, complementari ad altri ambienti, parzialmente ad uso della comunità, come: la palestra, l’auditorium, i laboratori, la biblioteca, la mensa e gli uffici della didattica. Il lotto in questione si presenta scosceso, con un dislivello di circa venti metri compreso tra la strada provinciale e il Corso panoramico della cittadina, la posizione è dunque strategica: la scuola rappresenta un punto focale per la città e visivamente occupa un’area libera da altri edifici per cui le sue volumetrie, nello stato in cui l’abbiamo trovate, erano preponderanti e decontestualizzate. Il nostro percorso è cominciato, ancora una volta, attraverso un lavoro in sezione che ci ha permesso di studiare i rapporti tra il primo dislivello, dalla strada panoramica alla scuola, e il secondo verso la strada. Il limite fisico che abbiamo seguito è stato quello del confine del lotto sul fronte della strada, trattandolo come un muro di contenimento, un segno di demarcazione netto e fortemente scandito, modulando, invece, il prospetto retrostante. Una consistente parte del nostro lavoro è stata fatta, dunque, a scala territoriale, cercando di inserire, a volte in maniera mimetica, il volume nel lotto, mirando ad ottenere la mas61


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sima integrazione, cosicché dalle due viste principali, sia dall’alto della città, che dal basso della strada, non risultasse un elemento di disturbo, nonostante la sua volumetria. Per questa ragione il primo intervento è stato quello di incassare l’intera struttura di circa un metro e mezzo nel lotto, scoprendone, all’occorrenza, alcuni prospetti in corrispondenza degli ingressi, o per ottenere aperture di dimensioni differenti; il lavoro nella sua prima parte è stato dunque prettamente morfologico, avendo ottenuto un grande scavo e delle fasce di terreno, slegate fra loro e con quote diverse, che si insinuavano, come le dita di una mano, nelle rientranze del complesso. La forma attuale deriva da una “stecca” iniziale che abbiamo spezzato in corrispondenza dei due ingressi principali, uno per la scuola elementare e uno per la media, facendoli diventare i perni che regolano l’inclinazione delle due porzioni, adagiandosi mano a mano sul bordo del lotto. Il prospetto sud, sulla strada, è estremamente rigido e rappresenta la nostra “regola”, si caratterizza per una schiera di setti che scandiscono il susseguirsi delle classi e che rientrano in corrispondenza degli atri, segnalando la presenza di un ambiente con funzionalità diversa; il prospetto nord è quello che dialoga con la città, questa relazione è affidata ai volumi degli ambienti particola-

ri, i quali, con quote e volumetrie diverse rompono la regolarità delle aule e si mettono in rapporto con il fronte abitato in una successione di pieni e vuoti. Altra relazione è quella con il terreno retrostante, il percorso che attraversa il lotto è a quota zero, e costituisce la spina alla quale si allacciano le porzioni di terreno che poi scendono a quote sempre diverse, in corrispondenza dei diversi volumi, talvolta aprendosi facendo posto ai campi da gioco, o scendendo di quota per fare spazio a gradinate e aree di aggregazione.

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1 AREA DI PROGETTO, INQUADRAMENTO PLANIMETRICO

PAGINA SUCCESSIVA: PIANTA DEL COMPLESSO SCOLASTICO

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60,4 m

12,2 m

13,7 m

12,2 m

12,2 m

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53,6 m

9m

22,6 m

17,9 m

9m

12 m

23 m

67 PROSPETTO N/S 1:200


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PAGINE PRECEDENTI: ESPLOSI ASSONOMETRICI, FRONTE-NORD E FRONTE-SUD

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4 SCHEMA PLANIMETRICO A SEZIONE TERRITORIALE: REFETTORIO B SEZIONE TERRITORIALE: ATRIO C SEZIONE TERRITORIALE: LABORATORIO

A

60 m

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A

SCHEMA COMPOSITIVO

1 345m

SCHEMA COMPOSITIVO

1

330m 325m 345m

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SCHEMA COMPOSITIVO

PROCESSO COMPOSITIVO 330m 325m

B

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345m

330m

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325m

14 m

B

3 4 3

C

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94 m

C

4 SEZIONI TERRITORIALI 1:500

SEZIONI TERRITORIALI 1:500

CONSIDERAZIONI SEZIONI TERRITORIALI 1:500

Il filtro fra questi linguaggi opposti è giocato tramite il corridoio, la difficoltà consisteva nel gestire una spazio molto lungo (circa 160m) facendo in modo che non risultasse sempre uguale a sé stesso; lo abbiamo intervallato servendoci di alcune dilatazioni come i due atri, ma in particolare tramite spazi interstiziali tra i volumi del retro, che variano dall’essere punti di passaggio a luoghi di ricreazione con panche e sedute; la peculiarità è data dalle aperture: in questi punti il

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terreno è a quota zero, ed essendo la scuola scavata, il bambino, guardando verso l’esterno, avrà la percezione di essere al livello del prato. Per le aule abbiamo ripreso il modulo studiato in precedenza, con le pareti attrezzate, l’arredamento modulabile e, per le elementari, la possibilità di far lavorare due aule insieme. La copertura, invece, è caratterizzata da un tetto verde che ad ovest si allaccia al pendio, dando l’impressione, dall’alto, che la struttura sia completamente inglobata nel terreno.

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SEZIONE TECNOLOGICA 1:50 AULA - AUDITORIUM

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SEZIONE TECNOLOGICA TRASVERSALE

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ASSONOMETRIA BLOCCO UFFICI

8 ASSONOMETRIA AUDITORIUM 9 ASSONOMETRIA BLOCCO AULE

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10 ASSONOMETRIA MENSA 11 ASSONOMETRIA AULA POLIFUNZIONALE 12 ASSONOMETRIA PALESTRA PAGINE SUCESSIVE FOTOGRAFIE MODELLO 1:200

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4 PROGETTAZIONE TECNOLOGICA PROPOSTA DI PROGETTO PER IL CONCORSO “LOIRE & LOGES”

Docente: Gianna Riva Anno Accademico 2015/2016 76

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PREMESSA

L’esercitazione ha orbitato intorno ad una proposta progettuale legata alle tematiche proposte dal Concorso Internazionale Loire & Loges – International competition of micro-architecture, 2014, e consisteva nella progettazione di un modulo spaziale replicabile per realizzare un volume di 4,0 m di lunghezza, 2,3 m di altezza e 2,3 m di profondità, del peso massimo di 4 tonnellate, eventualmente trasportabile, destinato a riparo con possibilità di utilizzarlo come ricovero notturno per cicloamatori che percorrono la pista ciclabile lungo la Loira (La Loire à Vélo). Il modulo proposto doveva espressamente riproporre una reinterpretazione della tipologia degli storici ripari per i coltivatori delle vigne, fortemente caratterizzanti il paesaggio, nel qua approfondito aspetti della progettazione di manufatti pensati per essere trasportati, costruiti con tecnologie a secco, facilmente smontabili e rimontabili per l’utilizzo in altri contesti (tenendo conto della necessaria leggerezza e della maneggiabilità delle parti), abbiamo analizzato progettualmente gli aspetti dell’utilizzo di strategie passive e low energy per la sostenibilità e della qualità architettonica del manufatto nel peculiare sito di intervento. Nell’immaginare una micro-architettura di questo tipo ci si deve rifare agli alloggi degli antichi viticoltori. Le strutture degli alloggi tradiziona79


PREMESSA

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li potevano essere molto diverse, costruite prettamente con materiali locali: i muri sono in ciottoli, pietre o mattoni, legno di castagno, rovere o pioppo, mentre la pietra più utilizzata è quella calcarea poiché proveniente direttamente dalla terra sulla quale vengono piantate le vigne. Veri e propri rifugi di questo genere hanno segnato e caratterizzato il paesaggio della Loira, rimandando ad un passato tanto essenziale quanto lo può essere il viaggio di un ciclista; il progetto si è orientato in particolar modo nel ricreare un contatto con il paesaggio della Loira, attraverso l’integrazione della volumetria con il paesaggio, la scelta di materiali che fossero in linea con la tradizione se pur con le modalità più avanzate, e un metodo costruttivo che garantisse velocità, trasportabilità, e semplicità. Da qui la ripresa di materiali appartenenti alla tradizione, quali il legno di rovere, più resistente all’acqua, che caratterizza l’intero progetto, e la pietra calcarea per ricreare il basamento che solleva e isola la struttura da terra, rimandando direttamente agli alloggi tradizionali. La nostra scelta insediativa parte dall’idea di ricreare un ambiente quasi primitivo, declinando la forma e il significato primario delle case tradizionali in una micro-architettura moderna che reinterpretasse il concetto del rifugio, il tutto attraverso la combi-

nazione e l’incastro di profili di legno di rovere con sezione quadrata di 380 mm che potrebbero essere assemblati, ipoteticamente, all’infinito. Il tutto è possibile esclusivamente grazie all’estrema versatilità di questo materiale, che in questa sperimentazione è allo stesso tempo struttura, muro esteriore, interiore, pavimento, soffitto, mobilio, e solo dalla sua volontaria interruzione permette uno sguardo all’esterno e diventa così finestra.

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SEZIONE LONGITUDINALE PAGINA PRECEDENTE: ESPLOSO ASSONOMETRICO

SEZIONE TRASVERSALE

PIANTA

CONSIDERAZIONI Da qui la ripresa di materiali appartenenti alla tradizione, quali il legno di rovere, più resistente all’acqua, che caratterizza l’intero progetto, e la pietra calcarea per ricreare il basamento che solleva e isola la struttura da terra, rimandando direttamente agli alloggi tradizionali. La nostra scelta insediativa parte dall’idea di ricreare un ambiente quasi primitivo, declinando la forma e il significato primario delle case tradizionali in una micro-architettura moderna che reinterpretasse il concetto del rifugio, il tutto attraverso la combinazione e l’incastro di profili di legno di rovere con sezione quadrata di 380 mm che potrebbero essere assemblati, ipoteticamente, all’infinito. Il tutto è possibile esclusivamente grazie

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all’estrema versatilità di questo materiale, che in questa sperimentazione è allo stesso tempo struttura, muro esteriore, interiore, pavimento, soffitto, mobilio, e solo dalla sua volontaria interruzione permette uno sguardo all’esterno e diventa così finestra. Abbiamo così deciso di riprendere la tipologia dell’alloggio viticolo caratterizzato da un unico ambiente, strutturato sui sette livelli individuati dalla sovrapposizione dei vari pilastri, ad ogni quota si identifica una condizione differente, il bagno leggermente “ipogeo”, il piano della cucina che sporge al secondo livello, e quello del letto che rialzato, il quarto livello, lascia uno spazio sottostante per disporre l’inverter e o la bicicletta stessa, il tutto tramite una semplice estrusione dei pilastri lignei.

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PROSPETTO SUD

PROSPETTO EST

PROSPETTO NORD

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5 PROGETTO DI RESTAURO LA TESA 113 DELL’ARSENALE DI VENEZIA

SEZIONE TECNOLOGICA LONGITUDINALE

CONSIDERAZIONI La struttura è basata sull’ incastro a rondine dei vari pilastri in prossimità degli angoli, in senso orizzontale, e un sistema di quattro travi con profilo HEA, nascosti in una scanalatura che attraversa tutti i sette livelli interiormente e va a congiungersi nello zoccolo ricoperto di pietra calcarea, dove quattro piastre li fanno ancorare per poi scaricare il peso nei plinti di fondazione. Il principio base è, dunque, quello della compressione e dell’incastro, il tutto nella maniera più discreta

possibile, facendo in modo che giunti e connessioni non siano visibili. Lo stesso vale per la copertura, sotto la quale si trova una vasca per lo scolo dell’acqua piovana ricoperta da una guaina in pvc, così da raccogliere le infiltrazioni d’acqua che potrebbero penetrare tra le connessioni delle travi. La struttura è formata principalmente dai pilastri di rovere ai quali internamente è collegato lo strato di isolamento termico in lana di roccia di 12 centimetri e una pannellatura di tamponamento sempre in rovere che riprende la geometria e il disegno dei pilastri.

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Docenti: Mario Piana e Francesca Salatin Anno Accademico 2016/2017 87


PREMESSA

Il laboratorio di Restauro ha trattato lo studio, in quest’ottica, della Tesa 113 dell’arsenale di Venezia, articolando il lavoro in una fase preliminare di indagine dello stato di degrado della struttura, e una seconda di carattere progettuale, nel caso specifico dei serramenti della fabbrica. L’arsenale di Venezia vecchio sorgeva a ridosso di un’ampia area paludosa donata nel 1136 (Lago del bacino di San Daniele), mentre la zona dove si edifica l’arsenale nuovo, a partire dal 1325, era di acquitrini e paludi dove erano state attive diverse saline e dove si era praticata la pesca. Ad oriente invece, verso il rio di Castello, si aggiunse un’estensione di terreno emerso. Negli ampliamenti cinquecenteschi sono andate ad unirsi altre zone tra cui quella del convento di Celestia, no al 1900 si sono contati altre otto modi che e riassesti della struttura arrivando ad oggi a una superficie di 318.240 mq di cui 90.000 di specchio d’acqua. Il sito dell’Arsenale è caratterizzato dall’ampliamento, durante i secoli, di zone paludose e di terreno emerso costituite in larga parte da sedimenti di diversa granulometria (i cui componenti sono prevalentemente carbonati, quarzo e silicati) e da alte percentuali di frazioni sabbiose e argillose. Per comprenderne meglio lo stato di degrado, lo studio si è rivolto anche all’anilisi delle condizio89


PREMESSA

ni climatiche del sito, maggiormente responsabili delle condizioni attuali della fabbrica. L’azione dei venti del quadrante di nordest e quella concomitante delle correnti dei fiumi alpini, determina infatti un’azione di infrigidimento dei suoli e delle acque prossime al litorale. Il clima lagunare, pertanto, può definirsi di tipo sub-atlantico; la laguna di Venezia, con il suo ambiente tipicamente aperto, può essere definita come un “regno dei venti”, in cui, a seconda della stagione, esercitano la loro azione la bora, lo scirocco o la tramontana. Gli inverni lagunari sono generalmente freddi di temperatura media annuale di 13° e non è raro che gli specchi vallivi, a minor tasso salino, siano ricoperti di ghiaccio. L’umidità che interessa l’edificato dell’intero centro storico di Venezia è riconducibile al sistema lagunare e alla scarsa ventilazione, con una media del 75,8%, fenomeno correlato alla formazione della nebbia. Allo stesso tempo le attività industriali del petrolchimico di Porto Marghera sono tra le maggiori fonti di rilascio di sostanze inquinanti riscontrabili in laguna. L’apporto degli xenobioti avviene attraverso le acque reflue di lavorazione, gli scarichi in atmosfera ed il traffico marittimo. I microinquinanti rilasciati in atmosfera possono ridepositarsi per caduta nella laguna, mentre quelli presenti nelle acque reflue tendono a contaminare 90

PREMESSA

i fondali antistanti gli scarichi. L’apporto di inquinanti in un’area della laguna deve essere inteso, quindi, come un fattore di contaminazione dell’intero sistema lagunare, soprattutto per le sostanze persistenti che si degradano molto lentamente, quali i metalli, i composti organici clorurati e gli idrocarburi policiclici aromatici (IPA).

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AREE DI INTERVENTO

AREE DI INTERVENTO FOTORADDRIZZAMENTO TESA 113 PROSPETTO EST, ESTERNO

FOTORADDRIZZAMENTO TESA 113 PROSPETTO EST, INTERNO

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PROSPETTO SERRAMENTO ESTERNO

PROSPETTO SERRAMENTO INTERNO

Caratteristiche serramento:

FINESTRA CON APERTURA A BILICO Bronzo architettonico: un metallo senza tempo, di indiscusso prestigio e valore, sia nel restauro che nelle nuove edifcazioni. Grazie alle sue proprietà fsiche quali resistenza e la duttilità, è un materiale ideale per la costruzione di serramenti. È considerato un materiale vivo, soggetto a naturale ossidazione e quindi ad acquisire nel corso del tempo tonalità uniche ed originali, dal sapore antico. A questo indiscusso fascino si affiancano delle ottime prestazioni fisico-meccaniche a livello di resistenza, isolamento termico ed acustico con l’applicazione di vetricamera ad alte prestazioni.

• Profili di grosso spessore in lega di rame estrusi • Ideale per interventi di restauro • Eccezionali prestazioni in termini di abbattimento termico ed acustico per un massimo comfort abitativo • Ottima resistenza alla corrosione • Fascino inalterato nel tempo • Ideale anche nella situazioni ambientali più estreme (zone ad elevata escursione termica, edifici affacciati sul mare, ecc.) Vetro temperato: Questo effetto viene ottenuto tramite colatura del silicio fuso su un stampo, in grado di ricreare la superficie ondulata della laguna.

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E

F A

B

G

C H D

FOTOINSERIMNTO SEZIONE TECNOLOGICA DEL SERRAMENTO A ARIA PER PERMETTERE LA ROTAZIONE B VETRO STAMPATO C GUARNIZIONE ADESIVA D FERMAVETRO AD AVVITARE CON SPIGOLO VIVO E LAMIERA PER FISSAGGIO SU LATERIZIO F GUARNIZIONE BATTUTA CON ANGOLI VULCANIZZATO G TAGLIO TERMICO H VITI FERMAVETRO I ISOLANTE

FOTOINSERIMENTO

FOTOINSERIMENTO PROSPETTO INTERNO E ESTERNO Esterno

Interno

96

Interno

TAVOLA DI DEGRADO La mia indagine si è rivolta in particolare allo studio del prospetto interno nord della tesa, sono stati individuate undici tipologie di degrado distinte, in particolare dovute all’umidità, e alla degradazione del laterizio. La parte più danneggiata risulta essere la fascia inferiore che è interessata da un’ingente quantità di deposito superficile e di vegetazione, in questa zona il laterizio è danneggiato, ridotto nel suo volume portando la parete ad essere fortemente discontinua e di conseguenza l’ambiente risulta poco isolato termica-

mente. Anche in corrispondenza delle aperture, per quanto si riscontri un lavoro puntuale di restauro, il tessuto murario è frammentato e in alcuni punti non blocca le infiltrazioni d’acqua. Salendo di quota sul prospetto la situazione sembra migliorare, nella zona centrale e sommiate si è registrata la presenza, precedente, di un’impianto di risalita e di un solaio che hanno lasciato i segni della loro mancanza, così come di un sistema di travatura in prossimità della copertura; in queste aree si ritrova un consistente deposito superficiale e fenomeni sparsi di scagliata e disgregazione.

97


TAVOLA DI DEGRADO

COLONIZZAZIONE BIOLOGICA

DISGREGAZIONE

EFFLORESCENZA

FESSURAZIONE

MANCANZA

PRESENZA DI VEGETAZIONE

MAPPATURA DEL DEGRADO

DEPOSITO SUPERFICIALE

DISTACCO

ELEMENTO IMPROPRIO

FRONTE DI RISALITA

PATINA BIOLOGICA

SCAGLIATURE

LEG

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L’ARSENALE DI VENEZIA

6 PROGETTO DI URBANISTICA

L’Arsenale di Venezia rappresenta la più forte anticipazione del concetto di fabbrica come luogo nel quale vengono eseguite operazioni in serie al fine di assemblare un manufatto, in questo caso navi di ogni genere, nell’era preindustriale. L’antico complesso produttivo fondato nel 1104 occupa gran parte del sestiere di Castello, situato nella zona orientale di Venezia, ed ha condizionato la configurazione della città. A partire dal XII secolo si susseguirono una serie di ampliamenti arrivando a coprire un’area complessiva di 48 ettari, equivalente al 15% dell’intera superficie insulare. La nostra proposta di intervento fa riferimento ai serramenti della Tesa 113, posizionata in testa al complesso della “Novissima” realizzato intorno al 1545, la cui configurazione odierna è legata alla realizzazione della torre di Porta Nuova (1810), che ha comportato l’arretramento dei cantieri, la realizzazione delle banchine e la conseguente trasformazione delle tese in magazzini deposito. Oggi potremmo identificarlo come un capannone industriale di epoca cinquecentesca, dedicato alla costruzione navale, addossato al muro di cinta della parte nord. Ogni corpo di fabbrica è presenta elementi seriali quali: setti longitudinali interni, coperture e pareti di tamponamento del fronte verso la darsena. Nello specifico le aperture sono contraddistinte da infissi metallici cinti da tre archi a tutto sesto, con modanatura in pietra e una piccola trifora in laterizio.

METROPOLITAN TASKFORCE

G. M. Maffioletti, pianta prospettica dell’Arsenale, 1789 G. M. MAFFIOLETTI, PIANTA PROSPETTICA DELL’ARSENALE, 1789

STORICAMENTE L’Arsenale di Venezia rappresenta la più forte anticipazione del concetto di fabbrica come luogo nel quale vengono eseguite operazioni in serie al fine di assemblare un manufatto, in questo caso navi di ogni genere, nell’era preindustriale. L’antico complesso produttivo fondato nel 1104 occupa gran parte del sestiere di Castello, situato nella zona orientale di Venezia, ed ha condizionato la configurazione della città. A partire dal XII secolo si susseguirono una serie di ampliamenti arrivando a coprire un’area complessiva di 48 ettari, equivalente al 15% dell’intera superficie insulare. La nostra proposta di intervento fa riferimento ai serramenti della Tesa 113, posizionata in testa al complesso della

“Novissima” realizzato intorno al 1545, la cui configurazione odierna è legata alla realizzazione della torre di Porta Nuova (1810), che ha comportato l’arretramento dei cantieri, la realizzazione delle banchine e la conseguente trasformazione delle tese in magazzini deposito. Oggi potremmo identificarlo come un capannone industriale di epoca cinquecentesca, dedicato alla costruzione navale, addossato al muro di cinta della parte nord. Ogni corpo di fabbrica è presenta elementi seriali quali: setti longitudinali interni, coperture e pareti di tamponamento del fronte verso la darsena. Nello specifico le aperture sono contraddistinte da infissi metallici cinti da tre archi a tutto sesto, con modanatura in pietra e una piccola trifora in laterizio.

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Docente: Paola Viganò Anno Accademico 2016/2017 101


PREMESSA

La terraferma veneziana rappresenta da tempo un territorio di soglia, vasto e complesso, che ha subito negli anni profonde trasformazioni correlate alla vita della città lagunare, fattore che ha comportato lo sviluppo di un tessuto urbano fortemente frammentato e privo di elementi riconoscibili, negli anni si è andata accentuando la sconnessione tra le sue varie parti, che seppur accostate non hanno mai mantenuto un’unità urbana. L’obiettivo del progetto, chiamato appunto “Metropolitan Taskforce”, è quello di operare al fine di rendere Mestre il fulcro di una realtà metropolitana a tutti gli effetti, andando a supplire la mancanza di identità da cui è stata caratterizzata finora. Dal nostro punto di vista Mestre è una città “in attesa” di rappresentare la propria identità, e soprattutto piena di risorse fino ad oggi ignorate; renderla una città metropolitana vorrebbe dire slegarla dalla subordinazione nei confronti di Venezia per ritrovare al suo interno le ragioni ed il senso della propria natura. Il rapporto OCSE del 2010 individua l’area metropolitana di Venezia, intesa come l’unione con le provincie di Treviso e Padova, come una, se non la prima, città–regione italiana con il più alto PIL procapite, paragonabile alle aree di influenza di Toronto e Barcellona; questo modello di sviluppo territoriale, ma soprattutto economico, si 103


PREMESSA

PREMESSA

è rivelato vincente ma allo stesso tempo è stato accompagnato da non poche criticità: la città non è stata in grado di rispondergli adeguatamente e di fornire servizi che fossero all’altezza di un’area definita metropolitana. Negli ultimi anni Mestre è stata interessata, in virtù del suo ruolo sempre più centrale, da un certo numero di investimenti nel centro città che hanno orbitato intorno alle aree di Piazza Ferretto, ma che ancora non hanno risolto le sue problematiche. Per dare forma alla terraferma veneziana occorre effettuare una scomposizione delle sue parti per metterne in evidenza le tracce nascoste, il risultato è una mappa depurata nella quale spiccano gli elementi che, secondo noi, possono guidare la riqualificazione della città e che la rendono appunto “in-attesa”. Il nostro progetto verte su un segno principale che è quello della linea tranviaria, nella nostra ipotesi il suo potenziamento le farebbe assumere due direttrici principali, una linea nord–sud e un’altra est–ovest che consentirebbe il collegamento con Venezia, la lettura della situazione attuale ci ha portato a prendere la decisione di inserire il nuovo “braccio” che colleghi il centro città alla zona ovest dell’ospedale. L’infrastruttura pubblica, la nostra “X”, viene ripensata come un elemento in grado di innescare trasformazione virtuose nelle aree che attraversa

o che raggiunge: abbiamo considerato uno spessore di 600 m, considerato come l’area interessata dai cambiamenti messi in moto dal tram, e che viene trattato in maniere differenti in virtù del tessuto coinvolto, questo primo segno solleva alcune “micro”–tematiche quali: la densificazione delle aree residenziali, le trasformazioni delle grosse aree commerciali a margine delle linee, la riqualificazione della stazione e il trattamento delle aree di spazio pubblico. In maniera complementare a questa tematica se ne sviluppa una seconda che considera il bosco di Mestre come la cintura verde che racchiude e tiene insieme la città, entrando in contatto con la linee tranviaria individuando corridoi ecologici che entrano in città rendendo la linea di confine tra queste due realtà estremamente permeabile. La mappa che raccoglie quest’operazione mette dunque in evidenza la cintura del bosco, la grande “X” che attraversa la città e lo spessore di influenza.

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METROPOLITAN

TASKFORCE


0

200

400

EDIFICATO NELL’AREA 600 800 (COMPRESO 1000 1200 1400 DI INFLUENZA DEL TRAM)

1600

1800

2000

2200

Metropolitan EDIFICATO (NON COMPRESO NELL’AREA Task DI INFLUENZA DEL TRAM) Force PROGETTAZIONE URBANISTICA Prof.ssa Paola Viganò Arch. Anna Livia Friel Arch. Tommaso Pietropolli Arch. Alvise Pagnacco

SISTEMA DELLE ACQUE

2400

2600

2800

3000

3200

3400

3600

3800

4000

4200

Finalterm, 22 Giugno 2017

Mestre in - attesa sistema delle acque e del verde 1 Tavola generale

METROPOLITAN

4400

4600

4800

5000

5200

5400

5600

5800

6000

6200

Edificato (compreso nell’area di influenza del tram)

Edificato (non compreso nell’area di influenza del tram)

Sistema delle acque

Linea del Tram

Terreno agricolo

territorio mestrino attraverso due linee le centralità, la prima collega verticalmente Marghera all’aereoporto, mentre la seconda collega Venezia all’ospedale dell’Angelo. Nella carta viene messo in evidenza il tessuto urbano compreso nell’area di influenza del tram, le centralit del tessuto urbano (scuole, ospedali, centri sportivi…) il sistema delle acque, il verde pubblico, i terreni agricoli, e l’inquadramento delle aree di progetto approfondite. Verde pubblico

La carta qui rappresentata vuole mostrare i progetti da noi elaborati e come essi si relazionano con con il tessuto urbano e con il territorio della città Metropolitana Veneziana. I punti di partenza per la realizzazione di questa carta sono il progetto del Bosco e della linea del tram che fungono da elementi unificatori. Il sistema del verde è da noi concepito come “corridoio ecologico” per risanare la città metropolitana dall’inquinamento presente. Il tram invece vuole unificare il

Verde ecologico (Bosco di Mestre)

La carta qui rappresentata vuole mostrare i progetti da noi elaborati e come essi si relazionano con con il tessuto urbano e VERDE ECOLOGICO (BOSCO DI MESTRE) con il territorio della città Metropolitana Veneziana. I punti di partenza per la realizzazione di questa carta sono il progetto del Bosco e della linea del tram che fungono da elementi unificatori. Il sistema del verde è da noi concepito come “corridoio ecologico” per risanare la città metropolitana dall’inquinamento presente. Il tram invece vuole unificare il territorio mestrino VERDE PUBBLICO attraverso due linee le centralità, la prima collega verticalmente Marghera all’aereoporto, mentre la seconda collega Venezia all’ospedale dell’Angelo. TERRENO AGRICOLO Nella carta viene messo in evidenza il tessuto urbano compreso nell’area di influenza del tram, le centralità del tessuto urbano (scuole, ospedali, centri sportivi, ...), il sistema delle acque, il verde pubblico, i terreni agricoli, e l’inquadramento delle aree di progetto approfondite. LINEA DEL TRAM

Legenda

LEGENDA

6400

6600

TASKFORCE

6800

7000

7200

7400

7600

7800

8000

8200 m

Sara Anastasia, 281299 (sistema delle acque e del verde)

Camilla Donadon, 281369 (sistema delle acque e del verde)

Desirèe Doria, 281322 (sistema delle acque e del verde)


NUOVO EDIFICATO

EDIFICI RICONVERTITI

fase 1 SUPERFICIE MINERALE

fase 2 PARCO URBANO

fase 3 BOSCO LINEARE

0 km

100 m

200 m

300 m

4oo m

500 m

600 m

ASSONOMETRIA AREA DI PROGETTO

Metropolitan Task Force

Carrera Chiara, 281562

Final, 22 Giugno 2017

Mariotti Guenda, 281442

Mestre in - attesa

il tram, linea per la riqualificazione

PROGETTAZIONE URBANISTICA Prof.ssa Paola Viganò Arch. Anna Livia Friel Arch. Tommaso Pietropolli Arch. Alvise Pagnacco

TAVOLA 1 - MASTERPLAN

“Fasing”: progetto per la nuova stazione di Mestre

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Fasem1 100

Fase 2

Fase 3

Fase 1

Fase 2

Fase 3

Fase 1 Fase 1

Fase 2 Fase 2

Fase 3 Fase 3

Fase 1

Fase 2

Fase 3

Fase 1

Fase 2

Fase 3

100 m

nuova stazione

mercato e serra urbana

impianti sportivi

uffici

parcheggio bici

ristoranti e esercizi commerciali

hotel

piazza ipogea / fermata tram

nuova stazione

mercato e serra urbana

impianti sportivi

uffici

parcheggio bici

ristoranti e esercizi commerciali

hotel

piazza ipogea / fermata tram

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CONSIDERAZIONI

Fase 3

Fase 2

La deviazione dei binari ci consente di lavorare su un’ampio spessore, il progetto immagina di suddividere l’area in tre momenti distinti e di operare attraverso interventi di riconversione e riciclo progressivi seguendo le linee dei binari. I tre spessori subiranno trattamenti distinti, rispondendo a diverse funzioni e dialogando con le strutture oggi esistenti; la prima sarà una fascia “minerale” caratterizzata dal riciclo dell’edificato sia a livello architettonico che funzionale, troveranno spazio: uffici, strutture sportive, commerciali e ricreative, ristoranti e alberghi che rendano questo spessore particolarmente attrattivo e vivo durante tutto l’arco della giornata. Questa fascia

si articola in una successione di spazi pubblici, piazze e aree ricreative in cui le zone verdi si trovano in corrispondenza dei punti nei quali i binari originali vengono scoperti e tagliano la piastra minerale. La seconda fase si delinea come parco lineare, collegato alla zona del Piraghetto e attraversato da un percorso ciclo–pedonale che raggiunge Viale San Marco. Infine la terza dovrà affrontare il dialogo con il fascio binari che permane, sarà occupata da un bosco lineare in grado di mediarne l’interazione. A ovest le tre fasce si raccordano nell’area occupata dagli edifici per la nuova stazione, i volumi sono due, uno che risponde alla linea dell’Alta Velocità, e un secondo per le tratte regionali, affacciate sulla piazza compresa tra i fasci di binari.

Fase 1

CONSIDERAZIONI

Il fine della nostra indagine è, dunque, quello di individuare un sistema ferroviaLa riqualifica funzionale e architettonica rio che sia in grado di dare uno slancio della stazione di Mestre gioca un ruolo alla città, creando una nuova relazione centrale per la sua transizione da “città con la città lagunare e servendosi dello negata” a polo centrale di una realtà me- spostamento della stazione per ripensare tropolitana a scala regionale in grado di l’intero fascio dei binari. servire, contemporaneamente, la realtà Il nostro progetto intende la stazioprovinciale, quella regionale e le conne di Mestre sia come HUB, che come nessioni con le principali città italiane; stazione di testa per le linee dell’alta vePROGETTAZIONE URBANISTICA consideriamo questo progetto il perno locità, questo indirizzo comporta diverse Prof.ssa Paola Viganò fondamentale intorno al quale far ruotare trasformazioni: i treni AV non avranno più Livia Friel unaArch. serieAnna di interventi che coinvolgono come capolinea Venezia Santa Lucia, ma Arch. Tommaso tutte le aree ancoraPietropolli alla ricerca di una transiteranno attraverso la nuova stadestinazione precisa e che hanno visto il zione, allo stesso tempo i binari saranno Arch. Alvise Pagnacco dibattersi delle teorie più disparate, nello ridotti da 12 a 4, mantenendo solo questi scenario mestrino. ultimi collegati a Venezia.

Metropolitan Task Force

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Final, 22 Giugno 2017

Mestre in - attesa

il tram, linea per la riqualificazione

TAVOLA 2 - SCENARIO

“Phasing”: progetto per la nuova stazione di Mestre

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7 WORKSHOP W.A.V.E. 2015 THE ANTHROPOCENE STYLE

ASSONOMETRIA AREA DI PROGETTO

Carrera Chiara, 281562 Mariotti Guenda, 281442

Docente: Sara Marini e Philippe Rahm Anno Accademico 2014/2015 112

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FOREWORD

A building can be divided into three scales linked to which corresponds, for each, a function and a temporal dimension. The first scale, long and slow temporality, is that of the property, the structure of the building and the spatial geometry that goes with it. The third scale, rapid and temporary, is the furniture, which comes and goes with its occupants, which is used, is thrown and we recycle. This scale is not the responsibility of the architect, but of the tenants. The intermediate scale, between the immobile and the mobile, is that of equipment - heating, ventilation, lighting, air conditioning, plumbing, electricity - that evolve, are transformed very slowly according obsolescence and fault, to technical progress. This scale, which can be confused with the terms “interior decoration” or “Decorative Art”, is one on which we propose to work, because it contains all the contemporary issues concerning the project of transition of the existing heritage and the new energy demands. This scale is both intimately linked to the historical character of the interior, their image, their identity, their decorative appearance, their “style”. It is in this second scale that the decorative character of the interior has been defined, in the moldings, in the wood paneling, the panels, the baseboards and picture rails lining the stone walls, the presence of chimneys, 115


FOREWORD

of parquets, carpets and curtains, in the many climate strategies to counter the cold outside, or from the heat, in chandeliers, mirrors, chandeliers to enhance the light or to reduce it with curtain, dark surface. The statute of this “decorative art� has been lost in the twentieth century because replaced by the effectiveness of new ways of heating (radiators and convectors, air conditioning) through the provision of a large amount of energy. Our proposal is to redesign today this second opera, to re-invent the decorative art of interior in response to contemporary needs, thermal and ecological. We are going to rethink every formal and material choice of secondary elements of construction, of the interiors, in order to re-use this infra-mobile in a reduction of energy consumption, in order to invent together a new decorative style of today, the style Anthropocene and its regional variations through the different climates of the world.

DRY CLIMATES SEMI-ARID SPAIN - ANDALUSIA MOORISH STYLE NASRID DYNASTY, 1238-1492

THE PROCESS

Our workshop will be held on three weeks: -The first week will be an exhaustive research, analyze, description and presentation of the History of the decorative style as climatic tools for transforming the uncomfortable climatic factors linked to a specific climate (A - Moist Tropical Climates, B - Dry Climates C - Humid Middle Latitude Climates, D - Continental Climates, E - Cold Clima116

tes) and their subgroups. The second week will be a research, exploration, innovation and invention of new technics, material and design for improving the remediation of the excess of the natural climate and its warming. -The last week will be the drawing of the specific answer of the Anthropocene Style according to a specific climate. All the work will be regrouped in on A2 book that will constitute the first encyclopedia of the Antropocene Style.

117


COLD MOSAIC FLOOR MOSAIC FLOOR IS A GOOD CONDUCTOR; THE HEAT IS ABSORBED BY THIS PANELS WHICH ARE COLD SURFACES THAT DO NOT LET THE TEMPERATURE INCREASE INTO THE ROOM

MOSAIC CEILING THE HEAT ENTERS INTO THE ROOM FROM THE OPENINGS AND IT GOES UP BEACOUSE OF ITS WEIGHT. THEN THE HOT AIR METS THE COLD ONE RELEASED BY THE MOSAIC SURFACE

RADIATION TAPESTRY INSIDE THE ROOMS IT IS USED TO PREVENT THE ENTRANCE OF HOT AIR

VENTILATION THE BIOCLIMATIC PROPERTIES ATTRIBUTED TO THE SEQUENCE CONSIST ESSENTIALLY IN THE CLIMATIC INTERACTION AMONG PATIO, PORTICO, AND QUBBA OR TOWER. THE THREE ELEMENTS COMPLEMENT EACH OTHER IN ORDER TO IMPROVE THE THERMAL CONDITIONS OF THE ENSEMBLE.

THIS PAGES: RESEARCH PHASE NEXT PAGES: PROJECT PHASE

SECTION

118

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CONDUCTION

RADIATION

HUMIDITY

HUMIDITY

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THE PROJECT

HUMIDITY

The main materials which compose the structure of the building allowed the thermal insulation of the house due to the climate conditions. So the exterior walls are made of 50 cm of concrete with 50 cm of rockwool insulation, which stop the hot air from the outside, 10 cm of concrete which avoid the thermal bridges caused by the installation of the reticular structure and 1 cm of ceramics encasement in order to take advantage of the light from the pool. Since our project is located in the semi arid zone, we decided to take advantage of the physical problems of this area, transforming these elements which are the result of traditional construction systems. The building, due to the complete lack of visible openings on its surface, appears as a solid volume with a rectangular plan ad prismatic shape. CONDUCTION Due to the high temperature outdoor the walls are very thick because of the significant insulating layer. In this project spaces that need a major comfort temperature are placed under the ground floor, so that sunlight can not reach the surfaced in order to not warm up the space.

The upper part is the most humid place of the house due to the interaction between the cool air produced by the pool with the hot one that comes from the lower side of the habitation. The kitchen is positioned next to the entrance which is the only direct contact with the hot air of the outside. The bathroom is in the upper part due to the accumulation of hot air. RADIATION On the surface of the tank’s walls are placed aluminium sheets oriented in a way that sunrays can not warm up the water inside the tank so that it remains always cool to refresh the indoor thanks to the high thermal conductivity of the aluminium VENTILATION Air is distributed thanks to a PVC tube that runs underground. In this way the hot air, collected by a chimney, manage to cool down due to the low temperature of the subsoil. This refreshed air come into the building through a hole on the floor. This method allowed a renewal of the air. Hot air comes out from openings placed in the upper side of the walls.

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8 TIROCINIO

THE BREAKFAST PAVILION ALLA 57a BIENNALE DI VENEZIA

A Plus A Gallery, Venezia Anno Accademico 2016/2017 127


THE BREAKFAST PAVILION

Il momento del tirocinio è stato fondamentale all’interno di questo anno accademico, ed è coinciso con un progetto che mi ha permesso di esplorare discipline che in parte si allontanavano dal mio corso di laurea, aiutandomi a comprendere quale fosse la direzione che intendo dare ai miei studi e alla mia professione. The Breakfast Pavilion è un progetto curatoriale che si propone di fondere i mondi dell’arte e del design in un unico happening, superando gli usuali confini tra le discipline. Per l’occasione, durante i giorni della Vernice della Biennale d’Arte di Venezia (10, 11, 12 Maggio 2017), uno spazio solitamente dedicato all’arte contemporanea (A plus A) verrà trasformato in una caffetteria, creando un ambiente informale dove l’arte possa venir discussa, prodotta, performata e “mangiata”. In particolar modo in Italia, la colazione è uno dei momenti più importanti della giornata, dove amici, colleghi e familiari s’incontrano, preparandosi ad affrontare gli impegni quotidiani. Per questo motivo, durante i tre giorni dell’evento, gli artisti invitati (Anna Sophie Berger, Olaf Nicolai, Nicole Wermers) prepareranno una speciale colazione per i loro ospiti. Inoltre, una selezione di designer internazionali trasformeranno lo spazio in una vera e propria caffetteria, producendo serie di oggetti, in molti 129


THE BREAKFAST PAVILION

casi concepiti appositamente per l’evento (ed in vendita presso la galleria). L’obiettivo di questo padiglione temporaneo è quello di creare uno spazio dove la comunità degli artisti e quella dei designer si possano incontrare creando un ambiente informale dove confrontarsi e discutere, abbattendo i limiti tra le singole discipline.

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Contributors: Anna Sophie Berger Claudia Berger Cameranesi Pierre Charpin Nathalie Du Pasquier Daniel Eatock Max Frommeld Martino Gamper Katrin Greiling Jochen Holz Loris Jaccard Maria Jeglinska Kueng Caputo Simon Klenell

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Livia Lauber Francesco Librizzi Michael Marriott M–L–XL Olaf Nicolai Norma Fredrik Paulsen Rio Grande George Sowden Silo Studio Kristoffer Sundin Harry Thaler Nicole Wermers Zaven Oskar Zieta

Installation view, tavolo “LUNATICO” DI M-L-XL

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LUCA LO PINTO Vive e lavora a Vienna e Roma. Attualmente è curatore alla Kunsthalle di Vienna. È co-fondatore della rivista e casa editrice NERO. Alla Kunsthalle Wien ha organizzato le personali di Pierre Bismuth, Charlemagne Palestine, Nathalie du Pasquier, Babette Mangolte, Camille Henrot e le collettive More than just words, Individual Stories e Function Follows Vision, Vision Follows Reality. Tra le altre mostre da lui curate si segnalano XVI Quadriennale d’Arte (Palazzo delle Esposizioni); Le Regole del gioco (Fondazione Achille Castiglioni); Trapped in the Closet (Carnegie Library/ FRAC Champagne Ardenne); Antigrazioso (Palais de Toyko); Luigi Ontani-AnderSennoSogno (Museo H.C. Andersen); D’après Giorgio (Fondazione Giorgio e Isa de Chirico). I suoi saggi e contributi sono apparsi su numerosi cataloghi, riviste ed eventi internazionali.

Installation view, piano terra

Giorno 1, Anna Sophie Berger. Tutte le foto © Claudia Zalla

Giorno 3, Olaf Nicolai

Spremiagrumi Campo Base, Rio Grande

Giorno 2, Olaf Nicolai

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Installation view, tavolo “LUNATICO” DI M-L-XL, murales di Pierre Charpin

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Una selezione di oggetti prodotti daI designer che hanno contributio a The Breakfast Pavilion. Tutte le foto Š Claudia Zalla

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M–L–XL

A PLUS A GALLERY

Fin dal 2005, Marco Campardo e Lorenzo Mason hanno fondato differenti progetti, a partire da Tankboys (studio di graphic design e art direction), ad Automatic Books (casa editrice di libri d’artista), curando mostre, insegnando in varie università e tenendo workshop e conferenze. Da quest’anno hanno fondato M–L–XL, uno studio di produzione e ricerca attraverso il design, l’arredamento, la tipografia e l’editoria.

A plus A è stata la sede ufficiale del padiglione Sloveno, durante tutte le Biennali tra il 1998 e il 2014. Dal 2015, sempre sotto la direzione di Aurora Fonda e Sandro Pignotti, A plus A è stata trasformata in una galleria privata. Tra le varie attività di cui si occupa, c’è la Scuola per Curatori, una realtà unica in tutta Italia per l’offerta formativa sperimentale e per lo standard elevato degli studenti.

Giorno 3, Giovanna Silva e Olaf Nicolai

Giorno 1, Anna Sophie Berger

Giorno 2, la colazione di Nicole Wermers. Tutte le foto © Claudia Zalla

Giorno 2, Martino Gamper e la moglie Francis Upritchard

Installation view, piano terra

Giorno 3, la colazione di Olaf Nicolai

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PIATTI Silent WorD, Rio Grande

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RINGRAZIAMENTI Quindi mi ringrazio di aver scelto Architettura, ringrazio i miei genitori, che me lo hanno permesso, li ringrazio per la totale fiducia e l’amore, per il rispetto e l’ammirazione, per la curiosità. È stato così semplice, tutto così scontato quando in verità non lo era. Ringrazio mia sorella Greta, per aver vissuto con me supportandomi e sopportandomi silenziosamente più di quanto non lo facesse già, per aver dimostrato ancora una volta cosa vuol dire volersi bene. Siamo riuscite a condividere anche questa esperienza, insieme. E Andrea che, anche se lontano, mi rassicurata e accompagnata come in ogni altra occasione. Crescere insieme significa anche questo. Ringrazio infine Chiara, fedele compagna fin dal primo giorno di Università, che ha saputo accudirmi e salvarmi nei momenti difficili. Spesso ci siamo ripetu-

te che non sarebbe stato possibile immaginare questa vita senza averla passata in simbiosi, ciò che abbiamo realmente fatto. Siamo riuscite a dimostrare il meglio che abbiamo potuto, senza essere mai rivali, traendo da questa complicità tutta la forza che ci è servita per arrivare insieme fino al traguardo. Un grazie va anche a Giovanni per averci stimolate e accompagnate con pazienza, per aver dimostrato quanto importante sia mettere passione in quello in cui si crede. Sono state persone essenziali con i quali ho trascorso ogni secondo di questo percorso, università e vita, e con cui sono sicura condividerò molto altro ancora. E grazie a quella amica silenziosa, che ogni giorno sapeva consolarmi e divertirmi, che si è lasciata conoscere piano piano, che ha mostrato tutti i suoi segreti e le sue magie. Non avrei potuto immaginarmi altrove. Grazie Venezia.

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