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E... state in Festa Fare festa è fare strada insieme, dimenticando anche solo per un po’ i malanni che talvolta ci appesantiscono. l senso della festa è molto vivo nella nostra comunità ed è certamente un valore da non perdere. Fare festa è offrirsi delle occasioni per crescere comunitariamente e la dimensione della festa è connaturale a chi vive l’impegno del lavoro con serietà e responsabilità. Non c’è dubbio: per la maggior parte dei nostri compaesani il lavoro è l’impegno fondamentale per mandare avanti la famiglia e non far mancare mai il necessario. La festa interrompe il ritmo talvolta pressante delle fatiche quotidiane. Sarà per questo che ogni momento di festa viene accolto con grande gioia. L’estate è il tempo della festa. Le quattro feste più grandi per la nostra comunità ricorrono proprio nel tempo estivo. Si inizia con la festa nella suggestiva chiesetta di S. Giovanni. Semplicità e accoglienza ne fanno un momento gradevole anche grazie all’impegno dei comitati che in questi anni si sono alternati nel servizio. Alla fine di luglio c’è la festa del nostro Patrono S. Ignazio di Loyola. Un po’ in sordina sotto l’aspetto civile ma tanto ricca di spiritualità. Que-
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st’anno avremo con noi proprio nel giorno di S. Ignazio il cantautore don Giosy Cento. La festa più sentita, non c’è dubbio, rimane quella in onore di San Lussorio nel cuore del mese di agosto. È lodevole l’opera dei comitati che si alternano nel preparare questo importante appuntamento di fede, di cultura e di socializzazione. Come non incoraggiare questi giovani volenterosi. Non dovremo dimenticarci che qualche anno fa si è corso il rischio di non avere un comitato. Ora le cose sembrano più tranquille, e per non perderle bisogna sempre migliorarle. Conclude tutte le feste il grande novenario e la festa nel santuario della B.V. di Monserrata. Nella cornice meravigliosa di quel luogo caro a tutti gli olianesi. Si vivono dieci giorni di fraternità e di amicizia, all’insegna della simpatica ospitalità del nostro paese. Grande merito è del comitato composto da dieci famiglie che formano una grande famiglia a servizio della comunità intera. Che dire? Grazie a tutti quei volontari che con il loro impegno prepara-
Monserrata 1971
no questi momenti di svago e di serenità. Non possiamo permetterci di perdere un tesoro così grande. Fare festa è fare strada insieme, dimenticando anche solo per un po’ i malanni che talvolta ci appesantiscono. E…state in festa Buona Estate I Sacerdoti
SOMMARIO:
VITA PARROCCHIALE 2
Dal 1 Febbraio al 31 Maggio
QUINQUELIBRI 3
Dagli Atti Parrocchiali
CALENDARIO ESTIVO 4 Gli appuntamenti dell’Estate
PERSONAGGI 5 Don Giuseppe Cugusi
VITA COMUNITARIA 6 - 7 Sa Hida Santa ... dietro le quinte
ATTUALITA’ 8 - 9 A Proposito del Collegio
AMMENTOS 10 - 11 Uve che semus nois... - Sa Ihu de ciu Traggiu
VITA COMUNITARIA 12 La Pasqua degli Uomini 2005
SPORT 13 Astor Volley
L’ANGOLO DELLA POESIA 14 Autori vari
LA FINESTRA SUI GIOVANI Festa B.V. di Monserrat 2004
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15 - 16 Saluto a Giovanni Paolo II e Benedetto XVI pag. 1
Cronaca di Vita Parrocchiale Avvenimenti vissuti nella nostra comunità dal 1 Febbraio al 31 Maggio 2 febbraio Come da tradizione viene rinnovato l’impegno del servizio a Dio e ai fratelli da parte di tutte le prioresse degli oratori, degli altari e delle chiese. Bella e partecipata la liturgia. 3-8 febbraio Momenti di festa e serenità accompagnano i vari giorni del carnevale soprattutto per i bambini. Anche la parrocchia con la collaborazione di tanti promuove momenti di festa per tutti i bambini in piazza del comune e nella Casa del Giovane. 9 febbraio Col rito dell’imposizione delle Ceneri e col sacro digiuno iniziamo la quaresima. I temi della preghiera, della carità, della sofferenza e della famiglia presentatici da quattro diversi testimoni segnano il nostro cammino quaresimale. Ricco il programma di appuntamenti e di occasioni per una crescita nella fede. 20 febbraio Si celebrano a Galtellì, suo paese natale, i funerali di don Michele Cosseddu. 10 marzo Inizia la novena in preparazio-
ne alle festa di san Giuseppe. Dopo alcuni mesi di assenza per un restauro conservativo torna nella sua chiesa anche la statua. 13 marzo Durante la messa delle 11.00 viene ricordato il can. Pietro Bisi a quarant’anni dalla morte. In serata viene inaugurata una mostra collettiva di pittura finalizzata a reperire fondi pro beatificazione padre Solinas. 17 marzo Come da tradizione con una buona e sentita partecipazione si celebra la Pasqua degli uomini. 19 marzo Festa di san Giuseppe con grande partecipazione di gente. 20 marzo Distribuzione e benedizione delle palme a Nostra Signora. 22 marzo Si tiene a S. Croce il concerto ‘Triduum Sacrum’ offerto dalla Polifonica Olianese. 23 marzo In chiesa, stracolma di gente di ogni età e in religioso silenzio, viene proiettato il film ‘La Passione di Cristo’. Ottimo
Festa di Carnevale alla Casa del Giovane
modo di prepararsi al triduo offerti alla nostra Parrocchia, pasquale. uno del pittore E. Viviani, riproduzione fedele del quadro 24,25,26, marzo dell’Assunta del ‘600 ormai I riti del triduo pasquale destinato al museo; l’altro una catalizzano l’attenzione di ogni sacra famiglia opera del pittobuon cristiano. Anche que- re M. Adolfi. st’anno numerosi turisti ammirano la fede, le tradizioni e le 6 aprile bellezze della nostra comuni- Un centinaio di parrocchiani tà. parte in gruppo per rendere omaggio alla salma del papa 29 marzo dopo una lunga fila che si proInizia la fatica della benedizio- trae per tutta la giornata la sera ne delle case, ci terrà impegnati di nuovo tutti in nave sulla via per tutto il tempo pasquale. del rientro. 2 aprile Alle ore 21.37 nel palazzo apostolico in Roma muore SS. Giovanni Paolo II. Anche nella nostra parrocchia è grande la commozione.
18 aprile 3 aprile Nella chiesetta di Bonaria iniVengono benedetti due quadri zia la novena in preparazione alla festa della Madonna.
NOTIZIARIO della Parrocchia Sant’Ignazio di Loyola - OLIENA
19 aprile Nel pomeriggio dopo la quarta votazione c’è la fumata bianca, la Chiesa ha il suo nuovo Pastore, Benedetto XVI. Ringraziamo il Signore.
Direttore Responsabile: PIETRO PUGGIONI Gruppo Redazione: SALVATORE FANCELLO GIOVANNI MARIA CHESSA ANTONELLO PULIGHEDDU PEPPINO NIEDDU FRANCO GARDU ANNA FRANCA PAU Stampa: SERISTAMPA - OLIENA Giugno 2005 - n. 6 Iscrizione Reg. G. e P. N. del Trib. di Nuoro n. 03/2004 del 20 Ottobre 2004
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15 aprile Il cantautore religioso don Gaetano Borgo tiene a S. Maria un concerto. Ottimo momento di riflessione!
Gruppo di pellegrini da Oliena in occasione della morte del Santo Padre Giovanni Paolo II
23,24,25 aprile Dopo mesi di accurata preparazione, finalmente l’evento, una tre giorni di cultura, folclore e gastronomia finalizSu Patiu - Giugno 2005 - n. 6
Quinquelibri dal 1 Febbraio al 31 Maggio
SONO STATI BATTEZZATI IN CRISTO: Corbeddu Martina, Orrù Martina, Columbu Natalina, Putzu Ortensia, Grussu Rita, Congiu Elena, Fois Anna Laura, Tilocca Paola, Piras Valentina, Giobbe Daniele, Gabbas Paola, Boi Sara, Mula Mauro, Ruiu Marco, Salis Giovanni, Pische Federica, Piras Caterina, Manca Chiara.
DAVANTI AL SIGNORE HANNO FORMATO UNA NUOVA FAMIGLIA: Grussu Damiano e Picca Maria Maddalena, Puligheddu Antonello e Piras Maria Assunta, Murru Carlo e Pireddu Sabina, Congiu Salvatore e Puddu Ninna Grazia, Piga Gianni e Serra Sara, Pittorra Salvatore e Di Domenico Carmela, Bellini Mauro e Flore Tonina, Soddu Andrea e Puligheddu Giuliana, Vanoli Giovanni e Sanna Franca, Moro Pasqualino e Bianchi Lucia.
SONO RITORNATI ALLA CASA DEL PADRE I NOSTRI CARI: Boi Pasquale, Bette Grazia, Congiu Lussorio, Pische Giovanni, Mereu Antoniangelo, Boi Mariantonia, Tolu Raimondo, Mastrone Carmina Maria, Pintore Pietro Giovanni, Fadda Vincenzo, Porcu Antonio Andrea, Congiu Salvatore, Secchi Giovanni Francesco, Cacceddu Peppino, Puddu Giovanni Francesco Michele, Mameli Pietro Maria, Brontu Anna Maria, Canu Sebastiana, Coe Giovanna, Fele Basilia, Maccarrone Maria Ignazia, Pau Raimondo, Congiu Raimondo,Palimodde Salvatore, Solinas Basilio, Cugusi don Giuseppe, Corrias Giuseppa, Manca Tonina, Fois Sebastiano, Sanna Grazia, Carta Giuseppa, Congiu Giuseppa
ANNIVERSARI: (dal 1 Giugno al 30 settembre e prenotati al 31 maggio) Giugno:
Boi Annetta (11), Manca Giovanni Salvatore (25),
Luglio:
Boi Pasqua (9), Salis Giuseppa (16), Serra Peppino (21), Catte Giovanni Giuseppe (25), Caggiari Tonino (25), Mula Franco (27), Corrias Mariantonia (30)
Agosto:
Sanna Lussorio (13), Salis Francesca Maria (23)
Settembre:
Boi Maria Ignazia (21), Puligheddu Anna (28),
continua Cronaca di vita Parrocchiale zata a raccogliere fondi per la causa di beatificazione del padre Giovanni Antonio Solinas. Esemplare la partecipazione e collaborazione tra tutti i gruppi ecclesiali. 25 aprile Benedizione dei campi e S. Messa a Bonaria. A Galanoli una discreta rappresentanza di cresimandi partecipa all’incontro diocesano, viene loro assegnato un premio speciale. 28 aprile Ad Orosei si tiene l’annuale convegno dei chierichetti, la nostra parrocchia è presente con 48 ministranti.
15 maggio Il gruppo dell’ADI va ad Alghero, li accompagna il parroco. Lungo il viaggio sosta nella basilica della SS. Trinità di Saccargia dove viene celebrata l’Eucaristia. La sera di Pentecoste si tiene in Parrocchia un momento di preghiera che si conclude dopo una breve processione nella chiesetta di Nostra Signora.
27 maggio Anniversario dell’ordinazione sacerdotale del padre Giovanni Antonio Solinas. Prima confessione per i bambini di terza elementare che il prossimo anno faranno la prima comunione. 29 maggio Solennità del “Corpus Domi-
ni” una devota e sentita processione accompagna Gesù Eucaristia per le strade del nostro paese. 31 maggio In serata una processionefiaccolata riaccompagna dalla parrocchiale al santuario il simulacro della B.V. di Monserrat.
20 maggio Messa in onore di S. Bernardino nella chiesetta di Nostra Signora, anticamente a lui dedicata. 23 maggio Festa di S. Rita. I bambini nel giorno della prima Confessione. 27/05/05
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Calendario Estivo 1 giugno Inizia la tredicina in onore di S. Antonio di Padova. 2 giugno Momento di fraternità tra tutti i collaboratori della parrocchia. 3 giugno Festa del S. Cuore. S. Messa alle ore 9.00 in Parrocchia 13 giugno Festa di S. Antonio S. Messa alle ore 9.00 in Parrocchia.
2-5 agosto Triduo in onore della B.V. di Buon Cammino ore 19.00 nella sua chiesa. 5 agosto Ore 10.00 processione e S. Messa in onore della B. Vergine 6 agosto Inizia la novena in onore della B.V. Assunta. S. Messa tutti i giorni alle 8.15 nella chiesa di S. Maria.
15 giugno Alle 19.00 nella chiesa a lui dedicata inizia la novena in onore di S. Giovanni Battista.
15 agosto - Festa B.V. Assunta ore 18.00 S. Messa a S. Maria, segue la Processione (via Deledda, Corso Vittorio Emanuele, via Catte, viale Italia, via B. Cammino, via Badu ‘e Rivu, via Mazzini).
24 giugno - Festa di S. Giovanni Battista. Ore 10.30 Processione e S. Messa - Pranzo comunitario.
16 agosto Inizia la novena in onore di S. Lussorio alle ore 19.00
25 giugno Iniziano le prenotazioni per le “cumbessias” di Monserrata.
21 agosto Festa di S. Lussorio ore 18.00 S. Messa in Parrocchia e processione.
3 luglio Pellegrinaggio dei cavalieri a Pradu. In mattinata S. Messa.
30 agosto Inizia la novena a Monserrata.
7 luglio Inizia la novena in preparazione alla festa della Madonna del Carmelo alle ore 19.00 nella chiesa a Lei dedicata.
8 settembre Festa della B.V. di Monserrata.
16 luglio Festa della B.V. del Carmelo. S. Messa ore 19.00 17 luglio Inizia la novena in onore di S. Anna. 22 luglio Inizia la novena in onore di S. Ignazio di Loyola. Ore 17.00 assegnazione delle Cumbessias di Monserrata.
14 settembre Esaltazione della S. Croce. Ore 9.00 S. Messa nella chiesa di S. Croce 15 settembre Festa dell’Addolorata. S. Messa alle 15.30 nella chiesa della Pietà. 23 settembre - Festa di S. Pio da Pietrelcina. Ore 9.00 S. Messa in Parrocchia. 25 settembre Inizia la Novena a S. Francesco.
26 luglio Festa di S. Anna - ore 09.00 S. Messa. 31 Luglio Festa di S. Ignazio di Loyola patrono della nostra Comunità parrocchiale.
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ORARI SS. MESSE DAL 19 GIUGNO AL 18 SETTEMBRE
Feriale
ore
7.00 Parrocchia 18.30 Parrocchia
Festivo
ore
7.00 Parrocchia 8.15 S. Maria 10.00 Parrocchia 19.00 Parrocchia
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Personaggi
Don Giuseppe Cugusi Uomo ricco di spiritualità ha lavorato senza risparmiarsi nella vigna del Signore. È sempre vivo il ricordo per don Giuseppe Cugusi, sacerdote olianese che ha servito il Signore in diverse Comunità della Diocesi e nella sua Oliena dove era nato il 13 gennaio del 1931. Ordinato sacerdote il 3 luglio 1955 da Mons. Giuseppe Melas ha messo a disposizione delle comunità dove la Provvidenza lo ha mandato, le sue numerose doti umane e cristiane. Uomo ricco di spiritualità ha lavorato senza risparmiarsi nella vigna del Signore. Ho avuto modo di conoscerlo e apprezzarlo nel suo lungo servizio alla comunità di Dorgali. Ero giovane studente
di Liceo quando nel 1971 è arrivato a Dorgali. Non è difficile per me ricordare la sua grande passione pastorale. Grande organizzatore della vita parrocchiale, non si risparmiava nelle forze pur di arrivare a tutti e portare il vangelo di Gesù. Aveva una grande stima per noi giovani che ci preparavamo al sacerdozio ed era sempre felice nell’affidarci i compiti di grande responsabilità soprattutto nel campo della pastorale dei bambini e dei ragazzi. Ma il ricordo più vivo è legato alle fatiche che lo hanno visto artefice nella preparazione all’Ordinazione sacerdotale mia
e di don Piero Mula. Era felice di poterci presentare al Signore e non lesinò nessuno sforzo perché quei due eventi diventassero eventi di grazia per l’intera Comunità dorgalese. Rimarrà sempre nel mio cuore la bella testimonianza di un sacerdote tutto donato al Signore. Severo e rigido per carattere, aveva però anche una grande capacità umana che lo rendeva simpatico e vero amico. La sua vita è stata segnata in modo forte e continuo dalla sofferenza. Non sono più riuscito a contare i numerosi ricoveri in diversi ospedali. Questa sofferenza non ha però intaccato il suo grande amore alla vita che doveva essere spesa sempre per gli ideali più grandi. Ricordo la sua grande
felicità quando seppe della mia destinazione ad Oliena. Amava tanto il suo paese e più volte si scherzava sulle storie di campanile tra Oliena e Dorgali. Misteriosamente vedeva ancora incrociarsi i destini di questa due comunità che spesso hanno usufruito del servizio pastorale di sacerdoti nativi dei due paesi. Grazie don Giuseppe! Queste due comunità continueranno a ricordarti e non vorranno perdere nessuno dei grandi insegnamenti che tu hai dato con la tua vita tutta donata al Signore. Continua anche dal cielo a seguire tutte le comunità che ti hanno apprezzato come uomo, sacerdote e guida. don Salvatore Fancello
INDIRIZZI e NUMERI TELEFONICI
Parrocchia Sant’Ignazio di Loyola Piazza Collegio, 7 - 08025 OLIENA (Nu) Tel. e Fax 0784.285655 Indirizzo e-mail: p.santignazio@tiscali.it Don Fancello Don Chessa Don Puddu Suore
Don Cugusi giovane sacerdote
tel. tel. tel. tel.
0784.285655 0784.288646 0784.288707 0784.287555
Avviso ai lettori: Ai sensi della legge D.Lgs 30.6.2003 n. 196 per la tutela dei dati personali, comunichiamo che gli indirizzi di quanti ricevono questo periodico fanno parte dell’archivio della Parrocchia S. Ignazio di Loyola in Oliena e sono utilizzati esclusivamente per l’invio del predetto periodico o di altre comunicazioni sulle nostre attività.
AMICI di SU PATIU Sanna Margherita, Deiana Leonigia, Caggiari Maria, Fronteddu Lussorio, Mastroni Angela, Murru Natalia e Angelina, e le numerose persone che nell’anonimato vogliono essere nostri amici. Su Patiu - Giugno 2005 - n. 6
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“Sa Hida Santa”
di A. Puligheddu E’ difficile parlare dei riti de sa “Hida Santa” a Oliena senza riviverne la composta austerità e la profonda religiosità popolare che traspare in quei giorni al solo percorrer le vie del paese. Attraversare le vie del centro storico significa toccare con mano i luoghi tanto cari alla pietà popolare e che in questo periodo si animano, rivivono e richiamano la Passione di Cristo in un clima di raccoglimento e di preghiera. Un’atmosfera di Già nei giorni che precedono la Domenica delle Palme mani operose intrecciano migliaia di croci e “pandelas” che, accompagnate da ramoscelli d’ulivo saranno distribuite e in seguito benedette durante il rito domenicale. E’ solo l’inizio di un lungo percorso che culminerà sa “Duminiha de Pasha” nella cerimonia de “S’incontru”. Grande emozione e trepidazione traspare
profonda devozione accompagna ogni azione e nel richiamo alla Croce come segno di soffrenza e di redenzione già si pregusta la gioia della Risurrezione. Abbiamo voluto quest’anno vivere la Settimana Santa dietro le quinte, seguendo passo passo le centinaia di persone che ogni anno fanno si che questi riti si tramandino nel tempo arricchendosi via via di nuovi e significativi messaggi. nei volti gioiosi dei chierichetti che il Giovedì Santo partecipano alla solenne Messa in “Coena Domini”, proprio loro dovranno ripetere il gesto della lavanda dei piedi che Gesù fece agli apostoli e sentono nel cuore l’importanza di rivivere questo momento in un clima di grande solennità. Il venerdì Santo è forse la giornata più impegnativa per coloro che nel silenzio e nella preghiera lavorano alacremente affinchè anche quest’anno la tradizione sia rispettata. “Sos sepulcros” devono essere allo stesso tempo accoglienti ma non sfarzosi, devono infondere un senso di serenità e stimolare la preghiera e la riflessione personale. Nel pomeriggio si prepara la statua della madonna, ora sarà vestita a lutto perchè dovrà accompagnare il figlio morto lungo le vie del paese. Già nella tarda mattinata si respira un clima diverso, l’emozione aumenta, la ceri-
monia de “S’incravamentu” è un momento particolarmente significativo. Bisogna sbrigarsi, ci sono tante cose ancora da preparare, é già l’ora della processione dei misteri, iniziano a vestirsi “sos coffarios”, le pie donne con le loro lanterne, i ragazzi che compiranno il rito de “s’Iscravamentu”, tutto deve essere pronto. Un gruppo di uomini ripassa in silenzio i brani in sardo della passione di Gesù che serviranno da riflessione durante la processione, altri intonano i canti tradizionali, in lontananza già si sente il suono de “sas matraculas”. Anche quest’anno tutto si svolge in maniera esemplare e il clima di commozione e di preghiera che traspare dai volti di tutti durante la riflessione che accompagna il rito de “S’Iscravamentu” è il segno più tangibile che l’impegno profuso ha dato i suoi frutti.
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Sa Hida Santa
di A. Puligheddu Non è ancora finita, non può esserci la Morte senza la Risurrezione. Il pomeriggio del Sabato Santo fervono i preparativi attorno ai due protagonisti della domenica, la Madonna è vestita a festa, mani esperte annodano nelle sue dita decine di anelli votivi ed il suo abito é tutto uno splendore. Il Cristo non è da meno, “sa pandela” risplende di ori e ricami, durante la solenne Veglia già si pregusta la gioia della Pasqua. La mattina di domenica c’è dappertutto un insolito fermento, il clima di silenzio lascia il posto all’allegria, sta arrivando il momemto più entusiasmante di tutta la settimana. Le strade e le chiese si vestono di luci e di colori, dai balconi spuntano i drappi bianchi ricamati e sas tunicas alle finestre sono segno di festa, si odono i primi spari e inizia un festoso via vai di ragazzi e ragaz-
ze, uomini e donne nei costumi tradizionali. Dalle chiese di Nostra Signora e Santa Croce partono i due simulacri, l’appuntamento è alle undici a Santa Maria, dove in un gioioso frastuono di spari e campane che suonano a festa si rinnova anche quest’anno il rito di “s’Incontru”. E’ forse per sacerdoti e fedeli la settimana più impegnativa dell’anno, ma l’orgoglio di rivivere in modo così significativo la Passione, Morte e Risurrezione di Nostro Signore ci ripaga ampiamente di ogni fatica. Grazie a tutti!
Sa Hida Santa Dietro le Quinte Su Patiu - Giugno 2005 - n. 6
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Attualità
A proposito del Collegio Alcune precisazioni per fare “chiarezza” su un argomento così delicato Non possiamo passare sopra su quanto scritto sul libricino “Resoconto dell’Attività Amministrativa del Comune di Oliena” del 23 aprile scorso. Quanto meno per fare chiarezza su un punto così delicato che ha incrinato i rapporti tra due istituzioni: Comune e Parrocchia. “ Il Comune—si legge a pagina 39— è proprietario dei locali ai piani alti del Collegio dei gesuiti”. Si omette di citare la delibera del Consiglio Provinciale n° 11 del 27.02.1973. “Il Presidente così riferisce: Il Comune di Oliena, con nota n° 3790 in data 14.12.1972, ha fatto notare quanto appresso: Il Consiglio Comunale di Oliena, nella seduta del 30.10.1972, ha espresso voti unanimi, affinché codesta Amministrazione Provinciale prenda in esame l’eventualità di restaurare i locali in oggetto per cedere quindi a questo Comune la parte che può interessargli (qualche sala da adibire eventualmente a biblioteca) e alla Parrocchia l’altra parte che non può riguardare il Comune.” Presentata una stima approssimativa delle spese di un eventuale restauro, viene fatta la proposta di cedere l’immobile al Comune di Oliena e come richiesto dallo stesso con nota n° 3790 del 14.12.1972. A questa delibera è seguito l’atto di compravendita il 10.06.1976, al quale sarebbe dovuta seguire la delibera del Consiglio Comunale di Oliena per stabilire quale parte dell’immobile fosse di pertinenza della parrocchia. Purtroppo quest’ultimo atto non c’è stato, tuttavia da tale data il Comune ha occupato la cosi detta Casa del Maresciallo adibendola a Biblioteca e la Parrocchia ha occupato la parte del Collegio soprastante la casa parrocchiale destinandola alle attività dei gruppi ecclesiali, contemporaneamente e di pacifico accordo venne murata la porta che metteva in comunicazione le due
1973: Copia della delibera di cessione dell’immobile al Comune
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Attualità porzioni che da quel momento risultarono indipendenti. Il comune da allora ha tenuto le chiavi della Casa del Maresciallo e la Parrocchia le chiavi del cortile e della ex caserma. Nel libricino citato viene affermato “ gli ultimi restauri in ordine di tempo sono stati eseguiti dalla Comunità Montana per conto del Comune”. È la Parrocchia che fece domanda alla Comunità Montana! “ A lavori pressoché ultimati è nata una controversia giudiziaria con la parrocchia che afferma di possedere i locali e ne impedisce l’accesso al Comune”. Ci si dimentica di dire che l’impresa che ha eseguito i lavori poteva accedere al cortile e al piano superiore del Collegio perché la Parrocchia quotidianamente apriva il cancello del cortile e aveva temporaneamente dato al direttore del cantiere la chiave del portone interno. È doveroso precisare che la denuncia è partita dall’Amministrazione Comunale di allora e non dalla Parrocchia come si può verificare dai documenti. La Parrocchia si è dovuta difendere con l’ausilio dell’Avv. Maria Giovanna Murgia davanti al giudice la
Dott.ssa Patrizia Cazzato. In data 31.01.05 il giudice rigetta il ricorso dell’Amministrazione Comunale. Un ultima osservazione merita la proposta di “istituire nei locali un museo di arte sacra in collaborazione con la parrocchia ( che avrebbe fornito gli oggetti sacri) ma la cosa è andata a monte ed il finanziamento ci è stato negato in quanto è mancata una dichiarazione della Parrocchia con la quale si impegnava a mettere detti beni a pubblica disposizione per 20 anni.” Chi ha scritto queste cose dimostra di conoscere poco il diritto ecclesiastico che impedisce al Parroco di rilasciare una simile autorizzazione. I beni ecclesiastici vengono messi a disposizione anche per più di 20 anni, ma questa operazione deve essere solo ed esclusivamente della Parrocchia che di tali beni si può servire continuamente, senza alcun limite o restrizione. Sono beni “vivi” non museali e servono continuamente per la catechesi e la liturgia e non possono essere gestiti da nessun ente pubblico o privato ma solo dal legale rappresentante nella persona del Parroco pro tempore (Codice di Diritto Canonico ai canoni 1276, 1281, 1285)
1973: Delibera di accettazione della Cessione da parte del Comune di Oliena
È lontano da noi ogni giudizio sulle persone ma non possiamo nascondere il rammarico perché non si è cercata la via del dialogo che certamente avrebbe portato migliori frutti per l’intera comunità, convinti come siamo che solo dialogando le Istituzioni possono rendere il servizio più bello all’intera popolazione. (Tutti i documenti, comprese le testimonianze che sono state rese davanti al giudice, sono a disposizione in copia presso la Parrocchia e chiunque lo desidera può prenderne visione). 1976: Atto di Compravendita tra Provincia e Comune
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Ammentos
a cura di Pippinu Nieddu
Uve che semos nois… non bi volada mancu puggione….. Storia vera di morti ammazzati e di visioni premonitrici. In quella tetra notte degli anni venti, sembrava che la furia degli elementi si fosse data appuntamento proprio lì, sull’altopiano carsico, a due passi dall’incombente “supramonte”.Improvvise raffiche di vento frammiste a violenti scrosci di pioggia, facevano gemere lugubremente gli elci ed i secolari ginepri i cui rami protesi verso il cielo, parevano braccia imploranti, flagellando, seppur senza danni apparenti i giganteschi olivastri posti a guisa di custodi nelle immediatezze dell’enorme caverna conosciuta come “sa conca è su hoda”. Lampi accecanti ed improvvisi, squarciavano le profonde tenebre, illuminando spettralmente la spelonca, mentre sordi brontolii di tuono percorrevano le nobili ed immutabili montagne, poste là da sempre,. “Istanotte bi deppen’essere a giru tottus sos diaulos” (questa notte debbono essere in giro tutti i diavoli) pensò il vecchio capraro tirandosi sù, sul giaciglio sul quale aveva tentato di prendere sonno. Al pensiero del diavolo un brivido di paura lo colse, s’affretto a segnarsi più volte, farfugliando al contempo antiche giaculatorie in dialetto, apprese contemporaneamente al latte materno. Avvertendo una strana inquietudine, trattenne il respiro, ponendosi in ascolto: Voleva cogliere al di là del fragore degli elementi, i motivi del suo turbamento,ma, oltre al frastuono della tempesta non riuscì a percepire nulla; d’altronde i cani bastardi legati all’ingresso della spelonca , al cui interno da tempo immemorabile era l’ovile, sembravano tranquilli; così pure il gregge di capre al sicuro nella “mandra” di tronchi di ginepro. “ Forse ho mangiato pesante” pensò, gettando alcuni rami sul fuoco che stava per spegnersi; dopo un po’ le fiamme si ravvivarono disegnando ombre giganti nelle pareti della caverna, rabbrividendo si coprì completamente con la coperta fatta di pelli di capra e raggomitolatosi, tentò di riprendere il sonno interrotto. Nel medesimo istante, all’esterno sotto la tormenta, a meno di cento metri dalla ciclopica spelonca, alcune sinistre ombre incappucciate, incuranti della furia degli elementi, pericolosamente vicine ad una profondissima voragine che s’apriva sul suolo e meglio conosciuta come “sa Nurre è su Hoda”, armeggiavano intorno a delle bestie da soma. Uno dei figuri, poco distante, mimetizzato sotto un secolare ginepro, indifferente al frenetico lavorio degli altri, sembrava più interessato a tenere sotto controllo il sentiero che portava alla grotta; il bagliore di un lampo, rivelò sinistramente le canne del fucile che imbracciava in posizione di “caccia.” Gli altri spettri, intanto, avevano alleggerito gli animali, scaricando dal loro dorso quelli che apparentemente poteva-
no sembrare dei sacchi; ne avevano afferrato le estremità e dopo una breve oscillazione li scaraventarono nel buio assoluto della voragine. Un lieve fischio avvertì la guardia che tutto era finito, quindi silenziosamente com’erano arrivati, inghiottiti dalla tormenta sparirono nel nulla, senza che persona alcuna avesse visto o avvertito la loro presenza. D’altronde la tempesta in atto, dopo un po’ aveva provveduto a cancellare, anche le esigui tracce impresse sul terreno: Non era rimasto nulla… … Un decennio dopo in una modesta casetta del rione “sas concias”: Tonineddu si svegliò di soprassalto, madido di sudore, girando intorno gli occhioni spauriti, realizzò con sollievo che si trovava al sicuro nella sua casa; aveva solo sognato di nuovo quella strana inquietante visione. Cia Mintonia, la mamma, affaccendata in cucina, più che sentire, aveva avvertito lo svegliarsi del suo figliolo: Lo trovò accovacciato nel vecchio lettone, avvoltolo affettuosamente tra le braccia se lo aveva stretto al petto; “galu hussu malu sonnu !” (ancora quel brutto sogno!).-Dopo averlo rincuorato lo aveva portato in cucina, facendolo sedere su uno sgabello di legno, gli aveva posto davanti del pane ed una fumante ciotola ricolma di latte di capra, munto poco prima. Cia Mintonia, cominciava a nutrire serie preoccupazioni verso quel figliolo, introverso, diverso dagli altri bambini che a volte faceva discorsi da “grande”; un ragazzo sensibile “troppo sensibile”, per la sua tenera età. Ormai conosceva a memoria la strana visione che turbava i sonni del suo ragazzo; l’aveva ripetuta decine di volte in quell’ultimo periodo, sempre eguale, sempre la stessa. Tonino, vedeva due uomini, emergere da una cortina di buio fitto, uno anziano l’altro giovane, il vecchio lo salutava chiamandolo per nome, il bimbo educatamente ricambiava il saluto chiedendo de “novas”; faceva notare di non conoscerli, domandava chi fossero e da dove venissero. A parlare era sempre il vecchio, raccontava ch’erano di Oliena, ma non poteva conoscerli poiché, quando loro erano partiti, lui non era ancora nato; con evidente sofferenza aggiungeva poi, che venivano da un posto molto brutto dove non potevano trovare pace. Tonino
Nurre Su Hoda
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Ammentos chiedeva < ma tando, Vois, uv’est, i ch’istais? > (ma allora Voi, dov’è che abitate?) a quella domanda il vecchio si faceva triste e con voce accorata e dimessa rispondeva<Uve che semos Nois non bi vola’(da) mancu puggione > (dove ci troviamo Noi, gli uccelli non possono volare) ed a quel punto la visione si dissolveva lasciando il bimbo in preda alla paura. Come spesso succede, la voce di quelle visioni s’era sparsa nel vicinato, molti avevano espresso atteggiamenti di benevola tenerezza per il bimbo, “mischineddu”(poverino) sussurravano; mentre i più malvagi toccandosi la testa, sentenziavano “no est giustu”. Non mancavano nemmeno quelli che prendevano la cosa sul serio, ricordando che altre volte il bambino era stato presago di eventi poi accaduti. Una sera, a casa di cia Mintonia, capitò una vecchietta, completante avvolta da uno scialle nero, cia Mintonia Tuppone, che dalla vita non aveva avuto altro che tribolazioni e dolori: Il marito Francesco ed il giovane figlio Salvatore, durante gli anni venti erano scomparsi dalla faccia della terra senza lasciar traccia. A nulla erano valse le ricerche intraprese da amici e parenti, ma col passare degli anni tutto era finito nel dimenticatoio. Ma lei, zia Tuppone, chiusa nel suo dolore, non poteva dimenticare anche perché il suo cuore custodiva un terribile ed atroce sospetto; la voce pubblica, a suo tempo, aveva indicato quale mandante della sparizione dei due congiunti, il figlio maggiore, meglio conosciuto, per il suo continuo girovagare, come “Durrundanu”; con questo peso nel cuore più che
vivere, vegetava, in attesa che la morte la venisse a liberare da questi terribili tormenti. Zia Tuppone, era venuta per sentire il sogno del bambino; ne aveva ascoltato in silenzio la rievocazione, poi, aveva posto molte domande, soffermandosi su tanti particolari ed alla fine non aveva più dubbi: Erano loro! Voleva comunque avere la certezza assoluta: Delicatamente aveva preso tra le sue mani rugose, quelle del bambino e guardandolo negli occhi innocenti, gli aveva detto <ma si los dias viere in d’unu ritrattu los dias rihonnoschere? >(ma se li vedessi in una fotografia li sapresti riconoscere?) Tonineddu, aveva annuito senza esitare.- La vegliarda, aveva farfugliato qualcosa a zia Mintonia, poi ricopertasi dello scialle nero era uscita per tornare venti minuti più tardi. Trepidante aveva estratto dal seno rinsecchito, una piccola fotografia nella quale erano ritratti dei volti di giovani, l’aveva mostrata al ragazzo che dopo averla osservata un attimo, ne aveva indicato uno.< Hustu est su giovanu hi mi venidi in su sonnu, su vecciu però non b’est.>(questo è il ragazzo che vedo nel sogno, il vecchio però non c’è) La vecchia aveva a stento trattenuto il gemito che gli usciva dalla gola, e accostando la foto alle esangui labbra, aveva singhiozzato! <higgiu meu… higgiu meu> poi, senza proferire altro e senza neanche salutare, curva nel suo immenso dolore era uscita dalla casa, per scomparire nel buio della stretta viuzza che s’arrampicava verso Santu Leo. - ( fine della prima parte )
Sa Ihu de Ciu Traggiu
Quale delusione quando mia mamma alla vista di quella meraviglia mi disse: «izzu me’, la collimos e la vohamos a Passha e Nadale». I fichi furono conservati dentro un cassettone in attesa del Natale. Io ero come il gatto che aveva scovato la preda e la assediava in attesa dell’assalto. Continuavo a passargli avanti, ad annusare, a sgranare gli occhi con la speranza che si aprisse il coperchio e quel ben di Dio mi si parasse davanti pronto per essere divorato. Resistetti tre giorni.Tre giorni di sofferenza. Di chiodo fisso. Di acquolina in bocca. La mattina del quarto giorno mi inginocchiai davanti al tesoro e forzai la serratura: un profumo indicibile mi mandò in estasi. Quei fichi mi si presentarono più grandi e più belli che mai. Sembrava che mi parlassero e mi invitassero ad assaggiarne almeno uno, che avrei fatto loro cosa gradita. Mi lasciai tentare e ne staccai prima uno e poi un altro e un altro ancora, riempendomi la bocca. Rimisi a posto i fichi con molta attenzione, per non destare sospetti, e mi gustai a lungo lo straordinario vuhone. L’operazione si ripetè nei giorni seguenti: due – tre alla volta. Il filare era generoso e ogni volta mi sembrava che non ne mancasse uno. Una mattina, per l’ennesima volta, avevo la bocca a “bumbulica”, strapiena del gustoso frutto, quando si aprì la porta e comparve mia madre: “ciao, hihe ba begniu?” Scossi la testa negativamente.”Babbu tuo uv’este? “ Muto come un pesce,alzai le spalle come per dire:che ne so io! La terza frase di mia madre fu: “aperi sa vuha!” Io aprii la bocca traboccante di fichi. Mia madre capì subito che a natale quei fichi, che aveva conservato tanto gelosamente, non avrebbero fatto bella mostra a tavola e mi assestò un sonoro ceffone. Mai vuhone gai vonu es diventau gai ranchidu.
Mai vuhone gai vonu est diventau gai ranchidu A novembre, per tutti i Santi, noi ragazzi di famiglie povere andavamo in giro per il paese a chiedere “su pane e binu”. Era l’occasione per racimolare un po’ di tutto: hidonza, granada, cocone, nuchedda, ma soprattutto “ ihu siha”, della quale ero golossissimo. I fichi secchi me li sognavo anche la notte. Avevo una predilezione particolare, anche se, per la verità, sapevo che su di essi, messi ad asciugare al sole, bivaccavano abbondanti le mosche. Ma su disizzu era grande! La generosità delle famiglie benestanti non deludeva mai e la sera si rientrava a casa felici, soddisfatti e carichi di ogni ben di Dio. Un anno per i Santi giravo nel rione di Santa Maria. Ero ormai grandicello e di chiedere su pane e binu non ne avevo voglia, perché incominciavo a vergognarmi e i compagni mi deridevano. Ero in giro da un paio d’ore e nel sacchetto non avevo che poche noci e duos papascinos. Passai davanti alla casa di ciu Traggiu, che se ne stava in piedi appoggiato allo stipite del portone. Era una persona distinta, dal costume sempre pulito e sa berrita in testa. Lo salutai, come era uso e dovere verso gli anziani. Ciu Traggiu deve essersi accorto che la mia raccolta de pane e binu era stata scarsa, perché mi chiamò e mi disse qualcosa che non capii subito, infatti “ ispirastrava” male le parole, ma mi fermai mentre lui si ritirava all’interno. Ne uscì poco dopo con un grosso ilare de ihu: bella, lada e bianca de thuharu. Me lo consegnò mentre io non credevo ai miei occhi. Arrossii e gli farfugliai unu “Deus bollu pahede” e corsi felice a casa, smanioso di assaporare ussa grascia e Deus.
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Pietro Congiu-Bolzano pag. 11
Vita Comunitaria
Pasqua degli Uomini 2005 L’incontro di noi uomini con la Resurrezione del Signore L’incontro di noi uomini con la Resurrezione del Signore è ormai divenuto una felice ricorrenza, ed è un appuntamento a cui tutta la comunità sente di voler partecipare ogni anno con crescenti stimoli e devozione. È proprio un vero piacere veder crescere la voglia di stare assieme in una occasione così ricca di spiritualità; dopo alcuni anni siamo ormai giunti ad un buon livello di partecipazione e penso si possa dire che si sia imboccata la strada che Cristo stesso ci ha indicato. Tutto quindi sembra procedere per il meglio, eppure riflettendoci a qualche giorno di distanza, ho come l’impressione che in realtà ci sia ancora qualcosa che ci sfugge, qualcosa sulla quale ci sia ancora bisogno di crescere. Non vorrei, infatti, che, sull’onda dell’entusiasmo, ci si dimenticasse che non siamo che all’inizio di un lungo percorso, certo, abbiamo superato la fatica della partenza, siamo partiti, ma è altrettanto vero che il cammino che abbiamo intrapreso deve durare tutta la vita. Questo appuntamento non si può limitare ad essere una semplice ricorrenza conviviale in cui ci si incontra, ci si scambiano le novità ed al termine della quale si ritorna alla vita di tutti i giorni. Penso che sarebbe una “miopia cristiana” se non si approfittasse di questa straordinaria occasione per riflettere a fondo sul nostro essere cristiani, sia come comunità che come singoli, ciò che ci deve guidare è la ricerca di un significato più
profondo che non ci deve sfuggire. Il semplice stare assieme è di per se motivo di gioia, ma credo profondamente che tutto ciò non basti, il vero motivo della nostra riunione Pasquale va oltre e lo si deve ricercare nel profondo delle nostre anime e nel modo tutto speciale che noi uomini abbiamo di accostarci alla fede e alla croce di Cristo, a tratti titubante, ma comunque ricco di rispetto e spiritualità. Quale migliore e più intima occasione per presentarsi davanti a Dio ed alla comunità con le proprie gioie e i propri dolori, con le proprie speranze ed incertezze così da poter sentire che la mia strada è la stessa del mio vicino e quale consolazione poter condividere quelle stesse gioie e dolori con lui. Mi chiedo cosa abbiamo da offrire, cosa portiamo all’altare se non la quotidianità del nostro vivere, di certo il Signore non ha bisogno delle nostre offerte, ma alcune cose ce le chiede con grandissima umiltà e partecipazione: penso alla carità, alla solidarietà, alla tolleranza, al perdono, alla lode, al ringraziamento, in ultima analisi l’attuazione del suo insegnamento. Oltre ciò che ognuno deve fare personalmente e che riguarda la sua sfera spirituale, penso che la comunità in quanto tale debba rendersi operativa, ma sempre alla luce di quanto il Signore ci raccomanda: “ama il prossimo tuo come te stesso“, vedendo Cristo in ogni persona che incontriamo. Viviamo ogni giorno dell’anno come il giorno di Pasqua, ed ogni giorno diciamo con il cuore e con la mente a chi ci sta intorno: Cristo è risorto!, Cristo è morto sulla croce per tutti noi ed è risorto per indicarci la strada da seguire; Egli è la via, la verità e la vita. Emanuele Ghisu
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Sport
Astor Volley Una stagione con molte luci Bilancio di un anno di volley. Bilancio, da qualunque angolo lo si guardi, assai lusinghiero. Cominciamo col dire della prima squadra che ha esordito nella stagione in corso in serie D. Era la prima volta che una squadra olianese assurgeva ai fasti d’un campionato di livello regionale. Perciò c’era molta attesa e qualche preoccupazione. Per diversi motivi. Innanzi tutto per il livello tecnico di un campionato di serie D, sicuramente più alto rispetto a quello disputato brillantemente in Prima Divisione l’anno scorso. In secondo luogo, perché la campagna acquisti non è riuscita a portare all’Astor qualche elemento di esperienza e di classe, che sostenesse la squadra nei momenti difficili della partita. Va rilevato che nessuna giocatrice aveva mai giocato in serie D. Infine perché una panchina già corta in partenza avrebbe comportato problemi di formazione di fronte alle assenze per infortunio o per altro. Bene. Il risultato finale è andato oltre le più rosee previsioni. Un terzo posto conseguito dopo che la squadra è stata a lungo in corsa per il vertice della classifica, è traguardo di tutto rispetto per una squadra esordiente. Il girone al quale l’Astor ha partecipato non s’è dimostrato per la verità di grande livello tecnico e tuttavia non bisogna dimenticare che al nastro di partenza c’erano formazioni di grande esperienza che si sono dovute inchinare alle ragazze allenate da Franco Filia. Gli ingredienti che hanno contribuito al brillante risultato finale sono da individuare nella coesione tra tec-
nico e giocatrici, nella maturazione tecnica, ma soprattutto agonistica, delle ragazze che non hanno sofferto come in passato di condizionamenti verso avversari ostici, e infine nel caloroso sostegno assicurato dallo staff dirigenziale. E’ giusto allora ricordare uno ad uno i protagonisti di questa bella stagione pallavolistica: la presidente Lucia Bianchi, convolata a giuste nozze (auguri!), il segretario Pasquale Moro (auguri anche a lui), il direttore sportivo Franco Gardu, l’allenatore Franco Filia. La rosa a disposizione del tecnico era la seguente (in rigoroso ordine alfabetico): Antonella Ardito, Lina Canneddu, Giovanna Antonia Cappeddu, Maria Giovanna Corbe, Ilaria Forzinetti, Rosella Luppu, Maria Antonietta Mameli, Maria Antonietta Mula, Antonella Porcu, Rossana Sanna, Valeria Sanna, Gianna Sedda, Luisa Sedda, Giuseppina Solinas, Donatella Zanzu. L’Astor “Su Gologone” non è solo la squadra maggiore. C’è stata molta attenzione al settore giovanile, ricco e promettente. L’Astor ha partecipato al campionato under 17, conseguendo un brillante secondo posto provinciale (va detto che alcune giocatrici hanno esordito in serie D), e all’under 15. Notevole l’attività di minivolley. Va doverosamente riconosciuto l’impegno e la competenza messi in campo dalle allenatrici Gianna Sedda e Antonella Ardito. L’attenzione della dirigenza è già rivolta al prossimo campionato. E’ il tempo delle scelte. Se si vorrà puntare in alto sarà necessario potenziare l’organico con qualche giocatrice di provata esperienza e di notevole tasso tecnico. La tifoseria, che segue numerosa la squadra, lo meriterebbe. Mario Filia
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Angolo della Poesia MARTIRES HEN’ALTARE Una horona de ispinas De Gesus su Redentore, Juvann’Antoni Solinas, Ti rendimo sos onores. 1 Ses nashìu in Oliena, da-e-genitores pios, pàhos ini sos irvios, ma sa vida fit serena. De sa nostra terr’armena, ammentati sos holores Juvann’Antoni Solinas, ti rendimo sos onores. 2 Carissimu paesanu, hantu male t’han infertu, hene piedade ertu, non giughìas membru sanu. Gai cada cristianu, humprended’it’est dolore. Juvann’Antoni Solinas Ti rendimo sos onores. 3 Ma su Deus soveranu, A sos males est’attentu, Si heret cessat su ventu, E ti la dad’una manu. Ammirat huss’isplendore. Juvann’Antoni Solinas Ti rendimo sos onores. 4 Ite ti c’hat fattu andare, Missioner’in terr’anzena, in coro juhès sa pena, su Vangelu a predicare. T’avvisant pro ti sarvare, ma acconcas hin ardore. Juvann’Antoni Solinas Ti rendimo sos onores. 5 In mesus de sas forestas Aggiudande gent’ostile, Ses hen’arma e nen cuvile, mancu in sa die funesta. In pettus ite tempesta, sofferenzas de amore. Juvann’Antoni Solinas Ti rendimo sos onores.
6 Sos Tobas e sos Macovios, hi bos han’ispetholau, si bo c’hana magnihàu cannibales avvoltoios hene pena né addolios, nen meritos de valore, Juvann’Antoni Solinas, ti rendimo sos onores. 7 Hin d’unu Prad’ispagnolu E degheotto civiles, bos circondant cuddos viles bos massacrant chene dolu. Mancari hin s’isconsolu, perdonamo sos mortores. Juvann’Antoni Solinas, ti rendimo sos onores. 8 Su hòro ti c’han’istracciau T’han’apertu s’istintina, mancu esseret medihìna, su sambene s’hant buffau. Tando t’han’ishoprecau, Sa conca sos traitores. Juvann’Antoni Solinas, ti rendimo sos onores. 9 Mortu ses hin sos onores, Juvann’Antoni Solinas, Una horona de ispinas, de Gesus su Redentore. Homo ses hin su Segnore, Ma inoh’has sas radihìnas. ti rendimo sos onores, Juvann’Antoni Solinas.
Sì ses’attentu bene afferra Su c’hat nadu Juvanne Paule Segundu Hat preigadu in tottu su mundu Ponide sa paghe inue bat gherra Ma sos chi suno a s’atera perra No l’hana ascurtadu meda a fundu Como chi l’hana vidu moribundu Acudini da e dogni parte e terra V’idi unu Papa de grande valore Non meritavada tanta sofferenzia Predicavada sa paghe e s’amore E mancu Deus hat tentu clemenzia Isperamo su sou sucessore Chi non b’hapat da issu differenzia Flore Antoniangelo
ONORE E MERITU (a Gianfranco Zola) Idda mia, ses tott’orgogliu’ e brama Ca sos caros natales tue has dadu A unu fizzu notu, e rispettadu, chi onore ti dada e, tanta fama.
Oliena, pro custu mannu eventu Est presente sa populazione, pro festare unu nostru Campione chi in s’isport, tantu onore hat tentu
Astru lughente de babbu e de mamma E, pro tottu su sou parentadu, s’est semper’in tott’ue presentadu umile, e de modestia hat sa prama.
Omine estrosu de raru talentu S’est distintu in su jogu ‘e su pallone, e, pro cando hat in manos su timone tzertu non mancat su divertimentu.
In logu nostru, e foras, sos valores Mustrat che Sardu e che Olianesu Oje li tributtamus sos onores.
Cando intrat in campu est’ammirau Joghende cun sas suas serpentinas Paret chi tottus los leed’in ziru.
In su campu joghende semper’ hat resu Finz’in Casteddu, rios de sudore Pro l’ider binchidore b’hat ispesu.
E sas boghes s’intenden, Zola, Zola, ca de retes signadu nd’hat dusinas cun numeros mustrende un’alta iscola.
Duone, su 31 e marthu 2005
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MORTE DI GIOVANNI PAOLO II
Franciscu Columbu
“SA GHERRA” (Bustianu Piredda) Chi’est mai bessidu binchidore In tottus sas battaglias chi hana fattu Chie mai est’istadu soddisfattu Seminande miseria e terrore
Sunu che i su pische de mare Fachende sas isfidas de continu Cale corazzu a los supportare Fachen currer su sambene a tràinu
Li dana ass’armamentu su valore Ma suno committende unu reatu E s’ignorante chi ponede infatu A s’infrenadude Guvernadore
Atteru bi nd’hat credende a Cainu Sempere in cherta de terrorizzare Non bi resessit de ti ribellare Su bellu coro chi tenes in sinu
Si su dinare de cust’armamentu L’esseren postu a sa nazione E a l’ispendere in cosas e bonu
Istudiadu ma pagu inllizente Sempere s’idea mala ti hat cumbintu E ti credes su mere de su mundu
Però tando no este unu leone E si credet de miseru talentu Prepotente arzandeli su tonu
A it’est chi non mirasa in tundu? Si non ti fachet dolu cussa zente De unu criminale has’un’istintu.
Su Patiu - Giugno 2005 - n. 6
a cura di A. Franca Pau
La gioia per Papa Ratzinger non cancella il desiderio di dare il nostro saluto a Papa Wojtyla… “Vi ho cercati adesso voi siete venuti da me e vi ringrazio” Caro Amico, a distanza di due mesi risuona forte nei nostri cuori la frase che hai pensato per noi, tuoi giovani e figli. Sì, perché in tutta la tua vita ci hai amato proprio come un padre. E’ vero, ci hai cercato e noi ci siamo lasciati trovare perché abbiamo sentito che potevamo fidarci di te e tu per primo hai riposto fiducia in noi, hai creduto in noi. Continueremo ad essere le sentinelle del mattino sapendo di non aver sbagliato ad accettare il tuo invito, la tua proposta d’incontrare Gesù. A te che sei stato”TOTUS TUUS” nelle mani di Maria, a te che ora ci guardi e proteggi dalla Finestra del Padre arrivi il nostro abbraccio e il nostro GRAZIE. “Ad un Papa che amava la vita, i giovani e il suo prossimo…” Con la tua scomparsa si è spenta quella magia che nessun mago e nessuna fata sarà in grado di compiere… Eri la nostra figura di speranza., il nostro simbolo di pace, eri la nostra forza, punto di appoggio morale e di conforto per tutti i malati, i sofferenti, i deboli. Quante belle parole, quanti sorrisi, quante lacrime di gioia, quanti baci e abbracci sei riuscito a donarci. L’affetto che proviamo per te non cesserà mai, custodiremo gelosamente nei nostri cuori e nella nostra mente ogni tuo piccolo gesto, ricorderemo la tua missione di pace e di amore affinché in noi cresca sempre più ciò che hai seminato, eri la guida di noi giovani e tale rimarrai…parleremo di te ai nostri figli come di un eroe di pace!! Racconteremo loro come la vastissima piazza di San Pietro era colma di giovani che cantavano e gridavano a squarciagola : GIOVANNI PAOLO - GIOVANNI PAOLO ritmandolo col battito delle mani in attesa di vederti affacciato alla tua finestra per un saluto. Non smetteremo mai di ringraziare il Cielo per averci donato la sua stella più bella, stella speciale e unica che ora continuerà da lassù ad illuminare il nostro cammino. Sarai sempre presente nelle nostre preghiere come noi lo siamo stati nelle tue.
Spazio Giovani CARO GRANDE AMICO dei giovani a te diciamo il nostro GRAZIE, CIAO PAPA BUONO, non ti dimenticheremo mai!. Maria Grazia,19 anni “ E mi ritrovo a pensare…” Penso a quanto possa essere una straordinaria persona che, come lui, sia riuscita a raggiungere il mondo intero, nel profondo, più profondo di noi stessi.Ricordo con immenso piacere l’estate del 2000, luglio. Ero a Roma per motivi di studio e girovagando per le strade di questa splendida città arrivai a San Pietro quasi per caso una folla immensa e una vocina che parlava. Non mi resi subito conto di cosa stava succedendo tanta era la gente e molto ridotto il raggio visivo data la mia altezza!!! Alzai gli occhi ad un maxi schermo e rimasi attonita, sorpresa.Era proprio lì, davanti a me che predicava, a pochi metri, la mia prima volta davanti al Papa; cominciai a piangere, tanto. Non riuscivo a contenermi, ero lì, da sola, in mezzo a mille persone che piangevo con un’emozione e una felicità dentro inspiegabili. Che strano!!! Proprio io..che sinceramente non ho mai creduto nella chiesa, nei sacerdoti, io che non sono mai stata una praticante. E invece son stata rapita, avvolta dal suo amore a pensare che c’era ancora qualcosa in cui credere. Era come se quel giorno Lui mi avesse chiamato in quel posto preciso per gioire, io ci dovevo essere.Ora sono qui…a ringraziarlo per avermi arricchito con il suo fare semplice e paterno in questo mio percorso di vita. GRAZIE KAROL, dal profondo della mia anima per aver raggiunto il mio cuore!!!! Antonella, 26 anni “...Alla fine…ti ho scoperto…” Anche se non ho potuto conoscerti personalmente mi ritengo fortunato di averti incontrato e ascoltato attraverso i mezzi di comunicazione. Ciò che mi ha affascinato di te è stato il tuo modo di agire, il tuo metterti in gioco in ogni situazione e spenderti con la tua vita per ogni persona trovando la parola giusta per tutti. Mi è dispiaciuto essermi accorto di te e aver apprezzato ciò che avevi fatto solo nelle tue ultime settimane tra noi, questo rimarrà un mio rimpianto ma “meglio tardi che mai”. Ho provato un grande stupore nel vedere come hai vissuto la tua malattia, per come hai fatto di questa una forza, per come ci sei stato vicino fino all’ultimo giorno, incoraggiandoci. Sicuramente terrò sempre a mente gli insegnamenti che mi hai dato e li porterò con me sforzandomi di metterli in pratica. GRAZIE. Alberto, 28 anni “…Grazie papà…” Avevo 18 anni quando t’incontrai per la prima volta … “Juan Pablo II te quiere todo el mundo”… così la folla acclamava e in mezzo a quella folla c’ero anch’io. Era la mia prima Gmg (Giornata mondiale della gioventù) e fu un’esperienza fortissima che mi spinse a seguirti ad ogni incontro. Iniziò così il mio cammino da Papa boys…Santiago, Czestochowa, Denver, Manila, Loreto,Parigi, Roma, Toronto..CHE GIORNATE!!! I tuoi discorsi risuonano ancora nel mio cuore, i tuoi dolci e decisi rimproveri mi hanno aiutato a crescere nella fede e a non aver paura. “Giovani pellegrini, Cristo ha bisogno di voi” -dicevi-, “la Gmg è una sosta lungo il cammino ma il vostro viaggio deve continuare nelle vostre vite !!!” . Il prossimo appuntamento è a Colonia, sarà dura senza di te ma so che mi guiderai da lassù. Hai reso il mondo speciale perché hai saputo infondere l’Amore del Padre a tutti noi giovani, GRAZIE PAPA,GRAZIE PAPA’ Giovanni, 35 anni
Su Patiu - Giugno 2005 - n. 6
pag. 15
Spazio Giovani
a cura di A. Franca Pau
Mercoledì 19 aprile: FUMATA BIANCA!!! Ecco che poco dopo da piazza San Pietro è stato annunciato: “HABEMUS PAPAM!!!!!” Siamo felici di accoglierti e di darti il benvenuto a te, nuovo vescovo di Roma: BENEDETTO XVI. Ti abbiamo ascoltato e ringraziato, da cardinale Ratzinger, per la preziosa omelia che ci hai regalato nel giorno del funerale di Papa Karol e ora ti ringraziamo per aver detto Sì all’invito del Signore :”TU SEGUIMI !”. Certo, non neghiamo l’iniziale senso di disorientamento fra tanti di noi nel vederti affacciato a quella famosa finestra.. ma è bastato poco per conquistare ancora una volta il nostro giovane cuore. Il tuo sorriso, la tua semplicità, la tua umiltà, la tua discreta dolcezza ma anche la tua schiettezza e fermezza ci hanno permesso di non sentirci più orfani. Ci hai colpito per l’affettuosa e sincera gratitudine che hai mostrato e mostri al tuo e nostro amico Giovanni Paolo. Anche noi vogliamo essere tuoi amici e diciamo GRAZIE al Signore per averti mandato.
“…Una questione d’Amore…” Quando si ha troppo dentro difficilmente si riesce ad esprimere compiutamente i propri pensieri, difficilmente un sentimento come l’amore può essere spiegato - altro non è, infatti, ciò che in questi anni è cresciuto e maturato in me nei confronti di Giovanni Paolo - ma questa pagina merita un tentativo, se non altro per tener vivo non certo il ricordo ma la certezza di una presenza. Io lo sento vivo, in me e fuori di me, e con Benedetto posso dire “mi sembra di sentire la sua mano forte che tiene la mia, mi sembra di vedere i suoi occhi sorridenti e di ascoltare le sue parole, rivolte in particolare a me “non avere paura!””. Come non essere grato a Dio per questo dono immenso? Il dono di nascere e crescere sotto la sua protezione e guida, una guida dolce e sicura ma sempre esigente, controcorrente, che mi ha chiesto di porre decisamente la mia esistenza nelle mani di Gesù e Maria. Come non amare e seguire la persona che, insieme alla mia famiglia, più di tutte mi ha aiutato ad abbracciare e scegliere con convinzione la Fede, che mi ha portato a scoprire la verità di me stesso, senza nascondermi mai le difficoltà, senza inganno ma sempre alla luce della Verità che salva, della croce - dell’Amore in definitiva -, come non essere grati? Ma è proprio ora che occorre non avere paura: se Giovanni Paolo è stato il Papa della giovinezza e dell’ingresso nella maturità, Benedetto ci guiderà alla maturità piena, alla sfida con questo mondo soggiogato dalla dittatura del relativismo e del nichilismo. Cedere ora per la mancanza di lui, mancanza solo apparente se abbiamo la Fede, questo sì significherebbe tradirlo e non mettere a frutto quanto di grande ha seminato in noi in questo tempo meraviglioso; significherebbe fermarsi alla superficie, incapaci di dare valore pieno ad eventi come le GMG o alle innumerevoli attenzioni che ha avuto nei nostri riguardi. Lasciarsi andare ora significherebbe non aver mai visto in lui la bellezza e la grandezza della Chiesa pellegrina nel mondo, il valore della sofferenza, la felicità che solo una Fede autentica può regalarci. “Spalanchiamo allora le porte a Cristo che dà tutto e non toglie nulla!” Franco, 24 anni. GMG 2000
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Su Patiu - Giugno 2005 - n. 6