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Parrocchia: Laboratorio di idee Per crescere come uomini e cristiani uoviamo i primi passi nel nuovo anno pastorale che vedrà alcuni appuntamenti importanti per la nostra Comunità parrocchiale. La Parrocchia sarà chiamata a diventare sempre più un laboratorio di idee, dove il concorso di tutti è garanzia migliore per crescere come uomini e donne e come cristiani. Nell’anno che è trascorso si sono portate avanti alcune iniziative, altre sono rimaste “incompiute”. Il Consiglio Pastorale riunito in assemblea plenaria ha indicato quali dovrebbero essere le linee d’impegno per quest’anno, che possono essere così riassunte: maggiore attenzione alle famiglie e coinvolgimento in un percorso di riflessione che potrà approdare ad un grande convegno sui temi dell’educazione alla legalità, al rispetto, ai valori cristiani, da tenersi nel cuore dell’anno. Avremo anche l’appuntamento della Visita Pastorale. Non potrà essere ridotta ad un insieme di celebrazioni, anche belle, ma dovrà segnare una forte ripresa della nostra vita di cristiani che ri-

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trova nel Vescovo il Pastore e la guida per la crescita spirituale di ognuno. Altro impegno importante sarà valorizzare i momenti di preghiera comunitaria per i responsabili delle attività che sono rivolte ai ragazzi e ai giovani, in modo da lavorare insieme per costruire una comunità sempre più armoniosa. Lavorando così ci si potrà preparare a realizzare quel “sogno” che si chiama Oratorio, da non pensare esclusivamente come spazio da acquisire ma come “luogo”che accoglie bambini, ragazzi, giovani, adulti e anziani per offrire una valorizzazione del tempo libero e momenti autentici di vita comunitaria. L’impegno di tutti potrà rendere sempre più bella e più vivibile questa nostra comunità che manifesta alcuni segnali preoccupanti di sfaldamento e perdita di valori. Ciò che non dobbiamo perdere è il coraggio di scommettere e osare di più nel campo della testimonianza. Si avvicina il Natale, il nuovo avvento di Gesù possa dare vita al “sogno” che tutti coltiviamo: fare della nostra co-

munità un luogo di crescita umana e cristiana.

Buon Natale e Buon Anno I Sacerdoti

SOMMARIO:

VITA PARROCCHIALE 2

Dal 1 Giugno al 15 Novembre

QUINQUELIBRI 3

Dagli Atti Parrocchiali

CALENDARIO AVVENTO 4 Gli appuntamenti per il periodo di Natale

ASSOCIAZIONI 5 Vivere lo scautismo

ASSOCIAZIONI 6 - 7 Campi dell’Azione Cattolica

ANGOLO DEI BAMBINI 8 - 9 L’Uomo che costruiva Presepi

APPROFONDIMENTI 10

Non alteriamo i toponimi

AMMENTOS 11 - 12 Uve che semos nois - seconda parte

DAI LETTORI 13 Il corpo è mio e lo gestisco io

L’ANGOLO DELLA POESIA 14 Autori vari

LA FINESTRA SUI GIOVANI Festa B.V. di Monserrat 2004

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15 - 16 Testimonianze da Colonia - Live 8 pag. 1


Cronaca di Vita Parrocchiale Avvenimenti vissuti nella nostra comunità dal 1 Giugno al 20 Novembre 1 giugno Inizia in Parrocchia la tredicina in onore di S. Antonio di Padova. 3 giugno Festa del S. Cuore di Gesù. 6 giugno Con un momento di festa al campo sportivo, si conclude l’anno catechistico. 13 giugno Festa di S. Antonio di Padova. 15 giugno Inizia la novena in onore di S. Giovanni Battista nella chiesa a lui dedicata vicino a Su Gologone. 19 giugno A S. Lussorio santa Messa per i volontari della Sardegna, ospiti dell’ASO. 24 giugno Festa di S. Giovanni Battista. La mattina i priori scendono al santuario a cavallo. Processione, s. messa e al termine pranzo comunitario. Buona la partecipazione. 3 Luglio La tradizionale messa in località “Pradu” a causa della impraticabilità dell’ultimo tratto di strada viene celebrata a “Tuones”. In questi giorni siamo vicini con la preghiera a don Giovanni Battista Mulas e don Francesco Pau, già collaboratori nella nostra Parrocchia per i 50 anni di sacerdozio.

Campo A.C.R. ad Arbatax. 7 luglio Inizia la novena in preparazione alla festa del Carmelo. 16 luglio Con devota partecipazione di popolo nella festa della B. Vergine si benedicono gli scapolari. 17 luglio Inizia la novena in onore di S. Anna. 18-22 luglio Pellegrinaggio ADI a Lourdes. 22 luglio Inizia la novena in onore del nostro santo patrono Ignazio di Loyola. 23-31 luglio Partecipazione del Gruppo di Oliena al Campo Regionale del Reparto Scout ad Abbasanta. 26 luglio Festa di S. Anna. 28 luglio Il padre gesuita Giuseppe Marroccu anima la nostra preghiera alla vigilia della festa di S. Ignazio. 30 luglio Un gruppo di 20 ragazzi delle scuole medie dell’Acr, inizia ad Arbatax il campo estivo.

In serata amichevole di calcio tra le vecchie glorie della Corrasi e una squadra di preti e politici. 31 luglio Festa di S. Ignazio patrono della nostra Comunità. Nel tardo pomeriggio S. Messa e processione. In serata concerto in piazza. 2 agosto Festa del perdono di Assisi. In serata inizia il triduo alla B.V. di Buon Cammino. 5 agosto Festa della B. V. di Buon Cammino. 6 agosto Inizia la novena in onore dell’Assunta. Dopo diversi anni questa preghiera viene fatta nella chiesa di S. Maria. Viene benedetta la nuova statua della Madonna opera e dono dei coniugi MonniSalis. 14 agosto In serata un gruppo di 40 giovani della nostra parrocchia parte per Colonia in Germania, parteciperanno alla XX Giornata Mondiale della Gioventù. 15 agosto Festa dell’Assunta, in serata solenne processione. 16 agosto Inizia nella chiesa a lui dedicata

la novena in onore di S. Lussorio. 21 agosto Festa di S. Lussorio. In serata a causa della pioggia la processione viene sospesa e rimandata al 24. 27 agosto Ad Orani don Piero Mula, vice parroco ad Oliena per 8 anni, celebra il venticinquesimo di sacerdozio. 30 agosto Inizia nel santuario di Monserrato la novena in onore della B. Vergine. 7 settembre Presiede l’Eucaristia a Monserrata Mons. Pietro Meloni, sono presenti numerosi ammalati. 9 settembre In occasione di ‘Cortes Apertas’ si tiene in piazza del mercato un interessantissimo Convegno sulla presenza dei Gesuiti a Oliena, relatore è il padre gesuita Raimondo Turtas. 14 settembre Festa dell’Esaltazione della S. Croce. Alle ore 9.00 nell’oratorio viene celebrata la S. Messa. 15 settembre Alle ore 16.00 nella chiesetta della Pietà presso le sorgenti di Su

4-10 luglio

NOTIZIARIO della Parrocchia Sant’Ignazio di Loyola - OLIENA Direttore Responsabile: PIETRO PUGGIONI Gruppo Redazione: SALVATORE FANCELLO GIOVANNI MARIA CHESSA ANTONELLO PULIGHEDDU PEPPINO NIEDDU FRANCO GARDU ANNA FRANCA PAU Stampa: SERISTAMPA - OLIENA Dicembre 2005 - n. 7 Iscrizione Reg. G. e P. N. del Trib. di Nuoro n. 03/2004 del 20 Ottobre 2004

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Quinquelibri dal 1 Giugno al 27 Novembre

SONO STATI BATTEZZATI IN CRISTO: Solinas Giuseppe, Pulloni Francesca Maria Benedetta, Sabucci Sabrina, Piras Samuele Domenico, Bassu Matteo, Bracaloni Milo, Solinas Emma, Puligheddu Martina, Tuffu Gabriele, Rosu Simone, Ghisu Matteo, Carta Michele, Mannu Roberta, Corbeddu Gabriele, Barone Fabio, Salis Chiara, Carrus Manuela, Manca Giulia, Prontu Virginia Rita, Occhipinti Chiara Annamaria, Puddighinu Cristiano Giovanni, Senette Davide, Puligheddu Davide, Mereu Sara.

DAVANTI AL SIGNORE HANNO FORMATO UNA NUOVA FAMIGLIA: Corbeddu Lorenzo e Pala Sabrina, Gungui Salvatore e Cuccureddu Elisa, Zanda Alberto e Fele Pietrina, Burrai Diego e Diana Diana, Sini Antonio e Boi Assunta, Rubanu Mario e Congiu Giovanna Francesca, Marongiu Gianluca e Salis Giovanna, Sale Giampaolo e Giobbe Gianna, Puddu Marcello e Corbeddu Immacolata, Carta Patrizio e Gabbas Nicoletta, Zichi Sebastiano e Cebula Lidia, Carta Santino e Macias Jimenez Dora Dalila, Corrias Fabio e Uras Valeria, Demontis Aldo e Pulloni Marianna, Tuffu Antonio e Fenu Maria Giovanna, Piga Bastiano e Musa Giovanna, Curreli Gianfranco e Mula Pina, Chifari Mario e Vinzi Agnese, Vardeu Giovanni e Onnis Marilena, Carta Pietro e Massaiu Paola, Serri Alessio e Fele Pasquina, Pinna Nino e Castelnuovo Sonia, Sanna Antonio Salvatore e Pintore Francesca.

SONO RITORNATI ALLA CASA DEL PADRE I NOSTRI CARI: Puligheddu Mario, Porcu Ignazio, Carta Antonio, Catte Michela Caterina, Puligheddu Giovanna Anania, Giobbe Francesca Maria, Puligheddu Dorotea, Ghisu Cicita, Corrias Pietro, Corrias Pietro, Salis Anna Maria, Correli Antonino, Mula Maria, Mura Pietrina, Murgia Andrea, Catzeddu Mariangela, Catte Sebastiana Basilia, Puligheddu Antoniangela, Mulas Franco Ignazio, Cau Giovanni, Canudu Antonio Giovanni, Cattide Antioco Giuseppe, Salis Tonino, Puddu Biagio.

ANNIVERSARI: Anniversari (dal 1 Ottobre al 15 febbraio 2006 e prenotati al 27 novembre) Ottobre: Novembre: Dicembre: Gennaio: Febbraio:

Maricosu Antonio (1), Boe Narciso (2), Massaiu Pietro (5), Boi Pietro (7),Pettorru Salvatore (15), Corrias Vincenzo (26), Boier Antonio (29). Maricosu Mario (5), Salis Sebastiana (7), Pompita Antonio Battista (11), Puggioni Sebastiana (13), Piga Angelino (16), Ticca Giovanna (26). Cocco Stefano (8), Medde Salvatore (18), Cau Pietro Maria (29), Sanna Maria Rosa (30). Fiori Antonio (5). Tolu Raimondo (9).

continua Cronaca di vita Parrocchiale Gologone viene celebrata la S. Messa. Dopo diversi anni si celebra finalmente all’interno del tempio interessato finora ad interventi di restauro. Il lavoro di un gruppo di prioresse ha reso decorosa la chiesa e le sue adiacenze.

26 settembre Inizia la novena in onore di S. Francesco.

18 settembre Benedizione della nuova Via Crucis a S. Maria opera del pittore A. Montanari.

1-2 ottobre I ministranti iniziano le attività con un fine settimana comunitario a Monserrata.

20 settembre Il Consiglio Pastorale Parrocchiale riprende le attività.

3 ottobre Riprendono gli incontri di catechesi per i bambini e per i ragazzi.

23 settembre Alle 9.00, in occasione della festa di S. Pio, viene celebrata una S. Messa.

29 settembre 10 ottobre Pellegrinaggio in Terra Santa di un gruppo di parrocchiani insieme al parroco.

4 ottobre Festa di S. Francesco, ore 9.00 S. Messa.

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9 ottobre Don Ruggero Bettarelli di questa Comunità Parrocchiale fa il suo ingresso da Parroco ad Orotelli, una numerosa delegazione di Oliena è presente alla cerimonia.

l’ottavario per i defunti.

23 ottobre Le prioresse dei tre oratori partecipano al Convegno Regionale delle Confraternite a Porto Torres.

4 novembre Ore 10.30 Messa per i caduti di tutte le guerre. Segue una suggestiva cerimonia davanti alla nuova lapide che fa giustizia alla memoria di alcuni caduti “dimenticati”. Grande partecipazione di fedeli, alunni delle scuole. Ottima l’organizzazione dell’Associazione ex Combattenti.

30 ottobre Al termine della messa vespertina, adorazione eucaristica di tutti i gruppi ecclesiali. 1 novembre Alle 15.30 in Cimitero viene celebrata una S. Messa in onore di tutti i Santi ed iniziamo

2 novembre La bella giornata favorisce la visita al cimitero e le funzioni religiose in suffragio dei fedeli defunti.

5-6 novembre Uscita di gruppo degli scout al Monte Ortobene

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Calendario Avvento 29 Novembre ore 18,15 - Inizio Novena Immacolata

GIORNI PENITENZIALI

12-19 dicembre Settimana della Solidarietà

Lunedì 19 Dicembre - ore 9.00 - 12.00 S. Maria - ore 15.00 - 18.00 Parrocchia Martedì 20 Dicembre - ore 9.00 - 12.00 S. Giuseppe - ore 15.00 - 18.00 Parrocchia Mercoledì 21 Dicembre - ore 9.00 - 12.00 S. Maria -ore 15.00 - 18.00 Parrocchia -ore 20.00 Confessioni per i giovani. Giovedì 22 Dicembre - ore 9.00 - 12.00 Parrocchia -ore 15.00 - 18.00 Parrocchia Venerdì 23 Dicembre - ore 9.00 - 12.00 Carmelo - ore 15.00 - 18.00 Parrocchia Sabato 24 Dicembre - ore 9.00 - 12.00 S. Giuseppe - ore 15.00 - 18.00 Parrocchia

18 dicembre Giornata del Malato.

Si raccomanda la partecipazione alla liturgia penitenziale di Domenica 11 Dicembre - ore 16.00.

4 dicembre - Inaugurazione anno scout 8 dicembre - Solennità dell’Immacolata Concezione. Festa dell’ACI. 11 dicembre ore 16.00 Celebrazione penitenziale 13 dicembre ore 15.30 S. Messa a S. Lucia 15 dicembre Natale degli Uomini. Ore 19.00 confessioni, ore 20.00 Santa Messa 16 dicembre Inizia la Novena di Natale.

Ore 16.00: anziani e bambini - ore 19.30: famiglie

20 dicembre ore 20.30 Concerto della Polifonica Olianese INDIRIZZI e NUMERI TELEFONICI 24 dicembre ore 17.30 S. Messa della vigilia (prefestiva). ore 24.00 S. Messa della Notte di Natale. 30 dicembre - Festa della S. Famiglia ore 19.00 S. Messa per le famiglie con il rinnovo degli impegni matrimoniali. Al termine assegnazione del Premio Bontà 2005. 31 dicembre - Te Deum. ore 17.30 S. Messa prefestiva che si prolungherà con l’adorazione e il canto del Te Deum. 6 gennaio 2005 ore 16.00 Befana dei Bambini in Casa del Giovane. 8 gennaio 2005 Inizio Novena a S. Antonio Abate. 9 gennaio Riprende il catechismo dei bambini e dei ragazzi. 14 gennaio ore 19.00 Inizia il corso di preparazione al matrimonio. Si raccomanda la partecipazione alle coppie che pensano al matrimonio negli anni 2006—2007. 16 gennaio ore 19.00 a S. Maria Benedizione del fuoco di S. Antonio. 2 febbraio Festa della Candelora. Professione delle Nuove Prioresse.

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Parrocchia Sant’Ignazio di Loyola Piazza Collegio, 7 - 08025 OLIENA (Nu) Tel. e Fax 0784.285655 Indirizzo e-mail: p.santignazio@tiscali.it Don Fancello Don Chessa Don Puddu Suore

tel. tel. tel. tel.

0784.285655 0784.288646 0784.288707 0784.287555

ORARI S. MESSE DAL 19 SETTEMBRE A MARZO

Feriale

ore

Festivo

ore

7.00 17.30 7.00 8.15 9.30 11.00 18.00

Avviso ai lettori: Ai sensi della legge D.Lgs 30.6.2003 n. 196 per la tutela dei dati personali, comunichiamo che gli indirizzi di quanti ricevono questo periodico fanno parte dell’archivio della Parrocchia S. Ignazio di Loyola in Oliena e sono utilizzati esclusivamente per l’invio del predetto periodico o di altre comunicazioni sulle nostre attività.

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Vivere lo scautismo con gioia e partecipazione... Testimonianze dal Campo Regionale della Branca Esploratori Guide e da una Route un po’ “particolare” a Colonia seguendo un “capo” altrettanto particolare!

“Tracce sul sentiero della vita”, 1500 ragazzi e ragazze dagli 11 ai 16 anni, 300 fra Capi e Rover/Scolte in servizio. Questi lo slogan e i numeri del secondo Campo Regionale della Branca Esploratori e Guide degli Scouts cattolici in Sardegna svoltosi nella base regionale di San Martino di Abbasanta dal 23 al 31 luglio. Un villaggio enorme di scouts provenienti oltreché da tutta la Sardegna anche da Genova, Roma, Rovereto, Massafra, Manciano, Londra e Sarajevo si è confrontato sullo stato attuale dello scautismo cattolico, ponendo le basi per un rinnovato impegno per un futuro di speranze, solidarietà, attenzione per l’ambiente, accoglienza e voglia di fare e di stare insieme. E’ in questo contesto che gli Esploratori e le Guide del Reparto di Oliena (32 ragazzi/e più 3 Capi) hanno trascorso il loro campo estivo. Un appuntamento al quale abbiamo voluto partecipare, aderendovi già dall’estate dell’anno scorso, per tanti motivi: in primo luogo perché il nostro Reparto – molto giovane come formazione, essendo oltre la metà degli iscritti al primo anno di scautismo – aveva l’obbligo di cogliere l’occasione di un incontro così importante per imparare dal confronto con gli altri. Si tenga conto che un evento così grande, nei contenuti e nell’organizzazione, non capita tutti i giorni: il primo vent’anni fa, nel 1986! il prossimo chissà quando. In secondo luogo perché è forte, in tutti noi e in particolare nei ragazzi la voglia di incontrarsi, discutere, conoscere. Infine perché apparteniamo ad una più grande famiglia, quella dello scautismo, della quale ci sentiamo parte importante. “La vita scout media di un ragazzo è relativamente corta, ed è bene che ogni generazione di scout possa vedere almeno un grande raduno poiché esso rende possibile una presa di coscienza da parte del ragazzo della sua appartenenza ad una fratellanza veramente grande e al tempo stesso lo porta ad allacciare rapporti di conoscenza personale con altri fratelli scout.” (Baden Powel). Torniamo a casa consci di aver vissuto un grande evento, carichi di ricordi e capacità nuove, sicuri che le tracce seguite in questo Campo saranno importanti per molto più di questi nove giorni. Il Campo è stato realizzato anche grazie alla disponibilità delle famiglie che hanno sostenuto un costo più alto del solito, ad un contributo dell’Amministrazione Comunale di Oliena che ha consentito l’acquisto di attrezzature varie, alla disponibilità dell’ASO che ha dedicato una giornata alla sicurezza, agli esperti di natura e mani abili Angelino Congiu e Lulleddu, a Salvatore Fadda –al quale siamo fraternamente vicini in questi giorni di sofferenza – per il trasporto del materiale: a tutti – che ne hanno capito la valenza - va il nostro grazie. Soprattutto è stato realizzato per l’impegno e la costanza dei Capi e dei ragazzi, nella Speranza di un mondo migliore nel quale essere protagonisti, portatori di valori di civiltà e rispetto verso le persone e l’ambiente, cittadini attivi di una società che ci chiede di imparare ad essere capaci di migliorarla.

Inseguendo una stella... è così che siamo arrivati a Colonia. Siamo arrivati in tanti, giovani pieni di speranze, di buoni propositi, di curiosità, di voglia di vivere e di divertirci. Tutti provavamo queste sensazioni, ma in realtà nessuno di noi immaginava come sarebbe andata, nessuno di noi aveva messo in conto quanto bello sarebbe stato seguire quella stella... Nessuno di noi immaginava quanto forte fosse quella luce e quanto sarebbe stata più intensa una volta che avrebbe raggiunto il nostro cuore. Forse non sapevamo che in questa esperienza ognuno di noi avrebbe imparato a distinguere la propria tra tutte le stelle del firmamento. Alla fine di un’esperienza ci si trova inevitabilmente a tirare le somme, a riflettere su ciò che è stato, su ciò che possiamo trarre da essa come insegnamento. Ci ritroviamo a pensare a tutto ciò che di positivo e negativo abbiamo vissuto. E’ quasi superfluo dire che per ognuno di noi è stato qualcosa di memorabile, credo che ognuno di noi farà tesoro di questa avventura. Non è facile raccontarla a chi non l’ha vissuta perchè è stato un insieme di tante emozioni, di belle sensazioni, che a volte descriverla può risultare banale, forse perde un po’ di quell’incanto che si nota mentre la si vive. Molti penseranno che è stato solo un viaggio come se ne fanno tanti in Parrocchia, noi invece possiamo dire che è stato tutt’altro, nel senso che è stato molto di più. Forse non tutti abbiamo iniziato questo viaggio sicuri della nostra fede in Dio, però so che tutti, una volta tornati a casa abbiamo preso lo spunto da questa esperienza per fortificare la nostra fede, per accrescerla. Non mi ricordo più della stanchezza, del freddo, della lingua tedesca che mancava al nostro ridotto bagaglio culturale, del cibo a volte immangiabile. Ricordo invece il pomeriggio a Bonn con Don Ruggero che ce l’ha fatta visitare in autobus, delle risate tra di noi, delle serate vicino al fuoco insieme agli americani e ai tedeschi che ci hanno accolto a Sechtem, del loro calore nell’offrirci le loro case, delle amicizie che sono nate e di quelle che si sono consolidate nella condivisione di questo cammino. Devo dire che si sentiva molto forte la presenza di Giovanni Paolo II, che per primo ha voluto la GMG, che ci ha chiamati a seguire la nostra stella. Era bellissimo vedere tutta quella gente intorno a me, guidata dalla stessa luce, è stata l’occasione per smentire chi dice che i giovani d’oggi sono vuoti, che siamo una “generazione di sconforto”. La Gmg a Colonia è stato lo schiaffo morale dato a chi pensa che non siamo in grado di fare qualcosa di buono per noi e per gli altri. Noi siamo motivati e siamo pronti a rispondere alla chiamata di chi ha fiducia in noi, come ne ha avuta il Papa. Ci ha chiamati perchè potessimo seguire la nostra stella d’oriente, perchè la potessimo fare nostra. La Gmg aveva questo fine e noi l’abbiamo capito, tanto che la seguiremo anche in Australia. Teresa

Salvatore, Annarosa e Giacinta

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Campi A.C.

Il Campo ACR: un’esperienza indimenticabile Riesce a rafforzare qualcosa che già c’è e rende magica l’esperienza in A.C.R., l’amicizia con gli altri e con Gesù Con l’inizio del tempo estivo il ragazzo si sente libero dagli impegni, dai doveri quotidiani rappresentati dalla scuola, dalle attività extra scolastiche e sperimenta la bellezza delle giornate senza appuntamenti, senza l’assillo delle cose da fare. Il tempo che libera veramente è quello infatti che aiuta i ragazzi a scoprire o potenziare dimensioni diverse da sé. Per questo i ragazzi si accorgono che la partecipazione alla missione di Gesù non finisce e ne vivono tutta la loro potenza e la ricchezza nelle esperienze comunitarie che sono caratteristiche dei campi scuola. Il campo scuola, poi, riesce a rafforzare qualcosa che già c’è e rende magica l’esperienza in A.C.R., l’amicizia con gli

altri e con Gesù! Il campo scuola A.C.R. dei bambini 6/8 e 9/11 è stato fatto ad Arbatax nel mese di luglio ed ha visto la partecipazione di ben 58 bambini. L’ambientazione che ha caratterizzato il campo è stata quella di proporre le “parabole del Regno”: il seminatore, la zizzania, il tesoro nascosto, la perla preziosa, che ha coinvolto i bambini in un modo incredibile. Con varie tecniche di animazione come teatro, musical, recita, i bambini hanno partecipato con grande entusiasmo alle varie attività; naturalmente essendo in una località marina non poteva mancare qualche tuffo nelle limpide acque di Arbatax dove Don Fancello, gli educatori e i ragazzi del gruppo Giovanissimi di

Quest’anno per me è stato il più bel campo ACR forse perché in quinta e già proiettata alle medie, forse perché cambiava il posto, non in montagna ma al mare. L’attività era guidata dagli educatori e dal sacerdote : ogni giorno ci introduceva in una parabola che poi noi dovevamo approfondire e rappresentare in diversi modi. Divisi per età ad ogni gruppo veniva dato un compito specifico per la mattinata. Il dopo pranzo trascorreva tra giochi, chiacchiere e biliardino e poi finalmente al mare. L’ora del bagno sembrava non arrivare mai, quando finalmente il fischietto dava il via felicissimi ci ‘buttavamo’in acqua. Merenda e a giocare sul bagnasciuga, prendere il sole e quando arrivava l’ora di partire di corsa verso il pullman felici e nello stesso tempo curiosi e ansiosi per la serata che ci aspettava. Finalmente dopo cena iniziavamo a giocare divisi per gruppi dove non era più importante chi era grande o piccolo, chi perdeva o vinceva ma contava stare in-

sieme. Fra tutte quelle vissute per me è stata la più, la migliore. Spero di aver stimolato la vostra curiosità, vi aspettiamo all’ ACR. Giovanna BILANCIO FESTA S. LUSSORIO 2005 - LEVA ‘75 Entrate Uscite

156.533,13 136.117,60

Attivo 20.415,53 che va distribuito nel seguente modo: 6000 euro al comitato S. Lussorio 2006 ristrutturazione chiesa S. Lussorio Nuova Pandela e abbellimento di una piazza del Paese. Il comitato 2005 ringrazia l’Amm.ne Comunale, Il Presidio Turistico, La Parrocchia, I Carabinieri, l’Aso, tutti i commercianti, gli artigiani, i pastori e la cittadinanza intera per il contributo e la collaborazione.

A.C. che hanno dato una mano d’aiuto e i bambini riempivano la spiaggia con urla e giochi. Era una festa. La serata si allietava con balli, canti e giochi. Il campo scuola è un toccasana per gli educatori che seguono i bambini nel loro cammino di fede ma credo anche per i bambini stessi poiché è un’esperienza che li aiuta a crescere e a sapersi confrontare con altri bambini di diversa età. È una bellissima cosa da fare!!!!!! Esperienza vissuta anche da 19 ragazzi tra gli 11 e 13 anni che hanno visto nel campo scuola un’occasione per stare insieme vivendo intensamente quelle giornate tanto desiderate…. Il tema toccava punti un po’ delicati per ragazzi di quella età: “i sentimenti” o meglio “io e i sentimenti”, il confronto personale con l’amore per se stessi, per la famiglia, gli amici e Dio. Temi che i ragazzi hanno affrontato con serietà ed entusiasmo, non senza problemi, perché obbligati a fermarsi a pensare, cosa impensabile in questi tempi . Il campo è diventato un’opportunità di confronto e di crescita. M. Luisa e Barbara BILANCIO FESTA B.V. MONSERRATA 2005 Entrate Uscite

62.350,54 47.932,49

Attivo 14.418,05 L’attivo sarà utilizzato per le manutenzioni ordinarie durante tutto l’anno, bollette di luce acqua e gas, per completare, sostituire e ristrutturare arredi e spazi del santuario. Il comitato 2005 ringrazia l’Amm.ne Comunale, I Carabinieri, tutti i commercianti, gli artigiani, i pastori e la cittadinanza intera per il contributo e la collaborazione prestata. Sono stati eletti priori per l’anno 2006 Malune Pasquale e Lostia Francesca. Si ringraziano le famiglie che dopo aver prestato il loro prezioso servizio hanno lasciato il comitato.

AMICI di SU PATIU Suore Ancelle della Sacra Famiglia, Garippa Alessandra, Maria e Carlo Ledda, Floris Francesco, Catte Antonella, Serra Francesco, Manconi Michela, Puligheddu Grazia e le numerose persone che nell’anonimato vogliono essere nostri amici. pag. 6

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Campi A.C. Vale e Clara qualche giorno dopo il preparavamo e facevamo dei momenti di campo A.C.R parlano della loro espe- ritrovo e di preghiera molto intensi. Dopo rienza… arrivava il momento della cena, e in seguito c’era il momento nel quale presenClara: Ciao Vale, come va ti sei ripresa tavamo i lavori fatti la mattina durante l’attività. Più tardi la sera o uscivamo in giro dal campo? Vale: Si mi sono ripresa perché ho dormi- oppure rimanevamo nella colonia a chiacchierare e a ballare… to a lungo…e tu? Clara: Io invece sono ancora un po’ stan- Fabio: Devo dire che avevate delle giornate molto intense… ca, ma n’è valsa la pena… Clara è interrotta da Fabio che entrando Vale: Eh si proprio così!!! nella stanza sente le parole di Clara e gli Fabio: Voi avete parlato di quest’attività, ma in che cosa consisteva? dice: Clara: Il tema principale era la nostra perFabio:N’è valsa la pena di cosa? (Fabio chiede ciò perché lui non fa parte sona in relazione con noi stessi e con gli del gruppo A.C.R e quindi non sa niente altri. Questo tema ci veniva spiegato prima da Don Chessa poi noi dovevamo didel campo) Clara: No niente io e Vale stavamo par- scuterne nei gruppi nei quali eravamo dilando del campo dell’A.C.R al quale ab- visi e dimostrare quello che avevamo cabiamo partecipato, e io dicevo che anche pito pubblicizzando con spot e immagini se sono ancora molto stanca n’è valsa la quel determinato argomento. Il primo pena perché è stata un’esperienza bellis- giorno abbiamo analizzato il rapporto che noi abbiamo con noi stessi, io l’ho trovasima!!! to molto interessante perché molte volte Fabio: Davvero e che cosa avete fatto? Vale: Di tutto di più! La nostra giornata noi a quest’età tendiamo a non accettarci per quello che siamo e cerchiamo di esse-

cominciava molto presto, ci svegliavamo alle sette e mezzo, ci preparavamo e andavamo a fare colazione. Ovviamente ad apparecchiare eravamo noi, infatti eravamo divisi in gruppi di lavoro e ogni giorno era di turno uno di questi gruppi. Dopo la colazione arrivava il momento dell’attività che ci teneva occupati per tutta la mattina… Infatti una volta concluso il lavoro era già ora di pranzo. Dopo pranzo si poteva dormire oppure stare a chiacchierare ma senza disturbare, ovviamente tale divieto non sempre era rispettato!!! Il pomeriggio si andava al mare tutti assieme… Quello era il momento più atteso di tutta la giornata… Verso le sei del pomeriggio poi tornavamo in colonia, ci Su Patiu - Dicembre 2005 - n. 7

re come gli altri ci vorrebbero. Io da questo ho capito che cercare di cambiare il nostro modo di essere e la cosa più sbagliata che si possa fare, infatti gli altri devono accettarci per quello che siamo. Il secondo giorno abbiamo trattato come tema il nostro rapporto con la famiglia. Anche questa parte dell’attività è stata molto interessante perché nel periodo dell’adolescenza il rapporto con la famiglia è molto contrastato. Siamo riusciti a capire che a volte tenere dei buoni rapporti con i nostri familiari e soprattutto avere dialogo con loro ci rende molto più sereni. È una buona cosa anche talvolta rivolgerci in particolare ai nostri genitori per chiedere consiglio. Il terzo giorno il tema

era il nostro rapporto con un “tu” ovvero con un amico o amica speciale. Quest’argomento e uno dei più vicini alla nostra realtà infatti a quest’età nascono i primi amori e ciò e più che normale, ma noi abbiamo avuto modo di capire che non bisogna mai esagerare ma fare le cose con molta calma. Le cose vanno fatte per gradi senza mai esagerare perché tutto le cose che noi facciamo hanno un loro valore e per questo non vanno fatte tanto per farle perché è proprio questo che ci distingue dagli animali. Da ricordare sempre è anche che nonostante si possa avere un “tu” non bisogna abbandonare i propri amici perché il rapporto con il “tu” potrebbe finire da un momento all’altro e a quel punto rimarremo soli. Il quarto giorno abbiamo affrontato come tema il nostro rapporto con i nostri amici. Abbiamo valutato quando un’amicizia è vera e salda e abbiamo anche valutato quando si può contare su di un amico. Il quinto giorno infine abbiamo analizzato il nostro rapporto con Dio. Questa è stata la parte dell’argomento più difficile da affrontare perché il rapporto con Dio è più difficile di quanto sembri!!! Fabio: Sembra davvero interessante!!! Ma voi che pensate di quest’esperienza? Clara: Io credo che quest’esperienza mi abbia arricchito particolarmente, credo che mi abbia fatto maturare, anche nella fede. Mi ha aiutato a vedere il mondo che mi circonda in maniera diversa, forse mi ha aperto gli occhi e mi ha fatto vedere delle cose e delle realtà che prima riuscivo a vedere. Ora riesco a superare le piccole difficoltà di tutti i giorni che prima mi sembravano insuperabili! Per me è stata un’esperienza davvero preziosa anche perché l’attività ci stimolava a discutere di argomenti dei quali solitamente non riusciamo a parlare. Queste discussioni sono state molto costruttive perché il confronto con i miei coetanei mi ha fatto capire molte cose che da sola forse non avrei capito. Infine per me è stata una bell’esperienza perché si è creato un clima favorevole nel gruppo con i miei compagni e anche con gli educatori, con don Chessa e con i due seminaristi Antonello C. e Antonello S. Fabio: Anche per te Vale è stata un’esperienza così bella? Vale: Si anche per me è stata un’esperienza molto bella e molto intensa. Come ha detto Clara abbiamo avuto la possibilità di confrontarci con persone che talvolta potevano avere opinioni diverse dalle nostre. Quest’esperienza mi ha fatto cambiare idea su molte cose che magari, io reputavo giuste ma mi sono resa conto che in realtà non lo erano. Inoltre una cosa molto preziosa che io ho imparato è stata quella ascoltare gli altri. Anche per me sono stati molto preziosi i rapporti con il gruppo… Fabio: Vi vedo molto soddisfatte?! Vale e Clara: Si lo siamo, e noi rifaremo quest’esperienza anche subito! pag. 7


L’Angolo dei Bambini

L’uomo che costruiva presepi Una favola sul Natale di Antonio Gisondi La stella cometa lampeggiò un poco e poi si spense. L’angelo oscillò, in equilibrio precario sulla grotta e, lentamente, scivolò sui pastori sottostanti. Don Giorgio lesse lo smarrimento negli occhi dei bambini che, cautamente, stavano poggiando sul tavolaccio di legno coperto di muschio, le candide pecorelle di terracotta. “No, così non va” esclamò “questo è un presepe impresentabile”. E, spolverandosi la tonaca, si mise ad osservare lo spettacolo desolante di una capanna diroccata, di pecore e pastori disposti in fila indiana, e di una stella cometa, penzolante e spenta che irradiava tristezza. “Non sono un architetto” pensò con amarezza “Non ci riuscirò mai!”. Gli occhi dei tre bambini, che per tutto il pomeriggio lo avevano aiutato nella chiesa fredda e vuota, coprendosi di polvere e gelando nel tentativo di costruire il presepe, erano lo spettacolo che lo addolorava di più. Era il suo primo anno da parroco, era il suo primo presepe in assoluto, perché in vita sua non era mai riuscito a costruire un presepe, a riparare un lume, ad impacchettare un regalo. Era goffo, maldestro ed ora aveva il compito più delicato che potesse avere un parroco agli occhi di quei ragazzi: fare un bel presepe, di quelli che si ricordano e che tutti, anche quelli delle altre parrocchie, vengono a vedere. Gigi, il più quieto,“Don Giò, non fa nulla! Domani ci riproviamo! Caso mai vengo co’ papà. Mò vado a casa a fare i compiti”. Carletto se ne stava in silenzio a guardare la fontanella da cui sarebbe dovuta zampillare l’acqua e che invece era asciutta, anche se le aveva dedicato tutto il pomeriggio. Michele poggiò l’ultima pecorella, proprio in coda ad un’altra, una fila di quindici pecorelle, come i vagoni di un trenino e, sull’ultima pecorella, le sue lagrime. Don Giorgio guardò l’orologio “È tardi, avete ragione. Ma, con l’aiuto del Signore, che ora sarà occupato in faccende più importanti, faremo un bel presepe”. I passi dei ragazzi che si allontanavano nelle penombra della navata si interruppero improvvisamente. Raggomitolato in un angolo della chiesa, in una delle cappellette laterali, c’era un uomo. Sembrava a dir la verità, più un fagotto di stracci che una persona, ed aveva uno zaino vecchio e polveroso su cui poggiava le spalle, quasi confondendosi con esso. Nell’oscurità della sera non si distingueva bene il suo volto ma così, dall’insieme, non sembrava pericoloso. “Chi sei?” lo apostrofò Don Giorgio, forse con troppa aggressività per il suo carattere, ma l’amarezza per il presepe non riuscito e la paura gli alterarono

PREMIO BONTA’ 2005 La Caritas Parrocchiale di Oliena, allo scopo di sensibilizzare tutti sulla necessità di un impegno continuo nei confronti delle realtà più bisognose presenti nel territorio, e per svolgere un’azione di stimolo a ricercare strade attraverso le quali la carità diventi impegno sociale, ha istituito il Premio Bontà. Tutti coloro che fossero a conoscenza di atti umanitari, di bontà, di fratellanza, compiuti da ragazzi fino ai 16 anni e da adulti sono pregati di far pervenire le segnalazioni presso l’Ufficio Parrocchiale, entro il 15 dicembre 2005. Una apposita commissione valuterà le segnalazioni. Il premio verrà consegnato in occasione della festa della Santa Famiglia.

il timbro della voce. “Chi sei?” ripeté quasi con ostilità, ponendosi come uno scudo fra i ragazzi e lo sconosciuto. L’altro farfugliò stentatamente qualcosa “…straniero…lontano…” ma il gesto della mano era eloquente, chiedeva da mangiare. Michele, gli occhi ancora umidi di lagrime, si sporse da dietro il sacerdote “Don Giò, vado a casa a prendere il risotto, mamma stasera faceva il risotto, e poi a me non piace …tanto”. “Voi tornate a casa che a questo ci penso io, e tu alzati, fatti vedere in faccia!” Lo straniero si alzò e si diresse verso la luce, la flebile luce del cantiere del presepe. Non più giovane, ma nemmeno vecchio, mostrava una certa vigoria, come se gli stenti non ne avessero provato il fisico e le sofferenze non ne avessero intristito il cuore. “State costruendo un presepe?” “E’ evidente” ribatté don Giorgio “Non tanto evidente…” precisò lo straniero passando le dita quasi con affetto su quella che sembrava la grotta di natale. “Ho fame” ripeté guardandosi intorno “non mangio da molto tempo”. Gigi si ricordò di avere in tasca un cioccolatino merendina. “Tieni” e lo diede all’uomo che lo mangiò con avidità e poi, manipolando tra le dita la carta argentata del cioccolatino, si avvicinò di nuovo al presepe. “Che fai?” chiese allarmato il sacerdote “non toccare nulla, già c’è costata tanta fatica fare quel poco che abbiamo fatto, se tu ce lo rovini…” L’uomo sorrise “non ti preoccupare, prete, io un po’ me ne intendo…” “Tutti ce ne intendiamo di presepi” riprese don Giorgio “ma è saperli fare che è difficile…” “Diciamo che io me ne intendo un po’ di più. Ho girato tanto, ne ho visti

Per sentire più vivo il Natale ti invitiamo a partecipare alla celebrazione insieme a tutti gli uomini della nostra comunità

Giovedì 15 Dicembre

NATALE degli UOMINI ore 19.00 ore 20.00

Confessioni Santa Messa

1973: Copia della delibera di cessione dell’immobile al Comune

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VALORIZZIAMO IL NATALE

dovunque un PRESEPE Strade, piazze, chiese, cortili testimoniano la nascita del Bambino Gesù L’iniziativa del presepe nei rioni riscuote sempre maggiore interesse e significato, la nostra comunità si candida ad essere meta per tanti visitatori durante le festività. Un modo fantastico di testimoniare e valorizzare la nascita di Gesù. Gruppi, vicinati, famiglie: siete tutti invitati a preparare un presepe che possa essere visitato in cortili, piazze, angoli caratteristici del nostro paese. (per ragioni organizzative vi chiediamo di comunicare luogo ed orari di apertura del vostro presepe entro il 15 dicembre 2005) Una esposizione di presepi internazionali sarà allestita nella chiesetta di Nostra Signora. L’itinerario della visita ai presepi partirà dalla chiesa di S. Maria dove sarà a disposizione una cartina con luoghi ed orari di apertura dei vari presepi. tanti per anni e anni, in tutti i luoghi… ma qui fa freddo” e rabbrividì “fa freddo anche fuori …” “Ma dentro quello zaino non hai una coperta… qualcosa per coprirti?” “No, lì tengo altre cose”. Il sacerdote si sentì addosso lo sguardo dei ragazzi, si sentì ancora più addosso il freddo di dicembre. Non avrebbero avuto il miglior presepe della Diocesi, ma un parroco come si deve sì! Con passo deciso andò in sacrestia. Accarezzò per l’ultima volta il suo cappottone azzurro, fresco dono dei parrocchiani e con passo ancora più deciso tornò dal suo strano ospite. Avrebbe voluto dire “tieni fratello”, ma era una frase che gli sembrava retorica, preferì uno scontroso “copriti che fa freddo, ed ora andiamo a mangiare”. Lo straniero si imbacuccò per bene e poi “va proprio meglio ora, mangiamo più tardi reverendo. Ora fatemi vedere questo presepe” Gigi, Michele e Carletto se ne stavano in disparte mentre l’uomo, nel cappottone blu, girava intorno al presepe, lo guardava da sopra, da sotto, e poi si voltava ad osservare la volta della chiesa, le ombre delle colonne. Diceva qualcosa fra sé e sé, poi sorrideva ai ragazzi e scuoteva il capo verso don Giorgio. “Se permette vi do una mano… come vi ho detto ne ho visti tanti” e andò a prendere lo zaino polveroso che aveva lasciato in fondo alla chiesa. Il sacerdote brontolò “Aver visto presepi non significa saperli fare … qui ci sono pezzi di legno … carta … fili elettrici … può bruciare tutto”. Si fermò. Dallo zaino uscivano tenaglie, martelli, chiodi, listelle di legno, sabbia, muschio …una carta azzurro cielo che sembrava cielo ed un chiarore di stelle che sembravano stelle. “Ma voi siete un falegname?” “In un certo senso si. Da piccolo ho fatto una certa pratica” disse l’altro mentre sistemava con delicatezza una collina. “Da bravo, Carletto, aiutami, sposta un po’ quella casetta. Reverendo allungatemi quel filo”. Ripresero tutti coraggio, lo straniero ci sapeva fare. “Dov’è la fontanella secca? Ah, ecco qua, sistemiamo questo tubicino … ed ecco l’acqua!” Da taciturno che era adesso parlava e parlava “le case ..no, stavano più su e l’erba era di questo verde non di quello…” “Come ‘era così’?” che significa ‘erano più su’?” “Beh…me la sarò fatta in tanti anni l’idea di come era l’erba di Betlemme? Ecco questo è un campione originale, tutto originale” e, dallo zaino, tirò fuori dei ciuffi d’erba. “Perché originale?” chiese il parroco. “ma voi chi siete? Che lavoro fate?” “Io .. vi debbo confessare… costruisco presepi .. giro da tantissimo tempo, ormai, di qua e di là, dove occorre e do una mano. La gente mi dà un tozzo di pane ed io tiro avanti”.

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“Un tozzo di pane?” “Beh .. qualcosa, così il mondo va avanti, altrimenti pluff, si ferma tutto” “Altrimenti pluff? Si ferma tutto? Che vuol dire?” “Quello che ho detto. Ma per il vostro presepe state tranquillo reverendo, ed anche voi ragazzi, sono una persona seria io, aiuto a fare presepi originali, veramente originali”. Continuarono, ora in silenzio, chi a spostare una pecorella, chi a raddrizzare una casetta, finché lo straniero disse “ora proviamo l’effetto” e si chinò a chiudere il suo zaino “spegnete le luci”. Don Giorgio, spense la luce e nel buio della Chiesa, come se si fosse materializzata nel tempo apparve la Notte di Natale. Le colline intorno a Betlemme stordite dall’improvviso soprannaturale chiarore, i pastori stupiti e gioiosi, le pecorelle percorse da un’insolita irrequietezza; le luci della città lontana, in attesa. La capanna, tranquilla, calda; la greppia: il trono dell’Universo. E su tutto, un cielo di un blu luminoso che sembrava un abbraccio d’amore ed una Stella Cometa che irradiava una luce come dire, luce vera… ma quel cielo, che era il trionfo di quel Presepe; quel cielo, e Don Giorgio si stropicciò gli occhi, ed anche i ragazzi si stropicciarono gli occhi, quel cielo era il suo cappotto e la Stella Cometa era la carta di un cioccolatino, ma com’era possibile... Allora finalmente capirono, si voltarono in ginocchio, ma lo Straniero non si vedeva più.

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APPROFONDIMENTI

Non alteriamo i toponimi! Pronunciamoli come hanno sempre fatto i nostri avi. Passando nella zona di Barasoro da qualche mese si nota uno striscione con scritta: Rione Varasoro. Non saprei precisare se si tratta di un errore di trascrizione o se si vuole modificare un toponimo che da tre o quattromila anni a questa parte si suppone sia stato chiamato Barasoro. Se un toponimo è giunto inalterato (o quasi) fino ai nostri giorni, non è giusto che proprio noi. uomini del terzo millennio, cerchiamo di stravolgerlo compromettendone gli studi sull’autentico significato. La radice di Barasoro la troviamo in tanti altri toponimi sardi e pertanto la ripetizione sempre uguale della prima parte di questo nome fa pensare a un nome composto che nasconde un significato preciso. Ne riporto alcuni:Baratili, Barasumene (Bosa), Barasuo (Gadoni), Barastula (Orosei), Barala (Torpè), Baralla (Dorgali), Baradeli (Collinas), Baraima (Cabras), Baranispà (Bultei), e così via. Con tutta probabilità “bara” significava santuario, tempio, luogo di culto, come in tante località orientali, specie nell’Anatolia. Ciò non dovrebbe meravigliare se si pensa che in periodo precristiano la zona di Barasoro doveva essere considerata una zona sacra. Basta spostarsi un po’ più in là e si trova la fonte di Masiloghi, di cui la memoria storica del paese ricordava ancora negli anni ’60 le pietre di basalto lavorate che si trovavano presso la fonte, oggi quasi sepolta. I vecchi parlavano di una fonte coperta con blocchi di basalto, che anticapag. 10

mente doveva essere considerata sacra. Là vicino si trovava “Sa preda ‘e Sant’Anna”, un menhir presso il quale tutti sostavano al ritorno dalla campagna; si facevano il segno della croce e poggiavano il gomito sulla coppella incisa sul menhir e la mano aperta su dei petroglifi, credendo che quei segni li avesse lasciati Sant’Anna, la quale, al rientro dal santuario di Monserrato, stanca del cammino si era riposata su quel masso, lasciando un fossetto sul punto in cui aveva poggiato il gomito e l’impronta della sua mano dove si vedevano i petroglifi. Poco importava se quei segni erano anteriori di due o tremila anni alla nascita della Santa. E’ la fede che conta. Con l’avvento del cristianesimo è normale che si siano date spiegazioni diverse a segni precedenti che riguardavano la sfera del sacro. Che quella zonoa contenesse resti di monumenti pagani lo dimostra anche la sovrapposizione di costruzioni cristiane in quei luoghi. Non è un caso che i primi frati che si sistemarono ad Oliena avessero scelto di costruire la loro dimora (sa domo ‘e sos prades) proprio a Irilai, con la successiva chiesa di San Francesco. Tornando al rione di Barasoro troviamo la secentesca chiesa di Sant’Anna. Una leggenda dice che quella chiesa fu fatta erigere da una certa Annihedda Demontis che aveva visto in sogno per tre notti consecutive Sant’Anna che le chiedeva la costruzione di una chiesa. Quando la donna, dopo molti dubbi, si decise, chiese alla Santa in quale punto avrebbe

dovuto sorgere. La risposta fu: “Vai alla processione del Venerdì Santo e avrai un segno”. Nel giorno indicato, mentre la donna seguiva la processione, che uscita dalla chiesa di Santa Maria passava sul luogo in cui ora sorge la chiesa di Sant’Anna, sentì che il terreno le veniva meno sotto i piedi e sprofondò fino alle ginocchia entro un fosso che prima non c’era. Comprese che quello era il segnale dato dalla Santa e fece costruire l’attuale chiesa in quel punto. Secondo alcuni la donna era sprofondata in un antico pozzo, altri parlano invece di una tomba. Che si trattasse dei resti di un pozzo sacro o di una tomba di giganti poco importa; al vecchio luogo di culto fu sovrapposto il santuario cristiano. Era il modo migliore per eliminare i segni del paganesimo vicini al paese se si voleva l’adesione totale al vero Dio.

Rimase però il toponimo: Barasoro. La prima parte di questo nome, “bara”, dovrebbe indicare il luogo sacro, succedeva però talvolta che, col cambiamento di civiltà, cambiassero anche i nomi, o meglio si traducessero nella nuova lingua quando addirittura non si univa il vecchio al nuovo. Pertanto non è improbabile che a “bara” sia stato aggiunto Soro, formando così il toponimo Barasoro. Oggi non sappiamo più il suo esatto significato, ma se la tradizione popolare ha ragione nell’indicare in quel punto una tomba, è probabile che Barasoro significhi il tempio o il luogo del sepolcro, giacchè “soro” con tutta probabilità replica il nome greco “sorós” che significa proprio sepolcro, tomba. Siamo nel regno delle ipotesi che col tempo potrebbero essere confermate o smentite da scavi. Ma i toponimi, per favore, pronunciamoli come hanno sempre fatto i nostri avi. Dolores Turchi

Dal 10 al 18 Dicembre 2005 Nelle Chiese e nei supermercati troverai il

Cesto per la Solidarietà “Il signore ama chi dona con gioia” (dalla scrittura) Chiuque desidera potrà in queste giornate fare una spesa per le famiglie povere della comunità e deporla nel cesto. La Caritas parrocchiele si attiverà per distribuire i generi alimentari raccolti tra le numerose famiglie bisognose. Un grazie sincero a tutti coloro che in questo Natale apriranno il loro cuore verso i poveri. Su Patiu - Dicembre 2005 - n. 7


Ammentos

a cura di Pippinu Nieddu

Uve che semos nois… non bi volada mancu puggione... Storia vera di morti ammazzati e di visioni premonitrici. (seconda parte) Cia Mintonia, dopo la sconcertante uscita di zia Tuppone e i fatti a cui aveva assistito, si era decisamente spaventata! No! Non avrebbe lasciato che le “anime” di due sfortunati defunti (che ora intuiva morti ammazzati) potessero impadronirsi della mente del suo figliolo, doveva senza indugio salvaguardare la salute futura del suo piccolo Antoneddu-. Era consapevole che la cura non era “cosa” da dottori: L’unica medicina sarebbe stata portare il ragazzo dal Parroco Bisi per una “benediscìone” Dopo aver rimuginato a lungo, si sorprese a sorridere sollevata, quella sarebbe stata la decisone migliore: Più tardi, al suo rientro dal lavoro, ne avrebbe parlato col marito. Il Parroco Bisi, su Vicariu, li aveva ricevuti di primo mattino e, cordialmente, fatti accomodare, si era fatto raccontare tutta la storia, annuendo ogni tanto, poi aveva indossa-

to la sacra stola, non prima di averla accostata alle labbra. Aveva iniziato a leggere da un vecchio e grosso libro in carta-pecora, ogni tanto protendeva la mano destra sul capo del bambino che stranamente non mostrava nessuna paura, per tracciarvi il segno della croce. Dopo una buona mezz’ora il rito ebbe termine, la fronte del Sacerdote era imperlata di gocce di sudore. La sua faccia seria, dopo la benedizione finale, si aprì ad un bonario sorriso, e dando un buffetto al ragazzo, li congedò dicendo”como andade in pache ca su pizzinnu ata a dromire serenu”.- E così avvenne! Altri anni trascorsero e mentre le stagioni inseguivano le stagioni, la famiglia di cia Mintonia si era ingrandita allietata da nuove nascite; anche Tonineddu s’era fatto grande,” unu giovanu assennau meda hussu gaggiareddu”. Così lo chia-

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mavano e dicevano di Lui quelli del vicinato. Il marito di cia Mintonia, reduce dalla guerra, dopo tanto era riuscito ad avere un lavoro sicuro a Nuoro, e poichè la casetta di Sas Concias era diventata ormai troppo stretta, con tutta la famiglia si trasferì nel capoluogo (Tonino o gaggiareddu all’epoca aveva appena compiuto vent’anni); era il 1951. Tempo dopo, anche Lui aveva trovato un ottimo impiego; era stato assunto nel Corpo Provinciale dei Vigili del Fuoco di quella città. Con entusiasmo e passione, si era dedicato alla nuova professione, per diventare in breve tempo uno dei migliori; cosa rara, con la sua disponibilità scevra da ogni ostentazione si era accattivato la simpatia dei colleghi e la stima dei suoi superiori: Sarebbe stata questa professione un giorno non lontano a segnargli l’esistenza. Il “destino” gli avrebbe riservato drammatiche sorprese; lo avrebbe riportato indietro in un passato cancellato da oltre vent’anni, fino a fargli rivivere gli incubi della sua infanzia. Nei tempi andati, i boschi di Lanaitto erano stati dati in concessione a certo tziu Predu Piredda che li aveva forestati, per ricavare carbone da legna. Tziu Predu, imprenditore nuorese di vecchio stampo, ma dalla profonda umanità, oltre a dare prezioso lavoro a maestranze locali, aveva portato con se anche i figli: Vero, accanito amante della caccia e Bruno innamorato del territorio il quale non perdeva occasione per farsi raccontare da pastori ed anziani degli antichi e misteriosi primigeni abitatori della valle, dei

“viddaios” di Carros, di Tiscali, di Rughinas e di Sovana, di tesori nascosti, di grotte di una bellezza inimmaginabili alcune utilizzate quale estremo rifugio da esseri umani. Con questi sogni da ragazzo era tornato da adulto nella “sua” Lanaitto, dopo aver fondato a Nuoro il Gruppo Grotte Nuorese, con l’intento di svelarne segreti e misteri. E fù così che nell’estate del 1957 con alcuni compagni del suo Gruppo si era calato nel buio della cavità di “Sa nurre è su hoda “per esplorarla. Toccato il fondo della voragine, si erano dedicati ad ammirare, aiutati dalla vivida luce di lampade ad acetilene(carburo) quella cosa che avevano intravisto nella discesa: Una stupenda stalagmite che dal fondo si innalzava per più di venti, forse trenta metri verso la volta della caverna. Stavano così rapiti nella contemplazione di tale miracolo della natura, quasi da non accorgersi di aver calpestato qualcosa, sembravano ossa, “sarà di qualche animale precipitato“ pensarono.“ma gli animali non usano Cusinzos“ notò qualcuno, raccogliendo uno scarpone raggrinzito, per ammutolire di colpo quando, con orrore, ebbe a scoprire un teschio e poi una tibia che fuoriusciva da quel che rimaneva di un gambale di cuoio. “Deus Meus” sussurrò: Quelle ossa erano miseri resti di esseri umani; ne contarono quattro, alcuni con le mani ancora legate da corregge di cuoio, i cosiddetti loros.- Avevano scoperto un ossario, bisognava avvertire le Autorità.Eseguire il sopralluogo (sa videscìa) a 99 metri sotto terra, per investigatori, medico legale e tecnici comportava dover scendere nel buio dell’abisso, un’impresa al limite dell’impossibile e non priva di pericoli: Ed è a questo punto pag. 11


Ammentos

a cura di Pippinu Nieddu

che in gioco, furono fatti entrare i Vigili del Fuoco di Nuoro.. Il comandante Cosimini su direttive del procuratore della Repubblica, Dr Fodde, attrezzò sull’altopiano un vero e proprio campo base, con tende, gruppi elettrogeni, argani, funi , scale ed altro materiale logistico di supporto, al suo fianco, per la sua eccezionale bravura aveva voluto, tra gli altri, anche Tonino (gaggiareddu). Nel giro di tre giorni, 5,6,7, settembre 57 si dette inizio e si conclusero i rilievi tecnico- legali ed il recupero de “sos battos mortos de Tiscali” così come titolavano i giornali locali, all’epoca. Le ossa dei morti raccolte in cassette di zinco stavano per risalire, finalmente dopo chissà quanti anni di buio, alla luce; il pompiere che le aveva in braccio fu invitato a mettersi in posa per una foto: “ solleva il viso verso l’alto” ebbe a dire il fotografo, Tonino, con quella pietosa cassa in mano obbedì, fu allora, che avvertì un colpo di maglio al petto, un dolore acuto dalla parte del cuore e poi, concomitante al lampo del flash, il cervello parve esplo-

dergli nel cranio,vacillò sbiancando in volto ma non cadde, , poi .. mentre il dolore si attenuava, nella mente si materializzarono le immagini dell’infanzia, riudì quella voce!. nitida, inconfondibile,. sofferente..“uve che semos nois non bi volada mancu puggione”.Senza tradire le emozioni ed il tormento che si portava dentro, Tonino, con fatica era risalito in superficie consegnando quei miseri resti ad altri, esperti di medicina Legale, che li avrebbero riesaminati prima che avessero cristiana sepoltura: adempiuto questo dovere, Tonino si era tratto in disparte per dar sfogo con un pianto dirotto a tutta la sua amarezza; aveva avuto tra le braccia i resti di ciu Ciceddu Pinna e del figlio Salvatore.* E non poteva dire niente. Chi gli avrebbe creduto? Oltre al gran parlare della stampa locale anche un’editoriale dell’Europeo ebbe a raccontare con un equilibrato articolo, dei morti della “Favolosa Voragine del Monte Tiscali” della bellezza dei luoghi e della cavità nella quale”..ci starebbe dentro il

Duomo di Milano e ne spunterebbe di soli 9 metri la Madonnina.”Malgrado Oliena all’epoca contasse più di dieci persone scomparse in tempi diversi, nessuno si presentò a reclamare i resti o tentarne il riconoscimento, e così l’interesse per la vicenda si affievolì, la stampa aveva altro a cui pensare, i Russi avevano lanciato il primo razzo nello spazio e ne era iniziata la corsa, ora si guardava in alto, 4 morti sotto terra non facevano più notizia.. Dopo i fatti di Tiscali, il cuore di Tonino ne era uscito seriamente compromesso; problemi che si erano aggravati dopo un incidente contratto in servizio: Era uscito vivo per miracolo da una casa in fiamme che gli era crollata sotto mentre ne tentava lo spegnimento.- Tutta questa storia ci venne raccontata dallo stesso protagonista, ormai inabile al lavoro, in una tiepida giornata di primavera alla fine degli anni 60, affascinato dal racconto gli avevo detto che era un gran dono quello della preveggenza; Lui aveva sorriso e non senza una punta di amara ironia aveva replicato:

Peppi..quello che tu chiami grande dono, è un fardello datomi da qualcuno lassù, “dono”, che mi sta portando ineluttabilmente alla sepoltura: Lì per li non gli avevo dato peso, solo dopo capii: aveva preconizzato la sua fine. Non molti anni dopo, infatti, quel cuore indomito e generoso, non alla fine della vita, ma durante la vita, si sarebbe rifiutato di battere ancora.* Si raccontava.. che Ciu Ciceddu Pinna (il vero cognome era Congiu) ed il figlio Salvatore, siano stati trucidati in località Giudihe –Sa Prama, legati e gettati di traverso sul dorso di cavalli (a bertulinu) spostati in luoghi diversi prima di essere definitivamente precipitati nell’abisso: Si narrava pure, di un povero campagnolo che incontrati gli assassini con il loro macabro carico, dallo spavento provato sia deceduto poco tempo dopo. Peppino Nieddu

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Dai Lettori

Il corpo è mio e lo gestisco io? Il proverbio “chi sposa le mode rimane presto vedovo” ben sintetizza l’effimera durata di certi comportamenti d’ieri e di oggi. L’ultima moda dei pantaloni a vita bassa e magliette corte, con l’ombelico in bella vista e slip affioranti dai jeans, evidenzia tutta la voglia di apparire, di essere trasgressive nelle giovani donne del 2000. Una quindicenne liceale, alla domanda di un docente che chiedeva quale senso avesse acquistare mutandine firmate identiche a quelle possedute dal 99% delle ragazzine ha risposto con le seguenti parole: “Oggi solo i cantanti, i calciatori, le attrici, la gente che sta in TV può permettersi di avere una personalità, tutti gli altri non sono niente e non saranno mai niente. Noi possiamo solo comprarci delle mutande uguali a quelle di tutti gli altri, noi siamo la massa informe.” Si potrebbe osservare che questo modo di vestirsi è un film già visto con le minigonne ed è la volontà di mostrare, ostentare alcune parti del corpo normalmente nascoste, essere contente nell’oltrepassare le comuni norme del pudore.

Gli slogan femministi degli anni ’70 “l’utero è mio e lo gestisco io” “gioia sesso e fantasia voglio una vita solo mia” hanno influenzato e determinato più di quanto si creda le idee e gli atteggiamenti delle generazioni che si sono succedute. Il divorzio, l’aborto, la fecondazione artificiale e l’eutanasia sono i frutti della “rivoluzione sessuale”, di una mentalità edonista e libertaria iniziata nel ’68 e penetrata in questi quarant’anni in tutti gli strati della società italiana e occidentale. A fine giugno il parlamento spagnolo, su proposta del governo socialista Zapatero, ha approvato la legge che permette agli omosessuali di “sposarsi” e adottare dei bambini, alcuni esponenti della sinistra italiana si sono affrettati a dichiarare che quando saranno loro al governo, anche in Italia verrà approvata una legge simile a quella spagnola. Quel che non è accettabile è considerare sullo stesso piano la famiglia fondata sul matrimonio tra un uomo e una donna, le unioni omosessuali e le coppie di fatto, ritenendo che la difesa della famiglia sia solo frutto di convenzioni, di

Ditta MULA ALESSANDRO “BASCIOTTO”

qui si muore dal caldo... non mi resta che chiamare Sandro

voglio” in genere è usata non da chi è libero, ma da chi obbedisce in tutto a un ferreo ordine di omologazione e questo è evidente soprattutto nell’abbigliamento. L’uomo è costituito da desideri infiniti e indefiniti, a cui non sa dare un nome e per cercarne la soddisfazione mutua dall’esterno (libri, giornali, TV e cinema, la moda e la pubblicità) l’oggetto dei propri desideri che però inevitabilmente, essendo un oggetto finito e deludente porta all’alienazione, vivendo così senza senso, gusto e bellezza la sua vita. Dal 1980 al 1984 nelle udienze generali del mercoledì, Giovanni Paolo II svolse delle catechesi sul peculiare carattere sponsale del corpo, sulla verità della persona umana nel suo essere maschio e femmina, riferendosi alla nudità e innocenza originarie descritte nel libro della Genesi. In quest’epoca di mercificazione e banalizzazione del corpo umano, la lettura di queste intense e profonde lezioni di Giovanni Paolo II è un’occasione per conoscere, scoprire la novità della concezione cristiana del corpo e della sessualità. Tonino Sini

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culture del passato, da cui dobbiamo emanciparci. La famiglia non è una convenzione imposta da chissà quale ideologia o potere, non è un’invenzione dei preti: è l’unica forma di unione, riconosciuta in tutte le società e in tutti i tempi, da cui nascono i figli e si perpetua la società, non può essere equiparata ad altre unioni. La famiglia è la struttura originaria, naturale e culturale, entro cui si è sviluppata l’umanità, l’unica che viene dal passato e garantisce il futuro. E’ preoccupante lo scenario odierno in Occidente: una coppia su quattro è sterile, una su quattro è gay, una su quattro non vuole figli, al residuo quarto è affidato il destino dell’umanità, la continuità della specie. “Il corpo è mio e lo gestisco io” esprime una grande menzogna perché non ci siamo fatti da soli, non ci siamo scelti la faccia che abbiamo, né quando e dove nascere, non possiamo aggiungere neanche un’ora alla nostra esistenza. E’ una verità antropologica che l’uomo appartiene e dipende, raggiunge il suo compimento umano ed affettivo nel dono disinteressato di sé, la sua libertà consiste nello scegliere a chi appartenere e non nel fare ciò che pare e piace. La formula “fare ciò che

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Angolo della Poesia Dae “ Ottadas a funes isortas “ …………………………………. Giustiscia est peraula tantu altera e s’omine no hat cuss’istatura, medas sun merce de comporadura e benden solu fumu, cunsidera. Su chi faghen est solu un’impostura, su chi preigan es solu un’ abbuera. Giustiscia est lughe mistica e divina, no est fatta pro sa terra miserina. Cussa lughe est falada intro s’istoria pagu tempus e carchi ‘orta appena, pro cunfortare dogni umana pena e contra s’arrogante vanagloria. Curret a Franziscu sa memoria fin’a Madre Teresa pius serena, a Padre Pio superbu in sa materia, ch’hat gherradu cun fide sa miseria. Si umile ‘ipp’istadu e penitente, l’haio fattu in cust’ora, imbenujadu, preghiera chi m’esseret iscurtadu pro chie est in su lettu sufferente, de lu ider a domo sua torradu, a sos fizos amados e parentes. Deo non merito peruna attenzione, ma su malaidu devota hat s’azione. Mastru de sa divina connoschenzia, chi has happidu in sa carre su signale, t’hat basadu su subrannaturale cun laras de dolore e penitenzia, s’ispiritu celeste universale t’hat signada distinta sa presenzia. Azua, tue chi podes, in su male chi hat mantesu pulida sa morale. Anima bona e pregadora tantu, no lu meritat custu patimentu, bessi dae sas nues de firmamentu e iscurta de sa mamma su piantu, ca partoridu l’hat cun dolimentu e no lu cheret de dolore affrantu. Faghelu a chie t’invocat e ti giamat, sana s’angustìa de babbu e mama. Ambos ti sun accantu in su misteriu, cun issos ti cuntrestas de seguru, oe annango sa mia preghiera puru pro ch’isca chi so dignu ‘e vituperiu, tue cumprendes però chie est a s’iscuru dae su nobbile e lugorosu imperiu. Sas lagrimas de mama sun dolore pro unu fizu allattadu cun amore. Est troppu, mi retiro birgonzosu ca s’arrejonu hat vile sa pretesa, s’anima Santa si sentit offesa, cando l’imploro si so bisonzosu, s’orascione perdet nobbilesa si est fatta pro timore ‘e s’adiosu. A ti chircare cun comodidade, est istonante pro sa Santidade.

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Deo s’urtimu so’ pro intercessore, ma s’anima mi fuit a disisperu, no mi rassigno e non mi paret beru, chi sia brivadu ‘ e su frade majore, tue ch’has dadu lughe e nou isperu faghet cantu cumandat su Segnore. Sa figura tua est distinta e bella tantu, cantu poveru est custu umile cantu. …………………………………….. Uliana su 13 de Triulas de su 2005

….Ti l’has leadu ma non bi creia, e su sou alenu intendo ancora, has serradu sa janna ‘e s’aurora supra unu raju ‘e lughe forte e bia. In su chelu firmados a cuss’ora si sun sos bolos de sa fantasia, e como a sighire m’est dolore sende abbarradu solu, sena amore. Hamos suttu a su matessi sinu latte misciadu cun bona salude, bellu, cari tundu, in gioventude haiat su lampu in ojos astorinu. Sena fagher baccanu, de bertude hat pienu s’onestu sou camminu. Deo, pius minore, cumprendia su limpiu sou talentu e l’intendia. Frade, non mi ses pius accanta, boladu ti che ses in giaros chelos, unu sero de triulas biancos telos han cuguzadu sa carena affranta, de dolore istesu happo sos velos, tue non chistionas e non cantas. Sos arrejonos hamos congruidos sos chi faimmis cun coros unidos. Uliana su 29 de Triulas de su 2005 Gesuinu Curreli

A Manos Giuntas (a Maria Immaculada)

Dogni tantu la faghes s’apparida pro isvelare arcanos segretos, ti iden solu sos pagos elettos chi fortunados suno in custa vida.

Su Paradisu Su Paradisu, regnu singulare s’isprigu de sas animas pulidas: ue perennemente riunidas cantan sos innos in s’Eternu Altare.

Mama chi gas suffertu addolorida, istas’in pena a sos nostros difettos, ca semus malos, cun malos cunzettos, chi aperin in coro una verida.

Finidas sas peleas e isfidas bennida est s’ora de si riposare, e da Deus giamare si sun bidas addainantis sou pro gosare.

Ma tue Mama cara chi ses bona, connosches bene sa fragilidade chi nois amos, tottu nos perdona.

Ca sos tribaglios e fatigas duras ch’ant supportadu in sas dies terrenas sun premiadas in sa vida eterna.

Tue ch’has infinida caridade e de sa paghe ses mere e padrona a nois dona sa felicidade.

Paris chin sasa umanas criaturas ch’ant suffridu ingiustiscias e penas den lughere in su Chelu che lanterna.

Francesco Columbu

Inue si riunin tottugantas, chin Anghelos, chin santos e chin Santas. Lussorio Salis

A Papa Giovanni Paolo II

A Nostra Segnora de Musserrata

Su Papa cantu viada importante lu mustrada sa zente tottu unida. Dae s aprima a s’urtima partida, cando l’han bidu ch’idi agonizzante.

O Maria de Grazias piena Ses de tottu su mundu amparu e ghia Tue ses de cunfortu in d’ogni pena Tue ses d’isperanza in d’ogni via

Ca issu de paghe vidi amante, sa zente de sa gherra intimorida, hat rischiadu de perdes sa vida, Ali Agca superbu e birbante.

Sas chi ti sun faghende sa novena Concedili sa grazia pedia So interprete issoro in poesia Dispensa ogni bene a Oliena

Como restad a nois de pregare chi sinde vormede un’atteru gai assimizzante a Papa secundu.

Aggiuda comitadu e presidente Ca tanta volontade e chin amore d’ogni operadu suo este eccellente

Dae sa zente si vagada istimare chi divente potente in custu mundu de predicare non s’istrache mai.

Salude e vida londa a su rettore Ca d’ogni die e pro tottu sa gente Pedi salude e paghe a su Segnore.

Bustianu Piredda

Juvanne Luisi Biscu

Ses s’Assunta fra tottus sas assuntas chi de intrare in chelu han tent’onore ses Mama, Fiza, Isposa ‘e su Segnore sa pis invocada a manos giuntas. Cun preghieras a lagrimas agiuntas chi essin dae coro cun dolore, a sos chi ti pregamos cun amore, arcansannos in parte sas preguntas. Tue ses pura, Casta, Immaculada, vera funtana d’infinida lughe, nois miseros tottu peccadores. Tue chi l’has sa morte supportada de fizu tou cravadu in sa rughe, supporta puru sos nostros errores.

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Spazio Giovani

a cura di A. Franca Pau

Dal 16 al 21 agosto quasi un milione di giovani è sbarcato sul suolo tedesco per vivere la XX Giornata Mondiale della Gioventù. Bonn, Dùsserdolf e tantissime altre cittadine fino a Colonia, città fulcro di questa Weltjungentaghanno ospitato le sentinelle del mattino in cammino per seguire come i Re Magi la Stella. Una GNG tanto chiacchierata e aspettata sicuramente per il debutto di Papa Ratzinger che ha suscitato reazioni diverse tra i giovani: dalla piena e immediata accettazione di molti, alla titubanza di altri e ancora al sentirsi in colpa nell’acclamare Benedetto quasi ritenendosi traditori di Giovanni Paolo, stato d’animo che personalmente non condivido e credo non faccia parte degli insegnamenti donati da Papa Woytila. Una GMG discussa anche per i non pochi disagi incontrati in quella settimana: dai trasporti ai pasti ai bus-navetta per Marienfeld ecc, disagi in parte messi in conto: anche questa è GMG. Se qualcuno però ha pensato che i giovani si fermassero o scoraggiassero per le difficoltà ha ricevuto una grande delusione perché il popolo delle GMG è andato oltre: ha vinto l’entusiasmo, la voglia d’esserci, la gioia d’incontrare gli altri, di camminare insieme, di tendere la mano e di porgere il proprio aiuto non solo da pellegrini ma anche da volontari, modo diverso ma altrettanto bello di partecipare mettendo se stessi al servizio degli altri. Ecco dunque le testimonianze di Marco, Langefreiwillige (volontario a lungo termine) e Paola, Kùrzefreiwillige (volontaria a breve termine). Marco, ho 27 anni e ho lavorato come volontario nell’Ufficio della GMG di Colonia per otto mesi, da gennaio fino al termine dell’evento ad agosto. Delle precedenti Giornate Mondiali ho vissuto quella che si è svolta nel 2000 nella mia città, Roma. E’ stato proprio in quei giorni durante il Giubileo che mi sono avvicinato per la prima volta a questo grande evento. In quel caso non ero stato io ad andare a cercarlo, ma piuttosto erano stati i giovani di tutto il mondo che, sfilando per una settimana nelle vie del mio quartiere, mi avevano fatto scoprire questa realtà per me nuova. Quest’anno ho vissuto un’esperienza opposta: non più dall’esterno come semplice interessato, ma come volontario all’interno dell’organizzazione! La mia GMG è iniziata lo scorso inverno. Sono arrivato a Colonia a gennaio insieme a un gruppo di altri 20 volontari. Molti altri erano già presenti in ufficio dai mesi precedenti, e altri se ne sarebbero aggiunti a

marzo. In tutto, un gruppo di oltre 150 ragazzi e ragazze inviati dalle Conferenze Episcopali dei cinque continenti a rappresentare il loro paese nella fase preparatoria. E’ stata un’esperienza indimenticabile, soprattutto perchè noi volontari di lungo termine siamo stati davvero un gruppo di amici che ha condiviso un periodo di vita insieme, in molti casi ben oltre la collaborazione sul posto di lavoro. Abbiamo vissuto fianco a fian-

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co il progressivo avvicinamento alla Giornata, dai momenti più ordinari della vita quotidiana ai viaggi nelle città della Germania e nelle nazioni vicine, che abbiamo organizzato con la collaborazione dell’ufficio e di famiglie tedesche che si sono rivelate sempre molto ospitali con noi. Abbiamo insomma proceduto fianco a fianco fino alla data da tutti attesa, il 15 agosto, quando la gran parte dei pellegrini è finalmente arrivata nella diocesi di Colonia.

Durante la GMG vera e propria abbiamo soprattutto lavorato nel mio dipartimento di call center, per rispondere alle tante chiamate dei pellegrini insieme ai volontari di breve termine che da luglio ci hanno dato una mano entrando a far parte del nostro gruppo. Per questa ragione non ho vissuto in prima persona gli eventi della settimana, dalla messa di apertura agli incontri con il papa sul Reno e a Marienfeld, pur seguendo tutto dagli schermi presenti nel nostro ufficio. Devo dire comunque che non ho davvero di che rammaricarmi: la mia GMG l’ho vissuta in tutti i mesi precedenti ed è stata un’emozione straordinaria prolungata nel tempo, invece che raccolta in brevi momenti speciali come era stato per me a Roma. Dopo Roma e Colonia, l’augurio che faccio a me e a tutti è di poter vivere la prossima Giornata Mondiale di Sidney in maniera ancora diversa, così che sia non come la celebrazione di una ricorrenza, ma un altro passo in avanti nel nostro personale percorso di vita!

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Spazio Giovani Paola, Qualche mese fa, ero una dei tanti sorrisi a Colonia e con il cuore sono ancora là. Sono stata una dei 20.000 volontari, quell’esercito di giovani e meno giovani vestiti di rosso provenienti da 118 nazioni differenti, pronti ad aiutare chiunque. Mi sono trovata in mezzo ai pellegrini, che venivano da 193 Paesi diversi. Il clima che si crea tra i partecipanti è unico; difficile da descrivere. Colonia è diventata la città della gioia. Ovunque i ragazzi cantano, ballano, gridano, scherzano facilmente e sventolano le bandiere colorate di nazioni in guerra e in pace, di paesi ricchi e poveri. Dietro ogni bandiera, c’è un popolo, con le sue tradizioni, le sue caratteristiche somatiche e la sua cultura, ma tutti i giovani si sono riuniti nel nome della fede. Nei giorni della Gmg le diversità non hanno alcuna importanza, la Chiesa giovane è un popolo unico, adoratore e riflessivo. Le tende degli scout palestinesi sono a poca distan-

a cura di A. Franca Pau za da quelle degli israeliani nel campo “mission” di Düsseldorf . I giovani cercano l’unità dei cristiani, passaggio obbligato per costruire un mondo di pace e di giustizia. Il filo conduttore della Gmg è proprio quello della pace; non si può leggere in altro modo questo evento. Benedetto XVI lo ha detto più volte: “Questi ragazzi sono la forza di pace nel mondo. La Gmg è un incontro straordinario fra giovani di tutte le culture uniti nella ricerca della verità, uniti sotto il segno di Gesù Cristo” e ancora: “La Chiesa vuole continuare a costruire ponti di amicizia con i seguaci di tutte le religioni, al fine di ricercare il bene autentico di ogni persona e della società nel suo insieme”. Sono tante le parole e i gesti del papa che mi hanno colpita e che mi sono rimasti nel cuore, ma per citarli tutti dovrei scrivere un libro. Ho apprezzato in particolare il discorso alla sinagoga e quello ai “Cari amici Mussulmani”. Mi ha stupita, non mi aspettavo una simile apertura, forse perché ancora

non lo conoscevo. Ho avuto la fortuna di vivere questa mia seconda GMG anche come giornalista. Mi sono trovata in una sala stampa “infinita” insieme ad altri 6.999 colleghi. In quei giorni sono riuscita ad avere tutti comunicati stampa, le traduzioni delle omelie, i giornali … Per “lavoro” e per mio piacere, sono andata tra i pellegrini e tra i volontari, ho ascoltato le loro storie, mi hanno raccontato come vivono in paesi molto molto lontani come la Cina, le Filippine, l’Honduras … Ho intervistato anche un mussulmano. Un ragazzo veramente in gamba, di 18 anni, con una mentalità aperta. Ha deciso di fare il volontario “per “pulire” l’immagine che molti hanno della mia popolazione. Non siamo solo terroristi. Non sono cristiano, ma sono un credente. Tutte le religioni sono simili, sarebbe bello organizzare una

Gmg per tutti i giovani credenti”. Mi auguro che il milione di persone presenti alla messa conclusiva sia riuscita a vivere la Gmg come aveva suggerito il papa “Spalancate il vostro cuore a Dio, lasciatevi sorprendere da Cristo, concedetegli il “diritto di parlarvi” durante questi giorni”. La Gmg non finisce qui. Non solo perché pensiamo già a Sydney 2008, ma perché dobbiamo diffondere questa gioia che abbiamo nel cuore, come ci aveva suggerito papa Giovanni Paolo II invitandoci ad andare a colonia “siate autentici testimoni per la nuova evangelizzazione. Cari giovani la Chiesa ha bisogno di uomini e donne la cui vita sia stata trasformata dall’incontro con Gesù; uomini e donne capaci di comunicare quest’esperienza ad altri”. Come ho letto in uno striscione: “Il futuro siamo noi”.

“NO EXCUSE” Non ci sono piu’ scuse, non possiamo fregarcene di tutto!!! Ecco lo slogan che ha dato inizio al LIVE 8 : il mega concerto svolto il 2 luglio, contemporaneamente, in 10 città del mondo : Berlino, Edimburgo, Johannesburg, Pondera, Mosca, Parigi, Philadelphia, Tokyo e naturalmente Roma. Uno show che ha visto riuniti grandi artisti come : Paul Mc Cartney, Bono, U2, Madonn, Mariah Crey, Robbie Williams, Sting, Baglioni, Renato Zero, Biagio Antonacci e tanti altri. 10 città, 10 palchi, tantissime voci per condividere la stessa motivazione, la stessa speranza, lo stesso impegno : metter fine al debito estero. Il mondo della musica ha lanciato un messaggio: “ROCKED THE WORLD” scuotere il mondo dall’indifferenza, dal cieco benessere di pochi per dar la parola a chi da solo non ha la possibilità e la forza di farsi sentire. Il successo del Live 8 non può restare un episodio isolato; deve diventare un importante tassello per formare e completare il puzzle della libertà, della giustizia, della dignità e del benessere globale. Così come ognuno di noi ha il dovere e le responsabilità di sentirsi parte di questo mosaico ci auguriamo che la voce del Live 8 venga ascoltata dalla politica. E’ tempo. Del resto la comunicazione è chiara: NON CI SONO PIU’ SCUSE PER LA POVERTA’ pag. 16

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